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THE WORLD OF NUMERO 13 15 OTTOBRE 2011 IL CONSULENTE IL CONSULENTE NUMERO 13 15 OTTOBRE 2011 ADALBERTO BERTUCCI Certezza del diritto e diritto alla certezza GIUSEPPE MARINI Elogio dell'evasore fiscale MICHELE REGINA Staff- leasing: spunti e riflessioni operative ANDREA TOMMASINI Stay hungry, stay foolish! Pubblicazione Quindicinale Ufficiale del Consiglio provinciale dell'Ordine dei Consulenti del Lavoro di Roma THE WORLD OF Foto di cliff1066 by Flickr Periodico telematico - Reg. Tribunale di Roma n. 280 del 20 settembre 2011

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ADALBERTO BERTUCCI Certezza del diritto e diritto alla certezza  GIUSEPPE MARINI Elogio dell'evasore fiscale  MICHELE REGINA Staffleasing: spunti e riflessioni operative  ANDREA TOMMASINI Stay hungry, stay foolish!

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NUMERO 13 15 OTTOBRE 2011

IL CONSULENTE

IL CONSULENTE

NUMERO 13 15 OTTOBRE 2011 ADALBERTO BERTUCCI Certezza del diritto e diritto alla certezza

GIUSEPPE MARINI Elogio dell'evasore fiscale MICHELE REGINA Staff-

leasing: spunti e riflessioni operative ANDREA TOMMASINI Stay hungry,

stay foolish!

Pubblicazione Quindicinale Ufficiale del Consiglio provinciale dell'Ordine dei Consulenti del Lavoro di Roma

T H E W O R L D O F

Foto di cliff1066 by Flickr

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NUMERO 13 15 OTTOBRE 2011

Pubblicazione Ufficiale del Consiglio provinciale dell'Ordine dei Consulenti del Lavoro di Roma

I N D I C E

I n F o c u s

R u b r i c h e

Francesco ErnaniPer un rinascimento della musica in Italia

Certezza del diritto e diritto alla certezza

Elogio dell'evasore fiscale4

6

In copertina: omaggio a Steve Jobs, by The World Of Il

Consulente

Giuseppe Marini

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Stay hungry, stay foolish !14

18I misteri di Roma

The World Of Il Consulente al "Run for food" di Andrea Tommasini

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Staff-leasing: spunti e riflessioni operative

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Michele Regina

Adalberto Bertucci

26Pasquinate

Andrea Tommasini

Foto da MirroK by Flickr

Errata Corrige: nell'articolo pubblicato sul numero 12 dal titolo "Novità in materia di contenzioso tributario" il termine del 30/09/2011 deve essere inteso come riferito al 30/09/2012

Una ricetta contro la crisi

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Pasquinate

Una ricetta contro la crisi

Vita nell'Ordine ... Ordine nella Vita

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IL CONSULENTE

E ED D

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I IA A

L LE E

un problema che assilla tutti noi consu-

lenti del lavoro , e più in genera-le tutti i professionisti, è quello della atavica, persistente e insu-perabile incertezza e labilità che pervade il diritto italiano (quello del lavoro in particola-re). E’ un fenomeno che siaccompagna, generalmente, alla contestuale decadenza delle condizioni socio-economiche della società circostante; accadde, ad esempio, nell’età po-st-classica del diritto romano quando, ormai dimenticati i fasti dell’età classica, vi fu, corri-spondentemente al declino dell’impero romano, un deciso scadimento tecnico e stilistico delle fonti del diritto, ormai qua-si esclusivamente appannaggio dell’imperatore.

Anche oggi si assiste ad un vero e proprio proliferare delle fonti di produzione (e di cognizione). Qualunque Ente, Istituzione, Organizzazione o Circolo che sia, si sente oggigiorno in dove-re di emanare una “circolare” su-gli interessi che ne accumunano i partecipanti; così come altri si sentiranno in dovere di citarla a sostegno delle loro ragioni. Ma il male più grande è, ormai, la scarsa leggibilità delle fonti (grandissimo per chi, come noi, è chiamato ad interpretarle). Un

esempio per tutti: il famigerato “articolo 8” della recente “ma-novra” (dl 138) sull quale il giu-dizio meno severo lo ha dato il giuslavorista Ichino: “L’artico-lo 8 della manovra servirà solo agli avvocati”, per sottoli-nearne la intrinseca chiarezza; oppure il “progetto” del contratto omonimo, sul quale pu-re si sono spesi fiumi di inchio-stro, ma che resta, indubitabilmente, un oggetto dai contorni ancora oscuri. O anco-ra il recentissimo “Testo Unico” dell’apprendistato (in 7 artico-li!), intervenuto dopo annose ed inenarrabili sofferenze interpre-tative.

C’è un Giustiniano, o almeno un Corpus iuris, dietro l’angolo ? Al momento non ci pare di ve-derlo.

Ci permettiamo soltanto di far notare che, se la certezza del di-ritto è una sacrosanta esigenza per la legalità di qualsiasi socie-tà moderna, il diritto alla certezza è una sacrosanta esi-genza di coloro che, come noi consulenti, applicano e interpre-tano la norma nella realtà di ogni giorno.

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CERTEZZA DEL DIRITTO E DIRITTO ALLA CERTEZZA

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IL CONSULENTE

Direttore responsabile

Comitato scientifico

Gabriella Di Michele - Aldo Forte - Giuseppe Sigillò

Massara - Pierluigi Matera - Antonio Napolitano - Mauro

Parisi - Vincenzo Scotti - Virginia Zambrano

Antonio Carlo Scacco

Progetto grafico e digitalizzazione

Antonio Carlo Scacco

Editore

NUMERO 13 15 OTTOBR 2011

2

T H E W O R L D O F

Periodico telematico - Reg. Tribunale di Roma n. 280 del 20 settembre 2011 - House Organ del Consiglio provinciale dell'Ordine dei Consulenti del Lavoro di Ro-ma - Pubblicazione quindicinale

Redazione

Eleonora Marzani

Massimiliano Pastore

Daniele Donati

Giuseppe Marini

Andrea Tommasini

Aldo Persi

Ordine dei Consulenti del Lavoro - Consiglio Provinciale di Roma

00145 Roma - via Cristoforo Colombo, 456Tel. 06/89670177 r.a. - Fax 06/86763924 -

Segreteria: [email protected] di Diritto Pubblico - Legge 11-1-

1979 N.12

Per contributi e suggerimenti

Questo numero è stato chiuso in redazione il 14 ottobre 2011

[email protected]

Care amiche, cari amici

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Non si stupiscano i lettori del titolo di questo articolo che, a prima vista, potrebbe appari-re sconcertante e forse, in tempi come questi, un tantino eversivo. “Elogio dell’evasore fiscale” è il titolo di un singolare li-bro, scritto da Leonardo Facco per i tipi di Alberti edi-tore, la cui tesi di fondo è rias-sunta sostanzialmente nel suo sottitolo: se le tasse sono un furto non pagarle è legittima difesa. Non condividiamo que-

sta tesi, anche se il I cahiers de doléances contro l’imposi-zione eccessiva mascherata da esigenza sociale della redi-stribuzione della ricchezza collettiva, nel corso della sto-ria sono stati tanto frequenti quanto autorevoli. Economisti e politici di prim’ordine hanno de-nunciato con forza l’irraziona-lità della “imposizione ottusa”, ossia di quella (teo-rizzata da Charles Adams) che è tale da distruggere la stessa capacità di creare ricchezza. Per citarne solo qualcuno dal libro di Facco: Robert Nozick definiva le imposte «una forma di la-voro forzato» paragonabi-

le alla schiavitù, Murray Rothbard : «Cos'è la tassazio-ne se non un furto su scala gi-gantesca e incontrollata?», George Harrison: ”«Dietro alla maschera della de-mocrazia e del bene pubblico vi è solo un crimi-nale vincente che è riusci-

Giuseppe Marini

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ELOGIO DELL'EVASORE

FISCALEMolti insigni filo-sofi ed economisti hanno denunciato l'irrazionalità della cd. "imposizione ottusa"

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Air Trafic Control Foto di Pensiero by Flick

to a conquistare il centro della scena». Eppure, anche se non ci sentiamo di appartenere alla categoria di coloro che credo-no che lo Stato sia il grande inganno attraverso il quale tutti cercano di vivere alle spalle di tutti gli altri (Ba-stiat), qualche riflessione si impone. Quando si dice che l’evasio-ne fiscale (inclusa quella pre-videnziale) in Italia equivale a 100 miliardi di euro

sottratti alle casse dello stato (dati della Cgia di

Mestre), ossia sottratti alla ricchezza naziona-

le, si dice una cosa completamente ve-

ra? Prendiamo il caso del di-

pendente che svolge

in nero un secondo lavoro non versando le relative impo-ste. Ebbene quelle imposte non versate, in ipotesi impie-gate per acquistare beni di consumo (vestiti per i propri figli, un nuovo computer ec.), non concorrono forse all’incremento della ricchezza nazionale (l’acqui-sto di un computer nuovo arricchisce il commerciante che lo vende, il fabbricante che lo fornisce al commerciante, gli operai che lavorano per il fabbricante ec.)? Viceversa se quelle imposte – regolarmente versate - fossero state impie-gate per istituire e finanziare nuovi ostacoli burocratici al commercio, l’effetto finale sulla ricchezza del Paese sa-rebbe stata maggiore o mino-re?Il problema fondamentale della nostra economia non è tanto quello della distribuzio-ne della ricchezza, quanto del suo impiego o meglio, del suo mancato impiego. La spesa pubblica non è sempre il modo più efficiente di allocare risorse. Si pensi al servizio sanitario nazionale che assorbe oltre 110 mi-

liardi di euro: si tratta di ri-sorse che vengono

conteggiate interamente nel reddito nazionale.

Ma tutti sanno che, in realtà, ciascun

italiano per rice-vere una assi-

stenza sanitaria ade-

guata deve rivolgersi ai pri-vati: dunque per uno stesso servizio, il servizio sanitario, il cittadino paga 2 volte ed entrambe le spese entrano nelle statistiche ufficiali. Questo significherebbe, co-me è stato fatto notare da alcuni ( Martino), che la vera ricchezza nazionale è assai inferiore a quella ufficiale ( e quindi il livello di tassazione assai maggiore di quello uffi-cialmente stimato). Infine una citazione (1922) dal grande economista Maffeo Pantaleoni: «Qua-lunque imbecille può inventa-re e imporre tasse. L'abilità consiste nel ridurre le spese, dando nondimeno servizi efficienti, corrispondenti all'importo delle tasse; fissa-re le tasse in modo che non ostacolino la produzione e il commercio o per lo meno che lo danneggino il meno possibile». Parole di quasi un secolo orsono, ma drammatica-mente attuali.

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STAFF LEASING: SPUNTI E

RIFLESSIONI OPERATIVE

La somministrazione di lavo-ro a tempo indeterminato è ammessa:- per servizi di consu-lenza e assistenza nel settore informatico, compresa la pro-gettazione e manutenzione di reti intranet ed extranet, siti internet, sistemi informatici, sviluppo di software applicati-vo, caricamento dati;- per servizi di pulizia, cu-stodia, portineria;- per servizi, da e per lo stabilimento, di trasporto di persone e di trasporto e movi-

mentazione di macchinari e merci;- per la gestione di biblio-teche, parchi, musei, archivi, ma-gazzini, nonché servizi di economato;- per attività di consu-

lenza direzionale, assistenza alla certificazione, pro-grammazione delle risorse, sviluppo organizzativo e cambiamento, gestione del personale, ricerca e selezio-ne del personale;- per attività di marke-ting, analisi di mercato, organizzazione della funzio-ne commerciale;- per la gestione di call-center, nonché per l'avvio di nuove iniziative imprendito-riali nelle aree Obiettivo 1 di cui al regolamento (CE) n. 1260/1999 del Consiglio,

del 21 giugno 1999, recante disposizioni generali sui Fondi strutturali;- per costruzioni edilizie all'interno degli stabilimenti, per installazioni o smontaggio di impianti e macchinari, per

Lo staff leasing de-ve essere tale da non ingenerare so-luzioni elusive – se non evasive – della legge.

Michele Regina (*)

(*) Consulente del lavoro e Direttore generale di Tempor s.p.a.

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Foto di basheertome by Flick

particolari attività produttive, con specifico riferimento all'edili-zia e alla cantieristica navale, le quali richiedano più fasi successi-ve di lavorazione, l'impiego di manodopera diversa per specia-lizzazione da quella normalmente impiegata nell'impresa;- in tutti gli altri casi previ-sti dai contratti collettivi di lavo-ro nazionali, territoriali o aziendali stipulati da associazio-ni dei datori e prestatori di lavo-ro comparativamente più rappresentative;- in tutti i settori produtti-vi, pubblici e privati, per l'esecu-zione di servizi di cura e assistenza alla persona e di soste-gno alla famiglia (art. 20, comma 3, D.Lgs. n. 276/2003).La somministrazione di lavoro a tempo determinato, invece, è ammessa a fronte di ragioni di ca-rattere tecnico, produttivo, orga-nizzativo o sostitutivo, riferibili non solo ad esigenze di natura eccezionale ma anche all'ordina-ria attività dell'utilizzatore (art. 20, comma 4, D.Lgs. n. 276 del 2003) e nel rispetto dei contingentamenti previsti dai CCNL degli utilizzatori. Tale ulti-mo obbligo non è previsto nello staff leasing.

Il lavoratore temporaneo, a pre-scindere dalla tipologia del contratto commerciale con l'uti-lizzatore (a termine o a tempo indeterminato – c.d. staff lea-sing), può essere assunto o a tempo determinato dall'Agenzia (ai sensi del D.lgs. 368/2001 e smi) o a tempo indeterminato.Nella seconda ipotesi il lavorato-re può essere inviato sia in mis-sioni di carattere temporaneo

(per le fattispecie previste dal comma 4 cit) presso l'Utilizzato-re, ovvero in staff leasing per le tipologie suindicate previste dal comma 3 dell'art. 20 del D.lgs. 276/2003. Il rapporto può essere anche convertito a tempo indetermi-nato dall'Agenzia nel corso del medesimo.La somministrazione , sia essa a termine ovvero a tempo inde-terminato - c.d. staff leasing -, deve essere attuata nel rispetto della legge e dei contratti . Entrambe sono sanzionate per le fattispecie previste dagli art. 27 e 28 del D.lgs 276/2003 (sommi-nistrazione irregolare o fraudo-

lenta) quando vi siano inadempienti rispetto alle normative di legge e contratti . I lavoratori temporanei , sia a termine che a tempo indetermi-nato , non rientrano nei numeri di legge e di contratti per alcune fattispecie (art. 18, disabili ,etc), con esclusione delle normativa sulla sicurezza ed igiene sui luo-ghi di lavoro.Lo staff leasing può essere una soluzione alla gestione di flessibi-lità dell’impresa ma deve essere modulato in modo tale da non ingenerare soluzioni elusive – se non evasive – della norma di

legge.In particolare bisogna stare molto attenti ai divieti posti da-gli artt. 27 e 28 del Dlgs 276/2003[1].

In effetti un utilizzo che non tenga conto di quanto indicato dalla normativa può ingenerare per converso non soluzioni ai problemi di flessibilità delle imprese , quanto piuttosto pro-blemi seri per gli utilizzatori e gli stessi somministratori.[2]

In particolare la normativa puni-sce – penalmente- l’utilizzo dell’istituto quando questo sia posto in essere per aggirare, più o meno artatamente, norme di legge e/o di contratto ( art. 28) .Ciò, ad avviso di chi scrive, si pone come problema in partico-lare quando una legge (come il D.lgs. 368 del 2001) o un contratto collettivo , come quello ad esempio dei me-talmeccanici o delle ApL norma-no a favore dei lavoratori la disciplina della trasformazione del rapporto da tempo determi-nato a tempo indeterminato per effetto del decorso del tempo ed in funzione di uno o più contratti con lo stesso lavoratore .Non si può mai in sostanza cercare una soluzione alternati-va per eludere una norma di legge.Verrebbe in soccorso della di-versa tesi, a parere di chi scrive, l’art. 8 del recente DL 138 del 2011, convertito con modifiche nella L.148 del 2011 ed in GU-RI del 16.9.2011.Ma occorrerà verificare prima la fortuna di tale nuova norma , che in sé è qualitativamente

La legge prevede sanzioni per l'utilizzo illecito dell'istituto

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importante in quanto la contratta-zione c.d. di prossimità potrebbe disciplinare con accordi sindaca-li anche in sede aziendale un di-verso utilizzo dell’istituto se volto a migliorare l’occupazione in sede aziendale.Invero il decorso parlamentare dell’iter di conversione ha rivi-sto tale articolo 8 rendendolo, a parere di chi scrive , più rigido e rispettoso dell’Accordo Interconfedrale del 28.6.20 ( che a sua volta è stato ratificato defi-nitvamente il 21.9.2011) : non foss’altro perché la RSA , ove presente, deve muoveris di inte-sa con le associazioni territoriali .Ma è proprio l’Accordo citato , ratificato di recente, che impe-gna le parti a seguire la discipli-na dell’accordo medesimo in luogo di vie legali , quali po-trebbero essere quelle offerte dal più volte citato art. 8 .E’ appena il caso di ricordare pe-rò che ben prima del DL 138 ci-tato è la stessa norma dell’art. 20 del D.lgs 276 che pone per lo staff leasing un utilizzo discipli-nato in deroga dalla contrattazio-ne territoriale o aziendale “in tutti gli altri casi previsti appunto dai contratti collettivi di lavoro nazionali, territoriali o aziendali stipulati da associazio-ni dei datori e prestatori di lavo-ro comparativamente più rappresentative “.Pertanto l’analisi dell’utilizzo della somministrazione , sia essa termine che a tempo indetermi-nato , non può prescindere da un’attenta ed accurata verifica delle condizioni di utilizzo dell’istituto : in particolare biso-gnerà attentamente vagliare l’esi-stenza delle condizioni previste dalla normativa ( art. 20 ,commi 3 e 4 , del Dlgs 276/2003).

Non si può in sostanza proporre la somministrazione senza verifi-care puntualmente le causali di utilizzo, a meno che non si ri-corra alle residuali ipotesi previ-ste dalla legge finanziaria del 2010 per la somministrazione di lavoratori in mobilità (c.d. acasua-lità).

Pertanto diverse soluzioni di uti-lizzo dello staff leasing, laddove le causali legali citate in premes-sa non siano d’aiuto , possono es-sere attuate ricorrendo alla norma stessa del citato art. 20 con soluzioni contrattate a li-

vello aziendale .La soluzione di assumere l’interi-nale a tempo indeterminato per una somministrazione a termine non può essere vista come una so-luzione al problema rispetto ad un’aspettativa di maggiore flessi-bilità rispetto ai vincoli del CCNL ovvero della legge : in effetti tale somministrazione di la-voratori soggiace sempre alla rigi-dità della norma dell’art. 20, comma 4. Ciò anche in considera-zione del fatto che l’utilizzo di ta-le strumento non aiuta a superare le c.d. percentuali di contingentamento, ove previste dalla contrattazione, né le causali di utilizzo, che si ri-corda nel caso della sommini-

strazione a termine non possono avere una efficacia ed uno svolgersi strutturali.Ciò ,nel rispetto delle normativa e della contrattazione collettiva- anche territoriale o aziendale- può essere risolto con lo staff leasing che consente un’utilizzo senza tener conto delle percentuali, assumendo il lavo-ratore temporaneo anche con rapporto a tempo indeterminato e con i benefici di non computa-bilità dello stesso nell’organico dell’utilizzatore, fatta salva la normativa sulla sicurezza nei luoghi di lavoro.

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[1] EstrattoArt. 27(Somministrazione irregolare)

1. Quando la somministrazione di lavo-ro avvenga al di fuori dei limiti e delle condizioni di cui agli articoli 20 e 21, comma 1, lettere a), b), c), d) ed e), il lavoratore può chiedere, mediante ri-corso giudiziale a norma dell'articolo 414 del codice di procedura civile, no-tificato anche soltanto al soggetto che ne ha utilizzato la prestazione, la costi-tuzione di un rapporto di lavoro alle di-pendenze di quest'ultimo, con effetto dall'inizio della somministrazione.2. Nelle ipotesi di cui al comma 1 tutti i pagamenti effettuati dal sommini-stratore, a titolo retributivo o di contri-buzione previdenziale, valgono a liberare il soggetto che ne ha effettiva-mente utilizzato la prestazione dal debi-to corrispondente fino a concorrenza della somma effettivamente pagata. Tutti gli atti compiuti dal sommini-stratore per la costituzione o la gestio-ne del rapporto, per il periodo durante il quale la somministrazione ha avuto luogo, si intendono come compiuti dal

Non si può proporre la somministrazio-ne senza una previa verifica delle causali di utilizzo

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IL CONSULENTE

soggetto che ne ha effettivamente uti-lizzato la prestazione.3. Ai fini della valutazione delle ragioni di cui all'articolo 20, commi 3 e 4, che consentono la somministrazione di lavo-ro il controllo giudiziale è limitato esclu-sivamente, in conformità ai principi generali dell'ordinamento, all'accerta-mento della esistenza delle ragioni che la giustificano e non può essere esteso fi-no al punto di sindacare nel merito valu-tazioni e scelte tecniche, organizzative o produttive che spettano all'utilizzato-re.---------N.B.: Articolo abolito dall'art. 1, comma 46, L. 24 dicembre 2007, n. 247 a decorrere dal 1º gennaio 2008 limi-tatamente al contratto di somministra-zione a tempo indeterminato, a sua volta abrogato dall'art. 2, comma 143, L. 23 dicembre 2009, n. 191. A norma dell'art. 2, comma 143 della medesima L. n. 191/2009 le disposizioni del pre-sente articolo trovano nuovamente appli-cazione a decorrere dal 1º gennaio 2010.

Art. 28(Somministrazione fraudolenta)

1. Ferme restando le sanzioni di cui all'articolo 18, quando la somministra-zione di lavoro è posta in essere con la specifica finalità di eludere norme inde-rogabili di legge o di contratto colletti-vo applicato al lavoratore, somministratore e utilizzatore sono puni-ti con una ammenda di 20 euro per cia-scun lavoratore coinvolto e ciascun giorno di somministrazione.---------N.B.: Articolo abolito dall'art. 1, comma 46, L. 24 dicembre 2007, n. 247 a decorrere dal 1º gennaio 2008 limi-tatamente al contratto di somministra-zione a tempo indeterminato, a sua volta abrogato dall'art. 2, comma 143, L. 23 dicembre 2009, n. 191. A norma dell'art. 2, comma 143 della medesima

L. n. 191/2009 le disposizioni del pre-sente articolo trovano nuovamente appli-cazione a decorrere dal 1º gennaio 2010.

[2] Art. 18(Sanzioni) (*)

1. L'esercizio non autorizzato delle atti-vità di cui all'articolo 4, comma 1, lette-re a) e b), è punito con la pena dell'ammenda di euro 50 per ogni lavo-ratore occupato e per ogni giornata di lavoro. Se vi è sfruttamento dei minori, la pena è dell'arresto fino a diciotto me-si e l'ammenda è aumentata fino al se-stuplo. L'esercizio non autorizzato delle attività di cui all'articolo 4, comma 1, lettera c), è punito con la pena dell'arre-sto fino a sei mesi e dell'ammenda da eu-ro 1500 a euro 7500. Se non vi è scopo di lucro, la pena è dell'ammenda da eu-ro 500 a euro 2500. Se vi è sfrutta-mento dei minori, la pena è dell'arresto fino a diciotto mesi e l'ammenda è au-mentata fino al sestuplo. L'esercizio non autorizzato delle attività di cui all'articolo 4, comma 1, lettere d) ed e), è punito con l'ammenda da euro 750 ad euro 3750. Se non vi è scopo di lucro, la pena è dell'ammenda da euro 250 a euro 1250. Nel caso di condanna, è disposta, in ogni caso, la confisca del mezzo di trasporto eventualmente adope-rato per l'esercizio delle attività di cui al presente comma (1).2. Nei confronti dell'utilizzatore che ri-corra alla somministrazione di prestato-ri di lavoro da parte di soggetti diversi da quelli di cui all'articolo 4, comma 1, lettera a), ovvero da parte di soggetti di-versi da quelli di cui all'articolo 4, comma 1, lettera b), o comunque al di fuori dei limiti ivi previsti, si applica la pena dell'ammenda di euro 50 per ogni lavoratore occupato e per ogni giornata di occupazione. Se vi è sfrutta-mento dei minori, la pena è dell'arresto fino a diciotto mesi e l'ammenda è au-mentata fino al sestuplo (2).

3. La violazione degli obblighi e dei di-vieti di cui all'articolo 20, commi 3, 4 e 5, e articolo 21, commi 1 e 2, nonchè, per il solo somministratore, la violazio-ne del disposto di cui al comma 3 del medesimo articolo 21, è punita con la sanzione amministrativa pecuniaria da euro 250 a euro 1.250 (3).4. Fatte salve le ipotesi di cui all'artico-lo 11, comma 2, chi esiga o comunque percepisca compensi da parte del lavo-ratore per avviarlo a prestazioni di la-voro oggetto di somministrazione è punito con la pena alternativa dell'arre-sto non superiore ad un anno o dell'ammenda da euro 2.500 a euro 6.000. In aggiunta alla sanzione penale è disposta la cancellazione dall'albo.5. In caso di violazione dell'articolo 10 trovano applicazione le disposizioni di cui all'articolo 38 della legge 20 maggio 1970, n. 300, nonchè nei casi più gravi, l'autorità competente proce-de alla sospensione della autorizzazio-ne di cui all'articolo 4. In ipotesi di recidiva viene revocata l'autorizzazione.5-bis. Nei casi di appalto privo dei re-quisiti di cui all'articolo 29, comma 1, e di distacco privo dei requisiti di cui all'articolo 30, comma 1, l'utilizzatore e il somministratore sono puniti con la pena della ammenda di euro 50 per ogni lavoratore occupato e per ogni giornata di occupazione. Se vi è sfrutta-mento dei minori, la pena è dell'arresto fino a diciotto mesi e l'ammenda è au-mentata fino al sestuplo (4).6. Entro sei mesi dalla data di entrata in vigore del presente decreto, il Mini-stro del lavoro e delle politiche sociali dispone, con proprio decreto, criteri interpretativi certi per la definizione delle varie forme di contenzioso in atto riferite al pregresso regime in materia di intermediazione e interposizione nei rapporti di lavoro

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Pubblicazione Ufficiale del Consiglio provinciale dell'Ordine dei Consulenti del Lavoro di Roma10

La rimessione in termini: art. 184 bis c.p.c. (abrogato); art. 153 comma 2 c.p.c.

L’ultimo intervento della ri-forma del Codice di procedura ci-vile, attuato dalla L. 69 del 18.06.2009, ha abrogato l'art. 184 - bis c.p.c. creando un nuo-vo assetto generale per l’istituto della rimessione in termini, ora collocato, con contenuto presso-ché identico, nell'art. 153 comma 2 c.p.c..

L’art. 184 bis prevedeva che “la parte che dimostra di essere

incorsa in decadenze per cause ad essa non imputabili può chie-dere al giudice istruttore di esse-re rimessa in termini” ; attualmente la stessa disposizio-ne è contenuta nell’art. 153 comma 2, rubricato “improroga-bilità dei termini perentori”.

A seguito della riforma, la norma è stata trasferita, quindi, nel libro I delle disposizioni ge-nerali del Codice di procedura Civile.

In sostanza la ratio della norma consente al giudice di restituire alla parte incolpevole quella fa-coltà processuale che per il de-corso del termine essa aveva perduto; la valenza d’istituto pro-cessuale, dunque, non è più

circoscritta, come accadeva nel vigore dell’abrogato art. 184-bis, ai soli termini di trattazione della causa nel giudizio di pri-mo grado, ma d’ora in poi este-sa anche ai poteri processuali esterni allo svolgimento del giu-dizio, come quello di impugna-re o di proseguire o di riassumere il giudizio. La parte dovrà allegare i fatti che hanno comportato e determinato la de-cadenza dando prova della loro non imputabilità.

La rimessione in termini nel processo tributario.

Il processo tributario regolato dal DPR 546/92 chiarisce subi-to all’art. 1 che “i giudici tribu-tari applicano le norme del

Maurizio Villani (*)

RIMESSIONE IN TERMINI E

CONTENZIOSO TRIBUTARIO

(*) Avvocato in Lecce

La norma consente di restituire alla parte incolpevole quella fa-coltà processuale che per il decorso del termine aveva perdu-to

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presente decreto e, per quanto da esse non disposto e con es-se compatibili, le norme del codice di procedura civile”.

Stante la disposizione d’apertu-ra, risulta evidente la significati-va evoluzione processuale che configura una vera e propria safe-ty zone per tutti quei casi in cui “le decadenze non sono imputa-bili alla parte”.

Opportuno chiarire che l’impianto legislativo attuale pre-vede che il comportamento atti-vo della parte costituisce inequivocabilmente un’iniziati-va per la tutela del proprio inte-resse e, pertanto, la sua inattività potrebbe, ambigua-mente, essere figlia sì della vo-lontà di abbandonare l’azione, ma anche dell’intervento di un fatto ad essa non imputabile che impedisce di fatto l’azione stes-sa (ad esempio quando nel caso di un avviso di accertamento, il contribuente non sia reso edotto della presenza di tale atto o me-diante una notifica nulla o me-diante l’inattività del difensore che non predisponga nessun atto difensivo a contrastare le pretese erariali).

Fino ad oggi, a causa della collo-cazione della norma – valevole per i soli processi di cognizione e in fase di trattazione del giudi-zio di primo grado – non vi era una facile ed esplicita riconosci-bilità del disposto normativo in ambito tributario, stante l’esclusi-vità del contenuto e la conse-guente applicazione.

Il principio sotteso dell’”impro-rogabilità dei termini perentori” ha sempre riguardato, fino ad

oggi, le parti, a prescindere dal ti-po di “colpa” configuratasi; colpa intesa come inattività pu-ra e semplice, qualunque ragio-ne od omissione sottesa presente.

A seguito della riforma del 2009, e dunque della “deroga” del comma 2 dell’art 153 relati-va all’improrogabilità dei termi-ni, si è collaudato il processo di generalizzazione dell’istituto della rimessione in termini attra-verso cui vediamo il passaggio dal sistema fondato sulla regola generale dell’autoresponsabilità da decadenza di tipo “oggetti-vo”, al sistema dell’autoresponsa-

bilità da decadenza sul fondamento della colpa, di tipo quindi soggettivo (cd. autore-sponsabilità “colposa”). Occorre precisare, come autore-vole dottrina esprime (Caponi -La rimessione in termini nel pro-cesso civile, Milano, 1996) che il concetto di “autoresponsabili-tà” – e non di “responsabilità” – evidenzia che il comportamento del soggetto non viola alcun do-vere verso gli altri ed è fina-lizzato a realizzare interessi propri del soggetto.

La distinzione è nel fatto che ove la legge non concedesse

alcuna possibilità di neutralizza-re le conseguenze pregiudizie-voli dell’intervento di un impedimento, l’eventuale deca-denza del potere verrebbe impu-tata alla parte sia che l’impedimento sia dovuto a sua colpa, sia che esso sia incolpe-vole. Ove invece questa possibi-lità viene concessa, è aperta la strada verso l’autoresponsabili-tà su fondamento colposo (con la conseguente dimostrazione della parte valutata dal giudice caso per caso).Ciò comporta che d’ora in poi sarà affidato al giudice il compi-to di trovare, di volta in volta e nel caso concreto, il giusto equi-librio tra l’effettività del diritto alla difesa della parte che invo-ca la rimessione e, a contrario, la sua improrogabilità.

L’effetto di questa modificazio-ne nel processo tributario è ancora tutto da vagliare e da sperimentare attentamente, però già dal 2008, giurisprudenza di Cassazione cominciava ad appoggiare la teoria della soggettività dell’autoresponsabi-lità, da verificarsi ad hoc (sentenza n. 3006 dell’8 febbra-io 2008). In buona sostanza, per la Corte di Cassazione il giudi-ce tributario può temperare il ri-gore della previsione di un termine di decadenza ove ri-tenga che l'errore in cui è incorso il ricorrente possa esse-re ritenuto scusabile ossia non imputabile alla parte. La rimes-sione in termini deroga il princi-pio di perentorietà del termine per ricorrere e il suo conse-guente effetto di decadenza, cui è collegato il mancato rispetto del termine stesso; costituisce, così, un rimedio avverso l'irrice-

L'effetto della rimessione nel processo tributario è tutta da vagliare

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vibilità del ricorso tardivo.

Con la riforma assistiamo ad una forte attenuazione dell’inde-rogabilità dei termini, consentendo così alla parte che sia incorsa in decadenze per cau-se a lui non imputabili di essere rimessa in termini.

Una delle prime decisioni della giurisprudenza di merito in tema di applicabilità della rimessione in termini nel processo tributario è l’ordinanza n. 125 del 15.10.2010 con cui la CTP di Ba-ri ha ritenuto compatibile con il rito tributario l’istituto processua-le civilistico della rimessione dei termini previsto dall’art. 153, comma 2, c.p.c..

Attraverso l’ordinanza de quo, è stato, infatti, deciso che in pre-senza di un impedimento deri-vante da causa di forza maggiore, quale un periodo di ri-poso forzato a letto, la parte può essere rimessa nei termini per compiere l’atto, anche se questo era previsto a pena di deca-denza, qualora sia in grado di di-mostrare che l’inadempimento deriva da una causa a lui non imputabile.

L’impedimento derivante da cau-sa di forza maggiore, che il giudi-ce tributario deve vagliare caso per caso, può essere costituito, come nel caso della recentissima ordinanza della CTP di Lecce n. 377/1/2011, anche da una inattivi-tà processuale radicata nella “imperizia” del difensore (fatti-specie ormai frequentissima) che “pone in essere atti o gesti di una mente turbata e sconvolta, sicchè assolutamente

irresponsabile”.

Nel caso di specie, infatti, lo spi-rare dei termini per il contenzio-so non poteva essere rispettato dal difensore, deceduto a causa di un insano gesto posto da lui in essere. Nello specifico, il contribuente si vedeva notificare una cartella di pagamento dopo aver affidato l’incarico al pro-prio difensore a seguito dell’avvi-so di accertamento correttamente pervenutogli. Ini-zialmente l’ufficio delle Entrate invitava il contribuente al paga-mento suggerendo, in un mo-mento successivo, la rivalsa sugli eredi del proprio difensore;

il contribuente, preso atto della presa di posizione dell’ufficio, dando incarico ad altro difenso-re proponeva ricorso avverso la cartella di pagamento chiedendo in via preliminare la rimessione in termini per impugnare l’accertamento originario.

Il giudice, dopo aver accertato che la decadenza in cui era incorso il contribuente era per una causa ad esso non imputabi-le – l’insano gesto del difensore -valutata irrilevante la pro-spettata azione di rivalsa nei confronti degli eredi del difenso-

re, concedeva la rimessione in termini, in piena applicazione delle disposizioni normative della L. 69/2009, avvalorando, così, la presenza della norma che regola l’istituto della rimes-sione in termini come istituto processuale di carattere genera-le, come tale estendibile al pro-cesso tributario.

Pertanto, nella materia tributaria la forza maggiore o il caso fortuito possono verificarsi al di fuori del procedimento giudizia-le (prima che il processo sia ancora instaurato) ovvero posso-no riferirsi a decadenze legate ai termini per l'instaurazione del processo o al giudizio d'impu-gnazione; così, anche nell'ordi-namento tributario processuale è configurabile il principio se-condo cui gli effetti preclusivi non possono prodursi in modo definitivo, quando la parte si sia trovata per forza maggiore o ca-so fortuito in circostanze impedi-tive dell'esercizio del potere.

Nella materia tributa-ria la forza maggiore o il caso fortuito pos-sono verificarsi al di fuori del procedi-mento giudiziale

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Il 5 ottobre 2011 a Palo Alto ci ha lasciati pre-maturamente all’età di 56 anni, Steven Paul Jobs, noto al mondo semplicemente come Ste-ve Jobs. Nato a San Francisco il 24 febbraio 1955 è stato un imprenditore, informatico ed inventore statunitense.Cofondatore di Apple Inc., di cui è stato Amministratore Delegato fino al 24 agosto 2011, quando si è dimesso da CEO per diveni-re Presidente del Consiglio di Amministrazio-ne. Former proprietario di NeXT Computer e AD di Pixar prima che fossero poi acquisite dalla Disney, è stato inoltre membro del CdA della Disney, della quale era anche il maggior azionista.La Sua ascesa alla conoscenza ed all’immagi-nario collettivo si ascrive all’aver introdotto al grande pubblico il primo personal compu-ter (Apple II) e prodotti di successo come iPod, iPhone e iPad, che ormai sono compa-gni della vita quotidiana di molti di noi.A lui è dovuta anche la potente intuizione sulle potenzialità del mouse e dell'interfaccia ad icone presenti sullo Xerox Star creando Macintosh. Fu classificato primo tra i 25 uomini d'affari più potenti per il 2007 da Fortune e personali-

tà dell'anno 2010 dal Financial Times.Le Sue geniali intuizioni ed invenzioni sono state accompagnate ad un certo punto della sua vita, dal raccogliere la sfida e le contesta-zioni di Green Peace relativamente all’impie-go di sostanze tossiche nella costruzione dei suoi computer ed apparati, intuendo ancora una volta che quello che poteva sembrare po-co facile era in realtà un’ulteriore occasione di miglioramento e conquista di nuove quote di mercato. Jobs ha chiaramente compreso quanto contasse che Apple fosse la prima a farlo", scrive Greenpeace. Per questo Jobs era "un

degno avversario, un prezioso alleato". Era importante per Lui che la Apple potesse essere la prima

STAY HUNGRY,

STAY FOOLISH!Andrea Tommasini

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a farlo e così fu. Steve Jobs lascia infatti alle Sue spalle un'azienda più verde: "Nel 2008 la Apple ha prodotto i primi computer pratica-mente liberi da PVC e BFRs”, con grande soddisfazione e buon esempio poi seguito anche dalle altre industrie informatiche. Spesso accade nella storia della vi-ta, cio’ che riguarda miliardi di

persone e che ha già cambiato o sta per cambiare il mondo, può es-sere interamente contenuto anche nel preciso lasso spazio-tempora-le di un discorso. Si pensi ai discorsi significativi ed “eterni” della storia dell’umanitò come “I have a dream” di Martin Luther King, “Ich bin ein Berliner” di Kennedy, od il discorso a Chica-

go di Barack Obama neo-eletto Presidente degli Stati Uniti d’America, per poter aggiungere alla preziosa lista anche quello che “Mr Apple” pronunciò di fronte ai neolaureati di Stanford il 12 giugno del 2005 che pubbli-chiamo quasi integralmente ad eterna memoria.

“Sono onorato di essere qui con voi oggi, nel giorno della vostra laurea presso una delle migliori università del mondo. Io non mi sono mai laureato. A dir la verità, questa è l’occasione in cui mi sono di più avvicinato ad un conferimento di titolo accademico. Oggi voglio raccontarvi tre episodi della mia vita. Tutto qui, nulla di speciale. Solo tre storie.La prima storia parla di “unire i puntini”. Ho abbandonato gli studi al Reed College dopo sei mesi, ma vi sono rimasto come imbucato per altri diciotto mesi, prima di lasciarlo definitivamente. Allora perchè ho smesso?........Non era tutto così romantico al tempo. Non avevo una stanza nel dormitorio, perciò dormivo sul pavimento delle camere dei miei amici; portavo indietro i vuoti delle bottiglie di coca-cola per raccogliere quei cinque cent di deposito che mi avrebbero permesso di comprarmi da mangiare; ogni domenica camminavo per sette miglia attraverso la città per avere l’unico pasto decente nella settimana presso il tempio Hare Krishna. Ma mi piaceva. Gran parte delle cose che trovai sulla mia strada per caso o grazie all’intuizione in quel periodo si so-no rivelate inestimabili più avanti. Lasciate che vi faccia un esempio: il Reed College a quel tempo offriva pro-babilmente i migliori corsi di calligrafia del paese. Nel campus ogni poster, ogni etichetta su ogni cassetto, erano scritti in splendida calligrafia. Siccome avevo abbandonato i miei studi ‘ufficiali’e pertanto non dovevo seguire le classi da piano studi, decisi di seguire un corso di calligrafia per imparare come riprodurre quanto di bello visto là attorno. Ho imparato dei caratteri serif e sans serif, a come variare la spaziatura tra differenti combinazioni di lettere, e che cosa rende la migliore tipografia così grande. Era bellissimo, antico e così artisti-camente delicato che la scienza non avrebbe potuto ‘catturarlo’, e trovavo ciò affascinante.Nulla di tutto questo sembrava avere speranza di applicazione pratica nella mia vita, ma dieci anni dopo, quando stavamo progettando il primo computer Machintosh, mi tornò utile. Progettammo così il Mac: era il primo computer dalla bella tipografia. Se non avessi abbandonato gli studi, il Mac non avrebbe avuto multipli caratteri e font spazialmente proporzionate. E se Windows non avesse copiato il Mac, nessun personal compu-ter ora le avrebbe. Se non avessi abbandonato, se non fossi incappato in quel corso di calligrafia, i computer oggi non avrebbero quella splendida tipografia che ora possiedono. Certamente non era possibile all’epoca ‘unire i puntini’e avere un quadro di cosa sarebbe successo, ma tutto diventò molto chiaro guardandosi alle spalle dieci anni dopo. Vi ripeto, non potete sperare di unire i puntini guardando avanti, potete farlo solo guardandovi alle spalle: dovete quindi avere fiducia che, nel futuro, i puntini che ora vi paiono senza senso pos-sano in qualche modo unirsi nel futuro. Dovete credere in qualcosa: il vostro ombelico, il vostro karma, la vo-stra vita, il vostro destino, chiamatelo come volete... questo approccio non mi ha mai lasciato a terra, e ha fatto la differenza nella mia vita.La mia seconda storia parla di amore e di perdita.Fui molto fortunato - ho trovato cosa mi piacesse fare nella vita piuttosto in fretta. Io e Woz fondammo la Apple nel garage dei miei genitori quando avevo appena vent’anni. Abbiamo lavorato duro, e in dieci anni Apple è cresciuta da noi due soli in un garage sino ad una compagnia da due miliardi di dollari con oltre quattromila dipendenti. Avevamo appena rilasciato la nostra migliore creazione - il Macintosh - un anno prima, e avevo appena compiuto trent’anni... quando venni licenziato. Come può una persona essere licenziata da una Società che ha fondato? .... Così a trent’anni ero a spasso. E in maniera plateale. Ciò che aveva focalizzato la mia inte-ra vita adulta non c’era più, e tutto questo fu devastante. ...... Così decisi di ricominciare. ...... Nei cinque anni

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Se non avete ancora trovato ciò che fa per voi, continuate a cercare, non fermatevi

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successivi fondai una Società chiamata NeXT, un’altra chiamata Pixar, e mi innamorai di una splendida ragazza che sarebbe diventata mia moglie. La Pixar produsse il primo film di animazione interamente creato al computer, Toy Story, ed è ora lo studio di animazione di maggior successo nel mondo. In una mirabile successione di accadi-menti, Apple comprò NeXT, ritornai in Apple e la tecnologia che sviluppammo alla NeXT è nel cuore dell’attuale rinascimento di Apple. E io e Laurene abbiamo una splendida famiglia insieme.Sono abbastanza sicuro che niente di tutto questo mi sarebbe accaduto se non fossi stato licenziato dalla Apple. Fu una medicina con un saporaccio, ma presumo che ‘il paziente’ne avesse bisogno. Ogni tanto la vita vi colpi-sce sulla testa con un mattone. Non perdete la fiducia, però. Sono convinto che l’unica cosa che mi ha aiutato ad andare avanti sia stato l’amore per ciò che facevo. Dovete trovare le vostre passioni, e questo è vero tanto per il/la vostro/a findanzato/a che per il vostro lavoro. Il vostro lavoro occuperà una parte rilevante delle vostre vite, e l’unico modo per esserne davvero soddisfatti sarà fare un gran bel lavoro. E l’unico modo di fare un gran bel la-voro è amare quello che fate. Se non avete ancora trovato ciò che fa per voi, continuate a cercare, non fermatevi, come capita per le faccende di cuore, saprete di averlo trovato non appena ce l’avrete davanti. E, come le grandi storie d’amore, diventerà sempre meglio col passare degli anni. Quindi continuate a cercare finché non lo trovate. Non accontentatevi.La mia terza storia parla della morte.Quando avevo diciassette anni, ho letto una citazione che recitava: “Se vivi ogni giorno come se fosse l’ultimo, uno di questi c’avrai azzeccato”. Mi fece una gran impressione, e da quel momento, per i successivi trentatrè anni, mi sono guardato allo specchio ogni giorno e mi sono chiesto: “Se oggi fosse l’ultimo giorno della mia vita, vorrei fare quello che sto per fare oggi?”. E ogni volta che la risposta era “No” per troppi giorni consecutivi, sa-pevo di dover cambiare qualcosa.Ricordare che sarei morto presto è stato lo strumento più utile che abbia mai trovato per aiutarmi nel fare le scelte importanti nella vita. Perché quasi tutto - tutte le aspettative esteriori, l’orgoglio, la paura e l’imbarazzo per il fallimento - sono cose che scivolano via di fronte alla morte, lasciando solamente ciò che è davvero importante. Ricordarvi che state per morire è il miglior modo per evitare la trappola rappresentata dalla convinzione che abbiate qualcosa da perdere. Siete già nudi. Non c’è ragione perché non seguiate il vostro cuore.Un anno fa mi è stato diagnosticato un cancro. ........Nessuno vuole morire. Anche le persone che desiderano andare in paradiso non vogliono morire per andarci. E nonostante tutto la morte rappresenta l’unica destinazione che noi tutti condividiamo, nessuno è mai sfuggito ad essa. Questo perché è come dovrebbe essere: la Morte è la migliore invenzione della Vita. E’ l’agente di cambio della Vita: fa piazza pulita del vecchio per aprire la strada al nuovo. Ora come ora ‘il nuovo’ siete voi, ma un giorno non troppo lontano da oggi, gradualmente diventerete ‘il vecchio’e sarete messi da parte. Mi dispiace esse-re così drammatico, ma è pressappoco la verità.Il vostro tempo è limitato, perciò non sprecatelo vivendo la vita di qualcun’altro. Non rimanete intrappolati nei dogmi, che vi porteranno a vivere secondo il pensiero di altre persone. Non lasciate che il rumore delle opinioni altrui zittisca la vostra voce interiore. E, ancora più importante, abbiate il coraggio di seguire il vostro cuore e la vostra intuizione: loro vi guideranno in qualche modo nel conoscere cosa veramente vorrete diventare. Tutto il re-sto è secondario.Quando ero giovane, c’era una pubblicazione splendida che si chiamava The whole Earth catalog, che è stata una delle bibbie della mia generazione. Fu creata da Steward Brand, non molto distante da qui, a Menlo Park, e costui apportò ad essa il suo senso poetico della vita. Era la fine degli anni Sessanta, prima dei personal compu-ter, ed era fatto tutto con le macchine da scrivere, le forbici e le fotocamere polaroid: era una specie di Google formato volume, trentacinque anni prima che Google venisse fuori. Era idealista, e pieno di concetti chiari e no-zioni speciali.Steward e il suo team pubblicarono diversi numeri di The whole Earth catalog, e quando concluse il suo tempo, fecero uscire il numero finale. Era la metà degli anni Settanta e io avevo pressappoco la vostra età. Nella quarta di copertina del numero finale c’era una fotografia di una strada di campagna nel primo mattino, del tipo che po-tete trovare facendo autostop se siete dei tipi così avventurosi. Sotto, le seguenti parole: “Siate affamati. Siate folli”. Era il loro addio, e ho sperato sempre questo per me. Ora, nel giorno della vostra laurea, pronti nel co-minciare una nuova avventura, auguro questo a voi.

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Alla vigilia della Giornata Mondiale dell'Alimentazione, il 16 ottobre 2011 alle ore 10.00 è partita dalle Terme di Caracalla la “Run for Food 2011”, dedi-cata alle popolazioni del Corno d'Africa che vede come Testimo-nial d’eccezione, la divina Carla

Fracci, simbolo dell’Italia e della Danza nel mondo, Ambasciatrice di buona volontà della FAO. Ad annunciarlo in Campidoglio nella Sala delle Bandie-

re Sveva Belviso, Vice Sindaco di Roma Capi-tale, Paolo Ciocca Segretario dell’IFAD e Rappresentante delle Agenzie delle Nazioni Unite a Roma e di Biodiversity International, Carla Fraacci, Ambasciatrice di buona volontà della FAO, Luciano Duchi, Rappresentante del Gruppo Sportivo Bancari Romani. Pre-senti anche Marco Masini per la Nazionale Cantanti ed Ambasciatore di buona volontò della FAO, Valentina Vezzali, campionessa olimpica di fioretto, Nino Benvenuti, la leggenda della box e Denny Mendez, testimo-nial anch’esso della FAO e della Run for Food. A coordinare il tavolo il Consigliere Fi-lippo La Rosa. Run for Food è un'iniziativa po-distica che vede, sotto l’Alto Patronato della Presidenza della Repubblica e con il Patroci-nio della Provincia di Roma e del Comune di Roma Capitale, la collaborazione fra FAO, IFAD, PAM (WFP), Bioversity International ed il Gruppo Sportivo Bancari Romani che ne ha curato l’organizzazione a fianco delle altre Istituzioni. Particolare rilevanza dell’evento è da attribuirsi alle popolazioni del Corno d'Afri-ca cui è dedicata l'edizione 2011 della Corsa. Il Corno d'Africa è una delle zone del pianeta più colpite dalla piaga della Povertà Estrema. Una piaga che, rivela il “SOFI 2011 - The State of Food Insecurity in the World –“ trova una delle sue cause nella volatilità e nelle

fluttuazioni dei prezzi alimentari che, iniziate con la crisi alimentare del biennio 2006/2008 e poi accentuata dall'attuale crisi dei mercati, "complicano i nostri sforzi per raggiungere l'Obiettivo di Sviluppo del Millennio (MDG), che è quello di ridurre della metà la percentuale di persone che soffrono la fame entro il 2015. Malgrado questo obiettivo infatti circa 600 milioni di persone soffrono la fame quotidiana-mente. Non è accettabile avere 600 milioni di perso-ne in queste condizioni di sofferenza.

THE WORLD OF IL CONSULENTE AL RUN

FOR FOOD

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“La mia voce, quella del teatro, si unisce a quella di tanti uomini e donne che abbracciano da tempo come me, la iniziativa dell’ONU attraverso la FAO. Uomini e Donne esponenti di primo piano e rappresentativi in molti campi della conoscenza umana, scienziati, sportivi, musicisti, attori, uomini e donne, e voglio dire una parola defi-nitiva, lavoratori e lavoratrici, che coralmente e con sentimento, ognu-no a suo modo e secondo le loro particolari capacita’ appoggiano le iniziative, dell’ONU attraverso la FAO.Per tutta la mia vita, attraverso il mio lavoro, attraverso la danza, ho espresso una moltitudine di stati d’animo. Vista la natura del mio la-voro non ho mai avuto bisogno di manifestarli alzando la voce, ma in questo momento, cosi definitivo della storia dell’umanita’, e’ fatico-so per me come per molti di noi re-primere l’urlo indignato difronte a tanta ingiustizia e disperazione. Forse e’ tempo che quell’urlo si moltiplichi a dismisura in mille vo-ci urli di sirene che avvisano del grande pericolo che incombe sul fu-turo dell’umanita’, sul futuro dei bambini e delle bambine, che sono i piu’ bisognosi di conforto, di gui-

da e di pane, per soddifarsi fisica-mente e moralmente, e non aver mai piu’ fame, che e’ la peggiore delle condizioni umane. La “run for food” non e’ semplicemente una corsa, un aiuto a chi ha bisogno di imparare a muoversi da solo a camminare con le proprie gambe e pensare con il proprio cervello, ma e’ anche un momento di riflessione e soprattutto di condivisione.

Mettersi in contatto con quella parte del mondo, che dalla posizio-ne geografica e’ apparentemente distante e differente da noi, fa bene a tutti, anche perche’ per ognuno di noi lo sforzo sarebbe davvero irriso-rio. Iscrivendosi alla maratona ci uniamo all’altra meta’ del globo. Quella parte di umanita’ alla quale non vogliamo semplicemente regala-re un palcoscenico sul quale esi-birsi, ma a cui desideriamo

insegnare a costruirsi i ferri del me-stiere, nel mio mestiere, nel mio la-voro, a costruirsi una sbarra e a montare uno specchio, ad alle-narsi, a lavorare, insomma, per la rappresentazione finale nel “teatro del mondo” riuscendo a fare da se il salto piu’ alto, l’esibizione piu’ difficile e piu’ complicata verso un futuro non di stentata sopravvi-venza, ma di vita dignitosa.

Una vita senza la fame, senza la fa-me, la fame quella vera, la piu’ fe-roce nemica dell’uomo”.Un assordante grido d’amore e di positive azioni di sensibilità istitu-zionale verso il Corno d’Africa, alle quali si unisce la voce del no-stro Presidente, della Categoria dei Consulenti del Lavoro tutti e la mia personale.

The World of Il Consulente, Organo Ufficiale del Consiglio Provinciale di Roma dell’Ordine dei Consulenti del Lavoro, pre-sente all’importante evento, ha il privilegio di poter dare in esclusiva ai propri lettori, ed a so-stegno della manifestazione, uno per tutti, le toccanti parole dell’intervento della divina Carla Fracci che generosamente continua, nell’immensità di tutto quello che rappresenta per l’Italia nel mondo, per la Danza e per ciascuno di noi, a donare la Sua sensibilità ed il Suo grido di sostegno.

Foto Bruno Farda

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Nei miei 40 anni di lavoro, che sto superando, impegnati al servizio della produzione musicale del no-stro Paese, ho sempre avvertito la responsabilità sociale d’impresa. Per questo ho sempre considerato i Teatri d’Opera, ove ho lavorato in qualità di Dirigente c/o di So-vrintendente, come la casa in cui l’ uomo prepara le energie necessa-rie alla conquista ed al divenire. So-no pure sempre stato certo che solo tenendo presente i risultati delle istituzioni del passato si pos-sa riconoscere la magnifica fioritu-ra per cui, ancora oggi, l’Italia ha un posto rilevante nel mondo musi-

cale. Le Scuole Cantorum, i Conservatori, i Teatri Lirici furono le officine da cui uscirono quei me-ravigliosi artisti per cui l’Italia, serva allora politicamente un po’ di tutti,si imponeva musicalmente sul mondo dei suoi dominatori.Non si deve mai dimenticare che ciò che distingue una Nazione da un’altra, non è solo l’aspetto morfo-logico del suo territorio e la sua sto-ria politica, ma anche e soprattutto la sua “cultura” intesa come sinte-si di arte, costume e tradizione so-ciale. La “cultura”, quindi, continua ad essere il tratto identifi-cativo di un popolo ed al tempo stesso la sua “Storia” è strumento per la costruzione del futuro.Ricordiamo che anche la nostra carta costituzionale (art.9) assume la “cultura” come valore fonda-mentale ed inserisce tra i principi fondamentali la norma che impe-gna la Repubblica a promuoverne lo sviluppo.

Quando il sipario si chiude, al termine di una rappresentazione d’opera il palcoscenico ha rilevato il reale stato di salute del Teatro che si è frequentato.Lo spettatore è in grado di valuta-re le qualità delle categorie artisti-che – maestri collaboratori, professori d’orchestra, artisti del coro, tersicorei – guidati dal di-rettore d’orchestra, ed il lavoro de-gli artisti ospiti con il regista, lo scenografo (scene e costumi) nonché quello dei tecnici di palco-scenico.Tutti si sono misurati nella rea-lizzazione dell’opera di un compo-sitore del passato o contemporaneo. Lo spettatore sa-rà così portato a riflettere sulla ste-sura e sui sentimenti che l’opera “fatta” ha saputo esprimergli.Gli interpreti, gli esecutori ed i collaboratori tutti del Teatro sono, a loro volta, ben consapevoli della prestazione eseguita nel

PER UN RINASCIMENTO

DELLA MUSICA

IN ITALIAFrancesco Ernani (*)

Non si deve mai dimenticare che ciò che distingue una Nazione da un’altra è soprattutto la sua “cultura”

(*) Sovraintendente del Teatro comunale di Bologna

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quadro del servizio culturale che per legge e per statuto sono chia-mati a perseguire, pur nel naturale divario dell’essere e sentire e pensa-re di ciascuno.Questa è la reale atmosfera che si avverte nei Teatri d’Opera ove ade-guata gestione, professionale artisti-ca - tecnica e rispetto del pubblico sono i componenti che si sono mantenuti secondo la storia del Teatro che si fonde con la storia dell’opera per immedesimarsi in quelle dell’estetica, della cultura e del gusto transeunte.Come scrissi in una lettera al Fi-nancial Times, in risposta polemi-ca a precedenti articoli di A. Clark e F. Plotkin, pubblicata il 6 ottobre 2001, a difesa delle sue funzioni, l’opera è quella forma d’arte dove musica, drammaturgia e scenotecni-ca coesistono. Essa ha pure il diffi-cile compito di trasmettere, attraverso la continuità della rappre-sentazione dal vivo, creazioni del passato e degli autori viventi per trasferirli alla cura delle generazio-ni future nonché di proteggere auto-ri, interpreti ed esecutori considerati come beni culturali.Tali “beni”, sempre capaci di crea-re indotto economico e valori intangibili, sono pure indicatori della bontà del sistema educativo e formativo nazionale esistente.Chi sostiene che bisogna guardare all’opera come ad una vera impre-sa – purtroppo non mancano consu-lenti e “manager” che lo sostengono – dimostra superficiali-tà ed incompetenza specifica. Dobbiamo preoccuparci dei rilievi che anche nel mondo dell’opera si debba dare vita a rapporti impo-stati sui mezzi più che sui fini.Non ha senso, a mio parere, pole-mizzare sulle diverse forme della natura giuridica da attribuire ai

Teatri d’opera con finanziamento prevalentemente pubblico naziona-le o locale, con finanziamento pre-valentemente privato o con finanziamento misto. Questa scelta compete al legislatore ed offre argomenti a discussioni spes-so retoriche.Ha senso, per converso, tenere sotto controllo il comportamento degli Organi che guidano l’Opera perché non si dimentichi mai il suo universalismo e la sua fecondi-

tà di comunicazione, di cui l’Italia non può permettersi di perdere i be-nefici.Le analisi dei conti consuntivi dei Teatri d’Opera, limitati al periodo dal 1967 al 1992, come enti pubbli-ci, si possono ricercare nelle rela-zioni della Corte dei Conti al Parlamento e sono pure ben sinte-tizzati nel libro che ho scritto, con Iovino, edizione E.D.T. “la Re-pubblica degli Enti Lirico -Sinfoni-ci”. Le analisi dei bilanci d’esercizio degli stessi Teatri, co-me fondazioni di natura privata, so-no invece tuttora parziali e rese difficili principalmente a causa di comuni interessi tra i soggetti che costituiscono la struttura operativa del Teatro (Organi e dirigenti) e soggetti appartenenti al sistema politico che li ha designati o nomi-nati. Può consolare che questo

intreccio è negativamente germo-gliato anche in altri settori della vi-ta sociale del nostro Paese.

Le Fondazioni Lirico - Sinfoni-che in ItaliaIl decreto legislativo 29 giugno, n.367, del 1996, che ha tra-sformato in privata la natura giuri-dica dei Teatri d’opera ex Enti lirici, durante il suo iter, è stato accompagnato da polemiche, a partire dalle Commissioni legi-slative, proseguite nella Confe-renza Stato Regioni e nello specifico parere espresso dal Consiglio di Stato. Successiva-mente è intervenuta la legge n.134 del 1998, dichiarata poi incostitu-zionale con sentenza n.503 del 18 novembre 2000 e sostituita con il D.L.24 novembre 2000, n.345 convertito dalle legge n.6 del 2002 a sua volta preceduta dal re-golamento 10 giugno 1998 n. 239 recante i criteri di riparto del Fondo Unico dello Spettacolo (FUS) previsto nel bilancio dello Stato per la quota riservata al settore.Si sperava che il solo cambia-mento della natura giuridica fosse avvertito per quello che esso rappresentava ma non certamente come la soluzione dei reali proble-mi collegati all’attività di gestione di un Teatro d’opera chiamato a perseguire, con personale stabile, la realizzazione di un progetto, considerato come bene pubblico o meritorio, nella duplice funzione artistica e sociale.Invero, le scelte strategiche e pro-duttive di ciascun Teatro, nella specifica diversa storia ed immagi-ne, sono solitamente approvate, ri-tenendo in modo non sempre chiaro, che l’attività di produzio-ne artistica dal vivo non diventa

L'opera non è una semplice impresa: chi pensa il contra-rio è fuori strada

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merce come un’altra, in nome della sola privatizzazione.Così, i limiti dell’attuale sistema hanno richiesto, un suo riesame, tra l’altro, su “politiche” culturali (Stato e Regioni) ed organi di ge-stione; partecipazione pubblica al finanziamento con soluzioni ai pro-blemi della patrimonializzazione e detassazione dai contributi estesa alle persone fisiche; bilancio di so-stenibilità rivolto agli “stake-holder”, opinione pubblica compresa.La crisi che si è determinata, ferma l’attenzione alle esigenze dell’economia nazionale, è stata de-terminata in particolare dal fatto che il contributo dello Stato oltre ai tagli subiti nel triennio 2008 – 2010, nel corso di attività già deli-berate, ha pure subito una perdita, a moneta costante, del 40% in termini di potere d’acquisto, mentre i costi dei rinnovi dei contratti collettivi di lavoro e dei contratti con il personale scrittu-rato hanno dovuto subire le indi-cizzazioni annue del costo della vita.Con il decreto legge 30 aprile 2010, n.64, relativo a “Disposizio-ni urgenti in materia di spettacolo e attività culturali”convertito, con modificazione, nella legge n.100/2010, si è evidenziato come obbiettivo primario quello di porre in essere un primo rimedio all’attuale stato di crisi in cui versa-no molte delle 14 fondazioni lirico - sinfoniche del nostro Paese,Nelle disposizioni urgenti si intenderebbe realizzare un percorso di riassetto della struttura delle fondazioni lirico - sinfoni-che, attraverso nuovi regolamenti, seguendo i principi:a) di razionalizzazione dell’orga-nizzazione;b) d’individuazione degli indirizzi

cui dovranno informarsi le decisio-ni attribuite all’autonomia

statutarie;c) di previsione di forme adeguate di vigilanza;d) d’incentivazione del finanzia-mento pubblico sulla base del mi-glioramento dei risultati;e) di previsione di forme orga-nizzative speciali in relazione a spe-cifiche peculiarità.La Corte Costituzionale, con sentenza 18 aprile 2011, n.153, nel giudizio di legittimità costituziona-

le degli articoli 1 e 4 del predetto decreto legge, promosso dalla Re-gione Toscana, ha dichiarato la ces-sazione della materia del contendere in ordine alle questioni di legittimità costituzionale dell’art.4 e non fondate le questio-ni di legittimità costituzionale dell’art.1.Si sostiene, in conclusione, che la dimensione unitaria dell’interesse pubblico perseguito, nonché il rico-noscimento della “missione” di tu-tela dei valori costituzionalmente protetti dello sviluppo della cultu-ra e della salvaguardia del patrimo-nio storico e artistico italiano, confermano, sul versante operati-vo, che le attività svolte dalle Fondazioni Lirico - Sinfoniche so-no riferibili allo Stato ed impongo-no, dunque, che sia il legislatore statale, legittimato alla lettera g)

dal secondo comma dell’art.117 della Costituzione, a ridisegnare il quadro ordinamentale e l’impianto organizzativo.

L’attuale situazioneIl Consiglio dei Ministri, nella riu-nione del 5 maggio 2011, ha approvato in via definitiva il pri-mo regolamento che avvia l’attua-zione della riforma delle Fondazioni Lirico - Sinfoniche, specificando i requisiti richiesti per il riconoscimento di forme organizzative speciali nell’impe-gno di coniugare la qualità artisti-ca con l’efficienza gestionale.Il nuovo Ministro dei beni Cultu-rali, on. Giancarlo Galan ha di-chiarato “entro la fine dell’anno mi impegno a completare questa riforma portando a termine tutti i restanti provvedimenti al ri-guardo”.Il prossimo mese di dicembre do-vrebbe vedere, quindi, la nascita dei nuovi regolamenti concernenti la riorganizzazione del settore da collegare alla valorizzazione delle Fondazioni Lirico Sinfoniche ed al loro ruolo sociale ed educativo.Il Ministro dovrà seguire un non facile percorso che prevede, tra l’altro il coinvolgimento di tutti i soggetti interessati quali le Regio-ni, i Comuni, i Sovrintendenti dei Teatri e le Organizzazioni Sinda-cali Rappresentative.Dovrà, inoltre, costituire il tavolo del confronto tra le Parti Sociali al fine di revisionare gli aspetti ca-renti della riforma con la quale i Teatri d’opera furono trasformati da enti pubblici non economici a fondazioni di natura privata.

Per il “rinascimento”Sono molti i soggetti che hanno lavorato per un “pars destruens” e questo mi ha sempre fatto senti-

Dopo una "pars destruens", occorre lottare per una "pars construens"

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re un forte senso di indignazione per le modalità legislative e regola-mentari di mera natura burocratica e cartolare che hanno riguardato la gestione dei nostri Teatri d’opera.Ora occorre lottare per una “pars costruens”.Così dopo 15 anni trascorsi nell’immobilismo, malgrado la presentazione di vari disegni di legge per una nuova legge quadro sullo spettacolo dal vivo, ferma in Parlamento, dobbiamo sperare che seguendo il percorso di coinvolgi-mento dei diversi soggetti, come sopra ricordato, s’intenda realmente dare certezze all’attività di produzione della cultura musica-le (che si estende anche alla danza), come avviene negli altri Paesi, sul piano internazionale, senza steccati politici.Occorre che chi ha responsabilità politiche sul piano nazionale e so-ciale, riconosca alla cultura l’appartenenza al bilancio economi-co del Paese.In Italia si destina solo lo 0,23% del bilancio alla cultura quando in altri paesi si supera il 2% e si au-mentano gli investimenti anche ne-gli attuali anni di crisi monetaria internazionale.Dobbiamo chiedere che i decreti ministeriali previsti per una miglio-re organizzazione del settore siano tesi a riconfermare il carattere di servizio pubblico della “musica”, il suo valore insostituibile come be-ne fondamentale per l’elevazione sociale e culturale della collettivi-tà, nonché l’esigenza che di tale be-ne tutti i cittadini siano in grado di usufruire in un contesto che partendo dalla cultura di base a li-vello di scuola, possa giungere all’attività di produzione artistica.Si dovrà pure tenere presente l’altis-simo grado di specializzazione ed il valore del personale, artistico e

tecnico, impiegato con rapporti di lavoro subordinato e/o professiona-li, che rappresentano parte del patri-monio nazionale di cui non può essere consentita la dispersione.Desidero riportare al riguardo, le parole di Roberto Verti sulle orche-stre: «sono macchine collettive, co-me può esserlo una collettività di cui si identifichi un solo nome e un solo suono e una sola storia e un solo carattere, benché quel suo-no, quella storia e quel carattere sia-no l’esito della funzione di cento

suoni, storie e caratteri, cento identità che si avvicendano nel tempo, che sono cento ma quasi mai le medesime cento, e si mesco-lano tra eredi di consolidata espe-rienza e giovani esordienti: almeno tre generazioni ogni giorno convergenti su un obiettivo comune».Non dimentichiamo, mentre stia-mo celebrando il 150° anniversa-rio dell’unità d’Italia, che il melodramma italiano seppe perse-guire la sua missione patriottica insieme a quella artistica a cultura-le. E se è vero che si è spenta un’epoca, è pur vero che possedia-mo un tesoro di composizioni musi-cali che continuano a rappresentarsi, con successo, in tutto il mondo e rendono “franca” la nostra lingua.Il rinascimento della nostra cultura

musicale potrà avvenire solo attra-verso un nuovo chiaro indirizzo da dare alle sue due diverse realtà quella della vita formativa e quella della vita produttiva modifi-cando le attuali discipline nelle lo-ro parti negative che hanno abbandonato il musicista ed i di-versi autori ed esecutori alla mercé di una vera e propria oli-garchia contro la quale nulla pos-sono le mere proteste.Aspettiamo , pertanto, con fidu-cia, che attraverso l’armonica collaborazione tra Governo e Re-gioni (eredi naturali dell’antico mecenatismo) e la partecipazione delle Parti Sociali, si voglia collo-care il nostro Teatro musicale alla base dell’educazione civile della collettività.Io spesso mi ripeto ciò che Tho-mas Paine, uno scrittore america-no della fine del Settecento, scrisse sul frontespizio di un suo libro, intitolato appunto “La cri-si”: «questi sono i tempi in cui vie-ne messa alla prova l’anima degli uomini».Ebbene, noi dobbiamo essere co-scienti di ciò che i tempi ci chiedo-no. Sarebbe un grave errore rimanere su posizioni vecchie quando alla gioventù non sono stati dati nuovi ideali in sostituzio-ne di quelli perduti. Tradizione e modernità sono, come devono es-sere, unità inscindibili, tutto ciò che li separa li pone per deviazio-ne, di conseguenza, antitradiziona-li.Nella cultura italiana, grandissima in ogni campo, c’è il passato ed il futuro.Dobbiamo, però, riuscire a supera-re l’incerto presente.

Collocare il nostro Teatro musicale alla base dell’educazio-ne civile della collettività ? è au-spicabile.

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7 OTTOBRE 2011

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G. MARINI P. STERN

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UNA RICETTA CONTRO LA CRISI

In tempi di "manovre" qualche romano ha pensato bene di fare, a sua volta, qualche contromanovra.

Il nostro Pasquino, che conosce così bene gli umori del popolino, non si è lasciato sfuggire l'occasione: e chissà che le "contromanovre" del Sor Checco non siano proprio quelle che ci vogliono per superare la crisi ...

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‘A contromanovra de’ Checco

So tempi duri! co’ tutte 'ste manovrenun se capisce più ‘ndove paramo

sinistra, destra, in arto oppuramente ‘ndrovesempre noantri ‘n saccoccia 'a pijamo!

pe’ me solo Checco c’ha azzeccato: ier l’antro l’ho ‘ntravisto ar bar de Cetto

l’IPadde novo, appena sbottegatoer brillocco che je luccivava ‘n petto

“A Chè” je fo “te la passi bene!te sei ‘nquartato ‘n botto

magni, bevi, campi senza pene.Avressi indovinato ‘n terno al lotto ?”

“Li guadambi mii so’ sempre quelli”fa lui “è che c’ho avuto n’illuminazione!”Se ‘ngrifa: “ Basta a lavorà pe’ li barzelli

a sparambià pe’ la dichiarazzione !

Me ne frego de quanno sarò vecchio!Me magno tutto! ” strilla “ E bonanotte ar secchio ”.

PASQ

UIN

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