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Rosenmuskateller L A R IVISTA DEL V INO E DEL B UON B ERE PER CHI AMA IL VINO E PER CHI VUOLE CONOSCERLO Anno XII - n. 77 - Euro 5 - Settembre-Novembre 2013 Challenge Durin è il nuovo “campione del mondo” Trentodoc Le migliori etichette www.euposia.it www.italianwinejournal.com Malbec, dieci protagonisti dall’Argentina - Dieci Champagne da non perdere - La Havana: i nuovi chef della gastronomia dei Caraibi - Hungererhof: il maso del gusto è in Alto Adige - St. Stefanus: birra e tradizione di famiglia - Baladin - Birra Gjulia BIMESTRALE - "Poste Italiane S.p.A. - Spedizione in abbonamento postale - D.L. 353/2003 (conv. in L. 27/02/2004 n.46) art. 1, comma 1 NE/VR" Il vino della passione

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Degustazioni d'autore: Rosenmuskateller dell'Alto Adige; le migliori etichette del Trentodoc; Malbec, dieci protagonisti dall'Argentina e dieci Champagne da non perdere. Birre: St. Stefanus e le "artigianali" di Spagna.

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Rosenmuskateller

LA RIVISTA DEL VINOE DEL BUON BEREPER CHI AMA IL VINO E PER CHI VUOLE CONOSCERLO

Anno XII - n. 77 - Euro 5 - Settembre-Novembre 2013

ChallengeDurin è il nuovo

“campione delmondo”

TrentodocLe migliori

etichette

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Malbec, dieci protagonisti dall’Argentina - Dieci Champagne danon perdere - La Havana: i nuovi chef della gastronomia dei

Caraibi - Hungererhof: il maso del gusto è in Alto Adige - St. Stefanus: birra e tradizione di famiglia - Baladin - Birra Gjulia

BIMESTRALE - "Poste Italiane S.p.A. - Spedizione in abbonamento postale - D.L. 353/2003 (conv. in L. 27/02/2004 n.46) art.1, comma 1 NE/VR"

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OBBLIGO D’ABIURA PERI VIGNAIOLI CHE PENSANO MALE

Scusate il ritardo, ma questanon possiamo tacerla. I fatti:nel corso dell’estate, verso la

fine di agosto, un noto produttorefriulano Fulvio Bressan, da Farrad’Isonzo, ha espresso sul proprioprofilo Facebook delle opinionipersonali sul ministro all’integrazio-ne Kyenge. Ora, Fulvio Bressan è/èstato un produttore a lungo cocco-lato da guide e commentatori vari,anche internazionali, per la schiet-tezza delle proprie passioni, per l’e-tica con la quale realizza i suoi pre-miati ed osannati vini. Vini che luivuole non standardizzati, non omo-logati, realizzati con cura e rigoresenza chimica, senza aiuti, e senza,per questo, farli passare dal vagliodi un certificatore.Non lo voglio chiamare “integrali-sta” perchè non lo conosco perso-nalmente, ma questo carattereschietto, un po’ anarchico, e evi-dentemente non troppo incline allemediazioni ed alla diplomazia èsempre stato apprezzato e ricono-sciuto da frotte di commentatori,degustatori, responsabili di guideecc ecc.Magari prorpio perchè, anche ideo-logicamente, si poneva fuori, o cosìsi riteneva, dal circuito del “capita-lismo” del vino.Poi il fattaccio: Bressan, che ci tienea far sapere che lui sulla sua terra c’èda dieci generazioni, non apprezzale aperture di un ministro dellaRepubblica (ovvero, di un cittadino

pagato dagli altri cittadini perseguire la cosa pubblica, e quindiperfettamente criticabile, mica unpadreterno...) verso lo ius soli(ovvero un mutamento drastico del-l’ordinamento che incide sulle con-vinzioni profonde di chi sta sullapropria terra da più di una genera-zione) e sbrocca.Diciamo che Bressan usa paroleoltremodo offensive da condannare- senza dubbio alcuno - ma chesono anche evidentemente dettateda un impulso di rabbia non frena-to.Sia come sia, scatta la censura. I vinidi Bressan vengono tolti dalleguide, non si recensiscono più escatta un embargo mediatico che, anostro avviso, va oltre il dovuto.Euposia ha sempre tolto ogni riferi-mento politico o partitico dai suoiscritti. Il vino è piacere, è convivia-lità, è stare insieme. Le opinionipolitiche dei giornalisti di Euposiale cercate e le trovate altrove. Nonpenso siano richieste e volute dainostri Lettori che la pensano comevogliono e hanno tutto il diritto distare tranquilli rimandando le noti-zie sulla vita pubblica ad altri stru-menti.Per questo guardo con timore allacensura verso Bressan. Chi non siallinea ad una filosofia, ad un pen-siero comune è messo al bando, losi colpisce nelle tasche, lo si metteall’indice: scrivesse dei libri, li sibrucerebbe nelle piazze.

Non è questo che recita laCostituzione Repubblicana che san-cisce una libertà d’espressioneampia, ma che la regola per evitareche l’opinione scada nell’offesa allapersona.

* * *Ecco, una querela della Kyenge oun atto della Magistratura se avesseravvisato gli estremi di un reatosarebbero stati provvedimenti leciti,ammisibili.La censura (fatta da chi? sulla basedi che? chi stabilisce cosa è lecitodire e cosa no?) questa non ci stapiù bene.Certo, i consumatori - informati dapiù organi d’informazione dell’ac-caduto - possono decidere di espri-mere la propria opinione anche noncomprando più quel prodotto, equesto è un altro diritto legittimo.Ma temo, ho paura, che FulvioBressan per vedere di nuovo i suoivini nelle Guide dovrà prima o poidire pubblicamente che ha sbaglia-to, che le sue opinioni erano fruttodi un momento, che in realtà lui lapensa diversamente ecc eccL’abiura, insomma. Questo sarebbegrave tanto quanto le sue offese.Un segnale di intransigenza altret-tanto pericoloso che rende i pro-duttori ostaggi delle opinioni e deiconvincimenti di una classe profes-sionale che è bravissima nel guar-dare ovunque tranne che dentro sestessa. Così, a noi, non sta bene.

(Beppe Giuliano)

Euposia Settembre-Orrobre 2013

Editoriale

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I NOSTRI RIFERIMENTI

Tel. - Fax 045 591342 - [email protected] inviare cartelle stampa o materiale informativo:Nicoletta Fattori: [email protected] inviare bottiglie da inserire nelle degustazioni cieche:Redazione Euposia - Via Prati 1837124 Verona (Vr)

PRIMO PIANO28 Rosenmuskateller

Il fascino del Moscato rosa del Sud Tirolo

69 MalbecDieci protagonisti dall’Argentina

46 TrentodocLe migliori etichette

DEGUSTAZIONI

114 HungererhofIl maso del Gusto è in Alto Adige

74 La nuova gastronomia de La HavanaHasta el sapor, siempre!

24 ChampagneDieci bollicine da comprare

98 St. StefanusTradizione e famiglia

106 Pilsner UrquellL’ora del manager

TERRITORI E FOCUS

BIRRA

ss oo mm mm aa rr ii oo

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108 Spagna: il boom dei birrifici artigianaliRitorno alle origini

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CHALLENGEEUPOSIA

Col patrocinio del Grand JuryEuropeen, della Deutschlandsommelier association, dell’Ais

del Veneto, di Vinisud-Montpellier econ la collaborazione del Consorzio ditutela Lessini Durello Doc, il 25 e 26ottobre si è svolta la sesta edi-zione del ChallengeEuposia che ha richiama-to in gara circa duecentospumanti metodo classi-co (ottenuti cioè con larifermentazione in botti-glia) provenienti da Usa,Brasile, Argentina, RegnoUnito (con la più alta partecipazione inassoluto di cantine), Portogallo,Francia, Germania, Italia, Bulgaria,Austria, Slovenia e Croazia. Per ilnostro Paese, in gara tutte le regioniproduttive con una eccezionale presen-

za di spumanti ottenuti da vitigniautoctoni.Gemellaggio con la manifestazione“Durello & Friends” che si svolgerà aSoave, Rocca Sveva, dal 22 al 24novembre prossimi e che racconterà lo

stato dell’arte di una giovane deno-minazione, unica per territorio

e per vitigno, dalle grandipotenzialità spumantistiche.Spazio aumentato per ilpubblico che potrà conosce-

re in un numero sempremaggiore di occasioni i prota-

gonisti del Challenge e le tradi-zioni di moltissime regioni vinicole delmondo. Oltre a Soave, sede quest’annodel Challenge al Relais Villabella, i let-tori di Euposia potranno incontrare“Champagne & Co” negli appunta-menti che elenchiamo qui a fianco.

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PROGRAMMA DELLE DEGUSTAZIONI PUBBLICHE:

24 NOVEMBRE 2013“DURELLO & FRIENDS” - ROCCA SVEVA - SOAVE

6 DICEMBRE 2013“MAGNA GRECIA METODO CLASSICO: L’AVRESTI MAI DETTO?”

24 FEBBRAIO 2014MONTPELLIER, VINISUD

25 MARZO 2014DUESSELDORF, PROWEIN

Nel corso della manifestazione “Durello &Friends” nella giornata di domenica 24 novem-bre si terrà l’open-day del Challenge di Euposia,

riservato ai winelovers. In degustazione tutti ivini partecipanti alla competizione. Ingresso apagamento.

Nel corso della manifestazione “Magna GreciaMetodo classico: l’avresti mai detto?” organizza-ta dall’Ais di Catanzaro, una selezione diMetodo classico, italiani ed internazionali, par-

tecipanti al Challenge verranno presentati nelcorso di una degustazione aperta al pubblico.L’evento si terrà il 6 dicembre 2013 dalle ore 18a Palazzo Fazzari in Corso Mazzini a Catanzaro.

Una Masterclass condotta da Beppe Giuliano,direttore di Euposia, presenterà i miglioriMetodo classico del Mediterraneo che hannopartecipato al Challenge di Euposia. Per l’Italiatutte le denominazioni: dalle Alpi alla Sicilia.

Orario d’inizio: ore 16,00. Per accedere allaMasterclass bisogna essere in possesso di unbiglietto d’ingresso a Vinisud, la rassegna inter-nazionale dei vini del Mediterraneo, riservataagli operatori profesionali

Sofia Biancolin, presidente della DE.S.A. guide-rà una Masterclass coi vincitori della sesta edi-zione del Challenge internazionale di Euposia.

La degustazione, riservata a buyer ed operatoriprofesionali, avrà inizio alle ore 12,00 allo standdella DE.S.A. - Halle 3 del Prowein.

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L’Italia continua a mantenereil primo posto, sul mercatovinicolo statunitense, secon-

do i dati rilasciati dall'Italian Wine& Food Institute, relativi ai primiotto mesi dell'anno.Secondo quanto sottolineato dalpresidente dell'Istituto, LucioCaputo, nonostante la consistentecontrazione delle importazioni sta-tunitensi, ridottesi del 6,7%,l'Italia ha mantenuto le proprieposizioni registrando un modestoincremento in quantità (1%) ed unpiù consistente incrementoin valore (7,7%) essenzialmentedeterminato da un aumento deiprezzi.Le importazioni dall'Australia,secondo paese esportatore negliUSA, hanno invece fattoregistrare una contrazione del 7,5%in quantità e del 2,3% in valore.Nei primi otto mesi dell'anno incorso l'Italia ha esportato1.697.810 ettolitri, per un valoredi 869,5 milioni di dollari contro i1.683.000 ettolitri, per un valoredi 807 milioni dello stesso periodonel 2012.A conferma che ad avere successosul mercato USA siano essenzial-mente i vini di qualità vi è lacontinua flessione delle esportazio-ni di vini sfusi. Sempre secondo idati dell'Italian Wine & FoodInstitute, nei primi otto mesi del-l'anno questi si sono infatti ulte-riormente ridotti del 19,7% inquantità e del 6,4% in valore.Le importazioni statunitensi totali,da gennaio ad agosto 2013, sonocomplessivamenteammontate a 6.250.770 ettolitri

per un valore di 2,637 miliardi didollari contro i 6.701.950 ettolitri,per un valore di 2,5 miliardi delcorrispondente periodo dell'annoprecedente, facendo così registrareuna flessione in quantità del 6,7%controbilanciata da un incremento

in valore del 5%.Le importazioni di vino australianosono ammontate a 1.153.310 etto-litri, per un valore di297,4 milioni di dollari contro i1.246.200 ettolitri, per un valoredi poco più di 304 milioni dellostesso periodo del 2012.Le importazioni dal Cile, terzopaese esportare verso gli Stati Unitiin quantità e quarto in valore,hanno fatto registrare un aumentoin quantità del 5,3% ed in valoredel 5,7%, passando così da998.110 ettolitri, per un valore di199.8 milioni a 1.051.470 ettolitri,per un valore di 211 milioni.Le esportazioni argentine, nelperiodo da gennaio ad agosto del-

l'anno in corso, hanno subito unaflessione del 35,2% in quantità edel 10,6% in valore, passando cosìda 1.025.680 ettolitri, perun valore di 214.9 milioni a a664.870 ettolitri, per un valore di192 milioni.

Sempre secon-do i dati rila-sciatidall'ItalianWine & FoodInstitute, leimportazionidalla Francia,secondo paeseesportatore intermini divalore e quartoin quantità,hanno fattoregistrare unaumento sia inquantità che invalore, rispetti-

vamente dello 0,9% e del 7,3%,passando da598.820 ettolitri, per un valore di520,4 milioni di dollari a 604.130ettolitri, per un valore di558.3 milioni.Sempre negli stessi primi otto mesidell'anno corrente le importazionidalla Spagna, sesto paesefornitore del mercato statunitense,sono ammontate a 325.350 ettoli-tri, per un valore di143.5 milioni contro i 432.970ettolitri, per un valore di 138milioni del corrispondenteperiodo l'anno precedente, facendoregistrare una contrazione del24,9% in quantità ed unaumento del 3,9% in valore.

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N e w s

MERCATO USA: UNA BOTTIGLIA VENDUTASU TRE È ITALIANA. E IL SUO PREZZO SALE...

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Debutto in Italia per Don Papa Rum: prodotto dallaBleeding Heart Rum Company, Don Papa è unrum premium invecchiato, di produzione limitata,

interamente proveniente dall'isola di Negros Occidentale,nelle Filippine, un vero e proprio cru. Quest’isola rappresenta la più importante area di produzio-ne di canna da zucchero di tutte le Filippine. Caratterizzatada aspre catene montuose, grandi spiagge bianche e impe-netrabili giungle lussureggianti, Negros - grazie al suo ter-reno vulcanico - produce uno zucchero di canna fra i piùpieni e i più dolci del mondo.

Il processo produttivo con cui è fatto Don PapaRum comincia con la selezione di alcune fra le piùfini e le più dolci canne da zucchero del mondo. Le melasse che risultano dalla lavorazione sono poidistillate, e il Rum viene quindi invecchiato peroltre 7 anni, in fusti di quercia americana, ai piedidel Monte Kanlaon, il vulcano in attività più gran-de delle Filippine centrali. Il Rum viene quindi filtrato a carbone, per elimina-re ogni tannino e ogni impurità prima di esseredefinitivamente assemblato alla perfezione. DonPapa è prodotto con grande maestria artigianale, eallarga notevolmente l'esperienza sensoriale nelcampo liquoristico. Soprattutto, è un prodottofilippino al 100%.Don Papa è distillato e imbottigliato in partnershipcon Ginebra San Miguel (GSM), presso la distille-ria dell'isola di Negros, vicino a Bacolod; il marchioDon Papa rimane di proprietà indipendente, e nonè parte del gruppo GSM.La combinazione delle caratteristiche del suolo,della qualità della canna da zucchero, dell'invec-chiamento in legno di quercia e della maestria del-l'assemblaggio donano a Don Papa un gusto ricco emorbido. Don Papa ha un colore leggermenteambrato e sprigiona aromi di vaniglia, miele e frut-ta candita. Spiega il fondatore di The BleedingHeart Rum Company, Stephen Carroll: «Dopo illancio sul mercato filippino, siamo lieti di arrivaresul mercato italiano. Incoraggiati dalla reazione ini-ziale dei consumatori delle Filippine, vogliamoespandere la nostra penetrazione nei principali Paesidel mondo. L'Italia è un mercato di primariaimportanza per il Rum, e Don Papa ha tutte le

caratteristiche per soddisfare la crescente domanda di pro-dotti di alta qualità».Il nome del Rum trae ispirazione dalla storia di Papa Isio:uno degli eroi meno conosciuti della rivoluzione delleFilippine. Patriota isolano, nazionalista, leader guerriglieroe combattente per la giustizia sociale, Papa Isio condusse inbreve la sua isola all'indipendenzadal governo colonialespagnolo, per poi unirsi al movimento rivoluzionario prin-cipale. Don Papa Rum è distribuito in Italia da RinaldiImportatori.

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DON PAPA RUM: SBARCA IN ITALIA IL FIGLIO

DEI VULCANI DI NEGROS (FILIPPINE)

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BRASILE

Inumeri sono ancora piccoli, ma lefondamenta ci sono tutte. Il Brasiledel vino è oggi una realtà emergen-

te: come consu-matori di vini diqualità e comeproduttore, divini di altrettan-ta qualità.Le radici sonoeuropee, le tec-nologie e la for-mazione deglienologi anche; i suoli sono fertili, capacidi produzioni spettacolari. Nell’anno dei

Mondiali di calcio, Euposia e il Vinitalypresentano un’eccezionale degustazione- la prima pubblica mai svolta in Italia -

col meglio delle“bollicine” carioca:metodo classico emetodo charmatprovenienti dallediverse zone di pro-duzione del “vignetoBrasile” dove oggioperano i miglioriflying-winemaker

mondiali e dove è sempre più alta l’at-tenzione alla qualità.

TASTING EX...PRESS: LUNEDI’ 7 APRILE 2014 - ORE 11.00SALA IRIS PALAEXPO INGRESSO A1 - PIANO/LEVEL - 1

“GLI SPARKLING WINES DELL’AREA EMERGENTEDELL’ENOLOGIA MONDIALE”

Per accedere alla degustazione bisogna essere in possesso di un biglietto di entrata alVinitaly e prenotarsi sul sito www.vinitaly.com area visitatori/degustazioni

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La prima rassegna fieristicadella nuova annata vinicolasarà Vinisud a Montpellier,

nel cuore del Midi francese, chedal 24 al 26 febbraio prossimovedrà convergere nella capitaledella Languedoc-Roussillonmigliaia fra buyer e produttori.Francois Lancellotti(nella foto qui adestra), francese diClermont Ferrand, macon solide radicisull’Appennino emilia-no, è responsabile delmercato italiano. A luichiediamo le novitàdella prossima, undice-sima, edizione.«Durante la prossimaedizione di Vinisud cheriunirà oltre 1700 espo-sitori, proporremo unprogramma di anima-zioni molto ricco con masterclass,degustazioni e conferenze. GerardBasset migliore sommelier delmondo 2010, e Paolo Bassomigliore sommelier del mondo2013 racconteranno assieme, inuna degustazione inedita, i grandirossi del Mediterraneo. Paolo Bassopresentera poi, in un’altro tasting,le qualità dei vini di ogni regioneche si affaccia sul nostro mare e, inparticolare dell’Italia, suo paesenatale. Olivier Poussier, miglioresommelier del mondo 2000, ani-merà a sua volta una degustazionesui vini della Corsica.Una degustazione di Euposia pre-senterà poi ai buyer gli spumantimetodo classico prodotti nel baci-no mediterraneo: anche questa èuna grande novità.

Per la prima volta collegheremo aivini anche il cibo delMediterraneo: avremo un “foodand wine corner”. Gli chef prepare-ranno dal vivo dei piatti abbinati ainostri vini: i buyers internazionalipotranno scoprire cosi tutta la ric-chezza viticola e gastronomica del

Mediterraneo.Infine, per sod-disfare piena-mente i nostriespositori altredue novità:assicureremo lapresenza didelegazioni dibuyers interna-zionali VIP. Igrandi operato-ri dei piùimportantimercati target(Regno Unito,

Germania, Francia, Russia,Olanda, Belgio, Svizzera ecc) cheporteremo a MontpellierInoltre, per assicurare la qualità deivisitatori, faremo una selezionedrastica al’ingresso del salone conun filtraggio a monte dei visitatoripre-registrati. Solo i professionistidel settore saranno autorizzati adentrare, e per la prima volta l’in-gresso della fiera sarà a pagamento,40 euro per i 3 giorni, 20 per ivisitatori che si pre-registrano onli-ne.Ricordo che nel 2012, abbiamoavuto 33mila visitatori di cui il35% internazionali»

Perché la scelta di seguire esclu-sivamente il Mediterraneo?

«Sin dall’avvio del salone, c’era lanecessità di creare qualcosa di

nuovo e di unico. Il Mediterraneorappresenta il 50% del vignetomondiale e gode di una ricchezza edi una diversità unica. Vinisudvuole valorizzare tutto questo per-mettendo agli espositori di avereuna grande visibilità, senza la con-corenza delle altre regioni di pro-duzione continentali comeBordeaux o la Champagne.Inoltre, il Mediterraneo ha un suo“valore aggiunto” indiscutibile.L’ambiente, lo charme, la convivia-lità, l’arte di vivere delMediterraneo sono veri e proprivalori che i buyer di tutto ilmondo ricercano ed apprezzano».

Molta importanza è stata datoai B2B...

«Da 30 anni, il nostro gruppo èleader in Europa nell’organizzazio-ne di incontri B2B. Abbiamo svi-luppato il nostro concept inEuropa, in America e in Asia.Grazie ai “World wine meetings”,appuntamenti d’affari di alto livelloorganizzati sull’arco di tre giornatelavorative giorni tra produttori ebuyers, e tessiamo da parecchianni relazioni privilegiate con imaggiori buyers dei principali mer-cati di consumo di vino.Questo ha ovviamente un impattoforte sulla qualità dei visitatori diVinisud. Tra l’altro, offriamo unapiattaforma on-line(www.vinisud.com) che permette atutti i visitatori professionali di pia-nificare gli appuntamenti a montedel salone con i produttori chedesiderano incontrare. Un apprez-zabile guadagno di tempo!»

Cosa trovano di speciale le can-tine italiane a Montpellier?

«Le cantine italiane beneficiano di

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R a s s e g n e

VINISUD APRE A FEBBRAIO LA STAGIONE DELLEGRANDI FIERE DEL VINO. QUESTE LE NOVITÀ.INTANTO IN FRANCIA VOLA L’EXPORT ITALIANO

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una visibilità importante aMontpellier: nel cuore delMediterraneo, l’Italia approfittaampiamente della communicazionemirata del salone. Un padiglioneintero è dedicato ai produttori ita-liani, e i buyers che vengono,hanno sempre manifestato ungrande interesse per l’offerta italia-na a Vinisud. Fra questi, anche igrandi nomi della distribuzioneorganizzata francese. Ogni produt-tore può trovare il proprio mercatoe le opportunità offerte dal sistemadistributivo francese sono davveromolteplici».

Che spazi ci sono in Francia peril vino italiano in Francia?

« Molte di più di quanto non s’im-magini in Italia, L’anno passato,ben 47.9 millioni di litri di vinoitaliano, in bottiglia, (spumante9.9 milioni e fermo 37.5 milioni)sono stati venduti in Francia che èil sesto mercato d’esportazione peri vini italiani. Su base annua, siamoad un più 12%, non è poco!Il gruppo di dettaglianti “C10” hafatto realizzare una ricerca di mer-cato dalla società “Symbial PanelOpinea” presso i consumatori fran-cesi di vini. Riguardo ai vini stra-nieri, sono proprio gli italiani adottenere i migliori risultati: difatto, sono i più bevuti col 71%degli intervistati che li hanno giàassaggiati, e questo in quasi tutte leregioni francesi. Si può spiegare col

grande numero di ristoranti italianiin Francia,, ma i vini italiani sonoanche quelli che hanno il più altotasso di soddisfazione fra i francesi(l’86% dei intervistati dichiaranodi apprezzarli).I vini italiani rappresentano 54%dei vini stranieri venduti inFrancia.C’è poi il boom degli spumanti.Ho notato personalmente che ilProsecco è diventato molto popola-re, soprattutto fra le giovani gene-razioni. Ma sono ben conosciuti ancheMoscato d’Asti, Lambrusco eChianti che storicamente sono ipiù affermati, e per gli amatori, iveri connoisseur, i grandi vini ita-liani come l’Amarone, il Brunelloed il Barolo hanno un spazioimportante».

Una delle necessità forti dell’ex-port italiano riguarda piattafor-me commerciali sulla Cina. Lavostra esperienza?

«Vinisud ha investito molto duran-te le ultime edizioni sul mercatoasiatico, specialmente aprendo unufficio a Shanghai nel 2008. Daquel momento, abbiamo registratoun aumento costante del numerodei visitatori asiatici nei nostrieventi. Il lancio della prima edizio-ne di Vinisud Asia che ha riunito350 produttori esclusivamentemediterranei si è rivelato un grandesuccesso con oltre 5mila visitatori.

Abbiamo constatato come moltibuyers asiatici cerchino di allargarela loro offerta, la loro gamma diprodotto con nuove denominazio-ni, con nuovi vini meno conosciu-ti. I buyers sottolineano anchel’importanza per loro di incontrarei produttori direttamente, piutostoche di confrontarsi con interme-diari come avviene nella maggiorparte delle fiere asiatiche. AVinisud Asia, il 90% degli esposi-tori erano produttori in prima per-sona e questo, assieme alla diversitàed originalità dell’offerta mediter-ranea, ha portato a ottimi risultaticommerciali tanto che la maggiordei gruppi di produttori e deiConsorzi del Mediterraneo hannoriconfermato la loro partecipazionealla prossima edizione».Come conferma Giuseppe Riggiodell’Assessorato delle politiche agri-cole della Regione Sicilia: «Siamosoddisfatti della prima edizionedella fiera: c’è stato un flussocostente di visitatori di qualità pertutte le nostre aziende durante l’in-tera manifestazione.L’imagine della Regione è statamolto ben veicolata ed il riscontrodel pubblico ottimo sia al nostrostand che durante le tre attività dipromozione: le due Masterclass e il“food and wine corner” con l’abbi-namento del cibo asiatico ai vinisiciliani. Una fusion molto apprez-zata».

R a s s e g n e

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ProWein in vista delle ventesi-ma edizione ha commissionatoa “Wine Intelligence” una

ricerca di mercato per fornire almondo del vino alcune linee-guide su quello che potrà essere ilmercato vinicolo nel 2034.Questa “ Global Vision” ha indivi-duato le cinque aree principali incui il settore del vino può incontra-re notevoli sviluppi entro il 2034:ruolo dei consumatori; la distribu-zione; vendite on line; mercati aforte crescita; packaging e politichedi settore nazionali. I consumatori , non i produttori,domineranno l'industria del vino nel2034: siamo alla fine del modellotop-down e bisognerà dare maggioreenfasi sul coinvolgimento, sulle espe-rienze e sulle emozioni dei consuma-tori, nella comunicazione. Oltre i tre quarti degli intervistati,ritiene che i consumatori potrannodedicare meno attenzione al vinorispetto a oggi , mentre il 58 % rico-nosce che la principale fonte diinformazione attendibile rimarrannofamiglia ed amici, anche se i socialmedia saranno sempre più il canaleattraverso il quale le informazioniverranno condivise: tecnologia esocial media mobile saranno destina-ti a dominare l'esperienza del consu-matore.I consumatori continueranno a volerbere il vino - e in effetti a spenderedi più - nel corso dei prossimi 20anni . E nonostante una minoreattenzione, i loro livelli di conoscen-za del vino saranno più elevati nel2034 in quanto le informazionisaranno di più facile accesso. I supermercati domineranno l'indu-stria del vino nel 2034 .

Sarà importante il posizionamento:vini di massa o vini di nicchia.

Chi non rientrertà in nessunadelle due categorie avrà sempre piùdifficoltà a trovare spazi.Le vendite online diventeranno cosìmolto più importanti . Molti pro-duttori bypasseranno i canali deltutto, con molti investimenti in ven-dite e direct-marketing . Invitati ad investire un budget in unmercato, e di vederne i risultati avent’anni da oggi, un terzo deimanager del vino intervistati daWine Intelligence ha dichiarato divoler invesire negli Usa e in Canadae poi in Cina. Il Nord America rappresenta lascommessa sicura: un mercato giàenorme, ma con una ulteriore cresci-ta prevista. In Cina , l'industria vedeil potenziale per uno spostamentoverso est sia della produzione che delconsumo di vino.

Alla domanda circa gli stili di vinoche saranno di importanza nel girodi 20 anni , Wine Intelligence èsicuro nell’affermare che i vini spu-mante si diffonderanno ancora dipiù a livello globale con i vini rosatiche riacquisteranno una nuova evi-denza.La stragrande maggioranza degliintervistati ( 82 %) ritiene che latecnologia di packaging influenzeràpesantemente il mercato del vinonel corso dei prossimi 20 anni . Il 58% degli intervistati segnalache le leggi nazionali potrebberorappresentare una vera e propriasfida per l'industria del vino neiprossimi decenni: le bevandealcoliche affronteranno alcunedelle stesse restrizioni che già siapplicano al tabacco .L'intervento dei Governi in

materia di prezzi , commercializza-zione, l'etichettatura e anche il con-sumo ( ad esempio , in termini dietà legale per bere o limiti di alcol eguida ) è una possibilità reale inmolti Paesi.Ma il vino dovrà affrontare anche lasfida delle altre bevande alcoliche .Questo già avviene nei mercati in viadi sviluppo , dove si deve competerecontro le specialità locali.Ma anche nei mercati più maturi , iconsumatori stanno abbracciando labirra artigianale ed una nuova onda-ta di prodotti come sidro, cocktail eliquori innovativi più efficaci delvino in termini di packaging e bud-get di marketing .Un'altra minaccia preoccupante perl’industria del vino è l’impatto delcambiamento climatico sul paesaggionelle principali aree produttive delpianeta.

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N e w s

IL VINO NEL 2034? PER IL PROWEIN SARÀCOSÌ...

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PROWEIN

Dal 23 al 25 marzo 2014 si svol-gerà la ventesima edizione delProwein, la

rassegna che richia-ma a Duesseldorfmigliaia di buyereuropei e internazio-nali.In collaborazionecon la DE.S.A.(DeutschlandSommelier Association), Euposia orga-nizzerà una serie di degustazioni riserva-te ai brand ed ai territori più importanti

d’Italia. Alle degustazioni - che si svol-geranno nel nuovo stand della DE.S.A.

alla Halle 3 delquartiere fieristi-co - sarannoammessi esclusi-vamente gli ope-ratori professio-nali.

Info via email: [email protected]

CON LA “DEUTSCHLAND SOMMELIER ASSOCIATION” EDEUPOSIA AL SALONE DI DUSSELDORF: MASTERCLASS

RISERVATE AL MEGLIO DEL MADE IN ITALY

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Passione, competenza tecnica,profonda conoscenza del terri-torio in cui opera: queste le

doti che hanno fatto di RobertoMatzeu il vincitore della terza edi-zione di NextInWine 2013. Viticoltore sardo, di Sant'Antioco,33 anni, nel suo lavoro dimostraentusiasmo, iniziativa ed attenzionealla tradizione.Insomma, interpreta a pieno lo spi-rito di NextInWine, il premio asse-gnato ai giovani talenti under 35della Vigna Italia ideato da Simonit& Sirch Preparatori d'Uva e dallaScuola Italiana di Potatura dellaVite.Un premio alla voglia di fare, di spe-rimentare, attingendo con intelligen-za al patrimonio di esperienze delpassato, al quale hanno partecipatoquest'anno con i loro interessantiprogetti molti giovani decisi ad affer-marsi nel mondo del vino con ideeinnovative, pur mantenendo saldo illegame con le proprie radici.Finalisti, con lui, si sono piazzati ilbresciano Enrico Togni dell'aziendaAzienda Agricola Togni-Rebaioli diErbanno (Brescia) e il marchigianoRiccardo Baldi de La Staffa diStaffolo (Ancona).A premiare Roberto Matzeu sonostati Marco Simonit e il presidentedella giuria del Premio AttilioScienza.Sul palco, nella foto, della terna deifanalisti, anche Riccardo Baldi.«Nella sua esperienza c'è tutto, lapassione, la competenza acquisita ericonosciuta nel territorio in cuiopera, il recupero di una forma diallevamento e ancor di più: il recu-pero della viticoltura fatta di picco-lissimi appezzamenti gestita oggi da

persone in età avanzata - ha detto ilprof. Scienza facendo sintesi dell'o-pinione unanime della giuria, com-posta da Meritxell Falgueras,Francesco Gagliano, GianlucaMacchi, Fabio Mencarelli, FrancoisMurisier, Clementina Palese, EnricoPeterlunger, Federico Quaranta eDiego Tomasi.Attilio Scienza ha anche studiato loskill dei giovani della vite italiani:«Emerge uno spaccato di gioventùdai contorni umani insoliti. Alcunitratti del carattere sono comuni atutti, quasi a tracciare un quadroidentitario di quello che sarà il viti-colture italiano del futuro. La passio-ne per la vite e per la viticoltura chetraspare dalla breve descrizione deiloro progetti, si manifesta attraversoil legame profondo per il territorioche li ospita e nel tipo di vino cheintendono produrre, nel recupero enella difesa dei vecchi vigneti, nellavalorizzazione dei vitigni autoctoni.C'è molto amore e rispetto per iviticoltori più anziani, spesso in dif-ficoltà ed il desiderio di trasmettere

le loro nuove esperienze per aiutarli.Spesso provengono da altre profes-sioni o da altri percorsi formativi daiquali hanno avuto delusioni o scarsistimoli per proseguire. Il loro ritor-no alla terra non è però una fugadalla realtà : non sono animati dal-l'ecologismo dei "figli dei fiori" deglianni '60, ma dal desiderio di pro-durre uva e vino utilizzando gli stru-menti che l'innovazione scientificamette a loro disposizione ma senzache il profitto prenda il sopravventosulla necessità di una gestione deivigneti nel rispetto dell'ambiente edella materia prima. Non è certamente il guadagno ilmotore delle loro iniziative, mapiuttosto il bisogno di vivere in unmondo più semplice a contatto conla natura. Si avverte però in tutti il bisogno diavere indicazioni tecniche adeguate,spesso di difficile acquisizione, peraffrontare le numerose difficoltà chesi incontrano nel lavoro quotidianonella vigna e nella commercializza-zione del loro vino».

Euposia Settembre-Novembre 2013 17

N e w s

ROBERTO MATZEU É IL VINCITOREDI NEXT IN WINE 2013

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Anche la nona edizione delConcorso EnologicoInternazionale “Emozioni dal

Mondo Merlot e Cabernet Insieme”conferma il dato di grande internazio-nalità già conquistato nel corso dellepassate edizioni.209 campioni provenienti da 17 paesinel mondo sono stati degustati dalle 7commissioni composte da 81 giudiciprovenienti da 27 paesi e selezionati tratecnici, giornalisti e consumatori nellacornice di Villa Redona – MedolagoAlbani a Trescore Balneario.«Il livello dei campioni, ancora unavolta, si è dimostrato altissimo - precisail direttore del Concorso SergioCantoni -. La soglia stabilita dall’OIV(Organisation International de la Vigneet du Vin) per l’ottenimento dellemedaglie è del 30% dei campioni parte-cipanti; quest’anno abbiamo dovutostabilire lo sbarramento ad un punteg-gio di 87/100. Il regolamento delConcorso prevede che ai campioni cheottengono un punteggio superiore a85/100 venga assegnata la medagliad’oro: fermandoci a 87 abbiamo asse-gnato solo medaglie d’oro. Un grandis-simo risultato».2 le gran medaglie d’oro, entrambe avini stranieri: Corvus Sarapcilik(Turchia) e Ella Valley Vineyards(Israele) le due aziende.62 le medaglie d’oro assegnate per que-sta nona edizione del ConcorsoInternazionale.41 medaglie d’oro assegnate all’Italia (dicui 10 a vini bergamaschi tra i quali 8Valcalepio Doc e 2 Bergamasca IGT), 8alla Croazia, 3 ad Israele, 2 rispettiva-mente alla Serbia e al Montenegro euna a Romania, Argentina, Georgia,Bulgaria, Francia e Bulgaria.17 i premi della stampa selezionati dai

giornalisti che hanno preso parte alledegustazioni di venerdì 18 ottobre.Veniamo poi alla grande novità del2013, la Scelta del Consumatore. Attraverso l’elaborazione dei dati deiconsumatori che, a seguito di una sele-zione, sono entrati a fare parte dellecommissioni di degustazione, sono stati

selezionati 4 vini. 2 tedeschi, 1 croato eun italiano: ecco la scelta delConsumatore di Emozioni dal Mondo2013. «Quello della Giuria dei

Consumatori - ha spiegato Cantoni - èstato un esperimento decisamenteriuscito, che ci ha permesso di aprire leporte dei concorsi internazionali ai con-sumatori e, al contempo, di sentire laloro opinione. Da notare che dei 4 viniscelti dai Consumatori (ossia quelli chehanno ottenuto il punteggio più alto) 2

hanno anche ottenuto la medaglia d’oroda parte delle giurie tecniche. Un espe-rimento che saremo lieti di ripeterenuovamente in futuro».

Euposia Settembre-Ottobre 201318

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EMOZIONI DAL MONDO CONFERMATE AL 9°CONCORSO ENOLOGICO DI BERGAMO

Gran M.oro CORVUS SARAPCILIK Bozcaada Island Corvus Iruturk2006

Gran M. oro ELLA VALLEY VINEYARDS Judean Hills Cabernet Franc2007

Consumatori WEINGUT ANSELMANN Deutscher Qualitatswein PfalzMerlot 2012

Consumatori WEINGUT ANSELMANN Edesheimer Ordensgut RosèMerlot eißherbst Trocken 2012

Consumatori KRAUTHAKER CROAZIA Vinogorje Kutjevo Merlot 2012

Consumatori MASO ROVERI IGT Vigneti delle Dolomiti PiamRos 2011

Stampa DOMAINE JEAN BOUSQUET Mendoza Merlot DomaineBousquet 2011

Stampa GULBANIS WINE BULGARIA

Baranja Cabernet SauvignonMerlot 2011

Stampa BALOUN WINERY Czech Republic Morava Merlot2011

Stampa CHATEAU LAMOUROUX Graves - Le Grand EnclosChateau Lamouroux 2010

Stampa TELAVI'S MARANI GEORGIA Saperavi Merlot 2010

Stampa MARNISI ESTATE MALTA Marsovin Superior MarsovinAntonin 2011

Stampa 13. JUL PLANTARE Cabernet Plantaze Cabernet2010/Montenegro

Stampa SC UNICOM PRODUCTION Dealu Mare Iacob2011/Romania

Stampa VILLA BELLANGELO U.S.A. Finger Lakes Merlot 2010

Stampa PODRUM ALEKSANDROVIC Srbije/Serbia Reserve Regent2008

I VINCITORI ASSOLUTI, DEI CONSUMATORI E DELLA STAMPA

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Èuna piccola rivolu-zione quella messain atto dal

Consorzio di tutela delBardolino: è stato libera-lizzato l'utilizzo di qua-lunque tipologia di tappiper le bottiglie delBardolino e della suaversione rosata, ilChiaretto. La modifica in tal sensodel disciplinare di pro-duzione è stata approva-ta dal Comitato nazio-nale vini. Per Bardolinoe Chiaretto si prevedeora semplicemente cheper i vini della denomi-nazione “è obbligatoriol'uso delle tradizionalibottiglie e fiaschi divetro” senza alcuna indi-cazione del tipo di chiu-sura (che invece eraespressamente indicatain precedenza) ed inoltreche per il Bardolino“senza alcuna specifica-zione aggiuntiva”, si pos-sono utilizzare anche ibag-in-box fino a 3 litri.Di fatto, si tratta di unadelle norme in assolutopiù elastiche dell'interopanorama vinicolo italia-no.«La liberalizzazione deisistemi di chiusura deinostri vini - spiega ilpresidente del Consorziodi tutela del Bardolino,Giorgio Tommasi - eraun'esigenza sentita perpoter rispondere effica-

cemente alla domandaproveniente dai distribu-tori e dai consumatorisoprattutto di numerosiPaesi europei ed extraeu-ropei, che manifestanoun crescente interesseper i vini confezionaticon chiusure alternativerispetto al tradizionaletappo di sughero o dimateriale sintetico, inparticolare quando sitratti di vini di prontabeva come i nostri.Appena emanato ildecreto che consentivadi rivedere le vecchienorme, il Consiglio diamministrazione el'Assemblea dei soci delConsorzio del Bardolinohanno deliberato unavariazione del disciplina-re, superando ogni pre-cedente previsione cheimpedisse il libero utiliz-zo di qualunque formadi chiusura. Ora il Comitato nazio-nale vini, cui va il rin-graziamento per la sensi-bilità dimostrata, haapprovato la modificadel disciplinare, per cui itappi alternativi, final-mente, non sono più untabù».Resta solo un ultimoscoglio da superare versola totale liberalizzazione:consentire che si possausare il bag-in-box nonsolo per il Bardolino, maanche per il Chiaretto.

Euposia Settembre-Ottobre 2013 21

Comunicare, anche diver-tendosi, l'affascinantemondo del vino, sono le

priorità di Santa Margherita.Con questo scopo è nata WINET'APP: la prima ed innovativaapplicazione per iPhone e iPad,scaricabile gratuitamente dal 2settembre scorso, che permettedi entrare in contatto con ilmondo di Santa Margherita.Simbolo dell'eccellenza del"made in Italy" nel mondo, lacantina di Fossalta diPortogruaro (VE) ha sempreavuto un ruolo pioneristico nelsettore, sin dalla decisione rivo-luzionaria, agli inizi degli anni'60, di vinificare in bianco leuve ramate del Pinot Grigio.Questa costante vocazione perl'innovazione ha portato anche asviluppare una forte presenzanel web, con un sito d'impatto,una pagina di Facebook eTwitter complete e all'avanguar-dia. Il concept della APP si basa sulgioco "Chi vuole essere somme-lier", presente nel sito webwww.santamargherita.com, cheregistra un sempre crescentenumero di visitatori e parteci-panti. Una serie di domande

tecnico-culturali sul mondo delvino che permette di cimentarele proprie conoscenze in questosettore e un modo simpatico diaccrescere conoscenze e termi-nologie specifiche. Il gioco consiste nel superaretutti i livelli di domande nelminor tempo possibile e diaggiudicarsi il titolo di "somme-lier Santa Margherita". Quattrolivelli di domande in ordine cre-scente di difficoltà, proposte inmaniera casuale; dodici doman-de per ogni livello, quattro vitea disposizione e dodici minutiper giocare. Al termine dellapartita, si potrà scegliere dirigiocare o registrarsi, entrare inclassifica e ricevere via email, aseconda del livello superato, unsimpatico "diploma" del mondodel vino.Uno strumento "social", facile,intuitivo e sempre "a portata dimano". WINE T'APP è dispo-nibile in italiano e inglese e saràfruibile anche in luoghi privi diconnessione wifi e 3G. Con unsemplice tocco, l'utente puòentrare in contatto diretto conSanta Margherita tramite i suoisocial o inviando una semplicemail.

WINE T'APP Santa Margherita

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RIVOLUZIONE PER BARDOLINO E CHIARETTO: LIBERALIZZATI TUTTI I TIPI DI TAPPO

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Di carattere schivo, conquella timidezza tipicadi chi è solito “parlare

con i fatti”, GiuseppeMantellassi, con la nomina apresidente del Consorzio TutelaMorellino di Scansano, si prepa-ra ad affrontare, proprio con ifatti, una sfida importante: farconoscere e apprezzare sempredi più il Morellino di Scansano,frutto di una terra meravigliosaquale la Maremma Toscana,promuovendone la qualità e pre-sentandolo al mondo in tutta lasua unicità.«Accetto con grande piacere l'incari-co di Presidente - dichiara GiuseppeMantellassi - ringraziando ilConsiglio per aver proposto il mionome. La loro stima nei miei con-fronti è per me motivo di orgoglio.Ritengo doveroso rappresentare inprima persona il Consorzio delMorellino di Scansano, che vide trai suoi fondatori mio padre EzioMantellassi. Ringrazio Elisabetta Geppetti (pre-sidente uscente, ndr) per il lavorosvolto negli ultimi due anni e miimpegnerò ad essere presente e pro-positivo per la tutela della denomi-nazione».Un obiettivo che è il dictat delConsorzio Tutela del Morellino diScansano, ente che fin dalla fonda-zione, nel 1992, si prefigge di dareun indirizzo alla politica vitivinicoladel territorio e di valorizzarne lepeculiarità sul mercato nazionale einternazionale. Il tutto, attraversorigorosi controlli in campo e in can-tina così da garantirne la massimaespressione.

Euposia Settembre-Ottobre 201322

«Più investimenti sul territo-rio, maggiore legame allostesso e controlli rigorosi

su tutto il prodotto. In questo si tra-duce la modifica del disciplinare delvino lambrusco Igp Emilia».E' un Davide Frascari raggiante quel-lo che annuncia un fatto che haripercussioni sul tessuto produttivoemiliano ma, anche, sui consumatoridi tutto il mondo, dato che ilConsorzio Tutela vini Emilia Igt, dalui presieduto, rappresenta il 76%dei viticoltori e del 79% delle super-fici delle aziende consorziate traReggio e Modena: 6.595 ettari divigenti Igt con una produzione di1,5 milioni di quintali di uva e1.200.000 ettolitri di vino Igt espor-tati.«La firma del Decreto direttoriale n.32016 del 31 luglio 2013 - com-menta il presidente - premia un lavo-ro di squadra che, per la prima voltada quando esiste il Consorzio -novembre 2011-, unisce fortementesia i territori di Modena e Reggio

che i produttori, cantine sociali eimbottigliatori: tutti hanno saputofare squadra, riteniamo soprattutto abeneficio del consumatore».Quali le principali modifiche deldisciplinare "Igt Emilia"? «La prima - illustra Ermi Bagni,direttore del Consorzio - è che d'orainnanzi il processo di frizzantatura (ilnaturale processo per cui, nelle auto-clavi, lo zucchero evolve in alcool eanidride carbonica che darà le tipichebollicine) potrà avvenire solo nellazona di produzione. Sono evidenti irisvolti di investimento e attività chepotranno avvenire nella zona di pro-duzione, dove stimiamo picchi diincremento del 20/30% della forzalavoro». «Altra sostanziale modifica -prosegue Bagni - è a beneficio ancoradel consumatore e del produttore: siriduce 'il taglio', cioè l'aggiunta dialtri vini meno pregiati delLambrusco che, d'ora innanzi, nonpotrà essere superiore al 15%. Saliràla qualità del vino, sarà inevitabil-mente la richiesta di Lambrusco».

Il Lambrusco "Emilia" è da oggi più legato alterritorio

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GIUSEPPE MANTELLASSI AL VERTICEDEL CONSORZIO MORELLINO DI SCANSANO

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La top ten di Euposia dopo la giornata dello champagne 2013

al Principe di Savoia: italiani semprepiù interessanti ai brand di prestigio

di Daniela Scaccabarozzi

D IEC I BOLL IC INEDA COMPRARE

CHAMPAGNE

< Si è svolta a Milano, presso la prestigiosa cornice del-l'hotel Principe di Savoia, il consueto appuntamento"Giornata champagne 2013", organizzata dal BureauChampagne in Italia, responsabile della promozionedella denominazione Champagne.All'evento hanno partecipato 39 marchi con 120cuvées, tutti rappresentati nel nostro Paese.La giornata è stata davvero entusiasmante ed ha testi-moniato ancora una volta come l'eccezionalità di questovino, unita allo charme che sprigiona, sia un richiamoirresistibile per gli amanti delle bollicine e non solo ed èper questo che lo champagne attira sempre (nonostantequesti anni di crisi) e da sempre è sinonimo di lusso,festa e "savoir vivre".Nel 2012 la Francia ha prodotto quasi 309 milioni dibottiglie, di cui più di 6 milioni esportate nella nostraNazione che rappresenta così il sesto mercato in terminiquantitativi. I marchi presenti sul nostro territorio sonoben 495, di cui l'86% delle maisons, il 9,2% dei vigne-

rons e il 4,4% delle cooperative.I gusti nostrani si distinguono oltre che per essere legatiai grandi marchi, anche per la domanda di bottiglie dipregio. I millesimati sono stati importati infatti per il6,5%, le cuvées speciali per il 6%, mentre i rosés si con-fermano al 5,3% (dati 2012).Nonostante alcune importanti assenze, le aziende pre-senti si sono distinte per la qualità dei loro prodotti.Segnaliamo quella che ci è sembrata la “top ten” dellagiornata cercando di evidenziare non solo i grandinomi, ma anche i produttori meno conosciuti, che cio-nonostante ci sono sembrati decisamente validi nelpanorama della giornata.

PIPER-HEIDSIEKRare millesimé 2002Uve: 70% chardonnay - 30% pinot noir. Dieci anni suilieviti.Naso: Molto complesso. Frutta esotica, agrumi e

DEGUSTAZIONE

24 Euposia Settembre-Novembre 2013

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Euposia Settembre- Novembre 2013 25

PATRICK SPANTI, JACQUART: « ITALIA MERCATO SELETTIVO, STABILE E DI QUALITA’»

«L’interesse dello cham-pagne in Italia si stadirigendo verso una

maggiore qualità. Non ci sonopiù i piccoli produttori, non siparla più di marchio, ma di vino.L'interesse si è spostato da unprodotto “senza sapore” ad uno dimaggior pregio»

Patrick Spanti guida l’exportdella maison Jacquart: comestanno andando le vendite inItalia?

«Le vendite stanno subendo unleggero incremento, la nostra èuna distribuzione di nicchia, chenon sembra particolarmente toc-cata da problemi economici. Ilcalo può essere dovuto al fattoche l'importatore ha cambiatopolitica e non vuole avere troppostock, per cui fa ordini più picco-li, ma più frequenti; tuttavia ilconsumo negli ultimi dieci anni è

relativamente stabile e c'è più pol-verizzazione nell'offerta, ma ancheun arricchimento qualitativo,oltre che ad una maggiore diversi-tà di champagne. Questo vinocerca di crescere in valore e nonin volume.»

Quali le prospettive di venditaper questa annata?

«E' difficile dire adesso comeandranno i consumi. Bisogneràriparlarne a gennaio, ma siamocomunque fiduciosi».

Le novità di Jacquart?«Abbiamo lanciato la nostraprima cuvée, si chiama Alpha2005 millesimato ed ha una pro-duzione limitata: 12.000 bottigliedistribuite in tutto il mondo. Illancio lo abbiamo fatto il 1° otto-bre».

Come sta andando invece ilrosé, che sembra essere tornatodi moda, almeno qui da noi?

«Le vendite di questa tipologiasono aumentate in Italia e sonointorno al 10% per quanto ciriguarda. Il rosè inoltre è miglio-rato qualitativamente, anche gra-zie alle condizioni climatiche,abbinato ad una maggiore cono-scenza del vino. Trovo comunqueche il rosé rappresenti il prodottopiù autentico».

Come è andata la vendemmiain Champagne quest'anno?

«L'annata 2013 è stata anomala.La vendemmia ha dovuto essereritardata, mentre la qualità è statavariabile, a seconda delle zone.Bisognerà selezionare bene le uve.Abbiamo riscontrato una buonaacidità, ma pochi polifenoli perdare colore. Certamente si pro-durrà poco rosé, se lo faremo. Alcontrario, lo chardonnay sarà otti-mo e probabilmente anche ilpinot nero».

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soprattutto frutta secca e speziatu-ra.Gusto: Rotondo, strutturato, persi-stente con spiccate note tostate.Note: il più particolare

FRANCOISE BEDELRobert Winer 1996Uve: 88% pinot meunier, 6%chardonnay, 6% pinot noir. Diecianni sui lieviti.Naso: Molto articolato e di perso-nalità. Frutta matura, frutta seccacon un tocco di pan pepato e dellebelle note minerali.Gusto: Pieno, potente, ma equili-brato tra maturità e freschezza.Speziato e gessoso. Note: il più "maturo".Biodinamico.

LECLERC BRIANTLes chèvres PierreusesUve: 40% chardonnay,40% pinot noir, 20%pinot meunierNaso: fiorito, con note dibiancospino e caprifoglio.Miele ed agrumi.Gusto: Elegante, strutturato,aromatico. Frutta matura,tiglio. Bella mineralità.Note: il più minerale. Certificatobio.

LEGRAS & HAASBlanc des Blancs Gran Cru 2005Uve: 100% chardonnayNaso: Rileva sottili profumi dicamomilla, citronella, pera e lievitidi pasticceria.Gusto: Fresco, piacevole, asciuttoben bilanciato. Aromi di pesca,mela e pera.Note: il più delicato

CHARLES HEIDSIECKBlanc des millenaires 1995Uve: chardonnay 100%. Dieci

anni sui lieviti.Naso: Complesso, ampio, moltoaromatico. Floreale, con sentori dipasticceria ed aromi terziari di can-nella, vaniglia e burro.Gusto: Equilibrato, fresco, pieno.Fruttato, con sentori di frutta seccatostata e thé nero.

Note: il più persi-stente.

BONNAIREBlanc des Blancs Grand Cru 2005Uve: 100% chardonnay. Sei annisui lieviti.Naso: Molto fine ed elegante.Sentori di frutta candita ed agrumiunite a delle note minerali e burro-se.Gusto: Ben equilibrato ed intenso.Note di nocciola e frutta cotta.Note: il più equilibrato

DE SOUSACuvée Caudalies Grand Cru RoséUve: 90% chardonnay, 10% pinot

noir.Naso: Suggestivo e di carattere l'ol-fatto nei toni fioriti e fruttati dellafragolina di bosco, del lampone edegli agrumi.Gusto: Denso, lungo ed armonico.Ritorni di piccoli frutti rossi e rosacanina.Note: il migliore rosé. Certificatobiodinamico.

VIEILLE FRANCECuvée brut millesimeé 2004Uve: 60% pinot noir, 40% char-donnay. Cinque anni sui lieviti.Naso: Potente. Agrumato e florea-le.Gusto: Ben strutturato e morbi-

do. Richiami aromatici difrutta secca, unite ad un

tocco gessoso.Note: il più morbi-do

DELAMOTTEBlanc des Blancs2002Uve. 100% char-donnay. Sei/sette

anni sui lieviti.Naso: Ricco ed intri-

gante nei tratti difrutta matura, erbe aro-

matiche e leggera tostatura.Bella mineralità.

Gusto: Struttura elegante, fine,ma anche potente.Note: il più bilanciato

DE VENOGECordon bleu brut selectUve. 50% pinot noir, 25% char-donnay, 25% pinot meunier. Treanni sui lieviti.Naso: Elegante, con sentori fioriti,che si evolvono verso la pasticceria.Gusto: Fresco, sapido e ben equili-brato. Sottili cenni di nocciole.Note: il più elegante >>

26 Euposia Settembre-Novembre 2013

DEGUSTAZIONE CHAMPAGNE

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48° VINITALY

Non più focus sul solo vino ita-liano e la sua proiezione suimercati internazionali: una

delle grandi novità della prossima edi-zione del Vinitaly, la quarantottesimadella sua storia (Verona 6, 9 aprile2014) sarà l’introduzione di uno spazio,un nuovo padiglione, espressamenteprogettato per dare visibilità anche aiproduttori di tutto il mondo.Come testimoniato anche dalle ricerchesvolte negli anni precedenti dal Vinitalyassieme a Confcommercio-Imprese perl’Italia, Unicab ed Euposia c’è - non-ostante la crisi del mercato interno -uno spazio non piccolo per i vini inter-nazionali in Italia ed oltre ai tradizionalipunti di forza - Champagne, Bordeaux,Borgogna - si stanno confermando, o sifanno avanti regioni vinicole importan-ti: l’Alsazia; i grandi produttori tedeschidi Reno e Mosella; la Spagna con le sue

molte denominazioni di eccellenza;Nuova Zelanda ed Australia, per nonparlare del grande successo dei Malbecargentini capofila di una nuova genera-zione di produttori del Nuovo Mondoche oggi guardano all’Italia come merca-to di riferimento importante.Basti solo pensare che nei due grandipoli d’acquisto del mercato italiano -Milano e Roma - sono già centinaia i“locali etnici”, i ristoranti dove è possi-bile abbinare ai prodotti alimentarianche i vini originali del proprio Paesedi provenienza.Euposia ha avuto il compito di seguireuna parte di questo nuovo PadiglioneInternazionale. Lo farà con alcune iniziative specialiespressamente realizzate perImportatori, Cantine e Consorzi datutto il mondo. Informazioni via email: [email protected]

NUOVO PADIGLIONE INTERNAZIONALE6-9 APRILE 2014

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28 Euposia Settembre-Novembre 2013

Soltanto pochi ettari sono dedicati in SudTirolo alla coltivazione del sicilianissimo

moscato rosa arrivato in dote daun matrimonio regale dell’Ottocento. Ma qui,

fra le Alpi, ha trovato il suo habitat idealedi Carlo Rossi - Foto Alessandra Pezzutti

IL VINO DELLAPASSIONE

LA DEGUSTAZIONE: ROSENMUSKATELLER

< Ho camminato molto la terra. Prendo a prestito unafrase del mio antico maestro, Gino Veronelli. Perchénon si può spiegare la bellezza dei luoghi che abbiamovisitato, complice una giornata spettacolare di fine set-tembre, su invito del Concorzio vini Alto Adige e dellaCamera di Commercio di Bolzano, senza conoscere lastoria di luoghi dalla tradizione antica in vitivinicolturae da un profondo, quasi sciamanico, rapporto con ilmondo circostante, come il Sud Tirolo - Alto Adige,senza addentrarvisi in punta di piedi, facendo pocorumore, sul sacro suolo della vite, così che gli elfi e leleggende del bosco non spariscano come bolle di sapo-ne al risveglio da un bel sogno. Un sogno chiamato Rosenmuskateller, o, latinamente,Moscato Rosa. Un vino, dicono, da far conoscere ad un sempre mag-gior numero di persone, per, in un certo senso “sdogna-

re” il timore nell'affrontarlo, risultato di tanta regalegentilezza nel rapporto dell'uomo con il suo terroir. Un'uva simbolo , a posteriori, di quel legame nord-sudche, nonostante tutto, ancora tiene insieme e rendegrande il nostro Paese.Da Castel Sallegg, che racchiude ancora molti "tesori"di vicende familiari così importanti, è partito il rilanciodel Moscato rosa, grazie all’impegno del conte Georgvon Kuenburg, erede degli antichi custodi di Moosham.Ma il Moscato Rosa non si fa sempre, tutti gli anni.Bisogna che vi siano condizioni ideali di vendemmiache vengono valutate in campo da enologi esperti,come Matthias Hauser. I vigneti di Castel Sallegg si estendono per trenta ettariuniti (ed anche questo nell'Alto Adige delle piccole par-ticelle è un unicum) in un vero e proprio paradiso, perrealizzare un'ampia gamma di tipologie di vini di stoffa

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La storia di quest'uva-vino è dipassione e di amore. Passioneed amore di un principe spe-

ciale, Enrico Lucchesi Palli, undicesi-mo Principe di Campofranco, Ducadella Grazia, Balì Gran Croce eDevozione del Sovrano OrdineMilitare di Malta, nato a Brunsee nel1861, e marito di Maria Raniera,Gräfin von Waidek, sposata aVienna nel 1892. Il nonno materno, l'Arciduca RanieriGiuseppe d'Asburgo-Lorena (1783 -1853), Viceré di Lombardia comeregalo di nozze assegnò loro la tenutadi Castel Sallegg, nella splendidacornice del lago di Caldaro, acquisitanel 1851.Qui il principe cominciò a piantare,tra le altre, barbatelle giunte dallaSicilia di Moscato Rosa, come sem-brano attestare ricordi tramandatidai figli dei primi contadini cheaffiancarono il Principe Enrico. Da fonti siciliane, apprendiamo cheall'epoca molte erano le vigne chevenivano coltivate in Campofranco,nelle proprietà dei Principi, che damolti anni non risiedevano li, ma lecui tracce sono rimaste nei toponimidelle vie di questo borgo di poco piùdi tremila anime, che sorge in zonacollinare a 350 metri slm nella pro-vincia di Caltanissetta.Oggi, 120 anni dopo, la RegioneSicilia ha stabilito il Moscato rosa ètornato nuovamente ad essere fra levarietà siciliane “atte alla coltivazio-ne”. Il cerchio si è chiuso.

LA STORIA

Quel dolce filo“rosa” che lega la Sicilia al Sud Tirolo

DEGUSTAZIONE

Euposia Settembre-Novembre 2013

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eccellente. I moscati sono caratterizzati dauna notevole ricchezza di aromiprimari, che possono essere trasfe-riti nel vino. La differenza tra ivari moscati risiede proprio inqueste diversità notevoli, chedanno origine a vini di tipologiee caratteristiche dissimili. I com-posti più noti sono i terpeni. Laloro presenza da origine a sentorilegati a descrittori floreali. La ric-chezza aromatiche delle uvemoscato risiede non solo nellapolpa ma anche nelle bucce,ragione per cui in molti casi viene

effettuata una macerazione sullebucce con mosto a 0°. Il nome Moscato Rosa derivadalla componente aromatica,caratterizzata da una spiccata notafloreale. È un vitigno ideale per l'appassi-mento e fa normalmente da baseper vini dolci e vendemmie tardi-ve. Oggi è tutelato dalla DOC.I vigneti migliori sono su terreniargilloso-calcarei, coltivati secon-do il sistema tradizionale dellapergola, con una densità di 3000ceppi per ettaro. La resa è note-volmente avara, non più di un

chilogrammo d'uva per pianta,per una media di 30 quintali aettaro. Dopo la fermentazione in vaschedi acciaio, il Moscato Rosa rima-ne ad affinarsi sempre in acciaioper circa un anno prima di essereimbottigliato. Altra particolaritàdi rilievo è inoltre l’ avere ungrappolo soggetto normalmente,per difficoltà di fecondazionegenetica, a numerosi aborti flo-reali, dando così origine a deigrappoli molto spargoli connumerosi acini molto piccoli,dolcissimi.

ROSENMUSKATELLER

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DEGUSTAZIONE ROSENMUSKATELLER

L'uva viene raccolta tardivamente esottoposta a breve appassimento peraumentare ulteriormente la concen-trazione del mosto. Il vino ha colore rosso carico; nettoil sentore della rosa canina, dellespezie e di buccia di limone. Inbocca è pieno, armonico, e piacevol-mente dolce. Vino rosso da impor-tanti dessert può durare diversi annied è anche classico vino da "medita-zione".

LA DEGUSTAZIONE

Grazie all’ Organizzazione ExportAlto Adige della Camera diCommercio di Bolzano, Euposia hapotuto degustare il fior fiore deiMoscato Rosa altoatesini. La degu-stazione è avvenuta alla cieca, guida-ta dall'abile regia di ThomasAugschoell. Due le annate propostescelte in autonomia dalle dodiciaziende che rappresentano la bestquality di un "piccolo vigneto " diappena quindici ettari totali qualequello rappresentato dal MoscatoRosa Doc. Ulteriore “chicca”: unCastel Sallegg annata 1994. Ecco di seguito il risultato secondol'ordine di uscita dei 24 vini. La“finale” si è svolta attraverso il rias-saggio dei migliori sei.

ERSTE+NEUE CALDAROROSEN MUSKATELLER ANNATA 200987 PUNTIDalla fusione delle due cooperative,accompagnata dall'incorporazionedella cantina sociale Baron Josef diPauli, nel 1991 trae origine la Erste+ Neue KellereigenossenschaftKaltern.Oggi sono poco meno di 450 i fierivignaioli che ogni anno conferisconoil proprio raccolto. I terrazzamenti

su cui magistralmente lavorano ipropri vigneti gli agricoltori soci siadagiano nel pittoresco paesaggioche circonda il lago di Caldaro e chesale fino al pianoro sito ai piedi dellaMendola. La superficie complessiva-mente coltivata a vite si estende per264 ettari ed è distribuita su variezone specificheDegustazione: vino dal colore cupo,al naso offre note di marmellata dilamponi e di zucchero a velo. Inbocca prevale la robustezza dellanota alcolica con un finale vellutatoche sopravanza una buona spallaacida. Vendemmia fine settembre.Fermentazione in acciaio a tempera-tura controllata, bloccata con abbas-samento forzato di temperatura perottener il grado zuccherino desidera-to. Affinamento in barriques per 12mesi. Resa per ettaro: 15 hl/ha

CANTINA TRAMIN - TERMENOMOSCATO ROSA DOC VOLENTIN201186 PUNTITramin è la realtà di un sogno.Tramin e Gewürztraminer, un terri-torio e il suo vitigno famoso nelmondo. I due volti di un paesaggiogeneroso di contrasti: lo scudo dellemontagne e gli influssi del lago, igiorni abbracciati dal sole e le nottidi freddo stellato. La danza dei ventie il canto delle vigne. Willi Sturz èl'enologo di riferimento. Degustazione: un vino in evoluzio-ne, vendemmiato a settembre risul-tato dell'annta 2011 dall'agostomolto caldo ed un tempo spettacola-re in raccolta. I vigneti si trovano aRonchi, a 250 metri di altitudine, diconformazione argillosa o ghiaiosa.Resa 30 hl/ha. La marna si avvertebenissimo al naso, come anche unprofumo di chewingum alla fragola.

Vino che bene si offre ad invecchiaree che, in questa fase iniziale, si puòaccompagnare al tipico Strudel.

CANTINA PRODUTTORI BOLZANOMOSCATO ROSA "ROSIS" DOC 201189 PUNTIInnanzitutto una delle etichette piu'belle. La Cantina ProduttoriBolzano è una cooperativa di viticol-tori della provincia di Bolzano cheaffonda le proprie radici nella tradi-zione. E' nata nel 2001 dalla fusionedi due storiche cantine: Gries (fon-data nel 1908) e Santa Maddalena(fondata nel 1930). La zona di colti-vazione per questo vino è presso ilmaso Anreither, Bolzano-SanMaurizio. Il produttore non dichiaral'epoca della vendemmia di questovino che, dopo un leggero appassi-mento, la fermentazione controllatain acciaiao, vede maturarsi in acciaiocon finale di affinamento in botti-glia.Degustazione: si presenta con uncolore rosso brillante. Una versione“easy” del Moscato Rosa. Proseguecon note di marmellata di fico,agrumali con prevalenza di arancia,e tabacco. In bocca è ben bilanciato,di buona persistenza.

PRODUTTORI COLTERENZIOMOSCATO ROSA ROSATUM 200988 PUNTIPrima annata vecchia in degustazio-ne di questo risultato dell'operalaboriosa della Cantina diColtrenzio a Cornaiano. La CantinaColterenzio fu fondata nel 1960 da28 vignaioli. A questi, se ne unironoaltri nel corso degli anni, e ad oggiColterenzio conta quasi 300 sociviticoltori che conferiscono le uveprovenienti da circa 300 ettari divigneto di loro proprietà. Resa 12

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hl/ha per un vino con delle prete-se importanti di prezzo, che pro-viene da vigneti selezionati inzona di Cornaiano a circa 450metri di quota. Spettacolare l'ab-binamento con dessert, anche concioccolata. Da provare in invecchiamentocon formaggi erborinati. Di colo-re rosso brillante, il profumoprsnta caratteristiche ancora digioventù, pur essendo un 2009,di citrino e menta piperita.Ottimo l'equlibrio tra dolce eacido in bocca che non n fa tra-sparire i 12 gradi alcoolici.

ERSTE+NEUE CALDARO-KALTERNMOSCATO ROSA 2007 91 PUNTIVecchia annata caratterizzata daun andamento meteorologicodecisamente fuori dal comune, lavendemmia 2007 sarà ricordatacome una delle più anticipatedegli ultimi settant’ anni. Questoandamento stagionale particolareha fatto si che il vino abbia incor-porato dei tratti caratteristici chegli esperti giudicano molto inte-ressanti dovuti ad una buonacroccantezza del frutto, unabuona acidità e gli zuccheri chetornano in equilibrio con il vino.Il colore rosso intenso, quasicupo, presenta al naso i profumidel vino maturo, la dolcezza el'intensità della rosa ancora si per-cepiscono, ch contrastano con unbel profumo di ciliegia in liquore.In bocca predomina il burro consentore di caffè. Una grande notadi balsamico, si accompagna aformaggio spalmabili come ilcaprino, dal sapore molto deciso.Molto lungo in finale.

CANTINA DI TERMENO-TRAMINMOSCATO ROSA TERMINUM 200091 PUNTISi sale ancora. Altro vino super.Vecchia annata con profumi ecolori di balsamico, medicinale,erbe aromatiche, rabarbaro etimo, ruta.

CANTINA BOLZANO

MOSCATO ROSA ROSIS 201085 PUNTIIn bocca non pare particolarmen-te armonioso, di media persisten-za. Scarsi i profumi. Battuta d'ar-resto.

PRODUTTORI COLTERENZIO,CORNIANOMOSCATO ROSA CORNELL 200289 PUNTIVecchia annata ancora di coloreperfetto, non ossidato, per unvino di undici anni. Profumi di

fico e di prugna ma ancora fre-schi come note di fragola e, sulfinire, frutta di bosco. Un regalo.La spiccata acidità non evoca sen-tori di disturbo in evoluzione. Inbocca ancora buona la persisten-za.

CANTINA DI CORTACCIAMOSCATO ROSA USHAS 201185 PUNTIAzienda: saliamo ai 400-440metri sul livello del mare perammirare i vigneti posti sulleripidissime colline della zona diproduzione sopra Cortaccia.Dopo i difficilissimi tempi dallafondazione, avvenuta nel 1900, alpost seconda guerra mondiale,Anton Orian (1965 - 1989), ebbela gioia di inaugurare nel 1977 laprima catena d'imbottigliamentoe l'ampliamento delle struttureper il conferimento dell'uva.Cooperativa di produttori locali,vede dal dicembre 2007 presiden-te Edmund Morandell.Dolce naturale. Non dichiarataepoca di vendemmia. Rosa cani-na, cannella, bucce d'arancia

CANTINA DI CORTACCIAMOSCATO ROSA 2007 RAJAS89 PUNTIDegustazione: si presenta con unintenso colore rosso rubino conriflessi di the. I delicati profumidi rosa hanno lasciato il posto aevolute note di confettura diciliegia e cioccolato bianco. Vinodi buona persistenza.

TENUTA WALGRIES, BOLZANOMOSCATO ROSA 201092 PUNTIEntriamo nella storia del MoscatoRosa: fortemente legata al territo-

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rio, la piccola azienda cheChristian Plattner conduce insiemeal padre, è l'autrice di alcuni deivini altoatesini più sorprendentidegli ultimi anni. Pochi ettari checrescono solo i vitigni più adattialle condizioni geografiche locali,curati manualmente con l'espe-rienza e l'autenticità propria deivignaioli che si identificano con lapropria terra. I terreni sabbiosi eghiaiosi di origine glaciale a 250metri di altitudine, orientamentosud ovest a Santa Maddalena,influenzati da clima mediterraneodanno uve che maturano in antici-po rispetto ad altre aree dell'AltoAdige. Antica tenuta del tredicesi-mo secolo, a Waldgries si cominciaad imbottigliare moscato rosa nel1973.Vino dal bel colore rosso rubinoscuro, al naso si offre con sentoridi rosa, chiodi di garofano, sanda-lo, cannella e spezie, tra le quali lozafferano. Ben bilanciato in bocca,di lunga persistenza, affabile edelegante come un buon conversa-tore.

TENUTA WALDGRIES, BOLZANO.MOSCATO ROSA 200992 PUNTITutte note evolute con un perfettoequilibrio dolce-salato-minerale. Adifferenza del precedente una mag-gior persistenza.

ABBAZIA DI NOVACELLAMOSCATO ROSA PRAEPOSITUS201189 PUNTIConosciutissima da tutti. Ci ripor-ta un Moscato Rosa fresco. AdAppiano-Eppan, frazione diCornaiano, vengono allevate le vitia 350 metri sul livello del mare, insuoli ghiaiosi-limosi di originmorenica, a guyot. Si vendemmia afine ottobre e tutto viene collocatoin acciaio inox con temperatura difermentazione di 22 gradi, dove siutilizzano lieviti naturali.Imbottigliato ad agosto 2012, que-sto Rosenmuskateller presenta12,6% di alcool, una acidità di 6,2grammi per litro e un residuozucchrino del 100% g/l. Risultatoun “dolce non dolce” piacevolmen-te tannico e vellutato.

MURI GRIES, BOLZANOMOSCATO ROSA ABTEI 201185 PUNTISono i Conti di Bolzano che versola fine del 11° secolo istituisconoun punto d'appoggio fortificatonel centro dell'antico “Cheller”,l'odierno “Gries” come antipoloalla città di Bolzano, allora inmano dei vescovi di Trento. Il nome Gries appare per la primavolta nel 1185 ma è soltanto nel15° secolo che sostituice il vecchiotoponimo. Benno Malfèr, è l'Abatedel monastero Benedettino diMuri-Gries dal 1991. Da 20 metrisul livello del mare provengono leuve di terreni potati a guyot . Vinodal profumo aromatico dalle fre-sche note di moscato , rose e con-fettura d'albicocca. In bocca sedu-ce con il suo gioco sospeso traagro-dolce, finezza ed eleganza. Difinale fresco ed amabile.

CANTINA GIRLAN , CORNAIANO.MOSCATO ROSA PASSITHEA 201193 PUNTI.A Cornaiano, sulle colline

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d'Oltradige, traa 400 e 500 metrisul livello del mare, in vigneti benareati e su terreni ricchi di minera-li, formatosi da depositi sedimen-tari d'era glaciale, abbiamo trovatoil “best of” Rosenmuskateller.Vendemmia a mano tardiva,novembre 2011, in piccoli conte-nitori nei quali già avviene l'appas-simento ed il miracolo della con-centrazione naturale.. Resa perettaro ancora piu' bassa a 20 quin-tali/ettaro.

CANTINA GIRLANMOSCATO ROSAPASSITHEA 200696 PUNTIVecchia annata. Grande equilibriodei cinque elementi:gioventù-fre-schezza, maturità-sapidità, armo-nia e spalla acida, eleganza e piace-volezza in bocca.

CASTEL SALLEGGMOSCATO ROSA 2010 90 PUNTIE’ stata proposta l'annata 2010.Vendemmia tardiva di fine novem-bre, 2-3 anni di maturazione inbarriques usate e damigiane divetro. Maturazione con gradazioneminima di 32 gradi babo. Si pre-senta con un colore che evidenziail positivo apporto delle barriques.Al naso espande oltre il profumodi rosa anche note di confettura diciliegia e frutta sotto spirito. Inbocca prevalgono il burro grasso ecaffè. Lungo e persistente in finale.

MURI GRIES, BOLZANOMOSCATO ROSA ABTEI 200088 PUNTIRosso rubino trasparente profumodi mela verde, prugna e pesca. Unpo' cade in bocca.

CANTINA LAIMBURGMOSCATO ROSA 200590 PUNTIIn occasione della fondazione, nel1975, del Centro per laSperimentazione Agraria eForestale di Laimburg da partedella Provincia Autonoma diBolzano - Alto Adige, fu decisa larealizzazione della CantinaAziendale. Gestita dall'omonimoPodere Provinciale. La cantinaannovera tra i suoi compiti princi-pali la ricerca e la sperimentazionein campo vitivinicolo ed enologi-co. La Selezione Maniero accorpavini lavorati in maniera individua-le ed in parte selezionati delPodere Provinciale: tra i gioielli diquesta linea stilistica sono daannoverare due vini dolci, ilMoscato Rosa di Laimburg ed ilSauvignon Passito "Saphir". Le uve mature vengono raccolte amano e lasciate essicare su stuoie.Gli acini passiti vengono pigiati indicembre; successivamente fer-mentano in piccole botti e vengo-no fatti stagionare per almeno seimesi. Rosso rubino chiaro. Non èl'aroma di noce moscata, bensìl'intenso e fragrante profumo dirosa a conferire a questo vinodolce il suo particolare carattere: èun vino rotondo, elegante, volut-tuoso e dal retrogusto persistente.Pera e cannella, spiccano tra i pro-fumi floreali.

FRANZ HAASMOSCATO ROSA SCHWEIZER 201191 PUNTIBasta il nome...Rese per ettaro da15 a 35 ettolitri appena. Il numerodi bottiglie tra 12 e 18mila fannodel Rosenmuskatller - che lui pro-duce da piante allevate ad una alti-tudine di circa 250 metri nelcomune di Egna in zona ventilata

- una versione concettualmenteinteressante per uno dei maggioriesponenti del Pinot Nero. Al nasosi offrono profumi di caramello,zucchero filato e di frutta canditache ricordano l'infanzia. In boccaprevale la maturità, scandita danote intense di marmellata di pru-gne. Come dice lui, si può condi-videre un «Affascinante gioco fraacidità, dolcezza e tannino». Benriuscito.

ABBAZIA DI NOVACELLAMOSCATO ROSA 200180 PUNTIDa riprovare

CANTINA DI CORTACCIAMOSCATO ROSA RAJAS 200785 PUNTIVecchia annata dai classici profumidi cioccolata amara e mortadella.Finale magro.

PODERE LAIMBURG A VADENAMOSCATO ROSA 200595 PUNTIBel vino di colore rosso rubinointenso. Sprigiona profumi all'en-nesima potenza di rosa, anguria,ribes e ciliegia. Ottima persistenzae soddisfazione immediata.

CASTELL SALLEGGMOSCATO ROSA 199494 puntiUno dei vertici in degustazione.Raro ed intrigante. Eccezionale.Incredibili ed avvolgenti effluvi dibalsamico, timo e rabarbaro. Unacappella sistina di profumi.Lunghissimo ed infinito. Mi piace-rebbe provarlo con un salmerinomagari in guazzetto. Decisive letemperature di servizio . Un po'piu' ambiente rispetto aiRosenmuskateller. >

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ROSENMUSKATELLER

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Herbert Hintner, chef, omeglio, marchesianamentecuoco sopraffino, per la

prima volta nel 1995 ottiene laStella Michlen per il suo ristoranteil Zur Rose. E così Via Josef Innerhofer 2 aSan Michele o Appiano diventa unombelico del mondo. Addirittura va in televisione, dovepropone una cucina tradizionaleche non dimentica mai la tradizio-ne. E per Euposia ha creato un abbina-mento nuovo con una ricetta cheormai entra nella tradizione daabbinare con il Rosenmuskateller.Un raviolo con la farina di peraripieno di patate e formaggio gri-gio, dal sapore molto deciso, abbi-nato con gli stacchis, grande cultu-ra regionale ed italiana in cucina.Per realizzare la ricetta Farina dellepere, ha bisogno di un ingredienteantico. In Alto Adige i masi avevano sem-pre un albero di frutta davanti alleporte d'entrata, quello che consen-tiva di avere praticamente lo zuc-chero in casa. Lo zucchero e la farina cento annifa erano carissimi e le famiglie nonpotevano permetterselo, questialberi davano allora una pera cheveniva essiccata. I primi due tre giorni si utilizzavaper ricovero il fienile, poi si mette-va nel forno dove si faceva il pane,per essiccarla. Alla fine veniva macinata e battutaper produrre polvere che funziona-va da farina, la farina delle pere. Con questo “Zucchero delle Alpi”alla maniera antica Herbert propo-ne i suoi famosi ravioli.

Appassionato delle vita, della fami-glia (la moglie Margot, sommelliereccezionale consiglia gli abbina-menti con il vino) e dei giovani,dice che «Il tipo di cucina che miamadre mi fece conoscere da bambi-no è qualcosa cui sono tuttoraprofondamente legato. Da un lato si sono evoluti lagamma dei prodotti, i metoi dicottura, la presentazione delle pie-tanze, la cultura vitivinicola.

Dall'altro però subiamo sempre piùuna dittatura del glutammato e l'a-scesa del fast food. Pochissimi si prendono tempo incucina e usano ingredienti freschial punto che anche la conoscenzadi questi ingredienti va scomparen-do, soprattutto tra i giovani.Eppure è proprio sui prodottigenuini e freschi, come, ad esem-pio, quelli dell'orto e di stagione,che si gioca tutto. Non è la tivù che ci nobilita. Ma la capacità di essere maestricon i giovani. Tutto ciò a dispettodei cinquant'anni trascorsi e del

fatto che anche la cucina sudtirole-se è cambiata parecchio. Talora inmeglio, talora in peggio».Herbert Hintner, maggiore di 4

figli, nasce il 2.9.1957 a Colle inVal Casies. Tra tutti i suoi riconoscimenti, mipiace evidenziare come per 6 anni,è stato presidente per l'Italiadell'Associazione “JeunesRestaurateurs d'Europe”. Il riso preparato con il latte fresco

dell'agricoltore, la carne appenamacellata al maso e soprattutto icanederli incarnavano, per il giova-ne Hintner, l'ideale di genuinità,autenticità e freschezza dei prodottie della loro preparazione. Per Herbert Hintner, l'Alto Adige,così come si presenta fin dalle sueorigini, è la fonte della sua filoso-fia: lui non si nasconde dietro allericette classiche, bensì rende vivibi-le la tradizione con creatività eaccuratezza illimitate, in un mondoche, oggigiorno, reca moltepliciesigenze e pretese. Secondo Herbert Hintner, la pre-

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R o s e n m u s k a t e l l e r i n c u c i n a

UNA RICETTA, E UNA FILOSOFIA, PER EUPOSIA,

CON HERBERT HINTNER

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servazione della cucina tradizionaleè anche una responsabilità sociale: iprodotti regionali e locali sono unprezioso tributo ad agricoltori eproduttori per la conservazionedella cultura contadina.

Inoltre, il fatto stesso di conoscerela provenienza dei prodotti ègaranzia inequivocabile della loroqualità. Con la sua cura e attenzione,Herbert Hintner desidera offrire

un contributo personale alla tuteladi questa cultura, per noi così pre-ziosa, trasmettendo ai giovani cuo-chi, soprattutto, la sensibilità neiconfronti di questo patrimoniounico.

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Dopo l’apertura del puntovendita a Greve in Chianti,L’Antica Macelleria Falorni

ha aperto a Firenze (nel centralissi-mo quartiere di Santa Croce in ViaPalmieri/angolo piazza San PierMaggiore, ) la sua prima “Risto-Bottega”, un progetto che fa partedi un più ampio piano di franchi-sing che vedrà l’apertura di puntidi degustazione nelle principalicittà italiane e non solo…! (rumordi mercato parlano infatti già dicontatti avviati per l’apertura dinegozi su Milano ed Hong Kong).“Risto-Bottega” è un concept inno-vativo che reinterpreta in chiavecontemporanea la Bottega(ambiente tradizionalmente depu-tato alla lavorazione e vendita dellemerci), trasformandolo in luogo diincontro dove poter degustare,oltre che acquistare, le specialitàalimentari del Chianti prodottedalla storica macelleria di Greve inChianti.Il progetto vuole diffondere edesportare la tradizione della terra incui sorge, non solo valorizzandonei prodotti tipici, ma anche ricrean-do l’atmosfera del mangiare e berebene, che da sempre caratterizza ilterritorio del Chianti.L’idea è quella di sviluppare e crea-re un format di alta qualità dove cisi serva da soli prelevando prodottoa scaffale, ma che lo si possa degu-stare anche al tavolo, magari abbi-nato ad un buon bicchiere diChianti, rigorosamente servito tra-mite gli innovativi sistemi di degu-stazione enomatic® (azienda che fasempre parte del gruppo Falorni).Per chi non consuma in loco èovviamente prevista anche la possi-bilità di asporto in pratiche confe-zioni ecosostenibili “take away”.

Il menù è quello tipico delChianti, rustico ma rivisitato inchiave contemporanea, ideato persoddisfare le esigenze di chi havoglia di un pranzo veloce edinformale, ma anche per unamerenda saporita o un aperitivoalternativo. Protagonisti sono i salumi chehanno reso celebre l’AnticaMacelleria Falorni: il salame contoro, la salsiccia stagionata con cin-ghiale e la finocchiata di

Montefioralle, che compongono il“tagliere di Stefano”; il salame tipi-co grevigiano, il prosciutto saporitoe la finocchiona sbriciolona, pre-sentati in quello “di Lorenzo”:entrambi accompagnati da unaselezione di pecorini, marmellata emiele.Il menù della ristorazione proponeanche zuppe, tartare espresse, car-pacci, arista di maiale e per finirefrutta di stagione, cantucci conVinsanto e gelatini “Dai Dai”.Un vasto assortimento di mostarde,olio, aceto balsamico, cantuccini e

tante idee regalo completa inoltrela proposta dei prodotti in vendita.I locali di Firenze occupano ilpiano terra e la cantina della storicatorre medioevale che appartennealla famiglia dei Donati: fu infattiqui che il guelfo Corso Donati,dichiarato ribelle, combatté nel1308 la sua ultima battaglia controi guastatori della Signoria.L’Istituto Europeo di Design diFirenze ha inserito questo progettocome case-history all’interno dei

propri corsi di interior design ecomunicazione pubblicitaria.“Risto-Bottega” è un branddell’Antica Macelleria Falorni cheda quasi tre secoli è proprietà dellafamiglia Bencistà Falorni: da novegenerazioni vengono tramandati isegreti per produrre salumi di altis-sima qualità. Uno di questi è l’utilizzo di suiniallevati allo stato brado (di cui lafamiglia vanta un allevamento pri-vato) unito al sapiente dosaggio divino Chianti Classico, spezie ederbe aromatiche.

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A n t i c a M a c e l l e r i a F a l o r n i

CRESCE LA RISTO-BOTTEGA, ILFRANCHISING DEL GUSTO TOSCANO

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Azienda vinicola Tzora, fondata dalvicino kibbutz, dove oggi si produ-ce uno dei più famosi vini israeliani:Shoresh. Un altro ricchissimoCabernet-Shiraz e piccola quantitàdi Merlot. Mediterraneo, caldocome la genteche ti accoglie invendemmia. Dalla tarda sera sinoal primo sorgere del sole i terrenidelle colline si animano, sotto lasplendente luce della Luna piena sisvolge la vendemmia. Contadini ebraccianti beduini, palestinesi eisraeliani insieme, collaborano elavoravano, sono spalla a spalla neivigneti per la raccolta dell'uva. I fila-ri mappati e reticolati dalle marronitubature d'acqua, irrigazione con ilmetodo a goccia, proteggono, inaggiunta alla brina notturna e alleampie foglie, l'uva dalla mancanzadi pioggia e dalle infernali tempera-ture diurne. Terroir antico d'Israele,la Judean valley, produce un entu-siasmante vino rosso.Impenetrabile ma non cupo, regaleed importante, un bel naso di fichiviola maturi, e cioccolata amara.Uso spaiente di legni francesi. Unabocca pulita e sapida che non fatrasparire sulla elevata nota alcoli-ca. Ma l'attesa è enorme per l'as-saggio della prima vendemmia dioseleta, vecchia vite veronese,impiantata in suolo israeliano dalgrande ticket scaligero SeverinoBarzan- Sandro Boscaini.

La bontà dei vini libanesi è nota sindall'Antico testamento. Nel parlava ilprofeta Osea . Ad oggi i vini di ChâteauKefraya, Bekaa Valley, sono conosciutiin più di 45 paesi del mondo, con un'e-sportazione che supera le ottocentomilabottiglie all'anno ed una produzionecomplessiva di oltre due milioni, colle-zionando consensi e riconoscimenti dif-fusi. In particolare la maison di MichelDe Bustros ha ottenuto risultati eccel-lenti per questo blend di CabernetSauvignon e Syrah vendemmiati esclu-sivamente a mano e lasciati a maturarein botti di rovere francese per circasedici mesi. Il risultato della vendemmia2009 è un grandissimo vino di colorerosso profondo, limpido e brillante, constriature color granato, molto consisten-te nel calice. Al naso è subito moltointenso, con note di lampone e mora,seguite da chiodi di garofano, alloro,prugna, tabacco, liquirizia e pepe nero,con un tocco balsamico e di vaniglia; inbocca si apprezzano tannini levigatiimmersi in una struttura decisa e vigoro-sa, ricca di estratto, ben bilanciata fragli aspetti di freschezza e morbidezza,calore e sapidità minerale. Il finalemolto saporito, si esprime con buonalunghezza ed ottima persistenza; unvino elegante ed equilibrato, complessoma non pesante, da provare con lafaraona al tartufo o con formaggi di unacerta stagionatura. Espressione di unterroir particolare, di vigneti coltivati adalberello con scarse precisazioni, conquote vicine ai mille metri.

Euposia Settembre-Ottobre 2013

DEGUSTAZIONI LIBERE

CHATEAU KEFRAYACOMTE DE M 2009LIBANO

40

92TSORA VINEYARDSSHORESH 2010ISRAEELE

92

Nel corso delle ultime settima-ne la Redazione ha degustatodiversi campioni di vini,acquistati direttamente pressoenoteche, grande distribuzio-ne, nonchè invii dei singoliproduttori. Non essendoci unfilo conduttore se non lacuriosità di valutare prodottidiversi fra loro, anche se inqualche caso - e davvero percaso - provenienti dalla stessaazienda. I criteri di valutazionesono stati eguali a quelli deinostri test. A testare i vinisono stati: Antonio Diaz,Nicoletta Fattori, Carlo Rossi

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Esperienza unica frutto dell'amici-zia di tre famiglie: una italiana,toscana, dalla terra del sangiove-se, e le altre indiane. InfattiFratelli Wines è una joint ventureitalo-indiana fra i fratelli Alessio eAndrea Secci, di Firenze, i fratelliKapil e Gaurav Sekhri di NewDelhi e Ranjitsinh e ArjunsinhMohite-Patil Ranjitsinh di Solapur.Tutto per lanciare la produzionedi quattro vini indiani importatianche nel nostro paese dallageniale intuizione di un fenome-nale apripista quale Guido Favarodi World of Flavours, risultatodella sapiente regia Di PieroMasi, grande enologo con oltrecinquanta vendemmie nellaToscanashire. In particolare ci siamo soffermatisullo squisito bianco un 100%Chenin Blanc, frutta fresca, florea-le, minerale e sapido, con unabuona nota acida finale. La Cantina è davvero un risultatounico rispettosa dell'ambiente cir-costante, con un equipment pro-veniente da Velo, prima aziendaad esportare un macchinario inIndia, in particolare nella zonaCo's Motewadi. Eccellenti anche ivini rossi, di grande prestigio,come il Sette 2009, CabernetSauvignon e Sangiovese.

Dal 2001 la famiglia Collaccianigestisce questa tenuta agricolache nel tardo Medio Evo venneavviata dai Principi Orsini diRoma. L’idea è quella di valoriz-zare i vitigni laziali, in una zona -Cerveteri - famosa per il suo pas-sato etrusco e romano, maanche per la spiccata vocazioneper l’agricoltura di qualità. Il ter-reno è tufaceo, con una fortepresenza di minerali.Giacchè (o Ciambrusca) è unprincipe fra gli autocton i italiani:conosciuto dagli Etruschi, citatonell’Eneide, ha un contenutopolifenolico doppio rispetto adaltri vini rossi. Un tempo usatoper i “tagli” è stato abbandonato;il vitigno è quasi ritornato allostato selvatico nell’Alto Lazio eva addomesticato attraverso unuso sapiente del legno. ICollacciani utilizzano vigne vec-chie di venticinque anni; fermen-tazione in acciaio, malolattica inbotti grandi, affinamento in barri-que. L’uva viene vendemmiataleggermente surmatura. Cuponel bicchiere con profumi esplo-sivi di prugna, amarena, sottobo-sco. Palato vibrante, soretto dauna bella acidità, pieno e corpo-so con un ritorno di frutta maturasul finale. Di grande fascino.

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Un altro vitigno autoctono, chepochi chilometri più a sud diCerveteri. dà vita al Frascati. Se ilGiacchè viene coltivato ad appe-na 30 metri sul livello del mare, ilTrebbiano cresce sulle dolci colli-ne che circondano la tenuta,beneficiando così appieno dellabrezza marina. Le vigne hannodiciotto anni e nel tempo si èlavorato in campagna per passa-re dalla tradizionale pergola alfilare e per abbassare le rese,fermata a 90 quintali/ettaro.Anche per questo vino, iCollacciani optano per un pas-saggio in barrique di nove mesi.Il trebbiamo acquisce così spes-sore, corpo, struttura. Bella sali-nità e grande impronta olfattiva.Palato appagante.

CASALE 100 CORVITREBBIANOIGT LAZIO 2012

FRATELLI WINESCHENIN BLANCINDIA

CASALE 100 CORVIGIACCHÉROSSO LAZIO IGT 2006

93 8790

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LIBEREDEGUSTAZIONI

92CASTELLO MONACIAIACE 2009SALICE SALENTINO DOC

91MONTE DEL FRÀCOLOMBARAGARDA DOC 2011

85PRÓDIGOMALBEC BONARDA 2011ARGENTINA

Castello Monaci rappresenta il“braccio operativo” del Gruppo ita-liano vini in Salento.Centocinquanta ettari vicino almare - lungo la statale che daLecce porta a Taranto, sotto unsole perenne - che poggiano suuno strato di roccia compatta. Afianco delle tradizionali coltivazioniad alberello pugliese si trovanoanche filari a cordone speronato.Dopo la “rivelazione” VerdecaPetraluce (euposia nr 76), abbia-mo degustato un altro grandevino: l’Aiace Riserva. Il blend vedeNegroamaro all’80% con a chiude-re Malvasia nera; fermentazione inacciaio, malolattica svolta, dopoventiquattro mesi in legno (unaparte in barrique di primo passag-gio, un’altra in botti già utilizzatecosì da stemperare gli eccessi del“nuovo” e poi sei mesi in bottegrande), Aiace torna in acciaio perun ultimo affinamento. Una sele-zione ed una cura attenta in ven-demmia, prime ore del mattino,una lavorazione impeccabile incantina si palesano nel bicchierecon una estrema pulizia. Unafinezza nei profumi, immediati,potenti; un palato pieno ed armo-nico, davvero appagante.

Questione di gusti: i premi, i“ripetuti” Tre Bicchieri, vanno alfratello maggiore “Cà del Magro”,ma la Colombara, questa garga-nega in purezza che nasce inuna single-vineyard di sessan-t’anni di età sulle colline moreni-che vicine al lago di Garda, a noipiace di più. Pazienza, ce nefaremo una ragione. Il punto èperchè ci piace di più? Tanto èricco e potente il “Cà del Magro”quanto è sottilmente francese laColombara, con una diretta,quasi tagliente, finezza al palatoe con profumi più netti, più fre-schi, con note d’agrumi comples-se. Il vigneto a pergola è su unacollina, interamente terrazzata. Lerese sono molto basse e i tralcidei grappoli d’uva vengonotagliati prima della vendemmiainterrompendo l’apporto dellalinfa. Questo porta ad una con-centrazione di zuccheri e di aro-maticità. Lavorato in solo acciaio,ha un lungo affinamento in botti-glia. Questo 2011 lascia intravve-dere una buona capacità diinvecchiamento. Sempre cheriesca a sopravvivere agli assal-ti...

Non più il solo Malbec. Dopo averlanciato il suo primo vino biancoTorrontes e il suo Tempranillo,adesso un vitigno italiano fa la suacomparsa nella selezione dei vini diquesta Bodega avviata nel 2002 daAlessandro, quinta generazionedella famiglia Speri: la Bonarda. Ilvino ha debuttato questa estate edè un blend di Malbec (65%) eBonarda provenienti da diversivigneti di proprietà a La Consulta(Mendoza), sui mille metri sul livellodel mare: si tratta di 48 ettari, distri-buiti su due blocchi. L'annata è il2011. La vendemmia è stata fattamanualmente, in cassette da 16chili; due settimane di macerazionesulle bucce con rimontagli quotidia-ni; fermentazione malolattica svoltae affinamento di quattro mesi inbarrique francesi. Rosso brillantecon venature violacee profonde nelbicchiere, al naso esprime noteimmediate e potenti di aromi diciliegia, prugna, lampone e vani-glia. Il palato ha buona struttura,dai tannini morbidi e dolci, conbella acidità, dove ancora in evi-denza sono le note di frutta rossa,succoso. Vino fresco con unabuona complessità e finitura piace-vole. La Bonarda apporta al Malbecuna maggiore complessità, corpo etannini più dolci, ampliando lagamma del fruttato.

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94DOBOGÒTOKAJI ASZÚ 6PUTTONYOS 2006

90BOSCO VITICOLTORICANAL GRANDO ROSATO DRYDOC VENEZIA

Un campione dell'enologia magiara: Dobogò Tokaji Aszú 6 Puttonyos2006, che ha viene prodotto solo nelle migliori annate. La cantinaDobogó è stata fondata nel 1869 nel centro della piccola città di Tokaj.Dobogó è una parola onomatopeica ungherese e significa letteralmenteil suono degli zoccoli dei cavalli sul selciato, quando rientravano in cittàtrainando i carri con le uve vendemmiate. Oggi, Dobogó è una piccolaazienda a conduzione familiare rinomata per la sua piccolissima quantitàdi vini stellari e per la capacità di sposare storia e tradizione del Tokajcon un approccio giovane, fresco e originale. Dobogó Pincészet havigneti di prima crescita della sub-regione vulcanica di Mad e Tállya. Ivigneti sono coltivati con le tre varietà ammesse dal "Tokaj-Hegyalja":60% Furmint, 30% Hárslevelü e 10% Muscat Lunel. Le rese per ettaro eper pianta sono assai ridotte: al massimo un chilo di uva per pianta. Lavinificazione inizia in vigna. L'obiettivo è quello di raggiungere la massi-ma qualità possibile, ed a tal fine Dobogò utilizza solo grappoli selezio-nati di uva Aszù raccolti in più passaggi. Il Tokaji nasce da un vino basecui si aggiungono grappoli d'uva appassita per avviare una seconda fer-mentazione. Ogni 136 litri di vino-base da uve non passite si possonoaggiungere sino a 150 chilogrammi di uve passite. Queste vengono por-tate in un cesto chiamato putton che ha una capacità di 25 kg. Al vinobase, le regole di denominazione ammettono aggiungere fino a 6 puttone il numero di puttonyos utilizzati compare in etichetta a definire il livellodi qualità di questo vino. Quando la macerazione è completata si proce-de alla pressature delle uve passite. Il vino così ottenuto viene trasferitoin botti di rovere, dove si affina per tre anni. Dopo l'imbottigliamento ilvino viene fatto riposare per altri 6-12 mesi prima di rilasciarlo in vendita.In degustazione, questo Tokaji è semplicemente meraviglioso, dimostran-do così che il giudizio della rivista inglese Decanter nel 2011 - migliorvino dolce del mondo - non era immeritato. Nel bicchiere è di colore gial-lo intenso con venature verde-oro. Il naso è un'esplosione di aromi difrutta candita, di cedro e agrumi, con un leggero sentore di incenso.Importante è l'impatto al palato, pieno e grasso. L'assalto dello zucchero- 230 grammi per litro - è bilanciato dall'acidità perfetta che supportaanche una gradazione alcolica non importante: appena 10 gradi.La prima impressione al palato è quella di mordere un albicocca disidra-tata, seguita da note di cedro candita e frutta secca. Il finale evidenzia lamineralità di questo vino con un pizzico di melone molto persistente.

È vero, non siamo in Francia e irosati rappresentano ancora unaquota minimale del mercato, maquesto non sta impedendo alle can-tine italiane di lavorare con impegnosu questo segmento di mercato,puntando con decisione alle soddi-sfazioni del mercato internazionale.È il caso del Raboso SpumanteRosè Dry Canal Grando (così sidice in veneziano) di BoscoViticoltori, più di 2mila coltivatori e3mila 200 ettari vitati fra MarcaTrevigiana e Gronda lagunare, inquello che per più di mille anni èstato l'orto della Serenissima.Canal Grando è la linea di puntadestinata fondamentalmente ai mer-cati internazionali, oltre al Rosè pre-senta un Pinot grigio e un Rosso,merlot e cabernet sauvignon, tuttiDoc Venezia. Questo Rosato dry havinto la medaglia d’oro sia al“Concorso Rosati d’Italia” che al“Berliner Wine Trophy”. Vinificato con una breve permanen-za del mosto sulle bucce, si presen-ta di un color rosa molto vivido eacceso; i profumi di ciliegia e di pic-coli frutti rossi si sprigionano conforza; al palato il primo impatto didolcezza viene mitigato e discipli-nato dalla spalla acida che mantie-ne vibrante il vino. Finale ancora difrutta fresca e di sciroppo. Di prontabeva, molto fresco, è assai invitanteal palato.

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Il "Gallo delle Pille" inizi a scorgerlo appena arrivial bivio fra la "Strada Pille" e "Strada Pille Tarsi", ilgrande orologio con il suo gallo nero non passa di

certo inosservato guardando verso il piccolo agglome-rato di case all'orizzonte. E poi davvero un posto stra-tegico.Ad un tiro di schioppo da tutti i meravigliosi posti sulMincio, sul lago e parchi presenti nelle vicinanze.Lontano dalle classiche mete, se volete, ma comodo.L'accesso è un po' tortuoso ma girato l'angolo ci sitrova di fronte al cancello del paradiso. L'esterno è caratterizzato da un giardino molto bencurato, una piccola piscina, un recinto con la cavallinaPilla e un pergolato che fanno già intravedere il prelu-dio del buon gusto che esplode in tutte le zone abita-bili del B&B e della casa padronale. La struttura interna è anch'essa bellissima: tre camereda sogno curate in ogni minimo particolare, ma quelloche mi ha stupito di più è il piccolo Museo di Autod'epoca che Mario custodisce orgogliosamente all'en-trata del B&B, un fienile del 700 ristrutturato da nonmolto con tanta sapienza, raccontando della sua pas-sione tramandatagli dal papà , un appassionato colle-zionista di Salerno. All'interno la cura per il dettagliolascia veramente senza parole. Tutto è svolto conattenzione, dalla pulizia, alla scelta dei profumi, degliarredi romantici e raffinati, alla decisione di lasciarenel restauro la pietra a vista nelle camere. Michela eMario hanno creato con passione e amore questo stu-pendo B&B nella piccola località di Pille. Due dellecamere (Balilla e Bianchina) sono arredate in stilecountry e si trovano nell'antico fienile. L'altra camerasi trova nella casa padronale. La colazione outstanding. Michela si alza alle 5 di mattina per preparare dolci efocacce anche se Mario sostiene simpaticamente d'es-sere lui il creatore del tutto, ma è massimamente ungrande sommellier! Uno starter che è qualcosa di ecce-zionale. Tanto ben di Dio su quella tavolata: l'imba-

razzo della scelta c'è davvero. Torte, Yogurt, marmella-tine, cornettini. Le stanze sembrano dipinte, delle car-toline colorate e profumate. Bellissime. Si fa colazionenella cucina di Michela, ma d'estate viene servita sottoil porticato del fienile. Che dire poi del gusto per lamise en place, dove ti stupiscono, per esempio, conpiattini a forma di cuore, ogni giorno delle tovagliettedifferenti (e sempre bellissime!) e poi la tavola imban-dita con mille prelibatezze fatte in casa e proposte inmodo delizioso. Un buonissimo odore di lavanda sisente nelle camere. Ambiente fine, confortevole maallo stesso tempo di prestigio e qualità. Michela eMario hanno creato un vero e proprio paradisoimmerso in un verde speranza e cinto dalla bellezzasuggestiva di questa parte del Veneto laboriosa, creati-va ed accogliente. il successo di questo B&B è ampia-mente meritato. La struttura è di gusto e confortevole, pulita ed ordi-nata, con addobbi e colori che creano gioia alla vistaed all'animo. Ma la vera differenza la fa il calore diMario e Michela, un' accoglienza ormai rara, che ti fasentire 'in famiglia' anche se mai conosciuti prima.Un'idea per il prossimo capodanno, magari diverso,magico. Ci si può aspettare una stanza "Balilla" degnadi una favola. Per noi che abbiamo avuto il privilegiodi visitare il Gallo lo scorso Natale, ricordiamo conpiacere come ogni particolare sia dolcissimo e tra-smette serenità. Bambole di stoffa, tappezzeria e scato-le di latta in tipico stile country provenzale, un profu-mo delicatissimo e piacevolissimo emanato dai pout-pourri racchiusi in caramelle di stoffa ed un albero diNatale addobbato magnificamente. Una sensazioneprofonda di calma e tranquillità immediata.; chiusa laporta della stanza il resto del modo resta fuori. Non èun caso che sia risultato vincitore del premioTravellers' Choice 2013 di Tripadvisor. Il Gallo delle Pille è come il quadro d'un artista, è unafinestra per noi aperta sui suoi sogni, quelli di Mario eMichela. (carlo rossi)

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M e t e

GALLO DELLE PILLE: IL LUOGO DEI DESIDERI

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Si è conclusa l’ottava edizione dePremio Eno-Letterario Esploratori del Gusto, un concorso dinarrativa per racconti inediti, che abbiano come

tema il vino, pubblicati sulle retro etichette di unaselezione di bottiglie Santa Margherita. La manifestazione è cresciuta ogni anno, posizionan-dosi tra le più prestigiose nel panorama dei premiletterari: oltre 14.000 autori esordienti hanno inviatoi loro racconti fino ad oggi, affiancati da firme notedella letteratura contemporanea che, come autoriDOC, presentano brevi racconti fuori gara. Questo grazie anche alla collaborazione con LibrerieFeltrinelli, che affianca Santa Margherita come part-ner sin dalla prima edizione del Premio.Nella selezione dei racconti, quest'anno IngeFeltrinelli, in qualità di Presidente della giuria, èstata affiancata da personaggi del mondo della cultu-ra e dello spettacolo, come Monica Guerritore, unodei simboli del teatro, del cinema e della fiction;Francesca Topi, direttrice del canale Alice TV; NeriMarcorè dalla personalità poliedrica sia come attoreche come conduttore televisivo e doppiatore; EttoreNicoletto Amministratore Delegato del GruppoVinicolo Santa Margherita. Tre i racconti vincitori che, con una tiratura com-plessiva di oltre 700.000 copie, stampati e allegaticome retro etichette a libro alle bottiglie di PinotGrigio Valdadige DOC, faranno bella mostra di sénelle enoteche, nei migliori ristoranti e presso i clien-

ti più rappresentativi di Santa Margherita. Questi i vincitori dell'edizione 2013:1° classificato: “4 scodelle di porcellana bianca” diLorenzo Franchini;2° classificato: “Giulia” di Simonetta Pignotti;3° classificato: “Solo per me” di Frediano Tavano. Lorenzo Franchini è sposato con Elena e papà diGiacomo e di Giulio. Vive e lavora a Induno Olona(VA). Nel suo laboratorio artigianale realizza decora-zioni pubblicitarie. La sua passione - oltre alla scrittura - è viaggiare insella alla sua Vespa, sempre la stessa dal 1981.L'esperienza di viaggio più significativa nel 2005,con la traversata dell'Argentina, da Buenos Airesattraverso la Pampa e la Patagonia fino a Ushuaiaall'estremo sud della Terra del Fuoco, in Vespa, insie-me ad altri amici. Nel 2009 il suo racconto di questo viaggio è statopubblicato in un libro dal titolo "Hasta la Fin delMundo... in Vespa!".I libri di viaggio sono le sue letture preferite, in par-ticolare quelli che trattano di viaggi in Vespa, tantoda aver ideato e realizzato "Chilometri di parole inVespa", (www.paroleinvespa.tk) una rassegna virtualededicata alla "letteratura vespistica". Collabora con ilmensile Mototurismo. Ai vincitori sono stati assegnati buoni per l’acquistodi libri, del valore di 1.500, 1.000 e 500 euro, assie-me ad una selezione di Magnum Santa Margherita.

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N e w s

FRANCHINI, PIGNOTTI E TAVANO: ECCO I TREVINCITORI DEL PREMIO SANTA MARGHERITA

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Euposia ha degustato tutti i Trentodoc presentialla rassegna annuale di “Bollicine sulla città”

giunta alla sua decima edizione: dai non millesimati alle Riserve ai Rosé che, quest’

anno, si sono confermati “campioni delmondo” al nostro Challenge

DOLOMITESPARKLING

LA DEGUSTAZIONE: TRENTODOC

< Per il decimo anno consecutivo, la città di Trentoomaggia il suo vino più rappresentativo - il metodoclassico Trentodoc - portandolo al centro della scena:incontri pubblici, degustazioni guidate e/o libere aPalazzo Roccabruna (la bellissima dimora rinascimenta-le vicina al Duomo che è la "casa" dei vini atesini grazieall'Enoteca provinciale della Camera di commercio),abbinamenti con piatti di chef trentini e visite guidatead alcune delle cantine più rappresentative. Come ogni anno, per Euposia, è l'occasione per degu-stare le novità dei Trentodoc: base, non vintage; millesi-mati; riserva più i rosè ed i rosè millesimati.Iniziamo questa lunga carrellata dai Trentodoc base.

CEMBRA CANTINA DI MONTAGNAOROROSSO EXTRABRUTL'uvaggio vede chardonnay e pinot nero al 20%.

Facente parte del gruppo La-Vis, Cembra rappresenta la"più alta" (intesa come quota) cantina trentina: ubicataa 700 metri slm, è circondata da vigneti che degradanosulle rocce di porfido sino a 500 metri. Una vallataunica, patria del Muller Thurgau dove la spumantisticatrentina ha trovata un nuovo, importante, areale di pro-duzione. Ororosso richiama le rocce tipiche cembraneed è una cuvée con 48 mesi sui lieviti. Un non-vintageimportante che riflette la maestria dello chef-du-cave.Al naso è diretto, tagliente, con profumi di fieno e dibosco. Il frutto è importante ed al palato evidenzia noteaggrumate di cedro ed un finale di noce, sapido e mine-rale.

AGRARIA RIVA DEL GARDABREZZA RIVABlanc-de-blancs, chardonnay in purezza, questo metodo

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DEGUSTAZIONE

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classico svolge quindici mesi sui lieviti e proviene dauve selezionate fra i vigneti dell'Alto Garda, un uni-cum protetto dai venti del nord dalle montagne ebeneficiato dal clima che riesce a generare il piùgrande lago d'Italia. Una zona bellissima, dove lacooperazione fra coltivatori ha radici antiche e chela Agraria ha sviluppato con la realizzazione di unamoderna cantina ed un frantoio. Brezza Riva si pre-senta con profumi tipici di fiori e frutta a pastabianca, con note di cipria e incenso. Il palato vedesapori di lime che progressivamente mutano in melagolden, con un finale nuovamente floreale e grade-volmente amaro.

CANTINA MORI COLLI ZUGNATERRA DI SAN MAURO BRUT600 ettari coltivati fra la Valle dell'Adige e l'AltoSarca salendo dal fondovalle sino a circa 700 metrisul livello del mare; nata negli anni Cinquanta perdare una chance a quanti non volevano emigrare afondovalle per fare gli operai, la cantina ancora oggipreserva il lavoro dei piccoli appezzamenti, margina-li magari in altri contesti, ma che qui hanno preser-vato un tessuto sociale prima che economico. Le uvedi questo chardonnay in purezza provengono dall'al-topiano di Brentonico, a circa 400 metri slm; venti-quattro mesi sui lieviti. Al naso è davvero moltobello con fiori bianchi, camomilla, di estrema puli-zia e finezza. Il palato presenta una buona aciditàcon sapori di pere bianche e un ritorno floreale sulfinale di grande piacevolezza. Una beva fresca edinvitante.

CANTINA SOCIALE DI AVIOSARNIS AVIO BRUTRisalendo l'Adige andando a Nord si entra in unazona di contrafforti rocciosi e di fortificazioniumane imponenti; questa antica terra di confine èda sempre culla di una diffusa viticoltura e laCantina di Avio ne è il naturale trait-d'union aven-do una solida presenza su entrambi i lati del confineamministrativo fra Trento e Verona. I vigneti deisoci sorgono in tantissime parcelle che dall'arginedell'Adige risalgono i fianchi delle montagne conesposizioni e microclimi completamente diversi. Il

Trentodoc che propone Avio è uno chardonnay inpurezza, coi 24 mesi canonici sui lieviti; le uve pro-vengono da vigneti esposti ad est sul lato destrodell'Adige all'altezza di Avio e del suo castellomedioevale. Profumi immediati, potenti, intensi difiori e frutta gialla matura, con mela golden e cedroin evidenza; il palato è coerente, ben impostato, gra-devole, con un finale gradevolmente aromatico eminerale.

CANTINA SOCIALE DI TRENTOZELL BRUTUn altro chardonnay in purezza che nasce immedia-tamente a ridosso della città di Trento; dagli undicisoci fondatori del 1956 si è arrivati ai 400 odierniche hanno ciascuno a disposizione 1,5 ettari di ter-reno; viene applicata la confusione sessuale che ridu-ce praticamente a zero l'utilizzo degli insetticidi; lecoltivazioni sono a pergola trentina e le viti hanno

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mediamente vent'anni di età.Possono poggiare su alcuni deiterreni più ricchi del Trentino.Zell è il toponimo della localitàdove è ubicato il vigneto, una sin-gle-vineyard a giropoggio, da cuinasce questo superbo Trentodoc:siamo sulle pendici del monteCalisio, a 500 metri slm, chiama-to storicamente "mons argentum"per la ricchezza mineraria cheporta in dote ai vini una spiccatasapidità. Al naso si sviluppanodelle bellissime note erbacee, conmela verde e fiori bianchi; al pala-to la frutta appare ancora grade-volmente acerba con note citrinemarcate. Sul finale, con la mine-ralità, arriva anche una nota frut-

tata, più dolce e rotonda.

CANTINE MONFORTBRUTCi spostiamo immediatamente anord di Trento, a Lavis; i vignetisono ubicati in Val di Cembra esulle colline che circondano danord il capoluogo. La cantina èstata fondata immediatamentedopo la Seconda guerra mondialeed oggi è guidata dalla terza gene-razione della famiglia. Al naso sipresenta molto fine ed aggraziatocon note più erbacee e di melagolden; il palato è più marcato,tagliente, con una bella acidità,un frutto coerente e molto pulito,con note d'agrumi limpide ed

assai gradevoli. Coerente in tutto,con un bellissimo finale che invi-ta ad una beva successiva.

CANTINE MONFORTLS SFORZELLINI SELECTION BRUTChardonnay in purezza per que-sto Trentodoc prodotto dalle can-tine Monfort per Luigi e LucaSforzellini, quotati chef trentiniche oggi hanno avviato unaimportante attività di advisoringnella ristorazione di alta qualità ingiro per il mondo. Al naso note di cipria e glicineche lasciano spazio al lievito e aduna croccante mela golden. Ilpalato palesa una forte coerenzacon note fruttate caratteristiche

TRENTODOC

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DEGUSTAZIONE TRENTODOC

ed una finale dove ritornano notefloreali, di frutta a pasta bianca epesca. Note minerali e sapide sulfinale, lungo e persistente.

CONCILIO600UNO BRUTLa famiglia Grigolli iniziò nel 1860l'attività di vendita nel fondovalledei vini delle colline atesine; oggiattraverso successive aggregazioni haraggiunto una posizione di rilievonel panorama enologico delTrentino. Questo chardonnay inpurezza nasce dai vigneti che circon-dano Trento a circa 500 metri slm;un Trentodoc che si ispira alla tradi-zione oramai consolidata delle bolli-cine delle Dolomiti e non si scostamolto dallo stile imperante. Se nelpassato ci si lamentava che era diffi-cile trovare un tratto distintivocomune fra i Trentodoc, oggi questoequilibrio, questo minimo comundenominatore esiste e 600Uno ne èla prova: equilibrio, freschezza, ele-ganza senza eccedere nella forza.All'olfatto, 600Uno ha un'improntaassai gradevole, molto classica, conlievito e brioche; il palato presentauna bella acidità con note fruttate ecitrine in perfetto bilanciamento.Sul finale tornano note più dolci, dicrema pasticcera, e di frutta secca.

FERRARI FRATELLI LUNELLIMAXIMUM BRUTSulle cantine Ferrari non c'è poimolto da aggiungere rispetto aquanto Euposia in più servizi ha rac-contato negli ultimi dieci anni.Siamo in presenza di uno dei fonda-tori del metodo classico in Italia, dicerto il primo per importanza estanding sui mercati di tutto ilmondo. Estrema cura nelle coltiva-zioni e in cantina, sfida qualitativa

alle grandi maison francesi senzaalcun timore reverenziale. Maximumsta al cuore della scala gerarchicadella collezione Ferrari, a metà viafra l'entry level Brut e il Perlé chenasce esclusivamente nei vigneti diproprietà in alta collina. Maximuminvece è un blend da diversi vignetiche raccolgono il meglio dei dueversanti della valle dell'Adige con"escursioni" anche in Val diCembra. Chardonnay in purezza eben 36 mesi sui lieviti. Brioche,crema e fiori bianchi all'olfatto; notedi pesca e pompelmo al palato, fina-le minerale di grande intensità. Unbravo soldatino che fa il suo doveresino in fondo, rappresentando assaibene cosa può e dev'essere unTrentodoc.

GAIERHOFSIRIS BRUTA Roverè della Luna, sulle pendicidel monte Gaier, si trova l'aziendaguidata dalla famiglia Togn. Le uvevengono raccolte in vigneti di alturanelle zone di Sorni, Pressano diLavis e in alta Val di Cembra.All'olfatto emergono con decisioneprofumi di fiori, crema pasticcera. Ilpalato è diretto, tagliente, con fruttabianca in evidenza e finale aggruma-to e sapido.

MOSER51,151 BRUTFrancesco Moser opta per un blendper il suo metodo classico: alllochardonnay aggiunge un'aliquotadel 10% di pinot nero. Certo, que-sto Trentodoc è uno di quelli piùimmediatamente riconoscibili ditutto il parterre atesino: la sua notaleggera, floreale, con sentori di fienotagliato, di pera Williams sono uni-che. Un Trentodoc al "femminile"

con grazia ed eleganza. Oramai, nonè più un exploit quanto una solidapresenza.

PEDROTTI SPUMANTIBOUQUET BRUTLa famiglia Pedrotti lavora con dedi-zione e precisione ai suoi vini; ditradizione consolidata sta puntandocon decisione al Trentodoc e questoBouquet rappresenta l'entry leveldella maison di Nomi. Chardonnayin purezza, Bouquet è un vino gio-vane e fresco, con venti mesi sui lie-viti. Ottimo impatto olfattivo conprofumi intensi di fiori e di fienoappena tagliato, fruttato di perabianca e lime. Palato coerente, confinale di frutta secca.

ROTARICUVÉE 28 BRUTChardonnay e pinot nero al 10%. Il28 in etichetta indica il tempo, inmesi, di permanenza sui lieviti inbottiglia. La selezione delle uveavviene fra le molte masse che pro-vengono dai 2mila500 ettari divigneto di proprietà dei soci dellaCantina cooperativa Mezzacorona.Ha una bellissima impronta olfattivacon profumi di fiori bianchi ed unaleggera nota di sandalo. Secco, dibella acidità, al palato presenta notaaggrumate che si fondono in unfruttato più tipico e in note di noc-ciola e frutta secca sul finale.

SAN MICHAELSAN MICHAEL BRUTSan Michele all'Adige, un gruppo diprofessionisti che fa uno spumanteessenzialmente per soddisfare la pro-pria passione, un metodo classicoche cresce e che "impone" di venirpresentato al mondo, una cantina

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piccola nel centro dell'abitato diSan Michele all'Adige. E per for-tuna che è uscito dalla cantina, edalle tavole dei pochi soci appas-sionati., diciamo noi, perché que-sto è il miglior Trentodoc nonmillesimato di questa batteria.Chardonnay all'80% e poi pinotnero. Un olfatto pieno, ricco,mela gialla al forno, con profumidi brioche appena sfornata.Eppoi un palato con un'improntaassai decisa, diretta, dove ritornail fruttato e una sensazione piùerbacea e speziata sul finale. Digrande complessità. Ci è piaciutomolto, ca va sans dire.

VIVALLISVALENTINI DI WEINFELD BRUT.L'unica cosa negativa di questochardonnay in purezza è che lasorte l'ha fatto arrivare al cronistadopo un vino che ha saputolasciare un ricordo quasi indelebi-le. Ma è soltanto un attimo, poianche questo Valentini diWeinfeld mostra un carattere nonsecondario e non pochi pregi.Intanto, Vivallis: ovvero più di unsecolo di tradizione produttiva,grazie all'impegno in Vallagarinadi don Giovanni Panizza. QuestoTrentodoc è dedicato a ArminioValentini di Weinfeld che produs-se nel 1899 il primo spumantetrentino che venne promosso daun Padre dell'unità di questanazione, Cesare Battisti. Soltantoaver ricordato, e salvaguardato,questo nome (oltre alla cantinaValentini che fa parte oggi delpatrimonio di Vivallis) meritereb-be qualcosa di più di una sempli-ce recensione.Ma questo vino è capace di parla-re da solo, senza ricorrere ai fasti

ed alle glorie del passato che,pure, ci sono. Le uve provengonoda vigneti, a bassa resa, nelle zonepiù alte della Vallagarina. Al nasonote floreali e d'agrumi, al palatouna bella spalla acida, il fruttatoaromatico dello chardonnay ebelle note finali di frutta secca ecrosta di pane. Sapido e lungo.

TRENTODOCMILESIMATI

CANTINA TOBLINOANTARES BRUT 2010Cantina di Toblino presidia l'AltoGarda e la micoregione della valledei Laghi, l'habitat ideale per laNosiola e le sue mille interpreta-zioni; una zona vocata all'agricol-tura di qualità, all'interno di uncontesto paesaggistico unico, bel-lissimo, dove nel volgere di pochecentinaia di metri la natura offrepanorami spettacolari diversissimifra loro. Questo chardonnay inpurezza ha maturato 36 mesi suilieviti, proveniendo da vignetiposti in posizione collinari, espo-ste a mezzogiorno con forti escur-sioni termiche fra giorno e notte.Il risultato è, di conseguenza, unolfatto assai ricco che alle note difiori e frutta gialla aggiunge noteaggrumate molto persistenti; ilpalato vanta una buona spallaacida, è coerente con la buonaimpronta olfattiva ed ha un finalesalato con note di frutta candita.

CANTINA DI ALDENOALTINUM BRUT 2010Due cooperative nate nel secoloscorso hanno trovato la forza dimettersi assieme - immaginiamoal termine di non pochi patimen-ti - e di dar vita ad una realtà più

forte ed organizzata recuperandoin questo il senso comune dellaprovenienza longobarda e germa-nica di gran parte delle sue fami-glie originarie. Le uve provengo-no sia da vigneti ubicati sul fon-dovalle scavato dall'Adige sinoalla sommità, a circa 700 metrislm, delle montagne che ne deter-minano il corso. Le uve - char-donnay al 90% e pinot nero - diquesto Trentodoc provengono dalconoide di Aldeno. Più di trentamesi sui lieviti per questo metodoclassico che è, oggi, uno deimigliori Trentodoc in circolazionee che ci ha particolarmenteimpressionato in questa degusta-zione. Anche in questo, nell'af-fiancare ai nomi storici nuovi edinteressanti protagonisti, ilTrentodoc mostra una vitalitàdavvero eccezionale.Marcato, diretto, sin cremosoall'olfatto, con un'impronta alco-lica importante, e profumi di fiorigialli, di fieno, di mela goldenmatura e di anans.Al palato conferma l'ottimaimpressione al naso, un palatoricco, ampio, caldo, con un bel-lissimo finale sapido e minerale.Ottimo, davvero.

SIMONCELLIBRUT 2010Blan-de-blancs che nasce in unfamiglia con duecento anni dicoltivazione della vita nellaVallagarina, in località Navesel,un antico porto fluvialesull'Adige. Dal 1977, i Simoncellilavorano per il proprio brand equesto metodo classico si presentacon un impatto importante all'ol-fatto, ma - soprattutto - con unpalato importante ed armonico,

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con bellissime note floreali e diagrumi.

ZANOTELLIFORNERI BRUT MILL. 2010Saliamo in Val di Cembra dove staconsolidandosi una grande compe-tenza spumantistica che si affiancaal Mueller Thurgau della tradizio-ne. Chardonnay in purezza: sipresenta con profumi delicati difieno appena tagliato e lievito;palato aggrumato sorretto da unabella spalla acida con finale di spic-cata mineralità. Buon potenziale diinvecchiamento.

CAVITALTEMASI BRUT 2009Questo Chardonnay in purezzaproviene da una decina di vignetidiversi ubicati fra la Valle dei Laghie le colline sopra Trento. Cavit èuna cooperativa di secondo grado -raccoglie e commercializza conproprio brand i vini conferiti dallecooperative di produttori - ed harecentemente acquisito una casaspumantistica in Germania, la

Kessler nel Baden-Wuttemberg:uno dei pochissimi esempi diacquisizione italiane nell'agroali-mentare (di solito sono i nostrimarchi a venir rilevati da multina-zionali) che permetterà al colossodi Trento di conquistare ulterioriquote di mercato sul più impor-tante palcoscenico delle bollicine almondo. Profumi marcati di lievitoe frutta gialla al naso, con gradevo-li sensazioni erbacee; bel palato,coerente col naso, dove in evidenzasi pongono note di frutta matura ecrema pasticcera con un finale dicedro candito. Uno degli "archeti-pi" del Trentodoc.

PISONIBRUT MILL. 2009I Pisoni sono figure importantinell'enologia trentina: produconovino (dal Vin Santo alla grappa) dagenerazioni e dal secondo dopo-guerra si sono fortemente impe-gnati nell'associazionismo e nellosviluppo del sistema-vino atesino. Iloro spumanti affinano in grotteche sono servite anche come rifu-

gio durante la guerra e la loro can-tina è immersa nei frutteti checontraddistinguono l'Alto Garda.All'olfatto questo blend di char-donnay e pinot nero (al 10%) sipresenta molto gentile ed aggrazia-to, non esplosivo, ma ricco di sfu-mature. Il palato è più importante,con note aromatiche ed una buonaimpronta alcolica. Finale di fruttasecca e nocciola.

ZENI GIORGIOBRUT 2009Giorgio ha studiato all'Istitutoagrario di San Michele, a pochipassi da casa. Un destino da prede-stinato, insomma, legato al vinosulle orme di genitori e nonni.Questo chardonnay in purezzaaffina in una grotta naturale, nelbuio e nella temperatura stabiledella montagna. Profumi immedia-ti e potenti di fieno appena taglia-to e di agrumi. Il palato è impor-tante, con le note aromatiche delvitigno in evidenza, una bella spal-la acida ed un finale molto frescodi lime.

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REVÌBRUT 2009Siamo ad Aldeno, o meglio nelcuore del piccolo Comune diAldeno, e qui Paolo Malfer haconcretizzato il suo sogno avvian-do una piccola ma pregiata produ-zione di metodo classici. Euposiane ha già parlato in passato; lavalidità dell'intuizione si fondecon la conferma, annata dopoannata delle produzioni. Blend dichardonnay e pinot nero.All'olfatto sono determinanti lenote di mela al forno, di fruttagialla matura, di ananas e cedro. Ilpalato è coerente, dove ritorna unbellissimo fruttato che si fondecon note di frutta secca, speziaturadolce, finale sapido.

OPERA VITIVINICOLAVAL DI CEMBRABRUT NATURE MILL. 2008Dalla parte opposta della Valledell'Adige rispetto ad Aldeno, nel2006 si recupera la più antica can-tina della valle, la NapoleoneRossi, oramai chiusa da anni e dueamici, Alfio Garzetti e BrunoZanotelli, entrambi figli di viticol-tori, decidono di avviare una pro-duzione esclusivamente di metodoclassici. Fin dall'esordio dellaprima annata, Opera ha dimostra-to di avere le carte in regola perdiventare un protagonista stabilenel Trentodoc grazie a lavorazioniaccurate ed all'estrema pulizia deivini. Questo Chardonnay inpurezza, conferma le aspettativelegate al giovane brand: olfattofruttato, quasi aristocratico nellasua integrità; palato coerente,molto franco, con note di frutta elievito, finale di fruitta secca conspiccata mineralità.

CESARINI SFORZA

TRIDENTUM BRUT 2008Chardonnay e pinot nero (20%).Cesarini Sforza non ha bisogno dilunghe presentazioni: una maisonspumantistica avviata a metà degliAnni Settanta da LambertoCesarini Sforza e da GiuseppeAndreaus e poi confluita nellaCantina di La-Vis dove rappresen-ta uno dei marchi di punta.Estrema attenzione nella scelta deivigneti da cui ricavare le miglioriuve destinate a questi metodo clas-sico di superba fattura. Le uveprovengono dall'alta Val diCembra e dai Masi di Pressano, inun'altitudine compresa fra 350 e600 metri slm e con forti escursio-ni termiche; un'aliquota del vinobase fermenta in botti di legno,così come in legno si trovano ivini di riserva per la creazionedella liquer d'expeditiòn.All'olfatto le note di tostatura siaggiungono così a quelle di cremapasticcera, di fiori gialli, con alcu-ne nuance di funghi e sottobosco.Il palato è pieno, con corpo, cre-moso, con note aromatiche e fina-le aggrumato. Uno dei Trentodocche ci sono piaciuti di più in que-sto tasting.

MADONNA DELLE VITTORIEBRUT MILL. 2008Chardonnay in purezza prodottosulla collina argillosa di Ceola,Alto Garda, una zona come giàdetto molto rinomata per la pro-duzione agricola che gode degliindiscutibili benefici apportati dalclima del lago. Questo Trentodoc èmolto pulito, un naso interessantecon profumi ben marcati e d'estre-ma pulizia; il palato è coerente,molto ben impostato, con un belfinale lungo di mandorle.

OPERA VITIVINICOLA

VAL DI CEMBRABRUT MILL. 2008Selezione di sole uve chardonnay,coltivate esclusivamente nella valle"scavata" dal torrente Avisio edove i venti fhon e tramontanadominano il clima. Questa sorta diRias Baixas alpina dominata davigneti posti su ripidi appezzamen-ti, conferma vino dopo vino il suofuturo spumantistico. Come testi-monia questo millesimato con-traddistinto all'olfatto da una bel-lissima e caratteristica nota di melagolden, con un palato segnato dauna bella acidità, dove ritornanonote più aromatiche e di brioche.Bellissimo finale.

ROTARIALPE REGIS MILLES. 2007EXTRA-BRUTUn altro chardonnay in purezzache si pone al vertice della pirami-de qualitativa dei metodo classicidella cantina di Mezzolombardo.Bellissimo al naso, al palato man-tiene ancora una spiccata aciditàche promette una longevità moltoimportante. Note fruttate ed aro-matiche, con chiusura sapida emolto fresca.

ABATE NERODOMINI MILL. 2007Giù il cappello, questo è uno deiTrentodoc che più piace adEuposia. Luciano Lunelli eEugenio de Castel Terlano conpochi altri amici alla metà degliAnni Settanta, mentre il restod'Italia si infiammava nelle lottepolitiche, ritrovavano in cantinaun progetto ed un senso di unità.Le uve provengono da diversivigneti trentini e questo chardon-nay in purezza rimane sui lievitialmeno quaranta mesi; la "liquerd'expedition" è realizzata con vini

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TRENTODOC

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di riserva e zucchero di canna. Alnaso la nota prevalente è di mela alforno; il palato è contraddistintodalla canna da zucchero, da note difrutta secca e nocciola. Molto per-sistente, invitante alla beva.

CONTI WALLENBURGCUVÉE DEL FONDATORE BRUT2007Siamo in presenza di un Trentodocconiugato in maniera diversa dallastragrande maggioranza dei prodot-ti sul mercato: 95% pinot nero e achiudere lo chardonnay. La maisonfa parte del gruppo veroneseMontresor (dalle radici però pro-fondamente radicate in Francia) edè frutto di una joint venture fraPaolo Montresor e il conte Enricodi Sarentino Wallenburg; ha sedesopra Trento, a Martignano, in unmaso di grande bellezza. Grande struttura per questo mille-simato, con profumi floreali moltomarcati. Palato coerente, importan-te.

TRENTODOC RISERVA

ENDRIZZIPIAN DEL CASTELLORISERVA 2009 BRUTChristine e Paolo Endrici gestisco-no una quarantina di ettari divigneto che dal 1885 appartengonoalla famiglia: gli Endrizzi, nella vul-gata popolare delle genti di SanMichele all'Adige dove rappresen-tano uno dei punti di riferimentodella tradizione enologica. I lorovigneti salgono su, verso Faedo,sino a circondare Castel Monrealeche controlla, strategicamente, lavallata dell'Adige e la PianaRotaliana. Più in basso, all'ingressodella maison, un ulteriore ricordo

storico: qui le avanguardie dei sol-dati francesi di Napoleone si scon-trarono con gli Asburgici di MariaTeresa e dovettero tornare indietro.Cura attenta, maniacale, al vignetocol massimo della lotta integrata edella difesa dell'ambiente. Il blenddella Riserva vede chardonnay al60% e poi pinot nero; note florea-li, di glicine, di pesca bianca all'ol-fatto; palato, pieno, coerente, asso-lutamente gratificante, con notespeziate sul finale molto pulito.

FONDAZIONE EDMUND MACHMACH RISERVA DEL FONDATOREBRUT 2009Non saremmo qui a parlare delTrentodoc e della viticoltura atesi-na se un deputato alla Dieta tirole-se, Edmund Mach, non avesse"assillato" l'Imperatore col suo pro-getto di avviare una scuola che aiu-tasse le province al di qua delBrennero a risollevarsi dalla crisiche le aveva colpite, investendo suun massiccio rinnovo del compartoprimario. Dopo un secolo e mezzoquella scuola è un'eccellenza mon-diale e sforna i migliori tecnici delsettore e sviluppa un programmadi ricerca che il resto del mondo ciinvidia. Poi c'è anche la cantinadell'Istituto agrario - il braccio"secolare" della Fondazione - chestudia, prepara, forma tecnici eproduce vino. Anche il winemakerè "fatto in casa", EnricoPaternoster, e per creare questoTrentodoc è stato selezionato unvigneto a 700 metri slm, MasoTogn. Il blend vede il pinot nero al30% fondersi con lo chardonnay. Ilrisultato? Il vecchio Edmund nesarebbe entusiasta, questo è unodegli spumanti atesini più noti ecelebrati a buon ragione. Di estre-

ma pulizia ed eleganza, con corpo,struttura. Un cavallo di razza.

BELLAVEDERRISERVA BRUT 2008Chardonnay in purezza. Non cispostiamo molto di strada dallaFondazione Mach e dagli Endrizzidi cui abbiamo parlato poc'anzi. Lazona è la stessa, i vigneti guardanoanch'essi la Piana Rotaliana e ilpassaggio, lento, dell'Adige e quel-lo, molto più accelerato, delle atti-vità umane. Cantina nuovissima,interrata per non offendere l'am-biente circostante. Il mosto fer-menta in parte in acciaio, in partein legno e passa almeno 36 mesisui lieviti. Frutta matura al naso,con nuance di cedro e pesca gialla;impronta eterea importante; palatocoerente, di corpo, importante,con note di cedro e lime e finaleminerale.

CANTINA D'ISERASELEZIONE 1907 RISERVA BRUT 2008Nelle terra del marzemino, FaustoCampostrini - direttore e winema-ker - ha saputo apportare la specifi-ca competenza per creare metodoclassici importanti e di assolutovalore. Questa riserva fa parte deivini pensati per festeggiare il cente-nario dalla fondazione di questacantina sociale e sta nella hall offame della Isera assieme ai diversicru del marzemino. Chardonnay inpurezza che coniuga forza e vigorecon tratti di freschezza e leggerezza,un perfetto equilibrio fra profumial naso e sensazioni al palato. Nondelude mai, e non è cosa da poco.

CANTINE MONFORTRISERVA 2008

DEGUSTAZIONE TRENTODOC

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Chardonnay e pinot nero (al20%). Floreale, con note piùerbacee al naso, frutta a pastagialla, matura, con ricordi di ana-nas; palato di buon impatto alco-lico, coerente con l'olfatto, dalfinale sapido.

LETRARIRISERVA BRUT 2008Chardonnay e pinot nero (al40%). Dici Letrari e in un atti-mo racconti gran parte della sto-ria della viticoltura trentina dalsecondo dopoguerra in poi.Leonello Letrari ha "inventato" ilFojaneghe nel 1961, ovvero ilcapostipite del bordolesi trentinidi successo, e l'Equipe 5, oggimarchio della cantina di Soave(guidata da un altro spumantistaatestino, Bruno Trentini: sarò uncaso?): l'etichetta di metodo clas-

sico più nota nell'Italia del boomeconomico. Oggi, le orme delfondatore sono seguite in cantinadalla figlia Lucia - che col fratelloPaolo porta avanti la tradizionedella maison di Rovereto.Davanti ad una champagnottaLetrari, chi beve ha il diritto diaspettarsi il meglio e così, difatti,viene ripagato. Un Trentodoccomplesso, ricco, affascinante sinal naso con profumi ampi dicrema pasticcera e frutta; palatoricco di note aggrumate, di uvapassa, con un bellissimo finalesapido e minerale.

METIUSMETHIUS RISERVA BRUT 2008Chardonnay e pinot nero (al40%). Anche in questo caso,siamo in presenza di un brandassai blasonato e rinomato fra i

Trentodoc, indicato come unodegli appartenenti alla "punta dilancia" che sta portando avantil'intera denominazione. Unappeasement non facile da regge-re, ma che i titolari - Paolo eMichele Dorigatti- cercanocostantemente di non deludere.Non a caso, questa riserva è unadi quelle che più ci sono piaciutenel tasting di PalazzoRoccabruna: bell'impostazione,assoluta coerenza naso/bocca,ricco ed armonico, di grande fre-schezza sul finale. Invitante comedev'essere una bollicina.

ZENI ROBERTOMASO NERO RISERVA 2008 BRUTChardonnay in purezza. Di tutti iTrentodoc degustati da Euposia,questo è senz'altro quello chestacca di più dal mood generale

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di questa denominazione. Per fre-schezza e leggerezza all'olfatto,per le note molto particolari alpalato. Così diverso da trarrequasi in inganno. Le uve proven-gono da Maso Nero, sulla collinadi Sorni. Roberto Zeni fu il capo-stipite della famiglia che alla finedell'Ottocento ottenne il permes-so di aprire una piccola osteria sulponte che a San Michele attraver-sava l'Adige. I suoi pronipoti, stu-denti anche loro dell'Istituto diSan Michele, Roberto e Andreadecisero di produrre vini di altaqualità. Missione riuscita.

MASO MARTISRISERVA BRUT 2007Pinot nero predominante sullochardonnay (al 30%).Roberta eAntonio Stelzer hanno fatto delloro terreno agricolo un giardinoalle porte di Trento; il nomeMartis deriva da un antico tem-pietto romano dedicato a Marte,ritrovato poco distante. Se la cittàè vicina, anche il bosco lo è.Spumantisti di razza, gli Stelzerhanno saputo dare ai loroTrentodoc un'impronta assoluta-mente unica ed originale fatta dipienezza di corpo, di possenza, ditratti decisi al naso come al pala-to. All'olfatto agrumi canditi euna bellissima crema pasticcera; ilpalato vede nuance speziate ed unfinale lungo e sapido.

ROTARIFLAVIO RISERVA 2006 BRUTChardonnay in purezza per que-sta eccellenza di una delle coope-rative vitivinicole più importantidel Trentino. Profumi di tostaturae impatto gradevolmente amari-cante al palato, dove tornanonote fruttate più evolute. Finale

di agrumi canditi e spezie, mine-rale.

FERRARI FRATELLI LUNELLIRISERVA LUNELLI 2005 EXTRABRUTQuesto è il primo Ferrari cheporta in etichetta il nome dellafamiglia e non soltanto quello delfondatore Giulio cui, per altro, èdedicata una premiatissimaRiserva. Chardonnay in purezza,grappoli scelti uno-ad-uno neivigneti di proprietà nei vignetipiù alti di Villa Margon, sullecolline sopra Trento. Almenosette anni sui lieviti, fermentazio-ne in grandi botti di rovereaustriaco. Più massiccio del"Giulio" , più strutturato, con unperfetto equilibrio fra olfatto epalato; fra le note più fresche efruttate e quelle più mature dellatostatura. Un fuoriclasse che puògiocarsela con chiunque.

CAVITALTEMASI RISERVA GRAAL 2005BRUTAltro vino pregiatissimo, altrogrande portabandiera dell'enolo-gia trentina in generale e grandis-simo ambasciatore del Trentodoc.Blend di chardonnay (70%) e dipinot nero, lascia ben poco spazioalle descrizioni. E' un metodoclassico che va bevuto, va tenutoin cantina, va tirato fuori ad ognioccasione e ad ogni scusa. Sta aivertici qualitativi del Trentodocda anni e una ragione ci sarà.Lasciamo a chi legge il compitodi scoprirla. Superlativo.

TRENTODOC ROSÉ

ABATE NEROBRUT ROSÉ

Il blend vedo lo chardonnay al69%, con a chiudere il pinotnero. Abate Nero come omaggioa Dom Perignon ed al suo lavoro:sebbene non sia stato proprio ilprimo ad "ingegnerizzare" le bol-licine (merito che va diviso equa-mente fra i monaci di Limoux egli studi sul vetro dell'ingleseMerreth) senz'altro è quello cheha iniziato a crearci sopra valoreaggiunto. Tornando invece a que-sto Rosè, bella coerenza fra olfat-to e palato con note di piccolifrutti rossi ed una gradevole spe-ziatura sul finale. Appagante.

CANTINE MONFORTMONFORT ROSÉ BRUTQui il blend vede il perfetto equi-librio fra i due vitigni principedel Trentodoc. E' una new-entry,ovvero uno spumante appenaimmesso sul mercato. Decisionequanto mai azzeccata vista la qua-lità di questo vino che presentauna bella coerenza naso/bocca,con profumi marcati e ben defini-ti, con un palato ricco, pieno,molto fresco ed invitante.

FONDAZIONE EDMUND MACHMACH ROSÈ BRUTUn'altra novità di questa stagionenonché uno dei pochi pinot neroin purezza fra i Trentodoc di que-sta degustazione. Al naso profumifruttati, con fragola e piccoli frut-ti rossi; palato spaziato, molto fre-sco ed invitante, con un finaleminerale molto importante.

MASO MARTISROSÈ BRUTUn altro pinot nero in purezza;un rosé che ha tenuto alta peranni la bandiera dei Trentodocrosati quando erano pochi i pro-

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tagonisti a cimentarsi con questatipologia. Resta uno dei miglioriin assoluto, senza ombra di dub-bio alcuno, probabilmente ilmetodo classico più riuscito dellamaison. Dal colore, ai profumi, all'inten-sità ed alla trama di un palatodavvero appagante ed invitante.Un classico per davvero.

ROTARIROSÈ BRUTAl pinot nero, qui predominanteovviamnte, si affianca un 25% dichardonnay. Molto aggraziatoall'olfatto, palato con belle notefruttate caratteristiche. Frasco,invitante, bella sapidità sul finale.

REVÌROSÈ BRUT 2009Chardonnay al 20% a completare

la base di pinot nero; profumifruttati e un palato abbastanzacoerente, senza grandi strappi.Finale gradevole con note spezia-te.

ZENI ROBERTOMASO NERO ROSÉ BRUT 2008Pinot nero al 60% e poi chardon-nay, nel blend più tipico delTrentodoc. Profumi di talco efrutti rossi; palato fresco, di bellamineralità, con una spalla acidache promette ulteriore longevità.

CESARINI SFORZATRIDENTUM ROSÈ 2007 BRUTAl Challenge di Euposia di que-st'anno ha messo sotto inglesi(temibili davvero nei rosati) eduna bella sfilza di francesi; allacieca si è preso il titolo di "cam-pione del mondo" nella categoria

e anche a Palazzo Roccabruna hafatto la sua bella figura. Ha stoffa,profumi immediati ed intensi; unpalato ricco e fresco, assai invitan-te, con frutti rossi e spezie sulfinale. E' un pinot nero in purez-za.

ENDRIZZIPIAN DI CASTELLO ROSÈBRUT 2007Un altro pinot nero in purezza,dai vigneti che sovrastano la can-tina. Ha intensità, profumi ampie complessi; palato di corpo, digrande soddisfazione, con bellissi-me note di frutti rossi e di crema;finale aggraziato, minerale, moltolungo ed invitante. Un altroTrentodoc che fa da termine diparagone e tiene alta la bandieradell'enologia atesina senza timorealcuno. Chapeaux. >

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L’anno delle bollicine tricolori: il ligure pigato, elaborato da Durin, riporta in Italia

il titolo di campione del mondo 2013.Cesarini Sforza porta a casa quello dei Rosé.Ma è soprattutto la forza degli autoctoni la

grande novità di questa edizione

DURIN, IL PIGATOVINCENTE

6° CHALLENGE EUPOSIA

< La degustazione completa dei Metodo classici par-tecipanti alla sesta edizione del nostro Challenge latroverete nel prossimo numero di Euposia (dicembre2013-gennaio 2014) che vi accompagnerà a Vinisuda Montpellier.Per ora, dobbiamo senz’altro dare ragione ad ungrande studioso della viticultura mondiale, il profes-sor Attilio Scienza, che pochi giorni fa - nel corso delbellissimo evento Durello & Friends - ha tracciatouna rotta affascinante per gli spumanti italiani darifermentazione in bottiglia.Lontani da Champagne e Cava per dimensioni; lon-tani anche dai Sekt tedeschi (sempre per volumi);senza la possibilità di avere un marchio-ombrello(come il “Method du Cap” che contraddistingue lebollicine sudafricane o il “Merreth Method” quelleinglesi); con lo scomodo vicino di casa, molto temi-bile, qual è il Prosecco nelle sue declinazioni Docg e

Doc (e poco importa che questi siano metodoMartinotti e non Classico) per le bollicine d’autoreitaliane il percorso non è certo facile.E’ vero che questo segmento di mercato sarà quello amaggiore crescita in Italia e nel mondo, ma con pocomeno di 30 milioni di bottiglie le maison nazionalidebbono affrontare - anche - un problema di identi-tà.Alta Langa, Oltrepo Pavese, Franciacorta, Trentodoc,Alto Adige, Lessini Durello...queste le diverse deno-minazioni che identificano territori e disciplinari delmetodo classico italiano. Saltata la proposta di“Talento” come marchio-ombrello rischiamo di pre-sentarci nel mondo, al solito, tenacemente divisi. Sipuò ovviare a questo innegabile gap?La risposta - appunto - l’ha data il professor Scienzache prefigura un futuro di tanti metodo classici ita-liani, impostati proprio sulle differenza territoriali,sui vitigni

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6° CHALLENGE

Euposia Settembre-Novembre 2013

EUPOSIA

autoctoni, sulle produzioni d’eccellenza e di nicchia.Quindi, il compito è quello di rovesciare una debo-lezza - la frammentazione attuale - in un punto diforza, sviluppando anche in nuove regioni vinicoleitaliane una produzione che partendo dallo studioattento dei vitigni nativi garantisca metodo classicidi assoluta qualità internazionale.Che i produttori italiani siano pronti per questa“conversione” lo dimostrano i risultati della sestaedizione del nostro Challenge internazionale che,alla fine di ottobre, ha richiamato a Verona oltre160 produttori provenienti da sedici Nazioni e datutti i Continenti.La vittoria è andata ad un metodo classico italianoche sembra disegnato sulle partole di AttilioScienza: Bàsura, un Pigato in purezza, pas dosé, consessanta mesi sui lieviti prodotto dalla casa vinicolaDurin, di Ortovero, in provincia di Savona.Uno spumante che non nasce per caso, ma che èfrutto di venti anni di passione e di sperimentazionie che viene affinato nelle grotte di Toirano, unadelle prime culle della gens italica e dove recentiscoperte (le grotte sono immense e non sono ancorastate studiate completamente) hanno trovati resti divinaccioli di uva in anfore e recipienti utilizzati perla fermentazione.La quadratura del cerchio: la tradizione millenarianel vino; il vitigno autoctono; la sapienza e la com-petenza del vigneron.Durin - ovvero la famiglia Antonio e Laura Bassocoi loro tre figli - è una piccola cantina che lavoracoi vitigni tipici del Mediterraneo, arrivata alla terzagenerazione. Come illustra chiaramente la tabella nella pagina didestra, Durin ha “regolato” sul filo di lana (comesempre la classifica finale del nostro Challenge èmolto corta, con pochi centesimi di punto a divide-re i vini meglio classificati) lo Champagne BaronFuenté di Charly-sur-Marne: anche in questo caso,una maison tenacemente famigliare, con tutti i suoimembri attivi in azienda e molto attenta al suo ter-ritorio e a quello che vuole diventare: è una dellepoche maison ad esempio che sta investendo condecisione sulla produzione biologica, fatta nontanto, o non soltanto, come investimento di merca-to, ma come scelta etica del produttore.Medaglia di bronzo, un altro autoctono italianoimportante - la garganega - sebbene in blend con lochardonnay: un cantina giovane, Cà Rovere, diAlonte sui Colli Berici a conferma della capacità delnostro Challenge di rappresentare un valido bancodi prova - l’unico al mondo riservato ai soli metodo

classici - per testare nuovi vini.Ma quali sono state le grandi novità di questa sestaedizione che, come sempre, si è svolta col patrociniodel Grand Jury Europeen?Certamente, la novità assoluta è stato il debutto delprimo metodo classico indiano - Sula Wines - pro-dotto a nord di Mumbay e da non molto importatoanche in Italia: un vino frutto dell’investimento diun ingegnere indiano protagonista nel recente passa-to di Silicon Valley che, proprio in California, hascoperto una grande passione per il vino, convin-cendo un winemaker statunitense a sondare lepotenzialità produttive di questo gigante d’Asia.Come sempre alla cieca, Sula Wines ha passato ladura selezione della prima giornata di competizione,comportandosi poi ancora molto bene nella finaledel giorno successivo.Da registrare poi il ritorno dei vini brasiliani adistanza di tre anni dal loro debutto. L’Italia vede ilBrasile come una potenza economica emergentedove oggi è interessante andare a proporre il nostrovino a fronte di un ceto medio in crescita, di unaconsistente classe sociale di benestanti e in vista delduplice appuntamento sportivo carioca: mondiali difootball e Olimpiadi.Nella realtà il Brasile è anche un buon produttore divino, con una classe imprenditoriale di matrice ita-liana o spagnola, con formazione europea, con tec-nologie assai spesso italiane. Vale dos Vihnedos, RioGrande do Sul, verso i confini con l’Utuguay, è pro-babilmente quanto di più italiano si possa trovarefuori dall’Italia con migliaia di famiglie di origineveneta, piemontese, friulana e campana dedite all’a-gricoltura ed alla viticoltura.Sorridere dei vini carioca è un grave errore: hannoacquisito le competenze dei migliori enologi inter-nazionali, come Michel Rolland; hanno comprato lemigliori tecnologie disponibili, quelle italiane;hanno studiato in Europa come si produce il vino enegli Usa come si fa a venderlo.Nei loro ristoranti il vino - che è ancora un prodot-to legato al luxury - spunta prezzi pari ai viniimportati e la qualità è senz’altro al livello di quellaeuropea.Commercialmente, con la forza positiva dell’imma-gine carioca, stanno conquistando i mercati anglo-sassoni e del Nord Europa...replicheranno quantofatto nel settore della birra, dove sono il sesto pro-duttore al mondo con una forte presenza delle mul-tivazionali, ma anche un ricchissimo tessuto di birri-fici artigianali di formazione e cultura tedesca (stori-camente, l’altro grande serbatoio di immigrazione).

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CAMPIONE DEL MONDO 2013DURIN, ITALIA, LIGURIA, VSQ, BASURA RIUNDA PAS DOSÉ PIGATO 60 MESI

MEDAGLIA D’ARGENTO 2013CHAMPAGNE BARON FUENTÉ, FRANCIA, ESPRIT GRAND CRU

MEDAGLIA DI BRONZO 2013CA’ ROVERE, ITALIA, VENETO, VSQ, BRUT CHARDONNAY-GARGANEGA

MIGLIOR METODO CLASSICO ITALIANOLE MARCHESINE, FRANCIACORTA DOCG, SECOLO NOVO 2007

MIGLIOR METODO CLASSICO INTERNAZIONALEMIOLO, BRASILE, BRUT MILLESIMÉ 2009

WEINGUTER WEGELER, GERMANIA, GEHEIMRAT J RIESLING SEKT BRUT

MIGLIOR METODO CLASSICO FRANCESEDOMAINE DELMAS, BLANQUETTE DE LIMOUX, CUVÉE TRADITION

MIGLIOR METODO CLASSICO DEL REGNO UNITOCAMEL VALLEY, CORNOVAGLIA, ANNIE'S ANNIVERSARY

MIGLIOR METODO CLASSICO DA VITIGNI AUTOCTONIFONGARO, LESSINI DURELLO DOC, RISERVA BRUT 40 MESI

MIGLIOR METODO CLASSICO DEL VENETOCANTINA DI SOAVE, LESSINI DURELLO DOC, “CCHIA” BRUT

COMPLETANO LA TOP 30VILLA, FRANCIACORTA DOCG, BRUT SELEZIONE 2003

PROVENZA, LUGANA DOC, FABIO CONTATO 60 MESI, PAS DOSE’SPARVIERE, FRANCIACORTA DOCG, BRUT MILLESIMATO

COSTARIPA, VSQ, BRUT RISERVA MILLESIMATOCANTINA DI ALDENO, TRENTODOC, ALTINUM

CHAMPAGNE BEAUMONT DES CRAYERES, GRAND RESERVECHAMPAGNE ENCRY, BRUT MILLESIMÉ GRANDE CUVÉE 2005ENDRIZZI, TRENTODOC, RISERVA PIAN DI CASTELLO 2009CHAMPAGNE BARON DE ROTHSCHILD, BLANC DE BLANCS

AZ.AGR. VALLECAMONICA, VSQ, NAUTILUS CRU STORICO, PAS DOSE’ 2011MARRAMIERO, VSQ, MARRAMIERO BRUT

DOMAINE ROSIER, BLANQUETTE DE LIMOUX, CHARME DU SOLEIL BRUTCHAMPAGNE DE SAINT GALL, BLANC DE BLANCS PREMIER CRU

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6° CHALLENGE EUPOSIA

SEVERINO BARZAN, PRESIDENTE (G.J.E.)NICOLA BONERAGIOVANNI PONCHIAGORAN AMNEGARD (SVEZIA)ANDREA DAL CINALESSANDRO SPERI (ARGENTINA)BORIS MASKOW (GERMANIA)RALF KAISER (GERMANIA)SOFIA BIANCOLIN (DE.S.A.)LUCIANO RAPPOALBERTO UGOLINIALESSANDRA PIUBELLOBERNARDO PASQUALICOSTANTINO GABARDISIMONE TILGERT (GERMANIA)PAOLO D’AGOSTINISSTEFANO VALETTIPATRICIA GUY (USA)ANDREA TELLA

LA GIURIA

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E ancora, l’arrivo dei produttori di Germania grazie allacollaborazione del Challenge con la DeutschlandSommelier Association: una presenza importante dato ilruolo che la Germania, come Paese produttore e come mer-cato di consumo, ha per le bollicine di tutto il mondo.Oltre 300 milioni di bottiglie prodotte di spumanti; oltre450 milioni quelle consumate; una presenza incrociata conl’Italia nell’azionariato di importanti case spumantistiche.Oltre alle novità, diverse conferme.A partire dalla nutrita rappresentanza czl Regno Unito che,non dimentichiamolo, ha vinto ben due edizioni del nsotroChallenge: ci sono nuovi produttori e c’è una presenzamolto forte soprattutto nei Rosé dove si confermano comeNazione meglio rappresentata. E non è vanto da poco se siconsidera che sono ben sette le Nazioni che si sono messein evidenza nella produzione di questi metodo classici che,alla complessità della rifermentaziuone in bottiglia aggiun-gono anhe l’ulteriore scelta della perfetta gradazione dicolore.Anche nei Rosè alcune conferme: Bulgaria, Slovenia edAustria sono sempre lì, con prodotti qualitativamente otti-mi mentre l’Italia si presenta con tantissime regioni: dalLago di Caldaro di Kettmeir, alle coste del Lago di Garda,alle colline pescaresi, al Sangiovese di Toscana ed alLambrusco di Sorbara, Una varietà ed una complessità chesono una forza, ma anche uno sforzo non indifferente per inostri commissari.Record storico di presenze anche per la Franciacorta Docgche si è presentata con molte maison, comprese diversenew-entries e conferma dal Trentodoc che conquista il tito-lo di “campione del mondo” sempre nei Rosè con un mar-chio importante e blasonato, Cesarini Sforza.Infine, ultimo dato: dalla Francia, dal Midi soprattutto,molti arrivi e Limoux, quest’anno, ha rivendicato con forzala sua competenza spumantistica che risale a ben prima diDom Perignon.

* * *Da quest’anno il Challenge Euposia ha avviato una serie didegustazioni per raccontarsi e, soprattutto, per raccontare iveri protagonisti del campionato: i vini ed i loro produtto-ri. Iniziamo con Durello & Friends, a Soave, e proseguia-mo a Catanzaro (in Calbria si va affermando una nuovaproduzione spumantistica importante); a Montpellier; aDuesseldorf; al Vinitaly ed a Vitigno Italia a Napoli, nellaprossima primavera. >

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CAMPIONE DEL MONDO, ROSE’

CESARINI SFORZA, ITALIA, TRENTODOC, TRIDENTUM BRUT ROSÉ

MEDAGLIA D’ARGENTO ROSE’COSTARIPA, LOMBARDIA, VSQ, ROSÉ RISERVA MILLESIMATO 2008

MEDAGLIA DI BRONZO, ROSE’HUSH HEATH, REGNO UNITO, BALFOUR BRUT ROSE’

COMPLETANO LA TOP 30MARRAMIERO, ITALIA, ABRUZZO, MARRAMIERO ROSÉ

DOMAINE DE MARTINOLLES, FRANCIA, CREMANT DE LIMOUX, PRIMA PERLA

TENUTA CHICCHERI, ITALIA, VENETO, ROSÉ

AZ.AGR. VERDI PAOLO, ITALIA, OLTREPO PAVESE DOCG, PINOT NERO CRUASE’Vergnes a Martinolles, Francia, Cremant de Limoiux Rose’

BOLNEY ESTATE, REGNO UNITO, SUSSEX, CUVÉE ROSÉ

MIROGLIO-ELENOVO, BULGARIA, PINOT NOIR ROSÉ

CAMEL VALLEY, REGNO UNITO, CORNOVAGLIA, PINOT NOIR ROSE’KETTMEIR, ITALIA, ALTO ADIGE DOC, BRUT ROSE’ ATHESIS

MARCATO, VSQ, MAFFEA 36 MESI

CAVICCHIOLI, LAMBRUSCO DI SORBARA DOC, ROSÉ DEL CRISTO 2009 RIDGEVIEW, REGNO UNITO, SUSSEX, VICTORIA ROSE’

LA COLLINA DEI CILIEGI, VSQ, ZAMUNER ROSE’ RISERVA "VILLA MATTARANA" MEDOT, SLOVENIA, CARSO, BRUT ROSÉ

CASTELLO DI CACCHIANO, ITALIA, TOSCANA, SANGIOVESE BRUT ROSÉ

FREIXENET, SPAGNA, D.O. CAVA, ELYSSIA PINOT NOIR

VILARNAU, SPAGNA, D.O. CAVA, ROSADO

SCHLUMBERGER, AUSTRIA, PINOT NOIT ROSE’ SECCO

ANCRE HILL, REGNO UNITO, GALLES, ROSE’GÉRARD BERTRAND, FRANCIA, CREMANT DE LIMOUX ROSÉ

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64 Euposia Settembre-Novembre 2013

Al confine fra le province di Palermo e Trapani una cantina giunta alla terzagenerazione rinnova la tradizione delladedizione alla Natura ed ai suoi frutti

di Enzo Russo

<< Una giornata calda quella del 7 agosto, ma ne valevala pena andare a visitare l'Azienda vitivinicolaAlessandro di Camporeale, comune della Provincia diPalermo, che sorge ai confini del trapanese.Camporeale si trova a 450 m. sul livello del mare e ilterritorio, prevalentemente agricolo, si offre al turistacon campi di grano, boschi, oliveti e tanti vigneti chesembrano delle immense macchie di colore che vannogiallo al verde chiaro a quello intenso, arredando conequilibrio tutto il territorio. Sparsi un po' ovunquesulle colline che si rincorrono, danno vini pregiati,

rossi e bianchi profumati, di ottima fattura che invita-no a farsi bere.La natura è stata magnanima e l'uomo è stato intelli-gente nell'assecondare e preservare questo grande beneche oggi da i suoi meravigliosi frutti.E' proprio sul cucuzzolo di una di queste colline, tra ivigneti, che troneggia l'Azienda Vitivinicola Alessandrodi Camporeale, fondata nei primi anni del '900. E' inuna posizione geografica privilegiata dalla quale si puòammirare un panorama verdeggiante, dove regna ilsilenzio, interrotto dal cinguettio degli uccelli. Oggi

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NEL CUOREDI SICILIA

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ALESSANDO DI CAMPOREALE

con i suoi 50 ettari, di cui 35vitati e due destinati alla produ-zione di olio, l'Azienda vitivinico-la Alessandro si è data una nuovadimensione ristrutturandosi, dovel'antico e il moderno si coniuga-no con sapienza.«Siamo la terza generazione - cidice Antonino Alessandro con unampio sorriso di soddisfazione -negli anni '90, dopo un attenta

“lettura” del terreno e delleimmense potenzialità delle uve,con i miei fratelli Rosolino eNatale, decidiamo di ristrutturarel'Azienda acquistando macchinaridi ultima generazione che per-mettono, senza interventi chimi-ci, di conservare la genuinità e latipicità del vino. Ma per ottenereun buon vino, ci vuole anche laprofessionalità, la cura di tutta la

filiera produttiva, dal terreno finoall'imbottigliamento. Sono questii principali “ingredienti” chehanno fatto crescere e conoscerel'Azienda in Italia e all'estero».

Quali vini vengono prodotti?«Il primo vino che è uscito dallacantina è lo Syrah. Lo abbiamochiamato Kaid, antico nomearabo, producendone soltanto14.000 bottiglie che nell'arco di

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GIRO D’ITALIA

Euposia Settembre-Novembre 2013

tre anni sono diventate 50.000. Haavuto un grande successo per le suecaratteristiche organolettiche. Le altretipologie sono il Sauvignon Kaid, Nerod'Avola Donnatà, Catarratto Benedè epoi una vendemmia tardiva lo SyrahKaid, un vino innovativo moderata-mente dolce che si esalta con il cioc-colato fondente ma anche con i for-maggi saporiti stagionati. L'ultimonato è il Grillo, lo abbiamo imbotti-gliato quest'anno e presentato alVinitaly. Ha avuto un grande apprezza-mento per la sua straordinariafreschezza ed equilibrio neisapori. E poi produciamo 2.000 bot-tiglie di olio d'oliva extravergine, fatto con le oliveNocellara del Bellice eBiancolilla».Voi siete ad un altitudinedi 500 metri sul livello delmare, quanto contanonella diversità dei vini?«Siamo in una bella posi-zione, perchè siamo equi-distanti dal mare, sia dalSud che dal Nord, quindiè una zona molto ventila-ta, poco umida e con unaforte escursione termicatra il giorno e la notte».Che tipo di terreno c'è?«E’ argilloso ricco di potas-sio e questo ci aiuta mol-tissimo nella morbidezzadei vini. Quello che nebeneficia di più è il Grillo,ha una grande struttura,profumato ed elegante. Poi c'è il Catarratto,anch'esso fresco e profuma-to che è quasi ai livelli del

Grillo. Lo straordinario risultato ottenutoderiva dall'aver deciso di impiantare ilvigneto nella parte più alta dell'azienda a600 metri poi la scelta dei cloni con pocaproduzione per pianta, i tempi di raccolta, igradi zuccherini, la vendemmia anticipata ela vinificazione in cantina in assenza di ossi-geno per conservare tutti profumi».

I vini rossi quando vengono vendem-miati?

«Lo Syrah lo vendemmiamo agli inizi di set-tembre e poi a fine settembre il Nerod'Avola perchè è un vitigno che qua da noimatura molto tardi rispetto al resto dellaSicilia. Abbiamo un enologo che ci segue,ma la cosa importante è che in azienda c'ègià la quarta generazione che si sta forman-do lavorando con passione e professionalità.Mio figlio e mio nipote, tutti e due si chia-mano Benedetto, il primo si occupa dellacommercializzazione e il secondo è enologoe poi c'è l'altra nipote Anna, fa l'avvocato,si occupa della comunicazione dell'azienda». Dopo un giro nei vigneti e aver visitato lanuova cantina, un vero gioiello di tecnolo-gia e poi la barricaia, dove le botticelle sem-brano stare in un salotto in mostra, chesprigionano i profumi più intensi del vino,Antonino Alessandro ci porta nella palazzi-na nel locale degli ospiti, un ampio salonepanoramico da dove si può ammirare filaridi vigneti disseminati sulle colline con uncielo azzurro che sembra annunciare l'im-minente vendemmia, dove vengono orga-nizzate degustazioni di vini. In bella mostra ci sono le etichette che ognianno varcano i confini italiani per andare arallegrare le tavole di moltissimi consuma-tori.E' il momento della degustazione, maAntonino prima di iniziare, tiene a precisa-re, «La nostra è un azienda a conduzionefamiliare che ha l'obiettivo di passare dalleattuali 200.000 bottiglie a 300.000. Lepotenzialità ci sono per andare oltre, ma noi

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pensiamo che per poter produrre un vino dialta qualità,visto come vengono accolti inostri vini sui mercati nazionali ed esteri,quello sia il limite massimo per seguire tuttala filiera produttiva».Iniziamo dal Catarratto, un bianco autocto-no dal colore giallo luminoso che al palato sipresenta fresco, morbido, elegante e persi-stente. Certamente il pesce è il suo piattopreferito.Poi arriva l'autoctono Nero d'Avola Donnatà,un vino dal colore rosso rubino che versatonel bicchiere si fa subito sentire per i profumiintensi. Al palato risulta morbido, piacevole,ben strutturato e persistente. I suoi piattipreferiti sono paste al sugo, arrosti e tagliate.Apprezza molto i formaggi saporiti, come ilgorgonzola.Infine, il fiore all'occhiello dell'azienda, loSyrah Kaid che si presenta con un colorerosso rubino dalle sfumature violacee e dalprofumo intenso e fruttato con sentori dipiccoli frutti neri e spezie. Al palato si offremorbido e abbastanza fresco una buonastruttura, persistenza e media tannicità. Siabbina a primi piatti gustosi, grigliate, brasatie formaggi stagionati. Da degustare con amici davanti a un camino in

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ALESSANDRO DI CAMPOREALE

LA SCHEDA

ALESSANDRO DI CAMPOREALE

ContradaMandranova90043 Camporeale(Pa)Telefono0924.37038

[email protected]

www.alessandrodi-camporeale.it

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< Karoline De Miranda e Andrea RomezCastagna, che ci onorano di aprire questa pagina,sono stati gli indiscussi protagonisti (assieme alduo musicale Miguel Acosta e Davide Precetto)della serata “Malbec y Tango” che Euposia ha orga-nizzato a “Vinitaly in the City” : la prima serata divino e musica della rassegna scaligera che ha raccol-to un incredibile successo di pubblico grazie ai vir-tuosismi di questi quattro grandissimi interpretidei suoni e della danza argentina.Con la collaborazione di “BeVi-Emozioni oltre ilgusto”, la nostra rivista ha selezionato una dozzinadi grandi Malbec argentini (cui si è affiancato ilVeneto Orientale Malbech di Santa Margherita, lamigliore espressione di questo vitigno in Italia) chesono stati presentati ad un pubblico di entustiastiaficionados.Successo replicato pochi giorni dopo a Milano, in

occasione del “Malbec day”, giornata che in tutto ilmondo ricorda l’iscrizione del malbec nelle varietàcoltivabili in Argentina, giorno che ha segnato ildecollo dell’enologia gaucha portandola ai grandilivelli attuali, oggi competitor importante sui mer-cati di tutto il mondo. Al Westin Palace Hotel unagrande degustazione cieca ha cercato di determina-re il “miglior malbec argentino in Italia”: nontanto, o non soltanto, una competizione quantoun modo per promuovere - attraverso alcuni gior-nalisti, enologi e sommelier di razza: fra gli altriRoberto Cipresso e Nicola Bonera - la consapevo-lezza della qualità assoluta che il malbec argentinoha raggiunto diventando, probabilmente, il vinointernazionale di maggior successo nel nostro Paesedopo lo Champagne.Un successo meritato, come testimoniano le tantedegustazioni scritte da Euposia negli ultimi anni. >

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DEGUSTAZIONI

PASIÓN, TANGO YMALBEC

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MALBEC

FRANCESCHINI-POSENATO

LAS COMPUERTAS, MENDOZA

BÀCAN RESERVA 2008

FINCA SOPHENIA

GUALTALLARY, VALLE DE UCO

ALTOSUR 2012

BODEGA DEL FIN DEL MUNDO

NEQUEN, PATAGONIA

RESERVA MALBEC 2011

La Bodega Franceschini-Posenato nasce dal sogno didue giovani enologi italiani:Giuseppe Franceschini e PaoloPosenato che si sono conosciutiall'università di Udine. Assiemehanno lavorato a Gambellarae poi in diverse altre regionivinicole nazionali. All’estero, inMoldova, Argentina e SudAfrica. Tutta questa esperienzala mettono nella loro bodegadi Mendoza dal 2007.Bacàn nel linguaggio delTango (Lunfardo), è il terminecon il quale si definisce unuomo raffinato ed eleganteche gode della vita, galantecon le donne, amante dellafesta e del buon vino. Bàcan, inveneto, più banalmente conta-dino. Il vigneto ha 80 anni, sta aLujan de Cuyo a 1050 mslm. 50quintali/ettaro di uva.Colore profondo, profumi inten-si, una bellissima scoperta.

Finca Sophenia ha la reputa-zione di essere una delle can-tine argentina di più alta qua-lità: è di proprietà di RobertoLuka, a lungo dirigente di unaimportante cantina e presi-dente di “Wines ofArgentina”.In cantina lo staff tecnico èformato da Rogelio Rabinocon Matías Michelini e MichelRolland come consulenti.Vigneto ubicato nella Valle diUco, a 1200 mslm. Dopo la fermentazione inacciaio, passa 4 mesi in barri-que di legno francese e ame-ricano. Equilibrio perfetto fra naso epalato, con note di fruttarossa matura, ciliegie e spezie.Di grande soddisfazione.

Euposia ha già incontratopiù volte questa bodegapioniera nell’investireinPatagonia, una delle “ulti-me frontiere” del vino. Quil’eccezionale ampiezza ter-mica - più di 20 C tra il gior-no e la notte - generato dagiornate di sole e fresco dinotte, donano al''uva unequilibrio che conferisconoal vino colore, struttura e aci-dità.La bodega ha 850 ettari divigneti, composti all’ 85% davarietà rosse e al 15% dibianco: CabernetSauvignon, Malbec, Merlot,Pinot Nero e Syrah tra i primi;Sauvignon Blanc,Chardonnay, Semillon eViogner tra le varietà bian-che. 12 mesi di barrique.Viola e prugna al naso,palato fruttato e pieno.Grande struttura e grandefreschezza.

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DEGUSTAZIONI

Nel 1885 Filippo Rutini emigrada Ascoli Picenoall’Argentina e si ferma aCochimbito, Maipù,Mendoza, dove avvia unacantina, La Rural, all'insegnadel motto "Labor etPerseverantia". Da lì non si èpiù spostato e i suoi eredihanno proseguito una tradi-zione fatta di lavoro, lavoro eancora lavoro. Oggi La Ruralè una delle bodegas piùrinomate del Paese e vantauno dei musei del vino piùimportanti delle Americhecon decine di migliaia di visi-tatori ogni anno.Dodici mesi di barrique fran-cese, una lavorazione classi-ca, ma con un risultatoeccezionale per profondità,per pienezza di corpo, perpiacevolezza al palato.

Septima fa parte del gruppo spa-gnolo Codorniù, uno dei “nomisacri” dell’enologia catalana. Aipiedi delle Ande, ad Agrelo, iCodorniù hanno avviato unatenuta che è specializzata sia neigrandi rossi locali che nella pro-duzione di metodo classici: 150ettari in produzione, per unacapacità di 3 milioni di bottigliel’anno. L’enologo è Paula Borgo.I vigneti sono ubicati a 1050 mslme i vini hanno un affinamento disei mesi in botti di legno america-no.Profumi di ciliegia fresca, di leg-gera tostatura e spezie bianche;palato con tannini molto dolci,che rimandano alla marmellatadi fragole. Finale speziato, lungoe molto persistente. Una bella aci-dità dona freschezza.

Cantina di origine francese,fondata da due fratelli allafine dell’Ottocento, pren-dendo spunto per il nomeda una mitica città, unasorta di “el dorato” distruttada un terremoto. Agli inizidel Novecento le prime vit-torie nelle fiere internazio-nali, ed oggi la cantinagode di un’alta reputazio-ne. Si tratta di ben 400 ettari,coltivati secondo l’agricol-tura biologica, certificatanel 2005.Il Don David è una dellelinee premium, è unaReserva, con affinamentoin legno francese e ameri-cano. I vigeti hanno circatrent’anni, la vendemmia èmanuale. Al naso fruttamatura, vaniglia e tabac-co; palato pieno, moltofruttato, con note speziatesul finale. Tannini molto benevoluti.

LA RURAL FELIPE RUTINI

COCHIMBITO, MAIPÙ

RUTINI 2011

SEPTIMA

AGRELO, VALLE DE UCO

MALBEC

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MICHEL EL ESTECO

CAFAYATE

DON DAVID RESERVE

MALBEC

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MICHEL ROLLAND

MARIFLOR 2010BODEGA ROLLAND

VALLE DE UCO

VAL DE FLORES 2005

FAMILIA ZUCCARDI

MAIPÙ, MENDOZA

SANTA JULIA 2009

Michel Rolland venne invitatoin Argentina per una consu-lenza, cosa non strana per il“flying winemaker” per eccel-lenza. Il territorio lo colpì, laluce, il suolo, la presenza tor-reggiante delle Ande. Decisedi fermarsi e, oltre alle consu-lenze, avviò delle proprieinziative personali. La suabodega comprò vigneti a1100 metri slm e nel 1999piantò i suoi vigneti a mal-bec.Vendemmia manuale condoppio passaggio in vignacon selezione manuale deigrappoli più maturi (ovvia-mente), malolattica svolta inbarrique francesi e quindicimesi di invecchiamento. Il risultato è un vino comple-to, senza difetti, ricco dimateria e di corpo, con pro-fumi immediati ed intensi difrutta rossa matura e cacao.Palato pieno, di bella fre-schezza, con una frutta car-nosa e tannini ben evoluti.

Questo vigneto è l’originariodella tenuta oggi di proprietàdell’enologo francese e dellamoglie. Appena 10 ettari, conviti di oltre cinquant’anni di età.Cambia la composizione delterreno che qui è alluvionale,con uno strato profondo di limo.Anche per questo malbecgrande attenzione in fase divendemmia e nelle lavorazioniin cantina, dove si procede pergravità. Alla prima fermentazio-ne in vasche di cementoseguono la malolattica e 18mesi di affinamento in barriquenuove di legno francese.Poi l’invecchiamento in botti-glia. Piccola produzione, 5milacasse l’anno.

Fondata nel 1963dal'Ingegnere AlbertoZuccardi, discendente daimmigranti originari diAvellino, che cominciò apiantare i vigneti nella regio-ne di Maipù.Oggi - alla terza generazio-ne - è diventata una dellecantine più conosciute delPaese in virtù della sua atten-zione all’ambiente, alle suapolitica sociale, ed alla quali-tà delle sue lavorazioni.Complessivamente aiZuccardi fanno capo 800ettari di vigneti, ed è la primarealtà esportatrice a capitaleinteramente argentino ed èla quinta realtà del Paeseper dimensioni.E’ l’unica a possedere un’area sperimentale dove sisviluppano 35 nuovi varietalidi vini. Le dimensioni nonl’hanno allontanata dallaqualità che qui ha il nome diJulia, la quarta generazione.Questo malbec al naso pre-senta profumi di more, pru-gne e uve passa. Bilanciatoe ricco al palato

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DEGUSTAZIONI

CONQUEST WINERY

JUAN MANUEL FANGIO 2010

INTANTO DEBUTTA LA PRIMA GUIDA ALLA RISTORAZIONEGAUCHA IN ITALIA FIRMATA DA FEDERICO BRUERA

Nato a Rosario, Federico Brueraè arrivato in Italia undici anni faper giocare a rugby come pilonedestro nella squadra della ProRecco, grazie a un buon 1,88 dialtezza e a 116 kilogrammi. NellaProRecco, Federico è diventatocapitano giocando sino ad unpaio di stagioni fa.Riposta la maglia biancazzurradella ProRecco (che milita nelcampionato di A1), Bruera haavviato una propria attività nel-l’importazione in Italia di vini,birre ed altri prodotti argentini.E’ stato fra i promotori del mal-bec day in Italia che - dopo il“Tasting ex..press” del 2012 alVinitaly - si è svolto in due edi-zioni al Westin Palace Hotel diMilano.

Negli ultimi anni in Italia,comunque, a fianco del boomdell’interesse mondiale sul mal-bec si è sviluppata anche unaforte presenza della ristorazione edella gastronomia argentina Leimportazioni nel nostro Paesedelle pregiate carni australi; lericorrenti crisi economiche diBuenos Aires che hanno generatouna vera e propria diaspora; lasempre più numerosa presenza diatleti argentini negli sport profes-sionistici hanno comportato unapresenza sempre più radicata intutta Italia. Una presenza ancor più di qualitàche oggi ha finalmente trovatoun autore che per la prima voltane raccoglie i dati per evidenziarlial grande pubblico.

Prima di Maradona, prima di Messic’era Juan Manuel Fangio, cinquevolte campione del mondo nellaFormula Uno ancora eroica dei pilo-ti e non delle macchine. Conquest Winery è una giovaneazienda vitivinicola - avviata daDiego Perales, ingegnere laureatoall’Università Cattolica di BuenosAires, appassionato di vela - che hapuntato su valori come coraggio,audacia e perseveranza per trova-re la propria strada sui mercati delmondo.Fangio è uno dei “passaporti”dell’Arghentina e la sua famiglia haacconsentito a vederne il nome inun’etichetta di un’edizione limitatadestinata a viaggiare per il mondo.Molto pulito all’olfatto così comericco e potente al palato, un per-fetto equilibrio per un malbec digrande soddisfazione.

MALBEC

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A distanza di dieci anni dalle prime, timide,liberalizzazioni sta crescendo una nuovagenerazione di locali e di cuochi a Cuba

che vuole diventare paradiso gastronomicodel Caribetesto di Antonio Diaz

HASTA EL SABORSIEMPRE!

NUOVI CHEF A L’HABANA

<< La notte è senza fine a L'Avana.Tutto in questa città sembra esseremigliore dopo il tramonto, quan-do le crepe negli edifici sonodiluiti , “el Malecon” cessa di esse-re un muro bruciato dal sole e lagente lo raggiunge per bere,amare, sognare. La Havana starecuperando lo smalto dei suoianni ruggenti e sono finiti i tempidei bar chiusi e dei ristorantisenza menu: emergono ogni gior-no nuove insegne al neon di localidi proprietà private, caffè cheriservano posti esclusivi per lecoppie e chef che proclamano direalizzare pizze migliori che aNapoli.Secondo alcuni dati ufficiali, sul-

l'isola operano oramai quasi 2milaristoranti nel settore privato .Quando nel 1994 le prime, timi-de, riforme economiche permiserol'avvio di piccole imprese, furonoproprio bar e ristoranti a far ripar-tire l'economia.Ma le restrizioni burocratichehanno limitato il loro potenziale edopo un decennio dopo solopochi degli esercizi avviati soprav-vivono ancora grazie alla posizio-ne o ad una clientela rimasta fede-le.Le misure adottate da Raul Castrohanno rivitalizzato il settore. È anche diventato più sofisticato,con più cucina internazionale econ una cucina crolla più attenta

e ricercata che non guarda più sol-tanto al pubblico internazionale,ma anche a quello cubano. Nonmancano gli investitori esteri(cubani di Miami, ma ancheimprenditori europei) così comemembri della classe dirigente sta-tale e della nuova, emergente,classe media. I clienti sono ancora principal-mente turistici e si può mangiarebene spendendo 20 euro a perso-na, ma ci sono locali che possonoessere veramente chic e chiedere50 euro a testa senza sembrareesosi.Ma non è tutto glamour e novità. La cucina più popolare resta il"Timbiriche" ai chioschi di strada:

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una scatola di cartone con riso,carne di maiale e insalata diventapranzo o cena "basica" che sostienemolti cubani. Il suo costo è pocopiù di un euro, che per un lavora-tore medio significa pur sempredue giorni lavorativi .

CAFÉ LAURENTA pochi metri dall'atrio sinistro delcuore di L'Avana, il popolare ango-lo fra le strade "L" e "23" , questoposto è una sfida alla logica che peranni ha portato a credere che qua-lità , originalità e buon gusto nonpossono vivere nella attuale cucinacubana . I proprietari di CaféLaurent si definiscono "interpretigastronomici" perché cercano diindovinare e di adattarsi ai gusti delcliente. Ogni piatto è un lavorovisivo di colori, forme e linee appe-na suggerite. I commensali posso-no scegliere di accomodarsi in unospazio interno, tra le pagine deigiornali e riviste che decorano lepareti , o trascorrere la serata sullaterrazza da cui ammirare i punti diriferimento di L'Avana. Prospettive

insolite dell'hotel Habana Libre ,Fosca , l'Istituto Cubano di Radioe Televisione ( ICRT ) e natural-mente il mare , con le sue pochenavi che entrano ed escono dallabaia. Una torta al cioccolato,accompagnata da diverse combina-zioni di gelato, può essere tra imotivi per stare un po ' più a lungoin questo ristorante .

DECAMERONLuci soffuse e aria condizionata intutte le sale. In questo ristorante sipossono mangiare le migliori ver-dure fritte in tutta la città . Le suepareti decorate con mobili antichi,orologi a pendolo di epoche diver-se. A ravvivare l'atmosfera ancheuna collezione di macchine da scri-vere, da cucire, vecchie macchinecalcolatrici e da ripresa. Nei pressi del Hotel Melia Cohiba ,il Decameron costituisce un'opzio-ne per coloro che vogliono sfuggirealla cucina di un criollismo usuratoche si trova in molti locali. Il pescemarinato, dai sapori contrastati e lapresentazione elegante e minimale,

così come la torta al limone sono ipiatti da richiedere assolutamente.

HAVANA CHEFSotto un porticato coperto, com-mensali sono in contatto con lanotte , la vegetazione e l'umiditàdell'Avana . A legare con l'architet-tura di un locale così accoglientesono anche archi , piastrelle del sof-fitto e mosaici sulle pareti . Alposto di un menu prefissato, que-sto ristorante si è impegnato nella"cucina del mercato", portando nelmenu la materia prima che pescato-ri e cenditori ambulanti portanoogni giorno . Da qualsiasi angolo ilfuoco è visibile, così come pentole,padelle e il lavoro dello chef . Nonc'è nulla da nascondere , anzi è unospettacolo progettato per deliziarel'occhio. A emulare la strutturedelle esili colonne in pietra dellocale, è il "Meli - Melo" un'entréea forma di torre che unisce pezzi diaragosta , pomodori, prezzemolo ecipolle .L

NUOVI CHEF A L’HABANA

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CCAAFFÉÉ LLAAUURREENNTTCalle M# 257

entre 19 y 21Vedano

DDEECCAAMMEERRÓÓNNCalle Línea# 753 entre Paseo y 2,

Vedano

HHAABBAANNAA CCHHEEFFCalle 24 # 360entre 21 y 23Vedano

LLAA CCAASSAACalle 30 # 865 entre 26 y 41Nuevo Vedano

LLAA MMIIMMOOSSAACalle Salud # 317entre Gervasio yEscobar

Centro Habana

LLAA MMOONNEEDDAA CCUUBBAANNAAEmpedrado # 152,entre Mercaderes y SanIgnacio, Habana Vieja

LLEE CCHHAANNSSOONNNNIIEERRCalle J # 257 entre 13 y 15Vedano

MMAAMMMMAA MMIIAACalle 23 # 1462 entre 22 y 24Vedano

RRAANNCCHHOO BBLLAANNCCOOCalle 190 #41312entre 413 y 419,Santiago de las Vegas

RRÍÍOO MMAARRCalle 3ra y Final# 11 La Puntilla,

Playa

NNAAOOCalle del Obispo#1E

Havana Vieja

EELL CCHHAANNCCHHUULLLLEERROOTeniente Rey 457,Havana Vieja

CCAAFFÉÉ MMAADDRRIIGGAALLCalle 17 #302Vedano

CCAASSAA MMIIGGLLIISSLealtad #120Centro

BBEELLLLAAHHAABBAANNAACalle 6 #512Miramar

CCAALLLLEE DDIIEEZZCalle 10 #314,Miramar

LLAA GGAALLEERRIIAACalle19 #1010Vedano

GUIDA AI MIGLIORI LOCALI DE L’HABANA

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NUOVI CHEF A L’HABANA

LA CASAImmerso in un tranquillo quartie-re di grandi case e grandi giardini, il proprietario di La Casa halavorato tutta la vita in ristorantidi lusso . Nel 1995 girò la propriacasa di stile californiano in unluogo per il buon cibo, dall'arre-damento e dall'atmosfera familia-re . Incredibilmente ha superatotutte le difficoltà negli anninovanta convincendo tanti palaticubani . Come ha fatto? Conarguzia , l'ospitalità , la personali-tà e una clientela fedele grazie apiatti preparati interamente nellacucina, pane compreso. I migliori: la entrée "Casa" conuna selezione di pesce , ceviche ,frutti di mare e frittura. Al giove-dì il menù è di stile giapponesecon con sushi e cameriere vestitecome stampe tratte da un vecchioGiappone , il tutto in uno spazioin cui ogni tavolo viene percepi-to come quello preferisto dallostesso chef. Alejandro Robaina ,figlio del proprietario , è l'ospiteprincipale , ed è resposabile delcostante rinnovamento del locale

LA MIMOSAAppena avviato, questo ristoranteè uno dei pochi a L'Havana dovesi fa la coda per entrare e nonperché i piatti serviti sono troppoa buon mercato . La ragione diavere così tanti commensali pre-senti sta nell'ottimo rapporto traqualità, quantità e costo che evi-denzia il menu . Situato nellaChinatown del L'Avana , si sareb-be pensato che sarebbe statomolto difficile prosperare con unmenu che combina la cucina ita-liana con quella internazionale.Ma La Mimosa ha dimostratoche si può eccellere anche nel bel

mezzo della concorrenza. La stan-za buia , i tavoli ben curati , ognisedia un'opera d'arte in legno conrientranze che basterebbero peruna lunga notte di gioia , sonoalcuni dei tratti distintivi

La Moneda CubanaQuesto ristorante ha la migliorevista della parte antica della città .Una casa coloniale spettacolarecon ampi saloni e pavimenti dimosaico, sul cui tetto può anchemangiare , godendo di unamagnifica vista sulla baia , la for-tezza di La Cabaña e la sculturadel Cristo de La Habana . Se sietelì quando l'orologio segna le novedi sera, il suono del cannone delforte vi sembrerà davvero vicino,praticamente al tavolo a fianco.A La Moneda Cubana è naturalemangiare bene, dato che è colle-gata con un negozio di specialitàalimentari le cui origini si perdo-no nella notte dei tempi. Al cen-tro della scena uno stemma aral-dico e un pavese di bandiere conle tre strisce azzurre e il triangolorosso della bandiera cubana . Ilmenu offre diversi piatti tipicidella cucina nazionale, con unamise-en-place innovativa. Adesempio, l'entrée di "petali d'ara-gosta", interpretazione "audace"di un piatto crollo.

LE CHANSONNIERIn una grande villa si trova que-sto ristorante. Grandi colonnesignorili all'ingresso ed un spetta-colare lampadario di cristallofanno parte di un contesto archi-tettonico al cui interno, però, ivisitatori possono degustare piattialtrettanto imponenti. Con lenuove riforme economiche , LeChansonnier ha potuto rinascere,

dopo che i controlli eccessivi e letasse l'avevao costretto alla chiu-sura qualche anno fa. Adesso èancora più glamour , e cerca direalizzare un concetto di "eccel-lenza " che va oltre la qualità delcibo e il buon trattamento . Tra leprelibatezze più succulenti dellacasa ci sono l'anatra al vino rossoe il pollo ripieno di funghi.Dispone di una cantina ben for-nita di vini francesi e spagnoli .

MAMMA MIAFernando Fernandez , il cuoco diquesto luogo , dopo aver vissutoun po 'in Italia ha concepito l'i-dea di portare un pezzo di Napolia L'Avana . Si vanta anche diavere l'unico forno in tutto ilpaese, con cui realizzare piatti ingrado di strappare ai clienti sod-disfatti l' esclamazione "Mammamia!".Ogni piatto arriva preparati coningredienti autentici, lontani dalle"interpretazioni tropicali" che simangiano nelle strade cubane.Fino a poco tempo fa era soltantoun caffè , con ombrelloni all'e-sterno per mangiare in piedi , mala prosperità e il numero di clien-ti hanno permesso di ampliare einstallare diversi tavoli per untotale di una ventina di coperti.Aperto fino a mezzanotte , scom-mettendo sulla vita notturnabohemienne che sta ripopolandole strade della capitale cubananella notte.E' molto famosa per i suoi frullatidi frutta , alcuni comuni , altricon "formule segrete" che il pro-prietario del luogo orgogliosa-mente non intende rivelare…

RANCHO BLANCOE' situato in un quartiere alla

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periferia della città , vicino all'aeroporto internazio-nale José Martí , e nel mondo degli chef cubani sidice che questo è uno dei posti migliori per mangia-re a L'Avana, probabilmente "il" migliore . Ladistanza dal centro è compensata da una cucina chefonde il cibo contadino con quello gourmet, i saporiinternazionali coi fornelli guajiros.Innovativo e inquieto , il suo proprietario BeddyBianco ha lavorato in un altro ristorante famoso , LaFontana; ora ha un proprio spazio. Un luogo idealeper una cena abbondante , scelta coraggiosa in unarealtà dove ancora le forniture non sono sempregarantite quotidianamente.Una serata sotto il tetto di paglia di Rancho Blanco ,sarà come un viaggio in quei sapori che compongo-no l'identità culinaria cubana molti dei quali, pur-troppo, sono scomparsi dalle tavole delle famiglie.

RIO MARUna grande sala e una terrazza che ricorda la tolda diuna nave alla foce dell' Almendares , il fiume piùimportante di L'Avana. Tutto, dal design alle pie-tanze, sono alla ricerca di una sensualità , di untocco particolare, che raggiunge il suo culmine nelleproposte a base di frutti di mare e pesce . L' uso disalse che si uniscono lime, zenzero e sedano portanoil Rio Mar ad eccellere tra i molti altri ristoranti chesorgono in tutta la città. >>

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Sopra; Alejandro Robaina, chef de “La Casa”

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Dalle Rias Baixas arriva l’Etiqueta Verde,uno degli Albariño più celebrati

di Spagna prodotto dalla famiglia OteroCandeira testo di Carlo Rossi

L’ALBARIÑODELL’ECCELLENZA

<< Se chiedete ad un professionista spagnolo del vinodi nominare il miglior Albariño, vino icona dellaGalizia di Santiago de Compostela, vi sentireterispondere Granbazan. In tutta la Spagna i ristoranti top e wine shops ten-gono in bella evidenza le stupende etichette di que-sta azienda simbolo dell'orgoglio di Spagna.Pioniere nella zona delle Rias Baixas, le terre basse, ifiordi della Galizia dove allignano stupendi alleva-menti a pergola di Albariño, l'azienda con sede nellamitica provincia di Pontevedra è stata fondata nel1981, cinque anni prima dell'entrata della Spagnanella Unione Europea, giocando d'anticipo sullaprevisione di un futuro di crescita e convertendosinella nuova emergente attività vitivinicola legata all'albariño in Galicia da un passato di impresa conser-viera. E' stata infatti la prima a decidere di investire inmoderne tecnologie di processo ed in formazionedei suoi uomini, risultando così in grado di affron-tare cogliere le opportunità derivanti dall'ingressoin un mercato piu' ampio.

Oggi Granbazan (www.agrodebazan.com) è ancoranel gruppo di testa delle top aziende di Spagna, gra-zie ad un terroir privilegiato, con una buona presen-za di granito, le vecchie vigne vicino al mare con-sentono di produrre uva per vini d'eccellenza.In particolare l'Etiqueta Verde Gran Bazan 2011 doRias Baixas ha ottenuto un importante 90 punti diWine Advocate, subito raddoppiato da un 92 puntiper lìetichetta Ambra, dimostra chiaramente la voca-zione all'alta qualità di questa cantina, come anchela nuova annata conferma, che elabora vin precisi,profondi, minerali, con un fnale gradevolmente flo-reale e fresco. Chi visita la Galizia, nella Spagna nord-occidentale,recandosi nelle Rías Baixas, con vigneti che digrada-no sino al mare, avrà sicuramente modo di assapora-re il vino Albariño. Le straordinarie qualità di questo vino, dal caratterefresco e giovane, ne giustificano ampiamente il suoprestigio internazionale. La rìa è un tipo di costa che presenta una o piùinsenature nelle quali penetra il mare. Questo acca-

IN PRIMO PIANO

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AGRO DE BAZÀN

de perché nel tempo la costa, prima molto alta, siè abbassata e il mare si è spinto all'interno, occu-pando una valle in cui scorre un fiume. La sede di Agro de Bazan in Galizia è unaprestigiosa e bellissima location, dove stileantico e moderno si fondono mirabilmente. Qui una cantina modello, la GranbazanWine Cellar, è uno degli esempi di cosasignifica produrre Albarino d'eccellenza inSpagna. Così come un gioiello è la cantina Mas deBazan di Requena, uno degli esempi piu'"cool" della Spagna occidentale. Ma l'azienda Agro de Bazan della famigliadi Manuel Otero Candeira, impresario lun-gimirante ed illuminato, annovera nella pro-vincia valenciana un altro gioiello, il piu' bel"tempio " bacchico della costa est spagnola,nella do Utiel-Requena, Mas de Bazan dadove, a settecento metri sul livello del mare,escono bellissimi spumanti metodo classico elabo-rati secondo la tipologia del cava (il Mas de BazanCava con Macabeo, Chadornnay and Xarel-lo),splendidi rosati e vini tempranillo dai ricchissimiprofumi, con un rapporto qualità prezzo invidia-bile, che bene esprimono il terroir di questa landadella comunità Valenciana. Situata a 68 chilometri dalla città di Valencia,Requena fu un importante punto strategicodurante il Medioevo. Il centro storico è stato

dichiarato Bene di InteresseCulturale. Oltre alla cultura, Requena offre

anche la possibilità di rilas-sarsi con un piacevole sog-giorno alle terme di FuentePodrida.

Si trovano a 30 chilometridi distanza, immerse inuna splendida zona natura-le di interesse ecologico. >>

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Qualità e innovazione, massima attenzionealla materia prima ed alla salute, senza

dimeticare la praticità delle confezioni e lenessità di un consumo in evoluzione. Così il Salumificio Fratelli Beretta si

conferma leader testo di Enzo Russo

SOGNI IN CUCINAE L’AFFETTATO VOLA

FOOD

<< Sono tra i salumi più venduti e conosciuti nelmondo. Gli amanti della cucina , i gourmet e ingenerale il mondo della ristorazione e del consumatoreli conoscono bene perché nel panorama dei salumi chevengono prodotti quotidianamente sono riusciti aconquistarsi un posto in "prima fila", sia per laqualità sia per la genuinità. Stiamoparlando del Salumificio FratelliBeretta, una bottega diventa-ta azienda, fondata nel1812 a Barzanò dai fratelliFelice e Mario Beretta. A distanza di più di 200anni, è diventata una dellepiù importanti realtà nelpanorama della lavorazionidelle carni suine. Il suo nome:Salumificio F.lli Beretta, è unagaranzia per tutti, sia in Italia sia all'estero. Questo primato, faticosamente conquistato nell'arcodegli anni è il frutto delle generazioni che si sono suc-cedute che hanno scelto di proseguire sul solco trac-

ciato dal capostipite, sempre alla ricerca della migliorequalità artigianale che è risultata vincente. «Nel panorama della salumeria italiana - dice il diret-tore Marketing e Strategie Sabino Gravina - quando inItalia nascono i primi supermercati, Giuseppe e

Vittore Beretta credono nello sviluppo e crescita diquesto nuovo canale di vendita che pre-

ludeva ai cambiamenti di stili di vitadei consumatori che nel futuro

avranno sempre minor tempoper fare la spesa. E' da qui l'i-dea di produrre prodotti a libe-ro servizio per la distribuzionemoderna. Attraverso la funzio-

ne Ricerca e Sviluppo vengonocreati prodotti che corrispondano

alle nuove esigenze del consumatoremoderno che non ha tempo di andare

tutti i giorni dal salumiere. La partenza è lentama con il passare del tempo risulta vincente sia sottol'aspetto delle vendite sia della distribuzione perchè ilconsumatore, si rende conto che le confezioni di

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salumi, mantenevano intattetutte le fragranze, le qualità e lafreschezza di un salume appenatagliato e in più, conservati in fri-gorifero, avevano il vantaggio dimantenere inalterati sapori eprofumi per parecchi giorni, finoalla naturale scadenza indicatasulla confezione». «E' stata una scelta vincente -continua Gravina con un sorrisodi soddisfazione - il consumatoreci sta premiando perchè negliultimi dieci anni, in un mercatocome quello della SalumeriaItaliana, quasi completamentestabile, il settore del confezionatoha avuto un tasso di sviluppoannuo superiore al 10%».« Questa è stata la prima grandediversificazione del SalumificioFratelli Beretta .Negli anni 70 arriva la seconda,anch'essa importante, con ilnuovo stabilimento specializzatonella produzione di wurstel, lan-ciando sul mercato la marca lea-der Wuber. Alla fine degli anni '90, l'orizzon-te del Salumificio Beretta siamplia per venire incontro alle

esigenze dei nuoviconsumatori che cer-cano prodotti conelevato contenuto di servizio:piatti pronti e snack che fannoparte della tradizione gastronomi-ca italiana». La storia del Salumificio FratelliBeretta è lunga, costellata di suc-cessi, strategie, acquisizioni,diversificazioni per competere alivello mondiale. E' un’azienda sempre in anticipoe attenta alla qualità, innovativache sembra voler dettare regole ecambiamenti in un mercato glo-balizzato, dove sui banchi di ven-dita si trova una variegata offertadi salumi: dai salumi freschi aquelli stagionati, da quelli saporitia quelli piccanti, da quello grassoe morbido a quello light la cuiproduzione non è solo italiana.Insomma salumi per tutti i gusti.All'occhio sembrano invitanti, madella materia prima usata, la filie-ra produttiva dall'alimentazioneal prodotto finito, che cosa nesappiamo?E' su questo fronte che ilSalumificio Fratelli Beretta inten-

de rimar-care ulteriormente le sue

origini della più autentica salu-meria italiana, decidendo nel2009 di dare vita ad una unanuova linea di salumi, un seg-mento di alta qualità rivolta aibuon gustai, i gourmet, ai globe-trotter sempre alla ricerca dellaqualità, del buon mangiare sanoe genuino. “Frutti dei Sogni” è una lineaPremium di affettati a peso varia-bile, che nasce con l'obiettivo difornire ai veri intenditori del salu-me il meglio della tradizione dellasalumeria italiana abbinando lafreschezza di un salume tagliatoad arte al momento con la piùalta componente del servizio(confezionamento in vaschetta inatmosfera modificata), è dettatadal crescente interesse dei consu-matori per il segmento denomi-nato dagli addetti ai lavori "takeaway", ovvero le vaschette super-trasparenti, con la marca spessonon presente oppure quando èpresente/visibile solo in mododiscreto per meglio rappresentare

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FOOD

INFO

Salumificio F.lli Beretta S.p.A.Via Fratelli Bandiera 1220056 Trezzo sull'Adda (Mi)Telefono 02.909851Fax 02.90985510www.berettafood.com

RINGRAZIAMENTISi ringrazia per la degustazione dei vini:Azienda Agricola Le MarchesineVia Vallosa 31 25050 Passirano (Bs)Telefono [email protected]

Sabino Gravina, direttore marketingdel Salumificio Fratelli Beretta

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IL MIGLIOR ABBINAMENTO

l'ar-tigia-nalitàdi unpro-dottoappenatagliatoe imbu-statodiretta-mente daun salu-miere del

punto vendita». Cosa li differenzia dagli altri salumi:«Gli affettati della linea “Frutti deiSogni” sono tutti prodotti di altissi-ma qualità, fette lavorate a caldo(temperatura superiore ai 0°C), sele-zionate e disposte a mano, con cura eattenzione, proprio come farebbe ilsalumiere di fiducia.La linea si contraddistingue ancheper una forte presenza nella gammadi salumi italiani DOP e IGP tra glialtri il Prosciutto di Parma, ilProsciutto San Daniele, il SalameBrianza e il Salame Felino e alcunespecialità internazionali come ilJambon Serrano e Iberico.Inoltre tutte le referenze della gamma“Frutti dei Sogni” sono senza glutine,come ben evidenziato in etichetta, atestimonianza della forte attenzionedel brand per queste problematichecrescenti».«Il mercato a cui si rivolge"Frutti dei sogni si rivolge ad un tar-get particolarmente attento all'altaqualità, tipicità e all'artigianalitàsenza rinunciare al servizio/comodità,in genere sono grandi intenditori disalumi e con una capacità di acquisto

medio alta».Dove sono venduti«Le referenza della gamma Frutti deiSogni sono distribuite in negozi sele-zionati della GDO o in prestigiosesalumerie. A differenza delle vaschet-te di affettati tradizionali presentisullo scaffale a libero servizio, lagamma “Frutti dei Sogni” è posizio-nata fuori dallo scaffale degli affetta-ti, in vasche dedicate e personalizza-te. Il prezzo medio di questa gammaè mediamente superiore del 30%rispetto ai tradizionali salumi dimarca in vaschetta».

PROSCIUTTO DI PARMA, SANDANIELE, SALAME FELINOE LE BOLLICINEPer quanto riguarda i vini da accosta-re a questi mitici salumi, vanto dellaSalumeria Italiana, protagonisti asso-luti della tavola, è consigliabile, pergustarli al meglio in tutti i loro parti-colari sapori, delle super bollicine chesanno donare anche, assieme all'alle-gria, una perdurante gradevolezza alpalato e al cibo, perché le fantasticheche sollecitano la vista, sollecitano ilnaso e puliscono la bocca preparan-dola al boccone successivo. >>

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FRANCIACORTA DOCGSECOLO NOVO BRUT MILLESIMATO

Nel vasto panorama degli spu-manti, proponiamo unFranciacorta docg Secolo

Novo Brut Millesimato, un importan-te vino prodotto dall'Azienda AgricolaLe Marchesine - Passirano (Bs) , chequest'anno è stato premiato alla sestaedizione del “Challenge Euposia”quale miglior Metodo classico italia-no.Alla competizione hanno partecipatooltre 200 aziende provenienti da tuttii continenti e da sedici Nazioni. Ancora una volta, Le Marchesine sisono confermate come una delle piùimportanti della Franciacorta, dallacui cantina escono oltre 500 mila bot-tiglie di diverse tipicità. Nasce da selezioni clonali di uveChardonnay con vendemmia a mano.Le bottiglie vengono accatastate inlocali di affinamento a temperaturacontrollata (12° - 14°) per almeno 36mesi che lo portano ad assumere unparticolare profumo, sapore con unlungo e finissimo perlage.Si presenta di colore giallo paglierinobrillante con riflessi oro-verde. Al nasosi percepisce la nocciolina tostata,margarina, note mentolate e di cedrocandido.Avvolgente e rotondo al gusto e gran-de equilibrio tra acidità e sapidità.Nell'insieme è un vino elegante e dallegrandi occasioni.

Ecco il Secolo Novo, Franciacorta Docg frutto di una selezione di chardonnay

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Un grande formaggio e due grandi vinidella tradizione italiana, niente di

meglio come appetizer.Ma bisogna riuscire a salvarli

dalle follie di Bruxellestesto di Enzo Russo

L’HAPPY HOURGENUINO

FOOD

<< Lo chiamano gradano, grana par-dano, grana americano con la ban-diera italiana, danis grana, gran-moravia, ecc. Sono questi alcuninomi che vengono usati all'esteroper vendere un falso GranaPadano. Sono contraffazioni cheche oltre a creare un enormedanno alla nostra economia eimmagine del made in Italy, dif-fondono sui mercati degli pseudoformaggi che nulla hanno a chefare con la qualità e la tradizionedel nostro millenario GranaPadano Dop, un formaggiogenuino dalle insostituibili pro-prietà nutrizionali. Una doppiabeffa che penalizza il nostroPaese, sia sotto l'aspetto dell'oc-cupazione sia per le mancate ven-dite.Ne parliamo con Stefano Berni,

(nella foto a pagina 88) DirettoreGenerale del Consorzio del GranaPadano, nella sede di San Martinodella Battaglia -Desenzano, appenarientrato da Bruxelles.

Come si sta presentando il 2013con le vendite del Grana Padanoin Italia e all'estero?

Per l'Istat nei primi sette mesi del2013 i consumi alimentari sonoscesi dell'1,6% rispetto al 2012.Indicatori in controtendenza inveceper il Grana Padano. Secondo l'IRi,a luglio hanno infatti segnato un+3,3% su giugno, portando lamedia dei primi sette mesi ad un+0,9%. Non sono numeri chefanno abbassare la guardia, anzi cifanno lavorare di più. Comunquepremiano le scelte del Consorzio edei caseifici sul fronte della produ-zione. Notizie decisamente buone

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arrivano dall'estero. Il Made inItaly alimentare all'estero è cre-sciuto di 5 punti? Ebbene, ilGrana Padano ne è una locomoti-va. Lo dico con orgoglio perché lerilevazioni dell'Istat nei primi cin-que mesi dell'anno segnano per le

esportazioni di Grana Padano un+7,04%, confermando l'eccellenteincremento del 7% che nel 2012portò a superare 1.400.000 formeesportate.

Previsioni sul prossimo anno,considerando la crisi dei consu-

mi che continua a perdurare?E' un fatto che l'Italia scivola sem-pre più indietro rispetto alle gran-di economie. Ma è altrettanto veroche è il primo paese esportatore diformaggi al mondo e il GranaPadano continua a guidare la clas-

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sifica. Noidovremo conti-nuare ad orien-tare la produzio-ne al mercatocon il pianoproduttivo, ade-guandola aitempi. Neiprimi nove mesidel 2013 sonostate lavoratecirca 3 milioni emezzo di forme,il 5,33% inmeno rispetto

allo stesso periodo del 2012.Questa scelta sinora ci ha per-messo di tenere le posizioni sulmercato.

Le imitazioni del GranaPadano all'estero quantocostano in termini di mancatavendita e immagine?

Accanto alle contraffazioni piùmarchiane, concentrate all'estero,ci sono anche le insidie che arri-vano in Italia dai cosiddetti simi-lari. Purtroppo la normativacomunitaria consente di riportaresulle confezioni di formaggi, conla dicitura "gran" o persino"grana" abbinata ad altre defini-zioni, il bollino CE con l'indica-zione "IT" di Italia, perché sonoconfezionati qui. All'Europa nonimporta dove il formaggio siastato lavorato, con quale materiaprima e con quali controlli.Quindi, non si preoccupa se ilconsumatore acquista quel pro-dotto, convinto di consumare unformaggio dop di minor prezzo.Così impedisce al consumatoreuna scelta consapevole e compor-ta per i produttori un danno eco-nomico di circa 1 miliardo dieuro, 700 milioni all'estero e 300milioni in Italia. A questo oneresi aggiungono circa 14mila con-trolli ispettivi in tutta Europa

con altri 700 milioni di spese.A Bruxelles, il nostroGoverno cosa sta facendo perdifendere dalle imitazioni unodei più importanti formaggidel made in Italy, come ilGrana Padano Dop?

Il Governo ed il Parlamento ten-tano di introdurre norme sullatracciabilità, ma trovano il nodell'UE, in nome della liberaconcorrenza. E' un'evidente con-traddizione, perché le produzioniDop sono regolate dalla stessaUE. Insomma, l'Europa nontutela le proprie eccellenze, nontutela se stessa.

UN FELICEMATRIMONIO

Altro pregio del Grana Padano,oltre all'uso in cucina e a tavola,è quello di attrarre il vino, daglispumanti ai bianchi, dai rossi aipassiti. Il segreto? E' la differentestagionatura: si va dal saporemorbido, delicato, tendente aldolce per il giovane di 12 mesi,al sapore più sapido, più aggressi-vo per quello stagionato fino a24 mesi ed oltre. Questa flessibi-lità permette al Grana Padanogustosi incontri con il mondo delvino. In questo caso vi consigliamodue vini importanti dellaCantina Cleto Chiarli, la piùantica azienda vitivinicola mode-nese che ha iniziato a produrre ilLambrusco fin dal lontano 1860.Dalla cantina escono diverse tipi-cità di Lambrusco che hannoconquistato un posto importantesui mercati nazionali ed esteri.L'ideale “matrimonio” tra ilGrana Padano e le bollicine diChiarli, darà al palato freschezza,sensazioni di nuovi sapori eanche profumi legati alla campa-

FOOD

IDENTITA’

Come nasce il GranaPadano

L'italianità del GranaPadano va difesa intutte le sedi, perchè èscandaloso che in nomedella concorrenza sipossano dare nomi chesi richiamano chiara-mente al Grana Padanodop, un formaggio che ha una storiamillenaria e unica. Vediamola nel suo insieme. Le fasi di lavorazione del GranaPadano sono le stesse dei secoli scorsi,poi c'è l'arte del casaro, un mestieredelicato tramandato di padre in figlio:sanno conservare, valorizzare tutta lafragranza, i sapori e i profumi genuinicontinuando a farlo allo stesso modo,"all'antica", ossia, con due mungiturelasciate riposare, così si screma peraffioramento del grasso. Questa parziale scrematura permetteal Grana Padano di avere un contenu-to di grassi contenuti. Poi viene messo in grandi recipienti dirame, dove il fuoco porta il latte a unatemperatura di 53° ed infine, il caglioche ha la funzione di coagulare lamassa che poi viene ridotta in picco-lissime dimensioni. Ottenuta cosi la massa caseosa, questaviene estratta dalla caldaia con un telodi canapa per essere introdotta inapposite forme dove assume l'aspettocaratteristico del Grana Padano. Leforme vengono poi immerse in parti-colari vasche nelle quali inizia la sala-tura. Dopo alcuni giorni il formaggioviene tolto per iniziare il lento perio-do di maturazione.

(Continua a pagina 89)

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gna quando inizia a diventareverde. L'incontro esalterà le virtùdell'altro, perché l'acidità e laspuma del vino contribuiranno atenere la bocca pulita dalla leggerapatina lasciata dal formaggio e aprepararla al prossimo boccone.Per l'aperitivo con il GranaPadano giovane, PremiumLambrusco Sorbara doc., un vinogiovane che, per le sue caratteri-

stiche, si proponeanche per

l'happy hour,di colore quasirosa, le bolli-cine sono fre-sche e piace-

voli. Con ilGrana Padanostagionato,Vigneto EnricoCialdiniLambruscodoc, dal

colore rosso profondo, morbido eaustero, molto gradevole al palato

Premium Mention Honorable Lambrusco Sorbara doc E' un Lambrusco di Sorbara doc,dal gusto secco e sapido, armo-nioso, gradevolmente acidulo. Laspuma è fine ed evanescente; ilcolore è chiaro e vivace con rifles-si rosa; il profumo è intero e gra-devole. In enoteca 8 euro

Vigneto Enrico CialdiniLambrusco Grasparossa doc diCastelvetroE' un Lambrusco Grasparossa diCastelvetro doc di colore rubino

intenso. Il sapo-re è asciutto evinoso, laspuma è fineed evanescen-te con spicca-

ta corposità. Lapigiatura è tra-dizionale conmacerazione di36 . Per le suecaratteristicheorganoletti-che siaccompa-gna anchea salumi,piattidellacucinaemi-liana. Inenote-ca 8euro >>

(Prosegue da pagina 88)

Ogni forma è conservata per almeno 10mesi, fino a 24 ed oltre in magazzini dovela temperatura e il grado d'umidità sonorigorosamente controllati. L'esame finale, inappellabile, è affidato adun élit di tecnici e gli strumenti usatisono semplicissimi: il martello e un sem-plice ago a vite. Sono poi l'udito, il tatto e l'odorato, affi-nati da anni ed anni di esperienza a doverdire l'ultima parola. Solo se ambedue leprove danno un risultato positivo si passaalla marchiatura a fuoco con il famosorombo.

RINGRAZIAMENTI:Per la degustazione dei vini si ringrazia

CHIARLI 1860 .Via D.Manin, 1541100 MODENATelefono 059.3163311Fax [email protected]

PER INFORMAZIONI:Consorzio per la Tutela del FormaggioGrana PadanoVia XXIV Giugno 8 - San Martino dellaBattaglia25015 Desenzano del Garda (Bs)Telefono 030.9109811Fax 030.9910487www.granapadano.com

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90 Euposia Settembre- Novembre 2013

Debutta la “Grecale” la birra “agricola” dinovembre che da San Giovanni al Natisonelega al territorio - e al nobile autoctono - il

sogno dei fratelli Zorzettigtesto di Dino Garzoni

VENTO DI PICOLIT

BIRRA GJULIA

<< E' una birra che nasce con lavendemmia, precisamente quelladel picolit. Una doppio malto adalta fermentazione d'ispirazionebelga a cui viene aggiunto il 5% dimosto di uno di vini di punta delFriuli. Per il secondo anno, anovembre, torna sul mercato in edi-zione limitata: si chiama Grecale edè una delle cinque etichette del bir-rificio Gjulia di San Pietro alNatisone (Udine), il primo in FriuliVenezia Giulia a produrre birraagricola. Con questo termine ven-gono definiti i prodotti realizzatialmeno per il 51% con ingredienticoltivati "dietro casa". L'azienda, infatti, utilizza i campidi proprietà situati a pochi chilo-metri dall'abbazia di Rosazzo: 6ettari coltivati a orzo, per la produ-zione del malto base, e circa 1 etta-ro di frumento per la "weizen". L'acqua invece è quella che scende

dalle Alpi e attraversa le valli delNatisone per sgorgare dal monteMia. Gli ingredienti a "chilometrozero" costituiscono circa il 90%. Ilbirrificio nasce come costola dellastorica azienda vinicola dei fratelliMarco e Massimo Zorzettig, titolaridelle etichette La Tunella e Alturis:proprio quest'ultima è la "casamadre" di Gjulia.Ogni birra porta il nome di unpunto cardinale e di un vento corri-spondente: Nord bionda(Aquilonis), Est bianca di frumento(Orientem), Sud nera (Meridiem) eOvest ambrata (Occidems).Il Grecale dà invece il nome alla

birra "novembrina". Sono tutte rifermentate e affinate inbottiglia, presentano quindi unapiccola quantità di sedimento e uncolore torbido. La birra viene lavorata con metodoartigianale, senza filtrazione nè

pastorizzazione. Dopo l'inoculazio-ne dei lieviti fermenta per 25 giornia temperatura controllata in bottidi acciaio, poi vengono aggiunti glizuccheri. Una volta imbottigliata rimane arifermentare e maturare per altri 30giorni. L'impronta delle birre èchiaramente belga: le ricette sonoquelle elaborate dal mastro birraioMaurizio Cancelli, che ha vissutoper più di vent'anni nel "Paese delleabbazie". A occuparsi della produ-zione "day by day" è invece MircoMasetti, responsabile dello stabili-mento (che misura circa 2.500metri quadrati complessivi).

Oggi l'azienda conta di produrre200mila bottiglie all'anno e diaffermarsi, oltre che in Italia,soprattutto sui mercati diGermania, Austria, Svizzera,California, Giappone e Cina, distri-

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buendo perlopiù in ristoranti, birrerie ed enoteche(disponibile in bottiglie da 330, 750 ml o 1,5 litri)."L'idea di produrre birra in un territorio a forte vocazio-ne vinicola è nata dall'esigenza di valorizzare i nostriseminativi - spiega Marco Zorzettig. - Grazie ai nostriterreni siamo in grado di produrre ottima materia primain house, quindi abbiamo pensato di sfruttarla adeguata-mente. Da qui l'intuizione di realizzare birre agricole.Abbiamo scelto di aggiungere il mosto di picolit a una di

queste perché la nostra è una famiglia di viticoltori eabbiamo voluto che anche le nostre birre portassero unatraccia di questa pregiata produzione regionale. Il risulta-to ci ha sorpresi e abbiamo deciso di lanciare questo pro-dotto". Per quanto riguarda il mercato: "Abbiamo unriscontro positivo, in linea con la tendenza che vede unaprogressiva affermazione delle birre artigianali. Per quan-to riguarda l'Italia, la diffusione di birra agricola sta cre-scendo sempre più, anche tra i giovani, e c'è l'esigenza di

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BALADIN GJULIA

provare prodotti sempre più valididal punto di vista della qualità. InGermania invece sembra l'esattoopposto: tradizionalmente sono

consumatoriesperti dibirra e perciòstanno inco-minciandoad assaggiareil vino.Sicuramenteè un settoreche deveancora farsiconoscere,

siamo in par-tenza e quin-di indietroanni lucerispetto aipaesi del

Nord

Europa, però si comincia a vedereun crescente interesse".

GRECALEHa un colore giallo intenso conuna schiuma morbida e persistente.Al naso presenta note di albicoccae frutta matura con un sentore difichi secchi. Al palato si evidenziasubito la nota zuccherina tipica delpicolit che però non copre il corpodenso caratterizzato da sentori difrutta a pasta gialla (gradazione9%). Può essere abbinata ad arro-sto di maiale, coniglio in umido eformaggi stagionati.

AMBRATAAlla vista è giallo carico dai riflessiambrati, con schiuma morbida epersistente. Al naso presenta notedi miele e ciliegia. Al palato si evi-denziano note di frutti rossi e sot-tobosco (gradazione 7%).Consigliata con carni alla griglia eformaggi stagionati.

BIANCAColore giallo con riflessi mandari-no, schiuma fine e persistente. Alnaso presenta note erbacee e dimalto. In bocca è piena e rotondacon sfumature di agrumi (gradazio-ne 6%). Si abbina con piatti spe-ziati, formaggi a media stagionatu-ra o erborinati

BIONDADal colore giallo limpido, schiumasottile. Al naso presenta note diagrumi e fiori bianchi. Al palato sievidenziano i toni del malto e delluppolo (gradazione 5,5%). Siaccompagna bene con pollo, frittu-ra, formaggi a pasta morbida oanche con una semplice pizza.

NERAUna birra da "meditazione". Alla

vista ha un colore denso e schiumacolor cappuccino. All'olfatto colpi-sce una nota di ciliegia sotto spiri-to, malto e liquirizia. Al palato èvellutata con note di caffè e nuova-mente di liquirizia, che persiste nelfinale (gradazione alcolica 8%). Siabbina con selvaggina, dolci cre-mosi o cioccolato fondente.

Per accontentare una clientela piùgiovane la famiglia Zorzettig hasviluppato anche un altro prodotto,separato da birra Gjulia. Si chiamaToz, una bionda realizzata semprecon il processo di lavorazione arti-gianale ma più leggera e beverina,imbottigliata nella classica longneck. E' pensata per l'estate, vienedistribuita in bar, birrerie e localinotturni. Ha un colore giallointenso con riflessi aranciati. Alnaso presenta sentori di frutta eagrumi, al palato è fresca (4,8%).C'è anche in versione easy (4%):colore giallo carico con schiumacremosa, al naso presenta note diorzo, al palato è lievemente spezia-ta.Questa birra prende il nome da un

personaggio benvoluto da tutti nelpaesino di provenienza dei duetitolari: "toz" in friulano significainfatti "grosso, tozzo". L'omone in sella al suo scooter rap-presentato sulle etichette (disegnonato dalle matite di Siria, figlia diMarco Zorzettig) era infatti unassiduo frequentatore del bar delpaese, dove beveva abitualmente lesue birre e chiacchierava con icompaesani. Dopodichè si infilavail casco, che gli stava piccolo acausa della sua stazza, e se ne tor-nava a casa in vespa. Il classico "gigante buono" che inogni piccolo centro diventa un per-sonaggio. >>

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94 Euposia Settembre- Novembre 2013

Teo Musso apre a Milano, nella centralissimavia Solfernino, una nuova birreria, la decima

in Italia, dove presenta tutta la sua produzione di microbirrificio di prestigio

e grandi specialità gastronomichetesto di Daniela Scaccabarozzi

LA DECIMA

BIRRA BALADIN

<< Baladin (che significa cantasto-rie in francese) è sinonimo di birraartigianale di altissima qualità. Ilsuo fondatore ha cominciato, tra iprimissimi,a produrla nel 1996.Eclettico, geniale ed un po' folle(ma chi è quel genio che non loè?), ha iniziato a fare birra inmaniera rocambolesca, in un gara-ge a Piozzo (CN), suo paese d'ori-gine.Figlio di contadini, con un padreanche viticoltore che lo obbliga abere vino a tavola, Teo Musso deci-de di bere birra per sfida e ad essasi appassiona, tanto da aprire unabirreria nel 1986 dove però propo-ne inizialmente una gamma dialtre aziende. Finchè, nel 96appunto, non si mette in testa di

prodursi la birra da sé .Nonostante gli esordi difficilissimiin un mercato che allora non capi-va le sue creazioni, Musso nondemorde e piano piano i clienti delsuo locale in primis cominciano adapprezzare quella birra non pasto-rizzata e filtrata.Successivamente, decide di selezio-nare 500 ristoranti italiani ai qualilasciava tre bottiglie da testare, cer-cando di fare capire che il suo pro-dotto può essere anche abbinato aicibi in maniera egregia e, lenta-mente, arrivano finalmente i risul-tati.Oggi Baladin ha in gamma circa30 birre, una diversa dall'altra etutte buonissime, frutto dellalunga sperimentazione maturata

negli anni e che, già da diversotempo, esporta in tutto il mondocon grande successo. Le birre di Teo Musso sono intri-ganti, eleganti, hanno personalità econvincono al primo assaggio.Sono tutte rifermentate in bottigliaed hanno una complessità di pro-fumi e sapori che più si avvicinanoal vino piuttosto che ad una birraindustriale.Si dividono principalmente in cin-que categorie: le speziate, le puromalto, le luppolate, le speciali e lariserva Teo Musso.Le speziate sono realizzate concereali atipici e speziature partico-lari, che tuttavia non sono maiinvadenti. Tra queste abbiamo assaggiato la

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Isaac, una blanche dal colore aranciato chiaro, fatta confrumento crudo ed aromatizzata con coriandolo e scorzad'arancia. Al naso presenta anche dei profumi di agrumie lievito. Al palato risulta fresca e leggera.Nora invece è dedicata all'antico Egitto. Ed infatti èprodotta con grano khorasan Kamut biologico con l'ag-

giunta di mirra e zenzero. Di colore ambrato, in bocca èmolto accattivante, con sapori che ricordano anche icanditi ed i frutti esotici.Poi ci sono le Puro malto, con le quali il fondatorevuole dimostrare che utilizzando i soli ingredienti base(acqua, malto, luppolo e lievito, charamente tutti di

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BALADIN A MILANO

ottima qualità) si possono ottene-re prodotti di grande complessità. Tra queste segnaliamo la Super, laprima birra nata in bottiglia, chericorda lo stile belga. Dal coloreambrato, si distingue per il suoprofumo di frutti tropicali e mar-zapane, che ritroviamo anche inbocca, seguito da un retrogusto difrutta secca. Le luppolate invece sono forse lepiù classiche, fatte appunto conl'ingrediente più antico e più uti-lizzato, che donano quel tipicogusto amarognolo. Qui abbiamo assaggiato laNazionale, la prima birra ottenutada materie prime italiane al100% . Semplice, pulita, ottenuta con gliingredienti standard, ma con l'ag-giunta di bergamotto e coriando-lo che ben si amalgamo tra diloro.Passiamo poi alle speciali, chevengono prodotte in numerolimitato, sia perché utilizzanomaterie prime per lo più stagio-nali, sia perché sono il frutto diuna sperimentazione, appunto,specialeCi è piaciuta in particolar modola Mama Kriek, una birra acidafatta con le amarene selvatiche. In questa gamma segnaliamo poiquella alla zucca, quella al mieled'erica e quella di Natale con bac-che di vaniglia e cioccolato. Tutteparticolarissime ed assolutamenteda provare.Infine, vogliamo parlare delle ori-ginali birre della riserva TeoMusso. Queste creazioni rappre-sentano l'unione della birra con ilvino e la "riappacificazione" diTeo Musso con suo padre Enrico.Esse sono infatti affinate in legno,per lo più barriques, che sonostate donate dai più grandi pro-duttori di vino italiani.

Lune è dedicata ai grandi vinibianchi. Realizzata con farro edorzo italiani, matura nei legni chehanno ospitato alcuni dei vinidell'eccellenza nazionale. Terreinvece, dedicata ai grandi vinirossi, è prodotta con riso e orzodei campi piemontesi ed è affina-ta nelle botti regalate dai piùfamosi vignaioli di uve rosse ita-liani.Anche quelle che vengono defini-te birre "da divano" come leXyauyù (nelle versioni oro, barrele fumé) appartengono al mondodelle macro ossidazioni e sonomaturate in legno.Hanno tutte un colore bruno,

con riflessi ramati e si presentanosenza schiuma e gasatura. Al naso hanno profumi di fruttasecca, canditi, caramello e legno(a seconda della tipologia). Sonoimportanti, strutturate, ed alcoli-che, da bere a fine pasto.Ma Teo Musso non si limita soload inventare birre, ma segueanche ogni dettaglio relativoall'arredamento di ogni suo loca-le, che sono uno diverso dall'al-tro. Il design è studiato in collabora-zione con un'artista croata che loaffianca dal 2000, insieme allaquale lavora per dare un'anima(come ci rivela lui) ad ogni locale.Quello di Milano è disposto sudue piani. Il piano terra ricordaun pò una birreria belga, con ilbancone ed i tavoli in legno mar-rone scuro, gli specchi ed i lam-padari a grandi boules, mentre ilpiano sottostante è caratterizzatodai mattoni a vista, dal legnonelle diverse tonalità, da un pic-colo caminetto e dai toni caldiche lo rendono accogliente insie-me ai mobili e dalle sedie in stilevintage, che ti fanno sentire comea casa di amici.

E dato che niente viene lasciato alcaso, anche le musiche, altragrande passione giovanile delnostro ideatore, sono curate diret-tamente da lui.Per quanto riguarda invece la pro-posta gastronomica, Musso dimo-stra grande sensibilità anche perla qualità dei cibi, a partire dallacarne "La Granda" presidio SlowFood della razza bovina piemon-tese, offerta sia negli hamburgersche nelle tagliate e nelle tartare dicarne cruda.In onore del capoluogo meneghi-no, è stato inoltre studiato unhamburger speciale, ovvero l'os-sburger: ossobuco alla milanesecon crema di zafferano e midollo,cotto a bassa temperatura.Un'idea geniale per un piattodavvero gustoso e dalla carnemolto tenera.Poi ci sono le fatate, vale a dire lemitiche chips di patata aromatiz-zate in maniera originale (dalcacio e pepe, alla paprika dolce,passando dall'aglio e peperoncinoo al sale marino di Trapani).Anche la coltivazione di questotubero avviene in Alta Langa conla supervisione di Teo Musso. E per finire segnaliamo i desserts,che sono forniti nientepopodime-no che da Ernst Knam, pasticceredi fama internazionale che propo-ne una vasta gamma di monopor-zioni, una diversa dall'altra e tuttedeliziose.La cucina è aperta dalle ore 12alle 2 di notte non-stop e tuttigiorni della settimana.E quali sono i prossimi progettidi Musso?L'apertura di un nuovo locale a

Torino che probabilmente verràinaugurato entro la fine dell'annoed anche una nuova birra ai dat-teri, alla quale quale sta già lavo-rando… >>

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AssoBirra - al termine dell'as-semblea che ha confermatoalla presidenza Alberto

Frausin e che ha visto la nomina allavicepresidenza di Piero Perron eTommaso Norsa - ha reso pubblicii consuenti dati statistici annuali: il2012 si contraddistingue per unmercato stabile, con una produzioneche torna a salire (+0,5%) insiemeall'occupazione (+4,4% rispetto al2011) a conferma di un settorevivo, fatto di imprese pronte adinvestire e di nuove realtà imprendi-toriali che stanno nascendo. Preoccupa il calo di vendite in Italiadei primi 6 mesi del 2013, mentreper le aziende associate l'export chetorna a crescere resta un fiore all'oc-chiello: la flessione delle vendite inItalia tra gennaio e giugno è pari a -3%. Dall'altro lato i dati dei primi4 mesi del 2013 relativi alle aziendeassociate parlano di un export chetorna a crescere (+2,7%), senza peròcompensare il calo del mercatointerno.Nel 2012 i 16 stabilimenti (14industriali e 2 malterie) e gli oltre500 microbirrifici distribuiti sul ter-ritorio nazionale (che confermano ilpositivo e rinnovato spirito impren-ditoriale del Paese) hanno prodottocomplessivamente 13 milioni e 482mila ettolitri (+0,5%), mentre ilconsumo pro-capite segna 29,5 litri,in calo rispetto al 2011 del -1% elontano dai livelli pre-crisi. Nota positiva la crescita dei livellioccupazionali del +4,4%.Da segnalare, infine, che dopo annidi crescita a doppia cifra, le esporta-zioni si stabilizzano, restando legger-mente al disotto dei 2 milioni diettolitri (1.990.000 hl), cifra supera-ta per la prima volta nel 2011.

«Questi risultati - prosegue Frausin- testimoniano la vitalità del settoree, se si considera il contesto nazio-nale e internazionale poco favorevo-le in cui sono stati ottenuti, pensoche possano e debbano renderciancora più orgogliosi per quantofatto».Nel 2012 sono stati prodotti 13,4milioni di ettolitri di birra (+0,5%).È il secondo miglior risultato disempre, dopo il picco del 2003. Diquesti, circa il 15% è stato esporta-to, mentre il resto ha soddisfatto il65,1% della domanda interna dibirra. In pratica, 2 bicchieri di birra su 3del totale consumato in Italia sonostati prodotti nel nostro Paese.Buoni anche i risultati della produ-zione di malto, risalita a 649.140quintali (+3,1% rispetto ai 629.681del 2011), come sempre interamen-te assorbiti dall'industria italiana.Il settore birrario europeo hamostrato un andamento più “lento”di quello italiano: la produzioneUE-27 più Svizzera e Norvegiasegna -0,4% sul 2011. L'Italia siconferma il decimo produttoreeuropeo, in una classifica guidatadalla Germania, seguita da GranBretagna e Polonia. Ma precediamopaesi di consolidata tradizione birra-ria come Austria, Danimarca eIrlanda.A rallentare il settore potrebberoessere gli effetti nefasti del recenteaumento delle accise: il rischio è chesi ripeta quanto accaduto nel regnoUnito dove, ad un aumento fiscalesenza limiti, è corrisposto un crolloverticale tanto dei pub che dei con-sumi domestici. E oggi, in Italia,più di un terzo del costo è determi-nato da imposte e tasse.

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N e w s

BIRRA, MERCATO STABILE E OCCUPAZIONEIN AUMENTO. E CRESCE L’EXPORT

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BIRRE DAL BELGIO

Di monaco in monaco, di mastro birraio in mastro

birraio.La storia della birra belga

St.Stefanus raccontata da Jef Versele

di Francesco Vavassori

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TRADIZIONEE

FAMIGLIA

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Nella capitale europea si pos-sono trovare almeno uncentinaio di produttori di

birra più svariate - circa 600 in tota-le - che sanno come “animare” letranquille strade belghe. Un tocco dicolore per ravvivare un po’Bruxelles, dominata da un tempoquasi perennemente grigio e nuvolo-so. Per chi ha meno confidenza coisapori si può iniziare da una birraleggera come la “Blanche” cui vieneaggiunto per abbassare il sapore dilimone, il famoso “Kriek”, oppure la“Framboise”, col lampone: duescommesse sicure.Per chi è già un po’ più esperto,oppure è un amante dei gusti piùdecisi, birre come “Orval”,“Rochefort' o “Chimay possonoentrare senza timore alcuno nelvostro taccuino di degustazione.Ecco sei birrerie da non mancare.

TOONE BREWERY

Nel centro di Bruxelles - Impasse deSainte Petronilla, vicino al Marchéaux Herbes - si trova la fabbrica dibirra Toone, la cui caratteristicaprincipale è quella di aver trovatospazio in un antico teatro di mario-nette. Potete farvene raccontare lastoria. Di questo birrificio, in evi-denza ...

LE CIRIO

Al numero 18, rue de la Bourse, sitrova una delle istituzioni della città:il Caffè Le Cirio. Quando si varca laporta il tempo sembra essersi ferma-

INVITO ALLA SCOPERTA

BIRRE

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Tutta Bruxelles in un boccale di birra

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< Due storie che si uni-scono. Due esistenzeparallele ed accomunatedalla passione per la pro-duzione di una grandebirra che grazie all'incon-tro di 35 anni or sono,hanno garantito quellache potremmo riassumerein una parola: la continui-tà.Due storie, dicevamo: laprima risale alla fine delXIII secolo ed è legata alleattività collaterali che sisvolgevano tra le mura diun antico monasterobelga, culla dell'ordineAgostiniano. La secondatrae invece origine qual-che secolo dopo, e preci-samente dal 1784, annoin cui Giovanni BattistaDe Bruin, capostipitedella famiglia VanSteenberge, inizio a ven-dere la sua birra in un bardi un villaggio del Belgio.Cosa accadde tre lustri emezzo fa? L'Abate delmonastero St. Stefanus diGand, oggi capitale delleFiandre orientali, decise dicedere, ovviamente dietroun lucroso e doverosocompenso, alla famigliaVan Steenberge ricette ediritto di produzione del-l'omonima birra d'abazia.E si fece promettere cheavrebbero fatto assaggiarequesta speciale birra allegenerazioni future.La promessa fu mantenu-ta e ancora oggi è possibi-le gustare quella birra,

naturale al 100%, nonpastorizzata, non filtrata ead alta fermentazione.Anche in Italia, grazie adun accordo con BirraPeroni. A testimoniareche nulla è cambiato c'èoggi Jef Versele, mastrobirraio, sesta generazionedella famiglia. Abbiamoincontrato Versele,checontrolla personalmentetutti i passaggi produttividella St. Stefanus, inItalia, durante una suarecente visita. Alto, spalle larghe, occhia-li dalla montatura leggera,Versele trasmette sicurezzae caparbietà al tempo stes-so. Custodisce non tantodei segreti, visto che saràlui stesso a raccontarcicon dovizia di dettaglicome nasce questa birra,ma una sorta di ereditàimportante, che arriva daun lontano passato e chelui stesso si impegnerà atraghettare ad un suo suc-cessore.

COME NASCELA ST. STEFANUS?Gli ingredienti utilizzatiper la produzione dellabirra St. Stefanus sono:acqua, malto d'orzo, riso,lieviti e luppolo. In parti-colare, l'acqua utilizzataproviene da tre fonti dellazona e viene purificatacon sali così da rimuoverele tracce di ferro. Poi ven-gono aggiunti i tre diversimalti in cui si è sciolto

dello zucchero liquido,come vuole la tradizionedei monaci trappisti.Durante il ciclo iniziale difermentazione, per far siche questa resti attiva, illievito viene aggiunto len-tamente e in modo rego-lare. Alla fine di questoprimo ciclo la birra nonviene pastorizzata e partedel lievito viene rimossoprima che la birra inizi lamaturazione, durante laquale riposa per quattrosettimane alla temperaturadi 2° C . Dal momento incui la birra si è stabilizza-ta, il lievito si depositaprogressivamente. Anchese questa è una fase cru-ciale nella produzione dibirra, questo metodo dimaturazione è raro tra lebirre ad alta fermentazio-ne.Successivamente siaumenta la temperatura,così da creare l'ambientefavorevole per l'aggiuntadei due lieviti successivi.A questo punto è ilmomento dell'imbotti-gliamento e i lieviti ven-gono aggiunti con unagoccia d'acqua e un po' dizucchero. L'acqua faschiumare la birra, per-mettendo così di elimina-re l'ossigeno dalla botti-glia prima che vengaposto il tappo.Le bottiglie sono conser-vate a 24° C per due setti-mane, consentendo la fer-mentazione secondaria.

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TRADIZIONE BELGA

to sembra essersi fermato perla sua decorazione rococò.Si può bere una buona lagerda poco più di due euro. E’possibile anche mangiare.

NOI CERCUEIL

Un altro posto speciale e unpo 'cupo per una birra è LeCercueil (The Coffin) inHarengs Street 10, vicino alla

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BIRRE

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TRADIZIONE BELGA

Grand Place. Stile “gothic “ per ilbar che serve drink in brocche aforma di teschio.

CAFFÈ DELIRIUM

Il bar dell’elefante rosa offre oltre2.500 birre diverse da tutto ilmondo. Nel caffè Delirium,molto vicino alla Grand Place(Impasse de la Fidelité, 4) si tro-vano le birre tipiche dei monaste-ri trappisti belgi e di abbazia,varietà provenienti da tutto ilmondo, ma anche altri saporidiversi per i più audaci: cioccola-to , banana, noce di cocco ...

MOEDER LAMBIC

La catena offre una birra MoederLambic, fermentato all’aperto,proprio a Bruxelles. La fabbrica èa soli due isolati dal bar, che sitrova al numero 8 di PlaceFontainas. Questa struttura servesoltanto la birra fatta in casa,caratterizzata dal gusto di sidro.

250 BEERS

& BEER PLANET

Per coloro che vogliono tornare acasa con molti ricordi della birrabelga, è possibile rifornirsi indiverse birrerie intorno alla zonadella Grand Place. Uno dei siti è di “250 beers” inRue au Beurre 32, e un “PlaneBeer” in rue de la Fourche 45. Inentrambe le birrerie è possibiletrovare una grande varietà di mar-che e sapori.

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Una volta che le bottiglie vengonorimosse dalla zona di fermentazio-ne sono conservate a temperaturadi cantina per un minimo di tremesi, con l'obiettivo di sviluppareil sapore caratteristico. St. Stefanus,che ha una gradazione di 7°, poicontinua la sua maturazione fino aquando si decide di aprire la botti-glia; a 3 mesi di maturazione sigode di un gusto giovane fresco efruttato mentre i sapori che si svi-luppano durante i mesi di conser-vazione diventano più complessi earomatici.

CHI È JEF VERSELE?Dopo gli studi di diritto sociale,materia piuttosto generica che,volendo, gli avrebbe permessodiversi sbocchi professionali, l'allo-ra diciottenne Versele aveva unasola certezza: amava alla follia ilbirrificio di famiglia e trascorrevavolentieri le vacanze al fianco delnonno. Dopo un breve periodo dilavoro nell'azienda del padre,impegnato sul fronte dell'alleva-

mento di animali, Jef si è dedicatonuovamente agli studi iscrivendosialla Scuola di produzione dellabirra di Gand dove capisce che dalnonno, ottantenne, avrebbe forsepotuto imparare di più. Organizzacon lui ogni venerdì dei momentidi incontro e degustazione daiquali riesce a carpire i segreti chenessuna scuola ti può spiegare.

Cosa è cambiato ora che il bir-rificio Van Steenberge si occupadi produrre St. Stefanus?

«Molte cose - risponde Versele -.Non tanto per quanto riguarda laproduzione della birra, quanto perle tecniche di ogni singola fase delprocesso, che sono miglioratemolto. Ci sono differenze notevolirispetto a 20 anni fa, figuriamoci700! Eppure, alcune cose sonorimaste del tutto inalterate.Utilizziamo ancora lo stesso lievito,produciamo la birra alle stesse tem-perature e seguiamo lo stesso meto-do di rifermentazione. La verità èche alcuni elementi fondamentalinon possono essere migliorati ulte-

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Tre momenti della presentazione di St.Stefanus a Milano all’inizio dell’estate

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riormente».St. Stefanus è alquanto insolitapoiché utilizza tre lieviti e con-tinua ad essere fatta maturarein bottiglia. Perché la birraviene prodotta in questomodo?

«Questo metodo ci è stato tra-mandato dai monaci e ha lo scopodi preservarla più a lungo, oltre adoffrire a chi la beve l'opportunitàunica di scegliere come gustare lapropria birra. Per la maggior partedelle birre, l'ossidazione comportaun deterioramento della qualitàgià durante l'imbottigliamento:nel caso di St. Stefanus, aggiungia-mo altri due lieviti proprio inquesta fase. Il primo lievitorimuove l'ossigeno per impedirel'ossidazione e garantire sempreuna birra di ottima qualità. Ilsecondo lievito fermenta gli zuc-cheri rimanenti. Questa fermenta-zione ha luogo fino a quando labottiglia non viene nuovamenteaperta. Man mano che la birrainvecchia o matura, viene fermen-tato sempre più zucchero e questorende la birra più corposa e il suosapore più complesso.

Fondamentalmente il sapore èdato dal lievito e dallo zucchero.Se apri una bottiglia di St.Stefanus appena uscita dalla canti-na, noterai che ha un sapore fre-sco e fruttato, poiché la quantitàdi zucchero è ancora elevata. Mase aspetti e la lasci maturare, il lie-vito avrà trasformato buona partedello zucchero e il sapore saràcompletamente diverso. In questomodo chi la beve può scegliere sefarla maturare o aprirla subito edecidere quindi come gustare lapropria birra».

Il vostro birrificio è una que-stione di famiglia: chi pensache subentrerà in futuro?

«Chi ha più passione. Il birrificiopotrà prosperare solo se alla guidaci sarà qualcuno che vuole davverostare lì. La mia "regola" è che nes-suno può occuparsene prima deitrent'anni. Nel birrificio viviamofondamentalmente come su un'i-sola, il che può renderci intransi-genti sul modo di fare le cose.Ogni mastro birraio deve saperecome motivare i suoi dipendenti;è questa la sfida più grande di unbirrificio». >

BIRRE TRADIZIONE BELGA

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LA DEGUSTAZIONE

Così evolvein bottigliala St. Stefanus

Come ci ha spiegato Versele laSt. Stefanus evolve, in botti-glia, nel tempo. Ecco, in

forma più dettagliata e dal punto divista organolettico, cosa scopriremoaprendo birre imbottigliate in tempidiversi.Una birra fresca e fruttata a 3 mesi:inizialmente la St. Stefanus è bion-da, con un colore ambra chiaro. La schiuma risulta cremosa e persi-stente. Al naso si presenta con notedolci di caramello, sentori di pom-pelmo, mela verde, chiodi di garofa-no, cannella, banana e un tocco dipesca. In bocca il sapore è equilibrato dal-l'inizio con il caramello, e il finalecon un pizzico di acidità e luppolosecco.Una birra complessa e aromatica a18 mesi: col tempo il colore ambra-to diventa più forte, si riscaldaintensificando il tono, mentre laschiuma risulta più delicata. Al naso gli agrumi si sono evoluti innote di scorza candita, con sentoridi albicocca e mango. Al palato la dolcezza è maturata,rivela intense note di marmellata diarance con tocchi di vaniglia, cara-mello e mandorla. A questo puntola birra risulta più rotonda e com-plessa.

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PILSNER URQUELL

ALLA GUIDA DELMITO

Sarà un manager italiano, Paolo Lanzarotti,a dirigere la capogruppo boema di Pilsner

Urquell. Un segno del peso sempre piùforte del nostro Paese nel settore

< E’ un manager italiano, PaoloLanzarotti, a guidare dallo scorsoagosto Plzensky Prazdroj, la piùimportante compagnia di birradella Repubblica Ceca, alla qualefa capo Pilsner Urquell, la primabirra chiara al mondo. La sededell'azienda, di proprietà diSABMiller, si trova in una dellecittà più importanti della Boemia,Pilsen, ed è proprio lì che il 5ottobre di 170 anni fa nacque l'o-riginale Pilsner Urquell per operadel mastro birraio bavarese JosefGroll che utilizzò il luppolo Saaz,il più pregiato al mondo, ilmiglior orzo moravo, il lievito Hche Groll ebbe da un monaco infuga e ancora oggi segreto, infinel'acqua straordinaria di Pilsenche regala alla birra l'inconfondi-bile purezza. Questo evento fu così importanteda dare il via alla produzionedella tipologia birraria tuttora piùdiffusa nel mondo, pilsner o pils.È per celebrare la propria autenti-cità che la bionda di Plzensky

Prazdroj è l'unica a potersi chia-mare Urquell che significa dallafonte originale.Una sfida importante, dunque,per Lanzarotti che non è nuovo aincarichi di grande prestigio:Direttore Commerciale Italia inBirra Peroni e, fino a ieri, numerouno di SABMiller in India. La Repubblica Ceca, rappresentaper SABMiller un paese di massi-mo prestigio e importanza, patria

dei più grandi consumatori dibirra al mondo che vantano unamedia di circa 150 litri annui,pro capite, oltre ad essere famosiper il gusto particolarmente raffi-nato. Nel 2012 Plzensky Prazdroj haprodotto quasi 9,9 milioni diettolitri di birra, esportati in piùdi 50 paesi del mondo.

Un importante incarico in unmomento difficile per l'econo-mia, specialmente nel vecchioContinente: quali sono lenuove sfide che vuole affron-tare?

«Essere alla guida di PlzenskyPrazdroj è un grande privilegioprofessionale e una vera emozionepersonale: da appassionato dibirra è un po' come entrare nelmito perchè è qui che la storiadella birra chiara ha avuto inizio.Pilsner Urquell non è mai cam-biata in 170 anni, ad evolversi èstato il processo produttivo conl'innovazione tecnologica, per-mettendoci di offrire un prodotto

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perfetto e una qualità semprecostante senza mai piegarsi allemode o al mercato: atteggiamen-to vincente e che ha sempre ripa-gato. Ora la sfida sta nel diffon-dere questo eccellente prodotto inmodo sempre più incisivo, facen-do percepire l'unicità e la pre-miumness di una birra che hal'autorevolezza di essere la primae l'originale, il lusso delle materieprime ricercatissime e di una curaalla maniera artigianale ma con lagrande opportunità che solo l'in-dustrializzazione regala: la possi-bilità di essere reperibile in tuttoil mondo, nei luoghi in cui si diavalore alla qualità, e di poter

godere di tutto ciò che PilsnerUrquell rappresenta ad un prezzoaccessibile a ogni consumatore».

SABMiller pone molta atten-zione al Paese Italia. La sceltadi puntare su un manager cheha conosciuto a fondo il mer-cato italiano può essere lettacome una conferma?

«Pilsner Urquell incarna uno stileche dà grande valore alla qualità,al bon vivre, alla cultura intesaspecialmente come esperienza etradizione, come autenticità;l'Italia è tutto questo e il mercatoitaliano, in base alla mia esperien-za, è sempre più ricettivo e piùselettivo: i trend arrivano, e passa-

no, ma l'italiano alla fine ricercala concretezza e l'affidabilità. Il fenomeno dei birrifici artigia-nali è stato molto positivo per unprodotto come Pilsner Urquellperchè ha contribuito a diffonde-re in modo capillare la culturadella birra di qualità e qualunquemastro birrario non può prescin-dere dalla prima birra chiara almondo, sempre avvicinata conrispetto e riconoscenza. Io ho grandi aspettative sull'Italiaperchè l'italiano non beve perabitudine, come in altri Paesi, maper scelta e Pilsner Urquell hatutte le carte per essere "la" scel-ta». >

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Sempre più birra nei consumi degli spagnoli,così oltre ai colossi del settore come Mahou

si muovono anche decine di nuovi microbirrifici artigianali.

Ecco quelli più interessantitesto di Antonio Diaz

RITORNO ALLEORIGINI

ARTIGIANALI DI SPAGNA

<< Nella Spagna della crisi economi-ca c'è un piccolo boom: è quellodel franchising de “La Sureña”, ilbirrificio andaluso del gruppoMahou-San Miguel (il primo spa-gnolo per volumi produttivi, ven-dite - 1.17 miliardi di euro, dipen-denti, 2mila500, e capitale - 100%iberico-) che ha avviato un proget-to di sviluppo delle vendite attra-verso la cessione di licenze d'usoper piccole birrerie specializzatenell'offrire la "birra del Sud" piùuna serie di piatti, tipici, semplici,ma molto gustosi, a basso costo.Boom immediato con oramai deci-ne di birrerie La Sureña in Spagna,più una a Miami.La conferma - al di là delle consi-derazioni sull'andamento low costdell'economia - che nei paesi medi-terranei, i primi produttori di vino

al mondo, si stia assistendo ad unagenerale inversione di tendenza conlo spostamento verso il consumo dibirra: in Spagna, quarto Produttoreeuropeo di “bionda” dopoGermania, Regno Unito e Polonia,siamo arrivati a 47,5 litri a testal'anno.Ovviamente, nella penisola ibericala birra è arrivata ben prima delvino: il ritrovamento archeologicopiù importante data al 3000 a.C.in Catalogna, a Cueva CanSadurnì, la sua produzione, anchese altre tracce portano questa dataal 4.400 a.C. Fu poi Carlo V° aspingere per il consumo di birra e afavorire l'avvio dei primi birrificinella Madrid imperiale “che nonvedeva mai il tramonto del sole”del XVI° secolo.Con un pedigree di questa natura

non stupisce il boom attuale deimicrobirrifici a Madrid come nelresto della Spagna: dai Paesi Baschialla Catalogna all'Andalusia, tantoche la prima “Guía de cervezasartesanas españolas” ha raggiunto69 produttori e 215 referenze.A David Castro (nella foto a pagi-na 84) un passato come dirigentedi una grande azienda di computer,è sempre piaciuto fare le cose nelmodo tradizionale: dolci Segovia(come faceva la nonna ),salsicce,bistecche, torte ... naturalesperimentare con la birra. Successoimmediato in famiglia e presso gliamici che a loro volta l'hanno pro-posto ad altri amici e così via. Ilpassa-parola, la crisi economica, ilmomento non brillante dell'infor-matica: tutto ha portato nel 2011ad avviare la Cervecerìa La Cibeles,

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a Madrid, che oggi produce quin-dici tipi differente di birra perché,spiega «Bisognerebbe riuscire a pro-durre una birra per tutti i gusti,anche se al momento questo è ilmassimo a cui possiamo avvicinar-ci».«Con la birra artigianale - aggiungeCastro - stiamo ripetendo un anda-mento simile a quello che è succes-so con il vino: 40 anni fa c'eranocirca 10 aziende vinicole di qualità;ora se ne possono trovare pratica-mente in ogni regione e il consu-matore adesso sa cosa sia un buonvino». La produzione di La Cibelesnel 2012 è stata di poco più di120mila litri.Naturbier , sempre a Madrid, inPlaza de Santa Ana , è quasi unclassico in materia di birre artigia-nali, con la possibilità di vedere dalvivo l'intero processo di produzio-ne.Tiene un proprio bar anche la“Fábrica Maravillas”, nella calle deValverde, che produce la“Malasaña Ale”, la “SaisonValverde”, la “Triple Maravillas” e

la “Cabrona”. Non molto lontano, a Ballesta, sitrova “Irreale”, dove vengono servi-te esclusivamente birre artigianalidi molti parti del mondo (Italiainclusa).Altra realtà in forte espansione è la“Calvin's Beer” a Pozuelo che dasei anni serve la propria birra - pro-dotta secondo la legge di purezzatedesca del 1516 utilizzando soltan-to acqua, malto e luppolo - in duetaverne di proprietà.«Se ci confrontiamo con l'industriadella birra - sottolinea CarlosCalvin, uno dei titolari - il settoredella birra artigianale spagnola èancora molto piccolo, ma vediamouna costante crescita e richiesta perla "cultura della birra". Si avvicinasempre più gente, anche estranea alnostro mondo, che si informa,chiede e prova le birre artigianali».Il “Miglio d'oro” della birra aMadrid potrebbe essere la Calle delCardenal Cisneros, attorno allaquale si trovano molte birrerie:L'Europe, Oldenburg, La Casa dela Cerveza, Kloster e negozi come

The Beer Garden* * *

Questa è una piccola selezione deipiù interessanti birrifici artigianalidi Spagna

* * *CATALOGNARosita( Alcover. Tarragona ).Ha iniziato la produzione nel 2007e con le sue molte varietà ha con-quistato chef come Ferran Adrià ,Sergi Arola, Santi Santamaria eCarme Ruscalleda, che hannoincluso questa birra nella carte deipropri ristoranti. La sua fama hasuperato i confini spagnoli ed oggila sua piccola produzione vieneesportata in Australia, Finlandia ,Italia e Giappone .

Cervesa Montseny ( Sant Miquel de Balenyà .Barcellona )Vijande Paolo andò in Inghilterra

per studiare l'inglese e tornò a casainvece con la ricetta per la produ-zione di birra artigianale . Si miseal lavoro con un gruppo di amici

BIRRE ARTIGIANALI DI SPAGNA

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NNeeggoozzii::CERVEZORAMASan Andrés, 29LA BUENA PINTAmercado de SanFernando; Embajadores,41LA TIENDA DE LACERVEZARuda, 12THE BEER GARDENCardenal Cisneros, 10LABIRRATORIUMBlasco de Garay, 21

BBiirrrriiffiiccii AArrttiiggiiaannaallii::LA VIRGENwww.cervezaslavirgen.comLA CIBELESwww.cervezaslacibeles.comCERVEZAS ARTESANALESLESTwww.cervezaslest.es

BBiirrrreerriiee ccoonnPPrroodduuzziioonnee PPrroopprriiaaNATURBIER

plaza de Santa Ana, 9FÁBRICA MARAVILLASValverde, 29CALVINS BEERa) Henry's Tavernavenida de Europa, 25,b) Calvin's Beeravenida de la Comunidadde Madrid, 3, Pozuelo

BBiirrrreerriiee SSppeecciiaalliizzzzaatteeEL PEDALArgumosa, 33LA TAPESan Bernardo, 88IRREALEBallesta, 15ANIMAL PICAR & BEERHartzenbusch, 9L'EUROPECardenal Cisneros, 19

OLDENBURGAlburquerque, 13LA CASA DE LA CERVEZALuchana, 15KLOSTERCardenal Cisneros, 25

GUIDA ALLA MADRID DELLA BIRRA

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BIRRE ARTIGIANALI DI SPAGNA

ed oggi le loro bottiglie sono ven-dute anche negli Stati Uniti .

Moska di Girona( Sarrià de Ter . Girona)Josep Borrell si raccomandò a SanNarciso prima di lasciare il postofisso nel 2007 ed avviare la produ-zione della sua birra artigianale.Per questo aiuto "divino" si ispiròanche alla leggenda del Santopatrono di Girona per battezzare ilsuo prodotto. Con un Santo allespalle e i servizi che Josep offre aisuoi clienti - conferenze e corsidi degustazione - il birrificioha consolidato il propriomercato e oggi vede unalista crescente diristoranti mettere incarta la sua birra.

MADRIDNaturbier( Plaza de Santa Ana, 9 . Madrid )Tra Sol e Atocha, laPlaza de Santa Ana è unparadiso per gli appassiona-ti di birra e il luogo per colo-ro che vogliono gustare una birradiversa è Naturbier dove vienedirettamente prodotta la birra ser-vita ai tavoli.

Calvin's Beer( Avenida de la Comunidad deMadrid , 3 . Pozuelo deAlarcón )Taverna-ristorante in stile irlandeseavviata dai fratelli RodríguezCalvin che uniscono la produzionedella propria birra con una varia ecomplessa cucina mediterranea.L'idea ha funzionato ed oggihanno aperto un altro locale -identico come immagine - adAlicante (plaza de San Cristóbal,2).

La Cibeles

( Madrid Alcorcon) Nuovo microbirrificio, con unsolo anno di vita, La Cibeles vuolesfondare nel mondo delle birreartigianali .Prima di lanciarsi sulmercato, David Castro, ha lavora-to e sperimentato per oltre undecennio e dopo moltissime cotteha delineato la linea di produzio-ne. Esattamente come la immagi-nava.

VALEN-CIATyris( Riba - roja de Turia .

Valencia)Con un poco più di un anno dipresenza sul mercato, questa birradi frumento prodotta da due gio-vani valensiani ricorda col suonome il passato fenicio e birraio diqueste terre bagnate dal fiumeTuria nonché il diritto degli aman-ti delle birre di innovare nelle loroabitudini . Per avvicinare i consu-matori, vengono organizzate degu-stazioni guidate e visite nel birrifi-cio.

Altura de vuelo

( Venta del Moro . Valencia) A base di prodotti locali , con lasola eccezione del luppolo , cheacquista al di fuori della ComunitàValenciana, il birrificio è nato nel2009 e con il suo nome riflette lavertigine che Diego FernandezPons sentiva quando ha deciso didiventare mastro birraio

PAESI BASCHIPagoa

( Oyarzun. Guipúzcoa )Pioniera delle birre artigianalibasche, la Pagoa, con unadecade di storia sulle spalle, èdiventata una delle pochebirre artigianali davveroconosciute grazie alla sua

presenza capillare dal nord dellaSpagna sino a Barcellona,

nei Porter pubs diLondra e Dublino. E'

venduta anche negli StatiUniti, in Australia e in

Giappone.

Baias( Oiardo. Álava ) Jose Luis Lopez tornò da un viag-gio in Argentina con l'idea didiventare un produttore di birra .Insieme a sua moglie , IdoiaMarañón , si sono stati lanciati nelprogetto nel 2006 ed hanno avvia-to la propria produzione artigiana-le a Oiardo, fra le rocce di diOrduña ed il massiccio Gorbeia,sul cui versante meridionale scorreil fiume Baias che fornisce al birri-ficio nome e acque. La sua produ-zione è venduta in piccole struttu-re alberghiere e negozi specializza-ti.

GALIZIASan Amaro( Redondela. Pontevedra)Andres Gonzalez e AmaroBernárdez cominciarono a casa aprodurre birra , 20 o 30 litri a set-

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timana. Il passa-parola degli amici ha portato al primosviluppo con un numero crescente di cotte. In considera-zione del successo il duo ha deciso di diventare professio-nista nel 2008 e i piani di espansione del progetto lo haportato ad avviare un proprio impianto a Redondela e diassociarsi ad un micorbirrificio melle nelle Fiandre, inBelgio.

ANDALUSIALa Fabbrica ( Troubadour , 8 . Sevilla )Situato nel cuore del centro storico di Siviglia , la fabbri-ca è un ristorante. Volendo raggiungere l'indipendenzadai fornitori , sette anni fa è iniziata la produzione svi-luppando la propria birra artigianale in loco, con unaparte della sala di cottura in piena vista dei clienti chepossono servirsi direttamente alle spine distribuite fra itavoli.

Far West ( Almería) Un film di birra . Questo è lo slogan con cui è stata lan-ciata Far West, la prima prodotta in Almeria. Il debutto èavvenuto nel maggio dell'anno scorso. Deus-ex-machinaè John Palaoro , un giovane tecnico agricolo, che consta-tando l'andamento del mercato del lavoro ha deciso dicrearsi la propria attività con la collaborazione di tutta lafamiglia . Per ora produce tre tipi di birra , una biondaleggera , una rossa corposa e una scura. >>

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< Ci sono masi e masi. Quelliposti tra i vigneti, quelli a duepassi dal centro del paese e quelli,come il maso Ungererhof, situatialla fine di una strada "senza usci-ta" lunga sette chilometri. Se il viaggio è la meta, arrivati almaso la soddisfazione è doppia: ilpercorso si snoda attraverso la Valledi Giovo, incontaminata e rigoglio-sa, e il maso, proprio collocato aipiedi della "Punta Giovo" a 1.540metri d'altitudine, ripaga della lun-ghezza del percorso; il paesaggio èidilliaco: alla fine della strada edella valle. Confine con la quotidianità e lostraordinario. Straordinaria, oltrealla posizione, è la cucina del con-tadino Walter Rainer, che ha con-

vinto la giuria dell'Unione agricol-tori sudtirolesi a nominarlo "masocon gusto 2013". Un importante riconoscimento chevede ogni anno un vincitore sceltotra tutti i "masi con gusto" - lemescite contadine appartenenti almarchio Gallo Rosso - presentinella guida cartacea gratuita "Masicon gusto" oppure consultabile online al sito www.gallorosso.it Il viaggio culinario che incominciaall'inizio della val Giovo e riempiedi colori, profumi e emozioni giàlungo la strada, trova il suo apicesulla tavola del maso Ungererhof,dove la specialità sono i tortelli abase di patate con ripieni a base diciò che offre la stagione: acetosa,ortiche, crauti, zucca nonché pino

VIAGGI & SAPORI

Il segreto dello chef: 1540 metri dialtitudine, un luogo incontaminato,prodotti di stagione che provengono

esclusivamente dal proprio maso

UNGERERHOF:VETTA DI GUSTO

GALLO ROSSOUfficio Agriturismo,Unione Agricoltori e Coltivatori DirettiSudtiroles). Tel. 0471 999308 www.gallorosso.it e-mail: [email protected]

INDIRIZZO DEL MASO:UngererhofFam. Walter RainerSchluppes 639040 Racines / ValGiovoTel. 0472 [email protected]

i

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Questi gli ingredienti- 300 g di patate farinose- 100 g di farina- 1 tuorlo d'uovo- 1 cucchiaio di burro sciolto- 1 punta di noce moscata- sale, pepe- 400 g di zucca pelata- 1 cucchiaio di burro- 2 cucchiai di cipolla sminuzza-ta- prezzemolo sminuzzato- timo- formaggio di montagnaPreparazioneTagliare 100 g di zucca a dadini,cuocere i restanti 300 g dizucca nel forno a 140 gradi per20 minuti. Rosolare la cipollanel burro, aggiungere i dadini dizucca e stufare lentamente.Sminuzzare la zucca cotta nelmixer, aggiustare di sale, pepe,prezzemolo e timo e aggiungereai dadini di zucca. Far cuocerele patate con la buccia, pelarle,passarle e lasciarle raffreddare.Mescolare il tuorlo d'uovo, ilburro sciolto, la noce moscata eil sale con le patate e lavorarel'impasto con la farina. Stenderela pasta di patate, ritagliare deipiccoli cerchi, mettere ilripieno di zucca e formare dellemezzelune. Farle cuocere inacqua salata finché vengono insuperficie, scolarle e servirlecon burro fuso e scaglie di for-maggio di montagna.

LA RICETTA VINCENTE:TORTELLI DI PATATERIPIENI DI ZUCCA

mugo. Sul menu si trovano merendetipiche con pane contadino fatto incasa, salamini affumicati, carne dicervo affumicato, carne di manzoaffumicato, speck e formaggio grigio,

zuppe di erbe aromatiche a secondadella stagione, canederli alle ortiche,agli spinaci, alla barbabietola o allospeck, "Schlutzer". Piatti di carne dimanzo, vitello, agnello, lepre e sel-

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L’ECCELLENZA DELL’ALTO ADIGE

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VIAGGI & SAPORI L’ECCELLENZA DELL’ALTO ADIGE

vaggina. Strudel e varie torte, la domenica"Krapfen" della Val Giovo. Da non dimenticare la merenda tipica del masocon diversi tipi di carne affinata e formaggio gri-gio di produzione propria. Succhi di sambuco,lamponi e more fatti direttamente al maso.L'atmosfera è tipica contadina: semplice, acco-gliente e suggestiva, oltre ad una grande terrazzaall'aperto che domina tutta la valle, ci ci si puòaccomodare nella tradizionale stube, con tavoli epavimento in legno e una grande stufa di maioli-ca che rende l'ambiente caldo da tutti i punti divista. Per l'assegnazione del premio maso con gusto2013" al maso Ungererhof sono stati valutatinumerosi parametri, oltre all'ottima qualità dellacucina, sia dal punto di vista del sapore, sia daquello della genuinità, ha avuto peso il fatto chegli ingredienti provenienti diretta-mente dal masosono davve-ro numero-si: dallacarne alleverdure, dalformaggioalle erbe rac-colte nei praticircostanti.Il maso hasaputo sfruttarenel migliore deimodi il territo-rio e si è resoquasi indipen-dente da fornito-ri esterni, propo-nendo ai propriospiti specialitàtipiche della zona,cucinate secondole tipiche ricette erese ancora piùgustose dalla fanta-sia culinaria diWalter Rainer. Chef contadino perpassione. >

Anche quest'anno, l'Associazione GalloRosso ha pubblicato la guida gratuita dei“masi con gusto”, inserendo le 41 osterie

contadine che hanno superato i controlli di qua-lità, freschezza e genuinità, dei piatti proposti: iprodotti provengono in gran parte dai masi,sono banditi i prodotti industriali e vengonoofferte solo pietanze tipiche del territorio. Nessuna bevanda commerciale, ma solo bevandetipiche del territorio, come ad esempio succo disambuco. I masi sono stati inseriti nella guidadopo un'accurata scelta, valutando diversi ele-menti in grado di garantire il rispetto dei severiparametri di qualità imposti da Gallo Rosso. Informazioni, spiegazioni e fotografie, illustranoquesti masi “gastronomici”, evidenziando le loroparticolarità. Nelle pagine della guida dei “masicon gusto” si trovano anche interessanti propo-ste sulle escursioni, descrizioni dei vini e deipiatti tradizionali. Le osterie contadine a conduzione famigliare delGallo Rosso punteggiano l'Alto Adige: 41mescite contadine a vocazione enogastronomicaattendono gli ospiti per deliziare il palato conpiatti dai nomi tanto impronunciabili quantogustosi: fra le ricette più classiche ci sono gliSchlutzer, i tipici ravioli agli spinaci;Schöpsernes, una specialità con carne d'agnello;la deliziosa Kaiserschmarren, dolce tipico altoa-tesino con mirtilli rossi, uova e farina, insaccatidi produzione propria e l'autentico speck conta-dino accompagnato da pane fatto in casa comeVinschgerl, Pusterer o Schüttelbrot. I masi del gusto sono divisi in Buschenschank eHofschank e la differenza è più semplice dellapronuncia: i primi sono situati in zone vinicoleed offrono vino proprio, i secondi sono fuoridalla classica zona vinicola altoatesina e offronoalmeno un piatto di carne di produzione pro-pria. Due le cose in comune: la cucina tradizio-nale, ricca di sapori altoatesini e l'ospitalitàautentica. La Guida può essere richiesta gratui-tamente ai recapiti indicati a pagina 92.

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E' USCITA LA NUOVA GUIDAALLE MIGLIORI OSTERIE TIPICHECONTADINE ALTO ATESINE

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< Due fra i più innovativi chef italiani - RiccardoAgostini e Gian Paolo Raschi - hanno preparato perSanta Margherita alcune ricette che rafforzassero unconcetto fondamentale, eppure spesso trascurato: ungrande vino ha bisogno di un grande piatto per espri-mersi al meglio e viceversa.I due chef hanno puntato due due vini completamen-te diversi fra loro: uno Chardonnay dell’Alto Adigeper Raschi e il Malbech del Veneto Orientale perAgostini.Questo è quanto uscito dai taccuini (e dalle pentole)del ticket gourmand.

* * *Riccardo Agostini ha puntato su un battuto di vitello-ne con crema di rape rosse affumicate. Ingredientibasici: spalla di vitellone magra, rape rosse, fiori dibroccolo, aceto di riso, olio extra vergine d'oliva, saledi Cervia, pepe bianco e saba (ovvero, il mosto cotto).Questo il procedimento suggerito: «Lavare le rape;avvolgerle in un foglio di carta argentata, salarle epeparle e poi cuocerle in forno a 180° per 45 minuticirca, in modo che la buccia esterna diventi arrostita elasci alla preparazione il sapore di affumicato. A termi-ne cottura aprire il cartoccio e frullate le rape, cosi daottenere una crema liscia e brillante. Passare la pureacosì ottenuta in un setaccio fine per eliminare i grumi,insaporire con olio, sale e pepe ed alcune gocce diaceto di riso.

ABBINAMENTI

Riccardo Agostini e Gian PaoloRaschi hanno inventato due ricette

da abbinare a Chardonnay e Malbec

ALCHIMIE IN CUCINA

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Sopra, Riccardo Agostini; sotto, Gian Paolo Raschi

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CHEF CON SANTA MARGHERITA

Sminuzzare finemente a coltello ilmuscolo di vitellone e insaporire conolio sale e pepe, aceto di riso e saba,mischiando delicatamente.Assemblare il piatto screziandolo conla crema rape rosse affumicate, al cen-tro disporvi la battuta di vitellone,contornare con alcuni petali di raperosse conditi con aceto e sale e fioripiccanti di broccolo. Completare ilpiatto con un poco d'olio extraverginea crudo e gocce di saba»Lo chef Gian Paolo Raschi ha invecepuntato per un “risotto rosso” parten-do da tre kilogrammi di pesce dabrodo (moletti, paganelli, zanchetti,anche le galere vanno bene). A questivanno aggiunte cipolle, basilico, prez-zemolo, pomodori pelati, aglio e concentrato.Questo il procedimento suggerito: Fumetto: «Far rosolare bene 3\4 di cipolla amirepoix in una casseruola con 100 gr di oliomisto. Aggiungere i pesci da brodo precedente-mente privati di occhi, branchie e interiora.Lasciare a fuoco moderato fino a quando inizia-no a cuocere anche in cima scaricando il loroliquido. Aggiungere 2 litri di acqua per ogni kgdi pesce e far sobbollire per 45 min.Filtrare e schiacciare per bene la polpa».Concentrato di pesce: «In una casseruola rosola-re 1|2 cipolla tritata e 1|4 di mazzo di prezze-molo tritato, 3 foglie di basilico e uno spicchiod'aglio. Aggiungere 150 gr di vino bianco e farridurre ma non del tutto.Aggiungere la polpa (solo la polpa) di un barat-tolo di pomodoro scolato e frullato. Facciamocuocere lentamente fino a quando il pomodoronon tende ad attaccarsi.A quel punto non facciamo altro che aggiungereil pesce a tranci (mazzole, triglie, code) privatodegli occhi ed sviscerato.Lasciare asciugare lentamente sulla piastra. Poifar riposare. Una volta raffreddato mantenere infrigo fino al giorno seguente.Filtrare in un colapasta. Sciacquare velocementesotto un getto d acqua la polpa rimanente.Passare al setaccio fine e unire all'altra salsa.

Rimettere sul fuoco fino ad ottenere lagiusta densità concentrazione».Cottura del risotto: «Andiamo neltegame con pochissima cipolla tritatae una lamella di aglio schiacciata asoffriggere. Aggiungiamo il riso, lotostiamo e sfumiamo. Mettiamouna foglia di basilico che andre-mo a togliere prima di servire etre mestoli di acqua di vongole.Continuiamo la cottura utiliz-zando solo fumetto di pescesalato pochissimo (quasi insi-pido). A tre minuti dalla fineaggiungere 1\2 mestolino diconcentrato di pesce.Mantecare con olio e pochis-simo burro. Le quantità deibrodi utilizzate in cotturasono indicative. Variano aseconda di quanto sonoconcentrati. Consideriamo diutilizzare il brodo di vongoleper dare sapidità e il fumettoper lacottura. Anche la quantità diconcentrato di pesce varia»

* * *E ora non resta che mettere atavola ed abbinare col vino. >

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Le strade di Asiago si sonoriempite di prelibatezze allatte di malga il all’inizio del-

l’autunno.Made in Malga ha presentato i pro-dotti dei pascoli italiani e in parti-colare la manifestazione, ha celebra-to i grandi Asiago DOP d'altura,grande patrimonio dell'altopiano.Ottima l'affluenza del pubblico peruna iniziativa che si ripete ma conuno stile rinnovato che cerca dicoinvolgere il più possibile l'interocomparto economico e commercia-le del paese. Made in Malga è stata organizzatacon la supervisione di AlbertoMarcomini. «Questa rassegna inten-de rappresentare non solo unamanifestazione promozionale maun vero e proprio movimento cul-turale - spiega a Euposia -.Vogliamo valorizzare l'agricoltura dimontagna ed in particolare il lavoroe i prodotti delle malghe; amplifica-re l'attrazione turistica che esercita-no le malghe nel territorio dellamontagna; dare voce ai bisogni ealle problematiche dell'attività dellacaseificazione in malga (leggi sanita-rie, ricambio generazionale dellegestioni, canali di vendita dei for-maggi, ecc. ); diffondere la cono-scenza delle produzioni tradizionalidi formaggio di qualità e a lattecrudo, con provenienza della mate-ria prima certa ed identificabile».

Noi di Euposia ci siamo soffermaticon alcuni produttori blasonati efortemente interpretativi del territo-rio.Tra questi ne abbiamo scelti dueche hanno sposato le praterie diAsiago producendo tra i più grandiformaggi d'Italia. Antonio Rodighiero è uno di que-sti, un casaro eclettico figlio di que-ste terre dell'Altipiano, forgiate dalsacrificio delle truppe alpine duran-te la Grande Guerra. Un uomo che non te le manda adire e che ama profondamenteAsiago, le sue mucche, il suo for-maggio. Malga Porta Manazzo è ilcuore della sua produzione, trapascoli ricchi di fiori e altamenteidonei alla produzione di latte dialta qualità. Si trova situata a circa 1750 metriin una piana spettacolare. I suoiformaggi sono blasonati per ricono-scimenti e piazzamenti in tutti i piùimportanti concorsi italiani. In particolare il suo AsiagoStravecchio Presidio Slow Food alquale Antonio è particolarmenteaffezionato. Conoscendo la suaimmediatezza e sincerità gli abbia-mo chiesto un'opinione sulla mani-festazione. «E' un'ottima iniziativa che que-st'anno vede anche un'organizzazio-ne più attenta e professionale,molto utile per far conoscere in

maniera adeguata l'Altipiano e lesue ricchezze. Inoltre fa sistema contutto ciò che rappresenta Asiagocittà, con i suoi commercianti e lepiccole attività artigianali».I pascoli da cui provengono i grandiformaggi di Rodighiero si trovanotra i 1600 e i 2000 metri d'altezza.Qui alleva due razze la PezzataRossa e la Burlina, la vacca tipica diquesti luoghi. Tutta la montagna veneta è semprestata interessata dalla produzione diformaggio con tecniche similari,probabilmente provenienti tutte dauna stessa cultura casara che si rico-nosce nell'antica cultura cimbra.Questo popolo sfuggito al massacrodi Vercelli si è rifugiato tra le mon-tagne veronesi e vicentine e quihanno lasciato il segno della storia.Si sa che nel 1800 il formaggio sul-l'altipiano di Asiago era prodottosolo con il latte di pecora e poi nelnovecento è diventato quello checonosciamo oggi. I prodotti di malga Porta Manazzosono essenzialmente tre; l'AsiagoDOP Fresco, l'Asiago DOPVecchio e l'Asiago Dop Stravecchiodi Malga Presidio Slow Food.Quest'annata non è stata facile. Sisa che anche per il latte così comeper l'uva, il clima e la stagionefanno la differenza. Quest'anno la lunga stagione umidaprimaverile e la successiva stagione

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L’ASIAGO E LE SUE MALGHE: ULTIMO

PRESIDIO DELL’ALTOPIANO, IL PIÙ GRANDE

SISTEMA BIOLOGICO D’ITALIA

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fortemente secca hanno portato unaquantità di erba molto più limitatae quindi anche una produzione dilatte più contenuta con un arrivo alpascolo delle mucche in periodomolto ritardato rispetto alla norma-lità.«I miei pascoli sono molto ricchi diTarassaco, di Spinacio Selvatico e diGenziana - afferma AntonioRodighiero - è quello che ci rendeunici, quello che fa la differenza nelprodotto finale. Il latte di Burlinapoi lo accentua nella sua tipicità».E' con noi anche Mauro Pasquali,Fiduciario Slow Food della provin-cia di Vicenza, al quale chiediamoun suo contributo sulla produzionedi Asiago: «Purtroppo quest'anno siassiste ad un contenimento dellaqualità negli Asiago Vecchi, che nonsono ai livelli eccellenti degli altrianni ma mediamente buoni. Ciò è dovuto a problemi di stagio-natura in alpeggio a causa di unclima non particolarmente favore-vole. Ciò che si è notata è la mancanza diampiezza, complessità e finezza neiprofumi. Negli Stravecchi invece laqualità è sicuramente più alta, conprofumi più evoluti, anche se èsempre più difficile portare a questilivelli di stagionatura il formaggioAsiago. Il cambio climatico c'è - continuaPasquali - la temperatura media ècertamente salita e questo comportadelle problematiche in fase fermen-tativa e rifermentativa soprattuttonel processo di affinamento e sta-gionatura».Le malghe che produconoStravecchio sono comunque pochee questo è un problema che coin-volge anche altre DOP venete. Di 87 malghe presenti

sull'Altipiano, solamente 15 produ-cono lo Stravecchio e questo è undanno per il territorio. Si sta cercando in tutti i modi dirinvigorire la produzione di questogrande e unico formaggio Asiago emanifestazioni come Made inMalga cercano di porre l'attenzioneverso un problema di non pococonto. Anche la ristorazionedovrebbe essere più attenta e suquesto fronte gli sforzi di far diven-tare Asiago una vera e propria

Cittadella del Gusto sembra stiariuscendo con la presenza semprepiù qualificata di ottimi chef, giova-ni ed intraprendenti che perseguo-no i valori identitari del territorio. Su tutti ricordiamo Alessandro DalDegan (nella foto in questa pagina)del Ristorante La Tana, uno dei gio-vani chef italiani tra i più affermatiche sta conquistando i palati piùfini ed esigenti con ricette profon-damente incastonate tra i prati e iboschi di questo straordinario com-prensorio paesaggistico, storico eculturale.

Con Antonio Rodighiero torniamoa parlare di pascolo: «La perdita divalore delle malghe potrebbe diven-tare un grave problema perl'Altipiano. Ad esempio il PinoMugo è protetto su queste terre maè anche una pianta infestante. Ebbene la mucca ha la capacità dicontrollarne la proliferazione e allostesso tempo di mantenere i pratifioriti ideali per una ricca alimenta-zione. Le mucche al pascolo sono la garan-zia di una concimazione naturale,di un taglio dell'erba costante, delmantenimento di un territorio chenon sia a rischio frane e dissestoidrogeologico. Insomma perdere laproduzione di Stravecchio significamettere a repentaglio anche lanostra montagna!».L'Altipiano di Asiago è il più gran-de sistema biologico d'Italia. Anche la diversificazione produttivaè un obiettivo da raggiungere e sista spingendo come Slow Foodverso la produzione di orzo e legu-minacee di qualità. La stessa preoccupazione è quella diMalga Larici di Alessio e Antonella(nella foto a destra in alto a pagina121), un'altra location affascinanteai piedi del Vereno ad un'altitudinedi 1630 metri. Nei loro pascoli sitrovano 70 mucche da latte di razzafrisona e bruno alpina. Anche in questo caso la produzionedi Stravecchio è molto limitata.Made in malga è dunque anche ungrido di allarme per i pascoli diAsiago e un segnale he vuole evitarela deriva delle stabulazioni di massae la produzione di formaggi pur-troppo a volte non Asiago DOPche oscurano il prestigio di questeantiche terre cimbre.(Bernardo Pasquali)

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C’'è tutto il sapore dellefeste di Natale in famigliain questo piatto così sem-

plice e ricco, fortemente connotatodalla tradizione gastronomica cam-pana. Un'insalata intensa, golosa esoprattutto sostanziosa da accom-pagnare alle pietanze del cenonedella vigilia di Natale proprio conl'obiettivo di "rinforzare" unmenu in cui l'opulenza già regnasovrana. Ma non solo. Qui c'è tutta la filosofia de LaLocanda del Borgo, in cui è il terri-torio il centro da cui si dipanano lericerche e il menu di LucianoVillani. Giovane e con passione da vendere,Luciano compone piatti e ricetteche coniugano tradizione e guizzidi sobria creatività e sempre nel piùtotale rispetto degli ingredienti.Nella sua carta sono presenti inogni stagione tutti i prodotti eccel-lenti della filiera campana come laricotta e la mozzarella di bufala, lamela annurca, i funghi di CusanoMutri, le castagne e le nocciole delSannio beneventano, ricco giaci-mento gastronomico dellaCampania. Del resto la Locanda è un buenretiro, immerso in un'oasi di pace ebellezza custodita in un borgo difine Ottocento nelle campagne diTelese Terme, che un restaurosapiente ha trasformato in albergodiffuso. L'antico edificio che ospitava i cel-lai e la cantina del borgo accoglieoggi il ristorante. La ricetta della tavola di Natale di

Luciano è il baccalà rinforzato, unaversione golosa della tipica insalatadi rinforzo napoletana, a cui lochef aggiunge un tocco creativocon un cilindro di emulsione dibaccalà. Il piatto va servito tiepido, come latradizione comanda, in modo darestare perfetto anche il giorno suc-cessivo. Nella preparazione del piatto siparte dal cavolfiore, di cui si taglia-no le cime e si lessano al dente inacqua salata bollente. L'insalata si compone con olivenere, capperi dissalati, acciughe epapaccelle sotto aceto tagliate alistarelle. Le papaccelle sono un tributo allaterra, una particolare varietà dipeperoni, anche piccanti, ricono-sciuta come prodotto agroalimen-tare tradizionale della regioneCampania molto diffusa nelle pre-parazioni di quell'area della regio-ne.Per ottenere l'emulsione, il baccalàdissalato va tagliato in grossi pezzi

e cotto ricoperto da latte per circa20 minuti, fino a che sarà bencotto e tenero. Una volta cotto va pulito e privatodelle lische e della pelle, ridotto apezzetti e messo in una ciotola.L'emulsione si ottiene mescolandoenergicamente con un cucchiaio dilegno (o in una planetaria) aggiun-gendo l'olio a filo, come nella pre-parazione di una maionese. Il piatto si compone adagiando inun piatto fondo l'insalata di cavol-fiore condita con olio evo e conl'aiuto di un coppa pasta si realizzail cilindro di baccalà.

* * *Ingredienti per circa 6 persone:Baccalà dissalato 400grLatte 100clOlio evoun Cavolfiore piccoloAcciughe 20grOlive nere 40grCapperi 20grPapaccelle sotto aceto 50gr.

(www.aquapetra.com)

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LA RICETTA DI LUCIANO VILLANI

(CHEF LOCANDA DEL BORGO):«ECCO IL MIO PIATTO DI NATALE»

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Trapani è una città che in questiultimi anni ha saputo rinno-varsi dandosi una veste moder-

na, accogliente che offre immenseopportunità di svago, sia sotto l'aspet-to culturale sia enogastronomico,dove nei ristoranti si può gustare unabuona cucina e vini siciliani di buonafattura. Ma ce n’è uno che merita unavisita almeno una volta e sicuramenteritornerà, per i piatti di alta cucinache vengono proposti, rigorosamentea base di pesce, squisitezze uniche cherichiamano profumi e sapori antichi.Stiamo parlando dell'EnotecaTrattoria Cantina Siciliana. Si trova all'imbocco di Via Giudecca32 che porta nella Trapani vecchia,proprio di fronte al Tribunale. Nellocale si respira un aria casereccia,familiare. Colpisce l'arredamento:mobili antichi, quadri, vecchi arnesiusati nell'agricoltura, un carretto sici-liano e poi due pareti completamentericoperte di bottiglie di vini bianchi,rosati e rossi, che danno un idea dellaimportante realtà vitivinicola di tuttala Sicilia.E' Pino Maggiore, anfitrione sempresorridente, che nel 1981 rileva il loca-le, facendolo diventare un luogo dicultura del cibo valorizzando i pro-dotti della terra e del mare secondo lestagioni.«Io e il mio locale siamo nati assieme- dice Pino con orgoglio - la passione

per la cucina, la ricerca, la sperimen-tazione di un nuovo modo di prepa-rare i piatti, sono tutti elementi chemi hanno fatto crescere professional-mente. Grandi sacrifici e impegno quotidianoai fornelli che oggi mi gratificano.Vengo chiamato in trasmissioni televi-sive in Italia e all'estero, invitato adimportanti manifestazioni e poi lacosa più bella, è quando alcuni mieiclienti, in particolare del nord, mitelefonano per andare a casa loro apreparare cene e pranzi importanticon un menu a base di pesce e rigoro-samente locale».Definire la linea culinaria di Pinocome regionale con interpretazionipersonali potrebbe essere sufficiente;più esauriente però è ricavare dallesue dichiarazioni la definizione dicucina trapanese che va alla ricercaanche dei cibi perduti attraverso iricordi delle usanze locali ma che ven-gono rivisitate con la fantasia di ispi-razione moderna.«Tutte le mattine vado al mercato delpesce, della frutta e verdura. I nostripiatti vengono preparati al momentoe l'unico, impegnativo, è il cous cousa base di pesce, che viene fatto con lasemola di grano duro lavorata conacqua in modo da formare dei granel-li da cuocere al vapore che si gustacon diversi tipi di pesce preparati inbrodetto».

Oltre al cous cous, che consigliamoper i suoi sapori unici e delicati, daprovare come piatto d'entrata, è l'an-tipasto di pesce spada, tonno affumi-cato, sarde diliscate fritte e bruschettacon uova di tonno.Tra i primi piatti, da non perdere, è laBusiata alla trapanese, una vera deliziaper il palato, pasta fresca condita conpomodorini, mandorle, gamberetti,basilico e una grattugiata di bottarga.Oppure alle verdure crude: aglio, oliod'oliva, pomodorini, mandorle,melanzane fritte e una grattugiata dipecorino. Tra i secondi di pesce, spiccano duepiatti. La frittura mista, fatta con artealla giusta temperatura, perchè si sen-tono tutti i sapori del pesce e la suafragranza. E poi il pesce spada alla pantesca,delicato ed equilibrato nei sapori,fatto con olio d'oliva, vino bianco,pomodoro ciliegino, capperi, mandor-le ed origano. Per la pasticceria nonc'è che l'imbarazzo della scelta: cassa-telle alla ricotta, cassata alla siciliana,cannoli, parfait di mandorle ricopertodi cioccolata.Tra i tanti vini si consiglia di provareil Moscato secco Cyne di Pupillo –Siracusa; il Nero d'Avola di FondoAntico – Trapani; lo Syrah diAlessandro di Camporeale (Pa);ilCatarratto di Castellucci Miano –Valledolmo (Pa). (Enzo Russo)

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ALL’ESSENZA DELLA CUCINATRAPANESE

Prezzi: cena completa,30/35 euro, vini esclusi.Si consiglia diprenotare.EnotecaTrattoriaSicilianaVia Giudecca 32TrapaniTelefono0923.28673.

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Il ristorante Martorana si trova infondo alla Via Messina Marine835, la statale che da Palermo

costeggia il mare fino a Villa Abate.La sua storia inizia nel 1930 con l'in-segna “Taverna del nonno Onofrio”,con una clientela di carrettieri di pas-saggio o contadini con sulle spalle oredi lavoro nei campi che si fermavanoper un breve ristoro oppure per bereun bicchiere di vino. Sono passati più di 80 anni. E' laterza generazione che sale sul ponte dicomando e gestire il locale in chiavemoderna, ma sempre nella continuitàdi una cucina semplice, genuina chesi richiama alla tradizione gastrono-mica del palermitano. I “magnifici tre” (nella foto, da sini-stra: Enza, Emilio e Antonella) hannole idee ben chiare e subito hanno suc-cesso. In famiglia si assegnano i ruoli:Emilio, cresciuto e formatosi all'om-bra del padre e della madre (semprepresenti in ristorante), in sala, in can-tina, al ricevimento, al mercato delpesce e insomma in ogni luogo acurare fin nei dettagli, accoglienza eservizio. Sempre disponibile e daimodi gentili che inducono alla fami-liarità. La sorella Enza alla cassa, una bellapresenza bionda e affabile, sempresorridente e disponibile a fare una“carezza” al conto.

La moglie Antonella in cucina, vestaledel sacro affetto per il Martorana edella passione per la sua professionedi cuoca. Dalla fondazione, il ristorante ha fattomolta strada, sviluppandosi e trasfor-mandosi fino a diventare uno dei piùimportanti ritrovi palermitani. Dellocale originale è rimasta l'atmosferadi ospitalità cordiale: l'ingresso èampio e distinto, l'arredamento ècaldo e comodo; il servizio di sala haquel pizzico di tono affettuoso-confi-denziale, merito di Emilio, che lorende diverso. Vi sono due sale e lestrutture per pranzi conviviali e perbanchetti. In estate l'ospitalità siestende in giardino, dove si può cena-re al fresco sotto due piante secolari.«In cucina ci sono mia moglie e miamadre - dice Emilio con un ampiosorriso rassicurante - con le loro manie l'abilità personale di Antonella,interpretano con fantasia la buonacucina siciliana/palermitana nelrispetto delle virtù intrinseche dellematerie prime di qualità fresche cheogni giorno offre il mercato. La cuci-na deve essere bella ma anche concre-ta, perché in cucina non c'è posto perl'astrazione».Ad esempio, alcuni piatti significativiche attualmente vengono proposti.Piatto di apertura: Misto di mare(polpo, calamaro, cozze, gamberetti,olio extra vergine d'oliva); Alici mari-

nate; Zuppa di cozze; Cozze scoppia-te; Duo fumè (salmone affumicato,pesce spada affumicato, pepe nero eextra vergine d'oliva); Misto di salumicon formaggi tipici siciliani.Primi piatti: Spaghetti alla marinara(vongole veraci, gamberetti, cozze epomodoro); Spaghetti ai ricci dimare; Fettuccine al gambero e arago-stelle; Spaghetti alle vongole veraci;Fettuccine al pesce spada; Bucatinicon sarde; Penne alla Martorana (con-dimento bolognese, melanzane fritte,funghi prataioli e basilico); Risottoalla marinara (prezzemolo, polpo,calamaro, cozze, gamberetti e pomo-doro).Piatti di pesce: Pesce spada arrostito;Fritto di calamari e gamberi; Frittodel golfo (calamari, gamberi, calama-retti e polpi); Involtini di pesce spada.Piatti di carne: Costata alla palermita-na fatta con pan grattugiato e origa-no; Involtini di carne; Filetto ai fun-ghi; Costata di vitello arrosto.Poi c'è anche un ampia offerta dipizze a lievitazione naturale, tra que-ste è da gustare per la sua particolarecomposizione, la pizza allaMartorana, fatta con pomodoro,mozzarella, funghi, rucola, melanza-ne, scaglie di parmigiano, prosciuttocrudo e origano. Un vero trionfo disapori. Per i vini, tutti siciliani, nonc'è che l'imbarazzo della scelta.(Enzo Russo)

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MARTORANA: L’EREDITÀDI NONNO ONOFRIO

Costo medio35 eurovini esclusiSi consiglia diprenotare.RistoranteMartoranaVia MessinaMarine 835Palermo/VillaAbateTelefono091.6360085334.3522338

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DICEMBRE-GENNAIO

2014

- Brunello di Montalcino- Chianti e Vernaccia Docg- Bianchi di Campania- Roero Arneis- Tutti gli SW metodo clas-sico della Calabria- Reportage: Jerez, oro nelbicchiere- Croazia, i nuovi vignerons d’Europa- Birrificio del Ducato, ladegustazione- Diego Abatantuono e il“fascino” delle polpette

E tanti altri approfondimenti sul numero di

Direttore responsabile: Beppe Giuliano

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Caporedattore:Nicoletta Fattori

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Redazione e DegustazioniVia G. Prati 18 - 37124 Verona

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Hanno collaborato a questo numero.Enzo Russo (Enogastronomia)

Carlo Rossi, Francesco Vavassori,Antonio Diaz, Elena Benedetti,

Alessandra Piubello, Giulio Bendfeldt Euposia pubblica in esclusiva

gli articoli de

Impaginazione: ConTesto editore [email protected]

Si ringrazia per il materiale fotograficoCristina Fattori, Premiata Salumeria

Italiana, Alexandre Martin, ArchivioLa fine Mousse, archivio Cave a Bulles,

Archivio Campania Wine, ArchivioPalazzo Roccabruna, Alessandra

Pezzutti - Giulio Bendfeldt

Copertina: Alessandra Pezzutti

Concessionaria per la pubblicità:Contesto Editore Scarl

Per i siti www.euposia.it e www.italianwinejournal.com

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Per informazioni: tel. 045.591342Editore: Contesto Editore ScarlVia Frattini, 3 - 37121 Verona

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e u p o s i a NEL PROSSIMO NUMERO

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