Numero 11

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SU QUESTO NUMERO EDITORIALE FEDE E RAGIONE Italo e Paola Mannucci, telefono e fax 02 4151880, [email protected] Mario e Santina Viscovi, telefono e fax 02 4151596, [email protected] Sintesi dell’intervento del 13 ottobre I laici nella Chiesa La scuola in ospedale Newman ed Escrivá numero 11 ottobre 2010 La volta a tutto sesto produce un semicerchio perfetto, con un canone classico che è del mondo greco–romano poi di quello rinascimentale, e in ogni caso simbolo di una italianità che vuol dire semplicità e solidità. È noto che negli USA (specie nell’America profonda) il valore famiglia è sempre stato forte ed è in rilancio in una parte della letteratura recente. Stupisce piacevol- mente notare che anche nel Regno Unito – dopo ses- sant’anni di sfascio – l’interesse per la famiglia, protagonista e generosa nel numero di figli, si propaga soprattutto nella upper class. Modelli culturali, nel male e nel bene. Lo si è constatato nella recente visita di Benedetto XVI, nella conversione al cattolicesimo del (ex) capo del Labour Party Tony Blair e perfino nei discorsi e nel comportamento del capo at- tuale del partito conservatore, David Cameron. A noi piace riconoscere che questo progresso sociale è anche opera dell’intercessione del grande martire Tom- maso Moro, oltre che di quella del nuovo santo Newman e del riscoperto Chesterton; ai quali va senza dubbio ag- giunto il paziente lavoro di semina spirituale fatto da san Josemaría Escrivá nel lungo soggiorno a Londra nel lon- tano 1958. ‰‰ a tutto sesto note di informazione per gli amici del sesto piano In un intervento del novembre 1998, il Cardinale Jo- seph Ratzinger, allora Prefetto della Congregazione per la Dottrina della Chiesa, commentava il significato del- l’Enciclica Fides et ratio di Giovanni Paolo II. Sono considerazioni che hanno mantenuta viva la loro attualità e che dunque vale la pena riproporre. «L’Enciclica vuole restituire all’uomo il coraggio della verità, incoraggiare nuovamente la ragione all’avventura della ricerca della verità. L’uomo può e deve tentare di aprirsi un passaggio a ciò che è veramente reale; egli deve chiedersi chi egli è, e per fare questo, deve anche chiedersi se Dio esiste, chi è Dio e che cosa è il mondo. L’uomo, che non pone più queste domande, diventa privo di criteri e smarrito. Come uomo è in pericolo. E per questo il Papa invita con tanta decisione a rom- pere le barriere erette dall’eclettismo, dallo storicismo, dallo scientismo, dal pragmatismo, dal nichilismo. La voce del Papa ha dato coraggio a molti uomini e ad interi popoli, per molti è anche risuonata all’orecchio in modo duro e tagliente ed ha perfino suscitato odio, ma se essa tace, sarà un attimo di silenzio terribile. Di fatto se non si parla più di Dio e dell’uomo, di pec- cato e di grazia, di morte e di vita eterna, allora le tante parole, che sentiamo ininterrottamente, saranno solo un vano tentativo di coprire l’ammutolire di ciò che è au- tenticamente umano»

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è il nuovo numero di ottobre

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SU QUESTO NUMERO

EDITORIALE

FEDE E RAGIONE

Italo e Paola Mannucci, telefono e fax 02 4151880, [email protected] e Santina Viscovi, telefono e fax 02 4151596, [email protected]

Sintesi dell’intervento del 13 ottobre I laici nella Chiesa

La scuola in ospedale

Newman ed Escrivá

numero 11 ottobre 2010

La volta a tutto sesto produce un semicerchio perfetto, con un canone classico che è del mondo greco–romano poi di quello rinascimentale, e in ogni caso simbolo di una italianità che vuol dire semplicità e solidità.

È noto che negli USA (specie nell’America profonda) ilvalore famiglia è sempre stato forte ed è in rilancio inuna parte della letteratura recente. Stupisce piacevol-mente notare che anche nel Regno Unito – dopo ses-sant’anni di sfascio – l’interesse per la famiglia,protagonista e generosa nel numero di figli, si propagasoprattutto nella upper class.

Modelli culturali, nel male e nel bene. Lo si è constatatonella recente visita di Benedetto XVI, nella conversioneal cattolicesimo del (ex) capo del Labour Party Tony Blaire perfino nei discorsi e nel comportamento del capo at-tuale del partito conservatore, David Cameron.

A noi piace riconoscere che questo progresso sociale èanche opera dell’intercessione del grande martire Tom-maso Moro, oltre che di quella del nuovo santo Newmane del riscoperto Chesterton; ai quali va senza dubbio ag-giunto il paziente lavoro di semina spirituale fatto da sanJosemaría Escrivá nel lungo soggiorno a Londra nel lon-tano 1958.

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a tutto sesto note di informazioneper gli amici del sesto piano

In un intervento del novembre 1998, il Cardinale Jo-seph Ratzinger, allora Prefetto della Congregazione perla Dottrina della Chiesa, commentava il significato del-l’Enciclica Fides et ratio di Giovanni Paolo II.

Sono considerazioni che hanno mantenuta viva la loroattualità e che dunque vale la pena riproporre.

«L’Enciclica vuole restituire all’uomo il coraggio dellaverità, incoraggiare nuovamente la ragione all’avventuradella ricerca della verità. L’uomo può e deve tentare diaprirsi un passaggio a ciò che è veramente reale; eglideve chiedersi chi egli è, e per fare questo, deve anchechiedersi se Dio esiste, chi è Dio e che cosa è il mondo.L’uomo, che non pone più queste domande, diventaprivo di criteri e smarrito. Come uomo è in pericolo.

E per questo il Papa invita con tanta decisione a rom-pere le barriere erette dall’eclettismo, dallo storicismo,dallo scientismo, dal pragmatismo, dal nichilismo.

La voce del Papa ha dato coraggio a molti uomini ead interi popoli, per molti è anche risuonata all’orecchioin modo duro e tagliente ed ha perfino suscitato odio,ma se essa tace, sarà un attimo di silenzio terribile.

Di fatto se non si parla più di Dio e dell’uomo, di pec-cato e di grazia, di morte e di vita eterna, allora le tanteparole, che sentiamo ininterrottamente, saranno solo unvano tentativo di coprire l’ammutolire di ciò che è au-tenticamente umano»

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L’importante episodio evangelico narrato nel capitoloIV del Vangelo di Giovanni, l’incontro di Gesù con ladonna samaritana, ci dice che esiste una linea direttache va da Gesù all’uomo/donna battezzato (che è ca-pace di «adorare Dio in spirito e verità») e poi allagente, linea attraverso la quale giunge a tutti la Parolasalvifica di Gesù.

Per un certo aspetto, questa è la linea principale di tra-smissione del Vangelo che veniamo a conoscere me-diante la Rivelazione. Ciò è mostrato anche dal sorprendente fatto che ilNuovo Testamento applica ai battezzati in generale iltitolo di popolo sacerdotale, cioè di erede della missionedi Gesù. Questo è quanto si vuole dire quando si parladi sacerdozio battesimale (o di anima sacerdotale): laChiesa è l’insieme dei battezzati e ad essa nel suo com-plesso è affidato il compito di essere in ogni tempostrumento dell’azione salvifica di Gesù.

Per capire bene ciò, occorre ricordare che la vita storicadi Gesù merita di essere definita un sacerdozio, perònon di tipo liturgico, bensì esistenziale, cioè Gesù hasalvato il mondo con la sua vita reale (soprattutto conla sua Passione, Morte e Resurrezione). È quindi di tipoesistenziale il sacerdozio principale oggi dei cristiani(quello, per esempio, della dedizione alla famiglia,quello dello spirito di solidarietà nel lavoro, quello dellatestimonianza amichevole della propria fede).

I testi del Vangelo mostrano certamente e abbondan-temente anche un’altra linea di trasmissione da partedi Gesù della sua missione: quella agli Apostoli, ai qualipoi succedono altri uomini, chiamati nel Nuovo Testa-mento anziani o custodi. Ad essi Gesù affida una suaspeciale rappresentanza, che si realizza, questa sì, nonper una via esistenziale, bensì attraverso i sacramenti(una via che possiamo definire liturgica, cultuale): vedile espressioni «chi ascolta voi ascolta me», «fate questoin memoria di me», «a coloro a cui perdonerete i pec-cati saranno rimessi», che Gesù rivolge loro.

A fronte quindi del fatto che tutti i battezzati sono chia-mati/abilitati a offrire la propria vita reale a Dio e aglialtri, questi speciali rappresentanti di Cristo sono de-putati a rendere presente – in forma sacramentale – perogni tempo e luogo l’offerta della vita da parte di Gesù:ciò è necessario, perché costituisce la fonte alla qualetutti possono attingere l’energia per il loro sacerdozioesistenziale (vedi l’immagine dell’acqua usata da Gesùnel suo incontro con la donna samaritana).

A questa possibilità/compito si accede attraverso il Sa-cramento dell’Ordine. Questi uomini (che sono quelliche noi oggi chiamiamo sacerdoti) sono necessari amotivo di questa loro indispensabile rappresentanza diCristo, mentre la loro personale santificazione dipendesoprattutto dall’esercizio del loro sacerdozio battesi-male, come per tutti.

Questo schema della Chiesa (che ha subìto spesso di-storsioni nel corso della storia) consente di affrontarecorrettamente tanti aspetti, tra i quali:> l’importanza della coscienza della propria missioneda parte dei laici> l’autenticità dello spirito di servizio ai laici da partedei preti> l’adeguatezza delle aspettative dei laici nei confrontidei sacerdoti

Marco Busca

Riportiamo di seguito una sintesi della conversazione tenuta dal sac. dott. Marco Busca il 13 ottobre 2010.

Dello stesso relatore, l’editrice Marna ha pubblicato recentemente il libro L’anima sacerdotale del cristiano

che può essere letto per un utile approfondimento dell’argomento trattato.

Il libro si propone tra l’altro di divulgare il Magistero svolto da Benedetto XVI durante l’ Anno Sacerdotale, che

è stato un ulteriore, importante contributo al raggiungimento dell’obiettivo che l’assetto della Chiesa

corrisponda al progetto di Gesù.

I laici nella Chiesa

mercoledì 13 ottobre 2010, ore 21

in casa Viscovi o Mannucci

via Arzaga 30, Milano

casa a sinistra, secondo ingresso, sesto piano

citofono Viscovi 2601, Mannucci 2602

conversazione del dott. Marco Busca, laureato in Ingegneria Chimica presso il Politecnico di Milano.

Sacerdote dal 1982, appartiene al clero della Prelatura dell'Opus Dei.

per maggiori informazioni:

Mario e Santina Viscovi, telefono e fax 02 4151596, [email protected]

Italo e Paola Mannucci, telefono e fax 02 4151880, [email protected]

Laici nella Chiesa: ospiti, collaboratori o titolari?

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Non suona la campanella, non ci sono banchi né aule,sul registro si segnano le presenze e non le assenze,puoi anche stare a letto se proprio non riesci ad alzarti,non c’è l’intervallo ma puoi fare la merenda, le prof.vengono in camera tua. Il tempo scolastico, che normalmente è scandito daritmi stretti e dal susseguirsi quasi frenetico di attività,si è dissolto in un attimo, quando quattro anni fa hoscelto la Scuola in Ospedale: un mondo sospeso, altrescansioni, diverse preoccupazioni. Ma sempre scuola,spazi e tempi sacri da custodire gelosamente, a volte atutti i costi, perché andare a scuola è un diritto, perchéprima o poi si ritornerà nella propria classe tra i vecchicari e caotici compagni e allora ci si troverà alla paricon loro: senza aver perso l’anno, si ritornerà alla quo-tidianità. Che bello andare a scuola, nonostante tutto, anche seè faticoso, anche se per abitudine uno pensa che sia no-

iosa. Perché in ospedale si fa scuola per davvero, sidanno i compiti, le valutazioni, ma forse con una con-sapevolezza del fare diversa, con un’attenzione specialeal singolo e alle sue necessità. Siamo sette insegnanti dell’Istituto Statale Salvo D’Ac-quisto di Monza – due della scuola primaria, quattrodella scuola media e una della scuola superiore – e la-voriamo nei reparti di ematologia, centro trapianti dimidollo osseo, pediatria e day hospital di ematologiapresso l’Ospedale San Gerardo; facciamo lezione tutti igiorni girando vorticosamente da un box all’altro o dauna camera all’altra. Siamo anche molto unite tra dinoi, lavoriamo in equipe condividendo un po’ tutto con

l’assistente sociale, la psicologa e il me-dico.La scuola è presente presso l’Ospedaledall’anno scolastico 1988/89 ed è statavoluta dall’allora Direttore della ClinicaPediatrica prof. Giuseppe Masera, inquanto considerata parte fondamentaledel progetto di assistenza globale albambino malato.In tutti questi anni, l’impegno dellascuola a sostegno della continuità deipercorsi didattici ed educativi dei bam-bini e dei ragazzi ha contribuito al mi-glioramento della qualità di vita deglialunni nel periodo di allontanamentodalla comunità scolastica, spesso lungoa causa della malattia. La scuola in ospedale offre interventi di-dattici mirati per i diversi ordini di

scuola, in continuità e collaborazione con le scuole diappartenenza (attività didattica – valutazione – certifi-cazione finale degli esiti: scrutini ed Esami di Stato) euna ricca progettualità.Per esempio, l’anno scorso abbiamo lavorato ad un pro-getto in rete su Monza che vedeva gli alberi come pro-tagonisti: vi propongo tre poesie frutto del lavoro deinostri alunni. La prima è stata ideata da Olena, una ra-gazza cieca di origine ucraina, la seconda da Norica,proveniente dalla Romania, e la terza da Luigi, di Sor-rento, che per questa poesia ha vinto un attestato dimerito nell’ambito di un concorso letterario, insommaqualche soddisfazione che arriva!

La scuola in ospedale

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RICORDI (Olena R.)

Ricordo le foglie di un alberoLe ho toccateMolte le ho riconosciute dalla formaErano palmate, seghettateHo sentito le loro venatureAlcune erano ruvide

Ricordo i tronchi di due alberiLi ho toccatiCon tutte due le maniNon so come erano di precisoForse lisci e sottiliRicordoÈ stato uno splendoreChe soddisfazione!

LE QUATTRO ANIME DEGLI ALBERI (Norica S.)

La primavera con la sua bellezzaPorta con sé una ventata di coloriGli alberi mostrano al mondo I loro germogli più teneri

Segue l’estateCon i suoi giorni caldiIl sole illuminaI rami fioriti

La freschezza autunnaleLentamenteAlleggerisceLe chiome ingiallite

Il ghiaccio e la neve invernaleConcedono agli alberiUn lungo riposoIn attesa della bella e nuovaStagione

QUESTO ALBERO (Luigi A.)

Questo alberoCosì spoglioCosì fragile

Così chiomatoCosì fluttuanteQuesto albero

Bello come il cieloQuesto albero così verdeQuesto albero così vero

Così feliceCosì gioioso

Così primaverileTremante di paura quando il vento lo scuote

Così imponenteCome un monumento in una piazza

Così vivo ancoraÈ il mio albero

È il nostro alberoQuesta pianta sempre nuova

VeraVibrante come la terra

Calda viva come l’estateSia tu che io possiamo difenderlo

E poi addormentarciSotto la sua grande chioma

mi parla senza paroleE io stranamente lo comprendo

Urlo con luiUrlo per lui

Urlo per me e per te e per loroPer tutti quelli che non conosco e che lo hanno ferito

Immobile negli anniNon può andare viaÈ lì da prima di me

Noi lo abbiamo protettoNon lo dimenticheremo

E tu mio caro alberoNon dimenticarci

Abbiamo avuto te per confortoContinua a darci un segno di vitaRimani nella foresta del ricordo

Tendi i tuoi ramiE portaci in salvo

Nicoletta Mannucci

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In un primo momento il rapporto tra san JosemaríaEscrivá e John Henry Newman – due personaggi assaiimportanti nella vita della Chiesa – potrebbe appariremolto tenue. Il contesto sociale, culturale e storico nelquale vissero era assai diverso: Newman è un convertitodall’anglicanesimo che alla fine del XIX secolo arrivò aessere cardinale, mentre san Josemaría è il fondatoredi una istituzione cattolica. Eppure, se si esaminanocon attenzione la loro vita e le loro opere, è possibilescoprire una grande sintonia spirituale e un analogoprogetto pastorale.Sia Newman che san Josemaría sono dei veri paladinidella missione e dell’importante ruolo che i laici sonochiamati a svolgere all’interno della Chiesa. Il cardinaleinglese affermava cheil “sensus fidei” delpopolo di Dio dovevaessere consideratocome una fonte daconsultare per saperequal è il contenutoautentico della fede.E la Chiesa, da partesua, non dovevaescludere i fedeli re-stringendosi ai mini-stri ordinati e allagerarchia, perché sa-rebbe sfociata nel cle-ricalismo.San Josemaría subìmolte incomprensioni per aver affermato – moltoprima del Concilio Vaticano II – che i laici sono chia-mati alla pienezza della vita cristiana, alla santità, chenon sono cristiani di seconda categoria e godono di unavocazione divina specifica (un modo di accettare e farela volontà di Dio nella Chiesa e nel mondo); per esem-pio, la vocazione al matrimonio.Entrambi si resero conto che anche i laici, per esserecoerenti con la fede, hanno bisogno di una profondaformazione e di un impegno costante. Il cardinale New-man dedicò tutto il suo impegno intellettuale e pasto-rale a questo obiettivo: la rivista Rambler e la scuoladell’Oratorio di Birmingham ne sono chiari esempi.

Da parte sua san Josemaría – oltre alla sua ricchissimapredicazione e ai suoi numerosi libri spirituali – fondò,per ispirazione divina, una istituzione che ricorda lachiamata universale alla santità, ma presta anche unaiuto adeguato affinché si possa raggiungere la perfe-

zione cristiana in mezzo al mondo.L’uno e l’altro erano consapevoli che ciò che propone-vano non era necessariamente una novità: «Vecchiocome il Vangelo, e come il Vangelo nuovo», direbbeEscrivá. Entrambi ebbero come fonte di ispirazione lavita dei primi cristiani, ai quali – secondo Newman –bisognava rifarsi per ricuperare l’integrità della fede.Entrambi insistettero sulla necessità di raggiungereuna profonda unità tra fede e ragione, favorita dallostudio delle scienze, sia profane che ecclesiastiche. Peresempio, san Josemaría richiedeva ai sacerdoti del-l’Opus Dei di essere esperti in un ramo del sapere pro-fano, e ai laici di coltivare le scienze teologiche.Newman, da parte sua, affermava: «Voglio che i laici in-tellettuali siano religiosi, e gli ecclesiastici devoti sianointellettuali».

Un altro punto di incontro fra Newman e san Josemaríaè la libertà di coscienza. Il Fondatore dell’Opus Dei pre-dicò instancabilmente intorno alla libertà e all’autono-mia dei laici nelle questioni temporali e indicò che nondoveva esserci nessuna ingerenza ecclesiastica in que-sto campo su di loro, che invece dovevano fare ognisforzo per rimanere fedeli alla propria coscienza. AncheNewman insisteva sul valore della coscienza comeluogo di incontro con Dio, tabernacolo dell’uomo emotore di ogni condotta morale.

Molti altri aspetti si potrebbero sottolineare: la neces-sità di associare pietà e dottrina nell’approfondimentoteologico; l’esercizio prudente e responsabile, di frontealla Chiesa, dell’attività teologica; una profonda perce-zione della Chiesa come Mistero, come sacramentoche, avendo un elemento umano, porta comunque allacomunione con il divino.

Newman ed Escrivá L’autore di questo scritto mette in evi-denza alcuni aspetti spirituali e pastorali che il cardinale inglese – che è stato beatificato dal Papa il 19 settembre - e il fondatore dell’Opus Dei hanno in comune.P. Mario Arroyo // Church Forum

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