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16 periodico della Giunta regionale del Veneto Notiziario Bibliografico n. 16 - giugno 1994 - sped. in abb. postale gruppo IV/70 - taxe perçue - tassa riscossa - Padova CMP

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Notiziario biliograficon. 16, giugno 1994periodico quadrimestraled’informazione bibliograficaa cura della Giunta regionale del Veneto

Comitato promotoreAldo Bottin (presidente della Giunta regionaledel Veneto), Luigi D’Agrò (assessore all’infor-mazione e all’editoria), Anelio Pellizzon (coor-dinatore del dipartimento per l’informazione),Bianca Lanfranchi Strina (sovrintendente ai Beniarchivistici del Veneto), Silvio Tramontin (do-cente di storia della chiesa)

Direttore responsabileAnelio PellizzonResponsabile di redazioneChiara FinessoSegreteria di redazioneGiovanna Battiston, Susanna Falchero

Collaboratori alla redazione di questo numeroDonata Banzato, Giovanna Battiston, MarcoBevilacqua, Alfio Centin, Ercole Chiari, Miche-le A. Cortelazzo, Giuseppe De Meo, VincenzaDonvito, Susanna Falchero, Andrea Franzin, ElioFranzin, Guido Galesso Nadir, Cinzio Gibin,Silvia Gasparini, Marta Giacometti, GiuseppeIori, Giorgio Nonveiller, Lorenza Pamato, LucaParisato, Alessandra Pavanello, Simonetta Pe-lusi, Ferdinando Perissinotto, Anna Pietropolli,Giovanni Punzo, Mario Quaranta, Dorit Raines,Claudio Rossi, Nilda Tempini, Silvio Tramontin,Federica Trentin, Valentina Trentin, Nelli-ElenaVanzan Marchini, Livio Vanzetto, Anna Vildera,Carlo Zilio, Luigi Zusi

Collaboratori alla rassegna bibliograficadi questo numeroSilvia Battisti, Giovanna Battiston, SusannaFalchero, Isabella Orfano, Luca Parisato, MatteoParolin, Gianni Plebani, Valentina Trentin

Direzione, redazione e amministrazioneGiunta regionale del VenetoDipartimento per l’Informazione30121 Venezia - Palazzo ScerimanCannaregio Lista di Spagna, 168tel. 041/792616

Periodicità: quadrimestraleTiratura: 15.000 copieDistribuzione gratuita

Autorizzazione del Tribunale di Padova n. 1291del 21-6-1991Spedizione in abbonamento postale gruppo IV/70 -taxe perçue - tassa riscossa - Padova CMPStampa: Arti Grafiche Padovane

In copertina:Carpaccio, Sant’Agostino nello studio (1502 ca.).Venezia, Scuola degli Schiavoni

Le illustrazioni all’interno della rubrica “RivisteriaVeneta” raffigurano iniziali ‘parlanti’ di stampatoriveneziani (sec. XVI)

Sommario

La biblioteca del Seminario patriarcale di Venezia (Silvio Tramontin) 5

Il Fondo antico nella “Biblioteca PP. Cappuccini SS. Redentore” di Venezia(Dorit Raines - Simonetta Pelusi) 6

RECENSIONI E SEGNALAZIONI

Opere generali

Beni culturali ecclesiastici, a cura di C. Bellinati (Vincenza Donvito) 9Il libro illustrato veneziano nel Settecento, a cura di M. De Grassi (Vincenza Donvito) 9Itinerari tra le fonti (Alfio Centin) 9L’identità femminile tra libri e biblioteche, a cura di M.L. Rigoni (Vincenza Donvito) 9Editoria in ebraico a Venezia (Vincenza Donvito) 10Il giornale e la città. La stampa periodica in Società letteraria (Marta Giacometti) 10

Storia della scienza

C. Farinella, L’Accademia Repubblicana. La Società dei Quarantae Anton Mario Lorgna (Mario Quaranta) 10C. Bevilacqua, Fra Francesco Dal Bosco da Valdobbiadene, detto il Castagnaro (1564-1640)e la prattica dell’infermiero (Nilda Tempini) 10M. Michelon, Francesco Rubini illuminista valdagnese, medico e viaggiatoretra ’700 e ’800 (Cinzio Gibin) 11C. e P. Miotto, Giambattista Pasinato da San Martino di Lupari (1739-1800).Vita, pensiero e opere di un poligrafo del ’700 (Cinzio Gibin) 11

Storia della Chiesa

P. Gios, Disciplinamento ecclesiastico sull’Altipiano dei Sette comuni nella secondametà del Quattrocento (Vincenza Donvito) 11Diocesi di Vittorio Veneto, a cura di N. Faldon (Lorenzo Pamato) 11I “Monumenta reliquiarum” di S. Corona di Vicenza, a cura di F. Lomastro Tognato(Lorenza Pamato) 12AA.VV., Istituti e Congregazioni religiose nel Veneto, a cura di G. Romanatoe G.A. Cisotto (Mario Quaranta) 12R. De Dea, Una parrocchia dal fascismo al Vaticano II. La parrocchia di S. Maria del Roverea Treviso dal 1934 al 1964 (Alfio Centin) 12Presenze ebraico-cristiane nelle Venezie, a cura di G. Dal Ferro (Lorenza Pamato) 12S. Ravagnan, Un viaggio meraviglioso. Le fiabe di Padre Raimondo (Cinzio Gibin) 13

Lingua e Tradizioni

L. Piva, Nella terra dei dogi. Vita del popolo veneto nei secoli XVI-XVIII (Carlo Zilio) 13A. Cauz, Toponomastica cordignanese (Michele A. Cortelazzo) 13A. e R. Dolce, Tradizioni popolari della Marca trevisana (Carlo Zilio) 14R. Ruzzante, Proverbi meteorologici veneti (Carlo Zilio) 14

Scienze sociali

Regione del Vento, Cittadino e diritti umani (Claudio Rossi) 14G. Pisapia, Viaggio nella realtà delle vittime di reatoA. Benes, Valutare azioni per le vittime di reato (Susanna Falchero) 14V. Belotti, Fuori dal porto. Primi risultati di una ricerca sui delegati della FIMV. Belotti, Osservatorio sui lavoratori dipendenti nel Veneto (Marco Bevilacqua) 14AA.VV., L’economia del Nord-Est. Strategia di integrazione e ruolo delle Finanziarieregionali (Marco Bevilacqua) 15AA.VV., Forme e processi di valorizzazione turistica (Marco Bevilacqua) 15

Ambiente - Scienze naturali

Gli insediamenti umani come controllo della vulnerabilità dellamontagna, a cura di A. Angelini e E. Cason (Alessandra Pavanello) 15

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P. Mietto, Monte di Malo. Aspetti geologici, paleontologicie carsici del territorio (Andrea Franzin) 15Criteri di ricostituzione della vegetazione forestale lungo i corsi d’acqua,a cura di P. PaieroManuale di educazione ambientale, a cura di CSEAAMIl verde storico. Teoria e tecnica di conservazione e di restauro,a cura di P. Semenzato (Alessandra Pavanello) 16Qualità delle acque sotterranee nella conoide del Brenta(Andrea Franzin) 16M. Pandolfi - R. Santolini, La natura del progetto educativo(Federica Trentin) 16Osservando il Veneto. Immagini del Veneto riprese dal satelliteLandsat (Alessandra Pavanello) 16

Arte

AA.VV., Pittura murale esterna nel Veneto. Verona e provincia (Anna Pietropolli) 17AA.VV., Pittura murale esterna nel Veneto. Belluno e provincia(Anna Pietropolli) 17Le sculture restaurate di Andrea Brustolon, a cura di A.M. Spiazzi(Luca Parisato) 17AA.VV., Ire: i restauri del patrimonio monumentale d’arte(Guido Galesso Nadir) 18AA.VV., Giambattista Cima da Conegliano (Anna Pietropolli) 18Canova e l’incisione, a cura di G. Pezzini Bernini e F. Fiorani(Guido Galesso Nadir) 18M. Trevisan, Monselice illustrata: mappe, disegni, stampe(Luca Parisato) 19P. Pajetta. Cantastorie dell’Ottocento veneto (Luca Parisato) 19

Architettura - Urbanistica - Paesaggio

W. Dorigo, L’edilizia abitativa nella “Civitas Rivoalti”e nella “Civitas Venecianorum” (Guido Galesso Nadir) 19Le Zitelle. Architettura, arte e storia di un’istituzione veneziana,a cura di L. Puppi (Guido Galesso Nadir) 19G. Romanelli, Ca’ Corner della Ca’ Granda. Architettura e committenzanella Venezia del Cinquecento (Elio Franzin) 20D. Calabi, Il mercato e la città (Elio Franzin) 20Q. De Quincy, Dizionario storico di architettura (Guido Galesso Nadir) 20Ville, parchi e giardini. Per un atlante del patrimonio vincolato,a cura di V. Cazzato (Guido Galesso Nadir) 21L. Brunello, Antica idrografia della terraferma veneziana (Luigi Zusi) 21L.V. Bozzetto, Verona. La cinta magistrale asburgica (Ferdinando Perissinotto) 21AA.VV., Il Mincio e il suo territorio (Andrea Franzin) 21

Musica - Teatro

M. Laini, Vita musicale a Venezia durante la Repubblica.Istituzioni e mecenatismo (Anna Vildera) 22Biblioteca delle opere pubblicate a stampa dai musicisti veronesinei secoli XVI-XVIII, a cura di O. Mischiati (Anna Vildera) 22T. Graziani, Missa cum introitu ac tribus motectis...T. Graziani, Responsoria in solemnitate patris... (Anna Vildera) 22Catalogo delle partiture della biblioteca dell’A.S.A.C. (Anna Vildera) 23L. Tiozzo, Gioseffo Zarlino, teorico musicale (Anna Vildera) 23D. Martelli, Moderata Fonte e “Il merito delle donne”(Giuseppe De Meo) 23AA.VV., Gino Rocca, a cura di F.G. Budel (Giuseppe De Meo) 23AA.VV., Il sipario di carta. Manifesti teatrali della RaccoltaSalce (Marco Bevilacqua) 24A. Padoan, Il teatro della Pusterla. Pagine di vita musicalevicentina (Carlo Zilio) 24

Memorialistica

M. Pidoux, Sei mesi in Italia. Diario di un ignorante (Nilda Tempini) 24C. De Carlo, Noi non per noi. Memorie d’oltre il PiaveA. Tandura, Tre mesi di spionagio oltre il Piave(Marta Giacometti) 25

L. Ciganotto, L’invasione austro-ungarica a Motta di Livenzae nei dintorni. Diario (Ferdinando Perissinotto) 25M. Campana, Un anno sul Pasubio (Giovanni Punzo) 25G. Gerola, Profili dall’Altopiano. Storie e personaggi di Folgaria(Marta Giacometti) 26D. Coltro, Il Temporario. Diario di una città (Marta Giacometti) 26

Storia

A. Vianello, L’Arte dei Calegheri e Zavateri di Veneziatra XVII e XVIII secolo (Silvia Gasparini) 26Dispacci da Pietroburgo di Ferigo Foscari (Ferdinando Perissinotto) 26Documenti relativi alla storia di Venezia anteriori al Mille,a cura di R. Cessi (Silvia Gasparini) 27Il “Retratto del Gorzon” nella cartografia storica tra medioevoed età veneziana (Giovanni Punzo) 27G. Zanderigo Rosolo, Regola di San Vito di Cadore (Silvia Gasparini) 27A. Pambianchi - G. Scarpa, Giacomina e Pietro Andrea.Un matrimonio segreto. Aspetti della vita privata nella comunitàlocale sul finire del ’600 (Cinzio Gibin) 27W. Willms, San Clemente. Storia di un’isola veneziana(Susanna Falchero) 27AA.VV., Studi di storia per Luigi Ambrosoli (Ferdinando Perissinotto) 28AA.VV., Francesco Bocchi e il suo tempo, a cura di A. Lodo(Ercole Chiari) 28Verbali del CLN provinciale di Belluno (Livio Vanzetto) 28Politica e organizzazione della resistenza armata. II: Atti del ComandoMilitare Regionale Veneto (Giovanni Punzo) 28AA.VV., L’invasione del Grappa (Giovanni Punzo) 29G. Rancan, Camisano Vicentino circoscrizione territoriale tra Brentae Bacchiglione (Luca Parisato) 29I. Martini, Il centenario della Società Mutuo Soccorso di CamisanoVicentino nella storia di un’epoca (Marco Bevilacqua) 29L. Scroccaro, Gli alpini del Grappa, del Montello, del Piave.Storia della sezione A.N.A. di Treviso (Livio Vanzetto) 30A. Morandin, Vascon di Carbonera. Storia, arte, ambiente(Anna Pietropolli) 30A. Giacomelli, Montagnana. Mura e castelliA. e S. Corazzolo, Stato di consistenza delle mura di cintadi Montagnana (Valentina Trentin) 30G. e C. Frinzi, Castel d’Azzano. Storia e vita (Valentina Trentin) 30M. Marzari, Vele in Adriatico (Cinzio Gibin) 30

Archeologia

La città nella città. Sistemazione di resti archeologici in area urbana(Luigi Zusi) 31M. Asolati - C. Crisafulli, Ritrovamenti monetali di età romananel Veneto: Provincia di Venezia, Chioggia (Luigi Zusi) 31

MEMORIA VENETA

Stefano Gallini (1756-1836) e l’applicazione della chimicamoderna alla fisiologia (Cinzio Gibin) 32

Il patrimonio storico e artistico dell’Ospedale Civiledi Venezia (Nelli-Elena Vanzan Marchini) 33

Il portale restaurato dell’antico Ospedale dei Battutidi Treviso (Nelli-Elena Vanzan Marchini) 34

Fulgida chiarità della pittura di Virgilio Guidi(Giorgio Nonveiller) 35

Giuseppe Marchiori: un critico d’arte venezianodi rilievo internazionale (Giorgio Nonveiller) 36

L’EDITORIA NEL VENETO

In ricordo di un maestro: scritti in onoredi Gianfranco Folena (Giuseppe Iori) 38

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Pietro Faggiotto e Giovanni Santinello: due maestridell’Università di Padova (Mario Quaranta) 40

Studi storici offerti a Federico Seneca e Aldo Stella(Silvio Tramontin) 41

Scritti in onore di Nicola Mangini (Giuseppe De Meo) 42

Oronimi bellunesi (Michele A. Cortelazzo) 43

Per una cultura della pace (Claudio Rossi) 44

PUBBLICISTICA DIDATTICA

L’attività editoriale dell’IRRSAE del Veneto(Donata Banzato) 46

RIVISTERIA VENETA

Spoglio dei periodici di lettere e filosofiapsicologia, psichiatria e pedagogiascienze sociali (1991-1994)

Lettere e FilosofiaAnnali di Ca’ Foscari 48Anterem. Rivista di ricerca letteraria 48Archivio di filosofia 49Filologia Veneta. Lingua, letteratura, tradizioni 50Italia medioevale e umanistica 50Lettere italiane 50

Lingua e letteratura 50Medioevo. Rivista di storia della filosofia medievale 51Quaderni di lingue e letterature 51Quaderni Veneti 52Studi novecenteschi. Rivista di storia della letteraturaitaliana contemporanea 52

Psicologia - Psichiatria - PedagogiaCentro Ricerche Biopsichiche 52Consultorio familiare 52Contributi dei Dipartimenti e degli Istituti italiani di psicologia 53Euristica. Rivista di psicologia scientifica, clinicae psicoanalisi applicata 53Newsletter 53Pratica psicomotoria. Educazione, rieducazione, terapia 53Psichiatria generale e dell’età evolutiva 54Psyche nuova 55Quaderni di Psicoterapia 55Rassegna di pedagogia 56Rivista di psicologia 56Synthesis 57

Scienze SocialiDiritto e società 57Materiali sulla condizione giovanile 58Oltre il ponte. Economia e società regionale 58Pace diritti dell’uomo diritti dei popoli 59Quaderni di Scienze Antropologiche 60Servizi Sociali 60Sì. Rivista di studi sociali del Veneto 62

Altre riviste segnalate 63

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Veduta dall’interno della libreria Tumermann di Verona (1760 ca)

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Il Seminario Patriarcale di Venezia, che èospitato nel maestoso palazzo costruito, ac-canto alla chiesa della Madonna della Salute,da Baldassare Longhena per ospitare la comu-nità e un collegio (soppresso da Napoleone)dei Padri somaschi – cui la Repubblica amavaaffidare, più che ai gesuiti, l’educazione deifigli della nobiltà veneziana –, possedeva ini-zialmente una ricca biblioteca i cui scaffalifuroni trasportati, sottraendoli alle ruberienapoleoniche, al liceo “Marco Foscarini” (al-lora denominato “Santa Caterina”), da dovepassarono, in epoca recente, alla FondazioneCini. Di tutto quello ora, nella biblioteca delSeminario, nulla rimane.

L’attuale biblioteca ebbe inizio nel 1819,in occasione del trasferimento del Seminariodalla soppressa abbazia di S. Cipriano diMurano, di cui il patriarca era abate com-mendatario, all’attuale sede. Il principale fon-datore, potremmo chiamarlo così, fu il sacer-dote Gian Antonio Moschini, che si interessòdi raccogliere più volumi possibile, oltre apreziosi cimeli. Il nucleo principale della bi-blioteca fu naturalmente costituito dal fondoproveniente da S. Cipriano di Murano, che ilregno italico aveva arricchito nel 1810 condiversi resti di biblioteche conventuali sop-presse, cui si aggiunsero 8.000 volumi diargomento teologico donati dall’imperial re-gio governo e la biblioteca dei patriarchi, inparticolare quella dell’ultimo patriarca vissu-to al tempo della Serenissima, FedericoGiovanelli (1776-1800).

Seguirono poi altri lasciti: quello di GasparoLippomano, ricco di varie edizioni pregiateraccolte a Parigi dallo zio Dolfin, ultimo am-basciatore della Serenissima in Francia; quel-lo dell’ex gesuita spagnolo Antonio De Torres(qualche centinaio di classici e opere di archeo-logia); quello del patriarca Francesco MariaMilesi (1815-1819); quello di Francesco CalboCrotta (1818-1827), podestà di Venezia du-rante la prima dominazione austriaca, tra cuispiccano la Storia di Candia e uno dei piùantichi manoscritti del Chronicon Altinate;quello del bibliofilo Bartolomeo Gamba (1766-1841), una ricca collezione di classici italiani,tra cui un manoscritto del Decamerone com-pilato nel 1449; inoltre, il fondo manoscrittodel somasco Giuseppe Maria Pujati (1773-1824), uno dei pochi filogiansenisti veneti, equello di Tommaso Temanza (1705-1789),comprendente manoscritti di chimica e inge-gneria.

Alla morte del Moschini, avvenuta nel1840, la biblioteca del Seminario patriarcalepoteva contare già 251.000 volumi.

In seguito ci furono altre donazioni qualequella del patriarca Jacopo Monico nel 1851,dell’abate Piegadi alla fine dell’800, delPaganuzzi nel 1924, in gran parte opere giuri-diche. L’ultimo arricchimento è dovuto ailibri lasciati, nel 1958, dal patriarca Roncallial momento della sua elevazione al sogliopontificio e costituiti in gran parte da opere dimateria orientale, raccolte durante i suoi sog-giorni a Sofia, Atene, Instanbul, e da librifrancesi, di storia e arte soprattutto, da luiacquistati sulle bancarelle della Senna durantela nunziatura pontificia a Parigi, o a lui omag-giati da autori, case editrici, vescovi francesi.Tra essi c’è pure qualche rara edizione del-l’UNESCO donata a lui pontefice.

Attualmente la biblioteca possiede circa90.000 volumi, più parecchie centinaia di rariopuscoli che il solerte bibliotecario don GianniBernardi sta catalogando.

Tra le opere che la formano vanno ricordati72 incunaboli (catalogati dal bibliotecarioHoening O’Carrol; il catalogo è stato edito in“Aevum” nel 1930, pp. 288-317) e 1.637edizioni cinquecentine, di cui 116 aldine.

La biblioteca possiede inoltre un ricco fon-

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La biblioteca del Seminario patriarcale di Venezia(Silvio Tramontin)

do di manoscritti – circa 1.500 (in fase dicatalogazione) – custoditi nelle sale Monico ePaganuzzi, in gran parte frutto di donazioni.Ricordiamo qui – oltre ai manoscritti dei giàcitati Giuseppe Maria Pujati, Francesco CalboCrotta e Bartolomeo Gamba – quelli di donMoschini riguardanti la storia dell’arte vene-ziana, quelli dell’abate Dezan che hanno perargomento l’erudizione ecclesiastica venezia-na, i numerosi del patriarca Monico (prediche,lettere, scritti vari), quelli lasciati dall’avvo-cato Giambattista Paganuzzi – tra cui l’archi-vio dell’Opera dei Congressi e dei Comitaticattolici e le carte dibattimentali dei processiStoppani (il famoso processo del caffè) eFatebenefratelli, allora gerente del manico-mio accusato di sevizie contro i degenti. Tra ipiù recenti ricordiamo quelli del prof. PietroLizier, deputato della Democrazia cristiana,con le cui carte è arrivato al Seminario ancheparte dell’archivio centrale della FUCI, la Fe-derazione degli universitari cattolici italiani,di cui egli era stato presidente nazionale.

Ma i due blocchi più importanti e piùconsistenti sono rappresentati dai 62 mano-scritti, in gran parte autografi, del cardinalGregorio Barbarigo, perlopiù lettere ai fami-liari, donati al Seminario nel 1934 dal conteLuigi Donà delle Rose, cui erano pervenutiper via di eredità, e da un fondo musicale in 23volumi con musiche in gran parte dei secoliXVIII e XIX (una curiosità possono rappresen-tare alcune musiche composte dal chiericoGiuseppe Sarto, futuro patriarca e santo), ilcui catalogo è stato recentemente redatto dalmusicologo don Siro Cisillino.

Tra i manoscritti figurano pure 11 scrittiturchi, 3 greci, 2 arabi, 1 ebraico, 22 pergame-ne rare e 17 Brevi pontifici. Purtroppo il lorocatalogo è ancora mal redatto e incompleto.

Sempre tra i fondi manoscritti meritano diessere segnalati anche quelli del rettorato edella presidenza delle scuole, difficilmenteconsultabili, ma che rivestono particolare im-portanza per la storia dei seminari, in granparte da ricostruire, fra Otto e Novecento.

La biblioteca è usufruibile da tutti, previocontatto con il bibliotecario.

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Dal 1535, anno in cui fu celebrato a Roma ilCapitolo generale – nel quale si stabiliva la primadivisione del territorio italiano e si dava l’avvioall’organizzazione della nuova riforma fran-cescana – e fino ai nostri giorni, l’impegnodell’ordine dei Frati Minori Cappuccini in cam-po morale e sociale è stato preponderante rispet-to all’attenzione da esso dedicata allo studioteologico e alla cultura in generale. Per lungotempo i Cappuccini non hanno potuto vantareuna tradizione didattica, formativa, teorica edottrinaria paragonabile a quella di altri ordini;va comunque ricordato quanto largamente lostudio fosse stato avversato dai seguaci di sanFrancesco, che avevano visto in esso un pericoloche minava il regolare andamento di una vita cheper loro doveva scaturire dalla rigida osservanzadella disciplina. Ricordiamo le Ordinazioni diAl-bacina, la n. 28 delle quali recita: “Nessunfratello presuma di erigere uno studio, eccettoalla lettura della Sacra Scrittura e di qualche librodevoto e spirituale...”. Avviati dunque, princi-palmente, allo studio dei libri sacri e devozionali,nell’ambito di un’ideologia eremitica che valo-rizzava soprattutto i doni di povertà, umiltà epreghiera come concetti spirituali, i primi Cap-puccini erano tenuti a ritenere sufficiente la co-noscenza di questi testi, accanto a quelli attinentialla regola serafica.

Naturalmente, le regole francescane cui siattenevano i Cappuccini, improntate ad uno stiledi vita di osservanza rigorosa, consideravanoanche i libri come beni materiali; così, gli stessipredicatori, le persone maggiormente istruitenell’ordine perché prescelte – data la configura-zione della loro missione – per seguire gli studi,non erano autorizzati a possederne più di due otre. Gli studi inoltre, almeno per i primi tempidagli inizi della riforma cappuccina, non furonoistituiti in corsi regolari, né poterono goderedelle agevolazioni che sarebbero loro soprag-giunte se si fossero svolti in sedi fisse. L’esigen-za di erigere dei luoghi di studio e di organizzarel’istruzione iniziò a farsi sentire abbastanza tar-di, dato che la maggior parte dei predicatoriproveniva dall’Osservanza, presso le cui sediavevano già ricevuto una regolare formazione econsiderate le difficoltà di vario ordine, legatealla costruzione vera e propria di sedi adatte;almeno per buona parte del Cinquecento i corsisi tennero nei conventi presso i quali risiedevanoi maestri.

In tali condizioni, era quasi impossibile l’isti-tuzione di una vera e propria biblioteca nei primiluoghi di studio operanti presso i conventi deiCappuccini (Venezia, Padova, Vicenza e, piùtardi, Verona): l’ordine tollerava assai poco l’ac-cumulazione dei beni, di cui una biblioteca pote-va costituire un aspetto in aperta violazione delprecetto di povertà. Comunque, già nel 1596 ilCapitolo Generale Cappuccino aveva scorto l’im-portanza delle biblioteche, e tentò di sen-sibilizzare i superiori conventuali sulla questio-

ne, seppur in modo molto sfumato. Solo verso ilSettecento, quando il numero dei novizi registròun notevole aumento, fu possibile prevedere unarichiesta maggiore di utilizzo dei libri, e ciòcontribuì alla sensibilizzazione, all’interno del-l’ordine, verso la realizzazione di bibliotechevere e proprie nelle sedi dei seminari teologici.

L’istituzione delle biblioteche nei conventidel Veneto fu dovuta, soprattutto, alla muni-ficenza dei vari donatori che, durante i secoli,furono legati ai Cappuccini e desiderarono la-sciarli usufruire degli strumenti culturali chequesti ultimi non potevano acquisire come benipropri. Purtroppo, in assenza di una consapevo-lezza culturale che valorizzasse il libro non soloin relazione all’importanza del suo contenuto,ma anche come oggetto d’arte, le bibliotechecappuccine non lasciarono dietro di sé quei cata-loghi accurati dall’esame dei quali si potrebbe,oggi, valutare l’estensione del loro patrimoniolibrario. Inoltre, l’usanza in vigore presso i fratidi portare con sé alcuni libri, nelle loro pere-grinazioni da un convento all’altro per seguire leesigenze dell’ordine, fece sì che la circolazionedei libri – avvenuta nel corso di secoli tra le variebiblioteche cappuccine – si sia andata rifletten-do, sino ad oggi, in una ulteriore complicazionedel compito dello studioso, volto anche ad attri-buire i libri alla proprietà di una bibliotecacappuccina specifica.

La raccolta di dati sulle biblioteche cappuccineattraverso lo studio sistematico dei libri ancoroggi in possesso dei vari monasteri cappuccininel Veneto, è forse l’unico metodo per la rico-struzione della loro storia e del loro sviluppo. Èchiaro come solamente uno studio globale, pro-gettato e condotto nell’interesse di unire gli aspetticatalografici dei libri alle loro peculiarità stori-che, possa evidenziare la funzione sociale diqueste biblioteche, gli interessi culturali di dona-tori e utenti e, infine, le tendenze del pensiero cheebbero la prevalenza nel corso dei secoli.

Per capire l’importanza di questi fondi librari,in relazione allo studio della cultura cappuccinae, in una prospettiva più ampia, nell’intero pano-rama degli ordini religiosi veneziani, sarà oppor-tuno percorrere velocemente la storia della bi-blioteca dei cappuccini che esistette presso ilconvento del SS. Redentore di Venezia, sino allesoppressioni napoleoniche e che, parzialmente,ne costituisce l’attuale Fondo antico.

Il “fondo antico”: nascita e sviluppo

Il patriziato accolse i primi Cappuccini con ilfervore e l’entusiasmo religioso tipici della pri-ma metà del Cinquecento veneziano. Infatti, giàa pochi anni dalla loro penetrazione nel territoriodella Serenissima, i Cappuccini potevano vanta-re due dei patroni politici più influenti a Venezia:DomenicoTrevisan e Giovanni Corner. Ammi-ratori di P. Bonaventura da Venezia, nel 1532 idue sollecitarono un breve dal Papa, in forza del

quale il religioso veniva autorizzato a viverepresso la chiesetta di S. Maria a S. Girolamo; conla morte del Trevisan, nel 1535, il progetto fallì,ma non si interruppe l’aiuto del patriziato all’or-dine. Lo stesso anno della morte del Trevisan,sua nuora Fiorenza Corner-Trevisan incaricòuna certa Teodosia Scripiani di acquistare pressoi nobili Marco Barbarigo e Tommaso Lippomanoun’area situata nell’isola della Giudecca, perdestinarla ai Cappuccini. Già il 6 agosto 1536veniva consacrata la chiesa di S. Maria degliAngeli.

Dall’esame dei testamenti lasciati dalla Corner-Trevisan – rimasta formalmente proprietaria deiluoghi su cui era sorto il convento, in seguito arichiesta specifica avanzata dai Cappuccini, inquanto le regole dell’ordine proibivano loro ilpossesso di qualsiasi bene – si può evincere comeai frati fosse toccata in eredità anche una biblio-teca. Se prima, negli anni 1538-39 la Corner-Trevisan faceva riferimento ai “caratelli de ognisorte” che avrebbe lasciato ai frati Cappuccini,nel testamento olografo del 1544 parlava chiara-mente di una “libraria” già esistente presso ilconvento, ordinando che se ne facesse un “inven-tario”; inoltre, la nobildonna impartiva istruzioniai commissari di eseguire una volta l’anno unsopralluogo su tutte le cose da lei lasciate “aciochénon se perda’’. Ancora nel 1548, un altro testa-mento olografo della Corner-Trevisan testimo-nia quanto la donatrice fosse affezionata partico-larmente proprio alla “libraria”: “...et si li fratiCapucini refudase qualche cosa, che li pareseeser superflua, li comesari la meta como li pareràin honor de Dio, eceto li libri, li quali volgio siaconservati in libraria, e revisti ogni ano aciò chenon sian persi...’’. Non sappiamo se i desideridella Corner-Trevisan fossero rispettati ed i con-trolli eseguiti regolarmente; ciò che pare certo, èche nessun catalogo, inventario, né un documen-to qualsiasi è rimasto a testimoniare se la “libra-ria” (che poteva forse comprendere anche l’ar-chivio familiare dei Trevisan) ricevesse la cura el’uso voluti dalla proprietaria. Al contrario, neidocumenti relativi all’accordo intercorso fra icappuccini veneti – già espulsi dal territorioveneziano nel periodo dell’Interdetto e reinte-grativi nel 1606 – e l’erede della Corner-Trevisan,Bertucci di Girolamo Contarini, formale pro-prietario dell’area conventuale, della libreria nonsi trova traccia, benché siano menzionati tutti glialtri beni, già nominati, a suo tempo, dallanobildonna.

Qualche anno più tardi, la biblioteca dei Cap-puccini era destinata ad ospitare una donazionepiù grande e preziosa. Con la costruzione dellachiesa del SS. Redentore, iniziata il 3 maggio1577 – in anni di grande popolarità per l’ordine– e terminata negli anni ’70, l’autorità decise didestinare il patrimonio librario lasciato dal medi-co Tommaso Giannotti da Ravenna, dettoRangone, ai Cappuccini. Erano circa 600 operedi medicina, matematica, cosmografia, astrolo-

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Il Fondo antico nella “Biblioteca PP. Cappuccini SS. Redentore” di Venezia:per una storia documentata delle biblioteche cappuccine nel Veneto(Dorit Raines e Simonetta Pelusi)

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gia, teologia, filosofia, accanto ai testi classici. Ilibri, a stampa, fra cui molti incunaboli e mano-scritti, riccamente rilegati, furono dapprima col-locati nel monastero, ma poi andarono dispersi,soprattutto quelli non di uso immediato presso ifrati. Infatti, già dall’esame effettuato nel 1770dal bibliotecario marciano Jacopo Morelli, risul-tò che molti dei libri già di Rangone non faceva-no più parte della biblioteca conventuale.

Dopo l’acquisizione della ricca biblioteca delRangone, i Cappuccini continuarono a ricevere,di quando in quando, piccole donazioni e lascitida varie persone. Si trattava quasi sempre di libria stampa: pochi i manoscritti, e nessuno di lorominiato o decorato. La biblioteca raggiunse unacerta consistenza e ricchezza di tematiche: sto-ria, letteratura, giurisprudenza, ma la maggiorparte dei volumi concerneva i diversi aspettidella teologia.

Verso la fine del Settecento la bibliotecacappuccina contava quasi 4000 volumi. Comevennero i frati in possesso di un tale patrimoniolibrario, dato che non poterono acquistarlo? Edove finirono i libri dopo la vicenda della sop-pressione napoleonica? In mancanza di docu-menti diretti sulla storia della biblioteca, l’unicomodo per tentare di ricostruire la storia di questopatrimonio librario è quello di esaminare e con-frontare le informazioni che possono essere oggifornite dal materiale extratestuale caratterizzan-te i volumi facenti attualmente parte dell’attualeFondo antico, come note di possesso, ex-libris,legature, antiche collocazioni.

Le note di possesso, in particolare, aiutano adindividuare talvolta i proprietari precedenti deilibri, che in qualche caso possono anche identifi-carsi negli stessi donatori. Esse, inoltre, ci rac-contano la storia culturale dei frati che utilizzava-no quei libri; non essendo essi autorizzati a pos-sedere un bene materiale, erano abituati a segna-larne la proprietà mediante la nota “ad usum...”,seguita dal nome. I libri provenienti dalla biblio-teca del convento del SS. Redentore recano assaispesso note di questo genere; dall’esame e dalconfronto di esse si può oggi risalire spessoall’identità dei frati, la maggior parte dei qualierano noti predicatori, che ne facevano uso. Un’ul-teriore ricerca aiuterà, in molti casi, a stabilirequali libri usasse ogni predicatore, permettendocosì la ricostruzione di una parte del mondo dellostudio e dell’educazione cappuccini fra il Cin-quecento e l’Ottocento.

Come abbiamo rilevato, dall’esame criticodelle note di possesso e degli ex-libris, nonché daaltri contrassegni manoscritti ad inchiostro checaratterizzano molte legature pergamenacee delFondo antico del SS. Redentore, risulta ora evi-dente che molti libri circolavano fra i monastericappuccini del Veneto. I libri del Fondo anticoportano, in gran numero, sul frontespizio un ex-libris manoscritto ad inchiostro: “Loci Cap-puccinorum Venetiarum”, spesso però contras-segnato da un diverso luogo di provenienza;molti recano inoltre un disegno sul dorso dellalegatura. Confrontando gli ex-libris con i dise-gni, si può arrivare ad attribuire a ciascun mona-stero cappuccino il suo specifico contrassegno(geometrico o floreale). Dall’esame di tutti que-sti elementi si possono raccogliere indizi suffi-cienti per iniziare a tracciare la storia della circo-lazione del libro dentro e anche fuori il territorioveneto (per questo secondo caso, ad esempio,ricordiamo gli stretti rapporti del convento del

SS. Redentore con i monasteri della Dalmazia edell’Istria).

Un altro mistero, che solo una catalogazioneinformatizzata potrà aiutare a risolvere, è lapresenza, nell’attuale Fondo antico, di qualchecentinaio di libri (almeno 300 circa) provenientidalla biblioteca esistente prima del 1810, che,secondo i documenti ufficiali, erano stati messiall’asta. Anche in questo caso, un’attenta ricercasulle note di possesso e gli altri contrassegnianteriori a quella data, e il raggruppamento deilibri secondo argomento, dimostrerà che proba-bilmente i Cappuccini trasportarono i libri cheritenevano di maggior interesse (soprattutto quellidi argomento teologico e quelli relativi alla storiadell’ordine) fuori dalla portata dei francesi (aVillafranca, Gorizia, Zara, Spalato) ben primadella soppressione. Con la ricostruzione dellabiblioteca, i libri messi al riparo furono fattiritornare al loro luogo d’origine.

Consistenza del Fondo antico

Realizzatosi grazie all’appoggio del “CentroRegionale di documentazione dei Beni culturalie ambientali del Veneto”, il progetto di cataloga-zione informatizzata del Fondo antico dell’attua-le “Biblioteca PP. Cappuccini SS. Redentore”,condotto secondo le norme catalografiche ISBD(A),è stato concepito con due distinti obiettivi. Ilprimo, immediato, è quello della costituzione diun catalogo, destinato a porre in relazione glielementi costituenti il patrimonio librario anticodella biblioteca con i bisogni informativi dei suoiabituali e potenziali utenti. A questo proposito,va messo in rilievo l’aspetto del futuro allarga-mento del bacino di utenza di un Fondo anticoche si è rivelato altamente specializzato, graziealla presenza in esso di opere attinenti alla regolaserafica, al francescanesimo e, soprattutto, diesemplari di edizioni cinquesecentesche di auto-ri appartenenti all’ordine dei Cappuccini, spessomai più riedite e che pertanto possono conside-rarsi di estrema rarità e di difficilissimo, se nonimpossibile, reperimento presso le bibliotechepubbliche. Di tali documenti potranno certamen-

te avvalersi i teologi, ma anche gli studiosi discienze filosofiche, storia del pensiero, storiadella religione, in particolare del francescanesimoe, naturalmente, storia della stampa ed editoria,bibliografia e biblioteconomia.

Un esame dettagliato del contenuto del Fondoè in questa sede improponibile: cercheremo per-ciò di illustrarne l’importanza ricordando breve-mente i titoli che maggiormente lo caratterizza-no, sia dal punto di vista della rarità e del pregio,sia da quello dell’attinenza alla peculiarità diema-nazione culturale di un ordine determinato.Cominciamo da questi ultimi, ricordando lemaggiori opere del tempo riguardanti la storiadell’ordine: Delle croniche de’ Frati Minoridel... P.S. Francesco del vescovo Marcos daSilva (noto come Marco da Lisbona); varie edi-zioni, italiane e francesi, sia in latino, sia initaliano degli Annali de’ Frati Minori Cappucci-ni di Zaccaria Boverio; Annali dell’Ordine de’Frati Minori Cappuccini di Silvestro da Milano,in due edizioni, in italiano e in latino. Anche ilLeggendario francescano di Benedetto Mazzara,in 12 volumi, può entrare a far parte delle operededicate alla storiografia relativa all’ordine cap-puccino, seppure parzialmente, così come l’im-ponente lavoro di Lucas Wadding, Annalesminorum seu trium Ordinum a S. Francescoinstitutorum, 18 volumi in folio. Relativo allastoria dell’ordine è ancora il Bullarium OrdinisFF. Minorum S.F. Francisci Capuccinorum, 7volumi in folio. La bibliografia capuccina, finoal XVII secolo, è ben rappresentata dall’opera diDionysius Genuensis Bibliotheca scriptorumOrdinis Minorum S. Francisci Capuccinorum,in un esemplare proveniente dalla Biblioteca deiCappuccini di Monza.

La specificità del Fondo è data anche e soprat-tutto dalla presenza, in esso, delle opere di nume-rosi autori cappuccini: cercheremo di ricordare ipiù importanti. Di Gabriele da Modigliana siconserva, accanto al Leggendario Cappuccino,in due esemplari, la Difesa della Narrazione,principio e stato presente di tutta la seraficareligione cappucina. La produzione di GaetanoMaria da Bergamo è nel Fondo quasi interamen-te rappresentata. Citiamo ancora Paul de Lagny,Agostino da Fusignano, Bernardo Maria Giacco,Gieronimo Francesco Subaglio, Giovanni An-gelo Serra, Bonagratia Habsensis, Marc deBauduen, Robertus Cameracensis, Mattia Baldi,Norberto da Lorena e ancora Zaccaria Boverio,qui in veste di teologo, autore di Orthodoxaconsultatio de ratione verae fidei agnoscendae,et amplectendae. Altri teologi cappuccini pre-senti nel Fondo: Eligius Bassaeus, la cui operaFlores totius theologiae fu ampiamente diffusa(se ne conservano infatti due esemplari), Luis deCaspe, Bernardin de Picquigny, Paul de Lyon. Siconserva anche l’importante volume, già postoall’Indice e permesso soltanto ai Cappuccini, diGiovanni Maria Zamoro da Udine: De emi-nentissima Deiparae Virginis perfectione. Sonopresenti studi critici di autori cappuccini comeBartholomaeus de Barberijs – con la sua “summa”delle esposizioni della Sacra scrittura in SanBonaventura – e di Benardo da Bologna. Predi-catore assai noto fu Angelo Maria Marchesini daVicenza, del quale si conservano due volumi disermoni; anche le opere di Emmanuel Orchius,Alessio Segala da Salò, Ignazio da Carnago,Giovanni Battista Pizzati da Pontremoli e Ange-lo Maria de’ Rossi sono presenti nel Fondo con

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vari esemplari. Nel campo morale menzioniamoSerafino Marchi da Vicenza, predicatore, conRagionamenti morali detti in varie occasioni,prima edizione di un’opera che ebbe grandefortuna. Anche de Il Capuccino scozzese di Gio-vanni Battista Rinuccini si conserva un esemplare.

Le opere menzionate sinora costituiscono ildenotante più peculiare del Fondo, in quantospecifiche all’Ordine Cappuccinio, sia dal puntodi vista del contenuto, sia da quello della pater-nità; ma altrettanto importanti sono gli esemplaridi edizioni particolarmente pregiate e rare. An-che qui ci limiteremo a segnalare le più notevoli,rimandando, per un esame più dettagliato, alcatalogo dell’intero Fondo, di prossima pubbli-cazione. Del famoso Conrad Gesner si conserva-no due volumi cinquecentini in folio, legati inuno: Icones avium omnium e Nomenclatoraquatilium animantium, interamente costituitida incisioni. Splendide tavole ripiegate conte-nenti immagini del Tempio di Gerusalemme enumerose piante topografiche sono contenutenei volumi in folio dell’opera In Ezechielemexplanationes et apparatus urbis, ac TempliHierosolimitani Commentariis et imaginibusillustratus, dei gesuiti Girolamo Prado e JoannesBaptista Villal-pandus. Altri volumi in folio ric-camente incisi sono Del Regno d’Italia sotto iBarbari, di Emmanuele Tesauro e Floresseraphicis ex amoenis Annalium hortis adm:R.P.F. Boverij... sive Icones vitae et gesta virorumillustrium, di Charles de Arenberg. Estremamen-te interessante per la storia dell’Ordine è losplendido volume, contenente circa 100 incisio-ni cartografiche Chorographica descriptioprovinciarum, et conventuum fratrum minorumS. Francisci Capucinorum praedicatorumsacerdotum, clericorum, et laicorum universorumeiusdem Ordinis: vi si localizzano le province ei conventi Cappuccini in ogni parte del mondo.Un altro pregevole esemplare è Le immagini dialcuni uomini e alcune donne per pietà illustridella Congregazione de’ Chierici Regolari, an-ch’esso costituito da tavole incise cui fannoriscontro specularmente brevi note biografichein italiano e latino relative ai personaggi raffigu-rati. Fra il XVIII e il XIX secolo vide la luce laraccolta degli Acta Sanctorum, in folio, i cuivolumi sono arricchiti da numerose incisioni eiscrizioni nei più diversi caratteri tipografici, dalgotico al greco allo slavo ecclesiastico.

Un cenno va rivolto in questa sede ancheall’importanza del Fondo moderno della biblio-teca (comprendente le edizioni datate dall’anno1801 in poi). Costituito da circa 25.000 volumi(di cui circa 16.000 del XIX secolo) soprattutto dicarattere teologico (Sacre Scritture, teologiamorale, teologia dogmatica, filosofia, patrologia,storia ecclesiastica, francescanesimo) ma anchedi storia e letteratura, può contare su un incre-mento annuo di circa 500 volumi. In particolare,ricordiamo qui l’importanza del Fondo di dirittocanonico e civile, che conta circa 8.000 volumi.Notevole è anche la consistenza della bibliotecadei periodici: 104 sono le riviste in corso, preva-lentemente a carattere biblico e teologico. Sicapisce come sarebbe importante per tutta lacomunità scientifica e universitaria venezianapoter accedere a questa biblioteca, che vedrebbecertamente ampliato il suo già vasto bacino diutenza in presenza di una catalogazione comple-ta anche del Fondo moderno.

Finalità del progetto di catalogazione

L’altro scopo perseguito da questo lavoro dicatalogazione è quello di tentare di risolvere,almeno in parte, i problemi derivanti dalla man-canza di dati sulla consistenza ed il contenutodelle biblioteche cappuccine dello stato venezia-no sino alle soppressioni napoleoniche del 1810.Come abbiamo già illustrato, l’ipotesi di lavoroè basata principalmente sulle testimonianze pre-venuteci grazie all’uso, in vigore presso gli anti-chi proprietari, donatori, lettori e studiosi, dilasciare testimonianze del loro contatto con ilibri, come ex-libris, note di possesso, di uso,postille ai margini dei testi, da cui possiamo oggi,spesso, risalire alla loro identità. Il gruppo che haavviato il progetto ritiene che con l’aiuto di unacatalogazione informatizzata e l’accumulazionedella maggior mole possibile di dati disponibilisul contenuto dei fondi antichi attualmente pre-senti nelle varie biblioteche cappuccine delVeneto, si possa ricostruire una parte della fisio-nomia culturale di queste biblioteche, nonchéacquisire informazioni su possessori e lettori deilibri che le componevano e sulla circolazionedegli stessi dentro e fuori il territorio veneto.

Il gruppo di lavoro e ricerca, coordinato daldott. Alessandro Scarsella, della Biblioteca Na-zionale Marciana, è composto dalle scriventi,responsabili della catalogazione e delle ricerchesulla storia delle varie biblioteche cappuccine,nonché della raccolta e analisi delle informazioniinerenti le componenti extratestuali dei volumi,come note di possesso, ex-libris, autografi, glossemarginali e contrassegni di vario genere caratte-rizzanti le legature; per le eventuali questioni dicarattere tecnico-informatico si avvale della con-sulenza della dott.ssa Antonella Sattin.

Si è scelto di procedere alla catalogazioneinformatizzata mediante l’applicativo EDAN delDS/ISIS, scelta determinata dalle possibilità diricerca offerte dal programma all’interno del-l’archivio. Seguendo le direttive del “CentroRegionale di documentazione dei Beni culturali”si è inoltre apprestato un collegamento fra questoprogramma (progettato secondo il formatoUNIMARC) e la banca dati del Centro regionale,che segue il formato SBN, per rendere pienamenteusufruibile la banca dati ottenuta dall’in-formatizzazione della biblioteca cappuccina delSS. Redentore anche da parte di utenti in posses-so di programmi di gestione diversi. Unendo tuttii dati disponibili in una banca dati che consentela gestione dell’informazione secondo le esigen-ze del ricercatore, insieme ad un’ulteriore ricercaarchivistica, secondo i dati già raccolti nel pro-cesso di catalogazione, si può aprire una paginasinora sconosciuta della storia della culturacappuccina.

È prevista la pubblicazione dell’intero catalo-go del Fondo antico attualmente esistente nellabiblioteca, accompagnato e completato da saggisulla storia della biblioteca (Marino Zorzi), sul-l’approccio metodologico alla catalogazioneinformatizzata dei fondi antichi (AlessandroScarsella), sugli scambi e rapporti fra i monastericappuccini del Veneto e quelli di Gorizia e diCapodistria (Simonetta Pelusi) e sulla prove-nienza e la circolazione dei libri nei monasteridel Veneto (Dorit Raines). Sono inoltre previstedue appendici: l’elenco dei libri e dei manoscrittigia appartenuti alla biblioteca e conservati tutto-ra alla Biblioteca Nazionale Marciana (Gabriele

Mazzucco e Dorit Raines) e l’elenco dei libripassati nel 1810 ad altre istituzioni (Dorit Raines).

Il gruppo di lavoro e ricerca spera di avviarecosì un progetto che permetterà la catalogazioneinformatizzata dei fondi antichi attualmente pre-senti in tutte le biblioteche cappuccine del Veneto,con l’obiettivo di poter usufruire in futuro diuna banca dati il più possibile completa, checonsenta di presentare il panorama culturaleche le altre fonti, spesso carenti, se non addirit-tura inesistenti, non sono più in grado di rico-struire.

L’ultimo dato su cui vorremmo porre l’accen-to riguarda appunto questo reciproco com-pletamento e arricchimento dei dati concernentidi volta in volta il singolo autore, il singolovolume, il nome di un possessore o di un lettore,la tipologia grafica di un fregio della legatura chese presi e analizzati singolarmente nulla dicono,se non qualche cosa sulla storia di un particolarevolume; se esaminati comparativamente all’in-terno della situazione di un singolo fondo forni-ranno indicazioni interessanti ed utili sullo svi-luppo e sull’evoluzione di questo. Ma soltanto seraccolti ed analizzati in un’ottica più generale,anche se sempre altamente specializzata, comequella per esempio di tutte le biblioteche di uncerto ordine religioso in una zona data, sarannoin grado di fornire un’informazione globale eaccurata, difficilmente inquinata da valutazionidi tipo impressionistico perché creata e gestita inambiente informatico.

Su supporto informatico i segni non godono diesistenza materiale diretta, nel senso previsto peri supporti materiali classici. Qui i segni vengono“oggettualizzati in forme astratte interpretabilida programmi specializzati in una sorta di esi-stenza virtuale”. Pensiamo ora ad un volume: lasua esistenza materiale è quella rappresentatadalla sua presenza fisica in una data biblioteca;ma la sua esistenza virtuale è quella definita daimotivi storici che lo hanno condotto a essereparte attualmente, per esempio, del Fondo anticodella Biblioteca del SS. Redentore di Venezia, eprima ancora della biblioteca di TommasoRangone, con un passaggio, a causa delle sop-pressioni napoleoniche, a Villafranca, seguitodal suo ritorno a Venezia. Questo volume, cioè,è parte della Biblioteca del Redentore, ma èanche parte della grande biblioteca cappuccinache ha visto circolare per secoli i libri, passati dimano in mano, imprestati, dimenticati, spostatiper motivi diversi; una biblioteca che non è statamai costituita in unità ma che è esistita per lastoria della cultura e per i lettori e gli studiosi chene hanno fatto uso: una biblioteca “virtuale”. Edè appunto una biblioteca virtuale quella che sipuò ricreare mediante l’informatizzazione di di-verse biblioteche rapportabili ad un denominato-re comune e attraverso la lettura e l’interpreta-zione dei contenuti informativi di carattere nonstrettamente bibliografico e biblioteconomico,la cui caratteristica principale è quella di nonessere assoggettati a letture definite in preceden-za, ma di consentire, nel modo più proficuo, uninsieme complesso, diverso e individualizzato diletture. Starà alla sensibilità del ricercatore, poi,di decidere la sua personale lettura, e di agire sudi essa, definendone i percorsi concettuali.

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Opere generali

CONSULTA PER I BENI CULTURALI ECCLESIASTICI DELLE TRE

VENEZIE, Beni culturali ecclesiastici. Significato, pro-mozione, valorizzazione. Manuale per studenti di scuo-le superiori e operatori nel patrimonio storico-artisti-co, a cura di Claudio Bellinati, Venezia, Giunta regio-nale del Veneto - Padova, Cedam, 1994, 80, pp. XIV-127, L. 20.000.

Nelle sue parole introduttive il card. Marco Cèpresenta il Manuale come supporto ad una decina dilezioni di un Corso Superiore per i Beni Culturali. Iltesto, che Cè salutava come di prossima realizzazioneall’epoca del convegno “Archivi ecclesiastici e mondomoderno” (5 ottobre 1990), risponde prontamente allaaccresciuta sensibilità verso la tutela del patrimoniostorico-artistico della Chiesa e alle ripetute sollecita-zioni di Giovanni Paolo II in tema di salvaguardia evalorizzazione dei beni culturali. Inoltre si pone comecomplemento al Vademecum per gli operatori nei BeniCulturali Ecclesiastici (1990), un vero prontuario pra-tico per gli operatori del settore.

Nella prima parte del volume Claudio Bellinaticommenta passi significativi del nuovo Catechismodella Chiesa cattolica sulle diverse manifestazioni dellabellezza delle virtù cristiane: verità, bellezza, arte sa-cra, canto e musica. Quindi espone problemi di esteticateologica riflettendo sul concetto di liturgia quale “gran-de opera d’arte” e di bellezza affine alla grazia e perciòcategoria spirituale. Traccia anche una breve storiadella teologia della bellezza riportando il pensiero di S.Agostino, S. Massimo il Confessore, Tommasod’Aquino e Hans Urs Von Balthasar (1905-1988).Bellinati conclude con un’analisi delle sfumaturesemantiche dell’aggettivo “bello” in vari brani dellaBibbia. Giancarlo Menis, nella seconda parte del ma-nuale, definisce il concetto di bene culturale e leproblematiche connesse alla particolare categoria delbene religioso. Si sofferma sui temi del rilevamentoinventariale sul territorio, della catalogazione, degliinterventi conservativi e di promozione. La terza parte,di Alberto Piazzi, tratta di progettazione e gestionedell’architettura, della pittura e della scultura sacre.Parlando di iconografia e simbologia cristiane l’autoreprospetta la sopravvivenza della tradizione tramitenuove committenze. Nell’ultima sezione, FrancoPosocco avvia la riflessione sul paesaggio umano (ter-ritorio e città) e sulla necessità di salvaguardia, attentaprogettazione e pianificazione. Completano il volumetre appendici che presentano le principali norme sulpatrimonio storico-artistico e gli Orientamenti pubbli-cati dalla Conferenza Episcopale Italiana.

Vincenza Donvito

Il libro illustrato veneziano nel Settecento, catalogodella mostra (Pordenone, Edit Expo, 31 ottobre - 4novembre 1990) a cura di Marino De Grassi, Monfalcone(GO), Edizioni della Laguna, 1990, 4°, pp. 208, ill.,s.i.p.

La produzione tipografico-editoriale del Settecentoin Italia è un campo ancora poco indagato, ancherispetto al Seicento, secolo per il quale la ricerca èsupportata almeno da alcuni repertori parziali. A Vene-zia nel corso del ’700 si assiste al fenomeno dellarinascita e crescita dell’attività editoriale. Nonostante irecenti lavori di M. Infelise, illuminanti per l’approcciostorico, economico e sociale, il settore è ancora unfertile campo per l’analisi del rapporto stampa/alfabetizzazione e delle esigenze indotte dalla stampa.

Nel catalogo segnalato – che ripropone l’intitolazionedi una mostra marciana del 1955 – sono stati esclusi glialbum o cartelle di incisioni perché non partecipi deimeccanismi di confezione e della finalità d’uso dellacategoria libro. Si è circoscritta l’area geografica diproduzione alla sola Venezia, escludendo la Terrafermaper ragioni di spazi espositivi e per il diverso statusgiuridico degli stampatori di Terraferma. Il corpo del

volume è diviso in capitoli che illustrano gli esemplaripiù significativi. Si tratta ovviamente di fastose pubbli-cazioni in cui l’illustrazione (presente in antiporte,frontespizi, capolettera, testatine, finalini, vignette, tavo-le) è complemento esornativo e l’equilibrio testo-imma-gine è giocato con criteri variabili. Una sezione è dedica-ta ad opere di interesse friulano: monografie storiche dicittà, gli Statuti civici di Pordenone, serie di pubblicazio-ni gratulatorie commissionate in occasioni pubblichedagli esponenti della nobiltà locale. Trovano ampiospazio le opere di carattere enciclopedico, letterario,storico-erudito, religioso e non mancano alcuni libri che,non graditi ai regimi dominanti dei committenti, potero-no essere realizzati a Venezia. Sono brevemente deline-ate le biografie dei principali protagonisti dell’editoriaillustrata veneziana: Giambattista Albrizzi, che collabo-rò col Piazzetta; Giambattista Pasquali, legato al colle-zionista e mercante d’arte Joseph Smith e che si avvalsedell’opera del peintre-graveur Antonio Visentini; Anto-nio Zatta, i cui prodotti quantitativamente significativisono però di cura formale e preziosità bibliologica infe-riore a quelli dei primi due. Tra le più celebri impresedell’Albrizzi sono offerte al pubblico le Ouvres di J.B.Bossuet del 1736-1757 in dieci volumi, con una tavolapredisposta da G.B.Tiepolo e numerose incisioni sudisegno del Piazzetta. Del Pasquali menzioniamo i duevolumi Della istoria d’Italia di F.Guicciardini del 1738,illustrata da Antonio Visentini. Il ricco apparato dicapolettera, testatine, vignette è una celebrazione dellacittà lagunare (isole, vedute, edifici, allegorie di Vene-zia): un tipico esempio di dissociazione testo-immagine.L’elenco dei 106 esemplari esposti, con la loro brevedescrizione, è preceduto da una rapida storia delle vicen-de di fondazione e formazione delle biblioteche chehanno fornito le opere: Marciana e Querini Stampalia diVenezia, Civica di Pordenone, Diocesiana di Concordia-Pordenone e Guarneriana di San Daniele.

Vincenza Donvito

Itinerari tra le fonti, scritti di Francesca CavazzanaRomanelli, Emilio Lippi, Gian Maria Ravanini, DaniloGasparini, Giampaolo Cagnin, Treviso, BibliotecaComunale - Archivio di Stato, 1993, “Quaderni” 1-4,8°, pp. 15 ogni fascicolo, s.i.p.

La documentazione archivistica e bibliografica vie-ne qui proposta per la prima volta, con intenti non solodidattici, dai due principali istituti trevigiani che hannoil compito di immagazzinare i dati storici: l’Archivio diStato e la Biblioteca Comunale. Ma la memoria non èsolo registrazione; è anche, e soprattutto, recupero deidati e loro utilizzazione. Questo è lo scopo dei “Quader-ni”: proporre allo studioso alcuni itinerari possibiliall’interno delle fonti disponibili. Nel primo Quaderno,l’intervento di F. Cavazzana Romanelli descrive levicende dell’ancor giovane Archivio di Stato, di cui èdirettrice, giuridicamente nato nel 1953 ed effettiva-mente funzionante nel 1969. Vi si trovano i versamentidella Prefettura, a partire da quella del Tagliamento, per

una consistenza di circa cinquemila fra registri e buste.Notai, monasteri, conventi hanno qui un loro puntofermo così come i depositi della Confraternita di S.Maria dei Battuti (che è all’origine dell’ospedale citta-dino) e i doni di alcuni privati. Guide, inventari, indicicome strumenti per la ricerca completano l’intervento.

E. Lippi presenta la Biblioteca Comunale di Treviso,di cui è direttore, con i suoi 45.000 volumi, 942 mano-scritti, la Raccolta Foscoliana (16 lettere autografe, 200edizioni di opere del poeta, tra le quali la princepsdell’Ortis), l’addizione novecentesca (Comisso, A.Martini, Saba) e il fondo musicale dell’Ottocento venetoricco di circa 4.500 manoscritti. Una nota bibliograficacompleta l’intervento.

Il secondo Quaderno, a cura di G.M. Varanini, èdedicato a Comune cittadino e documentazione scritta.Il caso trevigiano, dove si mette in evidenza la gra-duale memorizzazione comunale dall’impegno civicodei Podestà alla sovrabbondanza degli atti notarili, èesmplare per la quantità di memorie conservate.

Il terzo Quaderno, dedicato da D. Gasparini a Estimi,dazi, bocche e biade è un saggio di storia fiscale chemette in rilievo l’importanza delle fonti a disposizioneper dar voce, tra l’altro, ad una moltitudine di protago-nisti minori del nostro passato. L’interesse che l’argo-mento riveste per gli studi storici è sottolineato, oppor-tunamente, dalla ricca bibliografia riportata.

Il quarto Quaderno, a cura di G. Cagnin, riguarda Lecarte dei notai medioevali dalla loro importanza comeprofessionisti della scrittura legale all’accentuazionedel loro ruolo sociale la cui autorevolezza derivavadall’autorizzazione imperiale all’esercizio della pro-fessione. Il notaio diventa così un testimone del suotempo per la varietà degli oggetti delle sue scritture,anche di storie minori e tuttavia importantissime perfare il quadro di un’epoca. Egli è, fra l’altro, un veicoloinvolontario di frammenti di un passato per noi prezio-so, attraverso l’uso, allora comune, di utilizzare vec-chie pergamene per rilegare i registri degli atti.

Alfio Centin

L’identità femminile tra libri e biblioteche, a cura diMaria Lucina Rigoni e Gruppo Donne di Ponte SanNicolò, Padova, Assessorato alla Pubblica Istruzionedella Provincia - Ponte San Nicolò, Assessorato allaCultura del Comune, 1994, 8°, pp.112, ill., s.i.p.

Il volume presenta i risultati statistici di un’inchiestacondotta da personale non professionista sul rapportodelle donne con la lettura e con le biblioteche dipubblica lettura. L’iniziativa nacque nel 1990 in occa-sione della mostra sulla produzione letteraria femmini-le organizzata a Ponte San Nicolò (Padova) dal “Grup-po Donne”. Sono state prese in considerazione settebiblioteche di comuni limitrofi a Padova nelle qualisono stati distribuiti i questionari dell’indagine: unosservatorio limitato ma omogeneo. I capitoli del volu-me forniscono schede di analisi e commento ai rileva-menti e presentano un apparato di grafici e tabelle cherende più immediata la sintesi dei dati stessi. Le inter-vistate sono in netta maggioranza di giovane età e conelevata scolarizzazione, prevalentemente studentessenubili, libere cioè da oneri familiari o impegni lavora-tivi. Dedicano molto tempo alla lettura, probabilmentein misura inversamente proporzionale alla loro motilitàsociale. Le motivazioni che conducono al libro sipolarizzano intorno a opposte valutazioni: razionali(aggiornamento, crescita culturale) ed emoziona-li (sva-go, immedesimazione nei personaggi delle vicendenarrate). Nelle preferenze dei generi letterari prevale lanarrativa, ma trovano spazio significativo anche i ro-manzi d’avventura, i saggi, la fantascienza. L’orienta-mento alle scelte secondo criteri propri, sebbene nonpredominante, è di significativa misura. Nella maggiorparte dei casi le donne portano a termine la letturaintrapresa, quasi per un atavico bisogno di compiutezzao di subalternità e inferiorità verso l’autore. L’inchiestaanalizza infine il rapporto con le letture scolastiche e lebiblioteche di pubblica lettura nonché il grado di parte-cipazione delle donne alle attività di tipo socio-cultura-

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Recensioni e segnalazioni

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le spesso promosse da questo tipo di biblioteche. Dallaricerca emerge pertanto un panorama variegato e com-plesso che rispecchia le trasformazioni in atto neimodelli di comportamento femminile e che sarebbeutile confrontare con un’analoga ricerca sulla letturamaschile per ampliare gli elementi interpretativi.

Vincenza Donvito

Editoria in ebraico a Venezia, catalogo della mostra(Pordenone, Edit Expo, 31 ottobre - 3 novembre 1991;Sacile, Palazzo Flangini-Billia, 9 novembre - 29 di-cembre 1991), testo di Umberto Fortis, schede a cura diLaura Voghera Luzzatto e Giovannina Reinish, Vene-zia, Arsenale, 1991, 8°, pp. 63, ill., s.i.p.

Il presente catalogo resta un utile contributo diriferimento al di là dell’occasione espositiva che l’haprodotto. Seppure con criteri dichiaratamente didatticie divulgativi, offre stimoli, proposte e suggerimenti perauspicabili indagini future, soprattutto per il periododel declino della comunità ebraica fra Sei e Settecento.Il problema giudaico nel contesto della Serenissima e lavicenda storica della comunità ebraica a Venezia sonodelineati nel capitolo introduttivo, parallelo alla sezio-ne espositiva che ha presentato oggetti cultuali prove-nienti dal Museo d’arte ebraica della città lagunare e dacollezioni private. Fortis fornisce un rapido ma rigoro-so quadro storico sull’argomento, con sintetici riferi-menti bibliografici. Individua il percorso della criticasugli aspetti della vita sociale, economica e religiosadegli ebrei veneziani, evidenziando le differenze fraprestatori italiani e tedeschi, mercanti levantini e marranispagnoli e portoghesi. Successivamente al dispositivodiscriminatorio attuato nel 1516 con l’allontanamentodegli ebrei dal centro storico e la loro relegazione nelGhetto, si sviluppano gli atti che definiranno il contrat-to sociale della minoranza religiosa col governo mar-ciano. La comunità giudaica fu infatti in complementa-rità d’interessi con la Serenissima, aspetto che non èancora stato indagato in maniera esaustiva per tutto ilperiodo di vita del Ghetto.

Nel secondo capitolo Fortis tratteggia la storia del-l’editoria ebraica in Venezia, che coincide con quelladel Ghetto (1516-1797). Venezia impedì alla minoran-za religiosa di stampare libri in proprio, ma divenne ilprincipale centro editoriale ebraico del Rinascimentoad opera di editori e stampatori cristiani. Infatti fraintellighentia giudaica e cristiana già nella secondametà del ’400 si era instaurato un fervido rapporto dicollaborazione di temperie umanistica. Nel primotrentennio del ’500 si stamparono pertanto libri che nonsi rivolgevano solo al mondo ebraico, ma anche adintellettuali cristiani animati da interessi umanisticiverso l’ebraismo. L’impegno dei dotti del Ghetto nellacuratela, nella revisione dei testi e nella correzionedelle bozze determinò l’elevato livello filologico delleopere ed è spesso attestato nelle dedicatorie. Questa

felice stagione, concomitante con l’attività del tedescoBomberg (1516-1548), “l’Aldo dei libri ebrei”, subìuna forzata stasi intorno alla metà del secolo per i divietidell’Inquisizione e gli interventi censori. . Negli ultimidue secoli di vita del Ghetto assistiamo pertanto alladecadenza delle stamperie in ebraico. La qualitàbibliologica e filologica si fa scadente, i titoli sonoormai limitati a opere di carattere liturgico e privi diespressioni originali: la stessa Venezia del resto vaperdendo il primato detenuto nel XVI secolo.

La sezione conclusiva del volume presenta le schedeessenziali dei 64 libri a stampa e dei due manoscrittiesposti. I testi a stampa provengono dal fondo ebraicodella Biblioteca-Archivio “Renato Maestro” della co-munità ebraica di Venezia che, avendo ottenuto unimportante contributo dalla Regione Veneto, ha trovatouna nuova sistemazione dal 1991.

Vincenza Donvito

Il giornale e la città. La stampa periodica in Societàletteraria. 1808-1915, Catalogo della mostra (Verona,Fondazione Museo Miniscalchi-Erizzo, maggio 1993),a cura di Daniela Brunelli e Fabrizio Bertoli, Verona,Società Letteraria, 1993, 4°, pp. 74, ill., s.i.p.

L’occasione a questo quinto Quaderno della SocietàLetteraria è data dalla mostra allestita nel 1993 pressoil Museo Miniscalchi-Erizzo di Verona e dedicata alricco patrimonio biblio-emerotecario della Società.L’esposizione ha compreso periodici di un intero seco-lo, l’800, ma si sono toccati anche i primi del ’900, finoal 1915; da un lato pubblicazioni redatte dallo stessosodalizio veronese o comunque cittadine, dall’altroriviste nazionali o straniere (per lo più francesi). Ilcatalogo, introdotto da una parte esplicativa sul valoredel patrimonio esposto e sui criteri di approfondimentodella mostra, presenta le schede illustrative dei periodi-ci considerati.

La scelta precisa di esporre, di tutto il patrimoniobibliotecario, la sezione della stampa periodica, rispon-de ad una istanza precipua. Attraverso l’analisi delletipologie di riviste passate nelle mani dei soci si palesainfatti l’emblematica politica di acquisizioni della So-cietà, e la sua chiara volontà di aprire gli orizzonticulturali dei propri soci, di informarli dei dibattiticulturali del tempo, di ambito locale ma anche naziona-le ed europeo, e di dare loro gli strumenti per sapercomprendere i cambiamenti culturali e storico-politiciin atto. Il volume, insieme naturalmente alla mostra, hainteso porre le basi di un progetto ad ampio respiro chevuole rispondere alla necessità di una seria catalogazio-ne e conservazione del materiale e, d’altro lato, all’op-portunità di una sua libera utilizzazione.

Marta Giacometti

Storia della scienza

CALOGERO FARINELLA, L’Accademia Repubblicana. LaSocietà dei Quaranta e Anton Mario Lorgna, Milano,Angeli, 1993, 8°, pp. 328, L. 48.000.

La figura di Anton M. Lorgna è al centro, in questiultimi anni, di un rinnovato interesse storiografico, eciò per una ragione evidente. Egli si staglia entro gliintellettuali illuministi del periodo non solo per unaproduzione scientifica di alto livello, ma anche per unaprogettualità culturale nuova oltre che per essere statoal centro di una complessa rete di rapporti scientifici eculturali con mezza Europa. Farinella traccia un nitidoprofilo di Lorgna, ove viene appunto evidenziato il suoprogetto culturale, fondato sulla persuasione che larazionalità scientifica sia in grado di cambiare la naturae creare le condizioni della “pubblica felicità”, a condi-zione che il governo sia all’altezza di tale compito.

Lorgna nasce da una famiglia di modeste condizionieconomiche, anche se poteva vantare una ascendenza

nobile, che cerca nel servizio militare un motivo diintegrazione sociale. È con l’aiuto dei Contarini che ilgiovane e intelligente Lorgna poté completare gli studi,caratterizzati da forti interessi scientifici, all’universitàdi Padova. La sua preparazione matematica eingegneristica la realizza accanto a Giovanni Poleni eGiovanni Colombo; da loro apprese, come egli stessoafferma in una lettera, “le dottrine dell’aritmetica, dellageometria, della trigonometria”. A Padova rimase finoal 1761, e qui entrò tra i soci dell’Accademia deiRicovrati, allargando ulteriormente le sue frequentazionicon scienziati. Insegnò poi nel Collegio militare diVerona, dove “rivestì il ruolo di responsabile deglistudi del collegio e ne divenne la figura più considere-vole”. In questa condizione poté tessere numerosi con-tatti, tanto da essere “al centro di una vasta rete direlazioni con scienziati e uomini di cultura italiani estranieri”, collaborando a periodici scientifici ed emer-gendo come intellettuale di tipo nuovo, cioè di stampoilluministico, che considera la scienza come lo stru-mento fondamentale per modificare la realtà naturale ecreare così condizioni migliori di vita. Ma il rapportocon la classe governante veneziana fu sempre “difficilee spesso sconfortante”. Esso emerge chiaramente aproposito della più originale e audace iniziativa cultu-rale di Lorgna, la creazione nel 1782 di una accademia,la Società italiana, con caratteristiche che la distingue-vano nettamente da tutte quelle esistite nella Repubbli-ca veneta dal Seicento in poi: si trattava di una istituzio-ne non legata a una città (e a un ceto sociale esclusiva-mente nobiliare), ma sovranazionale, promossa non dalpotere politico ma dagli stessi scienziati. È insomma uncentro di ricerca di intellettuali che si candidano adassolvere il ruolo di gruppo di pressione verso il poterepolitico perché siano accolte le proposte di riforma chevia via si rendono necessarie ed essi stessi elaborano.Ma qui emerge il rapporto conflittuale con il poterepolitico veneziano, cioè con la Repubblica veneziana,la più oligarchica esistente in Italia. Né migliore sortehanno subìto audaci progetti idraulici di Lorgna; baste-rà ricordare che egli ha elaborato un notevole progettodi sistemazione del Brenta, causa di frequenti e disa-strose alluvioni nella Terraferma, progetto che non furealizzato dall’oligarchia veneziana.

Mario Quaranta

CLAUDIO BEVILACQUA, Fra Francesco Dal Bosco daValdobbiadene, detto il Castagnaro (1564-1640) e laprattica dell’infermiero, s.e. [Tip. Kuhar di Trieste],1992, 8°, pp. 351, ill., s.i.p.

Nel 1564, anno di nascita del Castagnaro, moriva aZante Andrea Vesalio, padre dell’anatomia modernaed iniziatore di quella Scuola anatomica padovana chedoveva diventare centro di ricerca ed ispirazione perl’Europa intera, permettendo non solo un approcciocompletamente innovativo allo studio e alla conoscen-za del corpo umano – ricordiamo solamente il Falloppio

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e il Fabrici d’Acquapendente – ma anche il porsi dellebasi indispensabili al nascere della moderna fisiologia– un solo nome, quello di William Harvey, che potégiungere alla dimostrazione della circolazione sangui-gna anche grazie alle ricerche condotte a Padova, che lovide studente.

Ma al di fuori degli Atenei, laddove nella nuovaconcezione della fisiopatologia e della terapia iniziavanoa penetrare nuovi concetti legati alle conquiste dellafisica e della chimica generando gli indirizzi iatrofisicoe iatrochimico, qual era la realtà della pratica giornalieradella medicina? La pubblicazione di questo volume cheriproduce l’edizione veneziana del 1676 de La pratticadell’infermiero – sorta di compendio per il pronto utiliz-zo di chi, senza conoscenze mediche teoriche, si trovassead assistere gl’infermi – risponde a questa domanda, edindirettamente dimostra, col largo apprezzamento chel’opera godé fra i contemporanei, quanto ancora fossevitale e seguita la sia pur morente scuola ippocratica.L’opera, divisa in sei trattati, è infatti chiaramente legataalla teoria ippocratica secondo la quale la malattia rico-nosce il suo nuocleo patogenetico nella discrasia deiquattro umori cardinali: sangue, flegma, bile gialla eatrabile; la guarigione della malattia, opera alla qualedeve cooperare il medico, necessita dell’espulsione del-l’umore corrotto – espettorato, sudore, suppurazioni... –per ristabilire l’equilibrio infran-to, come diffusamentespiega all’inizio del primo trattato l’Autore che via via,nei successivi cinque, esamina un’eterogenea congeriedi “casi repentini” nei quali “l’assistente e caritativoinfermiere” deve “applicar i rimedij proportionati a’ malide suoi infermi”.

Ma chi è l’Autore di questo trattato? La tradizionesuole attribuirlo a fra Francesco Dal Bosco, anche se lapubblicazione avvenne circa vent’anni dopo la suamorte: il Curatore ipotizza, anche sulla base di una certascorrevolezza di linguaggio e – con le limitazionisuaccennate – di una buona cultura medica che difficil-mente fra Francesco, “privo di scolarità e di scarsapratica scrittoria” avrebbe possedute, che degli origina-li appunti manoscritti del frate “siano stati ordinati edelevati a dignità scientifica da qualche medico” rimastoanonimo. Nella sua prefazione il Bevilacqua oltre apresentare l’opera, abbozza anche, coi pochi dati a suadisposizione, la figura di questo infermiere-speziale elo identifica con Francesco Bertuolo nativo di Guia,divenuto francescano nell’Ordine dei Frati minori Cap-puccini ove professò, essendo privo di istruzione, comelaico; fra Francesco esercitò a Padova, Conegliano,Vicenza e infine Venezia. Il Curatore tratteggia ancheuna breve storia dell’Ordine dei Cappuccini, conparticolar attenzione al convento annesso alla chiesa diS. Maria degli Angeli all’Isola della Giudecca ove ilCastagnaro lungamente esercitò e morì.

Nilda Tempini

MARIO MICHELON, Francesco Rubini illuministavaldagnese, medico e viaggiatore tra ’700 e ’800,Valdagno (VI), Comune, 1993, 8°, pp. 144, ill., s.i.p.

“Pieno di desiderio di vedere da vicino la corrente dilava, mi incamminai alla volta di essa; giunto sul lago,il vento che spingeva il fumo esalato dalla corrente, ilcalore e la nebbia che mi offuscava non mi permisero diavvicinarmi quanto avrei desiderato”. Le parole diFrancesco Rubini (1766-1827) si riferiscono alla de-scrizione, che egli fece nel suo diario, di una eruzionedel Vesuvio. Esse documentano due caratteristiche delsuo comportamento: la curiosità e l’idea dell’importan-za dell’osservazione diretta. Due tratti che lo hannoaccompagnato per tutta la vita. Anche quando ottennel’incarico di Ispettore alle fonti minerali di Recoaro,Rubini avviò una serie di osservazioni “sul campo” perconoscere il territorio dove vi erano le sorgenti delleacque minerali. A Napoli, Rubini si era recato perapprofondire i suoi studi medici; durante il viaggioverso la città partenopea soggiornò a Bologna, Firenze,Roma. Il viaggiare fu l’altro elemento caratterizzante lapersonalità del vicentino. Egli infatti, sempre per moti-vi di studio, aveva soggiornato anche a Pavia, dove

frequentò l’Università, e a Milano. In un altro periodo,per aggiornarsi nella mineralogia e nella chimica, eglisi recò in Francia dove poté realizzare il desiderio diavvicinare “i maestri delle scienze moderne”.

La ricostruzione della biografia di Rubini effettuatada Mario Michelon ha l’indubbio merito di attirarel’attenzione su di un personaggio, finora poco noto, chenel suo operare si è richiamato ai “Lumi”. Diviso in dueparti, il volume contiene una cospicua documentazioneche aiuta a comprendere ancora di più un personaggioil cui profilo rappresenta, come ha sottolineato nellaprefazione Paolo Preto, “un nuovo prezioso tassello”nel panorama del “Lumi” veneti.

Cinzio Gibin

CLAUDIO MIOTTO - PAOLO MIOTTO, Storia di San Martinodi Lupari, I: Giambattista Pasinato da San Martino diLupari (1739-1800). Vita, pensiero e opere di unpoligrafo del ’700, San Martino di Lupari (PD), Ammi-nistrazione Comunale, 1993, 8°, pp. 261, ill., s.i.p.

Chi iniziasse per la prima volta la consultazione del“Nuovo giornale enciclopedico d’Italia” di ElisabettaCaminer quasi certamente sarebbe incuriosito dallalunga sigla “P.G.B.D.S.M.” apposta in calce a moltiarticoli, in genere recensioni di opere, contenuti nelperiodico. Lette per esteso, Padre Giambattista da SanMartino, quelle iniziali non rivelano solo il nomedell’estensore degli articoli, ma anche il luogo di nasci-ta e l’appartenenza ad un ordine monastico. La personadi cui si parla è Giacomo Pasinato, nato a San Martinodi Lupari nel 1739, entrato all’età di diciotto anni nellacongregazione francescana dei Cappuccini, assumen-do il nome di Giovanni Battista.

Di questa figura gli autori tracciano un approfonditoprofilo da cui emergono gli interessi scientifici avuti ecoltivati dal frate. L’appartenenza all’ordine francescanonon impedì al Pasinato di dedicarsi con passione e, sidirebbe oggi, con professionalità alle scienze. Egli siinteressò di elettricità, aerologia, magnetismo, veteri-naria, meccanica, meteorologia, medicina, chimica.Dove maggiormente diresse i suoi sforzi fu l’agricoltu-ra, che egli intese come una “macchina” con delle leggiinterne. Da qui l’idea di un riassetto organizzativo delletecniche di coltivazione e dei criteri di irrigazione. Nonsolo, Pasinato pensò anche ad un progetto pedagogicoteso a istruire i contadini affinché superassero quell’at-teggiamento di “passiva attesa” che li caratterizzava.Tutta l’azione del Pasinato era sorretta da un principiogenerale: “rendere il meno possibile infelici gli uomi-ni”.

I due autori, che presentano in appendice una riccadocumentazione, sulla base dell’analisi svolta conclu-dono che Giambattista da San Martino possa conside-rarsi un illuminista moderato.

Cinzio Gibin

Storia della Chiesa

PIERANTONIO GIOS, Disciplinamento ecclesiastico sul-l’Altipiano dei Sette comuni nella seconda metà delQuattrocento. Le visite pastorali dei vescovi di Pado-va, Trento, Civis, 1992, 8°, pp. 209, ill., L. 40.000.

Alla metà del Quattrocento il territorio dei SetteComuni e la prossima fascia pedemontana furono og-getto di un flusso immigratorio di lavoratori tedeschi.La zona comprendeva una quarantina di parrocchie chevivevano in condizione di isolamento rispetto a Pado-va, centro della diocesi. Ne derivarono caos strutturalee organizzativo e vuoto di potere, poiché il vescovo nonriusciva ad esercitare la propria autorità né a far valerele proprie scelte pastorali sul clero tedesco. A questagestione di abbandono si oppose, alla metà del secolo,il vescovo Fantino Dandolo tramite il suo vicario gene-rale Niccolò Grassetto, cui delegò ampiamente funzio-ni di controllo e intervento. Il vicario inviò alcunicollaboratori a visitare l’alto vicentino per effettuareun’indagine conoscitiva. La relazione dei sopralluoghirivelò condizioni disastrose di mal costume e confermòl’estesa piaga del concubinato. Nell’impossibilità ma-teriale di sostituire tutto il personale ecclesiastico, ilGrassetto fu costretto a tollerare la presenza dei curatitedeschi, limitandosi ad interventi di citazioni e ammo-nizioni e operando con oculatezza nella collazione deibenefici vacanti. L’azione del Grassetto non riuscì adessere incisiva ed anzi il clero curato, indifferente aldovere della residenza e della obbedienza al vescovo,approfittando della carenza di vocazioni, passava dauna parrocchia all’altra in ragione di motivazioni eco-nomiche. Diotisalvi da Foligno successe al Grassetto.Ricorse, piuttosto che alla prassi delle visite, a quelladelle convocazioni. Neppure a lui riuscì di incrinare ilcontrollo delle parrocchie esercitato dai preti tedeschi.Il ricambio di uomini e mentalità per porre in crisi ilpredominio tedesco era quanto mai necessario. Il lentoprocesso interessò dapprima le comunità valligiane e siestese gradatamente alla quasi totalità del territorio,come attestano le relazioni delle visite compiute perso-nalmente dal vescovo Pietro Barozzi. Nel 1488 ispezio-nò l’Altipiano per una intera settimana analizzando leforme di sostentamento del clero, lo stato dell’ediliziasacra, catalogando le suppellettili. La situazione, mi-gliorata rispetto alla visita del Grassetto nel 1448,vedeva ancora una discreta ingerenza del clero tedesco.A quindici anni di distanza, nel 1503, il Barozzi compieun’ulteriore visita, dirimendo questioni insorte fra ilclero e i fedeli. La verifica in quell’occasione mostrò unquadro notevolmente mutato: l’impegno riformatoredel vescovo, perfezionando le politiche dei predecesso-ri, aveva allineato le comunità religiose dei Sette Co-muni alle altre della diocesi.

Il volume è l’ottavo della collana “SupplementiCivis”. Al saggio introduttivo seguono in due appendi-ci la Relazione inviata al vescovo da un collaboratoredel vicario generale Niccolò Grassetto, 1448, 19-27febbraio (Padova, Archivio Curia vescovile, Visitatio-nes, I, ff. 43r-46v) e La prima visita pastorale delvescovo di Padova Pietro Barozzi alle chiese dell’altovicentino, 1488, 8 ottobre - 11 novembre (Padova, Ar-chivio Curia vescovile, Visitationes, III, ff. 179v-222r).

Vincenza Donvito

Diocesi di Vittorio Veneto, a cura di Nilo Faldon,Venezia, Giunta regionale del Veneto - Padova,Gregoriana, 1993, 8°, pp. 490, ill., L. 38.000.

Diocesi di Vittorio Veneto, “tra il Piave e la Livenza,dai monti bellunesi al mare Adriatico”. Vittorio Venetoè in realtà nome recente, subentrato nel 1939 allaoriginale denominazione di Ceneda, per aggiornare ilnome della diocesi alla nuova realtà geo-politica diCeneda, fusa con la limitrofa Serravalle, sotto iltoponimo di “Vittorio”, all’annessione del Veneto alRegno d’Italia, in omaggio al primo re, e divenuto“Vittorio Veneto” nei bollettini di guerra emessi duran-te la prima guerra mondiale. Ne raccontano la storia, a

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quattro esperte mani, Rino Bechevolo, Nilo Faldon,Giorgio Mies, Pier Angelo Passolunghi. Uno studiostorico, quindi, ma non solo: piuttosto una ricerca perritrovare il reale e profondo senso religioso di unpopolo nel suo divenire storico. Due le sezioni, unaprima di complessiva trattazione storica, con un’ap-pendice con la serie dei vescovi diocesani, delle pievi eparrocchie affiliate, dei documenti relativi alle visitepastorali alla diocesi, il primo disponibile è del 1474-75. Nella seconda si affronta il problema dell’origine esviluppo della presenza monastica, nelle sue varieforme; il tema del culto dei santi e della pietà popolare,vero specchio della religiosità con la costituzione di unproprio universo di santi. Infine una rassegna dei movi-menti cattolici operanti nella diocesi tra la fine delsecolo scorso e il Concilio Vaticano II . In chiusura, unaricca ed articolata bibliografia sui temi trattati.

Il cristianesimo giunse in questo territorio attraversol’Adriatico, da Oriente, verso la seconda metà del Isecolo. La diocesi di Ceneda venne costituita solo versola fine del VI secolo, prima compresa nella diocesi diOpitergium, l’odierna Oderzo. Dopo il rifiorire delMille, l’inizio della dominazione veneziana di impron-ta giurisdizionalistica, nel 1388, che favorì comunquel’ortodossia e la pubblica moralità con l’appoggio allaRiforma, la fondazione di seminari.... Nel 1797 la finedella Serenissima e l’inizio di un “nuovo mondo”, main cui pure “alla nostra gente, della civiltà contadina,rimase come sottofondo una nobile cultura religiosa epaesana”. Sino ai travagli del secolo scorso e dell’attua-le, con il loro portato di novità rispetto al passato, etalvolta novità di drammatica rottura, soprattutto per ilmondo cristiano, ma anche momento di riscoperta dellavitalità della Chiesa attraverso il sorgere di Movimenticattolici, dalle iniziali difficoltà di sviluppo al succes-sivo consolidamento della propria presenza e attività,dall’Azione Cattolica alle molteplici iniziative in favo-re della gioventù, circoli, collegi, scuole... Ne scaturi-sce un mondo in cui “il tessuto di fede ha il suoepicentro proprio nella base popolare”.

Lorenza Pamato

I “Monumenta reliquiarum” di S. Corona di Vicenza,a cura di Francesca Lomastro Tognato, introd. all’Uf-ficio ritmico di Giulio Cattin, Padova, Antenore, 1992,8°, pp. LXXI-177, ill., s.i.p.

La storiografia veneta, abbandonato il suo atteggia-mento “lagunocentrico”, si è arricchita di questa collanatesa all’edizione di fonti documentarie riguardanti ap-punto l’altro Veneto, la Terraferma. Con questo sestovolume ci si muove nell’ambito dei primi insediamentidei Mendicanti, delle loro modalità, caratteri e promo-tori; studi specifici sono già apparsi sui Minori, mapochi se ne contano a tutt’oggi sull’altra grande fami-glia, i Domenicani. Francesca Lomastro Tognato pub-blica qui un dossier di materiale documentario e narra-tivo attinente al convento e alla chiesa domenicana di S.Corona di Vicenza, i Monumenta reliquiarum; GiulioCattin si è invece occupato dell’Ufficio ritmico per la S.Corona, che si trova nel medesimo manoscritto.Monumenta reliquiarum è titolo moderno, del XVIIsecolo, l’originale è: Tractatus de translatione et festoCorone et de edificatione istius conventus et deindulgenciis et aliis; il manoscritto è conservato nelfondo Gonzati della Biblioteca Civica Bertoliana diVicenza, con segnatura 24.9.16. Il Tractatus è suddivisoin otto capitoli, ma rimane aperta la questione dellacontemporaneità o meno della loro compilazione. Unasola data viene riportata, 1376, posta dall’autore che siindica come frater P.Ç., personaggio non ancora iden-tificato; termine ultimo è l’anno della rilegatura dei varifascicoli, ovvero il 1430. L’autore ricostruisce le vicen-de e i percorsi provvidenziali che hanno portato aVicenza alcune sacre reliquie, frammenti della coronadi Cristo, grazie all’intervento personale del domenicanoBartolomeo da Breganze, primo vescovo della cittàdopo la dominazione ezzeliniana, e la loro azione digrazia sulla città ove diffusa risultava l’eresia catara. Èriportata la precisa documentazione sulla loro autentici-

tà e sulla fondazione, appoggiata dal Comune, dellachiesa e del convento dei Predicatori, nel 1260. Segue ladescrizione delle celebrazioni liturgiche e delle normestatutarie previste per la solennità, religiosa e civica,della Corona, con l’Ufficio ritmico, testi e melodie, pertale festa: il formulario occupa nel manoscritto i ff. 48r-36r, distribuito in due fascicoli, il secondo dei quali ècopia del primo. Cattin, raffrontatone il testo agli altrinoti per la medesima ricorrenza, sette, riconosce che“sotto un profilo generale la prima stesura del formula-rio vicentino è conforme al prototipo domenicano di S.Sabina” di Roma.

Nell’ultimo capitolo si leggono tre sermoni sullatranslatio delle reliquie, attribuiti a Bartolomeo. Diver-se, e complementari, le possibili chiavi di lettura diquesto testo, “agiografia sui generis” di Bartolomeo,“episcopus vincentinus, vir vite laudabilis et moribusac scientia approbatus”, strumento provvidenziale perla translatio, o “composizione storica dettata dal gustopersonale dello scrittore o dalla necessità di difenderele reliquie dall’incredulità diffusa”, soprattutto ad ope-ra delle resistenti frange catare.

Lorenza Pamato

AA.VV. , Istituti e Congregazioni religiose nel Veneto,a cura di Gianpaolo Romanato e Gianni A. Cisotto,Padova, 1993, pp. XXV-485, s.i.p.

Napoleone prima e i piemontesi poi hanno emanatoleggi che hanno soppresso, secolarizzato o espropriatogli ordini religiosi, per cui i vecchi ordini hanno dovuto,per sopravvivere, ripensare in termini nuovi la loropresenza e funzione nella società civile. Ma proprioquesto azzeramento ha creato le condizioni per lanascita di un notevole numero di nuove congregazioni,soprattutto femminili, impegnate attivamente nel so-ciale; nel breve volgere di qualche decennio è cosìradicalmente cambiato il panorama di queste istituzionireligiose nel Veneto. Basti pensare che sono sorti 183nuovi istituti femminili e 23 maschili, mentre nei tresecoli precedenti le nuove fondazioni erano state intutto 43. Siamo in presenza di un fenomeno di grandiproporzioni quantitative e qualitative, tali cioè da mo-dificare profondamente l’organizzazione ecclesiasticacomplessiva e i suoi rapporti con la società veneta. Edè proprio la massiccia presenza delle religiose l’aspettopiù innovativo; la vita religiosa femminile si trasformadal precedente modello contemplativo in uno attivo,per cui si può parlare di un vero e proprio femminismoreligioso che precede, nel Lombardo-Veneto, quellolaico. I nuovi ordini femminili si dedicano infatti aservizi di pubblica utilità: l’assistenza, l’istruzione, ilrecupero delle fasce marginali come gli anziani, leprostitute. Si tratta di un fenomeno poco conosciuto mache ha inciso profondamente nella società veneta, de-terminando un forte radicamento della Chiesa che si èprolungato nel tempo.

Con quest’opera, realizzata da un gruppo di studiosi(I. Bassani, G. Butturini, G. Cisotto, F. De Vivo, S.

Tramontin) diretti dallo storico padovano Romanato, siha un censimento di tutti questi istituti operanti nelVeneto; ad essi è stato inviato un questionario che haconsentito la raccolta di una grande quantità di dati.Infatti le risposte sono state redatte sulla base deidocumenti d’archivio delle congregazioni interpellate,per cui ora se ne conoscono con esattezza i dati anagrafici,i settori di attività, l’andamento vocazionale, la loroespansione anche all’estero. Ne esce una mappa stori-camente attendibile di questa realtà fino ad oggi nasco-sta, e che storici cattolici e laici non avevavo maisottoposto a una accurata indagine come questa.

Mario Quaranta

RITA DE DEA, Una parrocchia dal fascismo al VaticanoII. La parrocchia di S. Maria del Rovere a Treviso dal1934 al 1964, Treviso, Comune - Assessorato alDecentramento, 1994, 8°, pp. 143, s.i.p.

Con la presentazione del sindaco di Treviso e dell’exvescovo della diocesi, l’Assessorato al Decentramentopubblica questa tesi di laurea discussa a Roma, pressol’Istituto universitario pareggiato di Magistero “MariaSS. Assunta”, nell’anno accademico 1986/87. È unaricostruzione del trentennio di parroccato di don GinoLongo dal fascismo al Concilio Vaticano II e, contem-poraneamente, uno studio di un quartiere popoloso,extra moenia, che ha sempre avuto una sua configura-zione precisa nel contesto più ampio della vita cittadi-na. Storia religiosa e storia sociale sono lette da unaprospettiva di sociologia religiosa in cui geografia,storia, economia, pietà religiosa, mentalità e culturaformano un tutto originale, tenuto insieme dal collantepersonologico di un parroco dotato di qualità umane epastorali non comuni. La parrocchia vi figura comecentro propulsore di una cultura di comunità che, nelvuoto di altre organizzazioni laicali, non può che essereletta con valenze positive. Le ricerche archivistiche chesostengono questa indagine (Archivio di Stato,Vescovile e Parrocchiale), unitamente a quelle sullastampa locale, consentono all’Autrice di tratteggiarecon precisione le vicende storico-sociali del cattolice-simo trevigiano da Corazzin a Stefanini, passando perle migliaia di aderenti all’Azione Cattolica che vedeva-no nel Partito Popolare un momento politico di aggre-gazione e di espressione. Il Prefetto Vaccari segnala,con una riservata del 9-7-1935 al Questore, che questamassa “domani può diventare in poche ore il più poten-te e forte partito d’Italia”. Perché questa massa perico-losa, potenzialmente antifascista, sia diventata gra-dualmente afascista, non è tema d’indagine di questolavoro che la politica lascia un po’ sullo sfondo, centra-to com’è, invece, sulla religiosità privata e collettivache stava a cuore al parroco, quasi un rifugio dal mondodi cui, tuttavia, coglie l’aspetto doloroso nella vita diogni giorno dei suoi parrocchiani. Questo mi sembral’aspetto più interessante della ricerca per l’empatia chela anima e che si spiega per essere l’Autrice nata evissuta nel quartiere di cui descrive le vicissitudini.Attraverso tre rapidi capitoli – La parrocchia nel con-testo storico ed ecclesiastico; Vita parrocchiale a S.Maria del Rovere; S.M. del Rovere verso il rinnova-mento del Vaticano II – si leggono le vicende umane diun quartiere che si identifica con la sua parrocchia e colsuo leader. Storia parziale, sicuramente, ma anch’essaessenziale per un modello veneto che non ha avuto, esembra non avere, alternative. Prototipo di una storiatutta da scrivere, almeno per i quartieri di Treviso, eche, anche per questo, va incoraggiata.

Alfio Centin

Presenze ebraico-cristiane nelle Venezie, a cura diGiuseppe Dal Ferro, Vicenza, Rezzara, 1993, 8°, pp.263, L. 25.000.

Il quadro delle presenze delle chiese ebraico-cristia-ne nelle Venezie emerge dai numerosi contributi checoncorrono a comporre il volume curato da G. Dal

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Ferro e teso ad “illustrare il pluralismo religioso nelleVenezie”. Date le peculiarità riscontrabili nelle singolerealtà geografiche che insieme formano il territoriodelle Venezie, una prima parte è dedicata al pluralismoreligioso del Veneto, una seconda al Trentino-AltoAdige e al Friuli-Venezia Giulia; in conclusione unaterza parte per tracciare le prospettive ecumenichefuture. In primo luogo una panoramica storica sullediverse presenze, cresciute l’una accanto all’altra, maspesso senza reale conoscenza reciproca e soprattuttocoabitazione di comodo, economica o politica ma nonreligiosa. Le Venezie, per la loro collocazione, si sonoprestate nella storia ad essere terra di incontro/scontrodi diverse popolazioni, ciascuna con il proprio portatoculturale e religioso. Ne è risultato un panorama fatto direaltà cresciute affiancate, seppur col predominanteruolo della componente cattolica. Nel Veneto, compli-ce e prezioso alleato la Serenissima, che in nome diinteressi politici ed economici ha accolto con pragmaticatolleranza ebrei, nel ghetto dall’inizio del XVI secolo,ortodossi e protestanti, armeni, chiese evangeliche ealtre chiese cristiane. Nel Trentino-Alto Adige, dasempre punto d’incontro tra mondo germanico ed ita-liano, con Trento sede dello storico Concilio tra riformae conservazione ove si affrontarono, uscendone divise,due diverse concezioni della Chiesa, ma dove chiesedelle due matrici hanno coabitato. Nel Friuli, altraregione di confine e di convivenza di popolazionidiverse, con Trieste resa città cosmopolita sotto l’illu-minato governo di Maria Teresa d’Austria. Tutta laRegione, inoltre, è stata interessata in quest’ultimosecolo dal cospicuo fenomeno di mobilità sociale de-terminato dalle profonde trasformazioni economiche eculturali. Tolleranza, quasi sempre, ché certo non man-carono episodi contrari, ma non ancora un vero spiritoecumenico, di dialogo e reciproca comprensione chesolo ultimamente si sta affermando. Rendono ora piùvivo ed attivo questo clima i molti centri sorti e lemanifestazioni in essi nate per promuovere la forma-zione ecumenica, spia di una nuova sensibilità che, loauspica Dal Ferro nell’introdurre il volume, permettamaggior senso critico nell’accostarsi ad altri “credo”, ilpropagarsi di iniziative ed attività non elitarie marealmente formative coinvolgenti le comunità di base,a partire dalle parrocchie. Ultimo nato è il problemadella diffusione delle sette, di varia matrice, vagamentecristiana, orientaleggiante o esoterica, e del loroproselitismo, a volte perseguito con mezzi del tuttodiscutibili. Infine la recente presenza, l’Islam, importa-to con le ondate migratorie della povertà africana, in cuil’elemento religioso diventa carattere distintivo di unaidentità attaccata da più parti.

Lorenza Pamato

SERGIO RAVAGNAN, Un viaggio meraviglioso. Le fiabedi Padre Raimondo, Chioggia (VE), Oratorio SecolareSan Filippo Neri, 1992, 8°, pp. 154, ill., L. 30.000.

In una elegante veste grafica vengono presentate lefiabe di Padre Raimondo Calcagno (1888-1964), sacer-dote della congregazione di San Filippo Neri. La pub-blicazione si inscrive entro la serie di iniziative pro-mosse dall’Oratorio dei Filippini di Chioggia per cele-brare questo sacerdote, in favore del quale, essendostata ritenuta di eccezionale valore la sua testimonianzadi fede, nel novembre 1991 è stata aperta una causa dicanonizzazione.

Calcagno aveva rivolto il suo impegno sacerdotalealla formazione dei fanciulli e dei ragazzi; in taleprospettiva la fiaba era divenuta un elemento portantedella sua azione pedagogica. Per i suoi allievi, tra i qualil’autore del volume, il momento della fiaba era “centra-le” ed era atteso come un “appuntamento speciale”. Ilsacerdote era attento sia alla preparazione del testo siaalla narrazione perché la fiaba doveva raggiungere loscopo prefissato, quello di affascinare il giovane pub-blico. Attraverso i manoscritti lasciati da Padre Calca-gno, Sergio Ravagnan ha ricostruito il lavoro svolto dalsacerdote, consistito nell’inventare testi, nel rielabora-re e fondere contenuti che alla fine, dopo l’intervento

del sacerdote, risultavano nuove creazioni, utilizzateper comunicare ai giovani i “principi fondamentali delmessaggio cristiano”. Da qui un’attenzione alla funzio-ne della morale che, attraverso la proposta di buonisentimenti, doveva portare alla assunzione o interioriz-zazione dei valori cristiani.

Sull’uso della fiaba nella pedagogia di Padre Calca-gno è da chiedersi se il sacerdote rendeva consapevolii suoi giovani uditori della possibilità di modificare ciòche egli raccontava. In altri termini, come egli, moltointelligentemente, si discostava liberamente da un sog-getto per narrare quello che gli stava a cuore, i suoiallievi sapevano che potevano fare lo stesso nei con-fronti delle sue affabulazioni? Non è un quesito disecondaria importanza perché, a seconda della risposta,si hanno approdi pedagogici differenti. È stato proprioCalvino, a cui si fa riferimento nel testo e nellabibliografia, a indicare nella libertà di non dovere“ripetere triti motivi” la “morale vera” delle fiabe. Unapproccio antidogmatico fatto proprio da attuali ten-denze pedagogiche. Un’impostazione dell’accostarsialla fiaba che rifiuta una passiva accettazione dei mo-delli e giudizi di valore in essa contenuti e che invecerivendica la possibilità della divergenza da parte di chiascolta e la disponibilità, da parte di chi narra, difavorire la consapevolezza della possibilità di questodivergere.

Cinzio Gibin

Lingua e Tradizioni

LUIGI PIVA , Nella terra dei dogi. Vita del popolo venetonei secoli XVI-XVIII, Camposampiero (PD), Edizioni DelNoce, 1993, 8°, pp. 337, ill., L. 40.000.

Nei manuali scolastici la storia di una città comeVenezia viene trascritta riportando i nomi dei Dogi chel’hanno dominata nei secoli, raccontando le loro lotte dipotere, accennando brevemente all’economia dellaRepubblica. Un percorso storico diverso, invece, civiene offerto da Luigi Piva che in quest’opera analizzaaspetti peculiari della vita sociale e politica della Sere-nissima dal XV al XVIII secolo. Con la raccolta ditestimonianze, documenti, giudizi di letterati e artistidell’epoca sui vizi e le virtù dei veneziani, l’autore cioffre uno spaccato sul mondo delle osterie, dei casini,delle calli e dei campielli; ci racconta come si diverti-vano gli abitanti in laguna e le popolazioni di terrafer-ma, quali erano i passatempi, le feste e i giochi da loropreferiti; ci fa capire come funzionava la giustiziadescrivendoci episodi di criminalità diffusa.

Di tutto si può dire dei veneziani di allora ma non chefossero privi del senso del piacere, tanto che nel 1509si contavano in laguna 11.654 mamole, le prostitutelocali senza distinzione di censo. In questo secolo ilgoverno si trovò costretto a legiferare per estirpare ilvizio della sodomia, concedendo alle mamole di adescare

i forestieri a seno scoperto allo scopo di far ragionaremeglio gli uomini che preferivano le persone del lorostesso sesso. Ma tutte le leggi per contrastare il diffusolibertinaggio erano destinate a fallire, così come falli-vano o venivano raggirate le leggi contro il giocod’azzardo. I veneziani amavano giocare al lotto, a carte,a tombola, organizzando bische clandestine dappertut-to. Botteghe di barbieri, osterie, casini erano luoghipromiscui frequentati da nobili e plebei dove si con-trabbandava gioco e sesso. Persino negli edifici sacridelle chiese si giocava d’azzardo e molti erano i pretiche si lasciavano contagiare dal vizio. Nonostante itentativi proibizionisti del governo, la gente continuavaa giocare e le autorità si videro costrette ad ufficializzareun gioco come il lotto, proponendolo come una istitu-zione di beneficenza per il restauro di chiese e palazzi.

Dall’opera di Piva ricaviamo una molteplicità dinotizie curiose che fanno luce sulle origini di vecchiproverbi utilizzati nel nostro linguaggio comune.L’esempio più singolare ci viene fornito dal raccontodel gioco della gatta che si era diffuso a Venezia nelSeicento e si svolgeva durante il periodo del Carnevale.Il gioco, assai macabro, si effettuava nei campi cittadinie vedeva contrapposti un uomo con la testa rasata e unagatta legata ad un palo ad altezza d’uomo, con le gambelibere e il cranio pelato. Tra il tifo degli spettatoril’uomo doveva uccidere la gatta a colpi di testa el’animale poteva difendersi usando unghie e denti. Daquesto gioco, con cui i veneziani affermavano in modoviolentemente simbolico la loro supremazia sulla natu-ra e sugli animali, deriva il detto popolare è una bruttagatta da pelare.

Carlo Zilio

ANTONIO CAUZ, Toponomastica cordignanese, Cordi-gnano (TV), Comune - Vittorio Veneto (TV), TIPSE,1992, 8°, pp. 199, ill., s.i.p.

Col patrocinio del Comune di Cordignano (in pro-vincia di Treviso, agli estremi orientali della nostraregione), esce questo volumetto che illustra i nomi diluogo del territorio comunale; viene presa in considera-zione sia la toponomastica urbana (cioè i nomi delle vie,per un totale di 157 lemmi) sia la toponomastica tradi-zionale (con i 156 nomi di località che costituiscono iltessuto territoriale di Cordignano). È chiaro che le dueparti che costituiscono l’opera hanno una fisionomiaben diversa; le pagine dedicate alla toponomasticaurbana raccolgono, infatti, nomi moderni, per la mag-gior parte non motivati dalla tradizione locale, tali chepotrebbero occorrere nel repertorio stradale di qualun-que località (sono nomi di personaggi illustri, da Dantea Carducci, da Guardi a Canova, o nomi legati a luoghio eventi bellici, da Col di Lana a Monte Grappa,Montello, Monte Nero ecc.); anche se non mancano,certamente, nomi più collegati alla realtà del comune odelle località vicine (ad es. le vie o piazze XII novembre1944, Brigata Osoppo, Cima da Conegliano). L’illu-strazione di questi toponimi urbani non può che esseredi tipo enciclopedico, deve cioè riportare i motivi cherendono memorabili personaggi o luoghi onorati dalnome della via o della piazza; oltre a ciò, l’autoreinforma sulla collocazione topografica della strada chedal personaggio illustre o dal luogo importante riceve ilnome, l’eventuale storia, anche antica, della zona (conrinvio a documenti archivistici), la menzione degliedifici importanti che nella via si trovano.

Diversa, e più interessante per il “foresto”, è latrattazione dei toponimi tradizionali, siano essi nomi distrade e vie (in genere periferiche) oppure nomi dilocalità, fiumi, avvallamenti del territorio comunale.Qui il discorso si fa toponomastico in senso più stretto;prevale la spiegazione etimologica, con chiarimenti che,noti agli studiosi, risultano invece spesso nuovi per iparlanti, residenti e non (così campo della lovèra o dellalovièra è collegato al dialettale lovo “lupo”; in strada deicao, cao corrisponde all’it. “capo”; la località talpon nonha nulla a che fare con le talpe, ma col nome veneto-settentrionale per “pioppo”; le vizze risale al longobardowiffa “mannello di paglia che viene posto come simbolo

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di possesso”, e non è altro che una variante del toponimo,diffuso in più parti del Veneto, Guizza).

C’è solo da lamentare che la consultazione delvolume è resa purtroppo difficoltosa dalla mancanza diun indice generale alfabetico dei toponimi.

Michele A. Cortelazzo

REMIGIO RUZZANTE, Proverbi meteorologici veneti,present. di Edmondo Bernacca, Teolo (PD), Centrosperimentale per l’idrologia e la meteorologia - Vene-zia, Regione del Veneto, Dipartimento per l’agrome-teoro-logia, 1993, 16°, pp. 31, ill., s.i.p.

Nelle tradizioni popolari esistono delle previsionimeteorologiche per il giorno, per il mese o addiritturaper l’intera stagione successiva, basate sull’osservazio-ne del cielo, sull’ascolto del canto degli uccelli e deglianimali domestici in genere. Queste previsioni sono dasempre accompagnate da antichi proverbi tramandatidi famiglia in famiglia che diventano cantilene neigiochi di bambini o ninne nanne da canticchiare primadi dormire. Remigio Ruzzante, aiutato dal Centro spe-rimentale per l’idrologia e la meteorologia di Teolo, haraccolto tali proverbi diffusi nel Veneto in un librotascabile consultabile mese per mese. Dalla saggezzadei detti popolari possiamo attingere a piene mani percapire se il nuovo anno avrà un tempo buono e diconseguenza porterà con sé buoni raccolti. Raccontanoi proverbi: temporale de Genaro porta un ano avaro. Edi cattivo auspicio è pure la pioggia durante la giornatadel Venerdì Santo perché di sicuro piove Magio tutoquanto. Ma se vogliamo avere previsioni del tempogiornaliere dovremo fare attenzione al canto del gallo,perché quando canta fora de ora el tempo va in malora.

Carlo Zilio

ADA E REMO DOLCE, Tradizioni popolari della Marcatrevisana, a cura della Biblioteca comunale di Cison diValmarino, Vittorio Veneto (TV), Kellermann, 1992,rist. anast. Treviso 1938, 16°, pp. 75-IX, ill., L. 15.000.

Ristampare oggi un libro sui costumi e le tradizionidei contadini della marca trevigiana negli anni delfascismo è sicuramente un significativo contributoculturale per mantenere viva la memoria collettiva delVeneto, per ricordarci come si viveva nelle campagnesolo sessant’anni fa. Nel caso dell’opera di Ada e RemoDolce, pubblicata per la prima volta nel 1938, è oppor-tuno tenere presente lo spirito idilliaco con cui moltiscrittori dell’epoca raccontavano la vita dei contadini.Certamente il regime politico autoritario non vedeva dibuon occhio la divulgazione di altri aspetti concretidella quotidianità del contado fatta di stenti e di oppres-sione. Accostandoci con disincanto alla lettura di que-sto libro si potrà seguire con curiosità lo svolgersi dellavita delle madri tra riti e superstizioni, dal momentodella nascita alla crescita dei figli; i passaggi di età deiragazzi abbinati alle cerimonie religiose, al serviziomilitare, al magico fidanzamento fino al sospirato ma-trimonio, usanze, in parte, valide ancora oggi.

Carlo Zilio

Scienze sociali

REGIONE DEL VENETO, Cittadino e diritti umani. Leggi,atti e documenti, a cura del Dipartimento per le politi-che e la promozione dei diritti civili, Venezia, Regionedel Veneto - Marsilio, 1992, 8°, pp. 233, s.i.p.

Il Dipartimento per le politiche e la promozione deidiritti civili della Regione Veneto propone, in vesteriveduta ed aggiornata, il saggio Cittadini e dirittiumani; si tratta della raccolta di una serie di documentiregionali, nazionali ed internazionali aventi come temala difesa e la salvaguardia dei diritti della persona. Latutela della dignità umana ha trovato negli anni semprepiù convinte adesioni; dalla “storica” Dichiarazioneuniversale dei diritti dell’uomo delle Nazioni Unite(1948), la materia si è arricchita di tematiche diverse, inegual modo inerenti alla difesa dei diritti civili dell’uo-mo come persona e come individuo operante all’inter-no di un contesto sociale. Lo stato italiano si è anche direcente distinto per una serie di leggi aventi per oggettoparticolari aspetti della difesa dei soggetti più deboli:basti pensare alla legge 10/1991 (parità uomo-donna nelmondo del lavoro), oppure alla legge quadro sulvolontariato del 1992, o, in chiave storica, all’adesionead importanti convenzioni internazionali quali la Cartasociale europea (1961) e la Dichiarazione finale, in temadi diritti dell’uomo, della Conferenza di Helsinki (1975).

Nel particolare aspetto della difesa dei diritti deicittadini si è impegnata anche la Regione Veneto; leggiregionali sono state approvate sin dal 1984 in materia diimmigrazione ed emigrazione, per l’eliminazione dellebarriere architettoniche a favore dei portatori di handi-cap, per la difesa e la tutela dei minori e delle donne. Unpanorama normativo ampio, giunto ad incentrarsi an-che su particolari aspetti della vita sociale, come i dirittidei consumatori, l’istituzione della figura del difensorecivico, o il sostegno ai compiti educativi delle famiglie.In questo quadro generale è poi degna di nota la leggeregionale n. 18 del 30 marzo 1988, “Interventi regionaliper la promozione di una cultura di pace”, che ha postola nostra regione all’avanguardia in Italia in tema dipromozione e sviluppo di una reale e concreta culturapacifista e nonviolenta. Un insieme di norme articolatoe complesso, ma che trova una sua ragion d’essere nelletrasformazioni avvenute negli anni a livello socio-economico: l’ambito della sfera dei diritti del cittadinosi è allargato, sino a comprendere settori prima ritenutiad essa estranei. Nuove prospettive e problematiche,figlie di una struttura sociale mutevole ed in continuocambiamento. Il testo Cittadini e diritti umani vuoleforse essere questo: un momento di analisi e riflessionesu ciò che è stato fatto, strumento utile e necessario perstimolare idee ed iniziative per il futuro.

Claudio Rossi

GIANVITTORIO PISAPIA, Viaggio nella realtà delle vittimedi reato: prima tappa, Padova, Centro Iniziative Vitti-ma - Milano, Decembrio, 1993, 8°, pp. 27, s.i.p.

ANNAMARIA BENES, Valutare azioni per le vittime direato, Padova, Centro Iniziative Vittima - Milano,Decembrio, 1993, 8°, pp. 60, s.i.p.

Con questi due primi volumi il “Centro IniziativeVittima di Reato” di Padova – esperienza finora unicanel territorio italiano – si offre all’attenzione di un piùvasto pubblico proponendo una sintesi delle attivitàfino ad oggi intraprese, con particolare riferimento allefasi iniziali di preparazione e avvio dei progetti, e alproblema della valutazione del lavoro svolto. In tema direati e loro vittime, è grazie all’impegno congiunto delComune di Padova e dell’Assessorato ai Servizi Socialidella Regione del Veneto che presero il via – rispettiva-mente nel 1987 e nel 1989 – il “Progetto Carcere” e leattività del “Centro Iniziative Prevenzione e Tratta-mento”. I risultati di queste prime ma incoraggiantiesperienze furono pubblicati in alcuni volumi, tra iquali ricordiamo: Presente e futuro della riformapenitenziaria: sua attuazione e ruolo degli Enti locali.

Atti del Convegno, in collaborazione con la Direzionedegli Istituti di Pena di Padova e il Ministero di Graziae Giustizia,1988; Perché il Progetto Carcere, 1990; Ilrischio di fare tilt. Giocando con le regole, 1990; Nonbasta dire..., 1990; Il teatro come evento, 1990; Ilcerchio nell’isola, progetto a cura del Tam TeatroMusica, 1993.

In particolare, gli interessi del Progetto Carcereerano duplici: utilizzare il periodo di carcerazione peril reinserimento sociale e lavorativo, possibilmenteattraverso il ricorso a misure alternative alla detenzio-ne, e giungere ad elaborare un modello di interventostrettamente mirato alla prevenzione. Ed è propriolavorando a livello di prevenzione che gli sforzi – tesia “restringere lo spazio sociale che rende ogni cittadinopotenziale vittima di situazioni socialmente negative”– portarono alla nascita del “Centro Iniziative Vittima”.Tra il mese di ottobre del 1992 e quello di gennaio del1993 il CIV si è dedicato alla messa a fuoco dell’area-problema “vittima”, in particolare attraverso una seriedi interviste fatte a vittime di scippi e – parallelamente– ad esponenti delle Forze dell’Ordine, delegando ad ungruppo di operatori il lavoro sul territorio e ad unaéquipe di psicologi il rapporto con l’utenza. Occuparsiesclusivamente della vittima di reato, però, sarebbelimitante; ecco perché il CIV prende in considerazioneanche i problemi legati alle politiche sociali degli EntiLocali, al controllo del territorio e al funzionamentodelle agenzie preposte al recupero degli autori di reato.

Susanna Falchero

VALERIO BELOTTI, Fuori dal porto. Primi risultati di unaricerca sui delegati della FIM, Venezia-Mestre, Fonda-zione Corazzin, 1993, 4°, pp. 52, ill., s.i.p.

VALERIO BELOTTI, Osservatorio sui lavoratori dipen-denti nel Veneto. Prima rilevazione, Venezia-Mestre,Fondazione Corazzin, 1993, 4°, pp. 74, ill., s.i.p.

La collana ricerche della Fondazione Corazzin con-tinua a proporre con puntualità dati e spunti di riflessio-ne sulla realtà socio-economica del Veneto. I numeri 14e 15 della serie, curati da Valerio Belotti, analizzanodue differenti aspetti del mondo del lavoro.

Fuori dal porto, ricerca promossa dalla FIM-CISL delVeneto, affronta il problema del ruolo, dell’operatività,dell’incidenza sociale e delle possibilità di evoluzionedell’azione dei delegati sindacali. In un momento sto-rico in cui il sindacato “non rappresenta un luogo diforti ed omogenee identificazioni collettive”, la suaazione sembra costretta sempre più in spazi ristretti“che tengono conto di altri spazi, prevalentementeprivati, che ad esso si giustappongono e, a volte, lodominano”. La militanza sindacale ha radicalmentemutato modi operativi e punti di riferimento, fuoriu-scendo progressivamente da quella dimensioneoperaistica che ne era stata in anni recenti contenitoree contenuto ad un tempo. È interessante quindi analiz-zare il livello cui è giunto il processo di trasformazionedella militanza sindacale, rilevando quegli elementi diinnovazione che possono apparire, in un primo mo-mento, segnali contraddittori di un’involuzioneirreversibile del ruolo stesso del sindacato nella perce-zione dei militanti e dei lavoratori. Da questa ricercaemerge che, nella vita del sindacato, tre sono i legamiche si sono allentati negli anni più recenti: col mondocattolico, con la politica in senso stretto (partiti), con labase storica dei vecchi militanti. Questi dati risultanodall’analisi delle risposte ai questionari assegnati aipartecipanti ai congressi comprensoriali della FIM delVeneto svolti nel marzo e nell’aprile del ’93.

La ricerca sui lavoratori dipendenti prende invece lemosse da un sondaggio condotto presso un campionerappresentativo dei lavoratori dell’industria e del ter-ziario presenti in Veneto. Per la prima volta la nostraregione è al centro di un’indagine che coinvolge ilavoratori dipendenti collocati in tutti i settori occupa-zionali, siano o meno iscritti ai sindacati. Si tratta dellapremessa iniziale di un “osservatorio” sugli atteggia-menti e le opinioni dei lavoratori dipendenti che la CISLdel Veneto ha affidato alla Fondazione Corazzin. Gli

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argomenti affrontati vanno dalle considerazioni deilavoratori sull’evoluzione della propria condizione (an-che in relazione a quella di altri gruppi sociali) alle lorovalutazioni sui principali contenuti politico-culturalidell’azione sindacale, dai rapporti tra sindacati e altrisoggetti organizzati – per esempio i partiti – ai livelli disindacalizzazione delle diverse zone regionali. Un’in-tera sezione è poi dedicata agli orientamenti dei lavora-tori verso la politica. Tra i risultati emersi, che segnanonettamente i contorni del cambiamento, vi è la scom-parsa delle questioni retributive tra le priorità indicatedai lavoratori, mentre emergono le istanze di partecipa-zione al governo d’impresa la cui crescente diffusione“segnala l’obsolescenza di modelli antagonistici cheavevano trovato in passato un certo seguito, ma che orasembrano avere fatto il loro tempo”.

Marco Bevilacqua

AA.VV ., L’economia del Nord-Est. Strategia di inte-grazione e ruolo delle Finanziarie regionali, a cura diFriulia, Tecnofin Trentina, Veneto Sviluppo, Padova,Cedam, 1993, 8°, pp. 381, ill., s.i.p.

Questa pubblicazione è un’iniziativa editorialedell’Assofir (Associazione Nazionale Finanziarie Re-gionali) che raccoglie i risultati di una ricerca e delsuccessivo convegno, tenutosi a Venezia nel 1992,promossi dalle Finanziarie regionali Friulia, TecnofinTrentina e Veneto Sviluppo. L’obiettivo, partendo daun’analisi delle prospettive di azione di questi organi-smi di fronte al rapido mutamento del contesto socio-economico, è quello di “costruire uno scenario affida-bile come punto di partenza per elaborare risposte nonconvenzionali alle nuove domande emergenti dalleimprese”. Di qui l’intento dichiaratamente operativo diquesto testo, che pone l’accento sul fabbisogno dimezzi finanziari delle imprese del Nord Est inteso nonpiù solo dal punto di vista quantitativo, ma anche sottol’aspetto qualitativo.

Il libro consiste di due parti, di cui la prima (L’eco-nomia del Nord Est a confronto: un’analisi sui bilancidelle imprese), oltre a una disamina a vasto raggio diEnzo Rullani del “sistema Nord Est” come area adaltissima densità di innovazione e specia-lizzazioneproduttiva, ospita i contributi di Sergio Faccipieri,Giuseppe Volpato, Sergio Albertini e Mario Volpe,rispettivamente dedicati al Veneto, al Trentino-AltoAdige e al Friuli-Venezia Giulia. Si tratta di una sortadi bilancio decennale della realtà delle imprese delNord Est dal quale emerge la presenza dei problemicongiunturali di cui tutti sono a conoscenza, ma nelcontempo appaiono evidenti i segni di consunzione diquei margini di vantaggio sui quali si erano costruiti, inprecedenza, i buoni risultati di fronte alla concorrenzaesterna. La seconda parte (Il ruolo delle FinanziarieRegionali: le nuove strategie per il sistema Nord Est) sicompone degli interventi di vari autori ed è la riprodu-zione della tavola rotonda conclusiva del convegno.L’attenzione è qui fissata sull’individuazione di speci-fici settori di innovazione “in cui le iniziative delle treFinanziarie Regionali possano essere coordinate, inmodo da dare loro un respiro non localistico e unaconsistenza economica assai più soddisfacente”.

Le prospettive strategiche di consolidamento e svilup-po delle imprese del Nord Est prevedono la concorrenzialitàcome elemento principale; ecco quindi che la domanda el’offerta di servizi finanziari costituiscono, oggi, una dellechiavi di volta dell’intero sistema produttivo.

Marco Bevilacqua

AA.VV. , Forme e processi di valorizzazione turistica.Ambiente, imprenditoria e lavoro nelle località bal-neari, a cura di Maurizio Gambuzza e Mariano Sartore,Milano, Angeli, 1993, 8°, pp. 299, ill., L. 42.000.

Questo libro, risultato di una ricerca condotta dall’IresVeneto per conto della Camera di commercio, indu-stria, artigianato e agricoltura di Venezia, propone un

approccio di tipo globale al problema del turismolocale. Negli ultimi anni, dopo che si è esaurita la fasedi crescita incondizionata che aveva caratterizzato gliscorsi decenni, il movimento turistico si è progressiva-mente orientato verso valutazioni di ordine qua-litativo.In altri termini, di fronte a un’offerta sempre più estesae ricca, al suo interno, di dinamiche concorrenziali, ladomanda turistica si è affinata, indirizzandosi versoproposte di alta qualità globale.

I due curatori del volume, Mariano Sartore e Mauri-zio Gambuzza, entrambi esperti di pianificazione terri-toriale, partono dall’analisi dei concreti processi divalorizzazione turistica messi in atto in alcune localitàbalneari venete per individuare prospettive e limitiimprenditoriali, territoriali e occupazionali del prodot-to turistico locale. Il libro è composto da un capitolointroduttivo (Temi dello sviluppo turistico nella fase di“maturità” ) e da due parti tematiche. Nella sezioneintroduttiva, oltre che sull’individuazione delleproblematiche caratterizzanti gli anni ’80 nelle localitàa turismo consolidato (congestione e degrado ambien-tale, qualità dell’offerta ospitale, destagionalizzazionee diversificazione del prodotto), ci si sofferma suiconcetti di “cultura imprenditoriale” e “cultura del-l’ospitalità”, considerati centrali in un’analisi compa-rata dei vari aspetti della gestione turistica di un territo-rio. La prima parte cerca di far luce sulla strutturaimprenditoriale e sulle caratteristiche del mercato dellavoro turistico, essendo dimostrato che, “nonostante ilrilievo e l’importanza economica assunta nel nostroPaese – e nel Veneto in particolare – dalle attivitàturistiche, [...] non vi è settore ‘tradizionale’ menoconosciuto e studiato”. Tra gli argomenti qui affrontativi sono i modelli di offerta turistico-ricettiva, i canali diaccesso al lavoro, i percorsi formativi e di qualificazio-ne della manodopera, i segmenti del mercato del lavoroturistico. La seconda parte prende in esame l’andamen-to dello sviluppo turistico di quattro località balnearivenete: Bibione (Problemi di organizzazione dell’of-ferta turistico-residenziale: il caso di Bibione), Jesolo(Jesolo: da località balneare a città ludica?), il Cavallino(I percorsi di una ristrutturazione senza crisi: il Litora-le del Cavallino), Sottomarina (Chioggia-Sottomari-na: le problematiche del declino). Ogni indagine è statacondotta seguendo rigorosi criteri di raccolta delleinformazioni e di sistemazione dei dati economici,sociali e demografici. Il quadro che ne risulta è senzadubbio completo e costituisce un vero e proprio stru-mento conoscitivo per tutti gli operatori del settore.

Marco Bevilacqua

Ambiente - Scienze naturali

FONDAZIONE GIOVANNI ANGELINI - CENTRO STUDI SULLA

MONTAGNA, Gli insediamenti umani come controllodella vulnerabilità della montagna. Atti 1991, a cura diAndrea Angelini ed Ester Cason, Belluno, FondazioneG. Angelini, 1992, 8°, pp. 312, ill., L. 30.000.

La montagna con le sue bellezze naturali, lamaestosità delle sue vette, il silenzio e la sensazione dipace che diffonde anche in chi la frequenta da sempliceturista, non riesce però a nascondere all’occhio attentoi problemi e le difficoltà a lei così intrinsecamenteconnessi e i disagi che così spesso arreca ai suoiabitanti. È stata questa crescente consapevolezza,unitamente ad un atto di generosità del prof. GiovanniAngelini – che donò alla Biblioteca del Comune diBelluno la sua raccolta di testi e documenti sulla mon-tagna – a far nascere l’idea di dare vita ad una Fonda-zione, cioè un istituto di cultura e ricerca sui problemidella montagna in generale e di quella bellunese inparticolare. Il principale scopo della Fondazione G.Angelini, che fin dalla nascita vanta la collaborazionedell’Amministrazione di Belluno, dell’Università diPadova, del CAI e della SAT, è promuovere la ricercascientifica e la formazione culturale sulla montagnacome ambiente geografico, geologico, naturalistico,

alpinistico, antropologico, linguistico, artistico, econo-mico e valorizzare e salvaguardare l’ambiente monta-no. È cioè un centro di documentazione e ricercascientifica che si prefigge di conoscere la montagna e iproblemi della gente che vi abita, analizzando i processidi industrializzazione e l’evoluzione delle attività agra-rie e degli allevamenti.

Gli atti dei due convegni del 1991, pubblicati nelpresente volume, affrontano alcuni temi di estremaattualità, primo fra tutti la gestione del territorio monta-no. Una serie di interventi sul tema dei “parchi naturalialpini” ha offerto una panoramica sulla situazioneorganizzativa e gestionale di alcuni parchi europei, apartire da quelli svizzeri, austriaci e croati per arrivare alParco delle Dolomiti d’Ampezzo e al Parco delle Dolo-miti bellunesi. Altro tema di fondamentale impor-tanzaed attualità è quello riguardante gli insediamenti umaniin territorio montano. La presenza dell’uomo si è sem-pre dimostrata un fondamentale fattore di controllodella vulnerabilità dei sistemi montani e dei rischi che nederivano, e tale deve continuare ad essere per poterprevenire, dove possibile, o per lo meno prevedere iprocessi naturali che agiscono in modo destabilizzantesul territorio. A tale proposito i due interventi sui rischigeomorfologici e su quelli idraulici, sono estremamentechiarificatori. E nel parlare di insediamenti umani non sipuò non rivolgere particolare attenzione all’attività agri-cola, allo spopolamento montano e alle sue cause, né sipossono dimenticare gli effetti positivi e negativi pro-dotti dal sempre crescente afflusso turistico; tutti argo-menti scrupolosamente affrontati in queste pagine.

Alessandra Pavanello

PAOLO MIETTO, Monte di Malo. Aspetti geologici,paleontologici e carsici del territorio, Malo (VI), Co-mune - Centro Studi del Priaboniano “M° AntonioMarchioro”, 1992, 8°, pp. 109, ill., s.i.p.

La nuova sensibilità ecologica che anima gli anniNovanta e che riconduce, giustamente, ad unarivalutazione del patrimonio naturale, sta finalmentecominciando ad interessare anche le amministrazionilocali che, sopra ad ogni altro organismo, possonocoinvolgere la collettività a vari livelli, portando avantiun’opera mirata alla sensibilizzazione del singolo citta-dino nei confronti dell’ambiente. Il territorio rappre-senta sicuramente una ricchezza per tutti, un patrimo-nio da difendere e da gestire in modo attento ma nonossessivo. Se da una parte molto spesso gruppi estremi-sti vorrebbero la chiusura totale delle aree di interessenaturalistico per la salvaguardia delle loro peculiarità,altri sono convinti che una più accorta legiferazione euna politica di sensibilizzazione della popolazione pos-sano produrre gli stessi effetti e, alla lunga, instaurareun nuovo modo di rapportarsi con l’ambiente. Da questistimoli hanno preso piede negli ultimi anni nuoveiniziative quali gli itinerari naturalistici, una sorta dicammino nella natura con il libro nella mano cheaccompagna il turista, ma anche l’abitante del luogo,alla scoperta del mondo naturale che lo circonda.

Tra le scienze naturali la geologia resta forse quellameno istintiva e più difficile da spiegare ai non addettiai lavori. Tuttavia, come risulta da questo testo voluto

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dall’Amministrazione comunale di Monte di Malo, èpossibile schiudere agli occhi dei non specialisti unarealtà che è contemporaneamente attuale e passata.

Per i geologi, la maggior parte delle formazionirocciose affioranti in quest’area del vicentino sonorelativamente giovani essendo rappresentate da rocceOligoceniche (24-38 milioni di anni), come le Calcarenitidi Castelgomberto, e da rocce Eoceniche (14-24 milio-ni di anni), come la Formazione di Priabona, i basalti ele brecce basalitiche. Questa zona è importante a livelloeuropeo perché area-tipo (così i geologi definiscono learee che contengono una successione stratigrafica diriferimento per un piano geologico) del Priaboniano, ilcui strato-tipo è inserito totalmente nella Formazionedi Priabona. L’autore, Paolo Mietto, biostratigrafo eprofessore associato di rilevamento geologico all’Uni-versità di Padova, è un esperto speleologo e conoscitoredella geologia, della geomorfologia e delle forme dicarsismo di questo territorio. Questa sua vasta prepara-zione gli ha permesso di formulare una serie di itinerariche possono fare scoprire all’attento escursionista delleprospettive visive del tutto inusuali. Osservare unasequenza di rocce e scoprire dove esse si sono deposi-tate, perché hanno quella determinata forma o cheevento ambientale esse registrano può portarci ad unamaggiore partecipazione ai fenomeni della natura e aun migliore rapporto con essa.

Andrea Franzin

Criteri di ricostituzione della vegetazione forestalelungo i corsi d’acqua, a cura di Paolo Paiero, S. Gio-vanni Lupatoto (VR), Editoriale Bortolazzi Stei, 1993,pp. 98, ill., s.i.p.

Manuale di educazione ambientale, a cura di CSEAAM,S. Giovanni Lupatoto (VR), Editoriale Bortolazzi Stei,1993, pp. 254, ill., s.i.p.

Il verde storico. Teoria e tecnica di conservazione erestauro, a cura di Paolo Semenzato, S. GiovanniLupatoto (VR), Editoriale Bortolazzi Stei, 1993, pp. 72,ill., s.i.p.

L’Azienda Regionale Foreste, cioè l’Ente venetoche opera in ambito forestale ed ambientale, a seguitodella comparsa di nuovi spazi professionali nel settore,sta dedicando parte delle sue risorse alla formazione dinuovi tecnici ed operatori con competenze specifiche.Questi tre volumi sono inseriti in una collana di guidee quaderni che raccolgono gli Atti dei corsi di formazio-ne tenuti fino a questo momento.

Il primo quaderno rappresenta gli Atti del corso“Rinaturalizzazione dei corsi d’acqua in pianura”; ilsuo intento è quello di offrire una sintesi delleproblematiche relative al bosco ripariale, un habitatforestale ricco di specie animali e vegetali situato neipressi di corsi e specchi d’acqua, che svolge un ruolofondamentale per la salvaguardia dell’ambiente. Allapresentazione delle problematiche legate alla scompar-sa della vegetazione ripariale, fanno seguito una serie diproposte e modelli, corredati da schizzi e foto che,mediante tecniche di ingegneria naturalistica, permet-tono la rinaturalizzazione dei corsi d’acqua.

Il secondo quaderno è un vero e proprio manuale dieducazione ambientale tratto dagli Atti del corso perguide naturalistiche. Il rispetto e la salvaguardia del-l’ambiente derivano dalla consapevolezza che non citroviamo in presenza di un bene di nostro possesso,quanto piuttosto che siamo noi ad appartenere a lui.Inoltre è fondamentale avere un approccio diretto conla natura, perché è solo facendo osservazioni e analisidirettamente sul campo che si potranno percepire glistimoli necessari per maturare una nuova e profondasensibilità verso la stessa.

L’ultimo quaderno è tratto dal corso “Gestione dellavegetazione nei parchi delle ville storiche”. Quando siparla di “verde storico” ci si riferisce ai parchi e ai giar-dini di ville e di complessi urbanistici o monumentali,ai parchi pubblici, ai viali e alle strade alberate. Questotesto sulla conservazione e il restauro del verde storicofornisce in modo chiaro e semplice, oltre ad un piano di

gestione di parchi, le principali nozioni sugli interventidi manutenzione, di potatura e dendrochirurgia, così fre-quenti e necessari tra la popolazione arborea cittadina.

Alessandra Pavanello

GRUPPO NAZIONALE PER LA DIFESA DALLE CATASTROFI

IDROGEOLOGICHE, Qualità delle acque sotterranee nellaconoide del Brenta (Media e Alta pianura veneta), I:Relazione generale, II: Rete di controllo dei parametrichimici, Venezia, C.N.R. - Regione del Veneto - Provin-cia di Vicenza - ULSS n. 5 - ULSS n. 19 - 1993, 4°, pp.143-[228], ill., s.i.p.

Gli idrogeologi e i chimici che studiano e controllanole falde idriche del nostro territorio, pur svolgendo unruolo spesso occulto al cittadino, sono tra i maggioriresponsabili, con gli altri tecnici che operano nel campoambientale, della salute dell’uomo e del suo ambiente.La ricerca, la captazione, l’utilizzazione razionale e laprotezione delle risorse idriche sotterranee hanno assun-to con la crescita della popolazione e della densitàindustriale un’importanza sempre maggiore. La gestio-ne delle risorse idriche esige la conoscenza delle condi-zioni di infiltrazione, circolazione ed emergenza delleacque nel territorio. La protezione delle zone di approvvi-gionamento idrico diventa quindi di primaria importanzain un’ottica di salvaguardia del patrimonio acquifero diuna determinata regione. Un’opera di monitoraggio siste-matico e periodico dei parametri chimico-fisici essenzialicome il pH, la conducibilità, la durezza e la concentrazio-ne dei parametri chimici più importanti, permette unacontinua valutazione della qualità delle nostre fonti diapprovvigionamento e la possibilità di intervenire perisolare o risanare falde troppo inquinate.

I due volumi, nati dalla collaborazione tra il GruppoNazionale per la Difesa delle Catastrofi Idrogeologichedel C.N.R. e gli Enti Locali responsabili della tutelaambientale, approfondiscono lo studio delle caratteri-stiche litostratigrafiche, idrogeologiche e strutturalidell’alta pianura veneta. La relazione generale illustral’indagine idrochimica condotta, presentando i risultatidelle ultime due campagne di controllo e mettendo aconfronto i risultati delle analisi con i valoripluviometrici e freatimetrici. Tale lavoro ha permessodi fornire indicazioni sulle tendenze evolutive degliepisodi di inquinamento, evidenziando gli interventipiù urgenti per la salvaguardia del patrimonio idricosotterraneo. Le indicazioni che emergono dalle nume-rose tabelle allegate possono rappresentare, senza dub-bio, un ottimo strumento di lavoro per quanti si occupa-no di pianificazione territoriale e di igiene pubblica.

Andrea Franzin

MASSIMO PANDOLFI - RICCARDO SANTOLINI, La natura delprogetto educativo. Il mondo degli animali e dellepiante attraverso schede operative per conoscere eproteggere l’ambiente, a cura di Mara De Mercurio eCarla De Angelis, Padova, Muzzio, 1992, 8°, pp. 358,ill., L. 20.000.

Le modalità e i contenuti dell’insegnamento nellascuola dell’obbligo sono una realtà in continua evoluzio-ne, che deve necessariamente essere rapportata allerepentine e spesso macroscopiche trasformazioni socialied economiche. Sebbene la tematica ambientale abbiatrovato ampio respiro all’interno dei Nuovi Programmidel 1979, emergono tuttavia diverse difficoltà nel riorga-nizzare una didattica che divenga il mezzo operativo peravvicinare correttamente gli studenti all’interpretazionedi quel mondo di cui essi stessi fanno parte. L’aspettointeressante sottolineato dagli Autori del volume è ilreale bisogno di comprendere tutte le discipline scolasti-che in un progetto educativo volto a creare un habitusmentale, articolato e on-nicomprensivo, per arrivareall’interpretazione dei fenomeni tramite un logico proce-dimento analitico. Partendo da esperienze riscontrabilinel vissuto quotidiano, l’insegnante dovrebbe cogliere lasituazione favorevole – tenendo conto possibilmente

anche delle spinte emotive che il problema riesce asuscitare per cercare di trasmettere una correttametodologia di ricerca a livello interdisciplinare. L’obiet-tivo finale è quello di sviluppare una Unità DidatticaCurricolare che possa offrire tutti gli strumenti perleggere il territorio come un documento, e cioè la piani-ficazione del lavoro didattico deve farsi carico dellascelta dei metodi e materiali, dell’utilizzo di strumenti dicontrollo e di verifica adeguati.

Il valore didattico del volume è arricchito da schededi lavoro che, oltre a guidare verso una completa com-prensione delle differenti realtà ambientali, introduconoalla conservazione e collezione di piante e animali, esuggeriscono, inoltre, metodi e tecniche di rilevazionedello stato di salute di un ambiente attraverso l’uso diindicatori biologici. La ricchezza di immagini fotografi-che contribuisce ad una particolareggiata descrizionedelle specie botaniche e zoologiche trattate nel testo;ogni esemplare considerato, corredato di una approfon-dita descrizione scientifica, viene collocato dal punto divista ambientale.

Federica Trentin

Osservando il Veneto. Immagini del Veneto riprese dalsatellite Landsat, a cura del Servizio Ricerca e Pianifi-cazione Forestale, Venezia, Regione del Veneto - Se-greteria per le attività produttive ed economiche delsettore primario, 1993, cartella in folio, ill., s.i.p.

Non si tratta di un libro inteso nel suo classicosignificato; qui tutte le informazioni, invece di esseretrasmesse al lettore da migliaia e migliaia di parole, sonocontenute in 14 tavole a colori. È la tecnica deltelerilevamento, ossia l’acquisizione di dati da satellite ela successiva elaborazione degli stessi, che permette dicondensare una grande quantità di informazioni, conelevato potere risolutivo e grado di precisione, in unospazio ristretto. È immediato constatare come sianodiverse queste immagini dalle foto a colori che siamoabituati a vedere. I motivi sono essenzialmente due: ilprimo è dovuto al fatto che il sensore che dal satelliteacquisisce l’immagine è sensibile a lunghezze d’ondadello spettro elettromagnetico differenti rispetto a quellepercepibili dall’occhio umano; il secondo motivo è chei dati acquisiti vengono in un secondo momento elaboratie riprodotti “in falso colore”, cioè vengono loro assegnatieffetti cromatici particolari in modo da enfatizzare letematiche che si vogliono rendere particolarmente evi-denti. Sono questi i motivi che hanno fatto suscitare uncosì grande interesse per il telerilevamento, il cui scopoprincipale consiste nello studio delle risorse terrestri, tracui il monitoraggio delle foreste, la valutazione dellostato di salute dei popolamenti boschivi, vari usi incampo agricolo e, non ultimo, l’aggiornamento dellaCarta Forestale della Regione del Veneto.

In quest’opera il Centro di Elaborazione Dati delDipartimento Foreste della Regione Veneto ha volutoraccogliere i migliori risultati ottenuti dalle elaborazio-ni presentando una prima serie, affascinante ed effica-ce, di tavole multicolori che coprono tutto il territorioregionale, provincia per provincia. Particolarmente ric-ca di spunti di approfondimento è la seconda serie, nellaquale sono evidenziate alcune aree di particolare inte-resse ambientale, paesaggistico e turistico, quali i ColliEuganei, il Cansiglio, la laguna di Venezia, per citarnealcune. Fondamentali, per una buona comprensionedelle immagini, sono le descrizioni riportate a fianco diogni tavola le quali, oltre ad inquadrare in modo chiaroe sintetico il territorio considerato, forniscono gli ele-menti chiave per interpretare le immagini.

Attraverso questa cartella il lettore ha l’opportunità dicomprendere cos’è il telerilevamento e qual è la sua impor-tanza quale strumento di analisi delle risorse ambientali; laRegione del Veneto ha potuto testimoniare le conoscenzee le capacità elaborative acquisite dal Centro ElaborazioneDati del Dipartimento Foreste; ed infine l’ambiente haacquisito un valido strumento che contribuisce ad aumen-tare la consapevolezza che il grande patrimonio ambientaleche l’uomo possiede va conosciuto e difeso.

Alessandra Pavanello

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Arte

GUNTER SCHWEIKHART - MAURO COVA - GIULIANA SONA,Pittura murale esterna nel Veneto. Verona e provincia,Bassano del Grappa (VI), Ghedina e Tassotti, 1993, 8°,pp. 131, ill., L. 55.000.

L’opera rappresenta il terzo volume che la RegioneVeneto dedica alla inventariazione del patrimonio diimmagini dipinte sui muri esterni delle città venete,cercando così di giungere ad una generale catalogazio-ne scientifica non solo di quanto resta ancora visibile,ma anche di ciò che purtroppo è andato perduto.

Per quel che riguarda la città di Verona, gli studifinora compiuti sulle decorazioni di facciata sono or-mai giunti ad un esauriente livello di conoscenze conuna ricca bibliografia, mentre per l’ambito del territoriodella provincia la ricognizione effettuata ha portato quialla pubblicazione di moltissime pitture finora maipresentate. Purtroppo la maggioranza delle testimo-nianze pittoriche rimasteci si trova in condizioni diconservazione pessime. Questo degrado non risale soloai nostri giorni; già nel XVIII secolo Charles De Brosses,in occasione della sua visita in Italia tra il 1730 e il 1740,notò come a Verona, urbs picta per eccellenza, gliaffreschi esterni erano così rovinati che in molti casi leimmagini non erano ormai più visibili. Questo fattoviene a dimostrare come l’interesse per la decorazionedelle mura esterne di case, palazzi, ville e chiese,avvenuta principalmente nel corso del Cinquecentocon intenti di manifestare a tutta la popolazione sia lecapacità artistiche dei loro autori che le intenzioni deicommittenti di distinguersi all’interno della cittadinan-za, viene a cadere nei secoli successivi, tanto da noncreare preoccupazione la costante e progressiva scom-parsa di tali opere. A fianco di decorazioni documentatedalle fonti dell’epoca ed eseguite dagli artisti più cono-sciuti e famosi in questo tipo di attività (Giovanni MariaFalconetto, Liberale da Verona, Giovan FrancescoCaroto, Domenico Brusasorzi, solo per citarne alcuni)stanno le molteplici testimonianze di anonimi maestrilocali, che hanno diffuso non solo nel territorio verone-se il gusto cosiddetto “veronesiano” di abbellire lefacciate con affreschi sia a soggetto profano che sacro.Infatti numerose sono anche le immagini votive chevengono eseguite esternamente per chiese e pievi, anchese spesso, proprio per il loro carattere di testimonianzadi devozione popolare, sono di qualità inferiore rispettoagli affreschi commissionati dai proprietari di ville epalazzi.

Nel volume l’apparato fotografico, con il qualevengono offerti alcuni esempi del nutrito catalogo didecorazioni esterne, è purtroppo scarso e costituito perlo più da immagini molto piccole. Nonostante questo,è indubbio il valore delle ricerche compiute dagli autoridel libro, soprattutto per quel che concerne la provinciadi Verona, dove – come sottolinea Mauro Cova – si èproceduto ad inventariare gli affreschi esterni per laprima volta e con pochissimi aiuti documentari.

Anna Pietropolli

ANNA PAOLA ZUGNI TAURO - TIZIANA FRANCO - TIZIANA

CONTE, Pittura murale esterna nel Veneto. Belluno eprovincia, Bassano del Grappa (VI), Ghedina e Tassotti,1993, 8°, pp. 301, ill., L. 86.000.

Come puntualizzano gli autori, l’attuale provincia diBelluno raccoglie in sé delle realtà territoriali storica-mente e culturalmente diversificate. Da questa constata-zione è sorta la necessità di dividere anche la strutturadel libro in tre differenti settori: quello relativo a Bellunoe alle zone limitrofe; quello concernente l’area montanadella provincia (le zone del Cadore, del Comelico,dell’Agordino e dello Zoldano); infine quello di Feltre,trattato a sé anche per il ruolo preminente che ha ladecorazione ad affresco proprio in questa zona. L’arcocronologico preso in esame abbraccia le testimonianzepittoriche dalle più antiche, ovviamente molto rare, sinoa quelle eseguite nei primi decenni del nostro secolo.Un’idea della mole del lavoro di catalogazione intrepresoviene data dal tempo impiegatovi: l’indagine, partita nel1988, si è conclusa solamente nel 1992. Ciò è dovutonon solo alle obiettive difficoltà insite nel territoriomontano e nella sua notevole estensione, ma soprattuttoal fatto che mancano del tutto, ad eccezione che peralcune realtà circoscritte, precedenti studi e repertori.L’importanza di questo volume risiede infatti soprattut-to nell’aver catalogato, nella maggioranza dei casi per laprima volta, i numerosi episodi pittorici esterni di questavasta area, consentendo quindi di possedere una testi-monianza per lo meno fotografica di tali beni, cherischiano in continuazione la distruzione.

Per quanto riguarda le caratteristiche proprie di ognizona, viene innanzitutto analizzata da Tiziana Franco lasituazione di Belluno e del Bellunese. In quest’area lapittura murale esterna, sia per ragioni storico-culturalisia per i danneggiamenti provocati dai frequenti terre-moti, è attualmente di minore rilevanza rispetto allealtre zone. Dalle testimonianze storico-archivisticherisulta comunque che la città ha avuto in passato unafacies dipinta più spiccata di oggi. Fondamentale fucertamente la decorazione della facciata del Palazzo delConsiglio dei Nobili a Belluno, eseguita da Jacopo daMontagnana attorno al 1490, purtroppo andata perdutacon la demolizione dell’edificio nel secolo scorso. Èperò indubbio che questa decorazione così importantee prestigiosa abbia costituito uno stimolo ed un modellodi riferimento per molti altri affreschi.

Nell’area montana, come spiega Tiziana Franco,sono state catalogate all’incirca 300 pitture murali traesistenti e perdute. Quasi tutte, e questa è la caratteristi-ca della zona, sono di tipo devozionale e si trovanosoprattutto sulle facciate delle chiese, organizzate perriquadri dipinti. Un’eccezione è costituita dal territoriocadorino-comelicense, dove si sviluppa un tipo di de-corazione “laica” dovuta ad una classe abbiente che,come le famiglie aristocratiche, voleva affermare ilproprio prestigio con la decorazione esterna delle pro-prie abitazioni, simili a palazzi cittadini.

La sezione dedicata a Feltre, curata da Anna PaolaZugni Tauro e Tiziana Conte, mette in luce l’importan-

za della zona, grazie anche alla maggiore documenta-zione esistente. Qui si incontrano molti nomi di pittorifamosi, come Jacopo da Montagnana, Jacopo daValenza, Lorenzo Luzzo detto il Morto da Feltre,Marco da Mel. Il periodo più fecondo è, come nelle altrezone del Bellunese e nelle altre città del Veneto, ilCinquecento, anche se la vocazione di Feltre come urbspicta fa sì che la tradizione delle decorazioni esternenon si spenga mai fino al Novecento.

Anna Pietropolli

Le sculture restaurate di Andrea Brustolon nella chie-sa dei SS. Fermo e Rustico, a cura di Anna MariaSpiazzi, Treviso, Canova - Belluno, Rotary Club, 1993,8°, pp. 81, ill., s.i.p.

Nel quarantesimo anniversario della fondazione dellachiesa dei SS. Fermo e Rustico a Belluno – festeggiatonel 1990 –, il Rotary club della città decise di avviare ilrecupero integrale di questo prestigioso monumentoche al suo interno conserva le sculture lignee delBrustolon, un San Fermo in legno del Cinquecento e lapala del Frigimelica. In questo volume vengono pubbli-cati i risultati dei primi interventi relativi alla strutturaarchitettonica della chiesa e gli esiti del restauro dellesculture lignee del Brustolon.

L’intervento di Adriano Barcelloni Corte traccia lastoria della chiesa, che fu costruita in diversi momenticompresi in un arco temporale che va dal 1625 ai primianni del ’700; il cattivo stato di conservazione dell’edificio è dovuto ad infiltrazioni d’acqua con con-seguente degrado di murature e intonaci, efflorescenzesaline causate dal ristagno delle piogge, dissesti statici.La Soprintendenza ha avviato una prima serie di lavorinella parte absidale, dove era stata riscontrata una gravelesione sulla muratura.

Anna Maria Spiazzi coglie l’occasione degli avve-nuti restauri del Brustolon per dare un contributo aglistudi sullo scultore bellunese. Nato a Belluno nel 1660,figlio di Jacopo e di Maria Auregne, Andrea Brustolonriceve la sua prima formazione da “intagliatore” dallozio Agostino Ridolfi. Nel 1677 l’artista è a Venezia inbottega da Filippo Parodi e tra il 1679 e il 1680 compieun viaggio a Roma. Brustolon ha così la possibilità diformarsi una vastissima esperienza: tramite il Parodipuò accostarsi a modelli stilistici barocchi e venire aconoscenza della scultura francese (Puget) e del Bernini.Nella città lagunare lavorava inoltre Giusto le Court,che nel 1674 realizza per la basilica di Santa Giustina diPadova l’altare del Santissimo e nella basilica di S.Antonio il monumento funebre a Caterino Cornaro,opere, queste, che sicuramente il Brustolon studiò, cosìcome certamente vide a Padova le opere del suo mae-stro: la Pietà della basilica di Santa Giustina e glistucchi della Cappella del Tesoro nella basilica delSanto. Con il ritorno a Belluno lo scultore inizia unperiodo di intensa attività, e di questo periodo sono iQuattro Evangelisti conservati nella chiesa dei SS.

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Fermo e Rustico. Probabilmente questo gruppo sculto-reo ha il suo precedente iconografico (quattro evange-listi che sorreggono il globo celeste) nelle sculturebronzee di Girolamo Campagna nella chiesa di SanGiorgio Maggiore a Venezia. Sia i Quattro Evangelistiche il tabernacolo con angeli e putti provengono da duechiese bellunesi soppresse negli anni 1805-06; il loroforzato collocamento nella chiesa dei SS. Fermo eRustico ha causato ai due gruppi scultorei in legno seridanni a cui si sono aggiunti i guasti causati dal tempo egli effetti tutt’altro che positivi di un restauro compiutoper la mostra del 1938.

Al restauro delle opere del Brustolon è dedicatal’ultima parte del libro: autrice dell’articolo è MilenaMaria Dean, che illustra in modo molto chiaro le variefasi del restauro; di Roberto Bonomi è invece l’interes-sante articolo relativo alle analisi chimiche e strati-grafiche delle opere del Brustolon.

Luca Parisato

AA.VV. , Ire: i restauri del patrimonio monumentaled’arte. In margine al premio Pietro Torta 1993, a curadi Giuseppe Maria Pilo, present. di Alberto Giganti,Venezia, IRE - Istituzione di Ricovero e di Educazione,1993, 8°, pp. 144, ill., s.i.p.

L’ingente patrimonio di beni dell’IRE, confluito dapiù di nove istituti assistenziali differenti, costituisce ilfrutto della secolare attività assistenziale svolta a Vene-zia ed è stato recentemente oggetto di un’importantecampagna di restauro, riconosciuta dal conferimentodel “Premio Pietro Tasca” 1993 concesso a chi esercitiil proprio impegno per la salvezza della città lagunare.Il volume, in attesa della redazione del catalogo, inten-de documentare l’attuale avanzato stato dell’opera ditutela e valorizzazione delle proprietà dell’Ente. L’azio-ne conservativa fu sollecitata dalle gravi condizioniconseguenti all’alluvione del 1966, ma si è inserita inuna più vasta e radicale iniziativa volta al risanamento,alla conservazione e alla valorizzazione dell’insiemedei patrimoni culturale e artistico.

Concepito essenzialmente come un insieme di brevisaggi dedicati ai vari edifici, il testo ne offre un cennostorico e la descrizione dell’opera di restauro attuato.Tra le fabbriche esaminate basti ricordare, per testimo-niare la consistenza dei beni immobili dell’Istituto, leZitelle, la Casa di Riposo Santi Giovanni e Paolo, lascala del Bovolo appartenente a palazzo Contarinidestinato a divenire sede dell’amministrazione del-l’ IRE e museo delle sue collezioni d’arte, l’Ospizio deiCrociferi, la Chiesa di Santa Maria della Visitazione, laCa’ di Dio. Il profilo storico della costituzione dell’in-tero patrimonio, disegnato da Giuseppe Maria Pilo,permette inoltre di valutare il pregio delle opere d’arteaccumulate nei secoli e legate agli edifici dalle attivitàdi carità, devozione e mecenatismo, ora avviate aritornare parte dell’insieme dei beni della città che inessi ha espresso la propria cultura.

Guido Galesso Nadir

Canova e l’incisione, Catalogo della Mostra (Bassanodel Grappa, Museo Biblioteca Archivio, 1 gennaio - 24aprile 1994), a cura di Grazia Pezzini Bernini e FabioFiorani, Bassano del Grappa (VI), Ghedina e Tassotti,1993, 4°, pp. 343, ill., L. 75.000.

L’importanza delle incisioni tratte dalle opere diAntonio Canova può essere pienamente apprezzatagrazie a questo volume che ha accompagnato le recentiesposizioni di Roma (presso l’Istituto Nazionale per laGrafica e Calcografia) e di Bassano del Grappa (pressoil Museo Biblioteca Archivio). Grazie alle stampe,finora poco studiate, l’opera di Canova poté raggiunge-re un pubblico ben più vasto di quello a cui eranoaccessibili gli originali in marmo o i calchi in gesso.

La complessità e l’originalità della personalità delmaestro, l’influenza esercitata sui suoi contemporanei,descritte da Maria Elisa Micheli in Antonio Canova e leAntichità, non trovarono espressione unicamente nel-l’attività scultorea, ma segnarono profondamente leriproduzioni delle sue opere, come prova l’assiduo edesigente controllo esercitato sugli incisori. Ma, allostato attuale degli studi, appare anche chiara la consa-pevole distinzione che Canova operava fra opere tridi-mensionali e la loro traduzione su foglio. Il suo atteg-giamento viene seguito e descritto nel saggio di GraziaPezzini Bernini – Canova e il progetto di un catalogoillustrato delle sue opere scultoree – che si propone diricostruire le specifiche vicende, principalmente inda-gando i rapporti intercorsi con gli incisori, relative allagenesi delle riproduzioni. Il percorso attraverso il qualesi giunse alla volontà di dare alle stampe l’intero corpodell’opera, ridimensionando le perplessità inizialmen-te manifestate, fu quindi lento, maturò solo nel secondodecennio dell’Ottocento e la pubblicazione non fu maicompletata con i testi previsti degli amici Quatremérede Quincy e Leopoldo Cicognara che, come attestal’epistolario, contribuirono a determinare la decisione.

Se i vari redattori dei testi convengono nel riteneresolo parziale lo stato attuale degli studi in oggetto,appare però significativo il loro progresso rispetto allaprecedente mostra del 1957. Ciò viene rilevato da FabioFiorani, nel saggio La calcografia del Canova a Roma.Storia della raccolta dei rami desunta dall’inventariodel 1823, per il quale oggi è possibile considerare apieno titolo Canova l’autore, anche se non materiale,delle incisioni su rame affidate a maestri da lui accura-tamente scelti. Nell’ambito della mostra è stato possi-bile osservare le cinque Tavole canoviane composte daMichele Fanoli dopo la morte del maestro di Possagno.I due brevi saggi relativi, di Gabriella Delfini Filippi eRita Camerlingo, costituiscono un iniziale contributoad una possibile riconsiderazione della fortuna dell’opera di Canova a partire dalle opere esposte in questaoccasione. Di particolare interesse risulta la relazionedi Michele Cordara riguardante le ricognizioni tecni-che su alcune tempere dell’artista. Oltre al valoresperimentale delle metodiche, emerge la possibilità dicomprendere la funzionalità delle procedure adottatedallo scultore alle prese con una materia radicalmentediversa e relativamente più affine alla tecnica incisoria.

Vanno infine ricordati i contributi di Paola Marini,Antonio Canova e i Musei Civici di Bassano e di Asolo, edi Giulia Fusconi, Ristampa dei rami del Fondo Canova.

Guido Galesso Nadir

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GIULIANO MARTIN, Giovanni Battista da Coneglianodella “Cima”. Interpretazioni del suo spirito e del suotempo, Villorba (TV), Marini, 1993, 8°, pp. 86, ill., s.i.p.

MARIO VAZZOLER, Cima da Conegliano. Le madonne,Santa Lucia di Piave (TV), Cooperativa Servizi Cultu-rali, 1993, 4°, pp. 64, ill., s.i.p.

AA.VV. , Giambattista Cima. La sacra conversazionenei 500 anni dalla consegna nel Duomo di Conegliano,Santa Lucia di Piave (TV), Cooperativa Servizi Cultu-rali, 1993, 8°, pp. 48, ill., s.i.p.

I tre libri qui presentati, tutti pubblicati nel corso del1993, sebbene abbiano come denominatore comune ilnome di Giovanni Battista Cima da Conegliano, sicaratterizzano ognuno per un particolare settore diindagine sull’artista e la sua opera pittorica.

Giuliano Martin affronta nel suo studio l’intera vitadell’artista coneglianese, mirando soprattutto a rico-struire l’ambiente storico, culturale ed economico nelquale si formò Cima. L’autore, attraverso la sistema-zione e la rilettura dei dati di archivio dell’epoca,giunge ad una particolare ricostruzione in chiave “psi-cologica” della personalità di Cima non solo comepittore. In questi termini vengono quindi affrontati iproblemi della sua formazione artistica e il suo rapportocon i grandi pittori veneziani del periodo: GiovanniBellini, suo maestro, e soprattutto Giorgione e Tiziano,i grandi rinnovatori dell’arte veneziana con i quali siapre il vero Rinascimento cinquecentesco. La figura diartista che risulta dagli studi di Martin è quella di unuomo che, pur a contatto con le più importanti persona-lità rinnovatrici dell’epoca, preferì, da “uomo mite”,rimanere fedele a se stesso e alla sua patria, senza venirmeno al suo ideale di serenità e pace, raggiungendoproprio per questo la grandezza.

Gli altri due volumi sono pubblicati sotto l’egidadella Fondazione G.B. Cima, sorta a Conegliano nel1976 con l’intento di raccogliere pubblicazioni, foto-grafie e diapositive atte a formare una biblioteca e unafototeca relative all’artista, ma ben presto ampliatasicon lo scopo di diffondere in Italia e all’estero laconoscenza di Cima. Nel libro di Mario Vazzoler,composto soprattutto con intenti divulgativi, vengonoprese in considerazione le Madonne di Cima, uno deitemi più cari all’artista, dove egli rivela una sempre piùcostante qualità cromatica e precisione volumetrica,che affascina e coinvolge lo spettatore, pur mantenendopressoché invariate le composizioni e le espressioni deivolti. Anche senza grandi pretese, questo volume risul-ta utile per il gran numero di illustrazioni che consen-tono di verificare e confrontare le diverse raffigurazionidelle Madonne eseguite dal pittore coneglianese econstatare la dolcezza, la luminosità e il profondo sensoreligioso che le pervade. L’ultima pubblicazione cele-bra i 500 anni della pala della Sacra Conversazioneeseguita da Cima per il Duomo di Conegliano. L’anni-versario è stato l’occasione per il restauro del dipinto,che ora è quindi possibile ammirare in tutto il suosplendore. Nel vo-lumetto gli autori ripercorrono lastoria recente della pala e il suo significato per la cittàdi Conegliano. Interessante la dettagliata relazionesul restauro del dipinto compiuto dal prof. AntonioLazzarini.

Anna Pietropolli

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MASSIMO TREVISAN, Monselice illustrata: mappe dise-gni stampe, Monselice (PD), Comune di Monselice -Assessorato alla cultura,1993, 4°, pp. 78, ill., s.i.p.

“Questo è il sigillo. Ammirate l’effige ben degna delcomune di Monselice”. La mostra sull’iconografia diMonselice si apre con il sigillo della città, si tratta dellatestimonianza più antica relativa all’immagine del co-mune, risale infatti al secolo XIV , e nel suo semplicemotto si dichiara città priva di un effettivo potere,soprattutto se tale motto viene paragonato con la cate-gorica affermazione del sigillo di Padova: “A me dannoconfini sicuri il Musone, i monti, l’Adige, il mare”.

Il volume – realizzato in occasione della mostra di cuiè il catalogo – raccoglie mappe, disegni, incisioni, foto-grafie che hanno come soggetto il comune di Monselice,riuscendo a tracciare una storia della città tramite le suerappresentazioni iconografiche. Dopo il periodo di do-minazione padovana, Monselice entra nella sfera diinfluenza della Serenissima repubblica; il comune èrappresentato nella pianta del Maggi (1449) come uncolle turrito, si ufficializza quindi il ruolo di-pendentedella città da Venezia. Un interessante grup-po di disegniriguarda una serie di rilievi, situati tra il Sei e il Settecen-to, da dove emergono i conventi di S. Francesco e di S.Stefano; tale gruppo è parte di una ric-ca documentazionegrafica conservata in archivi e bi-blioteche. Il più precisoquadro della situazione di Mon-selice nel Settecento lo sitrova nel Catastico di S. France-sco, dove viene privilegia-to l’elemento “tecnico”.

Per avere un sistematico rilevamento del territorio diMonselice si dovrà aspettare l’Ottocento. Con l’affer-marsi della scienza cartografica si assiste ad una divisio-ne tra la resa scientifica della realtà e la resa artistica; suquest’ultimo filone si innestano numerosi artisti tra iquali bisogna ricordare Pietro Chevalier, che dà un’inter-pretazione romantica della città; va menzionata anchel’incisione del Mazzocca, che ci presenta Monselice nonsolo calata in un’aurea romantica, ma ripresa con finianche documentaristici – particolarmente suggestiva, diquesto autore, è la litografia Riviera Belzoni (1866), dovein un’unica veduta sono ripresi il fiume, le mura, lemaggiori emegenze architettoniche e il colle sovrastanela città. Un settore della mostra è stato dedicato anche allefoto e alle cartoline: attraverso queste immagini è possibi-le seguire la crescita moderna di Monselice. L’introduzio-ne di Massimo Trevisan risulta accessibile a chiunquevoglia avvicinarsi a tale argomento e, nello stesso tempo,mantiene tutto il rigore scientifico di un saggio. Il materia-le iconografico è ricco e segue cronologicamente l’evol-versi della forma urbana di Monselice.

Luca Parisato

Pietro Pajetta (Serravalle 1845 - Padova 1911).Cantastorie dell’Ottocento Veneto, catalogo della mo-stra (Vittorio Veneto, Museo del Cenedese, 14 novembre-30 dicembre 1992), a cura di Vittorino Pianca, VittorioVeneto (TV), Città di Vittorio Veneto - Regione delVeneto - Provincia di Treviso, 1992, 8°, pp. 71, ill., s.i.p.

La pittura veneta dell’Ottocento non è stata protago-nista di attenzioni e studi confrontabili con quelli relativi

ai “secoli d’oro” dell’arte veneta. Questa scarsa attenzio-ne ha causato l’oblio di diversi pittori, tra questi PietroPajetta di Vittorio Veneto, un protagonista dell’arteveneta del secondo Ottocento. Pajetta nasce a Serravallenel 1845; dal padre Paolo, anch’esso pittore di buonlivello, apprende i primi elementi di pittura e a solidiciassette anni fugge di casa per arruolarsi volon-tarionel 2° reggimento del Genio. Questo slancio pa-triotticomatura in una Serravalle che nel 1848 vede sorgere unComitato di Liberazione e successivamente manda ipropri volontari contro l’invasore austriaco. Con la cadu-ta di Venezia e la conseguente sconfitta nella guerra diliberazione, il paese continuerà ad essere un centrodifficile da governare per gli occupanti. Grazie al gene-rale Cialdini il giovane artista può frequentare per unanno e mezzo l’Accademia di Belle Arti di Bologna,dove, ipotizza Guido Perocco, può aver avuto comemaestro Antonio Pulcinelli, che è pittore anticipatoredell’arte dei “macchiaioli” toscani. Questa frequentazionesarà fondamentale per gli sviluppi successivi della suaarte; il suo stile si distanzia dai contemporanei veneti, inlui emerge un sentimento purista, la sua pittura vieneattratta da scene semplici, la sua attenzione si soffermasugli animali, sulla trasparenza delle acque, i toni dellasua tavolozza si accostano alla pittura macchiaiola. Dopoil congedo (1866) Pajetta si stabilisce ad Alessandria,dove passerà quattro anni molto duri ma che lo vedonoesordire ufficialmente nel mondo dell’arte con il quadroGli effetti del vino presentato alla XXVIII Promotrice diTorino. Nel ’70 rientra a Serravalle, dove trascorreràgran parte della sua vita. Qui inizia il suo periodomigliore: nel’80, ormai trenta-cinquenne, il pittore ècompletamente propretario dei propri mezzi espressivi;di questi anni sono le due splendide opere Nell’aia eCantastorie, dove i giochi tra luce e penombra sonoprotagonisti. Sono gli anni in cui si forma una nuova ericca borghesia nata grazie alla creazione dello statoitaliano, una nuova committenza che cercava pittori peraffrescare le proprie dimore. Pajetta realizzerà per questefamiglie, come i Da Zara, i Maluta di Padova, diversiaffreschi. Nel 1893 il pittore è a Padova; il suo stilefondamentalmente non cambia, come testimoniano ope-re quali l’affascinante Il colloquio nella stalla e Lafamiglia del contadino, del 1897; quest’ultima raffigurauna stalla dove sono inquadrati a sinistra una mucca e uncontadino distesi sul terreno, oggetto dello sguardo delcontadino è un bimbo tenuto in braccio da una giovanemadre che illumina con il suo sorriso tutta la scena.L’atmosfera è rustica, ma protagonista assoluto risultaessere un sentimento contagioso di serenità e letizia.Degli inizi del Novecento sono le decorazioni di alcunipalazzi: Villa Valduga a Feltre e Villa Contarini aPiazzola sul Brenta. A Padova, il 10 aprile 1911, Pajettamuore.

Il catalogo presenta, oltre i già citati interventi diPerocco e Pianca, l’articolo di Mario Ulliana, Ottocen-to Vittoriese, e quello di Paul Nicholls relativo alleesposizioni d’arte nell’Ottocento, dove viene descrittolo sviluppo della classe borghese durante il periodopostnapoleonoco, sviluppo che “costrinse” gli artisti aricercare nuove vie per la vendita delle proprie opere. Èin questo contesto storico che crescono e si sviluppanole Società Promotrici delle Belle Arti.

Luca Parisato

Architettura - Urbanistica - Paesaggio

WLADIMIRO DORIGO, L’edilizia abitativa nella “CivitasRivoalti” e nella “Civitas Venecianorum” (secoli XI-XIII ). Prolusioni, Venezia, Università degli Studi - IlCardo, 1993, 8°, pp. 51, L. 10.000.

Con questa prolusione, letta per l’inaugurazionedell’a.a. 1992/93, Dorigo affronta l’esigenza di usciredalla tradizionale impostazione “mitografica” degli stu-di rivolti alle origini e alla formazione dell’ediliziaabitativa veneziana. Il volume rappresenta una precisaed efficace sintesi del processo secolare attraverso cuiandò costituendosi lo specifico linguaggio architettonicoveneziano, fra il XII e il XIII secolo, quando “furonoimpressi i caratteri e il modus operandi che una esperien-za arcaica di lontana estrazione tardoantica aveva lascia-to alla cultura urbanistica ed edilizia della nascenteCivitas Veneciarum”. La realtà messa a fuoco costrin-gead una riconsiderazione delle interpretazioni precedenti,ad un ridimensionamento deciso delle ascendenzebizantine, ad una rivalutazione dei rapporti intercorsicon l’entroterra veneto in età romanica. Nel seguire lacostituzione dell’edilizia abitativa veneziana sono ope-rati controlli e confronti che consentono di individuarequanto di specifico, sia rispetto al periodo precedente cheall’età gotica seguente, nei due secoli in esame abbia presoforma per rispondere alle esigenze di una nuova vitaurbana, ai mutati rapporti socioeconomici che compor-tarono una significativa diversificazione funzionale.

Così le quattro opzioni principali attuate per ladomus maior appaiono prendere le distanze dagli ina-deguati modelli costantinopolitani o della villa tardo-antica, preferendo la pianta tripartita e a unica fronte –destinata alla via d’acqua antistante e conseguentemen-te ridefinita – di tipo ecclesiastico. La nuova luceproiet-tata filtra, dalla conclusione della prolusione,oltre i termini cronologici del periodo gotico seguentee dei successivi, oggetto del tradizionale raccontomitogra-fico: “Il passaggio che avvenne nel secolo XVIfu dun-que fra un ambiente vissuto e produttivo e unasuperficiale cornice di contemplazione”, nella quale lapolifora gotica diviene “trompe-l’oeil incastrato in unamuraglia altrimenti inarticolata, nella quale erano scom-parsi i fondamentali elementi architettonici costitutivi”.

Guido Galesso Nadir

Le Zitelle. Architettura, arte e storia di un’istituzioneveneziana, a cura di Lionello Puppi, Venezia, Albrizzi,1992, 8°, pp. 336, ill., L. 58.000.

“La preservazione della verginità come tesoro spiri-tuale da tenere in serbo per la futura sposa cristiana o perla virtuosa monaca, in frangenti di scarsa fiducia nellafamiglia e nella società induce Ignazio e i riformatoriromani a recludere le giovani in un convitto, quasi in unconvento, per ricevervi l’istruzione cristiana, l’ap-prendimento dei buoni costumi e degli utili mestieridella donna”. All’istituzione veneziana delle Zitelle,costituita per rispondere a questi compiti, ai princìpiche l’ispirarono, alla sua storia, alle funzioni da essasvolte e agli edifici ad essa destinati, è dedicata l’appro-fondita ricerca pubblicata in questo volume. Condottasulla base di documenti inediti, permette di rappresen-tare l’identità culturale ed artistica del complessomonumentale di Santa Maria della Presentazione che,situato sulle rive dell’isola della Giudecca, contribui-sce a definire l’orizzonte architettonico del bacino diSan Marco su cui si affaccia.

La fortuna dei quattrocento anni della storia delcomplesso assitenziale, dall’inizio del settimo decen-nio del Cinquecento alle recenti vicende che sembranopreluderne la restituzione piena alla città, vieneanaliticamente delineata nel volume da Silvia Lunardon.Vengono fatte affiorare le ragioni del successo secolaredel convitto, essenzialmente riconducibili alla efficacerisposta data alle esigenze sociali presenti al direttodiscepolo di Ignazio di Loyola, Benedetto Palmi,proponitore dell’iniziativa. Ma emergono pure le più

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recenti ragioni che ne determinarono la crisi. L’esposi-zione del lavoro condotto da Giuseppe Ellero permetteun ulteriore approfondimento e la messa a fuoco inparticolare dei principi ispiratori, riconducibili ai mo-vimenti riformatori post-tridentini, e della figura diPalmi, estensione delle costituzioni che avrebbero re-golato, con lievi ritocchi, la vita nella comunità e irapporti di questa con la città fino al 1805.

La seconda parte del volume si rivolge agli aspettiurbanistico-architettonici e generalmente artistici ri-conducibili al complesso edilizio e al patrimonio diopere ad esso legate. Il saggio di Martina Frank, muo-vendo dalla prioritaria esigenza di verificare la fondatezadella paternità palladiana, sonda e restituisce al lettorele complesse vicende relative all’origine della fabbricagiudecchina nelle sue diverse parti. Vengono indivi-duate le ragioni del ruolo svolto dalla chiesa delleZitelle nell’ambito della storia dell’architettura eccle-siastica veneziana. I due saggi, redatti da BarbaraMazza e Ruggero Maschio, rispettivamente dedicatiall’arredo della chiesa e ad una vasta ricognizione delleimmagini che nei secoli hanno rappresentato il sitodella Giudecca e gli edifici delle Zitelle, completano illavoro. Il primo consiste di una esauriente indaginerelativa alle opere pittoriche e scultoree offerte da unamunifica committenza che aveva contribuito alla fon-dazione dell’istituto; il secondo oltrepassa i compitiassegnatigli offrendo un frammento di una possibilestoria della fortuna iconografica di Venezia attraversol’analisi di disegni, dipinti ed incisioni.

Guido Galesso Nadir

GIANDOMENICO ROMANELLI , Ca’ Corner della Ca’Granda. Architettura e committenza nella Venezia delCinquecento, Venezia, Albrizzi, 1993, 4°, pp. 219, ill.,s.i.p.

Nel 1478 Bartolomeo Malombra vende la sua “casagrande da stazio” sul Canal Grande a San Maurizio aGiorgio Corner, fratello di Caterina regina di Cipro, perventimila ducati. Nella pianta di Venezia di Jacopo de’Barbari si ricava con chiarezza l’immagine dell’edifi-cio che nella notte del 15 agosto 1532 fu distruttocompletamente da un incendio. Zorzi, l’acquirente, è lafigura più prestigiosa della famiglia che si vuole di-scendente dei Corneli romani. Nel momento in cuiconclude l’acquisto Zorzi ha poco più di venticinqueanni. All’inizio del 1508 aveva partecipato alla guerracon il titolo di Provveditor generale di Terrafermaassieme ad Andrea Gritti. Aveva portato l’esercito aGorizia, a Trieste, a Fiume fino al confine dell’Unghe-ria. Fra Gritti e Zorzi Corner esisteva una notevolerivalità politica: filofrancese il primo, filoimperiale ilsecondo. È molto probabile che alla contrapposizionepolitica si affianchi anche una politica culturale diver-sa, soprattutto nel campo dell’architettura, che si espri-me nei due palazzi del Gritti a San Francesco dellaVigna e dei Corner a San Maurizio. Le tendenze cultu-rali e le scelte architettoniche della famiglia Cornarohanno lasciato un segno definitivo sia a Venezia che

nella Terraferma. Il padre e lo zio di Zorzi, Andrea eMarco, hanno iniziato la costruzione della Ca’ del Ducaa San Samuele, affidandone il progetto a BartolomeoBon e cedendola poi al duca Sforza. È un edificioinsolito sia per le dimensioni gigantesche che per lostile. Nel giro di tre generazioni lavorano per i CornaroFalconetto, Sanmicheli, Sansovino, Palladio, Vasari eScamozzi. I Cornaro edificano a Castelfranco, ad Asolo,nel Polesine, fuori Mestre, nel padovano, nel bassanese.Nella cerchia muraria padovana il bastione più smisu-rato porta il loro nome. Nella loro cerchia vi sono imembri del circolo culturale tosco-veneziano che ave-va degli esponenti di spicco come Sansovino, Tiziano,Sanmicheli, Vasari, Aretino.

Il palazzo Corner a San Maurizio è una pietra ango-lare nella storia culturale e in quella politica dellaSerenissima. Con la sua costruzione Sansovino tra-pianta in laguna il linguaggio di Roma. La sua edifi-cazione rientra in una complessa operazione politico-culturale della famiglia. Nel settembre del 1532, pochimesi dopo l’incendio, il cardinale Francesco, arcive-scovo di Brescia, chiede ad Andrea Gritti la restituzionedella dote che la sorella Caterina, già regina di Cipro,aveva portato al matrimonio con Lusignano. Segue larichiesta al Senato dei tre fratelli laici Zuanne, Giacomoe Girolamo. La richiesta della restituzione della dotedella sorella Caterina è motivata anche dalla volontà diricostruire il palazzo in modo che le famiglie dei trefratelli possano abitarvi. Invece dei 61.000 ducati ri-chiesti il Consiglio dei Dieci ne restituisce trentamila,di cui ventimila vincolati dalla ricostruzione dell’edifi-cio. Sansovino definisce il progetto nel triennio 1537-

cinquecentesca del mercato veneziano di Rialto sipresta perfettamente ad un’analisi comparata su scalaeuropea in relazione ad alcuni temi: l’ubicazione delmercato nella città, la volontà di dare forma regolare egeometrica alle piazze e alle strade mercantili, i manu-fatti. A Venezia, le due isole di San Marco e di Rialtosolo alla fine del XVI secolo sembrano essere divenutel’una il centro dell’autorità di governo e di quellareligiosa, l’altra il mercato. I processi che hanno portatoa questo tipo di sdoppiamento sono stati lunghissimi,contrastati e si sono verificati in molte città europee. Viè una trasmissione di modelli economici ma ancheedilizi. Si esprime una più attenta articolazione deglispazi “vuoti” destinati alla circolazione e alla sostadelle merci. Il grande mercato internazionale dellasocietà di antico regime rinvia a due tipi: il luogocircoscritto separato dal resto della città, il ponte abotteghe. A Venezia il mercato è addirittura delimitatoda canali. Il rinnovamento cinquecentesco può essereinterpretabile come un tentativo di trovare nella confor-mazione dello spazio fisico un mezzo per fissare spaziprivilegiati, cioè per proporre un ordine e dei “limiti”all’interno della città. Sansovino, con le sue Fabbrichenuove, sceglie l’inserimento nella città mediante un’ope-razione comparabile a quella compiuta a San Marcocon la Libreria e la Zecca. A Rialto egli formula unprogetto di valorizzazione complessiva dell’arena.

Elio Franzin

QUATREMÈRE DE QUINCY, Dizionario storico di architet-tura, a cura di Valeria Farinati e Georges Teynot,Venezia, Marsilio, 1992, 8°, pp. 296, ill., L. 45.000.

La seconda edizione del testo, precedentementepubblicato nel 1985 dallo stesso editore veneziano,ripropone l’enciclopedica opera di uno dei protagonistidel neoclassicismo europeo, concepita negli ultimidecenni del Settecento e comparsa, nella sua stesuradefinitiva, a Parigi nel 1832. Le voci, tratte dalla primaedizione italiana del 1847, sono state scelte dai duecuratori, Valeria Farinati e Georges Teyssot, secondocriteri che diano piena ragione del ruolo svolto neldibattito ottocentensco dal “conoscitore” francese, inparticolare anche nell’ambito degli ambienti culturalied artistici veneti.

Il saggio introduttivo di Farinati – Storia e fortuna diun dizionario. Quatremère de Quincy in Italia – con-sente una ricognizione nelle forme della vivace ricezio-ne del testo di de Quincy che intendeva dare un “idealeorientamento” del “dualismo tra piano didattico e pianostoriografico, tra l’assunzione dell’antichità ad esem-pio e la sua ricostruzione storica”. Il precoce interesseall’opera di de Quincy e alle elaborazioni del classici-smo francese, testimoniato dalla parziale ristampa del-l’edizione francese, a Padova nel 1784, dell’Encyclo-pédie Métodique – dalla rielaborazione della qualeebbe origine il Dizionario – trovò solleciti referenti neidecenni successivi, in intellettuali che, come LeopoldoCicognara e in artisti come Antonio Canova, alimenta-vano il fertile contesto culturale del classicismo veneto,

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39. Nel 1542 la morte di uno dei tre fratelli, Giacomo,semplifica i rapporti patrimoniali ed accelera i lavori dicostruzione. I fratelli, quasi in modo competitivo, sonolegati ad architetti diversi, Zuanne a Sanmicheli, Gia-como a Sansovino, Girolamo al Palladio e allo Scamozzi.

Elio Franzin

DONATELLA CALABI , Il mercato e la città. Piazze, strade,architetture d’Europa in età moderna, Venezia,Marsilio, 1993, 8°, pp. 270, ill., L. 48.000.

Qual è la configurazione fisica degli spazi di merca-to nelle grandi città europee dell’età moderna? Perconfigurazione fisica degli spazi di mercato si intendela forma, la posizione, la geografia nell’ambito dellacittà. Tra il XV e il XVII secolo le aree destinate agliscambi in città come Venezia, Parigi, Londra,Amsterdam, Siviglia e Anversa subiscono delle tra-sformazioni che ne modificano il rapporto con la città.Molti autori affermano che il mercato è l’essenza dellacittà, ma pochi sono consapevoli che lo spazio fisico delmercato è strettamente collegato all’intensità e allaqualità degli scambi e che le decisioni relative almercato hanno avuto una precisa influenza sulla formadi tutta la città.

L’analisi di Donatella Calabi inizia dal doppio siste-ma di isole di San Marco e di Rialto, al di qua e al di làdel Canal Grande a Venezia. E poi procede ad unconfronto europeo stimolato dal convegno internazio-nale su “Mercato e spazio urbano in Europa” che si èsvolto nel 1989 alla Fondazione Cini. La ricostruzione

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con il quale era peraltro in diretto rapporto de Quincy.Ai margini estremi delle possibilità interpretative

delle categorie classiciste, in prossimità di quelle ro-mantiche, avvinto al nodoso concetto di imitazione, lapregnante modernità del pensiero di de Quincy emergedal saggio di Teyssot, Mimesis dell’architettura. Leimmediate reazioni di Cicognara alla prima comparsadelle tesi del teorico francese, non prive di accenticritici nei confronti di una eccessiva fiducia nell’asso-luta autorità attribuita agli antichi, ne attestano l’impor-tanza nel contesto di un passaggio cruciale delle rifles-sioni sull’arte e l’architettura moderne.

Guido Galesso Nadir

MINISTERO PER I BENI CULTURALI E AMBIENTALI - COMITATO

NAZIONALE PER LO STUDIO E LA CONSERVAZIONE DEI GIARDINI

STORICI, Ville, parchi e giardini. Per un atlante delpatrimonio vincolato, a cura di Vincenzo Cazzato,Roma, Istituto Poligrafico e Zecca dello Stato, 1992,8°, pp. 660, ill., s.i.p.

Lo stato del giardino italiano e la sua tutela sonol’oggetto e lo scopo immediati di questa pubblicazione,nata dalla collaborazione fra l’Ufficio Studi del Mini-stero per i Beni Culturali e Ambientali e il ComitatoNazionale per lo Studio e la Conservazione dei GiardiniStorici. L’esistenza di un censimento del cospicuopatrimonio del nostro paese, regione per regione, costi-tuisce uno strumento informativo indispensabile nellaprospettiva di ogni successivo intervento funzionale arestituire a questi luoghi, dove “la storia si è fatta naturae la natura si è fatta immagine della storia”, il lorovalore culturale. La raccolta e la presentazione dellavoro, condotte dalle Soprintendenze, consta, oltreche delle essenziali schede informative, di testiintroduttivi necessari alla comprensione dell’origine,della tipologia degli insediamenti di interesse, dellostato complessivo dell’area esaminata e della politicadei vincoli ivi esercitata. La parte dedicata alla nostraregione permette in primo luogo di apprezzare la ric-chezza di siti di notevole interesse esistenti, nonostanterisalga agli ultimi decenni una diffusa politica che nedetermini il vincolo. In questo contesto non mancanoclamorosi episodi negativi, come la demolizione, neglianni Cinquanta, della villa secentesca, presso Mira,attribuita a Baldassarre Longhena, per far posto all’in-sediamento industriale della Mira Lanza. Lo stato at-tuale appare condizionato dalle caratteristiche moltovarie del paesaggio e dei suoli delle province venete,inoltre dai diversi rapporti originari, intercorsi fra edi-fici e verde, sensibilmente mutati nel corso dei secoli.Sono spesso andati smarriti i rapporti progettati travilla, giardino e territorio circostante, dei quali riman-gono tracce negli esempi palladiani che prevedevanouna stretta relazione con la campagna. La salvaguardiadell’unità originaria, intesa come “l’insieme delle aree,delle acque, delle piantumazioni, degli avvallamenti,dei boschi, delle economie e delle politiche, degli usi edei costumi”, implicherebbe una estensione dei vincolia vasti territori. Peraltro l’assetto primitivo di molti

giardini venne mutato, a partire dalla fine del Settecen-to, a seguito della diffusione del gusto romantico. Oltrealla diversa struttura, furono introdotte nuove specievegetali determinando una radicale trasformazionedell’aspetto complessivo.

Un limite rilevato dai curatori del censimento ri-guarda l’evidente assenza di una volontà progettuale,conseguente all’instaurazione di vincoli legislativi,nonostante eventuali interventi di restauro degli edificiadiacenti, che anzi vengono condotti aggravando ulte-riormente lo stato del verde. Ciò comporta conseguen-ze gravi su di un patrimonio la cui conservazione esigeparticolari accorgimenti per evitare l’impoverimentointerno causato da scarsa o errata manutenzione deivegetali. Anche in presenza di un sostanziale manteni-mento dell’estensione delle aree destinate a giardinonon corrisponde un’adeguata competenza botanica estorico-botanica, presupposto di interventi finalizzati ariattivarne la funzionalità rispetto al territorio.

Guido Galesso Nadir

LUIGI BRUNELLO, Antica idrografia della Terrafermaveneziana, Mestre, Centro Studi Storici Mestre, 1993,8°, pp. 63, ill., s.i.p.

L’opera, una ristampa dell’edizione del 1968, dopouna sintetica delineazione dei processi geologici che,verso la fine dell’era quaternaria, portarono alla forma-zione della pianura padana, circoscrive l’ambito diindagine alla terraferma veneziana, in cui sono presentifiumi di sorgente e di resorgiva.Tramite la disamina dinoti passi di Plinio il Vecchio e dei più autorevoli Livioe Strabone viene studiato il corso del Brenta (il Medoacusamnis dei Latini) in età romana; mediante documentid’archivio sono poi indagati i mutamenti che il corsodel fiume subì per oltre un millennio, sino al taglio fattooperare dalla Repubblica di Venezia. Viene quindipreso in esame il Musone, che doveva sboccare inLaguna, fino a quando, a causa di qualche cataclisma,qualche secolo prima del Mille, fu portato a sfociare traMarghera e Fusina e poi, col taglio di Mirano, nel XVIIsecolo, nel Brenta. Menzionati in documenti del IX e Xsecolo (quando ormai il loro corso non doveva diversi-ficarsi da quello attuale), il Marzenego, il Dese e lo Zerosono ricordati con insistenza nelle relazioni di studiosie di esperti della Repubblica di Venezia, per la quale,dal secolo XV in poi, era fondamentale l’attuazione delprogramma di esclusione dalla Laguna di questi trecorsi d’acqua.

Luigi Zusi

LINO VITTORIO BOZZETTO, Verona. La cinta magistraleasburgica. Architetti militari e città fortificate dell’Im-pero in epoca moderna, Verona, Cassa di Risparmio diVerona, Vicenza, Belluno e Ancona, 1993, 4°, pp. 367,ill., s.i.p.

Si apre con questo sontuoso testo redatto dall’archi-tetto Lino Vittorio Bozzetto una nuova collana editoria-le promossa e curata dalla Cassa di Risparmio diVerona Vicenza Belluno Ancona dedicata allo studio dimomenti storici o espressioni di cultura e d’arte legateal prezioso patrimonio di civiltà delle realtà e dellecomunità locali vicine all’operato dell’Istituto banca-rio. Il volume affronta un settore d’indagine per moltiaspetti vergine, ricostruendo i processi di ideazione e diattuazione della monumentale struttura delle muraasburgiche in Verona. Una lunga sezione iniziale èdedicata allo studio della scienza delle fortificazioniche, dall’opera dei grandi architetti italiani nel ’500, sisviluppa, lungo i secoli successivi, in un continuo etenace conflitto che vede contrapposte l’evoluzionevertiginosa della potenza di fuoco degli eserciti all’or-dine severo di un’arte esatta e deduttiva, concentratanella definizione di spazi, limiti e confini inattraversabiliattraverso l’applicazione rigorosa delle leggi della geo-metria e della balistica. Questo costante progresso, cheha negli ingegneri austriaci, protesi all’ideazione di

piazzaforti imprendibili contro la secolare pressionedelle armate turche, dei promotori instancabili, sembraconvergere e compiersi proprio nella cinta magistraledelle mura di Verona che, dall’inizio dell’Ottocento,comincia ad essere eretta intorno alla città veneta,integrando e potenziando i precedenti sistemi difensivi.

La seconda parte dello studio di Bozzetto è cosìdedicata all’analisi dettagliata del nuovo complesso difortificazioni. La descrizione, tecnica e puntuale, esa-mina minuziosamente il complesso disegno archi-tettonico del sistema di fortezze veronese, ormai dalungo tempo integrato in un processo simbiotico con lastruttura cittadina e con il verde rigoglioso dei parchi,valutandone le decisive implicazioni urbanistiche,riscoprendone il geometrico ed essenziale valore este-tico. La lettura diretta procede attraverso lo studio delleimmagini: dagli splendidi disegni architettonici, origi-nali e in gran parte inediti, provenienti dal KriegsArchiv, alle numerosissime riprese fotografiche, terre-stri o aeree, che ci mostrano la cinta muraria nelle sueattuali condizioni.

Ferdinando Perissinotto

AA.VV. , Il Mincio e il suo territorio, Verona, Cierre,1993, 4°, pp. 201, ill., L. 70.000.

Il paesaggio che circonda il Mincio viene osservatoanaliticamente attraverso una lente che non solo per-mette al lettore di assaporare le trasformazioni delfiume, dalla sua origine in epoca postglaciale ad oggi,ma lo conduce per mano facendolo entrare nella suastoria, fra le sue genti e la civiltà che si è sviluppataattorno ad esso.

In questo fiume di pianura, testimone di una realtàpadana e delle sue evoluzioni, non ci aspettiamo ditrovare un’eco della forza delle montagne o quellaturbolenta bellezza dei fiumi che scorrono tra le vallialpine. Anche la mancanza di sorgenti vere e proprie nefanno un fiume amputato, privo di infanzia. Piuttosto,nelle sue anse quasi stagnanti si assapora il suo passatoe il lavoro di conquista, soprattutto romano, delle suevaste golene. Per noi uomini di pianura spesso il fiumediventa l’ultima risorsa ambientale, fragile ecosistemamemoria di antiche foreste di pioppi, salici, ontani.

Il volume ci accompagna in un viaggio nel passato enel presente del Mincio, aiutandoci a rilevare le suemille sfaccettature, a carpire la sua storia e la sua vita.Dalle pianure postglaciali in cui lo troviamo intento ascavarsi un passaggio attraverso l’anfiteatro morenicogardesano, gli autori ci trasportano alla scoperta dei sitipreistorici che diventano spesso degli importanti indiziper ricostruire i paleoalvei del fiume. La sua importan-za come strumento di difesa passiva e la sua funzionemilitare e strategica ai tempi della gestione territorialedei Gonzaga diventano la chiave con cui studiare tuttaquella serie di fortificazioni che hanno interessato ilsistema idrografico Adige-Garda, costituendo una del-le dorsali di difesa tra il Veneto e la Lombardia nelmedioevo e nel risorgimento.

Osservando oggi gli insediamenti industriali ed arti-gianali che sorgono sul fiume, viene da domandarsi ilperché di un libro come questo che evidenzia, con unpo’ di nostalgia, un passato di equilibrata armoniauomo-natura. Senza volersi abbandonare ad una inutile

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critica allo sfruttamento, ma deprecando lo sfruttamen-to ad ogni costo, esso ci fa affrontare in modo abbastan-za armonioso la lettura di un angolo della Padania che,come del resto la maggior parte del nostro patrimonionaturale, andrebbe riscoperto e maggiormente valoriz-zato grazie ad una accorta gestione.

Andrea Franzin

Musica - Teatro

MARINELLA LAINI , Vita musicale a Venezia durante laRepubblica. Istituzioni e mecenatismo, Venezia, Stam-peria di Venezia, 1993, 8°, pp. 241, ill., L. 60.000.

È forse la seduzione del racconto che spinge MarinellaLaini a narrare i fasti musicali di Venezia, soffermandosinei luoghi e nei tempi che maggiormente hanno visto lacittà veneta affermare la propria personalità politica eculturale, vivida immagine dello Stato ideale. L’autriceindica come prima attestazione dell’attività musicale diVenezia il noto documento del 1316, relativo al paga-mento di Mistro Zucchetto per le sue prestazioni comeriparatore e suonatore d’organo a S. Marco, tuttavia èsoprattutto il periodo che va dalla fine del XV secolo atutto il ’700 ad essere trattato più diffusamente.

La prestigiosa attività della cappella maior dellabasilica di S. Marco, affiancata da quella della cappellaparva degli zaghi cantadori, attira la presenza di mae-stri d’eccezione come Willaert (chiamato nel 1527) eMonteverdi (1613): a quest’ultimo si deve anche ilpotenziamento dell’organico strumentale, in seguitoulteriormente perfezionato assieme alla compaginevocale da Legrenzi (1685) e Galuppi (1762). Ma lapreminenza di quella che per secoli sarà la cappellaprivata del doge non impedisce una vita musicalepropria alle parrocchie veneziane, come quella intitola-ta ai SS. Giovanni e Paolo, che nel 1620 assume comeorganista il diciottenne F. Cavalli, quella di S. Giacomodi Rialto, e la chiesa del monastero di S. Lorenzo,presso la quale nel 1758 si esibisce in una esecuzionememorabile l’orchestra diretta da J.A. Hasse; e persinoi monasteri femminili, nonostante la fiscale sorveglian-za dei Provveditori sopra i Monasteri, offriranno ospi-talità ed occasioni musicali di carattere extraliturgico,se non addirittura profano. Le associazioni religiose deilaici, ovvero le sei Scuole Grandi e la miriade di Pic-cole, cercarono anch’esse di elevare il tono delle cele-brazioni liturgiche nelle loro chiese grazie all’assun-zione di musicisti qualificati (cantadori de laude,cantadori solenni e strumentisti), che si aggiungevanoai probabili dilettanti provenienti dalle stesse con-fraternite, cioè i cantadori de corpi.

Ampio spazio viene dato in quest’opera alla descri-zione delle attività musicali negli Ospedali, tra cui sidistinsero quelli della Pietà, degli Incurabili, di S.Maria dei Derelitti e di S. Lazzaro dei Mendicanti: le

fanciulle bisognose ospitate che dimostravano attitudi-ne per la musica, le figlie di coro, erano istruite alloscopo di offrire ai loro patroni, all’intera città e ai suoivisitatori esecuzioni musicali spesso d’alto livello. Lapresenza della musica non poteva non allietare le riu-nioni dei patrizi veneziani, sia avessero queste carattereerudito, come presso le Accademie, sia fossero sempli-ci intrattenimenti, dovuti ad iniziative individuali, chei nobili veneziani procuravano d’offrire ai loro ospiti,come nel caso di Marco Contarini: ed è da questecircostanze private, in fondo, che scaturirà la scintillaall’origine della nascita del teatro d’opera, il qualeassumerà a Venezia una dimensione imprenditoriale diuna certa rilevanza socio-economica, come è evidenziatonel capitolo dedicato all’argomento.

Il volume si chiude con un esame delle relazioni traarte figurativa ed arte musicale, rendendo evidenteattraverso le immagini quanto forte fosse l’apporto diquest’ultima nella formazione culturale degli artistiveneziani: conclusione opportuna per questa sintesidella storia musicale di Venezia, gradevolmente illu-strata da una prosa chiara e un significativo apportoiconografico, e con il merito d’aver operato sull’argo-mento un felice spoglio bibliografico.

Anna Vildera

ACCADEMIA FILARMONICA DI VERONA, Biblioteca delleopere pubblicate a stampa dai musicisti veronesi neisecoli XVI-XVIII, a cura di Oscar Mischiati, Roma, Torred’Orfeo, 1993, 8°, pp. XV-362, L. 65.000.

L’Accademia Filarmonica di Verona sin dall’iniziodella sua fondazione (1543) si è aggiudicata un ruolo diprimo piano nella divulgazione e nella conservazionedel patrimonio musicale della città, affermandosi subi-to istituzione di respiro internazionale. Per questo mo-tivo una ricognizione dei musicisti che nacquero nelterritorio veronese o che ivi presumibilmente intreccia-rono rapporti professionali durante i due primi secoli divita dell’Accademia, si rivela un’operazione di notevo-le interesse allo scopo di approfondire la conoscenzadei personaggi che contribuirono in varia misura allaformazione dello spirito musicale della città veneta, dicui l’Accademia Filarmonica rappresenta l’espressio-ne più vistosa. Oscar Mischiati, veterano d’indagini diquesto tipo, ha raccolto le schede che compongono talerepertorio in due sezioni, una per le edizioni di singoliautori, l’altra per le antologie. Ha tuttavia riservato unbreve ma significativo spazio ad un’appendice che, inparte indice, in parte bibliografia, praticamente foto-grafa l’iter della produzione musicale d’origine vero-nese, partendo dall’elenco delle biblioteche e dellecollezioni private cui le pubblicazioni musicali sonopervenute, e risalendo via via ai loro antichi possessori,ai dedicatori, ed infine ai loro autori, per i quali sonostate compilate delle succinte schede biografiche. Ciòche emerge è dunque un animato ritratto del panoramamusicale veronese, a cui prendono parte musicisti,personalità della cultura e della vita religiosa e civile,istituzioni: dai frottolisti M. Cara, M. Pesenti e B.Tromboncino, tutti vissuti a cavallo tra il XV e il XVIsecolo, a G. Nasco, primo maestro assunto dall’Acca-demia Filarmonica nel 1547, sino ai compositori piùtardivi del periodo considerato dal presente volume,ovvero G. Torelli (1658-1709), C.A. Marino (1670-1717), D. Zanatta (1664-1748), E.F. Dall’Abaco (1675-1742); da nobili patroni come il conte Mario Bevilacqua,dedicatario di ben ventitre edizioni, tra cui quelle di uncerto numero di autori eccellenti (O. di Lasso, L. Leoni,L. Marenzio, C. Merulo, F. de Monte, B. Spontoni, F.Stivori, O. Vecchi), all’erudito Scipione Maffei (1675-1755) e al duca di Baviera, Massimiliano Giuseppe III ,che nel 1766 dedica un suo Stabat mater all’AccademiaFilarmonica.

Indubbiamente l’Accademia Filarmonica spicca inquesto quadro della vita musicale veronese vantando,in particolare tra il 1548 e il 1616, un considerevolenumero di dediche, apparse sulle pubblicazioni di mu-sicisti come, ad esempio, G. Nasco, V. Ruffo, J. deWert, M.A. Ingegneri, L. Marenzio, B. Pallavicino, P.

Bellasio, S. Bernardi: certo un pegno di riconoscenzama, forse, già allora, anche di affetto da parte di alcunidei maggiori musicisti dell’epoca.

Anna Vildera

TOMMASO GRAZIANI, Missa cum introitu ac tribus motectisa 12 voci in 3 cori, Venezia 1587, introd. e trascr. diVittorio Bolcato, ed. a cura di Ludovico Bertazzo, Pado-va,Centro Studi Antoniani, 1992, 4°, pp. XXII-115, L. 35.000.

TOMMASO GRAZIANI , Responsoria in solemnitate patrisseraphici Francisci a 4 voci con il basso per l’organo,Venezia 1627, introd. e trascriz. di Vittorio Bolcato, ed.a cura di Ludovico Bertazzo, Padova, Centro StudiAntoniani, 1992, 4°, pp. XIV-37, L. 20.000.

Nell’anno 1587 il francescano Tommaso Graziani sitrovava a Milano, dove era stato chiamato per dirigerela cappella musicale del convento di S. Francesco,quando fu stampata a Venezia da A. Gardano la suaprima opera, la Missa cum introitu ac tribus motectis.L’esperienza del suo precedente incarico presso labasilica di S. Maria Gloriosa dei Frari a Venezia,aggiuntasi ad una solida preparazione nell’arte delcontrappunto, impartitagli a Ravenna negli anni dellaprima giovinezza da un vero maestro come CostanzoPorta, l’avevano reso, ormai trentaquattrenne, un com-positore degno della massima considerazione: è quantosi deduce dalle pagine relative alla biografia e alle operedel musicista che gli dedica nella sua introduzioneVittorio Bolcato, a cui si deve la restituzione in chiavemoderna e l’analisi stilistica di tale composizione edell’ultima fatica del frate di Bagnacavallo, i Respon-soria in solemnitate patris seraphici Francisci, stam-pati nuovamente a Venezia, ma da A. Vincenti, setteanni prima della sua morte avvenuta nel 1634.

La scelta editoriale che ha portato alla pubblicazioneproprio di queste due opere del Graziani, e che inaugurala serie dei suoi opera omnia progettata all’interno delCorpus musicum franciscanum, probabilmente non ècasuale: nonostante l’ammirevole maturità compositivache si afferma già al suo esordio, la contrapposizionedei due lavori mette infatti in rilievo con grande imme-diatezza l’evoluzione stilistica del francescano e lacolloca nel suo contesto storico, in cui Monteverdi fa daspartiacque e nello stesso tempo da anello di congiun-zione tra il vecchio e il nuovo. E se dunque il primoGraziani si mantiene fedele al rigore contrappuntisticoe alle sonorità brillanti della policoralità veneziana,nell’ultima opera, pur senza rinnegare nulla delle pre-cedenti scelte musicali, tuttavia non si dimostra insen-sibile alle nuove suggestioni armoniche della secondapratica monteverdiana. La coerenza stilistica del Gra-ziani tuttavia non viene minimamente scalfitta: infatti,forse ispirato a quei principi di moderazione che anima-rono lo spirito controriformistico, le sue opere si distin-guono per sobrietà, e poco indugiano alle colorituremadrigalistiche, utilizzate solo laddove appaiono indi-spensabili. E la dedica della Missa ad Ottaviano Stram-biago da Ravenna, maestro francescano di teologia e fi-losofia, e quella dei Responsoria, composti in ricordo delsanto fondatore del suo ordine, sembrano proprio addi-tare le tappe di un percorso determinato da una sceltaideale ben radicata nella sua vita e nella sua musica.

Anna Vildera

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Catalogo delle partiture della biblioteca dell’A.S.A.C., acura dell’Associazione per lo Sviluppo delle AttivitàCorali e del Comune di Venezia, 3 voll., Mestre (VE),Stamperia Comunale, 1992, 4°, pp. 35, 87, 139, s.i.p.

Dal 1979 l’Associazione per lo Sviluppo delle Atti-vità Corali (A.S.A.C.) si prodiga a sostegno dell’infor-mazione e della formazione di quanti, nel Veneto, sioccupano di musica corale: con un’attenzione partico-lare all’educazione della voce, promuove manifesta-zioni per la diffusione di tale genere musicale e, tra glialtri obiettivi, si prefigge la raccolta mirata di materialelibrario, fotografico e discografico.

S’inserisce dunque nell’ambito di questi progettil’iniziativa di un catalogo che, attraverso un essenzialeelenco compilato secondo un ordine alfabetico sia pertitolo sia per autore, comprenda tutte le 9146 partiturecorali conservate presso la biblioteca dell’Associazio-ne, aperta al pubblico a Mestre dal 1987.

Il repertorio ivi contenuto è ripartito in tre volumi, aseconda del tipo di formazione corale a cui è destinato(I: Voci bianche e femminili; II: Voci virili; III: Vocimiste): ampiamente rappresentata, in particolare nelsecondo volume, è la musica popolare italiana e non,che propone spesso, nel caso di pezzi particolarmentenoti, vari tipi di armonizzazioni od elaborazioni (unesempio: La tradotta ne ha sette). Altrettante presenzeregistra però il repertorio classico, che spazia dal Me-dioevo al ’900, anche se nel terzo volume fa decisamen-te da padrona la polifonia rinascimentale, della qualecompaiono pressoché tutti i più grossi nomi dellemaggiori scuole europee. Un posto speciale occupainoltre J.S. Bach. Non mancano infine autori del nostrosecolo, italiani e stranieri, che si sono dedicati in modoquasi esclusivo alla didattica: forse modello per tutticostoro, è senz’altro da ricordare fra di essi Z. Kodàly.

La quantità di titoli e la varietà del repertorio, nonlimitato a quello locale, bensì con aspirazioni interna-zionali, rendono questo catalogo un informatore signi-ficativo della qualità del lavoro svolto sino ad ora dallabiblioteca dell’A.S.A.C., ed un agile strumento di con-sultazione assai utile per gli operatori del settore.

Anna Vildera

LORIS TIOZZO, Gioseffo Zarlino, teorico musicale,Conselve (PD), Veneta Editrice, 1992, 8°, pp. 135, ill.,L. 25.000.

Per quanto l’interesse primario di Loris Tiozzo nonpunti ad indagini di tipo preminentemente storiografico,egli si avvale tuttavia degli apporti bibliografici reperi-bili sull’argomento, in verità non eccessivamente nu-merosi, per cercare di tracciare un ritratto a tutto tondodi Gioseffo Zarlino (1517-1590), il quale comprendanotizie sulla sua biografia e sulle sue opere, e lo mettain relazione con i fenomeni culturali e musicali dellasua epoca: l’evoluzione del genere polifonico, la nasci-ta delle accademie, la diffusione della stampa musicale,tutti eventi per i quali Venezia rivela attitudini diprimaria importanza, e nei cui confronti Zarlino assu-me posizioni d’indiscutibile rilievo.

Entrato a far parte dell’ordine francescano, eglidiviene in seguito allievo di A. Willaert, che sostituisce

pochi anni dopo la sua morte nella direzione dellacappella marciana di Venezia; sembra anche arrivaread un passo dall’elezione a vescovo nella nativaChioggia: ma a notizie su cui non pesa ormai nessunaincertezza, si affiancano quesiti non ancora del tuttorisolti a causa della scomparsa di opere a lui attribuitee mai pervenuteci. Ad esempio, Zarlino è ritenutol’autore di un dramma pastorale intitolato Orfeo, desti-nato probabilmente ai festeggiamenti in onore di Enri-co III di Francia, il quale soggiornò a Venezia nel 1574:questa composizione sembrerebbe anticipare di circauna ventina d’anni la nascita del melodramma,anteponendo così la città lagunare a Firenze nell’inven-zione di tale genere. È sicuramente tutta da provare,questa tesi “veneziana” sostenuta dal Caffi e dalMolmenti, animati probabilmente anche da un certofervore celebrativo. L’attenzione di Tiozzo è rivoltaperò in particolare alla verifica dei principi matematiciche hanno condotto il compositore chioggiotto allaformulazione di una teoria che rendesse ragione deirapporti armonici in uso nella musica pratica, altrimenticonsiderati dissonanti dalla musica teorica: Zarlinoviene così a conciliare le speculazioni del musicus,fedele agli ideali metodologici che informano le arti delquadrivium, con la reale evoluzione della tecnicacompositiva, ed apre infine la via ad un’affermazione atutto campo della tonalità moderna.

L’analisi di Tiozzo si conclude con un’appendicecontenente la descrizione di otto esperimenti acustici,eseguiti dall’autore a riprova della teoria zarliniana.Segue quindi la partitura di un madrigale per coromisto, ottoni ed organo composto da Luigi Donorà inoccasione del IV centenario della morte di Zarlino, edelaborato sul madrigale del maestro È forse il mio ben,in cui l’utilizzazione dei cori spezzati e degli strumenti,caratteristiche più facilmente riconoscibili della scuolaveneziana, vogliono essere un omaggio a colui che neè stato uno dei maggiori rappresentanti.

Anna Vildera

DARIA MARTELLI, Moderata Fonte e Il merito delledonne, pref. di Giovanni Calendoli, postfazione diBruno Rosada, Venezia, Centro Internazionale dellaGrafica, 1993, 8°, pp. 113, ill., L. 30.000.

Grazie alla dedizione di diverse studiose, negli ultimianni l’opera di Moderata Fonte Il merito delle donne èuscita da un oblio durato quattro secoli, ha conosciutostudi ed edizioni parziali, un’edizione integrale e, ora,questa riduzione per la scena di Daria Martelli, autriceanche del profilo biografico della poetessa veneziana edella ricerca iconografica che corredano il volume. Uninteresse, questo, che forse non è disgiunto dal carattereemblematico della vita dell’autrice cinquecentesca. Natanel 1555, Modesta Pozzo (questo il suo vero nome) ebbeun destino solo per certi versi simile a quello di illustripoetesse rinascimentali come Vittoria Colonna, VeronicaFranco o Gaspara Stampa: di origini borghesi anzichéaristocratiche, non godette che in minima parte di quellalibertà di relazioni mondane e di scambi culturali checontraddistinsero invece la vita sociale di altre intellet-tuali contemporanee. La condizione di “donzella” pri-ma e di donna maritata e madre poi, pose gravi limiti alrealizzarsi delle sue aspirazioni, nonostante l’appoggioe l’incoraggiamento degli zii adottivi che la educarono inun ambiente colto e illuminato.

Il contrasto fra le ambizioni intellettuali e le costri-zioni della vita matrimoniale affiora dalle pagine de Ilmerito delle donne, scritto (pare in risposta a librimisogini di marca controriformista) fra il 1588 e il1591, anno in cui Moderata Fonte morì nel dare allaluce il quarto figlio. L’opera conobbe una sola edizio-ne, postuma, nel 1600, per iniziativa di Nicolò Doglioni,zio della scrittrice. Consiste in un dialogo in prosa cheintreccia tematiche “protofemministe” ai più svariatiargomenti filosofici e scientifici. La riduzione effettua-ta da Daria Martelli consente un’immediata fruizionedel singolare testo e riesce a farne risaltare la “coperta”teatralità, nel rispetto filologico dell’originale. Teatralitàche non è solo implicita nella forma del dialogo, ma

anche nel tono e nei modi in cui esso si svolge: diver-samente dai trattati platonizzanti dell’epoca, la Fonte faesprimere le interlocutrici del dialogo non in astrattitermini filosofici, “ma in termini di vita concretamentevissuta”, come rileva Giovanni Calendoli nella Prefa-zione. Le sette protagoniste rappresentano, ciascuna,un determinato punto di vista sulla condizione femmi-nile e sull’oppressione maschile (tema privilegiatodalla Martelli per conferire unità drammaturgica aldialogo) e offrono un ventaglio di posizioni debitamentecontrastanti. Si va dalla bella e volitiva Eleonora,decisa a fare del suo stato di vedovanza una condizionedi libertà, a Corinna (presumibile alter-ego della Fon-te), giovane coltissima che rifiuta il matrimonio innome dell’autonomia intellettuale, alle giovanissimeElena e Virginia, fiduciose, invece, in un positivo rap-porto con l’altro sesso. Ne risulta un concertato ricco disfumature, dove ogni argomento divagante divieneoccasione di divertito o amaro riferimento ai difetti deimaschi. L’abile riduzione della Martelli sottrae al Me-rito delle donne il peso di una marcata letterarietà purmantenendone il linguaggio e lo spirito e, grazie ad undosato impiego dei ritmi e degli spazi scenici (domi-nante è la metafora del giardino, in cui è ambientato ildialogo), sopperisce alla inevitabile ripetitività del temacon un gioco teatrale vario e incisivo.

Giuseppe De Meo

AA.VV. , Gino Rocca, Atti del Convegno nel centenariodella nascita (Feltre, 15-16 maggio 1992), a cura diFabio G. Budel, Feltre (BL), Comune - Famiglia Feltrina,1993, 8°, pp. 139, ill., s.i.p.

AA.VV. , Gino Rocca 1891-1941, a cura di DonataGrimani Guarnieri, Feltre (BL), Comune - Provincia diBelluno - Regione del Veneto, 1991, 8°, pp. 79, ill., s.i.p.

Ad oltre cinquant’anni dalla prematura scomparsadi Gino Rocca (1891-1941), la sua opera attende ancorala collocazione critica dovuta ad un autore che in vitagodette di considerazione e di successo (vinse il PremioBagutta per la narrativa nel ’31) e che, come dramma-turgo, fu tra i più produttivi e rappresentati della pimametà del secolo, a livello nazionale. Un silenzio che siaccorda malissimo con il ruolo svolto da Rocca sia inambito teatrale, con sessanta titoli di cui una diecina indialetto, portati sulle scene dai più bei nomi del teatroitaliano e veneto (Virgilio Talli, Renzo Ricci, TatianaPavlova, Cesco Baseggio, Giancarlo Giachetti), siacome narratore, critico, saggista. Rocca fu anche sce-neggiatore e, occasionalmente, organizzatore e registateatrale, svolgendo continuativamente attività giornali-stica (fu al “Popolo d’Italia” e diresse “Il Gazzettino”).

Un segnale di ripresa di interesse è provenuto dalConvegno, organizzato da Silvio Guarnieri, tenutosi aFeltre nel maggio 1992 in occasione del centenario dellanascita dello scrittore. Gli Atti ora raccolti in volume siaprono con la relazione di Nicola Mangini, fra i pochi adaver incrinato, trent’anni fa, il muro del silenzio postu-

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aspetto, apparentemente secondario, che esula dallarappresentazione, essendone tuttavia un accessoriodecorativo solo nella tipologia e in effetti fondamentalequale strumento divulgativo: è il manifesto che, al di làdella funzione propagandistica, possiede un propriovalore artistico e soprattutto costituisce una preziosafonte di dati sociali. Ai manifesti teatrali il Museo LuigiBailo di Treviso ha recentemente dedicato una mostra,“Il sipario di carta”, che ha offerto al pubblico lapossibilità di ammirare una selezione dei 400 cartellonipresenti nella raccolta di Nando Salce, dalla quale giàsi era attinto in analoghe esposizioni dedicate all’operalirica e al cinema.

La rassegna trevigiana – che ha coperto un arco ditempo compreso tra gli anni Ottanta dell’Ottocento e lametà del Novecento – apriva questo excursus ricco dicuriosità e particolari inediti con un raro avviso del1849 ad annunciare l’esibizione di Angelo Lipparini edella sua Drammatica Compagnia nel Teatro di via delCocomero a Firenze. Questo libro, che costituisce ilcatalogo della mostra, ne segue fedelmente l’itinerarioarticolato in cinque sezioni, ordinate secondo un dupli-ce criterio cronologico e tematico: dall’attenzione ri-servata alle “Compagnie” si passa alla forza cataliz-zatrice di “Primeattrici e capocomici”, che si ritaglianocon la propria personalità o con il carisma dei loropersonaggi più celebri uno spazio vicino alla ritrattisticapura. Le “Immagini dalla scena” visualizzano inveceinterpreti, caratteri e ambientazioni d’impatto e di di-retto richiamo; interessante è poi notare come, median-te le innovazioni iconografiche (la bizzarra inventiva diFortunato Depero per il manifesto del 1924 del NuovoTeatro Futurista è un esempio paradigmatico), il movi-mento capeggiato da Marinetti tentasse di minare allefondamenta ogni stilema preesistente con i suoi “Fer-menti di modernità”.

Il catalogo, ricco di belle tavole a colori a pienapagina, comprende un esauriente apparato criticointroduttivo, volto ad approfondire le tematiche del-l’esposizione con collegamenti interdisciplinari, e dueappendici finali, le biografie dei cartellonisti di LucioScardino e le Schede teatrali a cura di Cristina Rigo eCarmelo Alberti. Di quest’ultimo è pure il saggiocentrale Aspetti della scena italiana dall’età del grandeattore all’epoca del regista, in cui vengono affrontatiargomenti di ampio respiro: la natura sociale dell’artescenica nell’Ottocento, l’importanza delle compagnieintese quali strutture economiche in movimento, latipizzazione dei ruoli, la diffusione e il successo deitesti ad ambientazione storica a cavallo dell’Otto-No-vecento. Al direttore della mostra, Eugenio Manzato, èinvece riservato l’intervento d’esordio, una sorta diguida sintetica alla lettura e all’osservazione, seguitodalla storia del manifesto teatrale di Paola Pallottino.

Marco Bevilacqua

ALESSANDRO PADOAN, Il teatro della Pusterla. Pagine divita musicale vicentina sugli spettacoli dati nel teatrodel Patronato Leone XIII dei Giuseppini (1891-1953),Vicenza, Nuovo Progetto, 1993, 8°, pp. XI-648, ill., L.50.000.

Un intreccio di notizie dal mondo della musica e delteatro vicentino nel primo cinquantennio del nostrosecolo, inserito in un complesso puzzle di vicende,personaggi, gusti e tendenze culturali dell’epoca èquanto si apprende dalla ricerca del giovane musicistaAlessandro Padoan, che rende omaggio alla sala delPatronato Leone XIII di Vicenza, situata nei pressi delponte Pusterla lungo il Bacchiglione. Rovistando traarchivi e biblioteche, il ricercatore è riuscito a compor-re un mosaico di storie che hanno accompagnato lanascita (nel 1891), lo sviluppo e la decadenza (nel1953) di un teatro che ha sempre fatto concorrenza adaltre prestigiose sale della città: l’Eretenio, il Verdi,l’Olimpico. Un luogo di iniziazione culturale per igiovani, dove era possibile ascoltare le arie delle piùcelebri opere liriche, gustare commedie ed operettefamose, assaporare musiche corali, partecipare all’emozione visiva delle prime immagini in movimentocreate dalla “macchina diabolica” del cinematografo.Ai Padri Giuseppini, gestori dell’Istituto Leone XIII ,interessava, più di ogni altra cosa, far passare attraversol’attività teatrale un’opera di educazione cattolica checontrastasse le idee socialiste ed anarchiche che versola fine dell’Ottocento e agli inizi del XX secolo sidiffondevano nel Veneto.

Nel Teatro della Pusterla transitarono i più grandiartisti del luogo, come il musicista e compositore An-tonio Coronaro che regalò delle proprie produzionimusicali ai Padri Giuseppini. Questo passaggio di com-pagnie di commedianti, comici e cantanti viene ampia-mente documentato nell’ultima parte dell’opera trami-te la riproposizione di locandine e vecchi annunci dispettacoli che riportano i programmi delle serate, inomi dei realizzatori e degli interpreti. Dalla ricerca siapprende che, tra i vari tempi in cui erano divisi idrammi e le commedie, la banda musicale del Patronatoeseguiva brani musicali, oppure qualche cantante davasfoggio della propria abilità improvvisando canzonettea cui immancabilmente seguiva il ritornello insieme alpubblico. Le operette, invece, erano rappresentate solodai maschi dagli 11 ai 15 anni, in quanto le femmine nonpotevano nemmeno assistere a tali spettacoli. Le seratedi varietà consistevano in esercizi di ginnastica artisti-ca, numeri dedicati ai dialoghi scherzosi, alle aried’opera ecc. Dagli anni Venti divennero frequenti gliintrattenimenti di musica classica e cori di montagna;diversamente, dal secondo dopoguerra si diffusero glispettacoli di musica leggera con interventi di comici.

Già dal 1908 il teatro era stato ristrutturato perpermettere la creazione di 400 posti a sedere in una co-moda platea e in due logge semicircolari e la costruzio-ne di un ampio palcoscenico con spazio per l’orchestrafinemente decorato. Dopo la fine della seconda guerramondiale la struttura della sala mostrava i segni delladecadenza, mentre l’operetta aveva ormai perso il suofascino: i Padri Giuseppini, d’ora in poi, avrebbero impa-rato a veicolare i messaggi educativi attraverso il cinema.

Carlo Zilio

Memorialistica

MAGDALEINE PIDOUX, Sei mesi in Italia. Diario di unignorante (1 febbraio - 1 agosto 1892), trad. e cura diAntonio Boschetto, Padova, Editoriale Programma,1993, 8°, pp. XVI-301, ill., L. 60.000.

Questo Diario esce nell’edizione italiana esattamen-te cent’anni dopo la prima edizione parigina, anonima,che valse alla sua autrice il Prix Botta, assegnatoledall’Académie Française nel 1894. È proprio grazie aquesto premio che il curatore, e in un certo sensoscopritore del testo – casualmente rinvenuto fra i vecchi

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mo. Mangini esamina le “prime” delle commediedialettali di Rocca, dall’esile esordio di El sol sui veri del1914, portato in scena da Ferruccio Benini, alle impor-tanti prove degli anni di “fervore creativo”, tra il ’24 e il’30, nelle quali prese corpo quel “ciclo dei ‘vinti’, che siponeva in palese contraddizione alla cultura corrente”della virilità e del coraggio. Nelle commedie in dialettoRocca supera, per Mangini, la visione convenzionaledella provincia veneta sana e bonaria, attingendo ad unsentito intimismo crepuscolare.

Il contributo di Paolo Puppa sulla produzione teatra-le in lingua evidenzia la cifra “rosa” di tale teatro, nonestraneo all’atmosfera dei telefoni bianchi: una “scenaprudente” discosta dalle sollecitazioni del regime fasci-sta (al quale per altri versi Rocca aderì), ma al tempostesso contraria alla “tradizione del nuovo” degli autoridel grottesco o di Pirandello. Alla ricerca di un “nucleocostante di ispirazione” nell’opera teatrale dello scrit-tore, Anna Barsotti (I luoghi scenici di Gino Rocca)identifica nell’opposizione semantica fra l’“albergo” ela “casa”, rispettivamente luogo ideale e luogo di realtà,la metafora ricorrente di una concezione esistenziale inbilico fra l’esilio e la nostalgia. Maria Teresa Zoppelloenuclea, a sua volta, i tratti della cattiveria, dello sgra-devole, del senile di molti personaggi del Rocca dialettalequali indici di una disposizione caratteriale e di unacondizione subalterna e riottosa spesso ritratte dalteatro veneto e lombardo a cavallo dei due secoli.Carmelo Alberti rievoca l’attività di Rocca regista eorganizzatore di teatro nella Venezia del 1933/34,quando lo scrittore assunse la presidenza del comitatoesecutivo della prima Biennale Teatro e, in un climadenso di contrastanti fermenti, debuttò nella regia conuna memorabile e discussa Bottega del caffé. L’operanarrativa del Rocca è riletta da Giorgio Pullini, il qualerileva la componente espressionista del suo stile fraechi dannunziani e momenti di vera originalità.

Completano la pubblicazione i contributi di NellaGiannetto, Venezia nell’opera narrativa di Gino Roc-ca, di Rosita Tordi (sul Rocca critico letterario) e gliinterventi di Silvio Guarnieri e di Mario Isnenghi, ilquale ipotizza i nessi intercorrenti fra l’opera delloscrittore e la sua militanza intellettuale fascista.

La raccolta degli atti è integrata dal volumetto pre-cedentemente curato da Donata Grimani Guarnieri, diidentica veste editoriale e copiosamente illustrato; vi sipossono leggere la prefazione di Nicola Mangini al suoGino Rocca. Teatro scelto, del 1967, stralci da romanzie novelle, passi epistolari ed altro, per un riaccostamentoal mondo di Rocca.

Giuseppe De Meo

AA.VV ., Il sipario di carta. Manifesti teatrali dellaRaccolta Salce 1849-1951, Catalogo della mostra(Treviso, Museo Civico Luigi Bailo, 22 gennaio-30aprile 1994), Venezia, Marsilio, 1994, 8°, pp. 128, ill.,s.i.p.

Il teatro, specchio del mondo, ha sempre portatosulla scena frammenti di storia o di umanità. Ma c’è un

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libri di casa durante un trasloco – può nella presenteedizione fregiare del nome dell’autore l’opera, sforzan-dosi nel resto di mantenere il più possibile similareall’originale l’aspetto del volume: “la carta marezzata...i bei caratteri tipografici”, risultandone un libro eleganteche subito richiama alla mente gli anni in cui fu scritto.

Anche la signora Pidoux, in quegli anni che da pocovedevano l’Italia unificata, decise d’intraprendere ilcosiddetto gran tour, quel pellegrinaggio fra le bellezzedel Bel Paese quasi d’obbligo per la classe colta o conaspirazioni artistiche di tutta Europa e che in certo qualmodo completava l’educazione di chi lo compieva. Ilsuo viaggio durò dal febbraio alla fine di luglio del1892, e toccò, con tappe non sempre proporzionateall’importanza dei luoghi, Milano, Roma, Napoli, Fi-renze con l’Umbria e la Toscana, Bologna, Ravenna,Padova, Venezia ed infine, sulla via del ritorno attra-verso il Brennero, Verona. Questo diario di viaggio,attento soprattutto alle testimonianze della passata gran-dezza artistica dell’Italia ma non indifferente anche adumori ed atmosfere umane, venne dedicato al figlio,quasi ideale dialogo oltre la distanza per poter condivi-dere con l’assente “le luminosità del cielo e i tesoriartistici dell’antica terra latina”.

Alla nostra regione è dedicato poco meno di un terzodel libro nel quale campeggia senza rivali la cittàlagunare, sentita anche dalla Pidoux – profonda cono-scitrice d’arte, innamorata del Mantegna ma non insen-sibile nemmeno a quel fascino bizantino, levan-tineggiante, “barbarico” come lo chiama lei, che tantaparte ha nella magia di Venezia – in quella inquietanteambivalenza di solarità e decadenza ed oblio che verràportata alle estreme conseguenze dal Mann di Morte aVenezia. Possiamo così seguire l’Autrice nelle suescoperte per calli e chiese, incantarsi di fronte alGiorgione o a Tiziano come di fronte alla luna che siriflette sul Canal Grande; assistere alla più venezianadelle feste: il Redentore; visitare Chioggia, coi suoi rudipescatori, inseguire le traccie di Wagner e dei mercantinelle strette calli del primo Ghetto d’Europa...

Nilda Tempini

CAMILLO DE CARLO, Noi non per noi. Memorie d’oltreil Piave, Vittorio Veneto (TV), Fondazione “MinuccioMinucci”, 1992, rist. anast. Bologna 1927, 8°, pp. XIV-143, ill., s.i.p.

ALESSANDRO TANDURA, Tre mesi di spionaggio oltre ilPiave. Agosto-Ottobre 1918, pref. di Giovanni Giuriati,Vittorio Veneto (TV), Kellermann, 1993, rist. anast.Treviso 1934, 8°, pp. IX-157-XVI, L. 25.000.

Si è festeggiato nel 1992 il centenario della nascitadi Camillo De Carlo, nato a Venezia, appassionatod’arte e di storia, ma soprattutto ricordato come “eroe”della Prima guerra (fu decorato con una medaglia d’oroal valor militare). La riedizione di queste memorie diguerra, pubblicate per la prima volta nel 1927, sonodunque un omaggio al suo sacrificio e soprattuttoesprimono la volontà di Vittorio Veneto (in cui si trovaancor oggi una delle dimore di famiglia dell’autore) ditenere vivo il ricordo di un uomo che dimostrò sempreaffetto e devozione alla città. Per essa De Carlo volle

istituire la “Fondazione Minuccio Minucci”, perchémai fossero da lei dimenticate quelle virtù civiche equei valori culturali a cui egli stesso aveva credutotestimoniandolo con la vita.

Le vicende, i luoghi, i personaggi qui rievocati ap-partengono tutti ad un periodo assai difficile e delicatoper la storia italiana: sono i mesi di giugno, luglio eagosto del 1918, quando ci si sta ormai avviando allafine della guerra. L’ufficiale Camillo De Carlo è traquei militari incaricati di infiltrarsi nella zona oltrePiave, nel Veneto allora occupato dalle truppe austro-tedesche, per raccogliere più notizie possibili sulleforze nemiche e comunicarle “dall’altra parte del Piave”,dove intanto si stava preparando l’offensiva. De Carlorievoca paesaggi, volti, dialoghi, gesti generosi ederoici della gente del posto che collaborò con lui,emozioni e speranze convertendoli in forma letteraria.Momenti di alta intensità emotiva o di forte tensionenarrativa sono di frequente interrotti da improvvisepause, da immagini tenere, da tranquille visionipaesaggistiche. Lo stile è sempre teso, concitato, soste-nuto da continue metafore, spesso da esclamazioni einterrogativi, da frequenti frasi quasi gettate sul foglioe poi sospese all’improvviso, per lo più brevi, sincopate.Una lingua che porge continuamente l’orecchio a sestessa, si sperimenta, si contempla; spesso turgida,solenne, ricercata, tesa sempre al massimo quasi a volerspecchiare l’intensità dei momenti narrati.

Del tutto diverso il tono tenuto nella narrazione daAlessandro Tandura, che pure racconta le stesse vicen-de e le stesse atmosfere. Nato a Vittorio Veneto, alpinodel Comando della Terza armata, ebbe incarico similea quello di De Carlo e di altri con loro. Diverse le sceltelinguistiche e di stile di queste sue pagine rievocative,che suggeriscono immediatamente la tranquillità e lasemplicità del racconto orale. Un modo anche differen-te, probabilmente, di vivere vicende così fatali, unsentire più sommesso e corsivo, ma non certo menointenso. Assai frequenti, anche nella rievocazione diTandura, sono le espressioni di viva riconoscenza aiVeneti che al di là del Piave lo aiutarono nella suamissione. Con un eloquio semplice ma incisivo sononarrati la fame, la paura di essere abbandonati, i rischicorsi, i dubbi atroci, le speranze, le delusioni per irifornimenti che non arrivano...

Due volumi importanti: come documenti storici, mainnanzitutto come documenti umani. Storie di uominiper cui la morte era divenuta evento di nessun conto difronte all’ideale assoluto per cui stavano combattendo.

Marta Giacometti

LODOVICO CIGANOTTO, L’invasione Austro-Ungarica aMotta di Livenza e nei dintorni. Diario 2 novembre1917 - 4 novembre 1918, Motta di Livenza (TV), Comu-ne, 1993, rist. anast. Motta di Livenza 1922, pp. 242,ill., s.i.p.

Dopo una lunga permanenza in Palestina, doveperfezionò i suoi studi teologici, padre LodovicoCiganotto venne trasferito nell’autunno del 1917 nellasua città natale a Motta di Livenza. Sono i giorni tragiciche seguono la sconfitta di Caporetto: l’esercito italia-no in rotta ripiega precipitosamente lasciando il Friulie il Veneto orientale sotto l’incalzare delle armateaustrotedesche. L’amaro resoconto del padre france-scano si apre sul lugubre scenario di questi eventidrammatici, ripercorrendo poi il lungo corso di priva-zioni e lutti che segnò l’anno dell’occupazione austria-ca. Le prime immagini sono quelle della fuga disordi-nata delle forze italiane oltre il Piave: il testo è attraver-sato dal sentimento di sgomento e abbandono cheavvolge la ritirata, pervaso dall’incertezza tetra e ango-sciosa per il domani. L’arrivo degli austriaci, di unesercito vincitore, ma esausto ed affamato, è raccontatocon i toni di una accusa vibrante. All’occupazionefanno seguito le requisizioni forzate, i saccheggi siste-matici che travolgono i precari equilibri dell’economiacontadina, gettando nell’indigenza la cittadina di Mottae le campagne circostanti. La denuncia dei soprusi,delle violenze subite è, nelle pagine di Ciganotto,

appassionata: dalle sue parole traspare l’intensa parte-cipazione per le sofferenze del popolo contadino, maanche l’atavica ostilità nei confronti del “todesco”,profondamente radicata nell’immaginario collettivodelle campagne venete e a cui lo sdegno di padreCiganotto dà voce. Con il passare dei mesi la posizionedel francescano tende a mutare: all’indignazione siaccompagna ora un sentimento più prossimo alla cri-stiana comprensione e al perdono che non riesce però astemperare completamente il risentimento. Siamo aridosso dell’offensiva del Solstizio e, a dispetto dell’ar-roganza degli ufficiali austriaci che preannuncianomarce trionfali verso Roma, nelle pagine di Ciganottoappare l’immagine della miseria dell’esercito occupan-te, i cui soldati sono costretti a mendicare quel pane cheprima depredavano. Al timore e all’angoscia per irisultati dell’offensiva austriaca, alla felicità e al sollie-vo che accompagnano la notizia del suo fallimento,segue l’ultimo periodo dell’occupazione, tutto concen-trato nell’attesa ansiosa della liberazione spesso annun-ciata, ma sempre rinviata. Sono queste, forse, le paginepiù coinvolgenti del diario. I motivi della denunciapassano in secondo piano davanti al susseguirsi inquie-to di speranze, illusioni, aspettative e disinganni chedominano l’estate e l’autunno del ’18. Le ultime paginedella cronaca di Ciganotto allargano così la narrazioneai grandi scenari del cupo crepuscolo dell’impero au-striaco e all’esaltazione patriottica per la vittoria, ma ilsoggetto del racconto rimane sempre il mondo contadi-no, la sua infinita capacità di sopportazione e adatta-mento, il suo connaturato scetticismo, i suoi profondivincoli di solidarietà che gli permisero di affrontare esuperare l’ardua prova della guerra.

Ferdinando Perissinotto

MICHELE CAMPANA, Un anno nel Pasubio, a cura diAlessandro Massignani, Novale di Valdagno (VI), GinoRossato, 1993, 8°, pp. 192, L. 30.000.

Preceduto da un’ampia introduzione di AlessandroMassignani, è stato ristampato il diario di guerra delgiornalista romagnolo Michele Campana Un anno sulPasubio. L’edizione originale era ormai introvabile eper anni il volumetto aveva costituito un ricercato picco-lo classico, non solo per la ricostruzione delle operazionimilitari sul Pasubio, ma soprattutto per capire l’atteggia-mento dei combattenti nella loro quotidianità, spessoanche in pose scomposte da sberleffi o da smorfiepicaresche e comunque non sempre perennemente tesi inun’atmosfera plumbea di dolore e di sofferenza. Il libret-to di Campana, uscito per la prima volta nel 1917,costituisce un esempio singolare per chiarezza e sempli-cità dello stato d’animo di un ufficiale subalterno pocopiù che trentenne e che nella vita borghese faceva ilgiornalista. Da buon giornalista dedica infatti alcuneriflessioni al cambiamento sociale ed antropologicoche viene messo in atto dalla guerra; “io credo chel’Italia in questa guerra abbia scoperto se stessa” dice,ed aggiunge più avanti: “abbiamo innalzato un nuovobasamento per la vita italiana”. Difficile credere che loslancio che intravedeva allora fosse quello poi destinatoad incanalarsi nella dittatura. Lo sforzo compiuto collet-tivamente con grande sacrificio doveva portare a qual-cosa di nuovo e decisivo anche nel modo di vivere e dipensare nel paese dopo la guerra; ove mai esistesserodubbi, si conferma soprattutto l’adesione generalizzatadella borghesia italiana al conflitto e la sua volontà diandare sino in fondo, pagandone tutti i costi per guar-dare al futuro con gli occhi del nuovo secolo.

Non è neppure affatto casuale che, in un suo scrittosulle origini del fascismo, anche Lelio Basso sottolineas-se come la borghesia italiana, ed in particolare proprio gliufficiali di complemento, si fossero battuti bene. Fra idanni che il fascismo arrecò alla coscienza e alla dignitàdegli italiani, deformando ed oltreggiando la realtà stori-ca, non ultimo fu quello di avere strumentalizzato l’impe-tuoso movimento irredentista come antesignano dellaviolenza squadristica che soffocò le libertà democratiche.“La volontà di guerra dei soldati, scrisse Adolfo Omodeo,si giustificava con un’aspirazione alla giustizia...”.

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Ben documentata, come sempre anche con abbon-danti fonti in lingua tedesca, l’introduzione di Alessan-dro Massignani che si sofferma sul ruolo strategico delPasubio e conduce una sintesi equilibrata delle opera-zioni belliche della Grande Guerra. Ricorda inoltre che,da parte austriaca, è stato pubblicato persino un roman-zo ispirato ai racconti dei protagonisti e la grande famadel Pasubio nella letteratura di lingua tedesca.

Giovanni Punzo

GINO GEROLA, Profili dall’Altopiano. Storie e perso-naggi di Folgaria, Padova, Editoriale Programma, 1993,8°, pp. 311, ill., L. 30.000.

Il lavoro di Gino Gerola (originario di Terragnolo, inprovincia di Trento) intende ritrarre, attraverso ricordie testimonianze relative al Novecento, non solo lacultura, la vita sociale, i luoghi di Folgaria, ma soprat-tutto l’anima, la mentalità e il sentire della sua gente, lasua quotidianità. E il volume risponde anche all’inten-zione precisa del Comune di Folgaria di valorizzarel’“identità storica e culturale dell’Altopiano come co-munità di montagna”. Una prima parte del libro racco-glie interventi dell’autore per lo più già pubblicati inriviste o giornali. Una ventina di ritratti di gente comu-ne di Folgaria costituisce invece la seconda sezione:sono storie di persone che hanno vissuto le vicende piùimportanti del nostro secolo, come le guerre, gli impo-nenti movimenti di migrazione, i profondi mutamentieconomici... Mai l’autore descrive soltanto; sempretrasmette sensazioni e impressioni ricevute, rievocaricordi, riporta racconti. E la rievocazione è di frequen-te condotta sul tono sobrio di una nostalgia sommessavolta ad un passato culturale e sociale apparentementeormai perduto, prezzo quasi dovuto al raggiungimentodel benessere materiale e all’evoluzione di Folgariaverso un’economia principalmente basata sul turismo.Ad essere rimpianti sono la solidarietà, la schiettezza,il senso spontaneo della collaborazione, dell’aiuto reci-proco, la coscienza del bene comune: valori profondiche sembrano ora appartenere al passato, ma che Gerola,nelle frequenti riflessioni sparse tra le pagine, senterecuperabili e ancor oggi vivificanti.

Vi sono qui rievocati i ricordi del Natale di Gerolabambino di fronte ai suoi regali, i racconti delle impresedegli “aizenpòneri” (gli uomini della ferrovia), quelli delturismo anni ’60, il turismo “familiare”, quando l’arrivo deituristi era vissuto come una festa e il rapporto con loro erasempre capace di lasciare segni profondi, la rievocazionedei soggiorni di Cesare Musatti in altopiano (“unita allacultura una grande umanità...”), del passaggio di altri“ospiti a cinque stelle”... Ne germinano riflessioni tranquil-le, le più diverse, sul rapporto ormai perduto tra l’uomo e lanatura, sulla caduta di alcuni valori primari, sull’importan-za di non perdere le proprie radici... Il “documento”, così,si fa piacevolissimo racconto, condotto in uno stile immuneda ogni narcisismo, da ogni retorica cui spesso facilmenteporta questo tipo di testi. Un narrare sempre sciolto, imme-diato, essenziale, eppure ricco e corposo, in cui vari espe-dienti narrativi danno, di volta in volta, nei brevi e velocicapitoli, occasione alla rievocazione e al racconto.

Marta Giacometti

DINO COLTRO, Il Temporario. Diario di una città, Vero-na, Cierre, 1993, 8°, pp. 338, ill., L. 35.000.

Si intitolava “Temporario” una rubrica curata per unanno intero sulle pagine dell’“Arena” di Verona daDino Coltro, voce ormai ben nota nell’ambito deglistudi sulla civiltà veneta. Quei pezzi giornalistici, ac-colti già al tempo con ampi consensi, sono ora riuniti involume. In questo anomalo “diario”, costruito scrupo-losamente da Dino Coltro, una città si racconta, attra-verso le fonti più varie e attingendo alla sua profondamemoria collettiva. Trecentosessantacinque fotogram-mi narrano Verona, la sua cultura, le sue tradizioni, isuoi monumenti, i suoi cittadini, i momenti gloriosi equelli difficili... È la Storia vista anche attraverso le

“microstorie” della città, specchiata nella quotidianitàdella vita veronese.

Ovunque, a vivacizzare il racconto, sensibile è ilsapore della cronaca locale, per cui ogni evento ènarrato con il gusto dell’immediatezza, in forma gior-nalistica, come se si trattasse sempre di “notizie digiornata”. Numerosissime infatti le citazioni da fonticontemporanee, come cronache, diari e lettere di Vero-nesi o di personaggi illustri passati per Verona, articolidi quotidiani cittadini (come “L’Arena”, “La Gazzettadi Verona”, “L’Adige”...). Un “giorno dopo giorno”che per artificio copre un anno e che in realtà attraversainvece secoli. E ogni avvenimento diventa per Coltrospunto facile per offrire notizie interessanti, considera-zioni storiche, per raccontare altri eventi, per presentarepersonaggi. Vi sono, accostate, vicende di principi e digente comune, fatti storici importanti e semplici eventicittadini, dal passato romano (la scheda più vecchia siriferisce all’anno 69 d.C.) al passato più prossimo(1960). Così accanto all’arrivo in città di Mozart, alpassaggio dello zar, del principe o del doge di turno, allemanifestazioni antiaustriache, all’aumento delle tasse,si narra anche del ritrovamento in Adige del corpo diuna donna tagliata a pezzi e del primo suicidio di unragazzo, dell’invasione delle cavallette e della spaven-tosa inondazione dell’Adige, dell’inaugurazione del talteatro e del tal monumento, dell’apertura della ferrovia,del consenso raccolto dall’ultima rappresentazione tea-trale all’Arena... Epoche della storia più diverse elontane, si ritrovano dunque qui fianco a fianco, mesco-late al di là di qualsiasi rapporto cronologico, in unavisione che cancella ogni tirannia del tempo, ponendoal primo posto il gusto dell’evento di per sé, in unascelta libera e curiosa, di frequente accattivante. E inluogo della cronologia, sono innanzitutto la sensibilitàe la curiosità del narratore a dettare le regole. Unacuriosità appassionata e che a sua volta appassiona. Nerisulta non un ordinato asse cronologico bensì un vasto,unico piano, in cui le tessere scelte offrono alla fine losguardo d’insieme della città.

Marta Giacometti

Storia

ANDREA VIANELLO, L’Arte dei Calegheri e Zavateri diVenezia tra XVII e XVIII secolo, Venezia, Istituto Venetodi Scienze, Lettere ed Arti, 1993, 8°, pp. 172, ill., L.28.000.

La monografia, ospitata nella collana di “Memoriedella Classe di Scienze Morali, Lettere ed Arti” comevol. XLIX , esamina la frazione conclusiva nella lungavita della corporazione, delineandone le vicende nelquadro dell’economia matura e delle incipienti crisisei-settecentesche. Il lavoro è diviso in quattro parti, laprima delle quali è dedicata alla struttura organizzativadell’Arte, suddivisa tra i due “colonnelli” dei calegherie degli zavateri con gastaldo, masser e scrivano unicima con capitoli generali separati e “difensori” nominati

per le frequenti contese giudiziarie tra i due rami diattività. La distinzione fra i due generi di attività risie-deva infatti, formalmente ed in primo luogo, nellatipologia degli articoli prodotti; questa, legata stretta-mente alle vicissitudini della moda e più alle dinamichedell’industria e del commercio dei pellami, si rivelòparticolarmente aleatoria nei due secoli considerati,portando a cronici conflitti nel tentativo di difendere ladistinzione e l’equilibrio tra le due diverse “nicchie”economiche. La seconda parte del volume è voltaall’esame delle attività di lavorazione delle pelli aVenezia, con analisi dell’andamento dei prezzi e delfenomeno del contrabbando, favorito quest’ultimo dalregime pesantemente vincolistico che caratterizza laRepubblica di Venezia non meno di altri Stati italiani edeuropei nel periodo del particolarismo più tardo.

I rapporti tra datori di lavoro e manodopera occupa-no il più esteso e denso dei quattro capitoli, in cui sidescrivono criteri e metodi adottati in vista del control-lo sul turbolento mondo del lavoro. La strutturacorporativa e monopolistica delle Arti imponeva infattiun considerevole impegno di risorse nella lotta allecontraffazioni prodotte dall’abusivismo, reso agevoledalla possibilità di lavorare scarpe e pianelle in casasenza alcuna particolare, ingombrante o costosa attrez-zatura, destinandole poi al mercato. Un’altra linea didifesa la corporazione dovette mantenere nei confrontidelle rivendicazioni dei lavoranti, organizzati in unSovegno particolarmente agguerrito nel promuoverecontroversie giudiziarie contro i capi dell’Arte.

Il fondo archivistico della Giustizia Vecchia, magi-stratura competente alla sorveglianza sulle Arti, hafornito all’Autore copioso materiale sul tema del reclu-tamento dei garzoni e sul loro tirocinio in vista delraggiungimento della qualifica di capomastri.

La quarta ed ultima parte esamina la divaricazioneeconomica esistente all’interno dell’Arte, basandosi sumodelli ricostruttivi di possibili bilanci costi/ricavi. Idocumenti e l’elaborazione dei dati da essi fornitisottolinea lo sforzo di limitare tale divaricazione e inspecie lo scalzamento dei confratelli meno abbienti dalmercato ad opera dei titolari di botteghe dall’attività piùestesa e redditizia. Un’Appendice riporta l’analisi deiprezzi delle calzature acquistate per il convento deiDomenicani ai Gesuati tra il 1669 e il 1776. Il volumeè corredato da un repertorio bibliografico, un elencodelle tabelle nel testo e un indice analitico.

Silvia Gasparini

Dispacci da Pietroburgo di Ferigo Foscari 1783-1790,a cura di Gianni Penzo Doria, introd. di GiorgettaBonfiglio Bosio, Venezia, La Malcontenta, 1993, 8°,pp. XXIII-251, s.i.p.

Già nella seconda metà del XVII sec. si iniziò adavvertire in Venezia la necessità di stringere legamistabili e proficui con la grande e lontana potenza diRussia. Proiettato verso l’Europa e il Mediterraneo,soprattutto a partire dal forte impulso di modernizzazioneimpressogli da Pietro I Romanov, l’impero russo pre-meva sulla Dominante per attuare una solida alleanza infunzione antiottomana. Più prudente la Serenissimavoleva invece circoscrivere l’accordo al piano pura-mente commerciale, rivitalizzando così, grazie all’ac-cesso ai mercati dello sterminato paese orientale, le nonpiù fiorenti sorti della propria economia mercantile. Perquesti motivi si dovette attendere più di un secolo pergiungere ad uno scambio ufficiale di ambasciate e,quando si pervenne a questo passo decisivo, non pochifurono i problemi che il Senato della Repubblica incon-trò per nominare un patrizio disposto ad accollarsil’oneroso compito di rappresentare Venezia nella lon-tana corte di Pietroburgo. Le dissestate finanze dellaDominante avrebbero, infatti, potuto contribuire soloparzialmente al rimborso delle spese non indifferentiche la carica comportava, senza contare inoltre il disa-gio di risiedere in una sede tanto scomoda e l’impossi-bilità di poter curare, da così lontano, i propri affari e ipropri interessi in patria. Erano ormai passati i tempi incui un Giovanni Dario, vecchio e malato, non esitava

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comunque ad obbedire agli ordini del Senato e condur-re una difficilissima ambasciata nella corte ostile delsultano Beyazid a Costantinopoli. Il balletto estenuantedi convocazioni, nomine, rifiuti, puntualmente descrit-to dalla introduzione di G. Bonfiglio Dosio, che siprotrasse per più di un anno prima di giungere alladefinitiva designazione di Ferigo Foscari, è probabil-mente un ulteriore sintomo del distacco e del disinteres-se provato da buona parte della classe dirigente vene-ziana nei confronti delle sorti, ormai incerte, dellaRepubblica.

I dispacci raccolti nel volume vanno dal giugno del1783 all’agosto del 1790 e coprono tutto il periodo diresidenza del Foscari a Pietroburgo. Purtroppo il testo,pubblicato in occasione della visita di Gorbaciov aVenezia, non presenta un apparato critico e di commen-to storico ai documenti. Nonostante questo, la letturadei dispacci ci trasmette ugualmente la figura del diplo-matico veneziano: attento osservatore della politicazarista, puntuale e freddo informatore commercialedella Serenissima, il Foscari non è stato però troppoapprezzato dalla critica storica. Gli si rimprovera unaposizione attendista, l’incapacità di intervenire positi-vamente nelle vicende interne della corte russa, di nonsaper sfruttare, nella miglior tradizione diplomaticadella Dominante, i conflitti e i contrasti tra le potenzeeuropee a vantaggio di Venezia. L’Alberti, nella suaopera sulle relazioni fra Venezia e la Russia, stigmatizzacosì la missione di Foscari, affermando che egli svolse“il suo compito invero più da spettatore che da opera-tore”. Probabilmente, però, il fatto di riuscire principaleinterprete della politica europea non era semplicementeun limite dell’operato di Foscari, ma una necessitàiscritta nel destino stesso della storia di Venezia.

Ferdinando Perissinotto

Documenti relativi alla storia di Venezia anteriori alMille, a cura di Roberto Cessi, 2 voll., Padova,Gregoriana, 1991, rist. anast. Venezia 1942, 16°, pp.VIII-120, 214-52, L. 35.000.

Carlo F. Polizzi ha curato la ristampa anastatica,edita dalla Deputazione di storia patria per le Venezie,di questi ormai rari volumetti del Cessi, corredandolicon gli indici dei nomi, delle cose notevoli, e di un’uti-lissimo repertorio delle nuove edizioni dei documenti.

Il primo volume riguarda i secoli V-IX , il secondovolume i secoli IX-X ; gli indici del Cessi si trovano allafine di ciascun volume, mentre quelli aggiunti dalcuratore si trovano, con numerazione di pagine separa-ta, in coda al vol. II .

Silvia Gasparini

Introduzione storica alla lettura della carta catastale del“Retratto del Gorzon”. Itinerari e documenti per unastoria della Bassa Padovana, parte I, Stanghella (PD),Gruppo Bassa Padovana, 1986, 8°, pp. 325, ill., s.i.p.

Il “Retratto del Gorzon” nella cartografia storica tramedioevo ed età veneziana, parte II, Stanghella (PD),Gruppo Bassa Padovana, 1988, 8°, pp. 305, ill., s.i.p.

Anche un’area geografica decisamente poco estesacome quella compresa tra i Colli Euganei e l’Adige, inparte proprio per particolarità geomorfologiche del ter-ritorio, offre un’enorme ricchezza ed ampiezza di temid’indagine storica, di antropologia storica, di sto-riaeconomica e del territorio nel significato più ampio,soprattutto quando come fonti principali vengono utiliz-zate le rappresentazioni cartografiche e catastali. At-traverso i numerosi saggi che concorrono a formare idue volumi viene descritto un vero e proprio congegnoterritoriale che spiega e colloca razionalmente nellospazio e nel tempo gli eventi storici; funzionale alla meto-dologia impiegata è la divisione in due volumi, dei qualiil primo costituisce un’ampia introduzione ed il secondoinvece la vera e propria analisi dettagliata del Retratto delGorzon (1633) dal Medioevo all’età veneziana.

Sono compresi nel primo volume contributi inter-

disciplinari che toccano la preistoria, l’età romanza, ilmedioevo e l’età moderna; appaiono via via i primiinsediamenti umani, la descrizione dell’ambiente eco-nomico e sociale alla fine del medioevo, le riforme e lebonifiche effettuate dai veneziani, l’azione del Magi-strato dei Beni Inculti ed il fenomeno del brigantaggio,tanto specifico nella Bassa Padovana.

Nel secondo volume, improntato alla dettagliataanalisi dello strumento cartografico mediante il con-fronto tra le rappresentazioni seicentesche e quellecontemporanee (peccato che manchino riferimenti allacartografia del periodo lombardo veneto), vengonoaffiancate le immagini dei centri urbani, delle strade,degli argini e degli alvei, delle paludi e dei confini dellemaggiori proprietà sia nella raffigurazione seicentescache in quella ricavata dalla levata cartografica dell’Isti-tuto Geografico Militare di fine ’800; una grande tavolafuori testo permette poi di collocare i singoli confrontinella rappresentazione cartografica attuale.

Emerge, come si è detto, un quadro di grande ric-chezza tematica che può costituire un primo modello diriferimento metodologico per studi più organici anchedi maggiore respiro.

Giovanni Punzo

GIANDOMENICO ZANDERIGO ROSOLO, Nota storica sullaRegola di San Vito di Cadore e sulla consistenza eregime del suo patrimonio, San Vito di Cadore (BL),Grafica Sanvitese, 1993, 8°, pp. 39, s.i.p.

L’iniziativa del Comitato Regole di San Vito diCadore ed il contributo della Cassa Rurale ed Artigianadi Cortina d’Ampezzo hanno permesso la compilazio-ne di questa Nota storica. Alla rassegna cronologica deilaudi dal XIII al XVI secolo (si rimpiange la mancanzadi una edizione completa dei testi, che peraltro avrebbeesorbitato dalle finalità della Nota) fanno seguitocompendiose notizie sul regime giuridico dei consorzi,dei beni ad essi attinenti e della loro utilizzazione. Laconsistenza attuale dei consorzi è ricostruita con riferi-mento agli attuali N.C.T. dei Comuni interessati, docu-mentando divisioni e terminazioni succedutesi nel tem-po e le vicende ottocentesche di trasferimento di beniregolieri al comune di San Vito. La memoria concludedelineando la disciplina vigente e le problematichecollegate alla liquidazione degli usi civici e alla piani-ficazione territoriale.

Silvia Gasparini

ANNA PAMBIANCHI - GIANNI SCARPA, Giacomina e PietroAndrea. Un matrimonio segreto. Aspetti della vita pri-vata nella comunità locale sul finire del ’600, Sottoma-rina (VE), Il Leggio, 1993, 8°, pp. XI-174, ill., L. 22.000.

“O com’è bello far l’amor / far l’amor in mezzo aipra’ / dirindindin...”: è un ritornello che ben si adatta alcontenuto del libro, che lascia trasparire quanti rapportiamorosi si consumassero segretamente e al di fuori delmatrimonio nel Seicento a Chioggia. Le carte processuali

presentate dai due autori sono chiare: nell’agosto 1688vi è un processo per la deflorazione di una donna; perlo stesso motivo ve n’è un altro nel settembre 1689; unaltro ancora si celebra nell’aprile 1695. I rapportiprematrimoniali erano interdetti dalla chiesa e nonammessi dai costumi sessuofobi allora dominanti, quindise venivano scoperti rappresentavano un disonore perla famiglia della donna. Quando una relazione amorosaveniva scoperta e l’uomo non accettava di sposare ladonna si arrivava al processo. Per Pambianchi e Scarpai numerosi processi per deflorazione istruiti nel Seicen-to documentano che la pratica, necessariamente clan-destina, di fare l’amore al di fuori del matrimonio era“un fenomeno ampio e diffuso”.

Una realtà che mostra una faccia sconosciuta deicostumi chioggiotti. Una ricerca che, per quano riguar-da la storia di Chioggia, pone un problema di ordinestoriografico perché crea delle contraddizioni all’inter-no delle ampie ricostruzioni storiche finora effettuate.Punto di partenza dei due studiosi l’analisi di un proces-so tra due famiglie di Chioggia a causa di una lite. Siscopre che il motivo dell’astio era dovuto alla relazioneconsumata tra Pietro Andrea Fattorini e GiacominaBullo. La quiete nella famiglia Bullo ritorna quando siviene a sapere che molto accortamente Giacominaaveva fatto sottoscrivere al più giovane Pietro Andreauna promessa di matrimonio. In questo modo i familiarisi sono sentiti salvaguardati nel loro onore. Il contrattostipulato tra i due giovani apre uno spiraglio sullamentalità che poteva essere presente tra la gioventù,almeno tra quella benestante. I due attraverso quel pattohanno mostrato di avere voluto decidere autonoma-mente e di volere essere responsabili del proprio desti-no. Il significato del contratto supera quindi lo strettoambito della promessa di matrimonio per allargarsi allasfera del diritto e di come dovevano essere regolati irapporti tra individui e tra individui e società.

Il microfatto è indicativo di una situazione culturalein trasformazione, dove alla consuetudine e alla tradi-zione cominciano a sostituirsi altri valori come lalibertà decisionale dell’individuo. Con quel contrattoGiacomina e Pietro Andrea hanno rivendicato il dirittodi decidere personalmente del loro rapporto affettivo. Idue quasi sicuramente non conoscevano il giusnatu-ralismo e il contrattualismo, ma quel contratto mostracome nella società chioggiotta fossero penetrati i germidi una filosofia che fu alla base di una concezionemoderna del diritto nei rapporti sociali.

Cinzio Gibin

WIEBKE WILLMS, San Clemente. Storia di un’isola vene-ziana. Uno dei primi manicomi femminili in Europa,Conferenza tenuta al Centro Tedesco di Studi Venezia-ni il 13-10-1992, Venezia, Centro Tedesco di StudiVeneziani, 1993, 8°, pp. 50, ill., s.i.p.

Questo piccolo ma intenso libro è frutto di un pazien-te lavoro di ricerca sulla storia del manicomio di SanClemente, che l’autrice ha potuto svolgere grazie ancheal contributo del Senato di Berlino. Già a partire daisecoli XI-XII in territorio veneziano vennero istituitiricoveri per bisognosi (crociati, pellegrini, marinai,poveri e malati), ma nel periodo del declino politicodella Repubblica veneziana si diffuse anche la praticadella segregazione e sorveglianza di personaggi “sco-modi”, colpevoli perlopiù di atti di violenza, scandali,o comportamenti dissoluti. In questo modo, dopo ilXVIII secolo “ai normali carcerati vennero sempre piùaccomunati pazzi e deviati che non si erano resi colpe-voli di alcun delitto, ma che rappresentavano un perico-lo per se stessi o per gli altri”. È soltanto sotto il dominioaustriaco che la pazzia passò al controllo della legisla-zione sanitaria – e quindi all’operato dei medici –,mentre la devianza femminile venne affidata prima allecure dell’Ospedale di San Servolo, poi ad un repartopsichiatrico appositamente istituito all’interno del-l’Ospedale Civile dei Santi Giovanni e Paolo. Infine, acausa di un improvviso sovraffollamento di questestrutture, nel 1835 venne decisa la costruzione di unmanicomio femminile a San Clemente.

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Il manicomio di San Clemente – destinato ad acco-gliere circa 400 pazienti – fu inaugurato nel 1873, sottoil Regno d’Italia, e raggiunse nell’arco di pochi anni iltetto di 1.000 ricoverate, la maggior parte delle qualiritenute inguaribili e sottoposte a disumane misurecontenitive. La struttura architettonica dell’edificiovenne modificata nel 1934, mentre la settorizzazionedel 1968 consegnò a San Clemente il ruolo di “isolapsichiatrica per il centro storico di Venezia”. A partiredagli anni ’70, invece, il ruolo della strutturamanicomiale subì un’inversione di tendenza con lo“spostamento dell’intervento psichiatrico dalla clinicaisolata alla città”, fino alla chiusura definitiva dell’isti-tuto avvenuta nella primavera del 1992.

Susanna Falchero

AA.VV ., Studi di storia per Luigi Ambrosoli, Verona,Cierre, 1993, 8°, pp. XXI-263, s.i.p.

La formula consolidata della “Festschrift”, dellaraccolta miscellanea di studi di allievi o colleghi inonore di un maestro anziano, costituisce un costumeaccademico comune a molte università europee. Lagiovane Università di Verona ha voluto inserirsi inquesta tradizione e ricordare e celebrare, in questomodo, la figura di Luigi Ambrosoli promuovendo unaraccolta di studi in occasione del settantacinquesimocompleanno dello storico varesino, professore fuoriruolo di Storia moderna presso l’Università di Verona,e preside della facoltà di Magistero nel triennio 1982-85. Il debito di riconoscenza dell’ateneo veronese neiconfronti dell’opera e del magistero di Ambrosoli è,come testimonia questa iniziativa, particolarmente sen-tito, non solo per quanto riguarda la sua appassionataattività di insegnamento e di ricerca, ma anche per l’im-pegno profuso da Ambrosoli al fine di far promuoveree ottenere l’autonomia dell’università veronese dallasede centrale padovana, obiettivo raggiunto nel 1982.

Gli studi che compongono il volume interessano unambito cronologico molto ampio, dal medioevo allafine dell’Ottocento e sono stati programmaticamentepensati al fine di esplorare i campi di indagine più viciniall’attività di ricerca di Ambrosoli. Una prima sezionesi può così ricostruire nei saggi di Castagnetti, Pastore,Borelli, Zangarini, i quali ripercorrono aspetti di storialocale di città come Ferrara e Verona dove Ambrosoliha lavorato per oltre dieci anni. Un secondo settore diinteresse, quello riguardante la storia della culturaitaliana fra Sette e Ottocento, è indagato e approfonditonegli studi di Ricuperati e Romagnini dedicati, il primo,ai progetti di riforma intellettuale e delle struttureuniversitarie nell’Italia della prima metà del Settecen-to, il secondo, agli influssi illuministici e protoromanticinella cultura piemontese.

Non potevano poi mancare ampie sezioni di analisirivolte ai territori di indagine più cari allo studio dellostorico varesino: la storia della scuola e delle istituzionieducative, disciplina in larga misura fondata qui inItalia dallo stesso Ambrosoli, e il pensiero e l’operadella grande tradizione democratica e laica dell’Otto-cento italiano. Abbiamo così gli studi di Garavagliache, analizzando la fondazione del “Seminario deipoveri fanciulli di S. Giovanni Battista” di VaralloSesia, ricostruisce le strategie educative proprie della

Controriforma, e quelli di Marina Roggero e LuciaMaestrello che indagano sulla figura, sul ruolo, sul“mestiere” stesso del maestro nell’Italia fra la fine delSettecento e gli inizi dell’Ottocento. Per ciò che riguar-da la riflessione sul pensiero democratico dell’Ottocen-to ricordiamo il saggio di Franzina, dedicato ai rapportifra contenuti laici e illuministici e concreto solidarismocristiano nel pensiero di Lampertico; quello di Gozzini,rivolto allo studio della partecipazione di Cattaneo aldibattito sulla carità pubblica in Italia nella prima metàdell’Ottocento; e infine quello di Allegri, incentratosull’analisi dello scambio epistolare intrattenuto fraCarlo Tenca, fondatore della rivista il “Crepuscolo” nel1850 a Milano, e Tommaso Gar, già redattore del“Giornale Trentino”. Quest’ultimo saggio, che chiudeil volume, presenta la pubblicazione completa dell’in-tero carteggio e testimonia la vitalità e l’importanza,nello scenario del Risorgimento italiano, di un giorna-lismo progressista, attento interprete della realtà socia-le e politica e coscientemente proteso nella sua missio-ne educativa nei confronti di una opinione pubblicanazionale in via di formazione.

Ferdinando Perissinotto

AA.VV. , Francesco Bocchi e il suo tempo 1821-1888,a cura di Antonio Lodo, Rovigo, Minelliana, 1993, 8°,pp. 298, ill., L. 35.000.

Da due decenni l’Associazione Minelliana di Rovigopersegue la ricostruzione storica dei momenti salientidel Polesine (i titoli hanno superato gli ottanta), orga-nizzando convegni, talvolta anche di rilievo internazio-nale (come l’ultimo su Erasmo e il Polesine), checonclude regolarmente con la pubblicazione degli atti.

Questo volume raccoglie gli atti di un convegnoorganizzato ad Adria nell’aprile 1990, col patrociniodella Regione Veneto e della Deputazione di Storiapatria delle Venezie. Il patrocinio dei due Enti non è statoestrinseco ed occasionale, ma fondato sul rilievo di unafigura di studioso di storia e problemi locali del Polesinedi particolare importanza. Vi accenna Federico Seneca,per conto della Deputazione, nella premessa al volume; loindividua con pertinenza Antonio Lodo, curatore delvolume (e della bibliografia delle opere dello studiosoadriese), che nel breve ma organico profilo del Bocchi cheapre il volume precisa: “Non c’è nodo o pas-saggiosignificativo della vicenda adriese, dunque spesso dellavicenda polesana tout court che egli non abbia affrontato,accumulando e ordinando una enorme quantità di mate-riali documentari, provenienti in massima parte da unaininterrotta tradizione di custodia familiare”.

Il valore dell’opera di Bocchi studioso del Polesineè verificata dai tre studi di Giampiero Berti, SilvioTramontin, e Chiara Gianeselli. Berti soprattutto sotto-linea la consapevolezza storiografica del Bocchi nel-l’impegno a cogliere la specificità del Polesine quale“unità geografica, etnografica e storica che non si puòscindere”; a ciò si collegano i suoi studi su Adria qualesede di diocesi, ma soprattutto sull’idrografia, che lovide tra i massimi esperti; e a ciò si collegano le suericerche geografiche, anche se, a giudizio degli autori

dello studio, non diedero un contributo significativoalla nascita della geografia come scienza.

La ricerca dell’“identità locale” si trova al fondoanche delle ricerche archeologiche di Bocchi sull’anti-ca Adria, che furono all’origine del Museo Archeologi-co della città. La rinomanza dell’opera di Bocchi inquesto settore già presso i contemporanei è ricostruitada Umberto Dallemulle. Sotto la ricerca erudita oscientifica del Bocchi sta l’amore per la propria gente;e questo in particolare spiega la vastità delle sue ricer-che anche linguistiche ed etnografiche, studiate daChiara Crepaldi e Paolo Rigoni.

Una seconda parte, meno ampia, del volume, ècostituita da studi su Il Polesine e il Veneto al tempo diF.A. Bocchi. Aspetti socioeconomici e demografici, chetuttavia non danno nel loro insieme un quadro organicoin sé e rispetto agli interessi del Bocchi. I più funzionalirispetto a questi sono gli studi di Ivo Biagiani e diMassimo Costantini.

Ercole Chiari

ISTITUTO STORICO BELLUNESE DELLA RESISTENZA E DEL-L’ETÀ CONTEMPORANEA, Verbali del CLN provinciale diBelluno (2 maggio 1945 - 31 ottobre 1946), present. diFerruccio Vendramini, introd. di Giuseppe Sorge,Belluno, Quaderni di “Protagonisti” n. 6, 1993, 8°, pp.LX-403, s.i.p.

L’Istituto storico bellunese della Resistenza ha av-viato per tempo le manifestazioni per il 50° anniversa-rio della resistenza pubblicando in questo ponderosovolume gli atti del CLN provinciale: un documento dinotevole interesse, che integra ed arricchisce, per laprovincia di Belluno, quanto già comparso nei duevolumi degli atti del CLN regionale curati nel 1984 daErnesto Brunetta. Il libro si apre con due saggiintroduttivi di grande aiuto nell’interpretazione e nel-l’analisi, facilitate anche dalle note esplicative a pièpagina, della documentazione proposta. FerruccioVendramini avvia una lettura dei verbali in chiave distoria politico-sociale, cogliendo i numerosi indizi sparsiqua e là utili per formulare o verificare le ipotesiinterpretative relative al periodo immediatamente suc-cessivo alla Liberazione. Giuseppe Sorge, segretariogenerale del Comune di Treviso, utilizza invece le sueconoscenze tecniche per produrre un saggio attentosoprattutto agli aspetti giuridico-istituzionali, cercandodi individuare la natura e il ruolo dei CLN provinciali,mandamentali e comunali all’interno del nascente ordi-namento dello Stato postbellico. I CLN locali funzio-nano formalmente come organi di consulenza dell’Am-ministrazione Militare Alleata, anche se non mancanoepisodi e congiunture nelle quali essi assumono di fattoanche poteri politico-amministrativi. In ogni caso, ap-pare evidente dai verbali come il CLN bellunese cerchidi sfruttare al massimo il prestigio di cui gode in sedelocale, riuscendo così a condizionare in maniera spessodeterminante le scelte degli Alleati.

Ma, al di là di queste importanti problematichegenerali, la lettura dei singoli verbali offre allo studiosospunti e sollecitazioni che interessano anche la storiasociale, oltreché quella politica. Un esempio tra i tanti:sono numerosi, nei verbali, gli indizi del riemergere ditendenze separatiste e localiste fatte proprie dagli stessiCLN comunali e dell’accentuarsi del conflitto tra città ecampagna, tra masse contadine e ceti borghesi; tuttielementi rivelatori della fragilità delle basi di massadella nascente repubblica.

Livio Vanzetto

Politica e organizzazione della resistenza armata, II:Atti del Comando Militare Regionale Veneto (1945), acura di Chiara Saonara, Padova, Istituto Veneto per laStoria della Resistenza - Vicenza, Neri Pozza, 1993, 8°,pp. 278, L. 35.000.

Dal gennaio 1945 all’aprile dello stesso anno sisvolsero gli avvenimenti più drammatici della fase

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finale della lotta di liberazione culminata con l’insurre-zione popolare. In particolare, nel Veneto, il 1945 erainiziato con gli arresti di circa una cinquantina dipersone che rivestivano vari incarichi negli organismidirettivi della resistenza ed il Comando e il Comitato diLiberazione Nazionale Veneto furono praticamentedecapitati. Tra gli altri furono arrestati EgidioMeneghetti, Gombia, Calore e Zancan; altri ancora, pursfuggendo alla cattura e all’internamento, non furonopiù in grado comunque di esercitare le funzioni dicomando e di orientamento politico con gravi conse-guenze sulle strutture organizzative.

Dalla documentazione presentata in questo secondovolume, oltre ad emergere con chiarezza i dettagli diquesta pesante situazione, si nota soprattutto una vo-lontà forte di continuare l’organizzazione per la lotta daparte della dirigenza politica. Oltre a quento già detto,nel Veneto la gravità era accentuata da due altri fattori:la posizione strategica della regione e una crisi dicomando delle forze della resistenza a livello nazionaleche aveva avuto origine dai rastrellamenti dell’inverno1944. La pressione tedesca inoltre, in considerazioneappunto della particolare collocazione del Veneto, siconcentrava in questa regione – massimamente nellafascia prealpina – per garantirsi il controllo delle vie dicomunicazione, mentre contemporaneamente non al-trettanto interesse destava in campo alleato.

I nodi evidenziati dalla documentazione sonoschematicamente di due tipi: politico e militare. Da unpunto di vista politico – non si tratta affatto di un luogocomune – la collaborazione all’interno del CLNRV nonera facile; attraverso il tentativo di effettuare delleaggregazioni territoriali di alcune unità combattenti, siperseguiva in realtà un disegno di egemonia politicasulla lotta di liberazione, ma si assisteva anche, da unaltro versante, al tentativo di “privatizzare” le missionimilitari alleate allo scopo forse di trovare dei sostegniper il dopoguerra. Altre difficoltà di tipo più specifica-mente militare erano originate invece dal fatto che sitrovavano a combattere fianco a fianco elementi dellepiù diverse estrazioni e formazioni che andavano daglisbandati dopo l’8 settembre ai renitenti alla leva fasci-sta repubblicana, dagli ufficiali dell’esercito regolarericostruito al Sud agli inviati dei servizi alleati chestentavano a comprendere la situazione italiana, né sipossono dimenticare tutti quegli antifascisti che, ancheprima della guerra, avevano maturato esperienze diguerra contro il fascismo. Per questi motivi, è alquantoimproprio parlare di un vero e proprio coordinamento,ma si deve comunque riconoscere l’ampiezza e l’im-portanza dello sforzo compiuto. Solo la prosecuzionedella raccolta e della stampa delle fonti, magari conriscontri da effettuare non solo negli archivi inglesi edamericani ma anche in quelli tedeschi, continuerà adilluminare questo periodo.

Giovanni Punzo

HEINZ VON LICHEN - ALESSANDRO MASSIGNANI - MARCELLO

MALTAURO - ENRICO ACERBI, L’invasione del Grappa.L’attacco austrotedesco e la battaglia difensiva italia-na nella Grande guerra (novembre-dicembre 1917),Novale di Valdagno (VI), Gino Rossato, 1993, 8°, pp.359, ill., L. 34.000.

Frutto della collaborazione di tre autori italiani ed unaustriaco, il presente volume rappresenta una nuova efelice sintesi, corredata anche da immagini fotografi-che relativamente inedite e dedicata ad un periodo ditempo ristretto (un mese) e a un’area geografica bendelimitata, il massiccio del Monte Grappa, area dellamassima importanza nello svolgersi degli eventi bellicidel primo conflitto mondiale sul fronte italiano. Dopola ritirata di Caporetto il Grappa costituì non solometaforicamente il bastione contro cui si infranse l’of-fensiva austrotedesca e si discute ancora se, dopo ilcolpo inferto all’Italia, le forze austrotedesche avesseropotuto rinnovare un attacco e con quale esito. Perquanto sia abbastanza ozioso parlarne, si devono co-munque fare due considerazioni essenziali: da parteitaliana il fronte era stato notevolmente accorciato,

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consentendo un impiego più razionale delle truppe euna migliore distribuzione dei rifornimenti; da parteaustrotedesca invece le linee di collegamento si eranoallungate sino all’esasperazione e né l’Austria né laGermania (quest’ultima impegnata in particolare sulfronte francese dai primi pesanti e massicci attacchi ditanks) disponevano di adeguate riserve per infliggere ilcolpo definitivo. La battaglia che si svolse sul Grappa,contemporaneamente alla più vasta battaglia d’arrestosul Piave, rappresentò indubbiamente il momento dellamassima e più drammatica tensione delle forze in lottasu tutto il fronte italiano.

Di particolare interesse, essendo argomento pococonosciuto al grosso pubblico italiano e trattato appun-to dal coautore austriaco Heinz von Lichem, alcunepagine del diario di guerra del giovane tenente ErwinRommel, che aveva partecipato all’offensiva diCaporetto distinguendosi nella conquista del MonteMatajur ed in seguito, tagliando trasversalmente dallapianura friulana per la val Cimolaiana, era giunto aLongarone aggirando le retroguardie della Quarta Ar-mata italiana in ritirata dal Cadore. Per quanti sforzifossero tentati da parte austrotedesca la linea del Grap-pa non fu travolta, ed anzi si manifestarono tra i duealleati numerosi screzi che sarebbero stati all’origine dialtre e più clamorose rotture. La grande intraprendenzatattica del giovane tenente Rommel fece indispettire icomandi austriaci che vedevano nel suo spirito diiniziativa addirittura un vero e proprio atto di insubor-dinazione. Lo scrittore austriaco sottolinea inoltre che,pur tra la durezza dei combattimenti (resa ancora piùaspra dalla sensazione da parte delle truppe di combat-tere l’ultima battaglia), non venne mai meno un certospirito cavalleresco tra i belligeranti.

Di grande interesse anche i contributi degli altricoautori dedicati uno alla cronologia e l’altro allaricostruzione delle vicende da parte italiana: emerge unquadro della battaglia del Grappa assai movimentato eche si discosta dalla consueta storiografia ufficiale.

Giovanni Punzo

GIUSEPPE RANCAN, Camisano Vicentino circoscrizioneterritoriale fra Brenta e Bacchiglione, Vicenza, s.e.(Tip. I.S.G.), 1993, 8°, pp. 687, ill., s.i.p.

Si tratta di un poderoso volume, realizzato graziealla collaborazione dell’Amministrazione Comunale edella Società di Mutuo Soccorso di Camisano Vicentino,che si propone di tracciare, attraverso una raccolta didocumenti, fotografie, studi statistici, la storia di questocomune vicentino dalla preistoria ai giorni nostri. Nerisuta un lavoro documentatissimo ed affascinante.L’autore, Giuseppe Rancan, accompagna il lettore at-traverso i secoli passati, illustrando di volta in volta imutamenti che questo paese subisce col passare deglianni. Troviamo così Camisano durante l’impero roma-no (ed è di derivazione romana il toponimo Camisano:da Camius o Camisius, nome romano a cui si è succes-sivamente aggiunto il suffisso -anus, che significafondo), posta su un decumano minore della via Desman(forma dialettale di decumano). Nell’Ottocento d.C.Camisano è una “Curtis Longobarda” retta dai da

Carrara; testimonianza longobarda sembra essere latorre oggi chiamata “Colombara”. Intorno al MilleCamisano poteva vantare anche un castello, in una zonaoggi detta “Cà Alta”, costruito per difendere il paesedalle invasioni barbariche (Ungheri) e che fu testimonedelle battaglie medioevali tra padovani, vicentini escaligeri. Nel 1400 Camisano è sotto la dominazioneveneziana, una dominazione che manterrà nel territoriouna relativa pace fino alla fine del Settecento. Con ladominazione francese il paese vive una fase economicache si andrà sempre più aggravando, fino a subire nel1801 un saccheggio da parte della truppa napoleonica.Ai francesi subentrano gli austriaci, ma la situazioneeconomica e sociale non muta; come i precedentiinvasori, gli austriaci mostrano particolare abilità neltassare, una situazione che causerà la nascita di unmovimento anti-austriaco capeggiato dall’abate Polatti,che nel 1849 sarà allontanato dal paese per poi essererichiamato nel 1866 con la cacciata degli invasori. Trail 1871 e il 1892 Camisano sarà sede di Pretura Reale.Nel Novecento Camisano, come il resto dell’Italia,dovrà subire la tragedia delle due guerre mondiali; nel1946, il settore economico principale del paese è sem-pre quello agricolo, ma diventano sempre più protagoni-sti l’artigianato e il commercio, attività che avranno unnotevole sviluppo negli anni che vanno dal 1960 al 1980.

Il volume risulta essere una vera miniera di notizie,non hanno spazio solo i grandi avvenimenti della storiadi Camisano ma anche le piccole notizie di cronacaricavate da varie cronistorie, come quella di MonsignorGiuseppe Girardi (1907-54). Veniamo così a saperedell’incendio della cuspide in legno coperto di rame delcampanile, il 4 maggio 1921, oppure dell’installazionedel “Nuovo grandioso organo liturgico opera della dittaZarantonello” per cui furono spese Lire 67.000. Non viè nulla che sfugge all’autore, tutto viene ricordato edocumentato, trovano un proprio spazio anche gli arti-sti camisanesi. Una grande importanza hanno le foto,numerose ed efficaci, nell’accompagare il testo scritto.

Luca Parisato

ITALO MARTINI, Il centenario della Società Mutuo Soc-corso di Camisano Vicentino nella storia di un’epoca,Camisano Vicentino (VI), Società Mutuo Soccorso,1993, 4°, pp. XIX-167, ill., s.i.p.

Il 26 settembre del 1993 si è celebrata la ricorrenzadel centenario di fondazione della Società Mutuo Soc-corso di Camisano Vicentino; in occasione dell’evento,è uscito un volume che ripercorre tutte le tappe fonda-mentali della vita di questo sodalizio che, nel corsodegli anni, ha acquistato nella considerazione generaleun ruolo di primo piano per le iniziative a caratteresociale e umanitario.

Nata con la denominazione “Società Agricolo-Ope-raia di M.S.” – rimasta in vigore fino al 1983 – l’asso-ciazione fu costituita in realtà nel 1890. Lo statutorecitava: “La Società ha per iscopo di rialzare la dignitàdel lavoro e con esso la indipendenza ed il benesseredegli operai e lavoranti agricoli”. E, più in dettaglio:“Assicurare intanto un sussidio in caso di malattiatemporanea, salvo di riunirvi in seguito il provvedi-mento per una pensione o sussidio per l’impotenzapermanente al lavoro, per cronicità ordinaria (invalidi-tà e vecchiaia)”. Da questi enunciati si evince come, findall’inizio, l’attività della Società camisanese si siacaratterizzata per una forte connotazione sociale asfondo mutualistico. Ma, tra le sue attività, vi eranoanche servizi di utilità pubblica, dotati di una vera epropria organizzazione aziendale: il Corpo VolontarioPompieri (istituito nel 1902) e il Servizio OnoranzeFunebri (operativo dal 1903). Il che dimostra, secondol’autore, quanto il ruolo e l’esistenza stessa della Socie-tà fossero in stretta simbiosi con la vita sociale delpaese, lungi dal rappresentare gli ideali astratti di un’éliteintellettuale dai buoni propositi umanitari ma dallascarsa propensione al concreto agire.

Sul finire dell’Ottocento, a Camisano ferveva anchel’associazionismo cattolico, che agiva attraverso laSocietà Cattolica di Mutuo Soccorso e la Cassa Rurale

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di Prestiti. All’attività e ai rapporti tra le varie associa-zioni a carattere umanitario, il libro dedica un capitolo,così come alle istituzioni a carattere culturale promossedalla Società (la Scuola di disegno applicato all’Indu-stria e la Biblioteca popolare Circolante).

Questo volume, arricchito da una buona quantità difotografie d’epoca e documenti inediti, rappresentadunque una preziosa testimonianza sull’esistenza e losviluppo economico, sociale e culturale di un paese delVeneto, ritratto nel suo evolversi attraverso le vicendedi una delle sue istituzioni più rappresentative.

Marco Bevilacqua

LUIGINO SCROCCARO, Gli alpini del Grappa, del Montello,del Piave. Storia della sezione A.N.A. di Treviso, Treviso,A.N.A.-Treviso, 1994, 8°, pp. 190, ill., s.i.p.

Dopo essersi dedicato in passato alle “storie dipaese”, Luigino Scroccaro affronta in questo libro lastoria di un’importante associazione, la sezione diTreviso dell’Associazione Nazionale Alpini: un muta-mento nell’oggetto di studio esemplificativo di un’evo-luzione in atto tra gli storici locali dilettanti.

Si tratta di un libro di carattere divulgativo, dallostile espositivo semplice e lineare, adatto ad entrare intutte le case degli oltre diecimila iscritti all’associazio-ne trevigiana; costruito comunque sulla base di pazientiricerche rese più difficili dalla carenza di documenta-zione. La veste tipografica e l’impaginazione vivave emoderna, curata da un grafico esperto come AlbertoPrandi, contribuiscono non poco a rendere piacevole eaccessibile un prodotto nel quale le numerosissime fotoassumono un peso e una funzione non secondari.

La sezione A.N.A. di Treviso nasce ufficialmente il 6ottobre 1921; ma già l’anno precedente un gruppo di exalpini trevigiani si era ritrovato all’albergo “Stellad’Oro” per una prima riunione organizzativa, cui avevapartecipato autorevolmente il montebellunese capitanoGuido Bergamo, il militare non ferito più decoratod’Italia, giovanissimo leader del Partito Repubblicanosociale. I repubblicani sociali e gli altri alpini antifascistisi battono a lungo per garantire l’apoliticità della loroassociazione, condizione indispensabile per poter per-seguire i valori che la ispirano e cioè patriottismo,solidarietà, amicizia, fratellanza universale, amore perla montagna e per la natura. Dopo il 1926, però, non èpiù possibile resistere alle pressioni fasciste e la sezionesi spegne. Rinasce nel 1929, come diretta emanazionedel Partito Nazionale Fascista; ma il suo sviluppo, purfortemente incentivato ed appoggiato dalle strutture delregime, rimane piuttosto modesto, ben lontano dailivelli raggiunti nel secondo dopoguerra, quando ilnumero degli iscritti passa dai mille del 1951 agli oltrediecimila odierni, impegnati in attività non solo dicarattere nazionalpatriottico o ricreativo, ma anche esoprattutto in iniziative di tipo solidaristico.

Completano il volume due diari di guerra di militarialpini e la mappa dettagliata degli oltre novanta gruppipaesani aderenti alla sezione trevigiana.

Livio Vanzetto

ADRIANO MORANDIN, Vascon di Carbonera. Storia. Arte.Ambiente, Treviso, 1992, 8°, pp. 196, ill., s.i.p.

Le origini di Vascon di Carbonera, tranquillo centrodella Marca trevigiana, si possono rintracciare già inepoca romana, anche se il nome di Vascon compare neidocumenti solo verso il 1150. Infatti, come evidenzial’autore del libro Adriano Morandin, l’antico abitato diVascon si trovava all’incirca nei pressi dell’incrocio fradue importanti strade romane: la Postumia (che univaGenova ad Aquileia) e la Claudia Augusta (che colle-gava Altino al Danubio). Tracce di queste vie sonovenute alla luce più volte nel territorio di Vascon. Mala storia di questo centro tracciata da Morandin èsoprattutto basata sulle testimonianze a carattere reli-gioso-devozionale rintracciabili nelle Visite Pastoralisuccedutesi nei secoli, mentre per le vicende politico-

culturali la storia di Vascon va collocata più general-mente all’interno degli avvenimenti che coinvolsero lacittà di Treviso.

Nel volume vengono inoltre rintracciate le origini ele vicende dei più significativi edifici religiosi e privatidella zona, come il capitello quattrocentesco di San-t’Anna, villa Trevisan Boldù (costruita tra il XV e il XVIsecolo), le ville Callegari e Valier Perocco del XVIIsecolo, con le relative cappelle private erette nel secolosuccessivo. Interessanti sono anche le decorazioni dialcuni di questi edifici, come il ciclo ad affresco di villaValier Loredan, uno dei migliori e meglio conservatinel Veneto, e il soffitto ad affresco della chiesa parroc-chiale, attribuito a Tiepolo.

La storia di Vascon viene quindi ripercorsa fino alnostro secolo, segnato dalle tristi vicende delle dueguerre, a cui seguirono gli anni difficili della ricostru-zione e della ripresa. Il volume, semplice e chiaro, siavvale di un gran numero di documenti d’archivioinediti e di fotografie, che completano ancora piùesaurientemente la storia e le vicende di Vascon diCarbonera.

Anna Pietropolli

ANTONIO GIACOMELLI, Montagnana. Mura e castelli,Montagnana (PD), Centro studi sui Castelli, 1993, rist.anast. Vicenza 1956, 8°, pp. 106, ill., s.i.p.

ALVISE E STANISLAO CORAZZOLO, Stato di consistenzadelle mura di cinta di Montagnana, Montagnana (PD),Circolo filatelico-numismatico, 1992, 8°, pp. 521, ill.,s.i.p.

Tra le numerose città murate italiane, Montagnana èuna delle più famose e più visitate, non tanto perl’importanza strategica che come struttura difensivaebbe nel passato, quanto piuttosto per l’eccezionalestato di conservazione e per l’armonica integrazionedel complesso monumentale nel tessuto urbano. L’aspet-to attuale delle rocche e della cinta muraria risale circaal 1360, quando i Carraresi, signori di Padova, final-mente impadronitisi del capoluogo della Scodosia, datempo conteso agli Estensi anche dagli Scaligeri, fece-ro eseguire imponenti lavori di ricostruzione.

Il volume di Antonio Giacomelli delinea la storia delborgo e della sua rocca a partire dall’epoca romana finoai nostri anni Cinquanta, descrivendo le strutturearchitettoniche e narrando i numerosi episodi storiciavvenuti a Montagnana con uno stile rigoroso e insiemeappassionato che lo ha fatto apprezzare per decenni siadagli specialisti che dai semplici visitatori e turisti. Datempo esaurito e ormai introvabile, viene validamenteriproposto, con le integrazioni e correzioni apportatedall’autore dal 1956 al 1967, per cura del Centro studisui Castelli.

Il Centro studi fu fondato dallo stesso Giacomelli incollaborazione con Ester Pastorello e StanilsaloCorazzolo, autore del secondo volume qui segnalato,che idealmente completa ed integra lo studio preceden-te. Basato sulle osservazioni compiute sul campo dal1950 al 1954, integrate con quelle effettuate dal padreAlvise nel 1890, è un documento tecnico, di non facile

lettura per i non addetti ai lavori ma molto interessante,probabilmente destinato nelle intenzioni dell’autore,scomparso prima di poter rivedere il manoscritto, atestimoniare, con l’aiuto anche di numerosissime e rarefotografie da lui stesso eseguite, lo stato del monumen-to in quegli anni con finalità di tutela, conservazione erestauro.

Valentina Trentin

GIANFRANCO E CARLA FRINZI, Castel d’Azzano. Storia evita, Castel d’Azzano (VR), Comune, 1993, 8°, pp. 302,ill., s.i.p.

Il volume è stato pubblicato nell’ambito delle inizia-tive programmate per il settimo incontro degli undiciComuni italiani che portano il nome di Azzano, ospita-to a Castel d’Azzano di Verona nel giugno 1993. Èopera dei coniugi Frinzi, per molti anni docenti nellalocale scuola media.

Pochissime sono le notizie relative all’età romana,data la totale assenza di rilievi archeologici sistematici.Più ricche e basate su accurate indagini archivistichequelle relative al medioevo, che documentano la dipen-denza di parte dell’attuale comune dapprima al mona-stero di S. Zeno di Verona e quindi, dal 1273, allafamiglia Nogarola. La ricostruzione storica proseguepoi analizzando le condizioni del paese durante ladominazione veneta fino all’età napoleonica. Dal 1866alla nascita della Repubblica vengono narrate sistema-ticamente le vicende politiche ed amministrative delcomune e tracciate le biografie dei primi sindaci. Laparte relativa alle origini fino al 1866 è aggiornamentoe rimaneggiamento di uno studio già pubblicato nel1974 ed ormai esaurito, la seconda parte (fino al 1946)è frutto invece di ricerche recenti.

Alla fine della prima parte segue un capitolo chetratteggia rapidamente la storia degli edifici antichipresenti nel territorio, le tradizioni popolari e le biogra-fie dei personaggi illustri che nacquero o soggiornaro-no ad Azzano, tra i quali la poetessa Isotta Nogarola(vissuta nel XVII secolo) ed il veronese abate AntonioCesari, massimo esponente del purismo, che nella villadel nipote in località Beccacivetta compose le sue operepiù famose.

Valentina Trentin

MARIO MARZARI, Vele in Adriatico, Legnano (MI),Edicart, 1993, 16°, pp. 144, ill., L. 34.000.

Principale via di comunicazione tra occidente eoriente, l’Adriatico, benché la sua importanza abbiasubito un forte ridimensionamento dopo la scopertadell’America, fu la causa di molte vicende belliche.Zona di esclusiva appartenenza della Repubblica di SanMarco fino al XVIII secolo, dal 1797 divenne la princi-pale via marittima dell’Impero austro-ungarico. In que-sto passaggio da una sfera politica d’influenza adun’altra, due città videro cambiare i propri destini: alladecadenza di Venezia fece da contralto la rinascita diTrieste, città valorizzata dagli Asburgo come portadell’Adriatico.

Sul fluire dei grandi avvenimenti storici si innestavala microdimensione delle popolazioni e degIi individuiche vivevano lungo le sponde dell’Adriatico. Una vitadi fatiche e di lavoro in tempo di pace, di sopravvivenzain tempo di guerra. In ambedue i casi il mare eral’elemento con il quale queste popolazioni dovevanoconfrontarsi. La prospettiva scelta da Mario Marzari,uno dei maggiori esperti italiani di marineria velica, èstata appunto quella di privilegiare il vissuto quotidia-no di chi, come calafato, pescatore, commerciante,passeggero, è stato protagonista anonimo della storiadella marineria dell’Adriatico. Lo ha fatto in manierafelice, proponendo come documento storico la cartoli-na che, come la barca, è un mezzo di comunicazione trale persone. Cartolina e barca diventano due oggetti chesi intrecciano, perché il marinaio che voleva serbare ilricordo del porto in cui era approdato o voleva rendere

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partecipi i propri familiari dei luoghi toccati aveva nellacartolina il mezzo più adatto; oppure, quando il tempodel ritorno era ancora lontano, attraverso la cartolina sifacevano pervenire due righe per rincuorare e per fareavere proprie notizie. Come le imbarcazioni trasporta-vano la posta da un luogo all’altro, così le cartolineraccolte nel pregevole volumetto presentano bragozzi,porti, cantieri, ossia i mezzi e i luoghi rappresentatividell’epopea della vela.

Cinzio Gibin

Archeologia

COMUNE DI CONCORDIA SAGITTARIA - SOPRINTENDENZA

ARCHEOLOGICA DEL VENETO, La città nella città. Sistema-zione di resti archeologici in area urbana: l’Italia delNord, Atti del Convegno (Concordia Sagittaria, 15-17settembre 1989), a cura di Pierangela Croce Da Villa,Michelangelo Dal Pos, Annunziata Penzo, ConcordiaSagittaria (VE), Comune, 1993, 8°, pp. 171, ill., s.i.p.

Sistemazione di resti archeologici in area urbana:l’Italia del Nord è il sottotitolo del volume, che racco-glie gli atti del Convegno tenuto a Concordia Sagittaria

dal 15 al 17 settembre 1989; è un campo ancora assaipoco esplorato quello delle interrelazioni tra le moder-ne realtà urbanistiche e i resti che interferiscono, talvol-ta condizionandolo, con il tessuto urbano. L’ipotesi diuna costante integrazione tra siti archeologici, realtàurbana attuale e reperti museali, in una rete di rimandicontinui e circolari che colloca nel vissuto di ognigiorno realtà diverse nello spazio e nel tempo, è sottesaa tutti i contributi.

Aiutare l’acquisizione di una conoscenza storicatramite un processo di decodificazione dei segni delpassato collocandoli nelle dinamiche del quotidiano, inun raccordo costante con il presente, è l’ottica deidiversi interventi; creare la possibilità di percorsi stori-co-culturali attraverso i reperti portati alla luce e inte-grare questi percorsi con il tessuto urbano attuale, peruna fruizione globale dei complessi monumentali, è ilfilo comune secondo il quale sono studiati differentinuclei urbani. Se, infatti, i primi contributi sono dedica-ti alla sistemazione delle aree monumentali earcheologiche del centro storico di Concordia, gli altriprogetti urbanistici e architettonici riguardano contestiurbani dell’Italia settentrionale piuttosto differenti perentità e tipologia e per complessità di ritrovamenti:dall’area archeologica di un piccolo centro come S.Giorgio di Valpolicella (Verona), al battistero paleo-cristiano di Milano, al complesso archeologico nelcentro storico di Bologna.

Completano il volume gli interventi su “Il parcoarcheologico nella città”, la tavola rotonda che, a Con-cordia, ha concluso il Convegno. L’ipotesi prevalenteè quella di un parco inteso non più come luogo conchiuso(in una funzione meramente conservativa), come ‘re-cinto’ estraneo ai processi di funzionamento della strut-tura urbana, ma come sistema che, oltre ai sitiarcheologici, includa edifici e spazi storici.

Luigi Zusi

MICHELE ASOLATI - CRISTINA CRISAFULLI, Ritrovamentimonetali di età romana nel Veneto, VI/3: Provincia diVenezia, Chioggia, Padova, Editoriale Programma -Venezia, Regione del Veneto, 1993, 8°, pp. 184, ill., L.50.000.

Il volume, il secondo della collana coordinata daGiovanni Gorini e destinata a catalogare e inventariareil notevolissimo patrimonio numismatico conservatonelle collezioni pubbliche e private del Veneto, com-prende le schede relative alle monete trovate nella

provincia meridionale di Venezia, un’area ritenuta,sino a pochi anni fa, quasi sterile dal punto di vistanumismatico. Si tratta di un territorio composito (chenon trova corrispondenze in età antica, giacché erasuddiviso tra le centuriazioni di Altino, Padova e Adria),in cui l’unico centro rilevante in età romana era rappre-sentato da Chioggia (Clodia).

Nell’opera sono presi in esame ritrovamenti e noti-zie riguardanti 20 comuni; Campagna Lupia eMartellago (con il gruppo di 497 sesterzi qui ritrovatinel 1916) sono le aree che risultano più ricche dal puntodi vista dei rinvenimenti monetari. La maggior partedelle notizie (per lo più piuttosto brevi) relative arinvenimenti numismatici si concentra fra la secondametà dell’800 e il primo ventennio del ’900, quandol’interesse di studiosi e cultori di storia locale si rivol-geva soprattutto a Chioggia e alle aree adiacenti. Altriritrovamenti di monete si sono avuti, dalla fine deglianni ’80, grazie all’attività di vari gruppi archeologicilocali, di pari passo con un generalizzato incremento, inquesta stessa area, di altri rinvenimenti archeologici.

Il catalogo, che riflette la situazione al dicembre’92, comprende alcune centinaia di monete, divise indue gruppi, di sicura e di non sicura provenienza dalterritorio. Nell’ambito di questa ripartizione, iritrovamenti sono divisi per comune, frazione o locali-tà; dei Comuni viene indicato il Codice europeo diidentificazione, anche in vista di un futuro utilizzotelematico della documentazione raccolta.

Luigi Zusi

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Stefano Gallini (1756-1836)e l’applicazione della chimicamoderna alla fisiologia(Cinzio Gibin)

Nell’aprile del 1797, annotò Giuseppe Gennarinelle sue Notizie Giornaliere, i soldati francesi“ferirono brutamente il cameriere del professorGallino”, aggiungendo subito dopo: “che pur è unode’ giacobini che qui ci sono”. Vi è un filo disarcasmo nelle parole di Gennari, il quale volle cosìrimarcare l’errore da parte di Stefano Gallini diessere tra i sostenitori padovani dei francesi. Gallinifu infatti membro della Municipalità padovana tan-to che al ritorno degli austriaci (1798) egli, per uncerto periodo, fu esautorato dall’insegnamento uni-versitario. A Gallini, nel 1838, i padovani innalza-rono in Pra’ della Valle una statua in suo onore. Nonfu per meriti politici ma scientifici. Egli era infatticonsiderato uno dei maggiori fisiologi di allora, lacui fama aveva superato i confini italiani.

Di Gallini sono state pubblicate recentementedodici lettere inedite (“Quaderni per la storia del-l’Università di Padova”, 21, 1988) dove appare intutta chiarezza il suo ruolo, nell’Università di Pado-va, a sostegno delle teorie chimiche di Lavoisier; sudi lui ha scritto anche Walter Bernardi (I fluidi dellavita. Alle origini della controversia sull’elettricitàanimale, Firenze, Olschki, 1992), il quale, attraver-so una nuova lettura, ha esaminato la sua azionenell’ambito della disputa Galvani-Volta. A togliereil fisiologo padovano dalla trascuratezza degli sto-rici della scienza è stato però Loris Premuda conl’articolo Un grande fisiologo poco noto del Sette-cento: Stefano Gallini, maestro nell’Ateneo pado-vano (“Il Giardino di Esculapio”, XXVIII , 1958). Loscritto è stato poi riproposto con il titolo Prodromia Bichat: Stefano Gallini (1756-1836) nella Storiadella fisiologia (Udine, 1966). Premuda ha fornitoun quadro complessivo di Gallini, individuando ipunti di riferimento della sua formazione culturalee delineando il suo pensiero scientifico-filosofico.

Gallini, nato a Venezia nel 1756, si laureò inmedicina a Padova nel 1776, dieci anni dopo otten-ne la cattedra di medicina teorica dell’Ateneopatavino, poi ebbe quella di fisiologia e anatomia.Dell’Università di Padova fu anche Rettore neglianni 1827-1828. Fu tra i fondatori, con AngeloGualandris e Francesco Aglietti, del “Giornale perservire alla storia ragionata della medicina di questosecolo”. Gallini morì a Padova nel 1836. Avviatodal fratello Tommaso allo studio del pensiero diJohn Locke, Gallini trovò nelle lezioni di LeopoldoMarco Antonio Caldani, diffusore in Italia delleteorie di Albrecht von Haller, una solida base per lesue future indagini fisiologiche. Irrobustì la suapreparazione viaggiando: a Parigi seguì il fisiologoXavier Bichat, il biologo Felix Vicq d’Asir, LouisJean Marie Daubenton, esperto di anatomia compa-rata, e il chimico Pierre Joseph Macquer. Dopo ilperiodo parigino, Gallini si trasferì a Londra doveebbe la possibilità di entrare in contatto con JosephPriestley, che conduceva le sue indagini sullafotosintesi delle piante.

L’ambiente culturale, soprattutto quello parigi-no, con il quale Gallini entrò in contatto lo portò adassumere, come ha sottolineato Premuda, un orien-tamento filosofico in cui sono presenti elementi dimaterialismo vitalistico, aspetti della filosofia dellanatura uniti ad esigenze positivistiche. La sua opera

fondamentale fu il Saggio d’osservazioni concer-nenti li nuovi progressi della fisica del corpo umano(1792), in cui viene delineato “il nuovo indirizzo peruna divisione razionale delle funzioni dell’organi-smo sulla base di tessuti differenziati” (Premuda).L’elaborazione teorica di Gallini si basava su di unelemento di novità costituito dall’applicazione deimoderni principi chimici lavoisieriani alla fisiolo-gia del corpo umano. In Italia Gallini fu tra i primiad abbracciare il sistema chimico di Lavoisier. APadova egli svolse un ruolo di sfondamento controi sostenitori del flogiato che avevano in MarcoCarburi, docente di chimica presso l’Ateneo pado-vano, il loro capofila. Quella tra filo e antilavoisierianifu una grande battaglia culturale, come testimonia ilmodo con il quale Gallini ha apostrofato gliantilavoisieriani: “bestie di ragionatori”!

Non fu l’unica contesa in cui Gallini fu protago-nista. Egli, come ha dimostrato in maniera persua-siva Bernardi, prese parte anche alla disputa checontrappose Luigi Galvani ad Alessandro Volta.Gli esperimenti di Galvani sulle rane attiraronol’interesse di un vasto pubblico non solo perché glistudi sull’elettricità animale erano nel Settecentouna “materia alla moda”, ma soprattutto perché essifornivano una convincente base all’ipotesi dell’esi-stenza di una elettricità di origine vitale. Come ènoto a Galvani si oppose Volta, che riteneva l’elet-tricità originata dal contatto fra i metalli impiegatinegli esperimenti. Volta non fu l’unico oppositore,altri, benché da un punto di vista diverso, criticava-no Galvani. A Padova Leopoldo Caldani, il nipotedi Floriano, e Gallini non mettevano in discussionel’esistenza di una elettricità animale, quanto il fattoche essa fosse considerata la causa dei fenomenifisiologici. I due Caldani la ritenevano solo unostimolo della forza irritabile “insita nelle fibre ani-mali”. Una posizione diversa dai Caldani assunseGallini, il quale tentò di recuperare le idee di Galvanientro il quadro teorico da lui elaborato nel Saggio.La contrazione del muscolo, secondo Gallini, nonera conseguente allo stimolo indotto dall’elettricitàintrodotta dall’esterno nelle fibre muscolari, maderivava da un processo contrario: i nervi, agenticome conduttori, “rapivano elettricità ai muscoli”.

Opere di Stefano Gallini

Un biografo di Gallini fu Michelangelo Asson, ilquale scrisse la memoria Di Stefano Gallini e dellasua fisiologia (“Atti dell’Istituto Regio Veneto diScienze, Lettere ed Arti”, 1863) contenente unabibliografia, che riproponiamo, delle opere di Gallini.

Oratio inauguralis, habita in Gymnasio patavinoIII a S.G., Cum prium theoricam medicinamordinariam publicae profitendam accederet, Ve-nezia 1786.

Saggio di osservazioni concernenti i progressi dellafisica del corpo umano, Padova 1792.

Sull’abuso di alcune proposizioni per piantare si-stemi di medicina pratica, “Giornale per servirela storia della medicina”, t. XI, 1796.

Introduzione alla fisica del corpo umano sano edammalato, ossia fisiologia generale e patologiagenerale, Padova 1802.

Nuove osservazioni sulla vitalità. Lettera ad Aglietti,2 novembre 1804.

Nuovo saggio di osservazioni fisiologiche, Padova1807.

Tentativi diretti ad indagare le leggi della vitalitàsull’economia animale, “Memorie della SocietàItaliana”, t. XIV , Verona 1808.

Dell’ducazione delle facoltà intellettuali suggeritedalla costituzione fisica del cervello, “Memoriedell’Accademia di Padova”, Padova 1809.

Dello scopo che devono avere i medici nella curadelle malattie a loro propriamente appartenenti,“Memorie della Società Italiana”, t. XV.

Sull’indipendenza della fisiologia dalle questionimetafisiche, fisiche e chimiche, Venezia 1815.

Elementi di fisiologia del corpo umano espressi inuna serie di proposizioni, preceduti da un discor-so su questo lavoro, e seguiti da un saggio diproposizioni elementari di patologia dedotte dallefisiologiche, Padova 1817.

Se e quanto il fluido elettrico o galvanico influiscanella produzione dei fenomeni della vita, sopratutto nei corpi animali, “Memorie della SocietàItaliana”, t. XVIII , 1820.

Nuovi elementi della fisica del corpo umano, voll. 2,Padova 1820 (seconda edizione).

Considerazioni sul metodo di studiare e dirigersi inmedicina proposte da un dotto medico di Lione,signor Amard, “Memorie della Società Italiana”,t. XIX , 1821.

Summa observationum anatomicorum ac physico-chimicarum quae usque ab anno 1792 expositaepraecurrerant nova elementa physicae corporishumani, Padova 1824.

Nuovi elementi della fisica del corpo umano, terzaedizione con nuove correzioni ed aggiunte, Pa-dova 1825.

Considerazioni sopra l’esperienze con cui Lagalloise Wilson Philip giudicarono poter determinarela sede e le leggi della forza vitale del cuore, equindi l’origine di alcuni disordini dell’econo-mia animale, “Nuovi Saggi dell’Accademia diPadova”, Padova 1825.

Compedium operis pro tertia vice editi, cui titulusNova elementa physicae corporis humani, Pado-va 1827.

Considerazioni sullo stato attuale della fisica delcorpo umano in opposizione ai nuovi principiStefano Gallini

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Memoria veneta

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d’anatomia fisiologica e di fisiologia dell’uomo.Opera di Henszelen, Società Italiana, t. III , 1827.

Circa alla pretesa inutilità delle dottrine fisiologi-che per la patologia, ora costituente una nuovadottrina medica italiana, “Memorie della Socie-tà Italiana”, t. XX, 1827.

Considerazioni fisiologiche sul senso del bello e sulmodo di renderlo più sicuro e più pronto, “Eser-citazioni scientifiche e letterarie dell’AteneoVeneto”, t. I, Venezia, 1828.

Discorsi due di Stefano Gallini, all’occasione checome Reggente ha dovuto conferire la laurea amolti giovani nello stesso giorno, Padova 1828.

Sul poco conto che di alcune proposizioni fonda-mentali della fisica del corpo umano venne fattada molti dotti, Padova 1830.

Considerazioni sull’utilità del metodo analitico perconcoscere le cause, le leggi delle azioni moralidell’uomo, “Accademia di Padova”, t. V, 1831.

Discorso inaugurale letto nella grand’aula del-l’Università di Padova per l’apertura degli stu-di, Padova 1831.

Per completezza riportiamo alcuni titoli di scrittiindicati da Walter Bernardi nel citato volume I flui-

di, a cui rinviamo per una più particolareggiatainformazione. I seguenti articoli sono tutti contenutinel “Giornale per servire alla storia ragionata dellamedicina di questo secolo”.

Del calore animale, I, 1783.

Del vapore animale espansile, I, 1783.

Dell’influenza delle differenti spezie d’aria nel cor-po umano, I, 1783.

Supplemento alla prima parte delle sperienze sopraalcune curiosità fisiologiche, II , 1874.

Riflessioni e congetture sopra i fenomeni e le forzedell’organizzazione del corpo umano dedottedall’esperienza dei fisici moderni, II , 1784.

Esame imparziale dell’opinione de’ fisici intorno lateoria e la pratica del Magnetismo Animale, III ,1786.

Osservazioni sopra il calore, il flogisto e li gasestratte dalle recenti opere dei fisici, e relativealle mutazioni alle quali soggiaciono li corpianimali, VI, 1789.

Estratto di due memorie del dott. Girtanner sopral’irritabilità inserite nel Giornale di fisica diquest’anno, VII , 1790-1791.

Recensione a Galvani, VIII , 1793.

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Il patrimonio storicoe artistico dell’OspedaleCivile di Venezia(Nelli-Elena Vanzan Marchini)

Il 21 aprile scorso si è svolta all’Ateneo Venetoa Venezia una tavola rotonda sulla conservazionedei patrimoni ospedalieri che è stata organizzata dachi scrive in qualità di socia dell’Ateneo e di presi-dente del CISOV (Centro Italiano di Storia Sanitariae Ospedaliera del Veneto). Lo spunto per il dibattitoè stato fornito dalla legge 502/92 modificata poi in517 che stabilisce che le USSL entrino in possessodel patrimonio che fino ad ora avevano solo inconcessione d’uso poiché era di proprietà del rispet-tivo Comune di appartenenza.

Poiché il fine primario delle USSL era ed è quellosocio-sanitario, ne è derivato che il patrimoniomonumentale, artistico e archivistico è stato spessotrascurato dal momento che le stesse autorità comu-nali non hanno provveduto agli aspetti culturali e aiproblemi conservativi dei nosocomi, non solo pertrascuratezza, ma talvolta anche per non interferirenelle attività assistenziali. In molte città storiche leodierne machines à guérir si sono originate all’in-terno di antichi spazi monumentali in cui l‘assisten-za fu gestita come carità cristiana e controllo socialeprima di acquisire scopi prettamente medico-te-rapeutici; per questo motivo le USSL ereditano ar-chivi storici, monumenti e opere d’arte e dunquesarebbe necessario coniugare la conservazione delpassato con la gestione della sanità presente. La giàricordata legge 517 stabilisce anche che le USSLdivengano delle vere e proprie aziende, condottecon efficienza e spirito manageriale e dunque, dal

momento che le aziende produttive pagano per laloro immagine e, se non ce l’hanno, cercano dicostruirsi una storia, nel caso delle nasciture azien-de ospedaliere esse ereditano spessore storico eimmagine dai loro patrimoni monumentali, artisticie archivistici. Perché dunque non dovrebbero con-servarli e valorizzarli? Fino ad oggi ciò non èaccaduto e questo è il momento opportuno per porree risolvere questo tipo di problema. È esemplare inproposito il caso veneziano. L’Ospedale Civile sor-ge su un’area centrale della città e comprende benquattro complessi monumentali:

1) il duecentesco Convento dei S.S. Giovanni ePaolo sede di una delle più prestigiose bibliotechedella città, tanto che nel 1494 si pensò di affidarle ipreziosi manoscritti del Bessarione per i quali sicostruì poi la Biblioteca Marciana. I monaci eranodei collezionisti amanti dell’arte, tanto che in epocanapoleonica furono espropriati di ben 180 quadri,famosissimo fra essi era il Convito in casa di Levi

(ora alle Gallerie dell’Accademia) a causa del qualePaolo Veronese fu trascinato davanti al tribunaledell’Inquisizione;

2) la Scuola Grande di S. Marco, eretta alla finedel Quattrocento da Stefano e Matteo Bon e com-pletata da Antonio Rizzo e Mauro Coducci, arric-chita dalle opere di Bartolomeo Bon, Bellini, Man-sueti, Tintoretto, Palma il Giovane, collocate sottosoffitti lignei intagliati e dorati nei primi decenni delCinquecento;

3) l’Ospedale di S. Lazzaro e Mendicanti, edifi-cato agli inizi del Seicento su disegno dello Scamozziche si ispirò al progetto di Palladio per le Zitelle. Ilcomplesso comprende l’omonima chiesa progettatada Antonio e Giuseppe Sardi e abbellita da tele diJacopo Tintoretto, Paolo Veronese, G.F. Barbieridetto il Guercino. Nella cantoria le orfane accoltedall’Ospedale venivano addestrate al bel canto damaestri come Baldassar Galuppi;

4) il Convento e la Chiesa di S. Maria del Piantoche furono eretti per volere del Senato veneziano edel doge Francesco Molin nel 1646 in seguito ad unvoto fatto alla Madonna durante la terribile peste del1629. Il progetto fu di Francesco Contin, anche seper decenni fu attribuito a Baldassar Longhena perla pianta centrale e alcuni particolari che ricordanola chiesa delle Salute.

Questi prestigiosi e antichi spazi ospitano in parte ledegenze, in parte la biblioteca antica e moderna, la saladelle riunioni, gli uffici, in parte versano in tale situa-zione di degrado da esser chiusi perché pericolanti,come la chiesetta di S. Maria del Pianto. Nell’areaospedaliera, accanto a ciò che fu eretto dalla Serenis-sima, sorsero i padiglioni ispirati dalle esigenze dellamedicina dell’età contemporanea: al 1888 risale ilmanicomiale, al 1934 il padiglione Iona. Nel 1951sorse il padiglione Gaggia, dotato di tutte le attrezza-ture radiologiche e per la cura dei tumori, nel 1956 lascuola infermieri professionali. Ai tempi recenti ri-salgono la nuova scuola infermieri, il dipartimentod’urgenza e per le degenze progettati da SemeraniTamaro, ancora in via di esecuzione.

Frontespizio dell’importante Saggio... di Stefano Gallinistampato a Padova nel 1792

Facciata della Scuola Grande di S. Marco,ingresso dell’Ospedale Civile

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Nel 1964 prevalse l’ipotesi di costruire un ospe-dale ex novo in un’altra area della città, a S. Giobbe,laddove il ponte translagunare si immette nel centrostorico. Si affidò a Le Corbusier l’incarico di idear-ne il progetto che fortunatamente non fu mai realiz-zato. Infatti l’organizzazione funzionale dello spa-zio della cura e della degenza era mutuata da alcunimetodi industriali che si basavano sulla standardiz-zazione e sulla moltiplicazione di moduli base, adesempio per la degenza l’unità di cura era costituitada 28 unita lit, che erano camerette anguste (di m 3x 3) delimitate da pannelli mobili e con prese d’ariae di luce dal tetto che abolivano le finestre. Talisoluzioni erano funzionali al concetto di ospedalefabbrica, oggi già superato, e non rispondevanocerto alle esigenze di pazienti abituati agli affacciveneziani e alla dimensione umana, ambientale eartistica della città. L’idea poi di sospendere ilgrande corpo di fabbrica su una selva di pilotis, cioèsu una palificata affiorante dalla laguna, era certoun’intuizione di grande suggestione, degna di unartista che aveva colto in maniera parziale que-st’aspetto della civiltà veneziana la quale avevaposato la sua città sulle palificazioni. Tuttavia lastoria e la realtà ci dimostrano che i pali di fondazio-ne sono sempre stati collocati sotto il livello minimodi marea e che da sempre il governo della Serenis-sima perseguì con la frusta e la galera chi osavapiantare anche singoli pali affioranti in laguna per-ché, frenando la corrente, favorivano quell’impa-ludamento che avrebbe reso mefitico e impraticabi-le il braccio lagunare sotto e attorno all’Ospedale diLe Corbusier.

Fortunatamente il plastico, i lucidi e gli schizzidel grande architetto svizzero e del suo allievoJullian de la Fuente fanno parte del patrimoniodell’Ospedale Civile. Si tratta di testimonianze diinestimabile valore che, assieme alle pergamenemedievali, al prezioso strumentario che va dal XVIII

al XX secolo, ai libri antichi, le piante ottocentesche,le lastre fotografiche del primo Novecento, costitui-scono l’archivio storico, di cui un’intera sezionecorre il rischio di andar perduta.

della sala della Scuola Grande per convegni. Hamanifestato inoltre la sua disponibilità ad inserire ilcomplesso architettonico e artistico, che è uno deipiù prestigiosi della città, nel progetto di Venezia“museo diffuso”, elaborato dal suo ufficio e giàfinanziato dal Ministero. Da parte del dott. NicolaFunari, Amministratore Straordinario dell’USSL 16di Venezia, è stata avanzata l’ipotesi che la futuraazienda sanitaria possa gestire il proprio patrimioniostorico in maniera analoga a quanto suggerito dalministro Ronchey per i musei italiani, con aperture,ancora tutte da definire, anche alla collaborazionedei privati e con l’organizzazione di apposite strut-ture interne per i visitatori. Alla base di ogni proget-to sta però la disponibilità economica, ha rilevato ildott Giampaolo Braga, Segretario generale del Di-partimento Sanità della Regione Veneto, e propriola necessità di investimenti iniziali dovrebbe indur-re l’USSL 16 ad alienare una parte del proprio patri-monio come le isole di Sacca Fisola e S. Clementeche, oltre ad essere improduttive, subiscono ancheun degrado esponenziale nel totale abbandono incui versano. Il ricavato dalla loro vendita potrebbeessere proficuamente investito nella conservazionedel patrimonio storico e nella promozione di unanuova stagione con una gestione redditizia – nonsolo dal punto di vista culturale, ma anche economi-co e scientifico – di quanto il passato ci ha consegna-to. Dal momento che molte altre città storiche delVeneto, anche se forse in misura minore, hannoanaloghi problemi di conservazione dei loro patri-moni in consonanza con la gestione della sanitàpresente e futura, il dott. Braga ha annunciato l’in-tenzione di promuovere a livello regionale e con ilsupporto tecnico del CISOV un censimento di tutti ipatrimoni monumentali, artistici e archivistici degliospedali veneti. Questa operazione restituirà allamemoria collettiva la conoscenza di funzionipregresse a quella sanitaria, ma anche e soprattuttoconsentirà di fare il primo bilancio di una ricchezzache come tale va utilizzata e incrementata, con unaprogettualità che veda il passato come supporto epremessa della produttività futura delle aziendesanitarie.

La conservazione di tutto questo patrimonio finoad oggi ha lasciato molto a desiderare, sia per l’in-tersecarsi delle competenze di Comune e USSL, siaper l’esclusivo scopo assistenziale socio-sanitariodi quest’ultima, sia per gli scarsi finanziamenti con-cessi dallo Stato per il restauro della parte monu-mentale. Anche la facoltà di accedere e consultare ilpatrimonio archivistico da parte di studiosi e stu-denti, stabilita per legge, fino ad ora non è stata ga-rantita. Si auspica che la nuova azienda sanitariad’ora in poi abbia tutto l’interesse a gestire anchela conservazione come un investimento produttivoe una risorsa strutturale. Ad esempio, gli splendidilo-cali della Scuola Grande di S. Marco potrebberoospi-tare un tipo di convegnistica medico-scienti-fica ad alto livello che garantirebbe una ricaduta dibenefici sulla popolazione in termini di aggiorna-mento qualificato del personale sanitario, e altempo stesso l’azienda ne trarrebbe una crescita diimmagine.

Questi temi sono stati proposti nel corso dellatavola rotonda all’attenzione dei tecnici della tuteladel patrimonio e degli amministratori della sanità.La dott. Bianca Lanfranchi Strina, SovrintendenteArchivistica del Veneto, ha ricordato l’obbligo del-le USSL di garantire la consultazione dei loro archivie di provvedere alla loro conservazione. L’arch.Livio Ricciardi, Sovrintendente ai Beni Monu-men-tali di Venezia, ha sottolineato la scarsità dellerisorse economiche erogate per il restauro dei mo-numenti, indicando nell’esposizione di certi pezziunici, come il progetto di Le Corbusier, una possi-bile fonte di introiti. La dott. Giovanna Nepi Scirè,Sovrintendente ai Beni Artistici e Storici di Vene-zia, ha fatto il punto sullo stato dei restauri delle teledi Tintoretto, Bellini e Mansueti che saranno espo-ste alle Gallerie dell’Accademia fintanto che l’USSLnon avrà compiuto nella Scuola Grande di S. Marcoquei restauri che ne garantiranno l’integrità unavolta ricollocate in situ. La dott. Nepi Scirè ha anchesuggerito la possibilità di coprire le spese di manu-tenzione della parte monumentale con l’apertura alpubblico e la vendita di biglietti nonché con l’affitto

cromatico. Giovan Battista Canal, cui è attribuital’opera, nacque a Venezia nel 1745, ma operò moltoa Treviso alla fine del secolo. Probabilmente eglidipinse ex novo la lunetta, nella quale doveva tro-varsi un altro affresco molto rovinato avente persoggetto una Madonna della Misericordia.

Il portale lapideo, che è stato restituito alla cittàdal meritorio intervento del Soroptimist di Treviso,

riveste un grande interesse oltre che per la storiadell’arte anche per la storia della sanità. La suaelegante monumentalità è caratterizzata dalle duecolonne con capitelli corinzi rese slanciate dagli altiplinti su cui posano; esse reggono l’architrave su cuiinsiste l’arco semicircolare con un interno decoratoda cassettoni che incorniciano e valorizzano l’affre-sco della lunetta. Il portale risale ai primi anni delCinquecento ed è l’unico elemento della facciatasopravvissuto alla ristrutturazione dell’inizio delNovecento. I Santi rappresentati nell’affresco sette-centesco di mano del Canal simboleggiano la peste,quanto di peggio l’uomo potesse temere e immagi-nare. Infatti la morte nera da quando nel 1348 fecela sua ricomparsa in Occidente, dopo molti secoli diassenza, flagellò ad ondate successive gli stati euro-pei falcidiando milioni di vite umane. Nell’epocacui risale l’affresco (fine XVIII secolo), la peste erada tempo scomparsa dalla Repubblica di Venezia,l’ultima grave pandemia risaliva infatti al 1630. Daquella data in poi l’attento controllo dei passeggerie delle merci provenienti da Stati sospetti riuscì acreare un rigido cordone sanitario che impedì alcontagio di entrare e diffondersi nello Stato vene-ziano, anche nel 1720 e nel 1743 quando focolai dipeste si riattivarono a Marsiglia e a Messina o comenel 1793 quando nel porto di Venezia giunse una

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Il portale restauratodell’antico Ospedaledei Battuti di Treviso(Nelli-Elena Vanzan Marchini)

L’antico portale in pietra d’Istria dell’Ospedaledei Battuti di Treviso, noto anche come Ospedale diS. Leonardo, è stato restaurato ed anche l’affrescoche ne ornava la lunetta è stato parzialmente restitui-to all’originario splendore. Il tempo e le acquemeteoriche hanno infatti favorito il degrado e avvia-to ad una disgregazione irreversibile gli strati super-ficiali della parte inferiore, in cui sono rimasti soloi segni incisi dal pittore sull’intonaco fresco. Fortu-natamente nella parte alta della lunetta l’accuratointervento di restauro ha recuperato ed evidenziatola sinuosa e vibrante plasticità della Madonna conbambino fra i santi Rocco e Sebastiano. Il gioco dimovimenti dei corpi e dei drappeggi riluce di unnitore quasi canoviano, mentre il vigore plastico delgruppo è evidenziato dallo scuro sfondo mono-

Portale dell’Ospedale dei Battuti di Trevisoparticolare della lunetta affrescata

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tartanella infetta che fu prestamente posta in qua-rantena.

In questo periodo di quiete bene si inserisce peri toni e per la pacata gestualità il gruppo ritratto dalCanal in cui i personaggi sembrano legati da unatteggiamento di familiare ed intima tenerezza. Ilbambin Gesù si volge verso s. Sebastiano e con unamano gli accarezza una guancia. Il Santo non sitrova nella tradizionale posizione eretta, né è legatoad un palo o ad una colonna come nella tradizionaleiconografia, ma è genuflesso e, in atteggiamento didevota e riconoscente venerazione, si sta estraendouna freccia. Il suo busto nudo e la freccia indicanola sua identità; s. Sebastiano infatti era un pretorianotribuno della prima coorte degli imperatori Mas-similiano e Diocleziano. Scoperta la sua fede inCristo, fu legato ad un palo e trafitto da molte frecce.Credutolo morto, il suo corpo venne abbandonato,ma una donna che lo soccorse si accorse che eravivo. Una volta guarito, il Santo proclamò la suafede davanti agli imperatori e venne martirizzatocon la flagellazione. Era il terzo secolo dopo Cristo.In seguito, per questa sua vicenda egli divenne ilSanto protettore dell’umanità dai flagelli (frecce)come la peste, contro i quali si pensava di potersopravvivere solo con l’aiuto della fede. L’uma-nesimo, con la riscoperta della dimensione esteticadel corpo umano, trasformò il barbuto e attempatopretoriano dell’iconografia precedente nel bellissi-mo e nudo giovane rappresentato da Botticelli,Bellini, Mantegna, Michelangelo... Nel Rinasci-mento nella figura di s. Sebastiano convergonol’immagine efebica della bellezza pagana, le figuredi Adone e Apollo con la tradizione agiografica

grande impulso nel 1485, anno in cui alcuni vene-ziani trafugarono il suo corpo dalla chiesa di San-t’Enrico a Voghera e lo portarono a Venezia, dovenel 1490 sorse una chiesa in suo onore e poi anchel’omonima Scuola Grande decorata da Tintoretto.Non è un caso che proprio in quel periodo si siaorganizzato in maniera stabile l’Ufficio di Sanitàdiretto da tre Provveditori deputati a difendere lasalute pubblica con tutti i provvedimenti necessaria contrastare la peste, primo fra tutti la separazionee l’isolamento dei malati dai sani. L’identificazionedel male fin dai suoi primi sintomi era dunqueindispensabile premessa all’isolamento ed è forseper questo che nel corpo di s. Rocco le frecce, che ins. Sebastiano erano metafore della peste, sono sosti-tuite dalla descrizione sintomatologica della malat-tia: egli addita il bubbone scuro all’inguine, ha losguardo febbricitante, il colorito livido. L’uso deisimbolismi legati ai santi Rocco e Sebastiano èdunque tutt’altro che casuale e spesso il loroaccostamento ai santi Cosma e Damiano evidenziale speranze nei rimedi della medicina. Nella lunettadell’Ospedale dei Battuti, s. Rocco non mostra ilsuo male, ma si si inchina grato verso la Madonnache gli posa la mano sulla spalla. Il santo, che fuveicolo politico della sensibilizzazione sanitariaoperata dal governo veneziano, esprime la sua gra-titudine alla Madonna. I messaggi si intersecano e sisovrappongono: l’organizzazione dello stato, la sa-lute dei cittadini, la serena gratitudine dei fedeliprendono forma e colore e, attraverso il pennello delCanal, raccontano la fine di una grande paura stam-pando i sentimenti degli uomini nei volti dei santi.

Fulgida chiarità dellapittura di Virgilio Guidi(Giorgio Nonveiller)

Soltanto di recente è stata possibile una rinnovatae penetrante rilettura dell’opera pittorica di VirgilioGuidi. Ciò è dovuto al depotenziamento di certi -ismi,ritenuti fino a ieri riferimenti ideologici indispensabi-li per orientarsi nell’arte del nostro secolo, ridimen-sionati da una maggiore attenzione verso vicendeartistiche giudicate relativamente marginali fino apoco meno di un decennio fa, ma che oggi assumonoun notevole rilievo. Alludo precisamente al rapportoproblematico che non pochi artisti italiani hannointrattenuto con la classicità tra le due guerre, e che daqualche anno a questa parte è stato oggetto di impor-tanti studi storico-critici, rileggendo fenomeni arti-stici complessi dei primi anni Venti quali il dibattitoartistico intorno a “Valori Plastici”, gli sviluppi del“Realismo Magico” e il confronto con l’Antico chene scaturì, percorrendo strade molto diverse in artisticome De Chirico, Arturo Martini o Virgilio Guidi,confronto che a tratti fu anche drammatico, ma chepochi seppero portare alle estreme conseguenze.Poiché Guidi fu certamente tra questi, la modifica-zione ottica che è venuta da questi studi, ci consentedi rileggere in tutte le sue fasi la straordinaria vicendapittorica dell’artista. Guidi ha avuto la sorte di con-frontarsi con le “avanguardie” artistiche del secondodopoguerra nel momento più alto della sua parabolacreativa, basti pensare alla sua affinità con alcune

declinazioni delle poetiche informali e alla sua parte-cipazione al Movimento Spazialista (e quindi all’in-contro con Lucio Fontana) dando un apporto origina-le e significativo non solo entro l’ambiente artisticoveneziano, senza che tale partecipazione sia in con-traddizione con lo sviluppo di un proprio pensieropittorico che trova una eccezionale continuità e coe-renza nella riflessione sui rapporti tra la luce e lospazio.

La fase “astratta” della pittura di Guidi si èsempre coniugata a un retroterra complesso, cheMariano Apa ripercorre opportunamente in“Epifanica Pittura”, segnando le diverse tappe diuna consequenziale continuità, che è sempre statalegata nell’artista ad alcuni problemi essenziali piut-tosto che alla definizione di uno stile (benché l’aspet-to stilistico presenti una singolare coerenza nel-l’opera guidiana). Da una luce vincolata a formecostruttive verso uno spazio-luce, che in un momen-to ulteriore diventerà una luce che permea lo spazioe lo genera in un unico atto definitorio dell’immagi-ne: così si potrebbe esemplificare il cammino diVirgilio Guidi dagli anni Quaranta in poi. A partiredalle Figure nello spazio (del 1945-46) fino adapprodare ai Cieli del 1950 e oltre, le forme sidissolvono facendo coincidere con la figura stessadella luce. È un esito che troviamo nella pittura diGuidi già nel bellissimo ciclo dei Cieli antichi(1950-53), nel quale talora la luce e l’ombra sem-brano drammaticamente contrapporsi, non senza lamediazione della stessa trasparenza delle campiturepittoriche. Già in questi dipinti – e ancor meglio inquelli successivi – si può vedere che la luce nellapittura di Guidi non è mai data, ma è raggiuntadall’artista attraverso un percorso essenziale, cer-cando di “togliere” o di diradare (non aggiungere,né addensare), estendendo e amplificando nelcontempo la trama del dipinto all’idea di un cosmoillimitato e immisurabile. Ma è un diradarsi cheporta al Nulla o, come è stato acutamente notato daCacciari, alla cancellazione, proprio laddove “l’operanel proprio Splendor vuole essere apocalisse dellaluce”. E ciò necessariamente coesiste con “il propo-sito centrale dell’artista – come ha descritto Toniato– di identificare la pittura con il luogo delle infinite

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cristiana. Questa commistione raggiunse tali verticiartistici ed espressivi che talvolta dai corpi dipintiemanava un erotismo preterintenzionale. Come rac-conta il Vasari, un bellissimo s. Sebastiano “ignudo,con colorito molto alla carne simile, di dolce aria edi corrispondente bellezza” fu eseguito in manieracosì magistrale da fra’ Bartolomeo per la chiesa delConvento di S. Marco che ben presto i frati furonocostretti a rimuoverlo. In confessionale infatti eranovenuti a conoscenza dei pensieri tuttaltro che spiri-tuali e devoti che le pie donne rivolgevano a quellabella e troppo vera “imitazione del vivo”.

Non è questo il caso del s. Sebastiano dellalunetta del Canal; il suo atteggiamento non è passi-vo, ma nemmeno ricorda il s. Sebastiano di Miche-langelo nella Sistina che in maniera quasi aggressi-va brandisce un mazzo di frecce strette in pugno. IlSebastiano della nostra lunetta tenta di estrarsi unafreccia dal costato, l’affettuoso gesto di Gesù e ladolcezza dello sguardo di un s. Sebastiano sollevatodal dolore paiono indicare il sollievo provato daiterritori veneti nel lungo periodo di assenza dalcontagio. Dall’altro lato san Rocco rappresenta undiverso modo di reagire alla peste; egli infatti vissenel XIV secolo, contrasse la malattia e, per noncontagiare gli altri, si ritirò in un bosco nei pressi diPiacenza, lì un cane provò compassione per lui eogni giorno gli portò il cibo che sottraeva alla tavoladel suo padrone finché il santo non fu guarito.Rispetto a s. Sebastiano, simbolo della rassegnazio-ne e della fede, s. Rocco impersonò l’atteggiamentodella collettività che cercava di arginare il contagiocon l’isolamento dei malati dai sani.

Il culto di san Rocco in area veneta ricevette un

Virgilio Guidi, Autoritratto con cappello, 1914(Verona, Galleria d’Arte Moderna e Contemporanea “A. Forti”)

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‘realtà’ possibili, come espressione irrefrenabile diun’ansia che cerca di ‘figurare’ l’Infigurabile”.

I due cataloghi usciti in occasione della mostradel Palazzo Ducale di Urbino e della costituzionedel Museo Guidi di Venezia, hanno dato luogo agliimportanti scritti interpretativi di Toni Toniato,Massimo Cacciari, Stefano Agosti e Mariano Apa,che presentano un nuovo percorso critico sull’artedi Virgilio Guidi.

Un terzo catalogo, uscito in occasione della mo-stra di Acqui Terme del 1991, ha dato luogo ad unostudio di Marco Rosci: Guidi e l’utopia dell’inquie-to, che ricostruisce per tratti significativi la vicendacritica legata alla ricezione dell’opera di VirgilioGuidi, con particolare riferimento alla stagione ro-mana dell’artista, negli anni Venti, cercando divedere anche il rapporto a distanza con FeliceCasorati (dove il debito pittorico dell’artista torine-se sarebbe verso Guidi e non viceversa).

Molto opportuna risulta la scelta di 102 disegniinediti, pubblicati da Enzo Di Martino, che Guidi hasempre tenuto per sé, come primo momento perfissare un’idea o sviluppare un pensiero che nellapittura ha trovato piena estrinsecazione in immagi-ne. La scelta si diparte dall’Autoritratto (1911) incarboncino, gesso e sanguigna, disegno che defini-rei proto-novecentistico, e procede poi con gli studiper il Tram (1920) e La donna che si leva (1921), chemostrano figure quasi bruciate dalla luce, anticipan-do ulteriori sviluppi pittorici dell’artista. Successi-vamente il disegno in Guidi si essenzializza al puntodi limitarsi ad accennare alle partizioni compositive,trasformando lo stesso biancore del foglio, nei casipiù felici, in un’estensione luminosa, dove ritrovia-

consistita nell’eliminazione dell’ombra. Sarei peruna risposta affermativa: infatti, il momento esplo-sivo, quasi materico, che nasce da un gesto veloce einsieme essenziale come nelle Angosce o nellePresenze (intorno al 1953-55) o negli offuscamentidei Tumulti, dove talvolta l’ombra prevale, vienevia via diradandosi nelle Architetture cosmiche del1960, verso una fulgida chiarità come approdoestremo dell’immagine, che tuttavia non può nonconfrontarsi sempre con l’obscuritas.

Guidi. Opere astratte, Catalogo della mostra(Urbino, Palazzo Ducale, 22 luglio - 9 settembre1989), a cura di Mariano Apa e Toni Toniato, conscritti di Giuseppe Mazzariol, Toni Toniato, MarianoApa, Stefano Agosti, Massimo Cacciari e FrancaBizzotto, Milano, Electa, 1989, 8°, pp. 99, ill., s.i.p.

TONI TONIATO, Virgilio Guidi. Catalogo del MuseoGuidi di Venezia, Venezia, Arsenale, 1991, 8°, pp.99, ill., s.i.p.

Virgilio Guidi, catalogo della mostra (Acqui Terme,Palazzo Liceo Saracco, 6 luglio - 15 settembre1991), a cura di Marco Rosci, con scritti di MarcoRosci, Pompilio Mandelli e Toni Toniato, Milano,Mazzotta, 1991, 8°, pp. 107, ill., L. 40.000.

ENZO DI MARTINO, Virgilio Guidi. Disegni inediti1911-1982, pref. di Giandomenico Romanelli, Mi-lano, Fabbri, 1990, 4°, pp. 127, ill., s.i.p.

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Giuseppe Marchiori:un critico d’arte venezianodi rilievo internazionale(Giorgio Nonveiller)

Giuseppe Marchiori (1901-1982) è stato uno deipochissimi critici d’arte italiani che abbia avuto uneffettivo rilievo internazionale tra gli anni Trenta ela fine degli anni Settanta del nostro secolo. La suaattività di critico militante si è radicata a Venezia,ma egli ha mantenuto assidui contatti con i piùdiversi ambienti artistici e letterari italiani e stranie-ri: basterebbe ricordare i lunghi soggiorni a Parigi,quando la capitale francese era realmente al centrodel dibattito artistico mondiale.

Marchiori ha iniziato a scrivere d’arte fin dagliultimi anni Venti e già intorno al 1930 collaboravaregolarmente con articoli e recensioni al “CorrierePadano” e alla rivista “L’Orto”, della quale fu anchecondirettore, entrando dapprima in contatto con ilmigliore ambiente culturale veneziano: da NinoBarbantini a Diego Valeri, da Aldo Camerino aManlio Dazzi, da Pio Semeghini a Filippo De Pisis,da Juti Ravenna a Leone Minassian, da GiuseppeSantomaso ad Alberto Viani, per dirne alcuni; magià intorno al 1935 sono state decisive le amiciziecon il gruppo di artisti astratti milanesi che espone-vano alla Galleria del Milione, in particolare conOsvaldo Licini (di cui Marchiori è stato il massimoesegeta), ma anche con Atanasio Soldati, Carlo

Belli e Luigi Veronesi. Non meno importanti sonostate le amicizie con Giorgio Morandi (la cui diver-genza con Licini è stata testimoniata dal criticoveneziano) e con Renato Barilli, allargando poi dimolto i contatti con gli ambienti artistici italiani esuccessivamente con quelli francesi, a cominciareda pittori come Henri Matisse e André Dunoyer deSegonzac.

Intanto molto intensa diventerà l’attività criticadi Marchiori in qualificate riviste di cultura e in variquotidiani, pubblicando numerose monografie, de-stinate a diventare esemplari nella storiografia arti-stica contemporanea: la prima è dedicata a JutiRavenna (1932), cui seguiranno quelle a PioSemeghini (1933 e 1950), Luigi Bartolini (1936),Scipione (1936), Gino Rossi (1939), GiorgioMorandi (1945), Amedeo Modigliani (1949), PabloPicasso (1949), Alberto Viani (1950), Emilio Vedo-va (1951 e 1961), Renato Guttuso (1952), NinoFranchin (1954), Giuseppe Santomaso (1954),Osvaldo Licini (1958, 1960 e 1968), Luigi Spazzapan(1960), Alberto Burri (1961), Renato Birolli (1963)e moltissime altre; ma già questi nomi ci aiutano acapire la gravitazione dei suoi interessi critici.

La vicinanza di Marchiori col movimento artisti-co e letterario di “Corrente” a Milano, alla fine deglianni Trenta, tramite l’amicizia con Birolli, saràl’importante premessa per la fondazione in ottobredel 1946 del “Fronte Nuovo delle Arti” a Venezia(la prima mostra si terrà a Milano in luglio del ’47alla Galleria della Spiga; la seconda nel ’48 allaXXIV Esposizione Internazionale d’Arte della Bien-nale di Venezia), entro il quale hanno operato artisticome Birolli, Cassinari, Corpora, Fazzini, Franchina,Guttuso, Leocillo, Morlotti, Pizzinato, Turcato,Santomaso, Vedova e Viani. La militanza critica di

Marchiori nella fase del “Fronte” è stata abbastanzavicina a quelle di Umbro Apollonio, di Giulio CarloArgan e di Lionello Venturi (anticipandone alcuneposizioni critiche).

A partire dagli anni Quaranta i lunghi soggiorniparigini consolideranno i rapporti di Marchiori conpittori come Severini, Gischia, Hartung, Dubuffet,Music, Pignon, con scultori come H.G. Adam, E.Martin, Stahly, César e con critici come Dora Vallier,M. Seuphor, Pierre Restany ed altri ancora. Marchioriha avuto la straordinaria capacità di confrontarsidirettamente con gli artisti a lui contemporanei,seguendone i problemi, le ipotesi di poetica, nonchéle formulazioni linguistiche più innovative, distin-guendo per l’appunto i pochi veri talenti artistici daimoltissimi che praticavano la pittura e la scultura.Da questo continuo e generoso confronto con lenovità artistiche viene un aspetto importante dellaqualità della scrittura critica di Marchiori: egli infat-ti pone – spesso per la prima volta – i termini di unapoetica o ne individua le ipotizzabili “categorie”critiche, pervenendo così a una originale elabora-zione linguistica. Alla qualità della sua prosa con-corre anche una felice attitudine letteraria, accurata-mente coltivata nel tempo, che ha portato il criticoveneziano a confrontarsi con poeti e scrittori: bastiqui ricordare il lungo sodalizio con un poeta comeUmberto Saba (vicenda regolarmente dimenticatadagli storici della letteratura contemporanea).

La militanza critica di Marchiori, contrassegnatada continui soggiorni all’estero anche per partecipa-re a importanti giurie internazionali (più intensa-mente tra il 1948 e il 1972), non offuscherà lanotevolissima attività di studioso, che si dispiegheràin opere fondamentali come Pittura moderna inEuropa (Venezia 1950); Scultura italiana moderna

Virgilio Guidi, Il grande occhio, 1974(Venezia, Museo Guidi)

mo non l’immagine compiuta che sarà affidata aldipinto, ma la sua fisionomia mentale. Spesso ildisegno in Guidi fissa la subitaneità di unaccadimento, come un essente che viene alla visio-ne e si rivela nell’intensa luce meridiana.

Verrebbe da chiedersi se nel lungo camminodell’artista, la sua angosciosa scommessa non sia

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go della mostra (Rovigo, Palazzo Roncale, 5-28novembre 1993), a cura di Sileno Salvagnini, Pado-va, Fondazione Cassa di Risparmio di Padova eRovigo, 1993 – si attestano già sul piano dell’appro-fondimento storiografico, delineando prevalente-mente la gravitazione italiana della militanza criticadi Marchiori. Nel catalogo un utile profilo di SilenoSalvagnini delinea la figura dello scrittore d’arte dal1930 al 1960, mentre Flavio Fergonzi cerca di chia-rire i motivi per i quali Marchiori è passato da “unnaturale disinteresse” per la scultura a una straordi-naria attività di animatore di questa difficile discipli-na. Pagine illuminanti ha scritto Paolo Fossati sullaineludibile importanza del confronto con Licini perMarchiori, in quanto uomo e in quanto critico. Ilcontributo essenziale di Giuseppe Marchiori allafondazione del “Fronte Nuovo delle Arti” vieneprecisato nei suoi antefatti e nella sua genesi da chiscrive. Paola Pizzamano, sempre nel catalogo citato,delinea la collaborazione del critico a vari periodici,mentre l’interessantissima vicenda di Marchiori ne“L’Orto” viene presa in esame da Dario Trento. Tretestimonianze richiamano vividamente momentiparticolari dell’esistenza e dell’attività del criticoveneziano, dovute a Gian Antonio Cibotto, Giusep-pe Mesirca e Giorgio Segato.

Come dimostra l’esposizione di Rovigo, Mar-chiori è uno dei pochissimi critici per i quali è pro-ponibile una mostra delle opere degli artisti (e nonsolo di documenti) che il Nostro fu tra i primissimia comprendere e promuovere, diventando nel con-tempo un’occasione di approfondimento e di studioquanto mai chiarificatrice, sia per gli specialisti cheper un pubblico più vasto. Dopo Rovigo è indubbia-mente Venezia la città che dovrebbe, prima di ognialtra, ricordare Marchiori come uno dei suoi cittadi-ni più illuminati, che ha contribuito a dare all’arteitaliana moderna e contemporanea una circolazioneinternazionale, promuovendo anche la valo-

Juti Ravenna, Ritratto del pittore Marchiori, 1930

(1953); Arte e artisti d’avanguardia in Italia (1910-1950) (Milano 1960); Scultura italiana dell’Otto-cento (Milano 1960); Arp (Milano 1964); Sculturafrancese moderna (Milano 1964); Henri Matisse(Milano 1967) ed altre ancora.

La mostra e il relativo catalogo dedicati recente-mente al critico veneziano – Giuseppe Marchiori eil suo tempo. Mezzo secolo di cultura artistica eletteraria europea visto da un critico d’arte, catalo-

Hans Hartung a casa di Marchiorinella seconda metà degli anni Cinquanta

rizzazione e la conoscenza di moltissimi artististranieri. Giuseppe Marchiori è stato un uomo e unostudioso libero, svincolato e un po’ lontano dallatipica critica accademica italiana (che pure ha avutoaltissimi protagonisti, a partire da Lionello Ventu-ri), ma ha esercitato un ruolo enorme proprio perchélavorò a favore di un’arte che non avesse frontierepolitiche o ideologiche, ed è certamente questol’aspetto etico più alto della sua lezione.

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In ricordo di un maestro:scritti in onoredi Gianfranco Folena(Giuseppe Iori)

“14 febbraio 1992: da allora il mondo è piùpiccolo, e quel vuoto, che la cultura italiana senteper uno dei suoi maggiori protagonisti, per chi gli èstato vicino è un vuoto, letteralmente, incolmabile.E come è difficile credere davvero che Folena nonc’è più: quante volte, per esempio, mentre lavoropenso subito: ‘cosa ne dirà Folena’; e poi...”.

Così Pier Vincenzo Mengaldo, il decano dei“folenotteri” (come affettuosamente vengono tutto-ra chiamati gli allievi di Gianfranco Folena), ricordail suo Maestro, scomparso a 72 anni nel pieno dellasua fertilissima attività, dopo esser stato collocato“fuori ruolo” nel 1990. Dire cosa ha significato lafigura di Folena all’Università di Padova (che lochiamò prima come incaricato nel 1954 e poi comeordinario di Storia della lingua italiana e incaricatodi Filologia romanza dal 1956) è impresa assaidifficile, pensando al numero dei suoi allievi e allasua immensa produzione scientifica, sempre di al-tissimo livello.

Gli interessi di Folena hanno spaziato in uneccezionale arco cronologico in senso diacronicodal Medioevo latino e romanzo (a partire dal Placitodel 960), fino alla lingua del Novecento, quella“banausica”, come egli amava definirla, e quellapoetica, affrontando così, in pratica, “tutti i secolidella nostra letteratura, e non solo della nostra, conuna particolare predilezione per il secolo piùrazionalista ed europeo, il più ricco di scambi lin-guistici e culturali, quel Settecento di Goldoni, diVoltaire, di Mozart, dei librettisti, cui dedicò studiilluminanti raccolti significativamente in un volu-me considerato il suo capolavoro, L’Italiano inEuropa, del 1983, facile vincitore del ‘PremioViareggio’ di quell’anno e destinato a rimanereinossidabile” (Mengaldo); anche chi scrive questenote ricorda uno splendido e stimolante corsomonografico sulla poesia provenzale all’inizio de-gli anni Sessanta.

Mentre Folena lottava con la sua consueta tena-cia contro il male che lo doveva portare alla morte,un gruppo di “folenotteri” (Michele Cortelazzo,Erasmo Leso, Pier Vincenzo Mengaldo, GianfelicePeron, Lorenzo Renzi) curava la pubblicazione del-la presente miscellanea a carattere internazionale,concepita in occasione del 70° genetliaco del Mae-stro, un omaggio che segue, dopo 10 anni, il prece-dente volume Studi di filologia romanza e italianaofferti a Gianfranco Folena dagli allievi padovani:si tratta di ben 177 contributi di studiosi italiani estranieri, preceduti dalla presentazione di Pier Vin-cenzo Mengaldo, dal ricordo di Alberto Limentani(il decano degli allievi, prematuramente scompar-so) e dalla sterminata Bibliografia degli scritti diGianfranco Folena (oltre 400 pubblicazioni dal1941 al 1993, concluse con il monumentale Voca-bolario del veneziano di Carlo Goldoni, che segui-va di un anno la nuova edizione del Dizionario dellalingua italiana del Palazzi).

Ovviamente è impossibile presentare anche suc-cintamente tutti gli scritti della Miscellanea; cilimiteremo quindi a qualche segnalazione, senzaper questo presumere di stendere una classifica ditipo qualitativo. Cominciamo con due fresche poe-sie dialettali di Andrea Zanzotto, in particolarequella di “Taresa che la ghe fea psicoterapia ale altre

vecète... e che squasi sote i nonanta la se fea psico-terapia ela sola”, meravigliandosi, ogni mattina, diessere “ancora viva!”. Continuiamo ricordando L’in-dovinello veronese-friulano, i suoi latinismi e lalegge Tobler-Mussafia, che Aurelio Roncaglia de-dica al collega Folena, “al termine entrambi dellafunzione ufficiale di docenti”; contributo, questo diRoncaglia, che dimostra acutamente come “il piùantico documento dell’uso scritto dei volgari ro-manzi” sia il frutto di una presenza di intellettualifriulani nel clero capitolare veronese, visto che ladiocesi di Verona era ab antiquo suffraganea diAquileia e che il territorio di Verona “fu poiamministrativamente legato a Cividale”.

Passando al campo dell’arte, sempre nel I volu-me, troviamo l’interessante articolo di GiovanniLorenzoni, che, a proposito di “Troni”, vuole offri-re Un piccolo contributo all’iconografia delle ge-rarchie angeliche di Guariento, opera che si trova alMuseo Bottacin di Padova. Lorenzoni afferma che“si tratta della famosa tavola di Guariento con larappresentazione di dieci figure angeliche, in duegruppi, rappresentati entro cerchi concentrici iridati”,ma in una maniera particolare, nel senso che mancaogni soluzione prospettica di diminuzione progres-siva mano a mano che ci si allontana dal primopiano, mentre Guariento, probabilmente ispirato daqualche pensatore per il momento ignoto, proponela geniale ed originale soluzione di “rappresentareuno spazio ‘metafisico’, in cui le figure stanno‘impassibili’, fuori del tempo e dello spazio nostri”.

Gli stimoli ad approfondire i temi di carattere“veneto” della miscellanea sono innumerevoli; sem-pre nel I volume ci limitiamo quindi a segnalare altridue contributi: quello, ricco di spunti, di ArmandoBalduino (Il ruolo del Veneto nella “Letteraturaitaliana” Einaudi) e quello puntuale di GiorgioRonconi (Nuove acquisizioni intorno al testo eall’attribuzione del poemetto carrarese sulriacquisto di Padova - 1390).

Facendo una rapida incursione in un territoriolimitrofo, ma che ha avuto sempre fecondi legamicon l’ambiente culturale veneto, proponiamo la“trasferta” nel mantovano, dove (e precisamente aCipada) Teofilo Folengo, o meglio Merlin Cocai, fanascere “prima che claudatur porta librazzi”, ilprotagonista delle Maccheronee, Baldo, come acu-tamente ci ricorda nel II volume Giorgio BernardiPerini in La nascita di Baldo. Rimanendo nell’am-

bito teatrale, non possiamo non segnalare quattrocontributi che ci trasportano nel mondo goldoniano,particolarmente opportuni in quest’anno bicen-tenario: ci riferiamo a Franco Fido, che in Goldonie Gian Domenico Tiepolo fra antico regime e mon-do nuovo ci presenta “la comune fascinazione” peril “Mondo nuovo o cosmorama” che accomuna ilpittore e il commediografo, autore, tra l’altro, di unpoemetto in veneziano, intitolato, appunto, El mon-do novo, dove, per celebrare la monacazione dellanobile fanciulla Contarina Balbi, immagina che unvecchio gondoliere di quella famiglia, l’ingegnosoe ubriacone Pasqualin, si serva di un cosmorama disua fabbricazione per mostrare a Goldoni, fra dueabboccamenti col fiasco, “le glorie di casa Balbi”.

Ricordiamo anche la Tecnica teatrale e linguadel “Ventaglio” di Pietro Spezzani; di GiorgioPullini segnaliamo “Strateghe” dell’economia frale protagoniste goldoniane; mentre Giovanni Gron-da scrive su Voci della passione amorosa in Goldoni:Mirandolina, Eugenia, Giacinta.

Un latinista e un grecista a confronto: nel IIIvolume Igino De Luca presenta e “legge” con il suoben conosciuto “esprit de finesse” ventuno lettereinedite di Concetto Marchesi a Manara (e a Erse)Valgimigli, che confermano il fecondo rapporto distudio e di amicizia tra due persone che, pur prove-nienti da ambienti e da ideologie diverse, trovanouna comunanza di dialogo nella Facoltà di Letteredell’Università di Padova. Ci piace concludere que-sta breve rassegna citando l’ultimo lavoro, opera diManlio Cortelazzo, che nel suo Voci dai ColliEuganei ci offre, con la sua consueta puntualità,“una serie di parole dialettali, per qualche versonotevoli, raccolte a Galzignano, in provincia diPadova, come un mazzetto di fiori collinari sponta-nei”: un gentile e delicato omaggio al Suo Maestro.

AA.VV. , Omaggio a Gianfranco Folena, 3 voll., pp.I-XLVII , 1-904; 905-1888; 1889-2525, Padova, Edi-toriale Programma, 1993, 8°, L. 180.000.

INDICE DEL PRIMO VOLUME: PIER VINCENZO MENGALDO,Presentazione • ALBERTO LIMENTANI , Al nostro Maestro •ANTONIO DANIELE, Bibliografia degli scritti di GianfrancoFolena • FERNANDO BANDINI, La voglia di tradurre allalettera • GIOVANNI GIUDICI , Pange lingua • FRANCO LOI,Poesie • ALBINO PIERRO, Poesie • ANDREA ZANZOTTO, Duepoesie dialettali • ODDONE LONGO, Ilari iene calunniate... •CARLO FERDINANDO RUSSO, Dante e Omero al paragone •CARLO CARENA, Traduzioni e interpretazioni di una poesiadell’imperatore Adriano • AURELIO RONCAGLIA, L’indovinel-lo veronese-friulano, i suoi “latinismi” e la “legge Tobler-Mussafia” • LORENZO RENZI, Un aspetto del pluriliguismomedievale: dalla lingua dei re magi a “Papé satan aleppe” •MANUELA ALLEGRETTO, Abelardo ed Eloisa e l’amore per il“sapere” • ANDREA FASSÓ, Cortesia, mito ed epopea • PAULZUMTHOR, L’absente ou de la poésie des troubadours • MARIOMANCINI , La lode e il segreto: sul “celar” dei trovatori • MARIALUISA MENEGHETTI, Schemi metrici “à refrain” e tecnicaparallelistica nella lirica romanza medievale • MAURIZIOPERUGI, Il “Chastel d’Amour” e la maschera di Lancillotto.Reperti oitanici nell’iconografia poetica di Arnaut Daniel •LUIGI MILIONE , P.C. 389, 1: Raimbaut d’Aurenga, “Ab nou coret ab nou talen” •LUCIANO FORMISANO, “Mouvance”,“variance”, microfilologia: appunti sulla “chanson de toile” •MADELEINE TYSSENS, Les deux chansons de Chrétien deTroyes: propositions nouvelles • GIOSUÈ LACHIN, Maria diFrancia, la tradizione, la traduzione, il tradimento • ALFREDOSTUSSI, Corsica, 11 novembre 1220 • GIANFELICE PERON, Ilsimbolismo degli animali nel “Tournoiement Antéchrist” diHuon de Méry • ROSANNA BRUSEGAN, Jean de Meun, Alhazen,Witelo. Influenza delle teorie medievali della visione sul “Romande la Rose” • RENATA ANNA BARTOLI, Itinerari e percorsi deivolgarizzamenti romanzi della “Navigatio Sancti Brendani” •MARCO INFURNA, Un ignoto volgarizzamento toscano della“Estoire del saint Graal” • CESARE SEGRE, “Libro de’ vizi edelle virtudi”: novità per i codici del gruppo ß • FRANCOMANCINI , Un identikit mistico: la monaca santa di Iacopone(lauda [XVI] 37) • LINO LEONARDI, Sonetto e terza rima (daGuittone a Dante) • FRANCESCO ZAMBON, Bonvesin e il liberoarbitrio degli angeli • FURIO BRUGNOLO, Cino (e Onesto)

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Gianfranco Folena

L ’Editoria nel Veneto

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dentro e fuori la “Commedia” • BIANCA BARATTELLI , Teoriae pratica della tornata in Dante e nella trattatistica italianamedievale • PAOLO CHERCHI, L’invenzione del luogo dell’In-ferno • VITTORIO COLETTI, “Cognitio Dei” tra “Convivio” e“Commedia” • FRANCESCO BRUNI, “Istra”: una falsa rico-struzione dantesca? • MICHEL DAVID , Dante et sa théodie •LUIGI VANOSSI, Figure iconiche nel “Paradiso” • VITTORIORUSSO, Il canto XXIX dell’“Inferno”: oltre l’“indescrivibile”,orrore e la smagante compassione • LUCA SERIANNI, Unparagone dantesco: “Inferno” XIX, 49-51 • GUGLIELO GORNI,Lisetta (Dante, “Rime”, CXVII, CXVIII, LIX) • GIOVANNILORENZONI, A proposito di “troni”. Un piccolo contributoall’iconografia delle gerarchie angeliche di Guariento • PATRIZIOTUCCI, Il cortigiano moralizzato, il villano addomesticato. Notesu alcuni testi medio-francesi • GIORGIO VARANINI, Un proba-bile esempio di discorso indiretto libero nello “Specchio di verapenitenza” del Passavanti • ARMANDO BALDUINO, Il ruolo delVeneto nella “Letteratura italiana” Einaudi • CARLODELCORNO, Sul testo della “Vita di Antonio” • FRANCESCAD’ARCAIS, Le illustrazioni del manoscritto marciano It. VI, 81(5995) • ROSANNA BETTARINI, Verdi panni... • MI-CHELANGELO PICONE, Tempo e racconto nel “Canzoniere” diPetrarca • MAURIZIO DARDANO, Collegamenti nel“Decameron” • PAMELA D. STEWART, Narrazione e ideologianella novella di Melchisedec • GABRIELLA MILAN , Esperienzedi metrica trecentesca nel “Trattato e arte dei rithimi volgari ”di Gidino da Sommacampagna • EMILIO LIPPI, Il tramonto delprovenzale a Venezia: “Leandreide” IV, 8 • GIORGIO RONCONI,Nuove acquisizioni intorno al testo e all’attribuzione del poemettocarrarese sul riacquisto di Padova (1390) • STEFANO ZAMPONI,I testi di lingua del Convento di Giaccherino • GIOVANNISINICROPI, Scultura ed evento narrativo • ELIO MELLI , Per unadefinizone della “Spagna” ferrarese: l’attenuazione dellacausalità • ANTONIA TISSONI BENVENUTI, Il mito di Ercole.Aspetti della ricezione dell’antico alla corte Estense nel primoQuattrocento • TINA MATARRESE, Il “materno eloquio” delferrarese Pier Andrea De’ Bassi • PAOLO TROVATO, DaMilano a Cosenza a Napoli: una raccolta ciceroniana del Sachellae la prima relazione della frottola “Luce meridiana” • UGOVIGNUZZI, Varianti e registri linguistici nei due testimoni quat-trocenteschi dei “Tractati della vita e delli visioni di S. FrancescaRomana” (testo in volgare romanesco della metà del sec. XV) •PIETRO TRIFONE, Lettera d’amore (Roma, Archivio di Stato,sec. XV) • DANIELA DELCORNO BRANCA, Fra commento epoesia. Schede per le “Stanze” • MARISA MILANI , Dallo studioalla piazza: una stampa popolare di “Tacete, male lingue” •ALESSANDRO PARRONCHI, Frate Eliseo Ruffini da Luccaservita autore dell’“Hypnerotomachia”.

INDICE DEL SECONDO VOLUME: MARIANO DAMIAN , Strutturadei madrigali michelangioleschi • CARLO DIONISOTTI, Peruna lettera del Sannazaro • MARIO POZZI, Appunti sul-l’“Itinerario” di Ludovico de Vartema • ANTONIO D’AN-DREA, La perplessità di Machiavelli: Agatocle o della “viascellerata e nefaria” • RENZO ZANON, “Industria” inMachiavelli • MARIO CHIESA, La questione delle lingue in Astie Giovan Giorgio Alione • MARCO SANTAGATA, Piccolainchiesta cinquecentesca sul 6 aprile di Petrarca • MARIALUISA DOGLIO, L’occhio interiore e la scrittura nelle “Litere”di Vittoria Colonna • ANTONIO DANIELE, Sul testo del “Chaosdel Triperuno” di Teofilo Folengo. Primi appunti • GIORGIOBERNARDI PERINI, La nascita di Baldo • MARCO PECORARO,L’elogio della lingua latina e dell’eloquenza dell’Amaseo e ladifesa della retorica volgare dello Speroni • CHRISTIAN BEC,Entre littérature, histoire et idéologie: la “cornice” des“Asolani” • IVANO PACCAGNELLA, La “Bibbia Brucioli”.Note linguistiche sulla traduzione del “Nuovo Testamento” del1530 • MARCO PRALORAN, Vedere, patire, agire: il duello diLipadusa nel “Furioso” • CHRISTINA ROAF, Cultura e cono-scenze di un giovane del Cinquecento: Francesco Sansovino ele “Lettere sopra le diece giornate del Decameron” • RUDOLFBAHER, Sulla storia e funzione del titolo in lingua stranieranella lirica francese ed europea. Un’analisi comparatistica •LINA BOLZONI , Alberi del sapere e macchine retoriche •CESARE VASOLI, Un discorso sull’“imitazione” attribuito aStefano Sauli • ANTONIO LA PENNA, Note all’“Aminta” del

Tasso • WOLFRAM KRÖMER, Retorica e rappresentazione deisentimenti in D’Urfé e nei suoi contemporanei • MASSIMOALOISI, Nascita di un linguaggio scientifico ameno e sviluppodella divulgazione • CLAUDIO GALLICO, Dal teatro di Ales-sandro Stradella: il prologo dello “Stufarolo” • OTTAVIOBESOMI, Il colore dello Spirito. Un ritratto del Tesauro perCassiano Dal Pozzo • JEAN-MICHEL GARDAIR, Théorie et artdu symbole dans “Il cannocchiale aristotelico” de EmanueleTesauro • MARIO MARTI , Il più antico testo letterario indialetto salentino: il “Viaggio de Leuche” di Geronimo Mar-ciano • MARIA GRAZIA PROFETI, Calderòn in Italia: “ilcarceriere di se medesimo” • NINO PIRROTTA, Metastasio e ilterminare le scene con spirito e vivezza • MICHELANGELOMURARO, Letterati e pittori alla corte del patriarca Dolfin •FRANCO FIDO, Goldoni e Gian Domenico Tiepolo fra anticoregime e mondo nuovo • PIETRO SPEZZANI, Tecnica teatralee lingua del “Ventaglio” • GIORGIO PULLINI, “Strateghe”dell’economia fra le protagoniste goldoniane • GIOVANNAGRONDA, Voci della passione amorosa in Goldoni:Mirandolina, Eugenia, Giacinta • EMILIO BIGI , Similitudini,metafore, antonomasie cavalleresche nella prova del Baretti •MIKLOS FOGARASI, Alcuni settori della sfera sociale neineologismi del Settecento • GUIDO BALDASSARRI,L’“originale” di “Temora”. Postilla sul Cesarotti e le stampeinglesi del 1763 • DANTE NARDO, Gasparo Gozzi traduttore diPetronio • BRUNO BRIZI, Da Ponte e Salieri: a propositodell’“Axur re d’Ormus” • GIOVANNI MORELLI , Una letterad’amore per l’Alceste di Parigi • GIOVANNA DA POZZO, Latraduzione in bellunese della “Liberata” (1782) • VITTOREBRANCA, Sbastigliamenti alfieriani fra delirio pindarico eautobiografia poetica • SILVIA MORGANA, I “Desgrazzi di unbosin”: Carlo Pellegrini e una bosinata antifrancese • GIO-VANNI PELLIZZARI , D’una metalessi narrativa in Ovidio eParini • ERIKA KANDUTH, “Amore vince il pregiudizio”. Unacommedia di Giuseppe Carpani • LUIGI BALDACCI , Conclu-sioni sul libretto d’opera • GAETANO COZZI, Diritto veneto elingua italiana nelle isole jonie nella prima metà dell’Ottocento• REMO CESERANI, Gli zingari di William Wordsworth •CESARE CASES, Montaigne in Kleist • DOMENICO DEROBERTIS, I termini dello spazio immaginativo leopardiano •LUIGI BLASUCCI, Partizioni e chiusure nelle prime “canzonilibere” leopardiane (con alcune prospezioni sulle successive) •ROLANDO DAMIANI , Stratone, Bayle, Leopardi e la materiaeterna • LORENZO POLATO, Per Leopardi lettore di Galileo •FRIEDRICH LIPPMANN, Felice Romani e Vincenzo Bellini •FRANCO GAVAZZENI, Appunti sui “Sermoni” di A. Manzoni• TERESA POGGI SALANI, A proposito di “nastri delle parole”nei “Promessi Sposi”: e viso, volto, faccia • LUCIANO LENAZ,

Frutti sulle spalliere • GILBERTO LEONARDI, Caccia tragica• CARLO OSSOLA, Manzoni e Mozart • GILLES DE VAN, Notessur Verdi humoriste • PIERLUIGI PETROBELLI, Verdi, laFrancia e l’Italia unita. Una lettera a Léon Escudier • PIERVINCENZO MENGALDO, Concieri novecenteschi: l’edizionePalazzi del “Conte Pecorajo” del Nievo • MARINO BERENGO,Sull’organizzazione della cultura veneta dopo l’Unità. Letteraaperta a Gianfranco Folena • ANCO MARZIO MUTTERLE,Lettere di Zanella alla “Nuova Antologia” • GUIDOCAPOVILLA, Variantismo metrico nelle “Odi Barbare” •MAURIZIO VITALE , Lettere inedite di U.A. Canello •MARIELLA DI MAIO , Su Paul Bourget: teoria e stile delladecadenza • MARIAROSA GIACON, L’“imagination re-créatrice” e l’“au-delà nuageux de toutes les choses du Nord”nel paesaggio del romanzo dannunziano • GUIDO SANTATO,“Tosca” da Sardou a Puccini.

INDICE DEL TERZO VOLUME: ANGELO VENTURA, VincenzoCrescini dal liberalismo al nazional-fascismo • ROSSANAMELIS, Fra Napoli e Firenze: i carteggi Torraca-Parodi eCroce-Parodi • ADRIANA DA RIN , Pascoli e Croce: in margi-ne a un corso pascoliano di lezioni universitarie bolognesi •DANTE DELLA TERZA, Dai “taccuini” al “contributo”: ilmetodo adottato da Croce per “invigilare se stesso” • MARIORICHTER, La critica d’arte di Soffici ne “La Voce” • GIUSEPPEBRUNETTI, Traduzioni inglesi del “Beowulf” • ANNA LAURALEPSCHY - GIULIO LEPSCHY, “Avviene ora, avviene sem-pre”. Time and tense in Pirandello’s “Sei personaggi in cercad’autore” • GIAN PIERO BRUNETTA, Per una nuova carta delnavegar cinematografico • GIANANDREA GAVAZZENI , Gliscritti di Gian Francecso Malipiero • ERASMO LESO,Neologismi mussoliniani • MICHELE A. CORTELAZZO, Anco-ra su lingua e fascismo: le battaglie agrarie • SERGIORAFFAELLI, Un “Lei” politico. Cronaca del bando fascista(gennaio-aprile 1938) • IGINIO DE LUCA, Ventuno lettere diConcetto Marchesi a Manara (e a Erse) Valgimigli •ALEXANDRI NICULESCU, Eminescu ou de l’intraductibilité •CARLO DONÀ, Vladimir Propp e la morfologia della fiaba •ANTONIO GIRARDI, I “Lieder” di Saba • ETTORE BONORA,Montale e Bécquer • MARIO LUZI , Noventa • ANTONIOTUROLO, Su alcuni aspetti dello stile di Penna • CESAREGARBOLI, Penna postumo • FRANCO FORTINI, Lettura di“Niccolò” di Vittorio Sereni • SILVIA LONGHI , Il dire e disdiredi Giorgio Caproni • SILVIO RAMAT , Sull’elaborazione di“Giorni” di Alessandro Parronchi • LUISA ZILLE COZZI,Metamorfosi della negazione nelle poesie di Andrea Zanzotto •MARIO ISNENGHI, Il “caso” Pavese • EMILIO PIANEZZOLA,Calvino: da Ovidio alle “Lezioni americane” • MAJID EL-HOUSSI, Maghrèb ou l’occident des signes, dérives poétiques• JACQUELINE BRUNET, La diacronia al servizio dellasincronia • GUSTAV INEICHEN, Per una nuova caratterizza-zione tipologica dell’italiano • GAETANO BERRUTO, Italianoin Europa oggi: “foreigner talk” nella Svizzera tedesca •FLORICA DIMITRESCU, Le roumain dans le “Panorama dellelingue neolatine” de Gerhard Rohlfs (1986) • SORIN STATI,Tra linguistica e retorica: le sequenze argomentative nei dialo-ghi • PAOLA BENINCÀ - GUGLIELMO CINQUE, Su alcunedifferenze fra enclisi e proclisi • PIER MARCO BERTINETTO,Due tipi di presente “storico” nella prosa letteraria • LAURAVANELLI , Osservazioni sulla concordanza dei tempi in italia-no • BICE MORTARA GARAVELLI, “Homo nominans”.Dispositivi retorici nelle pieghe del lessico • GIAN LUIGIBECCARIA, Un finafinorum. Spunti religiosi e liturgici neidialetti e in lingua • GIOVAN BATTISTA PELLEGRINI, Dialcuni continuatori toponomastici del lat. “cella” • ALDO L.PROSDOCIMI, Italiano “andare” • ALBERTO ZAMBONI,Alichino • IGNAZIO BALDELLI , Un errore lessicografico:“palombaro” e Gerione palombaro • LUCIA LAZZERINI ,Ancora su “pagar di doppioni” • DANTE ISELLA, “Far girarla testa a un mazzacònico...” • GHINO GHINASSI, Unneologismo italiano degli “anni di piombo” • ORNELLACASTELLANI POLLIDORI, In principio erat versus... • ELISA-BETTA FAVA, Sulla pertinenza della pragmatica nell’analisigrammaticale: un esempio della cosiddetta coniugazione inter-rogativa nel dialetto alto-vicentino • MANLIO CORTELAZZO,Voci dai Colli Euganei.

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Pietro Faggiotto eGiovanni Santinello:due maestri dell’Universitàdi Padova(Mario Quaranta)

Come è noto, a settant’anni i professori universi-tari vanno fuori ruolo, secondo il linguaggio buro-cratico, cioè non possono più insegnare pur conti-nuando a svolgere attività di ricerca entro l’univer-sità. Secondo una consolidata tradizione, in questaoccasione allievi e colleghi si fanno promotori divolumi in onore del festeggiato, quale attestazionedi stima e di affinità culturale. È questo il caso di dueprofessori dell’Università di Padova, PietroFaggiotto e Giovanni Santinello, a cui sono statidedicati due volumi, diversi per impianto, temi econtributi, ma che rispecchiano fedelmente la loropersonalità culturale. L’opera dedicata al primoreca il titolo Metafisica e modernità, e con ciò vienesottolineato che il centro della ricerca di Faggiottoè stata (e rimane) la difesa della metafisica classicadopo la critica e il preteso superamento compiutodalla modernità, rappresentata emblematicamenteda Kant. Il volume è diviso in due parti: nella primaci sono sedici “contributi storico-critici” e nellaseconda quindici “contributi teoretici”. Il volumededicato a Santinello, Concordia discors, contienequindici contributi su Cusano e dodici sull’uma-nesimo europeo, che insieme rappresentano un ri-sultato critico di notevole rilievo su un autore (e unperiodo) che sono stati privilegiati dallo studiosopadovano. Vediamo brevemente alcuni aspetti delpensiero dei due studiosi e quali siano stati i contri-buti più significativi (teorici e storio-grafici) da lorodati nel corso di un’operosa vita universitaria eintellettuale, che continua negli anni.

L’asse del pensiero di Faggiotto è costituito dallarivendicazione del valore perenne della metafisicaclassica: sia entro il pensiero cristiano, attestatonella sua parte maggioritaria sulle posizioni di unneotomismo preoccupato di difendere un orto-dossismo tradizionale; sia entro quel pensiero laico

moderno che, con diverse ragioni, ha negato qualsi-asi valore conoscitivo alla metafisica.

La novità di questa posizione consiste nelle mo-dalità di approccio al problema metafisico, e nel tipodi confronto che Faggiotto istituisce con il pensieromoderno e contemporaneo (dalla fenomenologia alneopositivismo nella versione carnapiana). Egli partedall’esperienza concreta, intesa come “conoscenzaoriginaria, rispetto ad altre forme di conoscenzaderivata, quali l’inferenza, la dimostrazione, il di-scorso in genere”. Con analisi fini e con alcune“mosse” della ragione, ritrova nella stessa esperien-za l’esigenza del trascendimento, quell’inferenzametafisica che attribuisce all’esistenza di un Essereimmobile il carattere della necessità. La fondazionedella metafisica, un sapere che viene distinto daquello scientifico, avviene “mediante quel procedi-mento che da Aristotele viene denominato élenchoso confutazione”.

La posizione di Faggiotto non è assimilabile sicet simpliciter a quella tomista in senso stretto, perl’insistenza sul rilievo decisivo che assume l’espe-rienza (entro cui egli riprende alcune riflessionidell’Husserl della Crisi) e l’apertura al pensieromoderno, verso il quale non assume una posizionedi netto rifiuto, come avveniva in certi ambientimetafisici. Ma non è catalogabile neanche entro lascuola di metafisica classica rappresentata da Mari-no Gentile, per una problematizzazione dell’espe-rienza che non giunge fino a negare, fra le varieforme dell’esperienza, anche quella dell’Assoluto.Egli ha tentato non tanto un compromesso quantouna mediazione tra le due posizioni, confrontandosicon i filosofi padovani quando la filosofia a Padovaparlava solo il linguaggio cattolico. Anzi, nel corsodegli anni Cinquanta e oltre, nel campo filosoficol’Università di Padova è stata più cattolica dellastessa Università Cattolica di Milano. In quest’ulti-ma era allora preminente una difesa dell’ortodossi-smo neotomista (Maritain sarà presente nei corsiuniversitari solo dopo i moti del ’68), mentre aPadova erano presenti tutti e tre gli orientamenti incui si articolava la filosofia cattolica, e rappresentatida autorevoli studiosi: il personalismo, la metafisi-ca classica e il neotomismo.

Giovanni Santinello è stato allievo di LuigiStefanini, che del personalismo cristiano in Italia hasviluppato pressoché tutte le potenzialità. Su talefilosofo Santinello è ritornato spesso, portando ap-profondimenti storici e filosofici, accentuando, adesempio, la priorità del soggetto personale entroun’antropologia filosofica che faccia del principiodell’io persona il criterio regolativo della nostrariflessione sull’uomo, sulla filosofia (e sulla suastoria). Egli ha inoltre rivendicato l’attualità delpensiero di Stefanini in ordine ad alcune tematiche,storicizzandone gli esiti entro il dibattito filosoficodel Novecento italiano.

L’attività di Santinello si è espressa soprattuttonell’esercizio della storiografia filosofica, attivitàdi cui ha fornito una giustificazione teorica di note-vole interesse e originalità. In breve: egli ha soste-nuto sì la storicità del filosofare, ma in una direzionenettamente anti-storicistica, e avversa anche agliesiti ermeneutici estremi, nella persuasione checontro il linearismo storicistico occorra rivendicarela complessità, ricchezza e autonomia del lavorofilosofico dei singoli autori, e contro il secondo nonsi debba “dissolvere la realtà dei testi nel nostrointerpretare”.

I due più impegnativi lavori sono stati, nel corsodegli anni Sessanta, su due grandi umanisti: NiccolòCusano e Leon Battista Alberti, considerati (e que-sta è la novità) secondo un tema comune: quelloestetico, pur nella speculare opposizione dei loropercorsi culturali. In Cusano confluiscono la tradi-zione classica (quella pitagorica dell’armonia e

quella plotiniana della luce) e quella medievaledella claritas come segno di una presenza trascen-dente. Alberti, al contrario, si muove sul terrenodelle arti, e la sua riflessione non va oltre l’orizzontedella pratica artistica. In questa impostazione siavverte l’uso personale e fecondo della teoria dellaforma di Stefanini, ove l’arte non è intesa in sensocrocio-gentiliano, ma è un’attività “imaginistica”allusiva dell’assoluto, che affonda le sue radicinell’esistenza dell’uomo.

Più recentemente, Santinello ha compiuto son-daggi sull’umanesimo veneto, specie su quelleespresioni anaccademiche o antiaccademiche chehanno caratterizzato le vicende culturali tra Padovae Venezia: Tradizione e dissenso nella filsoofiaveneta fra Rinascimento e modernità, è l’opera incui sono stati racolti questi studi. Ma l’esito storiogra-ficamente più rilevante è rappresentato dall’impre-sa della “Storia delle storie generali della filosofia”in più volumi, che ha fatto fare un balzo in avanti allaconoscenza in un campo per la prima volta apertoagli studi e con risultati fortemente innovativi.

Entrambi i filosofi si collocano dunque entro ilpensiero cattolico italiano, e pur nella differenza diposizioni li accomuna un persistente interesse (teo-rico e storiografico) verso Kant, cioè il filosofo cheha dato un fondamento “forte” alla modernità con lacritica più radicale fino allora compiuta della meta-fisica. Ebbene, invece di contrapporre frontalmentetesi a tesi, per riaffermare i limiti del pensierokantiano, secondo un modulo tradizionale in studio-si cattolici, i due filosofi padovani ne rivendicanol’imporanza teorica e storica. Nelle loro opere suKant (forse le migliori sotto il profilo storico-filoso-fico) hanno esplorato (e individuato) la possibilitàdi rintracciare nel filosofo tedesco un’apertura ver-so la metafisica classicamente intesa, utilizzando atale fine la categoria dell’analogia.

Metafisica e modernità. Studi in onore di PietroFaggiotto, a cura di Franco Chiereghin e FerdinandoLuigi Marcolungo, Padova, Antenore, 1993, 8°, pp.XXIV-552, L. 70.000.

INDICE: GIANNI M. POZZO, Prefazione • FERDINANDO LUIGIMARCOLONGO (a cura di), Scritti di Pietro Faggiotto • I.CONTRIBUTI STORICO-CRITICI: VIRGILIO MELCHIORRE, L’ana-logia del giorno e l’analogia della notte. Appunti per unalettura di Parmenide • FRANCO VOLPI, Suárez e il problema

Giovanni Santinello

Pietro Faggiotto

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della metafisica • LUIGI OLIVIERI , Galileo e la metafisica •FERINANDO LUIGI MARCOLUNGO, Ontologia e metafisicain Christian Wolff • ALBERTO MOSCATO, La dottrina delmetodo nella “Ricerca sull’evidenza dei princìpi della teologianaturale e della morale” di Kant • SILVESTRO MARCUCCI,Sistema empirico della natura o sistema di conoscenze empirichedella natura? Una interessante “contraddizione” kantiana •ANTONIO MORETTO, La grandezza infinita e la teoria euclideadelle rette parallele. Osservazioni sul punto di vista di JohannSchultz e di Kant • GIUSEPPE MICHELI, Le prime traduzioniinglesi di Kant: John Richardson • FRANCO CHIEREGHIN, Ilconcetto di totalità sistematica in Kant e in Hegel • FRANCE-SCA MENEGONI, “Achtung” kantiana e “reverentia”hegeliana: due diverse possibilità per un’etica del “rispetto” •FRANCO BIASUTTI, Sulla scientificità della filosofia dellareligione in Hegel • FRANCESCA MODENATO, A. Meinong:percezione esteriore e giudizio • GIORGIO PENZO, Interpreta-zione esistenziale-esistentiva della conversione (Jaspers eAgostino) • GIOVANNI SANTINELLO, Una dialettica dell’in-tegrazione. Luigi Stefanini e il pensiero cristiano nell’età mo-derna • ANTONINO POPPI, Etica del volto e modernità •GIUSEPPE RICONDA, Ateismo e pessimismo nel pensiero diAugusto Del Noce • II. CONTRIBUTI TEORETICI: FRANCESCARIVETTI BARBÓ, Rifondazione su prove elènchiche del rap-porto tra verità ed essere-pregnante • ARMANDO RIGOBELLO,Coinvolgimenti ontologici di una “fenomenologia prima” •GIUSEPPE BESCHIN, Comunicazione interpersonale etrascendenza • CARMELO VIGNA, Sulla semantizzazione del-l’essere • ENRICO BERTI, Discussioni con Pietro Faggiotto •CARLO ARATA, Per un colloquio metafisico con PietroFaggiotto • BRUNO SALMONA, Metafisica ed esperienza •EZIO RIONDATO, Metafisicità antropica e modernità. Rifles-sioni semantiche • EDOARDO MIRRI, Modernità o inattualità

del filosofare? • FRANCO BOSIO, L’antimetafisicismo contem-poraneo e le ragioni della libertà • GIANNI M. POZZO, Ildisimpegno in filosofia (e il suo alibi) • LUCIANO MALUSA, Ilruolo della modernità nell’“assolutizzazione” della filosofia •GIOVANNI GIULIETTI , Noi e “i nostri fratelli più piccoli” •MASSIMILIANA BETTIOL , Della persona umana: interpreta-zioni e questioni aperte • GIOVANNI BONIOLO, Le teoriescientifiche e l’esperienza.

Concordia discors. Studi su Niccolò Cusano el’Umanesimo europeo offerti a Giovanni Santinello,a cura di Gregorio Piaia, Padova, Antenore, 1993,8°, pp. XLV-591, L. 80.000.

INDICE: GREGORIO PIAIA, Prefazione • ILARIO TOLOMIO (acura di), Scritti di Giovanni Santinello • STUDI CUSANIANI:CRISTINA D’ANCONA COSTA, Il tema della ‘doctaingnorantia’ nel neoplatonismo arabo. Un contributo all’ana-lisi delle fonti di “Teologia di Aristotele”, Mimar II • CARLORICCATI, La presenza di Proclo tra neoplatonismo arabizzantee tradizione dionisiana (Bertoldo di Moosburg e Niccolò Cusano)• ERICH MEUTHEN, Cusanus in Deventer • RUDOLF HAUBST,Das Menschenbild des Nikolaus von Kues und der christlicheHumanismus • MAURICE DE GANDILLAC, ‘Explicatio-complicatio’ chez Nicolas de Cues • ENRICO BERTI,‘Coincidentia oppositorum’ e contraddizione nel “De doctaignorantia” I, I-6 • JOSEF STALLMACH, Ineinsfall desGegensätzlichen. Begreife auf die Weise eines Nichtbegreifens• KLAUS KREMER, Nicolaus Cusanus: “Jede Frage über Gottsetzt das Gefragte voraus” (Omnis quaestio de deo praesupponitquaesitum) • MORIMICHI WATANABE , Nicolaus Cusanus,

Monastic Reform in the Tyrol and the “De visione Dei” •BIRGIT H. HELANDER, Cusanus als Wegweiser zur Eintracht• CAROLUS BORMANN - ADELAIDA DOROTHEA RIEMANN,Nicolai Cusani “De theologicis complementis”. Nonulla inproemio editionis criticae notanda • JEANNINE QUILLET, Lepaix de la foi: identité et différence selon Nicolas de Cues •JASPER HOPKINS, The Role of ‘pia interpretatio’ in Nicholasof Cusa’s Hermeneutical Approach to the Koran • HANSGERHARD SENGER, ‘Globus intellectualis’. Geistphäre,Erkenntnissphäre und Weltsphäre bei Plotin, Nikolaus vonKues und Francis Bacon • MARIO LONGO, ‘Presagio’ dimodernità. August Heinrich Ritter interprete di Niccolò Cusano• STUDI SULL’UMANESIMO EUROPEO: FRANCESCO BOTTIN,Motivi preumanistici in Ruggero Bacone • GRAZIELLAFEDERICI VESCOVINI, La simmetria del corpo umano nella“Physiognomica” di Pietro d’Abano: un canone estetico •EUGENIO GARIN, Leon Battista Alberti e l’autobiografia •CESARE VASOLI, Considerazioni sul “De raptu Pauli” diMarsilio Ficino • JEAN-CLAUDE MARGOLIN, Sur un paradoxebien tempéré de la Renaissance: ‘concordia discors’ • ILARIOTOLOMIO, Meditazioni umanistiche sulla Natività (Groote,Erasmo, Cognatus) • GREGORIO PIAIA, Democrito in Utopia.Spunti per una lettura storico-filosofica della città ideale •GERMAIN MARC’HADOUR, Thomas More on the Agony ofChrist • KARI ELISABETH BORRESEN, Caritas Pirckheimer(1467-1532) et Vittoria Colonna (1490-1547) • ANTONINOPOPPI, Il libero arbitrio nella lettera del Contarini a VittoriaColonna • LUCIANO MALUSA , La storia della storiografiafilosofica: “storia al quadrato” o istanza critica per unadiversa storiografia filosofica? • LUTZ GELSETZER, DieRenaissance in meiner Sicht.

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Studi storici offertia Federico Senecae Aldo Stella(Silvio Tramontin)

Accanto ai due filosofi, anche due storici, Fede-rico Seneca e Aldo Stella, sono andati fuori ruolo eanche loro meritano di essere ricordati e pure in loroonore sono stati editi due volumi.

Federico Seneca si è laureato a Padova prima inLettere nel 1946 con una tesi su Le origini dellaMarca friulana, la sua patria (relatore RobertoCessi e correlatore Beniamino Pagnin) e poi, nel’48, in Filosofia con una tesi su La democrazia nelledottrine politiche del Medioevo (relatore LuigiStefanini e correlatori Roberto Cessi e Marino Gen-tile). Ha percorso la carriera accademica semprepresso l’Università di Padova, dapprima come do-cente di storia medievale e poi come ordinario distoria moderna. I suoi studi, riguardanti inizialmen-te la storia friulana, si sono via via allargati fino acomprendere la storia di Venezia nell’età moderna(ricordiamo due suoi studi fondamentali: Il dogeLeonardo Donà. La sua vita e la sua preparazionepolitica prima del dogado, Padova 1959; e Veneziae papa Giulio II, Padova 1962). Tra i suoi principalimeriti ricordiamo quello della formazione di nume-rosi discepoli – molti dei quali sono arrivati all’in-segnamento universitario e sono presenti con lorosaggi nel volume a lui dedicato – e la sua presidenzanel 1969 alla Deputazione di storia patria per leVenezie, nella cui rivista “Archivio Veneto” pub-blicò alcuni saggi e soprattutto molte preziose note.

Nel volume a lui dedicato dagli allievi in occasio-ne del suo congedo dall’Università, sono raccoltitredici saggi di diverso argomento e di diversaimpostazione e riguardano soprattutto i secoli XVI-

XVIII , secoli in cui magistero e produzione scienti-fica di Seneca sono stati particolarmente impegnati,come attesta la bibliografia raccolta dal suo collegaPaolo Sambin. La presentazione di Mario De Biasiricorda le principali tappe di questo insegnamento edi questa produzione.

I saggi sono del più vario interesse e corrispondo-no alla mentalità e al tipo di studi che i tredici allievi(Federica Ambrosini, Stefania Malavasi, AchilleOlivieri, Sandra Olivieri Secchi, Gino Benzoni,Angela Maria Girelli, Giuseppe Gullino, FrancoFasulo, Mario Infelise, Paolo Preto, Piero Brunello,Emilio Franzina, Murizio Reberschak) hanno avutoed hanno seguito. Non uno itinere dunque. Traquelli che ci sembrano più interessanti segnaliamoquelli della Ambrosini sulla donna e la scritturatestamentaria nel Cinquecento, di Benzoni su Sarpi

e Galileo, di Preto sullo sciopero dei “lavoranti-pistori” a Venezia nel 1775 e nel 1780, uno dei pochiscioperi verificatosi durante il dominio della Sere-nissima, di Franzina sull’emigrazione femminile, diReberschak sul caso Volpi trattato dal Comitato diliberazione regionale veneto. Itinera diversi, matutti dovuti all’impronta del maestro.

Aldo Stella, di Asiago, si laureò anch’egli nel1946 a Padova con una tesi su Le dottrine politichedi Cicerone (relatore Aldo Ferrubino). Le sue primericerche furono di storia economica trentina, ma,chiamato a Roma all’Istituto storico italiano, sidedicò all’edizione delle fonti per la storia d’Italia(dispacci dei nunzi pontifici a Venezia dal 1566 al1581). Suoi maestri furono successivamente Fede-rico Chabod e Delio Cantimori, che rafforzaronocriticamente la sua sensibilità religiosa, sensibilitàche spinse lo studioso ad interessarsi oltre che dellariforma cattolica anche di quella protestante(l’anabattismo e il socionianesimo in modo partico-lare), studi che lo misero in contatto con eminentistudiosi tedeschi e americani. Altro argomento chelo appassionò fu quello della tolleranza religiosa,precorrendo temi e spiriti moderni.

Nel volume composto per il suo congedo dal-l’Università patavina, oltre alla consueta bibliografia,curata anch’essa da Paolo Sambin, sono raccoltiventi saggi, pochi dei quali però sono opera diallievi di Stella (Ambrosini, Preto, Pecorari), men-tre gli altri sono stati compilati da colleghi siaitaliani che stranieri (tre anzi sono in lingua origina-le, tedesco e inglese) e altri trattano argomentiamericani od europei. E questo in relazione aglistudi di Stella rivolti al socionianesimo italiano eagli influssi dello stesso negli U.S.A. Altri riguarda-no altri argomenti cari al professore, quale la rifor-ma cattolica, quella protestante e la controriformacattolica, il mondo cattolico in generale, fino allacaduta della Repubblica. Manca qualcosa sui legatipontifici a Venezia, tema a lui caro. Come saggiopiù originale segnaliamo quello di Paolo Preto sullafigura di Baiamonte Tiepolo, discusso come tradi-tore della patria o eroe e martire della libertà.Federico Seneca

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Non uno itinere. Studi storici offerti dagli allievi aFederico Seneca, a cura di Mario De Biasi, Venezia,La Stamperia di Venezia, 1993, 8°, pp. 378, L.50.000.

INDICE: PAOLO SAMBIN (a cura di), Scritti di Federico Seneca• MARIO DE BIASI, Presentazione • FEDERICA AMBROSINI,“De mia man propria”. Donna, scrittura e prassi testamentarianella Venezia del Cinquecento • STEFANIA MALAVASI , Anco-ra per la storia dell’eresia a Rovigo nel Cinquecento: il proces-so contro Carlo Moscone • ACHILLE OLIVIERI , Il “Ragiona-mento” di Alessandro Trissino (1570): fra “epistola”, ragiona-mento, discorso politico e religioso • SANDRA OLIVIERISECCHI, Il “De nobilitate” di Sebastiano Venier: una teoriaper un modello • GINO BENZONI, Sarpi e/o Galilei • ANGELAMARIA GIRELLI , Catasto e separazione di ceto in un feudolaziale del Seicento • GIUSEPPE GULLINO, L’anomala amba-sceria inglese di Nicolò Tron (1714-1717) e l’introduzionedella macchina a vapore in Italia • FRANCO FASULO, Per unastoria della famiglia padovana: tre parrocchie secondo la“tansa” del 1739 • MARIO INFELISE, “Europa”. Una gazzettamanoscritta del ’700 • PAOLO PRETO, Lo sciopero dei “lavo-ranti-pistori” a Venezia nel 1775 e 1780-82 • PIERO BRUNELLO,Scritti e cartelli anonimi nella rivoluzione del 1848 a Venezia •EMILIO FRANZINA, Donne di emigranti e donne emigranti.Per una storia dell’emigrazione femminile italiana • MAURI-ZIO REBERSCHAK, Il Comitato nazionale di liberazione regio-nale veneto e il caso Volpi.

rentiner Gesellschaft des Lambertuccio Frescobaldi in Paduaum 1300 • P.H. LABALME, No Man but an Angel. Early Effortsto Canonize Lorenzo Giustiniani (1381-1456) • G. FEDALTO,Mehmed II nella capitale dell’ortodossia. Costantinopoli: 1453-1465 • M.L. KING, Jacopo Antonio Marcello and the War for theLombard Plain • G. VASOLI, A proposito di umanisti fiorentinie umanisti veneziani • G. FRAGNITO, Il nepotismo farnesianotra ragioni di Stato e ragioni di Chiesa • G. COZZI, Risvoltipolitico-religiosi di una controversia architettonica e monu-mentale tra doge e procuratori di San Marco nella secondametà del Cinquecento • J. RAINER, La fuga di Carlo V daInnsbruck a Villach nel 1552 • M. LEATHERS KUNTZ, Profeziae politica nella Venezia del sedicesimo secolo: il caso di Dio-nisio Gallo • F. AMBROSINI, Il processo per eresia al patrizioveneziano Pier Antonio Battagia (1585) • P.C. IOLY ZORATTINI,Fra tre inquisizioni: i Dias tra il Sant’Uffizio di Pisa, Milano eVenezia • P. PRETO, Baiamonte Tiepolo: traditore della patriao eroe e martire della libertà? • L. MORASSI, Per una letturadelle anagrafi venete • G. ZALIN, La finanza pubblica e le suedifficoltà nello Stato veneto tra ancien régime e restaurazioneaustriaca • G. SILVANO, Thomas Jefferson, Antoine Destutt DeTracy e il suo “Commentaire sur l’«Esprit des loix» di Monte-squieu” • P. PECORARI, Qualche nota sull’evoluzione del siste-ma bancario in età giolittiana • D. VENERUSO, Cattolici neu-tralisti e cattolici interventisti • E. DI NOLFO, L’Italia e l’alle-anza nazi-sovietica del 23 agosto 1939 • G. VERUCCI, Il mondocattolico e la cultura italiana del Novecento. Considerazioni suun libro recente • G. DE ROSA, Sturzo, Bremond e San France-sco di Sales.

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Scritti in onoredi Nicola Mangini(Giuseppe De Meo)

La presente raccolta di scritti, provenienti dastudiosi operanti nell’ambito del Dipartimento diStoria e critica delle arti dell’Università di Venezia,vuole innanzitutto essere una affettuosa testimo-nianza all’illustre docente, congedatosi due anni fadall’insegnamento di Storia del teatro e dello spet-tacolo, esercitato dal 1969 presso la facoltà di Let-tere e Filosofia di questa stessa Università. Unimpegno, quello universitario, preceduto da un’at-tività didattica ventennale alla quale Nicola Mangini(nato a Mola di Bari nel 1921 ma veneziano performazione e per studi) ha subito affiancato unamilitanza culturale e scientifica di esemplare coe-renza, come ricorda Wladimiro Dorigo nella dedi-ca, che tutt’ora prosegue. Autorità indiscussa nelcampo degli studi goldoniani, Mangini ha collabo-rato con Giuseppe Ortolani all’edizione del Munici-pio di Venezia delle Opere complete del Veneziano,succedendo nel 1960 a Ortolani come conservatoredella “Casa di Goldoni”. A lui si devono importantiedizioni di commedie e raccolte di commedie delgrande drammaturgo e saggi fondamentali sulla suaopera, oltre alla Bibliografia goldoniana. 1908-1957. La bibliografia completa delle opere diMangini pubblicata in questo volume rende contodella vastità dei suoi interessi, accanto al filonegoldoniano: è autore di studi sui fratelli Gozzi,sull’abate Chiari, su Casanova, sui teatri di Venezia,su drammaturgia e spettacolo tra Settecento e Otto-cento, sulle origini del teatro moderno e dinumerosissime altre ricerche, riguardanti in parti-colare il teatro dell’Ottocento e del Novecento, a cuiè dedicato anche il suo più recente volume, Il teatroveneto moderno. 1870-1970 (Roma, Istituto dellaEnciclopedia Italiana, 1992; ampiamento recensitosul n. 14 del “Notiziario Bibliografico”).

Mangini ha inoltre ricoperto prestigiosi incari-chi, quali la presidenza dell’Istituto per la Storia del

Risorgimento italiano, la vice-presidenza dell’Ate-neo Veneto, la direzione pluridecennale dell’Istitu-to internazionale per la ricerca teatrale. Già direttoredella rivista “Ateneo Veneto”, dirige attualmente ilperiodico “Studi goldoniani” e la collana “Problemidi storia dello spettacolo”.

I contributi che compongono questo Omaggio,nella varietà delle impostazioni e degli ambiti disci-plinari (drammaturgia, pittura, cinema, musica, ar-chitettura), trovano ovviamente nel teatro, luogopluridisciplinare per eccelenza, il loro punto diconvergenza e, sovente, di interrelazione. Ne se-gnaliamo qui alcuni di interesse veneto.

Carmelo Alberti (“L’avviso vi serva di regola”.L’idea di teatro nella commedia di fine Settecento)esamina la situazione della scena veneziana negliultimi decenni del secolo, nel momento in cui siverifica “una rapida metamorfosi del gusto teatra-le”. Esule Goldoni, Carlo Gozzi si trova ad affron-tare un’altra battaglia in difesa della sua restaura-zione teatrale di fronte all’“inarestabile mania per letraduzioni di drammi francese”; all’affermarsi cioè,presso il pubblico e i teatranti, di quei “drammiflebili” che ai suoi occhi rappresentano i “più brutti

mostri romanzeschi teatrali che partorisca la Fran-cia” e che gli attori, distolti dalla retta via dellaCommedia all’Improvviso, “si rubano, e si conten-dono tra di loro”, come scrive nel 1772. Al rigidoconservatorismo di Gozzi fanno da contrappeso leposizioni di Domenico Caminer e di sua figliaElisabetta, sostenitori di Goldoni e fautori “dellacommedia lacrimosa e del dramma borghese diispirazione francese”. Interviene nella disputa an-che l’influente Ferdinando Albergati Capacelli ilquale, dopo una transitoria adesione alle idee delconte-drammaturgo, finirà col prendere le distanzedal “falso genere gozziano”. Intanto i termini dellaquestione vanno chiarendosi, di modo che, stanteanche il parere di Goldoni, il “superamento dellacrisi teatrale italiana è individuato, con decisione,nella scelta di tradurre e stampare componimentiteatrali stranieri, anzitutto francesi”. In questa dire-zione si vengono precisando le esigenze di codifica-re un “terzo genere” fra tragedia e commedia, e ilcompito “di definire gli obiettivi di una riforma piùavanzata, quella che avrebbe dovuto allineare ilteatro italiano alle soluzioni europee”. Di qui alla“ricerca di una via italiana” il passo è breve e aquesto fine si svolgeranno, secondo diverse linee ditendenza, le sperimentazioni dell’ultimo trentenniodel Settecento, mediante riflessioni e prove sullinguaggio, sulla recitazione, sui modelli, alle qualisi accompagnerà il vivace sviluppo editoriale intor-no alla nuova drammaturgia.

Il rapporto teatro-pittura è sotteso ai contributi diFranca Rizzotto (Guidi alla Fenice), di AssuntaCuozzo (Raffaele Mainella: un progetto per laDuse) e di Fernando Mazzocca (Pittura storica emelodramma: il caso di Hayez). La Bizzotto analiz-za le decorazioni di una delle sale apollinee delTeatro La Fenice di Venezia, realizzate da Guidi trail 1969 e il 1970 e per le quali l’artista sembra esserepartito da “un orientamento astratto mediato dasuccessivi inserti iconografici”. Il “progetto per laDuse”, su cui riferisce la Cuozzo, consiste neldisegno di un chiostro ideato per la grande attrice daRaffaele Mainella, sensibile artista vissuto a Vene-zia dal 1875 al 1941, e donato alla diva in un’epocain cui desiderava “un suo piccolo angolo tranquilloche la ritemprasse dalle turbolenze di una vitaagiata”, in seguito trovato ad Asolo. Concepito

Continuità e discontinuità nella storia politica,economica e religiosa. Studi in onore di Aldo Stella,a cura di Paolo Pecoran e Giovanni Silvano, Vicenza,Neri Pozza, 1993, 8°, pp. 431, L. 80.000.

INDICE: E. GLEASON - G. GUDERZO - P. PECORARI, Prefazio-ne • P; SAMBIN (a cura di), Bibliografia degli scritti di AldoStella • J. RIEDMANN, Bemerkungen zur Tätigkeit der Flo-

Aldo Stella

Nicola Mangini

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scenograficamente, il progetto non venne poi rea-lizzato, ma resta “uno dei tanti esempi dell’artearchitettonica di Mainella”, acquarellista, decorato-re squisito e allestitore di spettacoli teatrali.

Di architettura teatrale si occupano gli apporti diVincenzo Fontana, Ermolao e Daniele Barbaro suiteatri di Curione. Studi pliniani e vitruviani sulteatro antico a Venezia, e di Lionello Puppi, OrtensioZago, Francesco Muttori e il teatro Berga di Vene-zia: caute ipotesi per qualche revisione.

Sempre in tema di architettura è il contributo diMassimo Gemin, Il Canal Grande di Venezia nelSettecento. La teatralizzazione di uno spazio vuoto.Gemin svolge alcune considerazioni sui processitrasformativi dell’architettura monumentale eabitativa sul Canal Grande nel corso del XVIII seco-lo. L’autore esamina la natura dell’acceso dibattito,più teorico che militante, che anima intellettuali,mecenati e artisti del Settecento intorno all’architet-

AUTORI VARI, Scritti in onore di Nicola Mangini, acura di Carmelo Alberti e Giovanni Morelli, Vene-zia, Dipartimento di Storia e critica delle arti -Roma, Viella, 1994, 8°, pp. 111, ill., L. 50.000.

INDICE: WLADIMIRO DORIGO, Per Nicola Mangini • Biogra-fia di Nicola Mangini • “Bibliografia di Nicola Mangini •CARMELO ALBERTI, “L’avviso vi serva di regola”. L’idea diteatro nella commedia di fine Settecento • FRANCA BIZZOTTO,Guidi alla Fenice • FABRIZIO BORIN, Amleto: “triste, solitarioy surreal” • ASSUNTA CUOZZO, Raffaela Mainella: un pro-getto per la Duse • ANTONIO DIANO, Poetiche in cauda nelconcerto per pianoforte e orchestra da Rachmaninov a Britten• VINCENZO FONTANA, Ermolao e Daniele Barbaro sui teatridi Curione. Studi pliniani e vitruviani sul teatro antico aVenezia • MASSIMO GEMIN, Il Canal Grande di Venezia nelSettecento. La teatralizzazione d’uno spazio vuoto • FERNANDOMAZZOCCA, “Pittura storica e melodramma: il caso Hayez •GIOVANNI MORELLI , I mean my casements. Nota al verso 34della scena quinta del secondo atto del “Mercante di Venezia”• LIONELLO PUPPI, Ortensio Zago, Francesco Muttoni e ilteatro Berga di Vicenza: caute ipotesi per qualche revisione.

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Oronimi bellunesi(Michele A. Cortelazzo)

Questo sì che è un nuovo miracolo italiano, omeglio, per dare a Cesare quel che è di Cesare, unnuovo miracolo bellunese. In soli due anni dallainaugurazione ufficiale della Fondazione Angelini(il centro di studi sulla Montagna creato a Bellunoin ricordo di Giovanni Angelini, medico, alpinista,autore di libri sulla montagna), sono già stati prodot-ti quattro quaderni scientifici (i tre qui recensiti e ilprecedente costituito dalla Guida per la rilevazionedegli Oronimi, che rappresenta la base metodologicaper la ricerca i cui risultati si iniziano a vedere neglialtri volumi), gli Atti del Convegno che ha inaugu-rato nel 1991 l’attività della Fondazione (La presen-za e le attività umane, fattori di controllo dellavulnerabilità dei sistemi montani e dei rischi che nederivano, a cura di Andrea Angelini ed Ester Cason,Belluno, Fondazione G. Angelini, 1992) e, in colla-borazione con l’“Archivio Storico di Belluno Feltree Cadore”, una raccolta di saggi di Giovan BattistaPellegrini di argomento bellunese o più general-mente alpino (Giovan Battista Pellegrini, Studi sto-rico-linguistici bellunesi e alpini, Belluno, Archi-vio Storico di Belluno Feltre e Cadore - FondazioneGiovanni Angelini, 1992: in 413 pagine sono rac-colti 15 contributi del noto linguista, che spazianodalle testimonianze letterarie antiche bellunesi efeltrine alla toponomastica e all’onomastica dellazona, dai problemi delle etnie e delle minoranzelinguistiche alla vexata quaestio del ladino).

Rispetto alle altre opere, i tre volumi di Oronimibellunesi si legano ad un ampio progetto organico:quello di raccogliere i nomi dei monti (ecco cosasono gli oronimi) e quelli degli altri luoghi dellamontagna bellunese, siano essi nomi colti e moderni(in una parola, italiani) o, al contrario, nomi ditradizione popolare (quindi dialettali), accompa-gnandoli con una illustrazione storica e, quandopossibile, una spiegazione etimologica, nonché conuna chiara delimitazione geografica del luogo rap-presentato.

Con felice, ma non so se voluta, ambiguità illavoro è stato qualificato, già nel sottotitolo, comeuna ricerca in itinere, espressione che può essereinterpretata, contemporaneamente, come “ricerca

in corso” ma anche, potremmo dire, come “ricercain corsa” (se la corsa non fosse un passo del tuttoinadatto al salire in montagna). Insomma, una ricer-ca che viene realizzata un po’ alla volta, ma ancheche, per essere realizzata, richiede non solo la con-sultazione di carte geografiche o di carte di archivio,ma anche la concreta ricerca in loco, lungo i sentieridi montagna, con l’aiuto di informatori pratici deiposti e portatori di quel sapere collettivo locale dicui fanno parte anche i nomi di luogo, soprattuttoquelli minori.

Ogni volume è costituito, in buona sostanza, dauna serie di schede opportunamente articolate in piùpunti: vi è innanzi tutto l’intestazione, che compren-de sia il nome ufficiale che quello locale (per es.,rispettivamente, Cimabanche e Sorabànces, per ilvalico che segna il confine tra il comune di Cortinae quello di Dobbiaco, cioè tra Veneto e Alto Adige-Südtirol; oppure Col Negro e Còl Negher (de Pèlsa)nell’Agordino); ma molto spesso il nome ufficialenon esiste, a riprova del fatto che la ricerca siestende anche a quei luoghi “minori” per i qualil’esigenza di essere denominati riguarda principal-mente le popolazioni locali, quelle che vivono ilterritorio nella vita quotidiana. Segue la descrizionegeografica del luogo rappresentato dall’oronimo, avolte con correzioni dei dati presenti nella cartografiaufficiali (ad es. per Col del Mus, nell’Agordino:“Modesto colletto. Rialzo del pendio orientale dellaPalazza Alta incombente sulla Val Corpassa; a Sdella Casera de Pelsa; a O del Rif. Vazzolèr. Lacarta IGM 1966 lo colloca a quota m. 1625, ma inrealtà il colle è più in alto, allineato all’altipiano (m.1810 ca.)”); viene segnalato anche il gruppo dimontagne cui il luogo appartiene ed il comune di cuifa parte. Segue la dichiarazione delle fonti, chepossono essere orali (gli informatori nativi dei luo-ghi) o scritte (da testi in genere recenti, che nonrimontano oltre il secolo scorso, ma qualche volta siarriva più indietro nel tempo); segue una fascia conrapide informazioni sull’etimologia del nome, chetalvolta include le interpretazioni locali, spesso benlontane dalla reale origine etimologica, ma tali dadare conto della percezione che i parlanti localihanno del toponimo (per es. Costaviero si basa sulregolare viero per “vecchio”; ma per qualcuno “de-riva da Costa de viero = ‘costa di vetro’, forse per lelevigate lastronate di roccia che interrompono lepale erbose”); poi c’è un eventuale paragrafo di note(che restituiscono tratti di quella che è l’“en-ciclopedia” legata al nome locale; ad es. notizie di

storia del territorio, come “mugheto sempre piùvasto che ha invaso la zona di pascolo”, oppure distoria dell’alpinismo: a proposito di Cadin diVedorcia si dice che “il 19 giugno 1903 i primisalitori, J. Hechenbleikner e K. Berger, la chiamaro-no ‘Akademische Alpen Club Spitze’, ma A. Bertie M. Rossi, effettuata la terza salita nel 1907, deci-sero di ribattezzarla con il nome attuale”). Infine unbuon numero di voci ha un supplemento di informa-zione etimologica, introdotto dall’etichetta eponima“Note Pell[egrini]”, che ne chiarisce apertamente lapaternità.

Ci saranno diversi modi per utilizzare questi libri.Il primo, solo apparentemente il più banale, è quellodi usarli, seguendo l’ordine geografico secondo ilquale sono ordinati gli oronimi, ad integrazionedella carta geografica, o come compagni nella visitaad un luogo di montagna o in una passeggiata (vistoche è direi costitutivo del camminare in montagna ilcercare con la vista le cime che ci circondano evolerne sapere, e imparare, i nomi); oppure si puòsemplicemente usarli come libri di lettura e didiletto, perché, a dispetto della apparente aridità,sono libri che si possono leggere dall’inizio alla fine(un buon contributo alla curiosità e al gusto dellalettura è dato dalle note enciclopediche). Altrimentipossono essere visti come opere di consultazione,magari per sapere qual è il giusto accento di un nomedi luogo (Antola ha l’accento sulla a o sulla o ?;Aghes sulla a o sulla e ?; Mietres sulla prima o sullaseconda e ?) o per porsi, e talvolta risolvere, qualchecuriosità etimologica (perché il Monte Cristallo sichiama così? probabilmente proprio per metaforada cristallo, in riferimento allo scintillio dei ghiac-ciai, ma si può anche ipotizzare che venga da cresta;oppure Misurina ha a che fare con misura? certa-mente no, in quanto deriva da *me(n)sulina, dimi-nutivo di me(n)sula “spiazzo piano, terrazzo” – einfatti il nome è anche attestato, senza rotacismo,come Misolina; insomma l’etimologia è la stessa diMesola, la località presso il Po di Goro). La ricchez-za e l’interdisciplinarità delle informazioni raccoltedanno senso, e utilità, a tutti questi modi di utilizza-zione.

C’è poco da ridire su come sono impostati erealizzati i volumi. Qualche rilievo, se proprio biso-gna farlo, è di tipo formale, ad es. sulla mancanza,tranne che nel primo volume (dove peraltro è in-completa), di una tavola delle abbreviazioni, oppuresulla scarsa leggibilità dell’indice finale (dove glioronimi sono sì in ordine alfabetico, ma posti in fin

tura, in un clima di riformismo sociale vivace masostanzialmente immobile. Sulla “spinta inerzialedello slancio costruttivo seicentesco” non mancanoi patrizi illuminati che conferiscono nuovo impulsoall’architettura di inizio secolo, ma l’aristocrazia staperdendo “l’ansia esibizionistica dei padri e deinonni”, mentre si affievolisce “l’ansia di annuncia-re al mondo la nuova condizione che aveva motiva-to la committenza delle dimore monumentali. Così,i “gesti architettonici”che si compiono sul CanalGrande “si svuotano del valore emblematico emer-so nei due secoli precedenti”; e mentre muta lacomposizione sociale di Venezia e la Serenissima siavvia a perdere la propria sovranità, si concludel’assestamento della fisionomia del Canal Grande edi altri luoghi della città che, privati “del loro valorecivile e storico, cominciano a essere esibiti comepure immagini di parata”.

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di riga dopo altre indicazioni), o ancora sull’orga-nizzazione delle singole schede, presentate comerecord di una data-base e, di conseguenza, senzadare una sufficiente evidenza all’oronimo che costi-tuisce il “lemma” della scheda (ogni unità si aprenon con l’oronimo trattato, ma con un numero dicodice; il nome viene dopo, preceduto dalle dizionior. ufficiale e or. locale): forse l’inserimento nellaèquipe che ha avviato il lavoro di un lessicografoavrebbe reso la consultazione dell’opera più agevo-le e gradevole per il lettore. Ma si tratta, si capiscebene, di piccolezze.

Non riesco ad evitare di chiudere con una nota,ahimé, razzista (perché si è razzisti sia quando sidenigrano in blocco certe popolazioni, sia quandose ne ammirano, per presunte caratteristiche “etni-che” o “ambientali”, altre). Viene però proprio dachiedersi perché in campo toponomastico le impre-se organiche riescono a giungere a realizzazionesolo in regioni montane. Non penso, ovviamente,solo alle raccolte di oronimi, che possono avveniresolo dove ci sono i monti, ma anche a iniziative piùgenerali quali il censimento di tutti i nomi locali(come si sta concretizzando nel Dizionariotoponomastico trentino a cura del Servizio BeniCulturali della Provincia autonoma di Trento). Eb-bene, l’unica spiegazione che mi viene in mente èche alla base ci sia la proverbiale laboriosità etenacia delle genti di montagna. Comunque sia,

queste sono le doti che i collaboratori della Fonda-zione Angelini hanno ampiamente dimostrato dipossedere.

Fondazione Giovanni Angelini - Centro studi sullaMontagna, Oronimi bellunesi. Belluno, Alpago,Agordo, Zoldo, ricerca in itinere sotto la guida delprof. G.B. Pellegrini, a cura di Andrea Angelini edEster Cason, Belluno, Fondazione G. Angelini,1992, 8°, pp. 293, ill., L. 30.000.INDICE: G.B. Pellegrini, Alcuni nomi di luogo della provincia diBelluno • Note esplicative • Belluno: Pale e Terne • Alpago:Dolada • Agordo: Pelsa e San Sebastiano • Zoldo: Moiazza eMezzodì • Appendici: Abbreviazioni -Riferimenti bibliografici- Riferimenti archivistici - Riferimenti cartografici - Indicedegli oronimi.

Fondazione Giovanni Angelini - Centro studi sullaMontagna, Oronimi bellunesi. Ampezzo, Auronzo,Comelico, ricerca in itinere sotto la guida del prof.G.B. Pellegrini, a cura di Andrea Angelini ed EsterCason, Belluno, Fondazione G. Angelini, 1993, 8°,pp. 328, ill., L. 30.000.INDICE: G.A. Barnabò, Historia della Provincia di Cadore •Criteri di trascrizione • Ampezzo: Cristallo e Pomagagnón(Introduzione - Abbreviazioni bibliografiche - Schede) •Auronzo: Cadini di Misurina (Introduzione - Abbreviazionibibliografiche - Schede) • Comelico: Visdende (Introduzione -Abbreviazioni bibliografiche - Schede) • Indice degli oronimi.

Fondazione Giovanni Angelini - Centro studi sullaMontagna, Oronimi bellunesi. Centro Cadore:Pieve, Domegge, Lozzo, ricerca in itinere sotto laguida del prof. G.B. Pellegrini, a cura di AndreaAngelini ed Ester Cason, Belluno, Fondazione G.Angelini, 1993, 8°, pp. 412, ill., L. 30.000.INDICE: G. De Donà, Monti di Cadore • Criteri di trascrizione •Centro Cadore - Pieve: Vedorcia (Introduzione - Abbreviazionibibliografiche - Schede) • Centro Cadore - Domegge: Spalti diToro (Abbreviazioni bibliografiche - Schede) • Centro Cadore- Domegge: Val Talagona (Abbreviazioni bibliografiche - Sche-de) • Centro Cadore - Lozzo: Val Longiarin e Pian dei Buoi(Introduzione - Abbreviazioni bibliografiche - Schede) • Indicedegli oronimi.

GIOVAN BATTISTA PELLEGRINI, Studi storico-lingui-stici bellunesi e alpini, Belluno, Archivio storico diBelluno, Feltre e Cadore - Fondazione GiovanniAngelini, 1992, 8°, pp. VI-417, s.i.p.INDICE: La provincia di Belluno in epoca romana e preromana •Evoluzione linguistica e culturale dei paesi alpini • Etnie elingue alpine • Germani e Slavi nelle Alpi • Il dialetto bellunesenelle sue fonti letterarie antiche • La “Lingua rustega feltrina”in Vittore Villabruna • La “Predica del Paradis” di VittoreVillabruna • Livinallongo, Fodom e lo Statuto della “Bacchet-ta” • Appunti di idronimia ed oronimia bellunese • Le minoranzelinguistiche italiane: considerazioni generali • Noterelle diantroponimia bellunese • Quarant’anni di ricerche sulretoromanzo • Alcune osservazioni sul retoromanzo • A propo-sito di bilinguismo nella toponomastica • Carlo Tagliavini e glistudi ladini.

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Per una cultura della pace(Claudio Rossi)

La realizzazione e lo sviluppo di un’autenticacultura della pace sembra essere una delle più pres-santi necessità della società contemporanea. Non sitratta del semplice mantenimento di buoni rapportidi vicinato tra stati confinanti, ma di educare aiprincipi della tolleranza e della pacifica convivenzal’insieme della struttura sociale.

La Regione Veneto, con l’approvazione dellalegge regionale n° 18 “Interventi regionali per lapromozione di una cultura di pace” del 1988, e lasuccessiva attivazione, nel 1989, del “Comitatopermanente per la pace”, si è posta in prima linea neldifficile impegno per la diffusione di una concretacultura della pace e del rispetto dei diritti umani (instretta connessione alla “Dichiarazione universaledei diritti dell’uomo” delle Nazioni Unite e ai variTrattati internazionali a cui l’Italia ha dato adesionenegli ultimi anni). Al “Comitato permanente dellapace” partecipano consiglieri regionali, rappresen-tanti delle quattro Università del Veneto, oltre aqualificati esponenti degli organismi associativi e divolontariato operanti nella nostra regione in tema didiritti umani. Si tratta di un tangibile impegno,capace di stimolare un largo dibattito intellettuale, edi dare anche impulso alla pubblicistica in materia.

Nel dibattito sull’argomento si è, con brillantirisultati, da anni inserito l’Istituto internazionale “J.Maritain”, con sede a Treviso; appositamente dedi-cata ai temi della pace è una collana, in continuosviluppo editoriale, che trae spunto dai lavori delSeminario permanente di ricerca sulla pace, pro-mosso dalla Regione Veneto e realizzato dal Centrostudi e ricerche dello stesso Istituto.

Dall’esame dei testi sembra emergere una comu-

nanza d’intenti, una sorta di fattore unificante nel-l’estrema varietà di analisi e soluzioni teoricheproposte: si tratta – ed è un concetto ben espressodalle parole di Francesco Totaro nel suo contributoal volume La pace dall’emozione alla responsabi-lità – della necessità di affermare il principio secon-do il quale esiste una “logica della pace”, per cuiquesta diviene, attraverso i mezzi materiali e cultu-rali a disposizione della nostra società, un fineraggiungibile (non semplice ideale irrealizzabile).Il problema è duplice: si tratta di utilizzare in sensopacifista le risorse economiche ed intellettuali at-tualmente esistenti per poter operare, a livello dielaborazione scientifica (in special modo in settoriquali biologia e sociobiologia), un’inversione ditendenza, dimostrando come la violenza sia frutto“di condizionamento culturale, specie quando l’ag-gressività trova il suo sfogo nella guerra”. È laricerca di un fondamento antropologico alla pace,come afferma Ernesto Balducci in Per una pedago-gia della pace, attinente anche allo sviluppo fisiolo-gico della specie umana, a quel principio che domi-na la vita dell’uomo inteso come organismo pulsan-te: il principio del “sopravvivere”. Per fare ciò, ed èil tema proposto da Nord-Sud una sfida per la pace,è necessario un diverso approccio alle dinamicheattuali: si tratta di ridisegnare i rapporti intercorrentitra stati, di eliminare gli squilibri tuttora esistenti trale diverse realtà socio-economiche su scala mondia-le, di rivalutare la cooperazione internazionale, diinterpretare l’interdipendenza e la globalizzazionedei mercati in senso non punitivo verso i soggetti piùdeboli. Come fa notare, nel medesimo saggio,Giancarlo Zizola, si deve fare della “diversità” una“ricchezza”, per allontanare lo spettro del razzismoe delle guerre di predominio economico-culturale.Bisogna, all’atto pratico, creare le condizioni pri-marie per lo sviluppo di una coscienza collettivanon-violenta.

Valorizzare, e riportare su un piano di effettivaeguaglianza, le diverse espressione culturali e raz-

ziali sembra essere una necessità improcastinabile;è anche il pensiero di Ulderico Bernardi che, nel suocontributo a Localismi, unità nazionali ed etnie,parla dell’esigenza di sviluppo di una reale societàplurietnica, che sappia far tesoro dei fallimentistorici di esperimenti quali il “crogiuolo di razze”(melting-pot) americano o dell’esperienza delle so-cietà comuniste di superamento del fattore etnicotramite la costruzione di una società senza classi(davanti ai nostri occhi sta la tragedia della exJugoslavia a fare da tragico esempio). La prospetti-va multiculturale è l’unica attuabile, sempre secon-do Bernardi, per sfuggire ai processi di disgregazio-ne dei macro-sistemi, per evitare, rivalutando latematica “localistica”, il “degrado qualitativo deirapporti umani”, fonte di “imbarbarimento” deltessuto sociale.

Ma questo è solamente uno dei numerosi aspettidel problema: come Pietro Roveda afferma in Edu-care alla pace, nella società contemporanea sembraesservi profonda povertà di valori, frutto di una crisietica e morale che si riflette oramai su molti campidel sapere: la filosofia, e quindi la capacità umana dielaborare un valido approccio interpretativo all’esi-stente, si dibatte in gravi difficoltà, mentre la peda-gogia, strumento base per la trasmissione di unaconcreta educazione ai valori civili ed etici allegenerazioni più giovani, e non solo quelle, sembraquasi agonizzante. Vi è la necessità di costruire unavera cultura dell’uomo, che abbracci l’intero raggiodelle scienze umane: un recupero insieme filosoficoe sociopolitico, ancorché pedagogico e didattico.

L’elaborazione di una cultura non violenta, capa-ce di costruire relazioni sociali ed interpersonali cheescludano i comportamenti aggressivi e distruttiviverso gli altri, deve, come fa notare Silvia Boninonel medesimo volume, partire dai giovani, dai bam-bini, passando attraverso la valorizzazione dei con-flitti interpersonali, dalla comprensione che la solu-zione a questi ultimi può “comprendere anche stra-tegie meno primitive dell’aggressività”. È dal bas-

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so, dai protagonisti del mondo di domani, che sideve partire, per poi allargare il discorso all’insiemedei rapporti che regolano le società e le relazioni alivello ben più elevato.

È Antonio Papisca, ordinario di Relazioni inter-nazionali dell’Università di Padova, a proporre,sempre in Educare alla pace, una soluzione diver-sa da quella di molti colleghi: egli rivaluta unaprospettiva globale, una sorta di “nuovo contrattointernazionale” che punti alla effettiva demo-cratizzazione delle Nazioni Unite e delle organiz-zazioni internazionali esistenti (FAO, Unicef ecc.),mirando alla costruzione di un nuovo ordine plane-tario a misura d’uomo, in grado di accompagnare aldeclino il sistema, per realtà storica non-pacifico, deirapporti tra le sovranità attuali. Viene attuato unribaltamento di ottica: dalla soluzione localista sipassa a quella globale.

Come si può ben vedere il dibattito sulla questio-ne pace e diritti umani è più vivo che mai, ed incontinua evoluzione; investe addirittura settori fi-nora inesplorati quali l’architettura, come sta adimostrare il convegno “Costruire insieme per lapace”, tenutosi a Venezia nell’ottobre del 1990 (conil contributo della Regione Veneto), i cui atti sonostati da poco raccolti in volume: la ricerca di unnuovo approccio culturale alla pace partendo dallaricostruzione delle terre segnate dalla guerra, neltentativo di elaborare un’architettura pacifista e nonviolenta.

Una particolare segnalazione merita, infine, illavoro curato da Paolo De Stefani e Matteo Mascia,Percorsi di pace nel villaggio planetario, che offrealcune riflessioni e un’ampia documentazione perfar crescere dal punto di vista culturale e politicol’azione di costruzione della pace che associazioni,movimenti, gruppi di volontariato, comunità hannointrapreso. Si tratta di materiali elaborati in granparte nell’ambito del Centro di studi e formazionesui diritti dell’uomo e dei popoli dell’Università diPadova e della collegata Scuola di specializzazionein Istitutzioni e tecniche di tutela dei diritti umani. Inotto fascicoli vengono sintetizzati alcuni nodi signi-ficativi della problematica politica, giuridica, socia-le con cui oggi deve confrontarsi qualsiasi costruttoredi pace. I fascicoli si aprono con un breve testo

introduttivo che dà le coordinate essenziali percapire il problema di cui il fascicolo si occupa(“società civile internazionale”, “sicurezza interna-zionale”, “diplomazia popolare”, “riformadell’Onu”...) ed è integrato da “finestre” che pro-pongono ulteriori argomenti e forniscono dati dipronta utilizzabilità. Nella sezione “documentazio-ne” di ciascun fascicolo sono raccolti documentioriginali prodotti da organismi internazionali, go-vernativi e nongovernativi, che danno immediataconcretezza politica a quanto esposto in sede teori-ca. Per ogni tema vengono fornite opportune indica-zioni per ulteriori letture. Il linguaggio chiaro e lostile scorrevole usati dagli autori consentono unutilizzo del testo in ambito educativo, all’interno diassociazioni e gruppi e, in particolare, da parte distudenti e docenti delle scuole superiori.

Nel concludere questa analisi non si può trascu-rare l’importanza del compito e dell’impegno as-sunto in questo campo dalla Regione Veneto: bastipensare che la già citata legge regionale n. 18 del1988, ha anche istituito un “Archivio Pace DirittiUmani”, da alcuni anni divenuto bollettino periodi-co pubblicato dall’Università di Padova (Centrostudi e formazione sui diritti dell’uomo e dei popo-li), in collaborazione con l’Assessorato per le poli-tiche e la promozione dei diritti umani del Veneto.Una voce importante, non secondaria, in un panora-ma sempre più vasto ed autorevole.

La pace. Dall’emozione alla responsabilità, a curadi Antonio Pavan e Angelo Tabaro, Genova, Marietti- Treviso, Centro Internazionale “J. Maritain”, 1991,8°, pp. 114, L. 18.000.SCRITTI DI: Luigi Bonante, Maurizio De Luca, Lu-ciano Falcier, Giuseppe Giulietti, Joseph Joblin,Giorgio Lago, Olivier Mongin, Fortunato Pasqua-lino, Francesco Totaro.

Nord-Sud una sfida per la pace, a cura di AngeloTabaro, Genova, Marietti - Treviso, Centro Interna-zionale “J. Maritain”, 1992, 8°, pp. 92, L. 18.000.SCRITTI DI: Angelo Detragiache, Luciano Falcier,Susan George, Massimo Livi-Bacci, Louis Sabourin,Giancarlo Zizola.

REGIONE DEL VENETO - DIPARTIMENTO PER LE POLITICHE

E LA PROMOZIONE DEI DIRITTI CIVILI , Costruire insiemeper la pace. Costruttori e rilevatori di pace, Atti delConvegno (Venezia, Istituto Universitario di Ar-chitettura, 25-26 ottobre 1990), Venezia, Regionedel Veneto, 1992, 4°, pp. 102, ill., s.i.p.

Per una pedagogia della pace, a cura di MatteoMascia, San Domenico di Fiesole (FI), EdizioniCultura della Pace, 1993, 8°, pp.111, L. 18.000(Quaderni dell’Istituto Internazionale “J. Maritain”).SCRITTI DI: Ernesto Balducci, Emilio Butturini, Da-niele Novara, Gianni Novelli, Riccardo Venturini.

Localismi, unità nazionale ed etnie. Dirittoall’autodeterminazione e rischi di guerra, a cura diGianfranco Martini, San Domenico di Fiesole (FI),Edizioni Cultura della Pace, 1993, 8°, pp. 99, L.18.000 (Quaderni dell’Istituto Internazionale “J.Maritain”).SCRITTI DI: Ulderico Bernardi, Lilbert Cuatrecasas,Silvo Devetak, Vladimir Kouzminov, AlexanderLanger, Gianfranco Martini.

Una nuova mondialità per un futuro di pace, a curadi Matteo Mascia, San Domenico di Fiesole (FI),Edizioni Cultura della Pace, 1994, 8°, pp. 143, L.20.000 (Quaderni dell’Istituto Internazionale “J.Maritain”).SCRITTI DI: Christoph Baker, Luigi Bonanate,Piergiorgio Cancellieri, Matteo Mascia, VincenzoPace, Lisa Palmieri-Billig, Antonio Papisca, Salva-tore Senese.

REGIONE VENETO - GIUNTA REGIONALE - DIPARTIMEN-TO PER LE POLITICHE E LA PROMOZIONE DEI DIRITTI CIVILI

- IRRSAE VENETO, Educare alla pace. Alla ricerca diuna possibilità, a cura di Maria Stella Dal Pos,Ernesto Perillo, Angelo Tabaro, Verona, Mazziana,1993, 8°, pp. 212, L. 25.000.

PAOLO DE STEFANI - MATTEO MASCIA, Percorsi dipace nel villaggio planetario. Esperienze, docu-menti, proposte per la diplomazia popolare, Vero-na, Bertani, 1994, 4°, pp. V-100, L. 15.000.

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L’attività editorialedell’ IRRSAE del Veneto(Donata Banzato)

Nato dall’esigenza di mantenere sempre vivo illegame tra la scuola e le istanze educative piùmoderne, l’IRRSAE (Istituto regionale di ricerca,sperimentazione e ggiornamento educativi) abbrac-cia ormai nella molteplicità delle sue iniziative eattività d’intervento tutti i gradi dell’istruzione sco-lastica, dalla scuola materna a quella superiore.

Il compito di raccogliere, organizzare ed elabora-re materiale educativo e di promuoverne la suadiffusione non è un’impresa facile nel panoramaspesso caotico della scuola italiana, che non mancacerto di iniziative e spinte culturali, ma che nonsempre riesce a universalizzare i propri risultati inun ambito comune. Le stesse riforme scolastiche,calandosi in una realtà frazionata e composita, ne-cessitano spesso di un tramite, che promuovendocorsi di aggiornamento e sperimentazioni rendaveramente operative le indicazioni ministeriali. Èspesso l’IRRSAE a recepire queste esigenze e aconcretizzarle, e i materiali editi dall’Istituto meri-terebbero una diffusione più capillare all’internodelle scuole, dato che rappresentano un’indubbiafonte di idee e spunti per quanti tentano di rendereil loro insegnamento vivo e attuale.

Il materiale edito dall’IRRSAE Veneto è alquantodifferenziato per le forme di pubblicazioni. Si va davolumi di carattere eminentemente teorico, che af-frontano temi educativi generali, ad altri, su argo-menti più specifici, che forniscono – sotto forma diquestionari, grafici e tabelle riassuntivi – materialegià pronto sia ad una diretta applicazione in classesia all’interno del Collegio Docenti, come moni-toraggio della situazione scolastica reale e comepreziose indicazioni di percorso. Nella collana “Stru-menti di lavoro” rientrano gli atti di corsi di forma-zione o di aggiornamento promossi al-l’IRRSAE.Queste pubblicazioni, così come i corsi che ne sonoalla base, sono in genere dedicate alle problematichescolastiche più attuali, sia che esse riguardino nuovefigure professionali, come l’operatore psico-peda-gogico, il coordinatore dei servizi di biblioteca o ilcoordinatore dei servizi di Orientamento Scolasti-co, sia che vengano affrontati problemi di organiz-zazione scolastica o di prassi didattica delle variediscipline. Gli “Strumenti di lavoro” sono natural-mente suddivisi secondo le sezioni di attività, diviseper ordine di scuola, e le problematiche affrontatepresentano una grande varietà.

Nella sezione “Scuola Media Superiore” vengo-no pubblicati gli atti del corso di formazione eaggiornamento per formatori e per docenti dellascuola secondaria superiore. Una parte consistentedella sezione comprende pubblicazioni sull’Educa-zione linguistica e sulla Lingua straniera. La didat-tica della lingua straniera del resto è forse quella cheha avuto uno sviluppo più radicale, tale da poterinfluenzare anche l’approccio a altre discipline.L’analisi dei fattori che sottostanno ai processi dicomprensione e produzione della lingua, l’accentosul ruolo attivo del discente – visto non come im-magazzinatore di dati e informazioni, ma comeparte attiva, interagente nel processo di appren-dimento – sviluppatisi nel campo della didatticadella lingua, sono stati poi con successo trasferitianche in altri campi. L’IRRSAE Veneto, trovandositra l’altro ad operare in una regione in cui, dato l’altonumero di sperimentazioni linguistiche attuate nel-le scuole, il mondo delle lingue è particolarmente

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vivo, ha dedicato notevole attenzione a questo set-tore. Sono stati pertanto creati Gruppi di Ricerca, acui hanno partecipato formatori, docenti di ScuoleSuperiori Sperimentali, docenti universitari, con ilfine di costituire una preziosa opportunità di aggior-namento in servizio. Nel volume che pubblica gliatti di tale corso, si trovano interessanti proposte dianalisi testuale per la lingua inglese e francese. LeUnità Didattiche del testo sono il frutto del lavorocomune tra insegnanti universitari e corsisti, tra chicioè, potendosi dedicare alla prassi più strettamentescientifica, può recepire le ultime innovazionimetodologiche e chi invece si trova a dover calaretali innovazioni nella più concreta realtà scolastica.Sempre nel campo della linguistica applicata, ilvolume Lingua, formazione e nuove tecnologie pro-pone interessanti contributi sull’uso delle tecnolo-gie informatiche per la didattica delle lingue: labo-ratori glottodidattici, computer e video. Gli inter-venti non si limitano alla didattica della linguastraniera, ma offrono anche esempi di utilizzazionedel video per l’insegnamento dell’italiano. Questoapproccio riflette le indicazioni ministeriali, chevedono sia l’insegnamento della lingua madre chequello della lingua straniera come strettamente col-legati nell’obiettivo comune di sviluppare neidiscenti un’ampia e consapevole competenza co-municativa.

Tra le altre pubblicazioni dell’IRRSAE che pre-sentano caratteristiche di particolare attualità, se-gnaliamo quelle prodotte nell’ambito del progettoV.A.S.ME. (Valutazione degli Apprendimenti nellaScuola Media). Tale progetto si è proposto di fornireagli insgenanti coordinate teoriche e prove praticheper la somministrazione di test di verifica che pos-sano registrare le varie tappe del processo di appren-dimento da parte dei discenti nel modo più obiettivopossibile. Il progetto V.A.S.ME. nasce nel 1988, invista della nuova scheda di valutazione, che, allorain fase sperimentale, sarebbe stata introdotta nellascuola media. A questa ricerca hanno collaboratoinsegnanti di vari ambiti disciplinari provenientidalle scuole medie di tutta la regione. Gli strumentisperimentali di valutazione da loro elaborati sonostati poi sottoposti ad un gruppo campione di ScuoleMedie venete. Grazie alle indicazioni provenute davarie scuole si è poi provveduto ad una necessariafase di riorganizzazione dei materiali, pubblicatiora nei “Quaderni di Valutazione Disciplinare”(Educazione Linguistica, Lingua straniera, Storia,Educazione civica, Scienze, Educazione artistica,Educazione musicale e Educazione fisica). Vi siaffrontano problemi valutativi legati alle singolediscipline e vengono anche proposte nuove soluzio-ni. In ogni quaderno si affianca una parte teoricasulla didattica della materia in esame, ad una prati-ca, dove vengono presentati Unità Didattiche e testdi valutazione, con i relativi criteri per la correzionee l’assegnamento dei punteggi. Il criterio che haguidato la formulazione e la stesura dei “Quadernidi Valutazione” è stato duplice. Si sono volutefornire delle esemplificazioni di prove e relativevalutazioni che rispecchiassero i principi che hannoportato all’introduzione della nuova scheda di valu-tazione, da quest’anno obbligatoria per tutte le scuolemedie. Poiché essa rispecchia un nuovo modo diconcepire la valutazione – non più la registrazionedi ciò che l’alunno ha raggiunto, quanto indicazionisul suo processo di apprendimento –, gli insegnantiche si trovano ad usarla per la prima volta devonoaggiornare i propri strumenti di valutazione. Si èvoluto inoltre dedicare maggiore attenzione a quellearee spesso tradizionalmente considerate di secon-da importanza o che indubbiamente presentanoproblemi di valutazione oggettiva. Ecco quindi che,per quanto riguarda l’Edicazione linguistica, ven-

gono presentati dei test di ascolto (il quaderno ècorredato di audio e video cassetta), ritenendo losviluppo della capacità di ascoltare prioritarioevolutivamente e condizione necessaria per l’ap-prendimento di tutte le altre discipline. Analoga-mente, per Scienze, sono stati ideati test di verificasulla capacità di procedere con metodo scientifico,capacità di non facile valutazione, ma assai impor-tante in quanto obiettivo trasversale inter-discipli-nare. Nel campo della Lingua straniera viene invecepresentato un test sulla conoscenza della cultura eciviltà, argomento di cui si continua a ribadirel’importanza, ma ancora di difficoltosa definizioneper quanto riguarda i precisi contenuti e l’approcciometodologico in generale. Particolarmente interes-sante appare il quaderno di valutazione di Educa-zione civica, dato che riporta statistiche sulla praticaeducativa di questa materia, che troppo spesso tendeancora a non essere considerata materia a sé, mainglobata nell’insegnamento della storia. Richia-mandosi a ciò che è stato ribadito anche dal Consi-glio d’Europa, i curatori del quaderno hanno cercatodi mettere in luce il valore formativo einterdisciplinare dell’Educazione civica, anche inun’ottica di educazione all’accettazione reciproca ealla tolleranza verso le differenze, apertura di matu-ra e pacifica convivenza. Le varie Unità Didatticheproposte, in particolare quella sulla Comunità Euro-pea e quella sull’Educazione sanitaria, riflettonodunque un concetto di Educazione civica più allar-gato e attuale.

Anche per materie come Educazione artistica eEducazione fisica, l’esigenza di pervenire a nuovitipi di prove è nata dalla coscienza che spesso in talisettori manca ancora una cultura del valutare, poi-ché in tali aree i problemi di valutazione non sipossono risolvere con gli strumenti utili alle altrediscipline.

L’attività dell’ IRRSAE è già da tempo coinvoltanella formulazione dei nuovi programmi per il bien-nio comune della scuola superiore. In attesa che siavarata la riforma della Scuola Media Superiore,sono stati istituiti laboratori didattici di studio, attra-verso i quali pervenire alla definizione di program-mi nuovi, in collegamento anche con gli ordini discuola di grado inferiore. Sempre più si avverteinfatti l’esigenza di rendere la scuola italiana untutto organico, che dalla materna alla superiorecontribuisca al progetto di formazione di un indivi-duo completo, cosciente e inserito nella realtà socia-le del proprio mondo. Non si tratta naturalmente diun compito semplice. Al di là delle difficoltà buro-cratiche e organizzative, si deve anche progettareuna necessaria fase di riaggiornamento del corpodocente, che troppo spesso è lasciato alle propriescelte individuali e non riesce a trovare spazi dicollaborazione all’intenro delle strutture scolasti-che esistenti. Sono quindi organismi come l’IRRSAEa poter contribuire a rendere sempre vivo il dibattitoculturale all’interno della nostra scuola.

Pubblicazioni dell’IRRSAE Veneto

VolumiAA.VV. , La scuola superiore. Problemi e prospetti-

ve, 1986, pp. 166.

R. SEMERARO (a cura di), Interdisciplinarità e didat-tica nella Scuola Media. Progetto di aggiorna-mento e sperimentazione per gli insegnanti, 1986,pp. 195.

AA.VV. , La programmazione didattica nella ScuolaMedia, 1987, pp. 280.

Pubblicistica didattica

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G. FREDDI (a cura di), Lingue straniere per la ScuolaElementare, 1987, pp. 150.

AA.VV. , Educazione linguistica per la Scuola Supe-riore, 1987, pp. 122.

AA.VV. , La sperimentazione nella Scuola Superioredel Veneto. Primo rapporto, 1987, pp. 173.

AA.VV. , Educazione permanente. IRRSAE ed EntiLocali, 1988, pp. 115.

G. FREDDI (a cura di), Lingue straniere e istruzioneprimaria in Italia e in Europa, 1988, pp. 244.

S. BASALISCO - V. FONTE BASSO - G. RIGHETTO (a curadi), Problemi di valutazione scolastica. Notesulla complessità dei problemi valutativi, 1989,pp. 228.

AA.VV. , Scuola e orientamento, 1989, pp. 240.

AA.VV. , Innovazione educativa e scuola elementa-re, 1989, pp. 116.

QuaderniAA.VV. , La scheda di valutazione. La sperimen-

tazione nelle Scuole Medie del Veneto (a.s. 1985-1986), 1987, pp. 110.

AA.VV. , Sperimentazione di una seconda lingua stra-niera nelle Scuole Medie del Veneto, 1987, pp.71.

AA.VV. , Inglese, francese, tedesco: tre curricoli perla Scuola Elementare, 1987, pp. 65.

AA.VV. , Profilo professionale e formazione dei di-rigenti scolastici: gli esiti del dibattito e dellaricerca, 1988, pp. 109.

G. FREDDI (a cura di), Le lingue straniere nel Veneto,1989, pp. 138.

Altre pubblicazioniF. CAVAZZANA - E. CASTI MORESCHI (a cura di),

Laguna, lidi, fiumi. Esempi di cartografia storicacommentata, s.d., pp. 85.

D. ZANGIROLAMI (a cura di), Documentazione diattività didattiche. Raccolta di esperienze attua-te in Scuole Medie del Veneto, 1984, pp. 103.

D. ZANGIROLAMI (a cura di), Anno di formazione.Scuola Media di 1° grado, 1984, pp. 350.

G. CAPPELLO (a cura di), Materiali per l’anno diformazione dei docenti di Scuola Materna edElementare, (Quaderno I: 10 unità, Quaderno II:16 unità), 1985.

M.P. DELLABIANCIA (a cura di), Ricerca sulla condi-zione professionale dei docenti di educazionefisica in servizio nella Scuola Media del Venetoe indicazioni per la formazione, 1988, pp. 49.

AA.VV. , La lingua straniera nella scuola seconda-ria di 1° grado (Esperienze e prospettive), 1989,pp. 90.

G. FREDDI (a cura di), La lingua straniera alleelementari. Materiali di sperimentazione, 1989,pp. 248.

AA.VV. , Come si insegna nei corsi 150 ore. (Lerelazioni del corso di aggiornamento 1988), 3fascicoli, 1990.

AA.VV. , P.P.A.A. Nuovi Programmi della scuola ele-mentare, Gruppo per lo sviluppo del curricolo.Materiali di lavoro, (12 unità), 1988-1990.

G.M. FILIPPI (a cura di), Primo Seminario Nazionaledi Studio sulle nuove figure professionali, Attidel Seminario (Montegrotto Terme, 9-12 marzo1992), in collaborazione con M.P.I. - UfficioStudi e Programmazione, pp. 202.

M.S. DAL POS - E. PERILLO - A. TABARO (a cura di),Educare alla pace. Alla ricerca di una possibileidentità, Verona, Mazziana, 1993, pp. 212.

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Progetto V.A.S.ME.Valutazione degli Apprendimentinella Scuola MediaQuaderni di valutazione disciplinare

L. OSSI (a cura di), Educazione artistica, 1992, pp.111.

S. BASALISCO (a cura di), Educazione Civica, 1992,pp. 135.

L.U. BIAGI (a cura di), Educazione fisica, 1992, pp.165.

A. MOLIN (a cura di), Educazione linguistica. L’edu-cazione linguistica per la scuola media: l’ascoltoe le altre abilità, 1992, pp. 141.

N. CISTERNINO (a cura di), Educazione musicale,1992, pp. 173.

A. CACCO - A. SCUTARI (a cura di), Lingua straniera,1992, pp. 77.

AA.VV. , Scienze, 1992, pp. 119.

V. FONTE BASSO (a cura di), Storia, 1992, pp. 141.

I materiali. Le prove, schede.

Prove di ascolto, cassetta e video.

S. BASALISCO - V. FONTE-BASSO - A. SCUTARI (a curadi), Dal voto alla scheda e oltre. Verso nuoveforme di valutazione, 1992, pp. 286.

FOREPRINT - FORMAZIONE RELAZIONALE E PROGETTA-ZIONE INTEGRATA, Un Programma Multimedialedi Formazione per gli insegnanti della ScuolaElementare, 1992.

Collana IRRSAEV - Strumenti di lavoroM. ROSATI - F. DI CATALDO (a cura di), Atti del

Seminario “L’insegnamento della matematicanei nuovi programmi per il biennio della scuolasecondaria superiore”, in collaborazione conUniversità di Padova - Dipartimento di matema-tica pura e applicata, 1990, pp. 78.

G. GENTILINI - L. OSSI - E. PERILLO (a cura di), Lasperimentazione nella Scuola Superiore delVeneto: i curricoli dell’istruzione classica, 1990,pp. 216.

L. NADIN - M. SERRA (a cura di), La lingua comestrumento di libertà, 1990, pp. 135 (SezioneEducazione Permanente).

P. BRANDOLINO - D. CELLINI (a cura di), Comunicareformazione: costruzione di una rete di documen-tazione in un sistema scolastico distrettualepolicomunale, promosso dal Distretto n. 35 Mi-rano (VE) in collaborazione con il Provveditoratoagli Studi di Venezia - Ufficio Studi e Program-mazione, 1990, pp. 126 (Servizio Documenta-zione).

M.G. MORO - P. PELLICIOLI , Lingue straniere: ana-lisi testuale e innovazione metodologica, Atti delcorso di formazione/aggiornamento per docentidi lingue di scuola secondaria superiore su “Ana-lisi testuale. Metodologie e applicazioni softwaredidattico”, 1990, pp. 268 (Sezione Scuola MediaSuperiore).

AA.VV. , La Scuola Materna verso il 2000, 1991, pp.403 (Sezione Scuola Materna).

G. GENTILINI (a cura di), Dall’anno di prova all’an-no di formazione. Esperienze e proposte, 1991,pp. 146 (Servizio Aggiornamento).

E. PERILLO (a cura di), Innovazione della didatticadella storia nella Scuola Secondaria Superiore,Atti del Corso di Aggiornamento organizzatodall’IRRSAE Veneto nell’anno scolastico 1988-1989, 1992, pp. 194 (Sezione Scuola Media

Superiore).

R. RUSCITTI (a cura di), Mediateca e Scuola. Conve-gno di Schio, 1992, pp. 73 (Sezione Scuola Me-dia Superiore).

L. OSSI (a cura di), Arte. Appunti per la formazionedegli insegnanti, 1992, pp. 41 (Sezione ScuolaMedia Superiore).

M.G. MORO - P. PELLICCIOLI (a cura di), Lingua,formazione e nuove tecnologie. Laboratorio di-dattico, Atti del corso di formazione/aggiorna-mento per docenti di lingue di scuola secondariasuperiore su “Situazioni di comunicazione inlingua e nuove tecnologie”, 1992, pp. 237 (Sezio-ne Scuola Media Superiore).

A. MOLIN - L. TOSI (a cura di), Operatore psico-pedagogico, Corso sperimentale (O.M. 282/89),1992, pp. 284 (Servizio Sperimentazione / Sezio-ne Scuola Elementare).

M.G. MORO - P. PELLICCIOLI (a cura di), Educazionelinguistica: temi e prospettive, Atti del Semina-rio per Formatori P.S.L.S., 1993, pp. 160 (SezioneScuola Media / Sezione Scuola Superiore).

G.M. FILIPPI, Il Coordinatore dei Servizi di Orienta-mento Scolastico (C.S.O.S.) tra scuola e società.Materiali Corso di Formazione C.S.O.S., 1993, pp.270 (Sezione Educazione Permanente).

G.M. FILIPPI, Orientamento: territorio, scuola, uni-versità. Materiali Corso di Formazione C.S.O.S.,1993, pp. 287 (Sezione Educazione Permanen-te).

M.S. DAL POS, Il coordinatore dei servizi di biblio-teca. Materiali di lavoro, 1993, pp. 264 (ServizioDocumentazione).

F. DI CATALDO, L’insegnamento della matematicanei nuovi programmi per il biennio della scuolasecondaria superiore. Introduzione alla Logica,1993, pp. 117 (Materiali di lavoro del Laborato-rio IRRSAE di Padova).

F. DI CATALDO, L’insegnamento della matematicanei nuovi programmi per il biennio della scuolasecondaria superiore. Calcolo delle probabilità,1993, pp. 124 (Materiali di lavoro del Laborato-rio IRRSAE di Vicenza).

In corso di stampaLa lingua straniera alle elementari. Materiali di

sperimentazione.

La lingua straniera alle elementari. Il testing.

Modelli di ragionamento nella filosofia antica.

Periodici“Bollettino Informazioni”direttore resp.: Ezio Riondatodirettore: Mario Spezzamonteredazione: Luigi Zusi, Franco Ferrari, CristianaMassioniperiodicità: semestrale

Sede dell’IRRSAE VENETO :

Via Leopardi, 19 - 30172 Venezia-Mestretel. 041 / 984588 - 984337

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Spoglio dei periodicidi lettere e filosofia - psicologia,psichiatria e pedagogia -scienze sociali (1991-1994)

Il precedente spoglio dei periodici di “Lettere efilosofia - psicologia, psichiatria e pedagogia -scienze sociali” era stato presentato sul “Notizia-rio” n. 9 e prendeva in considerazione gli anni 1988-1991. Il presente aggiornamento si riferisce quindialle nuove uscite a partire dall’ultimo fascicolosegnalato sul “Notiziario” n. 9. Delle riviste nuovesi è dato lo spoglio a partire dall’annata 1991.

LETTERE E FILOSOFIA

Annali di Ca’ Foscaririvista della Facoltà di Lingue e Letterature

straniere dell’Università di Venezia

direttore resp.: Giuliano Tamanicomitato di redazione: Serie occidentale: GiulianoBaioni, Maria Teresa Biasion, Costantino di Paola,Mario Eusebi, Anco Marzio Mutterle, Eloisa Paganelli,Sergio Perosa, Carlos Romero, Giovanni Stiffoni. Se-rie orientale: Giuliano Boccali, Adriana Boscaro, Gio-vanni Canova, Mario Sabattini, Giuliano Tamani,Boghos L. Zekiyanperiodicità: quadrimestraleeditore: Editoriale Programma, Padovasede della redazione: c/o Dipartimento di Studieuroasiatici - Università degli Studi di Venezia - SanPolo, 2035 - 30125 Venezia - tel. 041/5287687 - 5287220

a. XXX , n. 3, 1991 (serie orientale 22)MATTHIAS KAPPLER, I “Giovani Fanarioti” e le antolo-gie di canzoni ottomane • LUIGI MAGAROTTO, BorisPasternak traduttore di poeti georgiani • ANTONELLAGHERSETTI, Min hikayat hada al-zaman di ‘Izz al-Dinal-Madani • ELIE KALLAS, L’insegnamento dell’araboparlato nell’Università di Venezia: aggiornamento diobiettivi, metodo e contenuto • RICCARDO ZIPOLI, Re-pertori computerizzati per uno studio della rimaneopersiana • GIULIANO BOCCALI, La Sattasai di Hala:per una revisione della letteratura critica • GIAN GIU-SEPPE FILIPPI, Cakravartin: Mythic and HistoricalSymbols • MAURIZIO SCARPARI, Tipologia e caratteri-stiche del sintagma nominale nell’analisi della linguacinese classica • MAGDA ABBIATI , I termini di parentelain cinese moderno • GUIDO SAMARANI, Hu Hanmincontro Chiang Kai-shek: il ruolo del Sanminzhuyiyuekan (Mensile dei Tre Princìpi del Popolo) • PIETROGIORDAN, Mao Dun, “Esitazione” nella Trilogia “Eclis-si”. Il Romanzo e la Storia • AMINA MALAGÒ , Kesi,Chinese Literary Sources in the Study of Silk Tapestry• FEDERICO GRESELIN, Considerazioni generali sui rap-porti tra artisti e potere in Cina dal 1949 ad oggi •MAURIZIO RIOTTO, Lo Yi Ch’unp’ung-jon, ovvero ledisavventure di un nobile coreano tra farsa e satira dicostume • BONAVENTURA RUPERTI, La riscrittura sulpalcoscenico. Introduzione a Uta andon (1910) di IzumiKyoka • ROBERTO TOTTOLI, Alcune considerazioni suGann in Cor.27:10 e 28:31 • GIANROBERTO SCARCIA,Afghano-Illirica III.

a. XXXI , n. 1-2, 1992LEONARDO BUONOMO, Henry P. Leland’s Americansin Rome (1863): The “Popular” Face of the EternalCity According to the American “Artist/Ethnographer”

• LUCA CALVI , La conoscenza dell’Ucraina in Italia trale due guerre • RAQUEL ARIAS CAREAGA, Pedro deUrdemalas: otro ejemplo de libertad cervantina • JOSEFAGÓMEZ DE ENTERRIA, Algunos datos sobre elvocabulario de la economìa en el siglo XVIII • REMOFACCANI, Il “sole nero” dello Slovo o polku Igoreve •MARCO FAZZINI, The Poetry of Moral Commitment inSouth Africa: The life and Work of Douglas Livingstone• GIANFRANCO GIRAUDO, La titulature des souverainsmoscovites dans la littérature historique et dans lesdocuments vénitiens (XVe - XVIIe siècle) • MARIE-THERESEHAMARD, Les performances de Dom Juan • ROBERTAMADRICARDO, Il narratore apologetico in The life andVoyages of Christopher Columbus di Washinton Irving• SILVIA MENEGAZZI , The double Dealer (1921-1929):A Little Magazine Between the Avant-Garde and TheSouth • ANNALISA OBOE, South African Crossroads •SIMONETTA PELUSI, La Povest’ ob Akire Premudromnella tradizione manoscritta slavo-meridionale • MAR-CO PRESOTTO, Stampe e manoscritti nel primo Lope: ilcaso de Los donaires de Matico • STEFANIA RONCHESE,The Double Dealer: Its Editorials and SomeConsiderations on the 1920s • WANDA RUPOLO, Paulina1880 o dell’io diviso • LAURA SAGGIORATO, Ogier leDanois dans la Bibliothèque Universelle des Romans:la matière épique au XVIIIe siècle • MAGDALENASTOYANOVA-CUCCO, Monastic Cemetry and HospitalChapels of the Balkans: Functions and IconographicalPrograms • STEFANIA TESSER, La présence de l’auteurdans les Considérations sur la Révolution française deMadame de Staël • MARIO L. TOGNI, Flush Times/HardTimes in Alabama: aspetti della vita e dell’opera diJohnson Jones Hooper, umorista dell’Old Southwest(1815-62) • JORDI VIRALLONGA, Las poetas del 50.¿Generaciòn o grupo? • ANDREA ZINATO, I volga-rizzamenti delle Epistule morales di L.A. Seneca e laloro diffusione nella penisola iberica • ANNA BRUGNOLO,La rosa elusa. Il topos della descrizione femminile nelleNovelas Ejemplares • IMMANUEL K. OBRJUZOV, Sul-l’arte del suicidio • ROBERTA ROMANO, The Bravo,alias Abaellino, der Grosse Bandit.

a. XXXI , n. 3, 1992 (serie orientale 23)GIOVANNI CANOVA, La storia di ‘Aziz ben Haleh delciclo epico hilaliano: osservazioni e confronti •LEONARDO CAPEZZONE, Alterità e islamizzazione: Iblise il pavone nel commento coranico di Surabadi •ANTONELLA GHERSETTI, Kuttab e kitaba: il modello el’antimodello nella letteratura del primo periodoabbaside • RICCARDO RUGGIERO, A proposito dellastoriografia medievale libanese. Madiha ‘ala GabalLubnan di Gibra’il ibn al-Qila’i ( † 1516) • RICCARDOZIPOLI, Statistics and Lirica Persica • DANIELA BREDI,Consideration about the Promulgation of The PakistanOrdinance on Qisas and Diya (No. VII of 1990) • GIANGIUSEPPE FILIPPI, Mahisa: iconologia di un mito •GUIDO PELLEGRINI, La produzione poetica nell’età diKalidasa: il Ghatakarpara • GUIDO SORAVIA, HowAnimals Speak in Gayo • TIZIANA LIPPIELLO, Gli auspi-ci di Li Xi: un esempio di virtù confuciana • SIMONAVIGNALI , Il Tosa nikki: un “segno” del “testo” Heian• GIANROBERTO SCARCIA, Tappe di una ricerca lingui-stica iranica • RICCARDO ZIPOLI, Mais quelle est l’utilitéde... ce compte rendu? • GIAN GIUSEPPE FILIPPI, TheSecret of the Embryo According to the Garbha Upanisad• MARCO COSLOVI, Materiali sul primo colonialismoportoghese nel sud e sud-est asiatico nell’archiviodella “Torre do tombo” a Lisbona • PAOLO CIANFRONE,Polo e la via della seta tra corpi e segni.

a. XXXII , n. 1-2, 1993ANNUNCIATA ARFIERO, The Vain Quest for the Word:Redemptive Silence in Age of Iron • NINO BIAMONTE,Un caso clinico e l’adaptation di Albert Camus •LEONARDO BUONOMO, The discipline of travel: HenryT. Tuckerman’s The Italian Sketch Book • EUGENIOBURGIO, Quellenforschung e diffusione nell’Occidentemedievale della Vita apocrypha di san Gregorio. Unregesto bibliografico • LUCA CALVI , I libri della genesidel popolo ucraino (I) • SILVANA CATTANEO, L’appren-distato di una memsahib • MARIA ELISABETTA CAVADIN ,Isabelle de Charrière, les Lettres trouvèes dans des

portefeuilles d’émigrés ou la structure de l’inachevé •CRISTINA CINTI, Il De Senectude di Cicerone nellatraduzione di Alfonso De Cartagena • MARINA COSLOVI,Washington Irving’s A tour on the Prairies • ALBERTAFABRIS GRUBE, Il viaggio in Europa di Abu Talib Khan• GIUSEPPINA GRESPI, La traduzione spagnola medieva-le della Medea di L.A. Seneca • GIULIO MARRA, “Oneunperfctness shows me another”, II , III , 303. Otello e lesue interpretazioni • GIORGIO MIGLIOR, La grecità diShakespeare • SIMONETTA PELUSI, La Povest’ ob AkirePremudrom nella tradizione manoscritta slavo-meri-dionale • MILENA ROMERO ALLUÉ, The PermanentRealities and the Glass of Nature: Jerusalem as aSpecular Poem • CRISTINA RONCUZZI, I percorsi delcuore: l’idea di movimento in A sentimental Journey diSterne • EDGARDO TITO SARONNE, Il sistema delleforme verbali personali nel Canto della schiera di Igor’ed il loro utilizzo [in russo] • LAURA TOSI, Spazi disolitudine/solitudine degli spazi: l’emancipazione del-l’anziano in Quartet in Autumn di Barbara Pym •ANDREA ZINATO, La vulgarizaciòn al catalàn de lasEpistulae morales ad Lucilium de L.A. Seneca • COMANLUPU, La nueva narrativa española: Antonio Soler •ALBERTO MASOERO, La nostra patria. Una storia poli-tica della Russia imperiale sovietica • Intervista: MAR-CO FAZZINI, La Scozia tra passaggi rituali: a colloquiocon Edwin Morgan.

a. XXXII , n. 3, 1993 (serie orientale 24)MAURO ZONTA, Un’ignota versione ebraica delleQuaestiones in De anima di Jean de Jandun e il suotraduttore • LAURA MINERVINI , Una versionegiudeospagnola dell’Orlando Furioso • MATTHIASKAPPLER, Ahmed Hasim in traduzione greca e tedesca• ROBERTO TOTTOLI, L’introduzione al Tasfir delloSayh al-Sa‘rawi • ANTONELLA GHERSETTI, I paradigmidella stupidità: humq e hamqa nella letteratura d’adab• VALENTINA ZANOLLA , Resala-ye Mesvaq: un trattatopersiano sui termini mistici • CINZIA PIERUCCINI, Alcu-ne osservazioni sul lessico erotico di Vatsyayana •ANTONIO PANAINO, Philologia Avestica III • GIANGIUSEPE FILIPPI, On Some Sacrifical Features of theMahisamardini • ANTONIO RIGOPOULOS, The Genealogyof Dattatreya • MARCO CERESA, Discussing an EarlyReference to Tea Drinking in China: Wang Bao’s TongYue • MAGDA ABBIATI , Transitività e orientamentodella relazione predicativa in cinese moderno • SILVYEMARINE GAROIA, Il dibattito politico in Cina: 1956-1962 • LAURA DE GIORGI, La propaganda per il control-lo delle nascite in Cina: una riflessione • ROSA CAROLI,L’avvio della politica di cooperazione nippo-america-na ed il mantenimento di Okinawa sotto il controllostatunitense • IMMANUEL K. OBRJUZOV, Quel Leninitalo-tagico • ANVAR M. SARIPOV, Le opere di Kul Sarif:una fonte per la storia della letteratura tatara del ’500(Premessa e traduzione dal russo di G. Bellingeri) •GIAMPIERO BELLINGERI, Anatolia-Anadolu: sorgente e“gravida madre” • GIORGIO ROTA, Ancora sul palazzodi Ishak Pasa a Dogubayazit • DANIELA MENEGHINICORREALE, Didattica della poesia neopersiana fravecchie e nuove crestomazie.

Anteremrivista di ricerca letteraria

direttore: Flavio Erminiredattori: Giacomo Bergamini, Davide Campi, MaraCini, Gio Ferri, Giorgio Guglielmino, Ranieri Teti,Sirio Tommasoli, Ida Traviperiodicità: semestraleeditore: Associazione di cultura letteraria Anterem,Veronasede della redazione: via Flangini, 3 - 37121 Verona

n. 44, 1° semestre 1992IL FRAMMENTO. Scritti di: Elio Filippo Acrocca - Gia-como Bergamini - Brandolino Brandolini d’Adda -

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Archivio di filosofia

direttore: Marco M. Olivettiperiodicità: quadrimestraleeditore: Cedam, Padovasede della redazione: c/o prof. Marco M. Olivetti - viaZara, 13 - 00198 Roma

a. LIX , n. 1-3, 1991Studi di filosofia tedesca.MARCO M. OLIVETTI, Premessa • STEFANO LEONI, “Fidescreatrix divinitatis”: la fede come esistenza di Dio inLutero • CINZIA FERRINI, La lettura herderianadell’“Essai” di Condillac nella “Abhandlung über denUrsprung der Sprache” • STEFANO SEMPLICI, Kant eMandeville. Politica e “Selbstliebe” • ALBERTOIACOVACCI, K.L. Reinhold e l’interpretazione jacobianadi Fichte • PIERLUIGI VALENZA, Tra speculazione efede: l’adesione di K.L. Reinhold all’idealismo fichtianonegli anni 1797-1799 • GIOVANNI MORETTO, “Entsa-gung” e “Bestimmung des Menschen” nell’età di Goethe• CLAUDIA MELICA , I nessi tra prova teleologica e provaontologica in Hegel • ANDREA GONZI, “Erweiterung”e “Reduktion”: una nuova apertura della fenomenologia• IRENE KAJON, La critica della tirannia in FranzRosenzweig • PIETRO DE VITIIS, Recenti interpretazionidella filosofia della religione di Bernhard Welte •GIANLUCA SALVATORI , Argomentare trascendental-mente. Un confronto tra l’approccio fondativo di K.O.Apel e la strategia antiscettica dell’ultima filosofiaanalitica • MARCO M. OLIVETTI, Intorno alla “Filosofiadel segno” di J. Simon: Parola, scrittura, religione •ERMENEGILDO BERTOLA, Mosè Maimonide ed il pro-blema del male • GIULIO D’ONOFRIO, Il pensiero “con-vertito”: il giovane Agostino • FRANCESCO PAOLO CI-GLIA, A confronto con la filosofia dell’esistenza. Gliesordi filosofici di Luigi Pareyson (1938-1946) • STE-FANO SEMPLICI, Il Cristo dei filosofi e la cristologiafilosofica. Una “trilogia” di Xavier Tilliette.

a. LX , n. 1-3, 1992Religione, parola, scrittura.MARCO M. OLIVETTI, Avant-propos • MARCO M.OLIVETTI, Religion, Parole, Écriture • BERNARD CASPER,Die Genese des Sprechens im Übersetzen und dasreligiöse Verhältnis • CARLO SINI, La voce della scrit-tura • HERMAN PARRET, La voix humaine, “vox quaescribi potest” • BERNARD WALDENFELS, Die Fremdheitder Schrift • MAURITS VAN OVERBEKE, Actes de langageet paroles agissantes • DONALD PHILLIP VERENE, PuttingPhilosophical Questions (in)to Language • JOSEF SIMON,Das Absolute als Auslegung. Auszulegende Schrift undauslegendes Wort • MARK C. TAYLOR, The textuality ofthe Body • ROBERT BERNASCONI, The Anglican Bishopand The Pagan Priests: Warburton and the Herme-neutics of Egyptian Hieroglyphs • ADRIAAN PEPERZAK,L’adresse de la lettre • MICHEL HENRY, La parole deDieu: une approche phénoménologique • JEAN GREISCH,La domande, la question, la prière. Trois visages del’intentionnalité • ANGELA ALES BELLO, Fenomenologiadei segni del sacro • ANTHONY KENNY, Metaphor,Analogy and Agnosticism • LUIGI LOMBARDI VALLAURI ,Essere e religione: parabole della parola • TAMONOBUIMAMICHI , Le texte comme distance de la Divinité •MARY GERHART, Genre and Gender: InterpretingReligions of the Books • PAUL RICOEUR, L’enche-vêtrement de la voix et de l’ecrit dans le discoursbiblique • DOMENICO JERVOLINO, Parola e scrittura.Considerazioni fenomenologiche a partire da Ricoeure Patocka • DAVID TRACY, The Word and Written Textsin the Hermeneutics of Christian Revelation • DEWI Z.PHILLIPS, Scripture, Speech and Sin • INGOLF U.DALFERTH, Gesprochen, geschrieben, gedruckt. Vonder Vieldeutbarkeit der Schrift und der Eindeutigkeitdes Wortes Gottes • MAURICE BOUTIN, Le parole quiécrit • GABRIEL VAHANIAN , Scripture or Well-Being asthe Ethic of Being • STANISLAS BRETON, Écritures,Parole, Livre de vie • XAVIER TILLIETTE , La Bible ou leLivre Absolu • RAIMON PANIKKAR, Are the Words ofScripture Universal Religious Categories? The Case ofChristian Language for the Third Millennium • BRUNOFORTE, “Offenbarung” aut “re-velatio”? Dalla Scrit-

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Davide Campi - Domenico Cara - Marosia Castaldi -Fausto Cercignani - Mara Cini - Nereo F. Condini -Agostino Contò - Giuliano Corti - Alessandra de Medi-ci - Francesco Denini - Raffaella Di Ambra - EllisDonda - Maurizio Ferraris - Giovanni Fontana - LucaGentilini - Mauro Germani - Vito Giuliana - MilliGraffi - Massimo Gualtieri - Giorgio Guglielmino -Renato Job - Marica Larocchi - Silvano Martini -Eugenio Miccini - Giorgio Moio - Madison Morrison -Miguel Muñoz - Giampiero Neri - Giulia Niccolai -Mimma Nuvolari - Nicola Paniccia - Rosa Pierno -Roberto Sasia - Antonella Sbuelz - Alberto Schieppati- Federico Schmied - Sara Zanghi.

n. 45, 2° semestre 1992VARIANTI . Scritti di: Giovanni Anceschi - GiacomoBergamini - Brandolino Brandolini d’Adda - AlbertoCappi - Domenico Cara - Franco Cavallo - AgostinoContò - Eugenio De Signoribus - Flavio Ermini - GioFerri - Marco Furia - Massimo Gualtieri - GiorgioGuglielmino - Carla Locatelli - Nino Majellaro - Mas-simo Mori - Miguel Muñoz - Francesco Muzzioli -Milena Nicolini - Piera Oppezzo - Giancarlo Pavanello- Lamberto Pignotti - Marina Pizzi - Jean Robaey -Sandro Sproccati - Sirio Tommasoli - Gianni Toti -Paolo Valesio.

n. 46, 1° semestre 1993SOGGETTI E OGGETTI. Scritti di: Lucio Angelini - PaoloBadini - Alessandra Baiocchi - Marco Balducci - GuidoBallo - Mariella Bettarini - Giorgio Bonacini - GinestraCalzolari - Davide Campi - Alessandra Cenni - FaustoCercignani - Vattacharja Chandan - Mara Cini - RitaCiprelli - Mauro Dal Fior - Betty Danon - GiulianoDella Casa - Carlo Della Corte - Pasquale Della Ragio-ne - Francesco Denini - Marisa Di Iorio - GabriellaDrudi - Aldo Ferrarris - V.S. Gaudio - Luca Gentilini -Ubaldo Giacomucci - Vito Giuliana - Milli Graffi - ElioGrasso - Marica Larocchi - Alfonso Lentini - FrancescoMarotta - Rolando Mignani - Mario Moroni - MadisonMorrison - Ferruccio Palma - Renzo Piccoli - RosaPierno - Claudio Recalcati - Roberto Sanesi - RobertoSasia - Antonella Sbuelz - Mario Spinella - Elio Tavilla- Ranieri Teti - Ida Travi - Aida Maria Zoppetti.

n. 47, 2° semestre 1993MAPPA ALBALE. Scritti di: Paolo Badini - GiacomoBergamini - Giorgio Bonacini - Brandolino BrandoliniD’Adda - Davide Campi - Alberto Cappi - DomenicoCara - Marosia Castaldi - Fausto Cercignani - MaraCini - Agostino Contò - Flavio Ermini - Aldo Ferraris- Gio Ferri - Marco Furia - Luca Gentilini - Milli Graffi- Massimo Gualtieri - Giorgio Guglielmino - MaricaLarocchi - Silvano Martini - Madison Morrison - MiguelMuñoz - Rosa Pierno - Roberto Sasia - AntonellaSbuelz - Ranieri Teti - Sirio Tommasoli - Ida Travi -Paolo Valesio - Aida Maria Zoppetti.

n. 48, 1° semestre 1994L’IMPERFEZIONE. Scritti di: Luca Antoccia - AmeliaBarbui - Franco Bolelli - Ginevra Bompiani - FrançoisBruzzo - Edoardo Cacciatore - Loredana Cilione -Bruno Conte - Franco Falasca - Gilberto Finzi - MarcoFocchi - Dino Formaggio - Rubina Giorgi - GuidoGuglielmi - Claudio Magris - Anna Malfaiera - France-sco Muzzioli - Giovanna Sandri - Edoardo Sanguineti- Klaus Schulze - Andrea Zanzotto.

tura alla parola ed al Silenzio di Dio • CLAUDE GEFFRÉ,La Révélation comme mystère de parole et de silence •RENÉ HABACHI, La Relation: principale structure del’Etre en Philosophie et en Théologie révélée • JANSPERNA WEILAND, La lettre et l’esprit • ANICETO MO-LINARO, Spinoza: Parola di Dio e obbedienza • OSWALDBAYER, Laut und Buchstabe - Raum und Zeit. HamannsMetakritik der transzendentalen Ästhetik Kants • JEAN-LOUIS VIEILLARD-BARON, Texte sacré et pédagogie dela Parole chez Fichte • MIKLOS VETÖ, Le témoignage del’Esprit selon Hegel • PETER KEMP, La critique del’écriture chez N.F.S. Grundtvig: Une éthique de lacommunication • HENDRIK JOHAN ADRIAANSE, Schrift,Wort und Antlitz bei Franz Rosenzweig • BATTISTAMONDIN, Natura e funzioni del simbolismo nel linguag-gio religioso secondo Paul Tillich • RENÈ DEVISCH, Lecoeur métabolise le texte en parole de vie et de lien dansuna société de l’Afrique centrale • ANNA GIUBERTONI -VITTORIO MATHIEU, Parola e Scrittura (Notacongiuntiva in margine) • FABRIZIO MONCADA, Etica eintersoggettività. Riflessioni su “Soi-même comme unautre” di Paul Ricoeur • ARMANDO RIGOBELLO, L’ar-dua complessità dell’“ordo amoris” nel confronto didue “distanti famiglie di strategie” • PIERLUIGIVALENZA , Karl Leonhard Reinhold: fenomenologo antelitteram o anticipatore della filosofia analitica? Inoccasione di una biografia recente.

a. LVI , n. 1-3, 1993La storia della filosofia ebraica.IRENE KAION, Premessa • LEONARD H. EHRLICH,Philosophie, jüdische Philosophie und ihre Geschichte.Eine Fundamentalproblematik • JEAN-GEORGE KHAN(YOCHANAN COHEN-YASHAR), La philosophie juive àtravers les âges. Thèmes et problèmes • ROBERTORADICE, “Didaskalikos”, 164, 29-30 e la probabileinfluenza di Filone di Alessandria • GÈRARD BENSUSSAN,De la philosophie juive comme événement transcriptif• DANIEL HOFFMANN, In Between Creating and CreatedThings. Maimonides’ Concept of the Creation • RAPHAELJOSPE, Faith and Reason: The Controversy overPhilosophy in Jewish History • MAURICE-RUBENHAYOUN, Archéologie de la pensée juive? Science etvie du judaïsme. Réflexions sue Maïmonide et les thèmesfondamentaux de la kabbale lourianique • AVIEZERRAVITZKY , On the study of Medieval Jewish Philosophy• EMIL L. FACKENEIM, What is Jewish Philosophy? •STEVEN T. KATZ, Jewish Philosophy as a Critique ofPhilosophy • KATJA TENENBAUM, Ebraismo e filosofianella “Jerusalem” di Moses Mendelssohn • ROLANDGOETSCHEL, Au carrefour de la tradition et de lamodernité: le penser philosophique de NahmanKrochmal • CHARLES MOPSIK, Philosophie et souciphilosophique: les deux grands courants de la penséejuive • ALESSANDRO GUETTA, Philosophie et cabaledans la pensée d’Élie Benamozegh • REINER MUNK,God Reveals Himself in Reason. On Hermann Cohen’sAnalogy between Logic and Religion • ANDREA POMA,Religione della ragione ed ebraismo in Hermann Cohen• IRENE KAJON, Storia della filosofia e filosofia ebraica.L’interpretazione di Kant in Franz Rosenzweig • ADRIA-NO FABRIS, Ebraismo e filosofia nel “nuovo pensiero”di Franz Rosenzweig • EMILIO BACCARINI , “Pensareebraicamente”: F. Rosenzweig e A.J. Heschel • WILLIAMKLUBACK , Where Faith and Reason touch. The Work ofSchmuel Hudo Bergman • JOSÈ R. MARIA NETO, Is Therea Jeswish Philosophy? Lev Shestov and StevenSchwarzschild as Rapresentatives of two Antithetical

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Post-Kantian Answers • ZE’EV LEVY, Is there a JewishEthics, and what is its Essence?• STÈPHANE MOSES,L’idée de justice dans la philosophie d’EmmanuelLevinas • NORBERT M. SAMUELSON, Is Jewish Philosophyeither Philosophy or Jewish? • PAUL MENDES-FLOHR, APassion for Theology: Reflections on the Legacy ofArthur A. Cohen • MARTINA URBAN , StändigeGegenwart. Yeshayahu Leibowitz’ ahistorische Sichtdes Judentums • ESTHER SEIDEL, Jewish Philosophyand Jewish Tought • ESTHER STAROBINSKI-SAFRAN,Aspects de l’utopie dans la pensée juive.

Filologia VenetaLingua, letteratura, tradizioni

direttore: Gianfranco Folenacomitato di redazione: Antonio Daniele, GianfrancoFolena, Marisa Milani, Ivano Paccagnellaperiodicità: annualeeditore: Editoriale Programma, Padovasede della redazione: c/o Editoriale Programma, via S.Eufemia, 5 - 35121 Padova - tel. 049/8753110

III , 1991Varietà Settecentesche.Saggi di cultura veneta tra rivoluzione e restaurazione.P. DEL NEGRO, La scuola della Rivoluzione. Progetti eriforme nella Padova democratica (1797) • M.A.CORTELAZZO, Orientamenti dell’educazione linguisti-ca nel Settecento veneto • F. BIASUTTI, Storia, filosofiae linguaggio. Note su Melchiorre Cesarotti • A. COLLA,Elisabetta Caminer Turra e il giornalismo enciclopedi-co • F. FIDO, Teatro e rivoluzione. Le tragedie giacobinedi Salfi, Gioja, Giovanni e Ippolito Pindemonte • G.FOLENA, Sperimentazione linguistica e metrica neiSaggi poetici di Lorenzo Da Ponte • D. GOLDIN, Ladrammaturgia e gli esordi librettistici di Lorenzo DaPonte • M. MILANI , Sonetti pavani settecenteschi • G.MORO, La musa e il joujou. Testimonianze padovanesulla voga settecentesca dello yo-yo • A. PIETROGRANDE,Dalla “Grande manière” al “Landscape Garden”.L’idea di giardino nel Veneto fra Sette e Ottocento.

IV , 1993Antonio Fogazzaro.M. MARCOLINI, Le conferenze scientifiche di AntonioFogazzaro • G. AUZZAS, Per una nuova edizione dellepoesie • L. MORBIATO, Zola e Fogazzaro: le soldat de lavérité e il cavaliere dello spirito • M.R. GIACON, AntonioFogazzaro, scrittore de Vicence. L’Europa in provin-cia e il romanzo della crisi • G. PULLINI, Preludi ed echidannunziani nelle protagoniste di Fogazzaro • R.CONTARINO, Fogazzaro e Croce • G. PELLIZZARI, Lecarte Fogazzaro della Biblioteca Bertoliana di Vicenza:contributo ad un inventario • A. COSTA, Malombra sulloschermo: da Gallone a Soldati.

Italia medioevale e umanistica

direttore resp: Giovanni Bertiperiodicità: annualeeditore: Antenore, Padovasede della redazione: c/o Antenore - via Rusca, 15 -35124 Padova - tel. 049/686566

a. XXXIII (1990)M.L. COLKER, A medieval Latin apocryphon • D.RUTHERFORD, A finding list of Antonio da Rho’s worksand related primary sources • P. CHERCHI - T. DEROBERTIS, Un inventario di libri della bibliotecaAragonese • E. BARBIERI, Un nuovo incunabolo fioren-tino • A. CANOVA, Una traccia della princeps del-l’“Orlando innamorato” .

a. XXXIV (1991)M.P. BILLANOVICH, Le circoscrizioni ecclesiastichedell’Italia settentrionale tra la tarda antichità e l’altomedioevo • V. BROWN, Boccaccio in Naples: The

Beneventan liturgical palimpsest of Laurentianautographs (MSS. 29.8 and 33.31) • M.L. LORD,Boccaccio’s Virgiliana in the “Miscellanea Latina” • S.CASTELLI, Un antico elenco braidense e i codici dei“conventi soppressi” nelle biblioteche milanesi • B.AGOSTI, Una proposta per l’origine del nome di Pavia• S. GAVINELLI, Un frammento di omeliario inbeneventano-dalmatica del sec. XII • A. MANFREDI,Codici di Tito Livio nella biblioteca di Niccolò V • A.BRUMANA, Sulle orme di due codici liviani • M.P.MUSSINI SACCHI, Per la fortuna del Demogorgone inetà umanistica.

Lettere italiane

direttori: Vittore Branca, Carlo Ossoladirezione: Giorgio Bárberi Squarotti, Vittore Branca,Carlo Delcorno, Carlo Ossola, † Marco Pecoraroperiodicità: trimestraleeditore: Olschki, Firenzesede della redazione: c/o Istituto di Letteratura Italiana- Università degli Studi di Padova - via Beato Pellegri-no, 1 - 35137 Padova

a. XLIII , n. 4, ottobre-dicembre 1991C. SEGRE, Ermeneutica e strutture storiche • M. PICONE,Dante, Ovidio e il mito di Ulisse • G. BÁRBERI SQUAROTTI,Venere e Marte: le allegorie della pace • M. PIERI, Debitoa Malipiero. Poesia “in” teatro per l’età della “mortedell’Opera” • D. FRANCESCHINI, Un ritrovato codice diprediche di Giordano da Pisa • G.G. AMORETTI, La “Vitadi Gabriello Chiabrera da lui stesso descritta” nellatradizione testuale ligure. Contributo per l’edizionecritica • A. CICCARELLI, Rassegna manzoniana: diecianni di studi sulle liriche (1982-1991).

a. XLIV , n. 1, gennaio-marzo 1992M. FUMAROLI, Rhétorique et poétique • S. SKERL DELCONTE, Petrarca ispiratore del ciclo pittorico dellaSala del Maggior Consiglio in Palazzo Ducale a Vene-zia • G. SANTATO, Le mosche sul Panegirico: Alfieri“sbastigliato” • A. CASADEI, Recenti studi di filologiadei testi a stampa • C. DEL POPOLO, Agnizione minimacarducciana • G. MEZZADROLI, Rassegna di alcunicommenti trecenteschi alla “Commedia”.

a. XLIV , n. 2, aprile-giugno 1992L. BALLERINI , Senza logica e senza rima: un caso diinterpunzione • G. FRAGNITO, Intorno alla “religione”dell’Ariosto: i dubbi del Bembo e le credenze ereticalidel fratello Galasso • M. MAZZOCCA, Il surrealismo diAlberto Savinio tra echi d’esoterismo antico e negazio-ne leopardiana • S. BIANCHI, Petrarca rivisitato. Ilmotivo delle “sei visioni” in una canzone di FrancescoMaria Molza • V. BRAMANTI , Il “cartolaio” Ceccherellie la fortuna del duca Alessandro de’ Medici • T.CRIVELLI, Una fonte inedita del primo Leopardi: Stefa-no Pace • B. GUTHMÜLLER, Il racconto “Golia” diBeppe Fenoglio • M. ERMILLI , Rassegna di studi suPirandello (1798-1991).

a. XLIV , n.3, luglio-settembre 1992R. CARDINI, “Neoclassicismo”. Per la storia del termi-ne e della categoria • M. MILNER, Fogazzaro e Bernanos• M. NOCE, Di alcune fonti del capitolo secondo (libro I)del “De vita solitaria” • R. TOGNOLI, Teatro e teatralitànel “Furioso” • M. MUÑIZ MUÑIZ , Giacomo Leopardi:la logica della prima “Sepolcrale” • P. ZAMBON, Per le“Poesie” e il “Quaderno di traduzioni” di IppolitoNievo: versi sparsi • D. DELCORNO BRANCA, Sette annidi studi sulla letteratura arturiana in Italia. Rassegna(1985-1992).

a. XLIV , n. 4, ottobre-dicembre 1992C. OSSOLA, Sul “prestigio storico” dei testimoni testua-li • V. BOGGIONE, Lo specchio e l’apocalisse: perchérompere gli specchi porta disgrazia • R. FERRUCCI, Ilmoto, la quiete: Leopardi e il principio di contraddizio-ne • P. VESCOVO - G.L. CLUBB, Commedia erudita? • G.CORTI, Alcune lettere inedite di Gino Capponi • E.

BOJAN, La morale della “Favola”: Pirandello librettistadi Malipiero • A. CALZAVARA , Meccanismi e forme di“Monna Comedia”. Rassegna di testi e studi sullacommedia del Cinquecento (1962-1990).

a. XLV , n. 1, gennaio-marzo 1993L. RITTER SANTINI, Idee difficili e immagini facili. ErnstRobert Curtius, Aby Warburg e le formule del patetico• S. PRANDI, L’officina di un editore secentesco:Marcantonio Foppa e i Dialoghi del Tasso • G. PULLINI,Luigi Capuana: il teatro in lingua • B. DELMAY, Su unfuggevole inciampo tra il VII e l’VIII canto dell’Infernodantesco• F. PEZZAROSSA, “Le geste e’ fatti de’ Fioren-tini”. Riflessioni a margine di un’edizione della Croni-ca di Giovanni Villani • D. CHIODO, “Soavi licor” e“Succhi amari”: Guarini e Baldi emuli del Tasso • J.A.CAVALLO , L’“Orlando furioso” nella critica anglo-americana (1986-1991).

a. XLV , n. 2, aprile-giugno 1993Ricordo di Marco Pecoraro • D’ARCO S. AVALLE, Lafunzione del “punto di vista” nelle strutture oppositivebinarie • L. BALLERINI , Percorsi e acrobazie dell’iraovvero “le donne che vi fanno compagnia” • A. BELLI-NA, Filologia fra testo e musica. L’opera in Arcadia:Faramondo e Siface • Note dantesche: R. FABBRI - P.P.FORNARO, 1) Su Par. XXV, 1-9 e Ecl. 2,42-50; 2) Varian-te per dizione: ancora su “alberi” soggetto di “fannolamenti” in Inf. XIII , 15 • M. CASTOLDI, Un caso diinterferenze tra madrigale e ballata. Da “Quandoviveva in pene” di Niccolò Amanio al coro finale del“Re Torrismondo” di Torquato Tasso • F. FINOTTI,Rassegna leopardiana (1986-1992).

a. XLV , n. 3, luglio-settembre 1993Manunzio Aldo Olschki (Venezia 28.VI.1893 - Firenze9.X.1963) • P. VESCOVO, Ecfrasi con spettatore (Dante,Purg. X-XVII) • R. CARDINI, Landino e Lorenzo • L.BARILE, Gli alberi e la metamorfosi nella poesia diVittorino Sereni • Notizie di manoscritti: G. ALLAIRE,Un codice ritrovato della Storia d’Aiolfo del Barbiconedi Andrea da Barberino • L. DE NAVA, L’epistola di Gi-rolamo Avanzi ad Agostino Moravo di Omoluc • C.BIANCA, Marcello Cervini e Vittoria Colonna • J. LIN-DON, Un nuovo documento per la biografia manzoniana:conversione religiosa e sentimenti rivoluzionari in unalettera (1822) di John Henry Wynne • F. FINOTTI - G.PULLINI, La voce nel testo. Rassegna su scrittura eoralità nella prosa dell’Ottocento.

a. XLV , n. 4, ottobre-dicembre 1993B. GUTHMÜLLER, Letteratura nazionale e traduzionedei classici nel Cinquecento • G. PIZZAMIGLIO, CarloGoldoni: lettere da Parigi a Venezia • R. DAMIANO,Leopardi e Madame de Staël • P. BALDAN, Dalla gastro-nomia alla geofisica (Inf. XVIII) • F. LIVI , Dal ‘BoulevardRaspail’ alla ‘Closerie des Lila’: Ungaretti tra Papinie Apollinaire • A. BETTINZOLI, Rassegna di studi sulPoliziano (1987-1993).

Lingua e letteratura

direttore resp.: Sergio Pautassodirettore: Carlo Bocomitato di redazione: Onofrio Carruba, Giordano DeBiasio, Milli Martinelli, Gabriele Morelli, PatriziaNerozzi, Sergio Pautasso, Giovanni Scimonello, PietroSpinucciperiodicità: semestraleeditore: I.U.L.M. - Istituto Universitario di Lingue Mo-derne - Facoltà di Lingue e Letterature Straniere, Mila-no-Feltresede della redazione: c/o I.U.L.M. - via Filippo daLiscate, 3 - 20143 Milano - tel. 02/58218 int. 216

a. IX , n. 17, autunno 1991CARLO BO, Dal Diario riaperto. Pagine francesi (conuna Postilla autobiografica) • GIOVANNI SCIMONELLO,Libussa di Franz Grillparzer: mito, storia ed utopia •ORNELLA DE ZORDO, La modernità di un classico:

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strategie narrative nella scrittura di E.A. Poe • DANIE-LA MUSSO, La “logica” del nonsenso. A proposito difatrasie e fatras • ORESTE MACRÌ, Poesia di Pablo LuisAvila (con un esempio) • ALBERTO CADIOLI, Letteratu-ra italiana 1990 • ANTONIO VELEZ, La fortuna dellapoesia di Mario Luzi in Francia • MERCEDES VIDALTIBBITS, Elementi naturalistici ne La bogeria di NarcìsOller • STEFANO MARIA CASELLA, Montale e la poesiainglese ed americana • MARCO FORTI, Andrea Zanzottonarratore e prosatore • RITA GIULIANI , Studiosi diBulgakov: attenzione! (Considerazioni su alcunemetodologie critiche diffuse negli studi sul Maestro eMargherita) • FRANCESCA BUGLIANI, La questioneubaldiniana.

a. X, n. 18, primavera 1992MICHAIL BULGAKOV , “Posso essere una sola cosa:scrittore”, a cura di Milli Martinelli • GIOVANNA ROSA,Tempo e spazio nell’Isola di Arturo • CAMILLA MIGLIO ,La contraddizione originaria • MARIA ABRAM , Fresca,chiara, potabile. La poesia di Elisabeth Bishop • SONIAMAURA BARILLARI , Dèmoni e demòni • GABRIELLASCHIAFFINO, Il volto scuro: metafisica del Cristianesi-mo • PAOLO BUDINI, Sei poesie di Rimbaud (con unaproposta di traduzione) • PABLO LUIS AVILA , Sobrepoesia mediterrànea. La evocación del edén: Cernuday Pasolini • MARCO BERISSO, Critica e filologia •STEFANO MARIA CASELLA, “Coloured Photographs ofEurope” • ALBERTO CADIOLI, Appunti sulla criticaletteraria dell’editoria • GIUSEPPE PANELLA, Beckett,una vita • CARLO CARENA, La grande lessicografiaottocentesca.

a. X, n. 19, autunno 1992CARLO BO, Dal Diario riaperto. Pasolini regista e la“poesia” del Decameron • GIOVANNI SCIMONELLO,Realtà storica e finzione narrativa nel Wallenstein(1920) di Alfred Döblin • EDOARDO ZUCCATO, Latradizione cavalleresca da Boccaccio a Tasso nel pen-siero di S.T. Coleridge • MANUELA RACANELLO, Lapoesia di Norge • MARINO FRESCHI, Il narratore e ilpovero musicante: Kafka lettore di Grillparzer • FRAN-CESCA BUGLIANI, Petruccio Ubaldini e la “conformity”elisabettiana • EMANUELE RONCHETTI, A proposito dilogica e storia in Marx. Un esercizio di semiosi sull’Introduzione del ’57 • GIOIA SEBASTIANI, Di una rivistae di un romanzo incompiuto: “Galleria” - 1924 • AN-TONIO BALDINI , Scena vuota. Romanzo senza avventu-re • JOSÉ LUIS CANO, Vincente Aleixandre poeta delamor • ANNA BOSCHETTI, Il confronto Joyce - Proust •SILVIA ZANGRANDI , Billy Budd, gabbiere di parroc-chetto. Assaggi sul tradurre in prosa montaliano •GIUSEPPE PANELLA, L’ebreo errante in America •TIZIANO DIANOTTI , Sull’etimologia dell’antico nordicodi Jól.

a. XI , n. 20, primavera 1993CARLO BO, Memoria e riconoscenza • CARLOSBOUSOÑO, La originalidad de Claudio Rodríguez •CRISTINA BENUSSI, L’esistenzialismo nella cultura let-teraria fra le due guerre • VLADIMIR PISKUNOV, Lericerche religiose nella letteratura russa contempora-nea • CHIARA CILLERAI , L’ambiguità di What MaisieKnew • CORRADO PESTELLI, Il tappeto e il fango: la“borghesia infinita” nel teatro di Svevo • GIOVANNISCIMONELLO, Literatur und der “Geist Weimars”:“Die Fackel im Ohr” von Elias Canetti • LEONE PICCIO-NI, Ritratto e ricordo di Leonardo Sinisgalli • MARIACRISTINA PAGANONI, Il dibattito sul romanzo e la difesadella Womanliness: il punto di vista delle scrittricidella Regina Vittoria • MARGHERITA BERNARD, Elcacique de Turmequé • STEFANO MARIA CASELLA, Ascol-tare in silenzio • MARIA CAROLINA FOI, Mörike e la suanovella mozartiana • GRAZIANO BENELLI - MARISAMADIERI, Conversazione sulla radura • MARISA FER-RARINI, Il caso Paul et Virginie • FRANCESCA SANTULLI,Sprachmischung nei Prinzipien di Hermann Paul.

a. XI , n. 21, autunno 1993TIM PARKS, Translation, a tool for criticism • ALBERTOCADIOLI, “Della lettura”: un’ipotesi degli anni Qua-ranta • FRANCO QUINZIANO, “Concurrencia” e

determinada una suposición distributiva? • ROBERTOLAMBERTINI , L’arte del governo della casa. Note sulcommento di Bartolomeo da Varignana agli“Oeconomica”.

Quaderni di lingue e letterature

comitato di redazione: Andrea Cozza, Claudia Monti,Franco Piva, Giulia Poggi, Emanuela Scarpa, CristinaStevanoniperiodicità: annualeeditore: Università degli Studi di Veronasede della redazione: Università degli Studi di Verona- Istituto di lingue e letterature straniere - vicolo S.Francesco, 5 - 37129 Verona

n. 16, 1991A.M. BARBI, Un “roman desrimé”: le Roman du Châtelainde Couci et de la dame de Fayel • M.C. BARBETTA, Dalla“Sostanza unica” spinoziana alla “forza organica”:una lettura del Gott di Herder • V. BERTOLINI, IlRambaldo di Andrea da Barberino. Appunti per un’edi-zione dell’opera • W. BUSCH BERNARD, Fiktionklassischer Schönheit und groteske Unform - zurAmbivalenz von Goethes Architektur - Erfahrungen inItalien • R. CAGLIERO, The Universal BaseballAssociation di Robert Coover: il romance, lo sport e ilsacro • C. DE LOTTO, L’immagine del Salvatore nelleicone russe • R. DI GIUSEPPE, Monsters: TennesseeWilliams, Darwin and Freud • G.P. MARCHI, Per l’edi-zione critica dei Malavoglia. Un nuovo testimone astampa del I capitolo • M.G. PROFETI, Le Rimas: primetessere per la Bibliografia delle opere non drammati-che di Lope • A. SACCHETTO, A Portrait of the Artist asa Young Man di James Joyce: la formazione di StephenDedalus e il processo di individuazione junghiano • R.SEVERI, Richard Haydocke traduttore di Giovan PaoloLomazzo • I. TAROCCO, L’invenzione della storia in unromanzo africano: The Healers. An Historical Novel diAyi Kwei Armah • P. ACETO, Tradurre Shakespeare alcinema: il Macbeth tra i samurai di Akira Kurosawa •L. BARTOLUCCI, “De tous mes ont asés...”: cibo e poemiepici • M.G. PROFETI, Tradurre Quevedo.

n. 17, 1992A. POLI, Per il congedo di Lauro Colliard • L. BASALISCO,La Revelación de un hermitaño e la Danza de la muerte:analogie e differenze • V. BERTOLINI, Il SaracenoFolicardo, signore di molte città di Lombardia, neiReali di Francia • R. CAGLIERO, O’Neill e la pro-blematicità del canone • M. CASSA, Le matrici di Marxnella Filosofia del diritto di Hegel • L. CREMONESE,Dialeticque du masculin et du féminin dans l’oeuvred’Hélène Cixous • R. DI GIUSEPPE, Anna Christie e ladialettica della menzogna vitale • W.D. FÖRSTER, Ariamit dreissig Veränderungen. Bemerkungen zu ThomasBernhards Untergeher • P. KOFLER, Übersetzungskritikund Interdisziplinarität. Zu Auguste Du Vausfranzösischer Übertragung der Göttergerspräche vonCristoph Martin Wieland • D. PETRIE, Hogg’s Justifiedsinner: an introductory note followed by a com-prehensive listing of alterations made to the 1824 textin the D.O. Hill edition of 1837 • N. PIREDDU, Il rumoredell’incertezza: sistemi chiusi e aperti in White noise diDon Delillo • M.G. PROFETI, Lope racconta: altri cam-pioni della bibliografia del Fénix • I. SCHIFFERMÜLLER,Das “sanfte Gesetz” als ästhetische Spielregel. PeterHandkes Stifter-Rezeption in der Lehre der Sainte-Victoire • L. BARTOLUCCI, “Matière de France” earaldica immaginaria: in margine all’arma di Orlandonella letteratura cavalleresca in Italia • M.G. PROFETI,Diferentes autores, un nuovo esemplare della Parte 30.

n. 18, 1993A Maria Grazia Profeti • M.G. PROFETI, Studiare, inse-gnare, importare letteratura • M. AGORNI, “I hopesomebody cares for these minutiae...”: le lettere diJane Austen • P. AMBROSI, Oltre la marionetta. Appuntisull’estetica teatrale in Valle-Inclán • A.M. BABBI , Dalfranco-italiano al veneto: un esercizio di autotradu-

“Conversacion” nelle “Cartas Marruecas” di J. Cadalso• MARISA FERRARINI, Casanova picaresco • ANNA FOCHICATUREGLI, Oltre l’autobiografia: “Flaws in the glass”e “Memoirs of many in one” di Patrick White • MILLIMARTINELLI , Carlo Goldoni in Russia • GUIDOMONTINGELLI, Arthur Schnitzler nella critica teatraleitaliana (1896-1989) • GUIDO ANDREA PAUTASSO, Ap-punti per una ricerca sul tema del “vampiro” nellaletteratura italiana • SILVIA ZANGRANDI , Il genio nonparla per bocca sua. I rapporti tra Roberto Bazlen eEugenio Montale • PAOLO GIOVANNETTI, Indice degliesametri delle Odi barbare

Medioevorivista di storia della filosofia medievale

direttore resp.: Antonio Tognolocomitato direttivo: Franco Alessio, † Mario Dal Pra,Eugenio Garin, † Carlo Giacon, Tullio Gregory, AlfonsoMaierù, Mario Mignucci, † Giorgio Radetti, GiovanniSantinello, Antonio Tognolo, Cesare Vasoliperiodicità: annualeeditore: Antenore, Padovasede della redazione: c/o Centro per Ricerche di Filo-sofia Medievale - Università degli Studi di Padova -piazza Capitaniato, 3 - 35139 Padova - tel. 049/662550

XVI (1990)HANS DAIBER, Doxographie und Geschichtsschreibungüber griechische Philosophen in islamischer Zeit •GIAN CARLO GARFAGNINI, L’attività storico-filosoficanel secolo XII: Giovanni di Salisbury • GIOVANNISANTINELLO, Storia della filosofia e storia dei filosofi:il commento di Alberto Magno al libro I della “Meta-fisica” • LETTERIO MAURO, “Per sequentes philosophoshaec positio reprobata est”. Quale disegno dossograficoin Bonaventura? • GREGORIO PIAIA, La “filosoficafamiglia” nella poesia allegorica medievale • MARIOGRIGNASCHI, Lo pseudo Walter Burley e il “Liber devita et moribus philosophorum” • JAN PRELOG, “DePictagora Phylosopho”. Die Biographie des Pythagorasin dem Walter Burley zugeschriebenen “Liber de vita etmoribus philosophorum” • ANEZKA VIDMANOVÁ , Laformation de la seconde rédaction des “VitePhilosophorum” et sa relation à l’oeuvre originale •JEANNINE QUILLET, Doxographie et histoire de laphilosophie dans l’oeuvre de Nicole Oresme •GRAZIELLA FEDERICI VESCOVINI, Pietro d’Abano trabiografia e fortuna: due “ritratti” quattrocenteschi •MARIO GRIGNASCHI, “Corrigenda et addenda” sullaquestione dello ps. Burleo • MARIO GRIGNASCHI (a curadi), Il catalogo delle opere di Ippocrate e Galeno nel“De vita et moribus philosophorum”.

XVII (1991)RICCARDO QUINTO, “Scholastica”. Contributo alla sto-ria di un concetto • CRISTINA D’ANCONA COSTA, Per unprofilo filosofico dell’autore della “Teologia diAristotele” • ROBERTO PINZANI, Oggetto e significatonella dialettica di Abelardo • IRÈNE ROSIER, LesSophismes grammaticaux au XIII e siècle • SILVIA NAGEL,Antropologia e medicina nei “Problemata” di PietroIspano • PAOLA MÜLLER, Esistenza e verità in Guglielmodi Ockham • LORENZO POZZI, Il tempo e il valore diverità delle proposizioni possibili nella teoria medie-vale delle obbligazioni • ANGEL MUÑOZ GARCÍA, ¿ Es la

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zione? • F. BACCHELLI, Repertorio di opere antichespagnole della Biblioteca “A. Panizzi” di Reggio Emilia• M.C. BARBETTA, Educazione e liberazione: brevescambio epistolare fra una nobildonna fiorentina eFriederich Nietzsche, in riferimento alla Seconda Inat-tuale • L. BARTOLUCCI, Attraverso i volgarizzamentiitaliani della Lettera del Prete Gianni: I) Annotazionisui manoscritti della Biblioteca Marciana (mss. it. IX142 e it. XI 6) • L. BASALISCO, La traduzione italianacinquecentesca della Historia natural y moral de lasIndias di José De Acosta • R. BERTAZZOLI, Sopra alcunecorrezioni leopardiane • V. BERTOLINI, Per la storia delmanoscritto della Pharsale (Ginevra, Bibliothèquepublique et universitaire, ms. fr. 81) • G.B. BUCCIOL, LeEumenidi di Humboldt prefigurazione degli schillerianiKraniche des Ibykus • W. BUSCH, Männer und Heldenbei Ernst Jünger und Bertolt Brecht. Zwei stilistischeModelle • M.T. CACHO, Manuscritos españoles en laBiblioteca Civica de Verona • A. CARLI, Ipotesi per unaeducazione plurilingue in Alto Adige/Südtirol • M.CASSA, Appunti in margine alla lettura di Enrico ilverde, di Gottfried Keller • M. CICERI, Libro de buenamor: un problema ancora insoluto • M.A. CIPOLLA,Olimpiodoro di Tebe, Giordane e le fonti della sagagotica • C. DE LOTTO, Nel laboratorio di Gogol’:l’“introduzione retorica” del Cappotto • R. DI GIUSEP-PE, The Gost in the Machine: Moll Flanders and theBody Politic • C. FLAIM, Regularität e Imagination. Lateologia dell’arte di Ph. O. Runge e le sue due fiabenella raccolta dei fratelli Grimm • E. GIOBBIO CREA,Precisazioni a proposito della “Erfindung” e del“Bericht”. Joseph Roth si confronta con la NeueSachlichkeit • M.C. GRAÑA, La Virgen de Guadalupe enel Teatro Mexicano del siglo IXI. El Coloquio de J.P.Beltrán • G.P. MARCHI, Tempo e profezia nel canto XXVIIdel Paradiso • G.C. MARRAS, Lope de Vega nell’Elo-cuencia española en arte • G. MASSARIELLO MERZAGORA,Il lessico della moda nella Lombardia spagnola: ele-menti ispanici e altre componenti • S. MAZZARDO, ElDiablo Cojuelo e la critica: un percorso interpretativo• M. MELI, El ultimo godo. Legittimazione e delegit-timazione della regalità nella Spagna visigotica e al-trove • A.MELLONI, El sur: un mondo negato • C. MILANI ,Note semiologiche e linguistiche a un corpus pubblici-tario inglese e italiano • C. MONTI, Naturwissenschaft eNaturphilosophie nel prospettivismo di E.T.A. Hoffmann• S. MONTI, Grasso e magro: la contesa tra Quaresimae Carnevale (Libro de buen amor, 1067-1314) • C.NAVARRO, Notas a la iconografia del Isopete español •G. POGGI, Le aguzedas di Tadeo (sul ruolo linguisticodel gracioso ne Las Firmezas de Isabela) • G. POLETTO,Fantastico tra fantasia, soprannaturale e fantastique. Icontributi dopo Todorov • E. SCARPA, Ultimi appuntisulle Rime di Giovanni Muzzarelli • I. SCHIFFERMÜLLER,Maria - Mariquita: la doppia figurazione del femminilenel romanzo incompiuto di Hofmannsthal Andrea o iricongiunti • R. SEVERI, Shakespearean Caterpillars(Richard II, III, vv. 164-166).

Quaderni Veneti

Edito sotto gli auspici del Centro Interuniversitario distudi veneti di Veneziadirettore: Giorgio Padoanperiodicità: semestraleeditore: Longo, Ravennasede della redazione: c/o Longo - via Paolo Costa, 33- 48100 Ravenna - tel. 0544/217554

n. 15, giugno 1992DANIELE BARBARO, Tragedia, a cura di Corinne Lucas• RENZO DI RENZO, “El cavalier Trombetta”: un ritrattodi Angelo Maria Barbaro (1726-1779) • CHIARA MA-RIA GAMBA, I “Ritratti” di Isabella Teotochi Albrizzi •MASSIMO RIZZANTE, Il sogno dell’interpretazione. Strut-tura ambivalente de “La coscienza di Zeno” • ROBERTAROSADA, Per l’identificazione della madre di PietroBembo • VALERIO VIANELLO , Editori ed intellettuali aVenezia nel Cinquecento. Rassegna di studi (1988-1990).

n. 16, dicembre 1992GIOVANNI AQUILECCHIA, Gli autografi aretiniani nel-l’esemplare Marciano del “Furioso” 1532 • BODOGUTHMÜLLER, Storiografia letteraria e volgare nellaprima metà del Cinquecento • LINO PERTILE, VettoreSoranzo e le “Annotazioni nel Dante” di Trifon Ga-briele • MARIA LUISA UBERTI, Un “conzontao inopenion” di Andrea Calmo: Antonio Molin il Burchiella• Appendice: Elenco delle opere di Antonio Molin •LUCIA NADIN , La riproposta dell’interesse per Dantenel “Compendio della Comedia” di Giovanni Palazzi(1696) • PIERMARIO VESCOVO, Le “riforme” nella“riforma”. Preliminari goldoniani • MARIASILVIA TAT-TI, Gli “Aneddoti piacevoli e interessanti” di GiacomoGotifredo Ferrari e l’autobiografia teatrale tra Sette eOttocento • REMO BRACCHI, Malattie “pagane”.

n. 17, giugno 1993ERNESTO GUIDORIZZI, La perdita della natura: Cesaree Vittorio Betteloni • BRUNO MAIER, La letteratura inIstria tra ’800 e ’900 e la poesia in vernacolocapodistriano di Tino Gavardo • GIORGIO PULLINI, Lapoesia dialettale di Eugenio Ferdinando Palmieri •NICOLA MANGINI , Il teatro veneto: drammaturgia espettacolo tra le due guerre • ANTONIO DE LORENZI,Narrativa friulana in lingua italiana del ’900 • ELVIOGUAGNINI, Alcuni aspetti del rapporto lingua/dialettonella letteratura triestina recente • ANTONIA ARSLAN,Comisso e il paesaggio veneto • ILARIA CROTTI, GoffedroParise e la scrittura di viaggio • RICCIARDA RICORDA,Aldo Camerino prosatore • W. THEDOR ELWERT, Allascoperta dell’italianistica. Appunti autobiografici.

n. 18, dicembre 1993GIORGIO PADOAN, Il gioco degli specchi in Foscolo:Lorenzo Alderani, Angelo Sassoli, Jacopo Ortis • GIOR-GIO PULLINI, Gino Rocca narratore • JEAN-MICHELGARDAIR, Comisso à Paris • MICHELE BORDIN, Il sonet-to in bosco. Connessioni testuali, metriche, stilenell’“Ipersonetto” di Zanzotto • MARISA MILANI , Di unomaggio pavano a Domenico Venier • LUCIA NADINBASSANI, Su un autografo di Vittoria Aganoor.

Studi novecenteschirivista di storia della letteratura italiana

contemporanea

direttore: Cesare De Micheliscondirettori: Armando Balduino, Saveria Chemotti,Anco Marzio Mutterleperiodicità: semestraleeditore: Giardini, Agnano Pisano (PI)sede della redazione: c/o Istituto di Filologia e Lettera-tura italiana - Università degli studi di Padova - viaBeato Pellegrino, 1 - 35137 Padova

a. XVII , n. 40, dicembre 1990STEFANO VERDINO, Un narratore dimenticato: Adria-no Greco • LAURA BARILE, La piuma di un’aquila.Browning e le mis-letture degli italiani • ANNAMARIABONANOME, Le “ritrovate” di Sandro Penna: un’ana-lisi • ANGELA M. JEANNER, Letture e scrittura. Riflessio-ni su alcune letture inedite di Italo Calvino • GIUSEPPELANGELLA , L’essere e la parola. La stagione ermeticadi Macri • JOHN A. SCOTT, Luigi Meneghello or thedialectis of dialect • LUIGI FONTANELLA, Gli esordipoetici di Adriano Spatola con un’appendice documen-taria.

a. XVIII , n. 41, giugno 1991CARLO MARIANI , Guido Morselli • MARIA CARLA PAPINI,I “racconti di gioventù” di Giovanni Papini • SERGIOBOZZOLA, Note su Pavese e Vittorini traduttori diSteinbeck • ANNA LAURA FOLENA - MARIA ELENA TIOLI ,Simmetria e circolarità nella metrica del secondo Saba• ALESSANDRO BANDA, Celan e Sereni traduttori diChar • KEALA JEWELL, Trapassi della storia, trapassidella poesia: l’elegia in Mario Luzi • PATRIZIA CESCA,“Sull’altopiano” di Andrea Zanzotto: itinerario di una

vocazione • ROSSANA DEDOLA, La poesia del transfert:la poesia innamorata di Vivian Lamarque.

a. XVIII , n. 42, dicembre 1991DONATELLA BRUGNOLO, La narrativa di Raffaele LaCapria • SERGIO BOZZOLA, Steinbeck, Rodocanachi,Montale. Tra traduzione e revisione • GIUSEPPESANDRINI, Le linee d’una mano: Italo Calvino e lamemoria ne “Le città invisibili” • ELENA GUERRIERI,Sul primo Penna • ANNAMARIA BONANOME , Peccato dogola • ANTONIO CARRANANTE, Presenza di Solmi • B.NERONI - I. ZAMBON (a cura di), Rassegna bibliografica1990 (con integrazioni per le annate precedenti).

a. XIX , n. 43-44, giugno-dicembre 1992EMANUELE ZINATO, Paolo Volponi • SALVATORE RUS-SO, I temi della Sicilia e della morte nelle opere diGesualdo Bufalino • PAOLO DI SACCO, Mattia Pascal ei nomi del caso • PAOLA ARNALDI , Marino Moretti:poesia come ventura di un io tra Forlì e Cesena •ANDREA PELOSI, Il canzoniere di Cardarelli e la suagenesi • COSTANTINO C.M. MAEDER, La “partenzadell’argonauta” di A. Savinio e la libertà della mente• MARCO ROMANELLI, Influenza, travisamento e libera-zione nella poesia di Mario Luzi • ANTONIO STÄUBLE,Tempo e spazio in “Ligheia” di Tomasi di Lampedusa• TECLA GAIO, Il nume, la donna, la madre in “Pasque”di A. Zanzotto • NICOLA GARDINI, Zanzotto petrarchistabarbaro: saggio sull’Ipersonetto” • GRAZIELLASPAMPINATO, Xenia per sconociuta. Lettura de “Ilseme del piangere” di Giorgio Caproni • GUIDOMAZZONI, La poesia di Raboni • GIANFRANCO FOLENA,Lessico e stile della poesia di Cesare Ruffato • LOREN-ZO RENZI, La fuga del tempo nella letteratura fantasticaitaliana del Novecento • B. BARTOLOMEO (a cura di),Rassegna bibliografica 1991 (con integrazioni per leannate precedenti).

PSICOLOGIA - PSICHIATRIAPEDAGOGIA

Centro Ricerche BiopsichichePadova

direttore resp.: Giorgio Forestiperiodicità: annualeeditore: tip. Pieragnolo, Padovasede della redazione: Centro Ricerche Biopsichiche -via Dante, 60 - 35139 Padova - tel. 049/657996

a. XXXV (1992)Invito alla riflessione • L’esordio psicotico nell’adole-scenza • Soffrire è un verbo femminile • Dinamiche diresistenza e processo psicoterapico • Attività dellaSezione di Padova della SIMP • Attività del Centro.

Consultorio familiare

direttore resp.: Paolo Di Benedettocomitato di redazione: Teresa Boccanegra, Jones DeLuca, Aristide De Marchi, Elena di Giannantonio,Gianna Filiaci, Daniela Gatto, Patrizia Pocher, RossellaPonchia, Carla Rigoni, Patrizia Terrin, Gigliola Tessari,Marilena Ventura, Biancarosa Volpeperiodicità: quadrimestraleeditore: Associazione Culturale Cieffe, Padovasede della redazione: c/o Associazione Culturale Cieffe,via Ognissanti, 65 - 35129 Padova

a. V, n. 3, 1991OZOUX TEFFAINE O., Prima e dopo l’adozione: il bam-bino tra due vite • GRAZIAN L. - RUSSELLO R., Adottare

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ed essere adottatto: aspetti psicologici dell’adozione •DALLA STELLA R., I corsi di preparazione alla nascitacome rituale che nega o conferma l’ineluttabile cam-biamento • AMMAN GAINOTTI M. - GRAZIOTTO M., Os-servazioni sulla corporeità femminile • CASARO A. -CRIVELLIN G., Menopausa: possibilità di un’azioneeducativa mediante gruppi d’incontro • BORTOLOTTI F.- ZACCHELLO G. - NOVENTA G. - STIVANELLO A. -PAVANELLO N. - FORZA G., Consultori familiari e pre-venzione dell’Aids.

a. VI , n. 1, 1992ANNAROSA VOLPE - ROSANNA BIMBATO, Il gruppo difuture mamme nei corsi di preparazione al parto: trarito di margine e psicoterapia • FERDINANDO BENEDET-TI, Corsi di preparazione alla maternità, paternità eparto: un’esperienza • RAFFAELE FISCHETTI, Introdu-zione ai gruppi operativi • REGIONE VENETO, Educazio-ne sessuale e prevenzione dell’AIDS • MARTINA BEATRI-CE, Affido Familiare: famiglie a rischio o servizi arischio? • PAOLO BENCIOLINI, Aspetti medico-legali dellavoro in Consultorio familiare • PAOLO DI BENEDET-TO, Il quinto figlio.

a. VI , n. 2, 1992BIANCAROSA VOLPE, Editoriale • ALBERTO RAIMONDO,L’aborto volontario: diversità di approccio etico inconfessioni religiose non cattoliche • GIOVANNA FILIACI- MARIELLA DELL’ANTONE , Riflessioni sui cambiamentinelle richieste di IVG in un Consultorio familiare • A.BOBES - C. CALINA - C. FULGA - M. HUDEK - L. IFRIM - I.MAICAN - A. MORIN - B. PREDESCU - D. VASILIU - A.ZUGRAVESCU, L’adozione telefonica • PSICOLOGI EASSISTENTI SOCIALI DEI CONSULTORI FAMILIARI DELLEULS DI VERONA E PROVINCIA, L’adozione in bianco enero • PAOLO BENCIOLINI, La consulenza agli adole-scenti sui temi della sessualità: quali limiti? • MARIAELENA PETRILLI, Gli assetti istituzionali.

a. VI , n. 3, 1992SILVIA NABINGER, L’adozione in Brasile • Un percorsoper l’adozione: DONATELLA GUIDI - GIULIANA MAGRINI ,“Pensare insieme”: esperienza di gruppo di lavoro traoperatori • MAURIZIA MANTELLI - MARIA TERESAPAGETTI, “Coppie in attesa”: Esperienze di gruppi diformazione-informazione riservati a coppie aspirantiadottive • FIORENZA COSTANTINI - GIOVANNA SASSU,“Ritrovarsi genitori adottivi”: esperienza di lavoro digruppo con genitori in affido preadottivo • SILVIAGARAVELLI - ALESSANDRA BONTEMPELLI, “Diventareuna famiglia”: Esperienza di lavoro di gruppo pergenitori adottivi • MARIA GRAZIA MINETTI , Incesto:“uno scenario a più entrate” • ANNA APRILE, Il collo-quio nelle richieste di IVG: anche nelle recidive?

a. VII , n. 1, 1993Atti delle giornate di studio su “Gravidanza, maternitàe primi passi nello sviluppo affettivo” (ConeglianoVeneto, ottobre 1991 - gennaio 1992).JONES DE LUCA, Premessa • SERGIO MUSCETTA, Il cam-biamento del concetto di genitorialità • PATRIZIAPOCHER, Consulenza ginecologica con una gravidadiciottenne “a rischio” • ANNA LISA GROSSI - MARIAVITTORIA LISOT, Riflessioni su alcuni contenuti emersiin un gruppo di preparazione alla nascita • FERDINANDOBENEDETTI, Incontro con padri in attesa. Materialeclinico • PAOLO BENCIOLINI, I casi di violenza sessualee il consultorio familiare.

a. VII , n. 2, 1993ROBERTA PORTELLI - MIRETTA PREZZA - DONATAFRANCESCATO, Politica del personale e funzionamen-to consultoriale: i risultati di una ricerca • CINZIATELLARINI , La psicoprofilassi al parto: storia e signi-ficato di un intervento • BARBARA ROSSI - ADRIANA LIS,Rapporto tra fantasie di genitorialità precedenti ilparto e vissuto genitoriale successivo • GIORGIO DELRE, Il Consultorio Familiare e l’educazione sessuale:metodologia, scelte operative, esperienze • PAOLOBENCIOLINI, Quando una minorenne chiede di aborti-re.

Contributidei Dipartimenti e degli Istituti italiani

di psicologia

direttore resp.: Marco Sambinperiodicità: trimestraleeditore: UPSEL, Padovasede della redazione: c/o UPSEL - Via Pietro d’Abano,1 - 35139 Padova - tel. 049/8753090

a. 4, n. 3-4, settembre-dicembre 1991D. CAVANNA - A. COZZI - S. TOMASETTO, Le forme delladominanza e della sottomissione nella coppia • M.CUSINATO, Phenomenological variations in answersto self-report scoles of family relationships • M.MASSIRONI - N. BRUNO - R. RABBI, La piegatura deiparallelogrammi: una ricerca sperimentale in condi-zioni statiche e dinamiche • G. VIDOTTO - E.ZAMBIANCHI , Comparazione di tre procedurepsicofisiche per la stima del punto di eguaglianzasoggettiva • S. DANELLI - M. FAVALE SVELTO - D. TRAF-FICANTE - M.A. ZANETTI, Ragionamento lo-gico e pensie-ro creativo nell’adolescenza: analisi di due prove aconfronto • E. GIUS - A. ZAMPERINI, I processi di attribu-zione nel matrimonio • M. DAVI , How is the center of flotfigures perceptually located? • G.B. VICARIO - L. TOMAT,Un caso di contrazione apparente di spazi • S. PINZAUTI,Appunti per una teoria di questionari • M.S. BARBIERI,The origins of explanations • G.B. VICARIO - L. TOMAT,Un caso di apparente dilatazione di spazi.

a. 5, n. 1-2-3-4 gennaio-dicembre 1992A. FONZI - F. TAN - F. TASSI, Differenze di genere e statussociometrico: un’analisi sui mediatori delle strategiecompetitive • L. TOMAT - G.B. VICARIO, Analisiquantitativa di un caso di confronto successivo dilunghezze • R. MASINI - F. MORETTI - T. COSTA, Un’ana-lisi sperimentale dell’intensità dell’illusione diPoggendorff in funzione della densità di texture dipunti casuali inserite fra le verticali • A. LUCCA - A.DELLANTONIO, Some observations on recognitionmemory in children with down syndrome • V. NATALE -R. LORENZETTI, Gli effetti dell’ora del giorno nellacomprensione di brani: una ricerca preliminare • O.PARLANGELI - S. RONCATO, Il completamento amodalee la segregazione figura-sfondo • M. PANZERI, La pro-duzione di parole morfologicamente complesse • G.B.VICARIO - E. ZAMBIANCHI, Valutazione di durateinterlacciate • G. PREVIATO - E. GIUS, Strategie psicolo-giche “il bluff” • P. QUERINI, Servizio pubblico e dimen-sione etica • M. BONFANTE - A. PEDON, Soggetti dellaricerca di alcune riviste di psicologia sociale • G.PORZIONATO - I. NANTI, La tecnica del differenzialesemantico nella misura delle reazioni emotive a branimusicali di stile diverso • G. VIDOTTO - S. BALDO, Locusof control e attività lavorativa • P. REALE, Lo sviluppodella temporalità nell’età adulta: dalla giovinezza allaterza età • L. MORLACCHI - G. VIDOTTO - O. BETTINARDI,Confronto tra i profili di personalità di pazienti condiversi disturbi gastrici e disturbi dispeptici • B. PINNA,Illusioni e illusorietà • S. MORRA - L. TOMAT, Drawinga partial occlusion: “hidden line elimination” or “lokingagain different objects”?

Euristicarivista di psicologia scientifica, clinica

e psicoanalisi applicata

direttore scientifico: Giuliano Maschiettodirettore resp.: Fanco Fabbrocomitato scientifico: Germano Bellussi, Eugenio Cal-vi, Sara Genova, Giuliano Maschietto, Policek Nicolet-ta, Giancarlo Vagheggigruppo redazionale: Clementina Abramo, Marilisa Gre-co, Francesca Locatelli, Elio Nogarotto, Annalisa Zabonatiperiodicità: quadrimestraleeditore: CRS - Centro Ricerche Studi DinamicheRelazionali e Psicoterapia, Mestre-Veneziasede della redazione: c/o CRS - Via Giusti, 12 - 30173Mestre (VE) - tel. 041/616702

numero unico, settembre 1993GIULIANO MASCHIETTO, Editoriale • ELIO NOGAROTTO,Robert Langs e l’Approccio Comunicativo • ROBERTLANGS, Il self-processing e la psicoterapia: studiocomparativo • CAROL POPP - LESTER LUBORSKY, L’usodel metodo CCRT per studiare il transfert nella psicote-rapia psicoanalitica • MARILISA GREGO, Psicodinamicae sieropositività. Confronto tra protocolli Rorschachdi tossicodipendenti • GERMANO BELLUSSI, Anoressia.Problemi medico-legali e psichiatrico-forensi •CLEMENTINA ABRAMO, Aspetti e problemi del processoadottivo • FRANCESCA LOCATELLI, La formazione pro-fessionale come modello educativo: strategie operati-ve e occupazionali • GIULIANO MASCHIETTO, La forma-zione degli psicologi: al di là degli Orazi e dei Curiaziper una cultura dello scambio tra “codice paterno” e“codice materno” • ANNALISA ZABONATI , Riflessionisulla terapeuta.

Newsletter

direttore resp.: Andrea Angelozziperiodicità: quadrimestraleeditore: Officine Grafiche Fiorini, Veronasede della redazione: c/o Istituto Italiano Studi diIpnosi Clinica e Psicoterapia “H. Bernheim” - via F.Berni, 18 - 37128 Verona - tel. 045/8030795

vol. IV , n. 2-3, settembre 1991A. MERCURIO - A. GENOVESE, Il malato psicosomaticotra specialista e medico di base • F. FERRARI,Costruttivismo, ipnosi e psicoterapia.

vol. V, n. 1, giugno 1992VITTORIO GRECCHI, Verso una concezione integratadella psicologia scientifica: l’approccio psicobiologicoe l’ipnosi terapeutica • SILVANO FAYENZ, Possibilitàdell’applicazione della ipnosi in endoscopia digestiva.

vol. V, n. 2-3, dicembre 1992VITTORIO GRECCHI, Lo Stato-Relazione come sintoniapsichica e sincronicità EEG • FABIO FERRARI, L’impro-babile dialogo di Sisifo e Prometeo.

vol. VI , n. 1-2, settembre 1993GUALTIERO GUANTIERI - ANDREA ANGELOZZI, Ipnosiun fondamento e una prospettiva • Studi dell’istitutosull’ipnosi in psicoterapia e medicina psicosomatica •Attività dell’ istituto e principali eventi correlati 1965-1992.

Pratica psicomotoriaEducazione - Rieducazione - Terapia

direttore resp.: Alessandro Russellocomitato scientifico consultivo: B. Aucouturier, G.Benincasa, G. Boccardi, F. Bianchi, A. Canevaro, L.Crasti, I. Darrault, A. Denner, A. Fabbrini, L. Fasce, G.Levi, M. Groppo, S. Masini, C. Morosini, G. Petter, P.Pfanner, A. Racalbuto, F. Simeti, R. Vianelloperiodicità: quadrimestraleeditore: Cisfer Edizioni, Padovasede della redazione: c/o C.I.S.F.E.R. - via Locatelli, 3 -35123 Padova - tel 049/8751291

a. VIII , n. 1, fasc. 19, gennaio-aprile 1992GIULIO GOBBATO, Il bambino da zero a tre anni: il suodirsi attraverso i vari linguaggi • MAURO ZACCARIA,Iperestesia corporea e sviluppo del potenziale di cre-scita del bambino • BERTHE REHAHLA-EIDELMAN, Lacollocazione del bilancio psicomotorio in psichiatriainfantile • ROBERTO CARLO RUSSO, Insufficiente inibi-zione motoria: prospettive per il riconoscimento di unasindrome • FEDERICO POSTERARO - GABRIELE MASI -SERGIO SERRINI, L’Educatore-terapista come partnersimbolico: un’esperienza in una Unità Operativa diRiabilitazione Neuropsichiatrica • LORI MARTELLIANNOVAZZI , Notizie anamnestiche e reazione contro-

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transferale nella decodifica della simbologia del movi-mento nel bambino con gravi disturbi relazionali • L. DIGIACOMO - S. ROCCO - P. CAMAGNA, Aggressività e co-municazione in un gruppo di handicappati psichici:un’esperienza di terapia psicomotoria.

a. VIII , n. 2-3, fasc. 20-21, maggio-dicembre 1992BERNARD AUCOUTURIER, Congresso di Barcellona -marzo ’92 • GENEVIEVE HAAG, Riflessioni su alcunicollegamenti psico-tonici e psicomotori nel primo annodi vita • O. MOYANO, Dal corpo al contenente psichico• GIULIO GOBBATO, Motricità, affettività e dimensionecognitiva nell’espressione psicosomatica del bambino• ROBERTO CARLO RUSSO, Disarmonia evolutiva dascarso Sè • IVAN DARRAULT , La prevenzione a scuola:dalle parole all’azione • FEDE SARTORIS CHICCO, Inte-grazione del bambino Down attraverso l’interventopsicomotorio • GIOVANNI B. CAMERINI, La psico-motricità tra scienza e fede: il peso degli elementiclinici • Formazione di un terapista della psicomotricitào pateracchio formativo di tecniche disparate?

a. IX , n. 1, fasc. 22, gennaio-aprile 1993EMMI PIKLER, L’importanza del movimento nello svi-luppo della persona • GIULIO GOBBATO, Analisi del“setting” di presa in carico rieducativo-terapeutica •SONIA COMPOSTELLA, La Pratica Psicomotoriaeducativa e preventiva nella scuola dell’infanzia •LAILA CERVIGNI - IMMACOLATA ORTECA , L’aggressivi-tà secondo l’ottica cognitivo-comportamentale: unapporto teorico.

a. IX , n. 2, fasc. 23, maggio-agosto 1993O. MOYANO, La relazione psicomotoria • MARTARABADAN - OLGA VICENTE, Il bambino destrutturato ela psicomotricità in una scuola di educazione speciale• GENEVIEVE HAAG, Identificazioni intracorporee ecapacità di separazione • GIULIO GOBBATO, Analisicritica dell’esame psicomotorio • GABRIELE BORSETTI- AURELI OMBRETTA, La Pratica Psicomotoria neltrattamento di quadri disadattivi scolastici epsicopatologici con particolare riferimento alla sin-drome dissociativa.

a. IX , n. 3, fasc. 24, settembre-dicembre 1993GIULIO GOBBATO, Ballando con i lupi, alla ricerca diuna legge che c’è già • GIOVANNI B. CAMERINI, Patolo-gia della conoscenza e conoscenza della patologia •IVAN DARRAULT , Dalla semeiotica del racconto allasemioterapia • ROBERTO CARLO RUSSO, La viariabilitàdella dimensione spazio-temporale in terapiapsicomotoria • ANTONELLA OLIVO - VITTORIO SCARDA- LAURA TADDEI, Interdisciplinarietà: “Lo strano casodel dr. Jekyll e mr. Hyde” • SONIA COMPOSTELLA,Principi fondamentali della competenza tecnica del-l’operatore.

Psichiatria generalee dell’età evolutiva

direttore resp.: Giovanni Gozzetticomitato di redazione: A. Balestrieri, F. Barison, G.P.Braga, G. Caparrotta, G. Carucci, E. Cattonaro, S. DelMonaco-Carucci, D. De Martis, G. D’Errico, G. DiMarco, F. Fasolo, G.P. Guaraldi, E. Massa, L.Massignan, A. Mosconi, E. Novello, L. Pavan, P.Santonastaso, P.E. Turci, D. Zamparoperiodicità: trimestraleeditore: La Garangola, Padovasede della redazione: c/o La Garangola - via Montona,4 - 35137 Padova - tel. 049/8750550

vol. 29, fasc. 4, 1991DE SALVIA D. - AMODEO S., La programmazione deiServizi Psichiatrici attraverso l’uso di sistemi informa-tivi cumulativi di popolazione • DE LEO D. - CAPODIECIS. - BALESTRIERI R. - VILLA A. - GAGLIARDI A., Fattori dipersonalità in gemelli monozigoti e dizigoti: indaginecomparativa • MAGGINI C. - DALLE LUCHE R., Spleen e

melanconia • CAPPELLARI L. - CALLEGARO M., Sul con-cetto di Wahnstimmung: alcune riflessioni cliniche •ROVERONI P., Sul concetto di Praecoxgefühl • BARISONF. - SEGALLA P., Demenze reversibili • CONTARELLO E.- DEL MONACO CARUCCI S. - MEGA CACCIAVILLANI C. -MORSUT A. - POSSAMAI A. - PRADETTO A.M., Lo sguardodel bambino autistico • PERONE R. - CAPPELLINI R.,Studio sulla personalità del cardiopatico. L’utiliz-zazzione dell’ipnosi nell’ambito della riabilitazionecardiologica • POLACCO M. - CONDINI A., La crisipreadolescenziale tra patologia neurologica e disturbirelazionali • ZAMPARO D., L’inconscio come insiemiinfiniti. Un’epistemologia bi-logica • PERNA E. - ONANOR., La Psichiatria e il mito irrinunciabile della caverna• CAMINITI E. - GENTINETTA A. - HOST P. - PIANAROSA L.- SPADAROTTO L., Appunti sul Convegno C.O.I.R.A.G.degli allievi del II anno APRAGI.

vol. 30, fasc. 1, 1992PERUZZI P., Giochi relazionali nelle istituzioni: un ten-tativo di analisi sistemica • MOSCONI A. - MIOLA C.,Presupposti sistemici per la strutturazione e il funzio-namento clinico di un Servizio di Riabilitazione Psi-chiatrica all’interno dell’ULSS 21 di Padova •CASTELLANI A. - DE MARIA L. - MOSCONI A. - ZAGO E.,Anoressia e trattamento familiare sistemico • ZAGO E.- ALGERI A.M., Ancora una domanda sull’anoressia •GONZO M. - MOSCONI A., Elaborazione di uno schema diintervista secondo l’ottica sistemica per le coppie condisfunzioni relative alla sfera sessuale • CASAGRANDEI. - MUSCOGIURI E. - STIVANELLO A., Tossicodipendenzae Servizi: l’integrazione come possibilità • MOSCONI A.

trattamento istituzionale delle psicosi • GENTILE B., Irisvolti e le riflessioni di una difficile persa in caricoistituzionale in un luogo non psichiatrico • DALLAPORTAA., La presa in carico di un reparto psichiatrico dilungodegenza • FASOLO F., La fine della presa in carico• BOCCANEGRA L., La ripetizione traumatica: un pro-blema di indicazione per la “presa in carico” nellestrutture intermedie • VIDAL J.P., Sulla richiesta diintervento “analitico” in istituzione come “presa incarico” delle difficoltà dell’équipe.

vol. 30, fasc. 3, 1992CARGNELLO D., Analisi della presenza come locuzioneitaliana equivalente al termine composto tedescoDaseinsanalyse • SENINI G. - CRIPPA N. - CHIESA S., Ilconcetto di “depressione atipica” tra passato e presen-te • CAPPELLARI L., Psicoterapia e psichiatria territo-riale • BANDINELLI M.C. - PASQUALI M. - PURPURA M. -ROMANO F., Individuo e famiglia nel ricovero in S.P.D.C.• RAMACCIOTTI F., Donne in cerca di guai: storia diCarla, Barbara e Giada • COLOMBO G. - BERTIN I.,Psicoterapia e teatro: quale relazione? • VALENTE E. -RUTIGLIANO R. - RUFFINO C. - GAY L. - GASCA G.,Musicoterapia: tecniche di conduzione • CANDOTTI E. -FINOCCHIARO P. - MENEGHETTI L., Tecniche attive eterapia psicomotoria in una struttura psichiatrica in-termedia • CAPPELLARI L. - MENEGHETTI L., L’uso dellaCarbamapezina in Psichiatria • RICCI G.P. - CIBIN M. -DITADI A. - GOZZETTI G., Disturbi narcisistici in pazienticon uso di oppioidi: una esperienza terapeutica digruppo • MASSA E., Deformità e narcisismo.

vol. 30, fasc. 4, 1992FAVARO A. - PIERRI M. - SANTONASTASO P. - FERRONATOL., L’obesità come sintomo nella relazione madre-bambino • MARINELLI P. - MENARINI R. - PONTALTI C. -TARANTO C., Trattamento multimodale ed anoressiamentale • RUPOLO G. - DE BERTOLINI C. - BALDO M. -RAMPAZZO M. - SARTOR C. - SABBADIN E., La consulenzapsichiatrica in ospedale generale a 10 anni dalla leggedi riforma • RUTIGLIANO R. - MORO P. - GASCA G. -SCATEGNI W., Evoluzione di un caso “borderline” nellopsicodramma analitico • ROCCO P.L. - D’ELIA G., Psico-terapia cognitiva della depressione • MOSCONI A. -TIRELLI M., Interazioni familiari e malattia neoplastica• CAPANI A., Due mappe per esplorare il territoriopsichiatrico.

vol. 31, fasc. 1, 1993Numero monografico su Il disturbo schizofrenico diintenzionalità e la sindrome di apatia. Il pensiero di Ch.Mundt, a cura di Ferdinando Barison.BARISON F., Introduzione • RESNIK S., Indefference andapathy • BORGNA E., L’apatia schizofrenica nei suoisignificati e nei suoi problemi • CORTESE M., L’apatiaschizofrenica: alcune osservazioni attraverso un pic-colo gruppo terapeutico • DALLE LUCHE R. - MAGGINI C.,Appunti per una psicopatologia della noia e dell’apa-tia • FAVA S., Qualche considerazione su: noia, apatiae sindrome del Burn-Out • DURANO F., Baleni delirantinel paesaggio apatico • DURANO F., Ricchezza latentenel Rorschach di pazienti schizofrenici apatici •PATARNELLO L., Appunti sul tema della schizofrenia (inmargine al problema della sindrome apatica nellaschizofrenia) • TAMBURINI R. - SBRACCIA F. - ZANE P. -CIELO M., L’ INSKA: guida alla ricerca dell’intenzionalitànella schizofrenia cronica • SBRACCIA F. - TAMBURINI R.- CIELO M. - ZANE P., Interpretazione dell’INSKA •TAMBURINI R. - SBRACCIA F. - ZANE P. - CIELO M., Laperseverazione nei Rorschach degli schizofrenici apa-tici • BARISON F., Schizofrenia: Andres e apatia.

vol. 31, fasc. 2, 1993BALLERINI A. , Dottrine psichiatriche ed organizzazio-ne dei servizi • CORTESE M. - FASOLO F. - SILVESTRI A., Lapsicoterapia di gruppo nell’anoressia mentale e nellabulimia nervosa: rassegna bibliografica con qualche“spuntino” orientativo • CAPPELLARI L. CALLEGAROM., Sul concetto di perplessità (Ratlosigkeit) • GENTILEB., Un caso di sindrome di Cotard • CECCHINATO V. -DALLA PORTA A., La casa di salute; una integrazionepossibile? • AMODEO S. - PANCHERI A. - SALVO P., Il

- PILI M.P. - VERZOLATTO N., Coniugazione di due realtà:cibernetica dell’io e trattamento multifamiliaredell’alcolismo nei C.A.T. • MOSCONI A. - STIVANELLO A.- FORZA G. - PAVANELLO N., Ottica sistemica e interven-to sul minore • CASTOLDI I. - MAGGI L., Richiesta appa-rente e richiesta sotterranea: quando la simmetria dicoppia arriva al Telefono Azzurro • SPALIVIERO T. -SORGATO R. - MOSCONI A., Un modello di intervista perla selezione e preparazione delle coppie aspirantiall’adozione • GONZO M. - MOSCONI A., Il corpo interapia • ALGERI A.M. - ASSAB A. - BACCARO M.F. - FABRISN. - NORSA A. - ZANTEDESCHI P., L’identità nella teoriae nella pratica sistemica • DE FACCIO L. - MOSCONI A.,Ipotesi per una rilettura sistemica della psicologiaanalitica • MOSCONI A., Ulteriori considerazioni sullacostruzione del setting in terapia familiare sistemica:una traccia per la curiosità terapeutica • MOSCONI A.,Livelli e strategie della conversazione terapeutica:alcune considerazioni generali • PERUZZI P., Alcuneconsiderazioni sulle emozioni in terapia familiare.

vol. 30, fasc. 2, 1992Numero monografico su La presa in carico, a cura diSergio Fava.FAVA S., Dualità e molteplicità nella presa in carico •CESARO D., Relazione interpersonale, gruppalità inter-na e presa in carico: osservazioni attraverso un model-lo gruppoanalitico • LEVIS E., La presa in carico: “Ilbambino non parla” • BUCCI P. - PIPERNO R., La faseiniziale del “prendersi cura” • FERRO A. - MAZZONI N.- MENNELLA S., Il mito delle strutture intermedie •FERRO A.M. - SOLDI G., La presa in carico tra domandae servizio • NOSÉ F., La presa in carico come “messa inscena”: una riflessione su teatro, teatralità e scena nel

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Dipartimento di Psichiatria di Portogruaro di fronteall’urgenza psichiatrica • DORI M.A., Analisi dell’utenzadei servizi psichiatrici dell’ULSS n. 8 di Vicenza •ROMANO P., Il dipartimento di salute mentale e la suaombra: “Il residuo manicomiale” • VALENTE E. -RUTIGLIANO R. - RUFFINO C. - GAY L. - GASCA G.,Musicoterapia: casi clinici • TERPOLLINI P., I disturbidel carattere: alcune riflessioni sulla classificazione ela diagnosi nell’opera di P.L. Giovacchini • BIANCHING.L. - VALLERINI A. - SCIRÈ L. - COLAFELICE M., Il simbolocome struttura: considerazioni • BIANCHIN G.L. -VALLERINI A. - SCIRÈ L. - COLAFELICE M., Sintomopsicosomatico e deficit di simbolizzazzione: un’ipotesitopica per la funzione simbolica • DI MARCO G. - FICCOF. - VIVALDELLI G. , Appunti sul Centro TerapeuticoDiurno • MASSA E., Avicenna. Psichiatria d’altri tempi• GASCA G., Alcune considerazioni in margine all’arti-colo di F. Fasolo: “Aggiornamenti in psicoterapia:una prospettiva etica ed empirica”.

vol. 31, fasc. 3, 1993FASOLO F., Sulla vischiosità istituzionale • WELLDONE.V., Le perversioni sessuali nell’uomo e nella donna eil loro trattamento • WELLDON E.V., Prospettive stori-che sulla psicoterapia forense • SILVESTRO A. - ZORZANL.R., Sentimenti di perdita ed affettività nella gelosiapatologica • GENTILE B., La patologia psichiatricacorrelata alla maternità: la casistica dei ricoveri pres-so il Servizio Psichiatrico di Camposampiero in unarco di 10 anni • VALENTE E. - RUTIGLIANO R. - RUFFINOC. - GAY L. - GASCA G., Musicoterapia: il valoreterapeutico della musica • ROCHESE M. - LIS A. - ROMA-NO M. - OLIVOTTO C., L’adolescente e il pericolo: unostudio esplorativo mediante il colloquio • TEMPESTA E.- DI GIANNANTONIO M. - PERSICO A.M. - FACCENDA A.,CASALEGNO P. - MATTIONI T., Aspetti psicologico-dina-mici delle farmacodipendenze • RAGUSA T. - MOSCONIA., Le figure retoriche negli interventi sistemici: ilgioco delle maschere • ROSSI M., Socrate: un gusto perla morte • GENTINETTA A. - PIANAROSA L., Appunti sullagiornata con E. Welldon • FALONE M. - GENTINETTA A.- MUSSATTI F. - PIANAROSA L. - SPADAROTTO L., Notazio-ni sul dibattito inaugurale della Accademia permanen-te sul sogno • FASOLO F., Poesie e psichiatria.

vol. 31, 1993, SupplementoNumero speciale in occasione del 30° della rivista.GOZZETTI G., Introduzione • BARISON F., Il manierismoschizofrenico • CARGNELLO D., Il concetto di autismonell’opera di Ludwig Binswanger • FASOLO F., Il curan-te ingrato. Ovvero: la vecchia storia dei gruppisocioterapici.

Psyche nuova

Rassegna di psicoterapia umanistico esistenziale; dipsicoterapia autogena e psicoterapie brevi. Organoufficiale del C.I.S.S.P.A.T.direttore resp.: Marilla Maluganicomitato scientifico: F. Brancaleone, R.L. Carrozzini,N. Del Longo, S. Merra, W. Nicoli, M. Primoperiodicità: quadrimestraleeditore: C.I.S.S.P.A.T.sede della redazione: c/o C.I.S.S.P.A.T. - Piazza DeGasperi, 41 - 35131 Padova - tel. 049/650861

a. XI , n.s., n. 3-4, settembre-dicembre 1991Numero unico in onore del Prof. Dott. Franco Granone.L. PERESSON, Editoriale • FRANCO GRANONE: Lo statodi coscienza in ipnosi (1961) • Rapporti fra memoria estati di coscienza alla luce dell’ipnosi (1965) • L’ipno-tismo nella cura delle psiconevrosi (1966) • L’impor-tanza dei rapporti psico-somatici in terapia ipnotica(1967) • L’ipnositerapia nel divezzamento deglialcoolisti (1967) • Condizionamenti e decondiziona-menti in ipnosi (1969) • Le tossicomanie e la loro curacon l’ipnosi (1971) • Parapsicologia e ipnosi (1972) •Ipnositerapia in fobica, alcool-farmaco dipendente,con spiccate anomalie erotiche (1980) • Regressione dietà e rivivificazione in ipnosi (1980) • L’ipnositerapia

in geriatria (1982) • Cosa è l’ipnosi, ecc... (1986) •L’ipnosi nel trattamento della depressione (1988) •L’ipnosi in sessuologia (1988) • Elenco delle pubblica-zioni del prof. Franco Granone.

a. XII , n.s., n. 1, gennaio-aprile 1992Alla cara memoria del Prof. Peresson.SCRITTI DI: M. Malugani - M. Baldassarre - A. Bellan -F. Boscaino - F. Brancaleone - G. Buffardi - B. Callieri- R.L. Carrozzini - S. Cassella - V.E. Frankl - P. Garbuio- P. Giordano - F. Granone - L. Masi - G. Mosconi - P.Nonis - A. Peluso - A. Petiziol - M.G. Possamai - E.Puttini - P.E. Sifneos - H. Wallnöfer • P.E. SIFNEOS,Affetto, conflitto emotivo, e deficit: una panoramica.

a. XII , n.s., n. 2-3, maggio-dicembre 1992Numero unico in memoria del Prof. Luigi Peresson.M. MALUGANI , Editoriale • R.L. CARROZZINI, Lettera deldirettivo • M. MALUGANI , Inaugurazione del Convegno• A. PETIZIOL, Commemorazione del Prof. Luigi Peresson• B. CALLIERI, Prolusione ufficiale al Convegno • S.FIUME, In memoria di Luigi Peresson: appunti sullapsicopatolgia • M. MALUGANI , Il concetto di “persona”nell’opera e nella pratica di Luigi Peresson • P. PRINI,Psichiatria e filosofia verso il metamaterialismo • L.ALLORO, Il colore “malato” • A. BELLAN, Pensiero ope-rativo e immagine mentale nel malato ipocondriaco • F.BRANCALEONE, Logoterapia e terapia autogena inLuigi Peresson • R.L. CARROZZINI, In ricordo di Peresson• N. DEL LONGO, Immagini, simboli e realtà in psico-terapia • W. NICOLI, “Una voce si è spenta” • A. ORSE-NIGO, Il silenzio del maestro • G. PIETRI - G.R. PIETRI, Lascoperta del significato del lavoro come strumento diigiene psichica • M. PRIMO CARROZZINI, Il ruolo delterapeuta nelle psicoterapie brevi • E. PUTTINI, Aspettipedagogici in psicoterapia • M. SCALI, L’importanzadella psicopatologia nella pratica psicoterapeutica • F.ZATINI , Immagine ed interpretazione analitico-assi-stenziale nel T.A. superiore.

a. XIII , n.s., n. 1, gennaio-aprile 1993M. MALUGANI , Editoriale • G. BUFFARDI, Redazionale •B. CALLIERI, Il sacro e l’immaginario. Aspettiantropofenomenologici • H. WALLNÖFER, Trainingautogeno come psicoterapia • F. BRANCALEONE, Status• G. DE MORI (a cura di), Le diverse modalità di approc-cio all’anoressia mentale: un intervento di psicotera-pia breve • G. BUFFARDI (a cura di), Aristotele, parvanaturalia.

a. XIII , n.s., n. 2, maggio-agosto 1993M. MALUGANI , Editoriale • G. BUFFARDI, Redazionale •A. GALLEGO, L’immagine mentale nel training autogeno• B. CALLIERI, Fenomenologia dell’attesa • F. PENZO,Psicoterapia breve e test della figura umana • G.BOLZONELLA, Il trattamento dell’enuresi notturna inetà evolutiva • E. CONTIN, Uso dell’immagine mentalenell’anziano istituzionalizzato • G. BUFFARDI, L’opi-nione in tema di musicoterapia • G. GALLO, Lettura diun protocollo di Lüscher in un caso di eroinomania • G.BUFFARDI (a cura di), Galileo Galilei. Dialogo sopra idue massimi sistemi del mondo.

a. XIII , n.s., n. 3, settembre-dicembre 1993M. MALUGANI , Editoriale • G. BUFFARDI, Redazionale •B. LUBAN-PLOZZA, Perché ridiamo? • M. LÜSCHER,Fondamenti di psicologia funzionale • N. DEL LONGO,Analisi didattica e supervisione: il fenomeno del con-

tro-tranfert in psicoterapia • A. FRIGIOLA, L’analisiesistenziale e la logoterapia come decondizionamentodai modelli indotti dalla pubblicità • F. DE LUCIA,Considerazioni su un’esperienza di musicoterapia im-maginativa in un gruppo di psicotici • A. CASADIO,Applicabilità dell’allenamento al T.A. in pazientitossicomanici • R. CAVALIERE, Cognizioni ed emozioninella terapia a doppio binario • F. PENZO - G. FORCIERI,Aids: aspetti psicosessuologici e della personalità neisoggetti tossicodipendenti • F. BARBINA, Depressione eipnosi: il caso Maria C. • B. LUBAN-PLOZZA, Per laterza età: la creatività è la via maestra • G. BUFFARDI (acura di), E. Minkowski. Trattato di psicopatologia.

Quaderni di Psicoterapia

Rivista del “Centro Regionale Specializzato in Psicote-rapia Medica”direttori: Luigi Pavan, Paolo Santonastaso, Diego DeLeoeditore: La Garangola, Padova - Kendall Press Divisionsede della redazione: Istituto di Clinica Psichiatrica,Via Giustiniani, 2 - 35128 Padova - tel. 049/8213830

vol. n. 1, 1990La formazione in Psicoterapia, Atti della prima giorna-ta di studio sulla formazione in psicoterapia organizza-ta dal Centro Regionale Specializzato di PsicoterapiaMedica (Padova, 25 febbraio 1989), a cura di PaoloSantonastaso.LUIGI PAVAN, Presentazione del Centro Regionale Spe-cializzato di Psicoterapia Medica • DARIO DE MARTIS,Principi generali e problemi di formazione in Psicote-rapia • ROBERTO SPEZIALE-BAGLIACCA, Un metodopersonale di formazione universitaria alla percezionepsicoanalitica delle dinamiche interrelazionali • AL-BERTO SCHÖN, Supervisione di casi in gruppi istituzio-nali • PAOLO SANTONASTASO - MARIA PIERRI, Alcuniaspetti della formazione alla psicoterapia in un servi-zio pubblico • PAOLO SANTONASTASO - ENRICO MANGINI- SERENA VERNIER - ALESSANDRA SALA - MICHELA PAN-TANO - GERARDO FAVARETTO, Indagine preliminaresull’esercizio della Psicoterapia nei Servizi psichiatri-ci della Regione Veneto.

vol. n. 2, 1991Adolescenza e suicidio. Aspetti clinici e psicoterapici,Atti del meeting internazionale organizzato dal CentroRegionale Specializzato di Psicoterapia Medica e dal-l’Associazione Italiana per lo Studio e la Prevenzionedel Suicidio (Padova, 11 novembre 1989), a cura diDiego De Leo e Paolo Santonastaso.A. BRACCONIER, I tentativi di suicidio • P. JEAMMET, Iltentativo di suicidio nell’adolescente. Desiderio dimorte o volontà d’affermazione? • P. SANTONASTASO -M. PANTANO, Il problema del suicidio nei disturbi dellacondotta alimentare • A. CONDINI - F. VIERO, Rischiointrapsichico e rischio relazionale nel tentativo disuicidio di un gruppo di preadolescenti • J. MODESTIN,Problemi di transfert e controtransfert con pazientisuicidari • A. RACALBUTO, Al di là della morte psichica:la rigenerazione controtransferale • D. DE LEO, Consi-derazioni conclusive.

vol. n. 3, 1992Genitori reali, genitori immaginari nella relazioneterapeutica, Atti della giornata di studio, a cura diMaria Pierri.M. PIERRI, Introduzione alla giornata • V. BONAMINIO -T.J. CARRATELLI - A. GIANNOTTI, Realtà della relazionee fantasie sulla relazione: l’enigma del rapporto geni-tori figli alla luce del trattamento psicoanalitico • S.CORBELLA, L’alternarsi dei ruoli parentali nella tera-pia di gruppo • M. PIERRI, Sogni dei genitori e realtà deifigli: il lavoro psicoterapeutico con i familiari deipazienti psicotici • S.A. RUSSO - M. ZUCCHETTO - C.POLONIATO - G. COPPOLA - F. LAPIS, Equipe reale, equipeimmaginaria nella relazione con una famiglia psicotica• I. BERTIN - M. BERTO - M. PIERRI, Teatro degli affetti escena familiare • A. FAVARO - F. TURCO - C. SCOLARO - M.

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PIERRI, I sintomi schizofrenici nella relazione genitori-figli: progetti di cura fra psicoterapia e riabilitazione.

vol. n. 4, 1992L’intervento psicoterapico nelle situazioni di crisi, Attidella giornata di studio organizzata dal Centro Regio-nale Specializzato di Psicoterapia Medica (Padova, 29giugno 1991), a cura di Luigi Pavan e Davide Banon.L. PAVAN, Considerazioni introduttive • A. ANDREOLI,Intervento di crisi: un altro sguardo sui disturbi psi-chiatrici acuti ed il loro trattamento • P. ROVERONI,Considerazioni psicopatologiche sul concetto di crisi •L. PAVAN, Crisi emozionale ed eventi della vita • D.BANON, Tecnica per l’intervento di crisi come Psicote-rapia breve di sostegno.

vol. n. 5, 1993Le psicoterapie dinamiche brevi, Atti della giornata distudio organizzata dal Centro Regionale Specializzatodi Psicoterapia Medica, Clinica Psichiatrica, Universi-tà di Padova (Padova, 16 maggio 1992), acura di EnricoMangini e Luigi Pavan.LUIGI PAVAN, Considerazioni introduttive • MARIOMORPURGO, Focalità, attività e psicoterapia breve •EMANUELE BONASIA, Il tempo della psicoterapia e lapsicoterapia del tempo • ENRICO MANGINI, Centralitàdella “separazione” nella psicoterapia brevepsicoanalitica • LUIGI PAVAN, Indicazioni e limiti dellapsicoterapia breve • LUIGI PAVAN, I “sopravvissuti” alsuicidio di un famigliare. Un caso clinico • ENRICOMANGINI , Un’amenorrea curata con una psicoterapiabreve centrata sulla separazione • ENRICO MANGINI -TIZIANA BERTOLDIN, Psicoterapia breve di un pazienteagorafobico con somatizzazioni • TIZIANA BERTOLDIN- ENRICO MANGINI, Aspetti positivi e difficoltà nellapsicoterapia breve del paziente con disturbo di perso-nalità di tipo narcisistico.

Rassegna di pedagogiaPädagogische Umschau

direttore: Giuseppe Flores d’Arcaiscomitato scientifico: Theodor Ballauf, Sergio Baratto,Anna Maria Bernardinis, Franco Bertoldi, WinfriedBöhm, Joachim Calleja, Giovanni Cattanei, José OrtegaEsteban, José Luis García Garrido, Mauro Laeng,Francisca Martín Molero, Clemens Menze, LuisaSantelli, Michel Soëtard, Aurelio Valeriani, CaludioVolpi, Herbert Zdarzilperiodocità: trimestraleeditore: Giardini, Agnano Pisano (PI)sede della redazione: c/o prof. G. Flores d’Arcais - ViaSperoni, 43 - 35139 Padova

a. XLVIII , n. 3-4, luglio-dicembre 1990G. FLORES d’ARCAIS, Intermezzo personalistico quasiautobiografico • F. ADAMSKI, Per un concetto integraledella cultura • B. ZINDZIUTES-MICHELINI, Tradizionidel passato e tendenze di oggi nella grafica lituana • K.PRZECLAWSKI, Implications culturelles et éducativesdu tourisme des jeunes • J. HÉBRARD, Evolution récentedes recherches sur l’alphabétisation scolaire en France(1970 - 1990) • E. de LA POTTERIE, La convention sur lesdroits de l’enfant • G. HUMBERT, Les images littérairesde l’allemand et des Allemagnes dans la littérature dejeunesse en France depuis 1945 • R. ZANZARRI, Dhuoda:

l’educazione del “signore” feudale nella Francia delIX secolo • K. ABLEWICZ, Die Anwesenheit des Leidensim Leben des Kindes. Eine Analyse mit der Anknüpfungan die Schriften von Janusz Korczak • T. ALECKSANDER,Volkshochschulen in Polen • C. BIASIN, “Le avventuredi un burattino” sullo schermo e sulla scena • F. LUCHI,Apologia delle “riduzioni” • S. MARX, Letteratura gio-vanile in evoluzione.

a. XLIX , n. 1, gennaio-marzo 1991E. COLICCHI LAPRESA, Note su videocultura e teoriadell’educazione • G. FLORES d’ARCAIS, Meditazionian-tropopedagogiche • G. HENNER, Das Gegensatzden-ken Romano Guardinis und seine Konsequenzen fürdie Pädagogik • F. CAMBI, Mezzogiorno e pedagogiauniversitaria (1945-1960) • G. FLORES d’ARCAIS, Seianni di governo della scuola • Gli ottanta anni di Th.Ballauff.

a. XLIX , n. 2-3, aprile-settembre 1991G. FLORES d’ARCAIS, Prolegomeni ad una teoriapersonalistica della educazione • F. BERTOLDI, La pro-grammazione educativa e didattica: un’analisi secon-do la teoria dei sistemi • J. LA MOTHE, Peregrinations dudiscours de l’oeil • G. FLORES d’ARCAIS, Facoltà dimagistero: morte o trasfigurazione? • C. BIASIN, “Leg-gere come autentico universale”: estetica edermeneutica in Paul Valéry e Hans Gadamer • F.CAMBI, La critica collodiana negli anni ottanta • S.ANNIBALETTO, Disney vs Collodi • C. BIASIN, Problemidi ermeneutica oggi.

a. XLIX , n. 4, ottobre-dicembre 1991W. BÖHM, “Bildung” come concetto fondamentale del-la pedagogia tedesca • G. FLORES d’ARCAIS, Due saggiper l’educazione della persona • R. FRASCA, Materialiper uno studio sull’educazione tecnico-scientifica edartigianale a Roma.

a. L, n. 1, gennaio-marzo 1992E. COLICCHI LAPRESA, Razionalità della persona e teo-ria dell’educazione • P. MALAVASI, L’in-pegno eticoper una pedagogia critica d’orientamento fenome-nologico-ermeneutico • G. FLORES d’ARCAIS, Naturalitàe storicità dei “diritti umani” • P. MARTON, Une pé-dagogie des images adaptée et efficace • C. D’ALESSAN-DRO, Radicalismo, irrazionalismo, immoralismo in edu-cazione. Schopenhauer, Nietzsche e Heidegger trafilosofia e teoria pedagogica.

a. L, n. 2-3-4, aprile dicembre 1992G. FLORES d’ARCAIS, Cinquanta anni di pedagogia • C.UNDURRAGA - C. MARIN, Tendencias de la investigació,educational en América Latina • M.G. PEREGRINO,Primórdios da pesquisa educacional no Brasil, com enfaseno Nordeste, especialmente em Pernambuco • K. RYDL,Pedagogical sciences in Czechoslovakia in 1950-1991 • M.SÖETARD, Cinquante années de pédagogie en France(1944-1994) • W. BÖHM, La pedagogia tedesca. Unaretrospettiva su 50 anni della sua storia • M. LAENG, Gliultimi trent’anni di un secolo di pedagogia italiana • J.HELLWIG, Die bildungspolitischer enwicklung in Polennach dem II. Weltkrieg (1944-1991) • A. LEGRANDRICHARDS, Technology, democracy and the americandream in education • La rassegna del decennio 1983-1992.

Rivista di psicologia

direttore resp.: Mario Quarantacomitato di direzione: Paolo Bozzi, Mauro Ceruti,Marcello Cesa-Bianchi, Nino Dazzi, GiuseppeMucciarelli, Giovanni Bruno Vicarioperiodicità: quadrimestraleeditore: Il Poligrafo, Padovasede della redazione: c/o Il Poligrafo - Via Turazza, 19- 35128 Padova - tel. 049/776986

n.s., a. LXXVI , n. 1-2, gennaio-agosto 1991MARIO ZANFORLIN, Psiconomia • GIOVANNI BRUNOVICARIO, L’ipotesi della costanza in psicologia • PAO-

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LO BOZZI, Considerazioni inattuali sul rapporto “io-non io” • LILIANA ALBERTAZZI , Il presente psichico traanalisi concettuale e laboratorio: Franz Brentano eRenata Calabresi • CLAUDIO ROBAZZA, Caratteristichedell’apprendimento di sequenze di movimenti semplici• PAOLO BOZZI, Sull’epistemologia che sta alla basedella “teoria dei colori” di Goethe • GIANNI SPIZZO,Per una difesa del senso comune • LORENZO MAGNANI,Modelli epistemologici del sapere psicoanalitico •MARIA TERESA GUASTI - NATALE STUCCHI (a cura di),Vittorio Benussi, Psicologia della percezione inade-guata • MARIO QUARANTA (a cura di), Elenco deicorrispondenti di Giulio Cesare Ferrari • CARLO UMIL-TÀ, L’importanza del livello di analisi: commento aUttal.

n.s., a. LXXVI , n. 3, settembre-dicembre 1991NINO DAZZI, Editoriale • ANTONIO GODINO, La diagno-si di personalità fra modelli teorici ed esamepsicometrico • GIORGIO VALLORTIGARA, Con gli occhidi un pulcino. Congetture su origine, natura e funzionedella specializzazione emisferica • WALTER FORNASA -PIETRO BARBETTA, La legge di Weber nell’interpreta-zione problematica di Piaget • EMILIO GATTICO, Ilruolo dell’astrazione pseudo-empirica • GIULIANAGIOVANELLI , Ritmi biologici, percezione del linguag-gio e identità • MARIA SINATRA, La psicologia dellevisioni del mondo di Karl Jaspers • LINO ROSSI, ScipioSighele e le origini della psicologia sociale in Italia •ANNA M. ARDINGHI CUSTO - SIMONETTA GORI SAVELLINI(a cura di), Enzo Bonaventura, Spazio e tempo: unabibliografia • MARIO QUARANTA (a cura di), GiuseppeRensi e la “Rivista di psicologia” • ELENA ZAMBIANCHI(a cura di), L’illusione di Zöllner.

n.s., a. LXXVII , n. 1, gennaio-aprile 1992GIOVANNI BRUNO VICARIO, Osservazioni sperimentalisulla percezione di stimoli visivi molto brevi presentatiin overprinting • PIO ENRICO RICCI-BITTI - ROBERTOCATERINA, Elementi di cambiamento nell’esperienzatemporale di adolescenti e giovani • PAOLO BOZZI,Alexius von Meinong: attualità ed errori fecondi di unadistinzione tra ordine inferiore e ordine superiore deglioggetti • STEFANO POGGI, Memoria ed evoluzione orga-nica nella concezione di Gabriele Buccola • MARINAMASSIMI, Il contributo di Ugo Pizzoli alla psicologiasperimentale in Brasile • UGO PIZZOLI, Relatorio docurso de cultura pedagogica • CLEMENTE QUAGLIO, Oraciocinio nas creanças • ENRICO DE MICHELIS - UGOPIZZOLI, Regole pratiche per l’esame psicologico delbambino • LIVIO C. PICCININI, Sistemi, scatole nere eintelligenza artificiale.

n.s., a. LXXVII , n. 2-3, maggio-dicembre 1992CARLO SEMENZA, Fondamenti e problemi dellaneuropsicologia cognitivista • LILIANA ALBERTAZZI , Ilvalore come qualità figurale. Per un approccioempirico-percettivo al problema del valore •ERMINIELDA MAINARDI PERON - MARIA ROSA BARONI -VALENTINA D’URSO, Effetti delle emozioni sulla testi-monianza: un contributo sperimentale • MARIACASTELLAZZO, È presente la coscienza nelle specieanimali non umane? Il contributo degli studi sull’uso diarnesi e sulle immagini di ricerca • LUISELLA BATTA-GLIA, Bioetica e argomentazione • MAURO ANTONELLI,Coscienza e temporalità. Vittorio Benussi e la com-prensione del tempo • ANDREA TOMMASI, Il Museo

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psicologico di Paolo Mantegazza • GIUSEPPE FARA, Laperfezione dell’analista • CARLA LEIDLMAIR-FESTI (acura di), Robert Musil, La psicotecnica e le sue possi-bilità di applicazione nell’esercito federale • LINOROSSI (a cura di), Dal positivismo alla critica dellapsicoanalisi. Inediti di Giuseppe Guicciardi • LINOROSSI, Epistemologia e storia del movimentopsicoanalitico • LORENZO MAGNANI, Risposta alle obie-zioni di Lino Rossi.

n.s., a. LXXVIII , n. 1-2-3, gennaio-dicembre 1993Stati di coscienza: dal sonno all’attenzione, Simposiosvoltosi all’XI Congresso nazionale della Divisionericerca di base in psicologia - SIPs (Cagliari, 23-25settembre 1992), acura di Marino Bosinelli.MARINO BOSINELLI, Stati di coscienza: introduzione •GIOVANNI ZAMBONI , Neurofisiologia degli stati di co-scienza • PIERCARLA CICOGNA - CORRADO CAVALLERO,Coscienza e sogno • CARLO ALBERTO MARZI, Neuro-psicologia degli stati di coscienza: processi implicitidurante la veglia • ROBERTO NICOLETTI, Attenzione ecoscienza • MARIO BERTINI, Stati di coscienza: discus-sione.Articoli: GIOVANNI BRUNO VICARIO - ELENA ZAM-BIAN-CHI, Errore temporale nel confronto successivo dichiarezze • BRUNO FORTI, Premesse teoriche per unateoria integrata della personalità • EMILIO GATTICO,Procedimenti analogici e mappe procedurali • MICHE-LE GIANNANTONIO, Trauma, desiderio e lutto: il pro-blema della coazione a ripetere nella metapsicologiafreudiana • LINO ROSSI, Apprendimento, vissutiintrapsichici e cultura familiare • ALVA VOLTOLINI ,Attività psicoterapica nelle istituzioni: l’interventoterapeutico riabilitativo attuato dall’Unità operativaintegrazione sociale dell’Istituto “David Chiassone”di Genova • GIORGIO CELANI, Una prospettiva antropo-logica per l’autismo • MICHELE GIANNANTONIO, Ilcognitivismo ad indirizzo sistemico di Vittorio F. Gui-dano • MARIA SINATRA, Giovanni Calò critico di FranzBrentano • FERDINANDO VIDONI, Psicologia, etica efinzioni. Un dibattito tra i positivisti italiani del primoNovecento • ELENA ZAMBIANCHI (a cura di), Illusioni diDelboeuf • ELENA ZAMBIANCHI (a cura di), L’illusionedi Poggendorf.

Synthesis

Rassegna quadrimestrale di Psicologia e Psicoterapia -Organo ufficiale della Scuola Europea di AnalisiRelazionaledirettore resp.: Lucio Demetrio Regazzoperiodicità: quadrimestraleeditore: Piovan - Abano Terme (PD)sede della redazione: piazzale Mazzini, 3 - 35137Padova

a. IX , n. 23, 1991Prospettive teoretiche dei disturbi dell’umore.G. FLORIS, Bipolare/Unipolare • G. FRANCESETTI - M.GECELE - A. MELUZZI, Tempo e depressione: dalla bio-logia alla psicopatologia • C. LOSI, La ricercaepidemiologica quantistica relazionale nel disturbodepressivo • F. PADRINI, L’analisi bioenergetica/De-pressione.

a. IX , n. 24, 1991Depressione: ipotesi psicologiche per un superamentodel riduzionismo biologico.Editoriale • G. CAVADI, Il comportamento depressivo:analisi di alcuni modelli cognitivi-comportamentali •R. SEMERARO, Depressione e adolescenza • L.D.REGAZZO, Separazione e rischio • R. GARBIN, Depres-sione e metafora di morte nell’infartuato • G. GOZZETTI- M. CALLEGARO, Un seminario sulla melanconia.

a. X, n. 25, 1993Psicologia dell’alimentazione.Editoriale • G. FORESTI, Lettura psicodinamica delletestimonianze di una paziente bulimica • F. BARISON - S.DEL MONACO CARUCCI, Anoressia mentale. Aspetti

fenomenologici • C. SCARPELLINI, Psicologia della ali-mentazione: l’obesità come esempio • L. CASOLARI - M.BIANCHINI - F. SARTINI - M. RIGATELLI, Valutazioni sulpercorso di accesso all’intervento psichiatrico del pa-ziente affetto da disturbi del comportamento alimenta-re • M.P. DE CANDIA - G. GRAGNANIELLO - E. TAJANI, Idisturbi alimentari in gravidanza • Informazioni scien-tifiche.

a. X, n. 26, 1993Psicopatologia dell’alimentazione. L’anoressia ner-vosa.M.D. GRANDE, Aspetti storici, sociali, teoricidell’anoressia nervosa • R. DALLE GRAVE - C. BARTOCCI,Trattamento multidimensionale dell’anoressia nervo-sa dal ricovero ospedaliero alla terapia ambulatoriale• M.D. GRANDE - L.D. REGAZZO, Indagine conoscitivasull’anoressia nervosa.

SCIENZE SOCIALI

Diritto e società

direttore resp.: Leopoldo Mazzarollicomitato scientifico e di direzione: Leopoldo Mazzarolli,Manlio Mazziotti, Franco Modugno, Giorgio Lombardi,Sergio Cotta, Giuseppe De Vergottini, Serio Galeotti,Pietro Giuseppe Grasso, Natalino Irti, Antonio LaPergola, Livio Paladin, Maria Alessandra Sandulli,Giovanni Sartori, Franco Gaetano Scocaperiodicità: trimestraleeditore: Cedam, Padovasede della redazione: c/o prof. Maria A. Sandulli -corso Vittorio Emanuele 349 - 00186 Roma

n.s., n. 1, 1991RUGGERO MENEGHELLI, Validità giuridica nelnormativismo e nell’istituzionalismo • ANTONIO ROMA-NO-TASSONE, Sull’autorità degli atti dei pubblici poteri• ANTONIO RUGGERI, I “fondamenti” della potestàregolamentare del Governo • MARIO RICCA, Osserva-zioni introduttive ad uno studio sui rapporti tra refe-rendum ed obblighi internazionali • LUIGI TRIVELLATO ,Considerazioni sulla natura giuridica delle federazio-ni sportive • MARIO PATRONO, Il CSM nei “tentacoli”della l. 241/’90?

n.s., n. 2, 1991AMEDEO FRANCO, Confessioni religiose senza intesa ediscriminazioni legislative • FRANCESCO BAGNAI, IlConsiglio di gabinetto: problemi di compatibilità con laCostituzione, analogie e differenze con i Comitati diministri ed i Comitati interministeriali • VARTUIKURKDJIAN, Il principio di ragionevolezza come stru-mento di contropotere nei confronti del legislatore •CESARE PINELLI, Sui discorsi dei costituzionalisti france-si • ROBERTO MARRAMA, Gli ordinamenti locali trauniformismo ed autonomia • LUCA MEZZETTI, Coman-do costituzionale delle Forze Armate e gestione deglistati di crisi nella Repubblica Federale di Germania •WERNER BECKER, La democrazia liberale tra uni-versalismo e nazionalismo (una controversia tedesca).

n.s., n. 3, 1991LEOPOLDO MAZZAROLLI, Fonte-statuto e fonte-regola-mento nella legge di riforma delle autonomie locali •RUGGERO MENEGHELLI, Di alcune applicazioni delconcetto di validità giuridica nel normativismo enell’istituzionalismo • STEFANO MARIA CICCONETTI, Larichiesta parlamentare di dimissioni nei confronti di unsingolo Ministro • DANILO CASTELLANO, Obiezione dicoscienza e pensiero cattolico • ANTONIO SPADARO, Ilproblema del “fondamento” dei diritti “fondamentali”• MARIO PATRONO, La formazione dell’ordine del gior-no del C.S.M. e i poteri del Presidente della Repubblica.

n.s., n. 4, 1991VOLKMAR GÖTZ, La Costituzione dell’emergenza nellalegge fondamentale tedesca • ANTONIO RUGGERI, An-cora in tema di tecniche sulla normazione e di vizi degliatti, con particolare riguardo ai regolamenti governa-tivi: profili problematici e ricostruttivi • FRANCESCAMIGLIARESE, Profili di discrezionalità organizzatoriain tema di pubblico impiego e lavoro autonomo pressoi comuni • PAOLA BILANCIA , Situazioni soggettive diderivazione comunitaria e loro tutela • ANTONELLABENAZZO, Il referendum consultivo comunale dopo lal. 8 giugno 1990, n. 142 • GIORGIO RECCHIA, Osserva-zioni sul ruolo dei diritti fondamentali nell’integrazio-ne europea • LUIGI GIANNITI , Considerazioni sul ruolodel Parlamento e del Capo dello Stato nella stipulazionedei trattati internazionali • WOLF-DIETRICH GRUSS-MANN, Giurisdizione costituzionale austriaca e comu-nità europee.

n.s., n. 1, 1992SERGIO FOIS, La crisi delle istituzioni • RUGGEROMENEGHELLI, Una semplice osservazione su un certomodo d’intendere la funzione del giudice • RAFFAELEBIFULCO, Le riflessioni della cultura giuspubblicisticasulle convenzioni costituzionali • ENZO CASOLINO, L’Uni-versità italiana nei rapporti con l’ordinamento comu-nitario: prospettive e tendenze • SALVATORE BELLOMIA,Brevi considerazioni sulla guerra (a margine della re-cente raccolta degli scritti di Bobbio sulla guerra delGolfo) • CARLO FUSARO, La prassi più recente dellaPresidenza Cossiga. Appunti per una rassegna • VERAPARISIO, Il silenzio della P.A. nella legge 7 agosto 1990n. 241 • FULVIO ROCCO, Note in tema di segreto di Statoe di accesso ai documenti amministrativi.

n.s., n. 2, 1992VINCENZO CAIANIELLO, Gli enti pubblici tra normagiuridica e realtà sociale • SABINO CASSESE,Ammnistrazione pubblica e interessi in Italia • RUGGEROMENEGHELLI, Il dogma della completezza dell’ordina-mento giuridico e le fonti extra ordinem: spunto critico• MAURIZIO PEDRAZZA GORLERO, Liberalità costituzio-nali e democrazia interna nelle formazioni sociali •MARIO COMBA, Riflessioni sul diritto al giusto procedi-mento negli Stati Uniti d’America • ANTONELLOGUSTAPANE, L’autolesionismo nell’ordinamento giu-ridico italiano • BALDASSARE PASTORE, L’autoritari-smo giuridico di Bentham tra progetto e utopia •VINCENZO LIPPOLIS, Prospettive di Riforma del decretolegge • ISABELLA PASINI, Osservazioni sul diritto diaccesso ai documenti amministrativi: la legge 7 agosto1990 n. 241.

n.s., n. 3, 1992MARIO BERTOLISSI, Il diritto pubblico nella “centesimusannus” • GIOVANNI RIZZA, Il Capo dello Stato nellaforma di governo parlamentare: una rivisitazione •BARBARA PEZZINI, Il referendum consultivo nel conte-sto istituzionale italiano • ELIO CASETTA, Brevi osser-vazioni sugli istituti di partecipazione previsti dallalegge sulle autonomie locali • ANTONIO LA PERGOLA,Sguardo sul federalismo e i suoi dintorni • FABRIZIOMEGALE, Il traduttore di libri nel diritto d’autoreitaliano • IGNAZIO PAGANI, La posizione del Presidentedella Repubblica nel Consiglio Superiore della Magi-stratura, con particolare riferimento alla formazionedell’ordine del giorno dei lavori • RENZO DICKMANN,Osservazioni sul regime dell’attività amministrativastatale di attuazione ed applicazione delle norme co-munitarie alla luce della sentenza della Corte costitu-zionale 168 del 1991.

n.s., n. 4, 1992ALDO CORASANITI, La rappresentanza politica •RUGGERO MENEGHELLI, Al giurista che si professadommatico: una parola di chiarimento • LUIGI VOLPE,Local option e referendum nel Regno Unito • DIEGO DECAROLIS, L’istituzione dell’ente pubblico per atto am-ministrativo • EZIO CAPIZZANO, Prospettive sui dirittifondamentali dell’uomo e sul diritto agrario comunita-rio di fronte al trattato di Maastricht • IDA NICOTRAGUERRERA, L’autonomia di Province e Comuni e la

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“legge generale” di disciplina nella previsione dell’art.128 della Costituzione (parte prima) • MARINA CAPITA-NI, Lo stato di emergenza in Nuova Caledonia.

n.s., n. 1-2, 1993VINCENZO CAIANIELLO, Premesse storico culturali del-l’ordinamento delle autonomie locali e del poterestatutario • GIOVANNI RIZZA, Nuovo Concordato, inse-gnamento della religione cattolica e costituzione •ANTONIO RUGGERI, La certezza del diritto allo spec-chio, il “gioco” dei valori e le “logiche” della giustiziacostituzionale (a proposito dei conflitti di attribuzioneoriginati da sentenze passate in giudicato) • VITTORIOFROSINI, Riflessioni sul lavoro dell’interprete nel dirit-to amministrativo e tributario • RUGGERO MENEGHELLI,Rileggendo alcune pagine del dizionario giuridico diSanti Romano • LUCIO FRANZESE, Simmetria easimmetria nel rapporto tra privato e pubblica ammi-nistrazione • IDA NICOTRA GUERRERA, L’autonomia diProvince e Comuni e la “legge generale” di disciplinanella previsione dell’art. 128 della Costituzione (parteseconda) • FABRIZIO CASSELLA, La riforma dei LegalServices nel Regno Unito • JÖRG LUTHER, Ragionevo-lezza e Verhältnismäßigkeit nella giurisprudenza co-stituzionale tedesca • GIAMBATTISTA IMPALLOMENI ,La legge Asburgo e la XIII disposizione transitoriafinale della Costituzione Italiana • LUDOVICO A.MAZZAROLLI , La difesa d’ufficio: diritti e doveri degliavvocati • PAOLO SASSI, Amministrazione militare,obiettori di coscienza totali e sospensione condizionaledella pena • CLAUDIO FRANCHINI, La formazione pro-fessionale e scientifica nell’Università • LUIGI D’AN-DREA, Diritto di difesa, procedimento direttissimo peri reati a mezzo stampa e bilanciamento di valori costi-tuzionali.

n.s., n. 3, 1993FRANCO GAETANO SCOCA, Osservazioni sugli strumen-ti giuridici di tutela dell’ambiente • VALERIA PIERGIGLI,Potere di esternazione e pubbliche funzioni: una valu-tazione d’insieme • MARCO MAZZAMUTO, La legalitàdebole dei principi • CESARE DELL’ACQUA, La giuri-sprudenza come sistema e il “gioco” dell’interpreta-zione • SALVATORE BORDONALI, Un’ipotesi d’interpre-tazione “adeguatrice” della XIII disposizione costitu-zionale transitoria • DIEGO PANIZZA, Diritto, societàinternazionale e guerra.

n.s., n. 4, 1993FRANCO MODUGNO, La teoria delle fonti del diritto nelpensiero di Vezio Crisafulli • ALDO CORASANITI, Prote-zione costituzionale e protezione internazionale dei dirit-ti dell’uomo • ERIK FURNO, Profili della responsabilitàpenale ministeriale • MARINA VENTURA, Circolari am-ministrative e stato di diritto • DOMINGO GARCÍABELAUNDE, La forma di Governo nella Costituzioneperuviana • CARLO CASONATO, Riservatezza e tratta-menti sanitari obbligatori in Italia e Stati Uniti: primeconsiderazioni • GIORGIO RECCHIA, Osservazioni sulleriforme istituzionali • IOLANDA CARDARELLI , La discipli-na dei gruppi parlamentari tra rappresentanza politica,finanziamento dei partiti e funzionalità delle Camere.

Materiali sulla condizione giovanile

Periodico del Centro di Documentazione dell’Osserva-torio Permanente sulla condizione giovanile della Re-gione del Venetodirettore: Maurizio Drezzadoredirettore resp.: Luigi Barocomitato tecnico-scientifico: Giovanni Santone, EgidioPistore, Nicola A. De Carloperiodicità: quadrimestraleeditore: ARVIG, Rubano (PD)sede della redazione: c/o ARVIG - via Belluno, 4 - 35030Rubano (PD)

a. I , n. 1, marzo 1990MAURIZIO DREZZADORE, Editoriale • GIULIO CARMI-NATI, I bambini davanti alla televisione • SILVIO

promozione del lavoro indipendente: le politiche re-gionali • VALERIA LONGO - ROSARITA GHIDELLI, Adole-scenza, sfida e risorsa della famiglia • ANTONIO BOGONI,Le politiche giovanili della Regione del Veneto • BRU-NO DUCOLI - SILVANA PANCIERA, Alla scoperta di unaidentità. Inchiesta sui giovani italiani di Bruxelles.

Oltre il ponteeconomia e società regionale

direttore: Francesco Indovinaredazione: Bruno Anastasia, Fiorenza Belussi,Giancarlo Corò, Maurizio Gambuzza, Mario Giaccone,Paolo Grazioli, Fabio Occari, Vladimiro Soliperiodocità: trimestraleeditore: Angeli, Milanosede della redazione: c/o Ires-Cgil Veneto - via Pe-schiera 5 - 30170 Venezia-Mestre - tel. 041/5497821

a. IX , n. 33, 1991La città metropolitana di Venezia: il leone prenderàterra?F. INDOVINA, Pensare piccolo contro pensare grande •F. OCCARI, Sette ipotesi per i confini dell’area metropo-litana • A. PORRELLO, Aspetti della stratificazione so-ciale e del consenso politico nelle ipotesi di cittàmetropolitana veneziana • G. CORÒ, La città metropo-litana vista dall’esterno: problemi e opportunità nelriassetto territoriale delle provincie non metropolitane• I. SCARAMUZZI, La metropoli che s’ha da fare. Unragionamento sulla città metropolitana per Venezia •A. de ANGELINI, L’area metropolitana di Venezia: dalleesperienze degli anni ’60 al dibattito recente • M.TONIOLO TRIVELLATO, Il caso Venezia tra specificità enormalità • M. MASI, In difesa di Venezia stretta • L.VIVIANI , L’area metropolitana di Venezia: un adempi-mento o un progetto? • Documentazione: dalla legge142/90 • AMBIENTE ITALIA - OSSERVATORIO VENETO: G.BOLLINI , Un eco-istituto nel Veneto • R. CARIANI, Ilmodello ambiente Veneto: un rapporto sullo statodell’ambiente.

a. IX , n. 34, 1991ENZO RULLANI, Il capitalismo delle reti: bianco, nero,anzi grigio • ALBERTO CASTAGNETTI - ERICA SACHAR,L’artigianato nel comune di Verona. Indagine sullastruttura ed il comportamento delle imprese • VALERIAGIANNELLA , Il sistema di pianificazione regionale del-la risorsa idrica e lo scenario delineato dalla L.n. 183sulla difesa del suolo • MARIO GIACCONE, Incentivi epartecipazione al rischio nella teoria dei salari effi-cienti: spazi per l’azione sindacale • UBALDO ALIFUOCO,Salario, costo del lavoro ed altre variabili • VLADIMIROSOLI, Le trasformazioni del lavoro operaio nei compartidel tessile, abbigliamento e calzature.

a. IX , n. 35-36, 1991FRANCESCO INDOVINA, Una fase difficile • ECONOMIA

REGIONALE: ASH AMIN - ANDERS MALMBERG, La geogra-fia dei cambiementi strutturali ed istituzionali del siste-ma produttivo delle regioni europee • MARIO COSTARIOL,Piccole e medie imprese e mercati dell’Europa dell’Est• FIORENZA BELUSSI, Pattern innovativi nella piccola emedia impresa e caso Veneto • TURIDDO PUGLIESE,Porto Marghera: una realtà in continua trasformazio-ne • MAURIZIO GAMBUZZA , Il turismo dopo la“naturalità” della crescita. Nuove domande e nuoveopportunità di azione locale • BRUNO ANASTASIA, Ge-ografia del lavoro. Vecchie e nuove linee di confine •SINDACATO, LAVORO E ISTITUZIONI: RENZO DONAZZON, Ilruolo del sindacato in Veneto • GIANCARLO CORÒ,Ripensare la città dei lavori. Politiche e rappresentan-za nei processi di innovazione urbana • PAOLO FELTRIN,Programmazione regionale, politiche pubbliche localie paradossi del consenso • ALDO SOLIMBERGO, Indagi-ne sui diritti dei lavoratori della piccola impresa inprovincia di Treviso. I risultati • MARIO GIACCONE, Lacontrattazione aziendale in Veneto ’86-’89: una valu-tazione complessiva • ALESSANDRA ANTOLINI, I conte-nuti della contrattazione aziendale: l’esperienza di

SCANAGATTA, Giovani e piccola criminalità • RENATOBRICOLO, Esperienze di prevenzione del disagio giova-nile • GIOVANNI SANTONE, Politiche giovanili: gli indi-rizzi della Regione del Veneto • Consiglio Regionaledel Veneto. Provvedimento n. 976 del 16 novembre1989 • Giunta Regionale del Veneto. Circolare n. 39 del14 dicembre 1989 • VALERIO BELOTTI, I “numeri” deigiovani • La Convenzione internazionale sui dirittidell’infanzia • ENZO PACE, I giovani e la religione •ILVO DIAMANTI , Giovani e associazionismo volontarioin Veneto.

a. I , n. 2, luglio 1990GIAMPIERA MARCHITELLI , Soggettività e devianze gio-vanili nel modello di sviluppo veneto • TAMARA BOLO-GNA - CORRADO DASTOLI - VALERIA LONGO, Il ruolo delConsultorio familiare per l’educazione sessuale: ri-flessioni da una esperienza • GIOVANNI SANTONE, Os-servatorio Permanente sulla Condizione Giovanile:stato di attuazione • GIOVANNI SANTONE, Il Protocollod’intesa tra la Regione del Veneto e il Ministero diGrazia e Giustizia • GIOVANNI PAOLO MANGANOZZI,Informazioni legislative • SILVANO BRUGNARO (a curadi), Dal Rapporto Censis ’89: la formazione • DANIELEMARINI , I caratteri della “centralità sociale” nellatransizione dalla scuola al lavoro • ODETTA DALLAMORA, Gli scambi socio-culturali con l’estero • EMA-NUELE ALECCI - ALESSANDRO LION, La solidarietà dif-fusa.

a. I , n. 3, ottobre 1990GIULIO CARMINATI , Giovani... amici • FEDERICONERESINI, Prima e dopo la Comunità • GIOVANNI PAO-LO MANGANOZZI, Informazioni legislative • NADIASGARAMELLA, I Centri per il Lavoro di iniziativa delsistema associazionistico • ALESSANDRO CASTEGNARO,I terzomondiali in Veneto • ENZO PACE, L’asso-ciazionismo cattolico in Veneto • MARIA CLORINDASALVADORI, Giovani tra sport e attività motoria.

a. II , n. 4, marzo 1991BRUNA LEPORINI, Osservatorio Permanente del Venetosulla Condizione Giovanile: obiettivi ed attività • GIO-VANNI PAOLO MANGANOZZI, Informazioni legislative.Regioni e assistenza cent’anni dopo Crispi • MARCOAPPOGGI - AMELIA ROBERTA FILIACI, La programma-zione di iniziative di educazione alla salute nelle scuolevicentine • NADIA SGARAMELLA , Linee di tendenzadegli interventi regionali a sostegno della pro-fessionalizzazione del lavoro cooperativo • MARINACAMONICO - PAOLO FELTRIN, Giovani in pubblico. La-voro e partecipazione sindacale tra i giovani assuntinegli Enti Locali • FRANCESCO NESCI, Associazionismo:dimensioni e caratteristiche a livello nazionale.

a. II , n. 5, giugno 1991FRANCESCO NESCI, Le ecoprofessioni • GIOVANNISANTONE, Politiche giovanili: indirizzi del ConsiglioRegionale del Veneto • GIUSEPPE PUPILLO, Iniziative ecoordinamento delle attività a favore dei giovani (L.R.29/88). Relazione al Consiglio Regionale • Consiglioregionale del Veneto. Provvedimento n. 46 del 19dicembre 1990 • GIOVANNI PAOLO MANGANOZZI, In-formazioni legislative. Il potere visibile: alcune notesul nuovo ordinamento dei Comuni e delle Province •PAOLO BOTTA, Disoccupazione e precariato di lungadurata nel Mezzogiorno • ALESSANDRA FELICE, La

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alcune imprese industriali del Veronese • MARCELLOALBANELLO , Dal progetto alla pratica. Sviluppo econclusione di una esperienza di ingegneria delle rela-zioni sindacali • VLADIMIRO SOLI , Ripensare il funzio-namento del sindacato nel progetto di ricerca di unaCamera del lavoro • DANILO POLATO, L’interventosindacale nella bassa veneta • SEGRETERIA REGIONALECGIL VENETO, L’Area Metropolitana di Venezia • AM-BIENTE ITALIA - OSSERVATORIO VENETO: GABRIELEBOLLINI , Un nuovo governo delle acque: come si vaattuando la legge 183 • L’Osservatorio sui fiumi e sulleacque.

a. X, n. 37, 1992FAUSTO ANDERLINI, Ristrutturazione aziendale emelanconia operaia: il caso della Zanussi-Electroluxdi Susegana • VITTORIO FILIPPI, I mutamenti del lavorogiovanile in Veneto: quantità, significati, qualità •ALFIERO BOSCHIERO, La formazione dei quadri in Cgil:un profilo organizzativo • GIANCARLO CORO’, Nuoviindirizzi nelle politiche infrastrutturali per i trasporti •ROBERTO FASOLI, L’impresa innovativa e la città: retidi servizi, formazione e ricerca • MARCO LUCAT, L’areadi Verona nel contesto veneto: una riflessione sullequestioni attinenti l’innovazione e la programmazionenei trasporti e nei servizi • VALERIA ONGARO, Donne elettura. Realtà sociale e immaginario femminile in uninsediamento periferico dell’entroterra veneziano •OSCAR MANCINI, Per un Piano energetico “sostenibi-le” • IRES VENETO, Osservazioni dell’Ires Veneto inmerito al progetto di legge regionale n. 93, “Leggegenerale sulle istituzioni e sulle attività culturali dicompetenza regionale” • MARINO BERTON, L’agricol-tura nel censimento ’90: prime impressioni.

a. X, n. 38, 1992FRANCESCO INDOVINA, Alternative per Porto Marghera• BRUNO ANASTASIA - GIANCARLO CORO’, I distrettiindustriali in Veneto: una proposta di individuazione •BRUNO ANASTASIA - GIANCARLO CORÒ - FABIO OCCARI,Il Veneto secondo i Censimenti del 1991 • FIORENZABELUSSI, Indicatori di sviluppo in un campione diimprese venete nel periodo 1981-87: un’indaginelongitudinale • MARINA BELLEMO, Attività di R&S inVeneto: aggiornamenti e riflessioni in margine all’ap-plicazione della legge 46/1982 • CARLO MICHERO, Lastruttura produttiva della Bassa Veronese. Un’analisidei dati Sast-Camere di commercio • LIVIA MIATTO , Ladistribuzione territoriale delle società di consulenza inVeneto • CONVEGNO DI STUDI IN ONORE DI ROMANO CAROTTI

(Bassano, 25 gennaio 1992): ADRIANO ZANOLLA , Notabiografica • GIAMPAOLO BASSETTI, Le costanti delpensiero e della vicenda politica di Romano Carotti •LIA UMBERTA BIAGI , Lavoro, società, processi di tra-sformazione territoriale e politica urbanistica demo-cratica: la realtà veneta • DANILO ANDRIOLLO -VLADIMIRO SOLI , Forme di organizzazione del lavoronella realtà vicentina • FIORENZA BELUSSI, Cronacaseria di fatti realmente avvenuti.

a. X, n. 39, 1992La condizione degli anziani in Veneto.FRANCA BIMBI, La vecchiaia: modelli di costruzionesociale • RENZO SCORTEGAGNA, Dinamiche dell’invec-chiamento e sistema dei servizi • VITTORIO FILIPPI,Riflessioni a margine di alcune ricerche sulla situazio-ne degli anziani in provincia di Treviso • FRANCABIMBI , Le politiche per gli anziani • FIORENZA BELUSSI,I prepensionati e il lavoro: un’indagine in provincia diVenezia • ANTONIO NAPOLI, Università dell’età libera:aspetti storici e problemi teorici • FRANCA SEMI, Lacondizione abitativa dell’anziano nella realtà venezia-na • SALVATORE LA MENDOLA, Anziani e reti di soste-gno familiare • ANGELO R. TOMASELLI, Il telesoccorso:i risultati di una recente indagine • SEGRETERIE REGIO-NALI VENETO SPI CGIL, FRP CISL, UILP UIL, Progettoanziani Veneto. Un confronto con la Regione per defi-nire una Carta dei diritti • SINDACATI NAZIONALI PEN-SIONATI CGIL, CISL, UIL, Piattaforma rivendicativa •IRES VENETO, Appendice statistica.

a. X, n. 40, 1992BRUNO ANASTASIA, Il settore del mobile in Veneto:evoluzione storica e distribuzione geografica • PIEROFABBRO, Origini e struttura del settore del mobile inFriuli-Venezia Giulia • PAOLA GUERRA, Formazione estrutturazione dei gruppi industriali nel distretto delmobile del Livenza • FULVIO MATTIONI , L’area friulanadella sedia: un distretto a rischio • MARIO GIACCONE,La contrattazione nel settore del legno e del mobile:l’esperienza veneta • FURIO BERNARZ, La contrattazio-ne nel settore legno e arredo: l’esperienza del Friuli-Venezia Giulia • COORDINAMENTO CGIL AREAPEDEMONTANA, Le proposte della Cgil sul progettoregionale di nuova viabilità per l’area Pedemontana •RENZO DONAZZON, Sindacato e nuova contrattazioneterritoriale • DANILO POLATO, Il ruolo delle città e deisistemi urbani nello sviluppo del Veneto • GIUSEPPEPAT, Nuovi assetti insediativi e politica dei trasporti •MAURIZIO ZANCOPÉ, Modello di sviluppo, ambiente eterritorio • ROBERTO FASOLI, Le trasformazioni territo-riali, la contrattazione e l’organizzazzione sindacale •DANILO LOVADINA , Note sul percorso di ricerca e diiniziativa sindacale nell’Area pedemontana • ROBERTOCARIANI, Dei rifiuti: metodologia per politiche am-bientali di prevenzione • BRUNO ANASTASIA, La fine delpaternalismo democratico.

a. XI , n. 41, 1993FRANCESCO INDOVINA, Dieci anni: un bilancio e unprogramma • ADA BECCHI, Criminalità politica, crimi-nalità economica e criminalità organizzata: dimensio-ni ed intrecci • BRUNO ANASTASIA, Il Veneto alla finedel XX secolo: esercizi divinatori di scenari possibili •GIANCARLO CORÒ, Il Veneto e la Padania negli anni’90. Un quadro descrittivo e interpretativo sulla varie-tà dei modelli locali di sviluppo • LEONARDO PARRI, Idilemmi dell’azione collettiva nell’evoluzione dei di-stretti industriali italiani: i casi di Cantù, Carpi eArzignano • ANGELO RODOLFO TOMASELLI, Domandadi lavoro e immigrazione: l’atteggiamento degli im-prenditori • FIORENZA BELUSSI, Natalità e mortalitàdelle imprese industriali nella provincia di Venezia.Alcune note descrittive basate sull’analisi dei datiCerved • CESCO CHINELLO, Note sulla crisi di PortoMarghera • MIRO SOLI, Il lavoro nella crisi. Anticipa-zioni su un piano di ricerca.

a. XI , n. 42, 1993FRANCESCO INDOVINA, C’è un problema di gestionedella transizione? • ILVO DIAMANTI , Le ragioni dellaLega, le inadempienze degli avversari • BRUNOANASTASIA - GIANCARLO CORÒ - FABIO OCCARI, Valu-tazioni e simulazioni sui “criteri ufficiali” per ladelimitazione geografica dei distretti industriali • MA-RIO GIACCONE, Il lavoro frammentato: dualismi strut-turali e relazioni di comando nel rapporto di lavoro •VALERIO BELOTTI, Immigrazione e pregiudizi • BRUNOANASTASIA - FABIO OCCARI, Un nuovo quadroquantitativo dell’artigianato in Veneto • PAOLOCRESTANELLO, L’intervento della Regione Veneto afavore dell’artigianato negli anni ’80 • PAOLOANASTASIA, La diffusione dell’innovazione nell’arti-gianato: problemi e progetti.

a. XI , n. 43-44, 1993L’economia della città metropolitana.FRANCESCO INDOVINA, L’economia della città metro-politana e la promozione del suo sviluppo • GIANCARLOCORÒ, Venezia, Nordest • TURIDDO PUGLIESE, PortoMarghera nell’economia della città metropolitana •BRUNO ANASTASIA - FABIO OCCARI, Note sulle dinami-che recenti dell’occupazione nell’area metropolitana •MAURIZIO GAMBUZZA , I vincoli e le potenzialità delturismo per la città metropolitana • FIORENZA BELUSSI,La dinamica delle imprese industriali nell’area metro-politana veneziana • FIORENZA BELUSSI, Il distrettoindustriale della Riviera del Brenta: tipologia delleimprese e tendenze evolutive • FRANCESCO INDOVINA,Orario di lavoro, lavoro e dintorni • FRANCO CADORE,“Lega: perché?”. Un sondaggio nel Bellunese • IRESVENETO - FIOM REGIONALE VENETO, Progetto integratoricerca-formazione Ires-Fiom Veneto a sostegno della

contrattazione aziendale • IRES VENETO - CDLT BASSAPADOVANA - DIPARTIMENTO AMBIENTE E TERRITORIOCGIL REGIONALE VENETO, Il sistema territoriale dellaBassa Padovana. Identità e sviluppo di un’area intransizione. Programma di ricerca • BRUNO ANASTASIA,Una merce maltrattata: il dato. Con un decalogo per ilconsumatore.

a. XII , n. 45, 1994Politiche di sviluppo e innovazione ambientale nelPolesine. ARNALDO VALLIN - DANILO POLATO , Perché una ricer-ca sul Polesine • GIANCARLO COR·, Politiche industrialie ambiente dello sviluppo • MAURIZIO GAMBUZZA , Lepolitiche per lo sviluppo del Polesine. Attori, progetti eprospettive • PAOLO PERULLI, I sistemi locali europei difronte ai nuovi problemi dello sviluppo. Un confrontodi esperienze in relazione al caso di Rovigo • GIANCARLOCORÒ - MAURIZIO GAMBUZZA, Tutela ambientale e svi-luppo economico nell’area del Delta • VALERIAGIANNELLA, Parchi e popolazione locale: è posibilesanare il conflitto? Qualche riflessione alla luce dialcune esperienze internazionali • ROBERTA CARIANI,Sviluppo sostenibile ed effetti occupazionali nella ge-stione dei parchi.

Pace diritti dell’uomo diritti dei popoli

direttore resp.: Antonio Papiscacomitato di direzione: Antonio Papisca, Sara Volterra,Franco Bosello, Enzo Pace, Giorgio Carnevalicomitato scientifico: Carlo Tullio Altan, Achille Ardigò,Dom Helder Camara, Marcello Cresti, Héctor GrosEspiell, Antonio Lepschy, Luigi Mascia, Adolfo PerezEsquivel, Fausto Pocar, François Rigaux, Giorgio Spini,Aldo Visalberghiperiodicità: quadrimestraleeditore: Cedam, Padovasede della redazione: Centro di studi e di formazionesui diritti dell’uomo e dei popoli - via Vescovado, 66 -35141 Padova - tel. 049-8752951

a. V, n. 1, 1991Educare alla pace oggi •VITTORIO FROSINI, L’interpre-tazione dei diritti umani • GIUSEPPE FLORES d’ARCAIS,Rileggendo la Pace perpetua di E. Kant • FRANCOBOSELLO, Diritto allo sviluppo e cooperazione interna-zionale • ANTONIO PAPISCA, Il volontariato, soggetto didemocrazia qualitativa • EMILIO BUTTURINI , Dallo sta-to-religione alla religione di stato. Servizio militare eobiezione di coscienza dopo la svolta costantiniana •ETTORE ZERBINO, Per un’analisi della segreta violenzadi Stato • MAURA DE BERNART, Religione e vita quoti-diana nelle migrazioni: il popolo degli INAD(inadmissible passengers) • DANIELA SANTUCCI - ENRI-CO ALLEVA, Modelli naturalistici e sociobiologici dicomportamento aggressivo • ANTONIO REPOSO, La Cortecostituzionale procede oltre in tema di obiezione dicoscienza • Sottocommissione delle Nazioni Unite perla prevenzione della discriminazione e la tutela delleminoranze: 42a sessione • Comitato dei diritti economi-ci, sociali e culturali delle Nazioni Unite: Osservazionigenerali • ALBERTO TREVISAN, Viaggio a Mosca: trapacifismo e tentato golpe... • Gli obiettori Caritas delNord-Est • Programma regionale degli interventi perla promozione di una cultura di pace per l’anno 1991• Programma regionale per la realizzazione delle pariopportunità tra uomo e donna per l’anno 1991 • Riso-luzione del Parlamento europeo sui diritti dell’uomonel mondo nel 1989 e 1990 e sulla politica comunitariadei diritti dell’uomo • Risoluzione del Parlamentoeuropeo sui diritti umani, la democrazia e lo sviluppo• Legge della Provincia Autonoma di Trento per lapromozione e diffusione della cultura di pace • Musicheper una professione di pace.

a. V, n.2, 1991Dalla statualità armata alla statualità sostenibile •GIANCARLO ZIZOLA, Verso una nuova identità europea• MARCO BOSCO, L’azione internazionale per l’am-

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nel Padovano • C. CORRAIN, Un cultore delle ricerchearcheologiche e antropologiche nel Gargano (Puglia):Matteo Sansone • R. D’ANTIGA, Il sigillo dello SpiritoSanto.

n. 17, 1991C. CORRAIN, Dati statisticamente aggiornati relativi airesti scheletrici della necropoli enea di Belvedere,presso Cetona, in Toscana • C. MARSOTTO, Resticraniologici (forse) recenti della necropoli di Ajdovskajama, in Slovenia • G. ROTTA, Antropometria Militaredella Valle di Resia (Udine) • C. CORRAIN, Un testomanoscritto di Filosofia della Natura, datato alla metàdel secolo XVIII • F. VALLERANI, L’alto corso del Sile:condizioni ecologiche e cultura materiale • C. CORRAIN,Varie dal folklore, specialmente religioso - V • D’ANTIGAR., Sulla tomba di Rumi • ANSELMI G., La lavorazionedelle moleche.

n. 18, 1992M. CAPITANIO, Dati emotipologici da Damasco (Siria)• G. ROTTA, Dati antropologici dall’isola di Creta(Distretto di Rèthymno) • C. CORRAIN - M. CAPITANIO, Aimargini di una spedizione scientifica nell’isola di Syros(Cicladi, Grecia) • R. D’ANTIGA, Il santuario dellaPanaghia di Tinos • C. CORRAIN, Spunti per unaetnografia dell’Alpago (Belluno) • F. VALLERANI ,Cercatori d’oro e paesaggio fluviale: la valle delloShotover nell’Otago Centrale (Nuova Zelanda) C.CORRAIN, Varie dal folklore, specialmente religioso -VI • L. BALLARIN , Riflessioni sulla parlata di S. Pietro inVolta (Venezia) • G.M. ROTTA, Il trattamento statisticoal computer di variabili ed indici antropologici delvivente.

n. 19, 1993C. CORRAIN, Medicus in villa: manoscritto stilato inNapoli agli inizi del secolo XVIII • C. CORRAIN - M.CAPITANIO, Resti scheletrici umani da Ortaia(Povegliano Veronese), attribuiti al VII sec. d.c. • C.CORRAIN, Aspetti etnografici nell’attività dei pescatoridella Giudecca (Venezia) • C. CORRAIN, Varie dalfolklore, specialmente religioso, VII • C. CORRAIN - M.CAPITANIO, Notizie su una escursione scientifica pre-paratoria in Albania • L. BALLARIN , Riflessioni sullaparlata di S. Pietro in Volta (Venezia) II.

Servizi Socialiinformazioni e documentazioni

su corsi, studi e ricerche

direttore resp.: Giuseppe Benvegnù Pasiniperiodicità: bimestraleeditore: Centro Studi e Formazione Sociale - Fondazio-ne Emanuela Zancan, Padovasede della redazione: c/o Centro Studi e FormazioneSociale Fondazione “E. Zancan” - via Patriarcato, 41 -35139 Padova - tel. 049/663800

a. XVIII , n. 6, 1991Minori extracomunitari: diritti e problemi.PIETRO STEFANINI, I bisogni e i diritti dei minoriextracomunitari nella nostra società: problemi e orien-tamenti emergenti • GUIDO GIARELLI, Immigrati, salutee servizi sanitari in una società multietnica • ANTONIOLOVATI , Eritrei a Milano: analisi di un caso • ANTHONY

nità mondiale • TERESA RAVAZZOLO, Considerazioniintorno all’universalità dei diritti umani • FRANCESCOMILANESE, La pace come diritto umano • GIANFRANCOTUSSET, Il diritto allo sviluppo come diritto umano •DIEGO VECCHIATO, Per una Convenzione europea suidiritti dei minori. Analisi e prospettive • GIUSEPPELOMBARDI, La tutela dell’ambiente nei nuovi statutidegli enti locali del Veneto • ONU - Commissione deidiritti dell’uomo: 48a sessione • ONU - Assemblea gene-rale: Dichiarazione sui diritti delle persone apparte-nenti alle minoranze nazionali, etniche, religiose elinguistiche • CSCE - Conferenza per la Sicurezza e laCooperazione in Europa: Rapporto della Riunione diesperti governativi sulle minoranze nazionali • Pro-gramma regionale degli interventi in materia di pro-mozione della cultura della pace per l’anno 1993 •Programma regionale degli interventi in materia dipari opportunità fra uomo e donna per il 1993-1995.

a. VI , n. 2, 1992Democrazia e diritti umani per un nuovo ordine mon-diale • RICHARD FALK, L’ordine mondiale tra dirittointerstatuale e diritto dell’umanità: il ruolo delle istitu-zioni di società civile • ANTONIO PAPISCA, Riflessionisul diritto internazionale dei diritti umani, dirittopanumano • ENZO PACE, La Dichiarazione del Cairosui diritti umani nell’Islam • PAOLO DE STEFANI -GIANFRANCO TUSSET, La sicurezza nel paradigmadell’interdipendenza • BOUTROS BOUTROS-GHALI,Un’Agenda per la pace • ANTONIO PAPISCA, Per la pacee la sicurezza internazionali, autorità ‘sopranazionale’e democrazia per l’ONU. Nota a “Un’Agenda per lapace” di Boutros Boutros-Ghali • ONU - Istituzioninazionali per la promozione e la protezione dei dirittiumani • ONU - Commissione dei diritti dell’uomo:Risoluzione 1992/54 “Istituzioni nazionali per la pro-mozione e la protezione dei diritti umani • Appello perla democratizzazione dell’ONU • CSCE - Documento diHelsinki 1992. Le sfide del cambiamento • Dichiarazio-ne del Cairo sui diritti umani nell’Islam • TribunalePermanente dei Popoli. Sessione speciale su “Conqui-sta dell’America e diritto internazionale” (9 ottobre1992). Sentenza • Beati i costruttori di pace: A Sarajevonella Giornata internazionale dei diritti umani 1992 •Relazione sul progetto “Solidarietà di pace a Sarajevo”• Legge regionale 16 aprile 1992, n. 18, “Istituzione diun fondo regionale per interventi di solidarietà inter-nazionale” • Relazione sulle iniziative assunte in mate-ria di solidarietà internazionale nell’anno 1992 • Pro-gramma regionale degli interventi in materia di solida-rietà internazionale per l’anno 1993 • Regione Liguria- Legge regionale 9 dicembre 1991, n. 37, “Interventiper la cooperazione allo sviluppo e per la pace”.

Quaderni di Scienze Antropologiche

direttore resp.: Cleto Corrainperiodicità: annualeeditore: Centro Copie Portello - Padovasede della redazione: c/o Prof. Cleto Corrain - Diparti-mento di Biologia - Università degli Studi di Padova -via Trieste, 79 - 35131 Padova

n. 16, 1990C. CORRAIN, Alcune ricerche osteologiche su reperti dipopolazioni storiche italiane (1982-1986) • M.CAPITANIO, Perizia sui resti umani del Castello dellaVanezza (Cervarese S. Croce, Padova) • F. VALLERANI,Un caso di anomalia dentaria in un frammento dipalato • C. D’AMORE, I sessi nelle classi auxologiche •C. CORRAIN, Spunti per una Etnografia delle isolegermanofone di Sappada (Belluno), Sauris e Timau(Udine) • C. CORRAIN, Varie dal Folklore, specialmentereligioso - IV • F. VALLERANI, Brevi note sull’alimenta-zione tra i braccianti della Valmareno (Treviso) allafine del XVII secolo • R. D’ANTIGA, I Dervisci Bektasi •F. VALLERANI, Un aspetto della cultura materiale nellaPianura Veneta: l’antica navigazione lungo il fiumeMuson (Veneto centrale) • R. D’ANTIGA, I Longobardi

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biente • GIOVANNI GHIANI , Il governo politico delmondo: una urgenza del nostro tempo • GIOVANNI DICOSIMO, Dovere di difesa della patria, servizio milita-re, servizio civile • RAFFAELE BARBIERO, La resistenzaa Forlì: aspetti di una difesa popolare nonviolenta(DPN) • PAOLO DE STEFANI, Annotazioni sulla recenteattività del Comitato dei diritti economici, sociali eculturali delle Nazioni Unite • Comitato dei dirittieconomici, sociali e culturali: Osservazione generalen. 3 sulla natura degli obblighi degli Stati • Commissio-ne diritti umani della Assemblea dei Cittadini di Helsinki,HCA: documento presentato alla riunione di Moscadella Conferenza sulla dimensione umana della CSCE •Risoluzione della Comunità di lavoro Alpe Adria perl’autodeterminazione dei popoli di Slovenia e Croazia• Proposta di società civile per un intervento di pacenella ex Jugoslavia • Lettera del Ministro degli Esteriitaliano alla Commissione diritti umani della HCA • IlComitato permanente per i diritti umani della Commis-sione affari esteri della Camera dei deputati • Relazio-ne della missione svolta dal Comitato per i diritti umanidella Camera dei deputati nei territori occupati daIsraele • Mozioni del Consiglio Regionale del Venetosui diritti umani • Gli obiettori di coscienza del Venetoper la pace e i diritti umani con la società civile e lemadri dei paesi della ex Jugoslavia • Lettera degliobiettori di coscienza al Presidente della Giunta Re-gionale del Veneto • Lettera del presidente del Comita-to della Regione Veneto per la pace ai partecipanti allaCarovana per la pace della HCA nella ex Jugoslavia •Comunicato del Comitato direttivo del Centro sul ten-tativo di colpo di stato in Unione Sovietica • Comuni-cato del Comitato direttivo del Centro sul dirittoall’autodeterminazione dei popoli della Slovenia edella Croazia • Proposta di articolo sui diritti umaniper lo statuto dell’Università di Padova.

a. V, n 3, 1991Diritti umani e pace, il ruolo delle città • ANTONIOPAPISCA, Democrazia e diritti umani nell’eradell’interdipendenza planetaria • FRANCESCO MILANE-SE, Diritti umani, democrazia, nonviolenza per unadottrina Sociale “sperimentale”. Una lettura della“Centesimus Annus” di Giovanni Paolo II • MARCOMASCIA, I diritti umani nel sistema CSCE • PAOLO DESTEFANI (a cura di), Commissione dei diritti dell’uomodelle nazioni Unite: 47a sessione • Primo rapporto delGoverno italiano sulla Convenzione internazionalecontro la tortura ed altre pene o trattamenti crudeli,disumani o degradanti • Autodeterminazione, dirittiumani e diritti dei popoli, diritti delle minoranze,territori transnazionali • Regione Veneto: Programmaregionale degli interventi per la promozione dellacultura della pace per l’anno 1992 • CSCE: Carta diParigi per una nuova Europa • Documento della riu-nione di Mosca della Conferenza sulla dimensioneumana della CSCE • Terza riunione annuale dell’UNE-SCO dei direttori degli Istituti per i diritti umani.

a. VI , n. 1, 1992Professionalità nel campo dei diritti umani: nuovitraguardi operativi per una nuova cultura politica •Centro di studi e di formazione sui diritti dell’uomo edei popoli: dieci anni di attività (1982-1992) • FRANCE-SCO PAOLO CASAVOLA, Eredità rivoluzionaria e fedecristiana: l’impegno per i diritti dell’uomo • PAOLO DESTEFANI, Il diritto internazionale dei diritti umani. Perun modello di ordinamento costituzionale della comu-

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N. MALUCCIO, Promozione della cura e dell’educazio-ne dei minori extracomunitari • ANTHONY N. MALUCCIO,La collaborazione degli operatori sociali nell’attivitàrivolta a bambini e famiglie di gruppi minoritari.

a. XIX , n. 1, 1992La supervisione professionale nel servizio sociale.TITO BARBINI, Servizi, professionalità, formazione nel-la politica sociale della Regione Toscana • ELDA FIO-RENTINO BUSNELLI, Supervisione professionale nelServizio Sociale • LORENZA ANFOSSI, La supervisioneprofessionale degli Assistenti Sociali • GIACINTOBARNESCHI, Rapporto tra sviluppo organizzativo edomanda di supervisione: supervisione e controllo diqualità • ANNUNZIATA BARTOLOMEI , I rapporti trasupervisione e consulenza • ANNA BERTI, Per qualiaspetti del loro lavoro gli Assistenti Sociali avvertonomaggior bisogno di supervisione • RITA BERTUZZI, Laformazione dei supervisori e la loro collocazioneorganizzativa interna o esterna alla struttura del Ser-vizio • EDDA BORMIOLI RIEFOLO, Supervisione e svilup-po del profilo professionale • GABRIELLA BORTOLOTTI,Le aspettative degli operatori nei confronti dellasupervisione e l’intervento di supervisione • PAOLABUZZOLA, Supervisione e sviluppo del profilo profes-sionale • VODIA CREMONCINI, La specificità dellasupervisione in servizio: in situazione di cambiamentoprofessionale, organizzativo, istituzionale • CARMELAGIORDANO, Supervisione e gestione manageriale deiServizi Sociali • MILENA LERMA , La supervisione comerelazione interpersonale • RENZA MAMMOLI , Lasupervisione dell’Assistente Sociale in servizio: direttaalla globalità della sua competenza e/o ad aspettispecifici • GIANFRANCO PIAZZA, Rapporto fra le aspet-tative degli operatori e l’intervento di supervisione •MARIA STEFANI, La formazione dei supervisori e la lorocollocazione interna ed esterna agli Enti • JOLE RUOCCOTARASCHI, Le aspettative dei Servizi nei confronti dellasupervisione • ANTONELLA ZANFEI, Il ruolo dellasupervisione nelle situazioni di cambiamento profes-sionale, organizzativo, istituzionale • GIOVANNAGERVASIO CARBONARO, Quale contributo può dareuna Scuola di Servizio Sociale alla formazione deisupervisori • SILVIA CARDOSO, Rapporto tra su-pervisione didattica e supervisione in servizio: diffe-renze e similitudini.

a. XIX , n. 2, 1992Preadolescenti: opportunità di crescita e situazioni didisagio.E. BUSNELLI FIORENTINO, Condizioni di crescita per ipreadolescenti: Porre attenzione ai preadolescenti •Le ipotesi di partenza • Preadolescenti: difficoltà percrescere • A.C. MORO, La preadolescenza nella realtàattuale: Essere preadolescenti oggi • La preadolescenza:un’età negata • Qualche dato sulla condizionepreadolescenziale in Italia • L’età preadolescenziale èun’età difficile • Difficoltà sociali per il preadolescente• La devianza in preadolescenza e l’insufficienza dellerisposte • Un disagio che rischia di divenire devianza• Alcune tipologie di devianza in preadolescenza • Leinsufficienti risposte alla devianza preadolescenziale •M. PRINCIPE, La preadolescenza tra regressione e svi-luppo: Premessa • La scelta teorica • Il percorsoevolutivo • La preadolescenza • Il preadolescente e gliadulti • M. DELPIANO, La preadolescenza come proble-ma pedagogico: Domande e condizioni educative •Una premessa per ritrovare il “punto di vista” pedago-gico • La preadolescenza come problema • Ilpreadolescente dinanzi all’educatore: quale rappre-sentazione? • Il preadolescente come soggetto di unadomanda educativa • La relazione educativa con ilpreadolescente come relazione comunicativa • La co-municazione educatore-preadolescente come comuni-cazione culturale • L’intervento educativo: quasi unbilancio delle prassi educative correnti • Per unaprassi educativa sistemica • Spunti per una rivisitazionedella prassi educativa con i preadolescenti.

a. XIX , n. 3, 1992Formazione, cambiamento e umanizzazione dei servi-zi. TIZIANO VECCHIATO, Formazione, cambiamento e

umanizzazione dei servizi: Problemi di cambiamento •Condizioni per costruirlo • Quali cambiamenti • Perquale professionalità • Percorsi di crescita professio-nale • Condizioni per produrre umanizzazione • MILENADIOMEDE CANEVINI, Evoluzione della cultura dei servi-zi e delle professionalità sociali: nodi critici e prospet-tive: Evoluzione o involuzione? • Evoluzione perché •Gli anni ’60 sino all’“autunno caldo” • Gli anni ’70 tracontestazione e innovazione • Gli anni ’80 tra riforme,crisi, solidarietà e altro • Le professionalità sociali trawelfare state, welfare society e welfare market • Percontinuare a riflettere • AUGUSTO PALMONARI, Influen-za minoritaria e responsabile: Introduzione • Unateoria utile per il lavoro sociale • La responsabilitàdegli operatori • FRANCESCO NOVARA, Organizzazionee leadership trasformativa: Organizzazioni e culturadella sofferenza • Organizzazioni produttive di soffe-renza • Malattie organizzative • Rappresentazioniillusorie della realtà • Stress prevention • Leaderhiptrasformativa • ROBERTO MERLO, Verifica, validazione,valutazione. I livelli e le procedure di queste tre opera-zioni: Verifica, valutazione, validazione: le operazionie le procedure necessarie per condurre processi forma-tivi corretti • Premesse • Definizioni • La propostametodologica • I livelli • Le proposte operative • Primoe secondo livello • Terzo e quarto livello • Conclusioni.

suppl. al n. 3, 1992 (Politiche Giovanili)GIOVANI ED ENTI LOCALI: Presentazione • Schedemonografiche sul tema giovani ed enti locali • Espe-rienze • Osservatorio: L’Osservatorio permanente sul-la condizione giovanile e il Centro di documentazione.

a. XIX , n. 4, 1992Qualità della vita nelle strutture per non autosufficienti:forme di vigilanza e controllo.GIOVANNI NERVO, Presentazione • LORENZA ANFOSSI,Persone non autosufficienti: quali rischi e quali atten-zioni per chi entra nelle strutture residenziali: Premes-sa • 1. I rischi della istituzionalizzazione • 2. I punti diattenzione: - La struttura - Il personale - L’organizza-zione - Le attività - I rapporti - Gli ospiti • VITO NOTO,Il rischio salute nella istituzionalizzazione dell’anzia-no non autosufficiente: 1. La non autosufficienza traautonomia e dipendenza • 2. Star bene e non star bene• 3. Aspetti psicopatologici e clinici collegati allaistituzionalizzazione del soggetto non autosufficiente -Rischi legati all’ambiente - Il disadattamento psichiconell’istituzionalizzato • 4. Conoscenze, precauzioni,attenzioni per l’anziano non autosufficiente in istituto:- L’intensività come filosofia di intervento - Atipia -Polipatologia, polifarmacologia, sindromi jatrogene -Sindrome da immobilizzazione - I diritti negati e violati• Riferimenti bibliografici • ANTONELLA SCHIEVENIN,Una esperienza: vita quotidiana e diritti negati dianziani non autosufficienti nelle strutture residenziali• FORTUNATO RAO, La tutela dei diritti degli anzianinon autosufficienti: forme di vigilanza: 1. La tutela deidiritti sociali nella Costituzione • 2. Il sistema unitariodei servizi socio-assistenziali e sanitari nella legisla-zione statale e regionale • 3. Il problema della qualitàdei servizi • 4. La ricerca delle fonti normative perl’esercizio del controllo • 5. La recente legislazione el’evoluzione del sistema dei controlli • 6. La responsa-bilità dei pubblici dipendenti nelle previsioni della L.241/90 • Riferimenti bibliografici.

a. XIX , n. 5, 1992Dopo di noi. Quali possibilità se la famiglia non è piùin grado di farsi carico di un figlio disabile.GIORGIO BATTISTACCI, Protezione giuridica e socialedelle persone incapaci ed inabili: La normativa in atto• Limiti degli attuali strumenti giuridici • La legislazio-ne straniera • Per la modifica della normativa: propo-ste e integrazioni • SALVATORE NOCERA, La salvaguar-dia di autonomia delle persone non autosufficienti:aspetti economici, giuridici ed organizzativi: Forme disalvaguardia • Il Comune ente pubblico di salvaguar-dia dei diritti dei cittadini • Contrastare le vecchielogiche di tipo istituzionalizzante • Dal “curare” al“prendersi cura” • ALESSIO ZAMBONI, Quali possibili-tà dopo che la famiglia non è più in grado di farsi carico

di un figlio disabile: ruolo della solidarietà organizza-ta: Premessa • Le diverse situazioni in cui si presentail problema dell’alternativa alla famiglia di origine •Le risposte possibili • Il ruolo della solidarietà organiz-zata: proposta di alcune linee operative • FOSCOFOGLIETTA, Quali possibilità dopo che la famiglia nonè più in grado di farsi carico di un figlio disabile: ruolodei servizi pubblici: Premessa • Come prolungare lecapacità di auto aiuto della famiglia • La programma-zione degli interventi • Alcuni possibili interventi (icontenuti progettuali) • Il problema istituzionale efinanziario nel prossimo futuro • Schede di sintesi delleelaborazioni dei gruppi di lavoro: 1. Protezione giuri-dica e sociale • 2. Ruolo della solidarietà organizzata• 3. Ruolo dei servizi pubblici.

a. XIX , n. 6, 1992Verso un ruolo politico del volontariato.Parte I: Politiche sociali e giustizia sociale: il consensodemocratico rafforza la disuguaglianza? • GIOVANNISARPELLON, Il perché di un interrogativo • GIORGIOCAMPANINI, Per una storia dell’idea di uguaglianza •NICOLO’ LIPARI, La cultura della solidarietà nella Co-stituzione italiana • GIOVANNI SARPELLON, Solidarie-tà, altruismo, interesse • TIZIANO VECCHIATO, Recipro-cità e solidarietà • Parte II: Il terzo sistema può costi-tuire un soggetto politico che promuove uguaglianza?• GIOVANNI NERVO, I termini del problema • GIOVANNISARPELLON, Spunti per una riflessione socio-politica •GIUSEPPE VECCHIO, Associazionismo e diritti socialitra democrazia liberale e partecipazione • GIUSEPPEPASINI, Requisiti formativi per un ruolo politico delterzo sistema • Condizioni per una efficace formazionedei soggetti del terzo settore al ruolo politico (docu-mento di un gruppo di lavoro) • Allegati • GIUSEPPEPASINI (a cura di), Dodici organismi nazionali divolontariato sulla legge finanziaria 1990 • GIUSEPPEPASINI (a cura di), Documento della Caritas e delvolontariato sulla legge finanziaria 1993 • LUCIANOTAVAZZA (a cura di), L’esperienza della costituzione efunzionamento della Conferenza dei presidenti delleassociazioni e federazioni nazionali del volontariatoitaliano • PINO GIULIA (a cura di), Comitato per unalegge giusta.

a. XX, n. 1, 1993Servizi sociali e sistema informativo a livello locale.ALDO ROMAGNOLLI, Il settore socio-assistenziale trariforma e abbandono istituzionale: Il decreto 616/77 •Cosa è avvenuto negli anni successivi • Le Regioni e iservizi assistenziali • GIOVANNI ROMANO, La progetta-zione del sistema informativo: problematiche connesseagli aspetti di gestione e di governo: Il sistema informa-tivo • L’automazione dei processi informativi • Sistemiinformativi gestionali e sistemi informativi decisionali• Sistema informativo e organizzazione • GIOVANNIROMANO, Organizzazione dei servizi, ruolo delle infor-mazioni e nuove tecnologie: Premessa • Domande eofferte di servizi informativi • Nodi da superare eprospettive • Considerazioni conclusive • GIOVANNIROMANO, Sistema informativo e problemi di standar-dizzazione: Introduzione • La ragione degli standard •I sistemi informativi della Pubblica Amministrazione •Gli standard informativi • Gli standard tecnologici •VINCENZO LA MENDOLA, Strategie per la realizzazionedel S.I.S.A. a livello locale • VINCENZO LA MENDOLA, Lacartella socio-assistenziale: Il contesto progettuale • Ilprogetto • I requisiti generali e l’articolazione del

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sistema cartella • GIANNINA TRESSO, Il sistema infor-mativo socio-assistenziale. Obiettivi e aspetti struttu-rali ai livelli nazionale, regionale e locale: L’areadell’offerta di servizi socio-assistenziali • Soggetti estrutture • Obiettivi • Problematiche per la realizzazio-ne del sistema informativo socio-assistenziale a livellolocale • ROBERTO SEQUI, Strumenti operativi di basedel S.I.S.A.: guida ragionata: Strumenti per la rilevazionedei dati • Strumenti di sintesi • Scheda sul sistemainformativo socio-assistenziale.

suppl. al n. 1, 1993 (Politiche Giovanili)INFORMAZIONI E SERVIZI PER I GIOVANI: Presentazione• Schede monografiche sul tema “Informazioni e servi-zi per i giovani”: Tabella delle voci tematiche • Schedemonografiche • Esperienze: Schede Informagiovani •L’informazione come centralità dei servizi offerti dal-l’Assessorato alla Gioventù del Comune di Venezia • Ilcoordinamento degli Informagiovani del Veneto • Os-servatorio: La situazione degli Informagiovani delVeneto • Decreto del Ministero dell’Interno n. 47 del10/1/89 • Raccomandazione del Consiglio d’Europa •Decreto del Ministero dell’Interno n. 22 del 22/1/92.

a. XX, n. 2, 1993numero pubblicato in collaborazione con la “Fondazio-ne P.P. e G. Ferrero” di Alba (CN)Il lavoro socialmente utile degli anziani autosufficienti.GIOVANNI NERVO, Presentazione • I Parte: Contributidegli esperti • FABRIZIO FABRIS, Aspetti medici in ordinealla prevenzione • GIUSEPPE BELLONI - SANDRASPARESATO, Lavoro socialmente utile e salute •LEONARDO SCARZELLA, La terapia della salute per man-tenere l’anziano autosufficiente • SERGIO DUGONE, Ter-za età, una risorsa da liberare per il territorio: il ruolodell’ente locale • DOMENICO SERENA, Il lavoro social-mente utile degli anziani autosufficienti: problemi giuri-dici e previdenziali • ALDO ROMAGNOLI, Il lavoro social-mente utile dell’anziano autosufficiente: problemi sin-dacali • II Parte: Elaborazioni delle commissioni • Illavoro socialmente utile degli anziani autosufficienti •Ipotesi di proposta di legge sul lavoro socialmente utile• III Parte: Altri contributi • MASSIMILIANO COLOMBO,Lavoro e vecchiaia • COSTANZA PAGANELLI (a cura di),Lavoro socialmente utile negli enti locali. Sintesi di unaindagine del Ministero dell’Interno • SERGIO DUGONE (acura di), Conegliano e il coneglianese. Primo approccioad una esperienza • TERESA SCARAVILLI (a cura di), Illavoro socialmente utile nel Comune di Acireale • Illavoro socialmente utile nel Comune di Piacenza •FAUSTO MELLONI (a cura di), Esperienze della “ProSenectute ” di Omegna (NO) • VODIA CREMONCINI, La-voro socialmente utile. Riflessioni critiche • GIOVANNINERVO (a cura di), Altre esperienze di lavoro socialmen-te utile segnalate da enti locali • Allegati: 1. Disegno dilegge n. 1783 del 23.05.1989: impiego degli anziani daparte delle Regioni, delle Province, dei Comuni, nonchédelle associazioni sociali di volontariato e delle coo-perative di solidarietà sociale • 2. Circolare INPS n. 74del 23.3.1990: Valutazioni di specifiche situazioni lavo-rative agli effetti della ricorrenza o meno degli obblighiassicurativi • 3. Relazione della Commissione parla-mentare di inchiesta sulla dignità e condizione socialedell’anziano - 28.7.1989 (stralcio) • 4. Decreto legge17.3.1992, n. 233: Dispo-sizioni urgenti in materia difinanza locale per il 1992 (stralcio) • 5. Legge 421 del23.10.92 (stralcio).

a. XX, n. 3, 1993Deontologia professionale nel servizio sociale.ANNAMARIA CAVALLONE , Introduzione • GIANCARLOMINOZZI, Riflessioni morali sul rapporto tra assistentesociale e persona utente • MARIA AURELIA MACALUSO ,Diversità di orientamenti etici fra assistente sociale epersona utente: criteri per l’azione • ANNA LAURAPASSERA, Le implicazioni etiche e la progettazionedell’intervento nel servizio sociale • EDDA BORMIOLIRIEFOLO, L’autonomia decisionale dell’utente all’in-terno del processo di aiuto. Un problema etico delservizio e delle sedi formative • ANNA TAMBURINI , Unatipologia della relazione assistente sociale-utente: di-versi quadri metodologici, diversi riferimenti e

- G. BORTOLOTTI - S. CARDOSO - V. DUCCI - A. LIPPI - C.ROSSETTI, La supervisione: aree di applicazione • E.BORMIOLI RIEFOLO - P. CAVACIOCCHI - M. CESARONI - V.CREMONCINI - I. TARASCHI RUOCCO, Supervisione inservizio e formazione permanente • A. ACCETTULLI - G.BARNESCHI - A. BARTOLOMEI - P. BRANDINI - L. CHITI - E.GIACOBBI, Per un progetto di supervisione professio-nale: aspetti metodologici • AUGUSTA ACCETTULLI, Unprogetto formativo: dalla formazione alla consulenza •GIUSEPPINA ARRIGHI - SILVIA CARDOSO, Supervisionetradizionale e supervisione all’interno dell’ente • GIA-CINTO BARNESCHI, Supervisione e verifica di qualitànel processo di aiuto alla comunità locale • ANNUNZIATABARTOLOMEI, Supervisione e contesto operativo • EDDABORMIOLI RIEFOLO, La supervisione nel servizio socia-le: problemi di collocazione istituzionale e di compe-tenza • GABRIELLA BORTOLOTTI, Riflessioni in marginead un’esperienza di supervisione • PAOLA CAVACIOCCHI- MIRELLA CESARONI, Professione e supervisione: spuntidi riflessione • ENRICA GIACOBBI, La supervisione pro-fessionale nella storia dei servizi • PATRIZIA BRANDINI ,Costruzione di un progetto sperimentale di supervisione:criteri e metodi • IOLE TARASCHI, La supervisione comestrumento di formazione professionale.

Suppl. al n. 6, 1993Attività culturali 1994.

a. XXI , n. 1, 1994La qualità nei servizi alle persone.TIZIANO VECCHIATO, Valutare la qualità nei servizi allepersone • CARLO FAVARETTI, Verifica e revisione diqualità, valutazione di efficacia e sviluppo delle lineeguida nella pratica dei servizi • Allegato: Glossario •FRANCO FOGLIETTA, Qualità e mercato, qualità e con-senso • Allegato: Materiali di lavoro • FORTUNATORAO, Gli elementi che determinano qualità rilevati nelrecente sistema normativo.

Sìrivista di studi sociali del Veneto

direttore resp.: Lucia Massariperiodicità: trimestraleeditore: Cises, Padovasede della redazione: c/o Cises - via Flacco, 10 - 35128Padova - tel. 049/8074522

a. 4, n. 13, gennaio-febbraio 1992PATRIZIA GAMBARO, Bambini sieropositivi: il loro pro-blema non è solo sanitario • GRAZIA MARIA FAVAVIZZIELLO , Il bambino con fobia scolare in età dilatenza • ARIANNA LONGHIN - RICCARDINA MASON,Ludoteca: un servizio sociale • BEATRICE GARAU, Ladiversa sensibilità di adulti e bambini • LUISA BOVOLON- GIANNA FORATO, Devianza minorile: la situazione inVeneto • Le persone senza dimora (dossier): SILVIATISO, Percorsi senza dimensione • ALESSANDRO LION,Dal censimento alla cittadinanza • GIOVANNI FUSETTI,Aggressività e nonviolenza nel servizio alle Cucineeconomiche popolari • DANIELE SANDONA’ - SILVIATISO - MARINELLA BRUNELLI - MARCO BARATELLA -CLAUDIA DI MURO, Animazione all’Asilo notturno diPadova • GIOVANNI FUSETTI - SONIA MAZZON - FRANCE-SCO GAVA - MARIA CALLEGARO, L’attività della Botte-ga della strada • Esperienze e problematiche del Cen-tro S. Faustino di Vicenza • SALVATORE ME, Comeopera il Centro di pronta accoglienza di Schio • SERGIOPREMIER, Un esempio di aiuto a Treviso • LIVIO FERRARI,Il lavoro del Centro francescano di ascolto di Rovigo •LORIS TREVISIOL, Uscire dal passato • NEREO COMISSO- GUGLIELMO BELLO, Le regole della Casa dell’ospita-lità di Mestre • MARILENA RUBALTELLI , Aspettirelazionali della persona disabile nel rapporto tragenitori e figli • Testimonianze.

suppl. al n. 13, 1992Scelte e strategie familiari per fronteggiare i bisogni.Un contributo di conoscenza della realtà sociale venetadegli anni ’90: modelli, ricerche e proposte, Atti della

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sottolineature etiche • ANTONIETTA GANCI, Per unariflessione sul rapporto fra assistente sociale e personautente • ELDA BUSNELLI FIORENTINO, Aspetti etici nelrapporto con l’utenza • LORENZA ANFOSSI, Deontologiaprofessionale: riflessioni di un’assistente sociale • EDDASAMORY, La dimensione comunitaria dell’interventoprofessionale: azioni e valori • JOLE RUOCCO TARASCHI,Note sui problemi deontologici nel lavoro di equipe •DARIO ANGELO COLOMBO, Il segreto professionale nel-le sue diverse implicazioni • VITTORIA LIBARDI , Ilsegreto professionale in un contesto di lavoro integratocon altre professioni, soggetti e risorse sociali • CARLAANDREOTTI, Il servizio sociale e la dimensione etica neicentri di riabilitazione de “La nostra famiglia” • AL-BERTO TREVISAN, Etica e condizioni di lavoro nellapubblica amministrazione • MARIENA SCASSELLATIGALETTI, Condizioni di lavoro nella pubblica ammini-strazione: alcune riflessioni • CARLA MEDA, Condizio-ni di lavoro nella pubblica amministrazione edeontologia professionale dell’assistente sociale •VODIA CREMONCINI, Condizioni di lavoro nella pubbli-ca amministrazione • LUIGI GUI, Logiche istituzionali erelazioni di aiuto • Appendice. Elaborazioni dei gruppidi lavoro: 1. Il segreto professionale • 2. Relazione traassistente sociale e utente • 3. Contesto istituzionale eimplicazioni deontologiche.

suppl. al n. 3, 1993 (Politiche Giovanili)GIOVANI E ASSOCIAZIONISMO: Presentazione • Schedemonografiche sul tema “Giovani e Associazionismo”:Tabella delle voci tematiche • Schede monografiche •Esperienze: Per una più compiuta tutela dei minori •L’esperienza del Comune di Badia Polesine • Osserva-torio: Osservatorio sulla condizione giovanile e Con-sulta giovanile • Provvedimento di indirizzo della Re-gione Veneto.

a. XX, n. 4, 1993Famiglie immigrate: inserimento nella comunitàlocale.PIETRO STEFANINI, La situazione delle famiglie immi-grate nel nostro paese: chi sono, da dove vengono,normative a cui riferirsi • GRAZIELLA FAVARO, Bambi-ni immigrati e genitori: modelli familiari e percorsimigratori differenti • GRAZIELLA FAVARO, Bambinistranieri a Milano • GUIDO GIARELLI, Il messaggio“altro”: introduzione alla comunicazione interculturale• HARDA KALID , Il caso dell’immigrazione magrebina.

a. XX, n. 5, 1993Famiglia e solidarietà sociale: forme di aiuto adomicilio.TIZIANO VECCHIATO, Diritti, bisogni e opportunità dagarantire alle famiglie in difficoltà • COSTANZA COSTAZEZZO, Percorsi familiari e domanda di aiuto • FRANCOFASOLO, La domanda di aiuto: criteri per l’analisi •ROBERTO MAURIZIO, La progettazione • TIZIANOVECCHIATO, Documentazione e gestione di processi diaiuto a domicilio • ANTONIO E MARTINA LOVATI , Curaed assistenza a domicilio dei malati di cancro in faseterminale.

a. XX, n. 6, 1993La supervisione degli assistenti sociali in servizio.TIZIANO VECCHIATO, Presentazione • TINO BARBINI,Introduzione • ELDA FIORENTINO BUSNELLI, La su-pervisione degli assistenti sociali in servizio. La ripre-sa di un dibattito: problemi e prospettive • G. ARRIGHI

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giornata di studio, a cura di Lia Chinosi.ANTONIO BOGONI, Presentazione • CARLO TREVISAN,Domanda ed offerta in una politica sociale program-mata • GIUSEPPE A. MICHELI, La ricerca sulle strategiefamiliari per fronteggiare i bisogni come contributoalla programmazione delle politiche sociali nella Re-gione del Veneto: fondamenti teorici dell’indagine •ELISA BIANCHI, Lavoro sociale e strategia della fami-glia • FRANCA BIMBI, Tipologie di famiglia e strategiedella vita quotidiana • ITALO DE SANDRE, Profilo delladonna in relazione alla sua collocazione sociale efamiliare • ANTONIO BOGONI, Conclusioni.

a. 4, n. 14, aprile-maggio 1992GIUSEPPE PERILLO, Centralità delle norme • DANTEBOVO, Il passato non è da rimpiangere • MARIOGECCHELE, Verso una nuova cultura • LORENZO GAL-LO, Utilità e limiti di un servizio domiciliare per glianziani • PATRIZIA GAMBARO, Tempo libero: “proble-ma” anche per i giovani • Cooperazione globale(dossier): MAURIZIO CERRUTI, Sviluppo integrato •NICOLA A. DE CARLO - PATRIZIA OMAGHI, Vantaggi perdue • GIOVANNI PAOLO MANGANOZZI, Lambire l’isola• Testimonianze.

a. 4, n. 15, luglio-settembre 1992CLAUDIO MARCONI, I figli dei tossicodipendenti • MAU-RIZIO VARNIER - DIEGO MARTINES - MARISA SCAPOLO -PATRIZIA BURRA - REMO NACCARATO, Consumo di alcole attività sportiva agonistica in età adolescenziale •PIETRO NONIS, S.O.S. confuso ma drammatico dal mon-do giovanile • GIAMPIERO GIULIUCCI, Educazione allasalute nella scuola • Tossicodipendenza e lavoro(dossier): SILVIO RIONDATO - ADRIANA TOPO, “Droga,Aids e mondo produttivo: riflessi legislativi” • GERMANOZANUSSO, Comunità terapeutica: caratteristichemetodologiche e deontologiche • ROSANNA FOGLIATA -MARZIA FRANCO, Uniti per lavorare meglio • È nato“Basis” • MAURIZIO CERRUTI, “Educazione allo svi-luppo” per combattere le calamità.

suppl. al n. 15, 1992Tossicodipendenze: contributi teorici e metodologiciper l’attività degli psicologi nei servizi del Veneto, vol.II, a cura di Nicola A. De Carlo, Grazia M. FavaVizziello, Giancarla Niero, Alessandro Pigatto, TitoZorzi.FRANCESCO ADAMI, Presentazione • NICOLA A. DE CAR-LO - GRAZIA M. FAVA VIZZIELLO - GIANCARLA NIERO -ALESSANDRO PIGATTO - TITO ZORZI, Introduzione •AWNI ARIF, Attività sanitarie per la prevenzione dalladroga e dalla dipendenza alcolica • Psicodinamica ePsicopatologia: ANASTASIA NAKOV, Scegliere la pro-pria dipendenza • GABRIELE BEZZAN, Considerazionisulla relazione in 146 coppie di pazienti tossicodipen-denti • Aspetti diagnostici: DANIELE BERTO, Problemimetodologici nel bilancio clinico • SARA GENOVA -DANIELE BERTO, Test di Rorschach e tossicodipendenze.Prime considerazioni sui dati di una ricerca regionale• DANIELE BERTO, Il Minnesota Multiphasic PersonalityInventory (M.M.P.I.) nella pratica diagnostica e clini-ca • Interventi: GABRIELE BEZZAN - CARLA ODORIZZI -SABINA CAVICCHIOLO - FABIO LUGOBONI, Analisi dialcune dinamiche relative al trattamento del Naltrexone• FULVIO TAGLIAGAMBE , L’esperienza psicoterapeuticacon il paziente tossicomane • ANDREA MOSCONI, Ulte-riori considerazioni sulla costruzione del setting: unatraccia per la curiosità terapeutica • MARZIA FRANCO- ROSANNA FOGLIATA, Valutazioni sull’esito dell’inter-vento di alcune Comunità terapeutiche pubbliche ita-liane per tossicodipendenti. Una prima esperienza dilavoro coordinato tra operatori pubblici di Comunità• LYNN ALICE LANIADO , Storia di un gruppo di psicote-rapia per tossicodipendenti • ALESSANDRO ZAGHI, Svi-luppo e prospettive dei programmi alcologici nell’ULSS10 di Treviso. Tra istituzione e territorio • ANNA MARIADELL’ANTONIO , Affido e adozione per i figli dei tossico-dipendenti • SILVIO RIONDATO, Le problematiche dellapunizione del consumatore di droga dopo le pronunziedella Corte costituzionale e il decreto legge n. 247/1991 • PAOLO CADROBBI - LEOPOLDO SALMASO - RENZOSCAGGIANTE - ANNA MARIA CATTELAN, Assistenza intra

ed extra ospedaliera nei pazienti con Aids • DANIELAORLANDINI, La valutazione del trattamento nelle di-pendenze da sostanze • EZIO SANAVIO, Approcciocognitivo-comportamentale e tossicodipendenza • Ruolodello Psicologo: DANIELA ORLANDINI - SILVANASERRAGIOTTO, Il ruolo dello psicologo nel campo delletossicodipendenze.

a. 4, n. 16, ottobre-novembre-dicembre 1992SILVIO SCANAGATTA, Il sistema di valori di una gene-razione “sospesa” • NICOLA A. DE CARLO - CECILIACERRA, Programmazione e realizzazione dell’indagi-ne campionaria per il Centro informativo sulle devianzedel Veneto • DANIELE MARINI , Riflettersi nei giovani •ELISA PONZIO, Giovani veneti anni ’90: una generazio-ne sospesa a metà di un difficile guado • SEVERINO DEPIERI, Condizione degli adolescenti nel Veneto • FIORI-TA LUCIANO, Informagiovani come attore sociale •DONATELLA GIBBIN - MARIA TERESA MENOTTO,Informagiovani tra informazione e orientamento •MARIA GRAZIA CAPITANIO - ANNA SPOLAOR - LUCIOZANE, Educazione sessuale: c’è ancora tanta strada dafare • CHIARA VOLPATO, Bambini stranieri a scuola:l’inserimento scolastico in provincia di Vicenza.

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