Il Fatto Numero 96 del 08/11/2013

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mensile gratuito di informazione libera / diffuso in 10.000 copie novembre 2013 primo piano Porto, bloccate le attività della Cmc pag. 5 il fatto non riceve alcun finanziamento pubblico cultura&eventi pag. 20 Enrico e Giancarlo de Trizio Da Molfetta alla conquista di Broadway cultura&eventi pag. 21 La lezione dimenticata di zio Gaetano Ecco Salvemini, con gli occhi del nipote sport pag. 26 Anche a Molfetta lo Special One La passione di Manuel Cichello n° 96 www. ilfatto .net LAVORO, LA NAVE E I SUOI COMANDANTI

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Il Fatto Numero 96 del 08/11/2013

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mensile gratuito di informazione libera / diffuso in 10.000 copienovembre 2013

primo piano

Porto, bloccate le attività della Cmc

pag. 5

“il fatto” non riceve alcun finanziamento pubblico

cultura&eventi

pag. 20

Enrico e Giancarlo de Trizio

Da Molfetta alla conquista

di Broadway

cultura&eventi

pag. 21

La lezione dimenticata di

zio Gaetano Ecco Salvemini, con gli occhi del nipote

sport

pag. 26

Anche a Molfetta lo Special OneLa passione di

Manuel Cichello

n° 96

w w w . i l f a t t o . n e t

LAVORO, LA NAVEE I SUOI COMANDANTI

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2 novembre 2013

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Una economia in tempesta

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3editoriale novembre 2013

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Ricordo ancora quel giorno di più di vent’an-ni fa, quando una notte i pescherecci molfet-tesi vennero coinvolti in una forte burrasca in mare aperto. Le previsioni del tempo non era-no precise come quelle di oggi e i marinai si affidavano alla loro esperienza e ai bollettini della Capitaneria di Porto. Era l’epoca della grande flotta molfettese con decine di imbar-cazioni che partivano per pescare l’allora ab-bondante pesce. La marineria rappresentava una vera e propria industria, gli equipaggi era-no ancora composti da gente locale e non si ri-sparmiava sul numero degli uomini. Lavorava tanta gente e molte famiglie vivevano bene, dato che le retribuzioni erano proporzionate all’abbondante pescato. Tempi felici insom-ma, rispetto ad ora: le barche sono meno di cinquanta e molte rivolte verso la rottamazio-ne. Ritornando alla storia, quel famoso gior-no, mentre moltissime imbarcazioni erano in mare aperto, arrivò una burrasca tremenda. In questi casi era abitudine dei famigliari andare subito in Capitaneria per avere aggiornamen-ti sul mare e sulle imbarcazioni. La burrasca non accennava a ridursi e si faceva sempre più notte. La sede della Capitaneria era ormai pienissima di parenti, amici e cittadini come me, che avevano a cuore la situazione. Erano i tempi dove l’unico sistema di comunicazione era la radio. Finalmente, dopo tanta attesa, gli uomini della Capitaneria ci informarono che le imbarcazioni erano riuscite a riprendere la strada del ritorno e stavano puntando il varco del nostro porto. Tutti si spostarono alla punta del porto riparati dalla grande muraglia che faceva bene il suo lavoro, ma che non ci im-pediva di vedere la situazione in mare aperto. Dal buio del mare cominciammo a vedere la colonna di pescherecci in fila indiana che pun-tavano i due fari dell’ingresso del porto. Le vedemmo filare dritte, ma inclinate al limite del ribaltamento. I motori erano al massimo, le strutture frutto dell’esperienza dei nostri cantieri navali stavano resistendo alla pres-sione del mare e i marinai erano legati ai pun-ti più rigidi per equilibrare la barca e per non essere risucchiati dalle onde che avvolgevano l’imbarcazione. I nostri pescherecci spacca-vano le onde e sembravano essere risucchiati dalle stesse. Spaccavano le onde e si inclina-vano paurosamente, ma si raddrizzavano e spaccavano nuovamente. Potete immaginare il silenzio di paura tra la gente fino a quan-do, una alla volta, le abbiamo viste entrare e raddrizzarsi nel porto. Duri e convinti, hanno vinta questa sfida. I loro comandanti erano ri-usciti a rientrare con il loro carico di uomini. Alcuni con le navi danneggiate, ma tutti erano rientrati e si erano salvati. Potete immaginare la gente che aveva assistito all’evento. Io ero lì con l’intera comitiva, perché a bordo lavo-rava un nostro amico e, anche se impotenti,

eravamo lì per aiutarlo. Gli imprenditori e i lavoratori odierni sono come i comandanti di quel giorno.Una storia che volevo raccontare da tempo e che mi è servita molto in questi vent’anni di imprenditoria. Oggi gli imprenditori molfet-tesi sono in piena tempesta e vivono momenti molto simili a quelli vissuti da questi coman-danti quel giorno. La crisi, creata o voluta da banche e governi incapaci, mette al limite le strutture aziendali e le capacità di comando degli attuali imprenditori. Una crisi inizia-ta nel 2008 e che, ancora oggi, ci portiamo dietro. Come tante imbarcazioni in tempesta queste aziende, con il loro equipaggio di la-voratori, spaccano quotidianamente le onde e

i disservizi di una Italia governata da inca-paci che non la rendono competitiva. Molte di queste aziende sono composte da operai e impiegati che lavorano da anni con dedizio-ne e che temono, da un momento all’altro, la deriva della loro stabilità e, per molte situa-zioni, unica fonte di reddito. Gli imprenditori sono al limite e, oltre ad avere molti problemi con le banche e tasse statali sempre in aumen-to, cominciano ad avere anche problemi con i dipendenti che, a loro volta, sono al limite economico sempre a causa di banche e tasse che non perdonano. Molti non reggono da en-trambe le parti e affondano.

I lavoratori in difficoltàMolti lavoratori stanno perdendo tutto quello che hanno costruito negli anni e in molti per-dono oggi il lavoro. Questi licenziamenti sono aggravati anche da uno Stato che non paga più la cassa integrazione o i propri debiti, costrin-

gendo le aziende ad anticipare soldi che non hanno a disposizione. Queste aziende sono in questo momento in piena tempesta e gli im-prenditori, come comandanti, stanno puntan-do i fari del porto con tutta la loro forza. Soli nella cabina di comando e con la nave inclina-ta al limite del ribaltamento. Consapevoli che un’onda più forte delle tante fortissime potrà farli ribaltare. Sono soli perché i lavoratori, se hanno fame, capiscono le difficoltà fino ad un certo punto e le banche hanno i loro spor-chi affari da risanare. Soli, perché i politici fanno solo conferenze o comunicati stampa e al governo giocano a Risiko, pensando solo alle loro alleanze e immunità. I lavoratori non hanno la forza di combattere nè gli uni nè gli

altri, perché impegnati a sopravvivere, anche se per tutta questa classe dirigente temo che i forconi non siano poi così lontani.

Le famiglie si sgretolanoIl marito povero, si sa, non è ben visto dalla moglie. E così sempre più famiglie si perdono per questioni economiche. Molti mariti sono finiti per strada perché separati, e famiglie abituate a vivere sul debito ora si sono tro-vati solo rate da pagare. Insolvenze a più non posso e, quindi, una economia che si inceppa. Era una economia chiaramente sbagliata e gli economisti avevano allertato tutti. Ma fino a quando tutti hanno potuto comprarsi tutto al limite della rimborsabilità dei mutui, l’econo-mia è andata alla grande. Ora in molti sono tornati alla povertà totale. Ora chiedono aiu-to! Cicale che sono tornate formiche, ma che hanno perso la capacità di lavorare. Difficile uscirne ora se non si ritorna al duro lavoro.

Come uscirne. Ritorno al passatoLa storia raccontata a inizio editoriale per me è stata molto importante. Tra il 2008 e il 2010 molte aziende hanno avuto un calo del fatturato spaventoso, arrivando al limite del fallimento. In molti hanno deciso di mollare “affondando”, ma in moltissimi hanno punta-to le luci del porto. Hanno cercato in giro per il mondo nuove opportunità di business e, ri-prese le valigie, hanno ricominciato a cercare nuove opportunità per le proprie aziende e il loro carico di uomini e sogni. Sono orgoglio-so di far parte di questa categoria di piccoli comandanti che non si sono arresi quando, semplicemente licenziando o delocalizzando, le cose, avrebbero potuto risolverle in po-chi mesi. Praticamente salvarsi con l’unico salvagente a disposizione sul peschereccio. Molti degli imprenditori che sono oggi al la-voro a Molfetta hanno scommesso tutto per rimanere in piedi e in tanti oggi sono al limite di galleggiamento, ma con molte prospettive in tasca. Questa crisi sta portando anche del bene perché è proprio nel momento di crisi che si vedono le persone leali e, quindi, i veri lavoratori. Come i marinai che ti seguono in tempesta credendo ciecamente in chi pilota la nave. Questa crisi sta eliminando tutta la parte marcia di questa nazione partendo da-gli imprenditori falsi ai lavoratori che, nel troppo assistenzialismo, hanno sguazzato per anni. Imprenditori e lavoratori ora stan-no riscoprendo il gusto di lavorare insieme. Molti hanno abbandonato i sindacati, forse perché hanno capito che un sindacalista con il Rolex, l’abito firmato e la bella macchina all’esterno della Camera del lavoro non potrà mai capire le esigenze di un lavoratore.Non sono contro i sindacalisti, ma li vorrei come quelli tedeschi. Vorrei un governo come quello tedesco in verità che, fiutando la crisi nel 2008, ha attivato riforme che oggi hanno reso la Germania una nazione stabile. In realtà non voglio affatto la Germania, ma voglio un’Italia fatta da imprenditori intraprendenti e lavoratori con la voglia di lavorare. Lavoratori e imprendi-tori che protestano insieme contro questo modo di governare e che possono, liberandolo, ren-derlo efficiente come quello tedesco. Possiamo farlo parlandone e guardando al futuro con otti-mismo. I dati statistici economici non parlano solo di suicidi e fallimenti. C’è un boom di nuove aziende con imprenditori sotto i 35 anni. Molte aziende stanno assumendo per-sonale qualificato, anche nel tanto maltrat-tato Sud. Le piccole imprese sotto i 15 di-pendenti sono la spina dorsale della nazione. Siamo come i comandanti di quelle piccole imbarcazioni tra le onde e stiamo puntando le luci intense dei fari. Abbiamo gli occhi ben puntati e le braccia rigide sul timone.E stiamo entrando, in fila indiana, con tutta l’intenzione di portare in salvo i nostri ma-rinai.

di Giulio Cosentinodi [email protected]

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4 novembre 2013

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Porto, bloccate le attività della cooperativa rossa

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5primo piano novembre 2013

Dopo il sequestro del Porto, sono state bloccate le attività della Cmc di Raven-na. Questi sono gli ulteriori strascichi che seguono i due arresti e 50 indagati, tra i quali anche l’ex sindaco di Molfetta e pre-sidente della commissione Bilancio del Senato, Antonio Azzollini. La vicenda or-mai nota a tutti riguarda la presunta maxi-truffa legata alla costruzione del nuovo porto commerciale della città di Molfetta. Un’opera per la quale sono stati erogati circa 150 mln di euro di fondi pubblici, che è stata sequestrata all’alba di lunedì

7 ottobre 2013 dai militari del nucleo di polizia tributaria della Guardia di finanza e del Corpo forestale dello Stato di Bari su disposizione del gip del tribunale di Trani, Francesco Zecchillo. Sequestrati anche 33 milioni di finanziamenti pubblici non an-cora erogati. Quella che sta andando in scena è senza dubbio un inchiesta giudiziaria che darà il via a un processo che non si risolverà in tempi brevi. Sta di fatto che Molfetta e Ravenna, seppur distanti geograficamente, sono collegate da un unico filo conduttore in quanto attori protagonisti di un’indagi-ne che deve far luce sulle responsabilità sia politiche che imprenditoriali di quanti hanno agito in nome e per conto di questa grande opera pubblica. Un ruolo gioco-forza di spicco lo si deve attribuire alla cooperativa rossa Cmc di Ravenna (as-sociata alla galassia Legacoop), quinta azienda nazionale nel settore delle costru-zioni, impegnata tra l’altro in commesse importanti e discusse come la realizza-zione della Tav Torino-Lione. L’opera-zione denomitata “D’Artagnan” ha preso il via nel 2010 quando la Guardia di Fi-nanza e Forestale ha avviato accertamenti sull’appalto integrato per l’ampliamento del porto commerciale. L’attività investi-gativa, conclusa appunto nei primi giorni di ottobre 2013, ha portato due ordinan-

ze di custodia cautelare e a iscrivere nel registro degli indagati 60 persone, di cui ben 9 facenti parte della Cmc di Ravenna, tra i quali si distinguono in particolare i nomi del presidente Massimo Matteucci, dell’amministratore delegato Dario Fo-schini e del dirigente tecnico Carlo Parmi-giani. Agli arresti domiciliari erano inoltre finiti sia l’ormai ex dirigente comunale dei lavori pubblici del comune di Molfetta e Rup (Responsabile unico del procedi-mento) del porto, Vincenzo Balducci, sia il manager ravennate Giorgio Calderoni, procuratore speciale e direttore di cantiere, rimessi entrambi in libertà. Per quest’ulti-mo sono stati ipotizzati una sfilza di reati tra cui associazione per delinquere finaliz-zata alla truffa ai danni dello Stato, abuso d’ufficio, crimini contro la fede pubblica, frode in pubbliche forniture, attentato alla sicurezza dei trasporti marittimi e diversi illeciti ambientali. I lavori iniziati proprio nell’anno 2006 della terza opera più grande in fase di re-alizzazione in Italia, dopo il porto di Ci-vitavecchia e il Mose di Venezia, hanno portato via con sé un mare di soldi. Le manovre furono poste in essere già nella fase di assegnazione dell’appalto di gara da 69 milioni di euro. Infatti alla gara avrebbero potuto concorrere solo ed esclu-sivamente imprese che avrebbero avuto a

disposizione una draga internazionale: tre erano le draghe di questa tipologia in tutto il mondo e per l’appalto si presentarono 11 imprese internazionali. Ma l’unica che avrebbe potuto vincere era guarda caso la Cooperativa muratori e cementisti (Cmc) di Ravenna in Ati con la Società italiana dragaggi e l’impresa Pietro Cidonio. La cooperativa rossa ravennate non era neppure sconosciuta a Molfetta visto che nel 2005 ci fu l’arrivo del «pontone Dan-te» della stessa impresa per il sondaggio dei fondali. Il 13 febbraio del 2008 venne approvato in Giunta il progetto esecutivo del nuovo porto commerciale per una som-ma complessiva di 72 milioni di euro. Ad oggi la richiesta di interrompere le attività della Cmc, formulata dal pm del tribunale di Trani, è motivata dal rischio di reitera-zione del presunto reato in altre commes-se.La linea difensiva, sostenuta dagli av-vocati Ermanno Cicognani di Ravenna e Filippo Sgubbi di Bologna, punta invece sull’estraneità dei vertici aziendali ai fatti e sul ruolo non ritenuto estremo di Calde-roni, poiché questi avrebbe avuto rappor-ti diretti non con la Cmc di Ravenna ma con la società operativa Molfetta Newport, un’azienda anch’essa con sede a Ravenna, per la quale è stata chiesta la medesima misura di interdizione.

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di Andrea Marzocca

Un riconoscimento di prestigio per uno chef che sta esportando con successo il nome molfettese in Italia e nel mondo.Fabio Pisani, assieme ad Alessandro Negrini, entrambi cuochi del ristorante milanese “Il luo-go di Aimo e Nadia”, ha ricevuto il premio di miglior chef della prestigiosa guida ai ristoranti d’Italia, Europa e mondo 2014 di Identità golo-se. “Ne hanno fatta di strada questi due cuochi nati ai confini opposti d’Italia, Pisani in Puglia e Negrini in Valtellina, già premiati come sous-chef alla corte di Aimo e Nadia Moroni e ora primi assoluti. Da quando hanno la responsabi-lità del Luogo è sempre Grande Italia ma con sa-pori anche nuovi”. È questa la motivazione della scelta dei due cuochi, che lavorano nel ristorante milanese dal 2005, facendosi portavoce di una cucina contemporanea, eppur capace di tendere una mano alla storia. È la fusione di innovazione e tradizione, che ha riscosso e riscuote, eviden-temente, risultati e apprezzamento. “L’asse-gnazione del premio della guida di Identità Golose – dichiara emozionato Fabio Pisani – è per noi un importante riconoscimento che ci dà la grinta per continuare sulla strada che abbiamo intrapreso”. Nella guida, leggendo la recensio-ne della cucina di Fabio, non si può non resta-re a bocca aperta. Quello dello chef molfettese, ben coadiuvato dal valtellinese Negrini, viene definito un vero e proprio “miracolo italiano”. Fantasia, calore, entusiasmo, tradizione, idee. E un ricambio generazionale, temutissimo, che non ha creato scossoni, visto che dal 2005 i due chef hanno la responsabilità di portare avanti, nel ristorante di via Montecuccoli, la tradizione di Aimo e Nadia Moroni. Furono loro due, veri e propri monumenti della cucina italiana che, a

partire dai primi anni Sessanta, misero su una storia fatta di successo e genuinità.Classe 1978, Fabio Pisani ha ottenuto il diploma all’istituto alberghiero di Molfetta, poi ha lavo-rato in grandi maison europee: tre anni a Parigi al Grand Vefour, due anni a Londra al Waterside Inn, un anno al ristorante Dal Pescatore a Can-neto sull’Oglio. Nel 2005 approda a Il Luogo di Aimo e Nadia portando quella passione per il lavoro, capace di trasmettere al cliente “i battiti del cuore” che mette in ogni piatto. Determi-nato e curioso, è estremamente legato alla sua terra, intesa anche in senso fisico, dal momento che una della caratteristiche principali della sua cucina è la riscoperta di prodotti come il grano arso e la cicerchia. Attento alla riscoperta dei prodotti del territorio, è un autentico cultore del-la “materia prima perfetta. Ora questo prezioso riconoscimento. E la scommessa che non sarà l’ultimo.

Identità golose 2014 Fabio Pisani miglior chefUn molfettese nell’élite della cucina italiana

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6 novembre 2013

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Il 23 ottobre gli alunni dell’Itcgt G. Salvemini ricordano ancora Annalisa Romano, la ragazza morta due anni fa dopo una battaglia contro un tumore. E lo fa con un’opera di beneficenza, che vuole lasciare il segno.Il Burkina Faso non ha sbocco sul mare ed è un paese pianeggiante, questo spiega perché le famiglie sono costrette a recarsi a chilometri e chilometri di distanza per procurarsi l’acqua. Il Burkina Faso ha una popolazione di 15milioni di abitanti e ci sono solo 384 medici, più di 5milioni di persone (per lo più bambini) muoio-no a causa dell’acqua insalubre. L’acqua è vita e questo è stato il motore del progetto: salvare vite umane. Il costo del pozzo è stato stimato intorno ai 6mila euro e dopo la raccolta fondi dello scorso anno scolastico in nome di An-nalisa, Luca Valente promotore dell’iniziativa, è andato a fare visita agli studenti dell’istituto Salvemini. Ha ritenuto importante comunicare

ai presenti che i lavori per la costruzione del pozzo sono iniziati nel migliore dei modi e fi-niranno per fine anno. Ancora una volta i ra-gazzi hanno dimostrato la loro “vicinanza” agli abitanti del Burkina Faso, attraverso un piccolo messaggio: “de Annalisa a vous” (da Annalisa per voi!). Il messaggio arriverà in Africa attra-verso foto e video della giornata. L’acqua che a noi può sembrare un bene scontato e comune, per loro non lo è. Grazie agli aiuti di molti vo-lontari e di ogni persona, il sogno di un’Africa migliore può diventare realtà.

In casa Pd, Giulio Calvani, dopo aver fatto le prove generali, si è aggiudicato la corsa alla se-greteria del Partito Democratico. Nella giornata della kermesse politica organizzata dal partito di centrosinistra locale l’avvocato e giornali-sta di 34 anni ha prevalso sui vari accredita-ti concorrenti alla segreteria come Giuseppe Percoco e Tiberia Bartoli. Nino Sallustio, il segretario di transizione, ha dato il via libera al passaggio del testimone a una figura giovane in grado probabilmente di dare nuovi impulsi a un partito che soprattutto a livello politico,

sia locale che nazionale, deve rilanciarsi. L’as-semblea degli iscritti, dopo una serie di dibat-titi interni allo stesso partito, ha deliberato per acclamazione a favore di Calvani che, tra i vari candidati alla segreteria, senza dubbio era co-lui che godeva dei favori del pronostico. L’ele-zione del neo segretario di centrosinistra è av-venuta soprattutto grazie alla concessione della componente legata a Piero de Nicolo, che supera il 71% degli iscritti, eleggendo ben 8 delegati al congresso provinciale, contro i 2 di Anna-lisa Altomare e 1 della componente Gugliel-mo Minervini. Assieme a Giulio Calvani ci sarà Lino Renna che andrà a ricoprire la carica

di vice-segretario unico e poi, una squadra di 14 componenti del direttivo costituito da: Mimmo Casamassima, Annamaria Altoma-re , Domenico Lunanuova, Paola Marzocca, Antonio Di Gioia, Raffaella Altamura, Erika Cormio, Titti Bartoli, Michele Gadaleta, An-nalia Solimini, Corrado Minervini, Caterina Ciccolella, Alessandro Sinisi e Leo Amato. Dopo la nomina a neo segretario del PD lo stesso Calvani ha commentato sul suo profilo FB: “Inizia questa nuova avventura. Ci met-terò tutto il mio impegno ed il mio entusia-smo per essere all’altezza di questa grande responsabilità”.

Il diritto al gioco è un diritto inviolabile. Questo lo scopo per cui è stata costruita all’interno della villa comunale un’altalena per i disabili, donata dai fratelli Francese al Comune di Molfetta.Si tratta di una attrezzatura molto particolare e poco diffusa, costituita da una pedana sulla quale i bambini aventi un handicap e costret-ti a sedere su una sedia a rotelle, possono divertirsi esattamente come avviene per tutti gli altri. Tuttavia però essa non sembrerebbe esser utilizzata da coloro per cui è stata co-struita, ma attirerebbe piuttosto le attenzioni di molti bambini che potrebbero invece uti-lizzare le classiche altalene. Questi ultimi, incuriositi, si avvicinano provando anche a salirvi e attirando per questo l’attenzio-ne dei custodi costretti poi a farli scendere. Anche molti genitori sembrerebbero confusi da questa struttura che pensino sia accessi-bile a tutti. La gente ha insomma pensato si trattasse di un nuovo gioco costruito per il divertimento di tutti i bambini. Abbiamo posto alcune domande ad Antonio Francese.Com’è nata l’iniziativa per la costruzione di questa altalena per i disabili?

Dopo quello che abbiamo fatto per i terremo-tati, abbiamo deciso di fare qualcosa anche per il Comune di Molfetta e grazie all’idea di un nostro cliente siamo partiti con questo progetto sull’altalena per i disabili. È stata interamente finanziata da voi o vi siete serviti di una raccolta fondi?C’è stata una raccolta fondi grazie all’aiuto di imprese, commercianti e clienti. Ma ci sono stati anche molti collaboratori come l’Altra Molfetta, la Voce di Sant’An-drea che hanno contribuito all’intero proget-to anche per quanto riguarda la forma logi-stica e tecnica. Essa sembra però attirare l’attenzione di molti bambini che potrebbero anche usare altalene normali. Si aspettava un riscon-tro di questo tipo?È un problema di tante città che hanno queste altalene perché tutti pensano che sia un’al-talena normale. Perciò abbiamo chiesto un intervento da parte del vicesindaco il quale potrebbe mettervi un custode onde evitare di far salire altri bambini su quell’altalena.Potrebbe esserci una soluzione a questo problema?Tutti si sono meravigliati di questo proget-to. Ma è necessario educare questi bambini che non sanno che si tratta di un’altalena per

disabili, magari attraverso la scuola, il cu-stode. Bisogna far capire a tutti il senso di questo progetto: dare qualcosa che non ave-vano a questi bambini con disabilità.Non pensa che l’ubicazione fisica dell’al-talena risulti anomala e quindi che vada ad escludere comunque questi bambini?Se avessimo messo l’altalena al parco di Po-nente o di Levante avremmo compiuto una discriminazione. Per un fattore tecnico non poteva stare nella zona della villa Comunale dove ci sono gli altri giochi, questo a causa di un dislivello. L’unica soluzione era quel-la e c’è stato comunque anche il permesso dell’ufficio tecnico. Il sindaco ci ha inoltre promesso che amplierà quella zona con altri giochi per i disabili.

La speranza è che questa altalena possa es-sere anche una giusta occasione per attivare all’interno delle scuole una campagna edu-cativa sulla disabilità. Nei giorni scorsi si è tenuto un tavolo di concertazione tra ammi-nistrazione ed enti, associazioni che hanno la loro ragion d’essere proprio nella sensibi-lità rispetto alle esigenze dei disabili. Si stu-diano politiche in grado di lasciare il segno, ma perché questo sia possibile, è importante che la gente capisca. Si deve evitare che in

futuro, con l’eventuale costruzione di nuovi giochi per i disabili, situazioni come quelle dell’altalena possano ripetersi.“Accettare i disabili significa accettare an-che tutti gli altri così come sono con le loro contraddizioni, debolezze, limiti, egoismi, pochezze, incomprensioni. Perché noi tutti, chi più o meno, siamo tutto questo.” (ano-nimo)

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Giulio Calvani nuovo segretario locale del Pd

L’altalena dei disabili non dondola ancora

di Andrea Marzocca

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7primo piano novembre 2013

di Viviana Samarelli

In ricordo di AnnalisaLa realizzazione del pozzo continua

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di Arianna Cantatore, Viviana Samarelli

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Nella giornata del 9 ottobre l’associazione Eredi della Storia ha offerto agli studenti delle classi quinte dell’Iiss (Istituto di istruzione secondaria superiore) “Amerigo Vespucci” la straordinaria opportunità di assistere alla rie-vocazione degli eventi di Tobruk del 28 giugno 1940, che ebbero come tragico epilogo l’ab-battimento del quadrimotore del maresciallo dell’aria Italo Balbo. L’associazione è riuscita a rintracciare gli ultimi testimoni di quella triste vicenda che si è prestata a mille interpretazioni tra cui quella dell’assassinio politico, ordito da Mussolini. E per fornire la massima pubblicità all’evento ha invitato il giornalista di Raitre, Costantino Foschini con i suoi cineoperatori. L’esperto giornalista ha intavolato, nelle sale dell’Ospedaletto dei crociati, una inchiesta su-

gli eventi, interrogando i due militari in conge-do, il marinaio Vittorio Nappi e il cannoniere Giuseppe Scardigno. Questi ultimi, con straor-dinaria lucidità, hanno raccontato nei minimi particolari gli episodi di quella giornata facen-do luce sulla vicenda che a loro dire, mitraglie-ri su nave San Giorgio, ebbe quel triste epilogo per la tragica concomitanza di molti eventi: il bombardamento inglese e l’improvviso arrivo, durante lo scontro armato, dell’aereo di Italo Balbo. I militari non hanno escluso di essere sta-ti probabilmente loro a colpire il governatore della Libia, ma per errore, data la concitazione del combattimento. Gli studenti, increduli e ap-passionati, hanno fatto da cornice all’intervista circondando con il loro calore gli anziani reduci e i professionisti della Rai, apprendendo dal vivo

ciò che normalmente ritrovano solo nei libri di storia. L’intervista e le immagini sono state poi trasmesse sabato 12 ottobre nel corso del setti-

manale Levante e possono essere riviste in stre-aming sul sito regionale della Rai (www.rai.it.tgr.regionepuglia.it).

8 attualitàrimani aggiornato minuto per minuto sul sito www.ilfatto.net

novembre 2013

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Un tuffo nella storia per gli studenti dell’ IIss “Vespucci” di Molfetta

Nell’anno dei festeggiamenti per i 400 anni dalla sua fon-dazione, la confraternita dell’Immacolata Concezione di Molfetta si è impegnata nel creare e consolidare rapporti di

gemellaggio con altre confraternite di città limitrofe con cui si accomuna il culto verso la Vergine. Oltre questi rapporti con realtà locali, quest’anno durante i festeggiamenti per l’Immacolata a dicembre, la confraternita avrà l’onore di ricevere una delegazione della confraternita della B.V.M. Immacolata di Lourdes di Qrendy-Malta, che ha accettato con molto piacere ed entusiasmo l’invito che l’amministrazio-ne ha rivolto loro. Sarà così siglato un gemellaggio internazionale che vedrà la partecipazione di questa delegazione maltese ai festeggiamenti in chiesa nei giorni 7 e 8 dicembre, nonché alla processione che si svolgerà per le vie cittadine la mattina dell’8 dicembre. Si tratterà di un rapporto di notevole importanza in quanto, oltre l’aspetto religioso, può essere un valido mezzo di scambio culturale che, apparentemente diverso per origine, vede nel culto verso la Vergine un primo punto in comune da cui iniziare. I festeggiamenti in onore dell’Immacolata si svolgeranno dal 28 novembre con l’inizio della novena pres-so la parrocchia S. Berardino. Di seguito tutti gli appuntamenti previsti:• dal 28 al 6 novembre: ore 18 novena alla Vergine;• 6 dicembre: ore 18.30 celebrazione eucaristica presieduta da Mons. Luigi Martella;• 7 dicembre: giornata eucaristica con l’esposizione del Sacramento dalle ore 8 e veglia mariana a par-

tire dalle ore 21• 8 dicembre: Solennità dell’Immacolata ore 9 processione per le seguenti strade: via Carnicella, via Ten. Fiorino, via A. Volta, via F. Cavallotti,

via Respa, piazza Vittorio Emanuele, via S. Pansini, via Annunziata, piazza Paradiso, via Paradiso, via Roma, piazza Cappuccini, corso Margherita di Savoia, via V. Emanuele, piazza Garibaldi, via Carnicella.

Parteciperà alla processione anche la delegazione della Confraternita della B.V. Immacolata di Lourdes di Malta.• 15 Dicembre: Conclusione dei festeggiamenti con celebrazione eucaristica e canto del Te Deum.

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Molfetta e Malta unite nel cultodi Maria Immacolata di Onofrio Angione

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9novembre 2013

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attualità10

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“Scimaninn moij”, così recita Zio Pino (alias Andrea De Pinto) all’inizio di una serata reg-gae. La musica reggae da anni nel sud Italia ha diversi seguaci: una musica che riconduce alla mitica figura di Bob Marley. Effettivamente la musica reggae non è riconducibile soltanto ai big della scena internazionale, ma si pensi piuttosto a tutte le sfaccettature che essa ha: bashment, ro-ots, dancehall. Originaria della Giamaica, questa musica colonizza la scena con il suo ritmo carai-bico, sino a giungere nella nostra città, Molfet-ta. Seguace sin dai suoi primi passi nella scena musicale del ritmo giamaicano, Zio Pino si è da sempre cimentato con la musica come concetto di evasione da una realtà politica scomoda che a suo dire “porta all’odio”. Con un diploma al commerciale e una visita ai parenti in Austra-lia, dove ha lavorato come marmista. Un viag-gio, questo, che gli ha permesso di conoscere la realtà reggae di Sydney. In Puglia invece è uno dei tanti precursori del suo genere, la dan-cehall, ed è parte integrante dell’associazione Music Mo con la Shanty Crew (sound reggae molfettese) e collabora con altri diversi proget-ti del nord barese. Ecco cosa racconta.Quando ti avvicini al reggae e in quale maniera?I primi anni del ’90 sono anni in cui il movi-mento politico è in forte crescita e le occupa-zioni di luoghi per l’aggregazione giovanile sono importanti. È il periodo in cui musical-mente si inizia a parlare di Sud Sound Sistem (Salento), dei Suoni Mudù (Bari), tutti cantanti legati ai centri sociali. Il mio interesse verso

questa musica è legato al modo di cantare: i Sud cantano in dialetto ed è proprio il dialetto che da sempre mi ha interessato. Cosa ti piace del dialetto?Cantare in dialetto permette una maggiore per-cezione da parte del pubblico e poi mi piace scrivere senza metafore, in maniera naturale. Ho iniziato a scrivere i primi testi e ad avvici-narmi a queste sonorità che suscitano un sen-so di allegria, ed essendo anche un seguace di queste feste, ho deciso di scrivere testi su que-ste basi (riddim, ndr). Tra le tue specialità c’è l’organizzazione delle feste… Con l’esperienza del Kolonia Liberata, centro sociale di Molfetta dei primi anni ’90 (sito alla prima cala), ho abbandonato l’esperienza poli-tica perché la musica è più rivoluzionaria delle parole e ho iniziato ad organizzare feste: la pri-ma è stata proprio nel Kolonia nel 1995. Qui inizia il tuo percorso. Quali tappe ci sono state dopo?Nel 1995 insieme a U Passion e Bob Mari fon-dammo la MolfettaPosse, trasformatasi in South Love Vibration nel 1997 con l’arrivo di Papa Miki. Scegliemmo questi nomi per affrontare il discorso territoriale, quindi avvalorare il dia-letto, infatti le canzoni sono in dialetto mol-fettese, e creare momenti di aggregazione più ludica che politica, visto che il reggae è anche musica politica. Quali sono stati gli sviluppi di questa collabo-razione?Questa collaborazione è viva ancor oggi e ab-biamo creato dei pezzi visibili sul web, come per esempio la canzone “Beddha meij”, dedi-

cata all’amore. Che fa zio Pino, invece, “da grande”?Nel 2005 mi ritrovo all’interno di un col-lettivo di musicisti e cantanti reggae che si chiama Bad&break funk, con cui abbiamo creato un album vendendo 3mila copie. La canzone Rumori di Fondo è stata trasmessa anche su Italia1. Oggi, oltre a cantare, organ-izzo serate all’Eremo con Shanty Crew (as-sociazione Music Mo).

Ed è proprio questo posto, l’Eremo, che di-venta il locus amoenus del reggae. Diversi

sono gli artisti giamaicani e inglesi che si sono esibiti sul palco: Jah Mason, Mr. Ve-gas, Ward 21 e l’inglese Brother Culture, e i pugliesi Boom Da Bash. Ogni serata vanta 1000 spettatori. Il lavoro di Andrea, come della Shanty Crew e di tutti gli organizza-tori permette lo sviluppo del concetto primo dell’associazione: un momento di allontana-mento dalla realtà, di aggregazione, un mo-mento di conoscenza.Il prossimo appuntamento sarà il 16 novembre con General Levy, inglese, con Don Rico dei Sud Sound Sistem e come direbbe Zio Pino “vin cu prish”.

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Il reggae come passioneTutto il “priscio” di Zio Pino di Nicoletta Mezzina

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Si parla molto di cultura e tradizione, un binomio inscindibile se si pensa alla Pu-glia. Dalla musica ai canti, dalla tradizione orale a quella scritta, oggi vi è un recupero di tutto ciò che è stato, rapportandolo alla contemporaneità. Da un differente punto di

vista, non parliamo più di cibi tradizionali o degli uomini che hanno fatto la tradizione, bensì delle danze popolari e del perché esse siano diventate importanti oggi. La danza da sempre è un punto di riferimento importante per l’uomo nella sua evoluzione artistica. Ha avuto diversi e importanti significati nelle tradizioni popolari. La Puglia, come tutto il Sud Italia, è pervasa della cultura delle dan-ze: tutti conosciamo la pizzica o la taranta, ritornate in voga in questi periodo grazie anche all’ importante evento del Concertone finale della Notte della Taranta. Importante cultore della danza popolare

molfettese, e non solo, è Vincenzo De Pinto, il quale da anni si occupa, assieme ai fon-datori della sua associazione Fabulanova, di riportare nell’epoca del digitale quello che la tradizione coreutica pugliese ha tramandato. Si avvicina al mondo della danza nel 2003, data di inizio del suo percorso di studi circa la danza popolare pugliese prima, e quelle

internazionali poi. Prima del 2010, anno di nascita dell’ associazione culturale Fabula-nova, lo stesso collettivo (ne fanno parte an-che Domenico Copertino e Katia La Forgia) si chiamava Quatacamero. Il gruppo è inte-ressato non solo alle danze internazionali ma soprattutto al folklore pugliese, promuoven-do eventi di sensibilizzazione all’arte coreu-tica e musicale che ci è stata tramandata. Di-verse le collaborazioni dell’associazione con Terre di Musicanti e il Canzoniere grecanico salentino.Vincenzo rientra con la sua danza nel pro-getto della danzatrice statunitense Mickela

Mallozzi, “Bare Feet”. Il motto è “Experien-cing the World, one dance at a time!” ossia viaggiare nel mondo alla riscoperta della musica, della danza tradizionale e della cul-tura di un popolo. Il progetto di Mickela è sostenuto da “Walks of Italy” che organizza pacchetti viaggio per gli americani. “The Ta-lented tour Guides of Walks of Italy” in terra di Bari è un tour guidato: parte dalla chiesa di San Nicola, attraversa il mare per giunge-re nella vecchia terra di Bari dove le donne insegnano a fare le orecchiette. Poi si passa a Molfetta con Vincenzo e la pizzica, ballo tradi-zionale pugliese. Il progetto con Mickela Mallozzi come è iniziato?Grazie a Giovannangelo De Gennaro che ci ha messo in contatto. Il progetto di Mickela significa danzare per il mondo e scoprire le danze, tutto quello che studiamo anche noi. Il progetto prevede di creare un percorso per gli americani in Puglia e poiché la pizzica è pugliese è stata inserita anche una parte de-dicata. Infatti le è stata insegnata la pizzica e gli abbiamo fatto assaggiare le bontà del nostro territorio: cozze, olive, mozzarelle. Dopo di che, al termine della cena, si è bal-lata la quadriglia tutti quanti.Cosa significa riscoprire le tradizioni?Riscoprire le tradizioni non significa rias-sumere o apprendere il passato, piuttosto ri-proporre il tutto in forma contemporanea. Da sempre ho avuto un interesse per la scoperta delle tradizioni, soprattutto della danza, che è una forma per il sociale, che coinvolge tutti. Volevo scoprire perché, subito dopo la guerra, con l’arrivo della danza americana, le nostre tradizioni sono state tralasciate e perché oggi le riprendiamo. Importante dunque per me è la documentazione. Con Menico e Ka-tia, abbiamo realizzato uno spettacolo teatrale che si chiama “La cura”, il cui senso è proprio questo. Siamo andati a intervistare molte per-sone, tra cui una donna che ci racconta come

si tagliavano i vermi e che significa tagliare i vermi. La tradizione scompare e noi dobbiamo riportarla oggi per farla conoscere a tutti. Noi cerchiamo di proporre non solo le tradizioni legate al discorso coreutico ma anche antropo-logico, quindi capire il perché di quell’evento in quel determinato momento. Nel 2010 insie-me a Massimiliano Morabito (organettista de il Canzoniere grecanico salentino) abbiamo iniziato un lavoro di documentazione, il quale è ancora work in progress, in cui esplichiamo, attraverso il racconto degli intervistati, il per-ché del ritorno di questa danza (la pizzica in tutte le sue forme) e del perché si danza in una determinata maniera. Quale è la tradizione di danza popolare di Molfetta?A Molfetta c’è un canto che si chiama “Sott o’ pond d Varlett”, una tarantella con base di piz-zica. La quadriglia è uno dei nostri balli tipici, con un capo e diverse figure. Principalmente si balla nelle cerimonie e si fa in gruppo: due file disposte l’una di fronte all’altra e con le mani in alto a formare degli archi, una coppia per volta passa sotto. Il capo del ballo decideva come disporre i danzatori.Quest’anno come associazione siamo rien-trati in una rete associativa che si chiama Folkaravan Fest.Perché la scelta della pizzica?La pizzica è figlia della tarantella (tipicamente suonata con un tamburello che è la gramma-tica della pizzica) ed è una danza di corteg-giamento senza che la donna venga toccata, infatti corre in ausilio della donna un foulard che serve per il corteggiamento. Può esse-re ballata in coppia donna-donna o donna-uomo. La pizzica per me è libertà, mi dona un senso liberatorio. Mi ci sono interessato subito dopo il mio ritorno da Milano. Il mio primo lavoro, quello di grafico, non concede movimento, quindi ballare significa senso di libertà per me. La studio da diversi anni in tutte le sue forme e tipologie.

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Gli Usa “pizzicati” da MolfettaFabulanova in un video che racconta la Pugliadi Nicoletta Mezzina

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Una famosa frase dice: “Dietro un grande uomo, c’è una grande donna” e l’assio-ma viene ulteriormente confermato dopo la presentazione di una rilevante figura femminile, protagonista del Risorgimen-to: Rose Montmasson, caduta nel dimen-ticatoio e che subì anche le umiliazioni di suo marito, Francesco Crispi, patriota e politico Italiano. L’occasione di conoscere sotto un aspetto inedito queste due figure dell’Ottocento l’ha data la presentazio-ne avvenuta nella libreria “Il Ghigno” di Molfetta del libro “Petali di Rose” di An-tonio Caradonio per Adda editore. L’autore, Antonio Caradonio, medico pe-diatra, collega di Michele Spadavecchia, presidente dell’associazione “Eredi della storia” e relatore della serata, è “contagia-to dalla stessa malattia”: la passione per la storia (risorgimentale italiana e non solo). Da questo suo grande amore per la ricerca storica è nato l’intrigante romanzo stori-co dedicato all’unica donna che partecipò alla spedizione dei Mille con Garibaldi: Rose Montmasson. Rose è il nome di una donna che, nata nel 1823 in Alta Savoia, terra di lingua france-se, cambia la propria vita per amore verso un giovane italiano, mazziniano e repub-blicano, Francesco Crispi, e il suo nome in Rosalia. Con quel giovane italiano Rose partecipa, da protagonista, alla più grande rivoluzione politica dell’Ottocento in Eu-ropa, il Risorgimento Italiano. Ma un gior-no, non più amata e addirittura ripudiata, decide di lasciare ai figli di quella Italia che troppo presto la dimenticherà, la sua testimonianza e il suo sogno in un diario (artifizio letterario ideato dall’ autore). E sarà proprio quel diario, prima smarrito e poi ritrovato, a far riemergere dall’oblio la sua figura. Rose vivrà per sempre grazie ai versi, semplici e languidi, che a lei sa-

ranno dedicati da un giovane ambasciato-re inglese, che a Roma dapprima ritrova il diario e poi, grazie ad esso, completerà il sogno di Rose: l’Italia unita. Il libro si divide in tre parti. Si tratta di tre rotaie parallele su cui scorrono le vi-cende di una giovane ricercatrice italiana che, vincendo una borsa di studio, si re-cherà in Inghilterra per continuare le sue ricerche; di un colonnello Italiano e di un diplomatico inglese che useranno il diario e il suo contenuto per spingere l’Italia ad abbandonare la Triplice Alleanza per pas-sare alla Triplice Intesa prima dello scop-pio della Prima Guerra Mondiale; e infine le vicissitudini della protagonista.“Petali di Rose” sta riscuotendo un no-tevole successo di pubblico e critica. Il romanzo ha anche riferimenti storici am-piamente documentati, vista la passione per la storia dell’autore, che permettono una analisi precisa di come si svolgono i fatti. Molto originale l’espediente del ri-trovamento del diario, da cui si dipana la vicenda, sia il fatto di affidare il racconto a una giovane studentessa con la passione per la ricerca. Il relatore ha ribadito che la sto-ria ha spesso trascurato il ruolo delle donne, che invece spesso sono state artefici di im-portanti cambiamenti o hanno contribuito in maniera fondamentale a essi. Il racconto si prefigge anche di rinnovare il sentimento di unità del popolo italiano e si inserisce nelle celebrazioni per i 150 anni dell’Unità d’Ita-lia. Anche i discorsi pronunciati nel libro sono ancora oggi attualissimi, perché ripren-dono valori e temi immortali, senza tempo. L’assessore alla cultura Betta Mongelli si è detta incuriosita per la parte storica ed emozionata per la ricercatrice che scopre un testo inedito in biblioteca, emozione da lei provata e vissuta a Torino durante una ricer-ca occasionale su un suo avo garibaldino, Liborio Romano (su cui sta preparando uno

scritto da pubblicare in un prossimo futuro). Ha poi tracciato la figura di Crispi, noto per il suo carattere intransigente, per il processo vinto per bigamia nei confronti di Rose, ora-mai ripudiata come moglie, contando sugli appoggi politici e sulla sua potenza di sena-tore del Regno. Ha elogiato le modalità di scrittura dell’autore che si rifà a modelli im-portanti della narrativa contemporanea; si è poi immedesimata in Rose, ragazza di umili origini dai grandi ideali, tradita in amore e in ciò che credeva. L’autore ha raccontato come è nata l’ope-ra, in occasione dell’anniversario dei 150 anni dell’Unità d’Italia. Il romanzo, let-to da una professoressa, insegnante nella scuola frequentata dalla figlia, ha destato entusiasmo ed è piaciuto, tanto che ha in-coraggiato il nostro pediatra a far pubbli-

care l’opera. Caradonio si augura che ci si innamori nuovamente del nostro Paese, che si studi la storia emozionandosi, così come lui si è emozionato nel guardare il quadro della donna con il diario dal titolo “dopo la Lettura” scoperto al Museo di Foggia, diventato la copertina del suo libro. Inoltre ha scelto come protagonista di un racconto una giovane studentessa come buon augu-rio affinchè le nuove generazioni possano innamorarsi dello studio, della ricerca, e siano disposte a sacrificarsi per quei va-lori perseguiti dalla giovane eroina Rose. L’autore si è congedato dal suo pubblico entusiasta, anticipando la realizzazione di una seconda opera, un altro libro di storia inerente la Seconda guerra mondiale e vi-cende poco conosciute che vedono come protagonista la Regia Marina.

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Una donna e il RisorgimentoLa storia di Rose Montmasson

di Paola Copertino

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Se non fosse statisticamente provato e se non godesse dell’approvazione di un numero cre-scente di appassionati sportivi, sembrerebbe anche difficile crederci. Si chiama “Airpressu-re Bodyforming”, è un metodo specifico per il dimagrimento localizzato, e dopo aver fat-to proseliti in tutta Europa, è arrivato anche a Molfetta, in particolare nella palestra Millen-nium Wellness di Molfetta. Anche qui, sotto l’attenta supervisione dell’istruttore Michele Boccaccio, si potrà trarre giovamento da que-sto metodo che, dati alla mano, sembra essere decisivo per agevolare il mantenimento della forma fisica, e conseguentemente di uno stato di salute ottimale. Nel 2011 già 500mila persone in tutta Europa hanno provato il metodo, testa-to peraltro nell’istituto austriaco Imbs (Istituto di consulenza di medicina dello sport). Le 900 strutture esclusiviste, tra le quali c’è ora anche la Millennium, hanno provato “Airpressure Bodyforming” e ottenuto risultati strepitosi: in un mese 8,8 cm di riduzione media su addo-me, circa due taglie e tre buchi di cintura in

meno. La domanda è d’obbligo: in cosa consi-ste l’esercizio? Si tratta di 30/40 minuti di alle-namento per tre volte a settimana, utilizzando la cintura “Slim Belly”, accessorio fondamentale del metodo. Attraverso un preciso alternarsi di pressione, questo sistema stimola la circolazio-ne nella relativa zona del corpo ottenendo ve-locemente ottimi risultati. Il sistema, che ha un costo settimanale di soli 19,99 euro, va abbinato a un’alimentazione corretta, che non prevede a ogni modo diete drastiche. Si tratta di volontà, ma soprattutto di fiducia. Verso gli istruttori e i componenti dello staff. “Confidiamo molto in questa novità – sono le parole di Michele Boc-caccio – e ovviamente ci abbiamo pensato bene prima di consigliarlo ai fruitori della nostra pa-lestra. Siamo abituati a regalare certezze a chi da anni viene ad allenarsi in Millennium. E quindi non si può proporre loro qualcosa sul cui funzio-namento non si è certi. Siamo sicuri che, ancora una volta, la nostra idea avrà successo. E siamo orgogliosi di esserne esclusivisti”. Il problema che “Airpressure Bodyforming” vuole risolvere

è sostanzialmente uno: non tanto dimagrire, ma soprattutto dimagrire nei punti giusti, accom-pagnando alla perdita di peso il mantenimento di tonicità ed elasticità. Un recente sondaggio, effettuato da Slim Belly in collaborazione con l’istituto Smart-Research, ha evidenziato infatti che oltre l’80% degli uomini di età compresa tra i 20 e i 66 anni, è scontento della propria situa-zione addominale. Oltre la metà degli intervistati vede come causa l’alimentazione scorretta o lo scarso esercizio fisico. E siccome la tradizione non sbaglia mai, e chi sottolineò quanto fosse importante avere “mens sana in corpore sano”, ha dimostrato di avere ragione, la riflessione è solo una: per esse-re a posto con se stessi è importante piacersi. Per piacersi servono esercizi giusti. Quegli esercizi che, se non fossero figli di un’intuizione e del-la ricerca scientifica, risulterebbero addirittura poco credibili.La nuova frontiera della forma fisica porta un nome e un metodo: “Airpressure Bodyfor-ming”.

La rivoluzione del “dimagrimento intelligente”Alla palestra Millennium arriva “Airpressure Bodyforming”.L’obiettivo: 8 cm in meno di punto vita e due taglie in meno in un mese

Via Cap. Azzarita, 45 Molfettatel 080 3973787

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Una storia come tante. Una storia diversa dalle altre. Due fratelli, una passione: la musica. En-rico e Giancarlo de Trizio suonavano a Molfet-ta, sognavano di crescere. Poi, per caso, e ben al di là dei luoghi comuni, scoprono l’Ame-

rica. Uno, Enrico, aveva appena conseguito il diploma in pianoforte classico e stava per ter-minare quello in musica jazz. L’altro, Giancar-lo, faceva il batterista. Era il 2006, “facemmo l’audizione per Berklee quasi per gioco”, af-ferma Enrico. Vinsero anche la borsa di studio e si trasferirono a Boston. Il “Berklee college of music” è una delle più importanti istituzioni musicali del mondo. Una fucina di talenti, dove si può crescere con l’ap-

proccio giusto e adeguate ambizioni. In Italia (eufemismo) non sempre funziona così. “Ogni batterista – sono invece le parole di Giancarlo - è consapevole del fatto che l’approccio ame-ricano allo strumento e alla musica in generale è qualcosa che purtroppo non si trova in Italia, fu così che decisi di partire”. Era il 2007, pen-savano che magari sarebbe stata un’esperienza,

un momento di formazione e approfondimen-to. Sono ancora lì. Non a Boston in realtà, per-ché nel 2010 si trasferirono a New York, dove vivono insieme. Almeno in teoria. “Viviamo insieme solo… sul contratto d’affitto – specifi-ca Enrico – perché in realtà Giancarlo è in tour da quasi due anni, io ho iniziato da un mese e ne avrò per altri otto. Cerchiamo di vederci il più possibile, appena si presenta l’occasione affittiamo una macchina o prendiamo un ae-reo pur di passare un’ora in spiaggia insieme”. Lui, Enrico, lavora come compositore per una giovane compagnia teatrale chiamata No.11 Productions, in più accompagna cantanti pro-venienti da tutto il mondo e suona con le band più disparate. L’altro, Giancarlo, è batterista di musicals di Broadway (“In The Heights”, “The Book of Mormon”) quando vanno in tour per gli Stati Uniti. Spesso registra in studio o suona live per diversi artisti, e ultimamente sta investendo nell’insegnamento attraverso clini-cs in diverse scuole statunitensi. Al momento non hanno in mente di tornare in Italia, tanto meno a Molfetta. Ogni cosa ha bisogno del loro tempo. La loro America è tutta da scoprire, c’è ancora tanto da imparare e gli occhi curiosi, si sa, non si stancano mai di guardare il mondo. “Il tour che sto facendo in questo momento (Mamma Mia!) è per ora l’esperienza più importante della mia carrie-ra – prosegue Enrico - . Lavorare per Radio City Hall e per Alex Lacamoire sono stati al-tri due passaggi importanti che mi riempiono d’orgoglio”. Ma non è questo ciò che conta, a

pensarci bene. “La cosa più importante – dice ancora – è il telefono che squilla. Io non ho un biglietto da visita, un po’ per scelta, credo nella reputazione e nel passaparola, se la gente continua a chiamarmi significa che apprezza il mio lavoro e questo è gratificante quanto vincere un Grammy”. Poi il classico “smile” e la precisazione: “non mi fraintendere, non mi

dispiacerebbe vincere un Grammy o avere una posizione di direttore musicale per uno show di Broadway!”. Giancarlo da grande vuole tor-nare in pianta stabile a New York, costruire un piccolo studio di registrazione. Ma non solo. Siccome la storia sua e del fratello insegna che

nulla è davvero impossibile, se lo si vuole sul serio, vorrebbe organizzare clinics anche a li-vello internazionale, avere un proprio show a Broadway. Scrivere un libro. Certo, tornare a suonare insieme avrebbe an-

cor più il senso di una bella storia. “Una grossa parte del mio sviluppo musicale – sono ancora le parole di Giancarlo - è dovuta al suonare in-sieme nel nostro sottano a Molfetta.Negli ultimi due anni le nostre strade si sono un po’ separate ma ho la sensazione che si ri-avvicineranno presto. E poi nel tempo siamo diventati consapevoli di avere un’intesa a li-vello musicale fuori dal comune, un qualcosa che chiunque nel pubblico è in grado di perce-pire. Questo è un qualcosa che va decisamente esplorato in futuro”.Gli Usa, peraltro, garantiscono opportuni-tà straordinarie a livello artistico e musicale. Ed è comprensibile che i due fratelli voglia-no esplorare ancora mille soluzioni. Anche perché, se chiedi loro cosa li ispiri quando fanno musica, la risposta toglie ogni dubbio. “Mi ispiro a tutto quello che mi piace – osser-va Enrico –, a quello che mi emoziona. C’è un software nella mia testa che lavora per me senza che glielo chieda, e si aggiorna a ogni nota in più che suono o che ascolto, imparando nuo-ve cose e mettendomele a disposizione quando ne ho bisogno”. Un software aggiornabile anche rientrando in patria? “Purtroppo nessun posto in Italia o Europa – dice Giancarlo – ha le stesse caratteristiche degli Usa”. Non si parla solo di commistione di culture diverse, anche a livello musicale, ma di stimoli e motivazioni. Da parte delle istituzioni e delle persone.Le persone del posto chiedono, si informano sul-la bella storia di questi due fratelli. Le curiosità sono quelle tipiche: cibo, donne, turismo. “Ogni tanto Berlusconi” – continua Enrico. Di sicuro loro parlano spesso della loro città, di come abbiano fatto ad adattarsi così facilmente. E Molfetta, mica la dimenticano. “Vedo la mia città con molta nostalgia e ne apprezzo ogni singolo elemento da quando sono lontano – è il pensiero di Giancarlo – come il colore del sole, il profumo del mare, il calore delle perso-ne e l’accoglienza dei posti. Sono contento di vedere lo sviluppo di alcune iniziative interes-santi ma ciò che mi rattrista è la chiusura men-tale delle persone”. E infatti, prende la parola Enrico, “soffriamo molto che i molfettesi non siano d’accordo su niente e spendano le pro-prie energie a trovare a ogni modo una ragione

per criticare il prossimo anziché impiegarle per essere costruttivi e far proliferare la città e i suoi abitanti”.Per molte cose è decisamente meglio l’Ame-rica..

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Enrico e Giancarlo de TrizioDa Molfetta alla conquista di Broadway

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di Domenico Minervini

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Tempi di elezioni continue. Soprattutto di campagna elettorale permanente. Tutti contro tutti, amabilmente. È la politica che fa a caz-zotti con la Politica, quella incarnata dai grandi della storia. E per Molfetta è un onore anche solo pensare che, tra questi maestri, c’è un suo figlio. Il nome di Gaetano Salvemini è storia. A maggior ragione se si celebra esattamente un secolo dalle famigerate elezioni del 1913, le prime in cui fu ampliato il diritto al voto a buo-na parte della popolazione. In quelle elezioni Salvemini fu sconfitto dal candidato repubbli-cano Pietro Pansini, sostenuto dalla violenza dei mazzieri e dalla connivenza con gli apparati statali. Non bastò l’appoggio popolare. Troppo forte fu l’avversione di Salvemini a Giovanni Giolitti, da lui definito “ministro della malavita”. Abbiamo intervistato Cosmo Giacomo Sallustio Salvemini, nipote di Gaetano, direttore del men-sile “L’attualità”. Da lui un ricordo affettuoso dell’attività di Salvemini, e la voglia di tenere in vita la lezione dello zio. Le elezioni del 1913, a distanza di anni, avrebbero trovato corrispondenza nella vio-lenza fascista. Perché il monito di Salvemini non è stato tenuto in considerazione?Per varie ragioni. In primo luogo, per l’ottusità intellettuale del ceto politico dell’epoca; in secondo luogo, per la cronica refrattarietà dei detentori del potere nei confronti di coloro che invocano il rispetto della legalità; in terzo luo-go, per il fatto che da oltre un secolo l’a politica in Italia é impraticabile per i galantuomini.Quegli eventi, in realtà, sono attuali anche a distanza di 100 anni. Il voto di scambio è una piaga che caratterizza ogni campagna elettorale. È così difficile venirne a capo? L’unico modo per sradicare la prassi del voto di scambio é quello di ripristinare il “metodo Pericle”, ossia il sistema vigente nell’antica

Grecia (dal 506 al 322 a. C.) in virtù del quale ogni carica pubblica veniva assegnata, per un solo anno, mediante sorteggio ai cittadini in possesso di rigorosi requisiti morali e profes-sionali. Quel metodo può assicurare pari op-portunità tra possidenti e nullatenenti, può evitare la lotta di classe e può garantire pi-ena identità tra governanti e governati. Oggi, invece, il Porcellum (fondato sul “metodo Caligola” nell’assegnazione delle cariche is-tituzionali) ha trasformato la democrazia in lobby-pluto-crazia.Fino a che punto l’educazione politica può fare breccia nelle convinzioni di chi la con-sidera, strumentalmente, un mezzo per ot-tenere qualcosa?I politicanti di mestiere mirano principalmente a conquistare poltrone redditizie e a manten-erle ad ogni costo. Il loro impegno (spesso ris-soso e velenoso) non viene svolto come una missione disinteressata al servizio dei cittadini ma come strumento per esercitare il potere e per godere di smaccati privilegi. La cinica ap-plicazione del “manuale Cencelli” ha lottizzato le aziende pubbliche in modo tale da far trion-fare gli interessi privati e squallide camarille cli-entelari. Per mettere fuori gioco questa pletora di parassiti bisogna ripristinare l’insegnamento dell’Educazione civica nelle scuole medie infe-riori e superiori, illustrando agli studenti la vita e le opere dei galantuomini che hanno onorato l’Italia dall’Unità (1861) ad oggi. Urge, inoltre, modificare le norme sulla governance della RAI-TV (oggi subordinata agli oligarchi dei vecchi partiti) in modo da ridurre lo spazio dedicato ai programmi-spazzatura ed ampliare quello dedi-cato alle rubriche idonee a promuovere i valori morali.Che ricordo ha di suo zio? Ha avuto modo di conoscerlo bene? Mia madre parlava spesso di suo zio Gaetano, in quell’epoca docente di Storia presso l’Università di Harvard (a Boston, nel Massachusetts). Da lei

ho appreso che zio Gaetano nel 1925, con pochi altri docenti universitari, si dimise dalla cattedra di Storia presso l’Università di Firenze piuttosto che accettare la tessera del Fascio che gli veniva imposta con la violenza. Tornò su quella cattedra nel 1949 in forza di una legge che fu proposta da Piero Calamandrei. L’ho incontrato l’ultima volta a fine agosto 1957 a villa La Rufola (Sorrento) dove morì serenamente il 6 settembre, confor-tato dall’affetto di numerosi parenti e amici. Mi sono rimasti impressi nella memoria alcuni suoi moniti: “Di fronte alle difficoltà quotidiane devi applicare il motto Non mollare”; “L’unica sud-divisione valida tra gli esseri umani é quella tra galantuomini e canaglie”; “Prima di agire con-sulta la tua coscienza ed osserva la regola Nem-inem laedere”; “Fa’ quel che devi, accada quel che può”.Suo zio si è opposto ai poteri forti, spesso rap-presentati, all’epoca, dal giolittismo. Reputa che politica e potere vadano ormai inevitabil-mente a braccetto? Zio Gaetano non ha mai esitato a contras-tare coloro che hanno esercitato il potere per opprimere gli onesti lavoratori e per mantenere i privilegi. Anche oggi esistono gruppi di persone che abusano del potere (conquistato con bro-gli ed atti illeciti di vario genere). Si chiamano lobby. Sono economicamente potenti, capaci di influire sulle decisioni dei legislatori e dei governanti. Potrebbero essere sconfitte se i mass-media non si lasciassero manipolare. Per fortuna oggi la gente non si lascia abbindolare dagli imbonitori che occupano le poltrone dei “talk-show” televisivi. L’informazione viaggia velocissima sulla Rete, scavalcando gli osta-coli innalzati dagli oligarchi dei vecchi partiti. Sarà questa la democrazia del futuro. Le nuove generazioni l’attueranno in tempi brevi.“La scimmia di Molfetta non rientrerà in Italia”. Leggendo questa frase, cosa le viene in mente? Era la parola d’ordine che Mussolini diede

alla propaganda fascista e a tutti i giornali del regime. Quella frase era l’emblema della “cultura” di un manipolo di avventurieri che, dopo la marcia su Roma del 28 ottobre 1922, si impadronirono del potere abusandone pe-santemente. I loro strumenti operativi furono il manganello e l’olio di ricino. I programmi sco-lastici vennero modellati sul principio “Libro e moschetto, Balilla perfetto”. Mussolini inviò Costanzo Ciano (padre di Gian Galeazzo) a Molfetta per far cancellare dai registri anagra-fici la nascita di Salvemini, violando le regole basilari sulle quali poggia l’ordinamento giu-ridico di ogni Paese civile.Viene spesso a Molfetta? Che idea ha della nostra città? Da quando risiedo a Roma (1970) vengo a Molfetta ogni anno l’8 settembre per devozi-one alla Madonna dei Martiri. La città in cui sono nato (definita da Federico II di Svevia “cuncta aurea”) é una miniera di artisti e di operatori culturali. Basti ricordare il pittore Corrado Giaquinto, lo scultore Giulio Cozzoli e il celebre Maestro Riccardo Muti. È una città che merita di essere meglio amministrata per rispettare la sua storia e, soprattutto, per creare nuovi posti di lavoro ai giovani.

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La lezione dimenticata di zio Gaetano Ecco salvemini, con gli occhi del nipote

di Domenico Minervini

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cultura&eventinovembre 2013

Giunto alla sua terza edizione, il trofeo nazionale di softair Dark Town tenutosi a Brindisi nei giorni 26 e 27 ottobre e che ha vantato una partecipazione di ben 25 club provenienti da tutta Italia, ha visto protago-nista l’associazione sportiva dilettantistica di softair molfettese Future Drow.I Future Drow, oltre a eccellere nella com-petizione, posizionandosi sul gradino più alto del podio, si sono distinti meritandosi anche l’ambita coppa Fair Play, un’onori-ficenza tra le più degne di rispetto per chi pratica questo sport.

Chi sono i Future DrowNell’ ottobre 2003 Fabio De Iudicibus pensò di formare un club di softair, nacque così il 2 novembre 2003 a Molfetta il club di sof-tair “Future Drow”. Cominciarono a essere acquistati le prime asg (fucili softair), i pri-mi accessori e cominciarono anche i primi incontri con dei club nei dintorni. Final-mente nel settembre 2007 il club fece il pas-so successivo; Vipera, Alf, York e Konrad costituirono l’attuale associazione sportiva dilettantistica registrata e riconosciuta, con uno statuto, un regolamento e un gruppo di-rettivo.Il direttivo è composto da Fabio de Iudici-bus (presidente), Davide de Iudicibus (vice-presidente), Corrado de Rosa (segretario), Pasquale de Cesare (consigliere).

Cos’è Il SoftairIl Softair o Tiro tattico sportivo è un’attività ludico-ricreativa di squadra basata sulla si-mulazione di tattiche militari. Il softair è ca-

ratterizzato da una grande varietà di giochi diversi che spaziano da un approccio mera-mente ludico a un approccio di tipo sporti-vo, da un approccio ricreativo ad un approc-cio strategico-simulativo, comprendendo varie sfumature all’interno di questi quattro estremi. Nonostante l’apparenza bellicosa, il softair è innocuo, non violento e basato sul corretto confronto sportivo.Nel softair si utilizzano delle Air Soft Gun (Asg) da cui appunto prende il nome. Le partite o combat possono avere obiettivi di-versi: si va dal conquistare la bandiera al-trui, ad effettuare vere e proprie pattuglie di ricognizione per conquistare obiettivi di di-versa natura (bandiere, testimoni, materia-li, eccetera) naturalmente “neutralizzando” gli avversari bersagliandoli con le apposite Asg ed eliminandoli così dal gioco. Si svol-ge in ambienti generalmente boschivi ma anche in territori urbani come cascinali ab-bandonati, fabbriche in disuso, ruderi, cave abbandonate. Naturalmente la prima regola del Softair è l’onestà.

Cos’è Dark TownDarktown è un torneo che mette a dura pro-va i suoi partecipanti, è ambientato in una fantomatica città la cui malavita ha preso il sopravvento. Le squadre partecipanti, le special force, dovranno incriminare il boss della malavita, Frank Nasello e tutta la sua banda, ma oltre a catturarlo vivo, devono poter avere prove delle sue malefatte. Du-rante la missione inoltre bisogna cercare di ristabilire l’ordine in città, cercando di dare aiuto alla popolazione di DarkTown.

Con questo scopo, le special force hanno svolto ben 10 missioni, oltre a quella spe-ciale, e oltre ad aver ricognito numerosi waypoint sparsi nell’area di gioco, ben 5 aree di gioco tutte nell’area Brindisina, per una durata complessiva della competizione di circa 30 ore, ininterrotte.Tra le missioni da svolgere, alcune all’in-terno di una caserma Onu specialmente al-lestita per l’evento, e all’interno di strutture gentilmente concessi dall’Enel, vi era la cat-tura di Frank Nasello, la riattivazione della fornitura elettrica all’interno di una finta

centrale elettrica, il ripristino di un sistema radio in un centro radio comunicazioni, la liberazione di ostaggi ecc...Oltre ad utilizzare le Asg ed eliminare tutti i difensori degli obiettivi, i giocatori hanno dovuto superare prove speciali, quali tiro di-namico, partita di paintball, operazioni ste-alth, prove di intelligence, informatiche, di ingegno e prove cartografiche. Naturalmen-te i Future Drow di Molfetta hanno eccelso in tutte le prove, guadagnando un totale di 5156 punti e quindi piazzandosi primi in classifica.

Per la prima volta fra gli scaffali virtuali è disponibile online la prima Guida di soprav-vivenza 1.0, un libro, scritto da Domenico Marino e Daniele Marzocca dedicato a tutte quelle piccole imprese che per troppo tempo sono vissute ai confini della nuova realtà infor-matica e che desiderano ottimizzare le proprie risorse hardware e software senza costi ecces-sivi. Attraverso i suoi sei capitoli il lettore po-trà constatare l’efficiente integrazione di ben quattro software open source (pfSense, Aste-risk/FreePBX, Zimbra e HylaFAX/AvantFAX) in un unico sistema e sarà accompagnato per mano nell’esplorazione di tutte quelle risorse informatiche che, pienamente implementate su macchine virtuali, possono aiutare le piccole aziende ad essere maggiormente competitive nel mercato. A tal fine l’acquisto di questo te-sto vi permetterà di effettuare il download gra-tuito di due VM (Zimbra e Asterisk/FreePBX) per le fasi di testing.È importante precisare che questa Guida non è il classico manuale di natura scientificatecno-logica, bensì va considerata come un “ricetta-rio”: ha lo scopo di guidare il lettore passo dopo passo nel mondo della virtualizzazione, for-nendogli degli strumenti concreti per scoprire, analizzare e valutare i mezzi di comunicazione aziendale e le strategie per l’abbattimento dei costi in un particolare settore dell’Information Tecnology. Infine va sottolineato che tutte le

“ricette IT” presenti nel libro sono state testa-te in contesti lavorativi reali e migliorate dopo anni di duro lavoro e di ricerca. Per ulteriori in-formazioni è possibile visitare la pagina web: http://www.lulu.com/spotlight/beable.

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softair, vittoria dei Future DrowIl club molfettese 1° nel trofeo Dark Town

Manuale di sopravvivenza per piccole imprese informatiche

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Il 4 novembre, in occasione della festa del-le forze armate e dell’unità nazionale, come ogni anno, si è tenuta la consolidata cerimonia inaugurata dal raduno presso il comando dei vigili urbani. A guidare il corteo, il gonfalone della città di Molfetta, accompagnato dalla banda Santa Cecilia. Raggiunta piazza Maz-zini, alla presenza dell’associazione culturale Eredi della storia, della Fondazione Anmig (Associazione nazionale mutilati e invalidi di guerra), dell’Ancr (Associazione nazionale combattenti e reduci), dell’istituto del Nastro azzurro tra combattenti e decorati al valor mi-litare, dell’associazione nazionale carabinieri, dell’associazione nazionale finanzieri italiani e dell’associazione nazionale marinai d’Italia, si è svolta la cerimonia dell’alzabandiera, scan-dita dalle note e dalle parole dell’inno nazio-nale. Dopo di che il corteo, arricchitosi delle bandiere delle associazioni combattentistiche e d’arma, si è diretto verso piazza Municipio. Hanno valorizzato la cerimonia con la loro presenza i comandanti delle forze militari e i rappresentanti dell’amministrazione comuna-le, nelle persone del vicesindaco Bepi Maralfa, del presidente del Consiglio comunale Nicola Piergiovanni e dell’assessore alla Cultura Bet-ta Mongelli. I presenti hanno accompagnato la

corona di alloro in Cattedrale per la santa mes-sa, celebrata dal parroco don Vito Bufi, in suf-fragio dei caduti di tutte le guerre. Alla fine del rito, il vice segretario dell’associazione Eredi della storia, Andrea de Gennaro, ha letto la ce-leberrima “Preghiera del Caduto”. Successiva-mente il corteo si è diretto verso la villa comu-nale, dove, ai piedi del monumento ai Caduti, è stata deposta la corona d’alloro da due cadetti della marina militare. Tra gli alfieri segnaliamo la presenza del centenario Ignazio Salvemini, civile militarizzato della Seconda guerra mon-diale, che ha rappresentato alla sua veneranda età i suoi eroici colleghi di tante battaglie. In luogo del sindaco, assente per infortunio, ha tenuto l’annuale discorso il vicesindaco Maral-fa. Scusatosi per l’assenza del primo cittadino, ha sottolineato l’importanza dell’unità nazio-nale, della solidarietà per superare il momen-to di crisi e l’auspicio per un futuro di pace e prosperità. Suggestiva e di forte impatto è stata la presenza dei tanti bambini di scuola elemen-tare, ciascuno munito di bandierina tricolore, e dei ragazzi delle classi superiori dell’istituto nautico Amerigo Vespucci. Infine il corteo è ritornato in piazza Municipio dove, dopo aver cantato l’inno nazionale, si sono svolti i saluti tra le autorità e le associazioni combattentisti-che e d’arma.Sono state onorate con corone di alloro i prin-cipali monumenti dedicati alla memoria ed al ricordo di tutte le guerre, delle vittime civili e dei martiri della resistenza.

Il 2 novembre, in onore della ricorrenza dei defunti, si è tenuta nell’atrio del vecchio cimitero, la santa messa officiata da mon-signor Luigi Martella, vescovo della dioce-si di Molfetta, Ruvo, Giovinazzo e Terlizzi. Alla presenza delle autorità militari e poli-tiche, del gonfalone della città e delle ban-diere dell’associazione culturale Eredi della storia, dell’associazione nazionale combat-tenti e reduci, dell’Associazione famiglie dei caduti e dispersi in guerra (Anmig). A

rappresentare l’amministrazione pubblica il presidente del Consiglio comunale Nicola Piergiovanni. Al termine della messa, in rap-presentanza delle associazioni combattenti-stiche e d’arma, l’ispettore per il meridione dell’Istituto nazionale delle guardie d’onore Angelo Gadaleta, ha letto la “Preghiera del caduto” per commemorare i caduti di tutte le guerre.Come di consueto, i rappresentanti delle autorità religiose, militari e politiche, pre-cedute dai vessilli tricolore delle associa-zioni, hanno onorato il ricordo dei caduti civili e militari molfettesi. Tra di essi ricor-

diamo l’indimenticato sindaco Gianni Carni-cella, il famoso radiologo Nicola Maggialetti e il senatore Beniamino Finocchiaro. Comme-morate anche le vittime civili dei bombarda-menti subiti da Molfetta, nel corso del 1916, da parte dell’aviazione asburgica durante la Grande Guerra. Il vescovo ha guidato in prima persona la commemorazione recitando preghiere ed impartendo le relative benedizioni.Numerosa la presenza della cittadinanza che ha partecipato allo svolgimento della ceri-monia nel rispetto e nel decoro dei luoghi e con devozione in suffragio dei morti.

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Celebrato il 4 novembreLa festa delle forze armate

Preghiere per i defuntiLe istituzioni onorano il 2 novembre

scritto da: Cav. Sergio Ragno Associazione Eredi della storia

scritto da: Michele ArmenioAssociazione Eredi della storia

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25novembre 2013

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Umiltà e determinazione; instancabile lavo-ratore e grande motivatore. Tante facce di un unico volto: Juan Manuel Cichello, “entrena-dor” dell’Exprivia Molfetta e vice allenatore di Julio Velasco sulla panchina dell’Iran, con cui quest’anno ha partecipato alla prima World Le-ague degli asiatici meritandosi il ruolo di mina vagante per aver battuto Italia, Serbia e Russia.

Juan Manuel Cichello, nato a Buenos Aires il primo novembre comincia ad allenare nei set-tori giovanili, poi passa ad allenare le forma-zioni femminili del River Plate e del Lanus, il preludio di una carriera ricca di soddisfazioni personali. Assume il ruolo di allenatore nel Vil-la Maria Volley, team di serie A maschile ar-gentina contemporaneamente al ruolo di sele-zionatore delle giovanili argentini con cui va a medaglia in due manifestazioni su due: bronzo

World Championship di Pune (India) e argento allo Youth Olympic Games di Singapore, tappa dopo la quale viene chiamato sulla panchina dell’Iran da Julio Velasco. Il resto è storia dei nostri giorni con Cichello seduto sulla panchi-na biancorossa e in estate su quella iraniana.Ciao Manuel, lo scorso anno al suo primo anno in Italia vince i playoff. Cosa si aspetta da questa stagione?Mi aspetto di continuare a crescere. Il bello del campionato italiano è che è difficile e impreve-dibile per questo l’obiettivo personale è la cre-scita della società, una crescita mia personale e della squadra.La Serie A1 quest’anno vede meno stranieri strapagati e più giovani. Lei a Molfetta ha in roster diversi giovani. Perché scegliere que-sta nuova politica sui giovani?La crisi c’è ed è evidente e altri mercati han-no parecchi soldi per spendere, vedi le squadre turche e russe ma anche le squadre polacche ul-timamente spendono molto più di quanto si sta spendendo in Italia. Il campionato è di certo più “povero” ma questo farà bene alla pallavolo ita-liana per sviluppare i giovani talenti italiani, ad esempio basta vedere i risultati della seniores e della juniores azzurre. Io credo che in un mo-mento così è davvero utile gettare nella mischia i giovani italiani e questo sarà un vantaggio per la Nazionale.

Lei e Velasco un binomio vincente nell’ esta-te iraniana; cosa rappresenta per lei Julio Velasco?Per me è il migliore ed è un onore poter lavorare con lui; imparo ogni giorno una cosa nuova. È un uomo eccezionale; sono fortunato ad essere il suo assistente e dopo due anni posso dirlo: ol-tre a quello che sapevo già sul volley, Julio mi ha fatto crescere parecchio professionalmente. Tre parole per descrivere il suo lavoro qui a Molfetta. Passione: io ci metto tanto passione nel mio lavoro, la società così come la tifoseria organizzata, i Fedelissimi, ci mettono passione nel seguirci ovunque, nel vederci quasi quoti-dianamente. Crescita: negli ultimi due anni la società è cresciuta di livello e posso affer-mare che anche io sono cresciuto molto dopo un campionato difficile. Divertimento: qui vivo davvero molto bene; la gente è cordiale ed è attenta alle sorti della squadra. Tutto ciò fa sì che io viva veramente bene qui a Molfetta.Se Cichello non fosse allenatore sarebbe?Non lo so. Ho sempre voluto essere allenatore e non mi sono mai posto il problema di cosa avrei voluto fare. Ho fatto un liceo per specializzar-mi proprio in questo (Manuel Cichello è pro-fessore di educazione fisica, ndr). Sono fortu-nato perché lavoro e vivo con la mia passione e perché ho realizzato il sogno che avevo sin da ragazzo.

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Anche a Molfetta lo special OneLa passione di Manuel Cichello

26 novembre 2013 sport&naturarimani aggiornato minuto per minuto sul sito www.ilfatto.net

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di Angelo Ciocia

Le squadre locali impegnate nei rispettivi cam-pionati proseguono nel loro percorso positivo. Sia la Nuova Molfetta, in Prima Categoria, che la Virtus Molfetta, in Seconda, continuano la loro marcia. Entrambe hanno vinto e soprattutto con-vinto nel gioco e nel risultato. La Virtus Molfetta ha infatti conquistato i tre punti casalinghi contro un avversario ostico che prima della gara al Paolo Poli distava di un solo punto in classifica. Il netto 4-0 contro Palese consente alla banda biancoros-sa di toccare quota 16 punti in classifica, mante-nendo il primato in compagnia dello Spinazzola, anch’esso vittorioso per 2-1 a Montalbano. E il bello deve ancora venire, almeno dal punto di vista delle emozioni, perché domenica, in una partita che si prevede accesa e aperta a ogni pro-nostico, la squadra molfettese affronterà in tra-sferta proprio lo Spinazzola. Confronto tra big,

classifica alla mano. E la sensazione che per la Virtus possa trattarsi di una vera e propria prova del nove. Nel campionato di Prima Categoria, invece, dopo due stop consecutivi la Nuova Molfetta torna alla vittoria (4-1) contro il Roc-chetta Sant’Antonio. Grazie a questo successo la Nuova Molfetta sale a 12 punti stazionando al quinto posto in classifica, staccata di sole quattro lunghezze dai primi della classe del Liberty Palo. Le due vittorie in altrettante gare difficili come quelle contro Palese e Rocchetta Sant’Antonio, sono ottime notizie per il morale di entrambe le squadre. Se per la Virtus di Mininni la vittoria contro Palese significava allontanare un’avversa-ria scomoda ai fini della classifica, per la Nuova Molfetta significava invece smuovere una gra-duatoria a secco di punti da due giornate di fila. Anche perché i risultati sono la miglior medicina e aiutano sul piano psicologico. L’autostima così lievita, soprattutto in squadre giovani proprio

come la Virtus Molfetta e la Nuova Molfetta. Nella crescita di un gruppo senza dubbio il mer-cato estivo svolge un ruolo chiave, ma nel calcio un solo effettivo non può determinare una rivo-luzione. Sul piano della mentalità invece si può crescere eccome, e i risultati di una crescita di questo tipo possono essere sorprendenti. È evi-dente che in questo processo di crescita gli al-

lenatori, Mininni da un lato e Catalano dall’al-tro, siano i principali protagonisti dell’upgrade di casa Virtus Molfetta e Nuova Molfetta. Ol-tre all’aspetto motivazionale, sono state le loro scelte tattiche a trovar per ognuno la perfetta collocazione. Anche se molto spesso nel calcio bel gioco e fortuna non contano se non quando si conquistano i 3 punti.

di Andrea Marzocca

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In seconda Categoria comanda la VirtusLa squadra di Mininni ancora imbattuta

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Caldo, preparazione atletica, carichi di lavoro, amichevoli, quante volte durante quest’estate “sportiva” abbiamo sentito queste parole?Ma la testa degli appassionati del basket mol-fettese è ancora al 14 aprile 2013 quando bam-bini e tifosi molfettesi invadevano il campo e

i giocatori, come da tradizione, tagliavano le retine dei canestri per la vittoria sul parquet del Pala Poli che metteva fine a una cavalcata trionfale che aveva portato i ragazzi di Coach Gesmundo ad una tanto attesa promozione in Dnb. In estate tante cose sono cambiate e sono arrivate le prime difficoltà economiche, ma a prevalere è stata la voglia del presidente Pucci

di riportare il grande basket nella nostra città. E il presidente, nonostante tutto, ha allestito un roster di buon livello.Alla guida tecnica della squadra è stato ricon-fermato il condottiero della passata stagione coach Giovanni Gesmundo, mentre le altre conferme si chiamano Donatello Grimaldi e Domenico De Falco; il valore della squadra è stato arricchito da un gradito ritorno, quello del “capitano” Andrea Maggi, che tante vittorie ha portato a Molfetta.A questi giocatori di grande esperienza e che già hanno calcato i campi di Dnb sono stati af-fiancati giovani con buone prospettive, a com-pletare il reparto delle ali sono arrivati Gianlo-renzo Corazzon classe ‘93, la passata stagione in A dilettanti a Castelletto Ticino e Andrea Longobardi, classe ‘94 e grande prospetto per il futuro. Sotto canestro De Falco è affiancato da Matteo Bertona, anche lui classe ‘93 e nella passata stagione ad Ascoli dove ha raggiunto un’importante salvezza in Dnc. A completare il roster, giovani promesse del basket locale tra cui Azzollini, già tra i protagonisti della pas-sata stagione. Al buono inizio di stagione, con la vittoria sul Cus Jonico Taranto, sono seguite quattro sconfitte, il Pala Poli è stato espugnato

prima da Agropoli, poi da Maddaloni, mentre i ragazzi di coach Gesmundo sono ancora alla ri-cerca della prima vittoria stagionale in trasferta dopo le sconfitte di San Severo e Bisceglie; per quanto visto fino a questo punto Molfetta paga l’inesperienza del roster a questo livello e una panchina forse troppo “corta” che non riesce a dare riposo ai soliti Maggi, De Falco e Grimal-di. La Pallacanestro Molfetta si appresta ad af-frontare un campionato di tutto valore che vede una grande favorita che è la Givova Scafati che vanta nel suo roster nomi di assoluto livello tra cui Roberto Chiacig, oro agli europei del 1999 con la nazionale italiana, bronzo a quelli del 2003 e argento alle Olimpiadi di Atene del 2004, e Antonio Ruggero che ha già calcato il campo del Pala Poli con la maglia di Ostuni.In queste prime cinque giornate bene si stanno comportando Agropoli, ancora a punteggio pie-no, ma anche San Severo e Francavilla.In un campionato con una sola retrocessione, la Pallacanestro Molfetta, dopo aver superato le iniziali difficoltà, potrebbe iniziare a carbu-rare e togliersi qualche soddisfazione, come raggiungere un posto tra le prime otto che as-sicurerebbe i play-off, che sembrano tutt’altro che lontani.

Da sempre, sin da quando il Molfetta raggiun-geva stabilmente la serie C2 negli anni ‘90, il calcio nella nostra città è stato lo sport più seguito e che più fa discutere, come del resto ovunque.Ma anche questa realtà, come quasi tutte le re-altà sportive locali, si trova di fronte a proble-mi economici che da due anni a questa parte la Libertas Molfetta cerca di superare con il pre-sidente Lanza, che se non altro sta tentando di riportare a Molfetta il calcio che conta.Dopo la cavalcata trionfale della passata sta-gione che ha portato Molfetta a un sogno chia-mato Serie D, svanito pima all’ultima giornata e poi ai playoff, la voglia da parte del pubblico di sostenere i colori biancorossi non è scemata.In estate molto è cambiato a partire dalla guida tecnica della squadra, ora in panchina siede mi-ster Loconsole mentre le uniche due conferme rispetto alla passata stagione sono il portiere Di Candia e il centrocampista Colella; quella alle-stita da Lanza è una squadra con un giusto mix tra esperienza e giovani, tra grinta e talento.A partire dalla difesa, dove mister Loconsole può contare sull’esperienza dei fratelli Bartoli e del centrale Giovanni Montrone, le chiavi del centrocampo sono state affidate a Dentamaro,

mentre in attacco il talento non manca con l’ex San Severo Nicola Lanave e Davide Ventura, classe ‘91 probabilmente uno dei migliori ta-lenti del campionato di eccellenza Pugliese e un lusso per questo campionato.

La squadra è arricchita da giovani molfettesi, che fino a questo momento della loro carriera avevano trovato fortuna altrove.La Libertas infatti può disporre del bomber

Bruno Sallustio, capocannoniere della squadra con quattro gol in campionato ora però fermo ai box per problemi muscolari, del talento di Mar-co Vitale e della corsa dei promettenti Amato e Messina.

Dopo dieci giornate la squadra di Mister Lo-console bene si è comportata in campionato, soprattutto in trasferta dove ha ottenuto tre vit-torie, un pari e una sconfitta, mentre più diffi-

coltoso è stato il camino casalingo, viste anche le pessime condizioni in cui si trova il manto erboso del Paolo Poli (ma questa purtroppo non è una novità). L’undici molfettese finora ha dimostrato di po-ter competere con tutti, dimostrando bel gioco. Certamente c’è un po’ di rammarico perché spesso alle buone prestazioni non hanno fatto seguito risultati all’altezza. In questo senso è forse mancato quel pizzico di cattiveria che trasforma una buona squadra in una grande squadra. Il lato positivo però c’è. Anche se la Libertas si trova a metà classifica può ancora ambire a un piazzamento buono per i playoff, vista la graduatoria piuttosto corta che vede le capoliste, Trani e Sudest, a soli tre punti di di-stanza.Proprio domenica 10 novembre andrà di scena allo Stadio Paolo Poli l’attesissimo derby con la capolista Trani degli ex De Santis e Petruzzella e del temuto Di Pinto, un derby che potrebbe permettere alla squadra di Mister Loconsole di raggiungere i tranesi in classifica e ritrovare il calore del pubblico molfettese.Intanto la squadra bene si sta comportando an-che in Coppa Italia, dove dopo aver superato i primi due turni battendo prima i Quartieri Uni-ti Bari, poi l’Atletico Mola, ora si appresta a giocare il 14 novembre la gara di andata delle semifinali contro il Vieste. Anche qui ne vedre-mo delle belle.

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Gammauto alti e bassiMa la squadra merita fiducia

Libertas Molfettacon un sogno chiamato serie D

sport&natura 27novembre 2013

di Mirco Francese

di Mirco Francese

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28 cultura&eventinovembre 2013

Il 2 e il 3 novembre si è svolto il congresso cittadino del PD…

di Pietro Capurso

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Il Cantastorie:“Ci me la fasce fa?”

http://www.ilfatto.net/url/0232.htm

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Leggi le istruzioni a pag. 31

Du PD s’à fatte u congressee, come quènne se vè è mèsse

pure ci attinde taue stè, la prima letture nen capisce mè,

l’uneca coese ca so captateè ca re règhele avèveve chèngiate

e can en petèmme chiù votà“Evvive” assoele petèmme gradà.

Mè, ci proprie va da daiesce la veretà,aie chèssa volte nen velèieve parlà.

Ognè volte sembre nu talournee, a neue fiesse ne portene attourne.

Avèieve dècise de nen perde chiù fiate,tènde s’avèvene già accherdate,

avèvene dècise tutte loeree aie, certe, arremènèieve daffoere.

E alloere, ci è ca me la fasce fa?Me stoeche citte, tènde ma và passà.

Però po’ aie so penzàte,ca è perse ogne allassàte

e, ci nen parle o congrèsse,chire me fascene arrèiete fèsse.E, pe famme megghie capàie,

so pegghiate la uaiardàiede spiegamme a la melfettèieseadacchessì da tutte so ‘ndèiese.

Emme vinde l’elèziòene,ed è state né bella sfaziòene.

Tutte ‘nzieme u carre emme trate,picche però s’onne calzate

e, senze ca neue ne sapèmme nudde,n’onne trattate da mescerudde,

percè o sinneche onne date u loesee n’onne allassate assoele la scecoesce.

S’onne spartàuete re poltronea la facce de neue chegghiòene

ca la pèiete prettimme o parèietee o partàiete tenimme fèiete.

Disce: “Cè d’è? Te ne vè ‘ngascètte?Pure taue ne velieve né fette?Ed è preccè nudde si avàueteca te si tènda resendàuete?”

La prima tèssere la pegghibbe a vind’ènnee mò d’ènne ne tènghe sessènde,

nudde so avauete mè,nudde so addemènnète mè

e, ci né mène so petauete dà,mè do penzate “Ci te la fasce fa!”

E alloere percè me ‘ngazze? Aie nen so assàuete pazze.

Pure ci stoeche tènd’enne da chinde,nen so’ paroele ca scètte o viende.

Può darse ca aie so’ nu fèsse,

“Ci me la fasce fa?”percè dà è state, è, e avà l’esse.

Ci nen t’acchie o cafè,e nu cèmbotte po’ nen fè,

poute pèrde assoele u fiate,percè l’alte t’onne gabbate,

e, a la facce de la dèmocrazie,dà chemmènne l’oligarchìe.

E alloere cè stoeche a fa,ci re coese nen pozze chèngià?

O me ne voeche da n’elta vènne,acchessì nen zazze chiù dènne,o ci se noene me stoeche cittee vè nnènze ci è chiù dritte.

U fatte è ca, ci me ne voeche,e dà chiaue aie nen ge stoeche,

fazze assoele nu piacèierea ci pènze ca è nu dovèiere

chemènnè senze ca nesciauenepo’ te rombe le chegghiauene.

E alloere so dècise d’arremémèadaccessì ve fazze vedè

ca nen è condre a nu crestiéneca aie vogghie fa barriéne.

Giulie è mèieche nen me despiàsce,nen è che d’idde ca a da fa pasce,

mè che ci voele chemménnè,senza fasse mè vedè;

che ci pènze ca simme precceniddesenza fèteche e senza creviedde;

cge ci pènze can en tenimme coerede vletanne condre a loere;

che ci penze ca nen ne petimme stèngàe sembre loere onne da mènescià.Né sèiere, però, emme fatte vedè,

ca nen ne potene cheménnè.Si, tènghene tessere e voete,

mè e nèue nen ne tènghene soete.E né sèiere emme dimostrate

ca, pure ci simme crestiène aggarbate,ogne tènde u cazze nu rembimme

e u respette n’aspettimme.Percè da chinde simme tutte uguale,

e ognèdauene come o alte vale,e nen esiste ci è chù ‘nzistepercè è u praime de la liste.

Chiù de chèsse nen pozze daiesce,percè so’ n’omene de pasce.

La dèmocrazie è né coese pesèndemè, ci la portene tutte quènde,

u partaiete certe salvimmee de nesciauene pagauere tenimme.

Page 29: Il Fatto Numero 96 del 08/11/2013

29novembre 2013

Page 30: Il Fatto Numero 96 del 08/11/2013

In questo articolo voglio parlarvi di uno studio in cui mi sono imbattuta nelle mie ricerche per tra-smettere a tutti voi quan-to importante sia il giusto esempio e la quotidianità dei pasti in famiglia per

i ragazzi: un’alimentazione ricca di vegetali, frutta e alimenti integrali sin dalla prima infan-zia riduce il rischio di sovrappeso e obesità. In questo ampio studio osservazionale, sono state rilevate e controllate, per 5 anni, le abitudini alimentari di oltre 14 mila bambini europei di età compresa tra 2 e 10 anni. I ricercatori hanno individuato quattro modalità alimentari prevalenti: la tipologia “fast food and snack” (con consumo frequente di hamburger, kebab, pane bianco, barrette dolci …); la tipologia “zuccheri e grassi” (con consumo frequente di carni lavorate e salsicce, dolci e caramelle, patatine fritte, salse confezionate, soft drinks

…); la tipologia “vegetali e alimenti integrali” (basata su consumi di verdura, sia fresca sia cotta, frutta, pane e cereali integrali, latte senza aggiunte …) ed infine la tipologia “proteine e acqua” (con prevalenza di consumo di pesce, uova, carne, acqua…). E i vostri figli in quale modello rientrano? Nell’arco di due anni nes-suno dei pattern dietetici è risultato significa-tivamente associato al rischio di diventare so-vrappeso: è ovvio quindi che sono necessarie un insieme di corrette abitudini alimentari ed uno stile di vita sano ed equilibrato, che com-prenda necessariamente anche l’attività fisica, per proteggerli. Tuttavia, tra i bambini con una dieta più ricca di verdura, frutta, latte e cerea-li integrali si è evidenziata una riduzione del 30% circa del rischio di sviluppare sovrappeso o obesità! Ciò conferma il probabile effetto fa-vorevole, sull’incremento ponderale, associato a questo modello alimentare che dovrebbe es-sere proprio quello più vicino a noi, quello me-diterraneo. Anche se lo stiamo abbandonando!

consigli per una sana alimentazione

Frutta e verdura per proteggere i bambini

a cura della dott.ssa Annalisa MiraBiologa NutrizionistaStudio di Nutrizione e Alimentazionetel. 080.335.45.29 - 338.27.87.929

Invia un sms sull’articolo al 347/5725019 inserendo il codice 3619

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rimani aggiornato minuto per minuto sul sito www.ilfatto.net

novembre 2013

Sudoku (giapponese: su-doku, nome completo: Su-ji wa dokushin ni kagiru) è un gioco di logica nel quale al giocatore o solutore viene proposta una griglia di 9×9 celle, ciascuna delle quali può contenere un numero da 1 a 9, oppure essere vuota; la griglia è suddivisa in 9 righe orizzontali, nove colonne verticali e, da bordi in neretto, in 9 “sottogriglie”, chia-mate regioni, di 3×3 celle contigue. Le griglie proposte al giocatore hanno da 20 a 35 celle contenenti un numero. Scopo del gioco è quello di riempire le caselle bianche con numeri da 1 a 9, in modo tale che in

ogni riga, colon-na e regione sia-no presenti tutte le cifre da 1 a 9 e, pertanto, senza ri-petizioni.

Fonte:it.wikipedia.org

facile difficile

sudoku

solu

zion

i

amici animali

Spesso i proprietari di cani anziani descrivono una fastidiosa tosse che rende irrequieti i loro amici a quattro zam-pe soprattutto di notte. L’insufficienza cardiaca

è una patologia, spesso riscontrata nei cani anziani, legata a una qualsiasi cardiopatia responsabile di un accumulo di liquidi nei polmoni, nello spazio pleurico e in addome.La cattiva funzionalità del cuore determina un’ alterazione nella circolazione sanguigna con conseguente comparsa di anomalie fun-

zionali in tutto l’organismo. La tosse descrit-ta dai proprietari di cani anziani è spesso le-gata alla presenza di liquido nei polmoni che rende difficile la respirazione dell’animale soprattutto quando esso assume determinate posizioni.Non bisogna sottovalutare mai sintomi come tosse, difficoltà respiratoria, debolezza, ri-luttanza al movimento, poiché ognuno di essi potrebbe esser scatenato da un cattivo funzionamento del cuore. Attraverso un’at-tenta visita clinica, supportata da radiografie toraciche ed esame ecografico del cuore, il medico veterinario sarà capace di diagnosti-care tempestivamente tale patologia e stabi-lire così la corretta terapia che renderà mi-gliore la vita del vostro amico anziano.

Perchè il mio cane tossisce?..

L’insufficienza cardiacaInvia un sms sull’articolo al 347/5725019 inserendo il codice 3618

a cura della dott.ssa Chiara [email protected]

Page 31: Il Fatto Numero 96 del 08/11/2013

ARIETE LEONE SAGITTARIO

Qualche imprevisto familiare o legato al denaro potrebbe infasti-dirti. Dovrai fare attenzione a non intavolare discussioni infinite con chi ti circonda.I problemi non li risolverai litigando, ma usando l’astuzia e la razionalità. Purtroppo, sembra più probabile che sarai piuttosto impulsivo, invece che riflessivo!Qualcuno di voi sarà alle prese con un personaggio antipatico e mal disponente. Difficile mantenere la pazienza con certi tipetti (o tipette…). Provaci, almeno!

Mercurio in Scorpione ancora per tutto novembre non lascia presagire giornate serene. Che cosa potrebbe accadere? Dubbi, incomprensioni e tensioni familiari, oppure equivoci e battibecchi con gli amici.Qualcuno di voi chiuderà i rapporti con una persona che non ha agito correttamente nei tuoi confronti: per tutti gli altri, occhio alle ipocrisie e ai pettegolezzi.A parte questi fastidi, però, sarai ruggente come sempre: dici che no, potrebbe andare meglio? Perché voi Leoncini volete sempre il massimo: ma fai bene, mai accontentarsi!

Novembre potrebbe essere un mese nervoso, a causa dell’aspet-to teso di Marte in Vergine. Qualcosa o qualcuno ti farà irritare. In ogni caso, tenderai ad essere piuttosto suscettibile: in effetti, basterà poco per farti saltare la mosca al naso.Se già vivi una situazione conflittuale in famiglia o sul lavoro, preparati ad una bella corrida.Sta attento a non essere imprudente e sforzati di far andare di-versamente le cose con maggiore spirito di tolleranza.

TORO VERGINE CAPRICORNO

Nonostante le difficoltà proposte da Mercurio in opposizione ancora per tutto questo mese, avrai notevoli appoggi astrali per reagire e vivere un periodo di netta ripresa.Marte ti renderà energico e grintoso, mentre Venere, dal cinque in poi, ti offrirà un tocco di fortuna.Che cosa rimarrà a Mercurio? Qualche battibecco in casa o con gli amici, un pizzico di distrazione e di nervosismo in più.

Novembre potrebbe essere un mese speciale per te: una novità piacevole ti sta aspettando. Vita sociale e familiare procedono bene: Mercurio in Scorpione ti offre comunicativa, capacità di mediazione, pazienza e tolleranza, doti sempre preziose per an-dare d’accordo con chi ti circonda!Qualcuno di voi potrebbe prendere decisioni importanti, legate alla casa ad esempio. Non preoccuparti: sceglierai per il meglio!

Ottimo mese! Mercurio in Scorpione per tutto novembre protegge la tua vita sociale e familiare, ti aiuta ad allargare i tuoi orizzonti, a capire come risolvere eventuali problemi, a mettere pace in una situazione controversa.Vivrai un’atmosfera positiva, nonostante Giove e Urano siano sempre pronti a scombinare i tuoi progetti con qualche sgradito imprevisto.Ma sarai determinato e grintoso, rapido e astuto!

GEMELLI BILANCIA ACQUARIO

Il transito che rischia di caratterizzare l’intero mese sarà quello di Marte in Vergine. Questo passaggio potrebbe imprimere un tono nervoso alle tue vicende affettive o familiari, renderti irrequieto e piuttosto impulsivo.In queste giornate, evita di prendere decisioni, soprattutto se riguardano rotture drastiche con qualcuno o qualcosa: potresti pentirtene in seguito!L’ira è sempre una cattiva consigliera: è a mente fredda che pos-siamo capire meglio che cosa fare.

L’ombra dell’insoddisfazione si farà strada nel tuo cuore. C’è qualcosa, o qualcuno, che vorresti cambiare, una situazione che ti piacerebbe trasformare come se tu avessi la bacchetta magica!Potresti avere la tentazione di agire impulsivamente, o di impor-re la tua volontà: sono i cattivi suggerimenti di Urano e Plutone, aizzati da Venere che nel corso di novembre si disporrà in quadra-tura verso il tuo segno.Impegnati per migliorare quello che non funziona: e impara ad essere tanto saggio da accettare quello che non puoi cambiare!

Mercurio in Scorpione per tutto novembre annuncia equivoci e incomprensioni in famiglia o tra gli amici. Preparati a fare scorta di pazienza, e a cercare di essere diretto, per quanto possibile.Questo transito potrebbe accentuare il nervosismo, renderti in-tollerante e poco disposto ad accettare ingerenze esterne. Dovrai importi per far accettare le tue idee: ma importi non significa discutere animatamente!I primi cinque giorni del mese sono sotto l’influenza benevola di Venere: è il periodo migliore per affrontare eventuali chia-rimenti.

CANCRO SCORPIONE PESCI

Ti aspetta un mese grintoso, in cui avrai voglia di fare e di disfare, soprattutto in famiglia, nella tua vita di società e nel lavoro. Tut-tavia, gli affetti non sono favoritissimi e vivrai qualche tensione.In compenso, nutrirai la speranza di poter migliorare te stesso o quello che fai (il lavoro, ad esempio), speranza fondata su novità o situazioni concrete o che si stanno oggettivando.Puoi mettere al centro i tuoi bisogni, ma fallo senza esasperare nessuno.

Novembre è il tuo mese: non solo perché è il periodo del tuo com-pleanno (se non sei nato a fine ottobre…), ma soprattutto perché gli astri saranno eccezionalmente benevoli con il tuo segno!Ti aspetta quindi una fase interessante per le amicizie, la vita sociale e familiare, per allargare i tuoi orizzonti, cambiare vecchie abitudini e aprirti con soddisfazione alla vita.Che cosa puoi volere di più? Amore e soldi? Vai a leggere i para-grafi relativi: e brinda alla tua fortuna!

Novembre sarà un mese contraddittorio, a causa degli aspetti non uniformi che si intrecceranno nel tuo cielo. Ci saranno ten-sioni e nervosismo, simboleggiati da Marte in Vergine, e la voglia di risolvere quello che non funziona con astuzia e intelligenza.Mercurio ti renderà pronto e rapido nelle reazioni, comunicativo e socievole, mentre Giove ti aiuterà con un pizzico di fortuna.Occhio a non essere troppo impulsivo però: Marte ti rende preci-pitoso e anche fin troppo pronto a rispondere!

oroscopo

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31novembre 2013

ricetta

PACCHERI ALLA“PESCATRICE”

IngredientiUna rana pescatrice di grossa taglia (1 Kg)Una foglia di sedanoUna carotaUna cipollaTre agli, uno dei tre tritatoUn barattolo di pomodori pelati da ½ Kg o un Kg di pomodorini freschi (a scelta)Prezzemolo tritatoSale (un cucchiaio da tavola)Olio abbondante, extra vergineMezzo bicchiere di vino biancoPepe o peperoncino

PreparazioneStaccare la testa della pescatrice e preparare con questa un fumetto (acqua, olio, aglio schiacciato, tre

pomodori, un ciuffetto di prezzemolo, pepe, sale; bollire il tutto per dieci minuti e poi immergere la testa della pescatrice per dieci minuti ancora).

Estrarre la lisca dal resto del corpo e eliminare la coda; tagliare la polpa in piccoli pezzi.Preparare un trito con la carota, il sedano e la cipolla; versare in una wok un bicchiere da vino di olio extra vergine col trito preparato e l’aglio schiacciato.Far dorare il tutto per tre minuti poi aggiungere la pescatrice in pezzi e il sale. Dopo cinque minuti

togliere l’aglio schiacciato e aggiungere il vino bianco. A vino evaporato unire il pomodoro precedentemente schiacciato bene.Far cuocere il tutto per venti minuti aggiungendo di tanto in tanto (quando il sughetto si asciuga) un mestolo del fumetto preparato.Un minuto prima di spegnere aggiungere il prezzemolo e l’aglio tritato col peperoncino o il pepe a scelta.

Cuocere i paccheri in abbondante acqua salata; un minuto prima di spegnere scolarli e farli saltare nel sughetto. Se necessario aggiungere ancora del fumetto.

d

w w w . i l f a t t o . n e t

IL FATTOMensile gratuito di informazione

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DRINK ANALCOLICI

REd dEvILLong dRInk Ingredienti- 40 gr di yogurt alla mela- 4 cl di succo di pomodoro- 2 cl di succo di carota- 4 cl di succo di arancia rossa- 20 gr di sedano fresco- 1 gamba di sedano biancoPreparazioneFrullate gli ingredienti per alcuni secondi, con poco ghiaccio tritato, in un blender elettrico. Versate il tutto in un tumbler alto, decorando con una gamba di sedano bianco inserita nel bicchiere.ConsiglioFrullate fino a essere sicuri di ottenere un drink cremoso. Evitate di mettere troppo ghiaccio per non allungare eccessivamente il cocktail.Quando berloAttorno al caminetto, in compagnia, per scaldare l’atmosfera.

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32novembre 2013