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C ’è chi lo chiama disastro antropologico. Lo definisce così la Chiesa, come pure i “media”, mentre la politica, giunta ormai al suo massimo livello di degrado, non sembra rendersi conto delle sfide e delle opportunità di crescita per sopravvivere alla crisi. La profonda modifica del rapporto quotidiano uomo-donna, la questione morale, la necessità di innovazione e di ricerca come asse portante della crescita, la cultura come fonte di svilup- po sono i problemi e gli obiettivi che la politi- ca e la società civile nel suo complesso dovreb- bero aver presente per evitare il baratro che si prospetta davanti ai nostri occhi e alle nostre coscienze. Il livello di dissociazione tra l’uomo e la sua coscienza è ormai altissimo: in altre parole noi siamo consapevoli di ciò che accade, ma non ci poniamo il problema dei nostri com- portamenti di fronte a questi accadimenti. Nessuna democrazia, per quanto evoluta ed essenziale, può stare in piedi senza la coscien- za e la conoscenza dei fatti quando le regole, sistematicamente calpestate, sono dettate dal- l’uomo e non invece da un’entità superiore. Allora diventano importanti la probità, l’etica, la capacità di autoanalisi, la creatività impren- ditoriale e culturale, la fiducia nel futuro. Oggi invece assistiamo ad uno scetticismo radi- cale, che sconfina nel cinismo, ad una indiffe- renza e ad un’assuefazione sempre più accen- tuate per tutto ciò che accade intorno a noi, ad una mancanza di relazione con la verità, fomentata da una dialettica che spesso rasenta la volgarità e la mistificazione. Tutto questo vale anche per il nostro Paese che galleggia tra l’immobilismo, il rischio di defla- zione e di conflitto sociale, la perdita d’imma- gine e di competitività in ambito europeo e mondiale. Non è facile, al punto in cui siamo, dare delle ricette e inventarsi terapie di guarigione. E’ però facile intuire che, lasciati da parte egoi- smi, interessi di bottega, mire di potere, la strada maestra per risalire la china è quella della riscoperta e della valorizzazione dei tradi- zionali punti di forza del nostro Paese. Forse per uscire dalla crisi, incombente e nega- ta fino a qualche anno fa, ma oggi certificata dai parametri socio-economici (disoccupazione e inflazione) è necessario abbandonare Bot, rendite e speculazioni finanziarie e mattoni, per investire in cultura ed istruzione. Oggi una strategia di sviluppo deve parlare di mobilità sociale, basata sul merito, che deve partire prima di tutto dalla scuola. Una strate- gia che deve poggiare le proprie basi sull’inno- vazione e sulla ricerca, non solo tecnologica, ma anche rivolta al mondo del lavoro e ai mer- cati. Infatti, il lavoro dona all’uomo dignità e rafforza la coesione sociale e resta uno dei diritti più significativi e fondamentali della nostra Costituzione. Un’altra innovazione riguarda il mondo della cultura. Se è vero che con la cultura non si mangia, come ha detto una volta il ministro Tremonti, è altrettanto vero che con le sue ricette economiche si rischia di morire di fame. Il turismo, l’uso appropriato del territorio e del- l’ambiente, la valorizzazione delle nostre eccel- lenze culturali sono solo alcune delle strade percorribili per ristabilire nel nostro Paese un assetto compatibile con le esigenze di sviluppo, di crescita, di competitività a livello mondiale. Pensiamo per esempio ai nuovi mestieri e alle professioni, di nicchia ma di alto valore aggiun- to, ai centri di formazione di eccellenza, alla tradizione musicale e museale, alle opportunità economiche delle tecnologie digitali, allo slan- cio creativo nel settore dello spettacolo e nel campo manifatturiero. Ma soprattutto poniamo mente al patrimonio artistico e paesaggistico del nostro Paese che non ha eguali nel mondo: il turismo e la cultura dovrebbero essere la prima industria del Paese, sostenuta e valoriz- zata anche dal contributo delle associazioni e dei privati, per sfruttare il richiamo artistico, culturale, gastronomico, fieristico e artigianale, che il Paese può offrire. Prendiamo, per esem- pio, la nostra città dove, a mio parere, esiste un’elevata e qualificata presenza di associazio- ni e di strutture di carattere culturale e sociale e dove i soggetti privati contribuiscono, in maniera responsabile e costante, alla promozio- ne e alla realizzazione di eventi e manifestazio- ni artistiche, formative e culturali. Una cittadi- na che ha ben presente il valore dell’integrazio- ne, della solidarietà e della cultura intesa come motore di sviluppo. Se il grado di civismo di una comunità si misura, oltre che dalla produt- tività delle istituzioni, anche dalla rete dell’as- sociazionismo, possiamo dire che a Budrio la necessità di investire e innovare in cultura è particolarmente sentita e radicata. Budrio Next, affrancato da tentazioni politiche, forni- sce già oggi un connubio eccellente tra infor- mazione e cultura, così come il nostro Magazine, giunto ormai al suo decimo anno di vita, costituisce – o almeno noi speriamo lo sia – un piccolo esempio di come il rapporto pub- blico-privato possa giovare alla coesione socia- le, alla partecipazione e allo sviluppo culturale. Meno bot e mattoni, più cultura e formazione DI RENZO BONOLI SENZA CONFINI NOTIZIARIO DELL’ASSOCIAZIONE CULTURALE E DI PROMOZIONE SOCIALE SENZA CONFINI Anno VIII - N° 1-2014 - Registrazione presso il Tribunale di Bologna - n° 7658 del 18/04/06- Tiratura: 1500 copie stampate su carta riciclata Dir., Red. e Amm. sede Via Saffi, 54 - Budrio (BO) - Dir. Resp. Maurizia Martelli - Comitato di red.: Renzo Bonoli, Maria Marzia Lodi, Guido Montebugnoli, Pietro Di Bartolo Per la Vs. pubblicità contattate Renzo Bonoli. Tel. 338 3904582 - www.senzaconfinitaly.com - [email protected] L’EDITORIALE www.senzaconfinitaly.it senza confini budrio Riflessioni La Pasqua com’era a pagina 2 Succede a Budrio Sei di Budrio se... a pagina 3 Budrio ieri Diario di guerra di un maestro budriese a pagina 9 Budrio oggi Biblion, una nuova libreria per i budriesi a pagina 11 Le nostre iniziative Incontri e visite guidate a pagina 11-12

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C’è chi lo chiama disastro antropologico. Lodefinisce così la Chiesa, come pure i“media”, mentre la politica, giunta ormai

al suo massimo livello di degrado, non sembrarendersi conto delle sfide e delle opportunità dicrescita per sopravvivere alla crisi.La profonda modifica del rapporto quotidianouomo-donna, la questione morale, la necessitàdi innovazione e di ricerca come asse portantedella crescita, la cultura come fonte di svilup-po sono i problemi e gli obiettivi che la politi-ca e la società civile nel suo complesso dovreb-bero aver presente per evitare il baratro che siprospetta davanti ai nostri occhi e alle nostrecoscienze. Il livello di dissociazione tra l’uomoe la sua coscienza è ormai altissimo: in altreparole noi siamo consapevoli di ciò che accade,ma non ci poniamo il problema dei nostri com-portamenti di fronte a questi accadimenti.Nessuna democrazia, per quanto evoluta edessenziale, può stare in piedi senza la coscien-za e la conoscenza dei fatti quando le regole,sistematicamente calpestate, sono dettate dal-l’uomo e non invece da un’entità superiore.Allora diventano importanti la probità, l’etica,la capacità di autoanalisi, la creatività impren-ditoriale e culturale, la fiducia nel futuro.Oggi invece assistiamo ad uno scetticismo radi-cale, che sconfina nel cinismo, ad una indiffe-renza e ad un’assuefazione sempre più accen-tuate per tutto ciò che accade intorno a noi, aduna mancanza di relazione con la verità,fomentata da una dialettica che spesso rasentala volgarità e la mistificazione.

Tutto questo vale anche per il nostro Paese chegalleggia tra l’immobilismo, il rischio di defla-zione e di conflitto sociale, la perdita d’imma-gine e di competitività in ambito europeo emondiale.Non è facile, al punto in cui siamo, dare dellericette e inventarsi terapie di guarigione. E’però facile intuire che, lasciati da parte egoi-smi, interessi di bottega, mire di potere, lastrada maestra per risalire la china è quelladella riscoperta e della valorizzazione dei tradi-zionali punti di forza del nostro Paese.

Forse per uscire dalla crisi, incombente e nega-ta fino a qualche anno fa, ma oggi certificatadai parametri socio-economici (disoccupazionee inflazione) è necessario abbandonare Bot,rendite e speculazioni finanziarie e mattoni,per investire in cultura ed istruzione. Oggi una strategia di sviluppo deve parlare dimobilità sociale, basata sul merito, che devepartire prima di tutto dalla scuola. Una strate-gia che deve poggiare le proprie basi sull’inno-vazione e sulla ricerca, non solo tecnologica,ma anche rivolta al mondo del lavoro e ai mer-cati. Infatti, il lavoro dona all’uomo dignità erafforza la coesione sociale e resta uno deidiritti più significativi e fondamentali dellanostra Costituzione. Un’altra innovazione riguarda il mondo dellacultura. Se è vero che con la cultura non simangia, come ha detto una volta il ministro

Tremonti, è altrettanto vero che con le suericette economiche si rischia di morire di fame.Il turismo, l’uso appropriato del territorio e del-l’ambiente, la valorizzazione delle nostre eccel-lenze culturali sono solo alcune delle stradepercorribili per ristabilire nel nostro Paese unassetto compatibile con le esigenze di sviluppo,di crescita, di competitività a livello mondiale.Pensiamo per esempio ai nuovi mestieri e alleprofessioni, di nicchia ma di alto valore aggiun-to, ai centri di formazione di eccellenza, allatradizione musicale e museale, alle opportunitàeconomiche delle tecnologie digitali, allo slan-cio creativo nel settore dello spettacolo e nelcampo manifatturiero. Ma soprattutto poniamomente al patrimonio artistico e paesaggisticodel nostro Paese che non ha eguali nel mondo:il turismo e la cultura dovrebbero essere laprima industria del Paese, sostenuta e valoriz-zata anche dal contributo delle associazioni edei privati, per sfruttare il richiamo artistico,culturale, gastronomico, fieristico e artigianale,che il Paese può offrire. Prendiamo, per esem-pio, la nostra città dove, a mio parere, esisteun’elevata e qualificata presenza di associazio-ni e di strutture di carattere culturale e socialee dove i soggetti privati contribuiscono, inmaniera responsabile e costante, alla promozio-ne e alla realizzazione di eventi e manifestazio-ni artistiche, formative e culturali. Una cittadi-na che ha ben presente il valore dell’integrazio-ne, della solidarietà e della cultura intesa comemotore di sviluppo. Se il grado di civismo diuna comunità si misura, oltre che dalla produt-tività delle istituzioni, anche dalla rete dell’as-sociazionismo, possiamo dire che a Budrio lanecessità di investire e innovare in cultura èparticolarmente sentita e radicata. BudrioNext, affrancato da tentazioni politiche, forni-sce già oggi un connubio eccellente tra infor-mazione e cultura, così come il nostroMagazine, giunto ormai al suo decimo anno divita, costituisce – o almeno noi speriamo lo sia– un piccolo esempio di come il rapporto pub-blico-privato possa giovare alla coesione socia-le, alla partecipazione e allo sviluppo culturale.

Meno bot e mattoni,più cultura e formazione

DI RENZO BONOLI

SENZA CONFINI

NOTIZIARIO DELL’ASSOCIAZIONE CULTURALE E DI PROMOZIONE SOCIALE SENZA CONFINI

Anno VIII - N° 1-2014 - Registrazione presso il Tribunale di Bologna - n° 7658 del 18/04/06- Tiratura: 1500 copie stampate su carta riciclataDir., Red. e Amm. sede Via Saffi, 54 - Budrio (BO) - Dir. Resp. Maurizia Martelli - Comitato di red.: Renzo Bonoli, Maria Marzia Lodi, Guido Montebugnoli, Pietro Di BartoloPer la Vs. pubblicità contattate Renzo Bonoli. Tel. 338 3904582 - www.senzaconfinitaly.com - [email protected]

L ’ E D I T O R I A L E

www.senzaconfinitaly.it senza confini budrio

Riflessioni

La Pasqua com’era

a pagina 2

Succede a Budrio

Sei di Budrio se...

a pagina 3

Budrio ieri

Diario di guerra diun maestro budriese

a pagina 9

Budrio oggi

Biblion, una nuovalibreria per i budriesi

a pagina 11

Le nostre iniziative

Incontri e visite guidate

a pagina 11-12

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R I F L E S S I O N I S U L L A PA S Q UA

Uno dei ricordi più vivi della mia adole-scenza è legato all’usanza budriese dicelebrare la settimana santa, o meglio

il giovedì santo, con la visita delle sette chie-se presenti nel nostro paese. Cinquant’anni fale celebrazioni liturgiche si svolgevano solo dimattina e il giovedì santo, dopo la cerimoniain cui si ricordava l’istituzione dell’Eucarestia,il Santissimo veniva riposto in un’urna, unascatola di legno a forma di sarcofago, espostonella chiesa principale di San Lorenzo fino almattino del venerdì.Da questo momento le campane tacevano,erano “legate”. Il giovedì sera tutte le chieseerano aperte, e i budriesi uscivano per vistar-le: erano, oltre alla chiesa parrocchiale, lechiese di San Domenico, di Sant’Agata, diSanta Maria del Borgo, quella dei Cappuccinie le due chiese di via Viazza, quella annessaal convento delle suore Serve di Maria e lacappella del San Gaetano; in tutto 7, forse per

un richiamo alla chiesa bolognese di SantoStefano. Le chiese erano illuminate dai ceri eornate con il grano fatto crescere al buio,nelle cantine, e di un colore biancastro, sim-bolo dell’imminente resurrezione. Era unafesta! Una delle rare occasioni per uscire lasera: tutti i negozi erano aperti, sfavillanti diluci e nelle vetrine erano esposte le novitàdella stagione. Era il primo incontro con laprimavera, dopo il lungo e grigio inverno, lagente era festosa e ci si scambiava gli auguridi buona Pasqua.Ma questo è un passato recente… . La Pasquaera celebrata con tutt’altra partecipazione nelpassato, quando la sera del venerdì santodalla chiesa del Borgo usciva la processione,che ricordava la passione di Gesù.L’organizzazione di questa cerimonia era affi-data agli uomini della Compagnia del Borgo,una confraternita istituita a Budrio nel lonta-

no 1517, che portavano solennemente in pro-cessione il Crocifisso ligneo, preziosa reliquiagiunta a Budrio nel 1610 e ancor oggi espo-sto sull’altare della cappella maggiore.Apriva la processione il Crocifisso, particolar-mente venerato in paese, poi venivano duemembri della confraternita, vestiti con laloro cappa nera, che portavano sulle spalleuna pesante croce di legno, seguiva la folladei fedeli, che portavano nelle mani i flam-beau, ceri protetti da contenitori di carta, perilluminare la notte. Questa tradizione si è protratta fino agli anniquaranta del secolo scorso.Le campane erano slegate il sabato versomezzogiorno e con il loro suono festosoannunciavano la resurrezione del Signore. Laliturgia del sabato santo prevedeva la benedi-zione del fuoco, e i chierichetti nascondeva-no nelle loro tasche pezzetti di carbone, chepoi consegnavano nelle case di campagna,sperando in una ricompensa. In campagna, alsuono delle campane, ci si lavava gli occhicon l’acqua dei fossi, facendo il Segno dellacroce, come purificazione.E a colazione la mattina di Pasqua si mangia-vano le uova benedette (che ogni famigliaaveva, dal giorno della benedizione dellacasa, quando al suo arrivo il sacerdote trova-va tre gruppi di uova, uno per sé, uno per ilsagrestano, che l’accompagnava, il terzorestava alla famiglia) e il salame, che erastato preparato alla fine dell’anno preceden-te, quando era stato ucciso il maiale.

La Pasquacom’era

DI MARZIA LODI

L E T T E R E A L D I R E T T O R E

Ci è stata inviata questa bella lettera diringraziamento per l’assistenza prestatadal personale medico dell’ospedale ad un

paziente che purtroppo è deceduto dopo lungamalattia. Ci è sembrato doveroso testimoniarela gratitudine della famiglia al personale chetanto amorevolmente ha assistito questa perso-na e che spesso lavora in condizioni difficiliper una dotazione organica sottodimensionataa causa dei tagli apportati alla Sanità:

“ Il nostro babbo Dante Lippi ci ha lasciatiil 6 gennaio di quest’anno. Con questerighe la nostra famiglia desidera esprime-

re tutta la nostra gratitudine per coloro che cihanno aiutato ad averne cura negli ultimi anni,difficili e dolorosi, della sua vita. In primo luogo Nina, che ha affiancato la miamamma nella battaglia quotidiana per accudir-lo e nutrirlo, con molto impegno e ancor mag-giore affetto. Poi Marina, che è stata presente nel momentofinale e che ci ha aiutato con capacità e uma-nità quando la ragione ci stava abbandonando.Desideriamo ringraziare di cuore quanti hannoabbinato disponibilità e gentilezza al loro impe-

gno professionale: il nostro medico, dr.ssa PieraFederici, il cardiologo dott. Vitolo, il sig. Polidella “Palazzina Rossa”, tutto il personale del-l’assistenza domiciliare, la sig.ra Valeria che ciha fornito gli ausilii necessari. Infine desideriamo ringraziare il personale delPronto Soccorso di Budrio, al quale tante voltesiamo ricorsi, per aver erogato le loro prestazio-ni professionali con grande umanità sia verso ilmio babbo, sia verso di noi familiari.

Grazie ancora a tutti”.

Rossella e Anna Lippi

Grazie di cuore

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S U C C E D E A B U D R I O

DI BONDI FABRIZIO

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Tutto è cominciato con il mantra lanciato agliamici su Facebook da Fausta Lambertini, susuggerimento dell’amico Enrico Sallioni, con

un invito a pubblicare i loro ricordi di Budrio. “Sei di Budrio se...” e la frase viene completata conle suggestioni del tuo paese, possibilmente corre-date da foto, rigorosamente “vintage”. La formulausata è ad hoc per far entrare chi ha legami con lacomunità budriese. Così quello di Fausta divieneun semplice “la”, preso a spunto da un’idea giànata altrove. Tutto il resto viene da sé!“In pochi giorni nel gruppo eravamo già più di millepersone... una valanga di foto e di commenti chenon riuscivo nemmeno a visualizzare, perché scorre-vano nella pagina alla velocità della luce”, spiegaFausta.

Scatta la nostalgia per il passato E così il fenomeno diventa virale: cominciano a

fioccare i “mi piace” e i commenti, perché ognipost ricorda un frammento della tua infanzia oadolescenza, dei luoghi che frequentavi con la tuafamiglia, con i tuoi compagni di scuola o con gliamici... e giù foto, ognuno la propria: i ritrovi, ilcampo sportivo, il maestro delle elementari, lapiscina, la baracchina dei gelati, il prete di quandoandavi a dottrina... Ti viene in mente un personag-gio che nessuno ha ancora pubblicato e allora vaia scartabellare nelle tue foto e ci pensi tu. Non rie-sci più a staccarti dal computer, perché propriomentre stai per farlo ricevi un bel po’ di “mi piace”e qualche commento incoraggiante, e a quel puntosei finito: cominci a ricordare (e a pubblicare)qualsiasi cosa.

Il social network si evolveNiente a che vedere con l’altra moda del momento– i selfie come vengono chiamati gli autoscatti pro-tagonisti del social Instagram. Qui le più apprezza-te e condivise sono le foto di gruppo che fannoleva sulla conoscenza condivisa e il senso di appar-tenenza ad una comunità. Del resto, il fenomenodel campanilismo è tipicamente italiano e Budrionon fa certo eccezione. Il social si evolve e da piat-

taforma di racconto individuale si trasforma in unluogo di incontro tra persone che fanno parte dellastessa collettività. E fa un ulteriore passo in avan-ti, perché il popolo di Sei di Budrio se, che ormai haraccolto circa 2500 utenti, il 26 Aprile, dalle ore20,30, si è dato appuntamento fuori dal web per ungrande ritrovo in piazza Filopanti, organizzato dallaPro Loco durante la festa di Primaveranda.

Un patrimonio preziosoRisvolti sociologici a parte, il gruppo ha postato labellezza di circa 1200 foto, in bianco e nero o acolori, e centinaia di ricordi, alcuni davvero straor-dinari, sulle usanze cittadine e i luoghi mutati neltempo, le abitudini ancora vive e altre ormai indisuso che soltanto un budriese può capire. Comele zirudelle di Tiziano Casella o i filmati di VittorioBonaga o come i tanti personaggi noti per la lorostravaganza di anni, ma soprattutto decenni fa, dicui hai sentito solo parlare e che improvvisamentesi materializzano.Insomma, un autentico contenitore di budriesitàda non disperdere, che potrebbe dare vita a uncompendio della storia del nostro territorio degliultimi 100 anni.

Sei di Budrio se...DI MAURIZIA MARTELLI

Maddalena Zagari

Camminata delle Streghe, se non ricordomale veniva organizzata in concomitanzacon la festa dell'Avanti.

Una piccola selezione...Chiara Rubbini

Negozio di famiglia, anni 50 o giù di lì. Almomento di questa foto il negozio si trovavaove ora c'è la macelleria Max e Pi, nell'an-golo destro, nel locale che poi divenne laprofumeria Margherita per diversi anni. Logestiva mia nonna Zelinda, poi più tardipassò alla mia mamma....

Nando Pazzaglia

Porta a porta anni fa.

Vittorio Bonaga

Palazzo Guidotti – poi “il Giardino” – da doveveniva la musica data da in grammofono sullascalinata ...Questa poi era la pista dal “baladur”dove l'estate si ballava.. Cantava Nilla Pizzi “...avvinta come l'edera” ...C'era il melodico checercava di resistere al rock 'n' roll che stavaemergendo ...E noi indossavamo i primijeans....col risvolto alto e duri come pietre ...levituperate “braghe da delinquenti ...” come mi gridava dietro mia madre...! Erano gli anni 50.

Gabriele Montanari

SEI di Budrio SE…almeno una volta haiaccompagnato (o preceduto) la BANDAlungo viale 1° Maggio…il 25 aprile o il 4 novembre. Qui siamo verso il 1980.

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Ristorante

il GiardinoBudrio

Cucina classica bolognese

Convention e matrimoni

La tradizione si rinnova

Con questo numero inizia la pubblicazionedi un diario che possiamo definire “stori-co”, poiché sono le riflessioni a caldo di

Giorgio Parini, maestro elementare nato aBudrio il 9-4-1913 durante gli ultimi, difficilitempi della Seconda guerra mondiale, dal 21gennaio 1945. È un diario molto intimo, chenon prevedeva certo una pubblicazione dopocirca settant’anni, ma che a noi pare fonda-mentale far leggere a tutti, specialmente allegenerazioni più giovani, quelle che la guerra laconoscono solo dai film o dai racconti deiparenti più anziani.Le vicende raccontate si svolgono tra Budrio eDugliolo, dove il maestro era sfollato con lafamiglia e viveva nella scuola elementare, cheallora ospitava anche un ospedale tedesco. Inquel tempo la famiglia del maestro era compo-sta dalla moglie, Letizia, prossima alla conclu-sione della terza gravidanza, e dai due figlio-letti Maria Vittoria, ricordata nel diario comeMavì e Gian Paolo, detto Ninetto.Nel diario si fa riferimento ad alcune realtà sto-riche, Pippo (1) ad esempio, di cui forse i piùgiovani non sanno nulla, e se ne darà adegua-ta informazione. Ringraziamo il figlio Giulio,che ci ha affidato questa preziosa memoriadella sua famiglia.

DOMENICA, 21 GENNAIO 1945Da diverso tempo ho pensato di stendere in unquaderno le vicende di questo tempo di procel-la. Tante sono le emozioni, i dolori, le privazio-ni! Non per vana gloria, né per darmi una posa,mi accingo a stendere queste righe di diario,ma perché il ricordo di questi giorni sia per mesalutare nella mia vecchiaia, se Dio vorrà che lamia vita abbia ancora lungo corso, per i mieifigli, che sappiano che la vita anche se impre-gnata di pianto e di sangue, è sempre serena,se è vivificata dalla Fede.

GIOVEDÌ 25 GENNAIOAncora neve. C’è tanto freddo e la legna scar-seggia. I miei bambini stanno “accoccolati”vicini al fuoco – ma la fiamma è fatta dagliavanzi – schegge, rusco, polvere che i tedeschilasciano, quando hanno spaccato la loro legna.Gli uccelli si posano sul davanzale della finestrae i miei piccoli danno loro le briciole.I signori Golfarelli hanno litigato con l’arcipre-te: ieri sera hanno caricato le loro masserizie ese ne sono andati anche loro a Bologna. Io chemi sono specializzato in fatto di caricar mobili,ho dato loro una mano. Ma ieri sera, quando ilcarro si è mosso, i cavalli sono scivolati e tuttoè caduto nel fosso. Con santa pazienza hannorifatto la carica, ma poi cominciava a nevicaree non avevano un telone. Questa notte è giun-to un ferito. I suoi lamenti mi hanno scosso: èun paracadutista, un proiettile gli ha trapassa-to l’inguine.

MERCOLEDÌ 31 GENNAIOSono privo di radio, giornali e si sta quindi allechiacchiere, che da una bocca all’altra vengonoingrandite fino all’inverosimile. Stando allechiacchiere quindi, la Russia ha attaccato conforze formidabili la Germania nei suoi centrivitali della Slesia e le armate sovietiche sempreavanzando sarebbero a 180 chilometri daBerlino.Vero o no, per conto mio è inutile gioire delbene degli altri, quando noi, avendo il frontecosì vicino, è inevitabile di essere travolti. Però

anche questo fronte si è molto calmato.Gli aerei, sono i soliti disturbatori e io mi augu-ro che sempre faccia cattivo tempo.Da Budrio Margherita mi ha scritto che venerdì26 notte ci hanno rubato la nostra Bebé (2).Nel quadro delle sofferenze generali, questo ènulla. I sacrifici piccoli o grandi di tutti, il san-gue e le lagrime giovino a placare la giustiziadel nostro Padre celeste.Ma non tutti piangono. C’è chi ride, chi siimbratta del più lurido fango, che dimenticaogni dovere, non solo ma ogni riputazione. Ilmale si fa oggi sfrontatamente e ci se ne vanta.Per fortuna però sono pochi. Mia moglie haricevuto posta dai suoi di Neive datata dal gior-no di Natale.Mi dicono che don Monticone è morto improv-visamente. Tanto io che Letizia ne abbiamoprovato tanto dispiacere.Era una persona retta. Non conosceva vie dimezzo; minuzioso in tutto, fino al centesimo.Poveretto, gli ultimi avvenimenti hanno scossola sua fibra sensibilissima! Chi pensava chequando ci lasciammo tre anni fa non ci sarem-mo più riveduti? Era la persona più cara, cheavessi incontrato a Bricco.

(1) Pippo era il nome con cui venivano popolarmentechiamati, nelle fasi finali della seconda guerra mondia-le, gli aerei da caccia notturna, che compivano solita-rie incursioni nel Nord Italia.

(2) È il nome della mucca, di cui la famiglia Parini eraproprietaria, allevata in paese dai genitori del maestroe dalla sorella Margherita.

Diario di guerradi un maestrobudriese

A CURA DELLA REDAZIONE

B U D R I O I E R I

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B U D R I O I E R I

GIOVEDÌ 1 FEBBRAIODugliolo è ancora una volta in fermento. Ognicasa, ogni persona è scossa nelle parti più inti-me. La casa, l’unico asilo di questa vita tor-mentata, è diventata l’albergo di tutti: ognigiorno, ogni notte nuovi ospiti entrano, esco-no. La carità cristiana – la vera carità – quellache esige di dare tutto senza nulla chiedere, didare tanto da restare noi privi del necessario,di dare a quello che non ci è né fratello néparente, né amico – questa carità di Cristo ci ètanto inculcata e che noi credevamo di eserci-tare dando il pezzo di pane al mendicante laesercitiamo oggi tutti, volenti o nolenti.Dicono che dovranno giungere 500 soldati edovranno essere sistemati.E dovremo ancora stringerci, accatastare,dovremo dividere il nostro pane e il nostrocompanatico, che si rarefa ogni giorno più... .Forse anche l’ospedale dovrà sloggiare dallescuole.E la nostra sorte? Quanti interrogativi pensan-do al domani. La guerra che già tanta scuola ciha fatto ci insegna ancora una volta, che nonbisogna fare assegnamento su noi, ma su Coluiche tutto muove, Provvidenza non previdenza.E in quelle mani misericordiose io mi affido,fidente. Colui che non lascia mancare il chiccodi grano all’uccellino, non lascerà mancare ilpane ai miei bambini.

Le cose sul fronte russo vanno sempre peggio.Tutti credono che sia vicino l’epilogo.Intanto il nostro fronte è tornato in attività. Aogni cannonata i vetri delle finestre tremano.Anche a questo ci siamo abituati.

GIOVEDÌ 8 FEBBRAIOÈ il giovedì grasso! Povero carnevale! Tuttaviain casa mia oggi c’è stata festa per l’arrivo dimio padre. È sempre festa per noi riceverlo, perlui intrattenersi coi nipotini. Si invoca la finedei travagli, per poter avere la comodità senon di vivere ancora in una sola famiglia, alme-no di vederci sovente, e io assistere coloro chehanno fatto tanto per me e continuano ancoraa fare. Ha portato paste, caramelle e vino pie-montese.Il rigore dell’inverno non è più all’ordine delgiorno: si succedono giornate miti, lietoannuncio di primavera. La neve quasi tutta sene è andata. A Dugliolo però insiste la nebbia. È per me unagioia aprire la finestra al mattino e vederetutto avvolto nella fitta nebbia. I miei sensi siriposano. Quando invece c’è il sole, vuol diregiornata piena di ansie e di paure.Non si alzano più gli occhi al cielo per mirarela bellezza e la grandezza del creato, ma perscrutare quei terribili mostri che portano lamorte.

Non si tendono più le orecchie per udire ilsuono gioioso delle campane, che salutano ilnascere e il morire del giorno, o per riposare lostanco animo a una musica, sia pur trasmessada una metallica radio. No, le orecchie sonoammaestrate al rombo dei motori e lo percepi-scono quando è ancora lontano, lontanissimo.Tutto l’organismo è sottoposto allora a unaprova di tortura indescrivibile.E dura fin tanto che l’aereo non è passato edefinitivamente allontanato.Notizie: poche, e quelle poche incerte o addirit-tura paradossali; l’altro giorno a Budrio doveva-no esserci gli americani e invece erano i parti-giani.Berlino resiste tuttora.Il direttore Ruffilli mi scrive chiedendomi diprocurargli sale, zucchero, sapone, grassi. Ah, ilmercato nero che piaga! Quale forza riusciràmai a sradicarlo? I generi scarseggiano, ma quei pochi che cisono non sono equamente divisi. C’è il disgra-ziato che non ha da condire, da salare la mine-stra. E questo è ancora poco...Ah povero Ruffilli! Ha bussato a una porta non buona: c’è tutta labuona volontà di venire incontro a chi ha biso-gno, ma questa volta possiamo darci la mano.Non so chi dei due ha più bisogno.

Nella foto a fianco il Maestro Giorgio Parini con i suoi alunni delle classi elementari. Sopra, la tessera militare.

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R I C O R D I

DI LEONARDO ARRIGHI, DA BUDRIO NEXT

Apoco più di quarant’anni dalla morte ègiusto ricordare Camilla Partengo, pre-side della Scuola Media di Budrio per

molti anni. Nel corso della sua vita, Camillaha condotto innumerevoli battaglie controuna società maschilista ed incapace di attri-buire alle donne il rispetto dovuto. LaPartengo è stata una delle primissime a sali-re in sella ad una bicicletta e a prendere lapatente per l’automobile (nel corso del Iºdecennio del ‘900), dimostrando una innatavocazione all’anticonformismo, vissuta comeuna vera missione civilizzatrice.

I primi anniCamilla Partengo nasce a Firenze nel 1887,ma trascorre la prima parte della sua esi-stenza a Verona, la città natale dei genitori.Il padre, generale dell’esercito e la madre,nobildonna appartenente alla famigliaOrsini, allevano Camilla in un ambienteaustero e denso di sterili obblighi formali. Lagiovane mostra un forte spirito anticonfor-mista, che le causa ricorrenti contrasti conla famiglia. La condizione agiata in cuiCamilla si trova la spinge a sviluppare unforte senso di responsabilità ed una incrolla-bile coerenza morale. Le donne, negli annitra la fine dell’800 e l’inizio del ‘900, sonoancora preda di una società, che le relega aruoli marginali e privi di qualsiasi possibilitàdi una piena realizzazione. La Partengo sce-glie di difendere strenuamente il proprioamore per lo studio e la cultura, offrendocosì un esempio ad altre donne contempora-nee. Camilla frequenta le Scuole Normali(oggi Magistrali), utilizzando spesso la bici-cletta per arrivare all’istituto. In quel perio-do è diffusa l’opinione che la bicicletta

nuoccia alla salute delle donne e le conferi-sca un contegno ben poco femminile. Comein altre occasioni, la Partengo proseguenella sua avventura e nel 1905 consegue ildiploma di maestra.

La I Guerra mondialeOttenuto il titolo di studio necessario,Camilla Partengo inizia ad insegnare in unaScuola per Subnormali a Verona. La giovanemaestra sente la necessità di mettersi allaprova e di sperimentare in prima personatutte le difficoltà insite nel mestiere da lei

prescelto. Il primo conflitto mondiale stra-volge la vita di milioni di persone, moltefamiglie piangono i loro caduti e Camilla nonriesce a restare inattiva al cospetto di unacatastrofe ignobile. La Partengo diventa cro-cerossina e porta il suo aiuto negli ospedalidelle retrovie e nelle tende da campo. Inumerosi feriti trovano grande conforto inquesta ragazza gentile, sensibile e compe-tente. Camilla forgia il suo spirito senzalasciare spazio alla disillusione, ma tentandoin ogni modo di migliorare la condizione dichi la circonda.

L’arrivo a Bologna e la laurea in fisicaAl termine della Iª Guerra Mondiale, laPartengo manifesta la volontà di riprenderegli studi. I genitori non le celano la lorodisapprovazione: a trentuno anni una donnadovrebbe pensare esclusivamente a formareuna famiglia. Il rapporto con il padre e lamadre giunge ad un punto di rottura, le quo-tidiane incomprensioni e le critiche spingo-no Camilla ad allontanarsi da Verona. Ladestinazione è Bologna, che grazie alla suaUniversità assicura un livello di istruzionemolto alto. La Partengo si iscrive alla Facoltàdi Fisica e, dopo anni di notevoli sacrifici,consegue la Laurea. Il relatore della tesi è il

La vocazioneall’anticonformismodi CamillaPartengo

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R I C O R D I

MZ ASPIRATORI Via Certani, 7 - Budrio (BO)

grande professore Augusto Righi, che com-prende le qualità di Camilla e le propone diaffiancarlo come assistente. Le conoscenzedella neolaureata sono vaste e ben coadiuva-te da una passione sconfinata. Il ruolo diricercatrice la appaga solo in parte, l’educa-zione del prossimo è il vero obiettivo. Benprovvista di carisma e pazienza, la Partengoinizia – in completa solitudine – a darecorpo ad una rete di istituti di istruzione ecultura, che diverrà presto operativa.

L’insegnamento come missioneL’intento della Partengo è chiaro: fornire airagazzi la possibilità di proseguire gli studipost-elementari e superiori. Camilla com-prende che, soprattutto nei piccoli centri,molti giovani sono privati in modo indiscri-minato dell’occasione di arricchirsi cultural-mente. Le Scuole Medie sono il crocevia fon-damentale per permettere ai bambini, appe-na usciti delle elementari, di crescere a pocadistanza da casa ed affrontare le grandi cittàcon alcuni anni di esperienza in più.

Nel 1932 la Partengo diviene preside dellaSchola Italica Lux et Ars – Sezione QuiricoFilopanti di Budrio, succursale dell’Istitutodi Bologna creato (in via Castiglione) dallastessa Camilla, che instaura un rapportoaffettuoso con Budrio. La Scuola Media del nostro Comune è unlaboratorio sempre in evoluzione e animatoda professori colti, preparati e con una spic-cata inclinazione per l’insegnamento.Durante la IIª Guerra Mondiale l’attivitàdella Scuola non viene sospesa: Camilla alle-stisce alcune stanze nella sua abitazione –Villa Giacomelli (alla Pieve) – e continua adaccogliere gli studenti.

Dopo la II guerra mondiale: Budrio nel cuore Al termine del conflitto, la Partengo scegliedi dedicarsi completamente a Budrio, allaScuola e a tutti coloro che vogliano istruir-si. Camilla, spesso senza compenso, aiutanumerosi liceali, universitari e personemature che hanno il desiderio di avere

accesso alla cultura. La fisica, l’astronomia ela matematica continuano ad essere le mate-rie più appassionanti, ma Camilla si distin-gue anche come sostenitrice dell’opera dellaDante Alighieri (società che si pone comeobiettivo la diffusione della nostra lingua edella nostra cultura nel mondo) e delTouring Club Italiano. Negli anni ’50 laScuola Media “Quirico Filopanti” divieneComunale Parificata, poi Statale e nel 1961Scuola Media Unica.La parte conclusiva della vita di Camilla èsegnata dalla ristrettezza economica. A que-sto punto i suoi ex professori, ex allievi e lacomunità di Budrio scelgono di autotassarsiper provvedere al ricovero della signoraPartengo in una casa di riposo diCasalecchio. Attraverso questa nobile e doverosa azioneCamilla può trascorrere gli ultimi anni dellasua esistenza che termina nel 1970, in modosereno e senza dover far pronte a nessunproblema economico.

Dall’inizio di marzo, al numero civico 6 divia Marconi, una targa ricorda un profes-sore e una scuola: il professore è Vittorio

Savoia, la scuola è “l’Avviamento agrario diBudrio” che ebbe sede a palazzo Medosi-Fracassati fino al 1963. È il frutto dell’iniziati-va di un gruppo di ex-allievi, che ricordanoancora con simpatia e affetto la loro esperien-za scolastica. Sono ormai signori di mezza età che, dopo unacena di ricordi, hanno deciso di rendere omag-gio al loro docente, e di lasciare un ricordo alpaese di questo periodo e di questa istituzione.Sono alunni del triennio, legati dalla particola-rità di questo istituto, che consisteva nelleattività pratiche legate all’indirizzo agrario. Econ nostalgia ricordano di aver seminato evisto crescere le piante in un terreno comuna-le, a ridosso delle scuole elementari, e di aver

interrotto il lungo periodo delle vacanze estive,per partecipare, tutti insieme, alla raccolta delgrano.

Gli ex alunni sono:

Mingardi Mario Bonfiglioli GiannaGastone Farina Ragazzi BrunaFranco Paderni Martelli GraziellaScazzieri Romano Rimondini Ghetti PaoloUstillani GuerrinoPellacani PaoloMioli Giovanni

Vogli PaoloPazzaglia FerdinandoSarti GuerrinoFabbri RinoDal Monte EttoreTrombella RomanoFornasari AlbinoBentivogli FrancoMartelli GrazianoCurti GiorgioMusi Elio

A memoriadel Prof. Savoia

P E R N O N D I M E N T I C A R E

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S PA Z I O G I O VA N I

DI LIA LORENZINI

Avete presente quelle notti in cui nonriuscite a chiudere occhio? Quelle nottiin cui mille pensieri si affollano nella

mente, belli o brutti che siano, e i vostriocchi spalancati rimangono incollati al soffit-to? Proprio quello che capitò a me un paio dimesi fa, e grazie al quale ho incanalato la miainsonnia momentanea in un progetto.Con un gruppo di amici di Budrio abbiamo l’a-bitudine di trovarci nelle serate invernali acasa di qualcuno di noi per dedicarci ai giochidi società; che sia Trivial Pursuit, Taboo oMonopoli non importa, l’importante è stare in

compagnia e lanciare il dado.Da lì mi è venuta l’idea.Diciamoci la verità, ho sempre consideratoMonopoli un gioco un po’ noioso rispetto adaltri, quindi, perché non farne una versionepiù divertente e più sentita da noi giocatoriseriali budriesi?Quale migliore occasione per rivisitare ilgioco e trasformarlo in Budriopoli!Dal famoso “VIA” si snodano caselle in unpercorso che tocca tutti i luoghi conosciuti diBudrio: dai ristoranti ai locali, dal teatro almunicipio, dall’ospedale al supermercato,dalla statua di Filopanti al tanto discussocompattatore.Insomma, non manca nulla. Le proprietà sonoovviamente le attività commerciali e il per-corso non manca di imprevisti più o menofortunati e ricchi di colpi di scena tra cuiposti di blocco, processioni della Madonna estrani avvistamenti alieni nei pressi del mace-ro delle Marulle.Ma le sorprese non finiscono qui. La differen-

za dal Monopoli tradizionale sta, oltre alluogo in cui è ambientato, anche nel fattoche si articola in più caselle e non è possibi-le edificare sulle proprietà, ma solo pagare ilpedaggio: chi perde soldi e rimane senza escedal gioco, e lo scopo è lo stesso del Monopolioriginale.Per ora il gioco è solo un prototipo ma contodi completarlo presto e di poter giocarci tuttiinsieme.

Giochiamo aBudriopoli...

DI IRENE NICOLINO

Dalla street art, arte di strada,alla square art, cioè all’artedi piazza. Il principio base è

sempre quello di fare arte – inte-sa però a trecentosessanta gradi,cioè in ogni sua espressione – efarla uscire dai musei per piazzar-la in mezzo alla gente. Ciò succederà il 3 Maggio, dalle 16a mezzanotte, con il battesimo dell’Associa -zione “Il paese di Leonardo”, nella giornataconclusiva della festa Primaveranda, in piazzaFilopanti e in diversi punti del centro.

Gli artisti potranno così darsfogo al proprio “estro creati-vo”, creando un evento nuovo edinamico di partecipazione col-lettiva, un momento di veraaggregazione sociale: chi adipingere, chi a scolpire, chi adeclamare versi poetici, chi acomporre le proprie canzoni,chi ad esibirsi in spettacoli tea-trali. Una sorta di en plein air, (lette-

ralmente all'aria aperta), come facevano gliimpressionisti per cogliere le sottili sfumatureche la luce genera su ogni particolare. Solo che questa volta a cogliere le sfumature

saranno le persone interessate ad afferrare l’at-to artistico nel suo nascere. L’idea di realizzare a Budrio una giornata inte-ramente dedicata all’arte di strada è venuta alPresidente della neonata Associazione (che hasede a Fonta nelice), Anna Maria MaddalenaDilevrano, pittrice, Maestra d'Arte e scrittrice,insieme a Yulka Caporetti, budriese e a suavolta scrittice e poetessa, nonché vicepresi-dente.Gli artisti che parteciperanno sono tanti e pro-vengono da diverse parti d’Italia: alcuni affer-mati, altri ancora sconosciuti ma tutti creativie accomunati dal piacere di eseguire la propriaopera sotto gli occhi dei visitatori.È il bello dell’arte di strada: accessibile, fruibi-le, gratuita, comunicativa, creativa, e soprat-tutto è di tutti!!!Non mancheranno momenti di animazione:band locali, danza del ventre e, a conclusionedella serata, i tre musicisti di Vasco Rossi - IlGallo, Cucchia e Rocchetti – si esibiranno in untributo al grande artista modenese.Per partecipare come artisti e per maggiori detta-gli, visita la pagina Facebook: Il paese di Leonardo.

Il 3 maggio con “Il Paese di Leonardo”Budrio siveste d’Arte

Da sopra, Anna Maria Maddalena Dilevrano e YulkaCaporetti, rispettivamente presidente e vicepresiden-te dell’Associazione “Il Paese di Leonardo”.

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A CURA DELLA REDAZIONE

Anche quest’anno la collaborazione trala nostra Associazione e la Direzionedidattica delle scuole elementari di

Budrio ha dato buoni frutti. Infatti, grazie alnostro contributo economico, che è peraltroben poca cosa, tutti i bambini delle classi Vdella scuola elementare potranno visitare ilMuseo archeologico di Budrio, partecipando

anche alla complementare attività didattica,(costo per ciascun bambino, € 5).Non tutte le classi, infatti, potevano sostene-re questa spesa, e solo gli alunni più fortu-nati avrebbero potuto usufruire di questaopportunità: ci sembrava molto ingiusto. E siamo ben contenti di sapere che tutti ibambini potranno parteciparvi.Questo impegno rientra completamente nellefinalità della nostra Associazione, che giàdallo scorso anno aveva partecipato alle spesedella visita, sempre delle ultime classi delciclo, al MUV, (Museo Archeologico dellaCiviltà Villanoviana).Ringraziamo la disponibilità di insegnanti edella segretaria, che ci hanno aiutato a supe-rare i molti inghippi burocratici.

Il nostro contributoalle scuole elementari

I N O S T R I P R O G E T T I

Si è inaugurata il 30 Marzo, presso la Sala Rosadi Via Marconi, la mostra personale “Gesto e

Materia” di Vanna Modelli. L’artista ha presentato 15 opere dell’ultima produ-zione, sono opere con il chiaro riferimento alla pit-tura materica tipica della poetica informale: l’utiliz-

zo di materiali, qualiplastiche combuste,legni, cartoni ondula-ti o oggetti metallici,è perfettamentericonducibile all’inse-gnamento di Burri;dal 1949, il grandemaestro umbro iniziòa contaminare la pit-tura con materiali

estranei a quel mondo; si era reduci dalla secondaguerra mondiale e la pittura, nel frattempo, avevaperso la sua funzione rappresentativa trasforman-dosi in messaggio puramente presentativo, ossia:l’arte smise di rappresentare la realtà iniziando apresentare nient’altro che se stessa.

Vanna, riprendendo questa tematica, ci restituisce,con la sua visione e sensibilità, pressappoco lo stes-so approccio; ecco che, nei lavori più recenti, imateriali usati, oltre che avere una loro naturalecromia, interagiscono sulla tela col volume che gli èproprio: la fisicità, la matericità di questi materialiben si sposa con le campiture, solitamente di colo-ri terrosi o colori-non colori, andando a rappresen-tare, nel caso delle opere del ciclo “SabbieImmobili”, i residui di quelle esplosioni che neldecennio degli anni 70 ha insanguinato il nostropaese. La scelta di tali colori di campitura è sinto-matica dell’attaccamento che l’artista ha per il reale,per il concreto; di contrappunto la pittura di Vanna,essendo aniconica (non figurativa), lascia spazio adinterpretazioni del tutto soggettive pur con quellacifra stilistica che le è propria.

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A C A S T S S TE N N A E AS A S S O O C CASTENASO: VIA NASICA, 103/2 tel. 051 4840184BUDRIO: VIA GRAMSCI, 8 tel. 051 803587BUDRIO: VIA GRAMSCI, 8 tel. 051 803587

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Vanna Modelli,insieme al figlioCristiano Galassi, curatore della mostra.

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Quello che non ti dicono.

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B U D R I O O G G I

Honoré de Balzac scriveva che “una notted’amore è un libro letto in meno”; perFrancis de Croisset “la lettura è il viaggio

di chi non può prendere un treno”, mentresecondo il grande Ezio Raimondi, scomparsoproprio in questi giorni, “leggendo, calati nellalogosfera del testo, ci si può persino sentire, aocchi aperti, immersi in un sogno più vivo e piùvero della realtà circostante”. “Leggete per vivere” esortava Gustave Flauberte le citazioni potrebbero andare avanti all’infi-nito, compresa un’ampia letteratura incentra-ta addirittura sull’importanza della rilettura:per dirla alla François Mauriac “Dimmi ciò cheleggi e ti dirò chi sei, è vero; ma ti conoscereimeglio se mi dicessi quello che rileggi”, poichéla prima volta il libro può essere un incontrofortuito, ma la seconda è senz’altro una scelta.In fondo, leggere è tutta la nostra esperienza,ma anche il nostro pensare e talvolta anche lanostra terapia. Per questo, oltre che per il sem-plice piacere carnale che si prova al tatto, nellosfogliare la carta, con l’olfatto, nell’aspirare l’o-dore dell’inchiostro, con la vista, nell’ammirar-ne la copertina, nell’ordinarlo e conservarloinsieme agli altri, le librerie devono vivereoppure rivivere, specie se sono l’unico esempioin una realtà locale.

Stessa strada, stesso negozioCosì, fortunatamente per i budriesi, proprionegli stessi locali di via Benni 5, angoloMafalda di Savoia – dove la storica libreria “LoStregatto” non ha resistito alla crisi del libro,alla concorrenza delle grandi librerie cittadineo alla comodità di un click sugli store online –dal 22 febbraio il negozio di libri ha riapertocon nuovo nome: Biblion. La co-gestione è di una budriese doc, PaolaSaoncella, e di Carla Bonaveri, che invece è

bolognese ma da poco si è trasferita a Budrio.In questa libreria, che nasce dalla decennaleesperienza dell'omonimo esercizio di Granarolo,Carla e Paola vorrebbero bissare il successo gra-narolese di Biblion che, in controtendenzarispetto alle frequenti chiusure da parte dilibrerie storiche, specie se si tratta di piccolinegozi indipendenti, nei suoi anni di vita haregistrato una crescita costante.

Una passione smisurata per il libriCarla – sarà lei a presidiare la libreria budriese,scambiandosi di tanto in tanto con Paola – èottimista, di un ottimismo consapevole e nontemerario, frutto di chi ha alle spalle un

mestiere e una grande passione. Premesso che non c’è un virus che colpisce lelibrerie e le fa chiudere, la loro parola d’ordineè “servizio“ o se preferite “consulenza”. “La libreria non è un business economicamenterilevante – spiega Carla – ma è un presidio cul-turale importante per un paese. Chi fa questomestiere, deve avere soprattutto una passionesmisurata per i libri. Di certo i lettori bisognaandarli a cercare perché da soli non arrivano.Noi lo facciamo. Innanzitutto leggiamo moltidei libri che proponiamo, e restiamo in costanteaggiornamento, specie nella letteratura perragazzi, che è il nostro fiore all’occhiello, perchécrediamo molto nel valore della lettura per lacrescita dei bambini e degli adolescenti. E poi ci

inventiamo in continuazione eventi nuovi comelaboratori, presentazioni, incontri. Tutti rigoro-samente gratuiti, perché così creiamo comunità,fidelizziamo la clientela e conquistiamo nuovilettori.

“A Budrio può funzionare...”Budrio ha già risposto molto positivamenteall’apertura di Biblion, mostrando interesse euna grande partecipazione per l’iniziativa. “Questo è un primo segnale che ci fa credere chela libreria funzionerà. Anche perché non ci sonoregole per vendere libri, l’unica costante cheabbiamo potuto riscontrare con la nostra espe-rienza è che se che un lettore, sia sporadico cheregolare, riceve attenzione e, quando lo sappia-mo orientare, ritorna quasi sempre.Noi faremo di tutto per fare sì che la comunitàbudriese identifichi nella libreria un luogo diriferimento, un posto dove le famiglie e coloroche condividono la passione per la lettura, pos-sano darsi appuntamento”.

Specializzati nella letteratura per ragazzi All’interno, l’arredamento è minimalista mamolto caldo. Piccoli tavoli in legno color noceospitano le novità editoriali, quelle che poifiniscono nello scaffale per far spazio allenuove. Ma il punto di forza di Biblion è la let-teratura per ragazzi: “oltre alle novità del pano-rama editoriale, abbiamo una selezione di clas-sici, tutti i premi Andersen – che è il maggiorriconoscimento italiano assegnato alle più belleletture per i ragazzi”.Per ciò che riguarda gli articoli per bambini, daBiblion si possono trovare i giocattoli francesiMoulin Roty o o Janod, molto ricercati in Italiain quanto affidabili, sicuri, morbidi e dal gra-zioso design. La ricerca selezionata proseguenei giochi didattici, dove spicca FarmerRancho, ideato da un matematico polacco, pro-fessore presso l'università di Varsavia, chedurante l'occupazione nazista ebbe l'idea dicreare questo gioco, dando un contributo amolte famiglie polacche per passare le serate.Durante la Rivoluzione di Varsavia quasi tuttele copie del gioco bruciarono, ma dopo la guer-ra una copia venne ritrovata e il gioco furistampato. Con questo gioco, i bambini nel farcrescere e prosperare una fattoria, senza voler-lo imparano le tabelline... Una bella trovata!

La libreria ha creato gruppo aperto su Facebookalla voce: Biblion Libreria

Ai lettori budriesiritorna il sorriso

DI MAURIZIA MARTELLI

La nuova libreriaBiblion e la co-titolare CarlaBonaveri.

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I nostri incontri e visite guidate

8 e 12 APRILE 2014

LE CITTÀ D’ARTE DELL’EMILIAROMAGNA: VISITA ALLA FERRARA MEDIOEVALE E DEGLI ESTENSISi comincia con la serata di introduzione alla visita di Ferrara,città degli Estensi, con appuntamento l’8 Aprile presso la Saladella Consulata delle Associazioni, Via Marconi 6, ore 20,45.Il giorno 12 Aprile, ritrovo a Ferrara, alle ore 9, davanti alPalazzo dei Diamanti, per la visita della mostra Matisse, lafigura; al termine, visita alla città di Ferrara con MicaelaLipparini.

SABATO 18 MAGGIO 2014

LA RAGAZZA CON L’ORECCHINO DI PERLA ore 19,45 – Palazzo Fava, Via Manzoni 2 (Bo)È prevista una nuova visita guida-ta alla mostra “LA RAGAZZACON L’ORECCHINO” per unsecondo gruppo di persone.La mostra ha riscosso un incredi-bile successo nelle prime settima-ne di esposizione: una mediasuperiore a 3200 ammiratori al giorno, con punte superiori a4 mila il sabato e la domenica.

Per poter ammirare “La ragazza con l’orecchino di perla” e glialtri capolavori della Golden Age Olandese in altre giornate èconsigliata la prenotazione sul sito internet Linea d’ombra(www.lineadombra.it), oppure è possibile acquistare il bigliet-to senza prenotazione presso la cassa del palazzo Fava aBologna. Effettuando la prenotazione, il costo di un bigliettointero è di 13 euro; il biglietto ridotto costerà 10 euro per glistudenti universitari fino a 26 anni dotati di tessera di ricono-scimento e per gli adulti con più di 65 anni, e 7 euro per iragazzi dai 6 ai 17 anni. Senza prenotazione, il costo delbiglietto intero sarà di 12 euro; un biglietto ridotto costa 9euro per gli studenti universitari fino a 26 anni e per gli adulticon più di 65 anni, e 6 euro per i ragazzi dai 6 ai 17 anni. Peri gruppi (di minimo 15 e di massimo 25 persone) è obbligato-ria la prenotazione, e il biglietto costerà 10 euro.

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In preparazione...

31 MAGGIO 2014

A PIEDI O IN BICICLETTA NEL BOSCODELLA MESOLA E VISITA ALL’ABBAZIA DI POMPOSA

Partenza dal piazzale dellaGioventù alle ore 7:30Potremo utilizzare la nostrabici o prenderla a noleggioall'ingresso del bosco.L'itinerario è in piano su per-

corsi in terra battuta o confondo in ghiaia, per cui ogni tipo di bici può essere utilizzato,anche se è preferibile l'uso di un mezzo da fuoristrada.Al termine della passeggiata in bici ci rilasseremo in un risto-rante della zona del delta, ovviamente con ampia disponibi-lità di pesce ed anguilla.Il Bosco della Mesola, conosciu-to anche come il Boscone, sitrova nella provincia di Ferrara econ i suoi 1058 ettari rappre-senta l’area boschiva più estesadel ferrarese e più importantedal punto di vista naturalistico.

L’accesso al bosco è gratuito elibero: chi vuole visitarlo nellasua interezza può farlo a piedioppure in bicicletta, mezzo checonsente di attraversare tuttal’area boschiva e fare degli ina-spettati incontri.La passeggiata in bicicletta, didurata circa due ore, consentedi vedere come l’ambiente sia ricco di dune, che sono ancoravisibili come delle ondulazioni del terreno che testimoniano laposizione delle antiche linee di costa e l’avanzamento deldelta verso il mare. La formazione geologica del territorio èrecentissima, risale al XVI secolo, come è possibile osservarenelle antiche carte geografiche del tempo.In tutto il bosco la falda acquifera è molto elevata e, neiperiodi in cui piove di più, alcune delle parti più depresse siallagano formando delle zone umide. Una presenza di fitticanali permette la regolazione idrica della zona.Il clima è caratterizzato da due periodi di massime precipita-

zioni, autunno e primavera, che porta ad un totale di circa700 mm di pioggia ogni anno. Le temperature medie estivesono elevate, si oscilla tra 26° e 27° C, mentre le temperatu-re minime in inverno arrivano sino a 0,3°C. Ma il bosco dellaMesola è soprattutto conosciuto e famoso per la sua fauna.Sugli alberi si vedono colombacci, tortore e rigogoli. Nei cavidei tronchi fanno il loro nido i gruccioni e il martin pescatore.Ricca è anche la presenza di rapaci sia diurni, come falchi di

palude, poiane, albanelle, sianotturni, come le civette, i bar-bagianni e gli allocchi. Il boscoospita anche molti anfibi, comeil rospo smeraldino, la ranaagile, il tritone punteggiato e laraganella. Nei canali si possono vedere leanguille, i persici, le carpe ed ipesci gatto. Vi sono anche moltirettili, presente è la testugginecomune e quella palustre; men-tre rara è la presenza della vipe-ra comune.Nel bosco della Mesola vive l’u-nico cervo autoctono dell’Italiapeninsulare che è stato salvato

dal Corpo Forestale dello Stato. Il Corpo Forestale dello Statoa partire dal 1994 ha dato vita ad un piano di tutela delcervo attraverso il miglioramento del loro habitat naturale,un nuovo assetto idraulico ed un’alimentazione di sostegnonei periodi più critici. La popolazione del Cervo della Mesola, circa 70 capi, è l’uni-ca in Italia perché è considerata l’ultima testimonianza deicervi della Pianura Padana. Vi è anche la presenza di daini,che sono stati introdotti di recente per fini venatori. Oggi nelbosco vivono insieme cervi, daini, tassi, lepri, germani reali,aironi, garzette, anatre, folaghe e limicoli.

Per adesioni e prenotazioni,

telefonare ai seguenti numeri:

� 338 3904582

� 3486554080

Supermercato di MolinellaVia Podgora 31 - Tel.051-882775

Supermercato di BaricellaVia Roma 199 - Tel.051-879146

Supermercato di BudrioVia Verdi 4 - Tel.051-801644

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