Novembre 2015 - Paesi Etnei Oggi

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FONDATO DA CARMELO PITROLINO NOVEMBRE 2015 ANNO XXI - N.233 | FREE PRESS E ABBONAMENTO IL MAGAZINE DELLA CITTÀ METROPOLITANA DI CATANIA

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Paesi Etnei Oggi N. 9 di novembre 2015

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FONDATO DA CARMELO PITROLINONOVEMBRE 2015 ANNO XXI - N.233 | FREE PRESS E ABBONAMENTO

IL MAGAZINE DELLA CITTÀ METROPOLITANA DI CATANIA

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Chiude il telegiornale di Antenna Sicilia, il tg della tv ammiraglia del colosso Mario Ciancio.

Giornalisti, tecnici e amministrativi: licenziati. Un autunno amaro, per loro. E l’inquietudine cresce anche in noi. Se cadono i grandi, i piccoli che fanno? #Sappiatelo, noi ce lo chiediamo fino allo sfinimento, ma non demordiamo e siamo già in tipografia. Allo stesso tempo a voi facciamo sapere che, per chi opera nella stampa, la crisi non finisce mai. #Sappiatelo, i garantiti non esistono più. I privilegi non esistono più. Sopravvivono tuttavia le scommesse. Sia chiaro, noi non siamo cavalieri e non ci fregiamo di titoli inutili se dietro non c’è la persona. Ma esiste la dignità professionale e per questo esprimiamo la nostra solidarietà a chi da ora non ha più i mezzi per far conoscere al pubblico quelle notizie di cui è in possesso e che sono utili alla collettività. #Sappiatelo, quanto accaduto è a tutto detrimento di una società votata al Bene Comune e così gli effetti di una crisi aziendale riguarderanno voi e noi. Volevamo soltanto farvelo sapere. #Sappiatelo, dunque!

Lavaggio ad acquacomprensivo di detersivo e ammorbidente

PIUMONE MATRIMONIALE

RIPOSTO, P.ZZA SAN PIETRO - T. 095 9895729 M. 328 6221098 - 327 6909463

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TERRITORIOAcireale, ValverdeSan Giovanni la Punta, San Pietro Clarenza, Camporotondo Etneo

INFORMAZIONEAntenna Sicilia,cronaca di una morte annunciata?

Salvo La Rosa:«Insieme e Antenna sono state tutto per me»

AMBIENTECanale di Gronda,l'eterna incompiuta

Vincoli nei parchi incostituzionali?

CITTÀ METROPOLITANAGravina Report

ECONOMIAGravina, la crisidel settore commercio

Acireale,"chiude bottega"

POLITICADiversamente democratici

SERVIZIAci Catena, lotta aperta sul fronte rifiuti

NERAScomparsa di Giorgio Curatolo,un caso di lupara bianca?

SPORTRosaria Puglisi, un anno "di corsa" da Misterbianco al sogno di New York

RUBRICHEl'Editoriale

Ficurinia

Criminologicamentedi Thea Giacobbe

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La Psicologadi Grazia Razza

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EDITORE Andrea Pitrolino

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ANNO XXI - N° 233NOVEMBRE 2015Registrazione Tribunale di CataniaN. 7/95 del 22/03/1995

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ELENCO COMPLETO SU www.paesietneioggi.it

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emergenza in Sicilia resta immutata. Altro che ripresa: sotto il versante occupazionale, la nostra regione resta al palo. La peggiore d’Europa. Lo dicono i numeri resi noti dall’Eurostat regional yearbook e pubblicati nelle prime settimane di ottobre. Con il 42,4% di occupati tra i 20 e i 64 anni, siamo la maglia nera continentale. E anche il confronto con le altre aree del Paese rischia di essere un bel po’ mortificante. Il confronto con la sola Bolzano segna una forbice addirittura del 30%. Complice di cifre tanto disastrose c’è la scarsa presenza delle donne nel mondo del lavoro; ma anche – ed è il segnale più allarmante – quello della disoccupazione giovanile, che in Sicilia sfiora il 40%.

Certo, la guerra dei numeri – si sa – ci dice tutto e il con-trario di tutto. Perché se da un lato ci sono gli istituiti di statistica che disegnano una realtà che in molti, soprattutto tra le nuove generazioni, possono certificare come vera; c’è poi chi fornisce numeri col segno più. Ed è il caso del II Forum Terziario Donna di Confcommercio, che dice come nei primi sei mesi del 2015 le assunzioni rosa hanno fat-to segnare un aumento di 15mila unità in Sicilia rispetto all’anno precedente. Il tutto all’interno di un quadro dove le imprese al femminile sono il 30,1% nel solo Meridione. Intanto Report Sud afferma che le previsioni sul Pil sicilia-no sono in rialzo, mentre nei giorni prima era trapelata la notizia che le previsioni dell’assessore regionale all’econo-mia Alessandro Baccei (la mano longa di Renzi in Giunta) erano da ricalcolare a ribasso.

Insomma, anche i numeri fanno opinione – con buona pace dei matematici, ma non dei cittadini che più e meglio di loro sanno quanto sia difficile non solo arrivare a fine mese, ma anche costruire un domani fatto perlomeno di dignità. La questione come sempre è politica – e ciò non per trovare un facile capro espiatorio. Chi ci guida, però, ne deve rispondere: si chiama responsabilità, appunto. E non dice il falso il leader dei Cinque stelle di Sicilia, Giancarlo Can-cellieri, quando afferma che «Crocetta da buon re Mida al contrario, continua a distruggere tutto quello che tocca, dall'ambente, alla sa-nità, alla viabilità, al lavoro. Il disastro dei conti ha portato perfino al blocco della spesa, mentre si spalancano praterie davanti a petrolieri e inceneritori». Il M5s saprebbe fare di meglio? La cautela non è mai troppa, appunto perché i risultati attuali sono figli di un passato con in sella un po’ tutti: il centrodestra, per ben due volte guidato da Totò Cuffaro prima e da Raffaele Lombardo poi; ma c’è anche il Pd, che ha sostenuto lo stesso Lombardo ebro di milazzismo e da allora non ha più lasciato il tavolo della maggioranza. Lo ribadiamo: i siciliani altro non chiedono che serietà e sviluppo. Un patto generazionale, dunque. Altrimenti, la fuga di cervelli sarebbe soltanto l’esito più silenzioso di una crisi che sembra ancora chiamata a resistere nel tempo.

SICILIA, UNA CRISI INFINITA

L’EDITORIALEDI FERNANDO MASSIMO [email protected]

Sopra,il presidente della Regione

Sicilia, Rosario Crocetta,in visita presso la Moschea di Catania all'indomani dei fatti

Charlie Hebdo

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meridianista

@fernandomadonia

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@fernandomadonia

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struttura al momento è solo un'area di sgamba-mento», ci dice un membro della consulta per i diritti degli animali. Giuseppe Principato, tesoriere dell'associazione animalista 'Mi Fido' di San Pietro Clarenza, che al momento si occupa della, struttura sembra invece più speranzoso: «Si spera di completa-re tutto entro un anno, non appena ci saranno i fondi sufficenti. San Pietro Clarenza è l'unico Comune etneo che si sta occupando attivamente del problema del randagismo».

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TERRITORIO

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ACIREALE Non in estate, non a novembre, ma prima o poi verrà abbattuto. Il destino dell’e-comostro sulla Timpa di Acireale pare

essere segnato, anche se sui tempi di inizio la-vori si sa poco. Dopo i proclami di primavera, quando il sindaco Roberto Barbagallo disse di sperare che potessero partire in estate, soltanto rinvii. L’ultima conferma arriva dall’assessore all’Ambiente di Acireale, Francesco Fichera: «La demolizione è in cima alle nostre priorità. Abbiamo eseguito il frazionamento dell’area e registrato l’acquisizione della stessa al patrimo-nio comunale – dichiara Fichera a Paesi Etnei Oggi –. Per il resto, sta al Dipartimento infra-strutture della Regione procedere alla gara, e da lì passare all’esecuzione dell’abbattimento».Riguardo la possibilità che le ruspe entrino in azione a novembre, lo stesso Fichera, che nei mesi passati aveva ipotizzato queste tempistiche,

ECOMOSTRO, SI ALLUNGANO I TEMPI PER LA DEMOLIZIONE

di Simone Olivelli

è cauto: «Credo che per il mese prossimo possa svolgersi la gara. La demolizione? Speriamo il prima possibile».Nella storia dell’ecomostro i ritardi non sono di certo una novità. Ogni stagione politica, infatti, ha alimentato le speranze di chi vorrebbe can-cellata l’ennesima ferita dell’abusivismo edilizio, senza però passare ai fatti. A inizio 2015, tuttavia, la svolta. Con la firma di una convenzione tra il Comune e l’assessora-to regionale alle Infrastrutture, la Regione im-pegnerà 110 mila euro per la demolizione. La restante parte – 150mila euro, stando al progetto presentato dal Genio civile di Catania – la met-terà il Comune.

L’ASSESSORE ALL’AMBIENTE: «STA ALLA REGIONEINDIRE LA GARA»

Piscina olimpionica, pista di pattinaggio e campi da tennis. E non solo. Ci sono pure un campo da basket e uno da calcio.

Una struttura che avrebbe dovuto essere il fiore all'occhiello dell'intero territorio etneo. La realtà è ben diversa, però. I lavori di costruzione del centro polisportivo provinciale di Catania, sito nel villaggio Sant'Antonio Abate, nel territorio di Camporotondo Etneo, iniziarono nel 1975. A quarant'anni di distanza, il plesso è completa-mente abbandonato e non è mai davvero entrato in funzione, nonostante le diverse inaugurazioni e le false partenze. Le strutture sono in stato di completo abbando-no, vittime dell'incuria e delle intemperie, utiliz-zate come discariche a cielo aperto. Uno spettacolo indecoroso, una vergogna per l'intera provincia, non solo per l'enorme spreco di denaro pubblico, ma anche perché tale strut-

tura avrebbe presentato un grandissimo vantag-gio per tutto lo sport etneo ma anche una fonte di entrate per il territorio.Il sindaco Filippo Privitera dichiara che la si-tuazione è fuori dal controllo del comune etneo e in mano alla Provincia: «Nel 2013, appena insediato, diedi la disponibilità per ottenere una concessione. L'idea era quella di realizzare piccoli progetti per le singole parti del centro. La Provincia propose un contratto in comodato d'uso che non avrebbe consentito alcun investi-mento da parte nostra per la mancanza di un istituto garante. Siamo quindi stati costretti a rinunciare».

A San Pietro Clarenza sono presenti due strutture di accoglienza per randagi, ma nessuna delle due è all'altezza degli

standard europei.La prima, situata su un terreno di proprietà del Comune e gestita da volontari dovrebbe essere un rifugio temporaneo d'emergenza, ma vista la mancanza di un canile comunale, si trasforma spesso in una sistemazione a lungo termine. Il Comune contribuisce alle spese di mantenimen-to con trecento euro mensili, ma nonostante il lavoro dei volontari, il rifugio risulta fatiscente e inadatto ad essere una casa per i cani ospitati. Un rifugio sanitario in piena regola dovrebbe sorgere in via Siracusa, ma al momento è incom-pleto, vi è soltanto la recinzione e alcuni box oc-cupati già da alcuni randagi. Non sembra ancora esserci una data certa per il completamento della struttura. «Non siamo ancora a buon punto, la

Non mi trovo d’accordo sulla piani-ficazione di alcune spese che ritengo superflue. Si dovrebbero attenzionare

maggiormente scuole e territorio. Attendo che la legge consenta maggior trasparenza sulla con-sistenza economico finanziaria del Comune». Con queste parole la pentastellata Giusy Ran-none esprime parere contrario all’approvazione del bilancio, seguita dagli altri quattro consiglie-ri di opposizione che preferiscono, invece, aste-nersi. La maggioranza, ovviamente, approva lo strumento assieme al piano triennale delle Ope-re Pubbliche con quindici voti favorevoli.Ma l’opposizione non demorde e continua la sua battaglia a suon di mozioni. A cominciare dalla richiesta di riduzione del 30% dell’inden-nità di sindaco, giunta e dei gettoni di presenza delle commissioni consiliari. «Il Movimento cinque stelle lo ha già fatto sia a livello regionale

che nazionale. Ed è stato già realizzato anche dal sindaco di Augusta. Perché non farlo anche noi? Avremmo un risparmio di circa 319 mila euro in cinque anni». Dopo una precisazione del presidente del Consiglio, Laura Iraci, che puntualizza sul fatto che la Giunta si autode-termina, risponde il consigliere di maggioranza Giampiero Scuderi, ponendo una pregiudiziale, poiché Consiglio e giunta hanno compiti diver-si. «Negli ultimi 5 anni c’è già stata una ridu-zione del 40% del gettone di presenza che oggi è di 30 euro lordi. La pregiudiziale comunque non boccia la mozione ma va solo ripresentata in riferimento al consiglio, dando un indirizzo alla Giunta».Intanto, Giuseppe Toscano è stato nominato a titolo gratuito delegato del sindaco e si occuperà delle relazioni con la società civile puntese.

Foto di Nunzio Condorelli

il Museo delle conchiglie - Franco Marescotti, che mette in esposizione diverse specie e tra le più belle, provenienti da tutto il mondo, con va-rietà di forme e di colori degli esemplari esposti. La raccolta di conchiglie del museo di proprietà del comune di Valverde proviene dalla collezio-ne privata del professore Francesco Marescotti, studioso di architettura di rilievo internazionale. Nato a Pesaro nel 1908, morto a San Gregorio di Catania nel 1991, fu docente presso le uni-versità di Firenze e Catania. Nel periodo estivo si svolgono delle manifestazioni nella terrazza. Il sindaco Rosario D’Agata dichiara: «Qualche anno addietro fu fatto un accordo con la Pro Loco per gestire villa e museo, ma per questioni burocratiche nulla è parti-to».

Peccato non sia fruibile da tempo. A Val-verde, in provincia di Catania, si trova la magnifica villa Cosentino, dove si gode

del bel panorama della costa acese. Nell’aprile 1985, con delibera di Giunta Comunale n.50, sindaco Sebastiano Vasta, assessori Francesco Leonardi, Carmelo Raciti, Dario Motta, Mi-chele Falsaperna, Anna Spitaleri, il comune di Valverde, acquistò la villa dall’erede della fami-glia Cosentino, signora Maria Puglisi. Per veni-re in possesso dell’immobile, il Comune aveva emesso un vincolo qualche anno prima. Lo stabile allora era composto da 11 vani, garage e 11 are di terreno circostante, in seguito collega-to al parco sub-urbano. La trattativa Comune/proprietaria fu curata dal consigliere comunale Alfio Cannella. Il costo era stabilito in 150mi-lioni delle vecchie lire. L’UTE di Catania stabilì 110milioni, cifra pagata. Dal 2008 la Villa ospita

PAESI ETNEI OGGI

CAMPOROTONDO ETNEO

CENTRO POLISPORTIVO, UNA VERGOGNA LUNGA 40 ANNI

di Gaia Aiello

SAN PIETROCLARENZA

RANDAGISMO, MANCA UN RIFUGIO ALL'ALTEZZA

(ga)

S. GIOVANNILA PUNTA

PASSA IL BILANCIO, NONOSTANTE IL NIET DELLE OPPOSIZIONI

di Agata Amantia

VALVERDE

UN BENE DA VALORIZZARE

ACIREALE

"SURFINGIN THE ACI"UN FENOMENO VIRALE

Vincenzo Profeta ci ride sopra e si regala il suo quarto d'ora di notorietà. Buon per lui e anche per noi, che ci ha offerto un raggio di sole a fronte di un allerta meteo tanto rossa quanto arancione, ma mai opaca.

IL RIFUGIO SANITARIO DI VIA SIRACUSA È ANCORA LONTANO DALL'ESSERE COMPLETO.

di Michele Milazzo

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LE AZIONI LEGALILa storia non si chiude qua. Legali e sindacalisti fanno sapere di non escludere la possibilità di adire le vie legali e citare in giudizio l’azienda per comportamento antisindacale. Ma non solo. L’intenzione è di andare avanti fino in fondo e di vigilare sulla «piena e corretta applicazione dei contratti di lavoro e dei versamenti contributivi per i dipendenti delle aziende che aderiscono al contratto di rete di cui fa parte Sige, o che forniranno a quest'ultimo prodotti destinati a sostituire il lavoro dei sedici dipendenti una volta licenziati» e verificare il corretto esercizio della professione giornalistica delle persone chiamate a rimpiazzare i colleghi.Insomma, stando così le cose, si può registrare una prima chiara sconfitta: quella dell’informazione di qualità, residuale e fastidiosa voce di spesa per tante, troppe aziende editoriali.

Insieme» è molto più di un pro-gramma d’intrattenimento. È parte del«tessuto sociale» di

un’intera regione. Parola del giornalista Salvo La Rosa, conduttore storico del-la trasmissione che dal 1994 «ha tenuto compagnia a milioni di siciliani in Italia e all’estero». «Per me Insieme e Antenna Sicilia sono state tutto», spiega La Rosa che ha mosso i primi passi nel mondo dell’informazione a sedici anni nel giornale «La Sicilia» ed è approdato ad Antenna due anni dopo. Oggi il giornalista ha cinquantadue anni e da quattro mesi ha rassegnato le proprie dimissioni, non senza sofferenza. «Mi sono dimesso perché nell’ultima stagione non sono riuscito a lavorare al meglio e quindi ho preferito farmi da parte». «Ho passato tutta la mia vita in quell’azienda che mi ha fatto diventare un uomo e un professionista». Uno scambio reciproco, però. «Ho dato tutto con amore, professionalità e grande impegno, per cui è un’azienda che sentirò sempre mia dovunque andrò in futuro e quindi adesso mi guardo intorno e spero di tornare presto in televisione». Un pensiero va ai colleghi che stanno vivendo un momento difficilissimo. «Mi dispiace moltissimo perché si perde un patrimonio umano e professionale vera-mente unico». Del resto, come ricorda La Rosa, stiamo parlando della «prima emittente regionale e una delle prime dieci d’Italia». Ma oggi la strada delle tv sembra tutta in salita. «Il passaggio al digitale terre-stre è stato devastante: i costi sono stati notevoli, in più la Sicilia è stata la re-gione che ha dato meno rispetto alle altre alle emittenze», spiega il volto storico di Insieme, program-ma che finora abbiamo conosciuto e che comunque non dovrebbe scomparire dal piccolo schermo.

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Le immagini trasmesse nel 1979, che immortalano un giovane Pippo Baudo dare il

benvenuto ad Antenna Sicilia, sono oggi più sbiadite che mai. I sedici licenziamenti (tra giornalisti, tecnici e amministrativi) lasciano l’amaro in bocca e l’epilogo della vertenza sembra una brutta metafora della crisi del settore editoriale siciliano e del paradigma che sembra guidarlo: tagliare sul costo del lavoro.

IL PIANO INDUSTRIALELi chiamano licenziamenti per motivi economici, ma i bilanci dell’emittente sembrano dire anche altro. Ad esempio che nel piano industriale 2015-16 la Sige, società legata al gruppo Ciancio e proprietaria di Antenna Sicilia, annuncia «la cessazione della produzione di programmi informativi» pur non

escludendo che «gli stessi possano essere acquistati da terzi fornitori». È questo uno dei campanelli d’allarme segnalato da Cgil, Cisl e Assostampa, che hanno studiato «le carte» dell’azienda scoprendo in sede di trattativa, tra le altre cose, una disponibilità di circa centoventimila euro per l’acquisto di programmi prodotti da terzi.Lo scenario ipotizzato è di un accordo pregresso con un’altra società per risparmiare sul costo del lavoro: a casa i giornalisti contrattualizzati, dentro le partite Iva super economiche assoldate da terzi per confezionare i programmi. Carte alla mano, sorprende il modus operandi dall’azienda, nel merito e nel metodo: la chiusura rispetto alle proposte dei sindacati e il fatto di giocare una gara tutta al ribasso per risparmiare, con buona pace della qualità dell’informazione.

IL TAVOLO DI MEDIAZIONEA nulla è servito il tavolo di mediazione con l’assessore al Lavoro, Bruno Caruso, finalizzato a discutere di soluzioni alternative ai licenziamenti. Eppure una proposta le sigle sindacali l’avevano avanzata: lo strumento del working buyout, che prevede la trasformazione dei dipendenti di un’impresa in proprietari della stessa, attraverso la formazione di una cooperativa. I finanziamenti ci sarebbero, ma il progetto è bocciato da parte dell’azienda che si riserva di procedere prima con i licenziamenti. Un’offerta rispedita al mittente che ha indotto i lavoratori, senza stipendi da agosto, a entrare in stato di agitazione e assemblea permanente. La «totale chiusura» dell'azienda di fronte alle soluzioni proposte è stata considerata

dai sindacati «offensiva per i lavoratori, per il rappresentante del governo della Regione Siciliana, per il sindaco Bianco e per il Consiglio Comunale di Catania che avevano sostenuto la proposta alternativa, e per il ruolo che in questi trentasei anni Antenna Sicilia ha recitato da protagonista nel panorama dell’informazione e dell’intrattenimento in Sicilia».

SALVO LA ROSA:«INSIEME E ANTENNA SONO STATE TUTTO PER ME»

INFORMAZIONE

NOVEMBRE 2015 - ANNO XXI | N° 233PAESI ETNEI OGGI

ANTENNA SICILIA,CRONACA DI UNA MORTE ANNUNCIATA?

di Roberta Fuschi

LO SCENARIO IPOTIZZATO È DI UN ACCORDO PREGRESSO CON UN’ALTRA SOCIETÀ PER RISPARMIARE SUL COSTO DEL LAVORO: A CASA I GIORNALISTI CONTRATTUALIZ-ZATI, DENTRO LE PARTITE IVA SUPER ECONOMICHE ASSOLDATE DA TERZI PER CONFEZIONARE I PROGRAMMI.

In foto,un giovane Pippo Baudo con in mano il quotidiano La Sicilia Nella pagina accanto,Flaminia Belfiore alla conduzione del TgIn basso,Salvo La Rosa il popolare presentatore del programma di Antenna Sicilia, Insieme

"Ho subito anch'io un allagamento, quello di una stanza seminter-rata in cui avevo lasciato alcuni scatoloni portati via, appena pochi giorni fa, da Antenna Sicilia. C'erano dentro oggetti, carte, libri, let-tere, cassette video, tante foto. Erano i ricordi di una vita lavorativa. Trasmissioni, spettacoli, persone con cui ho condiviso lunghi per-corsi o solo esperienze di pochi minuti. Avevo portato tutto a casa, è questo che si fa quando si sta per essere licenziati. E invece ades-so è quasi tutto rovinato irrimediabilmente, perduto, da buttare. È un segno, mi sono detta. Non dovrò ricordare altro se non quello che la mia memoria vorrà, senza "aiuti esterni". Il meno possibile, il meglio possibile."

Flaminia Belfiore

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funzionalità idraulica della foce – prosegue l’ambientalista – genera un lento e costante straripamento delle acque reflue, che, indipendentemente dalla qualità della depurazione, sono dolci, producendo un’alterazione delle caratteristiche vegetazionali degli stagni e, sotto gli aspetti idrologici, delle dinamiche del loro naturale “funzionamento”, con conseguenze negative anche per la presenza di avifauna». Scaricare acqua nel Torrente Cuba, corso d’acqua che da origine al torrente Buttaceto, secondo De Pietro farebbe aggravare la situazione sia dal punto di vista naturalistico che da quello idrologico.

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Quanto accaduto in seguito alle recenti piogge, a valle come a monte della provincia etnea,

evidenzia quanto il territorio ne abbia necessità. Il canale di gronda di Catania, incompleto da decenni, ha fatto un passo avanti, con i finanziamenti accordati dal Governo. I lavori dovrebbero durare due anni e comprenderanno la realizzazione di 2 gallerie: una della lunghezza di 454 metri l'altra di 112 metri per un costo complessivo di 40 milioni di euro. La regia dell’opera dipende da Palazzo degli Elefanti, cui è destinata la maggior parte dei fondi, ma parte del finanziamento andrà ad alcuni Comuni dell’Hinterland, che potranno così allacciarsi. Su un totale di 58 milioni, a Nicolosi andranno 5 milioni di euro, a Trecastagni 2,3, a San Giovanni La Punta 1,3 e a Ficarazzi, frazione di Acicastello, 400.000. I fondi sono stati stanziati, ma non sono ancora disponibili: occorre che il Comune di Catania completi

il progetto, che dovrà essere validato attraverso un bando europeo, approvato dal Genio civile e dal Consiglio regionale per i Lavori pubblici. Solo dopo questo iter burocratico potranno partire i cantieri.

MISTERBIANCODifficile, dunque, fare previsioni. Sarà interessato anche il Comune di Misterbianco il cui territorio verrà attravarsato da una parte del canale e per il quale sarà necessario sistemare, sotto il profilo idrogeologico, il torrente Cubba in cui sarà riversata l'acqua piovana proveniente anche dalle altre aree, per cui si spenderanno altri 8 milioni di euro. Finanziamenti che, per l’assessore all’Urbanistica e all’Acquedotto del Comune di Misterbianco, Stefano Santagati che potrebbero essere spesi per riutilizzare le acque raccolte piuttosto che gettarle a mare. Secondo il rappresentante della giunta Di Guardo, sarebbe più utile non sprecarle. «Il canale di gronda è opera che cura il Comune di Catania – dice – ma è fondamentale per il territorio misterbianchese, soprattutto per la zona commerciale che si allaga frequentemente. Noi siamo soggetti passivi di questa opera – spiega – ma quando ci hanno interpellato, io ho suggerito di raccogliere l’acqua nella Valle del Sieli, utilizzandola poi per scopi agricoli o iniziative economiche, anziché

buttarla nel torrente Cubba. Siamo in fase di progettazione – sottoliena – e si potrebbe ancora intervenire».

GLI AMBIENTALISTIUn’idea che Roberto De Pietro, ingegnere e ambientalista, reputa condivisibile. «A nord della vecchia ansa del fiume Simeto, si estendono degli stagni salmastri costieri, conosciuti come “Salatelle” – spiega. Questi stagni, ricadenti in zona A della riserva naturale Oasi del Simeto – continua – sono dei tipici ambienti

lagunari costieri mediterranei, con presenza di acqua condizionata dal regime delle piogge». De Pietro spiega coma la situazione sia già compromessa dalle acque reflue del depuratore di Catania di Pantano d’Arci, scaricate sul torrente Buttaceto, che confluisce nella vecchia ansa del Simeto. «La ridotta

Vincoli «illegittimi» nei parchi in Sicilia e quindi anche in quello dell’Etna? Solleva l’interrogativo il deputato Ars Salvo Giuffrida. Nello specifico,

il parlamentare regionale subentrato nei mesi scorsi allo scomparso Lino Leanza, chiede al presidente Crocetta e all’assessore del Territorio e dell’Ambiente «notizie sugli effetti della sentenza n.212/2014 della Corte costituzionale in materia di ordinamento delle aree protette». La materia è di quelle complesse ed entra nel merito della legge che regola l’esistenza dei parchi, delle riserve naturali e dell’aree protette nell’Isola. Il cui impianto, stando ai giudici della Consulta, è in conflitto con la “legge quadro” nazionale del 1991.

Nonostante la questione sia ampia, Giuffrida ha un obiettivo ben specifico e che – stando a quanto riferisce – «potrebbe dare un impulso economico al territorio». Nelle valutazioni del deputato regionale, infatti, la «perimetrazione delle aree protette sarebbe in conflitto con l’articolo 22 della legge 394/91, ove prevede che le Regioni e le Province istituiscano parchi e riserve prevalentemente su aree al demanio o nel patrimonio forestale pubblico». In altri termini, tale «norma pone, sia pure implicitamente, un limite all’apposizione di vincoli su aree di proprietà privata». Oltre il burocratese, Giuffrida solleva una problematica d’indirizzo politico-economico: «I privati devono veder restituita piena libertà entro le loro proprietà, dando sfogo alla libera iniziativa». In altri termini, diminuire gli ostacoli per chi vuole edificare. Nelle valutazioni del deputato regionale, vanno escluse tuttavia «quelle aree dotate di rilevante ed effettivo valore ambientale».

AMBIENTE

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Di buono c’è che l’Etna sia almeno sullo sfondo, l’unico vero simbolo della neonata Città Metropolitana. Quello che mette d’accordo tutti. Su questo Enzo Bianco ci ha visto bene. Chi ha realizzato il logo turistico di Catania un po’ meno, invece. E dire che di spunti il territorio ne regala: l’Elefante, il Cirneco, il Castello Ursino (che se fosse stato realizzato nei pressi di Berlino sarebbe già patrimonio Unescu, Uefa e Fifa). Insomma, anche noi siamo dentro il coro dei delusi. Un po’ per disfattismo, un po’ per sana omologazione, un po’ perché quel prodotto non ci piace davvero. Magari perché già visto, magari perché deboluccio o magari perché sopra una t-shirt non glielo vedremmo proprio. Non per forza si doveva realizzare un nuovo «I Love NY» e neanche un «I amsterdam» de noantri, ma uno sforzo di fantasia – almeno quello – sì. È vero che sono i maccheroni a riempire la pancia … ma anche gratis – diciamolo – qualcosa di unico si può lo stesso realizzare.

FICURINIAWELCOME «IN» CATANIA

VINCOLI NEI PARCHI INCOSTITUZIONALI?

CANALE DI GRONDA,L'ETERNA INCOMPIUTA

SU UN TOTALE DI 58 MILIONI, A NICOLOSI ANDRANNO 5 MILIONI DI EURO, 2, 3 A TRECASTAGNI, A SAN GIOVANNI LA PUNTA 1,3 E A FICARAZZI,FRAZIONE DI ACICASTELLO, 400.000 EURO

STANZIATI I FONDI PER I COMUNI ETNEIdi Melania Tanteri

SOLLEVA IL CASO IL DEPUTATO ARS SALVO GIUFFRIDA

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IL PIANO RIFIUTINon tutto sembra andar storto in paese. Come ci conferma il sindaco Rapisarda, il problema dell’istituto Rodari è stato risolto in breve tempo: «In due giorni abbiamo terminato i lavori di manutenzione straordinaria, e sistemato il cornicione in modo da rendere la scuola fruibile sin da subito». Ma non solo. Da poco è stato approvato un nuovo piano rifiuti che dovrebbe portare a un risparmio di almeno 300 mila euro rispetto al costo attuale della gestione rifiuti che supera i 4 milioni di euro l’anno. Una delibera ancora in fase di approvazione permetterà inoltre alle associazioni private di gestire gli impianti sportivi, oggi poco curati, in modo da poter risolvere in modo diretto e più veloce gli eventuali problemi di manutenzione. A raccontarci entrambi i progetti è il consigliere di maggioranza Massimiliano Giammusso: «Tramite la consulta dello sport abbiamo dato la possibilità alle associazioni di gestire sia gli impianti sportivi che il campo comunale, consentendo un grande risparmio al Comune da un lato, ed un vantaggio per l’utenza che potrà interfacciarsi con persone che conoscono i problemi perché li toccano con mano». Infine, nonostante la legge che ne abolisce gli uffici, il Comune di Gravina ha mantenuto in deroga la presenza del Giudice di Pace.

di Mattia Gangi

Uno spartitraffico che nessuno vuole, l’aumento della TASI, le strade al buio, i parchi

non curati e, infine, anche una forte polemica sulla gestione delle scuole, causata soprattutto dall’allagamento dell’istituto Gianni Rodari del 21 ottobre scorso. Ma anche un piano rifiuti da poco attuato che permetterà un risparmio ai cittadini e un’attenzione particolare per le attività sportive. Nonostante i cambi di maggioranza e i movimenti che ne hanno garantito la rielezione, la seconda sindacatura dell’Ncd Domenico Rapisarda sembra proseguire in presenza di alcuni nodi irrisolti che, da anni, suscitano ondate di malcontento tra i cittadini pracaloti.

STRADEA partire dalla viabilità: l’apertura prima del centro commerciale Katané, ed ora dell’Eurospin hanno imposto problematiche di sicurezza all’altezza della rotonda che porta all’interno del paese, e che dalla via Gramsci collega all’entrata della tangenziale e all’area cittadina di Catania. Numerosi

TRAFFICO IN TILT, PARCHI PUBBLICI DA RIQUALIFICARE E CENTRO STORICO IN VIA DI SVUOTAMENTO. ECCO LA RADIOGRAFIA DI UNO DEI

CENTRI PIÙ POPOLOSI DELLA CITTÀ METROPOLITANA

IL SINDACO:«PROVEREMO A RISOLVERE I PROBLEMI DI TRAFFICO, STIAMO PENSANDO A UNA MODIFICA DELLA ROTONDA PROPRIO PER RECUPERARE SPAZIO E FACILITARE IL DEFLUSSO»

sono stati, infatti, gli incidenti dovuti all’imprudenza di automobili e motorini; un problema al quale l’Amministrazione ha provato a rispondere con l’installazione di una lunga fila di new jersey che impedisce il “taglio di corsia” ma che genera ogni mattina un “blocco di traffico” difficilmente affrontabile. A causa, soprattutto, dell’impossibilità di entrare in autostrada agevolmente. Diverse le soluzioni proposte in Consiglio per ovviare al problema, tra le quali l’apertura di via Paglialunga, ma tutto sembra ancora fermo da un punto di vista attuativo. «Proveremo a risolvere

i problemi di traffico – commenta Rapisarda – stiamo pensando a una modifica della rotonda proprio per recuperare spazio e facilitare il deflusso».

VERDE PUBBLICOI parchi comunali rappresentano il secondo nodo problematico del paese. Alcune associazioni, tra le quali Gravina Attiva, hanno segnalato l’assenza della dovuta manutenzione all’interno del Parco Borsellino, di Parco Fasano, Parco San Paolo e Parco Padre Pio. I principali problemi riguardano la presenza di rifiuti, con

oggetti pericolosi quali cocci di vetro, all’interno. Per quanto riguarda Parco Borsellino, alcuni denunciano la presenza di un’area distrutta e lo stazionamento costante di autoveicoli e motoveicoli oltre a carenze in fatto di pulizia. Parco San Paolo invece presenta delle transenne chiuse con lucchetti ai due ingressi del parco, andando in contrasto con le leggi in caso di emergenze a causa di calamità naturali; le fontane sembrano inoltre distrutte e vi è anche qui la presenza di sporcizia diffusa. «I servizi a Gravina sono carenti – afferma il consigliere Claudio Nicolosi – tutte queste strutture non sono state manutenute bene, c’è stata un’inversione di marcia. Se noi guardassimo il parco Borsellino di 7 anni fa e lo rapportassimo ad oggi potremmo vedere bene lo stato delle cose. La situazione in generale è peggiorata, e questo è grave soprattutto quando si mettono le mani in tasca ai cittadini con l’aumento della TASI». La replica: «Quello dei parchi è un problema legato principalmente al vandalismo – commenta il sindaco – e noi abbiamo fatto diversi interventi per la manutenzione, abbiamo installato dei tappetini sulla pavimentazione per proteggere i bimbi ed abbiamo sostituito i giochi non funzionanti. C’è ancora lavoro da fare ma ci stiamo impegnando».

CITTÀ METROPOLITANA

PAESI ETNEI OGGI14 15

Criminalità e disordine urbano sono fortemente correlati: le caratteristiche dell’ambiente, infatti, possono essere con-siderate fattori determinanti dei comportamenti devianti.

L'assenza o la carenza di illuminazione, il degrado delle facciate degli edifici o degli elementi di arredo urbano, lo stato di manu-tenzione di strade o marciapiedi, la presenza di contenitori per i rifiuti danneggiati, di discariche abusive, di aree urbane (par-chi, aree verdi, piazze) sporche o di rifiuti, la presenza di cantieri abusivi e di automobili parcheggiate in modo inappropriato sono tutti indicatori di disordine urbano e condizioni che possono fa-vorire la commissione di reati.

Secondo la teoria delle Broken Windows (“teoria delle finestre rotte”), nei luoghi in cui vi sono segni di disordine (come appunto le finestre rotte e mai riparate) le persone percepiscono che vi si possano tenere comportamenti devianti, senza alcuna conseguen-za: così, ogni danno alla città che rimane trascurato può essere ritenuto segno della mancanza di controllo da parte delle autorità e può diventare quasi un “invito” a perpetrare azioni che aumenta-no il degrado, attirando, di conseguenza, fenomeni di criminalità.

L’Ente locale ha gli strumenti per agire. Infatti, è nell’ambito delle politiche di prevenzione che le amministrazioni possono utilizzare appieno gli strumenti di governo di cui dispongono. Si pensi al tema della pianificazione urbana e territoriale e agli in-terventi di rigenerazione urbana. Gli studi sulla prevenzione del crimine attraverso la progettazione architettonica e urbanistica (CPTED, acronimo di Crime Prevention Through Environmen-tal Design) prevedono, ad esempio, la presenza di strade e percorsi ciclo-pedonali adeguati e ben visibili, un'illuminazione pubblica ben progettata, parcheggi sicuri, presenza di fermate per i traspor-ti pubblici, presenza di spazi per lo sport, il tempo libero e il gioco, punti bar o ristoro nei parchi o il semplice disegno delle panchine volto a favorire la socializzazione. Tutte misure preventive.

Rendere gli spazi pubblici “vitali” produce una sorveglianza spontanea funzionale alla sicurezza urbana che garantisce un controllo naturale sulla città, riducendo le potenziali opportu-nità di compiere crimini e aumentando i rischi per gli autori;

sorveglianza naturale che può certamente rivelarsi strumento utile insieme ai meccanismi più noti di sorveglianza formale (come la videosorveglianza, la cui unica predisposizione non è la panacea di tutti i mali!). Il senso di appartenenza e l’i-dentificazione con il luogo aumentano sia la sicurezza reale che quella percepita perché le persone rispettano e curano i luoghi che sentono propri. Si tratta di principi generali la

cui applicazione richiede sempre un lavoro di “tradu-zione e adattamento” allo specifico contesto di un

Ente locale, piccolo o grande che sia. È questa la via per un approccio integrato alle politiche

di sicurezza urbana.

CRIMINO LOGICAMENTEEsperta in scienze criminologiche e penitenziarie

di Thea Giacobbe

GRAVINA REPORT

DEGRADO URBANO E CRIMINALITÀ

In aperturae qui, dettagli delParco FasanoSotto, il sindaco di Gravina Mimmo Rapisarda

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delle aree a verde, con gli uffici che hanno già predisposto in bozza il capitolato generale, tecnico e le condizioni generali di contrat-to del bando di gara. Una volta definite le procedure – ha concluso – passeremo alla fase di pubblicazione e aggiudicazione del servizio verde entro i primi mesi del 2016». Ma cosa ne pensano i sangregoresi? C’è chi sostiene come le curate rotonde in viale Eu-ropa rappresentino un ottimo biglietto da visita per il Paese. Molti sono soddisfatti della pulizia di molte zone. Tuttavia, c’è chi vorrebbe che siano posizionati fiori nelle piazze, ma soprattutto tanti ragazzi denun-ciano l’impossibilità di fruire della villa comunale, autentica terrazza sul Golfo di Catania. A tal proposito il sindaco Corsaro ha detto che «i costi annuali di gestione della villa sono elevati, per questo invito i privati a valutare un’idea di gestione, perché la villa al momento non ha un progetto immediato che la riguarda». Affidarsi dunque a privati, come è stato per il progetto “Verde Futuro”, che ha visto un bando per l’adozione delle aree a verde da parte di privati e comples-si condominiali, con riconoscimento dello sgravio fiscale sulla “Tari”, nonché la con-cessione di spazi a verde per le sponsorizza-zioni commerciali. Le aree di sgambamento invece saranno gestite dall’Enpa. Infine Albo ha accennato alla moderna applicazione cel-lulare, tramite la quale «i cittadini potranno inviare al sito del Comune segnalazioni di manutenzione, segno questo di alta demo-crazia partecipata». Un progetto dunque che interessa e coinvolge tutti, proprio perché il verde è “res publica”.

di Francesco Patti

16 17

La crisi economica non è cer-to l’unica causa del precario stato di salute del commercio.

Il progressivo abbandono del classico tour dello shopping tra le vetrine degli esercizi commerciali di via Gramsci e viale Vittorio Emanuele ha anche altre ragioni. Una è evidente, anche in termi-ni di superficie: il proliferare di centri commerciali.

L’ANOMALIA DEI CENTRI COMMERCIALI«Un fatto è certo: Gravina, di tutti i co-muni della provincia, è probabilmente quello che ha risentito di più dell’aper-tura dei centri commerciali», conferma il presidente di Confcommercio Sicilia, Piero Agen. «Ne ha uno in casa, l’Iperco-op, ed altri collegati con strade ultra velo-ci: Le Zagare a pochi minuti d’auto, poi Le Porte di Catania e quella della Playa collegato con una superstrada», argomen-ta Agen. Orologio alla mano «da Gravina in meno di dieci minuti si possono rag-giungere almeno quattro centri commer-ciali». La provincia etnea, tra le altre cose, vanta un particolare record raggiungendo il podio europeo più alto per il numero di metri quadri di centri commerciali per abitante. Alle sue spalle: Oslo. «Un’ano-malia, frutto di una speculazione», spiega Agen. Sugli interventi per bloccare la proliferazione dei centri, Agen frena e si

«UN FATTO È CERTO: DI TUTTI I COMUNI DELLA PROVINCIA, È PROBABILMENTE QUELLO CHE HA RISENTITO DI PIÙ DELL’APERTURA DEI CENTRI COMMERCIALI»

di Roberta Fuschi

dimostra realista. «È un fenomeno tecni-camente impossibile da arginare, la verità è che è stato un errore creare tutti questi centri nati senza un disegno logico», dice e aggiunge un elemento che rende tutto più drammatico. «Non tutti questi centri sopravvivranno nel tempo perché è vero che c’è crisi a Gravina, ma la crisi è gran-de anche all’interno dei centri, con una differenza: lì gli affitti sono altissimi per cui la mortalità dei negozi per certi versi è anche superiore a quella che c’è fuori».

PARCHEGGI E VIABILITA’Ma le vie del centro cittadino spesso si svuotano in favore dell’area in cui è sito l’Ipercoop anche per un’altra motivazio-ne: lì è semplice parcheggiare. Le cose

vanno diversamente in zone centra-lissime come la via Vittorio Ema-nuele. «All’inizio Gravina era una realtà gradevole. Io avevo un’ottica a Catania, parliamo di trent’anni fa, mi sono trasferito qui e ho trovato un’i-sola felice e anche se c’erano pochi negozi eravamo molto accreditati», racconta Roberto Amenta, ottico e vice presidente dell’associazione pro-vinciale della categoria. Le cose però vanno via via peggiorando. «Con il passare del tempo, le amministrazioni non hanno trovato una soluzione per consentire alle persone di sostare, il parcheggio non è cosa da poco, anzi è diventato indispensabile», conti-nua Amenta che invoca anche un

controllo più «capillare dei vigili» sul territorio. Il commerciante lamenta soprattutto gli esiti del «piano di viabilità che ha allargato la striscia del posteggio su via Gramsci creando disagi». Su via Vittorio Emanuele le cose non vanno meglio.

«Le macchine posteggiate, spesso anche in doppia fila, non consento-no di camminare sui marciapiede», denuncia il commerciante. Insomma, se una volta da Catania ci si spostava verso Gravina per fare acquisti, oggi gli stessi abitanti del paese «stanchi di cercare parcheggio, preferiscono scen-dere direttamente al centro commer-ciale dove trova il posto per fermarsi». Un fatto che pesa doppiamente sui bilanci dei negozi del centro già messi in difficoltà dai templi del consumo. «Ho registrato perdite di almeno il 30%», racconta Amenta che sul vicinissimo centro commerciale aggiunge: «Hanno sfruttato una zona che poteva essere interessante per il Comune, così invece sembra un’oasi nel deserto».

ECONOMIA

NOVEMBRE 2015 - ANNO XXI | N° 233PAESI ETNEI OGGI

GRAVINA,LA CRISI DEL SETTORE COMMERCIO

ROBERTO AMENTA:«HO REGISTRATO PERDITE DI ALMENO IL 30%»

In foto,Pietro Agen,presidente diConfcommercio SiciliaNella pagina accanto,l'assessore al Verde Pubblico Ivan Albo

Valorizzare le aree a verde di maggiore visibilità e fruizione, garantendone una costante manu-

tenzione». Sono questi i punti cardine del nuovo progetto che vedrà concretezza al principio del 2016. A parlare è il sindaco di San Gregorio Carmelo Corsaro, il quale ha sostenuto come «finalmente renderemo efficiente e periodica la manutenzione del verde pubblico, stanziando 100mila euro per l’interevento di 35 aree, tra cui le due aree di sgambamento per cani, siti nella zona nord e sud del paese». Per Paolo Schilirò, vicepresidente del Con-siglio ed esponente dell’opposizione, «trat-tasi di un’iniziativa indubbiamente positiva, perché finalmente darebbe stabilità a questo settore, ma vogliamo vedere gli atti ammi-nistrativi di questo progetto. Sino ad allora non potremo esprimere alcun giudizio». A questi dubbi ha risposto l’assessore al Verde Pubblico Ivan Albo, il quale ha specifi-cato che «siamo prossimi a defi-nire le procedu-re per l'affida-mento annuale del servizio di manutenzione

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Cento metri quadrati. Fanno mille euro al mese, a volte anche millecinquecento». Il prezzo non è trattabile, prendere o lasciare. Anche perché, ci dicono, poco più

in là c'è chi chiede pure di più. Accade ad Acireale, dove nel centralissimo corso Umberto ben 58 botteghe sono sfitte, come a simboleggiare il declino di una città oramai lontana dai fasti dei decenni passati. Nella città dei cento campanili, il commercio paga un pegno ancora maggiore rispetto ai comuni vicini: da queste parti, infatti, non è solo la crisi economica e la morsa dei grandi centri commerciali a farsi sentire; ad avere un ruolo sono anche gli affitti, in molti casi irraggiungibili per chi si accinge ad aprire una nuova attività.

PREZZI FUORI MERCATO«I motivi all'origine di questa situazione sono diversi – racconta un commerciante che preferisce mantenere l'anonimato –. Da un lato ci sta una vera e propria lobby di proprietari che fanno cartello tenendo gli affitti elevati, spesso ben al di sopra dei prezzi di mercato, e dall'altra incidono le mancanze della burocrazia che nel tempo ha consentito il radicamento di questi atteggiamenti». Il riferimento va al mancato aggiornamento catastale delle botteghe, che ha fatto sì che negli anni i proprietari degli immobili potessero pagare tasse più basse rispetto a quelle previste per gli esercizi commerciali: «Non è un mistero che tantissime botteghe risultano ancora registrate come abitazioni – continua –. Questo ha garantito ai proprietari tributi al di sotto di quello che in realtà avrebbero dovuto pagare. Persistendo una situazione del genere, va da sé che gli stessi possano permettersi di tenere i locali sfitti».

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ECONOMIA

L'AMMINISTRAZIONE PREVEDE SGRAVI FISCALI PER I PROPRIETARI CHE ABBASSERANNO GLI AFFITTI

GLI AGENTI IMMOBILIARILa conferma arriva anche da chi con le locazioni ci lavora. Diverse sono le agenzie immobiliari che ammettono come il prezzo degli affitti in città non tenga conto della situazione del mercato: «Tendenzialmente il trend è di 100 euro ogni cento metri quadrati – dichiara Mediacase –. I motivi? Spesso le botteghe appartengono a famiglie che non hanno esigenza immediata di affittare i locali, e possono permettersi di fissare prezzi più alti». Sulla stessa lunghezza d'onda anche Immobiliare Di Bartolo: «Una bottega di 70 metri quadrati costa circa 700 euro al mese in centro. Ma si arriva anche a 1800 euro per uno spazio di duecento metri nelle vie adiacenti».

IL SINDACO ALZA LA VOCEE se per il Comune il fenomeno delle botteghe accatastate come abitazioni non sarebbe così esteso, qualcosa sembrerebbe iniziare a muoversi, per quanto riguardo gli incentivi agli affitti. Risale a qualche mese fa, infatti, l'iniziativa

del Comune di promuovere un tavolo di confronto tra le parti – proprietari, commercianti e Amministrazione – al fine di trovare le soluzioni per consentire una ripresa degli investimenti in città. La scelta della giunta guidata dal sindaco Roberto Barbagallo, in tal senso, è ricaduta sull'oppotunità di concedere benefici ai proprietari di botteghe sfitte: «L'intento è quello di garantire esenzioni dai tributi comunali che coincideranno con uno sgravio dell'affitto» fanno sapere dal Comune. La proposta dovrà passare al vaglio del Consiglio comunale per poi, qualora ricevesse l'approvazione, entrare in vigore già a partire dal prossimo anno.

IL FUTURO DEL CENTRO STORICONell'attesa, trapelano le prime indiscrezioni su probabili prossime aperture: «Una pizzeria e un panificio dovrebbero sorgere proprio a ridosso del centro storico – commenta Angelo Trovato, titolare di un negozio di materiali elettrici –. Si tratta di piccoli grandi segnali che potrebbero significare un cambio di rotta in direzione della ripresa». Ad auspicarlo è lo stesso primo cittadino acese che di recente ha dichiarato: «Faccio appello a tutti, soprattutto ai giovani, a coloro interessati alle prospettive del progetto. Li esorto a rivolgersi direttamente a me, affinché possa svolgere, sotto le vesti istituzionali, la funzione di collante tra i proprietari delle botteghe e i potenziali inquilini».

di Simone Olivelli

DIVERSAMENTEDEMOCRATICI

Nicola D’Agostino lo aveva dichiarato al nostro giornale: «Vado verso il Pd: nei tempi e nei modi giusti, però». Ma le porte del partito del Naza-reno sono ancora chiuse. Le chiavi sono nelle mani di Fausto Raciti, non

uno qualunque, ma il segretario isolano di razza acese. Scatta così il piano b, ov-vero la nascita di Sicilia Futura. Il soggetto, in zona centrosinistra, che mette allo stesso tavolo Sicilia democratica e Pdr. «Siamo con Renzi e non contro Crocetta», dicono. In altri termini, i renziani oltre il Pd o – se si preferisce – i “diversamente democratici”, tirano di fioretto.Nata all’Ars, il battesimo della nuova formazione è avvenuto il 22 ottobre a Catania in una terrazza Ulisse, una volta tempio del lombardismo, straripante. A benedire una fusione a freddo dal retrogusto Dc, c’è Davide Faraone, l’amba-sciatore del presidente del Consiglio in Sicilia e fratello Caino del presidente del-la Regione in carica. Scatta l’applauso quando si ricorda la figura di Lino Leanza, scomparso di recente, e – a quanto dicono – ispiratore della nuova cosa centrista. Ma il più citato in sala – eccola là – è e resta Silvio Berlusconi. Un po’ perché «ha tradito – come dice Totò Cardinale – la rivoluzione liberale»; un po’ perché (in uno sbianchettamento di coscienze collettivo) quello stesso programma lo sta portando avanti Matteo Renzi. Sì, lui. E se le idee sono simili, gli uomini sono del tutto uguali. Anzi, sono proprio loro. Escluso Enzo Bianco, però, che da tempo vorrebbe D’Agostino e soci in area dem. Per non sbagliare, Nico Torrisi, già assessore di Crocetta alle Infrastrutture e sodale d’acciaio del deputato acese all’Ars, nel 2013, gli ha tirato la volata a sindaco nella corsa contro Stancanelli. E siccome nulla va lasciato a metà, meno di un anno fa ha confezionato un gruppo nuovo di zecca a Palazzo degli Elefanti e dal nome assai lungimirante, Catania Futura. Erano partiti in tre, due strappati all’opposizione, e altri due potrebbero arrivare nei prossimi giorni. Salirebbero così a cinque i consiglieri futuristi. Agatino Lanzafame ha già ufficializzato il passaggio e, secondo fonti giornalistiche, anche Francesco Petrina (cattolico pure lui) starebbe guardando con interesse alla zona acese. Una presunta pattuglia che a quel punto avrebbe le carte in regola, e soprattutto i numeri, per rivendicare un posto in una Giunta Bianco finora mai rimpastata.Sull’asse Catania-Acireale, anche il cantiere del centrodestra è in ebollizione. Il piano di ristrutturazione di Forza Italia in Sicilia passa da un duo che resiste al tempo: Poglie-se-Catanoso. In occasione della con-vention Muovitalia 2015, celebrata a ottobre nel capoluogo etneo, hanno chiamato a raccolta i capigruppo Ars

di una coalizione da immaginare orfa-na di Ncd, ma con dentro i leghisti di

Angelo Attaguile e Matteo Salvini. Un tentativo di dialogo, intanto. Ma al netto

di ogni discussione, il cantiere aperto in casa forzista vale già come un segnale di riconquista dinnanzi a un corpo elettorale da tempo digiuno di vittorie.

di Fernando Massimo Adonia

«CI STA UNA VERA E PROPRIA LOBBY DI PROPRIETARI CHE FANNO CARTELLO TENENDO GLI AFFITTI ELEVATI»

NICOLA D'AGOSTINOE NICO TORRISI BATTEZZANO A CATANIA SICILIA FUTURA

POLITICA

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perché in questo momento è la città a rimetterci. Senza la sicurezza di poter lavorare sul lungo periodo – conclu-de – nessuno è disposto a investire sul territorio così come previsto dal capitolato d'appalto».

di Simone Olivelli

misterbianchese, per quanto riguarda l'opposizione alla risoluzione del contratto si attende il parere del giudice. Con la possibilità che, qua-lora la E.F. si vedesse data ragione, la gestione dei rifiuti potrebbe di nuovo passare di mano.Gli unici a perderci sembra-no i cittadini: «Non è facile – dichiara l'assessore all'Ambiente Giovanni Grasso -. Speriamo che tutto si risol-va al più presto,

Gare d'appalto, interdittive antimafia, ricorsi.

Ad Aci Catena, gli ultimi mesi sono stati contrassegna-ti da una disputa a distanza dal valore di circa 12 milioni di euro. A tanto, infatti, ammontano le risorse che gestirà la società che avrà in mano la raccolta rifiuti per i prossimi sette anni. Al momento, però, dire chi avrà l'onere di innalzare gli indici di differenziata pare impos-sibile. E ciò nonostante una gara si sia già svolta.Protagonisti della sfida sono la E.F. Servizi Ecologici di Misterbianco, e la Senesi spa, società marchigiana con sede a Porto Sant'Elpidio.La storia inizia l'anno scorso con la gara indetta dall'Urega. All'apertura delle buste, ad avere la meglio secondo la commissione è la E.F. Servizi Ecologici. Tutto sembra filare liscio, e così il 21 maggio viene ufficial-mente firmato il contratto tra E.F. Servizi Ecologici e il Comune; ultimo passo prima dell'entrata in servizio che avviene a inizio luglio. Poco dopo il colpo di scena: la società di Misterbianco viene raggiunta da un'inter-dittiva antimafia emessa dalla Prefettura di Catania.A quel punto al Comu-ne non resta che revocare l'affidamento e far scorrere

la graduatoria, ripescando la Senesi. Anche stavolta, però, le sorprese non mancano: a metà luglio tocca infatti alla società marchigiana finire nel mirino della Prefettura di Fermo, che ravvisa nell'or-ganigramma della ditta pos-sibili porte d'accesso per la criminalità organizzata. Gli intrighi, tuttavia, sono ancora all'inizio: in rapida succes-sione la Senesi ottiene prima la sospensiva dell'interdit-tiva da parte del Tar delle Marche, fatto questo che gli garantisce di poter iniziare a operare ad Aci Catena, e poi l'annullamento dello stesso provvedimento. Dal canto suo, anche la E.F. nel frattempo si è mossa, facendo ricorso sia contro la Prefettu-ra sia contro il Comune per la revoca del contratto. E se nel primo caso il Tribunale ha dato ragione alla ditta

SERVIZI

NOVEMBRE 2015 - ANNO XXI | N° 233

DUE DITTE SI CONTENDONO DA MESI LA RACCOLTA

Page 12: Novembre 2015 - Paesi Etnei Oggi

Impossibile agire autonomamente senza aver chiesto l’autorizzazione di chi guida il gruppo. Calì si spinge oltre e ipotizza che il delitto sia stato avallato da Paolo Brunetto. «Se c’è qualcosa, il capo lo deve sapere, perché io…», spiega alla donna. E poi ancora:

Calì G.: Funziona così, guarda…La Fornara M.: Ecco…, se io devo fare una cos devo venire a chiederti il permessoCalì G.: Perché la testa…La Fornara M.: Perché questo è sempre stato così…Calì G.: La testa è la…La Fornara. : Ecco, il capo, certo, quello che conta…

Ma quelle intercettazioni non bastano.Gli investigatori, ad un passo dalla soluzione del caso, non riescono però a chiudere il cerchio attorno ai responsabili. Mancano le prove sufficienti a inchiodarli.

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DA TRE ANNI NON SI HA PIÙ NOTIZIA DEL 36ENNE, SVANITO NEL NULLA A GIARRE. L’OMICIDIO SAREBBE MATURATO NEGLI AMBIENTI DELLA CRIMINALITÀ ORGANIZZATA

a cura di Maria Bella

NERA

NOVEMBRE 2015 - ANNO XXI | N° 233PAESI ETNEI OGGI

SCOMPARSA DI GIORGIO CURATOLO, UN CASO DI LUPARA BIANCA?

Portiera aperta e chiavi nel cruscotto. È stata trovata così, il 27 giugno del 2012, la Lancia Y

nera di Giorgio Curatolo. Dell’uomo, 36enne giarrese, padre di due bambini, da quel giorno non si ha più notizia. La pista dell’allontanamento volontario non viene presa in seria considerazione dai carabinieri della Compagnia di Giarre. Troppo strane le circostanze che precedono la sparizione per ipotizzare una fuga pianificata. Curatolo, visto per l’ultima volta intorno alle 13 nel bar di piazza Sacerdote Spina a Giarre, davanti al quale viene ritrovata la sua vettura, poco prima è andato a fare la spesa. Dopo aver preso il caffè, riceve una telefonata al cellulare ed esce dal locale, dove probabilmente lo attende l’assassino. Da quel momento il suo telefonino risulta spento e di lui si perde ogni traccia. Nessuno, nonostante l’ora di punta, avrebbe visto con chi e a bordo di quale mezzo si allontana il 36enne. A lanciare l’allarme la moglie, Marisa La Fornara, preoccupatasi non vedendolo rincasare ad ora di pranzo. La donna conferma che il marito non ha prelevato alcun effetto personale dalla loro abitazione.

LE INDAGINILe indagini sin da subito si concentrano sugli ambienti della criminalità organizzata. Giorgio Curatolo, pur non essendo un esponente di spessore, gravita infatti attorno al clan Brunetto. In più occasioni l’uomo sarebbe stato sorpreso dai carabinieri la mattina, all’alba, in compagnia di Carmelo Olivieri, ritenuto dagli inquirenti l’attuale reggente del clan dopo la scomparsa del boss Paolo Brunetto, nel corso di summit organizzati a Giarre, all’interno di un edificio adibito a stalla. Frequentazioni che non lasciano dubbi sulla sua vicinanza agli ambienti della malavita.Dopo una prima fase di ricerca, viene avviata l’attività investigativa. Diventa sempre più concreto, infatti, il sospetto di trovarsi di fronte ad un caso di lupara bianca, il primo a Giarre. E sono le attività tecniche, con le intercettazioni ambientali in casa Curatolo, a fornire i primi riscontri in tal senso. Le conversazioni più interessanti sono quelle captate tra la moglie dello scomparso e Giovanni Calì, imputato per associazione mafiosa.

I MOVENTIEmergono due possibili moventi, forse sommatisi l’uno all’altro, alla base del delitto. Il primo riguarda il furto di alcune collane d’oro di proprietà della moglie di Giorgio Curatolo. Principale accusata la compagna di Giuseppe Calandrino, tra i collaboratori più fidati di Carmelo Olivieri, all’epoca responsabile per il clan Brunetto della zona di Giarre. Quel furto causa un pesante dissidio, di cui è costretto ad occuparsi Paolo Brunetto in persona. Quest’ultimo avrebbe poi ordinato a Calandrino di restituire il maltolto. Ma l’intervento del boss non sarebbe comunque riuscito a ripianare quella frattura. Il secondo movente, invece, sarebbe di natura sentimentale. Giorgio Curatolo avversa il rapporto sentimentale instaurato tra la cognata e un soggetto gravitante nel clan Brunetto. Il 36enne ordina alla donna di lasciare quell’uomo, ma quest’ultimo minaccia ritorsioni se avesse continuato ad intralciare quella relazione.

I CLANDopo i due episodi Giorgio Curatolo si allontana dal clan Brunetto e si avvicina ad alcuni esponenti dei Laudani. Con quella decisione, che getta discredito sul gruppo guidato da Olivieri, l’uomo probabilmente firma la propria condanna a morte. In uno dei colloqui intercettati dai carabinieri tra Giovanni Calì e Marisa La Fornara, il primo spiega alla donna quale iter bisogna seguire nel caso in cui si volesse far sparire qualcuno.

Da Veronica a Giordana, da Belpasso a Nicolosi. Meno di un anno e una decina di

chilometri. Sono questi i riferimenti spazio-temporali che delimitano, in territorio etneo, quel fenomeno che da molti è stato battezzato con un neologismo – femminicidio – e che invece è il portato di una cultura dalle radici antiche. In un passato che non solo è tristemente presente, ma sembra destinato a costellare anche il futuro.“Accecato dalla gelosia” e “omicidio passionale” sono due delle tante forme utilizzate da media e opinione pubblica per prendere le distanze dall’immaturità emotiva che caratterizzare la nostra società. E per capire che il cammino da fare è ancora lungo, bastano due aneddoti apparentemente lontani tra loro: il primo riguarda l’abolizione del delitto d’onore in Italia avvenuta solo nel 1981; mentre il secondo risale a pochi giorni fa e vede protagonisti un siciliano e un cittadino africano: l’indigeno, nell’intento di impartire una lezione di cultura locale, diceva: «La parola peggiore di tutti in siciliano è cornuto. Non la dire mai a nessuno, se no finisce male». Specialmente se sei una donna.

di Simone Olivelli

LE CONVERSAZIONI PIÙ INTERESSANTI SONO QUELLE CAPTATE TRA LA MOGLIE DELLO SCOMPARSO E GIOVANNI CALÌ, IMPUTATO PER ASSOCIAZIONE MAFIOSA

Page 13: Novembre 2015 - Paesi Etnei Oggi

La 18esima Marcialonga di Gravina di Catania – Memorial Carmelo Pitrolino, valevole come decima

prova del calendario del Grand Prix provinciale di corsa su strada indetto dalla Fidal, e organizzata da Paesi Et-nei Oggi ha contato la partecipazione di oltre 200 atleti.

Per la categoria donne (5 km) il suc-cesso di Rosaria Puglisi dell’Asd At-letica Misterbianco ad ex aequo con

Mika Iwaguchi dell’Asd Polisportiva Fiamma San Gregorio e Lucia Si-

gnorello dell’Asd Fortitudo Ca-tania.

Per gli uomini ha trionfato An-tonio Alberto Zingali dell’Atle-tica Caltagirone, secondo Giulio Caniglia dell’Atletico Scordia e

terzo Luciano Costarelli dell’At-letica Virtus Acireale.

Mentre per i 7,5 km categoria uo-mini al primo posto Luca Stagno

dell’Etnatletica, secondo Se-bastiano Ragonesi dell’Asd

Atletico Linguaglossa e terzo Giuseppe Pulvi-renti dell’Atletica Vir-tus Acireale.

SPORT

NOVEMBRE 2015 - ANNO XXI | N° 233

ROSARIA PUGLISI, UN ANNO “DI CORSA” DA MISTERBIANCO AL SOGNO DI NEW YORK

Un passo dietro l’altro. Prima camminando velocemente, poi di corsa. Andando sempre più forte e sfidando l’acido lattico oltre i proprio limiti. Ha iniziato così, quasi per

caso, Rosaria Puglisi, 36 anni, farmacista di Misterbianco non sapendo di avere doti fuori dal comune. «L’anno scorso a giugno ho iniziato a correre giusto per mantenermi in forma. Nella mia vita avevo sempre praticato il nuoto ma a livello amatoriale. Così un paio di volte a settimana andavo al campo di Misterbianco con le cuffiet-te e correvo per circa mezz’ora», spiega Rosaria tra il fragore dei suoi due figli di 6 e 7 anni.

La svolta avviene quando viene notata da Antonio Belfiore per la sua falcata e la sua resistenza e così Rosaria viene “arruolata” nell’A-sd Atletica Misterbianco. Nel giro di un anno Rosaria è diventata un’atleta: ha affinato tecnica e resistenza e ha già partecipato a diverse competizioni, tra cui il campionato italiano a Trecastagni, lo scorso 12 settembre, e la Marcialonga di Gravina che ha vinto il 27 settembre.

«All’inizio mi allenavo in maniera rudimentale con delle tabelle che preparavo io – racconta Rosaria – ma poi ho seguito programmi più rigidi con giorni di ripetute a giorni di scarico». E quindi ci ha preso gusto nella corsa e punta dritta verso i 21 chilometri. Ma l’atleta non nasconde le difficoltà di uno sport di grande fatica che forgia sia il fisico sia la mente in ore e ore di corsa, sudore e allenamenti.

«A volte mentre corro in inverno con la pioggia o con il buio arrivano i momenti di sconforto non lo nego – confessa la fondista – ma è fondamentale allenare la mente a un percorso graduale: ogni giorno si deve aggiungere un chilometro dandosi obiettivi sempre nuovi ma ascoltando il proprio corpo». Invece, forse per aver ascoltato troppa musica nelle cuffiette durante un allenamento di qualche mese fa, Rosaria non ha “sentito” le proprie gambe e si è infortunata. Una fase difficile che ha richiesto un rientro centellinato e non senza sofferenze: «Sono stata ferma per due mesi e mezzi a causa di una contrattura e senza dubbio la musica è una forma di doping perché ti spinge ad andare oltre i tuoi limiti e si rischia di farsi male. L’ho imparato a mie spese».

Per uno sport come la corsa, la costanza negli allenamenti è fonda-mentale e Rosaria, che ha un volto sorridente e rassicurante, riesce a conciliare vita privata, lavoro e sport, senza troppa fatica. «Si tratta soltanto di una questione di organizzazione – precisa la giova-ne farmacista – e di automatismi. Ho la fortuna di avere due mattine libere a settimana e ne approfitto per allenarmi e poi aggiungo altri due pomeriggi. Certo, a volte capita che devo allenarmi un po’ meno perché i compiti dei bam-bini chiamano!».Ma l’obiettivo di Rosaria è quello di tutti coloro che corrono: la maratona di New York: «Sto preparando le prossime gare in Calabria a novembre ma la maratona in America è molto affascinante e senza dubbio proverò ad allenarmi per poterla fare un giorno».

LA FONDISTA DELLA 18a MARCIALONGA DI GRAVINA MEMORIAL CARMELO PITROLINO SI RACCONTA

TRA ALLENAMENTI, FAMIGLIA E NUOVI OBIETTIVIdi Andrea Sessa

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contro, colpendo la sua unica figlia. Una soireé complessivamente pulita, ben fatta, come da tempo il Tempio della lirica etnea aveva disabituato i suoi spettatori.Regia, scene e costumi sono di Roberto Laganà, omaggiato grandiosamente dal pubblico; il quale, come nel 2011, ha mes-so in scena un’edizione “classica”, fedele al copione e all’ambientazione scelta dai suoi padri.A dirigere l’orchestra del Teatro, il giovane Michelangelo Mazza. Bravissimo il sopra-no Gilda (Daniela Bruera) e il baritono Rigoletto (Alberto Gazale); pulitissimo il basso Spara fucile (Maurizio Muscolino); tecnicamente da migliorare, ma limpida la voce del giovane tenore Jaeheui Kwon, molto apprezzato nelle aree popolari (come ne La donna è mobile). Una piace-vole serata che pare segnare positivamente la strada intrapresa dal Teatro Massimo di Catania. La prova del nove sarà con i Puri-tani, in scena dal 3 dicembre 2015.

TEATRO DON BOSCO

Con Miseria e Nobiltà si apre ufficial-mente il cartellone della stagione teatra-le 2015/2016 della Nuova Compagnia Odèon diretta da Rita Nicotra. La brillan-te opera in due atti di Eduardo Scarpetta, un mito nella cultura teatrale napoletana, è andato in scena sabato 17 ottobre e do-menica 18 ottobre al Teatro Don Bosco a Catania. Lo spettacolo, curato in regia da Claudio Jacobello, mette in rilievo non una comi-cità grottesca, legata alla sofferenza della miseria e della fame, ma una comicità in cui la miseria e la fame sono vissute con ironia. Lo scrivano Felice Sciosciammocca e Pasquale, ridotti in totale miseria, sono convinti dal marchesino Eugenio a fin-gersi suoi aristocratici parenti per aiutarlo a chiedere la mano della bella Elena, fi-glia di un’ex cuoca arricchita. La messin-scena, resa necessaria perché, il padre del marchesino si oppone al matrimonio, è causa di equivoci, litigi e colpi di scena a ripetizione, fronteggiati con destrezza dai sedicenti nobiluomini. Accade di tutto e, nella confusione generale, Felice può per-sino intravedere la serenità familiare e un futuro con "pasti assicurati". In scena Sebastiano Finocchiaro, Mario Calì, Nerina Nicotra, Angela Ursino, Rita Nicotra, Carmelo Marino, Gian-carlo Puglisi, Lucia Messina, Alessandra Caraffa, Mirko Di Stefano, Laura Scuderi. Completano il cast, per questo primo ap-puntamento, Vito Mammana, Antonella Ferlito, Maria Cardì, Pina Lauceri, Salvo e Giuseppe Santangelo, Federica Scuderi, Vera Li Pira, Mario Granca-gnolo, Simone Bottino, Maurizio Mazzara, Sergio Lo Re, Carlo Mam-mana, Bru-no Grillo, Martina Duscio.

Si parte conMiseria e Nobiltàdi Lucio Di Mauro

Nonostante i tagli alla cultura sia nazio-nali che regionali, il Teatro Stabile per il 2015/2016 lancia una super stagione, con titoli e nomi di qualità e … sotto il segno di Dante; infatti, dal suo Inferno è tratto il motto dell’anno: Fatti non foste a viver come bruti, detto da Ulisse “intervistato” dal poeta fiorentino durante il suo passag-gio nel girone dei fraudolenti nell’Inferno nel 1300.«Abbiamo scelto un forte monito culturale – ci dice il Giuseppe Dipasquale, direttore artistico del Teatro – rivolto a quanti capi-scono, e ancor più a quanti non capiscono, che il destino proprio dell’uomo (“consi-derate la vostra semenza”) è tutto in quel “seguire virtute e canoscenza”. Il teatro è in ciò veicolo primario di cultura, sapere, virtuoso confronto. Un ruolo che la società e la classe politica dovrebbero avere ben chiaro, evitando di considerare la cultura in genere come l’ultima voce dell’econo-mia».Su questa linea, ad ogni rappresentazione verrà dedicato un incontro alla scoperta di un canto della Divina Commedia, con let-ture e commenti fatti dal cast dello spet-tacolo in scena.«In tempi di crisi, bisogna aprirsi, fare in modo che il pubblico torni al teatro, incu-riosirlo. Questo è il nostro compito» con-tinua Dipasquale.Il Teatro Verga presenta 11 spettacoli, di cui 5 prodotti o coprodotti dallo stesso Stabile. Titoli popolari e di forte impe-gno sociale: si va da La pazza della porta accanto,  prima assoluta di Claudio Fava; alla trilogia dell’Orestea di Eschilo; dal shakespiriano Re Lear al Sindaco del

Rione Sanità del napoletano Eduardo De Filippo.

Partenza il 13 novem-bre con L’uomo, la

bestia e la virtù del siciliano

Pirandello.(ncc)

Al via la stagione2015/2016

TEATRO STABILE

Rigoletto, un classicoclassicheggiantedi Nunzio Condorelli Caff

TEATRO MASSIMO

COSTUMI E SPETTACOLI

Dopo la brumosa e decadente estate che ha vissuto il Teatro Massimo Bellini di Catania, a ottobre riparte la sua stagione lirica sotto i migliori auspici. Infatti, dal 20 è di scena Rigoletto, la famosa opera di Giuseppe Verdi, libretto di Francesco Maria Piave, tratta dal dramma di Victor Hugo Le Roi s’amuse, andata inscena per la prima volta al Teatro la Fenice di Ve-nezia nel 1851. Rigoletto, lungi dall’essere un’opera buffa, è un dramma nel quale l’omonimo protagonista è il gobbo-giulla-re di corte, che nutre odio e risentimento verso i normali, i cortigiani, la “vil razza dannata”, che cerca vendetta, la mette in atto e, come una maledizione, gli si ritorce

Una soireé complessivamente pulita, ben fatta, come da tempo il Tempio della lirica etnea aveva disabituato i suoi spettatori

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Il ricordo di un sorriso, la sensazione di continua assenza, il desiderio di un ultimo abbraccio. Novembre ci accoglie aprendo il nostro cuore ai ricordi. È una sensazione che

accomuna tutti e che non può lasciarci indifferenti. E così ogni anno, anno dopo anno, ricordiamo i nostri defunti.  Impossibile, infatti, amare qualcuno e non soffrire per la sua assenza, sentirsi soli e deprivati di qualcosa di essenziale, vulnerabili e piccoli di fronte al mondo. E il lutto è la medicazione alla nostra ferita. Una ferita che ha bisogno di tempo per sanarsi e che in molti casi lascerà una cicatrice perenne.Non esiste un modo universale di elaborare il proprio dolore, il processo elaborativo è determinato da molteplici elementi: il grado di parentela, l’intensità della relazione, le evenienze della perdita, il supporto dell’ambiente familiare e sociale.  Nonostante ciò, esistono dei meccanismi che accomunano tutte le perdite. Nel 1969 una psichiatra svizzera Elisabeth Kubler-Ross pubblicò un libro La morte e il morire, divenuto uno dei testi sacri per chi si occupa di temi legati alla morte. La Kubler-Ross teorizza cinque fasi attraverso le quali passerebbe obbligatoriamente un individuo a seguito della perdita di una persona cara (o dell’annuncio di un’imminente perdita).  Secondo la psichiatra la fasi spesso si sovrappongono e si succedono, ripetendo si nel tempo:

1. Negazione/Rifiuto come prima reazione alla notizia (arrivando addirittura a cercare segnali della presenza della persona cara);2. Rabbia quando si realizza la perdita: il grande carico di dolore  provoca una grande reazione alle volte rivolta verso se stessi o persone vicine o, in molti casi, verso la stessa persona defunta;3. Negoziazione, si tenta di reagire all’impotenza cercando delle risposte o trovando soluzioni per spiegare o analizzare l’accaduto;4. Depressione;5. Accettazione. Allora qual è il tempo del lutto? C’è un tempo per il lutto? Già Freud in Lutto e Malinconia parla del tempo del lutto come «quel tempo in cui l’individuo trasforma l’assenza esterna dell’oggetto in presenza interna». Si tratta generalmente di un arco di tempo che va dai 9 ai 24 mesi. In questi mesi accade quello che è definito “elaborazione del lutto”, si tratta di un processo fisiologico, che consente di  integrare l’evento “perdita” con la propria vita. Esistono poi delle condizioni che possono rendere il lutto più complicato

come per esempio una perdita improvvisa, la presenza di lutti precedenti o di condizioni di malattia pregressa, ma anche la tendenza a reprimere il dolore e nascondere i propri sentimenti di tristezza. Il rischio è che condizioni di lutto normale possano diventare croniche, se non capite e affrontare per tempo. Non è infrequente, infatti, rintracciare alla base di condizioni di malessere, ma anche di vere e proprie patologie mentali, lutti irrisolti. Appare dunque fondamentale dare una voce al proprio dolore. E forse la commemorazione dei Defunti ci aiuta proprio a fare questo. Ci dà uno spazio e un tempo per il dolore, una dimensione altra e ciclica per il ricordo e per la trasmissione del ricordo alle generazioni future.

LA PSICOLOGA

IL TEMPO DEL LUTTOANNO DOPO ANNORICORDIAMO I NOSTRI DEFUNTI. IMPOSSIBILE AMARE QUALCUNO E NON SOFFRIRE PER LA SUA ASSENZAE IL LUTTO È LA MEDICAZIONE ALLA NOSTRA FERITA

l'intervento dellaDr.ssa Grazia Razza

29NOVEMBRE 2015 - ANNO XXI | N° 233

In foto,Cimitero di Catania

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(Prima:) “Ballavo per un disperato bisogno fisico di muovermi,voltarmi, correre... Ballavo perché il mio corpo doveva scaricare nell'aria circostante violente energie compresse che non sapevo dove mettere, come trattare. Era una forza misteriosa, silenziosa, completamente padrona di me, della quale non sapevo cosa fare...” (Dopo:) Ballavo, anche per dimenticare, allontanare dal mio spirito la violenza dell’uomo con il quale ho avuto una bambina, ma le crude lame della sua rabbia, mi hanno trafitto il cuore… per sempre! Baudelaire avrebbe detto che “la danza è la poesia delle braccia e delle gambe, è la materia graziosa e terribile che si anima e si abbellisce attraverso il movimento”. Mai di più vero: per lei, Giordana Di Stefano, vent’anni, la danza era la poesia delle braccia, delle gambe e della testa, prima d’essere uccisa a coltellate nella sua automobile alla vigilia del processo al suo ex compagno, da lei denunciato per stalking. L’altra poesia era la figlioletta di quattro anni, un continente d’amore. Ma c’è lui, Luca Priolo, 24 anni, il compagno violento, che una sera decide di ridurre in mille pezzi quella poesia di ragazza, in una strada buia di Nicolosi. Forse troppo tardi s’è resa conto che “uno degli errori più grandi che si possano fare è tenere vicino chi sgretola la tua autostima, piano, con gesti apparentemente inconsapevoli”. La ballerina controlla e muove il suo intero, indivisibile corpo, ma i suoi movimenti più plateali riguardano le braccia e le gambe, che condividono lo stesso tronco. Ma quando la testa è frastornata si fa fatica. E allora bisogna liberare tutte le energie che si hanno in corpo per contrastare quelle “parole, armi senza scampo, affilate e pericolose... Che ti si appigliano addosso e non te ne liberi più... Ci sono schiaffi che si perdonano e parole che non lasciano scampo…”.Giordana è costretta a cavarsela da sola, in una lotta con se stessa per non cedere a un perdono immeritato. Lei lo aveva denunciato, ma lui le aveva chiesto di dimenticare, di ritirare la denuncia perché voleva diventare guardia giurata, in cambio avrebbe lasciato a lei l’affidamento esclusivo della figlia, come se le due cose si potessero barattare…E ora, chi spiegherà lei perché la mamma non c’è più e papà è dietro le sbarre? Balla, balla tu, piccola, per mamma Giordana, per continuare la sua passione; per papà Luca, perché possa pentirsi amaramente. Balla per nonna Vera e nonna Antonella che ha scritto: «Il giorno in cui è morta Giordana è morto anche Luca e sono morta dentro io». Balla per raccontare loro storie di vita e non di morte. Balla soprattutto per la tua vita, che possa riservarti un palcoscenico migliore. Ecco la grazia e la crudezza cui Baudelaire si riferiva dicendo che la danza (della vita) è “graziosa e terribile”.

L’ANGOLO DICARMELO DI MAURO

Poeta, scrittore e giornalista collabora con il quotidiano “La Sicilia” e con alcune riviste regionali e nazionali. Appassionato di letteratura, ha pubblicato diverse recensioni e critiche per poeti e scrittori italiani con lo pseudonimo di Gabriele Romaudi. Ha organizzato premi letterari, diretto e coordinato importanti manifestazioni culturali.

GIORDANA, LA POESIA DI UNA VITABARBARAMENTE UCCISA A NICOLOSI. UNA TRAGEDIA CHE FORSE POTEVA ESSERE EVITATA

RITRATTI

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