Notiziario_dicembre_2005

56
Notiziario dell’Ispettoria Salesiana Sicula Anno XXXII n. 126 Dicembre 2005

description

Notiziario dicembre 2005

Transcript of Notiziario_dicembre_2005

Page 1: Notiziario_dicembre_2005

Notiziario dell’Ispettoria Salesiana SiculaAnno XXXII n. 126 Dicembre 2005

Page 2: Notiziario_dicembre_2005

Redazione: Felice BongiornoGiuseppe FalzoneGaetano Urso

Progetto grafico: Roberto ArenaImpaginazione: Felice BongiornoStampa digitale: Scuola Salesiana del libro

Catania-Barriera

EditorialeQuesto numero appare particolar-

mente ricco di immagini e informazioniche si riferiscono ad avvenimenti dellanostra vita ispettoriale.

Di particolare rilievo e significato èl’intervento del Rettor Maggiore Don Pa-scual Chàvez Villanueva a Messina in oc-casione dell’apertura dell’anno accademi-co e dell’inaugurazione del bassorilievodel Maestro Ennio Tesei.

Fra le tante notizie riportate nel noti-ziario particolare spazio diamo anche alCardinale salesiano Oscar Rodriguez Ma-radiaga, accompagnato in Sicilia dall’am-basciatore dell’Honduras, da alcuni con-fratelli della nostra Università di Roma edella nostra ispettoria.

In assenza del nostro Ispettore DonLuigi Perrelli che si trovava in Madaga-scar, il cardinale è stato accolto e accom-pagnato oltre che dal direttore della Casadi Gela Don Salvatore Frasca, dal vicarioispettoriale Don Aldo Ballistreri.

Ampio spazio viene dato all’attivitàestiva dei nostri oratori, alle diverse espe-rienze dei giovani salesiani, alle varie atti-vità della Pastorale Giovanile e di pro-grammazione.

Si tratta di una informazione non sol-tanto documentativa ma stimolante e ani-matrice. L’amore e l’appartenenza sale-siana crescono con l’informazione e la co-noscenza.

L’inserto di questo numero: Il cinemae la pittura.

FFeelliiccee BBoonnggiioorrnnoo

SS oo mm mm aa rr ii ooMessaggio del Rettor Maggiore pag. 2Lettera dell’Ispettore » 5L’educazione degli affetti » 6Al servizio del Padre » 9XX G M G » 10Comunicazione sociale » 13MGS » 17Pastorale Giovanile » 20Famiglia salesiana » 26Frammenti di memoria… » 33I confratelli, una risorsa » 34Dalle case… » 38Brevemente… » 50Da ricordare… » 52

In copertinaIl Rettor Maggiore Don Pascual ChàvezVillanueva durante la Prolusione dell’AnnoAccademico 2005/2006 al “S. Tommaso”di Messina.

Pubblicazionedella tesi didottorato di

Don VincenzoNicosiano

Page 3: Notiziario_dicembre_2005

insieme 1

Buon Anno 2006

“Nella Santa Famiglia di Nazareth troviamo il prototipo di ogni famiglia,l’amore più vero e sincero, l’unione più indissolubile, i doveri adempiuti fino alsacrificio, il lavoro condiviso con gioia, la pazienza che rafforza e vivifica”.

FAMIGLIA, culla della vita.Illustrazione del pittore Umberto Gamba (calendario del BS).

Page 4: Notiziario_dicembre_2005

insieme2

Dalla prolusione di Don Pascual ChavezLLaa pprreesseennzzaa ssaalleessiiaannaa iinn EEuurrooppaa

L’Europa “non può dimenticare quelle chesono le sue radici. Deve ricordare che il cristia-nesimo è stata la linfa vitale dalla quale, durantedue millenni, ha derivato le più nobili ispirazio-ni spirituali". Ma “l’Europa oggi non deve sem-plicemente richiamarsi alla propria eredità cri-stiana precedente; occorre raggiungere di nuovola capacità di decidere sul futuro dell’Europa inun incontro con la persona e il messaggio di Ge-sù Cristo… La Chiesa ha il compito urgente didare, di nuovo, agli uomini d’Europa l’annuncioliberatore del Vangelo” .

Davanti a questa Europa che sta vivendo“una apostasia silenziosa”, dobbiamo, in primoluogo, ravvivare la coscienza che siamo stati in-viati per aiutarla a ricuperare la speranza e il fu-turo; apparteniamo a quella “minoranza creati-va” che può dare un’anima all’Europa. Non sia-mo gli unici responsabili di questa missione, manon possiamo permetterci indifferenza né assen-za di impegno. Tutti possiamo, e dobbiamo, es-sere protagonisti in questa Europa che vive unprocesso di cambi accelerati e profondi . E pro-prio perché il problema è essenzialmente cultu-rale, la soluzione si troverà nella creazione di unacultura che risponda ai bisogni reali della perso-na umana. E la cultura è il campo di missioneproprio dei salesiani.

Come salesiani possiamo dare un contributospecifico a questa nuova cultura; questo contri-buto ‘salesiano’ alla costruzione dell’Europa cri-stiana implica una fiducia indefettibile nella gio-ventù e nella famiglia, l’impegno rinnovato perl’educazione e la promozione permanente delSistema Preventivo, convinti come siamo che il

modo in cui Don Bosco affrontò i problemi so-ciali non solo è giusto e valido, ma è anche il piùefficace.

Questa nuova cultura non può nascere dal-l’egoismo narcisista, dall’ individualismo senzasolidarietà, da un epicureismo spontaneo. Peressere cristiana, deve basarsi sulla croce, che èl’unico modo autentico di rispettare il vero Dio.Rifiutare Dio manifestato nella croce di Cristo si-gnifica rinunciare al Dio Amore; la ripugnanza,quasi viscerale, verso la croce di Cristo, così at-tuale e generalizzata, è l’espressione più eviden-te del paganesimo imperante. Nella croce Dio simanifesta come è, non come piacerebbe all’uo-mo; gli si rivela oltre ogni immaginazione e oltrei migliori desideri. Con la croce Gesù ha toccatoil fondo dell’annientamento umano. Dalla suamorte, e una morte in croce, è sorta la vita senzafine; all’umiliazione più profonda è seguita lamassima glorificazione: il servo consegnato è sta-to proclamato Figlio.

Chi volesse costruire la propria città senzaDio, ritornerà a Babele a edificare la torre e a se-minare la terra di confusione; la comunicazionediventerà impossibile e si dissolverà l’unità fra gliuomini (Gn 11,1-9). Importa ricuperare il pro-getto di Dio, assumerne la logica, praticarne lagrammatica, per ricostruire comunione e pacecon se stesso, con gli altri, con Dio.

SSffiiddee aallllaa vvooccaazziioonnee ssaalleessiiaannaa iinn EEuurrooppaaCome Salesiani desideriamo contribuire allo

sforzo della Chiesa per “dare un’anima” cristia-na al processo di integrazione europea, affinchél’Europa realizzi la sua vocazione, chiaramentedelineata nel progetto dei padri fondatori: essereuna famiglia di popoli uniti e di nazioni riconci-liate, impegnate nella costruzione dell’unità del-l’intera famiglia umana. Desideriamo dare ancheil nostro apporto carismatico all’opera della nuo-va evangelizzazione per contribuire alla costru-zione della “Ecclesia in Europa”. L’unificazioneeuropea offre nuovi modi di operare al di là del-le frontiere, offre la possibilità di essere più aper-ti ad altre culture, al dialogo interreligioso e in-terculturale e presenta l’occasione di ricomincia-re con un nuovo inizio.

INSIEME CON I GIOVANI D’EUROPA COSTRUIAMO LA FAMIGLIA

IImmmmaaggiinnaannddoo qquueell cchhee ffaarreebbbbee DDoonn BBoossccoo ooggggii

Prolusione A.A. 2005/06

Messina “S. Tommaso”

Page 5: Notiziario_dicembre_2005

insieme 3

LLaa pprrooffeezziiaa ddeellllaa ccoommuunniittààDi fronte alla società europea, che si va co-

struendo sempre più in base a una cultura indi-vidualista, incentrata su se stessa e consumisticae su un’antropologia senza Dio e senza Cristo,noi Salesiani ci sentiamo chiamati a dare una te-stimonianza profetica della nostra vita comunita-ria, tratteggiata dallo spirito di famiglia, perchépossano essere casa per i ragazzi senza famiglia.

Al centro di questa profezia vi è la testimo-nianza di Dio, il cui amore può colmare una vitae che ci guida a vivere la santità. E’ anche profe-zia di una fraternità vissuta felicemente, che ma-nifesta la realtà di persone di diverse età e men-talità culturali che possono vivere insieme ed es-sere proposta alternativa. E’ anche profezia diun impegno per Dio che dura tutta la vita. Infi-ne, è profezia del dono di sé e della dedizionesenza riserve della propria vita per gli altri, per igiovani.

Abbiamo una missione profetica importantenella situazione giovanile e familiare in Europaoggi; ci tocca accogliere la sfida di costruire emostrare delle comunità in cui si vive la passioneper Dio e la passione per i giovani.

LLaa pprrooppoossttaa ddeellll’’eevvaannggeelliizzzzaazziioonneeDi fronte alla cultura di un’Europa chiusa in

se stessa, che ha perso la memoria dell’ereditàcristiana e di fronte alla domanda religiosa deigiovani, tante volte ambigua e vaga, con risposteinsoddisfacenti e devianti, noi Salesiani ci sentia-mo interpellati a vivere il nostro impegno cari-smatico nel campo dell’evangelizzazione comerisposta ai grandi interrogativi, alle richieste disenso dei giovani, come promozione dei valoridella dignità della persona e del gusto della vita,come offerta del sistema preventivo in dialogocon la cultura stessa, in termini di educazione, diprogresso sociale e di sviluppo politico, come va-lorizzazione della comunicazione sociale in

quanto presenza in spazi visibili, come propostaesplicita di incontro col Signore Gesù e di cam-mini di fede.

Abbiamo un modo tipico di avvicinare i gio-vani e, attraverso loro, le famiglie; di essere pre-senti tra loro, di farci loro compagni di viaggio edi aiutarli nella loro crescita, di proporre lorol’annuncio evangelico e l’incontro con Cristo, dipresentare una proposta vocazionale e d’impe-gno duraturo; la sfida che ci stimola è quella ditrasmettere la fede alle nuove generazioni.

LL’’iimmppeeggnnoo ddeellll’’iinnsseerriimmeennttooDi fronte alle nuove povertà, materiali e spi-

rituali, che affliggono in particolare i giovani inEuropa e davanti al rischio crescente di esclusio-ne sociale, noi Salesiani ci sentiamo implicati nelsuperamento delle diverse forme di emarginazio-ne giovanile, per favorire l’inserimento e incon-trare spazi di integrazione.

In effetti la situazione dei giovani sta cam-biando e compaiono problemi come povertà,emigrazione, emarginazione, mancanza di espe-rienza di Dio, consumismo, relativismo etico, ri-cerca di valori, mobilità interna in Europa, vissu-ta come ricerca di spazi più visibili, famiglie con-flittuali o disgregate, ecc.

La scelta di Don Bosco per i giovani poveri ela nostra storia salesiana ci chiedono di renderepiù visibile il nostro impegno verso i giovani po-veri, gli immigrati, i giovani di altre religioni, cer-cando le strade dell’integrazione, del dialogo in-terreligioso, dell’esperienza interculturale, del-l’aiuto alla famiglia.

PPrreesseennzzaa nnuuoovvaa ee nnuuoovvee pprreesseennzzee iinn EEuurrooppaaIn Europa dobbiamo fare nuove le presenze

che già abbiamo e, al tempo stesso, pensare an-che ad alcune nuove presenze che rispondano

Page 6: Notiziario_dicembre_2005

insieme4

meglio alle necessità dei giovani. Da questa pro-spettiva la strenna 2006 indica un campo di azio-ne pastorale cui oggi dobbiamo prestare una cu-ra particolare: la famiglia, consapevoli che senzaquesta l’educazione resta un compito ancor piùdifficile.

Per ottenere ciò, la prima novità nelle nostrepresenze siamo noi stessi, ognuno dei confratel-li, le comunità salesiane, se viviamo come DonBosco. Egli fu un uomo di una sola causa e diuna grande passione, era tutto per i giovani, peri quali diede totalmente ed esclusivamente lapropria vita; la sua passione furono “le anime”.Se ci riusciamo, saremo capaci di vivere in ognu-na delle nostre presenze l’esperienza di Don Bo-sco a Valdocco, che “rimane criterio permanen-te di discernimento e rinnovamento di ogni atti-vità e opera. (Cost. 40).

PPeerr ccoonncclluuddeerreeL’Europa è campo di missione per i Salesiani

perché in essa i giovani, soprattutto quelli più indifficoltà, hanno bisogno di Dio. I giovani sonola nostra ragion d’essere perché ci sono stati affi-dati come vocazione e missione. Noi abbiamobisogno di loro, tanto quanto essi hanno bisognodi noi.

L’educazione è il dono più prezioso che pos-siamo offrire per il loro sviluppo integrale, versola pienezza di Dio, ed è il nostro contributo allafermentazione dell’attuale cultura europea. Ènostro dovere dire e dare Dio ai giovani, come ciè stato rivelato in Cristo Gesù, manifestazionesuprema del mistero di Dio e dell’Uomo, per

mezzo dell’evangelizzazione. L’Oratorio è la pa-tria del carisma salesiano e il criterio di discerni-mento e di rinnovamento e della novità; più cheuna struttura, è un tipo di rapporto – camminoconcreto di spiritualità – tra educatori e giovani.Sappiamo che si tratta di un cammino lungo, ma

nelle realizzazioni già in attone vediamo i semi; per que-sto ci impegniamo nei pros-simi anni a dare un voltonuovo alla presenza salesianain Europa. Vogliamo supera-re le nostre paure e le nostreresistenze, rinnovando la no-stra passione per Dio vissutanella passione per i giovani,rendendo vivo Don Bosco, ilsuo cuore, la sua mente, lasua ‘parresia’, la sua creativi-tà apostolica. “L’ora che stia-mo vivendo è esaltante edrammatica; offre nuove op-portunità e limita alcunepossibilità; apre spazi ineditie prospetta sfide ardue” . Il

nostro non è tempo di nostalgia, né da perdere“lavando le reti” (Mc 1,19), frustrati dal falli-mento dei nostri sforzi (Gv 21,3).

La presenza salesiana in Europa, nella suavariegata realtà, è chiamata in quest’ora storica afar trionfare la supremazia dello spirito sulla ma-teria, la priorità delle persone sulle cose, la su-premazia dell’etica sulla tecnica, la priorità dellavoro sul capitale, la prevalenza della destina-zione universale dei beni sulla proprietà privata;la priorità del perdono sulla giustizia, la prioritàdel bene comune sull’interesse individuale.

Ecco, cari confratelli ed amici il nostro impe-gno oggi: la missione salesiana nella nuova Euro-pa. Più che mai Don Bosco vuole rimanere ac-canto ai giovani in Europa e i giovani hanno bi-sogno di noi, Don Bosco del terzo millennio. Co-me Don Bosco, abbiamo una missione; come lui,abbiamo ricevuto una “guida e una maestra” inMaria Ausiliatrice. Coraggio, dunque! Duc in al-tum!

Messina – 16 novembre 2005

Page 7: Notiziario_dicembre_2005

insieme 5

Carissimi confratelliquesto notiziario vi giunge adanno civile iniziato e nel suomessaggio di comunione e con-divisione della nostra vita veico-la la memoria dei grandi eventiecclesiali, sociali, congregazio-nali che abbiamo vissuto e checi hanno introdotto in un nuovotempo di vita e di servizio. La

memoria va innanzi tutto al grande Pontefice che ci halasciato nel cuore il segno intenso della vera grandezzaspirituale e umana, al nuovo Pastore che abbiamo dasubito amato e accolto con lo spirito di fedeltà di donBosco, ai confratelli e familiari che ci hanno precedutonell'abbraccio del Padre e tra questi un particolare ri-cordo va per l'amato don Zocco la cui bella figura si co-lora nei nostri ricordi del sorriso legato ai tanti 'fioret-ti' che inanellano la sua vita salesiana intensamente egenerosamente vissuta. Nei miei ricordi c'è sempre an-che frère Roger Schultz di Taizé perchè ci ha insegnatoche quando si vive l'apertura del cuore e della mente se-condo la genuinità evangelica non solo si crea comunio-ne impensabile tra cristiani divisi, ma luminosità testi-moniante capace di conquistare i ricercatori per eccel-lenza del vero e del bene: i giovani. Quanto, in tempiin cui l'inquietudine ci assale quando pensiamo alla esi-gua fecondità vocazionale, dobbiamo interrogarci su co-sa ci manca per irradiare in modo coinvolgente il fasci-no di Don Bosco sui tantissimi giovani che incon-triamo!

Nell'affidare alla Vergine Madre questo nuovotempo concesso alla nostra storia di salvezza, vorrei ri-cordare l'impegno che ci vien dato dal Rettor Maggiorenella strenna sulla famiglia. Ho dato più volte testimo-nianza di una convinzione che è maturata nella mia vi-ta salesiana che fin dall'inizio si è fondata sulla vocazio-ne per i giovani e che nella pastorale giovanile ha tro-vato il suo spazio più consistente di servizio e di anima-zione anche a livello ispettoriale ed ecclesiale. Semprepiù, per le vie un po’ a sorpresa che la Provvidenza trac-cia nella esistenza, ho avuto la chiara percezione cheuna pastorale giovanile disgiunta da una più ampia pa-storale familiare oggi di fatto non può avere nè pratica-bilità, nè profondità, nè esiti che siano significativi: ilnostro proclamato 'spirito di famiglia' non può non in-contrare oggi anche l'urgente appello della Chiesa edella parte più avvertita della società per salvaguardareil valore e l'esistenza stessa della famiglia dalle molte-

plici minacce di cui la strenna fa una breve ma efficaceanalisi. Facciamo in modo di coinvolgere nella CEPsempre i genitori dei nostri giovani, curiamo la pastora-le dei fidanzati e delle coppie, sosteniamo la fatica edu-cativa e il disagio relazionale che monta come unamarea.

Oggi dobbiamo percepire il grido d'aiuto dei giova-ni non disgiunto da quello della famiglia: è una frontie-ra che si è fatta trincea.

Quest'attenzione non ci distrarrà, tutt'altro, dalperseguire le mete da raggiungere in quelli che abbiamodefinito gli ambiti preferenziali nelle nostre scelteispettoriali: i ragazzi e i giovani poveri, l'evangelizza-zione, l'impegno vocazionale. Quale di questi ambitinon tocca direttamente e per molteplici versanti la real-tà della famiglia? Benedetto XVI ha invocato un 'sus-sulto di coraggio' nell'azione per la pace e per estensio-ne auspico questo sussulto nel nostro impegno persona-le e comunitario su questi orizzonti del nostro seriviziodi pastori ed educatori.

Non posso non darvi a conclusione il saluto deiconfratelli che ho incontrato nella visita in Madagascar.Vi ero andato nel '92 per insediare, su mandato delRettor Maggiore, il primo superiore nella persona del-l'amato e compianto don Luigi Zuppini. Questa voltalo scopo era diverso: portare a loro tangibilmente i ge-sti e segni del nostro affetto e della nostra solidarietàed accogliere la loro viva testimonianza di servizio ge-neroso e la profonda e sentita appartenenza alla madrepatria nel senso non solo geografico ma soprattutto ca-rismatico e relazionale. Dirò qualcosa in dettaglio su SI-SAMI. Ma se nella prima visita l'ondata emozionale fuforte e il confronto tra una terra povera ma cordiale eun mondo ricco ma triste e non solidale si è inciso afuoco nel mio spirito, questa volta mi porto forte la con-sapevolezza di dover recuperare e intensificare la 'mis-sionarietà' nel senso plurimo e profondo che questo ter-mine racchiude.

Mi sono detto e vi dico che solo se offriamo ai gio-vani esperienze di forte dono e servizio sorrette da unaprofonda tensione e motivazione spirituale, ossia riccadi Spirito Santo, possiamo vedere rinverdire il sene-scente mondo in cui viviamo e soprattutto riottenere ildono di vocazioni alla vita consacrata e sacerdotale.

La Madre della Vita e don Bosco ci accompagninocome modelli da consegnare e guide e sostegno per ilcammino.

DDoonn LLuuiiggii PPeerrrreellllii

Lettera dell’Ispettore

Page 8: Notiziario_dicembre_2005

insieme6 insieme formazione

EEdduuccaazziioonnee ddeeggllii aaffffeettttii

Raccogliamo alcune indicazioni pratiche,che possono risultare illuminanti tanto perun’impostazione fondamentale dei cammini for-mativi nell’età della giovinezza, quanto per unacura più ravvicinata dei giovani che si avvicinanoal matrimonio.

In altri tempi, sisarebbe forsepotuto dire unapastorale dei «fi-danzati», ma,com’è noto, il«fidanzamento»ha oggi un’iden-tificazione pub-blica pressochéinesistente e sipresenta, di fat-to, con dei tratticosì vaghi e sog-gettivistici, da ri-sultare a stentodecifrabile e de-nominabile.Non supportatada un vero rico-noscimento

pubblico e non accompagnata da una ritualizza-zione simbolica che ne espliciti il senso e ne fa-vorisca l’effettuazione, la vita di due innamoratiche non siano ancora sposi, di fatto, è ampia-mente affidata all’improvvisazione della coppia.Il che significa, non di rado, una sorta di bricola-ge degli affetti, in cui i giovani, non orientati daun itinerario di crescita trasmesso in forma sa-pienziale, si trovano fondamentalmente soli a fa-re i conti con l’amore: come se fosse una cosa fa-cile. E in molti casi, fatalmente, il cammino fini-sce per avere dei tratti discutibili, che prima diessere imputabili alle scelte dei singoli, sono laricaduta di modelli educativi tanto preoccupatidi fornire abilitazioni funzionali, quanto inadem-pienti nell’abilitare alla vita degli affetti. Non èdunque un caso che lo stesso vocabolario giova-nile («avere il ragazzo/la ragazza») lasci traspari-re abbastanza chiaramente una considerazionedel rapporto segnata più dall’appagamento affet-tivo del presente, che da quell’impegno recipro-

co per il futuro espresso un tempo dalla parolafidanzamento: «promessa verbale di matrimo-nio» e «condizione che ne consegue», come lodefiniscono i dizionari.

Ovviare a questo difetto del costume diffusonon è certo un’operazione semplice, che si possarisolvere sulla base di poche indicazioni strategi-che. Ciò nonostante, vale la pena, dopo essersilasciati istruire sulle dinamiche dell’innamora-mento, cercare di identificare più da vicino alcu-ni nodi problematici ricorrenti nel comporta-mento affettivo giovanile, per ricavarne opportu-ne indicazioni pastorali, tanto nell’accompagna-mento dei singoli e delle coppie, che nell’elabo-razione di percorsi formativi di gruppo o nel dia-logo con i genitori.

LLaa rreellaazziioonnee ««ffuussiioonnaallee»»

Un primo tratto che si può riscontrare conuna certa frequenza nel comportamento affetti-vo dei giovani è quello della ricerca di una rela-zione fusionale, ovvero un modello di rapportoche si orienta più all’omologazione reciproca chealla comunione. Ciò a cui si tende è innanzituttola piacevolezza dello stare insieme, il tepore del-l’abbraccio, la morbidezza del coccolarsi, in cuici si offre reciprocamente come rifugio e si cercal’intesa soprattutto a livello di sensazioni edesperienze condivise. Per contrasto rispetto al-l’incomprensione ricevuta dalla famiglia e da al-tre agenzie educative, ci si «tuffa» in un rappor-to immediatamente appagante, perché imposta-to sul «sentire» insieme le stesse cose e «rispec-chiarsi» nelle conferme che l’altro/a dà ai nostripareri. Non di rado questo tipo di relazione ten-de così a configurarsi come una sorta di «fuga»comune dalle responsabilità quotidiane, alla ri-cerca di un appagamento immediato nel sentirsifatto l’uno per l’altra.

In un certo senso, si tratta di una forma dirapporto tipicamente adolescenziale che, anzi-ché aiutare le persone ad evolversi in direzionedel dono di sé, le induce a confermarsi in una lo-gica di autocentrazione. L’altro, infatti, non vie-ne incontrato veramente nella sua diversità comecompagno di un cammino da percorrere insiemeverso un compimento che sta oltre entrambi, maviene incontrato attraverso il «filtro» di un biso-gno di appagamento, che porta a selezionare in

L’educazione degli affetti

di Andrea Bozzolo

Dal calendario 2006 del Bolletti-no Salesiano

Page 9: Notiziario_dicembre_2005

insieme 7formazione insieme

lui/lei ciò che corrisponde alle proprie attese im-mediate. In questo senso si può dire che la rela-zione fusionale è l’incontro di due «bisogni», enon, come dovrebbe essere, l’incontro di due«desideri».

Di là della consapevolezza effettiva, l’altro èdi fatto «usato» per colmare una carenza perso-nale, che probabilmente riguarda livelli più pro-fondi della persona, ma immediatamente si se-gnala sul piano emotivo, inducendo quella rin-corsa di un «calore» affettivo, che facilmente vie-ne confuso con la comunione. Vengono così amoltiplicarsi i tempi passati insieme, i «messag-gini» con cui ci si cerca in continuazione, i gesticon cui s’insegue un’intimità a fior di pelle, manon di rado tutto questo significa più una formadi «dipendenza» affettiva, che una vera aperturaall’oblatività.

Se in certe forme più plateali questo tipo direlazione può essere localizzato fondamental-mente nei primi anni dell’adolescenza, non biso-gna però essere troppo sbrigativi nell’escluderloanche da età e tappe più avanzate della crescita.Non è raro, così, vedere coppie di diciottenniche passano ogni giorno ore e ore insieme, senzache nessuno li aiuti a riconoscere l’eccesso fusio-nale del loro rapporto, che va a danno dei rap-porti con la famiglia, dell’impegno nello studio ein altri interessi, della coltivazione di altre amici-zie. Così pure, non è infrequente anche nei grup-pi parrocchiali o negli stessi gruppi degli anima-tori imbattersi in coppie che sono diventate così«simbiotiche» che neppure in un momento diriunione o in una giornata di ritiro riescono a«scollarsi» un pochino, per trovare personal-mente spazi di interiorità, di preghiera, di dialo-go con altri, senza che tutto si riversi subito al-l’interno del filtro emotivo di coppia.

Poiché questo tipo di comportamento corri-sponde a modelli dominanti nella nostra cultura,diventa proporzionalmente più difficile perl’educatore trovare le risorse sapienziali che loaiutino a riconoscerne ed esplicitarne la proble-maticità, eludendo la trappola insita nell’obie-zione: «Che male c’è? Ci vogliamo bene!». Maproprio per questo, una sapiente ed incisivaazione educativa, che non si limiti a formule mo-ralistiche o alla contrapposizione di norme e di-vieti, diventa un dono tanto prezioso quanto ne-cessario.

CCaammmmiinnoo ddii ccooppppiiaa ee ccaammmmiinnoo ppeerrssoonnaallee

Un primo elemento che deve essere riguada-gnato al consenso educativo è che la vita di cop-pia non deve «sostituire» il cammino personale.Può sembrare un’acquisizione minimale, ma difatto è un significativo punto di partenza, per va-

lutare se la logica del rapporto è quella del donoreciproco o quella della «fusione» appagante. Lefatiche interiori della crescita, l’impegno ad ono-rare i propri doveri, l’apertura sincera ad unamolteplicità di rapporti, la partecipazione cor-diale alla vita della propria famiglia non possonoin alcun modo essere elusi in nome di una rela-zione a due, che diventa una sorta di «mondo al-ternativo» e di «rifugio consolatorio».

Sotto questo profilo va recuperato il fattoche la comunione è possibile solo quando si è ca-paci di «stare da soli», il dialogo esiste solo quan-do si è capaci di «fare silenzio», il gesto di tene-rezza è tale solo quando si è capaci di «dominiodi sé». È dunque necessario far riscoprire ai gio-vani non soltanto il senso dell’incontrarsi, ma an-che quello di «attendere» l’incontro e di «prepa-rarlo» perché non sia banale; non solo la capaci-tà del dialogo, ma anche il saper custodire nelcuore una parola senza trasformarla subito in un«messaggio». «Prima» e «per» incontrare l’al-tro/a, bisogna davvero aver qualcosa da portareall’incontro: qualcosa che non è solo il «senti-mento» reciproco, ma un desiderio di confrontoche nasce dalla fatica dello scavo interiore nella

propria esperienza. È più facile, infatti, dire al-l’altro una parola di amore, che sentirla risuona-re nella propria coscienza, valutarne il peso, giu-dicarne la consistenza e assumerne coerente-mente il contenuto.

Page 10: Notiziario_dicembre_2005

insieme8 insieme formazione

In un certo senso, quanto stiamo dicendopuò essere ricondotto a ciò che il libro della Ge-nesi suggerisce a proposito dell’Adam, primadella creazione della donna. Quel tempo prepa-ratorio, tutt’altro che essere inutile, rivela infattiall’Adam, nella molteplice esperienza del contat-to con il reale, l’effettiva qualità dei suoi deside-ri e la reale destinazione della sua libertà alla re-lazione con la donna. Ma proprio perché il lororapporto è superiore alle altre esperienze mon-dane e, come ben presto apparirà, è esposto amolte insidie, esso non può venir offerto primache la libertà si sia messa alla prova del mondo esi sia interrogata sull’effettiva consistenza delproprio volere.

Detto in termini educativi, si tratta, insom-ma, di aiutare i giovani ad avere un’economia ditempi e di interessi, che mantenga giuste propor-zioni tra vicinanza e distanza, tra il gusto dellostare insieme e la capacità di fare da soli, tra as-sunzione di atteggiamenti comuni e rispettosaaccettazione della diversità. Questo, ovviamente,non in vista di un accostamento sospettoso e dif-fidente, ma in vista di una comunione che nonsia né dipendenza né uniformità. In questo sen-so, sarebbe molto utile che, negli incontri forma-tivi o nei cammini personali, le giovani coppiefossero aiutate non soltanto a parlare della lororelazione, in cui per lo più vedono tutto «rose efiori», ma anche e soprattutto a verificarsi «insie-me» su ciò che fanno «da soli», per valutarne laqualità.

RRiieedduuccaarree aadd uunnaa ««ssiimmbboolliiccaa ddeeggllii aaffffeettttii»»

Un secondo elemento che può correggere laderiva fusionale dei rapporti è quella che po-tremmo definire una riscoperta della «simbolicadegli affetti», che torni ad educare con più sag-gio discernimento sulle manifestazioni recipro-che della simpatia, dell’amicizia e dell’amore.Uno degli aspetti più evidenti di un certo mododi stare insieme immaturo, infatti, è la tendenzaalla moltiplicazione di gesti «affettuosi» checreano nella coppia, ma spesso anche nel grup-po, un clima «caldo» tanto immediato, quantosuperficiale.

In più di un caso, di là dell’effettiva consape-volezza personale, c’è sotto questo comporta-mento un bisogno di rassicurazione affettiva, chespinge a ritrovare nel contatto fisico con l’altroquell’integrazione e quell’appartenenza che lacoppia o il gruppo non vivono a sufficienza adaltri livelli: il dialogo, l’attenzione effettiva al vis-suto dell’altro, l’impegno di servizio verso terzi.

Con il rischio che si sia tanto vicini a livellodi gesti, quanto lontani, e magari anche estranei,a livello di comunicazione profonda.

La relazione, infatti, non può essere confusa

semplicemente con i gesti di tenerezza che la me-diano e con le parole che la dichiarano, perchéessa si nutre di disposizioni profonde della liber-tà che non si producono con la stessa facilità diun abbraccio. Per questo, e non per un morali-smo di vecchio stampo, è importante tornare adeducare i giovani ad un modo di manifestare l’af-fetto che riconosca meglio le differenze dei gestie dei legami, e sia capace anche di riserbo e dipudore.

Un bacio, ad esempio, non è semplicemente«un» saluto, ma è il modo di esprimere una vici-nanza molto intensa: quella tra una mamma e unfiglio o quella tra marito e moglie. E non è soloquestione di usi culturali, perché posare le pro-prie labbra sul corpo dell’altro è instaurare unlegame molto più coinvolgente di quello che sirealizza in una stretta di mano. Le labbra, infat-ti, non sono l’apertura fisica della bocca, ma an-che l’apertura simbolica di ciò che «entra» nel-l’uomo, a livello di appetiti e di desideri. Cosìche il bacio di due innamorati può essere descrit-to, con il grande poeta Rilke, come un desideriocosì ardente che si fa sete dell’altro: «Quandol’uno all’altro date le labbra e vi bevete…». Sul-le labbra dell’uomo, inoltre, fiorisce ordinaria-mente la parola e la comunicazione, e il bacio su-bentra quando le labbra non possono più dirsi aparole tutto ciò che vorrebbero comunicare, edanno se stesse.

Ciò che in maniera esemplificativa diciamodel bacio, potrebbe e dovrebbe essere esteso al-le altre manifestazioni umane dell’affetto e dellarelazione, recuperando un’attenzione alla porta-ta simbolica del corporeo che rischia di essere fa-cilmente disattesa. Solo apparentemente, infatti,la cultura postmoderna esalta il corpo, le sue for-me e i suoi «segnali», perché in realtà si limita ad«osservarlo» e «curarlo» come oggetto di piace-re, rimuovendone il profilo antropologico piùautentico, ovvero il fatto che il corpo non è sololuogo di sensazioni, ma luogo dei propri legami.

È molto importante, dunque, che di tuttoquesto si parli con i giovani, ma ancora di piùche nella pratica effettiva ci si educhi a saper di-stinguere momenti e opportunità, ruoli e livellidi relazione, senza appiattire tutte le differenzeall’insegna di una gestualità calda e fusionale,per cui tutti si abbracciano e si baciano, solo perdirsi «ciao». Non necessariamente un gruppomolto «caldo», infatti, è un gruppo molto «uni-to», e non necessariamente una coppia molto«incollata» si ama più profondamente.

L’esperienza dice piuttosto il contrario, sug-gerendo il valore di un’educazione ai gesti affet-tivi, fatta con motivazioni profonde e con pa-ziente serenità.

Page 11: Notiziario_dicembre_2005

insieme 9formazione insieme

AL SERVIZIO DEL PADRE Lc 2,41-52

alle COMUNITÀ – novembre 2005

Gesù tra i maestri del Tempio

[41]I suoi genitori si

recavano ogni anno aGerusalemme per lafesta di Pasqua.

[42]Quando egli ebbedodici anni, vi salironosecondo l'usanza;

[43]ma, trascorsi i giorni della festa, mentreriprendevano la via del

ritorno, il fanciullo Gesùrimase aGerusalemme, senzache i genitori se ne

accorgessero.[44]Credendo che egli fosse nella comitiva,

fecero una giornata di viaggio, e poi si miseroa cercarlo tra i parenti

e i conoscenti; [45]nonavendolo trovato,tornarono in cerca di lui a Gerusalemme.

[46]Dopo tre giorni lotrovarono nel tempio,seduto in mezzo ai

maestri, mentre li ascoltava e li interrogava. [47]E tutti

Il racconto del pellegrinaggio della famiglia di Gesù a

Gerusalemme in occasione della Pasqua, in ricordo della

liberazione dell’esodo, è presentato come fatto abituale nella loro

vita. Nel racconto possiamo distinguere:

- vv. 41-42 introduzione: partenza per Gerusalemme;

- vv. 43-45 i genitori si accorgono che Gesù non è con loro;

- vv. 46-47 Gesù è ritrovato con i maestri nel tempio;

- vv. 48-50 dialogo tra i genitori e Gesù

- vv. 51-52 ritorno a Nazaret

Questo brano si pone quasi come cerniera tra l’infanzia di Gesù e il

suo ministero pubblico.

v. 42 dodici anni: oltre che per Maria, anche per Gesù

probabilmente non c’era l’obbligo di questo pellegrinaggio (questo

cominciava forse a 13 anni quando si diventava “figlio della

legge”). In questo caso sia Maria che Gesù si uniscono a Giuseppe.

v. 46 Dopo tre giorni: questa indicazione dei tre giorni unita alla

cornice di Gerusalemme e della Pasqua (v. 42) manifesta

l’intenzione di Lc di orientare verso Gerusalemme il ministero

messianico di Gesù che si compirà e si manifesterà nella Città Santa

con la passione, morte e risurrezione (Lc 9,51-19,46). In Lc questo

riferimento è costante.

seduto in mezzo ai maestri: è un preannuncio delle discussioni

che Gesù avrà con gli interpreti della legge. In Lc, salvo questo

testo, il titolo maestro (didaskalos) verrà attribuito solo a Gesù, che

sarà riconosciuto come l’unico maestro. A loro Gesù tenterà di dare

la chiave per la comprensione delle Scritture, ma invano perché,

prigionieri della loro presunzione, non si mettono in discussione.

v. 49 Perché mi cercavate? Non sapevate che io devo occuparmi

delle cose del Padre mio?: sono le prime parole di Gesù in Lc e

manifestano la chiara affermazione della sua dipendenza esclusiva

da Dio Padre. Alla domanda di Maria (v. 48) Gesù risponde con

una duplice domanda:

- Perché mi cercavate?: parole che anticipano la domanda alle

donne che vanno a cercare Gesù al sepolcro (24,6);

- Non sapevate che io devo occuparmi delle (lett.. essere nelle)

cose del Padre mio?: in contrasto con il riferimento di Maria a

Giuseppe come “padre” (v. 48), Gesù afferma la sua vera

identità: il suo rapporto di Figlio con il Padre e la dedizione al

suo solo servizio. In tal modo Gesù prende le distanze dalla sua

1. Verifichiamo il realismo della Pasqua nella nostra

vita personale e comunitaria alla luce della

presentazione che ne fa Lc nella vita e nel ministero di

Gesù e di come è riletta nella nsa Regola di vita, in

riferimento:

a. ai voti

- C. 60: con la professione dei consigli evangelici

seguiamo G. C. “e partecipiamo più strettamente al

mistero della sua Pasqua, al suo annientamento e alla

sua vita nello Spirito”.

- C. 63: i consigli evangelici “fanno del salesiano un

segno della forza della risurrezione. […] e, nella

semplicità e laboriosità della vita quotidiana, lo

trasformano in un educatore che annuncia ai giovani

«cieli nuovi e terra nuova», stimolando in loro gli

impegni e la gioia della speranza”.

- C. 71: “Il mistero della sua morte e risurrezione

c’insegna come sia fecondo per noi obbedire: il grano

che muore nell’oscurità della terra porta molto frutto”.

b. alla preghiera

- C. 85: la comunità, convocata da Dio, è frutto della

Pasqua. Quando prega risponde all’invito di Dio e

rinnova l’invocazione di d. B.: “Da mihi animas…”.

- C. 88: nella Eucaristia, “atto centrale quotidiano di

ogni comunità salesiana”, celebriamo il mistero

pasquale…

- C. 89: “La domenica è il giorno della gioia pasquale.

Vissuta nel lavoro apostolico, nella pietà e in allegria,

rinvigorisce la fiducia e l’ottimismo del salesiano”.

c. alla morte del salesiano

- C. 54: “i fratelli lo aiutano a partecipare con pienezza

alla morte del Signore. Per il salesiano la morte è

illuminata dalla speranza di entrare nella gioia del suo

Signore”

- C. 94: la fede nel Cristo risorto sostiene la nsa

speranza e mantiene viva la comunione con i

confratelli defunti

2. Quale progetto di famiglia?Verifichiamo il ns stile di famiglia.

quelli che l'udivano

erano pieni di stuporeper la sua intelligenza ele sue risposte. [48]Al

vederlo restaronostupiti e sua madre gli disse: «Figlio, perché ci hai fatto questo? Ecco,

tuo padre e io,angosciati, ti cercavamo». [49]Ed

egli rispose: «Perché mi cercavate? Nonsapevate che io devo

occuparmi delle cosedel Padre mio?».[50]Ma essi noncompresero ciò che

aveva detto loro.

Ancora la vita nascosta

a Nazaret

[51]Partì dunque con

loro e tornò a Nazarete stava lorosottomesso. Sua

madre serbava tuttequeste cose nel suocuore. [52]E Gesùcresceva in sapienza,

età e grazia davanti a

Dio e agli uomini.

famiglia. Ne è segno anche la decisione di non comunicare ai

genitori che sarebbe rimasto nel tempio.

Devo: non una necessità fatalistica, ma l’esigenza intima del Figlio

che ha abbracciato incondizionatamente la volontà del Padre e

intende essere obbediente fino alla morte (9,22; 17,25; 24,7.26.44).

Oltre che in riferimento alla passione, Gesù in tutto il suo ministero

sarà sempre sostenuto da questo bisogno intimo (cfr. 4,33; 13,33;

19,5; 22,37). Da parte sua il Padre non gli farà mancare il proprio

riconoscimento e approvazione (cfr. 3,22 battesimo, 9,35

trasfigurazione).

Come per quella fisica, così in Gesù, come uomo, si ha una

maturazione psicologica e una presa di coscienza graduale, secondo

i tempi di crescita, della sua relazione speciale col Padre, come

esplicitamente è detto in 1,52: Gesù cresceva in sapienza, età e

grazia.

v. 50 essi non compresero: l’angelo Gabriele ha annunciato a Maria

l’identità e la missione di quel bambino (1,31s). Lei però non

comprese tutto immediatamente, ma serbava nel suo cuore tutte

queste cose (v. 51) che avrebbe compreso gradualmente attraverso

un cammino anche faticoso e sofferto di progressiva maturazione

della fede che culmina nell’esperienza pasquale.

L’incomprensione e la meraviglia è la reazione ricorrente nelle

epifanie di Dio che supera sempre le attese degli uomini. Anche i

discepoli non comprendono l’annunzio di Gesù circa la sua

passione, morte e risurrezione (cfr. 9,45; 18,34). Di fronte alla

incomprensione la fede spinge a guardare oltre, senza bloccarsi.

v. 51 e stava loro sottomesso: risulta dunque chiaro che la risposta

di Gesù ai genitori (v. 49) non è stato il gesto di un figlio ribelle e

contestatore.

La forma verbale (�n upotassomenos) indica una condizione

perseverante di obbedienza da parte di Gesù. L’obbedienza al Padre

implica per Gesù l’accoglienza di tutte le mediazioni legate alla sua

esistenza di vero uomo.

L’atteggiamento di Maria che conserva e medita nel suo cuore è la

condizione di ogni discepolo e di tutta la Chiesa che nel complesso

e ambiguo percorso della storia fa memoria delle parole di Gesù e

le comprende nella luce dello Spirito Santo (cfr. Gv 16,12-13).

v. 52 proprio perché ne è l’alfa e l’omega, l’ultimo versetto ferma

l’attenzione su Gesù e sulla sua crescita umana e spirituale.

- In Maria e Gesù che, pur esenti da un obbligo, si

uniscono a Giuseppe nel pellegrinaggio a

Gerusalemme cogliamo la testimonianza dell’unità di

una famiglia…Quale la nsa testimonianza in seno alla

CEP, alle varie persone che ci avvicinano, ai

giovani…? Per la testimonianza dello spirito di

famiglia, cfr. clima di famiglia…: C. 37 …e

vocazioni; C. 38…e sistema preventivo; C. 49…nella

comunità (anche C. 53. 56); C. 61 e 62…”testimonia,

specialmente ai giovani che Dio esiste e il suo amore

può colmare una vita”; C. 83…e castità; C. 103…

nelle comunità formatrici; C. 47…nella CEP.

- Gesù tra il rapporto prioritario di Figlio del Padre e il

rapporto con Maria e Giuseppe: contestazione?

conflittualità? rottura? indifferenza? dialogo? …C.

66: una possibile rilettura nell’oggi (corresponsabilità

nell’obbedienza)?

- Gesù, Figlio di Dio, e le mediazioni umane: tornò a

Nazaret e stava loro sottomesso (v. 51) : obbedienza

adulta o sottomissione passiva? Nel contesto dello

stile di famiglia, come tradurre l’atteggiamento di

Gesù in chiave personale? …e in chiave comunitaria?

- Le parole e i silenzi di Maria: cosa ti dicono? Quale

rapporto hanno con la maturazione nella fede?

- Nella famiglia di Nazaret troviamo una splendida

coniugazione di parentela fisica e parentela spirituale.

In comunità come esprimete la concretezza dei legami

spirituali? Come coniughi il rapporto spirituale e di

sangue con i tuoi familiari?

3. Quale progetto di pastorale della famiglia?

Oggi la Chiesa nella sua pastorale dà centralità alla

famiglia. La comunità nel suo progetto prende in

considerazione una pastorale familiare? I confratelli nella

comunità educativa cercano e costruiscono la

corresponsabilità e la collaborazione di laici

adeguatamente preparati per delineare e realizzare una

pastorale della famiglia, specialmente nella prospettiva

dell’educazione (cfr. C 29)?

Don Calogero Montanti

Al servizio del Padre Lc 2,41-52

Page 12: Notiziario_dicembre_2005

insieme10 insieme formazione

Prima della mia par-tenza molti mi chie-devano: “Ma cos’èquesta GMG? Cosastai andando a fare aColonia? Cosa trove-rai?”. Alla maggiorparte di queste do-mande non potevorispondere che in

parte, in quanto io stesso avevo solo un’idea va-ga di cosa realmente fosse la Giornata Mondialedella Gioventù, nonostante le spiegazioni dei re-sponsabili e dei sacerdoti con i quali avevo avu-to modo di parlare.

Il programma che ci era stato consegnato ol-tre i momenti giornalieri prevedeva alcuni mo-menti forti:Martedì 16: Celebrazione di accoglienza conl’arcivescovo di Köln;Mercoledì 17: Incontro del MGS Mondiale e Fe-sta organizzata dalla CEI per tutti gli Italiani;Giovedì 18: Accoglienza del papa sul Reno;Venerdì 19: Via crucis e festa con le famiglie;Sabato 20: Pellegrinaggio a Marienfeld e vegliacon il santo Padre;Domenica 21: Messa con il santo Padre.

Ma nonostante tutto cercavo ancora una ri-sposta valida per quelle domande, ma presto misono reso conto che, solo dopo aver vissutol’esperienza del pellegrinaggio, si riesce a trova-re la vera essenza della GMG. La maggioranzadei più ritiene che il fine sia quello di incontrareil Papa, perché convinta che l’essenza del viaggiosia racchiusa tutta in quei brevissimi attimi e inquei pochi discorsi; altri ricercano il motivo cheli ha spinti a mettersi in cammino nei grandi mo-menti liturgici quali le solenni Messe celebratedal Pontefice e dal vescovo di Colonia; altri an-cora vedono il senso della manifestazione con-centrato nelle Catechesi mattutine; ma intenderecosì questa esperienza è, a mio avviso, decisa-mente riduttivo.

No, la Weltjugendtag ha avuto un significatopiù intimo, senza il quale i grandi momenti sopraelencati avrebbero perso larga parte della loroimportanza. Come sempre lo Spirito Santo rie-

sce a darci grandi segni della sua presenza neipiccoli gesti del quotidiano, così nei momenti dipreghiera improvvisati che coinvolgevano solopiccoli gruppi, nei balli che vedevano il mondounito e pacificato, negli occhi di quelle famiglieche hanno accettato con gioia di vedere sconvol-te le loro abitudini per una settimana, si potevaleggere il significato profondo e intimo dellaGMG.

Sono questa gioia profonda e questo entusia-smo genuino, vero e incontrollabile, che rappre-sentano il vero sale della manifestazione.

L’essenza della Weltjugendtag è stata dunqueil vivere i grandi momenti liturgici alla luce diquesta sincera predisposizione e lasciarsi inva-dere dalla pioggia di sentimenti che ci giungonoda qualsiasi esperienza, anche quella che può ap-parire come la più ordinaria e banale ma che inrealtà, osservata da un nuovo punto di vista, puòdiventare piena di significati inaspettati. Cerche-rò di spiegarmi meglio attraverso un esempio: ilgiorno in cui avremmo dovuto compiere il no-stro pellegrinaggio attorno al Duomo, per que-stioni di tempo e a causa di alcune difficoltà dispostamento, non abbiamo fatto in tempo a tro-varci al punto di partenza all’orario previsto ecosì abbiamo deciso di ritrovarci dopo cena difronte al Duomo per un momento di preghiera.Ebbene sono convinto che nessun pellegrinaggioorganizzato avrebbe potuto sostituire quei ventiminuti di preghiera intima e spontanea.

Ora sono pronto a rispondere a tutte quelledomande: la Giornata Mondiale della Gioventùè un’esperienza indimenticabile, incredibile pertutti coloro che non l’hanno vissuta e incom-prensibile ai più. Si torna arricchiti da una sensa-zione nuova: la presenza dell’Emmanuel, ovverodel Dio vivente in mezzo a noi, amplificata espo-nenzialmente dal numero dei fedeli che lo porta-no nel loro cuore, chiarisce e semplifica la realtàdel giornaliero e del quotidiano.

FFeerrddiinnaannddoo DD’’UUrrssoo

XX Giornata Mondiale della GioventùColonia 2005

LLaa GGMMGG ccooss’’èè?? ((WWeellttjjuuggeennddttaagg))

Page 13: Notiziario_dicembre_2005

insieme 11formazione insieme

SSiiaammoo vveennuuttii ppeerr aaddoorraarrllooQuesta la risposta dei Magi, i quali andarono adadorare il Dio fatto uomo. Questo il tema dellagiornata mondiale della gioventù 2005, program-mata dall’amato Giovanni Paolo II il Grande, ecelebrata dal suo successore, il papa BenedettoXVI.

Siamo venuti per adorarlo. Questa frase delvangelo di Matteo nei giorni che sono andati dal16 al 21 agosto è diventata lo slogan di migliaiadi giovani, provenienti da tutto il mondo. In que-sta occasione ho avuto la gioia di accompagnareun gruppo di giovani dell’oratorio “San MicheleArcangelo” di Barcellona P.G., ventisette giovanidesiderosi come i santi Magi di “vedere il Re neo-nato”. Una settimana, intensa, di preparazione algiorno che tutti aspettavano, la veglia e la messacon il Papa. I giorni che hanno preceduto questieventi sono stati ricchi di momenti di preghiera,giornate di catechesi e incontri di festa. Molti imomenti vissuti a Colonia, ma forse alcuni i piùsignificativi. Vorrei ricordarne solo due.

Il pprriimmoo il pellegrinaggio al Duomo, dove so-no custodite le reliquie dei Magi. Un momentovissuto con una forte preparazione spirituale; im-mense colonne di giovani diretti verso i due cam-panili che, si alzano maestosi verso il cielo quasiad indicare la via… preghiamo con il rosario,meditiamo e cantiamo raccolti in un silenzio in-teriore che non si fa distrarre dal rumore che cicirconda (nemmeno quando un giovane viene adisturbarci... entriamo dentro il duomo stracol-mo di giovani in preghiera molti dei quali con ilviso bagnato di lacrime di gioia di commozioneper un esperienza cosi forte. Il Signore convertei cuori.

Un sseeccoonnddoo mmoommeennttoo: il cammino e il tem-po trascorso nella spianata di Marienfeld (il cam-po di Maria) fin dalle prime ore di sabato 20 ago-sto una massa ordinata di giovani, di esodale me-moria, riempiva le strade che da Colonia e daicomuni limitrofi conducono alla spianata; unparticolare da ricordare la gentile accoglienza deitedeschi, per le strade davanti alle loro abitazio-ni addobbate a festa, muniti di ogni ben di Dio

per ristorare i giovani pellegrini. Accoglienzanon venuta mai meno neanche nei momenti dimaggiore difficoltà sia per loro che per noi; pa-zienti ad attendere quando facevamo le “ore pic-cole” per poter partecipare ai vari momenti oquando noi poveri stranieri, in terra di Germa-nia, perdevamo i mezzi di trasporto; e loro, ama-bili alloggiatori in attesa del nostro ritorno, sorri-denti e generosi ci aspettavano per ospitarci fa-cendo spazio, mandando anche i figli a dormirein tenda nel giardino di casa. Sabato sera il mo-mento della veglia che apre l’incontro dei giova-

ni del mondo con Pietro venuto a confermare nel-la fede i suoi giovani fratelli, anche egli giovanenel cuore come aveva ricordato alcune settimaneprima nell’Angelus da Castel Gandolfo. La spia-nata si accende di luce che ricorda l’astro lumi-noso che guidò i Magi alla vera Luce, CristoGesù.

Nel discorso della veglia Benedetto XVI haricordato che «solo dai santi, solo da Dio viene lavera rivoluzione» indicando ai giovani la stradadella santità: «I beati e i santi sono stati personeche non hanno cercato ostinatamente la propria fe-licità, ma semplicemente hanno voluto donarsi,perché sono state raggiunte dalla luce di Cristo: es-si ci indicano così la strada per diventare felici, cimostrano come si riesce ad essere persone vera-mente umane... secondo la misura di GesùCristo».

PPaassqquuaallee SSaannzzoo

Gruppo GMG - Colonia 2005

XX Giornata Mondiale della Gioventù

Page 14: Notiziario_dicembre_2005

insieme12 insieme formazione

Finita la Giornata Mondiale della Gioventùdi Colonia credo di poter far mia la parte delVangelo di Matteo in cui si dice: “Prostratisi loadorarono... e fecero ritorno per un’altra stra-da”. Certo è un bell’impegno ma l’esperienza deiMagi - come ha detto anche il Santo Pa-dre in quei giorni - deve essere per noimodello e testimonianza per una vita nuo-va, che nonostante le debolezze umane,ritrovi nel Vangelo e nella tradizione dellaChiesa una linfa vitale per la costruzionedi un mondo nuovo. Nello zaino dei ri-cordi preziosi, porto con me volti di ognicolore e fattezza,sguardi gioiosi o stanchio assorti in preghiera,la gioia del primoincontro di persona (anche se a distanza)con il Santo Padre, l’Eucaristia quotidia-na, il camminare in gruppo, l’accoglienzadelle famiglie tedesche nel luogo in cuiavevamo l’alloggio. E così passano in se-condo piano i ritardi dell’aereo, la stan-chezza, le lunghissime camminate, i mezzipubblici affollati, i pasti non ben distribuiti.

II passaggio da fare ora è quello dallo straor-dinario della Gmg 2005 all’ordinario della vitaquotidiana, in famiglia, al lavoro, nella parroc-

chia, nel movimento o associazione, per strada;abbiamo visto ben più di una stella,dopo l’incon-tro con Cristo, e questo non può lasciare nessu-no indifferente, giovane o adulto, colto o incol-to, ricco o povero, credente o non credente.

Noi giovani, non Papa boys, ma cristiani ecattolici devoti al Santo Padre e alla Chiesa diCristo siamo in prima fila per correre la gara del-la fede alla maniera di San Paolo. Il premio ègrande, ma raggiungerlo richiede sacrificio espesso sofferenza, pazienza e temperanza, termi-ni (meglio virtù) ormai lontani dal vocabolariogiovanile. C’è, però, chi come il Papa continua aconfidare e a scommettere su questa punta del-l’iceberg che sono il milione (più o meno) di Co-lonia e sui tanti giovani cristiani rimasti a casa e,anche solo per la fiducia, vale la pena spendersie ripartire. Abbiamo ricevuto a Colonia un gran-de dono offrendo a Gesù forse solo quel pocoche noi siamo, ma certamente la nostra giovinez-za, l’entusiasmo dell’incontro straordinario fat-to, il desiderio di darne testimonianza e di met-tersi a servizio singolarmente o come gruppo.

Dunque, per un’altra strada, a Catania, in Sicilia,nel mondo, tutto comincia ora!

MMaarrccoo PPaappppaallaarrddoo

[fonte: La Sicilia - giovedì 25 agosto 2005]

E dopo la GMG portiamo Cristo nella vita quotidiana

Page 15: Notiziario_dicembre_2005

insieme 13comunicazione sociale insieme

«È con piacere che incontro e cordialmentesaluto voi, giornalisti, fotografi, operatori televi-sivi e quanti, a vario titolo, appartenete al mon-do della comunicazione. Grazie per la vostra vi-sita e particolarmente per il servizio che avete re-so in questi giorni alla Santa Sede e alla Chiesacattolica. Un cordiale saluto rivolgo a MonsignorJohn Patrick Foley, Presidente del PontificioConsiglio delle Comunicazioni Sociali, e lo rin-grazio per le parole che mi ha indirizzato a nomedeipresenti.

Si può dire che, grazie al vostro lavoro, perdiverse settimane l'attenzione del mondo interoè rimasta fissa sulla Basilica, sulla Piazza San Pie-tro e sul Palazzo Apostolico, all'interno del qua-le il mio Predecessore, l'indimenticabile PapaGiovanni Paolo II ha chiuso serenamente la suaterrena esistenza, e dove in seguito, nella Cap-pella Sistina, i Signori Cardinali hanno eletto mecome suo Successore. Questi eventi ecclesiali distorica importanza hanno avuto anche per vo-stro merito una copertura mondiale. So benequanta fatica ciò ha comportato per voi, costret-ti a restare lontani dalla famiglia e dalle vostrecase, lavorando con orari prolungati e in condi-zioni non sempre agevoli. Mi sono note la com-petenza e la dedizione con cui avete svolto que-sto non facile compito. Di tutto vorrei ringra-ziarvi a nome mio personale e specialmente deicattolici che, vivendo in Paesi assai distanti daRoma, hanno potuto condividere questi momen-ti emozionanti di fede in tempo reale. Prodigi estraordinarie potenzialità dei mezzi moderni dicomunicazione sociale! Al promettente sviluppodi questi strumenti guardava già il Concilio Vati-cano II. Ad essi, infatti, i Padri Conciliari volle-ro dedicare il primo dei loro documenti in cui siafferma che tali mezzi "per loro natura sono ingrado di raggiungere e muovere non solo i singo-li uomini, ma le stesse moltitudini e l'intera uma-nità".

Dal 4 dicembre 1963, quando venne promul-gato, il Decreto Inter mirifica ad oggi l'umanitàha conosciuto ed è tuttora testimone di una stra-ordinaria rivoluzione mediatica, che ha investitoogni aspetto e ambito dell'umana esistenza.

Consapevole della sua missione e dell'impor-tanza dei media, la Chiesa, specialmente a parti-re dal Concilio Vaticano II, ha cercato la collabo-razione con il mondo della comunicazione socia-le. Grande artefice di questo dialogo aperto e

sincero è stato senz'altro anche Giovanni PaoloII che con voi, operatori delle comunicazioni so-ciali, ha intrattenuto in oltre 26 anni di Pontifi-cato costanti e fecondi rapporti. Ed è proprio airesponsabili delle comunicazioni sociali che egliha voluto dedicare uno dei suoi ultimi documen-ti, la Lettera Apostolica dello scorso 24 gennaionella quale ricorda che 'la nostra è un'epoca dicomunicazione globale, dove tanti momenti del-l'esistenza umana si snodano attraverso processimediatici, o perlomeno con essi devono confron-tarsì. È mio desiderio proseguire questo fruttuo-so dialogo, e condivido, in proposito, quanto haosservato Giovanni Paolo II che cioè 'il fenome-no attuale delle comunicazioni sociali spinge laChiesa ad una sorta di revisione pastorale e cul-turale così da essere in grado da affrontare inmodo adeguato il passaggio epocale che stiamovivendo.

Perché gli strumenti di comunicazione socia-le possano rendere un positivo servizio al benecomune, occorre l'apporto responsabile di tutti edi ciascuno. È necessaria una sempre migliorecomprensione delle prospettive e delle responsa-bilità che il loro sviluppo comporta in ordine airiflessi che di fatto si verificano sulla coscienza esulla mentalità degli individui come sulla forma-zione della pubblica opinione. Non si può poinon porre in evidenza il bisogno di chiari riferi-menti alla responsabilità etica di chi lavora in ta-le settore, specialmente per quanto riguarda lasincera ricerca della verità e la salvaguardia dellacentralità e della dignità della persona. Solo aqueste condizioni i media possono rispondere aldisegno di Dio che li ha posti a nostra disposizio-ne 'per scoprire, usare, far conoscere la verità,anche la verità sulla nostra dignità e sul nostrodestino di figli suoi, eredi del suo Regno eternò.

Illustri Signori, gentili Signore, vi ringrazioancora per l'importante servizio che rendete allasocietà. A ciascuno giunga il mio cordiale ap-prezzamento con l'assicurazione d'un ricordonella preghiera per tutte le vostre intenzioni.Estendo il mio saluto alle vostre famiglie e aquanti fanno parte delle vostre comunità di lavo-ro. Per intercessione della celeste Madre di Cri-sto, invoco abbondanti su ciascuno i doni di Dio,in pegno dei quali a tutti imparto la mia Benedi-zione».

Comunicazione sociale: Il Papa ai giornalisti

IIll PPaappaa BBeenneeddeettttoo XXVVII aaii ggiioorrnnaalliissttii (23 aprile 2005)

Page 16: Notiziario_dicembre_2005

insieme14 insieme comunicazione sociale

II mmeeddiiaa,, rreettee ddii ““ccoommuunniiccaazziioonnee,, ccoommuunniioonnee eeccooooppeerraazziioonnee””

Il Papa sceglie il tema della 40ª Giornata Mondia-le delle Comunicazioni Sociali 2006

“I Media: rete di comunicazione, comunionee cooperazione” è il tema scelto da Papa Bene-detto XVI per la 40ª Giornata Mondiale delleComunicazioni Sociali 2006.

“Questo primo tema voluto dal Santo PadreBenedetto XVI indica il suo apprezzamento perla capacità dei mass media non solo di far cono-scere le informazioni necessarie, ma anche dipromuovere una fruttuosa cooperazione”, ha af-fermato l'Arcivescovo John P. Foley, Presidentedel Pontificio Consiglio delle Comunicazioni So-ciali, in una nota inviata dal Pontificio Consigliostesso.

Il Pontificio Consiglio delle ComunicazioniSociali è il dicastero della Santa Sede che prepa-ra il materiale di studio e liturgico sul tema, de-stinato alle Conferenze episcopali di tutto ilmondo.

La Giornata delle Comunicazioni Sociali,l'unica celebrazione mondiale stabilita dal Con-cilio Vaticano II (“Inter mirifica”, 1963), è fissa-ta nella maggior parte dei Paesi, su raccomanda-zione dei Vescovi del mondo, la domenica primadi Pentecoste (nel 2006, il 28 maggio).

L'annuncio del tema è dato, in genere, il 29settembre, festa degli Arcangeli Michele, Raffae-le e Gabriele. Quest’ultimo è il Patrono di colo-ro che lavorano in radio.

II Messaggio del Santo Padre per la Giorna-ta Mondiale delle Comunicazioni Sociali è pub-blicato, tradizionalmente, in concomitanza conla memoria di San Francesco di Sales, Patronodei giornalisti (24 gennaio), “per lasciare alleConferenze episcopali, agli Uffici diocesani e al-le Organizzazioni che si occupano di comunica-zione sociale il tempo sufficiente per prepararesussidi audiovisivi e altro materiale per celebra-zioni a livello nazionale e locale”.

[fonte: Zenit.org]

BBeenneeddeettttoo XXVVII ssuull NNaattaallee:: ““LLaa ssoocciieettàà ddeeii ccoonnssuummii lloo iinnqquuiinnaa””Monito del Papa in piazza San Pietro: “Bisognadifendere l’autentico spirito della festività dall’ag-gressione commerciale”. Ed esalta il presepe.

Città del Vaticano, 11 dicembre 2005Un nuovo atto d’accusa del Papa alla società deiconsumi.

Questa volta il tema è il Natale, e nel discor-so per l’Angelus in piazza San Pietro BenedettoXVI ammonisce: “Nella società dei consumi ilNatale subisce purtroppo una sorta di inquina-mento commerciale, che rischia di alterarne l’au-tentico spirito”.

Nei giorni in cui molti sono impegnati negliacquisti natalizi, ha proseguito il Papa, bisognaproteggere dalla distorsione della società deiconsumi “l’autentico spirito” del Natale, “carat-terizzato dal raccoglimento, dalla sobrietà, dauna gioia non esteriore ma intima”.

Poi un invito a ritovare il valore spirituale delNatale anche attraverso il presepe: “Costruire ilPresepe in casa può rivelarsi un modo semplice,ma efficace di presentare la fede per trasmetter-la ai propri figli”.

“Il Presepe - ha quindi spiegato il Pontefi-ce - ci aiuta a contemplare il mistero dell’amoredi Dio che si è rivelato nella povertà e nella sem-plicità della grotta di Betlemme. San Francescod’Assisi fu così preso dal mistero dell’Incar-nazione che volle riproporlo a Greccio nel Pre-sepe vivente, divenendo il tal modo iniziatore diuna lunga tradizione popolare che ancor oggiconserva il suo valore per l’evangelizzazione”.

Comunicazione sociale: Il Papa e i media

Page 17: Notiziario_dicembre_2005

insieme 15comunicazione sociale insieme

Sul comunicare con le immagini

Molto c’è ancora da studiare circa il rappor-to fra Comunicazione e Immagine. E tanto c’è dadire circa la comunicazione visuale. Ovvero: cir-ca il rapporto esistente all’interno di essa fra tut-ti quei momenti che rimandano agli aspetti per-cettivi, cognitivi, culturali, sensoriali. Indubbia-mente lo studio ha molti spazi da indagare da-vanti a sé.

Nel contesto di tale tematica, la scrittura cer-tamente non può essere accantonata. Non puòessere accantonata la sua funzione. Una funzioneche ci permette di percepire e di conservare. Mache ci permette anche di osservare.

Di fatto, la scrittura è segno. Intanto. E il se-gno, svuotato di una sua semantica vita, mantie-ne una sua autonomia. Una autonomia che è le-gata intanto a ciò che possiamo simpaticamentedefinire aspetto esteriore. E a questo ultimo mo-mento, o primo - dipende certamente da qualepunto di osservazione lo consideriamo - sarannolegate impressioni e sensazioni che, per il biso-gno naturale che ha l’uomo di definire ogni cosanon definita entro quelle figure che conosce, sitrasformeranno in immagini. Così l’atto di co-municare con le immagini trova una sua natura-le vita già nel segno stesso.

Dunque, il segno si presenta quale inizialemomento di comunicazione. E si presenta come

tale non già attraverso il suo significato di segnoappartenente ad un alfabeto, bensì quale mo-mento che rappresenta una immagine.

Il segno quale immagine ha così una sua fun-zione: quella di comunicare. La forza visiva di unsemplice segmento, di una semplice linea, riescea trasmettere spesso in modo più efficace dellaparola. E il logo ne è un esempio.

A questo punto della nostra breve e sempli-ce riflessione, entra in gioco la brevità, che spes-so accompagna il segno. E che, ancor più fre-quentemente, lo caratterizza. Il rimando al logo,quale momento che pubblicizza qualcosa, è piùche mai opportuno in tale contesto. Pensiamo aquanti brevi segni si è ricorso, da parte dei pub-blicitari, per farci ricordare un prodotto. Unesempio per tutti: il mezzo baffetto scelto peridentificare l’industria Nike. E, per andare suqualcosa di più impegnativo culturalmente, pos-siamo pensare alla lettera F scelta dalla casa edi-trice Feltrinelli. In questo modo si potrebbe an-dare avanti per molto ancora.

Tutto ciò porta a considerazioni particolari.Considerazioni che inducono a una riflessione:la comunicazione per immagine è più efficace diquella comunicazione che si fa veicolare dallascrittura.

Di certo, l’hanno capito i pubblicitari. E ilsecolo appena trascorso fu dagli stessi reso riccodalla quantità di immagini. Non per niente la de-finizione che per il ‘900 era stata data suonavaquale secolo dell’immagine. Ma la memoria sa-rebbe corta se non rimandassimo il pensiero adun secolo che, di certo, ci ha preceduto. Un se-colo in cui lo studio dell’immagine fu portatoavanti in modo particolare, curioso. E di cui an-cora oggi ne serbiamo il ricordo. Il secolo fuquello detto del Barocco: il ‘600.

Ahimé! Così veloci, oggi: e intanto, secondi.

SSeebbaassttiiaannoo MMaannggiiaammeellii

Page 18: Notiziario_dicembre_2005

insieme16 insieme comunicazione sociale

I Media sui Media

UUssaa,, vviieettaattee llee ppaarroollaaccccee iinn ttvv In America è in atto una crociata contro il

turpiloquio e le bestemmie in radio e tv, via ete-re. Infatti verranno introdotte nuove norme con-tro le parolacce con multe da 27 mila e 500 a 500mila dollari. Una legge contro bestemmie e tur-piloquio, che imperversano sui mass-media, è giàstata approvata dalla Camera ed ora andrà al Se-nato. Ma la Federal Communication Commis-sion sta già agendo per suo conto e detterà nor-me draconiane in merito. Così, le ammende perchi vorrà pubblicamente turpiloquiare sarannoelevatissime.

E da noi, invece, che cosa accade? Anzi, aben vedere, dopo questa notizia, che cosa acca-drà? Dalla bestemmia in tv di Leopoldo Mastel-loni che suscitò, anni fa, tanto scalpore, di stradanei confronti della tolleranza, in tv e alla radio,non certo della bestemmia ma certamente delturpiloquio, ne è stata fatta. E, se si considerache la televisione, davanti alla quale i ragazzinistatisticamente passano dalle 4 alle 5 ore al gior-no, viene considerata la "terza agenzia educati-va" dopo scuola e famiglia; e se si considera che"scoppietta", sostituendo il tradizionale focola-re, assai spesso accesa tutto il giorno, dentro ca-sa presente come un "convitato di pietra", comeun fumatore "attivo" tra fumatori "passivi",sciorinando immagini e frasi e parole tra le qua-li anche molte inutili "parolacce", si può dire cheproprio la tv ( senza dimenticare la radio!) abbiadato un ampio contributo non soltanto ad unifi-care, da Nord a Sud, il modo di parlare degli ita-liani a favore della lingua italiana più corretta,ma anche ad unificare le espressioni peggioridella rabbia, del disprezzo, della volgarità, del-l'offesa, del dileggio, dell'umiliazione, dell'arro-ganza, dell'ambiguità e del doppio senso mali-zioso.

Così, turpiloquiando turpiloquiando, poichéla realtà si crea con le parole ed ogni rivoluzioneparte dal linguaggio, possiamo dire che il mon-do, quotidianamente presentato ai nostri ragaz-zini e, naturalmente, ai nostri stessi occhi, è an-

che un mondo che, per non essere ipocriti, nonè esente anche da parolacce, aggressività, di-sprezzo e odio. E' un mondo dileggiante, provo-catorio ed aggressivo, nel migliore dei casi. E,ancora, è un mondo insultante e furibondo, mi-naccioso e svilente, incombente e persecutorio,nel peggiore dei casi. Un mondo di terrorismi edi terroristi verbali. E, sempre per non essereipocriti, è un mondo al quale è proprio ora di di-re basta… [fonte: Il Messaggero, Maria R. Parsi, 9 marzo 2005]

LLaa ppuubbbblliicciittàà:: ppiiùù bbuuoonnaa oo ppiiùù iinntteelllliiggeennttee??MILANO - Ma la pubblicità diventa più

buona? E, diventando buona, si accinge anche amigliorare la televisione? L'idea non sarebbecattiva, anche se la tendenza c'è e, secondo qual-cuno, è destinata a diventare potentissima nebreve periodo. Si parte da "Bisturi", il famigera-to reality-show di Italia 1 (…) che ha sollevatoun mare di proteste. Proteste che arrivano so-prattutto dalle associazioni dei consumatori, inprima linea il Moige, ma anche il Codacons e al-tri. Il Moige sta cavalcando a pelo la battaglia eannuncia che quasi sessanta marchi importantihanno tolto la pubblicità a "Bisturi" (dato che vapreso con le molle, solo Nestlé e Ferrero ne as-sommano una quarantina). Ma il fenomeno c'è:forse non dipende da un particolare soprassaltoetico delle aziende; forse - giura qualcuno - di-pende proprio dalle proteste del Moige, per cuipur di non finire in una delle liste di proscrizio-ne, di queste associazioni, le aziende imploranole tv di togliere i loro spot dai programmi a ri-schio.[fonte: La Repubblica, 2 marzo 2005]

II ttaaggllii ddii ""BBiissttuurrii""Non c'è pace per "Bisturi" e "La Talpa". I

"reality" di Italia 1 e Rai2 sono sempre nel miri-no del Movimento dei genitori e del Comitatodei minori. Bisturi <strumentalizza il corpo del-la donna>, "La Talpa" usa il gioco della bottigliaper parlare di sesso. Urge un taglio.[fonte: Leggo, 3 marzo]

Page 19: Notiziario_dicembre_2005

insieme 17pastorale giovanile insieme

MGS: Un anno di attività

L’anno di attività che ci lasciamo alle spalle èricco di momenti intensi, gioiosi, di riflessione,termini per qualcuno ossimorici, contrastanti e,quindi, inconciliabili; parole che per noi, giovanidel MGS, sono quotidianità: vita!

Il 2005 ci ha dato l’occasione di soffermarcisulla nostra identità ecclesiale (Assemblea Na-zionale Genova), di confrontarci per esperienze,idea di movimento…di interrogarci sul nostrotanto fare che deve essere pura concretizzazionedi una spiritualità (Confronto Regionale Zaffera-na Etnea), di cantare all’unisono con il mondointero (GMG Colonia), di crescere nella forma-zione di animatori (Campo Animatori I-II livelloS. Gregorio-Acireale) e, cosa non meno impor-tante, di fare festa!

Si, una tradizione che abbiamo fortementevoluto continuare, nonostante i numerosi impe-gni e le infinite stanchezze, ci ha visto, anchequest’anno, protagonisti di un incontro. Così, il28 agosto la Playa di Catania si è spogliata dellesolite vesti di accoglienza balneare e si è colora-ta dei colori di Don Bosco. Il momento tanto at-teso ha avuto inizio alle 9.30 ed è stato animatodalla grinta (che, non vi nascondo, è stato durocontenere) dei ragazzi di ritorno dai campi e dalgruppo musicale Joyful (Me-Giostra). Così, traun canto ed un’imitazione, si è dato spazio allariflessione sulla GMG. I ragazzi di Modica han-no, scherzosamente ma in modo esemplare, po-sto l’accento sul concetto di mondialità e comu-nione: tanti popoli, lingue diverse, una comunio-ne, la stessa che dovrebbe esser quotidianamen-te presente all’interno delle nostre case; il grup-po del Cibali ha attenzionato il discorso del Pa-pa ai giovani ed, infine, i ragazzi di Pietraperziaattraverso una danza hanno consentito ai presen-ti di cogliere i simboli, i colori, i doni, il sensodella partecipazione a Colonia: “Erano giunti damolto lontano…. Per adorarlo…. Fecero ritornoper un’altra strada”!

Il clima creato ha consentito una conclusio-

ne della mattina non poco significativa per quan-to riguarda il richiamo alla GMG, con un Talkshow fatto di domande e brevi testimonianze dialcuni partecipanti e con il momento della cele-brazione Eucaristica, durante il quale molti gio-vani salesiani hanno rinnovato le loro promesse.Il caldo certo non aiutava, ma la maturità ha con-sentito una costante attenzione.

Saziato lo spirito resta da saziare il corpo; co-sì, dopo un lauto pranzo, la festa ha ripreso il suocorso e subito… balli di gruppo, flashback ri-guardanti i 31 anni del movimento, scenette diclowneria (laboratorio del I livello)… e dopo illancio della proposta pastorale del nuovo anno(ragazzi del II livello), la conclusione si è avviatacon l’intervento dei nostri giovani e aitanti dele-gati del movimento: Don Marcello e Suor Gina,i quali, dopo i dovuti ringraziamenti, hanno an-nunciato i prossimi appuntamenti, segno eviden-te che il movimento continua ad essere in “mo-vimento” per la formazione di giovani con altiideali.

La nostra festa è stata una splendida conclu-sione dell’anno ed insieme grande spinta entu-siasmante per il prossimo; momento di sintesi ditutte le attività e di scambio di tutte le esperien-ze vissute; ricchezza, sorrisi, famiglia che ha fat-to sentire movimento chi non sapeva di esserloe… scusate se è poco…!

“Ci vediamo alla FESTA!” Questo il salutopiù ricorrente che ho sentito alla fine di campi eriunioni regionali del movimento; un saluto cari-co di speranza fatto, forse, per allontanare la ma-linconia di un arrivederci… a chissà quando.

Ed è questo il mio saluto a tutti, anche a chicontinua a dirmi che noi siamo gente di festa.

A questi rispondo, con orgoglio: sì! Festapiena, gioiosa, di Paradiso. Perché? Semplice:Don Bosco ci ha voluti così!

NNOOII ?????? ...... SSII,, SSIIAAMMOO GGEENNTTEE DDII FFEESSTTAA!!

Page 20: Notiziario_dicembre_2005

insieme18 insieme pastorale giovanile

Cari amici del MGS, come state? vi ho trova-to bene alla festa di agosto alla Playa.

Sono Giandomenico Calà di San Cataldo,molti di voi si ricordano di me, abbiamo condi-viso molte esperienze insieme (campi, convegni,confronti...). Voglio innanzitutto complimentar-vi per i passi avanti fatti dal MGS, ho notato unamigliore organizzazione nei vari livelli e per que-sto ringrazio quanti si prodigano nelle varie con-

sulte e soprattutto i delegati don Edoardo, donMarcello e Suor Gina. Ho visto che la GMG viha fatto diventare più un gruppo unito e forte.Inoltre sono contento che finalmente si sia defi-nito il terzo livello di cui faccio parte. I tre per-corsi sono molto interessanti, ora bisogna solospronare i ragazzi a partecipare alle esperienzeproposte. Penso che inoltre dovremmo cogliereil suggerimento che ci ha dato Don Sigalini inuna delle sue catechesi alla GMG : "Ogni giova-ne credente deve mettere in programma almenoun mese di missione, come mette in programmauna settimana di esercizi spirituali". Credo chenoi ragazzi del terzo livello dobbiamo cercarequella "Misura Alta" di fede che ci è stata chie-sta tante volte e forse per raggiungerla abbiamobisogno di forti esperienze in campi di spiritua-lità e di missione. Però non immaginate di tro-

vare i campi di missione solo nei paesi del terzomondo, perchè li abbiamo proprio dentro casa.Noi ragazzi del terzo livello per continuare a for-marci dovremmo passare obbligatoriamente dacampi di preghiera come quelli vissuti al Tabor,da quelli di lavoro a Librino e via dicendo.

Per questo motivo voglio raccontarvi l'espe-rienza che sto vivendo. Dal luglio scorso faccio ilservizio civile nella casa salesiana di Santa Chia-

ra a Palermo, che si trova nelquartiere dell’Albergheria,precisamente vicino il mer-cato di Ballarò. Praticamenteuna delle zone più popolari edisagiate del capoluogo sici-liano, dove convivono perso-ne di tutto il mondo. Propriolì ho deciso di fare il serviziocivile, dopo avere vissutoun’esperienza molto forma-tiva durante i 2 anni di servi-zio come assistente nell’in-ternato del “Gesù Adole-scente”.

Questa casa salesiana è una delle più vecchiedella Sicilia; appena sono entrato nel suo cortilequalche anno fa ho respirato l’aria di Valdocco:l’oratorio di Don Bosco. In essa si svolgono nu-merose attività in favore del territorio: E'un'opera molto varia, infatti comprende un cen-tro per immigrati che lì trovano accoglienza, as-sistenza e informazione, una ludoteca in cui gliextracomunitari lasciano i propri figli durante legiornate (in quanto molte mamme fanno le do-mestiche e non possono accudire i loro piccoli) eun oratorio. E' un ambiente multiculturale e in-terreligioso, perchè comprende oltre che i ragaz-zi palermitani anche molti extracomunitari convarie religioni, ma riuscire a fare crescere insie-me persone dalle religioni differenti è uno deimigliori risultati di quest'opera salesiana. Ioquest’estate mi sono occupato del grest, affian-

MGS: Una lettera

di Giandomenico Calà

Page 21: Notiziario_dicembre_2005

insieme 19pastorale giovanile insieme

cando il salesiano nell'organizzazione di esso. Ilgrest è uguale come in tutti gli oratori, anche sesi realizza tutto nella semplicità. Però è moltopiù radicato nel quartiere, infatti abbiamo fattol’inaugurazione con tanto di sfilata lungo le viuz-ze di Ballarò a ritmo di banda e inoltre le seratele abbiamo fatte nelle varie piazze del quartiereil sabato sera. È stata molto forte come esperien-za, perché i ragazzi sono molto vivaci ma l’ap-poggio dei salesiani rende tutto più facile. La co-sa importante è riuscire a creare un collegamen-to con le famiglie per incidere meglio nell’educa-zione e inoltre conoscerne le storie. Poi abbiamofatto 2 campi (con i ragazzi delle elementari edelle medie) e il Grest con i giovani del quartie-re, molti dei quali sono lavoratori che aspettanol’estate per vivere delle giornate di divertimentoe formazione.

Ho trovato un quartiere povero più che eco-nomicamente culturalmente. È frequente l'ab-bandono scolastico e per contrastare ciò, duran-te il periodo invernale, in ora-torio ogni pomeriggio si faun'attività di doposcuola. Hotrovato anche molte famigliesemplici dai grandi valori econ un gran senso di apparte-nenza a don Bosco. Ho trova-to molti Michele Magone lìdentro, ragazzi che mostranola loro rabbia per difendersima alla fine sono degli angeli.È stata un'esperienza dura,fatta di fatica, molto stressantema sicuramente gratificante.Molte sere alla fine di giornateintense, magari perché qual-cosa era andato storto, mi so-no ritrovato sconfortato, ma il sostegno dei gran-di salesiani di questa casa e il capire che i ragaz-zi si aspettavano tanto anche da quel poco chesapevi offrire mi rimetteva in discussione e mi fa-ceva ripartire con più entusiasmo di prima. Lacosa più bella è stata la possibilità di potere par-lare con i ragazzi, sapere i loro stati d'animo, co-noscere le loro storie, ritrovarsi a parlare con leloro famiglie... tutto questo mi ha insegnatotanto.

L'approccio a Santa Chiara è una delle cose

più importanti: non si va lì con l'idea si scoprirechissà quali retroscena, con l'idea di lavorare conragazzi dell'altro mondo, di fare la parte del su-per animatore... si va a Santa Chiara per metter-si in discussione, per capire se si è un bravo ani-matore solo nel proprio oratorio di appartenen-za oppure un valido animatore anche nei conte-sti più graditi a Don Bosco.

La mia proposta è quella di inserire come es-senziale nel terzo livello un'esperienza comeSanta Chiara, Librino o il campo con gli immi-grati di Agrigento, in modo da conoscere altrerealtà e mettersi alla prova. Ogni anno vengonoa Santa Chiara dei ragazzi del MGS del Trivene-to a dare una mano e ricevere molta formazionein cambio, non vedo perchè non possiamo farlonoi, ne abbiamo le potenzalità basta solo comin-ciare.

Infine vorrei farvi un invito: se qualcuno divoi vive a Palermo, abbiamo bisogno di collabo-razione per il doposcuola. Abbiamo avuto il bo-

om delle iscrizioni dei ragazzini e purtroppo ivolontari siamo in pochi, ma non vogliamo chiu-dere le porte a questi ragazzi che hanno bisognodi essere seguiti nello studio. Chiunque potessedarci una mano o magari conosce qualche stu-dente universitario che sta a Palermo e potreb-be aiutarci, può dargli il mio numero3476188275. Anche un giorno alla settimana didisponibilità per noi fa tanto.

Scusate se vi ho annoiato.A presto W don Bosco.

Page 22: Notiziario_dicembre_2005

insieme20 insieme pastorale giovanile

Linee guida per la Pastorale Giovanile

NNeell ccoorrssoo ddeellll’’aannnnoo ssiiddaarràà ppaarrttiiccoollaarree aatttteenn--zziioonnee aallllaa ddiimmeennssiioonneevvooccaazziioonnaallee nneellllee iinnii--zziiaattiivvee ddii ppaassttoorraallee ggiioo--vvaanniillee..Alla luce delle indica-zioni del CG251, è dariconsiderare il ruolodella CCoommuunniittàà SSaalleessiiaa--nnaa ccoommee ““pprreesseennzzaa cchheeaaccccoommppaaggnnaa ee ddiivveennttaapprrooppoossttaa vvooccaazziioonnaallee””..Essa è il luogo naturaledel processo di crescitavocazionale, dell’ac-compagnamento e del-

la scelta. Opereremo in questa direzione.Le iniziative ispettoriali sono soltanto di sup-

porto e di animazione dei processi , non di sosti-tuzione2.

a) Come auspicato dalla ultima relazione del-l’Ispettore al Capitolo Ispettoriale 20043, si pro-pone di riprendere con decisione la preghieradelle comunità salesiane per le vocazioni. In par-ticolare:

- SSii pprrooppoonnee cchhee ooggnnii ccoommuunniittàà uunnaa vvooll--ttaa aall mmeessee,, iinn ddaattaa ddaa ssttaabbiilliirree, si impegni allapreghiera esplicita per le vocazioni, insieme aigiovani (A scelta… Lodi – Vespri – AdorazioneEucaristica – Eucarestia…).

- SSii pprrooppoonnee cchhee ooggnnii ggiioovveeddìì della setti-mana la Comunità Salesiana, nella celebrazionedi Lodi o Vespri si ricordi di pregare per le voca-zioni salesiane.

- PPeerr ii ccoonnffrraatteellllii: si propone un impe-gno personale di preghiera per le vocazioni attra-verso la adesione libera ad una lista che per fasceorarie, e in maniera continua, attui una costantepreghiera per le vocazioni salesiane al presbite-rato o alla consacrazione laicale.

b) Riteniamo che ooggnnii ccoommuunniittàà llooccaallee,, aannnnuuaall--mmeennttee possa e debba organizzare una iniziativadi sensibilizzazione vocazionale per tutte le com-ponenti della Comunità Educativa Pastorale lo-cale4. Tale iniziativa si può attuare soprattutto inoccasione di ricorrenze di rinnovo o di anniver-sari di professione religiosa o di ordinazione pre-sbiterale. Tradizionalmente è stata chiamata co-me “SSeettttiimmaannaa VVooccaazziioonnaallee”, ma può essere de-nominata in vari modi. Il Responsabile dell’ini-ziativa è il Direttore dell’Opera. Può avvalersidella collaborazione dell’ Animatore IspettorialeVocazionale.

c) In ogni comunità il direttore, primo responsa-bile dell’animazione pastorale dell’Opera, puòfarsi collaborare da un confratello o da un laico,che periodicamente incontri un gruppo di aaddoollee--sscceennttii oo ggiioovvaannii sseennssiibbiillii aallllaa rriicceerrccaa vvooccaazziioonnaa--llee.d) L’animatore ispettoriale vocazionale coordi-nerà tali adolescenti e giovani che vorranno ade-rire ad iinnccoonnttrrii ppeerriiooddiiccii da lui proposti. Perquesti incontri si potrà far coadiuvare da giovaniconfratelli in formazione. (cfr. date nel calenda-rio).

e) IInn ccoollllaabboorraazziioonnee ccoonn llaa FFaammiigglliiaa SSaalleessiiaannaa,si desidera continuare e qualificare il sostegno el’aiuto per tutti quei giovani al di sopra dei 18anni, che si avviano ad una scelta definitiva inqualunque stato di vita. A loro viene offerto uncammino annuale di discernimento in varie tap-pe. (UUnn AAnnnnoo ppeerr iill ttuuoo ffuuttuurroo).

f) Riteniamo che i giovani confratelli in forma-zione, continuino a partecipare ancora più viva-mente nell’animazione pastorale dell’ispettoria,così come è stato nel corso di questi ultimi anni.

Il responsabile è l’incaricato Ispettoriale Vo-cazionale.

IINNIIZZIIAATTIIVVEE DDII PPAASSTTOORRAALLEE VVOOCCAAZZIIOONNAALLEE AANNNNOO 22000055//22000066

1CG 25, 48.2“Il lavoro si è moltiplicato un po’ per tutti i confratelli e l’attenzione all’animazione vocazionale rischia di essere un po’ sot-taciuta, soprattutto a livello delle comunità locali, o semplicemnte demandata in prima responsabilità, all’animatore ispetto-riale”.P. CHAVEZ VILLANUEVA, “Sarete i miei testimoni...”, pag. 21.3cfr. Relazione dell’Ispettore al CI 2004, pag. 18-21.4 cfr. Relazione dell’Ispettore al CI 2004, pag. 18.

Nell’Agenda Ispettorialesono presenti le linee guidaper la Pastorale Giovanile

Page 23: Notiziario_dicembre_2005

insieme 21pastorale giovanile insieme

Dal 24 al 28 agosto, presso l’istituto “SacroCuore” di San Gregorio (Ct) si è svolto il CampoAnimatori di II livello del Movimento GiovanileSalesiano.

Oltre una sessantina i partecipanti, provenien-ti dalle varie realtà della Sicilia salesiana, impegna-ti in un orario molto denso di varie attività.

Tre gli argomenti formativi trattati durantequesti 5 giorni: una riflessione sulla famiglia fattadal giovane animatore Luigi Azzarà, che ha intro-dotto i ragazzi alla proposta pastorale che ci ac-compagnerà durante quest’anno; due incontri conrelativi laboratori sulla coscienza cristiana ed agi-re etico, curati da don Enzo Volpe; mentre gli ul-timi due, guidati da sr. Anna Aleo, hanno affron-tato il tema della evangelizzazione.

Non sono mancati anche i laboratori “pratici”(ben quattro) in cui gli iscritti si sono suddivisi peraree di interesse: animazione di gruppo, liturgia,icone, danza liturgica e formativa. Queste attivitàsono state pensate per dare competenze specifi-che ai nostri animatori, cercando di qualificarlisempre più in vista della loro missione tra i giova-ni.

Il 27 sera c’è stato l’ormai immancabile incon-tro con i ragazzi che partecipavano al campo ani-matori di I livello ad Acireale: durante lo spettaco-lo quest’ultimi hanno dato prova di quello cheavevano imparato nei giorni precedenti. La seratasi è conclusa con l’Adorazione Eucaristica prepa-rata dai ragazzi del laboratorio di liturgia e di dan-za liturgica a cui hanno partecipato tutti i presen-ti con raccoglimento e serietà nonostante la stan-chezza accumulata nei giorni precedenti.

Le giornate, naturalmente, sono state scanditedai tempi di preghiera e dalle celebrazioni: dallepreghiere del mattino alla celebrazione peniten-ziale, dalla Eucaristia alle preghiere della sera con-cluse con la tradizionale “buona notte” tutta sale-siana.

L’idea di vivere i momenti di fraternità insie-me ai ragazzi della casa di S. Gregorio è stata ap-prezzata e accolta con gioia sia dalla comunità sa-lesiana che dai ragazzi stessi: si è rivelata essereuna bella esperienza di famiglia.

LLuuiiggii MMaarriiaa CCaallaappaajj

MMoovviimmeennttoo GGiioovvaanniillee SSaalleessiiaannoo::CCAAMMPPOO AANNIIMMAATTOORRII IIII LLIIVVEELLLLOO

IILL CCAAMMPPOO DDII SSAANN GGRREEGGOORRIIOO

“Cinque bellissimi giorni che non dimenti-cherò mai!”. È questo il pensiero che ha accomu-nato tutti i ragazzi che hanno vissuto insiemel’esperienza del campo animatori di 2º livello aSan Gregorio.

Inizialmente, forse, nessuno avrebbe immagi-nato che questi giorni ci avessero catapultato inuna realtà dove la preghiera e il divertimento tro-vano il modo di essere pienamente vissuti congioia.

Nonostante le prime esitazioni, perplessitàche comunemente caratterizzano il primo incon-tro, si è instaurata una straordinaria unione, i sin-goli gruppetti non esistevano più, ci eravamo tra-sformati in un gruppo di amici, confidenti, con iquali si poteva parlare e si condivideva tutto, dal-le banalità, ai momenti di più profonda riflessio-ne e preghiera.

Quotidianamente, per essere ancora più coin-volti, si svolgevano incontri formativi durante iquali si affrontavano i più svariati argomenti eproblematiche (la famiglia, la morale cristiana,l’evangelizzazione) rispetto ai quali ciascuno dinoi esponeva il proprio parere che accettato ocontrastato suscitava comunque interesse e vogliadi confrontarsi. Oltre a questi incontri piuttosto“personali e soggettivi” si svolgevano altre attivi-tà che ci impegnavano il resto della giornata qua-li: liturgia, con il fine di saper preparare e gestireun momento di preghiera, l’attività di creazionedi icone sacre, la danza liturgica e il laboratorio ditecniche di animazione di gruppo.

Particolarmente significanti sono stati i mo-menti di preghiera quali la penitenziale e l’adora-zione eucaristica vissuta in comunione con i ra-gazzi del campo di 1º livello di Acireale.

Tuttavia non sono mancati i momenti di sva-go come la nostra passeggiata serale per le vie diSan Gregorio, le serate di karaoke, le partite dipallone.

Il tutto si è concluso con la festa MGS alla Pla-ya durante la quale con il nostro stand, le nostreesibizioni per animare la giornata, i nostri abbrac-ci e le nostre lacrime abbiamo testimoniato quan-do sia importante per noi giovani vivere ogni mo-mento con più spirito salesiano e quando questaesperienza, se pur breve, ci ha aiutato a crescere.

Page 24: Notiziario_dicembre_2005

insieme22 insieme estate - giovani salesiani

5. Distintività della missione6. Sfida dell’intercultura7. Apertura ai laici8. Formazione a pensare, il discorso della for-mazione a pensare si intreccia con l’esigenzadi costruire comunità che siano anche comu-nità di pensiero, contesti in cui si favorisco-no la pratica del pensare insieme alla nego-ziazione di significati condivisi. Una secondaesigenza che emersa riguardo alla formazio-ne è quella della personalizzazione dei per-corsi, per rispondere meglio alla crescentedifferenziazione delle esigenze di crescita eper rispettare l’istanza più volte affermatadell’autoformazione. Una terza esigenza èquella dello sviluppo di figure di supporto(tutor, supervisori, ecc..) che ci permettonodi cogliere le sfide del mondo di oggi.

DDoommeenniiccoo SSaarraanniittii

RRIIMMIINNII -- AA..PP..GG.. XXXXIIIIII

Oltre l’esperienza dell’estate ragazzi, abbia-mo avuto la fortuna di fare un’altra esperienzaparticolare e molto significativa. Infatti, dal 18 al27 Agosto 2005, siamo andati a Rimini nelle co-munità di Papa Giovanni XXIII, conosciute co-me “Casa famiglia”. Non siamo rimasti soltantoin una comunità, ma siamo stati divisi in duegruppi:

Con sempre maggior frequenza la formazionedei giovani salesiani è accompagnata da esperien-ze di vario significato.

Presentiamo alcune esperienze realizzate nel-l’estate 2005.

PPEEDDAARRAA,, 1122--1144 aaggoossttoo

I giovani salesiani di Sicilia, dal 12 al 14 ago-sto, si sono confrontati sulle sfide poste dal rap-porto ooppeerraa ee ccoommuunniittàà nneell mmoonnddoo dd’’ooggggii. Sonostati guidati dal Prof. Sac. Giuseppe Tacconi sa-lesiano e docente presso la facoltà di scienze del-la formazione di Verona, che con grande compe-tenza ci ha condotto alla ricerca di nuove pensa-bilità, cioè forme nuove di comunità che posso-no meglio interagire con il mondo di oggi, perattualizzare in una forma sempre più autentica ilcarisma di don bosco. Il professore don Tacconici ha presentato le sfide più rilevanti con cui lacomunità salesiana oggi si deve confrontarecome:

1. L’età e l’esigenza di ridimensionamento, unridimensionamento come mezzo rispetto alfine della rivitalizzazione, della costruzionedi contesti vitali, ambienti di vita, che possa-no diventare sempre di più un segno bello edespressivo. 2. La sfida della soggettività, vista come capa-cita di poter esprimere al meglio all’internodella congregazione le proprie capacità e po-tenzialità, creare contesti in cui la personepossono sentirsi adulte e rtovino le possibili-tà per lo sviluppo delle proprie doti, delleproprie idealità e del proprio protagonismo.3. La comunità religiosa la quale oggi deve re-cuperare la dimensione dell’essere segno del-la presenza di Cristo in mezzo agli uomini. 4. La leadership di comunità e processi di de-lega: è importante che alla rivitalizzazionedei contesti della vita religiosa sentano dipartecipare tutti i confratelli e che l’ambien-te comunitario sia un ambiente in cui si re-spira fiducia e ciascuno senta di poter dare ilmeglio di sé

Giovani salesiani - Estate 2005

Page 25: Notiziario_dicembre_2005

insieme 23estate - giovani salesiani insieme

- Francesco Bontà (ISI), Onny Bonifasius(ITM) e Ramiandrisoa Jean Marcellin (MDG)sono rimasti in una comunità che si chiama “Ca-sa di preghiera” (a San Marino) e che accoglie lepersone in difficoltà, soprattutto le persone chehanno di difficoltà familiari o difficoltà psichi-che.

- Giuseppe Sinopoli (ISI) e RavelomahitasoaJean Chrysostome (MDG) invece, sono stati inuna comunità che si trova proprio a Rimini, do-ve vengono accolte tutte le persone di strada, ibarboni, i delinquenti e tutte le persone che nonhanno casa.

- Oltre queste due comunità abbiamo visita-to altre comunità che sono in questa regione,animate da don Oreste Benzi. Abbiamo così vi-sitato sette comunità diverse, il cui obiettivo èsempre quello di aiutare gli altri.

Le cose che ci hanno colpito sono soprattut-to la fraternità che è molto viva, la disponibilitàdi dedicare la vita per gli altri e la profondità nel-la preghiera. È una cosa notevole, perché i vo-lontari vivono senza un legame di voti o di vitareligiosa, ma vivono ugualmente tutti gli impegnidella vita religiosa. Questa esperienza ci ha inse-gnato a vivere di più la nostra fraternità e la no-stra disponibilità per i fratelli; ci ha incoraggiatoad andare in profondità secondo la via della san-tità tracciata nelle nostre costituzioni. È stataun’esperienza un po’ fuori dagli schemi ordinaridelle nostre opere, ma ci ha dato l’occasione divivere di più con Gesù nei poveri e abbandona-ti, la speranza di riuscire a collaborare con i laiciper la costruzione del regno di Dio e la carità chenoi vorremmo condividere durante la nostravita.

ADDOSSATI AL DESERTO

Mi è stato chiesto da don Aldo di condivide-re, con i confratelli dell’ispettoria, l’esperienzavissuta l’estate scorsa presso la comunità ecume-nica di Bose.

Bose è una comunità monastica di uomini edonne (attualmente sono in 80) provenienti dachiese cristiane diverse. Fu il bisogno di vivere inmodo radicale il desiderio e l’attesa delle pro-messe del regno a condurre il fondatore della co-munità di Bose, fr. Enzo Bianchi, allora studenteuniversitario presso la Facoltà di economia ecommercio dell’Università di Torino, a riunire inmaniera regolare, a partire dal 1963, nel suo ap-partamento torinese di via Piave 8, un piccologruppo di giovani cattolici, valdesi e battisti. Co-sì, essi iniziarono a leggere insieme settimanal-mente la Scrittura, a incontrarsi ogni sera per lapreghiera delle ore e a condividere, la celebra-zione eucaristica, nella consapevolezza che sol-tanto facendosi poveri e piccoli, nell’ascolto enella condivisione, si sarebbe potuti diventarequel piccolo gregge destinatario delle promessedel Signore.

Fu in quel contesto che per alcuni membridel gruppo andò maturando e precisandosi unavocazione comunitaria nel celibato. Fr. Enzo de-Con don Oreste Benzi

Concludo dicendo che questa esperienza èstata molto positiva e mi auguro che momenti si-mili li possano vivere tutti i confratelli in forma-zione.

JJeeaann CChhrryyssoossttoommee RRaavveelloommaahhiittaassooaa

La comunità dei barboni a Rimini

Page 26: Notiziario_dicembre_2005

insieme24 insieme estate - giovani salesiani

cise allora di scegliere un luogo di incontro fuo-ri Torino, un luogo in disparte, nella solitudine,che servisse di riferimento per tutti e in cui fossepossibile iniziare una vita fraterna. Individuata eaffittata una povera casa a Bose, frazione del co-mune di Magnano, sulla grande morena tra Ivreae Biella, fr. Enzo decise di stabilirsi lì, dove dopoquasi tre anni di profonda solitudine, nell’otto-bre 1968, due giovani cattolici e un pastore ri-formato svizzero decidevano di unirsi a fr. Enzoper iniziare una vita comunitaria, assieme a unasorella della comunità riformata di Gran-dchamp.

Suscitato e sostenuto dalla Parola di Dio,questo nucleo iniziale cercò subito le proprie ra-dici nell’alveo della tradizione monastica, tro-vando così, come compagni, una grande nube ditestimoni che lo avevano preceduto nel medesi-mo cammino. Da Pacomio, in particolare, si tras-se spunto per impostare la forma da dare alla co-munità, plasmata secondo il modello della santakoinonía, nella quale ciascuno si fa servo dell’al-tro, “lava i piedi al fratello”, in obbedienza almandatum novum ricevuto dal Signore (cf. Gv13,1-35). Così recita la regola di Bose:

Fratello, sorella, uno solo dev’essere il fineper cui scegli di vivere in questa comunità: vivereradicalmente l’Evangelo. L’Evangelo sarà la rego-la, assoluta e suprema. Tu sei entrato in comuni-tà per seguire Gesù. La tua vita dunque si ispire-rà e si conformerà alla vita di Gesù descritta epredicata nell’Evangelo.(Regola di Bose 3.5).

Bose ama definirsi una comunità addossata aldeserto: una comunità nella quale al silenzio e al-l’ascolto della Parola e alla condivisione di que-sto tesoro con la stretta cerchia dei fratelli, si èsempre cercato di unire l’ascolto e l’accoglienzadi ogni essere umano, per camminare nella com-pagnia degli uomini e condividere con loro gioiee speranze, tristezze e angosce.

Così, la vita di ogni fratello e sorella di Boseè ritmata da un lato dal servizio di lode rivolto aDio nella preghiera, ma comprende dall’altro la-to, in modo imprescindibile, il servizio agli uo-mini, compiuto attraverso un lavoro professiona-le, attraverso l’accoglienza degli ospiti, dei vian-danti e dei pellegrini, nonché nel servizio offertoalla chiesa e alle chiese.

Bose: La chiesa

Page 27: Notiziario_dicembre_2005

insieme 25estate - giovani salesiani insieme

Sarebbe interessante, per comprendere lemodalità con cui si cerca di vivere il monachesi-mo a Bose, descrivere una “giornata tipo” macorrerei il rischio di dilungarmi troppo. Cito sol-tanto il primo impegno della giornata per indica-re come vivono concretamente il primato dellaParola di Dio: ogni fratello e sorella è invitato adalzarsi alle 4.30, per dedicare almeno un’ora ditempo alla lectio divina personale su un testodella Scrittura deciso comunitariamente; ciò sot-tolinea come sia l’ascolto della Parola l’unica ve-ra fonte della comunione. La giornata del mona-co segue, poi, secondo il ritmo della preghieracomunitaria, molto curata e partecipa-ta, presso la chiesa (di recente costru-zione) e personale nella solitudine dellapropria cella. Tutta la preghiera, poi,converge verso l’eucaristia, che vienecelebrata ogni domenica, nelle feste in-frasettimanali e ogni giovedì.

Come abbiamo visto, la vita comu-ne è scandita dai tempi della preghierae del lavoro. Il lavoro di ciascuno all’in-terno della comunità (coltivazione dellaterra, produzione di marmellate, fale-gnameria, tipografia ed edizioni Qiqa-jon, atelier di ceramica, redazione dicommenti biblici, traduzioni, laboratorio di ico-ne, ecc.) come all’esterno della comunità (nellascuola, in fabbrica, negli ospedali), i cui proven-ti sono consegnati al fratello incaricato affinchésia radicale la condivisione dei beni, consente divivere della fatica delle proprie mani, partecipidella comune condizione degli uomini. Tutti poifanno in comunità lavori manuali, anche quellipiù umili (cucina, lavapiatti, pulizia delle case ri-servate all’ospitalità e degli ambienti comuni,ecc.), coscienti di servire così i fratelli e gli ospiti.

L’ospitalità è uno dei servizi che la comunitàoffre, in maniera egregia, a tutti coloro che sen-tono il desiderio di condividere per qualchegiorno lo stile ed il ritmo di vita dei monaci.Chiunque arriva in monastero si sente pervadereda pace e da bellezza. Questa bellezza è garanti-ta dall’armonia delle varie strutture, che forma-no il complesso monastico, e dalla loro cura, pu-lizia e decoro, nonché dal buon gusto artistico dimolti monaci. L’accoglienza premurosa e gioiosa

dei monaci incaricati della foresteria rende poi lapermanenza piacevole e simpatica.

Bose offre anche momenti di riflessione e distudio aperti in particolare ai giovani. Insieme aiconfratelli Domenico Luvarà e Gaetano Marino,ho partecipato a uno di questi corsi che affronta-va la tematica: “Chiamati alla vita: il camminodella libertà”. Due sono stati i relatori che hannotenuto diversi incontri lungo la settimana che vadal 22 al 27 agosto passato. Al mattino fr. Lucia-no Manicardi, monaco di Bose, che trattava l’ar-gomento sotto l’aspetto biblico e spirituale; alpomeriggio il prof Roberto Mancini docente or-

dinario di filosofia presso la facoltà di Maceratache ha dato un taglio fenomenologico ed antro-pologico all’argomento. La risposta dei giovani èstata molto puntuale. Eravamo in ottanta e pro-venienti da diverse parti dell’Italia, almeno unadecina i siciliani.

Mi è sembrato opportuno soffermarmi piùsulla descrizione della realtà monastica che ci haaccolti invece che sul corso seguito. Questo nonvuol dire che il corso sia stato poco interessante,anzi è stato motivo di crescita. A mio avviso, dalconfronto con Domenico e Gaetano abbiamoconcluso che, non ci siamo recati a Bose per usu-fruire di un servizio, quale può essere un corsodi aggiornamento, ma abbiamo sopportato piùdi 38 ore di viaggio col treno (a causa di sciope-ri e guasti vari delle FS) per incontrare uomini edonne che cercano Dio, e solo Dio al di sopra diogni altra cosa, condividendo con i fratelli il lorotempo e il loro stile di vita.

VViinncceennzzoo SScciiaacccchhiittaannoo ssddbb

Page 28: Notiziario_dicembre_2005

insieme26

Famiglia Salesiana

Vagabondi o pellegrini? “Turisti per caso” oesploratori appassionati delle tracce di un passa-to che è tuttora presente e ci interpella con laforza ineludibile della sua attualità…?

Tale dilemma, che si pone ogni qual volta ve-diamo gruppi di persone, col cappellino in testa,gli occhiali da sole immancabilmente inforcati ela macchina fotografica in pugno, non si è postoper il nostro gruppo di 48 “pellegrini”

appartenenti alla Famiglia Salesiana di Siciliache, affidati alla cura intelligente e professionaledi Don Giorgio Zevini e guidati dalla sagacia diDon Giuseppe Troina, si è ritrovato al Fontana-rossa di Catania alle ore 11 del 4 agosto scorso.

Erano pellegrini ed avevano chiari non sol-tanto l’itinerario da percorrere – studiato concura ed accarezzato con preveniente affetto -, maanche le motivazioni che li movevano al grandebalzo direttamente dalla Sicilia al Ben Guriom diTel Aviv.

Il loro era un pellegrinaggio. Ed era statopreparato idealmente da due anni di partecipa-zione al “Corso di avviamento alla Lectio divina”che si era tenuto all’Emmaus di Zafferana Etnea.Sia ben chiaro: non tutti i partecipanti al pelle-grinaggio avevano anche partecipato al Corsosulla Lectio e nemmeno tutti i partecipanti a que-sto corso hanno potuto prendere parte al pelle-grinaggio… È evidente e nella forza delle cose.

Ma il pellegrinaggio in séera come la conclusioneideale – auspicata e logica– del corso che aveva ac-compagnato una settanti-na di membri della Fami-glia Salesiana alla cono-scenza ed alla dimestichez-za amorosa con la Paroladi Dio.In Terra Santa hanno avu-to modo di costatare, diverificare e di verificarsi.Perché soltanto il “turistaper caso” si ferma allascorza esterna dell’espe-rienza che fa e si sforza an-che di trovare, nei luoghi enelle persone che incontra,gli stessi parametri che vi-

gono nella sua terra di pro-venienza. Il pellegrino, no.

Il pellegrino è disposto e desideroso di incontra-re l’altro, non solo con le sue caratteristiche et-nologicamente marcate e divergenti, ma anchecon la ricchezza della sua cultura, del suo mododi vivere, di vestire, di parlare, di pensare… Tan-to più quando questo “altro” è un discendenteideale di un popolo e di una terra che ha dato inatali a Gesù di Nazareth…

Non sarebbe possibile – e neanche opportu-no – ripercorrere i passi del lungo pellegrinaggioche ha portato il gruppo dal Nord della Galilea

PPEELLLLEEGGRRIINNAAGGGGIIOO SSUULLLLEE TTRRAACCCCEE DDII GGEESSÙÙ

Foto ricordo del gruppo al gran completo

insieme famiglia salesiana

Page 29: Notiziario_dicembre_2005

insieme 27famiglia salesiana insieme

(Nazareth con la basilica e la casa di Giuseppe edi Maria, Cana, Cafarnao con la casa di San Pie-tro, Tabgha con la roccia del primato, monte del-le Beatitudini, lago di Tiberiade con relativa tra-versata, monte della Trasfigurazione…) attraver-so la Samaria (pozzo di Sichem), fino alla Giudea(con il guado di Bethabara e l’esperienza del bat-tesimo, Gerico, deserto di Giuda, Betania, Be-tlemme, ‘Ain Karen con la casa di Elisabetta edel Battista) con l’esperienza esaltante della visi-ta alla città santa di Gerusalemme, con le sue ve-stigia gloriose, con i suoi innumerevoli santuari,con il monte degli Ulivi e l’orto del Geth-Shema-nim, fino alla Via Crucis e alla preghiera pressoil Santo Sepolcro…

Molti ricordi sono affidati alle foto che qua-si tutti hanno portato con sé e al ricco video chela perizia e la disponibilità di Gianna ci hannoconsegnato. Ma i ricordi più belli sono affidati

alla memoria di ciascuno, sostenuta dall’intellet-to di amore e dalla nostalgia di un tempo e diuna Terra – quelli di Gesù – che, sebbene lonta-ni nel tempo, fanno parte – ormai – del bagagliopiù intimo e personale della esperienza diciascuno.

Tornando in Sicilia – la sera dell’11 agosto2005 - il gruppo porta con sé la consapevolezzadi un mandato: quello di fare partecipi i fratellidelle ricchezze contemplate ed acquisite e quel-lo di trasmettere a tutti l’amore per la Terra diGesù e per la sua Parola – l’Antico e il NuovoTestamento – da conoscere in profondità e conproprietà, e da vivere ed assimilare vitalmente edappassionatamente.

DDeeoo aaddiiuuvvaannttee eett MMaarriiaa!!

Momento di preghiera sul Monte delle Beatitudini sullo sfondo del Lago di Tiberiade

Page 30: Notiziario_dicembre_2005

insieme28 insieme famiglia salesiana

La cronaca, i reality show, la politica e la so-cietà vanno spesso contro la famiglia, quandonon sono gli stessi componenti che quasi non lariconosco più e talvolta la frammentano o la in-deboliscono.

I tempi non sono più quelli di una volta, co-me sentiamo dire da molti, e le cose cambiano,

ma la Chiesa continua a sostenere la famiglia, nu-cleo originario, culla della società, immagine del-la Trinità.

A favore di questa istituzione e per rifletteresui temi ad essa legati, la Famiglia Salesiana diSicilia ha organizzato, il 16 ottobre scorso a San-t’Agata Militello presso l’Istituto delle Figlie diMaria Ausiliatrice, una grande festa regionale sultema: Vivere la famiglia – Una famiglia pervivere.

Più di 1500 persone, tra giovani e adulti, so-no accorsi da tutta la Sicilia per un evento pen-sato dalla Consulta Regionale della Famiglia Sa-lesiana e organizzata da quella per la PastoraleGiovanile guidata da Suor Gina Sanfilippo.

Prima del momento di preghiera iniziale, cu-rato dai Cooperatori Salesiani, sulla figura dellaServa di Dio Margherita Occhiena (mamma di

San Giovanni Bosco), il Vescovo di Patti S. E.Mons. Zambito ha rivolto il benvenuto ai pre-senti ricordando la centralità dell’Eucarestia,cuore di ogni comunità. Poi vi è stato il saluto diapertura di Suor Giuseppina Barbanti, Ispettrice(Superiora) delle Figlie di Maria Ausiliatrice inSicilia.

Intorno alle ore 11 ha avutoinizio la tavola rotonda, guida-ta dall’Ing. Giovanni Costanza(Presidente regionale del-l’Unione Ex-allievi salesiani),che ha visto protagonisti laProf.ssa Luisa Santolini (Pre-sidente nazionale del Forumdelle Associazioni Familiari) ei coniugi Melina e Franco Par-rino (Responsabili per la Pa-storale Familiare dei Coopera-tori Salesiani di Sicilia). La Prof.ssa Santolini sulle ori-gini della famiglia ha afferma-to: Uomo e donna sono nelpensiero di Dio sin dall’inizio.

È una comunione che reca in sé la massima comu-nione che è quella della Trinità. Niente come la fa-miglia ha in sé i codici di Dio, tanto da essere Suaicona vivente. Ma – ha aggiunto – siamo tutti con-vinti di questo? Perché, allora, è in crisi? Forse dacristiani non siamo troppo convincenti e magaricomplici della disfatta della famiglia?

Da qui una serie di interrogativi sull’impe-gno di ogni cristiano e sui pregiudizi che tocca-no la famiglia e la minano spesso dall’interno.Così la Santolini ha continuato dicendo: La fami-glia ha un compito originale, nativo, insostituibilee non può sottrarsi a questo. Oggi, però, è facileche si sottragga a questo e deleghi ad altri per in-capacità di prendersi delle responsabilità o perchénon sa di averle.

Certo il quadro presentato non è dei miglio-ri, ma non mancano delle indicazioni per traccia-

Vivere la famiglia

A SANT’AGATA DI MILITELLO LA FESTA REGIONALEDELLA FAMIGLIA SALESIANA

Page 31: Notiziario_dicembre_2005

insieme 29famiglia salesiana insieme

re nuove linee di colore e così aggiunge: Bisognaguardare ai modelli, ai coniugi Beltrame Quattroc-chi che si sono santificati a vicenda e ne hanno da-to testimonianza al-l’esterno. Una famigliacristiana, dunque, deveessere un soggetto socialeche si giochi nella scuola,nell’oratorio, nella politi-ca, ecc. con forza e persi-no protestando se neces-sario. Se non si difenderàda sola, nessun altro lofarà!

Ma qual è il tipo difamiglia che può coglie-re le sfide di questo tem-po e difendere se stessa egli altri? La Santoliniconclude: Da cristianiparlare di Dio, vuol direparlare anche dell’uomo e soprattutto del più de-bole. Le povertà sono tante e dovunque e moltevengono dalle famiglie. Bisogna, allora, parlare difamiglia senza dogmatismi, senza ideologia, senzapreclusioni, senza mitizzarla, poiché essa è vera,viva ed incarnata. Ognuno deve fare in fondo lapropria parte ed essere da stimolo perché le cosevadano in una direzione migliore e per far questofacciamo risuonare le parole di Giovanni Paolo II:“Famiglia diventa ciò che sei. Famiglia credi in ciòche sei!”.

A seguire vi è stata la testimonianza-riflessio-ne dei coniugi Melina e Franco Parrino su comeapplicare il carisma salesiano alle nostre famiglie,per essere veri all’interno e credibili fuori. La fa-miglia – afferma Franco – è grembo vitale per cre-scere e non c’è vita senza questo. È grembo e cul-la e perciò ambiente d’amore, dove crescere dadonne e uomini veri e completi. Il carisma in unafamiglia cristiana non è un contratto, non vienedall’uomo, poiché è un dono di Dio. Ai membritocca solo di dire il proprio “sì” come quello di Ma-ria.

Ed è a questo punto che entra in campo DonBosco, la sua spiritualità, il carisma e il metodoeducativo, come afferma Melina: Don Bosco hafondato tutto sul suo clima di famiglia, su quelloche aveva respirato grazie a sua madre. I nostri fi-

gli devono respirare anch’essi quest’aria nel conte-sto in cui crescono, per diventare “buoni cristianie onesti cittadini”.

Ma come fare ad applicare l’esperienza di unsanto come Don Bosco alle nostre famiglie?Franco risponde: Bisogna guardare al sistema pre-ventivo, il metodo educativo di Don Bosco, la pe-dagogia dell’amore dimostrato, fatto di ragione,religione e amorevolezza, e non di teoria. Poi far-lo aderire all’esperienza di coppia, di genitori, difigli, di parenti, grazie ad una seria progettualitàfamiliare, dove si parli sia di educazione che di au-to-educazione.

Concluse le relazioni, ha avuto inizio la gran-de Concelebrazione Eucaristica presieduta daDon Pier Fausto Frisoli, Superiore dei Salesianiper l’Italia e il Medio Oriente, insieme a DonLuigi Perrelli, Ispettore (Superiore) dei Salesianiin Sicilia.

Dopo il pranzo a sacco, nel pomeriggio haavuto inizio un momento di festa e di testimo-nianza sull’impegno in questo ambito del mondosalesiano in Sicilia.

La festa è stata anche l’occasione per presen-tare “Il Libro d’Oro” della Famiglia Salesiana diSicilia, una raccolta, curata dall’Ing. GiovanniCostanza, dei profili di donne e uomini, laici econsacrati, che hanno vissuto santamente in Sici-lia il loro essere figli di Don Bosco.

MMaarrccoo PPaappppaallaarrddoo

Page 32: Notiziario_dicembre_2005

insieme30

Tra i tanti pre-ti che vediamonelle fictionstelevisive, vadi moda l’in-vestigatoreche dà unamano alla Po-lizia del posto,che è più acu-

to del commissario e che fa pure a pugni con la sua ve-ste nera, come “Don Matteo” ad esempio.

L’esperienza che qui raccontiamo è quella meno av-venturosa, ma vera, di un sacerdote di Catania che ognimattina indossa “l’uniforme” e sale sulla sua volanteper incontrare i poliziotti di tutta la Sicilia orientale.

Don Mario Arestivo (66 anni), Salesiano, è da cir-ca 10 anni Cappellano della Polizia di Stato, un incari-co impegnativo - ci dice - perché non rientra nella pa-storale ordinaria, ma che mi fa comprendere sempre piùl’importanza di stare accanto, da sacerdote, a chi lavorain questo campo decisamente speciale.

QQuuaallii ssoonnoo ii ccoommppiittii ddii uunn CCaappppeellllaannoo??Il più importante è quello di stare in mezzo ai

poliziotti, cioè conoscerli, farseli amici e nei limitidel possibile avvicinare i più lontani o indifferentiai sacramenti attraverso le celebrazioni, anche per-ché loro stessi hanno sempre desiderato il Cappel-lano. Quando ci fu la riforma della Polizia perseroquesta figura, ma lottando con tenacia nel 1991 fufirmata una provvisoria convezione tra il Ministerodegli Interni e la Conferenza Episcopale Italiana,che la introdusse nuovamente nei reparti mobili enelle scuole di Polizia. La funzione fu inizialmentequella di stare negli istituti con tutti i carismi delsacerdote, ma lasciando molta libertà, senza poterincontrare, ad esempio, tutti i giovani cadetti insie-me, se non attraverso le celebrazioni, alle quali par-tecipa chi lo desidera.

CCoossaa èè ccaammbbiiaattoo ddaall ‘‘9911 aadd ooggggii??Fino al ‘96 quelli che erano nelle scuole, se in-

segnavano, avevano più possibilità di incontrare igiovani e di proporgli anche l’incontro con i sacra-menti, se erano nei reparti mobili invece, avevanoil loro ufficio e erano là presenti per tre o quattroore da distribuire a loro discrezione. Oggi l’ufficioc’è lo stesso, ma io non ci sto mai. Nel ‘96 la con-

venzione del ‘91 è stata ampliata e ha prefiguratouna nuovo ruolo al Cappellano e soprattutto un di-verso tipo di cappellania. Così, oltre quello dellescuole, c’è un Cappellano con incarico territorialeo regionale, a tempo pieno, all’incirca sei ore algiorno, con firma all’entrata e all’uscita e una auto-mobile messa a disposizione dal Questore.

CCoonnccrreettaammeennttee qquuaall èè iill ssuuoo llaavvoorroo??Faccio una programmazione mensile per poter

incontrare tutti i poliziotti nei vari commissariati,nei distaccamenti della stradale e nelle questure. Iprimi mesi son serviti per conoscerli; ora quando ciincontriamo parliamo, qualcuno chiede anche diconfessarsi o in diversi casi si accostano per chiede-re come fare per ricevere la Cresima o la Comunio-ne. Comunque ciò che conta è che ci sia occasionedi discutere spesso sui temi del giorno, sulle pro-blematiche della società, sulla loro vita. Ci sono pu-re praticanti di altre confessioni, che per lo più silimitano al saluto. I poliziotti dai 30 anni in su so-no desiderosi di avermi tra loro, mentre i giovanirispecchiano i loro coetanei nei desideri, nei pro-blemi e nelle domande. I più sensibili sono coloroche hanno avuto o hanno un’esperienza in comuni-tà che fanno cammini di fede, tutti gli altri è benesempre avvicinarli, salutarli, informarsi su comevanno le cose. Tornando al concreto, dal lunedì algiovedì visito le questure non catanesi, il venerdìimmancabilmente celebriamo due Messe, una inQuestura, l’altra al reparto mobile. Poi vi sono lecelebrazioni particolari come a Natale e a Pasqua,in cui coinvolgo per l’animazione musicale alcunigiovani degli ambienti salesiani, che così hannomodo di conoscere la Polizia sotto un altro aspetto.

CC’’èè qquuaallccuunnoo cchhee cchhiieeddee ddii iinnccoonnttrraarrllaa ppeerrssoonnaall--mmeennttee??

In genere si accostano per chiedere i documen-ti per i sacramenti; questo è comunque un momen-to ottimo per fargli comprendere che ciò che con-ta non è il documento, ma il prepararsi adeguata-mente, fare insomma un cammino di fede; così ciorganizziamo per i possibili incontri. Diversi, inquesti anni, hanno compiuto la catechesi sacra-mentale con l’aiuto di giovani catechisti dell’Orato-rio Salesiano di Cibali e qualcuno di loro fa persi-no il catechista nello stesso ambiente.

Il “commissario” Mario

insieme esperienze

Page 33: Notiziario_dicembre_2005

insieme 31esperienze insieme

mandato, sostenuto ormai dalla firma definitivadella convenzione tra il Ministero degli Interni e laConferenza Episcopale Italiana.

SSee ppootteessssee ffaarree ddii ppiiùù,, ccoossaa ffaarreebbbbee??Mi piacerebbe poter fare dei raduni oltre le ce-

lebrazioni, come fanno i Carabinieri e la Guardiadi Finanza, ma ciò per noi non è possibile, perchénon si fa vita di caserma.

CC’’èè uunn eeppiissooddiioo cchhee ddeessiiddeerraa rraaccccoonnttaarree??Sì, è accaduto ad Acireale. I poliziotti hanno

trovato una statua della Madonna in pezzi pressoun palazzo e portatala in caserma, l’hanno fatta re-staurare per poi collocarla su una colonnina cir-condata di fiori, al centro del commissariato. Finoa qui tutto normale, ma quando i proprietari l’han-no richiesta, si sono rifiutati di restituirla, oppo-nendosi anche al Comune e chiedendo l’interces-sione del Vescovo. Si erano talmente affezionati dadire persino che la Madonna era venuta da loro eper questo non potevano lasciarla. Da poco ho sa-puto che l’hanno restituita.

SSii èè mmaaii ttrroovvaattoo iinn uunn mmoommeennttoo,, ppeerr ccoossìì ddiirree,, ddiiaazziioonnee??

Noi non possiamo intervenire, anche perché ilmio autista è solitamente un ausiliare. Ci limitiamoa fare le segnalazioni via radio o in qualche caso ab-biamo aiutato qualcuno in difficoltà con l’automo-bile in panne.

IIll PPrrootteettttoorree ddeellllaa PPoolliizziiaa èè SSaann MMiicchheellee AArrccaannggee--lloo......

È San Michele il quale ha cacciato gli spiriti ri-belli, che non volevano osservare la legge di Dio. Inuna bella pre-ghiera i poli-ziotti chiedonodi poter, sul-l’esempio e sot-to la protezionedel Santo, farosservare la leg-ge umana e lalegge divina. Ed io gli dico frequentemente che inservizio hanno il compito speciale di dire insiemeal rimprovero, la buona parola.

Tolta l’uniforme, Don Mario ritorna ogni po-meriggio e fino a tarda sera tra i ragazzi e i giovanidell’Oratorio San Francesco di Sales, che lo chia-mano affettuosamente “ Commissario Mario”.

MMaarrccoo PPaappppaallaarrddoo

IIll llaavvoorroo ddeell ppoolliizziioottttoo èè ddeecciissaammeennttee ppaarrttiiccoollaarree,,sseemmpprree iinn ccoonnttaattttoo ccoonn ssiittuuaazziioonnii dduurree ee ddiiffffiicciillii......

Certo vivono con un dramma continuo; se lagente ha timore di loro, loro ne hanno ancora dipiù. Quando c’è una chiamata, magari in luoghiisolati, non sanno cosa e chi trovano. A volte nelposto di Polizia si trovano solo in due e così nonriescono a rispondere alla diverse richieste. Si ac-corgono del dolore della gente e ciò si nota dal mo-do in cui raccontano gli avvenimenti, lamentando ilfatto di non aver potuto fare di più. E si mettono incrisi davanti alla morte, alla violenza, perché hannoinnanzi la precarietà della vita.

IInn bbaassee aallllaa ssuuaa eessppeerriieennzzaa,, cchhee iiddeeaa ssii èè ffaattttaa ddeell--llaa PPoolliizziiaa??

La Polizia fa un servizio preventivo, nel sensoche la presenza nel territorio in macchina, a caval-lo, in moto, a piedi, con i cani, dovrebbe evitarel’azione cattiva, anche se spesso li chiamano adazione compiuta.

IInn qquueessttoo aammbbiieennttee rriieessccee aa sseennttiirrssii ssaacceerrddoottee,, aaddooppeerraarree iill ssuuoo mmiinniisstteerroo??

Si l’ho provato, perché quelli che sono disponi-bili, lo sono veramente: amano la liturgia, amano isacramenti e quindi vogliono la presenza sacerdo-tale; anche per questi solamente mi sento sacerdo-te. Molti desiderano parlare, mi cercano, hanno bi-sogno e poi da un discorso ne viene un altro e mol-ti di questi sono forti e di sostanza. Coloro che ven-gono da ambienti religiosi si mettono a disposizio-ne del Cappellano e ad esempio, nei momenti cele-brativi, preparano l’altare, leggono le letture, ser-vono la Messa e persino cantano.

QQuuaallccuunnoo llee hhaa mmeessssoo mmaaii ii bbaassttoonnii ffrraa llee rruuoottee??Non i non cattolici, ma comunque molto di-

pende dai dirigenti, che, se credono realmente aivalori religiosi, riescono a coinvolgere gli altri inpiena libertà. Nell’ultima Messa di Natale in piùcommissariati ho trovato tutti presenti. Ti accolgo-no in modo affettuoso dal piantone al dirigente e,più si è presenti, più sono contenti. Alcuni vorreb-bero il Cappellano sempre con loro, non per privi-legio ma per averlo sempre a disposizione. Inoltregradiscono molto quando li vado a trovare a casa,in famiglia, all’ospedale, nei momenti felici o inquelli difficili, come in caso di morte. Quando misalutano chiedono: “Quando viene la prossima vol-ta? Quando ci vediamo?”.

CCoommee ssii ddiivveennttaa CCaappppeellllaannii??La Conferenza Episcopale della regione dà il

Page 34: Notiziario_dicembre_2005

insieme esperienze32

L’impegno profuso nell’ambito della forma-zione professionale, ha nell’arte grafica un suooriginale e peculiare aspetto.

Non è infrequente infatti, ancor’oggi chequell’impegno nel settore grafico si è molto ri-dotto, trovare exallievi dell’Opera Salesiana “S.Cuore” di Catania-Barriera che si fanno onore. Èil caso del Sig. Giuseppe Trovato. Ormai da tem-po in pensione da “La Sicilia” egli ha voluto ri-tornare nella sua casa di “Barriera” dove trascor-re ore di volontariato. Particolarmente preziosaè la sua collaborazione alla confezione del nostronotiziario ispettoriale.

Qualche tempo fa il giornale dove ha lavora-to gli ha dedicato l’articolo che qui riportiamo.

Exallievi e volontariato

[fonte: La Sicilia, giovedì 28 luglio 2005]

Page 35: Notiziario_dicembre_2005

insieme 33frammenti di memoria insieme

corso di filosofia, eravamo costretti a mantener-ci con la famosa “tessera”, che assicurava un vit-to giornaliero così scarso, che faceva rasentare lafame!

Finita la guerra, Don Ravasi passò a Bollen-go, studentato di teologia, come docente di Sa-cra Scrittura. È da Bollengo che l’ubbidienza lomanda a Messina, Istituto Teologico “S. Tomma-so”, nel luglio del 1953, come direttore. Vi rima-se cinque anni (1953-1958), essendo stato, nel1958 nominato superiore dell’Ispettoria salesia-na del Venezuela.

I problemi che Don Rava-si incontrò a Messina, mi-sero in risalto le sue dotidi organizzatore, dall’in-tuito pronto e dall’azionetempestiva.

Fin dall’inizio (1950),l’Istituto Teologico man-cava di un assetto definiti-vo: i locali erano insuffi-cienti, mancava una ade-guata biblioteca, nel cimi-tero della città i salesianinon avevano una cappellapropria ove far riposare lesalme dei confratelli de-funti.Don Ravasi, intuita la si-

tuazione, si mise subito all’opera, con coraggio echiaroveggenza, per dare al S. Tommaso quellasistemazione che si addiceva ad una istituzionedi importanza fondamentale per la vita salesiana.

11.. EErraannoo nneecceessssaarrii llooccaallii ppiiùù aammppiiL’allora ispettore Don Secondo Manione, nel

1950, aveva fissato la sede del ripristinato stu-dentato di teologia, nei locali che l’Istituto Sale-siano “S. Luigi” aveva costruito per istallarvi ilfuturo liceo classico. Locali nuovi, ma troppoangusti per i più di cento studenti di teologiache, nel frattempo, Don Manione, eletto supe-

Il mio primo incontro con d. Ravasi lo ebbi aGaeta, nell’aspirantato salesiano della ispettoriacentrale, dove compii gli studi ginnasiali (1934-1938). Don Ravasi, giovane prete, che era statoordinato sacerdote a Torino l’8 luglio 1934, fuinviato a Gaeta come professore di italiano e re-sponsabile degli studi. Nella mia memoria queglianni passati con Don Ravasi non li ho più dimen-ticati. Noi ragazzi eravamo come affascinati dal-la persona di Don Ravasi: entusiasta e suscitato-re di entusiasmo, trascinatore, di iniziativa, esi-gente nella disciplina, ma sempre aperto e cor-

diale: con lui si stava bene! Aveva ispirato tantafiducia in noi, che alcuni dei ragazzi più grandi(ce n’erano di quelli che avevano compiuto ilservizio militare) li sentii più volte esclamare:“Con Don Ravasi siamo pronti ad andare in ca-po al mondo”.

Durante la guerra (1940-1945), Don Ravasisvolse il ruolo di economo presso lo studentatofilosofico Salesiano di Foglizzo, in Piemonte. Inquei tempi tristi e difficili, Don Ravasi riuscì, conla sua abilità e col suo coraggio, a non far man-care ai giovani studenti una certa e abbondantesufficienza di vitto; noi che stavamo a Torino, nel

Don Candido Ravasi

NNeell rriiccoorrddoo ddii DDoonn FFeerrddiinnaannddoo AArroonniiccaa

Page 36: Notiziario_dicembre_2005

insieme34 insieme frammenti di memoria

riore maggiore, consigliere generale per gli studi,vi aveva raccolti, provenienti da diverse ispetto-rie italiane, dell’America latina e dell’Asia.

Era necessario allargare la sede o costruirneuna nuova. Don Ravasi tentò la prima soluzione,ma con esito negativo; tentò con successo la se-conda. Coadiuvato da Don Cosimo Giunta, allo-ra direttore del “Domenico Savio”, dopo diversitentativi, giunse alla scelta del terreno situato nelfondo Galletta, via del Pozzo, attuale ubicazionedel “S. Tommaso”. Prima ancora che si portasse-ro a termine i preparativi per iniziare la costru-zione della nuova sede, Don Ravasi, come hodetto, fu inviato ispettore in Venezuela (1958).

22.. CCaappppeellllaa ddeell cciimmiitteerrooNon contento di provvedere alla sistemazio-

ne dei giovani salesiani, studenti di teologia, DonRavasi si preoccupò della sistemazione dei sale-siani defunti di Messina. Nel cimitero cittadinole salme dei confratelli defunti erano sparse quae là, nel vasto territorio del cimitero: ci volevauna cappella propria e abbastanza capiente, da-ta la presenza di ben quattro comunità salesianea Messina.

Con l’aiuto, ancora una volta, di Don Cosi-mo Giunta, Don Ravasi poté avere in uso, a de-terminate condizioni, la artistica cappella dellafamiglia Peirce, ancora oggi cappella di tutte lequattro comunità salesiane.

Il contratto stipulato con i discendenti dellafamiglia Peirce fu stipulato tra questi e Don Co-

simo Giunta, qualerappresentante deisalesiani, il 16 mag-gio 1958, alcunimesi prima cheDon Ravasi partis-se per il Venezuela.

33.. BBiibblliiootteeccaa ddeell““SS.. TToommmmaassoo””Quando Don Ra-vasi arrivò a Messi-na, la biblioteca del“S. Tommaso” eracomposta di uncentinaio di volu-mi, di indole stret-tamente scolastica:

poca cosa per uno studentato di teologia, anchese allora si trattava di uno studentato da qualcu-no definito “di campagna”… Se si voleva dareallo studentato la consistenza di un centro di au-tentica formazione teologica, occorreva appron-tare una biblioteca di ampio respiro e adatta allaricerca scientifica, nel campo di tutte le discipli-ne attinenti alle scienze teologiche e affini adesse.

Per questa impresa occorrevano rilevanti ri-sorse finanziarie e, soprattutto, persone di buo-na volontà, pronte a sacrificarsi …

Don Ravasi, da una parte trovò due personeche si dedicassero alla costruzione della bibliote-ca e, dall’altra, con una attività, insonne, perso-nale, sacrificata, si mise all’opera per reperire ifondi necessari, senza gravare sul bilancio eco-nomico dello studentato.

Le due persone che, per una cinquantina dianni, si consacrarono al faticoso lavoro della co-struzione della biblioteca, furono Don Aronica,che si dedicò all’acquisto mirato dei volumi, eDon Giuseppe Pollone che, con infaticabile co-stanza, si dedicò, da solo, all’immane fatica dellasistemazione e schedatura dei volumi.

Per iniziare l’impresa della costruzione dellabiblioteca, Don Ravasi smosse mezzo mondo:scrisse, di proprio pugno, a cardinali, vescovi,parroci, istituti religiosi di tutta Italia, a persona-lità politiche, di governo, di cultura. Nel giro didue o tre anni giunsero a Messina migliaia di vo-

Il Rettor Maggiore Don Pascual Chàvez visita la nuova biblioteca del “S. Tommaso”

Page 37: Notiziario_dicembre_2005

insieme 35frammenti di memoria insieme

lumi. Ancor oggi si conservano i quaderni che,con grande senso storico ed organizzativo, DonRavasi faceva compilare con la indicazione deivolumi, che man mano arrivavano, e dei relatividonatori: attraverso questi elenchi si può rico-struire il lavoro capillare che Don Ravasi svolseper iniziare ed incrementare la raccolta dei volu-mi, nonché la straordinaria varietà dei bene-fattori.

Certamente, non tutti i volumi donati eranoadatti allo scopo per cui doveva sorgere la bi-blioteca: molti erano doppioni, altri lontani dalservire ad una biblioteca di scienze largamenteteologiche; un grosso importante nucleo, tutta-via, era valido e risultò un buon fondamento perla strutturazione della biblioteca.

Naturalmente non ci si poteva fermare alledonazioni: la biblioteca doveva avere una suaben determinata fisionomia, ed era necessarioorganizzarla secondo un piano ben definito; bi-sognava pertanto, ricorrere agli acquisti.

Per quattro anni, dal 1954 al 1958, Don Ra-vasi, industriandosi personalmente, scrivendomigliaia di lettere in Italia e in Europa, senza maistancarsi e senza trascurare i suoi doveri diDirettore della Casa, riuscì a trovare i fondi perfinanziare lo sviluppo della biblioteca.

Durante questi anni, nelle va-canze estive, Don Ravasi forniva aDon Aronica una certa somma didenaro (sino a 300/400 mila lire,che per quel tempo rappresentavauna grossa somma) per gli eventua-li acquisti di libri. E Don Aronicapassava le vacanze girando per lecittà dell’Alta Italia, della Francia,dell’Austria, della Germania, del-l’Inghilterra, alla ricerca di libri.Sceglieva, comprava presso gli an-tiquari e faceva spedire a Messina.Poté così arricchire la biblioteca dilibri preziosi, rari, antichi e recenti, di grandevalore.

Durante l’anno scolastico seguiva il ritmodelle pubblicazioni italiane e nelle varie linguemoderne e acquistava, scegliendo, i volumi di si-curo valore scientifico, nell’ambito delle discipli-ne teologiche, filosofiche, storiche, ecc.

Don Ravasi forniva la copertura finanziaria.

Quando, nel 1958, egli lasciò Messina per ilVenezuela, la biblioteca aveva raggiunto un pa-trimonio librario di notevole consistenza e benselezionato, cominciando già ad essere conosciu-ta e frequentata non solo da studenti universita-ri di varie città della Sicilia, ma anche da docen-ti e ricercatori delle università della Sicilia.

Dopo la partenza di Don Ravasi, la bibliote-ca continuò a crescere, ma va dato a lui, il giustoriconoscimento e la gloria di aver compreso lanecessità della biblioteca e di aver avuto l’ardiredi impiantarne la costruzione, di avere dato unimpulso determinante e duraturo al suo sviluppoe di averla sostenuta con generosità ammirevole.

Quando, negli anni ’80, furono avviate lepratiche per l’aggregazione del “S. Tommaso”alla facoltà di Teologia dell’U.P.S., la consistenzadella biblioteca, assieme all’organico dei docentie alla più che sufficiente presenza dell’alunnato,determinò l’esito positivo delle trattative.

Purtroppo Don Ravasi non poté godere ifrutti delle sue coraggiose iniziative: partito per ilVenezuela non gli fu possibile ritornare, in segui-to, in Italia. Per un gravissimo incidente automo-bilistico, in cui fu coinvolto durante lo svolgi-mento del suo mandato in Venezuela, il suo or-ganismo rimase gravemente lesionato ed egli,

suo malgrado, fu costretto a non potersi allonta-nare dalla sua stanza, per tutta la vita. Ma nelchiuso della sua stanza continuò a lavorare e amantenersi in contatto col mondo salesiano e aprodigarsi in favore dell’Ispettoria venezuelana.

Morì a Caracas il 15 dicembre 1986 a 78 an-ni di età. Era nato a Fara d’Adda, in provincia diBergamo, il 3 dicembre 1908.

Page 38: Notiziario_dicembre_2005

insieme36 insieme dalle case salesiane

re per orientare questo fenomeno. Bisogna pre-pararsi fisicamente e psicologicamente a viverepiù a lungo e meglio, combattendo soprattuttoalcuni atteggiamenti che forse, le fasi delta vitareligiosa che conduciamo, sembrano rendere fi-siologici.

- In primo luogo la sedentarietà.- Poi, una adeguata educazione alimentare,

adatta ai cambiamenti fisici dell'organismo cheinvecchia.

- Un approccio cosciente alle più comuni pa-tologie che spaventano gli anziani (malattie car-diovascolari, tumori, la depressione che spinge achiudersi in se stessi e a ritenersi ormai inutili, lapaura della non autosufficienza...).

Da non sottovalutare anche i comportamen-ti etici nel rapporto col proprio corpo. Questi fe-nomeni più o meno noti, sono presenti, dovepiù, dove meno, nei confratelli anziani. Prender-ne coscienza a livello ispettoriale, penso sia op-portuno.

Ora vorrei avanzare qualche proposta.Anche queste, raccolte da conversazioni

estemporanee tra confratelli anziani.Possono anche essere non condivise, posso-

no essere integrate in altre proposte già avanza-te... chi vivrà… vedrà.

Ecco perciò brevemente: La sedentarietà.È facile comprendere le perplessità del-

l'Ispettore nel proporre al confratello anziano untrasferimento da una comunità ad un'altra.

Il confratello si è possibilmente inserito giànell'ambiente in cui ha raggiunto una certa tran-quillità, ha le sue abitudini, l'immancabile TV, sicoltivano amicizie... ma quanti tesori di saggez-za, esperienza, prudenza, buon senso, amore al-la congregazione si trovano in questo confratel-lo; messo da parte, trascurato e che non dia ec-cessivo fastidio, non potrà mettere a disposizio-ne della comunità e dell'Ispettoria quei carismi,quei doni di grazia e di esperienza che possiede.

Ecco una serie di proposte.

Premesso che non sono un ricercatore, nétanto meno un giornalista, affermo che quantosto per dire, non ha valore "scientifico" ma ri-flette i1 pensiero di alcuni confratelli con i qualiabbiamo scambiato qualche opinione, in meritoal problema dei confratelli anziani dell'Ispet-toria.

Credo che non debba essere sotto valutato; ein realtà non lo è. Se ne parla poco, orientati arendere efficienti le forze giovani. E ad essi infat-ti viene affidata la mole più consistente dilavoro.

- La prima osservazione e una costatazione .Verificato il numero di confratelli viventi e

nati entro gli anni '30 del secolo scorso, se nonsbaglio, dovremmo essere 133, cioè poco menodel 50% Si tratta di una forza considerevole.

Lasciamo stare ogni giudizio su quanto que-sti confratelli hanno fatto per l’Ispettoria; ma ladomanda che gli attuali confratelli che esercita-no il servizio della Autorità debbono proporsi ela seguente: come gestire al meglio questa com-ponente umana e religiosa?

Invece perché di considerarlo un problema,guardiamolo con uno sguardo positivo e propo-sitivo.

Non più dunque un problema, ma una risor-sa da utilizzare e far fruttificare ancora e meglio.

- Va ricordato, di passaggio, che la condizio-ne anziana è oggetto di studio da parte di socio-logi, psicologi, operatori sanitari...

Si cerca di adoperarsi perché “vivere più alungo coincida con vivere meglio, sani di mente,autosufficienti, capaci di gestire il naturale pro-cesso di invecchiamento che va di pari passo colpassare degli anni” (Giovanni Paolo II - discor-so agli operatori sanitari 31 ott. 1985).

L'invecchiamento dei confratelli e il prolun-gamento delle aspettative e di vita richiede uncambiamento, a volte profondo di abitudini,comportamenti...

È opportuno perciò studiare il modo miglio-

I confratelli, una risorsa

Don Gino D’Amico (Assemblea confratelli - Zafferana, 3 settembre 2005)

Page 39: Notiziario_dicembre_2005

insieme 37dalle case salesiane insieme

nione. Ben vengano perciò tutte le iniziative sug-gerite e portate avanti dall'Ispettore e dai suoipiù stretti collaboratori.

È il cammino che la congregazione deve farein Sicilia, ma lo faccia insieme, senza escluderenessuno.

Guardiamoci fraternamente negli occhi.Questa è la richiesta umile e fiduciosa che gli

anziani facciamo.Per imparare sempre meglio a guardare ver-

so il nostro futuro, verso 1'eternità.

Sta alla saggezza di chi esercita l'autorità,prenderne atto e realizzarle secondo il bisogno ol'utilità.

- Si potrebbe inserire qualcuno di questiconfratelli in qualche commissione o gruppo dilavoro, avendo l’avvertenza di non lasciarlo solotra i più giovani.

- Si potrebbe… senza violare regole e regola-menti, invitare. a turno, qualche confratello an-ziano al Consiglio Ispettoriale.

Si valorizzerebbero ancora, soprattutto colo-ro che hanno fatto parte degli organi di governo.

- Si potrebbe... invitare qualcuno a parteci-pare alle varie riunioni che periodicamente sitengono in Ispettoria (Direttori, Oratori, Parro-ci, Economi etc ), sempre allo scopo di sottrarcialla malaugurata sedentarietà, a renderci parteci-pi "in diretta", senza cioè passare dal setacciodella comunicazione in Comunità.

Ancora:Per realizzare quanto in programma al n. 5

dell'attività formativa, si potrebbero organizzaregiornate di formazione, residenziali (3 giorni opiù) in ambienti accoglienti, gestite da personecompetenti in ascetica, liturgia, morale, bioeti-ca... e nelle opportune tre dimensioni lìspecificate: fisico-psichico, sociale, spirituale-sa-lesiano.

Si favorirebbe cosi quell'incontro fraterno incui antichi compagni di formazione o di studio,potrebbero scambiarsi ricordi, esperienze, confi-denze che resterebbero sepolte nell'animo di cia-scuno.

Queste relazioni interpersonali, nello spiritodi famiglia tanto raccomandato, aiuterebbero iconfratelli anziani a inserirsi meglio nella Comu-nità nella quale rischiano di essere emarginati.Altre iniziative potrebbero sorgere e realizzarsi.

Attivi o meno attivi, gli anziani vogliono ri-cordare, come ci dice il Papa Giovanni Paolo II,che “nella vita (e soprattutto nella vita consacra-ta) è l’essere che conta più che il fare, le relazio-ni interpersonali più che i risultati, la saggezzaoltre 1'intelligenza”.

Ricordano che nessun progetto, per quantoefficace, può sostituirsi allo scopo per cui abbia-mo liberamente risposto alla chiamata di Dio,abbiamo scelto di stare con Don Bosco per fare.a pro dei giovani e con loro, comunità e comu-

PPRROOFFEESSSSIIOONNII

Quest’anno, nella nostra Ispettoria, venti confra-telli hanno celebrato il rito sempre suggestivo e impe-gnativo della professione religiosa. E se 14 di essi han-no rinnovato la professione temporanea e 5 si sono le-gati definitivamente al Signore e alla Congregazionecon la Professione Perpetua, uno, Enrico Frusteri,per la prima volta ha professato i santi voti. A Lui uncaloroso benvenuto nella grande Famiglia Salesiana ea tutti un augurio di santa fedeltà. Ecco l’elenco com-pleto dei professi.

TTeemmppoorraanneeiiCalapaj Luigi (ISI)Di Quattro Aurelio (ISI) Favaccio Giuseppe (ISI)Frusteri Chiacchiera Enrico (ISI)Luvarà Domenico (ISI)Martorana Davide (ISI)Ramiandrisoa Marcellin (MDG)Ravelomahitasoa Chrysostome (MDG)Reito Gabriele (ISI)Renna Salvatore (ISI)Sciacchitano Vincenzo (ISI)Scilipoti Pietro (ISI)Sinipoli Giuseppe (ISI)Tapsoba Didier (AFO)Tshituala Nicolas (AFO)

PPeerrppeettuuiiAusini Giulio (ISI)De Oliveira Silvano (ITM)Do Carmo Gui (ITM)Domingos Caetano (ITM)Trianto Tarsisius (ITM)

DDiiaaccoonnaattooDon Josef Ellul ha ricevuto il Sacro Ordine del

Diaconato il 12/06/2005. A lui tanti auguri di un pro-ficuo servizio diagonale in preparazione al presbitera-to già fissato per 29/4/2006.

Page 40: Notiziario_dicembre_2005

insieme38 insieme dalle case salesiane

Il 10 luglio 1998, all’età di 73 anni e 46 di sa-cerdozio, moriva improvvisamente Don FrancoSolarino. Al suo funerale nella chiesa madre “S.Giovanni Evangelista” di Modica Alta, gremitadi fedeli, Mons. Nicolosi, Vescovo di Noto, af-fermava: “Carissimo Don Franco, non mi soffer-mo a descrivere la gioia, la dedizione e la conti-nua inventiva con cui hai consacrato tutta la tuavita religiosa e sacerdotale al Signore, per offrireil suo vangelo di speranza alle aspirazioni deigiovani e ai problemi della gente, nella fatica del

Grest: Attività estiva degli oratori

IILL RRIICCOORRDDOO DDII DDOONN FFRRAANNCCOO SSOOLLAARRIINNOO

““HHoo aammaattoo DDiioo,, DDoonn BBoossccoo,, llaa ggiioovveennttùù,, llee aanniimmee””

… e così, in questa mattina dell’otto ottobre 1997, mentre qui a Zafferana, riposo, medito, ricor-do, progetto, mi preparo a venire a Te …Quando? Tu lo sai e misuri i passi che mi collegano a te.Passi lenti, scanditi da ricordi, nostalgie, meraviglie, paure, speranze, successi, delusioni …E guardo dietro a me, fanciullo senza carezze di mamma e papà.Senza la compagnia di fratelli e sorelle, sbattuti, nella logica di una affrettata sistemazione in benquattro posti diversi.Io, al posto più sicuro che mi fa diventare prete di Dio e di D. Bosco …Gli altri? A ingoiare lacrime e nostalgie di una famiglia mai avuta.Ho amato Dio, D. Bosco, la gioventù, le anime. Per loro ho consumato la mia vita, la mia salutefisica. Non me ne pento, non ho rimpianti perché tutto è stato donato con amore.Ma c’è il buco nero delle tristezze per non avere amato il Signore a sufficienza in proporzione al-l’immenso bene che tu o Signore mi hai voluto. C’è tristezza, il rimorso, per non essere statospecchio luminoso, ma terribilmente appannato e spesso deludente per i miei ragazzi. mi voleva-no fiaccola e spesso sono stato lucignolo fumigante. Perdono, mio Dio.E tu che sai tutto di me, ombre e luci, fa’ una cosa al momento del giudizio per me: strappa dallibro della mia vita quelle pagine ributtanti. Non farle vedere ai tuoi figli e ai tuoi angeli.E per ultimo, grazie per i doni che mia hai dato: penna linguaggio facile, musicalità nel mio apo-stolato, capacità di organizzare e tanti altri doni che hanno colorato la mia vita sacerdotale e sale-siana e quella dei ragazzi.Ma non ci hai visto orgoglio, esibizionismo il più delle volte? E grazie per chi mi ha sollevato dal-lo scoraggiamento, per chi mi è stato accanto, fratello, padre, amico. E per questo, per tutto, tichiedo perdono.La tua Mamma mi accompagni alla porta del tuo regno, e mentre tu sei distratto e guardi altrove,mi faccia entrare per dirmi un eterno grazie, così a sorpresa, mentre tu ritorni a guardarmi, sorri-dere, abbracciarmi come sempre hai fatto nei miei 73 anni.E ti dirò ancora una volta: Gesù, sono Franco. [dal diario di Don Franco Solarino]

quotidiano e nelle incognite del futuro di questanostra società secolarizzata ed edonista”.

Lo vogliamo ricordare per il suo entusiasmosalesiano che lo portò a sviluppare un incredibi-le numero di attività: spirituali, ricreative, cultu-rali e sportive: giochi, colonie estive, feste, tea-tro…, ma l’intuizione sua più bella e originale èstato il GREST: una iniziativa partita dall’azionecattolica, ma da lui ripresa e ricreata secondo ilcarisma salesiano e quindi diffusa e promossacon immenso entusiasmo.

Page 41: Notiziario_dicembre_2005

insieme 39dalle case salesiane insieme

L’esperienza delle volontarie di servizio civiledal 04-07-2005. (Silvia Di Giovanni, AntonellaStuppia e Beatrice Russo).

Abbiamo iniziato la nostra esperienza di ser-vizio civile presso l’oratorio salesiano “San Mi-chele Arcangelo” di Barcellona Pozzo di Gottocon il GREST (gruppo estivo), che ha impegna-to allegramente noi e i ragazzi per circa un mese.

Il GREST di quest’anno, che ha avuto cometema il sogno di Don Bosco “con Voi non hopaura”, ha riunito ragazzi/e di età compresa tra i7 e i 14 anni di estrazione socio-culturalediversa.

Quasi 400 ragazzi/e sono stati suddivisi in 4squadre: EEsseennggoo (verde, coraggiosi); NNeebbooaa(blu, intrepidi); DDiissaannccaa (arancio, impavidi); NNii--ccaa (giallo, nessun impedimento ci arresterà), chequotidianamente gareggiavano tra loro .

Strumenti di valutazione per la vittoria delGREST sono stati l’impegno nello svolgere le at-tività, la partecipazione, lo spirito di squadra, lavittoria dei tornei.

Il martedì e il sabato mattina si andava a ma-re coi ragazzi.

Ogni giovedì, invece, si andava in gita pertutta la giornata.

Insieme ai ragazzi siamo stati al Tindari eMarinello, Castell’Umberto e San Gregorio (Ca-po d’Orlando), Si-racusa e la Playa diCatania, Roccalu-mera, Etna e Ora-torio Salesiano SanFilippo Neri di Ca-tania , Acquaparkdi Sommatino(Caltanissetta).

Durante legiornate in orato-rio, invece, al mat-tino si svolgevanovarie attività, qualipittura, giornalino,braccialetti, ballo,canto, sbandiera-tori…

Al pomeriggio, invece, ci si dedicava alcunigiorni a settimana ai tornei (calcio, pallavolo, ba-sket, pallamano), altri al grande gioco (bandieralunga, bandiera svizzera…).

Non mancavano mai i momenti di preghierama anche tanti altri momenti di animazione tut-ti insieme.

Molto sentito era lo spirito di squadra cheveniva esternato dai ragazzi attraverso i gridi cheogni squadra preparava ma anche dai bans fattitutti insieme.

Ogni venerdì sera si metteva in scena una se-ratina coi “numeri” preparati ogni settimana du-rante le attività del mattino.

Nell’ultima serata si è anche rappresentato ilsogno di Don Bosco. Per quanto ci riguarda noisiamo state ben accolte all’oratorio, nonostantenon ne facessimo parte da prima, e questo ci hapermesso da subito di sentirci parte integrante eattiva di questo contesto.

Non neghiamo che questa esperienza ci as-sorbisse tutte le energie, ma si era sempre soddi-sfatte.

Ognuna di noi era inserita in una squadra di-versa e si occupava al mattino di una attività.

Al pomeriggio, poiché le squadre per i torneierano suddivise per fasce di età, si seguiva ungruppo .

In più ci si occupava di fare mantenere l’or-dine e la pulizia all’interno dell’oratorio.

BBAARRCCEELLLLOONNAA

Page 42: Notiziario_dicembre_2005

insieme40 insieme dalle case salesiane

L’esperienza del GREST è stata per noi sicu-ramente molto bella e interessante; con i ragazzici siamo divertiti tantissimo, gridando, giocando,ballando e pregando tutti quanti insieme.

Abbiamo condiviso una esperienza di vitamolto importante che ha permesso a noi e ai ra-gazzi di crescere insieme uniti da uno scopo co-mune: vincere il GREST…… ma comunque esoprattutto divertirci tutti insieme!!!!!!!

le dell’estate, dovrebbe diventare ora un mododi vivere. Quello che desidererei è che in voi gre-stini rimanesse vivo e lucido il ricordo di quantofatto questa estate: la storia di Tarcisio, le sue av-venture con Rufus e Claudius che alla fine lohanno ucciso, il buon esempio che Tarcisio hasaputo dare a tutti i suoi contemporanei diven-tando martire e l’amore che il nostro protagoni-sta nutriva per Gesù Eucaristia. Ora è il momen-to di vivere tutto ciò, diventando testimoni dellapropria fede e di un nuovo modo di vivere tra icompagni di scuola e di giochi: aver partecipatoal GREST ci ha reso più consapevole, spero !

Buon anno e arrivederci a presto! Ah, di-menticavo: un messaggio per i genitori: aiutate ivostri figli a vivere nella vita di tutti i giorni le co-se buone apprese al GREST. Grazie di cuore!

Con affetto

ddoonn DDaavviiddee MMaarrttoorraannaa

CCAANNIICCAATTTTÌÌ

IIll GGRREESSTT ccoonnttiinnuuaa......

Cari genitori eCarissimi ragazzi,

anche quest’anno è arrivata la fine del GREST, ecome ogni anno si avvicina la “sera del pianto”quando i grestini salutandosi tra loro e salutandogli animatori (e soprattutto le animatrici) faran-no zampillare dagli occhi e scorrere sulle loroguance fiumi di lacrime. Gli animatori tra le la-crime tireranno un sospiro di sollievo perché tut-to (speriamo) è andato bene, e daranno appun-tamento ai grestini in oratorio in inverno. Ciò faparte del GREST, e guai se non fosse così: sareb-be stata un’estate non vissuta fino in fondo, nonsignificativa per ciascun grestino. Quindi cari ge-

nitori non meravigliatevi se i vostri figli piange-ranno un po’: è tutto normale e non si capisce senon lo si vive.

Questo è anche il periodo in cui si vedrannoi frutti di ciò che si è seminato questa estate, equanto è stata significativa la partecipazione diciascuno al GREST. L’Eucaristia, tema principa-

PPAALLEERRMMOO

Venerdì 8 Luglio, circa mille e duecento ra-gazzi di cinque oratori salesiani (SdB e FMA), sisono ritrovati nel centro storico di Palermo perl’Intergrest 2005.

Gli oratori «Santa Chiara», «Mazzarello»,«Ranchibile», «Arenella» e «Villaurea» hannopreparato una serie di iniziative per coinvolgerei ragazzi palermitani dai sette ai quindici anni.

«Il mondo dell’infanzia e dell’adolescenza -spiega don Salvino Raia, Direttore del centro Sa-lesiano Villaurea - ha un continuo bisogno digente che si occupi di loro. Questa iniziativa ènata circa 50 anni fa. In Sicilia i Grest sono sem-pre stati un grande successo. Il periodo estivopuò diventare un momento vuoto -aggiunge - edè per questo che noi invece vogliamo renderloun periodo di formazione dei giovani per la lorocrescita».

I ragazzi hanno sfilato per le vie della cittàcon canti e balli e hanno fatto tappa in PiazzaPretoria, dove a riceverli c’era il Presidente delConsiglio comunale di Palermo: «Voi siete la no-stra risorsa. Siete gli ambasciatori del nostro fu-turo. A voi il ringraziamento per questa bella fe-sta e per l’allegria che state regalando per le viedella città».

Page 43: Notiziario_dicembre_2005

insieme 41dalle case salesiane insieme

Il pomeriggio si è poi concluso davanti al ce-lebre Teatro Massimo, con una grande festa cheha coinvolto le più alte cariche civili e religiose,oltre che i numerosi passanti: tutti i ragazzi han-no lanciato in aria palloncini, mostrando cartel-loni e urlando i tipici bans salesiani.

con la gita finale all’acquapark.I ragazzi accolgono calo-rosamente e con molto en-tusiasmo questa iniziativaiscrivendosi numerosis-simi.A occuparsi di tutto, ac-canto al fedele e costanteimpegno dei Padri Salesia-ni, si è formato da un po’di tempo a questa parte ilgruppo giovani animatori(DUENDE: “Noi… fab-bricanti di sogni”), unitidal comune impegno cheintendono sostenere e di-fendere, ovvero ridare gio-ia e calore all’Oratorio diRandazzo.

I membri del gruppo sostengono ad altavoce:

«Vogliamo che entrando si respiri una nuovaaria fatta d’allegria, di felicità, di impegno, di va-lori, e di tanta amicizia. Vogliamo farlo seguendol’esempio di Don Bosco ed essendo testimoni in-stancabili di fede a Dio.

Come scrive l’evangelista Matteo: ‘Gratuita-mente avete ricevuto, gratuitamente date’ e noisiamo pronti a DARE!RRAANNDDAAZZZZOO

Come tradizione vuo-le ogni anno l’OratorioSalesiano “San GiovanniBosco” di Randazzo pro-pone ai suoi ragazzi l’ini-mitabile GGRREESSTT, una ve-ra e propria bomba esplo-siva fatta delle più svariateattività (cineforum, sport,canto, danza, teatro, art-attack e laboratorio di fia-ba) ma soprattutto giochi,momenti formativi e tantaanimazione!!!

Durante la settimanasono proposte delle pic-cole escursioni e bagni almare, per poi culminare

Palermo: INTERGREST 2005

Page 44: Notiziario_dicembre_2005

insieme42 insieme dalle case salesiane

Vogliamo comunicare, e comunicare vuol di-re prestare attenzione agli altri, perché ciascunsorriso che nasce in questo luogo è prezioso, unvero tesoro!

Ormai stiamo diventando per i ragazzi deglispecialisti di “flaconi di divertimento” e dopo ilGREST di questa estate abbiamo dato il via aduna serie di iniziative che verranno propostequest’inverno con il GRIN.

Non vogliamo fermarci ma continuare an-dando avanti.»

Il gruppo sta crescendo e con lui l’oratorio,perché ognuno crede in quello che fa, nella capa-cità di perseguire nuovi scenari, di portare inpiena luce i valori cristiani di solidarietà, rispet-to e amore verso il prossimo in una visione gio-iosa della vita.

Ed è per questo importante che ognuno stiabene con se stesso, con noi e con gli altri e vivala sua identità cristiana come una possibilità inpiù, una responsabilità di libertà interiore e con-sapevolezza di fare qualcosa che è “bello e utileper gli uomini”.

IIvvaannaa GGrraannaattoo

SS.. FFIILLIIPPPPOO NNEERRII

Dal 16 Giugno al 22 Luglio 2005 si è svoltoa Catania, al S.F.N. il consueto Gr.Est. a cui han-no partecipato circa 250 bambini di età compre-

sa tra gli 8 ed i tredici anni e circa 70 animatoridai 15 anni in su.

Il Gr.Est. è andato avanti per cinque settima-ne dal lunedì pomeriggio al sabato pomeriggiocon la Santa Messa, a cui partecipavano i genito-ri di diversi grestini ed animatori, ed a seguire lospettacolino organizzato dai ragazzi, con gita almercoledì in acquapark od in montagna.

I valori portati avanti durante il Gr.Est. sonostati quelli proposti dalla tematica del film ‘Ko-da, fratello orso’, sull’accettazione di sé e deglialtri, posti all’interno della tematica cristiana nel-l’anno dell’Eucarestia.

Una gara continua tra sei squadre (Alci,Aquile, Orsi, Mammuth, Lupi, Scoiattoli) e tra igrestini stessi all’insegna del divertimento, dellagioia e del sano agonismo ma anche del rispettoe della buona educazione; il tutto basato su ‘ra-gione, religione ed amorevolezza’ tipici del Siste-ma Preventivo del nostro padre e maestro, DonBosco.

La caratteristica più bella, credo, di tutta l’at-tività estiva è stata la stretta collaborazione tra levarie realtà presenti all’oratorio: il gruppo Scoutd’Europa, il gruppo dei Catechisti e la PGS Ar-dor Sales ottimamente coordinati dai salesianidella comunità del San Filippo Neri.

Le attività si sono concluse nell’ultima setti-mana di Luglio con gli animatori impegnati nel-la risistemazione degli ambienti, la verifica delleattività svolte, una programmazione in vista del-

la ripresa delle attività, lagita-pellegrinaggio conS. Messa di ringrazia-mento ad Alì Terme, al-l’altare di Madre Mora-no e poi bagno sullaspiaggia di Alì, visita alleGole dell’Alcantara, pas-seggiata e pizza finale aTaormina.L’esperienza Gr.Est. èstata molto positiva pergli animatori, per i gre-stini ed anche per i geni-tori, come è emerso daun test di gradimentoproposto a genitori e fi-gli.

Page 45: Notiziario_dicembre_2005

insieme 43dalle case salesiane insieme

SS.. GGRREEGGOORRIIOO

TTaarrcciissiioo AAcccceennddii ll’’AAmmoorreeLa città di San Gregorio si è trasformata, per

un pomeriggio, in un grande set per la rappre-sentazione di alcune scene di vita dei primi seco-li dell’antica Roma.

Oltre 300 tra ragazzi ed animatori, prenden-do spunto dalla storia di Tarcisio, il giovane dia-cono cristiano del terzo secolo, martirizzato perdifendere l’Eucaristia, hanno interpretato varimomenti di vita romana.

I componenti di ognuna delle 6 squadre delGrest 2005, si sono calati nei ruoli e nei perso-naggi che il copione prevedeva.

L’Iberia ha dato vita al gruppo dei cristiani,la Tracia ai generali e alle legioni romane, i ragaz-zi della Frigia hanno interpretato l’Imperatore,l’Imperatrice, Senato e Matrone, i Gladiatorierano i componenti della Sassonia e infine, Dei,Statue, Satiri, interpretati dalla squadra dellaGallia.

La Piazza don Bosco è divenuta teatro del-l’arrivo dei legionari, del conferimento delle co-rone di alloro ai generali e dell’omaggio delledanzatrici.

Il lungo corteo, alle quali si sono aggiunte al-cune centinaia fra genitori e parenti, si è snoda-to per le vie del paese, raggiungendo Piazza Mar-coni sulla quale si affaccia il Palazzo di Città.

Qui, dopo l’omaggio agli dei fatto dalle bra-vissime vestali con una danza del fuoco, è statopresentato un baccanale romano.

Terza e ultima tappa il cortile dell’OratorioSalesiano, trasformato per l’occasione in un anfi-teatro romano.

È stata rappresentata la lotta tra i gladiatori,la danza dei leoni e il sacrificiodei cristiani culminato con ilmartirio di Tarcisio.Oltre l’ottima fattura dei costu-mi, alla cui realizzazione ungruppo di mamme ha dedicatotempo, fatica ed entusiasmo, dasegnalare le belle danze e le co-reografie sulle musiche che spa-ziavano da Enya a Gasolina, da-gli ERA a Candy Shop, oltre aiCarmina Burana di Orff l’Alle-luja di Haendel.Altro tocco di “cultura” è statodato dalle frasi declamate in lati-no, con traduzione in italiano datre mamme/animatrici.Alla fine applausi per tutti e icomplimenti del Sindaco che si è

detto compiaciuto di quanto visto e ha “prenota-to” fin d’ora vari ragazzi per partecipare al cor-teo storico che annualmente si svolge a San Gre-gorio per la festa del Santo Patrono.

Si conclude il 30 Luglio con uno spettacolonel cortile dell’Oratorio.

Sul palco di 10 metri, con annessa passerella,numeri di danza, teatro, sfilata di moda in costu-mi romani e premiazione finale.

Alla fine l’inno del Grest e il grido “Tarcisio,accendi l’amore”.

Page 46: Notiziario_dicembre_2005

insieme44 insieme dalle case salesiane

Il 50° di fondazione dell’Opera Salesiana diGela (1955-2005) è stato ricordato con una seriedi manifestazioni che hanno mobilitato non sol-tanto la Famiglia Salesiana ma l’intera città.

Le manifestazioni si sono aperte con la venu-ta del cardinale salesiano Oscar Rodriguez Ma-radiaga (3-4 dicembre), del vicario del RettorMaggiore (11 dicembre).

Particolare successo ha avuto anche l’incon-tro tra don Francesco Carobella e gli exallievioratoriali dei primi anni.

La celebrazione ha avuto anche momenticulturali come una mostra filatelica e fotograficapresso l’antico convitto pignatelli dove già unaprima volta (1897-1902) furono i salesiani condon Domenico Ercolini.

Per l’occasione è stato realizzato un AnnulloSpeciale ed è stata anche fatta coniare una meda-glia commemorativa opera della maestra Carme-la Perrini che fra l’altro nel 1988 realizzò il fran-cobollo votivo dedicato a Don Bosco.

Grande successo ha assunto anche lo spetta-

Gela - Cinquant’anni di presenza salesiana

L'8 dicembre, in particolare, i giovani dell'orato-rio potranno incontrare il primo direttore e fondato-re dell'opera, don Francesco Carobella. I Salesiani,con le Figlie di Maria Ausiliatrice, sono presenti aGela dal 7 dicembre 1955, realizzando così il deside-rio di numerosi ex allievi, primo fra tutti Salvatore Al-disio, deputato popolare negli Anni venti, alto com-missario in Sicilia durante le lotte per l'autonomia eministro del lavori pubblici con il Governo Pella.

Alla Famiglia Salesiana fanno capo a Gela unachiesa parrocchiale (la prima al mondo ad essere sta-ta dedicata a San Domenico Savio nel 1957), un ora-torio-centro giovanile, due scuole professionali, unadelle quali nota per la formazione dei saldatori, unascuola elementare.

colo conclusivo realizzato al Cine Royal dalgruppo CGS LIFE guidato da Armando Belloc-chi.

Grazie poi ad una sponsorizzazione del Ki-vanis club è stata anche ricordata la figura di Sal-vatore Aldisio e dei suoi primi rapporti con ilmondo salesiano

Il Cardinale Oscar Maradiaga e gli Ex-allievi di Gela.

Page 47: Notiziario_dicembre_2005

insieme 45dalle case salesiane insieme

SSaalleessiiaannii,, mmeezzzzoo sseeccoolloo aa GGeellaa

Dal 3 all’11 dicembre prossimi sono state or-ganizzate una serie di iniziative per festeggiare i50 anni di attività dell’operasalesiana a Gela. Una pre-senza importante nel nostroterritorio, per il ruolo socialeche ha svolto e che continuaa svolgere, con l’organizza-zione di corsi di formazionee di altre attività, dando lapossibilità a tanti giovani diuno sbocco lavorativo.

Il programma, predispo-sto e presentato dal direttoresalesiano don Salvatore Fra-sca, da Ugo Costa (orientato-re sportello Cnos) e da Giu-sepe Orlando (vice presiden-te ex allievi Sicilia), prevedela presenza di personalitàimportanti per la famiglia salesiana, tra cui il pri-mo direttore don Ciccio Carobella, oggi 85enne.E poi tante cerimonie religiose, culturali e anchesportive.

Le manifestazioni si apriranno sabato 3 di-cembre con l’inaugurazione di due mostre, fila-telica e fotografica, allestite a Palazzo Pignatelli.Saranno presenti il cardinale Oscar RodriguezMaradiaga, il vecovo di Mazara del Vallo Caloge-

Per celebrare i 50 anni di presenza della Famigliadi Don Bosco a Gela, la Zecca dello Stato ha coniatouna medaglia commemorativa, disegnata da CarmelaPerrini, mentre le Poste italiane hanno stampato unacartolina con relativo annullo postale. Nella città sici-liana, che ospiterà anche la riunione della Giuntamondiale ex-allievi don Bosco, guidata dal presiden-te don Adriano Bregolin, confluiranno numerosimembri della Famiglia Salesiana per i quali sono sta-ti organizzati incontri sportivi e culturali.

ro La Piana, il vescovo delladiocesi di Piazza Armerina Mi-chele Pennisi, il vicario del ret-tor maggiore don Adriano Bre-golin, il coordinatore regionaledegli oratori salesiani don Sal-vino Raia, don Giuseppe Costa,docente all’università pontificiasalesiana di Roma, il cardinalePrimate dell’Honduras .

Celebrazioni religiose in ca-lendario sabato nella chiesa SanDomenico Savio (ore 19,30) edomenica alla Chiesa Madre(ore 10,30). Negli altri giornisaranno organizzati convegni(“Aldisio e i salesiani, “Valenzasociale degli oratori, centri gio-

vanili oggi”), un incontro mondiale degli ex al-lievi salesiani e quadrangolari di basket.

CCiinnzziiaa SScciiaagguurraa

Il Cardinale Oscar Maradiaga nella parrocchia “Domenico Savio” di Gela.

Il Cardinale Oscar Maradiaga e i fedeli della parrocchia salesiana.

Page 48: Notiziario_dicembre_2005

insieme46 insieme dalle case salesiane

Come tutti sanno, l'educazione salesiana non èuna pratica ascetica, ma una scuola di vita, che dadon Bosco a oggi ha coinvolto e convinto milioni dipersone in tutto il mondo, per la sua grande capa-cità di persuasione dei giovani e per l'incidenzaumana e sociale che essa ha avuto ed ha a tutt'oggi.

Anche la storia dei salesiani a Gela è una storiadi giovani incontrati, spesso a partire dal bisogno, epoi coinvolti in una avventura umana che li ha resicapaci di incidere, in modo significativo in ogni si-tuazione in cui la vita li ha condotti.

Il carisma ,di don Bosco, l'educare i giovani allavoro attraverso lo svago, ha funzionato e continuaa funzionare, anche oggi.

Le scuole dei Salesiani continuano a sfornare,ieri come oggi, nel mondo intero come a Gela, mi-gliaia di giovani perfettamente formati e competen-ti, che trovano lavoro e pronti a servire la società inogni circostanza. Il segreto di tutto ciò non può ri-siedere solo in strutture migliori o in docenti piùpreparati, cui comunque va dato molto merito, main un metodo educativo che ha rivelato la propriaefficacia in tutto il mondo e in ogni latitudine.

Questa particolare responsabilità ho cercato diportare avanti in questi 5 anni di impegno nel Go-verno della Regione.

Quando, dopo la mia elezione, ho preso posses-so del nuovo ufficio alla Presidenza della RegioneSiciliana ho attaccato alla parete una sola immagi-ne, quella appunto di don Bosco, proprio perchémi ricordasse l'origine e la scopo della mia azione,perché mi sapesse guidare e mi proteggesse in ognifrangente della vita.

Oggi tutti noi siamo chiamati a costruire quelfuturo migliore cui tutti hanno diritto, ma cui tuttisiamo chiamati a contribuire, con i doni che ciascu-no personalmente porta e con i frutti che il lavorocomune saprà dare.

Don Bosco amava dire che tutti insieme c'è lapossiamo fare. Questo insegnamento mi è semprepresente, e adesso in modo particolare. Per questomotivo e per questa storia, che in molti abbiamocontribuito a costruire, riaffermo oggi la mia fedel-tà agli insegnamenti di un Santo come don Bosco, acui tutti dobbiamo molto, come cristiani, come cit-tadini italiani, come uomini di ogni latitudine e ap-partenenza e mi unisco, seppur idealmente, alla vo-stra gioia e al vostro ringraziamento.

Palermo dicembre 2005

Carissima Famiglia salesiana di Gela,avrei voluto essere con tutti voi per partecipare almomento di festa che avete così bene organizzatoper ricordare la presenza che da 5O anni i Salesia-ni portano avanti a Gela.

Nell'impossibilità di essere fisicamente tra voidesidero, unirmi al corale ringraziamento per ciòche avete fatto a servizio della comunità locale e so-prattutto dei suoi giovani, in un città che farse piùdi altre soffre per la mancanza di luoghi educativi edi esperienze aggregative in grado di dare una pro-spettiva al futuro delle giovani generazioni.

Posso affermare ciò con convinzione, perché èancora vivo in me il ricordo e l'esperienza degli ot-to anni che ho vissuto da studente interno pressol'istituto Ranchibile di Palermo, soprattutto per i ri-sultati che la mia persona, nella decisiva fase adole-scenziale, ha tratto allora e di cui ad oggi continuaa beneficiare.

Ho avuto la fortuna, e di ciò ringrazio sempreDio e i miei genitori, di trascorrere questa stagionedella mia vita in un luogo in cui da formazione el'educazione sono obiettivi primari e qualificanti,seppur giustamente connessi con l'impegno per lostudio e l'apprendimento.

Devo a quegli anni molto di ciò che oggi sono,l'intuizione per comprendere ciò a cui sono statochiamato e la necessaria compagnia per conseguiregli obiettivi individuati. Tutto ciò ha un nome fa-moso nel mondo e inequivocabile nei contenuti:educazione salesiana.

I muri maestri posti in quegli anni, costruiti sul-le fondamenta poste precedentemente dai miei ge-nitori in famiglia, mi hanno consentito di affronta-re l'impegno adulto nella vita, con la serena certez-za che la compagnia del Signore e l'amicizia degliuomini che mi aveva messo accanto, mi avrebberosostenuto in ogni circostanza della vita.

Così è stato, e oggi da Presidente della RegioneSiciliana, pur non potendo fisicamente parteciparea questa significativa cerimonia di ringraziamento,posso affermare che le promesse di quegli anni sisono mantenute e che spetta a me, proprio per laresponsabilità e la carica che ricopro, di portarle acompimento nell'interesse di tutti i Siciliani.

Page 49: Notiziario_dicembre_2005

insieme 47dalle case salesiane insieme

Catania - Oratorio di via Teatro Greco

L’antico oratorio di via Teatro Greco ha voluto ricordare il 120° anniversario della sua fon-dazione.

La commerorazione si è svolta il 13 novembre con una concelebrazione presieduta dal Sig.Ispettore Don Luigi Perrelli presenti exallievi, amici e confratelli.

L’avvenimento è stato ricordato con uno speciale da “Prospettive”, settimanale diocesano.

Page 50: Notiziario_dicembre_2005

insieme48 insieme dalle case salesiane

La presenza del Rettor Mag-giore Don Pascual Chevas Villa-nueva a Messina il 16 novembre2005 ha solennizzato l’aperturadell’anno accademico al “S. Tom-maso” in coincidenza con l’inau-gurazione di un bassorilievo dedi-cato a Don Bosco nell’auditoriumopera del noto Maestro Ennio Te-sei che ha realizzato alcune scultu-re dedicate al carisma salesiano. Inparticolare qui ricordiamo il mo-numento a Mamma Margherita eGiovannino Bosco funambolo alColle D. Bosco e il monumento aDon Bosco a Giarre (CT).

Il bassorilievo messinese vuo-le essere una “metafora viva”,espressione del sogno dei nove an-ni fatto da Giovannino Bosco.

Messina - “S. Tommaso”

UUnnaa ffeessttaa ssaalleessiiaannaa ee ddii ccuullttuurraa

Il Rettor Maggiore con i confratelli del “S. Tommaso”

Il Rettor Maggiore incontra i confratelli della nostra Ispettoria

Page 51: Notiziario_dicembre_2005

49dalle case salesiane insieme

SSOOLLEENNNNEE PPRROOLLUUSSIIOONNEE AACCCCAADDEEMMIICCAADDEELL RREETTTTOORR MMAAGGGGIIOORREE

Per la Solenne Prolusione all’Anno Acca-demico, l’Istituto Teologico “S. Tommaso” ela Scuola Superiore di Bioetica e Sessuologiadi Messina (unite alla Facoltà di Teologia del-l’UPS) quest’anno hanno puntato particolar-mente in alto. Di solito viene invitata una al-ta personalità del campo scientifico nel setto-re teologico o delle scienze bioetiche e ses-suologiche, ma quest’anno si è pensato dicoinvolgere il Gran Cancelliere e RettorMaggiore: D. Pascual Chàvez Villanueva.

Il tema della Solenne Prolusione è stato“Insieme con i giovani d’Europa costruiamola famiglia: immaginando quel che farebbeD. Bosco”. Si tratta di un argomento di partico-lare attualità e di grande interesse per l’Universi-tà. Europa, giovani e famiglia sono, infatti, treambiti di particolare rilevanza nella vita pubbli-ca, sono in continua trasformazione e inseriti inun contesto di complessità. L’ambito della tra-sformazione dei valori etici e gli attuali fermentimulticulturali e multireligiosi hanno ancor di più

spinto verso una riflessione d’insieme che coin-volge le scienze pedagogiche, psicologiche, so-ciali, politiche, ecc.

Per l’occasione è stata anche inaugurataun’opera di pregevole valore artistico: un gran-de bassorilievo in bronzo per la nuova Sala Con-ferenze, del noto scultore romano Ennio Tesei.La “metafora viva” che esprime è quella del so-gno dei 9 anni fatto da Giovannino Bosco e cheancora continua ad affascinare e a realizzarsi nelmondo. In particolare vengono messi in eviden-za lo stile dell’accoglienza, la via della ragione edell’amorevolezza del metodo pedagogico. Uninteressante particolare indica un progetto gio-coso che unisce cielo e terra, quell’incontro tra

l’angelo che porge l’aureola come un canestro dabasket e i ragazzi slanciati verso l’alto nello sfor-zo vitale di centrare l’obiettivo.

Il Solenne Atto Accademico è stato modera-to da D. Giovanni Russo, Preside del S. Tomma-so e Direttore della Scuola Superiore di Bioetica.

Il saluto del Preside Don Gianni Russo

Il saluto del Direttore del “S. Tommaso” Don G. Ruta

Il bassorilievo del Maestro Ennio Tesei

Il Rettor Maggiore e il coro

Page 52: Notiziario_dicembre_2005

insieme50

RRiieessii,, 2266 oottttoobbrree 22000055

PPGGSS: La “Carica dei mille”.Si è svolta a Riesi la manifestazione inaugurale del-l’anno sportivo PGS 2005/2006.Massiccia la presenza dei genitori accanto ai giovanisportivi provenienti da Caltanissetta, Pietraperzia,Catenanuova, San Cataldo, Agrigento, Canicattì,Piazza Armerina, Ragusa e Riesi.Grande soddisfazione hanno manifestato gli operato-ri per la riuscita manifestazione che ha fatto registra-re 1.200 presenze.

BBeemmaanneevviikkyy -- MMaaddaaggaassccaarr 2211 ddiicceemmbbrree ‘‘0055Carissimi amici,Un altro Natale si presenta alla nostra vita…Natale di gioia? Natale di pace? Natale di guer-

ra? Natale di ingiustizia? Vorremmo poterlo sce-gliere. Anche noi qui stiamo preparando il nostro…

La nostra vita qui è sempre piena. Vi raccontiamoun po’ del nostro lavoro.

Da settembre ad ora abbiamo cercato di intensi-ficare le visite ai villaggi (44) dove c’è una piccola pre-senza di cristiani. Per Natale dovremmo avere 30 gio-vani e adulti che riceveranno il Battesimo. Sarà certa-mente un momento di gioia e di grazia. Nei villaggi diMaevatanana, di Marovato e di Migioko abbiamo co-minciato la scuola. I bambini sono tanti e stanno stu-diando nella piccola chiesa. La costruzione delle auleè appena cominciata e va avanti abbastanza bene.Speriamo tra qualche mese di avere in funzione que-ste aule.

La scuola di Saint Antoine (scuola media e liceo :440 alunni) va avanti pur tra tante difficoltà. Conside-rando l’isolamento sono pochi gli insegnanti dispostia trasferirsi a Bemaneviky. I ragazzi, al contrario, so-no motivati, hanno sete di apprendere e in genere so-no molto impegnati nei loro studi. Purtroppo le lorobasi sono molto deboli.

Anche i due villaggi (uno per i ragazzi e uno perle ragazze) sono pieni. Queste due piccole struttureper questi giovani sono veramente la salvezza: senza idue villaggi tanti giovani non potrebbero studiare e illoro futuro sarebbe compromesso…

insieme dalle case salesiane

Brevemente

TTGGSS: Ottima l’esperienza di socializzazione tra i par-tecipanti. Splendida l’esperienza di fede e di preghie-ra condivisa a livello di gruppo, ma anche personal-mente nei momenti liberi e serali; riuscitissima la ce-lebrazione eucaristica del sabato sera con il rinnovodelle Promesse Battesimali da parte di tutti.

[fonte: Giornale di Sicilia, mercoledì 25 ottobre 2005]

VVaaccaannzzee iinnssiieemmee aa FFaattiimmaa ee iinn PPoorrttooggaalllloo

Page 53: Notiziario_dicembre_2005

insieme 51dalle case salesiane insieme

Complimenti a Don Marcello Mazzeo per il 110 e lo-de ottenuto nella disputa della sua tesi di Laurea su“Marginalità e devianza minorile. Il contributo educa-tivo di Don Bosco”, discussa a Messina il 05/10/2005nella Facoltà di Scienze della Formazione.

A Tanambao, un piccolo villaggio a 16 Km da Be-maneviky stiamo costruendo la chiesa. C’è il fiume daattraversare e molte volte c’è da portare tutto il mate-riale (cemento, ferro, pietre, ect...) o in piccola pirogaoppure a spalla. La gente sta lavorando con impegno:sentono loro la Chiesa che pian piano sta sorgendo.

Con la presente vorremmo anche ringraziare tut-ti coloro che stanno contribuendo alla costruzionedelle scuole, agli aiuti vari, alle adozioni a distanza…senza la vostra generosità non potremmo realizzaretutto l’immenso lavoro che la nostra comunità sta fa-cendo.

Il Signore benedica voi, lavostra famiglia e vi colmi diogni bene e di ogni grazia.

È questo l’augurio delSanto Natale e del Nuovo An-no 2006.

La Comunità Salesiana diBemaneviky.

PP.. SSaarroo VVeellllaa

LLaa FFaammiigglliiaa SSaalleessiiaannaa ddii MMoo--ddiiccaa ffeesstteeggggiiaa iill NNaattaallee

Questo del 2005 è statoun Natale diverso per le fami-glie di Modica Alta. Oltre itradizionali appuntamenti ci-vili e religiosi che sogliono ani-mare le festività natalizie que-st’anno alcune famiglie delgruppo teatrale C.G.S. “Salva-tore Quasimodo” e del Grup-po Famiglia “Mamma Mar-gherita” dell’Oratorio-CentroGiovanile “San Domenico Sa-vio”; hanno offerto a tutta lacittadinanza la possibilità digodere di un presepe viventenel proprio quartiere. Il presepe, preparato con curae tanta dedizione, è stato un motivo non solo per ri-valorizzare strutture e persone del quartiere, e in mo-do particolare dell’Opera salesiana; è stato altresìpossibile iniziare un’opera di coinvolgimento e aggre-gazione di numerose famiglie che si auspica di pro-lungare nel tempo in un anno pastorale particolar-mente dedicato alla cura del nucleo familiare. Inoltrecon tale iniziativa si è voluto lanciare un invito espli-cito ad accogliere in modo nuovo quel Dio che si fabambino e chiede ancora oggi di nascere nelle nostrecase, nelle nostre famiglie, nella nostra vita! La visita

del presepe è stata allora non solo un momento fol-cloristico per contemplare alcuni degli usi e costumilocali ormai in disuso; ma un cammino di fede incon-tro al Bambino Gesù che per noi si fa piccolo per ren-derci grandi! Il presepe è stato collocato in uno deicortili interni dell’Oratorio che, grazie alla maestria eal lavoro attento, minuzioso e instancabile di uominie donne cristianamente motivate, si è trasformato inun’oasi. In essa gli spazi sono stati distribuiti tra le ar-ti e mestieri, quali la panittera, lu scarparu, la putiara,la cuttunera, lu carrittieri, l’aggiusta quartari, lu firra-ru, lu ricuttaru, lu picuraru, lu falignami, la lavannara;

e i ritrovi per gli animali. Di-versi sono stati gli enti e le pic-cole imprese che hanno colla-borato fornendo materiale uti-le per l’allestimento del tutto;per non parlare delle tante fa-miglie che spontaneamentehanno messo a disposizionequella suppellettile necessariaa rendere le scene più ricche ei particolari più curati; segnodi un forte senso di apparte-nenza non solo all’Opera sale-siana, ma anche all’iniziativain sé della quale tutte si sonosentite orgogliose e fiere! Ilpresepe è stato inaugurato ve-nerdì 30 dicembre 2005 e saràriaperto al pubblico nei giorni5 e 6 gennaio. Giorno 6, solen-nità dell’Epifania di nostro Si-gnore, sarà ricordato il gestodi adorazione dei pastori el’arrivo dei Magi mentre il co-ro dei bambini della catechesionorerà Gesù Bambino conl’esecuzione dei canti tradizio-nali del Natale.

DDoonn GGiiuusseeppppee RRaaiimmoonnddoo

Una serie di incontri sono stati orgnizzati dai salesia-ni di Catania-Barriera con la collaborazione dell’Uffi-cio Diocesano di Pastorale Familiare sul tema: “La fa-miglia culla della vita e dell’amore”.

[fonte: Gazzetta del Sud, venerdì 30 dicembre 2005]

Page 54: Notiziario_dicembre_2005

insieme52 insieme dalle case salesiane

Un brevissimo profilo di Don Emanuele Zocco chenel mese di dicembre è tornato alla casa del Padre.

Don Emanuele Zoccoera nato a Modica il 20aprile 1929. Dal 1943al 1949 aveva fatte lescuole ginnasiali nel se-minario di Noto e nel-l’ottobre dello stessoanno entrò a ModicaAlta per l’aspirantato.Fece il Noviziato e la

prima professione a S. Gregorio e fu ordinato aMessina nel 1962. Passerà molta parte della suavita nelle due case di Modica, prima come inse-gnante e aiuto Oratorio e poi come parroco nel-la Parrocchia di S. Antonio, e nella casa di Riesi,aiuto parroco alla Matrice. Da Riesi stava andan-do a trovare i suoi a Modica e si era fermato aRagusa a celebrare l’Eucaristia. Ad uno, che glichiedeva quando sarebbe ritornato a Modica,aveva risposto: “A Riesi sto bene e non mi di-spiacerebbe ritornare a Modica, ma non dipendeda me. Siamo nelle mani del Signore”. Venti mi-nuti dopo era nella gloria del Signore.

In questo mese di dicembre ci hanno lasciato:

- la signora Grazia Gardali, mamma di DonLo Paro;

- la signora Maria Rosa Chinnici, madre diDon Gino Saraniti;

- la signora Carmela Macauda, madre di DonGiuseppe Melilli;

- il Sig. Carlo Di Quattro, padre di Don Au-relio;

- il signor Carlo Comis, cognato di Don Um-berto Romeo;

- il Sig. Giuseppe Cutaia, cognato di Mons.La Piana;

- la mamma di Don Gabriele Reito;- il Sig. Salvatore Bonanno padre di Don

Alfio;- la sorella dei fratelli Stella e tanti altri che

raccomandiamo alla misericordia del Padre.

Alla fine di un anno, ci guardiamo indietro,ringraziamo il Signore e diciamo: “il Signore hadato, il Signore ha tolto, sia fatta la sua volontà”.

DDoonn SSaallvvaattoorree SSppiittaalleeSegretario ispettoriale

Da ricordare

Il mistero della morte e la scelta di vivere da uomini giusti, al centro della catechesi del Papa,nel giorno in cui la Chiesa fa memoria di tutti i fedeli defunti.

“I nostri cari scomparsi”, volgendo il pensiero – ha detto Benedetto XVI – al mistero dellamorte, comune eredità di tutti gli uomini”, “più che una fine” “una nuova nascita”.

“Illuminati dalla fede, guardiamo all’enigma umano della morte con serenità e speranza”. Cosi come sanno fare gli uomini “giusti”, di cui parla il Salmo 111, “i quali temono il Signo-

re”, ovvero “con fiducia e amore” sono docili ai suoi comandamenti, dove trovano “gioia e pace”,“armonia interiore ed esteriore”. Ma chi è giusto? “Chi ha scelto – secondo il Salmista – di segui-re la via di una condotta moralmente ineccepibile, contro ogni alternativa di illusorio successo ot-tenuto attraverso l’ingiustizia e l’immoralità”. E “cuore di questa fedeltà alla Parola divina” è “lacarità”. Richiamandosi alle Sacre Scritture, Benedetto XVI ha descritto i giusti, caritatevoli “ver-so i poveri e i bisognosi”, generosi “verso i fratelli in necessità” capaci di concedere prestiti “sen-za cadere nell’infamia dell’usura che annienta la vita dei miseri”, schierati “dalla parte degli emar-ginati” “con aiuti abbondanti”. Mentre ingiusto è chi possiede solo per se stesso e malvagi sonocoloro che assistono al successo dei giusti “rodendosi di rabbia e di invidia”.

"Dio ama chi dona con gioia", chi gode nel donare e non semina scarsamente, per non racco-gliere allo stesso modo, ma condivide senza rammarichi e distinzioni e dolore, e questo è autenti-co far del bene.”

Page 55: Notiziario_dicembre_2005

D. Ferdinando Aronica, docente di materie filosoliche e teolo-giche presso la facoltà di Teologia dell'Istituto Teologico S. Tom-maso (Via del Pozzo, 43 - 98I21 Messina) di cui è stato preside perdiversi anni, si interessa della storia e dei problemi del moderni-smo. Ha studiato in particolare la figura di D. Brizio Casciola che,negli anni roventi del modernismo, rappresentò in Italia un puntodi riferimento per tutto quel movimento.

Su D. Brizio ha pubblicato:- D. B. Casciola. Profilo Bibliografico, Ed. Rubettino, 1998,

pp. 300.- D. B. Casciola - D. G. Antonietti. Una ventennale amici-

zia..., Circolo Culturale D. B. Casciola, Piazza del Comune. Mon-tefalco (PG). 2000, pp. 200.

- Quattro saggi su D. B. Casciola, Montefalco 2002. pp. 225.- D. B. Casciola tra nazionalismo e fascismo. Ed. Spes - Fon-

dazione G. Capograssi. Roma 2003. pp. 320.Sulla rivista "Fonti e documenti", univ. di Urbino, dal 1972 al

1997 diversi carteggi di D. Brizio con esponenti culturali e religio-si del suo tempo. Altri articoli relativi a D. Brizio, ha pubblicato indiverse riviste (Rassegna Storica del Risorgimento, Rivista Storica,Pedagogia e Vita, Itinerarium, ecc.).

Con questi scritti si intende rilevare il valore, laprofondità e l'originalità del pensiero di Gino Corallodocumentati dalla molteplicità: dei suoi lavori. Unaproduzione variegata dalla quale emerge un pedagogi-sta a tutto tondo. Gino Corallo, infatti, si distingue so-prattutto come teorico e propugnatore della pedagogiadella libertà, tuttavia la sua ricerca si è sviluppata in di-verse direzioni, dalle connessioni con il pensiero diJohn Dewey alle profonde riflessioni di filosofia del-l'educazione, agli studi sulla letteratura giovanile, unaspetto, questo, particolare della sua attività scientificache, per quanto in un certo senso secondario rispetto al-le sue ricerche più direttamente pedagogiche, è il segnoinconfondibile della sua fortissima personalità di pen-satore nella quale l'umano non fa solo da sfondo ma sirivela caratteristica costante dello studioso propugnato-re della «nuova pedagogia». Un pedagogista il cui pen-siero ha trovato sviluppi in numerosi allievi.

Giuseppe Zanniello è professore ordinario di Di-dattica e Pedagogia: Speciale all'Università di Palermo.È presidente dell'IRRE Sicilia i dell'Associazione Peda-gogica Italiana. Ha svolto studi e ricerche sulle temati-che della sperimentazione scolastica, dell'orientamentoeducativo,. della formazione professionale degli educa-tori, della personalizzazione didattica, della valutazio-ne scolastica, dell'educazione interculturale e i dell'e-le-arning. Per le nostre edizioni ha pubblicato: Educazio-ne e orientamento professionale (19992) e Prove ogget-tive di lingua italiana per la scuola la media (1997).

Page 56: Notiziario_dicembre_2005

Bassorilievo del Maestro Ennio Tesei

Comune di Gela: Sala Consiliare Messina “S. Tommaso”: Il coro

Il Cardinale con i fedeli della parrocchia salesiana Gela - Chiesa Madre: Concelebrazione con il Cardinale Oscar Maradiaga

Messina - “S. Tommaso”: Aula Magna