annoLXXXII - numero4 giugno2008 il duomo - Duomo di Monza duomo lug-ago.pdf · Anche l'anno...

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anno LXXXII - numero 4 numero 4 giugno 2008 Periodico della Parrocchia di San Giovanni Battista in Monza Poste Italiane Spa - Spedizione in A.P. - D.L. 353/2003 (conv. in L. 27/02/2004 n. 46) art. 1 comma 2, DCB Milano il duomo

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anno LXXXII - numero 4numero 4 giugno 2008

Periodico della Parrocchia di San Giovanni Battista in MonzaPoste Italiane Spa - Spedizione in A.P. - D.L. 353/2003 (conv. in L. 27/02/2004 n. 46) art. 1 comma 2, DCB Milano

ilduomo

il duomo

Illuminare la vita con... [di don Silvano Provasi]

Maggio [di Antonella Baldoni]

Chiacchierando... in Paradiso[di Rosella Panzeri]

San Giovanni tra storia e leggenda [di Giovanni Confalonieri]

C’era una volta [di Giovanni Confalonieri]

Ritorna il Duomo fiorito [di Sarah Valtolina]

Raccontando un’unione spezzata [riflessione sulla lettera dell’Arcivescovo]

Un grazie speciale [dei Ragazzi della famiglia del St. Philip’s]

“Teodolinda, modello di donna” [stralci della catechesi del Papa del 28 Maggio]

Non solo Oratorio Feriale [di don Pietro Raimondi]

200 anni di storia canossiana [di Sonia Orsi]

San Giovanni e San Gerardo [di Luigi di Corato]

Elisabetta, la madre del Battista [di don Raimondo Riva]

Sempre meglio che lavorare [di Sarah Valtolina]

Notizie in breve

Sommario3

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don Silvano Provasi, don Pietro Raimondi, don Raimondo Riva, Antonella Baldoni, Giovanni

Confalonieri, Luigi Di Corato, Nanda Menconi, Giacomo Merli, Sonia Orsi, Federico Pirola, Marina

Seregni, Gioia Sorteni, Sarah Valtolina, Andrea Villa, Valeria Villa.

Un grazie particolare a chi distribuisce “il duomo”: Carla Baccanti, Simona Becchio, Giorgio Brenna, Gloria

Bruletti, Enrica Calzoni, Roberto Canesi, De Capitani, Josetta Grosso, Laura Maggi, Paola Mariani,

Stefania Mingozzi, Luigi Motta, Teresina Motta, Iride Pelizzi, Andrea Picco, Marco Pilotti, Carla Pini,

Annina Putzu, Livio Stucchi, Silvia Stucchi, Chicca Tagliabue, Marisa Tagliabue, Carla Vampe, Mariuccia

Villa, Bruna Vimercati, Lucia Vitaliani.

Hanno collaborato

Dall'alto del protiro del nostro Duomo San Giovanni osserva la sua Monza, uno sguardo cheabbraccia bellezze e miserie di questa città che lo ha voluto come suo patrono. Ma lo sguardo ècorrucciato e l'espressione severa, forse perché vorrebbe che i suoi monzesi ascoltassero di più quel-la voce che grida nel deserto.Eppure, instancabili, con la sua mano levata a indicare il cielo continua a ripeterci di alzare ilnostro sguardo verso orizzonti più alti.

Particolare dell’originale della statua di San Giovanni Battista, bronzo dorato,Museo e Tesoro del Duomo di monza

In copertina: Lo sguardo sulla città

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Quante celebrazioni liturgiche hanno illuminato ed illumineranno, in questi due mesi, le nostrefeste, la vita di tante famiglie (Cresime, Prime Comunioni, Matrimoni...), la nostra città (proces-sione eucaristica, feste patronali)... Ma la nostra vita, nella sua ritmata quotidianità e nella varietàdi emozioni e sentimenti che l'attraversano, si è lasciata illuminare, riscaldare, arricchire?Anche l'anno pastorale, il primo della mia presenza tra voi, si sta concludendo ed i nostri ragazziche stanno scaldando i motori per inoltrarsi nell'avventura delle vacanze, passando però attraver-so l'inesorabile scrutinio di fine anno, ci richiamano la necessità di tentare una prima verifica sulcammino percorso. Che cosa dobbiamo meglio illuminare della nostra vita? Ad ognuno la suarisposta. Io desidererei tanto che fossero illuminati, dalla luce delle celebrazioni che abbiamo con-diviso, alcuni aspetti della vita personale e comunitaria che ritengo particolarmente urgenti.

Il nostro modo di esprimere e vivere le relazioni interpersonali non sempre si lascia guidare edilluminare dalla coscienza di essere creati e salvati per essere sempre più segno visibile e comuni-cabile dell'essere "immagine e somiglianza di Dio". Ci autocondizioniamo troppo, forse, dallaforma, dall'immediatezza impulsiva, dal giudizio, dal contorno... e dimentichiamo l'essenziale: Dioè relazione d'amore (Trinità) e si è fatto relazione per noi, in Gesù, rispettando la nostra libertà edi nostri tempi di scoperta e risposta dei doni ricevuti e della dignità che ci caratterizza, perché ilnostro rapporto col fratello-prossimo diventasse sempre più accogliente, educante, arricchente.Forse il primo e più importante gesto di carità è quello di curare e far crescere i rapporti di buonvicinato e le relazioni con le quali dovremmo iniziare ogni giornata ed attività lavorativa. E' que-sta la vera e primaria "elemosina" di cui tutti abbiamo sempre più bisogno.

Vorrei tanto che il nostro modo di guardare il futuro sia luminoso ed illu-minante, perché tutti rinnoviamo la responsabilità di pensarlo e progettar-lo migliore e non solo accettabile, minimamente più sicuro, con menoincertezze. Illuminiamo il nostro futuro con l'energia della fedeltà, dellaperseveranza, della laboriosità per il bene comune e non solo privato, dellaprogettualità che genera maggiore solidarietà e condivisione. Guardiamo inostri ragazzi e giovani non solo con la preoccupazione ed affanno che stia-no bene, che stiano meglio... ma con la passione educativa di chi li deside-ra realmente protagonisti del futuro e non solo fantasiosi "fotocopiatori"del presente.

Nel nostro sguardo verso il futuro vorremmo incrociare e, se possibile,sostenere lo sguardo di chi, in questo periodo e nel prossimo tempo estivo,sarà chiamato a scegliere e a decidersi su come investire la sua vita.Sono soprattutto giovani che terminano un cammino di studio, di verificadel loro amore di coppia, di faticosa e gratificante ricerca vocazionale escelgono di avventurarsi verso un progetto di vita carico di attese, speran-ze, incertezze, timori... fiducia e, forse senza chiederlo espressamente,domanda d'aiuto. Vorremmo fare tanto per loro, ma è anche necessariotirarci in disparte, con discrezione e rispetto fiducioso, permettendo che si

perfezioni sempre meglio quel misterioso dialogo tra loro e il Signore della vita e del loro futuroche è iniziato in tempi, anche questi, non facilmente definibili.A loro e a tutti noi, buon cammino

Illuminando la vita... con l’energiache abbiamo celebrato

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il duomo lettera dell’Arciprete

Giovedì 1 maggio.Il mese dedicato a Maria inizia, nella Chiesadelle Sacramentine, con l’AdorazioneEucaristica presieduta da don Silvano, nel-l’imminenza della beatificazione di MadreMaria Maddalena dell’Incarnazione, fondatricedell’ordine. Il coro “Cappella di Teodolinda”,formato dalle ragazze dell’oratorio, aiuta lapreghiera delle monache e dei fedeli.

Sabato 3 maggio.In Canonica cominciamo a recitare il Rosariocomunitariamente.

Domenica 4 maggio.Nella festa dell’Ascensione del Signore vengo-no rese ufficiali le proposte per le vacanze deigiovani: “Cantieri della Solidatietà” dellaCaritas e viaggio culturale-spirituale in Francia.A partire da questo mese, tradizionalmentelegato alle celebrazioni dei matrimoni, in tuttele celebrazioni eucaristiche si ricordano i nomidegli sposi novelli che consacrano il loroamore sull’altare del Duomo.Sul sagrato del Duomo il gruppo missionarioallestisce un banco vendita benefico.

Mercoledì 7 maggio.La Chiesa di Santa Maria in Strada accoglie, alleore 21, i fedeli per la preghiera Mariana.

Venerdì 9 maggio.Presso la Rotonda di San Biagio inizia uncorso per operatori di pastorale familiare,proposto dalla Commissione Famiglia delDecanato di Monza, a cui partecipano alcunecoppie della nostra parrocchia.

Sabato 10 maggio.Alle 10.30 il Duomo si affolla di bambini,ragazzi, giovani, famiglie, anziani e religiose perricordare i duecento anni della fondazionedell’Istituto Canossiano. La Messa, presiedu-ta dall’Arciprete, è animata dagli studenti diogni età che, unendo le loro voci nei canti cora-

li, smuovono il cuore di tanti presenti che, nelpassato, hanno frequentato l’istituto di viaPetrarca. Al termine, sulla piazza, vengonoliberati tanti palloncini colorati, segno di quellafesta che poi continua dentro le mura dellascuola. Alle ore 21, mentre i giovani iniziano la loroveglia di Pentecoste nella chiesa di SantaGemma, gli adulti si raccolgono nella chiesadelle Sacramentine per una celebrazione di rin-graziamento con l’intronizzazione dell’Iconadella nuova Beata Maria Maddalenadell’Incarnazione.In Cripta, intanto, alcune famiglie recitano ilRosario.

Domenica 11 maggio.Pentecoste. Vieni Spirito Santo! Vieni oggi e sempre!

Martedì 13 maggio.Alle ore 21, presso il Teatro San Carlo, sonoconvocati tutti i Consigli Pastorali Parrocchialidi Monza, Brugherio e Villasanta per unincontro con mons. Armando Cattaneo,Vicario Episcopale della nostra zona, che apreprospettive di rinnovamento pastorale pertutta la nostra diocesi. Disorientamento e timore sono i primi senti-menti che emergono tra i presenti, comunquedisponibili a fare sintesi di progetto e realizza-zione nella preghiera personale e comunitaria,soprattutto in preparazione alla visita chel’Arcivescovo farà nel nostro Decanato allafine dell’aprile 2009.

Mercoledì 14 maggio.L’incontro Mariano di questa sera si tiene nellachiesa di San Maurizio, mentre in San Pietroc’è un momento musicale per arpa e violino.

Venerdì 16 – sabato 17 maggio.I cresimandi vivono, in oratorio, il loro ritirospirituale nella vigilia della celebrazione dellaCresima.

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MaggioAntonella Baldoni

il duomo cronaca

Sabato 17 maggio.Si conclude, per quest’anno la rassegna“Vespri e Messe d’organo nella Vigilia” con

un concerto perorgano e corno: sug-gestivi i brani accom-pagnati dal Cornodelle Alpi.Alle ore 21, l’altaredella Madonna inDuomo, è rallegratoda numerosi bambi-ni battezzati negliultimi anni, chesostengono la pre-ghiera a Maria fattadai loro genitori edagli adulti. Il brevemomento di preghie-ra si conclude con unvivace omaggio flo-reale alla Vergine.

Domenica 18 maggio.Lo Spirito Santo,

nella celebrazione del Battesimo delle ore10.30, rende figli di Dio sette nuovi piccoli fra-telli e, nel pomeriggio, attraverso l’imposizionedelle mani del Vescovo , conferma nella Fede65 preadolescenti.

Martedì 20 maggio.Seduta ordinaria del Consiglio PastoraleParrocchiale.

Mercoledì 21 maggio.Recita del Rosario, alle ore 21, nella chiesa diSanta Maria degli Angeli.

Sabato 24 maggio.Alle ore 15.30 il nostro Arcivescovo Dionigicelebra in Duomo una Messa nel XVI anni-versario della morte del Card. GiovanniColombo, ideatore del Movimento Terza Età.Tanti anziani affollano la nostra basilica e rice-vono un forte stimolo per essere testimoni gio-

iosi del Vangelo soprattutto verso i più giova-ni. Alle ore 21 preghiamo il Rosario in comunionecon i cattolici cinesi, secondo il desiderio delPapa che, nella festa liturgica di Maria aiutodei cristiani, ci invita a sentirci in preghieraspirituale nel santuario mariano di Shehan diShangai.

Domenica 25 maggio.È la festa del Corpus Domini. Il tempo atmo-sferico incerto ci tiene sulle spine, ma, nellaserata festiva, riusciamo a compiere laProcessione Eucaristica da San Gerardo alDuomo. Poi, nella piazza, la folla si raccoglieper un momento di preghiera conclusivo ericeve la benedizione finale in clima di autenti-co raccoglimento.

Mercoledì 28 maggio.Ha parlato di noi! Chi? Il Papa, durantel’udienza generale del mercoledì, nel contestodella catechesi su San Gregorio Magno, Papache ha avuto stretti rapporti con la ReginaTeodolinda. Pubblichiamo a pag 14 alcunistralci del discorso. Alle ore 21 recita del Rosario a San Pietro.

Giovedì 29 maggio. Si tiene il Consiglio Pastorale di Decanatodedicato all’insegnamento della religione catto-lica nella scuola.

Venerdì 30 maggio. Alle ore 20.30, da San Gerardino prende avvioil pellegrinaggio parrocchiale verso il san-tuario della Madonna delle Grazie, per dire conMaria, nella festa liturgica del Sacro Cuore, ilgrazie al Signore per le cose belle capitate inParrocchia questo mese.

Sabato 31 maggio.Ancora i più piccoli ci aiutano, in Canonica, arecitare l’ultimo Rosario del mese mariano,mentre, in oratorio, ci si sta preparando all’ora-torio estivo.

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il duomo San Giovanni

Chiacchierando... in ParadisoRosella Panzeri

Chissà cosa succede in paradiso, chissà come sivive in questo luogo di gioia? Non so voi, maio me lo chiedo spesso e lo immagino come unluogo dove sarà finalmente possibile conosce-re il volto di Dio, ma anche il volto più vero deifratelli, quello che spesso teniamo nascosto.Ed allora ecco che in paradiso gli scambi diidee sono costanti , è bello confrontarsi, èbello rileggere la storia alla luce di Dio - ormairivelato in pienezza-.Volete che i Santi sfuggano a questo? Credo dino e così mi piace immaginare S. GiovanniBattista e il nostro S. Gerardo confrontarsisulla città di cui sono Patroni, sulla città per cuisi prodigano in attenzioni, preghiere, aiuto….Ed il mese di giugno, in cui entrambi festeggia-no l'uno la nascita terrena l'altro la nascita alcielo, li vede particolarmente impegnati a"guardare" con amore Monza."Allora, Gerardo, come va Monza? E' vero cheanch'io devo proteggerla ma sono preso, devooccuparmi di altre realtà che mi hanno volu-to come patrono; Tu, invece, hai avuto la for-tuna di nascere sulle sponde del Lambro, sei ilcustode privilegiato della tua città e, diciamo laverità, sei anche un po' più libero…. "" Giovanni cosa vuoi che Ti dica? Guardo conprofondo affetto a Monza, la guardo ogni gior-no operosa ed impegnata, ma, forse, con ilcuore un po' chiuso; guardo i miei monzesi,grandi lavoratori, non si discute, e li vedoaffannarsi ma spesso perdendo di vista le coseessenziali; guardo l'Ospedale che porta il mionome e sorrido pensando al mio primo, picco-lo ospedaletto sulle sponde del Lambro, unluogo accanto a cui oggi vedo con gioia tantianziani condividere la quotidianità perché nondiventi solitudine, anche dandosi da fare pergli altri.Certo oggi il "mio" ospedale è all'avanguardia,è diventato Università e fucina di nuovi medi-ci, è ricco di specialisti e di strumentazioni adaltissimo livello, ma ho la sensazione che abbiaperso un po' il cuore, che i malati venganocurati ma non amati….."" Dai, Gerardo, non è più l'ospedale dove Tu

ti davi da fare, non può più esserlo; oggi le esi-genze sono cambiate, oggi la medicina tenta difare miracoli anche senza di noi, oggi ai medi-ci spesso si chiede l'impossibile…."" E' vero, ma mi sembra lo stesso che manchiil cuore, che spesso l'ammalato sia consideratouna macchina a cui fare il tagliando e non inve-ce una persona creata a immagine di Dio, spes-so mi sembra che la funzionalità, il risparmio -chissà poi quale - vengano prima del malato,mi sembra che sia più importante la ricercadell'eccellenza piuttosto che una attenzioneall'ammalato, una attenzione fatta di condivi-sione, di rispetto, di verità, di corretta informa-zione….."" Forse hai ragione, Gerardo, ma cosa vuoifare? E' il mondo che oggi vuole cancellare lasofferenza perché la considera brutta ed inuti-le; vorrà dire che Tu ed io - insieme - inonde-remo di benedizioni il "Tuo" Ospedale perchésia sempre attento agli ammalati, sia sempreluogo non solo di sanità ad alto livello maanche di carità concreta. E poi, Gerardo, cosami dici ancora della tua città? Certo l'hai lascia-ta ottocento anni fa (a proposito congratula-zioni: i festeggiamenti che ti hanno dedicatosono stati proprio belli ) ma adesso come Tisembra? "" Ma, Giovanni, anche ai miei tempi non eraproprio vivere nel deserto come facevi Tu macerto non ho lasciato la città che vedo oggi,con un traffico impazzito, una città grande incui si continua a costruire, una città che ades-so diventerà capoluogo di Provincia. A propo-sito, cosa facciamo? Lui non ci tiene, ma forsebisognerebbe dare una spinta perché il BeatoLuigi Talamoni diventi il Patrono della nuovaProvincia. Certo che avrà un bel da fare, ma luiè abituato, è uno tosto e poi sai che ho con luiun debito di riconoscenza perché ha chiamatole sue suore " Misericordine di San Gerardo "e quindi io appoggio la sua nomina. Ma tornia-mo a Monza: se sapessi, Giovanni, quanto levoglio bene, se sapessi come mi piacerebbefarla diventare una vera città della carità e dellavita, una città in cui si è sempre accolti, una

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città in cui la vita è rispettata , una città in cuic'è spazio per tutti e soprattutto per i più sfor-tunati, una città in cui vince il cuore sulla ragio-ne, l'accoglienza sulla pur necessaria sicurezza,la condivisione sull'egoismo, in cui la diversitàè considerata ricchezza, una città in cui la scuo-la, qualunque scuola, sia insieme alla famigliavera comunità educante, una città in cui "nes-suno sia considerato nessuno". Ho visto anche ieri notte due poveri dormire inPiazza Cambiaghi, proprio sulle griglie del par-cheggio ed ho visto tanta gente passare da lì,magari per andare nel Tuo Duomo, e guardar-li ma senza " vederli " davvero; mi è dispiaciu-to di non poterli, come una volta, caricare sullespalle e portarli nel mio ospedaletto; vedotanta gente alla disperata ricerca di una casadegna di tale nome, vedo tanti genitori preoc-cupati per il futuro dei loro figli; tante personeche non trovano lavoro e guardano con ango-scia le realtà produttive che chiudono; vedotante persone troppo sole, talmente sole chepoi non riescono più a parlare nemmeno conDio o con noi. Vedo troppi muri pieni di scritte, alcune dav-vero volgari, ma è inutile cancellarle se non siriesce ad educare i giovani perché possanoincanalare positivamente le loro energie e, per-

ché no, la loro voglia di ribellione che è poisolo voglia di dare e ricevere amore; vedo codedi mamme extracomunitarie in fila per riceverevestitini usati per i loro bambini; vedo tantianziani soli che darebbero tutto ciò che hannoper un sorriso, una telefonata, un abbraccio;vedo tanti anziani nelle strutture di riposo che,con un po' d'aiuto, con un po' di fantasia neltrovare soluzioni, avrebbero potuto rimanerenella loro casa; vedo una città sostanzialmentebuona. ma che ha bisogno di riscoprire perintero il suo cuore, di dilatare i confini del suocuore.Vedo una città in cui la solidarietà non è certomorta ma tante volte non sa creare spazi veridi sinergia e collaborazione a vantaggio degliultimi, dove a volte anche chi si occupa divolontariato sembra più impegnato a crearsi unproprio spazio che a regalare una autenticacondivisione, una città che a volte si chiude inse stessa, che rischia di creare compartimentistagni anche nella carità, nell'amore agli altri.Dammi una mano, Giovanni, per inondarla dibenedizioni e di grazia, per farla diventare dav-vero città a misura d'uomo; dammi una manoperché i suoi amministratori siano sempreattenti non solo alle pur indispensabili grandiopere, al traffico, alla Villa Reale, alla sede dellanuova Provincia, ad un luogo degno per laamministrazione della Giustizia, a... ma anchealla quotidianità, ai problemi che a loro posso-no sembrare piccoli e che sono invece dram-matici per chi li vive; dammi una mano perchéla comunità civile e la nostra comunità cristia-na sappiano sempre collaborare ( ecco, sta pas-sando il canonico Bellani, lui in questo senso èstato davvero un maestro, un antesignano )nel reciproco rispetto dei ruoli e nell'arricchi-mento reciproco.E poi aiutami a parlare al cuore di ogni monze-se, di quelli che tra poco passeranno davantialla mia urna ed anche di quelli che, per tantimotivi, non potranno o non vorranno farlo,per costruire insieme una città in cui davverotutti sappiano ancora sognare, magari gli stes-si sogni di Dio ".

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S.Giovanni tra storia e leggendaGiovanni Confalonieri

il duomo San Giovanni

Nel museo del Duomo sono conservati novearazzi del XVI secolo di grandi dimensioniche, nella successione in cui sono visibili quan-do è consentito farli scorrere, raccontano lavicenda di S. Giovanni Battista (S.G.B.), dal-l'annunciazione della miracolosa nascita all'in-credulo (subito punito) anziano Zaccaria, finoalla morte per decapitazione e sepoltura.L'ultimo arazzo riporta anche ciò che tradizio-nalmente si definisce "la leggenda di Giulianol'apostata". Mostra l'imponente figura dell'im-peratore che, dando le spalle alla sepoltura delBattista, ordina di riesumarne il corpo, incene-rirlo e disperderne le ceneri. Ciò per scoraggia-re i cristiani, ribelli al ripristino dei riti paganida lui voluto, che si dicevano guidati dal risor-to Giovanni Battista. Completa il racconto lascena di monaci in bianche vesti intenti a rac-cogliere i resti sparsi; vi è qui un rimando alleorigini delle reliquie di S Giovanni conservatenel preziosissimo "Reliquario del dente", checontiene anche cenere e capelli, come attesta lascritta sul basamento del reliquario stesso, inci-sa nel 1690 dall'Arciprete Pietro Paolo Bosca,a seguito di ispezione.Nel 2007, la rivista "Terrasanta", edita dalloStudium Biblicum Francescanum riportaval'articolo: "Sebastiyia, scoperte archeologichenel nome di Giovanni il Battista", scritto dalfamoso archeologo francescano, PadreMichele Piccirillo. Nell'annunciare i ritrova-menti a Samaria delle testimonianze delle anti-che chiese cristiano-bizantine colà edificate ededicate alla venerazione della tomba di S. G.B., l'autore richiamava le fonti storiche e di tra-dizione che collocavano a Sebastiya /Samariala tomba del Precursore, di seguito riportate insintesi per punti.

-È certo che Giovanni venne decapitatonella fortezza di Makeronte (Marco 6, 14-29;Giuseppe Flavio, Antichità Giudaiche 18,);Marco riporta anche che i discepoli diGiovanni ne ottennero il corpo che seppelliro-no altrove.

-Nel 390, S. Gerolamo, traducendo dalgreco l'"Onomasticon dei luoghi santi", scritto

da Eusebio vescovo di Cesarea alla fine del IIIsecolo, alla voce "Sebastiya /Samaria" aggiun-ge "dove sono conservati i resti di S. GiovanniBattista:"

-Rufino d'Aquileia, contemporaneo di S.Gerolamo, nella sua Storia Ecclesiastica, ripor-ta di quanto avvenne a Sebastiya nel 361-362,al tempo di Giuliano l'Apostata: "i pagani diSebastyia distrussero la veneranda tomba delPrecursore …...dapprima ne dispersero leossa, ma poi le raccolsero di nuovo per bru-ciarle; mischiarono con della polvere quellesacre ceneri e le dispersero per campagne e vil-laggi. Ma, per disposizione divina, sopravven-nero alcuni provenienti dal monastero diFilippo l'Idumeo di Gerusalemme che, mesco-latisi a coloro che raccoglievano le ossa, ne rac-colsero con pietosa premura e si allontanaronodi là furtivamente …..e recarono al santopadre Filippo quelle venerande reliquie….".

-La prima testimonianza successiva del-l'esistenza di una chiesa sulla tomba delBattista a Sebastiye risale al 515 (GiovanniRufo, discepolo di Pietro l'Ibero, vescovo diMaiuma di Gaza); numerose sono poi neltempo le conferme ed i rimandi in documentisia di pellegrini, sia di crociati e personaggi delmondo mussulmano, preziosissimi per inter-pretare ed attribuire i reperti archeologici ritro-vati.Su queste basi possiamo quindi sentirci auto-rizzati a togliere l'attributo di leggenda al rac-conto dell'arazzo 9; si tratta di una narrazionenon proprio letterale dei fatti, ma con seriebasi storiche.La tomba di Giovanni Battista era quindi aSamaria, da dove la parte di reliquie che imonaci di Filippo recuperarono fu portata aGerusalemme.

Nelle raffigurazioni dell'arazzo 9, così comenei quadroni dell'affresco del transetto norddel Duomo e nelle formelle del paliotto dell'al-tar maggiore, che rappresentano tutti l'episo-dio della sepoltura, il corpo del Battista è sem-pre privo della testa. Cosa ne fu di questa?

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Un indicazione ce l'offre l'arazzo n. 8, che, nel-l'insieme del racconto si rifà fedelmente allostesso brano del Vangelo di Marco, ma conl'aggiunta del particolare che, dopo essere stataconsegnata ad Erodiade, la testa venne sepoltain luogo diverso dal corpo, sotto un albero.Sempre a Sebastyie si ebbe anche, nel IV seco-lo, il ritrovamento (invenzione) di una testa chesi attribuì a S. Giovanni (venne costruita unachiesa presso l'acropoli che successivamentedivenne moschea). Anche di questa vicenda iritrovamenti archeologici ci danno testimo-nianza. Ma non è tutto qui, perché ritroviamo una testadel Battista a Damasco, dove l'imperaroreTeodosio, aveva realizzato (379) una cattedralededicata a San Giovanni Battista, dove avrebbeportato la reliquia suddetta presa aGerusalemme. Dopo che (614) Gerusalemmeviene conquistata dai Persiani che distruggonole chiese della città santa, i Damasceni, preoc-

cupati per la reliquia di Giovanni Battista, lanascondono in un cofano ligneo con una per-gamena manoscritta in greco; il tutto vienesepolto nel pavimento della Cattedrale. Dopocomplesse vicende, seguite alla conquistaAraba di Damasco (635), la chiesa di S. G. B.viene demolita per trasformarla in moschea,salvando le tre torri che divengono minareti.Nei lavori si ritrova il cofano col teschio diS.G.B. Siccome il Battista è venerato dall'Islam

(come Profeta Yahya) ed è considerato, comelo stesso Gesù (Profeta Isa) precursore diMaometto, il cofano col teschio viene colloca-to in una sontuosa tomba nella grande saladella preghiera della moschea costruita dalCaliffo Omayyade Al-Walid. La moschea e latomba ancora esistono (Giovanni Paolo II neinserì la visita nel viaggio in Siria del maggio2001 e si fermò in preghiera alla tomba delBattista).

Se ritorniamo un attimo al reliquario del dente,come possiamo pensare che, stante così le coseper quello che sappiamo di documentato, pos-sano stare assieme nel reliquario: un dente, deicapelli e della cenere? Sarebbe tanto facilespargere dubbi sull'autenticità delle reliquie; masarebbe anche possibile dare un po' di creditoal rispetto del sacro che permeava la religiositàdei nostri antenati. Se un re potente, come eraBerengario, al cui tempo si fa risalire il

Reliquario, decideva di procurarsi delle reli-quie, non si fidava certo del primo che trova-va, ma si rivolgeva a fonti e personalità auto-revoli. Se le nostre conoscenze attuali rendo-no credibile l'origine delle ceneri (quantonarrato sopra rende venerabile la stessa pol-vere di Samaryyia, perché mescolata allesacre ceneri del Santo), per capelli e denteavrà dovuto rivolgersi a personalità delmondo Islamico, forte della comune venera-zione per S. Giovanni, ottenendo quantodesiderava come scambio di doni in qualcheparticolare occasione o ….. E che dire poidella presenza sul nostro reliquario di duegemme con incise in caratteri arabi alcune

sure (versetti) del Corano? Un'altra piccola considerazione si affaccia allamente: dovevano essere ben informati i pro-gettisti e "sceneggiatori" delle storie riportatesugli arazzi, se la documentazione dei Padridella Chiesa che oggi rileggiamo ed i ritrova-menti degli archeologi ne scoprono la credibi-lità. E' proprio vero che se tacessero i seguaci diCristo sarebbero (e sono) le pietre a parlare.

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C’era una voltaGiovanni Confalonieri

il duomo San Giovanni

Il palio di San Giovanni...Il palio di San Giovanni...

Dai tempi antichi Monza festeggia con granderisalto la festa del Patrono, San GiovanniBattista, cui la regina Teodolinda dedicòl'Oracolo, ponendo sotto la sua protezione ilpopolo dei Longobardi. Se cercassimo neidocumenti del passato troveremmo certamen-te anticipazioni e riferimenti sull'ancora attualefiera del bestiame, che si rivolge con particola-re attenzione ai cavalli che rivestivano (è bennoto e documentato) una grande importanzaper un popolo di nomadi, come i Longobardidelle origini.

Ma non è tanto di queste cose "serie" che sivorrebbe oggi fare memoria, quanto di cosarelativamente recente, che solo metaforica-mente può rifarsi a cavalli e Longobardi. Sitratta di quando, per la festa di San Giovanni, iragazzi degli Oratori monzesi ebbero modo diconfrontarsi in una spericolata gara, definita"Palio", in piazza Duomo. Io non so con cer-tezza come la cosa nacque, ma qualcuno ram-menta (e il Cittadino del Giugno '79 riporta)che, essendo Arciprete Mons. Basadonna, conil vecchio Oratorio del Redentore chiuso, ungruppo di ragazzi , della Parrocchia e non, (siricordano i vari: Antonella Baldoni e GiorgioVilla, Ines Frizza, Giuseppe Civati., LuisellaColombo, Cristina Ferro, Maurizio Sangalli.

etc) pensò di organizzare qualcosa di speciale:così nacque il Palio. Allora la piazza era asfal-tata. Il Palio era una corsa di "veicoli" senza ruotecon un guidatore e due ragazzi al traino: non siavevano cavalli di razza, ma di ragazzi ingamba non ne mancavano! Non furono moltele edizioni del Palio (due o tre con Mons.Basadonna ed almeno altrettante con DonDino e Don Tarcisio ) e vi partecipavano unadecina di oratori. L'ordine di partenza dellagara finale era determinato dall'esito di giochia squadre variamente animati ed ogni oratorioaveva il suo stendardo e segni di riconoscimen-

to. L'oratorio vincitore rice-veva il Palio, uno stendardospeciale con raffigurato ilDuomo, che conservavafino all'anno successivo.L'entusiasmo era veramen-te grande, nei ragazzi e neiloro genitori, oggi nonniormai. Poi si smise, un po'perché, per quanto protetti,i guidatori correvano ilrischio di serie abrasioni incaso di ribaltamento ecaduta, un po' perché ogninovità smette di esserlodopo poco, nei tempimoderni. Sarebbe impro-

ponibile una nuova edizione del Palio di allo-ra, semplicemente perché l'asfaltatura di PiazzaDuomo ha ceduto il posto ad una elegante edordinata pavimentazione ad acciottolato consquadrature in granito, incompatibile con quei"veicoli". Oggi dovremmo forse pensare ad unPalio virtuale con "Play station" e maxischer-mo…….., ma non sarebbe la stessa cosa!!!!!Per la 6° edizione del Palio, nel 1984, il trafilet-to che ne parlò sul Cittadino, a firma PaolaScaglione, riprendeva nel titolo le parole delPapa ai Monzesi solo un anno prima: "Aiutatea costruire una società nuova"; era un invito edun augurio che gli allora giovani raccolsero e,chi nella missione, chi (i più) nella famiglia che

UUnn eeqquu iippaaggggii oo ddee llPPaall iioo iimmppeeggnnaattoo iinnuunnaa ssppeerr iiccoo llaattaaccuurrvvaa ff rraa dduuee aa ll iidd ii ppuubbbbll ii ccoo

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hanno formato ancora oggi si sforzano di rea-lizzare.

...e il Festival di San Giovanni...e il Festival di San Giovanni

Sempre nel quadro delle manifestazioni per lafesta di San Giovanni, un’altra iniziativa è pas-sata alla storia: il Festival di San Giovanni. Sericordo bene, la prima edizione fu ancora nelvecchio Rede, per poi passare in piazzaCanonica per le successive edizioni nei primianni '90. Molto serio era l'impegno, con stru-menti musicali di assoluta eccellenza e cantan-ti di tutto rispetto, con grinta e voci all'altezzadel Patrono cui volevano rendere omaggio(ambizioni personali a parte). Certo ognunodegli allora presenti ha oggi ricordi diversi,quindi arduo è riportare se non i frammenti di

ricordo di chi scrive. Ovviamente il primoricordo è per le sue due figliuole che, in coppia,si esibivano con una canzone che narrava del-l'incontro tra San Francesco ed il Sultano,incentrata sulla luna che, guarda caso, proprioin quel momento si liberava dalle nubi e splen-deva nel cielo. Ma c'è anche il ricordo dell'esi-bizione del futuro Padre Fabrizio e di unacanzone in acuto falsetto (un pezzo classicodei Matia Bazar) cantata da una mamma, contale entusiasmo da far trattenere il respiro… Epoi le selezioni, le giurie, le polemiche... pro-prio come nel vero festival, per aggiudicarsi deidischi (vecchi 45 giri verniciati) d'oro, d'argen-to e di bronzo, ancora ostentati con orgoglioda chi li ha ottenuti. Tutto si svolgeva nel rac-coglimento chiassoso di un ambiente familia-re, ma allo stesso tempo formale, sotto il vigilesguardo del padrone di casa "pro tempore"(l'Arciprete) e Permanente. C'era un rigidoregolamento e due linee distinte tra interpreta-zione di canzoni note e realizzazioni originali,da cantautore per intenderci; c'erano possibili-tà per singoli o per gruppi (famosa la"Mackenzie Blues Band" e il complessino piùnostrano della "Ballata del Cerutti"). Niente ache vedere, certo, con le rumorosissime e fan-tasmagoriche manifestazioni musicali (e d'altrogenere, a volte di dubbio gusto) organizzate inPiazza Duomo in questi ultimi anni; al contra-rio un evento quasi domestico, capace però diaggregare tutti i livelli generazionali presenti inParrocchia e di trasmettere gioia nel nome delPatrono.

II ppaarr ttee cc iippaanntt ii ddee llPPaall iioo rr iiuunniitt ii iinnppiiaazzzzaa DDuuoommoo(( ssoopprraa))..GGiioovvaannii pprroommeessss eeccaannoorree ddee ll FFee sstt iivvaalldd ii SSaann GGiioovvaannnnii(( ss oott ttoo ))

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In occasione delle celebrazioni per San

Giovanni, compatrono della città, a cui la basi-

lica è dedicata, l'Associazione dei fioristi di

Monza ha rilanciato una consuetudine che da

tempo era caduta in disuso. L'altare maggiore e

nove mense laterali saranno impreziosite dai

ricami delicati e coloratissimi delle composi-

zioni floreali, realizzate da undici fioristi della

città.

Dalla sera del 23 giungo fino al 27, quando gli

allestimenti verranno smantellati, i cittadini

potranno godere lo spettacolo dei dieci altari

fioriti. Eleganze e sobrietà le parole d'ordine

che caratterizzeranno le composizioni dei fio-

risti.

“L'addobbo floreale dovrà aiutare i fedeli e i

visitatori a meglio comprendere il valore archi-

tettonico e artistico degli altari - ha specificato

l'arciprete, monsignor Silvano Provasi - e

impedire che si possa smarrire il costante clima

di preghiera. La bellezza del duomo dovrà

essere salvaguardata - ha continuato Provasi - e

quindi non rischiare di sparire sotto tulle e

fiori”.

Una raccomandazione che gli stessi fioristi

hanno pienamente accolto, condividendo lo

spirito profondo che anima questa iniziativa.

Mentre i nove altari laterali verranno addobba-

ti secondo l'estro personale di ciascun fiorista,

quello maggiore verrà realizzato insieme da

tutti e undici. Anche l'esterno del duomo sarà

impreziosito dalla presenza di alcune composi-

zioni bonsai, che verranno collocate sul sagra-

to.

Ritorna il Duomo fioritoSarah Valtolina

il duomo San Giovanni

LL’’aa ll ttaarree mmaaggggiioorree ddee ll DDuuoommoo

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Ospitiamo un’ulteriore riflessione in un idealedialogo con la lettera del nostro Arcivescovo“Il Signore è vicino a chi ha il cuore ferito”

I lucchetti degli adolescenti, li ho visti, anche,sui parapetti lungo il Lambro, per quel trattoche va dal mercato al ponte dei leoni, diconodel loro amore; lucchetti, la cui chiave è getta-ta via, amore serrato, indissolubile. L'amore èun legame che si vuole per sempre. Ciò chesiamo chiede il "per sempre".Eppure quanti di quei lucchetti si faranno rug-gine corrotta! E quegli amori slegati dall'eterni-tà, desiderata e poi compiuta nell'attimo ditempo in cui le mani voltano la chiave nella ser-ratura e l'attimo dopo ancora, quelle mani get-tano la chiave nelle acque, così che nulla possapermettere a noi stessi amanti di voltare lachiave nel senso contrario a quel desiderio.Allora ciò che desideriamo ci è impossibile?Vogliamo l'eterno del desiderio, ma non pos-siamo compierlo?. Tutto sembra poi essere contro: "le fatichedella vita... appena alzo lo sguardo, ecco la con-sapevolezza dell'insoddisfazione piena di noi"come scrive l'anonima donna descrivendo, lasua esperienza matrimoniale fallita, come lamia, nell'ultimo numero de "il Duomo". E' così: desideriamo, conosciamo la meta, manon c'è la strada, come scrive Kafka.Quanti matrimoni celebrati in chiesa, come ilucchetti dei ponti, si sono disserrati? Quanti,oramai convinti dell'impossibile eternità del-l'amore, desiderano in maniera ridotta, circo-scritta a una misura di tempo possibile, con lachiave del lucchetto sempre in saccoccia?E' così. Bisognerebbe che Dio ci chiedesse per-dono di averci dato un cuore che desidera il"per sempre", ma il desiderio è impossibile acompiersi: " Non sono mai riuscita a credereche il Signore desideri la nostra sofferenza mache si auspichi che noi viviamo con i mezzi checi dà nel migliore dei modi possibili rispettoalle prove che sceglie per noi". S'accontenti Dio, di ciò che ci è possibile: nonl'infinito ma il finito, non l'eterno ma l'attimo.

Questa finitezza ci ha condotti a credere che lostesso Dio non esiste, al più che sta nei cieli,ma la terra è un'altra cosa. Questo è il cuore ferito dell'uomo. Siamo tuttiferiti: sposati, separati, divorziati, giovani,anziani, occupati, disoccupati, ricchi, poveri. L'Arcivescovo ci scrive: Il Signore è vicino achi ha il cuore ferito. Come può essere vicino?Vicino qua in terra?. Gesù ha compiuto il desiderio dell'uomo, di séstesso, vivendo del legame con il Padre, erisorgendo dalla morte ha reso possibile l'infi-nito nel finito. La Chiesa è la presenza di Cristo, diquell'Uomo che ha detto: "Io sono la vita, laverità e la via"; La Chiesa è testimone dellaimpensabile possibilità. Se allora, nell'amore verso una donna ciascunodi noi cerca il compimento di sé, come la ragio-ne scopre, destinato all'infinito, la Chiesa ciaccompagna, sostenendo l'uomo, nella buonacome nella cattiva sorte, nel matrimonio chefunziona come in quello che non funziona, aimitare, a percorrere la strada che Cristo hapercorso: la fedeltà verso il Padre che rendepossibile l'impossibile. La vocazione dell'uomo è una sola: il rapportocon l'Infinito che lo compie. Ecco perché sipuò vivere la condizione di separato, restandofedeli alla promessa matrimoniale di fedeltà,perché, come nel matrimonio, la fedeltà è l'imi-tazione di Cristo. Nulla è tolto: Dio dà il cen-tuplo. Così nella compagnia della Chiesa, tirendi conto che hai cento famiglie, cento figli,cento case, cento amici che ti vogliono bene. Ildesiderio di un'altra donna è già compiuto. I miei figli, che certo hanno sofferto, spero chevedano nel loro padre, un misero la cui consi-stenza di uomo sta là dove l'umanità si com-pie, obbediente. "Tardi ti amai bellezza, bellezza così antica ecosì nuova, tardi ti amai. Sì, perché tu eri den-tro di me e io fuori. Lì ti cercavo. Deforme migettavo sulle belle forme delle tue creature. Ericon me, e non ero con te". (Sant'Agostino)Ecco: cosa cerchiamo?

Raccontando un’unione spezzata

il duomo Parrocchia

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“Teodolinda,modello di donna”Nel corso dell’udienza generale del 28 maggio scorso ilSanto Padre Benedetto XVI ha presentato ai fedeli lefigure di San Gregorio Magno e Teodolinda.Pubblichiamo di seguito alcuni stralci della catechesiriguardanti la “nostra” regina e il suo essere “modellodi donna nella Chiesa”

Cari fratelli e sorelle, oggi vorrei presentare lafigura di uno dei più grandi Padri nella storiadella Chiesa, uno dei quattro dottoridell'Occidente, il Papa san Gregorio, che fuVescovo di Roma tra il 590 e il 604, e che meri-tò dalla tradizione il titolo di Magnus/Grande.[…] Tra i problemi che affliggevano in quel tempol'Italia e Roma ve n'era uno di particolare rilie-vo in ambito sia civile che ecclesiale: la questio-ne longobarda. Ad essa il Papa dedicò ognienergia possibile in vista di una soluzione vera-mente pacificatrice. A differenza dell'Imperatore bizantino chepartiva dal presupposto che i Longobardi fos-sero soltanto individui rozzi e predatori dasconfiggere o da sterminare, san Gregoriovedeva questa gente con gli occhi del buonpastore, preoccupato di annunciare loro laparola di salvezza, stabilendo con essi rapportidi fraternità in vista di una futura pace fondatasul rispetto reciproco e sulla serena conviven-za tra italiani, imperiali e longobardi. Si preoc-

cupò della conversione dei giovani popoli e delnuovo assetto civile dell'Europa: i Visigotidella Spagna, i Franchi, i Sassoni, gli immigratiin Britannia ed i Longobardi, furono i destina-tari privilegiati della sua missione evangelizza-trice.. […] Per ottenere una pace effettiva a Roma e inItalia, il Papa si impegnò a fondo - era un veropacificatore - , intraprendendo una serrata trat-tativa col re longobardo Agilulfo. Tale negozia-zione portò ad un periodo di tregua che duròper circa tre anni (598 - 601), dopo i quali fupossibile stipulare nel 603 un più stabile armi-stizio. Questo risultato positivo fu ottenutoanche grazie ai paralleli contatti che, nel frat-tempo, il Papa intratteneva con la reginaTeodolinda, che era una principessa bavarese e,a differenza dei capi degli altri popoli germani-ci, era cattolica, profondamente cattolica. Siconserva una serie di lettere del Papa Gregorioa questa regina, nelle quali egli rivela dimostra-no la sua stima e la sua amicizia per lei.Teodolinda riuscì man mano a guidare il re alcattolicesimo, preparando così la via alla pace.Il Papa si preoccupò anche di inviarle le reli-quie per la basilica di S. Giovanni Battista da leifatta erigere a Monza, né mancò di farle giun-gere espressioni di augurio e preziosi doni perla medesima cattedrale di Monza in occasionedella nascita e del battesimo del figlioAdaloaldo. La vicenda di questa regina costi-tuisce una bella testimonianza circa l'importan-za delle donne nella storia della Chiesa. Infondo, gli obiettivi sui quali Gregorio puntòcostantemente furono tre: contenere l'espan-sione dei Longobardi in Italia; sottrarre la regi-na Teodolinda all'influsso degli scismatici e raf-forzarne la fede cattolica; mediare traLongobardi e Bizantini in vista di un accordoche garantisse la pace nella penisola e in paritempo consentisse di svolgere un'azione evan-gelizzatrice tra i Longobardi stessi. Duplice fuquindi il suo costante orientamento nella com-plessa vicenda: promuovere intese sul pianodiplomatico-politico, diffondere l'annunciodella vera fede tra le popolazioni.

il duomo Storia e curiosità

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Non solo Oratorio Feriale...don Pietro Raimondi

il duomo oratorio

Inizia l'estate e riprendono le tradizionali attività e proposte per bambini e ragazzi. Le danze inizieranno con l'ora-torio feriale, dal 9 al 26 giugno. Prezioso e indispensabile l'aiuto e il lavoro degli animatori che reggeranno e anime-ranno la folla dei bimbi. Seguirà immediatamente la vacanza in Valmalenco, dove i posti vanno sempre più a ruba!Anche là gli animatori avranno un ruolo fondamentale nell'aiuto. Gli adolescenti saranno poi impegnati con vanghe epicconi nei lavori al "nostro" monastero di Montecorona in Umbria. Poi sarà la volta dei giovani: alcuni impegnatinei progetti Caritas (tre con don Pietro in Bolivia e una nei progetti italiani), altri a Taizè e altri ancora partecipe-ranno con don Silvano al viaggio culturale in Francia.

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il duomo canossiane

200 anni di storia canossianaSonia Orsi

La Congregazione Canossiana "Figlie dellaCarità, Serve dei poveri" celebra, quest'anno i200 anni della sua missione tra i poveri di edu-cazione, di affetto e di valori umani ed evange-lici. La nostra comunità educante qui aMonza, ha voluto "ricordare" "ringraziare" e"celebrare" questo anniversario in un modoparticolare il giorno 10 maggio con una cele-brazione religiosa nel Duomo di Monza,nostra parrocchia, ed un pomeriggio di festa edi fraternità a cui hanno partecipato tantissimefamiglie, ex alunne, alunni/e e autorità civili delnostro Comune di Monza. Vogliamo soffermarci sulla Fondatrice dell'isti-tuto Canossiano, S.Maddalena di Canossa,chiamata da Giovanni Paolo II "una donnadivorata dalla carità", e sull'eredità che ci halasciato nell'oggi.

Abbiamo chiesto a M.Paola quali sono i tratti salien-ti della personalità di Maddalena di Canossa, canoniz-zata da Giovanni Paolo II nel 1988.

Potremmo dire che è una donna - per certiversi - anche specchio della gioventù di oggi,perché è attraversata da incertezze, da esalta-zioni, ma anche da profondi momenti di scon-forto. E' una donna che cerca la sua strada econ una notevole testardaggine la ottiene per-correndola anche contro ogni avversità, perchéla famiglia si opporrà sempre a questa sua scel-ta. Potremmo dire, in sintesi, che è una donnamoderna, anche perché moderne sono le sueintuizioni, proprio nella modalità del suo impe-gno sociale, sia per i poveri, sia, soprattutto perle donne, considerate da lei il perno di un risa-namento a tutti i livelli in quel contesto che siaccavalla tra il '700 e l''800, travagliato da millesituazioni molto difficili. Ha un'attenzione par-ticolare per gli ammalati e anche per gli abban-donati. Possiamo dire che la sua vera avventu-ra prende forma l'8 maggio del 1808, a Verona,in un ex-monastero agostiniano. E diciamo chequi inizia a comporre proprio il complessomosaico dell'Istituto delle Figlie della CaritàCanossiane, Serve dei Poveri. Quando muore,

nell'aprile del 1835, noi possiamo constatareche la carità canossiana da lei promossa nonconosce limiti. Qual è il dono che ci lascia, alleFiglie ma anche ai Figli - perché c'è anchel'Istituzione dei Canossiani? Cioè, qual è il cari-sma canossiano? Ecco: è l'amore di Cristo cro-cifisso che ella impara sotto la Croce, al fiancodi Maria, considerata da lei, la vera Madre fon-datrice.

M.Paola, a distanza di 200 anni, in che modo il vostroistituto incarna oggi il carisma di Maddalena diCanossa?

Diciamo che a 200 anni da quell'inizio, la suaavventura è diventata proprio patrimonio delmondo intero. Noi siamo presenti in ben 33Paesi nei 5 continenti, con 350 comunità ecirca 3 mila madri. Preferisco chiamare"madri" le "suore", perché Maddalena cosìdesiderava che ci chiamassimo, indipendente-mente dal ruolo e dalle responsabilità che cia-scuna di noi poteva assumere, proprio per iltratto e per il tono che deve avere una 'madre'.Oltre a tutta l'istituzione femminile, c'è ancheuna complessa realtà che compone la grandeFamiglia canossiana, che è quella dei Figli dellaCarità Canossiani, ma anche istituzioni e grup-pi che allargano sempre più questa opportuni-tà di presenza nel mondo, considerato un donoprezioso per la missione e che è vissuta con lastessa passione e lo stesso anelito diMaddalena, perché Gesù sia conosciuto edamato e vissuto nelle scuole, nei centri di acco-glienza e di recupero, negli ospedali, nelle par-rocchie, nelle diocesi. Ma dico anche soprattut-to in quelle terre di frontiera in cui la testimo-nianza di coraggio e di martirio di tante nostremadri obbliga tutti noi ad interrogarci suisignificati di fedeltà e di coerenza al progetto diDio.

E veniamo all'attualità e alla vostra presenza qui aMonza. Quale il significato di queste celebrazioni ?

La presenza delle Madri Canossiane a Monza

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ha una lunga storia e ha lasciato un'improntanon solo in città, ma anche in tutta la Brianza.La nostra comunità ha radicato la sua presen-za come "comunità educante" specialmente trai giovani ed in modo particolare tra le giovaniche per molti anni sono uscite dalla nostra

scuola e hanno intrapreso carriere diverse. Lacelebrazione dei 200 anni è una occasione perrivisitare la nostra missione, rinsaldare l'ereditàcarismatica che Maddalena ci ha lasciato, veri-ficare la testimonianza che la nostra presenzadovrebbe dare, specialmente ai nostri ragazzi eai nostri genitori. Il mandato lasciatoci daMaddalena di "formare il cuore" dei giovani

che vengono da noi non è certamente facile,ma noi crediamo che una volta trovata la stra-da del cuore, tutto diventa più facile a livelloformativo e si apre per i nostri ragazzi e ragaz-ze, un'avventura nuova alla scoperta di lorostessi e del mondo che sta loro attorno …con

occhi nuovi.Vogliamo chequesto momentonon sia solo una"festa" da celebra-re, ma un impe-gno da vivere:t e s t imon i andonell'oggi la passio-ne di Maddalena:lasciandoci for-mare sulla misuradell'Amore diCristo, un amoredi misericordia, digratuità, di acco-glienza e di bontà.Sviluppando lanostra capacità diattenzione e curadell'altro special-mente dei piùpoveri.Coltivan-do il cuore ad unafede semplice maradicata in Lui chesostiene il cammi-no di ciascunaanche nelle diffi-coltà e ci rendetestimoni dellapresenza del Si-

gnore nel mondo. Mettendo come regola dellanostra vita la ricerca della carità, della fraterni-tà e della comunione che è un "fuoco chetutto cerca di abbracciare".È un invito a rivivere la passione di Maddalena:"fate conoscere Gesù perché sia amato". Questo era il suo sogno, un sogno lungo 200anni.

LLaa ssttaa ttuuaa dd iiMMaaddddaa ll eennaa ddiiCCaannooss ssaa cchhee bbeennssii nnttee tt iizzzzaa ii ll ssuuooiiddeeaa ll ee

200 anni di storia canossiana

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San Giovanni e San GerardoLuigi di Corato

Per Monza giugno è un mese speciale. In menodi tre settimane la città festeggia i suoi duepatroni, San Gerardo dei Tintori e SanGiovanni Battista, cercando di dare il meglio disé.

E molto di quel "meglio di sé" è confluito insecoli di committenza artistica.

Esaminando la raccolta custodita dal Museo eTesoro del Duomo da questo particolarepunto di vista, non può che colpire la quantitàe la qualità di oggetti che sono stati dedicatiprevalentemente al Battista. Nel corso deisecoli le testimonianze dedicate al Precursoresono tali e tante, che potremmo anche dire cheil nostro è un museo di San Giovanni, in quan-to attraverso l'immagine del santo, attraversol'interpretazione della sua iconografia, sembrasvolgersi quella parte di Storia dell'Arte chepassa da Monza e dal suo Duomo.

A partire dal celebre reliquiario del Dente diSan Giovanni, il capolavoro "astratto" di orefi-ceria carolingia, donato al Duomo dal grandeBerengario I tra il IX e il X secolo per conte-nere degnamente alcune reliquie (una ciocca dicapelli e, appunto, un dente) ritenute del santo,si passa alla trecentesca Messa di San Michele,che raffigura 'il più grande dei profeti' impe-gnato in un dialogo, una 'sacra conversazione',forse per presentare alla corte celeste colei chesembra Teodolinda - la regina che decise dipartire proprio dal Battista per evangelizzare ilsuo popolo. Continuando il percorso, ritrovia-mo il nazireo tra i solitari protagonisti delpolittico in terracotta provenente da San PietroMartire, o nella sua solitaria maestà della stra-ordinaria statuina d'altare attribuita a

Beltramino de' Zuttis, che in museo sembradialogare con il monumentale 'SanGiovannone' proveniente dalla facciata delDuomo. L'elenco sarebbe lungo e potremmoarrestatici qui, ma come non ricordare il santonei frammenti dei due polittici quattrocente-schi e nel rosone, tutti di Stefano de' Fedeli, onella splendida raccolta di arazzi - millesfleuresfiamminghi, arazzi coprileggio o monumentalie celebrativi di manifattura lombarda semprecon l'effigie o le storie del santo - o i busti reli-quario, le pale d'altare barocche, per arrivarefino allo stendardo ottocentesco del Martini.

Anche se meno numerosi, non mancanoimportanti esempi d'arte e di fede tributati aSan Gerardo, a sua volta grande devoto delBattista al punto da essere ricordato per le suenotti in preghiera nel Duomo e le miracolosericompense riservate ai sagrestani compiacen-ti. Le testimonianze decorative a lui tributateall'interno della basilica sono molte e tutte adaffresco. La più antica, e anche la prima adessere arrivata ad oggi sino a noi, è un fram-mento del primo Trecento - oggi scarsamentevisibile al pubblico perché parzialmente celatoin una stretta intercapedine - che lo raffiguragià nei suoi tratti iconografici tradizionali.Decisamente più significativi, almeno dalpunto di vista estetico, appaiono sia il contri-buto del Luini - che fortunatamente ancor'og-gi campeggia nel suo splendore alla base delpilastro settentrionale del presbiterio - sia l'al-trettanto magnifica interpretazione che delsanto fornisce Carlo Innocenzo Carloni (1738-40), nella cupola significativamente collocata inquella campata che ospita il passaggio tra basi-lica e museo, dove il santo è visibile alla sinistradella Vergine Maria.

il duomo Museo e Tesoro

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Lasciando il Duomo per tornare al percorsomuseale, Gerardo campeggia nel magnificoquadro dipinto alla fine del Seicento da FilippoAbbiati per la chiesa di San Gerardino, che loraffigura nel suo miracolo più noto: il prodi-gioso attraversamento del Lambro in piena, "abordo" del suo mantello. Inoltre, e per ben unmese a partire da venerdì 6 giugno, egli ritornain un dipinto devozionale - forse quello che nelterzo quarto del Settecento il Campini identifi-cava in Duomo, sopra l'ingresso della sagrestiadei canonici - realizzato nel XVII da un pitto-re lombardo non ancora identificato, ma chesembra rifarsi proprio a Luini. Accanto ad essosarà esposto anche un celebre documento: la"convenzione" - stilata su pergamena il 20 feb-

braio 1174 nella canonica del Duomo alcospetto del 'rogante' Giulio Giudice - con laquale "Gerardo Tintore Converso dell'ospeda-le dei poveri da lui fondato" concorda ciò cheoggi definiremmo "l'assetto istituzionale e lemodalità di gestione" del nuovo istituto conOberto, Arciprete del Duomo, Alderico Fedelee Arnaldo Canteri, Consoli del Comune diMonza al fine di assicurare ai secoli futuri ilsuo grande dono di carità.

In museo è però conservato anche un oggettoprezioso che unisce San Gerardo e SanGiovanni in un'unica opera per raccontarecontestualmente ai fedeli alcuni momenti delleloro storie esemplari: è la celebre croce proces-

sionale - la cui copia è oggisospesa sopra l'altare maggioredel Duomo - i cui rilievi d'argen-to sbalzato vennero realizzati nelXVI secolo, probabilmente dadue mani diverse e in momentidiversi, forse a partire da unoggetto ben più antico. Ma lacosa che affascina non è la stra-ordinaria bellezza dell'oggetto néla sua complessità storica: è checiascuna delle due storie ha unatestimone. Ai piedi della croce compare unafigura femminile inginocchiata insegno di devozione che, secondola tradizione, sarebbe proprioTeodolinda simbolo indissolubi-le di quella comunità monzeseche, ispirandosi a lei nonostantelo scorrere dei secoli, è a volte eancora oggi capace di dare il"meglio di sé".

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il duomo angolo del teologo

Elisabetta,la madre del Battistadon Raimondo Riva

"Al tempo d'Erode, re della Giudea, c' era un sacerdotedi nome Zaccaria, della classe d'Abia, che aveva permoglie una donna discendente da Aronne, chiamataElisabetta. Ambe-due erano giusti agli occhi di Dio,osservando in modo irreprensibile tutti i comandamenti ei precetti del Signore, ma non avevano figli: Elisabetta,infatti, era sterile ed entrambi erano d'età avanzata".Luca narra l'annunciazione a Zaccaria e quella aMaria, e gli episodi delle due nascite, di Giovannie di Gesù, in quadri paralleli, che caratterizzano ipersonaggi, nelle somi-glianze e nelle differenze.Elisabetta, si vede il marito tornare muto daltempio, rimproverato dall'arcangelo Gabriele perla sua poca fede, e soprattutto vive l'esperienzadella maternità mi-racolosa come adempimentodell'annuncio dell'angelo, nella riservatezza e nelnascondimento. E quando ancora tutti ignoranol'inimmaginabile gravidanza, riceve la visita ina-spettata e sorprendente della parente Maria. LaVergine madre di Nazaret ebbe il coraggio diintraprendere l'improvviso viaggio, perché cre-dette alla parola dell'arcangelo. Perché Maria cre-dette, Elisabetta la proclama beata. La loded'Elisabetta, mentre esprime lo stupore per lavisita improvvisa, manifesta anche che ella hacapito quale deve essere la relazione di fede conDio, che si rivela e dona sempre oltre le nostreattese. L'arrivo di Maria nella casa della parente sirivela come un evento caratteristico della storiadegli interventi di Dio. Luca scrive: "Ed eccoche, appena Elisabetta ebbe udito il saluto diMaria, le balzò in seno il bambino. Elisabetta furicolma di Spirito Santo". Lo Spirito Santo, cheha fatto nascere nel grembo verginale la vita delFiglio di Dio, ricolma Elisabetta, che così perce-pisce il rapporto tra le due maternità. Ella dichia-ra: " Ecco, infatti, che appena il suono del tuosaluto è giunto alle mie orecchie, il bambi-no m'è balzato in seno per la gioia". È la prima espe-rienza e manifestazione della gioia del tempomessianico. Giovanni proclamerà "Non sono ioil Cristo, ma sono colui che è stato mandatodavanti a lui. Colui che ha la sposa è lo sposo;ma l'amico dello sposo, che gli sta vicino el'ascolta, è ripieno di gioia per la voce dellosposo. Questa gioia, che è la mia, ora è perfetta.".Elisabetta, per il sussulto di gioia del bambinonel grembo, al saluto di Maria: "esclamò a granvoce: "Benedetta tu fra le donne e benedetto ilfrutto del tuo seno. Ma perché mi accade questo,

che venga da me la madre del mio Signore?". Laproclamazione d'Elisabetta è il primo riconosci-mento della dichiarazione dell'angelo, che avevasalutato Maria "piena di grazia". Elisabetta, ispi-rata dallo Spirito Santo, riconosce il privilegiodella Vergine Madre, che Dio ha benedetto conla pienezza della grazia. Il saluto esultanted'Elisabetta è da sempre sulle nostre labbra rivol-to alla "Benedetta tra tutte le donne". In quell'in-contro risuona anche la prima solenne professio-ne di fede: la Benedetta è dichiarata da Elisabetta"la madre del mio Signore". "Mio Signore e mioDio" esclamerà Tommaso riconoscendo Gesùrisorto. "Gesù è il Signore" è la professione difede di coloro che riconoscono il Figlio di Mariail Salvatore , Figlio del Padre. Elisabetta, ancora,fedele alla prescrizione dell'angelo per il nomedel bambino, insiste perché il figlio sia chiamato"Giovanni", contro le sollecitazioni consuetudi-narie dei parenti; riceve la conferma del padre, lacui lingua si scioglie nella lode di Dio per la scel-ta del figlio profeta.La storia di Zaccaria e di sua moglie Elisabettaricorda quella dell'attempato Abramo e della ste-rile moglie Sara, e quella dei genitori di Sansone.Il Signore concede a Sara la grazia del figlioIsacco, alla sterile moglie di Manoah il figlioSansone e ad Elisabetta il figlio Gio-vanni,appunto "Grazia di Dio". Le tre maternità sonola grazia del Signore in momenti particolari nellastoria del suo popolo: all'inizio, garantendo ladiscendenza al patriarca Abramo; nell'oppressio-ne subita dalle tribù israelitiche da parte deiFilistei, con la presenza liberatrice del valenteSansone; al compimento delle promesse profeti-che con la nascita di Giovanni, il precursore cheintroduce Gesù, "il più forte…che battezza noncon acqua, bensì in Spirito San-to e fuoco".Gesù stesso affermerà: "La legge e i profeti arri-vano fino a Giovanni; da allora in poi il regno diDio è annunziato ed ognuno fa di tutto perentrarci". Elisabetta è l'ultima delle grandi madridel popolo della promessa ed anche, proprionella sua maternità in concomitanza con quelladella Madre Vergine Maria, è la prefiguratricedella missione del figlio, il Battista, precursoredel Cristo dei tempi nuovi.

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Sempre meglio che lavorareSarah Valtolina

Chissà se tornando a casa tutte le sere a mez-zanotte, quando le vie del centro sono pratica-mente deserte e solo qualche coppietta neapprofitta per una romantica passeggiata tra lestrade intorno al duomo; chissà se mentreentra in casa senza far rumore, e apre il frigo-rifero per cercare di mettere insieme una cenalast minute; chissà se anche in quei momentipensa che il mestiere del giornalista sia meglioche lavorare.Mutuando un celebre aforisma del grandeinviato Luigi Barzini jr, ("Il mestiere del gior-nalista è difficile, carico di responsabilità, conorari lunghi, anche notturni e festivi, ma è sem-pre meglio che lavorare"), Michele Brambilla,direttore responsabile dell'informatore parroc-chiale del duomo che avete tra le mani (prova-te a guardare il colophon sulla quarta di coper-tina e vedrete!) e, tra l'altro, anche vicediretto-re de Il Giornale, ha scritto un libro divertentee leggero, scanzonato e curioso, sul mondo delgiornalismo. Una raccolta di aneddoti, storie,consigli e ricordi, collezionati in oltre venticin-que anni di carriera."Sempre meglio che lavorare. Il mestiere delgiornalista" (edizioni Piemme, 218 pagine,14,40 euro) è un libro pensato per chi si ritro-va con un taccuino in mano e un sogno nellatesta: fare il giornalista. Ma anche per chi si èsempre chiesto cosa ci sia dietro le pagine deiquotidiani che tutte le mattine, ancora freschedi stampa, anneriscono le dita dei lettori chefarciscono l'aroma del caffè e della brioche delbar con qualche notizia di sport, e l'ultima sto-riaccia di cronaca. Scorrendo le pagine di Brambilla si scopronopersonaggi mitologici e figure leggendarie: dalmago della cresta al mobbizzato, dallo scara-beo all'innominabile e su tutti, a troneggiareper irritante arroganza e incomprensibile supe-riorità, il grande inviato. Una storia, quella raccontata da Brambilla, cheinizia nella calda estate del 1969, quando ilmondo resta con il fiato sospeso davanti allatelevisione, per assistere allo sbarco sulla Luna."Era una delle notti storiche nella ultramillena-

ria vicenda dell'umanità. Mi sentivo parte diquesta storia perché Luca Goldoni, per me unvero e proprio mito, il papà del mio amicoAlessandro che stava seduto lì vicino a me, eraproprio a Cape Kennedy, come inviato delResto del Carlino. Avevo l'impressione che cifosse anche lui, sulla Luna. Credo che sia scat-tata lì, in quel momento, nell'inconscio, lamolla che anni dopo mi avrebbe fatto dire:anch'io".L'autore parla a ruota libera di vizi e virtù deicronisti di ieri e dei giornalisti di oggi, dellapassione che ti fa consumare le scarpe perandare a caccia di una notizia, e di chi, impigri-to dal tempo, dalla routine o dalla noia, rimaneincollato alla scrivania e al telefono, perché ilfuoco ha ormai smesso di ardere. Un mondomeraviglioso ed effimero, appassionato e tra-volgente. Insomma, davvero, il mestiere piùbello del mondo.

il duomo proposte d’autore

Michele Brambilla Sempre meglio che lavorare. Il mestiere del giornalista2008, 218 pagine, edizioni Piemme

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il duomo notizie in breve

Padre Zimbaldi, missionarionativo della nostra parrocchia, haricevuto un prestigioso riconosci-mento per la sua opera missiona-ria. Pubblichiamo di seguito un branodella sua lettera inviata al GruppoMissionario

Mae Suay, 9 marzo 2008Sono qui in Thailandia da 36 anni e nonè mai successo che l'ambasciata italiana sisia mai sognata di dare onorificenze aitanti missionari italiani che lavorano in

Thailandia. Quest'anno sembra che sisiano accorti che i missionari italiani aiuta-no a diffondere il buon nome dell'Italia nelmondo. Mercoledì 4 marzo, sono stato invi-tato per una cena alla residenza dell'amba-sciatore italiano per la Thailandia, presen-ti il Cardinale di Bangkok, MicheleMichai Kitbunchu e il Nunzio Apostolico,Mons. Salvatore Pennacchio. Dopo la cenal'ambasciatore, a nome del Presidente dellaRepubblica Napolitano, ha conferito l'ono-rificenza di CCaavvaall iiee rree ddeell llaa SSttee ll llaaddeell llaa ss ooll iiddaarr iieettàà II ttaall ii aannaa a cinquemissionari presenti in Thailandia, tre

sacerdoti, tra cui il sottoscritto, e due suore.Ringraziando ho detto che qui inThailandia ci sono stati e ci sono altri mis-sionari che probabilmente sono più merite-voli di tale decorazione. Accettando l'ono-rificenza, l'ho accolta come un riconosci-mento del lavoro fatto da tutti i missionaripresenti in Thailandia.Assicuro a tutti voi la mia preghiera, inparticolare al Gruppo Missionario.

La Comunità Parrocchiale condividequesta gioia con Padre Giovanni e siunisce nella preghiera.

Ci scrivono dalla Thailandia

In occasione della XV giornatainternazionale della famiglia e adistanza di un anno dal Family Day il15 maggio sono state consegnate aRoma un milione 71 mila e 348sottoscrizioni alla petizione per"un fisco a misura difamiglia"(perché il sistema tributa-rio diventi più equo tenendo contodei costi minimi vitali per il manteni-mento dei figli) Al Quirinale la dele-gazione del Forum delleAssociazioni Familiari guidata dalpresidente nazionale GiovanniGiacobbi e dai vice Paola Soave eGiuseppe Barbaro coi presidenti dei

Forum Regionali ha consegnato inumerosi scatoloni pieni di firme.La raccolta è stata operata da 76associazioni nazionali e 128 loca-li, grazie al lavoro gratuito di miglia-ia di famiglie e volontari. Circa 12mila le firme provenienti dalla zonadi Monza e Brianza passate dallasede regionale del Forum a Milano,ma questo dato non è esaustivo per-ché soprattutto le grosse associazio-ni e movimenti hanno inviato senzaspecificare i luoghi di raccolta emolti direttamente a Roma. Ma sentiremo ancora parlare delForum delle Associazioni Familiari

nato nel 1992 stante l'obiettivo diportare all'attenzione del dibattitoculturale e politico italiano la fami-glia come soggetto sociale, non dun-que semplice fatto privato dei singo-li individui. Al Forum nazionale aderiscono 50associazioni dalla Azione Cattolicaall'AGESC, dal MOICA alMovimento per la Vita, dal SIDEFalla Associazione Comunità "PapaGiovanni XXIII e si sono costituiti20 Forum regionali e numerosissimiForum provinciali.

Un fisco a misura di famiglia

Dal giorno 2 maggio è online ilnuovo sito della nostra parrocchia.Da subito ha riscosso un buon suc-cesso di pubblico grazie alla sua gra-fica accattivante ed ai contenuti disicuro interesse.In questo primo mese di vita ha rice-vuto 453 visite da utenti provenientida 25 paesi diversi. L'Italia fa natu-ralmente la parte del leone ma abbia-mo ricevuto contatti da tutta

Europa, America e persino Brasile,Sudafrica e Giappone.Durante questi contatti sono statevisitate ben 4184 pagine con unamedia di 9,27 pagine visionate adogni contatto. Gli utenti hanno tra-scorso in merdia circa 4 minuti con-nessi al nostro sito.Gli utenti sono arrivati principal-mente attraverso motori di ricerca,Google in particolare, o attraverso

contatti diretti. E’ interessante nota-re come anche Wikipedia (sia nellaversione italiana che in quella france-se e inglese) abbia contribuito inmaniera significativa al raggiungi-mento del nostro sito.Risultati incoraggianti, e speriamoche questi dati continuino a miglio-rare. Invitiamo tutti coloro che nonavessero ancora visto il uovo sito adandarci, ne vale la pena!

www.duomomonza.it

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L’albero della vita

ACCOLTI ACCOLTI NELLA NOSTRA COMUNITA’NELLA NOSTRA COMUNITA’

Galimberti Francesca AnnaGalimberti Francesca AnnaRossini Pietro EugenioRossini Pietro EugenioLamberti GiuliaLamberti GiuliaLupis Giovanni DomenicoLupis Giovanni DomenicoDe Mattia MariaDe Mattia MariaMontrasio Niccolò GuglielmoMontrasio Niccolò GuglielmoMonti SofiaMonti Sofia

HANNO FORMATO HANNO FORMATO UNA NUOVA FAMIGLIAUNA NUOVA FAMIGLIA

Merli Francesco con Buffagni SerenaMerli Francesco con Buffagni SerenaFalcini Fabrizio con Selvatico AlessiaFalcini Fabrizio con Selvatico AlessiaAddone Massimo con Pozzoli FedericaAddone Massimo con Pozzoli FedericaCernuschi Marco con Caprotti LauraCernuschi Marco con Caprotti Laura

RITORNATI RITORNATI ALLA CASA DEL PADREALLA CASA DEL PADRE

Sala Natalina CamillaSala Natalina CamillaDe Caprio FrancescoDe Caprio Francesco

Ammalati e accompagnatori saranno alloggiaAmmalati e accompagnatori saranno alloggia--ti presso la casa Salus, gli altri pellegrini presti presso la casa Salus, gli altri pellegrini pres--so un’albergo di categoria super so un’albergo di categoria super

COSTICOSTIAdulti Adulti (Pellegrini, Personale, Ammalati) €. 580(Pellegrini, Personale, Ammalati) €. 580Bambini da 2 a 10 anni €. 528Bambini da 2 a 10 anni €. 528

Possibilità quote per famigliePossibilità quote per famiglie

E' opportuno segnalare la propria adesioneE' opportuno segnalare la propria adesionecon i propri dati e recapito QUANTOcon i propri dati e recapito QUANTOPRIMA alla Segreteria del Duomo o aPRIMA alla Segreteria del Duomo o aVimercatiVimercati

Per ulteriori informazioni è possibile rivolgerPer ulteriori informazioni è possibile rivolger--si alla SOTTOSEZIONE UNITALSI si alla SOTTOSEZIONE UNITALSI tel. 039 388235 tel. 039 388235 oppure a Vimercatioppure a Vimercatitel. 347 7591080tel. 347 7591080

VIAGGIO CULTURALE VIAGGIO CULTURALE E SPIRITUALE IN FRANCIAE SPIRITUALE IN FRANCIA

PARTENZA 26/7 - RITORNO 3/8PARTENZA 26/7 - RITORNO 3/8L'itinerario del viaggio, prevede un percorsoL'itinerario del viaggio, prevede un percorsoinsolito, lontano dai grandi circuiti turistici,insolito, lontano dai grandi circuiti turistici,ma indubbiamente molto ricco dal punto dima indubbiamente molto ricco dal punto divista del paesaggio e degli aspettistorico-artivista del paesaggio e degli aspettistorico-arti --stici e spirituali.stici e spirituali.Si toccheranno luoghi di interesse storico eSi toccheranno luoghi di interesse storico ereligioso. religioso. La caratteristica più significativa del viaggio èLa caratteristica più significativa del viaggio èlo stile familiare, la condivisione di momentilo stile familiare, la condivisione di momentidi approfondimento culturale e spirituale, ladi approfondimento culturale e spirituale, lacelebrazione eucaristica quotidiana, il desidecelebrazione eucaristica quotidiana, il deside--rio di incontrare luoghi ma anche persone, dirio di incontrare luoghi ma anche persone, discoprire la ricchezza delle tradizioni, lontaniscoprire la ricchezza delle tradizioni, lontanidalle banalità e dai luoghi comuni.dalle banalità e dai luoghi comuni.Il costo è di euro 880 a persona.Il costo è di euro 880 a persona.Per informazioni più dettagliate rivolgersi allaPer informazioni più dettagliate rivolgersi allasegreteria parrocchiale via tel. 039.389420 osegreteria parrocchiale via tel. 039.389420 oinviando una e-mail a [email protected] una e-mail a [email protected] a [email protected] a [email protected]

RICORDIAMO LE DUERICORDIAMO LE DUEPROPOSTE PARROCHIALIPROPOSTE PARROCHIALI

PER L’ESTATE 2008PER L’ESTATE 2008

PELLEGRINAGGIO PELLEGRINAGGIO PARROCHIALE A LOURDESPARROCHIALE A LOURDES

Il gruppo parrocchiale U.N.I.T.A.L.S.I. propoIl gruppo parrocchiale U.N.I.T.A.L.S.I. propo--ne, in occasione del Giubileo per il 150° dellene, in occasione del Giubileo per il 150° delleapparizioni mariane a Bernardette Soubirousapparizioni mariane a Bernardette Soubirousun pellegrinaggio a Lourdes accompagnati dalun pellegrinaggio a Lourdes accompagnati dalnostro parroco don Silvanonostro parroco don Silvano

Modalità e orari in dettaglio:Modalità e orari in dettaglio:TRENO: partenza 14/9 ritorno 20/9TRENO: partenza 14/9 ritorno 20/9AEREO: partenza 15/9 ritorno 19/9 AEREO: partenza 15/9 ritorno 19/9

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Autorizzazione del Tribunale di Monza3 settembre 1948 - N. 1547 del Reg.

Direttore responsabile: MICHELE BRAMBILLA

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IN CASO DI MANCATO RECAPITO RESTITUIRE AL MITTENTE CHE SI IMPEGNA

A PAGARE IL DIRITTO FISSO DOVUTO