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55 otiziario ibliografico periodico della Giunta regionale del Veneto n. 55 - settembre 2007 - sped. in abb. postale art. 2 comma 20/c Legge 662/96 - taxe perçue - tassa riscossa - Filiale di Padova n b

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55otiziarioibliografico

periodico della Giunta regionale del Veneto

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Giunta regionale del VenetoCentro culturale di Villa Settembrini 30171 Mestre Venezia - via Carducci 32

periodicità quadrimestralespedizione in abbonamento postale art. 2 comma 20/c Legge 662/96taxe perçue - tassa riscossa - Filiale di Padovain caso di mancato recapito restituire al mittenteif undeliverable return to Padova CMP - Italy

ISSN 1593-2869

nbin questo numero

Il “Notiziario Bibliografico”: continuità e innovazione.La realtà del Veneto tra cultura, società, arte, tradizioni, identitàFranco Miracco

In memoria di Anelio PellizzonUlderico Bernardi

Carlo Goldoni: il teatro della vita. Le celebrazioni promosse in occasione del terzo centenario della nascita del commediografo veneziano (1707-2007)Angelo Tabaro

recensioni e segnalazioni

cataloghi di mostre

l’editoria nel venetoLe fonti relative alla storia di VeneziaPetrarca e il suo tempoRitrovamenti monetali di età romana nel VenetoScoperte archeologiche a Este

rivisteria venetaLettere e Filosofia

in copertinaFilippino Lippi (Prato 1457 - Firenze 1504),

Apparizione della Vergine a San Bernardo,1486, olio su tavola,

Firenze, chiesa della Badia Fiorentina

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comitato promotore

Giancarlo Galan Presidente della Regione del VenetoAngelo Tabaro Segretario Regionale alla Cultura

comitato di redazione

Ulderico Bernardi Università Ca’ Foscari di VeneziaFausta BressaniDirigente regionale Direzione Beni CulturaliMassimo Canella Dirigente Servizio Beni Librari, Archivistici e MuseiSaveria Chemotti Università degli Studi di PadovaMaria Teresa De Gregorio Dirigente regionale Unità di Progetto Attività Culturali e SpettacoloChiara Finesso Responsabile di redazionePierantonio Gios Direttore Biblioteca Capitolare Curia Vescovile di PadovaGiuseppe Gullino Università degli Studi di PadovaAmerigo Restucci Università Iuav di VeneziaAnna Maria SpiazziSovrintendente per il Patrimonio Storico, Artistico ed Etnoantropologico per le province di Venezia, Padova, Belluno e TrevisoBianca Lanfranchi Strina già Sovrintendente ai Beni archivistici del VenetoLorenzo Tomasin Università Ca’ Foscari di VeneziaMarino Zorzi già Direttore Biblioteca Nazionale Marciana

direttore responsabile

Franco Miracco

direttore editoriale

Romano Tonin

responsabile di redazione

Chiara Finesso

segreteria di redazione

Giovanna Battiston, Barbara Da FornoSusanna Falchero, Valentina Ventura

progetto grafico

Il Poligrafo casa editriceLaura Rigon

impaginazione

Irene Magon, Valentina Ventura

collaboratori alla redazione

di questo numero

Cinzia Agostini, Giovanna Battiston Ulderico Bernardi, Marilia Ciampi RighettiAndrea Cocco, Diego CrivellariBarbara Da Forno, Sonia DerderianFranca Fabris, Susanna Falchero Antonella Lippo, Franco MiraccoLuciano Morbiato, Massimiliano MuggianuMarco Noaro, Clara Pagnacco, Andrea Pelizza Mario Quaranta, Angelo Tabaro Valentina Ventura, Matteo Viale, Mirco Zago Francesca Zanardo, Luca Zuliani

collaboratori alla rassegna bibliografica

Giovanna Battiston, Barbara Da Forno Susanna Falchero, Irene MagonValentina Ventura

direzione e redazione

Giunta regionale del VenetoCentro Culturale di Villa Settembrini30171 Mestre Venezia - via Carducci 32tel. 041 980447 / 980499 - fax 041 5056245

Giunta regionale del VenetoUnità di Progetto Attività Culturali e Spettacolo30121 Venezia - Palazzo ScerimanCannaregio Lista di Spagna, 168tel. 041 2792710 - fax 041 2792794

Recapito della Redazione “Notiziario Bibliografico” presso Il Poligrafo casa editrice35121 Padova | via Cassan 34 (piazza Eremitani)tel. 049 8360887 | fax 049 8360864e-mail: [email protected](tutti i materiali per la rivista vanno inviati a questo indirizzo)

Periodicità quadrimestraleTiratura 15.000 copieEditore Il Poligrafo - Regione del VenetoAutoriz. del Tribunale di Padova n. 1291 del 21-6-1991Spedizione in abb. post. art. 2 comma 20/cLegge 662/96 - taxe perçue - tassa riscossa -Filiale di PadovaStampa Arti Grafiche Padovane

I L P O L I G R A F O

Notiziario Bibliograficon. 55, settembre 2007periodico quadrimestrale d’informazione bibliograficaa cura della Giunta regionale del Veneto

Con l’uscita del numero 50 il “Notiziario Bibliografico”ha cambiato veste grafica, mantenendo la propriaoriginaria vocazione di strumento vivo per conoscere – con rubriche, recensioni, approfondimenti – quanto viene pubblicato, nei più diversi ambiti, in Veneto e sul Veneto.Il percorso iconografico “le murrine”, che attraversale rubriche della rivista, propone, di volta in volta, un tema tratto da varie opere pittoriche. La “murrina”, opera d’artigianato tipicamente veneziano, è il risultato della lavorazione a taglio di una canna di vetro interamente realizzata a mano:la canna viene composta da diversi strati di vetro colorato, con una tecnica artigianale unica, conosciuta solo nell’isola di Murano e tramandata per centinaia di anni di padre in figlio.In questo senso, “le murrine” diventano una lente,dispositivo attraverso cui filtrare lo sguardo sull’arte e sulla tradizione del Veneto, e non solo. In questo numero “le murrine” sono dedicate alla raffigurazione di soggetti sacri.

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indice

7 Il “Notiziario Bibliografico”: continuità e innovazione.La realtà del Veneto tra cultura, società, arte, tradizioni, identitàFranco MiraccoPortavoce del Presidente della Regione del VenetoDirettore responsabile del “Notiziario Bibliografico”

9 In memoria di Anelio Pellizzon Ulderico BernardiUniversità Ca’ Foscari di Venezia

13 Carlo Goldoni: il teatro della vita. Le celebrazioni promosse in occasione del terzo centenario della nascita del commediografo veneziano (1707-2007)Angelo TabaroSegretario Regionale alla Cultura

recensioni e segnalazioni

Opere generali

23 S. Bernardinello, Catalogo dei codici della Biblioteca Capitolare di Padova Massimiliano Muggianu

23 A. Burlon, L. Pontin, Araldica della Provincia di BellunoGiovanna Battiston

23 I. Schizenos, E.M. Cappelletti, G. Cassina, F.R. Chiesura, Hortus Patavinus. Alla scoperta dell’Orto Botanico di Padova Giovanna Battiston

24 Rievocazioni storiche del Veneto. Definizione, valutazione, riqualificazioneSusanna Falchero

24 L’inguaribile riformista. Giorgio Lago e la parabola del Nordest. Grandi pagine di giornalismo dal 1996 al 2005, a cura di P. PossamaiDiego Crivellari

25 L. Polo, Il Museo delle Carrozze della Villa di Maser. C’era una volta una carrozza...Giovanna Battiston

25 Una storia di carattere. Dieci anni di Tipoteca Italiana, a cura di S. BerraDiego Crivellari

Filosofia - Storia della scienza

26 D. Poggi, La coscienza e il meccanesimo interiore. Francesco Bonatelli, Roberto Ardigò, Giuseppe Zamboni Diego Crivellari

26 G. Cappello, Luigi Stefanini. Dalle opere e dal carteggio del suo archivioMario Quaranta

Scienze sociali

27 Forum sulla competitività. Ricerca e sviluppo, innovazione e trasferimento tecnologicoForum sulla competitività. Conoscenza, Formazione Superiore,Università e Imprese: strutture organizzative e percorsi di collaborazioneForum sulla competitività. Infrastrutture e LogisticaDiego Crivellari

27 Turismo e città d’arte, a cura di G. Ortalli Diego Crivellari

28 F. Rossi, S. Meggiolaro, Da Nord Est a Nord Ovest.Gli emigrati veneti in Italia nel XX secoloDiego Crivellari

28 Verso il bilancio sociale, Regione del Veneto, 2005 Diego Crivellari

29 Veneto in cifre 2005-2006a cura della Direzione Sistema Statistico RegionaleDiego Crivellari

29 Relazioni sulla situazione economica del Veneto nel 2006 Diego Crivellari

29 Rapporto statistico 2007. Il Veneto si racconta. Il Veneto si confrontaDiego Crivellari

30 L’integrazione lavorativa delle persone con disabilità Servizi residenziali per le persone con disabilitàIl Centro diurno per persone con disabilitàI Servizi di integrazione scolasticaSusanna Falchero

30 Le nuove linee guida regionali per la non autosufficienza Susanna Falchero

30 Regione del Veneto - Giunta Regionale, Convenzione internazionale sui diritti delle persone con disabilità Susanna Falchero

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31 Accreditamento e documentazione sociosanitaria. Una proposta operativa per le residenze sanitarie assistenziali,a cura di G. Gioga, A. Peroni, A. PompeiSusanna Falchero

31 V. Arzenton, F. Neresini, L. Ravarotto, A tavola con sicurezza.La percezione del rischio alimentare in Veneto Susanna Falchero

31 O. Demichelis, M. Coletti, G. Toffolo, Psicologia dell’emergenza: il caso VajontSusanna Falchero

Ambiente

32 E. Turri, La Lessinia Franca Fabris

32 Il grigio oltre le siepi. Geografie smarrite e racconti del disagio in Veneto, a cura di F. Vallerani e M. VarottoSusanna Falchero

33 S. Scortegagna, A. Locatelli, Le Bregonze. Geologia. Flora. Vegetazione. Fauna Franca Fabris

34 Atlante degli Anfibi e dei Rettili del Veneto, a cura di L. Bonato, G. Fracasso, R. Pollo, J. Richard, M. SemenzatoFranca Fabris

34 R. Pollo, A. Ferrarese, La Riserva Naturale Palude Brusà-Vallette.Indagine naturalistica e storica sulle valli di CereaFranca Fabris

Lingua - Tradizioni

34 Fiabe e racconti veronesi, raccolti da E.S. Righi, a cura di G. Viviani e S. Zanolli Luciano Morbiato

35 A. Rosso, Fiabe popolari trevigiane raccolte a Breda di PiaveMatteo Viale

36 G. Cavallin, Gli ultimi veneti Giovanna Battiston

36 L’Antica Fiera di Cavalcaselle, a cura di G. BolognesiGiovanna Battiston

37 L. Frigo (Bettinado), Tradizioni dei Sette Comuni.De Gamoàn bon Siben KomeünGiovanna Battiston

Arte

37 A. Antoniutti, I Bregno a Venezia: Anotonio e Paolo Bregno e la scultura a Venezia nel primo QuattrocentoGiovanna Ficarazzi

38 Arte, storia, restauri della Basilica di San Marco a Venezia. La facciata nord Marilia Ciampi Righetti

38 La Madonna dalle mani forate, fontana di vita. Iconografie bizantine in San Marco Barbara Da Forno

39 G. Renucci, Le cantinelle dei soffitti decorati a Treviso.Secoli XII-XIV

Marilia Ciampi Righetti

39 Il collezionismo d’arte a Venezia. Il Seicento Marilia Ciampi Righetti

39 V. Mancini, “Vertuosi” e artisti. Saggi sul collezionismo antiquario e numismatico tra Padova e Venezia nei secoli XVI e XVII

Valentina Ventura

40 G. Terzariol Fabrizio, Vittorio Celotti scultore (1866-1942)Clara Pagnacco

41 A. Nave, Virgilio Milani e la scultura del Novecento nel PolesineMarilia Ciampi Righetti

Architettura - Urbanistica - Paesaggio

41 F. Meneghelli, Le Mura e i Forti di Verona.Itinerari e percorsiSonia Derderian

42 Prima di Andrea Palladio. La formazione di un possedimento“non molto lungi dalle Gambarare”, a cura di G. FoscariFrancesca Zanardo

43 Per un giardino della terra, a cura di A. PietrograndeMirco Zago

43 F. Amendolagine, G. Boccanegra, Molino Stucky Diego Crivellari

44 La Barchessa Soranzo Crotta (Bragato) a Piove di Sacco (Padova),a cura dell’Associazione Amici del GradenigoMarilia Ciampi Righetti

44 La chiesa di San Francesco. Il restauro, a cura di G. EricaniMarilia Ciampi Righetti

45 F. Vizzutti, Le chiese della parrocchia di San Tomaso Agordino.Documenti di storia e d’arteMarilia Ciampi Righetti

45 F. Cuman, Vigili sentinelle lungo le strade. Capitelli, oratori e chiese nel territorio asolanoMarilia Ciampi Righetti

cataloghi di mostre e musei

47 Guglielmo Ciardi. Catalogo generale dei dipinti,a cura di N. StringaClara Pagnacco

47 Cavaglieri, a cura di V. SgarbiCinzia Agostini

47 Fiore Brustolin Zaccarian. Catalogo generale,a cura di N. Stringa, M. GuderzoMarilia Ciampi Righetti

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49 Balkani. Antiche civiltà tra il Danubio e l’Adriatico,a cura di T. Cvjeticanin, G. Gentili, V. KrsticCinzia Agostini

50 Dei ed eroi della Grecia nell’Italia antica.Recuperi archeologici della Guardia di FinanzaAndrea Cocco

50 Il Museo Internazionale della Maschera.L’arte magica di Amleto e Donato Sartori, a cura di C. Alberti, P. PiizziMarilia Ciampi Righetti

51 E. Benetta, Incanto. Affabulazione e Immaginazione,a cura di D. del MoroAntonella Lippo

52 4.11.66, quarantennale dell’alluvione.Album privato dell’alluvioneDiego Crivellari

l’editoria nel veneto

55 Il comitato per la pubblicazionedelle fonti relative alla storia di Venezia.L’attività editoriale 2001-2006Andrea Pelizza

56 Codex publicorum, a cura di B. Lanfranchi Strina

57 Elenco dei volumi in collana

58 Sul Petrarca.Nuove iniziative editorialiLuca Zuliani

58 Petrarca e il suo tempo, a cura di G.P. Mantovani

58 Petrarca e l’Umanesimo, a cura di G. Simionato

61 Ritrovamenti monetali di età romana nel Veneto.Progetto editoriale di catalogazionedel patrimonio numismatico venetoValentina Ventura

61 Ritrovamenti monetali di età romana nel Veneto.Provincia di Verona: Peschiera del Garda,a cura di M.G. Pavoni

62 Ritrovamenti monetali di età romana nel Veneto.Provincia di Belluno: Belluno/Cadore, a cura di J. Marcer

62 Ritrovamenti monetali di età romana nel Veneto.Provincia di Verona: Legnago, a cura di F. Biondani

63 Scoperte archeologiche a Este.Contributi allo studio della civiltà preromana nel VenetoValentina Ventura

63 A.M. Chieco Bianchi, L. Calzavara Capuis, Este I. Le necropoli Casa di Ricovero, Casa Muletti Prosdocimie Casa Alfonsi

63 L. Capuis, A.M. Chieco Bianchi, Este II.La necropoli di Villa Benvenuti

rivisteria veneta

Spoglio dei periodici di lettere e filosofia (2004-2007)

65 Annali di Ca’ Foscari

67 Anterem. Rivista di ricerca letteraria

69 Archivio di filosofia

69 I Castelli di Yale. Quaderni di filosofia

69 Ermeneutica letteraria. Rivista internazionale

70 Filologia veneta. Lingua, letteratura, tradizioni

70 Italia medioevale e umanistica

70 Janus. Quaderni del Circolo glossematico

71 Lettere italiane

72 Lingua e letteratura

73 Medioevo. Rivista di storia della filosofia medievale

73 Paradosso. Annuario di filosofia

74 Quaderni di lingue e letterature

75 Quaderni Veneti

75 Simplegadi. Rivista di filosofia orientale comparata

76 Studi Buzzatiani. Rivista del Centro Studi Buzzati

77 Studi duemilleschi. Rivista annuale di storia della letteratura italiana contemporanea

77 Studi novecenteschi. Rivista di storia della letteratura italiana contemporanea

78 Studi Petrarcheschi

78 Testo a fronte. Rivista semestrale di teoria e pratica della traduzione letteraria

79 Altre riviste segnalate

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Sandro Botticelli, Annunciazione

(Annunciazione di Cestello), 1489Firenze, Galleria

degli Uffizi

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Con questo nuovo numero ho l’onore di assumere l’incarico di direttore responsabi-le del “Notiziario Bibliografico”, da vent’anni strumento prezioso per chiunque vogliaconoscere e approfondire il composito panorama di quanto viene scritto e pubblica-to sulla realtà sociale, culturale, artistica, istituzionale della nostra regione. Questedue decadi di intensa e sapiente attività, trascorse per buona parte sotto la guida delcompianto Anelio Pellizzon, hanno visto dapprima la concreta realizzazione di un’i-dea e poi il progressivo consolidarsi di un progetto culturale teso a rappresentare lospecchio fedele del nostro territorio, riuscendo nell’impresa di proiettare ben oltre iconfini veneti l’informazione bibliografica regionale e le sue principali novità.Il successo dell’iniziativa è testimoniato dal favore che il “Notiziario” continua ariscuotere presso un variegato pubblico composto non solo da studiosi, suggellandocosì il valore di una pubblicazione che conosce pochi eguali a livello nazionale. Se ilVeneto è terra di università prestigiose, di case editrici, di enti e realtà istituzionalirinomate a livello internazionale, con le sue 15.000 copie di tiratura, diffuse in Italiae all’estero, in atenei, centri di ricerca e di cultura, fondazioni, associazioni, biblio-teche ed enti culturali di ogni tipo, il “Notiziario” è da tempo un indispensabilepunto di riferimento, nonché un ideale biglietto da visita che rende conto di una real-tà editoriale e culturale ricca e vivace.Ciò che si offre sono molteplici occasioni di confronto e di discussione, spunti eagganci per più articolate riflessioni su temi, eventi e argomenti “veneti” senza chequesto diventi però occasione per chiusure localistiche.Si punta al contrario a rafforzare l’incontro e il dialogo con tutte quelle realtà chesono presenti al di là dell’ambito regionale o che coinvolgono in più modi l’univer-so veneto. Naturalmente, anche in futuro il “Notiziario” continuerà a rivestire il pro-prio ruolo di “suggeritore intelligente”. Non solo quindi strumento di informazionepensato esclusivamente per il mondo dei libri e delle riviste.In questi ultimi anni il Veneto si è stabilmente insediato tra le società più avanzatea livello continentale, grazie al dinamismo di un’economia che ha saputo aprirsi almondo e che ha trasformato radicalmente la realtà e l’immagine spesso arcaica diuna regione dalle forti radici contadine.L’impetuosa crescita economica conosciuta dal nostro territorio ha posto per laprima volta all’attenzione di molti il “caso Veneto”, segnalando ai più l’emergere diuna parte d’Italia per decenni relegata in un problematico “cono d’ombra”. Questafase di rapidi mutamenti, che abbiamo vissuto dagli anni Ottanta in avanti, ha tro-vato larga eco nelle pagine del “Notiziario”.L’analisi del “modello veneto” ha dato vita, sul piano pubblicistico ed editoriale, aduna fioritura di volumi, ricerche, studi socio-economici, rivisitazioni storico-critiche,suggestioni letterarie ecc., che hanno ampliato e modificato l’idea che il Veneto hadi se stesso e, contemporaneamente, hanno reso la rivista qualcosa di più di un sem-plice contenitore “neutro”. Oggi ci stiamo altrettanto velocemente avvicinando aquello che è stato definito da più parti il “Terzo Veneto”, il nuovo Veneto della qua-lità della vita e del dovere di recuperare e sviluppare le diverse forme della Bellezza.Quella Bellezza che ci è stata trasmessa dalla nostra storia, dall’arte, dalla cultura edalla natura e che oggi sembra richiedere con forza un modello di società basato supiù ricerca, più innovazione, più sinergie tra privati e pubbliche amministrazioni,tra università e imprese.Il “Notiziario” parte proprio da qui, strumento di analisi e di informazione, bussolacritica che permette di orientarsi e di trovare possibili spunti di riflessione dentro il

il “notiziario

bibliografico”:

continuità

e innovazione

La realtà del Veneto tra cultura, società, arte, tradizioni, identità

Franco MiraccoPortavoce del Presidente della Regione del VenetoDirettore responsabile del “Notiziario Bibliografico”

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mutamento, dentro l’affacciarsi di nuove ipotesi e soluzioni, nella complessità diuna regione che cambia e che presenta tante, differenti e spesso sorprendenti o addi-rittura quasi sconosciute vitalità. Uno strumento che vuole aprirsi ad uno sguardo“polifonico” sulla realtà, secondo un approccio in grado di restituire non soltanto igrandi “orizzonti” e i grandi cambiamenti, ma anche di intercettare le coordinateculturali, sociali, politiche di lungo periodo, nonché di offrire occasioni di appro-fondimento e di discussione intorno a fatti, eventi, memorie, presenze apparente-mente “minori” – ma che contribuiscono ugualmente in misura rilevante a com-porre il quadro vivace e composito della realtà veneta.Con l’affermarsi di un’editoria e di una cultura sempre più caratterizzate dalla pre-senza di una grande eterogeneità di percorsi, di proposte, di iniziative, il compitoessenziale del “Notiziario” rimarrà soprattutto quello di riuscire a raccontare obiet-tivamente “la scena” della cultura veneta e di tutto quanto si muove intorno a que-sto mondo.Dobbiamo valorizzare un patrimonio culturale e artistico unico, un’identità storicavolta al dialogo e all’incontro con altre soggettività, altre culture, altri universi. Il tema della interculturalità e dello scambio (non solo economico o commerciale,ma culturale in primis) tra le diverse regioni d’Europa è, per esempio, uno degli argo-menti che necessariamente sarà destinato ad intersecare l’attività del “Notiziario” fin dai prossimi numeri. Pensiamo, per esempio, alle possibili prospettive aperte dal realizzarsi dell’Euroregione: Veneto, Friuli Venezia Giulia, Croazia, Slovenia e Carinzia. Ma questo dell’interculturalità e di un Veneto “avanguardia” dell’integrazione euro-pea nel nome dell’eredità culturale della Repubblica di Venezia è, ovviamente, sol-tanto uno degli scenari possibili che si aprono per il futuro.Quel che rimane di sicuro in primo piano è l’interesse che il “Notiziario” continue-rà ad avere per molteplici realtà della nostra regione, nel segno di una cultura libe-ra, pertanto mai settaria o scioccamente provocatoria.

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Anelio Pellizzon, storico direttore del “Notiziario Bibliografico” per quasi un ven-tennio, è scomparso nell’agosto 2007, all’età di 79 anni. Tra i fondatori della rivistadella Giunta Regionale del Veneto, era stato durante tutto questo arco di tempo unadelle anime del “Notiziario”, presenza discreta ma assidua e costante, di profondaumanità e competenza, che ha saputo accompagnare prima la gestazione, la fase diideazione e preparazione, quindi il concreto sviluppo della rivista, seguendo primada Venezia, poi dalla sede mestrina di Villa Settembrini, i vari numeri usciti e il cre-scente consenso nato intorno a quella che era stata originariamente concepita comeuna “sfida” dagli esiti sicuramente non scontati – l’idea di poter lanciare uno stru-mento bibliografico raffinato e articolato, ma allo stesso tempo capace di incontrare,con la sobrietà della sua veste e l’estrema cura dei contenuti, una larga diffusione edi segnare una effettiva novità nell’informazione libraria legata alle istituzioni, comepoi è accaduto. Nel suo ruolo professionale di dirigente della Regione del Veneto, Anelio Pellizzonha preso parte a prestigiosi progetti editoriali di ampio respiro, iniziative che hannofortemente contribuito alla migliore conoscenza e alla divulgazione della culturaveneta. Tra le imprese di questo tipo, che hanno visto il coinvolgimento diretto dellaRegione del Veneto e la presenza di Pellizzon, citiamo la monumentale Storia diVenezia edita dall’Istituto della Enciclopedia italiana, una fondamentale Storia dellapittura veneta, realizzata da Electa (di cui è da poco uscito l’ultimo tomo dedicato alNovecento), e ancora esiti del tutto unici e originali come la collana sulla “Culturapopolare veneta”, iniziativa pionieristica nell’ambito degli studi dedicati alle tradi-zioni venete, o la rivista “Quaderni di archeologia”, punto di riferimento per gli scavie per le ricerche effettuate sul territorio. Sulla scrivania di Pellizzon, nel suo studioa palazzo Sceriman, si riversava un flusso continuo di libri, riviste, cataloghi dimostre, proposte di iniziative formulate dal mondo delle associazioni. Testimo-nianze di quanto sia viva ancora l’identità veneta, memore dei fasti passati e ansiosadi proporre nel presente i molti esiti di una ricerca inesausta, tesa alla salvaguardiae a nuove elaborazioni, nel concorso di studiosi accademici, meritori storici locali egruppi spontanei impegnati nel volontariato culturale. Lo spirito creativo non trovava mai un rifiuto alla sua considerazione. Tanto ches’impegnò a non disperdere per il possibile questa ricchezza di opere. Proprio daquesti stimoli maturò l’idea di dar vita al “Notiziario Bibliografico”, dedicato ad allar-gare la conoscenza di tutto quanto si produceva in termini editoriali nel Veneto.Anno dopo anno, un’enorme mole di schede bibliografiche è stata messa a disposi-zione degli studiosi e di chiunque abbia interesse ad approfondire un argomentospecifico nella copiosa produzione libraria riguardante il Veneto e i Veneti. Ognivolume ricevuto e recensito ha trovato poi collocazione, sempre su sua indicazione,nei locali di Villa Settembrini a Mestre, dove si è venuta costituendo in tal modoun’importante biblioteca specifica sulla produzione libraria contemporanea veneta,a disposizione del pubblico di lettori. Molte le sue collaborazioni e gli scambi avuti con istituzioni anche dopo il mandatosvolto presso la Regione, come, ad esempio, con la Fondazione Giorgio Cini diVenezia, dove si adoperò per l’organizzazione degli annuali seminari incentrati suciviltà e tradizioni del Veneto, organizzati nell’ambito degli studi promossi dallaCollana editoriale sulla Cultura popolare veneta. Iniziativa che dura ormai da oltreun quarto di secolo, avendo pubblicato molte decine di opere importanti medianteil sostegno della Giunta Regionale. Pellizzon svolse, fino alla scomparsa, il ruolo di

in memoria

di anelio pellizzon

Ulderico BernardiUniveristà Ca’ Foscari di Venezia

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assiduo e prezioso tramite tra il Comitato scientifico della Collana e la DirezioneRegionale alla Cultura, raccogliendo in questo suo intelligente compito la stima diVittore Branca e di tutti i membri del Comitato scientifico. Un sentimento che perchi lo ricorda in queste pagine si accompagna all’affetto dell’amico.La realtà della dimensione regionale, “istituzione” e “territorio”, è stata senz’altro ilcollante, l’elemento di sintesi del lungo lavoro di un “organizzatore di cultura” diprofessione, di un intellettuale-funzionario come Pellizzon. Il Veneto è stato l’os-servatorio privilegiato per poter svolgere un’attività sempre rivolta a mettere in lucequanto di rilevante fioriva intorno alla cultura e ai libri, sapendo all’occorrenza tro-vare le giuste strade per creare nuove opportunità e nuove occasioni di approfondi-mento, studio, divulgazione. Rimane vivo il ricordo – dentro e fuori la Regione, dentro e fuori la redazione del“Notiziario” – delle idee e del modo di lavorare di Pellizzon, di uno stare sul margi-ne, di un rimanere “dietro le quinte” che era lezione di stile e, insieme, piena ade-sione ad una linea di condotta e di pensiero, condivisione di un progetto editorialee culturale che lo annoverava tra i più convinti e felici ispiratori. Una presenza di-screta e appartata, quella di Pellizzon, che rimane tuttora come testimonianza di unimpegno diretto e sincero per la crescita civile e culturale della nostra regione, e cheritrova nel “Notiziario Bibliografico” molte delle caratteristiche del suo direttore, acominciare da una grande curiosità intellettuale e da uno sguardo attento a renderenel modo migliore quella “policentrica” pluralità di saperi, di itinerari e di figure checontinua a connotare la cultura veneta nel panorama nazionale ed europeo.

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Giorgione, Adorazione dei pastori,

1505-1510 caWashington,

National Gallery

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Moretto da Brescia, Madonna col Bambino,

San Gregorio e San Valentino, sec. XVI(fine secondo decennio)San Gregorio delle Alpi

(Belluno), chiesa parrocchiale

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Trecento anni dalla nascita di Carlo Goldoni: il 2007 è stato periodo di celebrazionigoldoniane per il Veneto e per il mondo, un anno che, in particolare nella nostraregione, è stato accompagnato (fino a tutti i primi mesi del 2008) da un fitto pro-gramma che ha portato sul territorio decine di rappresentazioni sceniche, di stori-che commedie, ma anche incontri, convegni, pubblicazioni, momenti di riflessioneo approcci più sperimentali e innovativi all’arte del grande veneziano. La Regione del Veneto – che per commemorare “la ricorrenza di eventi o persona-lità che hanno segnato in modo rilevante la storia del Veneto, elevandone il presti-gio e l’immagine a livello regionale, nazionale e internazionale” ha recentementeapprovato una Legge Regionale (16 marzo 2006 n. 4) che prevede appositi comita-ti regionali per l’organizzazione di manifestazioni di carattere culturale – ha costi-tuito un Comitato Regionale per le Celebrazioni del terzo centenario della nascitadi Carlo Goldoni (1707-2007) e del secondo centenario della morte di Carlo Gozzi(1806-2006). Questo organismo ha avuto il compito di promuovere un densocalendario di eventi e spettacoli, elaborato in collaborazione con alcuni dei mag-giori istituti teatrali e culturali del Veneto: il Teatro stabile del Veneto “CarloGoldoni”, la Biennale di Venezia, la Fondazione Teatro La Fenice, il Circuito tea-trale regionale Arteven, l’Università Ca’ Foscari di Venezia. Inoltre sono statesostenute una serie di iniziative presentate da altri soggetti, come il Comune diMirano, il Comune di Chioggia, La Piccionaia - I Carrara, il Teatro Stabile di Inno-vazione di Vicenza, l’Associazione Culturale Pantakin di Venezia, la FondazioneAida di Verona. Il Comitato Regionale è risultato essere composto da nove docen-ti ed esperti come Manlio Pastore Stocchi (presidente), Carmelo Alberti, Cesare DeMichelis, Giovanni Morelli, Gilberto Pizzamiglio, Paolo Puppa, Franco Rossi,Piermario Vescovo, Angelo Tabaro, dai tre consiglieri regionali Nereo Laroni, Raf-faele Zanon e Andrea Causin, oltre a Maria Teresa De Gregorio (dirigente dell’Uni-tà di Progetto regionale Attività Culturali e Spettacolo).Ma che cosa rimane della figura di Goldoni e della sua opera? Qual è la vera ereditàdi questo singolare “veneziano nel mondo”? E che cosa significa, oggi, ricordarlo ecelebrarlo degnamente, senza cadere possibilmente nella tentazione dell’ovvio enella riesumazione di luoghi comuni che spesso rischiano di offuscare la nostravisione del passato, di allontanare la grandezza di un personaggio, invece di resti-tuirlo allo sguardo della nostra contemporaneità nei suoi tratti umani e artistici fon-damentali e di ricostruirlo criticamente, come si conviene ad un classico della sualevatura? Il primo orizzonte da considerare è quello della complessità, della plurali-tà di un’opera non riconducibile a un unico schema di analisi. Come ha scritto lostudioso (e membro del Comitato) Carmelo Alberti, in una sua recente biografia gol-doniana: “la storia artistica di Carlo Goldoni appartiene interamente alla sfera dellateatralità ed è affidata ad una miriade di scritti, testi, opere, componimenti d’occa-sione, lettere e memorie, che costituisce di per sé un sistema complesso e che findagli esordi si proietta sulla scena. Con il progredire degli studi appare chiaro comel’avventura goldoniana non possa ridursi ad una formulazione univoca, e tantomeno ad un passaggio della storia della letteratura. Nella sua produzione conflui-scono fattori tra di loro distinti e, insieme, convergenti; altrettanto variegata è lanatura delle imprese a cui si dedica contemporaneamente Goldoni, ciascuna dellequali comporta un’azione continuativa di aggiustamento sul piano della poetica esul terreno della codificazione. Il suo è l’itinerario di un intellettuale settecentesco,che intende affermare la coerenza del mestiere teatrale nell’ambito della società

carlo goldoni:

il teatro della vita

Le celebrazioni promossein occasione del terzo centenario della nascita del commediografoveneziano (1707-2007)

Angelo TabaroSegretario Regionale alla Cultura

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veneziana ed europea”. Il secondo orizzonte da considerare con attenzione, per noi,è quello di Goldoni cittadino del mondo, letterato europeo e cosmopolita nel secolodei Lumi, destinato ad esercitare una duratura influenza sulla storia del teatro, eppu-re uomo e intellettuale sempre legato alla sua Venezia, a questa sua particolarissimacittà-mondo, microcosmo che sembra fornire non soltanto immagini e spunti perpersonaggi, scene e situazioni gustose, bensì una intera costellazione morale e idea-le, civile e culturale, che fa da sfondo alle commedie e agli intrecci. Prosegue Alberti:“Un altro fattore significativo è dato dal rapporto stretto che lega Goldoni a Venezia,la città-mondo che rimane un punto fermo nel tentativo di riformulare la funzionedel teatro. Entro il labirinto lagunare si coagulano modelli eterogenei di umanità, cit-tadina e foresta, veneziana e cosmopolita; persino la riproduzione della realtà assu-me un significato ambiguo, quando indossa la maschera dell’illusione teatrale e del-l’ebbrezza carnevalesca. La peculiarità della città sollecita lo studio della quotidiani-tà, fornisce esempi illimitati di linguaggi tra loro mescolati e rimanda di continuoad un altrove lontano, fuori dalla mappa dei canali, eppure già presente in ciascunodei suoi luoghi deputati. […] Alle sorgenti della sua civiltà s’avverte la curiosità versole mille usanze delle nazioni, si scopre la disponibilità a scambiare non solo mercie denari, ma anche lingue e sistemi di pensiero. Venezia, i suoi territori, e più oltrel’itinerario che Goldoni percorre negli anni della formazione e della maturità, forni-scono i prototipi alla creazione teatrale e, insieme, le regole per trarne insegnamen-ti morali”. Ecco allora che la Serenissima diventa sinonimo di una precisa visionedel teatro e del mondo. “Indipendentemente dall’ambientazione spazio-temporaledelle sue opere, Goldoni – continua Alberti – persegue l’utopia di una ‘drammatur-gia di Venezia’, secondo la felice definizione di Mario Baratto, che è ad un tempoforma e rappresentazione, invenzione scenica e rigore etico, analisi linguistica dellaquotidianità e giudizio sul comportamento civile”.Lungo queste medesime coordinate di riferimento si sono mosse le diverse manife-stazioni che hanno definito il quadro composito delle celebrazioni goldoniane negliultimi mesi. Molteplici – e non poteva essere altrimenti, vista la (quasi) concomi-tanza con un’altra celebrazione, quella del bicentenario della morte di Carlo Gozzi(1806-2006) – i rimandi e gli agganci con l’opera del ‘rivale’ storico di Goldoni sullascena teatrale settecentesca. Il 28 giugno 2007 il Teatro di Villa Erizzo Belvedere diMirano (Venezia) ha ospitato la giornata di studio “Goldoni, Gozzi e il teatro di vil-leggiatura”, alla presenza dei maggiori esperti della materia. Il convegno, promossodalla Regione Veneto e dal Comune di Mirano, ha visto la partecipazione, tra glialtri, di Franco Fido, dalla Harvard University, curatore della Trilogia della villeggia-tura e tra i massimi “goldonisti” viventi, di Quinto Marini dell’Università di Genova,già editore dell’Arcadia in Brenta di Giovanni Sagredo (opera che rivela il fiume e iterritori circostanti come luoghi centrali della cultura veneziana), oltre agli inter-venti, sempre sul versante goldoniano, di Gilberto Pizzamiglio e Piermario Vescovo,dall’ateneo veneziano di Ca’ Foscari. Tra i convegni deve essere certamente ricordato il simposio internazionale “Parola,musica, scena e lettura. Percorsi nel teatro di Carlo Goldoni e Carlo Gozzi”, svolto-si dal 12 al 15 dicembre 2007 tra la sede di Ca’ Foscari e Casa Goldoni. I più grandiesperti mondiali dei due autori sono tornati a confrontarsi “in tre giorni pieni di sug-gestioni, discussioni, letture innovative”, organizzati dalla Regione Veneto, dalComitato Regionale per le Celebrazioni del terzo centenario della nascita di CarloGoldoni e del secondo centenario della morte di Carlo Gozzi, con la collaborazionedell’Università di Ca’ Foscari, del Comune di Venezia e dei Musei Civici Venezianie con il supporto del Casinò di Venezia. La Biennale di Venezia ha ospitato, dal 18 al 29 luglio 2007, la trentanovesima edi-zione del Festival Internazionale del Teatro, diretto da Maurizio Scaparro. Fin dalsuo titolo, “Goldoni e il teatro nuovo”, il festival si è proposto di rileggere e reinter-pretare l’opera del grande autore veneziano per potervi riscoprire le radici del teatroeuropeo moderno, all’insegna di una memoria culturale condivisa. È stato creatoanche un campus per gli studenti universitari dei paesi europei e del Mediterraneo,esito di un progetto della Biennale e dell’Università Ca’ Foscari, con la partecipa-zione di centinaia di studenti e gli interventi di Jean-Claude Penchenat, Silviu

nella pagina di sinistra

Frontespizio de Il servitore di due padroni.Venezia, Casa di Goldoni

Rappresentazioni sceniche di opere goldoniane:la figura di Arlecchino e, nelle due immagini in alto,l’attore trevigiano Cesco Baseggio (1897-1971), uno dei migliori interpreti di Carlo Goldoni

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Purcarete, Gábor Zsámbéki, Eugène Durif, Marco Paolini e Maurizio Scaparro, percitare alcuni nomi. Ugualmente, gli spettacoli del Festival sono stati guidati dal desi-derio di suscitare un effettivo confronto con la drammaturgia goldoniana, impe-gnando compagnie, registi, autori in un’ampia rivisitazione di Goldoni (con adatta-menti, libere trascrizioni, riscritture) e in progetti di respiro europeo, attuati con tea-tri, festival, istituzioni nazionali e internazionali. Dalle riletture di due giovani nar-ratori come Tiziano Scarpa e Giancarlo Marinelli si è passati alle voci nuove delladrammaturgia con Letizia Russo, nell’adattamento del Feudatario, ed Enzo Moscato.Alla scrittura teatrale tout court appartiene il progetto europeo “Goldoni Terminus”,che ha riunito identità, lingue e culture diverse grazie a tre drammaturghi, prove-nienti da differenti paesi, e un gruppo di nove attori guidati da un unico regista,Toni Cafiero. Al trittico di autori (Edoardo Erba dall’Italia, Rui Zink dal Portogallo,Tena Stivicic dalla Croazia) è stato affidato il compito di scrivere nuovi testi a parti-re dall’impianto dei canovacci realizzati da Goldoni per i comici dell’arte in linguafrancese. La giovane compagnia “Band à Part” si è invece dedicata alla Bottega delcaffè ispirandosi a Fassbinder. Dalle commedie al “romanzo” teatrale, il Festival ha visto alternarsi le presenze di Ginette Herry, Jean-Claude Berutti, Pietro Favari, Ugo Gregoretti, AlessandroFullin, Andrea Adriatico, Marcello Scuderi, Andrea Paciotto, Jovan Cirilov, SusanneWinnaker. La scrittura registica è stata la protagonista di alcuni degli spettacoli dimaggiore importanza: La famiglia dell’antiquario porta il segno forte di Lluís Pa-squal, uno dei maggiori registi europei, e di un cast di attori guidato da Eros Pagni,complice l’alleanza di due Stabili, quello del Veneto e quello di Genova; Il Teatrocomico, splendido esempio di teatro nel teatro, oltre che manifesto della nuova com-media goldoniana, è stato riproposto da Marco Bernardi con lo Stabile di Bolzano;una formazione capeggiata da Pamela Villoresi ed Elisabetta Valgoi ha fatto da coro-na alla lettura della Pupilla di Giuseppe Argirò. Giulio Bosetti, interprete di tantecommedie goldoniane, ha affrontato alla Biennale, per la prima volta, un capolavo-ro come Sior Todero Brontolon, diretto da Giuseppe Emiliani, mentre La vedova scal-tra è passata attraverso il filtro irriverente di Lina Wertmüller. Un posto a parte haavuto lo spettacolo di Giorgio Ferrara, interpretato da Jean-Claude Penchenat e dodi-ci attori francesi, dal titolo Mémoires, ispirato a Goldoni e Strehler. Infine, dallo sto-rico Teatro Katona, il regista Gábor Zsámbéki ha portato in scena un insolito testogoldoniano, La guerra: nato come prova d’esame degli attori dell’Accademia diTeatro di Budapest, la pièce è stata un tale successo da entrare nel repertorio del-l’Università del Teatro ed è stata scelta per aprire il Festival veneziano. A chiudere,invece, un altro atelier internazionale, L’Ecole des Maîtres, diretto da Franco Quadri,che ha affidato ad Antonio Latella l’originale lettura di Pericle, ovvero “Shakespearesotto gli occhi di Goldoni”. A completamento dell’ampio programma, una rassegnadi testi goldoniani che hanno ispirato cinema e televisione, curata da Italo Moscati,e la consegna dei Leoni d’Oro per il Teatro.Un’altra storica istituzione veneziana come La Fenice ha deciso di omaggiare ladirompente creatività goldoniana promuovendo una nuova produzione lirica inter-nazionale di musica contemporanea, così come internazionale e “contemporaneo”era stato il lavoro di Goldoni. Da questo spunto è nato Signor Goldoni, opera dellibrettista Gianluigi Melega e del compositore Luca Mosca, autori da tempo “tra-piantati” a Venezia. Signor Goldoni è stato definito come “un dramma giocoso in dueatti, in lingua inglese con sopratitoli in italiano”, la sua anteprima si è svolta il 21 set-tembre 2007 alla Fenice: tra gli esecutori figurano otto cantanti e il coro – due sopra-ni, un mezzosoprano, un contralto, un tenore, due baritoni, un basso. Protagonistidella scena sono i tanti personaggi, reali e puramente letterari, che nella vita e nelteatro hanno vissuto Venezia come palcoscenico affascinante e inimitabile.Anche sul versante editoriale – lasciando a parte l’edizione nazionale delle Opere,curata da Marsilio – non sono mancate le iniziative che hanno contribuito a daremaggior lustro alle celebrazioni goldoniane, arricchendo una vasta bibliografia che,in Italia come all’estero, continua a crescere e a conoscere nuovi approfondimenti enuove edizioni delle opere originali. Tra le pubblicazioni promosse in occasionedella ricorrenza si segnalano, di Ginette Herry, Carlo Goldoni. Biografia ragionata.

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in queste pagineTavole tratte dalle Opere di Carlo Goldoni

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Tomo I 1707-1744 (Marsilio, 2007), e un volume meno scopertamente goldonianocome I mestieri di Pantalone. La fortuna della maschera tra Venezia e la Russia, curatoda Maria Pia Pagani (Angelo Colla Editore, 2007). Compreso nella collana dellaRegione Veneto dedicata alla cultura popolare regionale, quest’ultimo libro esaminain maniera accurata la figura di Pantalone che, giunta a Venezia seguendo le rottedei traffici mediterranei, si trasformerà presto in una delle maschere più significa-tive della Commedia dell’Arte, fino ad influenzare la storia del teatro contempora-neo e delle sue avanguardie. Nel 2008, Cesare De Michelis, presidente del Comitatoper l’edizione nazionale delle Opere goldoniane, ha invece pubblicato Goldoni nostrocontemporaneo, lettura in chiave inedita e attuale del ruolo di precursore del com-mediografo veneziano.Come si vede, i confini di un articolo non sono sufficienti a riportare fedelmente lamiriade di eventi che hanno caratterizzato l’anniversario. Rimane, per tutti, la con-sapevolezza di avere contribuito ad un omaggio che ha il sapore di una rivisitazioneniente affatto rituale di un’opera “sempreverde”. Manlio Pastore Stocchi, presiden-te del Comitato Regionale per le Celebrazioni, ha scritto: “Carlo Goldoni è, tra i gran-di della nostra letteratura, uno dei non molti evergreen presenti nella cultura e nelgusto contemporanei con una intatta vitalità, meravigliandoci sempre per la capaci-tà, che il suo teatro conserva, di rivolgersi a ogni generazione non solo con la fre-schezza nativa ma soprattutto con la prerogativa di rifarsi attuale nella sensibilità diogni tempo. Per questo il ricorrere nel 2007 del terzo centenario della sua nascitanon è affatto un pretesto, come spesso avviene ad altri in altre consimili circostan-ze, per tentare il recupero di una gloria in via di estinzione o di un’opera che pochiormai leggano; bensì è occasione per una lieta verifica di quanto Goldoni oggi piùche mai ci sia vicino, e di come sia giusto testimoniare ancora una volta la nostrasimpatia e la nostra gratitudine verso un amico sempre carissimo”.

Bibliografia goldoniana per le celebrazioni

Se il 2007 è stato anno di celebrazioni goldoniane, arricchite da un fitto calendario di avve-nimenti che mescola occasioni istituzionali e momenti di studio alle performance artistichee, naturalmente, agli appuntamenti teatrali di tipo più tradizionale (iniziative che si pro-trarranno per buona parte del 2008), ciò che probabilmente permette una valutazionecomparativa e un’analisi maggiormente compiuta e dettagliata della presenza goldoniananel mondo della cultura italiana e internazionale può essere soltanto l’abbozzo di un primosguardo – ragionato, selettivo – portato alla vasta bibliografia su Goldoni, all’insieme divolumi e di monografie che ne hanno scandagliato e rivelato il lavoro, l’universo delleopere, i riferimenti, il retroterra storico e ideale che hanno preso in esame a più riprese latemperie culturale di un’epoca, nonché la vicenda artistica ed esistenziale del grande com-mediografo veneziano.

Si ricorda l’Edizione Nazionale delle Opere di Carlo Goldoni, pubblicata dalla casa editriceMarsilio di Venezia; l’iniziativa editoriale è stata avviata nel 1993, in occasione del bicen-tenario della morte del commediografo veneziano. Tra le riviste si cita, in primis, “Problemi di critica goldoniana”, diretta da Manlio PastoreStocchi e Gilberto Pizzamiglio (Ravenna, Angelo Longo Editore), fondata nel 1994 e inte-ramente dedicata a studi e approfondimenti goldoniani.Di seguito si segnalano alcune tra le riviste che hanno dedicato un numero monografico alcommediografo veneziano.

“Esperienze letterarie”, n. 3-4, luglio-dicembre 2007Franco Fido - Marco Santoro, Per Carlo Goldoni | Bartolo Anglani, Impostori e raggiratori |Stefania Buccini, Memorie e letture: i libri di Goldoni | Lucie Comparini, “Malgrado quelli chenon vorrebbero”: L’Avare Fastueux, L’Avaro fastoso, san extrait (Mémoires) | FrançoiseDecroisette, Il viaggio in Russia goldoniano: tra metafora e realtà | Ted Emery, The I of theBeholder: writing the reader in Goldoni’s Memorie italiane | Andrea Fabiano, Nell’ipotalamo delteatro: osservazioni sulla drammaturgia dei testi goldoniani rappresentati alla Comédie-Italiennedi Parigi | Franco Fido, Goldoni, Marmontel e Il cavaliere di spirito | Ginette Herry, Sur lascène intime et la scène musicale: quelques campagnes de Goldoni | Gérard Luciani, Goldoni e

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alcuni aspetti della Francia settecentesca nei Mémoires | Paola Luciani, La biancheria di Zelinda |Marzia Pieri, Goldoni e il mercato del teatro: riflessioni su una storia ricorrente | Paola Ranzini,Il pubblico parigino di Carlo Goldoni. Note per uno studio da farsi | Francesca Savoia, Il puntosu Goldoni librettista | Anna Scannapieco, Bilanci e progetti da un centenario all’altro:l’Edizione Nazionale di Goldoni | Roberta Turchi, L’edizione Gavelli delle “Commedie” diCarlo Goldoni | Piermario Vescovo, L’esperienza del quotidiano nel teatro veneziano traGoldoni e Gallina | Adrienne Ward, Goldoni and cicisbeism.

“La Rassegna della Letteratura italiana”, 2, 2007 Roberta Turchi, Premessa | Parte Prima. Mestieri e professioni: Franco Fido, Le professioni eil lavoro nel teatro di Goldoni | Teresa Megale, Per una ricognizione dei mestieri femminili popo-lari nel teatro di Goldoni | Anna Scannapieco, La Massera | Roberta Turchi, Il Dottor Bainer,medico olandese | Paola Luciani, Il filosofo | Elisabetta De Troja, Professione avventuriere |Bartolo Anglani, Il ciarlatano | Guido Nicastro, Cantanti, impresari e librettisti nei melodram-mi goldoniani | Franco Vazzoler, Scene di teatro. La professione dell’attore nel teatro goldoniano |Piermario Vescovo, Ritratto del poeta teatrale da disegnatore. In margine a ‘Una delle ultimesere di Carnovale’ | Parte seconda. L’avvocato Goldoni. Dagli Archivi pisani: Giancarlo DeFecondo, Carlo Goldoni e il processo Miniati-Brooke | Maria Augusta Morelli Timpanaro,Goldoni e ‘l’eredità giacente’ di Giuseppe Maria Gragnani | Maria Augusta Morelli Timpanaro,Carlo Goldoni, Michele Giannini e Antonio Vincenzo Morini, con bottega di libraio a Pisa |Maria Augusta Morelli Timpanaro, Carlo Goldoni e una controversia tra due popolane su unavincita al lotto | Giovanni R. Ricci, La residenza pisana di Carlo Goldoni.

“Rivista di letteratura italiana”, XXV, 1, 2007Ilaria Crotti, Per un Goldoni europeo | Anna Scannapieco, Goldoni tra teoria e prassi del tea-tro comico (appunti proemiali) | Guido Nicastro, Utopia e realtà nei melodrammi giocosi del1750 | Giorgio Cavallini, Per uno studio dell’“ars loquendi” di Mirandolina protagonista della“Locandiera” | Javier Gutiérrez Carou, Goldoni fra riforma e controriforma: “Il genio buono eil genio cattivo” | Laura Sannia Nowé, Profili goldoniani di fine Settecento | Elena Sala Di Fe-lice, Esotismo goldoniano | Rita Unfer Lokoschik, La ricezione di Goldoni nel Settecento euro-peo: il ‘caso’ tedesco | Rossana Maria Caira, Le influenze goldoniane sul teatro veiennese del ’700 eil caso della “Caffettiera bizzarra” di Da Ponte | Ricciarda Ricorda, Alvaro, Alonso, Garzía:spagnoli in Europa e oltreoceano nelle commedie di Goldoni | Mariasilvia Tatti, L’io ‘forestiero’:l’autoritratto goldoniano de “I Volponi” | Carmelo Alberti, L’“artifex” e il suo doppio. Aspettidell’interpretazione goldoniana in Italia nel secondo Novecento | Luisa Ricaldone, “Spietato mafraterno”: il Goldoni di Anna Banti.

Le voci bibliografiche che seguono, segnalate in ordine cronologico, si riferiscono ad alcu-ni dei contributi usciti, o riproposti, in concomitanza delle celebrazioni goldoniane tricen-tenarie 1707-2007. Tale bibliografia non si propone quindi come critica o esaustiva.

Anna Scannapieco, La Casa di Goldoni, Padova, Il Poligrafo, 2005.

Javier Gutiérrez Carou, Jesus G. Maestro, Carlo Goldoni e Carlo Gozzi. Evoluzione e involu-zione della drammaturgia italiana settecentesca da Venezia all’Europa, Pontevedra, Mirabel,2006.

Stefano Ragni, I Mémoires di Carlo Goldoni, Perugia, Guerra, 2006.

Ginette Herry, Carlo Goldoni. Biografia ragionata, vol. 1: 1707-1744, Venezia, Marsilio, 2007.

Carlo Goldoni in Europa, a cura di Ilaria Crotti, Pisa-Roma, Istituti editoriali e poligraficiinternazionali, 2007.

Carlo Goldoni. Mestieri e professioni in scena con inediti dagli archivi pisani, a cura di RobertaTurchi, Firenze, Le Lettere, 2007.

Maria Pia Pagani, I mestieri di Pantalone. La fortuna della maschera tra Venezia e la Russia,Costabissara (VI), Angelo Colla Editore, 2007.

Roberto Agostini, Goldoni racconta: La Locandiera, Le Baruffe chiassose, Roma, Nuove edi-zioni romane, 2007.

Tra Goldoni e Strehler. Arlecchino e la Commedia dell’Arte, a cura di Paolo Bosisio, premes-sa di Guido Davico Bonino, Roma, Bulzoni, 2007.

Antonietta Cataldi, Pàmela - Paméla: da Richardson a Goldoni passando per Voltaire, Lecce,Pensa MultiMedia, 2007.

nella pagina di sinistraritratti di Carlo Goldoni (particolari)

1. Ritratto di Carlo Goldoni con berretto, incisione in rame di Marco Alvise Pitteri (1702-1786) su disegno di Giambattista Piazzetta (1682-1754).Il ritratto risale ai primi mesi del 1754

2. Ritratto di Carlo Goldoni,incisione in rame di Marco Alvise Pitteri su disegno di Lorenzo Tiepolo (1736-1776).Antiporta del primo dei 17 tomi delle Commedie di Carlo Goldoni avvocato Veneto, dato alle stampeda Giambattista Pasquali nel 1761

3. Ritratto di Carlo Goldoni con parrucca, incisione in rame di Marco Alvise Pitteri su disegno di Giambattista Piazzetta

4. Incisione di Pierre Adrien Le Beau (1748-1804) su disegno di Charles Nicolas Cochin (1715-1790).Questo ritratto è stato utilizzato quale antiportadel primo tomo dell’edizione delle Mémoiresdi Carlo Goldoni curata dalla vedova dell’editoreDuchesne a Parigi nel 1787

5. Ritratto di Carlo Goldoni, olio su tela di Pietro Longhi (1701-1785).Venezia, Casa di Goldoni

6. Ritratto di Carlo Goldoni, incisione in rame di Anonimo (1750).Questo ritratto è stato utilizzato dell’editore veneziano Giuseppe Bettinelli quale antiportadel primo volume delle Commedie del DottorCarlo Goldoni Avvocato Veneto fra gli Arcadi Polisseno Fregejo, stampato nel settembre 1750

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Vittorio Cielo, Goldoni dei buffoni: fuggito in Toscana, perduto a Parigi. Commedia in un attoper due protagonisti e due amorosi, prefazione di Marzia Pieri, Corazzano (PI), Titivillus,2007.

Gianluigi Melega, Signor Goldoni: dramma giocoso in due atti, Venezia, Edizioni del TeatroLa Fenice, 2007.

Claudio Perini, Goldoni a Palazzo Grassi. Versi per monacazione a Chioggia, Chioggia (VE),Accademietta, 2007.

Claudio Perini, Le reliquie chiozzotte. Per uno scavo stratigrafico nei Mémoires goldoniani,Chioggia (VE), Accademietta, 2007.

Stefano Ragni, Carlo Goldoni, Teodoro re di Corsica, Gustavo III re di Svezia, FrancescoAlgarotti, Perugia, Guerra, 2007.

Cesare De Michelis, Goldoni nostro contemporaneo, Venezia, Marsilio, 2008.

Oltre a Marsilio, numerose case editrici – tra le quali Garzanti, Mondadori, Feltrinelli,Bulzoni – hanno pubblicato in occasione del tricentenario nuove edizioni di alcune dellemaggiori opere goldoniane.

Comitato Regionale per le Celebrazionidel terzo centenario della nascita di Carlo Goldonie del secondo centenario della morte di Carlo Gozzi

presidente Manlio Pastore Stocchicomponenti Carmelo Alberti, Cesare De Michelis, Giovanni MorelliGilberto Pizzamiglio, Paolo Puppa, Franco Rossi, Angelo TabaroPiermario Vescovo, Andrea Causin, Nereo Laroni, Raffaele Zanonsegretario tesoriere Maria Teresa De Gregorio

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Gerolamo Bonsignori, Annunciazione, primo quarto sec. XVIVerona, Museo di Castelvecchio

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Filippo Lippi, Adorazione con il Battista bambino e San Bernardo(Adorazione nella foresta), 1459 caBerlino, Gemäldegalerie

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55recensioni e segnalazioni

opere generali

SILVIO BERNARDINELLO, Catalogo dei codicidella Biblioteca Capitolare di Padova, 2 voll.,Padova, Istituto per la storia ecclesiasticaPadovana, 2007, 8°, pp. XC-1378 compl., ill.,s.i.p. (Fonti e ricerche di storia ecclesiasticapadovana, XXXII).

L’attuale raccolta di codici della BibliotecaCapitolare di Padova trae origine dalla sillo-ge privata del vescovo padovano JacopoZeno, morto nel 1481. Il suo successore,Pietro Foscari, nel 1482 donò i libri mano-scritti e a stampa dello Zeno ai canonici del-la Cattedrale e dispose la creazione di unabiblioteca e l’istituzione di un bibliotecariostipendiato. I libri, secondo l’uso del tempo,dovevano essere legati con catene ai leggiiper evitare i furti. I codici dello Zeno si ag-giunsero a quelli già in possesso del Capito-lo dei Canonici non ancora raccolti in unabiblioteca. In seguito il patrimonio librariodel Capitolo si accrebbe ancora grazie allaraccolta libraria del vescovo umanista PietroBarozzi (1441-1507) e altre accessioni di mi-nor consistenza verificatesi nel corso dei se-coli successivi. Per quanto attiene i libri li-turgici contenuti nella raccolta, questi deri-vano in parte dalla Sacrestia del Duomo e inparte dai fondi manoscritti del monasterodei Santi Quaranta di Treviso e della Colle-giata di Santa Giustina di Monselice. Non-ostante le esplicite indicazioni del vescovoFoscari, la biblioteca e i suoi archivi non fu-rono di facile accesso agli studiosi per lun-go tempo. Solo nel 1678 il vincolo della ca-tena fu eliminato e Giovanni Battista Vero,bibliotecario del tempo, a sue spese disposela rilegatura di tutti i libri manoscritti e de-gli incunaboli della biblioteca: si trattò di unvero e proprio restauro che coincise conuna prima segnatura che suddivise il patri-monio librario in libri “legales”, “sancto-rum e veterum patrum”, “auctorum histori-cum et poetarum”, “philosophici, medici,chirurgici”, “sacri”. Questa segnatura rima-se in vigore fino a quasi tutto il XVIII secolo.La segnatura attuale è costituita da letteremaiuscole comprese tra A ed F seguite dauna numerazione araba progressiva. Le se-

zioni A-D risalgono alla sistemazione dellabiblioteca all’epoca del catalogo manoscritto(ms. E.98, 1830) del canonico FerdinandoMaldura. Le sezioni E-F, introdotte da Clau-dio Bellinati, già direttore della Capitolare,raccolgono codici precedentemente conser-vati senza segnatura o con collocazioni ano-male. Alcuni dei libri contenuti nella sezioneE-F riportano anche una segnatura M ad indi-care che si tratta di soggetto musicale. La struttura delle schede codicografiche siispira alla normativa attuale di descrizioneanalitica per le biblioteche pubbliche italia-ne. Ogni scheda si articola in tre parti: nellaprima sono trattati materiale scrittorio, im-paginazione, fascicolazione, filiazione/pa-ginazione, foratura, rigatura, decorazione,notazione musicale, tipologia grafica e di-stinzione delle personalità scrittorie, legatu-ra e stato di conservazione, origine geogra-fica e datazione del manufatto, sua storia;nella seconda parte viene riportato il conte-nuto testuale; nella terza è riportata la bi-bliografia. Il presente catalogo, rispetto alleindicazioni condivise con la normativa invigore presenta una novità: accanto all’indi-cazione delle edizioni viene riportata la se-gnalazione sul grado ecdotico di fruizionedel codice, attestato dall’eventuale sigla ec-dotica attribuita al manoscritto. Tra le varietabelle e gli elenchi che precedono il catalo-go, sono da segnalare i seguenti strumentifondamentali per la sua consultazione:elenco delle opere citate in abbreviazione,tavola delle segnature attuali raffrontate aquelle del 1678, tavola con i codici prove-nienti dal monastero dei Santi Quaranta diTreviso, tavola con i codici provenienti dallaCollegiata di Santa Giustina in Monselice ele abbreviazioni. | Massimiliano Muggianu |

AUGUSTO BURLON - LAURA PONTIN, Araldicadella Provincia di Belluno. Parte seconda, Bel-luno, Istituto Bellunese di Ricerche Socialie Culturali, 2005, 4°, pp. 229, ill., e 25,00.

Curato da Augusto Burlon e Laura Pontin,il volume è una necessaria e opportuna in-tegrazione al precedente repertorio, edito

nel 2000, che aveva documentato l’esisten-za di migliaia di stemmi, individuati nel-l’arco di una ventina d’anni di indagini, ma– come ricordano gli stessi curatori nellaPremessa – la prosecuzione di un’ampia ri-cerca “intrapresa su documenti d’archivio emanufatti di vario tipo esistenti ha permes-so di individuare nuove armi. Una parte diesse sono delle brisature, cioè modificazio-ni di armi già note”. E ancora: “Non man-cano tuttavia nuovi esemplari, riferiti sia acasate sconosciute dal punto di vista araldi-co che a gruppi famigliari nobili o cittadi-neschi il cui blasone non era finora statoidentificato”. La continuazione della ricercaha portato a nuove scoperte. Per coerenzacon la prima parte dell’indagine, nella pre-sentazione delle varie armi si è scelto di con-tinuare a utilizzare una ripartizione territo-riale secondo cinque grandi aree: agordino,bellunese, cadorino, feltrino e sinistra Piave(Mel e Lentiai). Gruppo di simboli a sé stan-te è invece quello che riguarda gli stemmidei vescovi di Belluno e Feltre. L’intero patrimonio di immagini è statoclassificato in ordine alfabetico, con l’ag-giunta di indicazioni utili per l’individua-zione di figure ricorrenti e di alcuni contri-buti finalizzati all’analisi di tematiche piùpropriamente storiche e culturali che si in-trecciano con l’adozione di un determinatostemma da parte di una o più famiglie. Laricerca si configura come uno strumento a disposizione di quanti siano interessati a riconoscere sul territorio le tracce araldichedi un passato ricco di storia come quello del-la provincia bellunese. | Giovanna Battiston |

IOANNIS SCHIZENOS con E.M. CAPPELLETTI, G. CASSINA, F.R. CHIESURA, Hortus Patavi-nus. Alla scoperta dell’Orto Botanico di Pa-dova, Grisignano di Zocco (VI), Input Edi-zioni, 2007, 8°, pp. 96, ill., e 15,00.

“Svelare particolari che normalmente pas-sano inosservati. Offrire un punto di vistainedito al visitatore che si rechi all’Orto bo-tanico di Padova e guidare il lettore in unpercorso virtuale, invogliandolo ad appro-

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recensioni e segnalazioni

fondire di persona”. Questo è il chiaro in-tendimento con cui è stata concepita un’a-gile guida, redatta in italiano e inglese, de-stinata ad illustrare la storia e le meravigliedell’antico Hortus Patavinus. A una primaparte di carattere storico, che traccia un pos-sibile itinerario nell’Orto, si affianca una se-conda parte contenente un’ampia sezionedi immagini fotografiche. L’Orto Botanico di Padova, fondato nel1545, è il più antico al mondo. Esso fu ini-zialmente concepito come “giardino deisemplici” – cioè come luogo cui attingerepiante medicinali a scopi terapeutici o di ap-profondimento scientifico – su proposta diFrancesco Bonafede, docente nell’ateneopatavino, poi accolta da un decreto della Re-pubblica Veneta al fine di favorire lo studioe il riconoscimento delle piante agli studen-ti. Nel 1997 l’Orto padovano è stato com-preso nella lista dei patrimoni dell’umanitàdall’UNESCO, a testimonianza di un’ereditàdavvero invidiabile e meritevole di tutela. La sua struttura attuale si estende su un’a-rea di 22.000 metri quadrati e ricalca so-stanzialmente quella del progetto iniziale,opera di Daniele Barbaro, che sarà in segui-to modificata da Pier Antonio Michiel: ilquadrato inscritto in un cerchio rimanda al-l’ideale di un hortus conclusus, a rappresen-tare il legame profondo tra l’uomo e l’uni-verso. Nel 1552 fu fatto costruire un murocircolare per prevenire i frequenti furti not-turni di erbe medicinali. Spiccano al suo in-terno vasche, fontane, monumenti e portaliin pietra realizzati successivamente, ma lafama dell’Orto è ovviamente data dalle pian-te: molte di esse furono introdotte per laprima volta in Italia proprio attraverso l’Or-to Botanico, spesso approfittando delle rela-zioni commerciali intrattenute da Veneziacon l’Oriente e, fra queste, vale la pena ri-cordare la magnolia, la patata, il gelsominogiallo, il girasole, l’agave, il sesamo, il lillà.In totale, le specie, le sottospecie e le varie-tà vegetali ospitate oggi nella struttura del-l’Orto sono seimila. | Giovanna Battiston |

Rievocazioni storiche del Veneto. Definizione,valutazione, riqualificazione, Venezia, Re-gione del Veneto - Veneto Storico, 2007, 8°,pp. 104, ill., s.i.p.

Una parte considerevole del turismo odier-no si rivolge al patrimonio storico e negli ul-timi anni si è assistito, un po’ ovunque, allosviluppo di una crescente domanda di storiae di “radici”, ad una nuova forma di curiosi-tà che investe l’identità culturale dell’altro.Quasi un ritorno del turismo alla propria

connotazione originaria di fenomeno squi-sitamente culturale, di scoperta di altrimondi e di altre radici. Nella medesima di-rezione di ricerca, la pubblicazione di que-sto volume è l’esito di una articolata elabo-razione progettuale che Veneto Storico hainiziato nel 2003 e che, nella sua fase più re-cente, si era posta l’obiettivo di riuscire a de-finire uno strumento volto a promuovere ea migliorare l’attività di quanti operano nel-l’ambito della rievocazione storica: è statorealizzato così, su incarico della Regione delVeneto, lo Studio sulla redazione di criteri tec-nico-scientifici per la classificazione delle Ri-evocazioni Storiche del Veneto, carta specifi-camente indirizzata alla riqualificazione de-gli eventi e degli stessi soggetti interessatiattualmente presenti sul territorio veneto. La redazione dello Studio ha visto contem-poraneamente cimentarsi nell’impresa unacommissione scientifica, guidata da Ulderi-co Bernardi, sociologo e docente presso l’U-niversità Ca’ Foscari di Venezia, e una com-missione tecnica, diretta da Massimo An-dreoli, presidente del Consorzio EuropeoRievocazioni Storiche e di Veneto Storico.Dal lavoro congiunto delle due commissio-ni è nato il presente volume, concepitocome guida pratica rivolta alla valorizzazio-ne effettiva di questa particolare tipologia dimanifestazioni nella realtà regionale: unavalorizzazione piena che sembra realmenteraggiungibile – come viene ricordato nellaprefazione – soltanto tenendo conto del ri-spetto di determinati parametri culturali edel rigore storico che dovrebbe sempre ac-compagnare le diverse rievocazioni.Il volume presenta interventi e contributi diGiancarlo Galan, Luca Zaia, Massimo An-dreoli, per la parte istituzionale, e di Ulderi-co Bernardi, Livio Simone, Doretta Davan-zo Poli, Petra Schaefer, Massimiliano Ri-ghini, Massimo Zanca su problematichestoriche, artistiche, filologiche, didattiche. | Susanna Falchero |

L’inguaribile riformista. Giorgio Lago e la pa-rabola del Nordest. Grandi pagine di giornali-smo dal 1996 al 2005, a cura di Paolo Possa-mai, introd. di Ilvo Diamanti, Venezia, Mar-silio, 2007, 8°, pp. 208, ill., e 5,90.

Questa raccolta di articoli scritti da GiorgioLago tra il 1996 e il 2005, decennio di gran-di cambiamenti e di turbolenze sociali e po-litiche, rappresenta – probabilmente me-glio di tanti saggi specialistici e di tanta let-teratura sociologica e politologica fiorita sultema – un’introduzione ragionata al “feno-meno Nordest” e a quella “questione set-

in questa pagina immagini tratte da Hortus Patavinus...

nella pagina di destraRievocazioni storiche del Veneto...

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tentrionale” che, a partire dagli anni Novan-ta, ha occupato quasi stabilmente il centrodell’arena politica. La spinta verso il federa-lismo e il decentramento amministrativo, lemitologie e le contrapposte vulgate emerseintorno alla questione, e poi il “leghismo”dalle molte facce e le alterne tentazioni delsecessionismo, le croniche incertezze delcentrosinistra, i ritratti puntuali dei prota-gonisti della vita pubblica – Galan, Cacciari,Mario Carraro, Illy ecc. – che diventano al-trettanti interlocutori di Lago in una sorta didialogo a distanza capace di chiamarli diret-tamente in causa, i miracoli giapponesi e ilimiti strutturali di un modello economicoche è stato spesso oggetto (e pretesto) del di-battito nazionale, alimentando controversiee analisi, equivoci e inchieste di vario segno. Questi elencati sono soltanto alcuni deitemi e degli scenari ricorrenti negli articoliche Lago ha scritto per “Repubblica” e per iquotidiani del gruppo “Espresso” in Vene-to, Friuli e Trentino. Scrive il sociologo IlvoDiamanti nella sua accorata introduzioneche ricorda la figura di Giorgio Lago rimar-candone anzitutto l’inconfondibile voce:“Oggi che il Nordest, il Veneto, continuanoad apparire ‘lontani’ da Roma [...] manca lasua voce di testimone della nostra epoca. Lasua capacità di narrare l’epopea del Nord-est. Gli eroi e le comparse, i primi e gli ulti-mi. La fatica, il lavoro, gli immigrati. I poli-tici e gli amministratori. [...] Trasferendo etrasfigurando verità e desideri, per amore diquesta terra”. Un grande affresco giornali-stico, una grande trasfigurazione – per dirlaancora con Diamanti – dove tutto si tiene nelracconto lucido e appassionato di questianni, ma anche un raro esempio di analisiche sa andare oltre la cronaca spicciola e ladescrizione dei singoli eventi, oltre i più tri-ti luoghi comuni, cogliendo i tratti fonda-mentali di un periodo storico e anticipandocon lungimiranza tendenze e possibili lineedi sviluppo. Per chi vorrà avvicinare e stu-diare la realtà nordestina a cavallo dei duesecoli gli scritti di Lago rappresenterannoun sicuro punto di riferimento e un’oppor-tunità di considerare quest’area del Paese ela sua storia recente superando ottiche pro-vinciali o conformistiche. | Diego Crivellari |

LUCIO POLO, Il Museo delle Carrozze della Vil-la di Maser. C’era una volta una carrozza...,Belluno, Istituto Bellunese di Ricerche So-ciali e Culturali, 2006, 8°, pp. 107, ill., s.i.p.

Villa Barbaro si trova nelle vicinanze di Ma-ser (Treviso) e viene infatti attualmente in-dicata come Villa di Maser, località situata a

una decina di chilometri da Asolo, sullastrada che da Bassano del Grappa raggiun-ge Montebelluna – complessivamente circasessanta chilometri da Vicenza e trenta daTreviso. Palladio, che venne incaricato delprogetto della villa dai potenti fratelli Barba-ro, segnando una svolta nel suo modello didimora agreste, non avrebbe probabilmentemai immaginato che, a distanza di qualchesecolo, quella stessa area avrebbe ospitatoun museo. Nel parco della sua villa un ru-stico è stato infatti adattato a Museo delleCarrozze, frutto del collezionismo dei piùrecenti proprietari, i quali, partendo da unadecina di “legni” originari, hanno costruitonel tempo, acquisizione dopo acquisizione,una delle raccolte private più cospicue epregevoli, anche da un punto di vista esteti-co, non solo in ambito nazionale. Il libro, ol-tre a riproporre dopo tre decadi dalla suaprima edizione lo scritto di Lucio Polo, chetra curiosità e dotte notazioni ripercorre lastoria della carrozza dall’antichità fino al-l’ultima posta e al suo definitivo tramontofino a diventare oggetto da museo, presentaun utile glossario con i termini tecnici delcaso e un apparato con foto e disegni espli-cativi. La carrozza, specialmente nei secolidel suo apogeo nel Vecchio continente, èstata – sono le parole di Lucio Polo – la “va-lida espressione di un sistema economico,di una struttura sociale, di una tecnica pro-duttiva, di una cultura, di un’etica, di un’e-stetica e insomma di tutta una complessamodalità esistenziale. Non meno dell’auto-mobile oggi”. | Giovanna Battiston |

Una storia di carattere. Dieci anni di TipotecaItaliana, a cura di Sandro Berra, fotografiedi Fabio Zonta, Cornuda (TV), Tipoteca Ita-liana Fondazione - Antiga Edizioni, 2006,4°, pp. 201, ill., s.i.p.

La Tipoteca Italiana ha la propria sede aCornuda, in provincia di Treviso, e questoelegante volume, corredato da una ricca se-rie di pregevoli illustrazioni, sembra volercoronare i primi dieci anni di attività di que-sta istituzione rendendo omaggio al mestie-re di tipografo e conferendo una opportunavisibilità editoriale ad un complesso lavorodi ricerca, raccolta e conservazione di quan-to è stato parte del mondo del carattere e del-la tipografia, in Italia, tra Otto e Novecento. La Tipoteca, oltre ad essere diventata unluogo privilegiato per la raccolta di caratterida stampa, è sempre più uno spazio artico-lato e concretamente polifunzionale, cheoggi accoglie un insieme di strutture: archi-vio, museo, officine di restauro e di stampa,

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laboratorio e biblioteca. Il museo costituisceun percorso tematico che presenta al suointerno officine di fusione, stampa e restau-ro, compositorie, laboratori e aule didatti-che. Una sorta di curiosa promenade tipo-grafica che offre, come viene detto dai suoicreatori, “tratti panoramici e tratti immersinei luoghi di lavoro”, traducendosi in un in-contro diretto con la storia del carattere edella stampa. La carrellata storica muove dall’officina dicomposizione di Alberto Tallone (1898-1969),in cui è possibile osservare come avvenivala composizione e la stampa di un testoclassico, e dai caratteri incisi in legno e pro-dotti da Luigi Melchiori (1864-1946). In se-guito, si possono visionare macchine tipo-grafiche come la celebre Monotype, ma an-che manifesti, riviste, esiti editoriali, “spe-rimentazioni” che descrivono in manieraeloquente le innovazioni di nomi come quel-li di Raffaelllo Bertieri, Alessandro Butti,Aldo Novarese, Carlo Frassinelli, GiovanniMardersteig e Francesco Simoncini, autoredi quel “fortunato” carattere editoriale cheancora oggi connota l’impronta inconfondi-bile della casa editrice fondata e diretta daGiulio Einaudi. Situata negli edifici dell’anti-co Canapificio Veneto di Cornuda, la Tipote-ca è sorta per poter relizzare eventi e inizia-tive che fossero in grado di valorizzare l’uni-verso dell’arte tipografica. In particolare, l’o-biettivo fondamentale che ha guidato l’in-tento dei promotori è stato quello di riuscirea documentare il senso, l’origine e la praticadel lavoro dei progettisti di caratteri italiani,dall’Ottocento fino ai giorni nostri, fornen-do la possibilità di accedere a una storia“minore” strettamente legata alle vicendedell’industria culturale nazionale e alle suestagioni intellettuali. | Diego Crivellari |

filosofia

storia della scienza

DAVIDE POGGI, La coscienza e il meccanesimointeriore. Francesco Bonatelli, Roberto Ardigò,Giuseppe Zamboni, Padova, Il Poligrafo,2007, 8°, pp. 556, e 25,00.

Il veronese Giuseppe Zamboni (1875-1950),docente all’Università Cattolica di Milanodal 1921, pubblicava nello stesso anno unsaggio intitolato Il valore scientifico del positi-vismo di Roberto Ardigò e della sua ‘conversio-ne’, in cui raffrontava criticamente i nomi diRoberto Ardigò e Francesco Bonatelli, stu-

diosi che in Italia erano apparsi come i pro-tagonisti di due differenti indirizzi nell’am-bito della psicologia di matrice filosofica, af-fermati tra Otto e Novecento a livello inter-nazionale – indirizzi che miravano, pur dapremesse e posizioni teoriche diversificate,a conferire nuovo “rigore scientifico” alla ri-flessione coeva su soggetto e conoscenza.Da un lato, quindi, il positivismo di Ardigò,dall’altro lo “spiritualismo” di Bonatelli e, inmezzo, il comune riferimento a una riccatradizione ottocentesca, che aveva i proprimassimi rappresentanti in autori come Ja-mes e John Stuart Mill, Helmholtz, Her-bart, Trendelenburg, Lotze. Un quadro com-plessivo che, nella ponderosa ricerca di Pog-gi, giovane studioso dell’Università di Vero-na, consente di mettere in luce alcuni aspet-ti originali della figura di Zamboni e dellasua filosofia, definita come “gnoseologiapura elementare” o “filosofia dell’esperien-za immediata, elementare e integrale”. Durante gli anni della sua formazione licea-le, presso il liceo “Scipione Maffei” di Vero-na, Zamboni era stato avviato alla filosofiada Giuseppe Zanchi, professore di ispira-zione rosminiana. Una precoce vocazionespeculativa che si sarebbe consolidata e ir-robustita all’Università di Padova, affian-candosi agli studi di teologia e alla vocazio-ne religiosa. Zamboni entra nel Seminariovescovile di Verona nel 1899 e nel 1901 di-venta sacerdote. Più avanti, nel 1921, comericordato, sarà chiamato invece all’Universi-tà Cattolica di Milano, dove le sue lezioni dignoseologia proseguiranno fino al 1932,anno che vedrà il suo allontanamento dal-l’ateneo meneghino per le divergenze filo-sofiche maturate con Gemelli. Nello stesso1932 Giuseppe Zamboni avrebbe comun-que ottenuto la libera docenza in gnoseolo-gia, insegnando successivamente, tra l’al-tro, presso l’ateneo di Padova e, infine, al Li-ceo Vescovile del capoluogo scaligero. Mori-rà, ormai cieco, nell’estate del 1950, a Bo-scochiesanuova. La coscienza e il meccanesi-mo interiore, titolo del volume di DavidePoggi, riprende l’omonimo saggio che Bo-natelli diede alle stampe nel 1872, a dueanni di distanza da La psicologia come scien-za positiva di Ardigò. | Diego Crivellari |

GLORI CAPPELLO, Luigi Stefanini. Dalle operee dal carteggio del suo archivio, Treviso, Euro-print edizioni, 2006, 8°, pp. 946, e 120,00.

Glori Cappello è riuscita, nel ponderoso suolavoro, a tenere uniti attraverso i fili sottilidi una narrazione lineare, tre piani di ricer-ca: la biografia politica e accademica, l’esa-

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immagini tratte da Una storia di carattere...

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me del pensiero filosofico e un utilizzo sa-piente del vasto epistolario. Stefanini, infat-ti, ha carteggiato con molti filosofi italiani estranieri; fra questi ultimi spicca il rapportocon Maurice Blondel, di cui Stefanini ci hadato la prima monografia e con cui si è mi-surato a lungo.Sul piano politico, Stefanini è stato elettonel Consiglio comunale come autorevolerappresentante del Partito popolare, ed èstato attivo in istituzioni e associazioni cat-toliche. L’autrice traccia il profilo filosoficodi Stefanini, laureato a Padova con AntonioAliotta da cui ha tratto la prima ispirazione,ha insegnato nei licei, fra cui il Tito Livio diPadova, e ha scritto una serie di testi scola-stici che hanno avuto una notevole fortunaeditoriale. Nominato professore nel 1936 al-l’Università Messina, è passato poi a Pado-va, dove è rimasto fino alla fine dei suoigiorni. Fin dalla sua prima opera filosofica,Idealismo cristiano, del 1930, tende a stabili-re un dialogo con l’idealismo prima, con l’e-sistenzialismo poi, non per compiere sinte-si o eventuali integrazioni, ma per indivi-duare le ragioni di una differenza pur nel-l’ambito di una comune ricerca della verità.Il tema della persona è stato, infine, al cen-tro della sua ultima stagione filosofica. Ste-fanini ha inoltre pubblicato opere di storiadel pensiero, fra cui i due volumi dedicati aPlatone, considerati dall’aurice l’opera sto-riografica più importante. Stefanini consi-dera Platone il filosofo della ‘scepsi’ o ricer-ca; egli riesce a conciliare l’esigenza di con-siderare ogni dialogo un aspetto del suopensiero, che rinvia da opera a opera in unaricerca perenne della verità in cui consistelo scopo della filosofia.Con questo lavoro storico-critico siamo difronte a una vera e propria impresa cultura-le condotta secondo una prospettiva di sto-ria “totale” di un filosofo felicemente inse-rito nel suo tempo – un Novecento segnatoda totalitarismi e guerre –, e nei suoi mol-teplici rapporti personali e sociali; un filo-sofo che ha combattuto per le sue idee con-trastate da avversari, ma anche all’internodel pensiero cattolico, allora dominato daun neotomismo che considerava ogni altroorientamento, come lo spiritualismo di Ste-fanini, ai limiti dell’eterodossia. Infine, vadetto che il focus di questo lavoro è dato dal-la capacità ermeneutica dell’autrice di com-piere analisi circostanziate e acute degliscritti filosofici del filosofo trevigiano; ana-lisi che non si possono riassumere ma indi-care a chi vorrà accostarsi al pensiero di unodei filosofi fondamentali del Novecento ita-liano. | Mario Quaranta |

scienze sociali

Forum sulla competitività. Ricerca e sviluppo,innovazione e trasferimento tecnologico, Vene-zia, Regione del Veneto - Giunta regionale,s.a., 8°, pp. 121, s.i.p. (Libro verde, 1).Forum sulla competitività. Conoscenza, For-mazione Superiore, Università e Imprese:strutture organizzative e percorsi di collabora-zione, Venezia, Regione del Veneto - Giun-ta regionale, s.a., 8°, pp. 101, s.i.p. (Libroverde, 2).Forum sulla competitività. Infrastrutture e Lo-gistica, Venezia, Regione del Veneto - Giun-ta regionale, s.a., 8°, pp. 147, s.i.p. (Libroverde, 3).

Con l’iniziativa denominata “Forum sullacompetitività” la Regione del Veneto si pro-pone di attivare una discussione articolataintorno alla possibile individuazione di solu-zioni e ipotesi condivise per poter fornire unrinnovato impulso allo sviluppo del territo-rio. L’obiettivo è, quindi, stimolare il dibatti-to, confrontare le proposte, supportare que-ste ultime anche da un punto di vista opera-tivo, concentrandosi da un lato sugli stru-menti legislativi e amministrativi più ade-guati allo scopo e, dall’altro, sulle risorse adisposizione, risorse che sono definibili qua-li start-up del sistema produttivo veneto ver-so uno scenario di maggiore competitività. Si tratta con tutta evidenza di un tema tra-sversale, che in un’area come il Veneto in-teressa ugualmente soggetti privati e pub-blici, richiedendo una programmazione al-l’altezza degli obiettivi europei e, di conse-guenza, pienamente attrezzata per il rag-giungimento di un’effettiva partecipazionedi tutti i soggetti coinvolti alle trasformazio-ni in corso. Un ruolo fondamentale è rive-stito, ad esempio, dall’elemento della “com-petitività territoriale”, che ha a che fare conle dinamiche evolutive dei distretti produtti-vi, con l’internazionalizzazione dei processieconomici, con la sostenibilità dei sistemilocali di sviluppo nell’ambito di un’econo-mia sempre più globale. Il tutto tenendoconto, tra le altre cose, del particolare puntodi vista dell’impresa e di questioni tuttoraaperte, pure in ambito regionale, comequelle che riguardano la ricerca e l’innova-zione, le infrastrutture, i servizi, la pubblicaamministrazione. In questo quadro dominato da una globaliz-zazione che cambia radicalmente il voltodell’economia e della società, affermandouna centralità nuova dell’economia della co-noscenza e redistribuendo mercati e zoned’influenza, la Regione del Veneto ha sceltodi avviare un forum specifico, che nella suafase iniziale si è articolato nella redazione diLibri verdi.

I primi tre Libri verdi qui presentati ripren-dono l’esperienza comunitaria europea ecostituiscono un insieme di documenti diinformazione e riflessione pensati comebase di partenza per seminari e incontri te-matici su: ricerca e sviluppo, innovazione etrasferimento tecnologico; conoscenza, for-mazione superiore, università e imprese:strutture organizzative e percorsi di collabo-razione; infrastrutture e logistica. Comuneai diversi settori è la consapevolezza dicome una riorganizzazione in chiave globa-lizzata dei processi produttivi e commercia-li apra “nuove sfide per le imprese in termi-ni di definizione del proprio vantaggio com-petitivo” e, insieme, “nuovi scenari connes-si ad una altrettanto profonda revisione del-le caratteristiche dei prodotti in grado di de-terminare il loro successo commerciale”. Il nuovo paradigma della concorrenza, af-fermatosi su scala mondiale, obbliga oggi ilVeneto a riposizionarsi rispetto ad alcunidegli asset che finora costituivano rilevantipunti di forza della sua stessa strategia com-petitiva, valorizzando l’apertura del territo-rio e delle imprese alle reti internazionalidella conoscenza. | Diego Crivellari |

Turismo e città d’arte, a cura di Gherardo Or-talli, relazioni presentate all’omonimo Con-vegno di studio organizzato dall’Istituto Ve-neto di Scienze, Lettere ed Arti e dall’Asso-ciazione per i Comitati Privati Internazio-nali per la Salvaguardia di Venezia, con lacollaborazione dell’Ateneo Veneto e di Ita-lia Nostra (Venezia, 15 ottobre 2005), Vene-zia, Istituto Veneto di Scienze, Lettere edArti, 2007, 8°, pp. 99, ill., e 10,00.

Le città d’arte e il turismo: un rapporto nonsempre facile né lineare, come non facilesembra essere l’individuazione di una nettae inequivocabile linea di demarcazione tra ilturismo quale risorsa positiva e importanteper lo sviluppo delle città d’arte e il turismocome possibile fonte di alterazione e degra-do del loro patrimonio culturale.I diversi interventi raccolti in questa mi-scellanea dell’Istituto Veneto di Scienze,Lettere ed Arti – pur senza disdegnare ri-flessioni e incursioni estese anche a centricome Roma, Firenze, Cambridge, Bruges –manifestano certamente un occhio di ri-guardo per la situazione del tutto peculiaredi Venezia: ogni anno ben 14 milioni dipersone visitano la città di San Marco, madi queste solo il 25% decide di trattenersinel centro storico, mentre il 75% risultacomposto da “escursionisti”, cioè da chi vi-sita Venezia in giornata per poi scegliere di

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ritornare al luogo di residenza, di dirigersiverso altra meta vacanziera o più semplice-mente a un temporaneo alloggio, più a buonmercato, fuori città.Se, da un lato, è diventato quasi impossibi-le immaginare cosa accadrebbe all’econo-mia lagunare senza l’apporto dell’industriaturistica, dall’altro appare tuttavia necessa-rio soffermarsi sui rischi di una crescita di-sordinata e indagare anche i costi diretti eindiretti che lo sviluppo turistico comporta,dall’innalzamento progressivo del prezzodegli immobili al conseguente decentra-mento e impoverimento del tessuto socio-economico, tendenza consolidata negli ulti-mi decenni. La risposta più coerente a que-sto scenario non risiede in una “demoniz-zazione” del turismo localizzato a Venezia,ma passa attraverso la rinnovata capacità diconsiderarlo come un’attività economicamatura, da programmare e gestire in un’ot-tica moderna e strategica. Turismo e cittàd’arte presenta i testi e gli spunti di Gherar-do Ortalli, Giovanni Losavio, Garry Martin,Robert Davis, Pier Luigi Sacco, Giorgio Ta-vano Blessi, Silvia Vergani, Jan van derBorg, Mariapia Garavaglia, Emilio Becheri,Simon Payne, Monique Decoster e AlfredoBianchini. | Diego Crivellari |

FIORENZO ROSSI - SILVIA MEGGIOLARO, Da NordEst a Nord Ovest. Gli emigrati veneti in Italianel XX secolo, Padova, Università degli Studidi Padova - Dipartimento di Scienze Stati-stiche, Cleup, 2006, 8°, pp. 209, e 15,00(Materiali di Demografia Storica).

Non è trascorso molto tempo da quando ilVeneto era terra di emigrazione, ma curio-samente, almeno fino ad oggi, l’attenzionedegli studiosi si è focalizzata quasi sempresul grande esodo verso l’estero di fine Otto-cento. La ricerca di Fiorenzo Rossi e SilviaMeggiolaro, del Dipartimento di Scienzestatistiche dell’Università di Padova, si con-centra invece sul fenomeno migratorio che,intorno alla metà del Novecento e poi alme-no fino agli anni Sessanta-Settanta, ha inte-ressato centinaia di migliaia di veneti, desti-nati a spostarsi definitivamente verso learee del cosiddetto triangolo industriale e,in particolare, in Piemonte e in Lombardia.Flussi e movimenti che, indagati attraversouno strumento specifico come il censimen-to, al pari delle altre migrazioni entrano afar parte della storia della popolazione delVeneto, meritando di essere approfonditi econsiderati nei loro tratti essenziali. A lungo il Veneto, soprattutto negli anni del“boom” economico, si è caratterizzato come

imponente serbatoio di forza-lavoro per lerealtà industriali nord-occidentali. Al mo-mento del censimento del 1951 già 635.000persone nate nel Veneto risiedevano inun’altra regione italiana. Dieci anni più tar-di erano aumentate di circa 310.000 unità,crescendo ancora – anche se in misura in-feriore – nel decennio successivo di altre40.000. Soltanto a partire dal 1981 il loronumero sarebbe progressivamente sceso,restando comunque pari a 659.000 perso-ne ancora nel 2001. L’avvio di un meccanismo di sviluppo este-so dal Nord-Ovest alle aree intermedie delNord-Est e del Centro avrebbe in seguitoesaurito gradualmente il fenomeno dell’e-migrazione veneta, nonostante la relativapersistenza di movimenti migratori da zonepiù circoscritte come il Bellunese o il Rodi-gino – un nuovo capitolo della storia econo-mica e sociale del Veneto era destinato adaprirsi, un capitolo che avrebbe trasformatol’intera regione da terra di emigrazione interra di immigrazione. | Diego Crivellari |

Verso il bilancio sociale, Regione del Veneto,2005, Venezia, Regione del Veneto - GiuntaRegionale, 2006, 4°, pp. 108, ill., s.i.p.

Nella presentazione dell’opuscolo, promos-so dalla Giunta Regionale del Veneto, il bi-lancio sociale viene definito come il “docu-mento consuntivo annuale con cui la Re-gione individua e comunica il valore gene-rato dalla propria azione per i cittadini”. Si tratta di un utile strumento informativoche intende sviluppare un effettivo rapportodi comunicazione trasparente tra l’ente e icittadini, ponendo il concetto di “dialogo in-terattivo” al centro delle proprie considera-zioni. Più specificamente, il documentopubblicato prende in esame quella che è lafiliera dei vari attori attraverso i quali l’enteregionale veicola risorse e benefici alla suacomunità di riferimento. Queste le macroaree oggetto della rendi-contazione qui contenuta: persona e fami-glia; territorio, ambiente e infrastrutture;sviluppo economico; assetto istituzionale egovernance. I primi due capitoli descrivonola costruzione del bilancio regionale e la vi-sione strategica ad esso connessa. Il terzo equarto capitolo evidenziano il modo concui la Regione opera nel trasferire le risor-se sul territorio e il tessuto delle relazioniintrattenute. Il quinto e sesto capitolo pre-sentano il collegamento del bilancio socia-le a quello consuntivo e informazioni di or-dine metodologico. La pubblicazione siapre con le lettere di Giancarlo Galan, pre-

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immagini tratte da Turismo e città d’arte

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sidente della Regione del Veneto, e di Ma-rialuisa Coppola, assessore alle Politiche dibilancio. | Diego Crivellari |

Veneto in cifre 2005-2006, a cura della Dire-zione Sistema Statistico Regionale, Vene-zia, Regione del Veneto, Assessorato allepolitiche dell’economia, dello sviluppo, del-la ricerca e dell’innovazione, delle politicheistituzionali - Segreteria generale della pro-grammazione - Direzione sistema statisticoregionale, [2007], 8°, pp. 244, s.i.p.

Giunge alla sua decima edizione l’annuarioVeneto in cifre, che presenta numeri, graficie tabelle che hanno il compito di offrire unlargo ventaglio di sintesi analitiche riguar-danti i fenomeni, le linee di tendenza, le no-vità significative che hanno caratterizzato ilterritorio regionale nel biennio 2005-2006e l’andamento di diversi settori e attività. I diciotto capitoli che scandiscono l’opera ri-guardano nell’ordine: popolazione, sanità,assistenza, istruzione, cultura e tempo libe-ro, lavoro, conto economico (prezzi e con-sumi), agricoltura, foreste e pesca, indu-stria, costruzioni e opere pubbliche, com-mercio, turismo, trasporti e comunicazioni,ambiente, credito, enti locali, giustizia, ele-zioni. Nelle pagine finali il volume ospitauna serie di tavole anagrafiche che integra-no i dati precedentemente esposti. Nel com-plesso l’annuario Veneto in cifre offre unacompiuta “carta d’identità” statistica dellanostra regione, utile base quantitativa pertematizzazioni e approfondimenti circa lasituazione attuale della società veneta e stru-mento per poter immaginare possibili raf-fronti con analoghe realtà, rivolto dunquenon soltanto agli organi di governo regiona-le o agli operatori del settore pubblico e pri-vato, ma anche ad un più variegato pubblicocomposto da quegli studenti, ricercatori,studiosi che volessero intercettare e analiz-zare i fenomeni in atto. | Diego Crivellari |

Relazione sulla situazione economica del Ve-neto nel 2006, Venezia, Unioncamere Vene-to, Centro studi e ricerche economiche e so-ciali, 2007, 8°, pp. 349, ill., s.i.p.

In oltre trecento pagine fitte di numeri e dianalisi la corposa Relazione sulla situazioneeconomica del Veneto nel 2006, curata comedi consueto dal Centro studi di Unioncame-re del Veneto, fornisce un’accurata radio-

grafia della situazione congiunturale estrutturale del sistema economico regiona-le, prendendo in esame un ampio ventagliodi dati statistici e calando la propria indagi-ne sul territorio, con un’attenzione che è ri-volta alle specifiche realtà territoriali. Dopo la prefazione di Federico Tessari, pre-sidente di Unioncamere del Veneto, il diret-tore dell’ente Gian Angelo Bellati ricordacome il quadro economico del 2006 sia sta-to complessivamente positivo, segnando l’inizio di una ripresa e denotando un raf-forzamento dell’economia che è dovuto nonsoltanto alla crescita della domanda estera,ma appare connesso a miglioramenti strut-turali nella competitività delle imprese. Cauto il giudizio di Serafino Pitingaro che,con il saggio Il Veneto nel 2006, apre il volu-me seguendo gli interventi di carattere istitu-zionale di Tessari e Bellati: “...per passaredalla ripresa alla crescita occorre mettere incampo azioni coordinate e mirate per rimuo-vere gli ostacoli alla crescita delle imprese efavorire le condizioni per cogliere le opportu-nità offerte dalla globalizzazione dei mercatie dal ciclo economico internazionale”.Arrivata ormai alla sua quarantunesima edi-zione, la pubblicazione di Unioncamere ri-sulta essere articolata in due parti fonda-mentali: la prima ospita la rassegna di dati etendenze relativi ad ogni specifico settoreconsiderato (popolazione, lavoro, istruzione,agricoltura, pesca, industria, costruzioni, ar-tigianato e piccola impresa, commercio in-terno ed estero, turismo, trasporti e viabilità,attività creditizia e finanziaria, terziario avan-zato), mentre la seconda sezione contiene treapprofondimenti dedicati allo sviluppo strut-turale del sistema economico veneto, al si-stema infrastrutturale comunitario e all’in-ternazionalizzazione. Questi i titoli per este-so degli interventi tematici della parte con-clusiva: Ripresa economica e sviluppo strut-turale del sistema produttivo veneto; Versouna nuova mobilità sostenibile per il Veneto:l’importanza del Corridoio n. 5; Il livello diinternazionalizzazione del Veneto: questionidi misura e analisi. | Diego Crivellari |

Rapporto statistico 2007. Il Veneto si racconta.Il Veneto si confronta, Venezia, Regione delVeneto - Assessorato alle politiche dell’eco-nomia, dello sviluppo, della ricerca e del-l’innovazione e politiche istituzionali - Se-greteria generale della programmazione -Direzione sistema statistico regionale,2007, 4°, pp. 322, ill., CD-ROM all., s.i.p.

Fin dal titolo, questa quarta edizione delRapporto regionale sembra voler spingersi

oltre la semplice elencazione di aride – sep-pur significative e documentate – cifre sta-tistiche, per provare a fornire al lettore diqueste trecento pagine i primi lineamenti diuna interpretazione d’insieme della realtàeconomica e sociale del Veneto. Un Venetoche “si racconta” e “si confronta”, presen-tando la propria faccia, dunque, ma ancheriflettendo criticamente su alcuni nodi pro-blematici da affrontare. Dopo una sintesidel lavoro, preceduta dai testi di GiancarloGalan, presidente della Regione, dell’asses-sore Fabio Gava e di Adriano Rasi Caldo-gno, segretario generale della programma-zione, il volume si articola in due grandi se-zioni. La prima (“Il Veneto si racconta”)scandita da sette capitoli: La congiunturaeconomica; L’internazionalizzazione produt-tiva; L’innovazione e le leve di sviluppo; Il ca-pitale umano per crescere in Europa; Le reti ela logistica al servizio delle imprese; Dai centriurbani alle aree metropolitane; Eliminare ledisparità. La seconda parte del rapporto èsuddivisa in quattro ulteriori capitoli: La fi-scalità; L’innovazione nel sistema pubblico;L’energia; L’allargamento dell’Unione Euro-pea e il benchmarking tra le regioni. Come viene ricordato in apertura, la com-petitività è “il filo conduttore di questo rap-porto, ma per trattare adeguatamente untema dalla crescente complessità è da tenerpresente che quando si coniuga il concettodi competizione con quello di territorio,emergono alcune problematiche di analisiin termini concettuali ed empirici”. L’atten-zione, pertanto, non si è fissata esclusiva-mente sulla quantità impiegata dei fattoriproduttivi, secondo quanto indicato dallateoria tradizionale della crescita, ma è stataconcentrata, piuttosto, sulla qualità delle re-lazioni tra i diversi fattori in esame e sullarealtà degli attori che formano l’ambienteentro cui agiscono attualmente i differentisoggetti economici. Questo spostamento haavuto il merito di riuscire ad evidenziare ledinamiche presenti a livello locale, spessocaratterizzate da ritmi e processi indipen-denti rispetto al resto del paese: è in defini-tiva lo scenario di una competizione terri-toriale ad emergere in primo piano, un pae-saggio complesso e tipicamente “post-fordi-sta”, si potrebbe aggiungere, nel quale in-sieme a imprese, prodotti e tecnologie“competono” su scala europea e mondialele stesse città e province del Veneto, nellaloro nuova veste di “entità aggregate”. | Diego Crivellari |

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L’integrazione lavorativa delle persone con disabilità, Venezia, Regione del Veneto - As-sessorato alle Politiche Sociali, Programma-zione Socio Sanitaria, Volontariato e NonProfit, Osservatorio Regionale Handicap,Venetosociale, [2005], 8°, pp. 62, s.i.p.Servizi residenziali per le persone con disabili-tà, Venezia, Regione del Veneto - Assesso-rato alle Politiche Sociali, ProgrammazioneSocio Sanitaria, Volontariato e Non Profit,Osservatorio Regionale Handicap, Veneto-sociale, [2006], 8°, pp. 72, s.i.p.Il Centro diurno per persone con disabilità, Venezia, Regione del Veneto - Assessoratoalle Politiche Sociali, Programmazione So-cio Sanitaria, Volontariato e Non Profit, Os-servatorio Regionale Handicap, Venetoso-ciale, [2006], 8°, pp. 68, s.i.p.I Servizi di integrazione scolastica, Venezia,Regione del Veneto - Assessorato alle Politi-che Sociali, Programmazione Socio Sanita-ria, Volontariato e Non Profit, OsservatorioRegionale Handicap, Venetosociale, [2006],8°, pp. 79, s.i.p.

Questa serie di opuscoli informativi pro-mossi dall’Assessorato alle Politiche socialidella Regione del Veneto e dall’OsservatorioRegionale Handicap focalizza la propria at-tenzione sulla situazione delle persone condisabilità, inquadrando e approfondendo di-versi aspetti legati alla condizione di questicittadini e alle risposte messe in atto dalleistituzioni regionali per venire incontro anecessità e problematiche di vario tipo. Inparticolare, nel volume Servizi residenzialiper le persone con disabilità viene ricordatocome la Regione del Veneto sia stata tra leprime a realizzare “una politica territorialedei servizi sociali fondata sull’associazioni-smo tra i Comuni e sull’integrazione socio-sanitaria”. Per i disabili si sono sempre piùdiffuse soluzioni residenziali che rappre-sentano come modello la casa di civile abi-tazione, capace di garantire spazi personalie comuni per la vita di relazione: una resi-denzialità di tipo familiare che tuttora si col-loca all’interno di una specifica program-mazione regionale e locale, costruita sulleesigenze dell’individuo attraverso singolipercorsi definiti dalle Unità Valutative Mul-tidimensionali Distrettuali. L’opuscolo L’integrazione lavorativa per lepersone con disabilità evidenzia, invece,come in ambito veneto sia stato possibilesviluppare anche un articolato sistema ter-ritoriale di specifici servizi per l’inserimen-to dei disabili nel mondo del lavoro, di cui iSIL o “servizi integrazione lavorativa” delleAziende Ulss costituiscono un soggettocentrale. Risale infatti alla legge regionalen. 46/80 l’affidamento alle Aziende Ulss,da parte della Regione del Veneto, del com-pito di promuovere iniziative e interventi fi-

nalizzati all’inserimento e all’integrazionesociale dei cittadini con handicap. Il pro-gressivo radicamento e l’attività dei SIL sulterritorio, la loro costante collaborazionecon soggetti istituzionali e non, la promo-zione dei diritti e l’offerta di concrete op-portunità di impiego hanno fortementecontribuito all’affermazione di una nuovaimmagine del disabile, che “mette in evi-denza soprattutto i suoi valori e le sue risor-se” e supera alcuni dei più diffusi stereotipi. Nel contributo su Il Centro diurno per personecon disabilità l’attenzione si sposta sulla retedi servizi diurni che, a livello regionale, ri-sulta incardinata all’interno di un ricco si-stema integrato di competenze, responsabi-lità e risorse, sia pubbliche che del privatosociale. Il Veneto è certamente, oggi, tra leregioni che hanno maggiormente investitosui centri, i quali insieme alla scuola e alleesperienze di residenzialità costituiscono ilpiù importante nodo della rete dei servizi inmateria di educazione, riabilitazione e svi-luppo dell’autonomia delle persone con gra-ve disabilità. Un efficace strumento di con-trasto ai ricoveri ospedalieri inappropriati ealla “istituzionalizzazione”, che contribui-sce ad una piena integrazione nella societàe disegna un modello di accoglienza in cuiè fondamentale il ruolo della famiglia (mol-te associazioni e cooperative che gestisconoi centri diurni, ad esempio, hanno tra i lorocomponenti e soci familiari di persone cheusufruiscono del servizio). Infine, l’opuscolo I servizi di integrazionescolastica affronta un’altra delicata questio-ne, quella inerente al mondo della scuola.Queste pagine, oltre a presentare i principa-li riferimenti normativi, espongono una serie di dati significativi circa le prestazio-ni erogate agli allievi che vengono assistiti e descrivono analiticamente l’organizzazio-ne dei servizi di integrazione scolastica. | Susanna Falchero |

Le nuove linee guida regionali per la non auto-sufficienza, a cura della Regione del Veneto -Giunta regionale, Assessorato alle PoliticheSociali, Programmazione socio-sanitaria,Volontariato e Non profit, Venezia, Regionedel Veneto, 2006, 4°, pp. 73, s.i.p.

L’opuscolo, redatto dall’Assessorato alle Po-litiche Sociali, Programmazione socio-sani-taria, Volontariato e Non profit della Regio-ne del Veneto, presenta Le nuove linee guidaregionali per la non autosufficienza. Uno stru-mento informativo con cui la Regione delVeneto vuole presentare alcuni significativiprovvedimenti recentemente realizzati nel-

l’ambito delle politiche a favore delle perso-ne non autosufficienti. Se, infatti, l’invec-chiamento della popolazione è ormai diven-tata una delle caratteristiche costanti dellesocietà occidentali di questi anni, l’Italia sicolloca ai vertici di questa particolare classi-fica e il Veneto risulta essere al tredicesimoposto, tra tutte le regioni italiane, per l’inci-denza di ultra-sessantacinquenni sul totaledella popolazione. Da qui l’urgenza di poli-tiche regionali efficaci e incisive. Con ilnuovo Piano della Residenzialità sono staticosì definiti vari indirizzi e orientamenti sulruolo degli individui e sul loro accesso aiCentri di servizio, sulla programmazionedella residenzialità nelle Aziende Ulss, sul-la determinazione dei criteri delle rette ecc.Il Piano della Domiciliarità si è invece con-traddistinto per l’emanazione di una seriedi disposizioni applicative rivolte ai comunie alle aziende sanitarie con l’intento di raf-forzare e integrare i servizi a domicilio pergli anziani non autosufficienti, prevedendoinoltre la definizione, da parte degli stessienti locali coinvolti nella programmazioneregionale, di Piani Locali della Disabilità. | Susanna Falchero |

REGIONE DEL VENETO - GIUNTA REGIONALE,Convenzione internazionale sui diritti dellepersone con disabilità, Venezia, Regione delVeneto - Giunta regionale, Assessorato allePolitiche Sociali, Programmazione socio-sani-taria, Volontariato e Non profit - OsservatorioRegionale Handicap, s.a., pp. 49, s.i.p.

La definizione della bozza di Convenzioneinternazionale sui diritti delle persone con disa-bilità è risultata essere un’importante occa-sione per poter iniziare un serio confrontoa livello normativo e anche concreto circal’esigenza di una più ampia tutela delle dis-abilità, oltre ad una opportunità per contri-buire a quello che – come ricorda utilmen-te nella breve nota introduttiva Antonio DePoli, nella sua funzione di Assessore regio-nale alle Politiche sociali – si prefiguracome un dibattito internazionale su untema delicato e trasversale per la nostra so-cietà. La consapevolezza sviluppata, soprat-tutto in questi ultimi anni, riconosce come“leva” indispensabile di progresso per tute-le e diritti delle disabilità l’affermazione e ilconsolidamento di una fattiva collaborazio-ne tra enti governativi e associazioni di dis-abili; una cooperazione in grado di fungereda traino e da stimolo positivo per il rag-giungimento di uguaglianza e pari opportu-nità nella partecipazione alla vita collettiva.La pubblicazione della bozza di Convenzio-

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ne conferma la sensibilità e l’impegno dellaRegione del Veneto su un versante tuttoraaperto all’innovazione come quello dei dirit-ti delle persone con disabilità e della valoriz-zazione delle diversità. | Susanna Falchero |

Accreditamento e documentazione sociosani-taria. Una proposta operativa per le residenzesanitarie assistenziali, a cura di GianmariaGioga, Antonia Peroni e Alessandro Pom-pei, Pisa, Fondazione Casa Cardinale Maffi -Padova, Fondazione “Emanuela Zancan”,2004, 4°, pp. 145, e 13,00 (Esperienze, 7).

La pubblicazione è l’esito di una collabora-zione che la Fondazione “Emanuela Zan-can” di Padova ha avviato nel biennio 2003-2004 con la Regione Toscana e altri refe-renti istituzionali nell’area di Pisa (tra que-sti soggetti spicca ad esempio la Scuola diStudi Universitari Sant’Anna) intorno altema specifico: “L’accreditamento dei servi-zi sociali e sociosanitari: scelte regionali ecriteri attuativi”. Un incontro tra il mondodella ricerca che opera in ambito sociale,l’università, le istituzioni locali, il variegatoarcipelago non profit, finalizzato a creare lecondizioni per l’elaborazione di una “cartel-la sociosanitaria” in grado di rispondere allenuove esigenze di un sistema di welfare ba-sato sulla centralità della persona. La prima parte del manuale presenta quat-tro diversi interventi di carattere informati-vo e più generale, quelli di Gianna Del Cu-cina (Comunicazione, informazione, integra-zione: la documentazione sociosanitaria),Gianmaria Gioga (Modelli concettuali di rife-rimento per la documentazione sociosanita-ria), Antonia Peroni (Accreditamento e quali-tà nei servizi alla persona) e Alessandro Pom-pei (I diritti delle persone nelle strutture resi-denziali). La seconda parte espone invece leschede elaborate nel corso del lavoro comu-ne compiuto dalla Fondazione “EmanuelaZancan” con le varie istituzioni coinvolte:ad ogni scheda è allegata una legenda, pro-ponendo nel contempo uno schema di clas-sificazione delle stesse schede che risultasuddiviso in tre sezioni, le quali implicanodifferenti modalità applicative. In materia di accreditamento GianmariaGioga, dirigente dell’Azienda Ulss 16 di Pa-dova e membro della fondazione padovana,scrive: “In questi ultimi anni il tema dellaqualità si è proposto all’attenzione del mon-do dei servizi sociali, sociosanitari e sanita-ri quale questione cruciale del sistema dierogazione dei servizi e delle prestazioni, inparticolare in seguito alle novità introdottedalle riforme dei due settori, sanitario e so-

ciale, che hanno previsto l’istituto dell’ac-creditamento istituzionale quale perno cen-trale di un meccanismo di miglioramentodella qualità dei servizi”. | Susanna Falchero |

VALERIA ARZENTON - FEDERICO NERESINI - LICIA

RAVAROTTO, A tavola con sicurezza. La perce-zione del rischio alimentare in Veneto, un’in-dagine condotta da Observa Science in Society, coordinata da Istituto Zooprofilatti-co Sperimentale delle Venezie, Venezia,Unità Progetto Sanità Animale e Igiene Ali-mentare - Legnaro (PD), Istituto Zooprofilat-tico Sperimentale delle Venezie - Vicenza,Associazione Observa Science in Society, Ergon Edizioni, 2005, 8°, pp. 308, s.i.p.

Il volume presenta gli esiti di una ricercasulla percezione del rischio alimentare cheè stata realizzata tra il novembre 2003 e ilsettembre 2004 dalla Regione Veneto incollaborazione con l’Istituto ZooprofilatticoSperimentale delle Venezie e il Centro Ri-cerche Observa - Science in Society. In que-sto periodo, si è passati da una prima fase,basata su un approccio qualititativo che haconsentito tra l’altro di definire il quadro diriferimento per l’avvio di un’indagine cam-pionaria sul tema della sicurezza alimenta-re su scala regionale, ad un secondo mo-mento che ha visto lo svolgimento della ri-levazione vera e propria, con il coinvolgi-mento di ottocento famiglie residenti in Ve-neto e un duplice obiettivo di fondo: indivi-duare l’insieme delle percezioni sociali edegli atteggiamenti della popolazione vene-ta verso i rischi alimentari; costruire unamappa delle soglie di attenzione rispetto atali rischi, in modo da delineare una cono-scenza preventiva delle caratteristiche deipotenziali destinatari di nuove campagnetematiche. La prima parte del volume introduce aiprincipali approcci teorici relativi allo studiodella percezione del rischio alimentare nel-l’ambito delle scienze sociali. La secondaparte affronta gli aspetti rilevanti emersi du-rante la fase preliminare della ricerca, men-tre la terza si sofferma a discutere dei prin-cipali risultati della survey, a partire da unadescrizione di quelle che sono le abitudinialimentari delle famiglie venete. L’ultimaparte definisce la tipologia dei possibili de-stinatari di future campagne, che dovrannoessere organizzate per ampliare l’opera dimonitoraggio del territorio e per affrontarein maniera incisiva le problematiche con-nesse all’alimentazione. Centrale, anche per la realtà del Veneto, è ilcircuito della comunicazione, da intendere

come possibile via per attivare un dialogoutile e proficuo tra il mondo scientifico-tec-nologico e il resto della società su una ma-teria così delicata: quali sono i cibi più ri-schiosi per la nostra salute? Quali sono glienti pubblici responsabili della sicurezza diquello che mangiamo? Quanto sono impor-tanti i sistemi di allevamento nel garantire lasicurezza del cibo? E i posti in cui lo acqui-stiamo? Queste sono soltanto alcune delledomande di fondo emerse dalle interviste(ad esempio per il 55% dei veneti non esiste-rebbero prodotti assolutamente sicuri).Nel complesso, l’indagine assume un valo-re distintivo proprio perché, condotta nel ri-spetto della normativa italiana e comunita-ria che invita alla conoscenza delle specifi-che esigenze del consumatore, ha il meritodi focalizzare la sua attenzione su una real-tà delimitata come quella veneta, su opinio-ni, preoccupazioni e pratiche dei cittadiniveneti a tavola. L’intera ricerca si è svolta sotto la supervi-sione di Valeria Arzenton di Observa -Science in Society, Federico Neresini del-l’Università di Padova e Licia Ravarotto del-l’Istituto Zooprofilattico Sperimentale delleVenezie. | Susanna Falchero |

ODDONE DEMICHELIS - MICAELA COLETTI -GUIDO TOFFOLO, Psicologia dell’emergenza: il caso Vajont, Comitato Sopravvissuti delVajont, Savigliano (CN), Editrice ArtisticaPiemontese, 2004, 8°, pp. 132, ill., e 18,00.

In questo libro sono raccolte le testimo-nianze di alcuni dei sopravvissuti alla trage-dia del Vajont, affiancando alle interviste dichi riuscì miracolosamente a salvarsi dallamuraglia di acqua e fango che si abbattè suLongarone, distruggendolo, una cronistoriache riassume gli eventi legati a ciò che è sta-to definito anche come il “peggior disastroambientale mai accaduto nel mondo” e,inoltre, un’intera sezione dedicata alla psi-cologia dell’emergenza, settore che analizzagli eventi traumatici e le loro conseguenze,studiando i possibili interventi da attuaresia sul piano psicosociale che giuridico edeconomico.Come ricorda uno dei curatori del volume,lo psicologo Oddone Demichelis, studiarela tragedia del Vajont secondo l’ottica pro-pria della psicologia dell’emergenza signifi-ca avvicinarsi ad una “catastrofe unicaquanto al numero delle vittime, alla velocitàcon cui si è consumata e alle caratteristichestoriche e geologiche nelle quali è avvenu-ta”. Una catastrofe che non ha ancora ter-minato di produrre effetti, anche sul piano

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psicologico. E rispetto alla quale il volumeintende sensibilizzare il lettore, prendendoin esame le reazioni e i vissuti emotivi dellevittime superstiti, a quarant’anni di distan-za dalla tragedia. Un accumulo impressio-nante di storie, ricordi, immagini, lampi dimemoria che risultano pressoché impossi-bili da dimenticare o da lasciarsi alla spalle,ma allo stesso tempo difficili da ricordareper chi li ha vissuti.Le interviste ai superstiti sono state condot-te da Micaela Coletti – che è pure autrice del-l’introduzione – e Gino Mazzorana, anima-tori del Comitato Sopravvissuti del Vajont:ognuna di loro è il resoconto privato e toc-cante, umanissimo nella sua singolarità edrammaticità, di ciò che successe il 9 otto-bre 1963 – e per diversi intervistati si è trat-tato della prima volta in cui è stato possibileparlare in prima persona della terribile espe-rienza attraversata. La cronologia del Vajontè opera del giornalista Guido Toffolo, che re-cupera e ripropone anche una serie di arti-coli che riportano a quei tragici fatti, mentrela parte più specifica sulla psicologia dell’e-mergenza e le conclusioni sono affidate aOddone Demichelis. | Susanna Falchero |

ambiente

EUGENIO TURRI, La Lessinia, pref. di UgoSauro, Sommacampagna (VR), Cierre, 2007,8°, pp. 151, ill., e 12,50.

Viene qui proposta un’analisi dettagliata delpaesaggio e delle vicende storiche della Les-sinia, regione che l’autore ha amato edesplorato. Il padre era il gastaldo dei contiArvedi, e Turri, fin da giovane, fu affascina-to dal paesaggio che lo circondava, ricco diboschi, prati, pascoli, corsi d’acqua, mentre,in lontananza, ammirava un’imponente co-rona di montagne.L’autore propone una morfologia accuratadella zona, delle rocce, dei tanti fossili che visi ritrovano, dei movimenti tettonici cui èsoggetta e del fenomeno generale del carsi-smo che rende particolarmente aride alcu-ne parti; descrive, inoltre, i centri abitati,dall’epoca romana alle ville sei-settecente-sche, che qualificano i piccoli borghi dellacollina e della montagna.Il territorio della Lessinia è piuttosto riccodi coltivazioni che, fino ai 900 metri di alti-tudine, producono quanto necessario allavita e alle varie attività creatrici di lavoro e dibeneficio economico: frumento, ortaggi, al-beri da frutta e da legname, le viti che tanto

hanno contribuito a creare benessere con laproduzione di vini pregiati; nella fascia900-1500 metri, foreste di conifere e faggiarricchiscono l’ambiente; più in alto la fan-no da padroni rododendri e mughi, piantedi alta montagna. La fauna non è numero-sa, e quei pochi esemplari di lepri, volpi,tassi e uccelli ci ricordano che una volta era-no probabilmente presenti in numero taleda costituire anche una riserva di cibo pergli abitanti.Tutta la zona ha conservato tracce dei senti-menti religiosi e del rispetto per il sacro: nesono testimonianza i crocifissi agli incrocidei sentieri, le chiesette sui pendii o sui cul-mini, le piccole cappelle e le erme. Mentrehanno conservato lo stesso aspetto le casecon i loro tetti a spiovente, le facciate con lepiccole finestre per difendersi dal freddo, ipozzi preziosi per l’acqua. Tutto è cambiatonegli ultimi 60 anni: l’alpeggio, le casere inalta quota, la fienagione sono stati abbando-nati ed è stata privilegiata la costruzione distrade di collegamento con i centri della pia-nura, lo sviluppo dello sci invernale e so-prattutto la costruzione di edifici destinatial turismo estivo. Una profonda malinconiaaccompagna le pagine di Turri che conser-va i sentimenti di attaccamento ai ricordidella sua giovinezza. | Franca Fabris |

Il grigio oltre le siepi. Geografie smarrite e rac-conti del disagio in Veneto, a cura di France-sco Vallerani e Mauro Varotto, Portogruaro(VE), Nuovadimensione - Padova, Dipar-timento di Geografia “G. Morandini” - Uni-versità degli Studi di Padova, 2005, 8°, pp. 298, ill., e 14,50.

“Salvare il paesaggio della propria terra èsalvarne l’anima e quella di chi l’abita”: è forse proprio prendendo spunto da questafrase di Andrea Zanzotto, riprodotta in co-pertina, che i curatori del volume, entrambigeografi, hanno voluto raccogliere in questepagine gli interventi di studiosi appartenen-ti a vari ambiti disciplinari, ma anche quel-li di semplici cittadini, di persone impegna-te spontaneamente nella difesa e tutela delpaesaggio, una galleria di riflessioni e dicontributi ugualmente preoccupati dallacrescente espansione di un Veneto “grigio”,caratterizzato dall’avanzata inarrestabile delcemento. In particolare, l’area presa in con-siderazione è quella centrale della regione,il “centro senza centro” che risulta compre-so tra i poli urbani di Venezia, Treviso, Bas-sano, Vicenza e Padova, già assimilato da al-cuni al nuovo modello planetario della “cit-tà postmoderna” e variamente definito con

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espressioni come città-regione, città diffu-sa, città allargata, zapping city ecc. La prima parte (Geografie smarrite) contienegli spunti più generali: Eugenio Turri,scomparso poco prima dell’uscita del libro eautore di saggi come La megalopoli padana,indaga l’anima del paesaggio veneto e le pe-santi ricadute del miracolo economico suuna cultura che era fondata sul territorio, suquel sentimento del luogo evocato da scrit-tori quali Piovene, Parise, Meneghello; l’e-ditorialista del “Gazzettino” Francesco Jorisi sofferma sui limiti di uno sviluppo chesembra segnato da un deficit strutturale dipartecipazione civica e dal particolarismo;Bruno Anastasia, di Veneto Lavoro, tracciaun profilo del decollo economico del Vene-to dagli anni Settanta, con il tramonto del“pauperismo”, fino ai successi più recenti ealle nuove “strettoie” connesse alle dinami-che demografiche e sociali e alla saturazio-ne del territorio; Graziano Rotondi, geogra-fo dell’ateneo patavino, analizza le sfide le-gate al fenomeno dell’immigrazione e isuoi possibili scenari; Mauro Varotto esplo-ra il Veneto centrale come area simbolo delmodello socio-economico del Nordest, incui convivono eclettismi edilizi, retoricheimmobiliari, “paradisi terrestri individuali”,erosione del tessuto connettivo... MicheleZanetti e Graziella Andreotti, invece, foca-lizzano la propria attenzione su due realtàambientali particolari come quelle dei lito-rali del Veneto orientale e del Polesine. La seconda parte del libro (Racconti del disa-gio) segue il filo di alcune narrazioni sul ter-ritorio e si apre con una riflessione di Zan-zotto intorno ai rischi del “terribile mito” diuna crescita illimitata. Francesco Valleraniraccoglie le voci e le testimonianze sul pae-saggio veneto, tra un significativo documen-to “tecnico” (forse tardivo) come la Carta diAsiago, le inquietudini della stampa locale ele prospettive angosciate di autori come, adesempio, Guido Ceronetti e Vitaliano Trevi-san; Marta Bearzotti si concentra sull’operadi Carlo Sgorlon e sul rapporto uomo-natu-ra espresso nei suoi romanzi; Tania Rosset-to ripercorre le “visioni geofotografiche” chehanno catturato l’immagine del Veneto con-temporaneo negli ultimi decenni. Il volume si chiude con alcuni resoconti piùparticolari o personali, fino alla postfazionedei due curatori, in cui si rimanda all’esi-genza di una profonda rivoluzione cultura-le che, se vuole realmente far uscire il Ve-neto da una scriteriata congestione territo-riale, deve anzitutto abbandonare l’etica del-la simultaneità e dell’immediatezza in no-me di un’etica della previsione e della re-sponsabilità. | Susanna Falchero |

SILVIO SCORTEGAGNA - ALESSANDRA LOCATELLI,Le Bregonze. Geologia. Flora. Vegetazione.Fauna, s.e. [Tip. Grafiche Marcolin diSchio], 2007, 8°, pp. 222, ill., s.i.p.

Le Bregonze sono un territorio di collinadelimitato dai sedimenti dell’alta pianura edal corso dell’Astico, con accanto i boschidove cresce la “dulcamara”, una pianta conrametti dal sapore dolciastro. Con notevolecompetenza, gli autori invitano gli abitantiad adoperarsi al fine di rivalorizzare il terri-torio ripristinando sentieri, riaprendo anti-che strade nel bosco, ricomponendo luoghiche stanno scomparendo.Il terreno delle colline mostra rocce sedi-mentarie quali arenarie, calcari e marne chespesso custodiscono, a mo’ di tesoro, il fos-sile di un antico pesce. Vi fu un tempo incui le rocce erano sommerse da un mare discarsa profondità; successivamente, l’oroge-nesi alpina provvide a modificarne lo statocon fenomeni di vulcanismo e si produsseun notevole sviluppo di coralli e alghe rosseall’interno di un vasto bacino delimitato dascogliere. La presenza dell’arcipelago coral-lino fa ritenere che, durante l’Oligocene, ilclima fosse caldo e la flora presente ricca diconifere, angiosperme e palme. Un accura-to esame stratigrafico ha permesso di rico-struire gli eventi geologici che hanno inte-ressato le colline con un tipo di vulcanismoabbastanza tranquillo.La flora delle Bregonze ha interessato auto-revoli studiosi, come testimoniano i nume-rosi campioni oggi conservati nel Museo Na-turalistico Archeologico di Vicenza. Alla flo-ra sono dedicate esaurienti spiegazioni sul-l’origine, la distribuzione territoriale, la pre-senza di piante pregevoli per rarità, sulla dif-fusione che raggiunsero nel tempo anche inrapporto a quelli che furono gli interventidell’uomo. Oggi è necessaria una particolareattenzione perché il patrimonio naturalerappresentato dalla ricchezza floristica delleBregonze possa continuare a mantenersiinalterato, anzi arricchito, considerate le ca-ratteristiche ecologiche che lo distinguono. Il testo prosegue con l’elenco dei vertebratipresenti nell’area. Oltre alle diverse specieintrodotte dall’uomo a scopo venatorio, è ga-rantita la presenza di altri animali che sonostati fotografati e costituiscono la gran partedella popolazione naturale: la salamandrapezzata, la rana verde, il rospo comune, ol-tre ad una serie di uccelli come il gheppio, ilfagiano e addirittura l’aquila reale. Insiemea loro volpi, tassi, donnole e tanti altri.Il volume è arricchito da carte geologiche eda foto che coadiuvano la comprensione deltesto e la descrizione visiva degli eventi chesi sono succeduti. | Franca Fabris |

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Atlante degli Anfibi e dei Rettili del Veneto, acura di Lucio Bonato, Giancarlo Fracasso,Roberto Pollo, Jacopo Richard, MassimoSemenzato, Portogruaro (VE), AssociazioneFaunisti Veneti - Nuovadimensione, 2007,8°, pp. 239, ill., s.i.p.

Il volume illustra i risultati di una ricercapromossa dall’Associazione Faunisti Vene-ti, con la collaborazione di cultori della ma-teria, e coordinata da esperti del settore. Sisono così aggiornate le conoscenze sulladistribuzione geografica di anfibi e rettiliselvatici del Veneto e sui loro habitat neicorsi d’acqua, nei campi, negli stagni, nellemacchie boscose.Per ciascuna specie di anfibio o di rettile, ol-tre alla descrizione dettagliata, vengono pre-sentate illustrazioni di ambienti e foto parti-colari, dalle quali risultano più evidenti le ca-ratteristiche morfologiche del soggetto consi-derato. Vengono descritte le specie introdot-te di recente e le esigenze di conservazionedei biotopi superstiti, allo scopo di ripristina-re habitat alterati e di sensibilizzare nei con-fronti del patrimonio naturale del territorio.L’Atlante è senz’altro un’opera unica, daicontenuti scientifici rigorosi, frutto di studieffettuati in modo scrupoloso, e fornisce unpanorama completo della sistematica, delladistribuzione geografica e di quella altitudi-nale. Con quest’opera si è così quasi com-pletato un panorama di ricerca che ha coin-volto le regioni italiane del settentrione.In particolare, la distribuzione geografica diogni specie del Veneto è stata valutata inbase al maggior numero di dati disponibilie integrata dall’analisi dei territori conti-gui, costituendo così un utilissimo archivio. A conclusione, nella Lista Rossa, sono indi-cati gli organismi a rischio di estinzione equelli che vivono in territori definiti, richia-mando così l’attenzione sul decremento chestanno subendo molte popolazioni di anfibie di rettili del Veneto. | Franca Fabris |

ROBERTO POLLO - ANDREA FERRARESE, La Ri-serva Naturale Palude Brusà-Vallette. Indagi-ne naturalistica e storica sulle valli di Cerea,s.e. [Tip. Grafiche Stella di Legnago], 2007,8°, pp. 224 + carta all., ill., s.i.p.

Cerea ha un’area valliva enorme lungo il fiu-me Menago, nella zona della pianura vero-nese. Con questo libro si è voluto offrire unaconoscenza storica e di valorizzazione del-l’ambiente di valle, con possibilità di pesca edi raccolta della preziosa canna palustre. La prima parte tratta la storia delle valli delComune di Cerea che nell’Ottocento, con la

bonifica, hanno ridisegnato la struttura delterritorio. Purtroppo, è stata sostituita quasiovunque la denominazione locale, legata apittoreschi toponimi che spesso hanno ri-chiesto indagini storico-archeologiche. Nel Medioevo la pianura veronese era rico-perta da boschi e paludi; successivamente,con l’incremento demografico, si ebbe ilgrande assalto ai boschi con la creazione diluoghi di caccia, pesca e allevamento. Le lot-te per il possedimento delle terre del Co-mune di Cerea durarono fino al XVIII seco-lo e coinvolsero l’amministrazione dellagiustizia: il libro riporta una serie dettaglia-ta di eventi registrati negli atti notarili – contutte le controversie relative a vendite, ac-quisti e richieste di diritti che si protrasseroper centinaia di anni – allegando mappe,scritti sulla zona e sull’abitato fino alla “pri-ma età veneziana”.La riserva naturale Brusà-Vallette oggi è diproprietà comunale, mentre nella zona me-ridionale si trova, coltivata, una piccola partedi proprietà privata. La vegetazione della pa-lude Brusà-Vallette con le varie specie idro-fite, elofite, rizofite e pleustofite è illustratada numerosi disegni e foto. Segue una det-tagliata descrizione della fauna con i vari uc-celli, i loro habitat, la rassegna sistematicadelle specie accompagnata da splendide fo-tografie e da uno schema che indica i perio-di migliori per l’osservazione nelle riserve equando procedere al loro inanellamento.Viene quindi trattato lo studio dei pesci del-la zona, degli anfibi e dei mammiferi, con levarie specie e l’habitat in cui vivono. Completano il libro un approccio ecologicoalla palude e alcuni suggerimenti per la ge-stione e conservazione dell’ambiente, conindicazioni utili per visitare questa eccezio-nale riserva naturale. Allegata, un’accuratacarta descrittiva delle valli e dei beni comu-nali di Cerea. | Franca Fabris |

lingua

tradizioni

Fiabe e racconti veronesi, raccolti da EttoreScipione Righi, a cura di G. Viviani e S. Za-nolli, Costabissara (VI), Angelo Colla Edito-re, 2007, vol. III, 8°, pp. 691, e 38,00.

Si conclude con il terzo e ultimo volumel’impresa della pubblicazione della “raccol-ta Righi” iniziata nel 2004 (cfr. “NotiziarioBibliografico”, n. 51, febbraio 2006): questisettanta racconti portano a duecentotrentail totale delle “rosarie”, antico e suggestivo

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nome delle fiabe in territorio veronese, de-rivato dal latino recitare (e affine al trevisanoantico resaria, “dicerìa, fandonia”), avvicina-tosi curiosamente alla pratica devozionalemariana. La raccolta di fine Ottocento rea-lizzata dall’avvocato Righi è dunque parago-nabile per quantità e varietà, se non perqualità, a quella pubblicata nel 1873 dal pa-lermitano Giuseppe Pitrè (oltre trecentonarrazioni popolari), ma era rimasta ineditae sepolta nella Biblioteca Civica di Verona (e la città scaligera ha contribuito meritoria-mente alla stampa dell’intero corpus): grazieai curatori Viviani e Zanolli le trascrizionidei racconti sono state riprodotte e tradotteletteralmente dal veronese, varietà della Val-policella, e possono ora essere sfogliate, let-te e studiate nelle complessive 2300 paginedei tre volumi.In questo ultimo si possono trovare alcunenovità e molte conferme, a partire dai quin-dici narratori, di alcuni dei quali si leggonole brevi note biografiche dei trascrittori deltempo (impiegati dell’azienda agricola diRighi). Si tratta in prevalenza di narratrici(nove, contro sei narratori); tra queste spic-ca Caterina Montebelli, vedova, di originetrentina, madre di undici figli, solo quattrodei quali sopravvissuti, all’epoca (1891-1894). Caterina racconta quindici fiabe, tracui La storia della bella persemolina, Quelladelle naranze d’oro e Bianca come la neve, rosa[rossa] come el sangue: nonostante il rinviodei titoli a racconti canonici della tradizionepopolare, la lettura riserva delle sorprese, acausa delle varianti dovute a interpolazionio a vuoti di memoria, mentre appaiono fis-se le formule di inizio (“Gh’era una volta...Gh’era ’na mama”) e di conclusione (“...i àfato le nozze, un pastin, un paston e a mi noi m’à dado gnanca un bocon”).Come in molte raccolte europee (e in una,deliziosa, della tradizione yiddisch curatadallo scrittore Isaac Singer), non mancanoin questa le storie relative a un “paese dei ci-trulli”, qui individuato in Sago (verosimil-mente Azzago, allora sufficientemente lon-tano da San Pietro in Cariano e più isolatodi adesso): I mati de Sago che va in serca delgiudizio, nella quale quaranta contadini gi-rano dal paese a Grezzana, passando dallo“spisial Salvadori a San Nazzar”, in cerca di ciò di cui difettano (narrata da Carolina Carli); Una storia da Sago (narrata da Ange-lina Vallinetti).L’officina di ascolto e trascrizione aveva co-involto contadini e artigiani, adolescenti ebambini, domestiche e nobildonne; tra que-ste la vedova Bresavola De Missa, che rac-conta una breve storia, quasi una freddura,dal titolo esplicito e sentenzioso: Ci se mari-da 2 volte no va gnanca in paradiso. Qui l’an-tica avversione della Chiesa per le secondenozze è ormai passata in burla, poiché la ri-

sposta negativa di San Pietro a un vedovoche si presenta alle porte del paradiso è giu-stificata con queste lapidarie parole: “Par-ché si tropo mincion”. | Luciano Morbiato |

ANTONELLA ROSSO, Fiabe popolari trevigianeraccolte a Breda di Piave, Sommacampagna(VR), Cierre - Treviso, Canova, 2007, 8°, pp. 190, ill., e 12,50 (Etnografia veneta, 7).

Il filone di studio della ricerca etnograficasul campo, la raccolta di fiabe in particolare,ha conosciuto nell’ultimo periodo una nuo-va stagione di interesse, con il moltiplicarsidi iniziative e di ricerche. Particolare vitalitàin questi studi ha mostrato la cattedra di Etnografia dell’Università di Venezia. Pro-prio a questa scuola fanno riferimento leFiabe popolari trevigiane raccolte tra il 1992e il 1993 a Breda di Piave, in provincia diTreviso, da Antonella Rosso.I materiali che compongono la raccolta sidevono a dieci diversi informatori, la cuiprovenienza è legata a una molteplicità distrati sociali che costringe a rivedere i co-muni canoni di “cultura popolare”: nonsolo contadini, ma anche operai, governan-ti, insegnanti elementari, infermiere. Segnoquesto di una realtà rurale e popolare piùcomplessa e articolata di quanto a volte sitenda a pensare nell’idealizzazione di unmondo popolare in cui la componente con-tadina rischia di essere sopravvaluta. I testiraccolti non riguardano solo le fiabe in sen-so stretto, ma anche altri generi tipici dellaletteratura popolare. La sezione dedicata adogni informatore è preceduta da un brevetesto in cui “parla di sé”, raccontando aned-doti ed esperienze e fornendo informazioniche consentono di contestualizzare i rac-conti nel mondo al quale sono legati e nelquale erano funzionali. Di interesse anchel’edizione di alcune pagine di diario scrittein italiano e dialetto e possibile esempio diquella “lingua dei semicolti” che tanto haaffascinato la linguistica del Novecento. Nella raccolta è certamente la favola a pre-valere, testimonianza di un ricchissimo pa-trimonio trasmesso di generazione in gene-razione e che può sopravvivere solo grazie aricerche di questo genere, basate sulla rac-colta sul campo. Utile, specie per le impli-cazioni metodologiche, la collocazione deitesti tipicamente fiabeschi nella classifica-zione Aarne-Thompson, molto usata nellaricerca folclorica, che consente di inserire eleggere le testimonianze di narrativa popo-lare veneta in un contesto occidentale piùampio di tipi narrativi. Tutti i testi raccoltisono presentati in dialetto, trascritto con

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cura secondo convenzioni scientifiche inuso accessibili anche al lettore non speciali-sta; inoltre, di ogni testo è riportata una tra-duzione in italiano fedele all’originale. Po-sitiva la scelta di presentare i testi per nar-ratore e non per genere, permettendo di os-servare intorno a una matrice comune le di-versità di stili narrativi nei diversi informa-tori. Ricca anche l’introduzione dell’autriceche parte dal resoconto delle metodologieadottate nel lavoro di raccolta dei testi e al-larga lo sguardo più in generale a modalitàe temi della narrazione, tracciandone unesauriente profilo. Completano il volume un indice dei testi inbase al genere e al soggetto, una nota lin-guistica sui criteri di trascrizione dal dialet-to e la bibliografia. Trova spazio anche unaraccolta di foto d’epoca che cerca di restitui-re al lettore il mondo perduto della comuni-tà rurale in cui idealmente collocare i testifiabeschi raccolti dalla voce dei narratori.Tutti aspetti che mostrano come l’imposta-zione del volume sia in grado di soddisfaresia le esigenze dello studioso di folclore o didialettologia sia il lettore curioso di accostar-si a testimonianze vive della cultura e dellatradizione popolare veneta. | Matteo Viale |

GIANFRANCO CAVALLIN, Gli ultimi veneti, pre-faz. di Sabino Acquaviva, Venezia, RegioneVeneto - Padova, Provincia di Padova, As-sessorato all’Identità veneta, Panda Edizio-ni, 2006, 8°, pp. 336, ill., s.i.p. (I Veneti, 1).

L’autore del libro incentra la propria caval-cata storica intorno agli avvenimenti chehanno segnato la millenaria vicenda dellaSerenissima rifacendosi ad almeno dueprincipali assunti di fondo: da un lato, il por-re alla base della propria sintesi una conti-nuità che parte dai primi Veneti stanziatinell’Italia preromana giungendo nel corsodei secoli fino all’apogeo della RepubblicaVeneta e oltre; dall’altro, ciò che segue allascomparsa della Repubblica dopo Campo-formio è la cronaca di una lenta ma inesora-bile perdità d’identità dei veneti, che sfociaessenzialmente nella decadenza della lorolingua (relegata alla precaria e sempre piùmarginale sopravvivenza garantita dall’uni-verso dialettale), nella scomparsa di una ef-fettiva consapevolezza relativa alla propriacultura e, quindi, in una sorta di grandeemigrazione, di “diaspora”, che porterà traOtto e Novecento alla costituzione di coloniedi veneti in tutto il mondo, dagli Stati Unitiall’Argentina, dal Brasile all’Australia. Queste sono le tracce che Cavallin insegue,soprattutto nella seconda parte del suo libro,

e queste sono anche le possibili premesseper coltivare la speranza di una rinascita,una possibilità concreta di riallacciarsi adantiche radici e di restituire il Veneto allasua dignità di lingua. Proprio l’Europa post1989 ha visto l’emergere e l’affermarsi diuna nuova stagione politica e culturale in cuiil ruolo e il riconoscimento delle culture re-gionali e delle cosiddette “piccole patrie”hanno avuto una parte rilevante; forse potràessere questo l’orizzonte utile per immagi-nare un’inversione di tendenza rispetto allosradicamento in atto e, specialmente se ac-compagnata da un ruolo attivo delle istitu-zioni, per una serena riscoperta dell’identitàculturale (e linguistica) dei veneti, lontanada chiusure e tentazioni localistiche. Scriveil sociologo Sabino Acquaviva nella Prefa-zione: “il libro di Cavallin, raccontando illento declino di una identità potrebbe essereun primo strumento per la sua riscoperta ela sua ricostruzione. E un contributo indi-retto, forse involontario, alla costruzionedell’identità europea”. | Giovanna Battiston |

L’Antica Fiera di Cavalcaselle, a cura di Giu-ditta Bolognesi, Castelnuovo del Garda (VR),Comune - Associazione Pro Loco Castelnuo-vo del Garda, 2006, 4°, pp. 83, ill., s.i.p.

La documentazione sul paese di Cavalcasel-le non permette di far luce sul nome né dispingersi più indietro del XV secolo per chivolesse indagarne le origini: un documentodel 5 luglio 1408 attesta che in quel giornoil territorio di Cavalcaselle veniva in posses-so di una nobile famiglia veneta e questosembrerebbe essere ad oggi il primo capito-lo ufficiale della storia rievocata dal libro,con l’intento di passare in rassegna le sug-gestioni e le memorie di un evento come la“fiera di Cavalcaselle”, che risulta tuttoraprofondamente radicato nell’identità delluogo e dei suoi abitanti. La sua valenzaidentitaria affiora non soltanto nelle paroledel sindaco di Castelnuovo del Garda o inquelle del presidente della Pro Loco, cheaprono il libro, perché in realtà è tutto l’in-sieme dei proverbi, delle citazioni, dellepoesie, delle foto e delle descrizioni checompongono questa breve ricerca, curata dauna giornalista, Giuditta Bolognesi, adesprimere in modo eloquente il perduraredel legame della comunità di Cavalcasellecon un avvenimento quale la cosiddetta“Fiera dei mussi”. Non è stato ancora possibile trovare una col-locazione precisa per la nascita effettiva diquesta “antica” manifestazione, nonostantelo zelo e la passione profusa da diversi, più

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o meno improvvisati, ricercatori locali. I do-cumenti emersi e le carte strappate all’o-blio, se non dirimono la questione dell’ori-gine, conservano il merito di essere stati ingrado di restituire un’atmosfera del passa-to, quando una fiera come quella di Caval-caselle non era soltanto luogo di svago, maanche di scambi e commerci, di devozionepopolare, di incontri, convivialità, giochi e“bivacchi”, e in grado di trasmettere purel’idea di una continuità con il presente. | Giovanna Battiston |

LUIGI FRIGO (BETTINADO), Tradizioni dei Set-te Comuni. De Gamoàn bon Siben Komeün,Venezia, Regione Veneto - Asiago (VI), Edi-zione Tipografia Moderna Asiago, s.a., 8°,pp. 184, ill., s.i.p.

Il libro di Luigi Frigo è un singolare viaggiotra le usanze e le tradizioni dei Sette Comu-ni, un itinerario particolare compiuto nel-l’Altopiano di Asiago, pazientemente rico-struito da un giovane giornalista locale conl’intento di far conoscere meglio e più da vi-cino i riti e i passaggi della vita collettiva diquesta isola linguistica cimbra, come puretestimonia il doppio titolo riportato nella co-pertina. Un ambiente naturale di indiscuti-bile bellezza, da molti ammirata e cono-sciuta, ma anche un territorio, quello deiSette Comuni (Asiago, Roana, Rotzo, Gal-lio, Enego, Foza, Lusiana, Conco), abituatoa custodire e a tramandare la propria cultu-ra e il proprio folklore, oltre quelle che sonole cicliche evoluzioni e le tempeste della sto-ria, guerre, dominazioni, cambiamenti poli-tici ecc., che hanno inevitabilmente segnatola realtà di una zona di confine, seppur fie-ra della propria autonomia e della propriaidentità. Il libro di Frigo è anche, si potrebbe ag-giungere, un tentativo di strappare certe tra-dizioni all’oblio, di andare oltre l’effimeroturistico e di offrire un repertorio esaustivodelle principali tracce di vita comunitaria, diciò che si rischia di perdere o in taluni casisi è già perduto. Abbondano in queste pagi-ne le sagre, le celebrazioni e le funzioni re-ligiose, le benedizioni, le “rogazioni”, i pel-legrinaggi, e ancora feste dal sapore più lai-co come quella dei “coscritti”, che salutava igiovani destinati al servizio di leva, o anti-che usanze come il Palio e la Rassegna del-le Milizie, eventi legati alla vita contadina eall’alternarsi delle stagioni o alla tradizione“democratica” della Reggenza dei Sette Co-muni. Riti che affondano quasi nella nottedei tempi e invenzioni recenti. La volontà difavorire un approccio il più possibile agevo-

le al lettore ha portato l’autore a suddivide-re l’opera in quattro parti distinte, che sonodedicate rispettivamente a: tradizioni anti-che o passate ancora in uso; tradizioni scom-parse e non più in uso; tradizioni recenti;tradizioni minori. | Giovanna Battiston |

arte

ARIANNA ANTONIUTTI, I Bregno a Venezia:Antonio e Paolo Bregno e la scultura a Venezianel primo Quattrocento, prefaz. di GiancarloGalan, introd. di Claudio Strinati, Roma, Co-mitato Nazionale Andrea Bregno - Erreci-emme, 2007, 8°, pp. 138, ill., e 30,00.

Il volume I Bregno a Venezia propone un’in-dagine sulla scultura del XV secolo a Vene-zia e nello specifico sul contributo in areaveneziana dei due fratelli comaschi Antonioe Paolo Bregno. L’autrice, Arianna Anto-niutti, concentra il suo lavoro di ricerca suidue artisti lombardi, le cui vicende biografi-che sono tuttora ancora in ombra. Il nomedi Antonio Bregno appare per la prima vol-ta nel 1581, in Venetia città nobilissima diFrancesco Sansovino, dove l’autore assegnaerroneamente a questi la realizzazione del-la Scala dei Giganti di Palazzo Ducale, inrealtà opera di Antonio Rizzo. Da allora, ge-nerando la confusione fra Antonio Bregno eAntonio Rizzo, false piste di ricerca ed erro-ri storiografici condizionano negativamentela corretta interpretazione delle vicende bio-grafiche ed artistiche dei Bregno.Nel testo della Antoniutti si pone in esameil contesto d’inserimento in cui probabil-mente hanno operato i Bregno, analizzandodettagliatamente la produzione artistica delQuattrocento nella città lagunare e il lavorodelle maestranze lombarde nei cantieri diPalazzo Ducale e della Ca’ d’Oro. All’inter-no di tale ricostruzione storico-critica emer-gono, così, i nomi del veneziano Bartolo-meo Bon, ma anche quello del milane-se Matteo Raverti, a cui, secondo Paoletti(1893), andrebbe assegnato un ruolo di pri-mo piano nella realizzazione della Ca’ d’Oro.Dallo studio di Beltrami (1900) si eviden-zia, però, anche il rilevante contributo dellafamiglia Bon nella costruzione dell’abita-zione nobiliare dei Contarini, tanto che si èpotuta successivamente proporre una scan-sione dei lavori della Ca’ d’Oro fra mae-stranze veneziane e lombarde. È inoltre ri-ferita alla bottega dei Bon l’architettura del-la Porta della Carta di Palazzo Ducale, men-tre è ancora aperta la ricerca sulla realizza-

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zione delle statue che la decorano. In talediscorso attributivo si inseriscono anche iBregno, senza però riuscire ad apporre pro-ve documentarie che attestino la loro colla-borazione. Dati storici si evidenziano, inve-ce, per l’attribuzione del monumento fune-bre dei Foscari, riferito con relativa certezzaai fratelli lombardi, grazie all’iscrizione diun’epigrafe riprodotta da Marco SebastianoGiampiccoli in un’acquaforte del 1777. Lastampa di Giampiccoli è analizzata dall’au-trice nel quinto ed ultimo capitolo del volu-me, che segue un quarta parte del testo de-dicata alle proposte attributive intorno aiBregno emerse, a partire dai primi del No-vecento, negli studi critici di Venturi, Ma-riacher, Pincus, Schulz, Stefanac e Wolters.| Giovanna Ficarazzi |

Arte, storia, restauri della Basilica di SanMarco a Venezia. La facciata nord, Venezia,Procuratoria di San Marco - Marsilio, 2006,8°, pp. 96, ill., s.i.p. (Quaderni della Procu-ratoria. Arte, storia, restauri della Basilica diSan Marco a Venezia).

I “Quaderni della Procuratoria”, diretti daIrene Favaretto, nascono con l’intento didocumentare con scadenza annuale l’attivi-tà di restauro a San Marco. Il primo nume-ro, dedicato ai lavori di ripristino della fac-ciata nord, raccoglie i saggi di esperti e stu-diosi, corredati da una ricca sezione icono-grafica a colori. Antonio Niero, in Un messaggio di pietra.Tra pietà popolare e pietà dotta, illustra i ri-lievi del XIII secolo sul tema della protezio-ne dalle acque (San Michele, San Cristoforo,San Giovanni Evangelista, Vergine della Fonte)e sulla glorificazione della Repubblica (Sa-crificio di Isacco, Etimasia, trono con scudo eagnello tra dodici pecorelle e due palme,Ascesi di Alessandro Magno). Seguono Il re-stauro della facciata nord..., di Ettore Vio, L’esperienza del restauratore, di Ettore Vio e Ottorino Nonfarmale, La terrazza nord...,di Ettore Vio e Roberto Bianconi.Renata Codello commenta Soprintendere alrestauro di un’opera; Mario Piana tratta Il re-stauro del portale maggiore della facciata ovest;Claudio Menichelli Il restauro della facciatasud; Simonetta Minguzzi La facciata setten-trionale...; Guido Tigler La maestranza dellaporta dei Fiori e gli interventi di decorazionescultorea promossi a San Marco dai dogi Mo-rosini (1249-1253) e Zen (1253-1268); ManfredSchuller e Karin Uetz San Marco alla lucedell’archeologia dell’architettura. Primi risulta-ti di Bauforschung alla facciata settentrionale;Maria Da Villa Urbani La tomba Manin.

Concludono il volumetto le rubriche Conser-vazione, Restauri e Analisi, a cura di EttoreVio, di Lorenzo Lazzarini, della Redazione. | Marilia Ciampi Righetti |

La Madonna dalle mani forate, fontana divita. Iconografie bizantine in San Marco, Ve-nezia, Procuratoria di San Marco - Marsilio,2007, 8°, pp. 103, ill., s.i.p. (Quaderni dellaProcuratoria. Arte, storia, restauri della Ba-silica di San Marco a Venezia).

Le “Madonne” con le mani forate, dalle qua-li sgorgava acqua pura come per Gesù, il Fi-glio, erano originariamente venerate come“fontane sacre” nell’antica Bisanzio. Oggiqueste opere sono in gran parte disperse invari musei europei e tutte, purtroppo, risul-tano essere state danneggiate irrimediabil-mente dalla furia della violenza iconoclasta.Diversamente è accaduto per le “Madonne”di San Marco a Venezia: nella basilica mar-ciana esistono infatti ben cinque rilievi conl’immagine della Madonna Blachernítissa ri-masti intatti, di cui poco si sapeva, ma chesono stati riscoperti e studiati con acume damonsignor Antonio Niero, cui è dedicato ilsecondo volume dei “Quaderni della Procu-ratoria” intorno a questo nuovo capitolo de-gli intricati rapporti tra le città di Venezia eBisanzio (Costantinopoli). Come nota nellasua breve presentazione Irene Favaretto,“procuratore di San Marco”, pur continuan-do i veneziani a venerare e a preservare leimmagini delle “Madonne” oranti, il sensoprimigenio dell’iconografia bizantina nonvenne di fatto compreso e recepito (l’imma-gine, bisogna ricordarlo, era stata staccatadal suo contesto e privata della vasca dove ri-cadeva l’acqua). I fori delle mani furonoquindi riempiti, in modo da non “urtare” latradizione mariana locale, e solo dopo ottosecoli si sarebbe stati in grado, ai giorni no-stri, di scoprire la verità su queste figure. I “pezzi” erano giunti in laguna dall’Orientetra il 1204 e il 1261, tempo di crociate, assaiverosimilmente dal quartiere veneziano diCostantinopoli, per andare ad arricchirequella Basilica di San Marco che, con ogniprobabilità, scrive Niero, si voleva renderesimile ad una nuova Santa Sofia, “cuore” diun novello impero bizantino. Il volume con-tiene saggi e contributi di Giorgio Orsoni,Irene Favaretto, Antonio Niero, Ennio Con-cina, Peter Schreiner, Niccolò Zorzi, Anto-nella Fumo, Annalisa Bistrot, Ettore Vio,Maria Da Villa Urbani. | Barbara Da Forno |

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GIORGIO RENUCCI, Le cantinelle dei soffitti de-corati a Treviso. Secoli XII-XIV, Salgareda(TV), Sismondi Editore, 2006, 4°, pp. 62,ill., e 10,90.

Spesso le cosiddette “arti minori” attestanonella maniera più evidente e persuasiva ilgrado di cultura e di civiltà di una comunitàin un particolare momento della sua storia.Treviso si sviluppa dopo la pace di Costanza(1183), quando il Comune impone ai possi-denti del territorio di costruirsi una casa(sono vietate le costruzioni in legno e paglia)entro le mura e di abitarvi. Nobili e cavalierisi sfidano a innalzare edifici di mattoni e te-gole con torri sempre più alte, finché il Co-mune le fa abbassare tutte per impedire ri-valità tra gli orgogliosi e rissosi proprietari. La città diventa un importante centro com-merciale e artigianale dove affluisce gentedal contado e sorge una nuova classe bor-ghese. Treviso diventa urbs picta e nascel’immagine della Marca gioiosa, animata dafeste e giochi, luogo di cultura e di scambio.Lo studio di Giorgio Renucci prende in esa-me le pitture sui soffitti dei palazzi di Tre-viso nei secoli XII-XIV, quando in città e nelterritorio fioriva la raffinata cultura franco-veneta, espressione della società cortese.Le case, affrescate all’esterno e all’internocon motivi di finta tappezzeria, avevano sof-fitti di travi di rovere o larice, impreziositida listelli decorativi o cantinelle, spesso di-pinte a tempera con disegni geometrici,motivi vegetali e animali, nodi, nastri, stem-mi e sigle di famiglia. Il modello del dise-gno spettava al maestro di bottega, poi i gar-zoni lo ripetevano sui listelli per la lun-ghezza desiderata nei colori predominanti:rosso, verde, bianco e giallo. La scoperta e lavalorizzazione delle cantinelle si deve a Ma-rio Botter, esperto e appassionato restaura-tore di edifici pubblici e privati e, più tardi,a Carlo Marcon che aveva il suo laboratorionell’ex convento di Santa Caterina. Da que-sti maestri Giorgio Renucci ha derivato l’in-teresse per le vivaci decorazioni domestichee il desiderio di conservare le poche testi-monianze scampate alla distruzione deltempo, della guerra e dell’indifferenza dellagente. | Marilia Ciampi Righetti |

Il collezionismo d’arte a Venezia. Il Seicento,a cura di Linda Borean e Stefania Mason,Venezia, Fondazione di Venezia - Marsilio,2007, 8°, pp. 424, ill., e 35,00.

La collana sul collezionismo d’arte a Vene-zia, strutturata in tre volumi, inizia con Il Seicento, periodo in cui le eterogenee rac-

colte cinquecentesche si trasformano in veree proprie gallerie di pittura. Il fenomeno, at-testato da Vincenzo Scamozzi nel 1615, è as-sai complesso e presenta vari indirizzi, an-che per la mancanza a Venezia di una corteche orienti il gusto e unifichi le tendenze.Inventari, giornali di viaggio, guide, carteg-gi, atti notarili, testamenti, scritti d’arte illu-strano una realtà variegata e in continuomutamento, aperta agli influssi europei e al-l’intervento di artisti, mercanti, agenti, peri-ti, collezionisti di vario tipo e nazionalità.Nobili, diplomatici, militari, ecclesiastici,professionisti, mercanti, raccolgono nonsolo dipinti, ma disegni, stampe, sculture,medaglie, monete, tessuti e curiosità varie.Gli autori dei saggi affrontano una moltepli-cità di temi e offrono una visione articolata eapprofondita di un periodo ancora poco notodella storia del collezionismo: Dallo studioloal “camaron” dei quadri. Un itinerario per di-pinti, disegni, stampe e qualche curiosità nellecollezioni della Venezia barocca è il titolo dellostudio introduttivo di Stefania Mason. Seguo-no Il collezionismo di sculture moderne di Si-mone Guerriero, Il collezionismo e la fortunadei generi di Linda Borean, Dal secolo d’oro aisecoli d’oro. I collezionisti stranieri e i loro agen-ti di Francesca Pitocco, Residenti, viaggiatori e“curieux” francesi di Laura De Fuccia, I modidella circolazione dei dipinti di Isabella Cec-chini, Il modello della “galleria” nella letteratu-ra artistica veneta del XVII secolo di Massimi-liano Rossi. Gli ultimi due saggi, Il caso Cor-naro di William Barcham e Il caso Bergonzi diLinda Borean, studiano le raccolte esemplaridi due famiglie: una di nobiltà antica, i Cor-ner, l’altra di nomina recente, i Bergonzi.Assai interessante è il ricco corpus di più diquaranta voci biografiche dedicate a colle-zionisti italiani e stranieri, ad agenti, mer-canti, scrittori di cose d’arte, alcuni già noti,altri poco conosciuti.Concludono il volume un’appendice docu-mentaria di inventari inediti curata da Paola Benussi, la bibliografia e l’indice deinomi e dei luoghi a cura di Rosella Lauber.| Marilia Ciampi Righetti |

VINCENZO MANCINI, “Vertuosi” e artisti. Saggisul collezionismo antiquario e numismaticotra Padova e Venezia nei secoli XVI e XVII, Pa-dova, Esedra, 2005, 8°, pp. 144, ill., e 29,00.

Il volume consta di cinque saggi che, da dif-ferenti angolazioni, contribuiscono a unarappresentazione storica del mondo del col-lezionismo antiquario. L’autore offre infattiil ritratto di diversi collezionisti d’arte che,spesso connessi tra loro in una fitta rete di

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nella pagina di sinistraArte, storia, restauri...

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relazioni, operarono tra Padova e Venezianei secoli XVI e XVII.Come scrive Mancini, “nell’applicazionedel patriziato agli studi umanistici sembratrasparire una strategia culturale ambiziosadi prestigiose omologazioni”; e proprio ilcollezionismo ebbe, per le famiglie aristo-cratiche venete, un ruolo primario nella ma-nifestazione dello status sociale, politico edeconomico, che le antichità – soprattuttoquelle greco-romane – confermavano e inqualche modo concretizzavano agli occhidella collettività d’élite.Se i collezionisti veneziani nel Cinquecentoerano attratti soprattuto dall’arte figurativa,quelli padovani preferivano invece frammen-ti marmorei, epigrafi, statuette, monete.Tra le figure che emergono in questo pano-rama, una posizione di spicco spetta, nelXVI secolo, a Gerolamo Quirini e al figlioFrancesco, patrizi veneziani – attorno allaloro famiglia ruotavano personalità dellaportata di Nicolò Tiepolo, Pietro Bembo,Andrea Loredan – la cui eccezionale colle-zione era custodita nella residenza di borgoOgnissanti, a Padova. La raccolta dei Quiri-ni, a disposizione di dotti ed eruditi, era ca-ratterizzata da un consapevole e mirato in-teresse per una categoria precisa di oggetti,vale a dire le reliquie marmoree, in partico-lare epigrafiche.Marco Mantova Benavides, jureconsulto,rappresentava invece l’umanista eruditocultore di statue, calchi, monete, rilievi,iscrizioni, insomma il tipo di collezionistapiù diffuso nella Padova del XVI secolo. Egliaveva inoltre fama di mecenate di pittori, tra cui il padovano d’adozione DomenicoCampagnola, e scultori, tra gli altri JacopoSansovino.Ma non era, il collezionismo, un diletto persoli aristocratici: a Venezia per esempio, al-l’interno di una classe medio-alta di “cittadi-ni originari”, si distingueva per questa prati-ca la categoria degli avvocati. Citiamo adesempio Nicolò Crasso, famoso oratore, cuierano particolarmente graditi oggetti in ma-teriali preziosi e finemente lavorati; o Fran-cesco Assonica, che esplicava la propria atti-vità quasi unicamente nella commissione onell’acquisto di opere del Tiziano.Proprio all’Assonica si deve un’importanteraccolta di quadri, che l’avvocato acquistavaa Venezia e trasferiva nella sua casa pado-vana, nella zona tra Santa Giustina e l’OrtoBotanico.Nel XVII secolo si colloca infine l’attività diGiovanni Galvano, insigne erudito e docen-te dell’Ateneo patavino, la cui attenzioneera soprattutto rivolta alla numismatica gre-ca e romana. | Valentina Ventura |

GIOVANNA TERZARIOL FABRIZIO, Vittorio Ce-lotti scultore (1866-1942), prefaz. di EugenioManzato, fotografie di Andrea Barsotti eFrancesco Galifi, Mariano del Friuli (GO),Edizioni della Laguna, 2006, 4°, pp. 205,ill., e 38,00.

La pubblicazione di Giovanna Terzariol Fa-brizio, volta a celebrare Vittorio Celotti a140 anni dalla nascita, rende conto della va-stissima produzione dello scultore nel terri-torio della provincia di Treviso e non solo. Vittorio Celotti nasce a San Fior nel 1866da Francesco, falegname, e da Teresa Rove-da, discendente di una famiglia benestantedi Colle Umberto dove, intorno al 1868, ilpadre trasferisce la propria attività. Nellabottega paterna, che frequenta sin da picco-lo, Vittorio ha modo di comprendere e svi-luppare un’innata propensione all’arte. A diciotto anni ottiene il diploma presso laScuola gratuita di disegno di Vittorio Vene-to che nell’anno scolastico 1884-1885 gli at-tribuisce il primo premio per la plastica.Successivamente, come tramandato da ri-cordi familiari, dà seguito alla sua forma-zione, frequentando probabilmente la Libe-ra scuola di nudo di Venezia. La prima opera di cui si hanno notizie cer-te, il baldacchino pensile per l’altare mag-giore della chiesa arcipretale di Colle Um-berto, risale al 1891. Tre anni dopo esegue ilrilievo in marmo per la tomba del padre enel 1898 lavora per la parrocchiale di SanVendemiano. Le opere di carattere sacro sa-ranno una costante di tutto il suo percorsoartistico, una produzione che gli permette-rà, sempre nel rispetto dell’iconografia tra-dizionale, di esprimere al meglio la sua com-petenza, a proprio agio con i diversi mate-riali scultorei: pietra, marmo, gesso, terra-cotta e legno.Nel 1907 è testimoniata la sua partecipazio-ne alla “Prima mostra d’arte Trevigiana”, inoccasione della quale espone insieme ad ar-tisti di fama tra cui i pittori Luigi Serena eNoè Bordignon, gli scultori Umberto Fel-trin e Mario Fabris, nonché il giovanissimoArturo Martini. Nel 1915 stabilisce la sua attività a Coneglia-no dove, a partire dal 1920, è chiamato a in-segnare ai corsi serali della Scuola di Arti eMestieri, divenendo una figura di riferi-mento per molti giovani e promettenti arti-sti del luogo. Gli anni venti rappresentanoper Vittorio Celotti il momento di maggiorsoddisfazione professionale: numerose so-no le commissioni per l’esecuzione di mo-numenti ai caduti della Grande Guerra e,nel contempo, continua ininterrotta finoalla morte, sopraggiunta nel 1942, l’attivitàdedicata alle sculture liturgiche.La prefazione al volume, affidata a EugenioManzato, delinea una panoramica sull’atti-

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vità di Celotti, inserendola nel contesto arti-stico del territorio. Seguono, a cura dell’au-trice, un’esaustiva biografia e un’analisi ap-profondita del percorso dello scultore, dallaformazione alla maturità, la cui ricostruzio-ne è stata resa possibile da annose ricercheche hanno altresì condotto al reperimentodi ben centoventisette opere. Queste ultimesono catalogate in cinque sezioni temati-che, ognuna corredata da un’introduzionestorico-critica. Il volume è impreziosito dal-le fotografie originali, parte delle quali a co-lori, di Andrea Barsotti e Francesco Galifi. | Clara Pagnacco |

ANTONELLO NAVE, Virgilio Milani e la scultu-ra del Novecento nel Polesine, present. di Leo-baldo Traniello, Rovigo, Minelliana, 2004,4°, pp. 228, ill., s.i.p.

Nel secolo scorso fiorisce in Polesine un’in-tensa vita culturale, specie nel campo dellearti figurative, non accompagnata però dastudi sistematici per raccogliere le testimo-nianze e organizzarle in una visione d’in-sieme. La ricerca di Antonello Nave VirgilioMilani e la scultura del Novecento nel Polesineoffre finalmente una panoramica esaurien-te e completa degli artisti e delle opere diquesto periodo. Si tratta soprattutto di mo-numenti funebri che sorgono nelle piazze ecelebrano il sacrificio eroico dei combatten-ti, ma non mancano i ritratti di insigni cit-tadini, i soggetti sacri, allegorici e di ispira-zione popolare. Il volume inizia con il saggio su Virgilio Mi-lani (1888-1977), artista di grande talento,ombroso e schivo, che visse una lunga e ope-rosa esistenza in Polesine, apprezzato daistituzioni pubbliche e da committenti pri-vati. Le medaglie, le lapidi, i busti, i rilievi, lestatue, i monumenti testimoniano il matu-rare di uno stile rigoroso e severo, asciutto esolenne, memore della lezione dei classici ealieno dalla facile retorica celebrativa impe-rante negli anni del regime fascista.Tra le sculture più significative ricordiamoContadina polesana (1933), Volo a vela e Vola-tore a vela (1939), la Famiglia (1941), l’An-nunciazione (1943). Nel dopoguerra Milani siimpegna anche in progetti architettonici,come il Mausoleo dei martiri di Villamarzana(1946-1948), e con l’architetto Antonio Ca-nato cura la sistemazione del cimitero di Fras-sinelle (1952) e la decorazione della Casa delmutilato (Rovigo, 1952-1954). Altre operepubbliche di rilievo sono la Fontana della Ri-conoscenza (Rovigo, 1952), il Monumento aicaduti delle guerre mondiali (Grignano Polesi-ne, 1953), Pannelli decorativi per la facciata del

Teatro Sociale (Rovigo, 1957), la Torre in ac-ciaio inox (Rovigo, 1968). Per la committen-za privata realizza intensi ritratti e suggestivefigure femminili, come la Donna che si petti-na, riprodotta sulla copertina del volume.La rassegna degli scultori del Novecento inPolesine inizia in età giolittiana e compren-de artisti locali e “forestieri”. Tra i primisono Guido Cremesini, autore di briose ter-racotte caricaturali, Gino Colognesi, Giu-seppe Duò e Attilio Sacchetto (intagliatoried ebanisti), Emilio Fantini, Giulio Nordio,Arrigo Furini, Arnaldo Milani, Gino Bom-bonato. Provengono da altre province Ar-mando Zago, Ettore Ferrari, Augusto Sana-vio, Gaetano Samoggia, Giuseppe Milani,Luciano Giaretta, Paolo Boldrin, RomanoVio, Neri Pozza, Angelo Biancini, AugustoMurer, Pericle Fazzini. Il volume, accompa-gnato da esaurienti note e da un ricco appa-rato fotografico, offre l’immagine suggesti-va di una comunità un po’ appartata, maconsapevole dei grandi eventi artistici delsecolo XX. | Marilia Ciampi Righetti |

architettura

urbanistica - paesaggio

FIORENZO MENEGHELLI, Le Mura e i Forti diVerona. Itinerari e percorsi, Sommacampagna(VR), Cierre, 2006, 8°, pp. 96, ill., e 12,00.

Il testo, iniziativa proposta dal CTG (GruppoGuide e Animatori Culturali di Verona),propone un itinerario-guida alla scoperta delconsistente e variegato patrimonio storico-architettonico della città scaligera. L’autore propone all’inizio un excursus stori-co sull’impianto urbano della città, che vadall’epoca romana fino ai giorni nostri, sof-fermandosi sui momenti e sui fattori storiciche portarono Verona a dotarsi sempre dinuove cinta murarie, oltre che di castelli, tor-ri, porte di accesso e forti. Viene poi preso inesame, in maniera analitica, l’insieme delleopere difensive veronesi, apparati murariappartenenti a diverse epoche, classificatitra i più importanti d’Europa e fortunata-mente salvaguardati dal “piccone demoli-tore” – così lo definisce l’autore – che, dallametà dell’Ottocento e nei primi anni delNovecento, portò alla distruzione dellemura di molte città europee ed italiane.L’esauriente descrizione comincia dall’epo-ca romana ricordando la realizzazione di unprimo recinto murario risalente al I secoloa.C. e successivamente rafforzato, per con-tinuare con la delineazione della Porta Bor-

immagini tratte da Vittorio Celotti scultore... (in alto)Virgilio Milani e la scultura... (in basso)

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sari, la cui facciata esterna risale all’etàClaudia. Di epoca medievale invece sono:una prima cinta muraria costruita tra il 1157e il 1224 che veniva ad inglobare i borghipiù vicini alla città, il nuovo apparato difen-sivo a cui si aggiunsero numerose torri vo-luto da Ezzelino da Romano, le mura scali-gere, il Castello di San Martino (detto poi diCastelvecchio) edificato da Cangrande II e ilCastello di San Felice assieme alla cittadel-la, fortezze periferiche di età viscontea. Il lun-go periodo della dominazione veneziana,grazie all’intervento innovativo di MicheleSanmicheli – ci si riferisce al fronte bastio-nato e alle porte monumentali – si identifi-ca quale epoca di ripristino e aggiornamen-to dell’apparato difensivo della città. In epo-ca austriaca, il fronte bastionato veronese furinnovato e messo in relazione ad un siste-ma di forti staccati dalla piazzaforte, in ma-niera tale da poter difendere più efficace-mente la città.Una sezione del testo-guida è dedicata alladescrizione delle numerose porte urbiche,dei bastioni e dei forti appartenenti alle“mura magistrali” e agli interventi architet-tonici che tali organismi difensivi hanno su-bito nel corso delle varie epoche storiche. Varicordato che Verona, al tempo degli Asbur-go, grazie alla sua posizione geografica e aicollegamenti stradali e ferroviari che le con-sentivano di comunicare con Venezia, Man-tova, Milano e in seguito anche con il Tirolo,era considerata il punto cardine difensivopiù rilevante di tutto il Lombardo-Veneto.In conclusione, la puntuale descrizione diun numero considerevole di attestazioni rag-gruppate in quella che viene definita la “cin-ta magistrale in sinistra d’Adige”; a seguire,l’elencazione dei forti di epoca asburgicaedificati, a difesa della città, in posizionestaccata rispetto alla cerchia muraria. Si ter-mina ricordando che, tra il 1848 e il 1859, siavviò la realizzazione di un campo trincera-to costituito da dodici nuovi forti separati an-ch’essi dalla cinta bastionata e che, tra il1860 e il 1866 si rese necessaria la costru-zione di una seconda cerchia di forti, stacca-ta dalla piazzaforte e posizionata ad una di-stanza pressoché raddoppiata rispetto allaprima. Non è un caso se Verona è stata in-serita nei siti dell’Unesco patrimonio dell’u-manità, non soltanto per il valore del suocentro storico, ma anche e soprattutto per lenumerose attestazioni architettonico-difen-sive che hanno fatto da barriera alla città.L’autore non manca di proporre un inter-vento di recupero della cinta urbana e dellevariegate strutture militari, che tenga contodel restauro monumentale, ma che sia capa-ce di stabilire un collegamento nuovo tra cit-tà e territorio circostante. | Sonia Derderian |

Prima di Andrea Palladio. La formazione diun possedimento “non molto lungi dalle Gam-barare”, a cura di Giulia Foscari, introd. diFerigo Foscari, Venezia, La Malcontenta,2005, 8°, pp. 233, ill., s.i.p.

Il presente volume raccoglie e pubblica latrascrizione degli atti relativi alla formazio-ne di un possedimento agrario, nell’imme-diato entroterra veneziano, da parte della fa-miglia Foscari, nell’arco di un cinquanten-nio; un esempio di strategia di lungo perio-do non inconsueta in quegli anni, mirante a rinsaldare il patrimonio della famiglia. L’inizio ideale della vicenda, che si rico-struisce ripercorrendo la serie di documen-ti che ci sono pervenuti, è il doge FrancescoFoscari, che resse la Repubblica a partiredal 1423, e la fortuna da lui costruita; l’ini-zio concreto del processo di ricerca sistema-tica e di acquisto dei terreni che coinvolse lafamiglia Foscari lungo un percorso chedurò secoli, è il matrimonio dei due nipotidel Foscari, Francesco e Federico, rispetti-vamente con Cecilia Pesaro e Cecilia Ve-nier, matrimonio che coincise con una pri-ma divisione ereditaria della discendenza e la regolamentazione dell’uso della “casagrande”, ossia la casa sul Canal Grande vo-luta tempo prima dal doge Francesco. Que-sto primo passo spingerà, in tempi relativa-mente brevi, una delle due “fraterne” costi-tuitesi intorno agli unici due figli sposati diNicolò di Jacopo, Francesco e Federico ap-punto, ad avviare questa campagna di ac-quisti fondiari per accrescere la consistenzadel proprio patrimonio terriero. La “frater-na” di Federico, dunque, continuerà con al-terne vicende questa campagna di incre-mento dei fondi posseduti dalla famiglia,fino oltre la metà degli anni cinquanta delCinquecento, quando verrà commissionataad Andrea Palladio l’erezione di un’impor-tante casa. Quello che è interessante nella documenta-zione qui pubblicata, al di là dell’interesseper lo studio della singola vicenda, sonoproprio la complessità, la completezza e lacontinuità del materiale in questione chepermette allo studioso uno sguardo d’insie-me di non poco valore su quelli che eranogli iter specifici delle varie procure, la Pro-curatia di San Marco piuttosto che le Com-missarie che la Procuratia stessa gestisce,così come gli obblighi dei singoli contraen-ti degli accordi, o le modalità di gestionedella compravendita e dell’affitto di terrenida parte di privati. La presente edizione cu-rata da Giulia Foscari, parte dal manoscrit-to che contiene i testamenti e altri atti nota-rili della famiglia Foscari dal 1315 al 1561, epubblica gli atti notarili riguardanti l’acqui-sizione da parte della “fraternita” facentecapo a Federico appunto, dei terreni di

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immagini tratte da Le Mura e i Forti di Verona...

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Gambarare. Il volume riporta un elencoanalitico dei documenti raccolti, seguitodalla trascrizione integrale di questi stessidocumenti; chiude il volume l’appendicenella quale sono raccolti i disegni con leproprietà oggetto delle singole transazioni. | Francesca Zanardo |

Per un giardino della terra, a cura di Anto-nella Pietrogrande, Firenze, Leo S. Olschki,2006, 8°, pp. 429, ill., e 35,00 (Giardini epaesaggio, 17).

Questo volume, curato da Antonella Pietro-grande, fa parte della collana “Giardini epaesaggio” della casa editrice Olschki. Sonoqui raccolti i testi delle lezioni dei corsi de-gli anni 2000, 2001 e 2002 del GruppoGiardino Storico del Dipartimento di Biolo-gia dell’Università di Padova, che costitui-sce una delle più vivaci esperienze di ricer-ca del settore in Italia. In quasi vent’anni diattività il Gruppo Giardino Storico non soloha compiuto una meritoria opera di forma-zione nei confronti di studiosi e appassio-nati, ma ha anche offerto alla comunitàscientifica interventi di grande spessore, av-viando uno studio approfondito di molterealtà paesaggistiche del Veneto, allargandoil suo sguardo all’Italia e al mondo intero,come documenta molto bene il presente la-voro. Nella Premessa la curatrice sottolineache, in risposta alle sfide della moderna ur-banizzazione, occorre considerare la Terracome un grande giardino, i cui confini co-incidono con i limiti stessi della biosfera.Così proprio l’idea della Terra come ungiardino “invita a ripensare il giardino noncome un’entità chiusa, separata, ma comeun sistema aperto che dialoga con il pae-saggio circostante”. Gli studi presentati, purabbracciando diverse tematiche, sono tuttilegati da questa prospettiva di fondo.Il volume si divide in quattro sezioni. La pri-ma offre una definizione teorica del concettodi giardino planetario e una sua applicazionead alcuni casi emblematici, dal giardino ci-nese a quello magrebino fino ai paesaggiamericani. La seconda e la terza parte deli-neano i caratteri specifici dei giardini e delpaesaggio del Vecchio Continente, tra conti-nuità storiche e l’impatto della modernità.Infine la quarta parte si presenta come un in-sieme di “Frammenti di un viaggio in Italia”che guarda particolarmente al Veneto.L’apertura del libro è affidata alla voce diAndrea Zanzotto che concepisce il rapportotra l’uomo e il paesaggio come “eros”, inte-so in senso platonico: l’amore per la Terranasce da una mancanza che viene ricom-

pensata dalla ricchezza del desiderio. L’in-tervento che con maggior chiarezza meto-dologica ripensa il concetto di paesaggio èquello di Hervé Brunon e Monique Mosser.I due studiosi francesi, al fine di pensare ilgiardino nella sua corretta dimensione epi-stemologica, propongono per esso una defi-nizione che lo colloca in una zona interme-dia tra l’individuo (microcosmo) e la totalità(macrocosmo): il giardino è un “mesoco-smo”, luogo che nella sua irripetibile indivi-dualità aspira a rappresentare l’insieme delmondo. Pertanto, per essere compreso, unpaesaggio va posto in relazione con il con-testo materiale e culturale che lo circonda.Massimo Venturi Ferriolo, nel suo inter-vento, trova l’essenza della concezione eu-ropea di giardino nel concetto di “bello”.Questa idea era già stata dibattuta dalla cul-tura inglese tra Sei e Settecento con JosephAddison e Alexander Pope, come mostra nelsuo magistrale saggio Mario Melchionda.Il paesaggio, donandosi all’uomo, manife-sta anche gli interventi e le ferite che l’uo-mo stesso ha prodotto. Richiama a questi“segni sul corpo della terra” Luciano Mor-biato, segni tracciati sulla carta (geografi-ca o pagina letteraria) e sulla terra stessa. Il paesaggio può anche essere inventato oreinventato: Antonio Costa analizza, attra-verso la campionatura di alcuni testi filmici,come il cinema italiano abbia inventato unpaesaggio immaginario, o rappresentatoquello reale. | Mirco Zago |

FRANCESCO AMENDOLAGINE, GIUSEPPE BOC-CANEGRA, Molino Stucky, con una nota diPaolo Portoghesi, Padova, Il Poligrafo,2007, 4°, pp. 64, ill., e 23,00 (Territori del-l’architettura. Opere, 6).

Storia di grandezza, ma storia travagliataquella del Molino Stucky di Venezia, che riaffiora in una agile monografia illustratadella collana “Territori dell’architettura”, incui viene descritto il recente restauro con-servativo realizzato dagli architetti France-sco Amendolagine e Giuseppe Boccanegra.Il Molino, situato sull’estremità occidentaledell’isola di Giudecca, costituisce tuttorauno dei massimi esempi di architettura neo-gotica realizzata su un edificio di tipo indu-striale. Sorto alla fine dell’Ottocento per ini-ziativa dello svizzero Giovanni Stucky, ilMolino omonimo, destinato molto presto acatturare l’immaginazione di tanti visitatoridella città lagunare con la sua imponenza, èstato in seguito ampliato su progetto dell’ar-chitetto Wullekopf, anche se con gli anniDieci del XX secolo avrebbe conosciuto una

immagini tratte da Molino Stucky

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lenta, inesorabile decadenza, fino alla chiu-sura avvenuta nel 1955. Risale invece al 2003l’incendio che ha distrutto la parte centraledello stabile. Il restauro del Molino Stuckyha quindi avuto il merito di riconsegnare alcapoluogo lagunare una delle tracce più im-portanti della sua economia industriale diun tempo. Il libro, attraverso un serrato con-fronto con il glorioso passato dell’edificio,esprime le intime ragioni del progetto edespone per la prima volta, servendosi diun’accurata documentazione fotografica, gliesiti di un intervento nato con l’intenzione,tra le altre cose, di contribuire a rilanciareuno dei “margini” di Venezia più cari aglistessi veneziani: la Giudecca. Il volume ri-porta le considerazioni di Massimo Cacciari,Roberto D’Agostino, Francesco e Ignazio B. Caltagirone, Paolo Portoghesi (che scriveuna nota su “le piere” di Venezia), per con-cludere con il commento di FrancescoAmendolagine e Giuseppe Boccanegra, enaturalmente con le immagini circostanzia-te di progetto e cantiere. | Diego Crivellari |

La Barchessa Soranzo Crotta (Bragato) a Pio-ve di Sacco - Pd, a cura dell’AssociazioneAmici del Gradenigo, Piove di Sacco (PD),2006, 8°, pp. 142, ill., s.i.p.

La penetrazione delle famiglie venezianenella terraferma, iniziata nel Quattrocento,si intensificò nel Cinquecento, dopo la guer-ra della Lega di Cambrai, e nel territorio simoltiplicarono le ville con funzioni di resi-denza e di produzione agricola. Qui i pro-prietari si recavano in due periodi distintidell’anno a sorvegliare i lavori della campa-gna e a ricrearsi in festosa compagnia. A Piove di Sacco, un po’ fuori del centro,nella seconda metà del Seicento sorgeva lavilla Soranzo-Crotta, con “barchesse, fore-steria, stalle, et altro”. All’inizio dell’Otto-cento il complesso fu ceduto ai Bragato, im-prenditori agricoli che affittarono la bar-chessa ad artigiani e commercianti. Nella fo-resteria i solai vennero abbassati, deturpan-do gli affreschi con le nuove travi, e la parteinferiore, con il ciclo pittorico della guerratra Venezia e i Turchi, in gran parte sparì. Alla metà del Novecento la corte Bragatoospitava una trentina di residenti in caoticacoabitazione, negli anni Sessanta le fami-glie si trasferirono altrove e nel 1977 morìl’ultima proprietaria. L’edificio andò in ro-vina fino al 2002, quando fu salvato dalladistruzione dall’Associazione Amici delGradenigo e, dopo un lavoro di restauro du-rato quattro anni, oggi ospita un ristorantee una sala per conferenze.

La barchessa consta di due fabbricati: quel-lo a est ad uso rurale, con portico a tre archie stanze su due piani, e quello a ovest, adi-bito a foresteria, con portico a sette archi estanze affrescate. Il complesso si articola suun nucleo originario più antico, al quale nelSeicento si aggiunsero le stanze laterali e ilportico con paraste ioniche.La decorazione a fresco (350 metri quadrati),pur lacunosa, testimonia la cultura e l’at-mosfera del vivere in villa nei secoli passatie celebra le glorie della famiglia Crotta almomento del matrimonio di Alessandrocon la nobile Elisabetta Soranzo. Il ciclo siinserisce in un sistema di finte architetturemolto semplici che comprende La stanzadelle Stagioni, La stanza della Grotta, La stan-za delle Divinità, il salone centrale con i ri-tratti di personaggi illustri, La stanza delleImprese e La stanza dei Trofei. Gli affreschirisalgono agli ultimi decenni del Seicento efurono eseguiti da maestranze locali ispira-te, negli episodi migliori, a Pietro Liberi. | Marilia Ciampi Righetti |

La chiesa di San Francesco. Il restauro, a curadi Giuliana Ericani, Bassano del Grappa(VI), Comune di Bassano del Grappa - Par-rocchia di Santa Maria in Colle, 2006, 8°,pp. 112, ill., e 12,00.

Un ricco apparato di documenti illustra l’ori-gine della chiesa di San Francesco a Bassa-no, iniziata nel 1270 da terziari o fratres depenitentia e terminata nel 1306 con il com-pletamento dell’edicola su colonne al centrodella facciata. Il capitellum a pianta quadratache copriva la tomba introduce all’austeraaula rettangolare con tetto a capanna, similealla coeva chiesa degli Eremitani a Padova. La sobria decorazione esterna a girali vege-tali fu compiuta in due fasi all’inizio e allafine del XIV secolo e quella interna in tremomenti, evidenziati dal restauro. Gli af-freschi, spesso sovrapposti, sono chiusi dacornici di tipo cosmatesco; i più antichi ri-salgono al primo Trecento e si ispirano aGiotto e a Guariento: Madonna col Bambino,Santa Maddalena e Sant’Antonio Abate (oraal Museo Civico di Bassano del Grappa),Madonna col Bambino e San Francesco, Ma-donna in trono tra gli angeli, San Michele. Al 1331 risale il Crocifisso su tavola del Gua-riento, già davanti al presbiterio e ora alMuseo Civico. Tra Trecento e Quattrocento Battista da Vi-cenza, sull’esempio di Altichieri da Zevio,rinnovò la decorazione della chiesa: Madon-na in trono con i Santi Caterina e AntonioAbate nel transetto sinistro, Annunciazione

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immagini tratte da La Barchessa Soranzo Crotta...

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sulla facciata, Santo Stefano d’Ungheria eSant’Agata sui pilastri del portone principa-le, la lunetta del protiro con la Madonna e ilBambino tra i Santi Francesco e Antonio, ri-dipinta nel 1613 da Luca Martinelli. I lavori di restauro strutturale, compiuti indue periodi (1926-1928 e 2004-2005), por-tarono alla demolizione dei soffitti a volta eal recupero delle capriate del tetto a capan-na, al risanamento dei muri, alla demolizio-ne del vecchio pavimento del Novecento, ri-alzato di circa 30 cm rispetto a quello otto-centesco e a un nuovo pavimento in cocciopesto alla veneziana. La rassegna compren-de anche gli studi sui materiali usati nellacopertura della chiesa, con particolare atten-zione ai marchi costruttivi sulle capriate,l’analisi dei due stemmi rappresentati nel-l’affresco con l’Annunciazione e alcune ap-pendici tecniche. | Marilia Ciampi Righetti |

FLAVIO VIZZUTTI, Le chiese della parrocchia diSan Tomaso Agordino. Documenti di storia ed’arte, Belluno, Parrocchia di San TomasoAgordino, 2004, 4°, pp. 160, ill., s.i.p.

La ricerca di Flavio Vizzutti, condotta sullabase di documenti dell’archivio vescovile diBelluno e dell’archivio parrocchiale di SanTomaso Agordino, ricostruisce il passato diuna comunità particolare, vissuta nell’isola-mento dei monti, povera e operosa, deter-minata e fedele. Una sorprendente serie diimmagini colpisce il lettore che non siaspettava tanta ricchezza in una sede mo-desta e lontana dalla pieve di Agordo. La chiesa di San Tomaso, citata per la pri-ma volta in un documento del 1361, si ar-ricchisce nel tempo per i doni dei fedeli el’accorta amministrazione dei “massari” de-signati dalle Confraternite dei Battuti, delCorpus Domini e del Santissimo Sacra-mento. Alla fine del Quattrocento la chiesaviene riconsacrata e nei secoli successivi ri-ceve cure e abbellimenti descritti nelle rela-zioni delle visite pastorali. L’antica costru-zione pavimentata in pietra, affrescata sianell’aula che nell’abside, viene ampliata edotata di ricche forniture anche per i quat-tro altari minori. Nel 1748 sono nuovamen-te consacrati il cimitero, la chiesa e l’altarmaggiore, custode di reliquie. La venuta deiFrancesi nel 1797 disperde una parte delpatrimonio dei preziosi e nel 1806 i beniimmobili delle Confraternite diventano de-maniali (solo una parte verrà restituita nel1822). Nel 1802 viene acquistato il preziosoorgano di Gaetano Callido. I recenti lavori di manutenzione e di re-stauro hanno restituito al complesso mo-

numentale lo splendore e il significato diuna fede costante attraverso i secoli. I teso-ri del tempio sono illustrati nelle schedeben documentate ed esaurienti: lacerti diaffreschi del tardo Quattrocento e un affre-sco di Giovanni da Mel, pale d’altare diFrancesco Frigimelica e di Angelo Cima-dor, statuette policrome secentesche di arti-gianato locale, croci astili d’argento, paci,calici, reliquiari, carteglorie, un turibolo,candelabri festivi, coperte di messale, mo-bili e ricche pianete di manifattura venezia-na. Conclude il volume una rassegna dellepiccole e suggestive chiese dei dintorni:chiesa dello Spirito Santo a Ronch, chiesadella Beata Vergine Assunta ad Avoscan,chiesa dell’Annunciazione a Pecol. | MariliaCiampi Righetti |

FIORENZO CUMAN, Vigili sentinelle lungo lestrade. Capitelli, oratori e chiese nel territorioasolano, Asolo (TV), Aurelia Edizioni, 2005,8°, pp. 400, ill, e 20,00.

Già in epoca classica agli incroci delle stra-de sorgevano edicole (piccole costruzionicontenenti una statua o un’immagine sa-cra) che furono sostituite in epoca cristianada croci, capitelli e oratori. Padre FiorenzoCuman, cappuccino, ha censito un patri-monio prezioso e poco conosciuto della pie-tà e della cultura popolare, costruito nei se-coli dagli abitanti delle borgate venete. Dal1968 continua la sua opera di ricerca e didiffusione, raccolta in trenta volumi che il-lustrano ben 2870 capitelli. L’ultima ricer-ca su Asolo e le tre frazioni Casella, Villa ePagnano, presenta testimonianze di una re-ligiosità salda nel tempo che si è espressain tecniche e in forme diverse.La rassegna comprende manufatti antichi emoderni: pitture a fresco e a olio, sculture(in legno, in gesso, in ceramica, in pietra) earchitetture (modeste grotte, nicchie in le-gno o in muratura, oratori, chiese). I sog-getti si ripetono spesso e riguardano in mas-sima parte il culto Mariano: Madonna colBambino, Madonna Pellegrina, Madonnadel Rosario, della Salute, della Misericordia,della Famiglia, della Medaglia Miracolosa,di Fatima, Annunciazione, Immacolata, Ad-dolorata. Sono anche venerate le immaginidi Cristo Crocifisso, Cristo Deposto, SacroCuore di Gesù e di tanti Santi: Sant’Antoniodi Padova e Sant’Antonio Abate, San Fran-cesco, Sant’Alò (Sant’Eligio, patrono deimaniscalchi), Santa Caterina d’Alessandria,San Girolamo, San Cristoforo, San Mauri-zio, San Rocco, San Gaetano, San Martino,San Pio X. | Marilia Ciampi Righetti |

immagini tratte da La chiesa di San Francesco... (in alto)Le chiese della parrocchia... (in basso)

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Annibale Carracci, Sposalizio mistico di Santa Caterina,

1585-1587Napoli, Galleria di Capodimonte

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Guglielmo Ciardi. Catalogo generale dei di-pinti, a cura di Nico Stringa, Venezia, Re-gione del Veneto - Crocetta del Montello(TV), Grafiche Antiga, 2007, 4°, pp. 427, ill., e 120,00.

Il volume, curato da Nico Stringa, raccoglieil catalogo generale dei dipinti di uno tra imaggiori paesaggisti dell’Ottocento, il vene-ziano Guglielmo Ciardi (1842-1917). Realizzata con il sostegno della Regione Ve-neto, la pubblicazione inaugura la collana“Archivi della pittura veneta. L’Ottocento eil Novecento”, con cui la Fondazione Gior-gio Cini di Venezia intende illustrare i mol-teplici aspetti della scena artistica del terri-torio nei due secoli.Il lavoro nasce a conclusione di un lungopercorso iniziato nel 1946, con la prima ca-talogazione generale dell’opera ciardianaoperata da Maria e Francesco Pospisil, egiunto, senza dimenticare il contributo diGuido Perocco, alla retrospettiva trevigianatenutasi a Ca’ da Noal nel 1977 e alla mo-nografia del 1991, entrambe volute e curateda Luigi Menegazzi. Quest’ultimo apre ilvolume in oggetto con una panoramica sul-la pittura veneziana dalla caduta della Sere-nissima sino agli albori del Novecento, pe-riodo in cui si assiste al complesso passag-gio dai rigidi schemi neoclassici a una sem-pre maggiore attenzione alla resa del datoreale. Tale evoluzione è agevolata dall’inte-resse di alcuni artisti per quanto stava acca-dendo nelle altre città della penisola. Lo stes-so Ciardi, terminati gli studi all’Accademiadi Venezia, compie nel 1868 un primo viag-gio che gli permette di “toccare con mano”,già ben conscio della loro importanza, quel-le esperienze artistiche che, dalla metà del-l’Ottocento, avevano intrapreso un rivolu-zionario cammino verso il moderno. VisitaFirenze – dove frequenta l’ambiente mac-chiaiolo, conosce Telemaco Signorini, Gio-vanni Fattori e il romano Nino Costa –, sog-giorna a Roma e in seguito a Napoli. La per-manenza in Campania si rivela particolar-mente importante: incontra Domenico Mo-relli e ha modo di osservare i risultati dellasperimentazione delle scuole di Posillipo edi Resina. Il saggio di Elena Bassi riassumel’attività di Guglielmo Ciardi in ambito ac-cademico: come studente a partire dal 1860

e, successivamente, quale titolare del “Cor-so speciale per le vedute di paese e di mare”,sino al 1894 tenuto da Domenico Bresolin,suo grande maestro. Il contributo di Nico Stringa mette in luce ilruolo centrale dell’artista nell’ambito dellapittura di paesaggio, dall’esordio alla Pro-motrice veneziana del 1865 come “pittoreprospettico” alle opere in cui è evidente l’ap-porto delle lezioni en plein air di Bresolin,dai dipinti “di viaggio” alle creazioni dellaprima maturità (1868-1869), che già rac-chiudono tutta la sua poetica, quali il ciclodedicato al Canale della Giudecca e quellodella campagna trevigiana. L’indagine siste-matica delle possibilità luministiche e cro-matiche offerte tanto dalla laguna quantodal paesaggio campestre si dipana infatti,non senza evoluzioni, nel corso di tutta laproduzione ciardiana, come è riscontrabilenell’imponente documentazione iconogra-fica raccolta nel presente volume. La parteriservata al catalogo, suddivisa in sei sezio-ni tematiche, è seguita dagli apparati a curadi Marco Galli Goldin. | Clara Pagnacco |

Cavaglieri, catalogo della mostra (Rovigo,Palazzo Roverella, 11 febbraio - 1 luglio2007), a cura di Vittorio Sgarbi, Torino, Allemandi & C., 2007, 4°, pp. 205, ill., e 35,00.

Il catalogo ripropone a colori, rendendo cosìgiustizia a uno degli elementi più significa-tivi della pittura di Mario Cavaglieri, le cen-tocinquantacinque opere nel 2007 in mo-stra a Rovigo, città di nascita dell’artista.Nato nel capoluogo rodigino nel 1887, dopoil periodo di studi a Padova, caratterizzatodal disegno di figure e ritratti “intimisti”, sitrasferì a Piacenza, dove cominciò a farsiconoscere al grande pubblico; quindi emi-grò in Francia, con la scoperta della passio-ne per i paesaggi agresti e le scene rustiche.L’opera presenta l’universo pittorico dell’ar-tista: un mondo sofisticato, sensuale e de-cadente, fatto di vasi cinesi e tappeti orien-tali, di mobili d’epoca e tessuti preziosi, didonne bellissime che, raccontati con colori

sgargianti e densi, richiamano atmosferedannunziane. Oltre al catalogo delle pitture,il volume si avvale di diversi contributi cheprovvedono a far conoscere le differenti fasidell’attività dell’artista, naturalmente colle-gate a quelle della vita: le opere giovanili e ilperiodo intimista, gli anni a Piacenza, il pe-riodo parigino e quello presso la campagnadi Peyloubère, vicino ad Auch. Completanoil tutto i risultati delle indagini scientificheal microscopio ottico su due campioni dimateriale pittorico prelevato da due dipinti,e la cronologia ragionata.“Mario Cavaglieri non è artista che ha biso-gno di prodigiosi recuperi, di mea culpa ge-neralizzati da parte di critica e pubblico.Male per chi non se ne è mai accorto. Cava-glieri è sempre stato artista noto” sottolineaVittorio Sgarbi, curatore del testo, nel capi-tolo introduttivo. E continua: “Credo che, per Cavaglieri, maanche per tutta l’arte italiana del Novecento,sia venuto il momento di togliere il circolovizioso per il quale l’indubbia novità dellasua pittura, elemento certamente importan-te nel determinare l’idea dell’arte che la sor-regge, debba essere riconosciuta solo nel’l’aristocratica cerchia di coloro che l’apprez-zano. Cavaglieri non deve essere più patri-monio di pochi eletti [...]: deve essere cono-sciuto per quanto merita, dunque enor-memente di più di quanto non lo sia ora”. | Cinzia Agostini |

Fiore Brustolin Zaccarian. Catalogo generale,2 voll.: I. Dipinti, a cura di Nico Stringa;II. Disegni, a cura di Mario Guderzo, Cini-sello Balsamo (MI), Silvana Editoriale,2006, 4°, pp. 264 + 192, ill., e 70,00.

Nel panorama artistico del Novecento la pit-trice Fiore Brustolin Zaccarian occupa unposto di rilievo, come dimostra il catalogo indue volumi, curati da Nico Stringa e MarioGuderzo, dedicati alla pittura e ai disegni.Non è facile valutare oggi le difficoltà peruna donna del primo Novecento di affer-marsi in una società quasi esclusivamentemaschile, soprattutto in campo artistico.

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Fiore Brustolin Zaccarian (1901-1995), nataa Piove di Sacco, frequentò l’Accademia diVenezia senza una compagna, né in classené tra gli insegnanti. Fu allieva prediletta diEttore Tito, di cui derivò alcuni caratteri e rimase nell’alveo della tradizione venezia-na, figurativa e un po’ eclettica, estranea allecorrenti d’avanguardia europee. Nel primo dopoguerra a Venezia fervevaun’intensa vita culturale con forti tensioni econtrapposizioni tra gli artisti innovatori chenel 1919 avevano ripreso le esposizioni a Ca’Pesaro e quelli più tradizionali che facevanoriferimento al Circolo Artistico. Nel 1920 sitenne la Mostra Nazionale d’Arte Sacra,evento determinante per la giovane FioreBrustolin, che individuò nella pittura reli-giosa uno dei temi fondamentali della suaattività artistica. Fin dalle prime prove è peròevidente che la pittrice recepì piuttosto le di-rettive ecclesiastiche di inviare un messag-gio chiaro ed efficace al popolo cristiano, etrascurò l’originalità e l’indipendenza di ar-tisti come Adolfo Wildt, Gino Rossi, ArturoMartini, Medardo Rosso, Gaetano Previati.Di ritorno da un viaggio a Parigi, Fiore Bru-stolin nel 1926 inaugurò la prima mostrapersonale alla Fondazione Bevilacqua LaMasa con paesaggi, nature morte, ritratti esoggetti sacri di ispirazione sei-settecente-sca che furono giudicati “d’un gusto ormaisorpassato” da un critico che pure le rico-nosceva “notevoli qualità che potranno cer-to portarla lontano”. Nel 1927 espose alla Biennale “La vendem-mia”, un grande quadro che esprime al me-glio le capacità ormai mature dell’artista: ec-cellenti doti pittoriche, una larga vena nar-rativa, un approccio realistico e simbolico altema edificante del lavoro e della famiglia. Nel 1929 Fiore Brustolin lasciò Venezia e,dopo brevi soggiorni a Genova e a Milano,nel 1933 si trasferì a Roma dove trascorse ilresto della lunga vita. Restò estranea ai fer-menti innovativi della Scuola Romana e del-le Esposizioni Quadriennali, ma coltivò itemi a lei familiari, solo rinnovati dalle lucie dai colori della città, consapevole del suoanacronismo, ma tenace nel conservarlo.Nell’introduzione al secondo volume MarioGuderzo sottolinea l’importanza dei dise-gni, considerati in genere solo come un mo-mento preparatorio al risultato finale equindi “opere minori”. Essi hanno inveceun valore autonomo e prezioso per la com-prensione dell’artista perché colgono l’affio-rare del suo pensiero che verrà in seguitoapprofondito e realizzato. “Grazie all’im-mediatezza della visione o dell’idea, i dise-gni ci permettono di accostarsi all’artistapiù di qualsiasi altra opera”, scrive l’autore.Di grande interesse è quindi la produzionegrafica di Fiore Brustolin Zaccarian, circaseicento disegni a matita, a carboncino, a

inchiostro, a pastelli, ad acquerelli di parti-colare espressività, pieni di luce e di coloreche accompagnano la produzione pittorica.Tra le due tecniche non vi è alcun rapportodi subordinazione, ma il disegno vi svolgeuna funzione autonoma per cui possono va-lere le parole di Henri Matisse: “il mio dise-gno al tratto è la traduzione diretta e piùpura della mia emozione”. Ciò vale in parti-colare per molti ritratti, paesaggi e alcuniscorci di Venezia, vibranti di riflessi che at-testano la fedeltà dell’autrice alle proprie ra-dici venete. | Marilia Ciampi Righetti |

Balkani. Antiche civiltà tra il Danubio e l’A-driatico, catalogo della mostra (Adria, Mu-seo Archeologico Nazionale, 8 luglio 2007 -13 gennaio 2008), a cura di Tatjana Cvjeti-canin, Giovanni Gentili e Vera Krstic, Mila-no, Silvana Editoriale, 2007, 8°, pp. 263, ill.,e 30,00.

Per la prima volta in Italia, e per la primavolta usciti dai depositi del Museo naziona-le di Belgrado dopo la guerra che ha coin-volto gli stati dell’ex Jugoslavia, 230 repertiarcheologici, tra i più significativi del perio-do compreso tra l’VIII secolo a.C. e il II d.C.,sono stati di recente ospitati presso il rinno-vato Museo archeologico nazionale diAdria, offrendo ai cultori della materia unavisione di base del periodo tra l’Età del fer-ro e la prima occupazione romana del terri-torio dei Balcani centrali. Il catalogo che l’ha accompagnata permetteoggi di godere ulteriormente della magnifi-cenza del repertorio di queste culture, cosìvicine in molti aspetti a quelle della spondaitalica dell’Adriatico. “L’esposizione èespressione della sorprendente dinamicadei Balcani, testimonianza di connessionicontinue, di mescolanze e di influenze diculture diverse e anche documentazionedelle espressioni culturali autoctone svilup-patesi tra e in mezzo a due grandi comples-si culturali, quello greco e quello romano”,spiega la direttrice del Museo di Belgrado,Tatjana Cvjeticanin. Nel momento del pas-saggio dalla facies di Hallstatt a quelle celti-che sono infatti rappresentate popolazionidi cultura orientale di tipo Scitico, come iTriballi poi sottomessi dai Macedoni; sicontano presenze dei Geti lungo il bassocorso del Danubio e, in epoca più tarda esulla riva dello stesso fiume, degli Iazygi.Ma il territorio fu anche abitato, nelle bassevalli della Sava e della Drava, dagli Stordisci,e negli ultimi anni del II secolo a.C. giunse-ro sull’alto corso del Danubio le popolazio-ni germaniche dei Cimbri e dei Teutoni, ul-

immagini tratte da Fiore Brustolin Zaccarian...

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timi passaggi di popolazioni nomadi pri-ma dell’arrivo definitivo dei Romani.Le opere vengono presentate in sezionicronologiche: Età del ferro, dal VI al IV se-colo a.C., tra IV e III secolo a.C., l’elleni-smo, I secolo d.C., la più tarda fase roma-na. Parte di rilievo occupano le tombeprincipesche del VI-V secolo a.C., sepolcrisontuosi coperti da grandi tumuli, dotatidi ricchi corredi funerari composti da og-getti in oro, argento e ambra e da diversisimboli di potere e prestigio di manifattu-ra locale e straniera. Nella classificazionesono suddivisi per località geografiche dirinvenimento; degni di menzione sono ilcratere su tripode e i sandali in laminad’oro decorati a sbalzo rinvenuti nellatomba 8 di Trebeniste, e la maschera au-rea, riportante i tratti del volto di un capotribale, dalla tomba 9 dello stesso sito. | Cinzia Agostini |

Dei ed eroi della Grecia nell’Italia antica. Recuperi archeologici della Guardia di Fi-nanza, catalogo della mostra (Treviso, Mu-seo di Santa Caterina, 3 aprile - 25 settem-bre 2005), Treviso, Guardia di Finanzia -Soprintendenza per i Beni Archeologicidel Veneto - Comune di Treviso - Venezia, Regione del Veneto, 2005, 8°, pp. 120, ill., s.i.p.

Da sempre l’importanza della ceramica siè dimostrata fondamentale per lo studiodelle cronologie, oltre che degli apparatiiconografici, nella ricerca storica e archeo-logica. Concetto, questo, che ha coinvoltoanche la città di Treviso, in seguito a un la-voro di recupero eseguito su alcuni prezio-si manufatti antichi rinvenuti dopo lungheindagini. L’amministrazione locale infatti,porta avanti un progetto perseguito daanni, sulla valorizzazione e il recupero delMuseo civico di Santa Caterina, che già unanno fa, con l’inaugurazione di una nuovasezione, apriva le porte a una mostra suiPaleoveneti.Determinante in questo progetto è stato ilcontributo della Guardia di Finanza. Gra-zie a un lungo ed elaborato lavoro di inda-gine delle “fiamme gialle”, è stato possibi-le salvare dai circuiti dell’illecito una seriedi reperti di notevole importanza, ora inpossesso del Comune di Treviso. Tale re-cupero ha permesso loro una giusta e di-gnitosa collocazione, oltre che una fruizio-ne da parte del grande pubblico.Ancora una volta si ribadisce così l’impor-tanza che la nostra regione ha avuto nelpassato, quale protagonista in numerosi

ed esclusivi rapporti commerciali con altrepopolazioni della penisola. Si tratta di unargomento molto caro alla Regione Vene-to che su questo ha già investito sforzi e ri-sorse per lo sviluppo di nuovi progetti.Partendo da questi presupposti, il volume,attraverso un curato excursus fotografico,illustra la nuova esposizione che il com-plesso di Santa Caterina ospiterà, dedicataagli eroi e ai miti dell’antichità classica. Sono in tutto trentacinque pezzi presenta-ti, in prevalenza vasellame a figure rosse,divisi in quattro gruppi, a seconda delle te-matiche a cui il loro apparato decorativo siriferisce: divinità, eroi, donne-guerriero, vasiper corredi funerari dalla Magna Grecia.Le ampie immagini, affiancate da interes-santi particolari decorativi, sono accompa-gnate da una precisa descrizione del ma-nufatto, presentato in didascalia dai prin-cipali dati tecnici. Conclude la sequenzauna tavola riassuntiva sulle più note for-me e funzioni dei vasi nell’antichità.Anche se sinteticamente, l’opera fornisceal lettore una valida quanto stimolante an-ticipazione di ciò che potrà ammirare insede museale. | Andrea Cocco |

Il Museo Internazionale della Maschera. L’ar-te magica di Amleto e Donato Sartori, a curadi Carmelo Alberti e Paola Piizzi, AbanoTerme (PD), Centro Maschere e Strutturegestuali, 2005, 4°, pp. 288, ill., s.i.p.

In ogni tempo e in ogni paese le masche-re sono presenti con le funzioni più diver-se: sacrali, teatrali, ludiche. Amleto e Do-nato Sartori hanno raccolto queste prezio-se testimonianze di storia e di cultura inEuropa, Africa, India, Indonesia, Giappo-ne, America del Sud. È nato così, nel1979, ad Abano Terme (Padova), nella se-centesca villa Trevisan Savioli, il “CentroMaschere e Strutture gestuali” che nel2004 ha inaugurato il “Museo Internazio-nale della Maschera”, una straordinariaraccolta di maschere e sculture realizzatee collezionate dai due artisti in settanta-sette anni di attività. Il Museo Internazionale della Maschera.L’arte magica di Amleto e Donato Sartori,curato da Carmelo Alberti e Paola Piizzi,raccoglie interventi di autori prestigiosiche illustrano il significato e la storia dellamaschera. Dario Fo la definisce un ecce-zionale strumento musicale con una parti-colare cassa di risonanza che consenteuna vasta gamma di tonalità, ma ne sotto-linea anche gli inconvenienti, come la li-mitazione del campo visivo, l’effetto stor-

cataloghi di mostre e musei

immagini tratte da Dei ed eroi della Grecia...

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cataloghi di mostre e musei

dente del rimbombo e l’obbligo di “forzareogni espressione sul corpo”, rinunciandoalla mimica facciale.Lévi-Strauss ricorda il potere attribuito allamaschera di trasformare l’uomo “in altro dasé” e di impersonare addirittura un dio.Giovanni Calendoli ricostruisce la storiadella maschera nel mondo greco e romano,dove nasce come elemento essenziale delculto di Dioniso e mantiene parte del signi-ficato magico e religioso anche quando di-venta strumento teatrale.Ludovico Zorzi indaga le Mitologie leggenda-rie di Arlecchino, personaggio dal volto di de-monio trasformatosi nei secoli in mascheradall’abito screziato dei colori della prima-vera. Jean-Claude Schmitt si sofferma sullaposizione della chiesa durante il Medioevoche condanna le maschere come oggetto ditrasgressione perché alterano i tratti soma-tici dell’uomo, “fatto a immagine di Dio” edanno voce a dannati e a diavoli. Con quali materiali e con quali tecniche sicostruivano le maschere nel mondo classicoe in quello medievale? Nessun esempio ègiunto fino a noi, ma sono numerose le de-scrizioni letterarie e figurative: sculture, pit-ture vascolari, affreschi, miniature, mosaici eceramiche. Donato Sartori, che ha consultatoogni fonte disponibile, ha seguito diversi pro-cedimenti: una matrice in legno su cui appli-care una pezza di cuoio bagnato, poi battutooppure uno stampo in gesso su cui stenderevari strati di stoffa e fibre vegetali. Ma, comerileva Roberto Tessari (Maschere barocche) l’at-tività di Amleto e Donato Sartori comprendenon solo lo studio e la realizzazione di ma-schere di varie culture, ma si estende a nuovesperimentazioni, come le avanguardie artisti-che e i “travestimenti urbani”.La parte successiva del volume, Le forme dell’invenzione, raccoglie testimonianze e ri-flessioni dei grandi protagonisti del teatro:Giorgio Strehler, Ferruccio Soleri, Jean-Louis Barrault, Amleto Sartori, GianfrancoDe Bosio, Jacques Lecoq, Giuseppe Mar-chiori, Carlo Giacomozzi, Enrico Crispolti,Pierre Restany, Virginia Baradel.L’avventura del Museo descrive, con i saggi diDonato Sartori, Gian Piero Brunetta e PaolaPiizzi, l’attività teatrale nel Novecento e sot-tolinea il proposito di fare del Centro un luo-go vivo e aperto ad attività pluridisciplinariche riguardino il teatro, la musica, la danza,il gesto e ogni aspetto dell’opera artistica einoltre una “Scuola della Commedia dell’Ar-te” per la creazione e l’uso teatrale delle ma-schere. Il Catalogo spiega un ricchissimocorredo di immagini relative al Teatro greco,al Ruzante, alla Commedia dell’Arte, al Tea-tro del Novecento, alla Struttura gestuale e alMascheramento urbano. A conclusione sembra opportuno citare unpensiero di Lecoq: “le maschere possono es-

sere molto diverse di forma e di spirito, ma ogni maschera teatrale valida e bella hain comune con le altre la capacità di ritra-smettere la profondità dell’essenza umana”.| Marilia Ciampi Righetti |

ENRICO BENETTA, Incanto. Affabulazione eImmaginazione, catalogo della mostra (Tre-viso, Casa dei Carraresi, 23 giugno - 9 set-tembre 2007), a cura di Daniela del Moro,Treviso, Antiga, 2007, formato, pp. 249 + CD,e 59,00.

Un libro d’arte può racchiudere una fiabamoderna, scandita dai frammenti di ricordid’infanzia che, legati fra loro, raccontano...È questo l’incanto o meglio il senso del fan-tastico che attraversa le pagine del preziosocatalogo della mostra-evento di Enrico Be-netta, tenutasi di recente ad Asolo e a Trevi-so. Il prestigio della tradizione tipografica diAntiga edizioni fanno di questo volume unesemplare di gusto e raffinatezza, che rac-coglie il fascino di una pittorica trama diemozioni, di chi ha saputo mantenere il suosguardo bambino per orientarsi nel tempoe nello spazio. Il progetto, a cura di DanielaDel Moro, ha come direttore artistico, edito-riale e didattico Antonia Ciampi, a sua voltaartista. La sensazione che deriva dallo sfo-gliare il catalogo è paragonabile a quel sof-fio di leggerezza del quale il critico d’arteDaniela Del Moro scrive: “riflettersi in ognisua opera... sia nella scelta della dimensio-ne apparentemente più semplice della telasia nello sviluppo tridimensionale delle sueinstallazioni”. Leggerezza come cifra di sti-le al pari di quel carattere tipografico bodo-niano che la ricerca espressiva di Benettareinterpreta attraverso pagine, dispostecome quinte teatrali, su cui campeggianogigantografie delle lettere in Bodoni. E cosìil percorso della mostra alla Casa dei Carra-resi a Treviso, raccontata nel libro si snodanelle diverse stanze, che rappresentano letappe dell’infanzia, e della presa di coscien-za identitaria, attraversando i ricordi, l’amo-re, i sogni, la scrittura, l’anima. Sono stanzedelle meraviglie o stanze letterarie dove ilgioco, la magia, l’incantesimo che sono levere opere dell’artista sembrano fermare iltempo, scandendo un ritmo leggero e palpi-tante. È un percorso esperenziale che destastupore, quello raccontato dalle immaginifotografiche a piena pagina, di forte impattovisivo, che accendono la curiosità. Una curio-sità dettata dalla voglia di vivere in quel ma-gico mondo everland ricreato da Benetta in-torno ad Asolo, il suo castello e il suo centrostorico. Ecco che si resta affascinati dalla

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giostra dei sogni con i cavalli, dai saltimban-chi, dagli uomini sui trampoli, dalla bambi-na con il palloncino rosso, dalla scimmia edalla polvere d’oro. La fantasia ha dichiaratoguerra alla banalità e tutto, in questo catalo-go, ne dà conferma. | Antonella Lippo |

4.11.66, quarantennale dell’alluvione. Albumprivato dell’alluvione, catalogo della Mostra(Venezia, Fondazione Bevilacqua La Masa, 1-8 novembre 2006), Venezia, Città di Vene-zia - Fondazione Bevilacqua La Masa - Regio-ne del Veneto, 2006, 8°, pp. 127, ill., e 5,00.

È il novembre del 1966: dopo giorni dipioggia intensa nel nord e nel centro Italia,una grande alluvione colpisce i centri situa-ti ai margini dei grandi fiumi. Il 4 novem-bre sono sott’acqua le principali città d’arte,come Firenze e Venezia. Danni ingenti siregistrano anche in altre regioni, come inPiemonte, in Lombardia, in Liguria, nel La-zio. Un po’ dappertutto uomini, argini e ter-re sembrano essere trascinati verso il mare:un evento senza precedenti, che special-mente per Venezia assume un significato“epocale” e che viene rievocato da questo ca-talogo, promosso dal Gabinetto del SindacoMassimo Cacciari, come punto d’inizio perla costruzione di un grande album multi-mediale della Venezia novecentesca. Le immagini “private” raccolte nel libro (dienti, archivi, fotografi e comuni cittadini)sono impressionanti e rendono bene contodi quanto avveniva in quelle ore a Venezia,

ma anche a Pellestrina, al Lido, a Murano eBurano e nell’entroterra. In quel drammati-co 4 novembre, che passerà alla storia dellacittà come il giorno dell’acqua granda, Ve-nezia, le isole ed i litorali vengono letteral-mente aggrediti dalle acque. Nel tardo po-meriggio il livello della marea si innalzeràfino a 194 centimetri sopra lo zero mareo-grafico di Punta della Salute, mentre il cen-tro storico e le isole saranno sommerse perpiù di mezzo metro, con ingenti danni alpatrimonio artistico. Scavalcata la fascia co-stiera, il mare dilaga nell’intero litorale perun fronte di oltre tre chilometri e nella solaVenezia oltre 1.200 persone saranno co-strette ad abbandonare le proprie abitazio-ni. Oltre il 75% per cento delle attività com-merciali e artigiane viene seriamente dan-neggiato, migliaia di tonnellate di merci e dimateriale divengono inutilizzabili, i dannicomplessivi ammonteranno a decine di mi-liardi di lire. Le fotografie costituiscono an-cora oggi la testimonianza più eloquentedell’acqua granda del 1966, evento profon-damente radicato nella memoria collettivadei veneziani. | Diego Crivellari |

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cataloghi di mostre e musei

Leonardo, Sant’Anna, la Madonna, il Bambino e l’agnellino,

1510-1513 caParigi, Musée du Louvre

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Palma il Vecchio, Madonna col Bambino, San Michele, Santa Dorotea,San Marco e la Maddalena,part., fine sec. XV - inizio sec. XVIPraga, Národní Galerie

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nb 55l’editoria nel venetonb

il comitato per la

pubblicazione delle

fonti relative alla

storia di venezia

L’attività editoriale 2001-2006

Andrea Pelizza

Non si sottolineerà mai a sufficienza qualeimportanza e quale preziosa funzione rive-stano le edizioni di fonti documentarie: tra-mite un’edizione si mettono ad immediatadisposizione degli studiosi e del pubblico,in buon numero di esemplari, materiali sto-rici di primaria importanza – nell’originalespesso versanti in precario stato di conser-vazione – testimonianze vive di passate ci-viltà; si inquadra criticamente e storicamen-te una fonte e se ne ripercorrono le vicissi-tudini archivistiche; tramite l’inserimentodi indici e commenti si offre una chiaved’accesso a testi di non sempre immediatapercepibilità; si tutela infine la fonte mede-sima e se ne favorisce la conservazione perle generazioni future, limitandone la con-sultazione diretta e mediando quindi nel-l’antica antitesi tra conservazione del bene epubblica fruizione dello stesso. L’edizionedi fonti si pone pertanto come operazionebenemerita sotto molti punti di vista, e pertale motivo le istituzioni pubbliche hannoda sempre sentito la necessità di promuove-re e sostenere l’opera dei comitati scientifi-ci che, nel tempo, si sono fatti promotoridelle pubblicazioni.In questo senso è esemplare per precisioneed accuratezza scientifica l’azione del Co-mitato per la pubblicazione delle fonti rela-tive alla storia di Venezia, che, fondato nel1947, trova la sua sede naturale presso l’Ar-chivio di Stato di Venezia, istituto di con-servazione per eccellenza della documenta-zione prodotta dagli organismi dello Statoveneziano e di molti altri documenti. Dal1986 il Comitato gode di un contributo fi-nanziario della Regione del Veneto, fonda-mentale per sostenere la pubblicazione ditesti, non sempre redditizia dal punto di vi-sta strettamente commerciale. L’attività edi-toriale del Comitato si è articolata nel corso

di più di cinquant’anni, avvalendosi delcontributo di studiosi e archivisti, nelle di-verse sezioni dedicate rispettivamente agliarchivi pubblici, agli archivi ecclesiastici, agliarchivi notarili, agli archivi privati e infine aifondi vari, interessando quindi un’ampiamesse di documenti di estrema importanzaper ogni branca del sapere.Limitando l’analisi al periodo 2001-2006,tra le edizioni del Comitato ha visto la lucedapprima una pubblicazione relativa a unnotaio: Susinello Marino notaio in ChioggiaMinore (1348-1364), a cura di Sergio Perini(2001, pp. 90). Gli archivi notarili di Vene-zia e provincia, conservati oggi in migliaiadi faldoni nell’Archivio di Stato di Veneziaper gli anni che vanno dalle età più remotesino agli inizi del XX secolo, costituisconouna fonte di ricerca fra le più preziose a dis-posizione degli studiosi, per la possibilitàche offrono, attraverso la lettura e l’inter-pretazione delle centinaia e centinaia di attirogati inter vivos e mortis causa, di ricreare eritrarre ambienti sociali, spaccati di vita e diattività, di esistenza familiare, di devozione,di affetti e di legami personali. Ciò è tantopiù vero quanto più ci si riferisca a situazio-ni territoriali per cui altre fonti documenta-rie non siano particolarmente doviziose, co-m’è il caso di Chioggia Minore, l’attualeSottomarina. Risulta quindi quanto mai uti-le l’edizione dei rogiti del notaio SusinelloMarino; non stupisce, data la sua residenzain una città di mare, che il notaio risulti at-tivo soprattutto nel servire gli interessi del-le principali famiglie del luogo, attraverso lastesura di atti riguardanti prevalentementeil commercio e la navigazione. Il consuetodovizioso apparato di indici completa lapubblicazione.Nel 2002 è stato stampato La “Regula” bi-lingue della Scuola dei Calzolai Tedeschi inVenezia del 1383, a cura di Lorenz Böninger,con uno studio linguistico di Maria Giovan-na Arcamone (pp. XLI-68, 6 tavv. f.t.). Lapubblicazione di questa Mariegola, oggiconservata nell’Archivio di Stato di Firenze,città dove essa servì di modello per molteconsimili “Regole” di sodalizi germanici, edove è sopravvissuta a stento all’alluvionedel 1966, consente agli studiosi di affac-ciarsi sullo spaccato di vita professionale edevozionale della comunità di calzolai tede-

schi attivi a Venezia alla fine del XIV secolo,legati per molti aspetti della pratica religio-sa ai frati Agostiniani presenti nel conventodi Santo Stefano e agli studenti provenientidalla Germania meridionale, dalla Boemiae in generale dalle terre imperiali, che colàsi formavano nel loro percorso di studi. LaScuola dei calzolai tedeschi, attraverso lapropria “Regula”, elegantemente vergata inscrittura gotica libraria, si pone, nei con-fronti degli organi di governo venezianichiamati ad autorizzarne l’operare, comeuna confraternita devozionale tra artigianistranieri, tesa ad organizzare nel dettagliola propria gestione interna nell’articolatosuccedersi dei capitoli vergati in latino e ac-compagnati ciascuno dalla versione in tede-sco tardo-medievale, la quale si configuracome preziosa testimonianza, ed è pertantodettagliatamente analizzata nello studio lin-guistico di Maria Giovanna Arcamone.Ancora nel 2002 sono stati impressi i duevolumi de La Mariegola dell’Arte della Lana diVenezia (1244-1595), a cura di Andrea Moz-zato (pp. XXXVIII-806, 2 voll. + CD ROM). An-ch’essi sono relativi al variegato e interes-sante mondo delle corporazioni di mestiereattive a Venezia, tra le quali l’Arte dellaLana fu sicuramente una delle più impor-tanti e delle più vitali; essa era inserita inquel complesso meccanismo di rapporti tragli organi dello Stato preposti al controllo ealla valutazione del suo operato (Consoli deimercanti e Provveditori di comun) e gli uf-fici e cariche interne all’Arte stessa (i tre So-prastanti o Gastaldi, i Provveditori al purgo,il Massaro ed altri, oltre naturalmente al Ca-pitolo generale). La Mariegola dell’Arte quipubblicata è un registro in pergamena chesi conserva nella biblioteca del Museo Cor-rer di Venezia, ove è pervenuto dopo varievicissitudini, redatto da più mani di scrittu-ra, a partire dalla seconda metà del XIV se-colo, e contenente, articolate in dettagliaticapitoli, le disposizioni in merito alle cari-che dell’Arte stessa, ai loro compiti ed ele-zioni, ai rapporti e modalità interni alla cor-porazione, nonché alle diverse situazioni ri-guardanti il commercio della lana. Scopocomune del governo veneziano e dell’Arteera garantire che la produzione e la lavora-zione dei panni di lana si mantenessero diqualità ottimale, certificata attraverso l’ap-

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l’editoria nel veneto

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posizione di apposite bollature. L’ampia in-troduzione, oltre a descrivere il manoscrittoe tracciarne la traditio e il contenuto, dàesaustivo conto del complesso meccanismodi organizzazione dell’Arte, si sofferma sul-le vicende della sede della corporazione edell’archivio della stessa, che andò dispersoe distrutto in diversi momenti precedenti esuccessivi alla caduta della Repubblica. Cor-posi e dettagliati indici chiudono il secondovolume.Relativa a situazioni completamente diffe-renti è l’edizione delle Lettere di VincenzoPriuli, capitano delle galee di Fiandra, al dogedi Venezia (1521-1523), a cura di FrancescaOrtalli, con appendice documentaria e indi-ci a cura di Bianca Lanfranchi Strina (2005,pp. LXI-149, 8 tavv. f.t.). Il manoscritto og-getto dell’edizione si configura come un co-pialettere cartaceo contenente le minute deidispacci inviati agli organi di governo vene-ziani dal capitano della “muda” di Fiandra,il patrizio veneto Vincenzo Priuli, nel corsodi una drammatica crisi politica che coin-volse lui e le navi sotto il suo comando,bloccati per intervento del re d’InghilterraEnrico VIII a Southampton sotto foschenubi di crisi. Il testo si conserva presso l’Ar-chivio di Stato di Venezia, nell’archivio pri-vato Papadopoli, ove è giunto probabilmen-te per acquisto sul mercato antiquario.L’ampia introduzione della curatrice, dopoun’opportuna disamina del sistema com-merciale veneziano delle “mude” (convoglidi galere pubbliche prese a nolo da armato-ri privati per esercitare la mercatura in Le-vante o in Occidente, Fiandre e Inghilterraspecialmente), analizzato in quel primoquarto del XVI secolo che ne vide la rapidatrasformazione e poi l’estinzione a favore dimodalità di trasporto ritenute più sicure eredditizie, dà conto del particolare e dram-matico contesto in cui le galere mercantiliveneziane si trovarono ad operare, intrec-ciandosi le ragioni della mercatura con le si-tuazioni della “grande storia” e dell’alta di-plomazia, in un momento in cui l’Europadel neoeletto imperatore Carlo V acquistavaforma nei confronti della Francia di France-sco I e dei suoi alleati e simpatizzanti, tracui anche i Veneziani.L’ultima e attesissima pubblicazione del Co-mitato, nella sezione dedicata agli archivipubblici, è quella del Codex publicorum (Co-dice del Piovego), vol. II, a cura di Bianca Lan-franchi Strina (2006, pp. IV-VIII-263-902),con cui trova conclusione (il primo volumeè stato pubblicato nel 1985) la magistraleedizione del famosissimo Codice. Il prezio-so registro, oggi al Museo Correr, fu indivi-duato a metà XVIII secolo dall’architettoTommaso Temanza tra i documenti deiSavi ed esecutori alle Acque, e riporta la tra-scrizione delle sentenze emanate dal 1282

alla metà del Trecento dai Giudici del Piove-go (super publicis), magistratura venezianacreata verso la fine del Duecento per diri-mere questioni relative alla repressione del-l’usura, all’assetto urbanistico della città e,soprattutto, per rivendicare allo Stato le pre-tese e usurpazioni di parte privata su bare-ne, valli, peschiere ed altre realtà lagunari.Il codice pergamenaceo, unico documentosuperstite dell’attività più remota dell’orga-nismo, dà quindi conto dell’intensa attivitàdello Stato marciano, già ad una precoce al-tezza cronologica, nell’ambito della proble-matica tutela e organizzazione dei delicatis-simi assetti peculiari della Laguna venezia-na, e offre così uno spaccato ineguagliabilesu queste situazioni nella tarda età di mez-zo. L’analisi del Codex apre agli studiosil’opportunità di approfondimenti in nume-rosi percorsi di ricerca, da quelli storico-isti-tuzionali sulle modalità d’azione degli orga-ni pubblici nei confronti dei privati, a quel-li di carattere più strettamente urbanistico,ai riflessi di carattere sociale circa i beni im-propriamente sottratti alla fruizione colletti-va. Il testo è, come nel primo volume, con-frontato e collazionato con le diverse copieesistenti in altri istituti di conservazione aVenezia e fuori, e completato dal notevoleindice che ne consente una fruizione otti-male.

Codex publicorum (Codice del Piovego), vol. II, a cura di Bianca Lanfranchi Strina,Venezia, Comitato per la pubblicazione del-le Fonti relative alla storia di Venezia,2006, 8°, pp. VIII-263-902, con cui trovaconclusione la magistrale edizione del fa-mosissimo Codice (il primo volume è statopubblicato nel 1985).

in questa pagina

Codex publicorum, cc. 521 v e 508 r.Venezia, Museo Civico Correr, Manoscritti Cicogna,2562 (3824)

nella pagina di destra

Prima carta (1 r) del libretto contabiledel pittore Tiberio Tinelli.Venezia, Archivio di Stato, Gradenigo Rio Marin,b. 28, fasc. 7M

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Fonti per la storia di Venezia

collana della Deputazione di Storia Patria per le Venezie edita dal Comitatoper la pubblicazione delle Fonti relative alla Storia di Venezia

SEZIONE I. ARCHIVI PUBBLICI

Consiglio dei Dieci, Deliberazioni Miste, registri I-II (1310-1325), a cura di Ferruccio Zago, 1962,pp. XIX-271, con due tavv. fuori testo.

Consiglio dei Dieci, Deliberazioni Miste, registriIII-IV (1325-1335), a cura di Ferruccio Zago, 1967,pp. X-270.

Consiglio dei Dieci, Deliberazioni Miste, registro V(1348-1363), a cura di Ferruccio Zago, 1993, pp. XXVI-436.

Cassiere della Bolla Ducale, Grazie, Novus Liber(1299-1305), a cura di Elena Favaro, con uno studio di Carlo Guido Mor, 1962, pp. XCIII-233,con due tavv. fuori testo.

Duca di Candia, Bandi (1313-1329), a cura di Pao-la Ratti Vidulich, 1965, pp. XIII-246.

Podestà di Torcello, Domenico Viglari (1290-1291),a cura di Paolo Zolli, 1966, pp. XI-76.

Duca di Candia, Quaternus Consiliorum (1340-1350),a cura di Paola Ratti Vidulich, 1976, pp. XIII-225.

Duca di Candia, Ducali e lettere ricevute (1358-1360; 1402-1405), a cura di Freddy Thiriet, 1978,pp. XIII-237.

Codex publicorum (Codice dei Piovego), vol. I, a cura di Bianca Lanfranchi Strina, 1985, pp. XXVIII-262.

Le promissioni del Doge di Venezia dalle originialla fine del Duecento, a cura di Gisella Graziato,1986, pp. XX-185.

Ambasciata straordinaria al Sultano d’Egitto(1489-1490), a cura di Franco Rossi, 1988, pp. 377.

Lettere di Vincenzo Priuli, capitano delle galee di Fiandra, al doge di Venezia (1521-1523), a curadi Francesca Ortalli, con appendice documenta-ria e indice di Bianca Lanfranchi Strina, 2005,pp. XLVIII-135, con 8 tavv. fuori testo.

Codex publicorum (Codice del Piovego), vol II, a cura di Bianca Lanfranchi Strina, 2006, pp. VIII-640, con 5 tavv. fuori testo.

SEZIONE II. ARCHIVI ECCLESIASTICI

Diocesi Torcellana

S. Lorenzo di Ammiana (1125-1199), a cura diLuigi Lanfranchi, 1947, pp. XVII-150.

S. Giovanni Evangelista di Torcello (1024-1199), a cura di Luigi Lanfranchi, 1948, pp. XX-220.

Diocesi Clodiense

S. Giorgio di Fossone (1074-1199), a cura di Bian-ca Strina, 1957, pp. XVIII-47.

Ss. Trinità e S. Michele Arcangelo di Brondolo, vol. II,Documenti (800-1199), a cura di Bianca Lan-franchi Strina, 1981, pp. 546.

Ss. Trinità e S. Michele Arcangelo di Brondolo, vol. III,Documenti (1200-1229), a cura di Bianca Lan-franchi Strina, 1987, pp. 629.

Ss. Trinità e S. Michele Arcangelo di Brondolo, vol. IV,Indice, a cura di Bianca Lanfranchi Strina, 1997,pp. 306.

Diocesi Castellana

S. Secondo ed Erasmo (1089-1199), a cura di EvaMalipiero Ucropina, 1953, pp. XXIV-162.

S. Lorenzo (853-1199), a cura di Franco Gaeta,1959, pp. XLII-207

Ss. Ilario e Benedetto e S. Gregorio (819-1199), a cura di Luigi Lanfranchi e Bianca Strina, 1965,pp. LXX-235

S. Giorgio Maggiore, vol. II, Documenti (982-1150),a cura di Luigi Lanfranchi, 1967, pp. 457.

S. Giorgio Maggiore, vol. III, Documenti (1160-1199),a cura di Luigi Lanfranchi, 1968, pp. 597.

S. Giorgio Maggiore, vol. IV, Indice, a cura di LuigiLanfranchi, 1986, pp. 231.

S. Maria Formosa (1060-1195), a cura di Mauri-zio Rosada, 1972, pp. LI-81, con 1 tav. fuori testo.

Benedettini in S. Daniele (1046-1198), a cura diElisabeth Santschi, 1989, pp. LVI-228.

SEZIONE III. ARCHIVI NOTARILI

Benvenuto de Brixano, notaio in Candia (1301-1302),a cura di Raimondo Morozzo Della Rocca, 1950,pp. XI-277.

Leonardo Marcello, notaio in Candia (1278-1281),a cura di Mario Chiaudano e Antonino Lombardo,1960, pp. X-256.

Moretto Bon, notaio di Venezia, Trebisonda e Tana(1403-1408), a cura di Sandro De’ Colli, 1963,pp. IX-65.

Zaccaria de Fredo, notaio in Candia (1352-1358), a cura di Antonio Lombardo, 1967, pp. X-150.

Domenico prete di S. Maurizio, notaio in Venezia(1309-1316), a cura di Maria Francesca Tiepolo,1970, pp. XVI-500, con una tav. fuori testo.

Nicola de Boateriis, notaio in Famagosta e Venezia(1355-1365), a cura di Antonino Lombardo, 1973,pp. XIII-439.

Felice de Merlis, prete e notaio in Venezia ed Ayas(1315-1348), vol. I, a cura di Andreina Bondi Se-bellico, 1973, pp. XXXIX-568, con quattro tavv.fuori testo.

Felice de Merlis, prete e notaio in Venezia ed Ayas(1315-1348), vol. II, a cura di Andreina Bondi Se-bellico, 1978, pp. 391.

Bernardo de Rodulfis, notaio in Venezia (1392-1399),a cura di Giorgio Tamba, 1974, pp. XVI-505.

l’editoria nel veneto

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Notaio di Venezia del sec. XIII (1290-1292), a curadi Manuela Baroni, 1977, pp. X-260.

Pietro Pizolo, notaio in Candia (1300), vol. I, a curadi Salvatore Carbone, 1978, pp. XIV-322.

Pietro Pizolo, notaio in Candia, (1304-1305), vol. II,a cura di Salvatore Carbone, 1985, pp. 409.

Servodio Peccator, notaio in Venezia e Alessandriad’Egitto (1444-1449), a cura di Franco Rossi,1983, pp. XIV-82.

Quaderno di bordo di Giovanni Manzini, prete-notaio e cancelliere (1471-1484), a cura di LuciaGreco, 1997, pp. VIII-168.

Susinello Marino notaio in Chioggia Minore(1348-1364), a cura di Sergio Perini, 2001, pp. 90.

SEZ. IV. ARCHIVI PRIVATI

Famiglia Zusto (1083-1199), a cura di Luigi Lan-franchi, 1955, pp. XXVI-111, con 1 tav. fuori testo.

Lettere di mercanti e Pignol Zucchello (1336-1350),a cura di Raimondo Morozzo Della Rocca, 1957,pp. XIV-146.

Libretto dei conti del pittore Tiberio Tinelli (1618-1633),a cura di Bianca Lanfranchi Strina, con studi di Andrea Mozzato, Reinhold C. Mueller e Gio-vanna Nepi Scirè, 2000, pp. XLV-79, con 12 tavv.fuori testo.

SEZ. V. FONDI VARI

Zibaldone da Canal, manoscritto mercantile del sec.XIV, a cura di Alfredo Stussi, con studi di Frede-ric C. Lane, Thomas E. Marston e Oystein Ore,1967, pp. LXXIX-162, con 23 tavv. fuori testo.

Ragioni antique spettanti all’arte del mare et fabri-che de’ vasselli, Manoscritto nautico del sec. XV, a cura di Giorgetta Bonfiglio Dosio, con studi di Pieter Van Der Merwe, Alvise Chioggiato eDavid Proctor, 1987, pp. XCIV- 263.

Pietro di Versi, Raxion de’ marineri, Taccuino nau-tico del XV sec., a cura di Annalisa Conterio, 1991,pp. LIV-147.

La Mariegola dell’arte della lana di Venezia (1244-1595), voll. I e II, a cura di Andrea Mozzato, 2002,pp. XXXVIII-806, con 11 tavv. fuori testo.La “Regula” bilingue della Scuola dei Calzolai Te-deschi a Venezia del 1383, a cura di Lorenz Bö-ninger, con uno studio linguistico di Maria Gio-vanna Arcamone, 2002, pp. XLVI-68, con 6 tavv.fuori testo.

sul petrarca

Nuove iniziative editoriali

Luca Zuliani

Le celebrazioni petrarchesche del 2004sono state certamente un momento alta-mente significativo nella riflessione critica,storica e teorica che si è riaperta intorno al-l’opera del grande poeta, eppure – anchesoltanto guardando alla continuità e alla ric-chezza di contributi e di novità editoriali,ma anche di mostre, esposizioni, convegni,incontri, “rievocazioni” di vario genere –sembra che l’eco delle manifestazioni e del-l’interesse suscitato complessivamente dal-la figura di Francesco Petrarca sia ben lon-tano dall’essere in qualche modo esaurito ogiunto ad un “punto fermo” di acquisizioni.Ciò viene testimoniato ampiamente anchedalle nuove pubblicazioni – tra cui quellepresentate in queste pagine – che sono l’e-sito di eventi collegati all’anno petrarchesco eche hanno il merito di arricchire e di ravvi-vare un già vasto e complesso edificio di co-noscenze, rassegne, studi, approfondimen-ti dedicati da più parti, e da più prospettive,ad un grande classico come il poeta di Lau-ra e del Canzoniere. Si rinvia al “NotiziarioBibliografico” n. 50 per una rassegna delleiniziative editoriali promosse in occasionedelle celebrazioni.

Petrarca e il suo tempo, catalogo della mostra(Padova, 8 maggio - 31 luglio 2004), a curadi Gilda P. Mantovani, Milano, Skira, 2006,8°, pp. 631, ill., s.i.p.

Petrarca e l’Umanesimo, Atti del Convegnodi Studi (Treviso, 1-3 aprile 2004), a cura diGiuliano Simionato, Treviso, Ateneo di Tre-viso, 2006, 8°, pp. 288, ill., s.i.p.

Questi due volumi sono un tardivo fruttoeditoriale delle celebrazioni del 2004, setti-mo centenario della nascita di Petrarca. Ilfulcro del primo è il catalogo della mostra“Petrarca e il suo tempo”, la più importantedelle manifestazioni svoltesi a Padova. Lariproduzione fotografica di quasi tutte leopere esposte occupa la parte centrale delvolume ed è seguita dalla raccolta completadelle schede approntate per l’occasione,spesso molto ampie e accurate. Nel foltogruppo di studiosi che le ha redatte, sonocompresi alcuni dei maggiori nomi delmondo accademico padovano.La parte più corposa della mostra era costi-tuita da materiale librario: le opere di Pe-trarca, manoscritti e stampe, si accompa-gnavano ad altre testimonianze della pro-

duzione di area padovana. Si distingue inparticolare una notevole sezione incentratasulla tradizione iconografica dei Trionfi, cheoltre a miniature e incisioni comprende an-che dipinti, arazzi e sculture. Nel poema pe-trarchesco, com’è noto, si succedono sei vi-sioni, in cui sfilano con i rispettivi corteil’Amore, la Pudicizia, la Morte, la Fama, ilTempo e l’Eternità. Tali processioni allego-riche divennero uno dei soggetti favoritinelle arti figurative fra Quattrocento e Cin-quecento, ma svilupparono una tradizioneiconografica propria, per molti aspetti indi-pendente dall’origine petrarchesca. Le ri-produzioni delle opere esposte, insieme allerelative schede e ad alcuni dei saggi di cui si dirà, permettono di ricostruire la storia di questo motivo attraverso Umanesimo eRinascimento. Molto ampia è anche la parte conclusiva delcatalogo, dedicata alla musica: testimonian-ze delle prese di posizione e della praticamusicale petrarchesca sono accostate astrumenti e codici contemporanei. Va peròsegnalata una curiosa svista, che ricorre inentrambi i volumi qui recensiti, a propositodell’unica testimonianza diretta delle prati-che musicali di Petrarca, riprodotta nel ca-talogo della mostra tramite un codice quat-trocentesco: è un passo del suo testamento,in cui egli lega il proprio liuto ad un amico.Nei due volumi tale circostanza viene piùvolte ricordata notando come Petrarca scri-va “il mio buon liuto”, nominandolo quindicon particolare affetto. In realtà, nel sempli-ce e spoglio latino dell’elenco testamenta-rio, “lego leutum meum bonum” significa,come in italiano, “lascio il mio liuto buo-no”, per distinguerlo da uno o più stru-menti di minor valore che Petrarca eviden-temente possedeva; così come, subito pri-ma, “breviarium meum magnum” significa“il mio breviario grande”.Oltre al catalogo e alle schede, Petrarca e ilsuo tempo presenta un’ampia sezione ini-ziale non riferibile direttamente alla mo-stra, anche se ad essa è legata: si tratta diquindici brevi saggi incentrati sul rapportofra il Petrarca e Padova. Dopo un’introdu-zione generale sulla storia della città nelTrecento sotto la signoria dei Carrara, ope-ra di Silvana Collodo, troviamo un’analisidelle opere petrarchesche di carattere reli-gioso e dei documenti disponibili sul suocanonicato padovano, opera di Claudio Bel-linati. La sezione successiva, più propria-mente letteraria, è aperta dal saggio La cul-tura volgare padovana ai tempi del Petrarca,firmato da Furio Brugnolo, Elena MariaDuso e Roberto Benedetti: nell’ambito diuna panoramica generale, anche linguisticae stilistica, dei rapporti di Petrarca con l’am-biente letterario padovano, vengono messiin rilievo i suoi rapporti con Giovanni Don-

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di, medico e scienziato oltre che poeta, econ Francesco di Vannozzo, musico e giul-lare di corte.I quattro saggi successivi si concentrano suspecifiche questioni iconografiche, e sonoin stretta relazione con i codici e le stampepresentati nella mostra: a partire dalle operedel Petrarca, e dalle miniature dei codici diambiente padovano che le contenevano,Giordana Mariani Canova, Lilian Armstrong,Federica Toniolo, Davide Banzato e Cateri-na Limentani Virdis esaminano, spesso conrimarchevole rigore e completezza, il fittointreccio fra letteratura, miniatura e altrearti figurative che segnò, a partire dal Tre-cento, la nascita della nuova sensibilitàumanistica e rinascimentale. Come si è giàaccennato, una sezione importante è dedi-cata alla tradizione iconografica dei Trionfi,che sono appunto il campo di maggiore in-terazione fra l’opera petrarchesca e le arti fi-gurative; i saggi sono accompagnati da ulte-riore materiale iconografico, che integra earricchisce quello presente nel catalogo.Una componente essenziale della nuovasensibilità umanistica fu la riscoperta del-l’antichità classica, che a Padova ebbe pre-cocemente i suoi protagonisti in Lovato Lo-vati, Albertino Mussato e Rolando da Piaz-zola. Fu in questi anni che si credette di ave-re individuato la salma di Antenore e la ste-le funeraria di Tito Livio, e si fece un usopolitico di queste memorie di illustri ante-nati, esponendole con grande risonanza nelcentro di Padova. Anche Petrarca, durante ilsuo soggiorno padovano, ebbe occasione dipartecipare a tale processo e di commentarlo:è appunto questo l’argomento del saggio diGiulio Bodon, mentre Irene Favaretto ap-profondisce in particolare Il collezionismo altempo del Petrarca. Infatti, il ritrovamento dioggetti antichi a Padova e l’importazione dispoglie dell’impero bizantino a Venezia fa-vorirono la nascita dei primi collezionisti,fra cui va appunto annoverato anche Petrar-ca, che amava raccogliere monete romane;fu proprio da queste collezioni che presespunto la tradizione umanistica e rinasci-mentale delle medaglie celebrative, di cui lamostra fornisce numerosi campioni.Dopo un saggio di Gilda Mantovani su unargomento molto specialistico, la tradizionedelle opere di Petrarca nei volumi miscella-nei approntati dagli studenti tedeschi dell’a-teneo patavino, il volume prosegue con duecontributi di carattere generale, opera didue fra i maggiori specialisti delle rispettivematerie: Armando Balduino fornisce unapanoramica del petrarchismo nella lirica ve-neta del Quattrocento, riprendendo e inte-grando alcune sue precedenti trattazioni, eGino Belloni propone una breve ma accura-ta ricostruzione della storia e delle vicendeeditoriali dei primi commentatori petrar-

cheschi, dai primi tentativi quattrocenteschial Daniello.Gli ultimi tre contributi sono invece tuttidedicati alla musica. Il primo, “Vergene bel-la”: da Petrarca a Du Fay, è di nuovo operadi un’autorità assoluta, Giulio Cattin, cheinserisce l’analisi del caso specifico di Ver-gene bella in una vasta e informatissima ri-costruzione dei rapporti fra poesia religiosae musica dal Trecento al Cinquecento. Se-gue Francesco Facchin, che concentra lasua indagine sulle riprese dei testi di Pe-trarca nella produzione musicale nel Me-dioevo, dove spesso tessere o centoni pe-trarcheschi venivano inseriti in testi struttu-rati come madrigali anche dal punto di vistametrico; mentre Antonio Lovato analizza lepresenze petrarchesche nel madrigale vene-to del Cinquecento, quando sonetti, ballatee canzoni divengono direttamente utilizza-bili come testi per musica polifonica e quin-di il Canzoniere diviene una delle principalifonti. Lovato fornisce anche un prospettodelle occorrenze petrarchesche riscontratenel suo corpus.Il secondo volume, Petrarca e l’Umanesimo,contiene gli atti di un convegno trevigiano ilcui curatore, Giuliano Simionato, segnalal’intenzione “di mettere in risalto le contin-genze storiche che legano il poeta a Treviso,di cui parlò nelle sue lettere e in cui nutrìdotte amicizie e corrispondenze, dove so-prattutto visse e morì la figlia Francesca”.Ciò non vale per una parte dei contributi,che affronta argomenti di taglio più genera-le: il primo, Petrarca e l’ambiente veneto, diManlio Pastore Stocchi, mostra le ragionidella preferenza che Petrarca accordò allanostra regione, in cui risiedette per granparte dei suoi ultimi anni. Privo di una pa-tria in senso stretto, sempre avverso alla Fi-renze avita e più in generale al mondo co-munale italiano, Petrarca trovò nelle signo-rie del Nord Italia l’ambiente a lui più con-sono, e finì per lasciare al Veneto, e in par-ticolare ad Arquà, il ruolo di sua patria d’e-lezione, meta dei pellegrinaggi delle gene-razioni successive. Nel secondo contributo,Come scrivere (e leggere) versi. La poetica gra-fico-visiva di Francesco Petrarca, Furio Bru-gnolo prosegue i suoi studi sulla veste gra-fica dell’autografo del Canzoniere, le cui so-luzioni innovano in maniera raffinata ri-spetto alla precedente tradizione, ma sono aloro volta superate già alla fine del Trecen-to. Il caso di Petrarca è inserito in una piùampia panoramica dei modi di scrivere lapoesia fino ai nostri giorni, con l’aiuto di unampio corredo iconografico.Vi è poi una serie di quattro saggi dedicatiall’influsso di Petrarca sul Rinascimentofrancese, dove la poesia italiana, e petrar-chesca in particolare, ebbe un ruolo centra-le in parallelo alla riscoperta della tradizione

Francesco Petrarca, Canzoniere,Rime estravaganti, Trionfi.Venezia, Biblioteca del Museo Correr,ms. Correr 1494 (già B.5.7; cl. VI.744),sec. XV (primo decennio)

Francesco Petrarca, Epistole.Firenze, Biblioteca Medicea Laurenziana,Acquisti e Doni 687,sec. XIV (terzo-ultimo quarto)

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classica. Mario Richter, con Il petrarchismod’oltralpe nel Cinquecento, fornisce una visio-ne d’insieme, mentre Michel Lagrange siconcentra su Petrarca et la Pléiade, mostran-do come a un iniziale entusiasmo per la li-rica petrarchesca segua un parziale rigettoin nome di una maggiore sincerità e spon-taneità, e poi una finale ripresa più equili-brata; e mostra anche come la Francia, pre-vedibilmente, manifesti chiara fin dall’ini-zio l’intenzione di superare il modello ita-liano. Gli altri due contributi trattano casipiù specifici: Luigi Pianca prende in esameDue figure femminili lionesi nella storia del pe-trarchismo in Francia: Pernette Du Guillet eLouise Labé, e può così tracciare uno spacca-to della contemporanea scuola poetica lio-nese, dove fra idealizzazione platonica del-l’amore e giochi cortesi, fra vicende reali emaldicenze, fu dato avvio al Rinascimentofrancese in anticipo sulla stessa Pléiade. Ca-therine Chinellato ricostruisce invece la sto-ria, fino ai nostri giorni, dei luoghi legati aPetrarca fra Avignone e Valchiusa, ripropo-nendo l’antica e spesso contestata identifi-cazione della Laura petrarchesca con Laurede Nove, sposata a Hugues II de Sade, equindi paradossale antenata del celebremarchese libertino del Settecento.Prende invece spunto dagli affreschi trevi-giani della Villa Ca’ Zenobio la ricerca diMaria Grazia Caenaro, che con un ampiocorredo iconografico ripercorre attraverso leepoche le raffigurazioni della regina Zeno-bia di Palmira, che ha un posto di rilievo nelpetrarchesco Trionfo della Fama. Anche gliinterventi seguenti, relativi alla terza gior-nata del convegno, hanno un taglio più lo-cale: Giovanni Battista Tozzato ricostruiscela genealogia de I discendenti del Petrarca aTreviso fra il Trecento e il Seicento, AntonioBasso ipotizza una possibile sede de L’abi-tazione a Treviso della figlia del Petrarca, eBruno De Donà rievoca le celebrazioni e lepolemiche, spesso di carattere marcatamen-te provinciale, che caratterizzarono il cultodel Petrarca nell’Ateneo di Treviso. Ancorapiù connotato localmente è il saggio di An-drea Bellieni, L’immagine di Treviso nel Tre-cento, che ipotizza, con l’aiuto di un ampioapparato iconografico, quale fosse l’aspettodella città al tempo del Petrarca.

Anche in questo volume la parte finale è de-dicata a interventi di argomento musicale:da un lato Giuliano Simionato attraversa leepoche riepilogando i casi più celebri di ri-utilizzo musicale della lirica petrarchesca,dalla polifonia medievale fino al Novecento;dall’altro Michele Pozzobon torna a concen-trarsi sull’ambito locale, ricostruendo l’ap-porto petrarchesco ai testi del musicistafiammingo Giovanni Nasco, che nel Cin-quecento fu “magister capellae civitatis Tar-visij”. Nasce invece dal punto di vista di unbibliotecario l’intervento di Agostino Contò,che nell’ambito delle stampe petrarcheschefra Quattro e Cinquecento ricostruisce ilruolo di un letterato e antiquario veneto, Fe-lice Feliciano.I saggi contenuti in entrambi i volumi sidistinguono per l’eterogeneità dei contenu-ti: sia perché varia il campo d’interesse de-gli autori, sia perché interventi su temi digrande respiro si alternano ad altri incen-trati su questioni assai specialistiche e cir-coscritte. Del resto, l’imponenza con cui lafigura di Petrarca domina il panorama del-la cultura italiana a partire dal tardo Me-dioevo permette di moltiplicare a dismisu-ra i possibili percorsi d’indagine che da luiprendono spunto. Ciò vale in particolareper il Veneto ed è ben visibile nel volumeincentrato su Treviso, dove Petrarca nep-pure abitò e dove tuttavia già nella secondametà del Trecento la sua influenza comin-cia a segnare la vita culturale. Ma un altrodato emerge chiaramente da questi saggi:delle due città venete in cui Petrarca più ri-siedette, Padova e Venezia, fu nettamentePadova quella che lo accolse più favorevol-mente, e che per prima recò nel modo piùnetto la sua impronta.In seguito, tuttavia, il recupero dei classicilatini e poi greci, il nuovo gusto umanisticoe poi rinascimentale nella letteratura e nel-le arti figurative, l’elevazione del volgare araffinata lingua della poesia, e infine anchelo sviluppo dell’editoria e del moderno con-cetto di libro, proseguirono sotto il segno diPetrarca in tutto il Veneto ma soprattutto,come è naturale, a Venezia; dove ormai nelpieno del Rinascimento il più influente tra ipetrarchisti, Pietro Bembo, definì le formedella letteratura e della lingua italiana.

l’editoria nel veneto

Francesco Petrarca, Sonetti, canzoni e Trionphidi m. Francesco Petrarca con la spositionedi Bernardino Daniello da Lucca,Vinegia, Pietro & Gioanmaria fratelli de Nicolinida Sabio, ad instanza di m. Gioambattista Pederzano,libraro al segno della Torre, appresso il ponte di Rialto, & compagni, 1549(Padova, Biblioteca Civica, C.P. 374)

Francesco Petrarca, Sonetti e Trionfi,In Vinetia, appresso Vincenzo Valgrisi, 1560(Padova, Biblioteca Civica, C.P. 369)

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l’editoria nel veneto

ritrovamenti monetali

di età romana

nel veneto

Progetto editoriale di catalogazione del patrimonio numismatico veneto

Valentina Ventura

È questo – Ritrovamenti monetali di età ro-mana nel Veneto (RMRVe) – un ambiziosoprogetto editoriale nato nel 1992, che si pre-figge il monitoraggio e la completa catalo-gazione del patrimonio numismatico delVeneto, e la cui realizzazione, già concretiz-zatasi nella pubblicazione di numerosi vo-lumi, è resa possibile dalla proficua e ormaiconsolidata collaborazione tra Regione delVeneto, Soprintendenza Archeologica, Uni-versità e Comune di Padova. L’origine del ruolo di spicco della nostra re-gione in questo campo scientifico e, in pro-spettiva, della collana stessa, risale alla fon-dazione nel 1986 del Centro di Catalogazio-ne Informatica dei Beni Numismatici dellaRegione Veneto, coordinato dal professorGiovanni Gorini ordinario di Numismaticadell’Università di Padova, e confluito nel1998 nel Centro di Documentazione deiBeni Culturali della Regione (Do.Ge.).Il progetto, di importante valore scientifico, sioccupa in sostanza di schedare tutte le mone-te trovate nel corso dei secoli in Veneto e con-servate oggi tanto nei musei statali, civici, ec-clesiastici, universitari, quanto nelle collezio-ni private, partendo da una realtà geografica eterritoriale ristretta e procedendo sistematica-mente alla registrazione di tutti i dati che labibliografia maggiore e minore può offrire. Il criterio di ricerca, e quindi di pubblicazio-ne, segue distinzioni di natura innanzituttogeografica: il territorio, con le sue sette pro-vince, è stato suddiviso in diciotto sezioni, aciascuna delle quali è destinato un volume.Il catalogo, corredato di immagini fotografi-che, registra per ogni reperto il tipo di ritro-vamento, la serie monetaria, l’autorità emit-tente, la zecca, i metalli che lo compongonoe la cronologia di pertinenza. Ciascuna mo-neta è inoltre contraddistinta da un numerodi codice, in vista della creazione di unabanca dati informatizzata che riunisca tuttii dati raccolti. Se da una parte il piano dell’opera si avvici-na ad essere completato, dall’altra esso si vainfatti configurando come la prima tappa,inedita per l’Italia e all’avanguardia in Eu-ropa, di un progetto ancora più ampio chepotrebbe forse un giorno estendersi ad altreregioni – primi passi in questo senso sonogià stati fatti per la Lombardia – magari finoa raggiungere copertura nazionale.

Ritrovamenti monetali di età romana nel Ve-neto. Provincia di Verona: Peschiera del Gar-da, a cura di Marcella Giulia Pavoni, Vene-zia, Regione del Veneto - Padova, Esedra,2005, 8°, pp. 388, ill., e 38,00.

Il volume fa parte dell’importante program-ma sui Ritrovamenti monetali di età romananel Veneto (RMRVe), curato da Giovanni Go-rini, e raccoglie e cataloga il materiale nu-mismatico rinvenuto nell’area centro-set-tentrionale della provincia di Verona. Il ter-ritorio, compreso tra la sponda orientale dellago di Garda ad ovest, il vicentino ad est eil confine trentino a nord, è ricco di ritrova-menti monetali ed archeologici, di cui ab-biamo testimonianza già dalla metà del XIX se-colo, epoca in cui parte della zona era sottoil dominio dell’impero austro-ungarico.La curatrice, Marcella Giulia Pavoni ,dell’U-niversità di Verona, ha scandagliato dappri-ma la bibliografia locale, in seguito le testi-monianze archivistiche presenti nelle rac-colte dei piccoli musei della zona e quindianche le collezioni private, individuate gra-zie all’esame di manoscritti e inventari, trai quali figurano quelli conservati presso lasede veronese della Soprintendenza Ar-cheologica del Veneto. Un’altra parte dellemonete qui catalogate, ma è meno dellametà del totale, proviene dagli scavi archeo-logici condotti dagli organi competenti.Quanto ai limiti cronologici dei reperti pre-sentati, si va dalle prime sporadiche testi-monianze di esemplari appartenenti a zec-che greche – che potrebbero essere arrivatisul territorio al seguito del tardo espansio-nismo del tiranno di Siracusa Dionigi I edelle vicende legate alla Seconda Guerra pu-nica – alle monete romane repubblicane edimperiali, passando per le evidenze celti-che, in particolare d’imitazione massaliota.Le monete, circa millenovecento, sono ri-unite secondo un criterio innanzitutto geo-grafico, che tiene conto di comuni, località,frazioni. Vengono inoltre registrati, perogni singolo oggetto, il tipo di rinvenimen-to, la serie monetaria, l’autorità emittente,la zecca, il tipo di metallo di cui è composto,la cronologia di pertinenza.

Ritrovamenti monetali di età romana nel Ve-neto. Provincia di Belluno: Belluno/Cadore(RMRVe I/1) (RMRVe I/3), a cura di JacopoMarcer, Venezia, Regione del Veneto - Pado-va, Esedra, 2006, 8°, pp. 390, ill., e 38,50.

Il presente lavoro – dodicesimo della col-lana – è frutto delle ricerche di Jacopo Mar-cer, dottore in Numismatica dell’Università

Immagini tratte daRitrovamenti monetali...

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di Vienna, e riguarda due aree della Provin-cia di Belluno, cioè quella centro-settentrio-nale e il Cadore, entrambe ricche di repertimonetali, e più in generale archeologici, dinotevole interesse per lo studio della tesau-rizzazione nella Venetia in età antica. Le operazioni di ricerca e catalogazione delmateriale sono state condotte su numerosilivelli: ad esempio, hanno riguardato le col-lezioni museali di Belluno, Mel e Pieve diCadore, le monete provenienti dagli scavicondotti dalla Soprintendenza per i BeniArcheologici del Veneto e altre reperibilitramite ricerche bibliografiche. Le circa mille monete catalogate in questovolume coprono un intervallo di tempo cheparte con alcuni esemplari provenienti dazecche greche del II secolo a.C., per arrivarefino a monete barbariche e bizantine risa-lenti all’anno mille. Il catalogo è ordinato secondo un criteriogeografico, che tiene conto di comune, fra-zione e località di ritrovamento; per ogni re-perto è inoltre segnalato il tipo di rinveni-mento, la serie monetaria, l’autorità emit-tente, la zecca, il tipo di metallo di cui ècomposto, la cronologia di pertinenza.I criteri metodologici rigorosi e di elevato li-vello scientifico sono quelli propri di unprogetto ambizioso, inedito per l’Italia e al-l’avanguardia in Europa: lo scopo, in unaprospettiva futura, è quello di giungere auna banca dati informatizzata dell’interopatrimonio numismatico della regione.

Ritrovamenti monetali di età romana nel Ve-neto. Provincia di Verona: Legnago, a cura diFederico Biondani, Venezia, Regione delVeneto - Padova, Esedra, 2007, 8°, pp. 558,ill., e 43,00.

La pubblicazione RMRVe III/2 della collanadei Ritrovamenti monetali di età romana nelVeneto si occupa della parte centro-meridio-nale della Provincia di Verona, e raccoglie ifrutti della prima indagine dettagliata con-dotta in un’area che ha dato una ricca mes-se di ritrovamenti monetali e archeologici.La media e bassa pianura veronese, nel cor-so dell’età del Ferro, è infatti interessata dauna capillare presenza paleoveneta, cui faseguito, tra III e I sec. a.C., quella celtica equella romana.La ricerca è opera di Federico Biondani, cheha schedato e raccolto i materiali rintraccia-ti attraverso lo studio della bibliografia loca-le e delle testimonianze d’archivio del Mu-seo di Castelvecchio, della Fondazione Fio-roni di Legnago, nonché dei piccoli museidella zona. L’esame sistematico dei mano-scritti e degli inventari, conservati anchenella sede di Verona della SoprintendenzaArcheologica del Veneto, ha inoltre resopossibile il reperimento di varie collezioniprivate presenti sul territorio.Quanto ai limiti cronologici che interessanola presente catalogazione, sono ducumenta-ti sporadici reperti premonetali di epoca pa-leoveneta (aes rude) e altrettanto sporadichetestimonianze di numerario barbarico e bi-zantino, passando per evidenze celtiche, ro-mane repubblicane e imperiali.

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l’editoria nel veneto

scoperte

archeologiche

a este

Contributi allo studio della civiltà preromana nel Veneto

Valentina Ventura

La prestigiosa serie di monografie dei “Mo-numenti Antichi”, tra le pubblicazioni del-l’Accademia dei Lincei, ha accolto l’edizio-ne sistematica delle scoperte di Este, locali-tà esemplare per lo studio della civiltà pre-romana nel Veneto.Avviata con i due tomi di Este I e seguita dal-la recente pubblicazione del volume di Este II,l’opera è nata negli anni Ottanta su iniziati-va, meritoria e alquanto impegnativa, diLuigi Polacco, al tempo direttore dell’Istitu-to di Archeologia e responsabile del pro-gramma di ricerche del CNR sull’Archeolo-gia delle Venezie. Un ruolo fondamentaleha avuto inoltre l’allora soprintendente Giu-lia de’ Fogolari, di particolare competenzanel campo delle antichità preromane dellaregione.Com’è noto, Este fu centro di importanzanodale della civiltà definita paleoveneta o ate-stina, caratterizzata dal prevalente costumedella cremazione dei defunti e riconoscibi-le, nel campo manifatturale-artistico, per latipica produzione di oggetti di bronzo lami-nato decorati a sbalzo conosciuta come“arte delle situle”. Le grandi necropoli paleovenete di Este co-stituivano un anello continuo che correvatutto intorno all’antico abitato, con due bre-vi interruzioni a Est e a Ovest – forse dovu-te all’antico corso dell’Adige, mutato nel589 d.C. nella famosa “rotta della Cucca” –e non mostravano, dal punto di vista crono-logico, significative soluzioni di continuitàcon il successivo periodo romano. Tra le ca-ratteristiche di questa facies culturale ri-scontriamo infatti una sorprendente conti-nuità fino in età storica molto avanzata.Le prime scoperte archeologiche pertinentia queste necropoli risalgono a ritrovamenticasuali del 1876 e a ricerche programmati-che degli anni subito successivi: esse sonostate poi oggetto di scritti pregevoli di stu-diosi quali Gherardo Gherardini, Alessan-dro Prosdocimi, Alfonso Alfonsi, AdolfoCallegari. Tuttavia, nel tempo, una parte deirinvenimenti è rimasta inedita, mentre si èfatta sempre più viva l’esigenza di un ap-proccio organico che si occupasse anche de-gli aspetti storico-culturali, artistici e crono-logici ad essi ascrivibili. Si è quindi intra-preso un lavoro di esplorazione di tutto ilmateriale conservato nel Museo Nazionale

Atestino e nei depositi: i reperti sono statiriordinati, restaurati, catalogati e disegnati,e i vecchi giornali di scavo sono stati riletti.Da questa sinergia tra Università, CNR e So-printendenza è scaturita la prima pubblica-zione, che presenta le necropoli atestine set-tentrionali – la necropoli Casa di Ricoverocon 117 tombe, la Muletti Prosdocimi con25, la Alfonsi con 29 – oltre che alcune cen-tinaia di oggetti sporadici, e quindi senzaprecisi riferimenti stratigrafici e topografici,provenienti da Casa di Ricovero.Este I si apre con la cronaca delle scoperte del-le tre necropoli – avvenute tra fine Ottocentoe inizio Novecento – e prosegue con il cata-logo delle tombe. Le autrici, Anna MariaChieco Bianchi (allora direttrice del MuseoNazionale Atestino) e Loredana CalzavaraCapuis (allora assistente dell’Istituto di Ar-cheologia), si sono occupate dei testi descrit-tivi e critici; un secondo volume raccoglie letavole, corredate dalla documentazione com-pleta degli oggetti che compongono i corredidelle tombe. Per ciascuna voce sono riportatii dati di scavo, eventuali ulteriori notizie de-sunte dai giornali di scavo manoscritti, le in-dicazioni bibliografiche, i materiali del corre-do o la loro descrizione inventariale.Analoga la struttura di Este II: il volume,unico in questo caso per testi e tavole, illu-stra le 99 tombe della necropoli di VillaBenvenuti, tornate alla luce negli scavi ese-guiti tra 1879 e 1904 e riportate all’attualitàdegli studi anche grazie al recupero di ap-punti, schizzi e preziosi manoscritti, tra cuil’importante abbozzo di uno studio di Ales-sandro Prosdocimi su parte significativadelle deposizioni.Le sepolture – ad eccezione di una risalentead epoca romana – sono tutte datate tra l’VIII

e il II secolo a.C. e mostrano indubbi legamicon la contigua e già edita necropoli Casa diRicovero. L’intera area mostra, almeno apartire dal VII secolo, la concentrazione disepolture femminili di alto livello, cioè dellecosiddette dominae, il cui status si manifestacon la presenza di una chiave; il tutto in uncontesto che, su base topografica, induce apensare a complessi di tombe familiari.Notevoli sono poi diversi oggetti di impor-tazione o imitazione, che rivelano l’esisten-za di una vivace attività commerciale. Sem-pre nell’ambito dei manufatti più conside-revoli, una collocazione di eccezionale rilie-vo spetta alla situla Benvenuti, cui è dedica-ta una delle appendici che arricchiscono ilsecondo volume rispetto ad Este I; le altre ri-guardano le analisi osteologiche dei resticremati e le analisi paleofaunistiche.Con Este II non si esaurisce la pubblicazio-ne delle tombe atestine: scavi sistematici,condotti dal 1983 al 1993 secondo i più ag-giornati metodi di indagine multidisciplina-re, hanno infatti portato al ritrovamento di

altre 150 tombe nell’area attigua a quella in-dagata dall’Alfonsi tra 1897 e 1898. Le se-polture, pertinenti ad un periodo che va dal-l’VIII secolo alla romanizzazione, possonoaggiungere elementi nuovi alla ricerca, con-tribuendo ad esempio a colmare lacune do-cumentarie delle fasi più tarde; ad esse saràdestinata una terza pubblicazione, che por-terà a compimento un percorso cominciatooltre cent’anni fa.

ANNA MARIA CHIECO BIANCHI - LOREDANA

CALZAVARA CAPUIS, Este I. Le necropoli Casadi Ricovero, Casa Muletti Prosdocimi e CasaAlfonsi, Roma, Accademia Nazionale deiLincei - Giorgio Bretschneider Editore,1985, f.f., 2 voll., * testo e tavole: pp. 511 +tavv. LII, ** grafici: tavv. 306, s.i.p. (Monu-menti antichi, LI).

LOREDANA CAPUIS - ANNA MARIA CHIECO

BIANCHI, Este II. La necropoli di Villa Benve-nuti, Roma, Accademia Nazionale dei Lin-cei - Giorgio Bretschneider Editore, 2006,f.f., pp. 536 + tavv. 223 + LXIV tavv. fotograf.,s.i.p. (Monumenti antichi, LXIV).

in questa e nella pagina di sinistra

immagini tratte da Este II. La necropoli di Villa Benvenuti

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Caravaggio, Madonna dei pellegrini,

1603-1605Roma, chiesa

di Sant’Agostino

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spoglio dei periodici

di lettere e filosofia

(2004-2007)

Il precedente spoglio dei periodici di “Letteree filosofia” era stato presentato sul “NotiziarioBibliografico” n. 48 e prendeva in considera-zione gli anni 2003-2004. Il presente aggior-namento si riferisce pertanto alle riviste usci-te principalmente nel periodo 2004-2007,a partire dall’ultimo fascicolo segnalato sul“Notiziario Bibliografico” n. 48. Delle rivistenuove, si dà lo spoglio, dove possibile, dal pri-mo numero uscito.

Annali di Ca’ Foscari

rivista della Facoltà di Lingue e Letteraturestraniere dell’Università Ca’ Foscari di Veneziadirettore resp.: Giuliano Tamanicomitato di redazione: Serie occidentale: Eugenio Bernardi, Maria Teresa Biason, Eugenio Burgio, Marcella Ciceri, Marinella Colummi Camerino,Loretta Innocenti, Lucia Omacini, Rosella Mamoli Zorzi, Daniela Rizzi, Paolo UlvioniSerie orientale: Laura De Giorgi, Rosella Dorigo,Gian Giuseppe Filippi, Bonaventura Ruperti,Giuliano Tamani, Boghos L. Zekiyanperiodicità: quadrimestraleeditore: Studio Editoriale Gordini, Padovasede della redazione: Dipartimento di Studi eurasiatici - Università Ca’ Foscari di Venezia - San Polo 2035 - 30125 Veneziatel. 041/2348851 - fax: 041/2348858

a. XLI, 1-2, 2002Elena Bozino, Hamilton Basso’s CourthouseSquare | Aldo Ferrari, K istorii evrazijskoj idej:vzgljad s (Jugo)-Zapada (Per una storia dell’i-dea eurasista. Uno sguardo da (sud-)ovest) | Giu-seppina Grespi, El papel del profesor en la pro-moción de la autonomía del alumno | René Le-narduzzi, Borges e la traduzione letteraria ar-gentina | Rosella Mamoli Zorzi, Art in the Mu-seums and Art in the Homes: Tableaux Vivantsin Isabella Stewart Gardner’s Time | CristinaMemo, Entre Neoclasicismo y Romanticismo: la

locura en Saúl de Gertrudis Gómez de Avella-neda | Roberto Righi, The Labyrinth and theLocked Room: Paul Auster’s The New York Tri-logy | Valentina Rossi, Sarah Kane’s Blasted:The Scandal between the British and ItalianProductions | Lais Toffanin, Between Historyand Mith: Imperial Imposture and its Relationto Popular Monarchism in Russia | Mario To-gni, “Tender mersez uv the carron croze”: la vo-ce di un picaro nella Guerra Civile americana.

a. XLI, 3, 2002 (serie orientale 33)Silvia Di Donato, Il Kit¡b al-ka∫f ‘an man¡hi\di Averroè nella traduzione ebraico-latina di Abra-ham De Balmes | Maria Elena Paniconi, Il ro-manzo al-La\na (La Commissione) di …un‘All¡hIbr¡h£m | Harry C. Merzian, The Church RuinsNeighboring Drivi@i’s Citadel Walls | RiccardoZipoli, Alcuni repertori lessicali tratti dal volu-me Con il vento di Abbas Kiarostami | StefanoPellò, Quindici ghazal persiani del poeta sikhDiv¡n Singh Khaliq L¡huri | Antonio Rigopou-los, L’esame critico del Nirv¡n. a. Venticinquesi-ma sezione delle M∞la-madhyamaka-k¡rik¡(“Strofe radicali del cammino mediano”) di N¡-g¡rjuna | Stefano Zacchetti, Il capitolo 25 dalZhong lun. Esaminare il Nirv¡n. a | Claudia Ra-masso, Alcune considerazioni dottrinali e ico-nografiche su Aß am∞rti, l’ottuplice manifesta-zione di ≥iva | Gian Giuseppe Filippi, Il mo-vimento della Dev£: un’epidemia di possessionecollettiva | Cecilia Cossio, Dharmputr e la par-tizione dell’India | Erica Baffelli, Il sacro in In-ternet. L’esempio delle nuove religioni giappone-si | Sara Vincenzi, Via del Buddha e Via del Bo-dhisattva nelle prime traduzioni cinesi dei Su-tra Mah¡y¡na | Vincenza D’Urso, Identità epolitica culturale della Corea del XV secolo versola Cina: il caso delle musiciste di corte.

a. XLII, 1-2, 2003Irina Bajini, Nicolas Guillen en la musica y lamusica en Nicolas Guillen: notas sobre un temamuy sonado | Stefano Ballarin, Sujectos lúdi-cos: Juegos de la edad tardía de Luis Landero |Michela A. Calderaro, Ford Madox Ford: A Pro-vence of His Own | Silvia Favaretto, Gritos enel silencio. El fenómeno de los desaparecidos enla música rock argentina | Giuseppina Grespi,L’espressione scritta in spagnolo (L2): difficoltàe proposte d’intervento | Luigi Magarotto, Il ga-loppo di Merani | Alessia Martignon, Les motscroisés de Georges Perec | Isabella Molinaro, “De-tection” e abduzioni nell’Isola misteriosa di Ju-

les Verne | Dorota Pawlak, Le funzioni gramma-ticali del costrutto mieć con l’infinito nella lin-gua polacca | Ivana Pezzei, Kant, Verri, Nietz-sche e la questione del piacere e del dolore | Ales-sandro Rocco, Cinema e tragedia: l’Edipo Rein due sceneggiature di Gabriel García Márquez |Eugenia Sainz González, Valores pragmáticosdel por final en español | Savina Stevanato, Thetriple Visual Modality of The Waves by Virgi-nia Woolf | Mario L. Togni, “This wholesale but-chery”: l’esperienza della Guerra Civile nei dia-ri dei Confederati | Vanessa Trapani, Le relazio-ni di N.S. Chru∫πev al XX Congresso del PCUS.

a. XLII, 3, 2003 (serie orientale 34)Michela Andreatta, Alcuni aspetti della tradu-zione latina del Commento al Cantico deiCantici di Gersonide: lessico, glosse esplicative egrammaticali | Natascia Danieli, Sull’epistolo-grafia ebraica in Italia nei secoli XVI-XVIII | Fran-cesco Grande, La struttura originaria della ra-dice araba nel pensiero di ’Ibn |inni | BarbaraDe Poli, Introduzione al Marocco in rete | Mi-lena Bernardelli, Sulle tracce di un mito im-mortale: il Romanzo di Alessandro nella tra-dizione armena | Daniela Meneghini, LexicalSolidarity in the Classical Persian Ghazal: Re-search Methodology and Preliminary Data | Ma-rio Vitalone, Il Diario di viaggio in Persia diPietro della Valle: un confronto con le Lettere |Daniela Bredi, Continuity and Change in Wo-men’s Role in Indo-Muslim Society SeenThrough a Few Female Members of the TyabjiFamily | Cecilia Cossio, Identità imperfette. Glihijra nella letteratura hindi | Daniela Campo,Sei discorsi (fayu) del maestro Xuyun (1840-1959). Considerazioni sulla lingua della scuolabuddhista Chan in epoca moderna | Claudia Ra-masso, V£rabhadra e il sacrificio di Dakßa: stu-dio iconologico e iconografico di una manifesta-zione terrifica di Rudra-≥iva | Marcella Ma-riotti, Proposte per un’analisi sociologica deglianime giapponesi per la prima infanzia. L’e-sempio di Soreike! Anpanman.

a. XLII, 4, 2003A Goodly Garlande in onore di Sergio Perosa, a cura di Alide Cagidemetrio e Rosella Ma-moli ZorziPresentazione | Corrado Balest - Pompeo Pia-nezzola, Disegni | Francesca Bisutti, Il cielo so-pra New York: riflessioni sulla città di EdithWharton | William Boelhower, Refounding Bo-ston: The Gift Economy in Hawthorne’s The

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Scarlet Letter | Paola Bottalla, La storia dell’Au-stralia moderna attraverso vicissitudini e succes-si di una famiglia di proprietari terrieri: The Ge-nerations of Men di Judith Wright | LeonardoBuonomo, The Ways of Fiction: StorytellingGoes to Court in Cooper’s Last Novel | Alide Ca-gidemetrio, Henry James and the Guillotine: aModern “Historic Consciousness”, The Wingsof The Dove, and the French Revoltion | Mi-chela Calderaro, ‘To be sexless, creedless, class-less, free.’ Eliot Bliss: A Creole Writer | Dario Ca-limani, T.S. Eliot: in fuga dalla cornice | Gui-do Carboni, Discontinuità e continuità per esem-pio... | Daniela M. Ciani Forza, Cubania e Ame-rica | Marina Coslovi, Two Historians with aBias: Thady Quirk and Dietrich Knickerbocker |Gregory Dowling, “Multitudinous Echoes”:The Derisive Music of Longfellow’s Evangeline |Loretta Innocenti, “The word itself against theword”: linguaggio e potere in Richard II | Ro-sella Mamoli Zorzi, Margaret Atwood’s Use ofthe Folk and Fairy Tales | Pia Masiero Marco-lin, “A Bear Hunt”: A Faulknerian Represen-tation of Racial Trouble | Franco Marucci, Mor-phology of the Mythic Remake | Eloisa Paganelli,Literal and Metaphorical in ShakespeareanJourneys of Exile | Angelo Righetti, Le lettere ele elegie di Wordsworth in memoria del fratelloJohn: dall’elaborazione del lutto alla revisione diuna poetica | Bianca Tarozzi, Due romanzi diDeLillo: il farsi e il disfarsi di un autore | MarioL. Togni, The Loneliness of the Deserter: Direc-tions of Southern Narratives of the Civil War |Michela Vanon Alliata, Un Americano a Parigi.Estetica e etica della rinuncia | Enrica Villari,La tentazione fanatica di Robinson | DannieAbse - Paolo Barbaro - Claudio Magris - Alber-to Ongaro - Francesca Sanvitale - Mario Rigo-ni Stern - Andrea Zanzotto, Testimonianze |Bibliografia degli scritti di Sergio Perosa.

a. XLIII, 1-2, 2004Giovanna Bolcato, Exposing the Fictions of Em-pire: Marianne Wiggins’s John Dollar | GiuliaBottero, Tra teoria e prassi artistica: la “meta-corona” di sonetti On i Ona di K.D. Bal’mont |Annalisa Brugnoli, Scarlet Shadows. The DarkSide of the Characters in Nathaniel Hawthor-ne’s The Scarlet Letter | Maria Coletto, Wal-king Across Cape Cod: Thoreau’s SpiritualQuest Through Poetry | Georg Dörr, Orientali-smo in Friedrich Hölderlin, Stefan George e Hu-go von Hofmannsthal | Mara Manente, Uneanalyse syntactique du pronom ça | AleksandraMladenović, Scrittori serbi contemporanei | Isa-bella Molinaro, Yves Bonnefoy e Melanie Klein:incontri e confronti in un oscuro Arrière-Pays.

a. XLIII, 3, 2004 (serie orientale 35)Natascia Danieli, Edizioni ebraiche nel fondo an-tico della biblioteca del Liceo Ginnasio Marco Fo-scarini di Venezia | Tiziana Carlino, Krißtusshel dagim: Postmodernismo e Buddismo Zennella prosa di Yoel Hoffmann | Elisa Carandi-na, Il sabra “senza qualità” in un racconto di

Yehudit Katzir | Elena Biagi, Il D£w¡n di Ab∞Qa £fa | Martino Diez, L’io e il potere: la poeti-ca di al-Mutanabb£ | Francesca Prevedello,Mondo arabo e Occidente tra XV e XVI secolo nel-la Trilogia di Ra∂wa ‘§∫∞r e in Leone l’Afri-cano di Am£n Ma‘l∞f: strategie narrative e im-maginari storici a confronto | Milena Bernar-delli, Note alle redazioni (primaria, intermedia,posteriore) del Romanzo di Alessandro arme-no | Daniela Meneghini, A New Approach toAnalyzing the Use of the Word ¡yine (Mirror)in Bidel’s Ghazals | Ghanshyam Sharma, Se-mantica e pragmatica della particella hindi/ur-du TO nel contesto dell’italiano | Cecilia Cos-sio, La ferita della fede: individuo e comunità inDharmputr e Zakhm | Stefano Beggiora, Il cul-to della Dev£ attraverso la tradizione del Meriahin Orissa | Fabrizio Ferrari, Problematiche diinterpretazione storica e teologica dello ≥∞nyaPur¡n. a. Note su Nirañjaner ußma per un’ana-lisi del sincretismo hindu-islamico del Bengala |Attilio Andreini, Scrivere, copiare, inventare: latrasmissione testuale nella Cina antica | Riccar-do Zipoli - Stefano Pellò, La teoria della q¡fi-ya araba e persiana in Naߣr al-D£n-i T∞s£ e inMu≠ammad-i §muli.

a. XLIV, 1-2, 2005Franca Bernabei, Avamposti del progresso e li-miti delle nazioni | Eugenio Burgio, La ma-niera e la colpa. Il medioevo di Thomas Mann,Der Erwählte | Marina Buzzoni, Le edizionielettroniche dei testi medievali fra tradizione einnovazione: applicazioni teoriche ed empiricheall’ambito germanico | Vanessa Castagna, Parauma tradução de italiano para português do in-finitivo introduzido pela preposição da | Mari-na Coslovi, Dorothy Parker’s Il mio mondo èqui, or The Story of a Surprising Failure | Fran-cesco Costantini, An Obviation in SubjunctiveClauses: The State of the Art | Michele Daloi-so, Il ruolo delle neuroscienze nell’epistemologiadella glottodidattica | Elisa D’Andrea, Fra let-teratura e storia: la cultura di Antico Regime nel-le Cartas familiares di Juan Andrés | GiorgiaDel Vecchio, Los poetas del mestizaje judeo-hi-spanoamericano | Massimiliano De Villa, Usoe manipolazione delle fonti nella tetralogia Jo-seph und seine Brüder di Thomas Mann: me-todo compositivo e strategia autoriale | Manue-la Gallina, “Eres bueno para eso de la me-moria”: tracce memoriali in alcuni racconti diJuan Rulfo | Katia Gasparini, Leatherstocking:A Nation in a Man. James Fenimore Cooper’sPortrait of America | Maria Gatti Racah, Con-fini e disgregazione nel racconto Baal-tefilo diBen-Ami | Paola Martinuzzi, La città metafisi-ca di Max Jacob. Le Cornet à dés (1917; 1955) |Ambrogio Raso, Rapresentações de negativida-de na poesia barroca: as Rimas Várias de SórorViolante do Céu | Michela Vanon Alliata, TheNaked Man from the Sea: Identity and Sepa-ration in “The Secret Sharer” | Elisa CarolinaVian, Cruzando fronteras: Ema, la cautiva deCésar Aira.

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Gentile da Fabriano, San Tommaso D’Aquino, part. del polittico di Val Romita, 1410-1412 caMilano, Pinacoteca di Brera

Carlo Crivelli, San Bernardino da Siena, part., sec. XV. Esztergon, Keresztény Múzeum

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a. XLIV, 3, 2005 (serie orientale 36)Michela Andreatta, Libri di preghiera della con-fraternita “Le sentinelle del mattino” | Elisa Ca-randina, La problematica identitaria in alcunepoesie di Yona Wallach | Benedetta Contin, Al-le origini del pensiero filosofico armeno | Federi-ca A. Broilo, Le mescit ottomane di Bursa, Edir-ne e Cipro: una nuova interpretazione | SaraMondini, Architettura funeraria islamica inCentro India: dinastia dei Bahmani (1347-1527) |Riccardo Zipoli, A Computer-assisted Analysisof Bidel’s Tur-e Ma‘refat | Fabrizio M. Ferrari -Mariapaola Refolo, Mito e contagio: per un’a-nalisi comparativa dei ≥£t¡laman. galk¡bia e deIl cromosoma Calcutta | Gian Giuseppe Fi-lippi, Considerazioni generali per lo studio del-la teriantropia indiana | Monia Marchetto,Nuove interpretazioni della Bahkti letteraria nelpensiero di V.N. Mi≤ra | Ghanshyam Sharma,Osservazioni sul ‘gerundio anteriore’ hindi/ur-du nell’ambito del gerundio italiano | CeciliaCossio, Per Mariola Offredi: “Parlerà la parola”.

a. XLV, 1, 2006Sabrina Ceccato, The Harder They Come: FromMovie To Novel | Verusca Costenaro, Educa-tion Policy in India: the Role of English AmongIndian Languages | Gregory Dowling, “Trusther for Teaching!”: The Role of Venice in ArthurHugh Clough’s Dipsychus | Werner Helmich,Alla scuola di scrittura dei Surrealisti: l’uso stra-vagante di frasi fatte | Isabella Molinaro, Va-thek di William Beckford: un’apocalittica disce-sa agli Inferi | Viviana Nosilia, Alcune conside-razioni sull’Ucrainistica italiana negli anni2001-2005 | Armando Pajalich, Alle origini delcinema post-coloniale: neocolonialismo e rivoltain The Harder They Come (1972) di PerryHenzell | Matteo Piccin, Da “Scuola Superio-re” a “Università Imperiale di Varsavia”: gene-si di un’università russa nel Regno di Polonia(1862-1869) | Sandro Pignotti, Walter Benja-min e “l’idea del letterato europeo” | Paola Puor-ro, Le traduzioni spagnole di Seneca: studi ef-fettuati nell’ambito del Dipartimento di Ameri-canistica, Iberistica e Slavistica dell’ UniversitàCa’ Foscari | Chiara Renda, Il nomadismo americano sullo schermo. L’individuo inquieto ela terapia dell’erranza | Eugena Sainz, Tam-bién/tampoco: marcadores de modalidad deón-tica | Magdalena Stoyanova, I rapporti artisti-ci tra Venezia, l’Albania ed il Levante alla finedel XVIII secolo. Riscoperta un’altra pittura diTheodoros Poulakis (1620-1692).

a. XLV, 2, 2006L’oralità nella scrittura. Modalità di rappresen-tazione della parola orale nel testo scritto, a cu-ra di Maria Teresa BiasonMaria Teresa Biason, Premessa | Parte I: “Sin-tomo di una nostalgia” | Massimiliano Bampi,Pá mælti konungr: i discorsi del re all’assem-blea nella Knıtlinga saga | Loredana Bolzan,Vi racconto con cognizione di causa: aspetti diveridicità nella narrazione di secondo grado |

Antonella Ghersetti, Parola parlata: convenzio-ni e tecniche di resa nella narrativa araba clas-sica | Silvana Tamiozzo Goldmann, Il “pas-saggio di parole di bocca in bocca”: oralità edestro narrativo nell’opera di Gianni Celati | Par-te II: La voce della poesia | Anna Mauceri Trim-nell, Voci in versi: esempi di trattamento dell’o-ralità nella poesia contemporanea | Paola Mil-donian, “Voce da voce”: l’oralità trasferita | ParteIII: Una terza lingua | Pietro Gibellini, Micro-fono in versi: le voci parlanti nei sonetti roma-neschi del Belli | Rosella Dorigo, Riflessioni sul-l’uso dell’arabo parlato nella letteratura teatraleegiziana del primo Novecento | Aldo Tollini, Lascrittura dell’oralità nel Giappone antico.

a. XLV, 3, 2006 (serie orientale 37)Michela Andreatta, Un componimento di ±a-nanyah Elyaqim Rieti per la morte della moglie |Elisa Carandina Manifestazioni mostruose delmaterno: il mostro di Frankenstein di Mary Shel-ley e quello di Dolly City di Orly Castel-Bloom |Barbara Canova, Le rôle des sources grecquesdans le Kit¡b al-ka∫f ‘an man¡hi@ al-adilla d’A-verroès | Maria Elena Paniconi, Il romanzo spe-rimentale egiziano degli anni Novanta: gli esem-pi di Mu߆af¡ }ikr£, Muntaßir al-Qaff¡∫, Mayal-Tilmis¡n£ | Arda Tzelalian, Tra chiese e mo-schee: Nuova Giulfa, modello di simbiosi di re-ligioni e culture | Paolo Sartori, Tashkent 1918:giurisperiti musulmani e autorità sovietiche con-tro i “predicatori del bazar” | Leonardo Capez-zone, L’impostore e gli eresiografi: l’eresia di Ab-dall¡h Ibn ±arb nei trattati di Al-Nawbakht£ eAl-Qumm£ | Matteo Compareti, Iconographi-cal Notes on Some Recent Studies on SasanianReligious Art (with an Additional Note on anIlkhanid Monument, by Rudy Favaro) | GianGiuseppe Filippi, Considerazioni sull’Inno 135,r.gveda, X man.∂ala, dedicato a Yama dal r. ßiKum¡ra Y¡m¡yana, in versi anuß ubh | MoniaMarchetto, Aghora m¡rga: origini storiche e mi-tologiche di una vita yogica estrema | RebeccaBasso, Musica e sciamanismo tra i Khond del-l’Orissa | Ghanshyam Sharma, Riflessioni suiparallelismi tra il congiuntivo italiano e il con-giuntivo hindi | Pietro Amadini, Dalle ceneridelle residenze estive di Qianlong il Buddha del-la vita eterna “rinasce” al Castello Sforzesco.

Anteremrivista di ricerca letteraria

direttore: Flavio Ermini direttore resp.: Domenico Cararedattori: Giorgio Bonacini, Davide Campi,Mara Cini, Marco Furia, Madison Morrison,Rosa Pierno, Ranieri Teti, Sirio Tommasoli,Ida Traviperiodicità: semestraleeditore: Anterem Edizioni, Verona

Antonio da Fabriano, San Girolamo nello studio, part., 1451. Baltimora, Walters Art Gallery

Jacopo Bellini, San Girolamo, frammento, 1425 caBerlino-Dahlem, Staatliche Museen

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sede della redazione: via Zambelli, 15 37121 Veronae-mail: [email protected] sito web: www.anteremedizioni.it

serie V, n. 70, I semestre 2005Andrea Emo, Il mistero della pluralità, a curadi Massimo Donà | Antonio Prete, Il nomade,la lingua | Louis-René des Forêts, Misura de-gli ultimi passi, trad. Giovanni Majer | Vin-cenzo Vitiello, L’ospitalità del deserto | RolandBarthes, Xenitéia, trad. Lucio Saviani e Gior-gia Cecconi | Lucio Saviani, Fare esperienzadel silenzio | José Ángel Valente, Tre lezioni ditenebre, trad. Alessandro Ghignoli | Ellis Don-da, Leise | Roberto Diodato, Per nulla | PierreOster, Accanto al moggio, trad. Adriano Mar-chetti | Romano Romani, L’ospite e il dio | Ti-ziano Salari, Il paradiso e il suo rovescio | Vla-dimir Jankélévitch, Repentinità, trad. LucioSaviani e Giorgia Cecconi | Dario Maggi, Labalbuzie di Mosè | Rosa Pierno, Giovanni Ke-plero e Graziano Marini | Giulio Giorello, Lascienza “ospitale” | Alfonso Cariolato, Ospita-lità della cosa, ospitalità del pensiero | MassimoDonà, Dell’ospitalità | Gustave Roud, Campoarato, trad. Jean Robaey | Roland Barthes, Unmio fantasma: l’idiorritmia, trad. Lucio Savia-ni e Giorgia Cecconi | Clemens-Carl Härle,L’inospitalità | Yves Bonnefoy, Alexandre Hol-lan, trad. Silvana Colonna | Premio di poesiaLorenzo Montano. Esito della XIX edizione.

serie V, n. 71, II semestre 2005Paul Wühr, Colui, trad. Riccarda Novello |Friederike Mayröcker, Sensi di socievolezza,trad. Sara Barni | Ursula Krechel, Poesie, trad.Riccarda Novello | Michele Ranchetti, Da: Se-quenze in levare | Maria Angela Bedini, Poesie |Ida Travi, Traum, traum | Giacomo Bergami-ni, Il viaggio | Silvano Martini, La bocca del ven-to | Giorgio Bonacini, Da: Un corpo estraneo |Rafael Courtoisie, Pietra per il tempio, trad. Lu-cio Sessa | Herberto Helder, Poesia, trad. Do-menico Ingenito | Jaime Siles, Poesie, trad.Alessandro Ghignoli | José Lezama Lima, Uni-versalità dello sfioramento, trad. Franco Mogni |Yu Jan, Dossier 0, trad. Alessio Rosoldi | Char-les Tomlinson, Fuoco primordiale, trad. FrancaMorandi | Madison Morrison, Il grande poema,trad. Alessio Rosoldi | Davide Campi, Oblazio-ni | Carlo Invernizzi, Poesie | Mara Cini, Poesie“dal grembiule del tempo” | Pierre Alferi, La piùbreve distanza, trad. Daniele Gorret | NicoleBrossard, Poesie, trad. Silvana Colonna | Ma-thieu Bénézet, Petrarca, forse, trad. Alfonso Cariolato | Premio di poesia Lorenzo Montano. Esito della XIX edizione e bando della XX.

serie V, n. 72, I semestre 2006Osip Mandel’∫tam - Paul Celan, Versioni, trad.Camilla Miglio | Camilla Miglio, Tre eresie.Celan traduttore di Mandel’∫tam | Luigi Reita-ni, La scelta dell’eresia | Paul Celan, Salmi, trad.Luigi Reitani | Osip Mandel’∫tam, Dal Terzo

quaderno di Voronez, trad. Elena Corsino | Vin-cenzo Vitiello, Il tramonto di Zarathustra |Ingeborg Bachmann, Salmo, trad. Luigi Reita-ni | Christine Lavant, Salmi, trad. Luigi Rei-tani | Osip Mandel’∫tam, Dal Secondo quader-no di Voroneå, trad. Maria Pia Pagani | Tho-mas Bernhard, Da Nove salmi, trad. Luigi Rei-tani | Franc Ducros, Da sorte sillabe strappate,trad. Margherita Orsino | Margherita Orsino,“L’odeur des roses un matin d’enfance traversée” |Flavio Ermini, Poesie | Susanna Mati, Libertàdell’eretico | Ernst Jandl, a dio, trad. Luigi Rei-tani | Ranieri Teti, Passaggi. Notturni | PeterHuchel, Salmo, trad. Luigi Reitani | MassimoDonà, Ortodossia ed eresia. Figure dell’impossi-bile | Giampiero Moretti, Eresia ospitale | Gi-nevra Bompiani, Arcani | Félix Duque, La fia-ba, eresia del mito, trad. Lucio Sessa | Marcel-lo Gombos, Dagli antichi flutti | Marco Erco-lani, Eresia e intransigenza | Marco Furia, Abi-tare il tempo | Johann Heinrich Füssli, Inven-zione, trad. Patrizia Lischi | Patrizia Lischi, L’ar-te difficile della scelta | Georges Bataille, L’amo-re divino, trad. Susanna Mati | Premio di poesiaLorenzo Montano. Esito della XX edizione.

serie V, n. 73, II semestre 2006Philippe Lacoue-Labarthe, Allusione a un ini-zio, trad. Davide Tarizzo | Birgitta Trotzig, DaAnima, trad. Daniela Marcheschi | KatarinaFrostenson, Poesie, trad. Andreas Sanesi | Frie-derike Mayröcker, Poesie, trad. Riccarda No-vello | Ida Travi, ‘Tu sei soltanto in allarme’ |Michele Ranchetti, Da Sequenze in levare | En-rica Salvaneschi - Silvio Endrighi, Poesie | Mat-teo Vegetti, La percezione e l’esperienza | Fede-rico Leoni, “Il mio corpo va fino alle stelle” |Matteo Bonazzi, Il terzo occhio di Lacan | Car-lo Sini, Oceano e la percezione originaria |Franc Ducros, Da sorte sillabe strappate, trad.Margherita Orsino | Henry Bauchau, Poesie,trad. Chiara Elefante | Marcel Bélanger, DaStrates, trad. Alfonso Cariolato | Ottavio Fati-ca, Poesie | Davide Campi, Bisogni | Lucio Saf-faro, Scritture | Camillo Pennati, Poesie | Gior-gio Bonacini, Da Sequenze di vento | Giovan-na Frene, Poesie | Madison Morrison, Ran-goon Retrospective, trad. Alessio Rosoldi | Ma-ra Cini, Forbice | Rosa Pierno, Da Trasversale |Premio di poesia Lorenzo Montano. Esito dellaXX edizione e bando della XXI.

serie V, n. 74, I semestre 2007Magdalo Mussio, Controtempo | Flavio Ermi-ni, Editoriale | Nanni Cagnone, Poesie | AldoGiorgio Gargani, Il linguaggio davanti alla poe-sia | Oan Kyu, Scrittura prima della scrittura |Osip Mandel’∫tam, Ottave, trad. Elena Corsi-no | Massimiliano Finazzer Flory, L’inchinointeriore | Massimo Cacciari, Il Possibile ulte-riore | Madeleine Gagnon, L’infanta immemo-re, trad. Silvana Colonna | France Théoret, In-terni, trad. Margherita Orsino | Ida Travi, DaLa corsa dei fuochi | Oan Kyu, Scrittura primadella scrittura | Alfonso Cariolato, Il tempo del-

rivisteria veneta

Emanuele Tzanfurnaris, Annunciazione, secc. XVI-XVIINicosia (Cipro), Museum of Byzantine Icons, Makarios Fundation

Filippo Lippi, Annunciazione, part., 1442 caFirenze, chiesa di San Lorenzo

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rivisteria veneta

l’aver luogo | François Bruzzo, Il tempo per com-prendere | Pascal Quignard, Il punto solstiziale,trad. Lucetta Frisa | Ranieri Teti, Passaggi. Not-turni | Gabriella Drudi, Biografia | Vincenzo Vi-tiello, Scolpire la parola | Giorgio Bonacini, DaSequenze di vento | Marco Furia, Nobile rilut-tanza | Ottavio Fatica, Ai confini del Tibet | An-tonio Prete, L’esilio, la lingua: passaggi nella ter-ra della poesia | Flavio Ermini, Prose | MartinZiegler, Verso un giorno di bosso, trad. IvanaCenci | Alberto Folin, Appunti sul cammino del-la parola poetica moderna | Vasıl’ Stus, Poesia,trad. Maria Pia Pagani | Giuseppe Pellegrino,Scrittura | Henri Maldiney, Il sorgere del senso,trad. Federico Leoni | Premio di poesia LorenzoMontano. Esito della XXI edizione.

Archivio di filosofia

direttore: Marco M. Olivettiperiodicità: quadrimestraleeditore: Cedam, Padovasede della redazione: c/o Marco M. Olivetti -via Zara, 13 - 00198 Roma

L’ultimo pervenuto in redazione è il fascicoloa. LXXI, n. 1-2-3, 2003, di cui si è dato lo spo-glio sul n. 44 del “Notiziario Bibliografico”.Attualmente la rivista è edita da Fabrizio Serra (Pisa). L’ultimo numero pubblicato èil fascicolo a. LXXV, n. 1-2, 2007. Non essen-do l’editore veneto e non avendo la redazio-ne sede in Veneto viene sospeso lo spogliodella rivista.

I castelli di Yalequaderni di filosofia

direzione: Giancarlo Carabelli, Mario Mieggedirettore resp.: Giancarlo Carabelliredazione: Marco Bertozzi, Marco Bresadola,Sandro Cardinali, Silvana Vecchio, Paola Zanardieditore: Il Poligrafo, Padova (dal n. 5)sede della redazione: Dipartimento di ScienzeUmane - Facoltà di Lettere e Filosofia - via Savonarola, 38 - 44100 Ferrara tel. 0532/293518 - 293520 fax 0532/202689e-mail: [email protected]

a. VIII, n. 8, 2005/2006La profezia crocevia di saperiIl Tema: La profezia crocevia di saperi | Silva-na Vecchio, Introduzione | Barbara Faes, Ispi-razione, visione, rivelazione: note per un lessicodella profezia nelle teologie della prima metà delsecolo XIII | Anna Rodolfi, Dallo speculum al

phantasma: immaginazione e conoscenza nelXIII secolo | Gian Luca Potestà, Dalla teologiaapocalittica di Gioacchino da Fiore al profetismoapocalittico di Arnaldo di Villanova | Gian Car-lo Garfagnini, La luce dell’anima. Savonarolae la profezia | Mario Miegge, Profezia e coscien-za storica | I Saggi: Francesco Pastorelli, Il ca-rattere polisemico del sense in Shaftesbury | Fe-derica Basaglia, György Lukács, teorico dell’a-vanguardia di partito: la critica di Sigfried Marcka Geschichte und Klassenbewusstsein | Fi-lippo Domenicali, La traccia quasi cancellata.Il metodo genealogico in Foucault | L’inedito:Celio Calcagnini, Difesa della simulazione del-la virtù. Professione filosofica di Celio, a cura diFranco Bacchelli | Franco Bacchelli, Celio Cal-cagnini, Pacifico Massimi e la simulazione | Ce-lio Calcagnini, Simulatae virtutis defensio | Sec-ta Coelii | Celio Calcagnini, Difesa della simu-lazione della virtù | Professione filosofica di Ce-lio, trascrizione e traduzione italiana a cura diFranco Bacchelli | Recensioni.

Ermeneutica letterariarivista internazionale

direttore resp.: Paolo Leoncinicomitato direttivo: Carlo Alberto Augieri, Alfonso Berardinelli, Ilaria Crotti, Pietro Gibellini, Paolo Leoncini, Ricciarda Ricorda, Filippo Secchieriperiodicità: annualeeditore: Istituti Editoriali e Poligrafici Internazionali, Pisa - Romasede della redazione: Università Ca’ Foscari di Venezia - Dipartimento di Italianistica e Filologia romanza - Dorsoduro, 3484/D -30123 Venezia - tel. 041/2347211 - fax 041/2347250

a. I, n. 1, 2005Teoria e Prassi: Filippo Secchieri, Aperture.Sulla condizione ermeneutica | Roberto Man-cini, Ermeneutica come risveglio: la via maieu-tica di María Zambrano | Angela Borghesi,Il pesce e il delfino: i destini incrociati di EnzoPaci e Giacomo Debenedetti | Paolo Leoncini,Interpretazione e verità. Variabili ermeneutichedi Gianfranco Contini | Recuperi e sperimen-tazioni: Giuseppe Grimonti Greco, L’ultimoBarthes fra “Science du sujet” e “imitation” prou-stiana | Leonardo Lattarulo, Banchot, Landol-fi e l’impossibilità del fantastico | Maria Pertile,“Le finestre murate”. Partiture dell’implosionenelle “Storie” di Alessandro Spina | Monica Far-netti, La lezione di Virginia Woolf. Appunti peruna definizione della scrittura saggistica femmi-nile | Concetta Di Franza, “Cadenza d’inganno”di Giovanni Raboni: saggio di edizione critica ecommentata | Dialoghi e letture: Roberto Taio-li, L’estetica come nuova innocenza: Raimon Pa-

Giorgione, Sacra Conversazione, part., 1500-1503Venezia, Gallerie dell’Accademia

Giovanni Bellini, Madonna del prato, part., 1505 caLondra, National Gallery

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nikkar | Riccardo Donati, Il Bigongiari di Adel-fia Noferi tra auctor e lector | Franco Brioschi,Alfonso Berardinelli e il saggio: teoria, critica, poe-tica | Alfonso Berardinelli, Per Franco Brioschi |Edoardo Esposito, Per Franco Brioschi | CarloCarena, Il mito tra presenza e nostalgia.

a. II, n. 2, 2006Incontro di studi Ermeneutica e letteratura(Venezia, 8 febbraio 2006), a cura di A. Cinque-grani | Teoria e prassi: A.G. Carcami, La vitascritta | F. Secchieri, Analogie imperfette. In-torno al saggio letterario | G. Girimonti Greco,Rileggere Proust, rileggersi: Bildung ed ermeneu-tica ‘riflessiva’ nelle pagine proustiane di HansRobert Jauss e Giacomo Debenedetti | E. Hop-penot, Ecriture et fatigue dans les oeuvres de Ro-land Barthes et Maurice Blanchot | Recuperi esperimentazioni: E. Zinato, Un’idea di verità:idee e forme nella scrittura critica di Debenedet-ti, Fortini, Luperini, Berardinelli | F. Bellican-ta, Chiaromonte: la questione della storia e la li-quidazione del tragico | L. Lattarulo, De Sanc-tis nel pensiero di Giacomo Noventa | R. Favia,Palomar: la voce del silenzio | B. Mirisola, L’in-sostenibile leggerezza dell’essere tra Nietz-sche e Calvino | A. Borghesi, Una modesta pro-posta per difendere la letteratura (e anche la cri-tica) dai professori e dal Ministero della Pubbli-ca istruzione | Dialoghi e letture: C.A. Augie-ri, Intervista ad Antonio Prete: letteratura e com-prensione ermeneutica | M. Picone, La Vita diDante di Johann Caspar Orelli | A. Luzi, Escur-sioni surrealiste nella poesia di Luisa Giaconi(1870-1908).

Filologia venetaLingua, letteratura, tradizioni

direzione: Antonio Daniele, Ivano Paccagnella, Gianfelice Peronperiodicità: annualeeditore: Esedra, Padovasede della redazione: c/o Esedra - via Palestro, 8 -35138 Padova - tel. e fax 049/8725445

VIII, 2006Ippolito NievoAntonio Daniele, Introduzione | Elio Barto-lini, Del Friuli tra il ‘gotico’ e l’idillico | LuigiReitani, “Tenebre azzurre”. Nievo traduttore diHeine | Luciano Morbiato, La figura del nar-ratore nel Novelliere campagnuolo | Alessan-dra Zangrandi, Varianti in Angelo di bontà:l’ultimo capitolo del romanzo | Silvia Contarini,La “pianta uomo”: Nievo e la teoria delle pas-sioni | Arnaldo Di Benedetto, Una lingua nonmimetica. Sulle Confessioni di un italiano | An-drea Zannini, Nievo: dalla storia al romanzo |Antonio Daniele, Leopardi, Gioberti, Nievo: unanota di lettura | Anna Panicali, Nievo giornalista |

Roberto Navarrini, Ippolito Nievo e GiovanniAcerbi | Adriana Chemello, Caterina Percoto eNievo | Rossana Melis, Nievo nei carteggi diEmilia Peruzzi | Indice dei nomi.

Italia medioevale e umanistica

direttore resp.: Gianvito Restaperiodicità: annualeeditore: Antenore, Roma - Padovasede della redazione: c/o Antenore - via Valadier, 52 - 00193 Roma

XLVI, 2005E. Bertin, La pace di Castelnuovo Magra (6 otto-bre 1306). Otto argomenti per la paternità dan-tesca | M. Petoletti, Il Marziale autografo diGiovanni Boccaccio (tav. I-IV). | F. Gualdoni,Un Breve iudicium di Angelo Decembrio su undialogo di Poggio: prime prove di un umanistamilanese alla corte degli Estensi | S. Iaria, L’Ho-doeporicon di Ambrogio Traversari. Una fon-te “privata” nella storiografia camaldolese(tav. V) | T. Foffano, I libri di un agostinianoumanista: Andrea Biglia | F. Peruzzo, PietroCasola editore di libri liturgici ambrosiani nelQuattrocento (tav. VI-X) | P. Petitmengin - L. Ciccolini, Jean Matal et la bibliothèque deSaint-Marc de Florence (1545) (tav. XI-XIV) |Miscellanea: S. Martinelli Tempesta, Per l’i-dentificazione della scrittura latina di MassimoPlanude (tav. XV-XVI) | L. Azzetta, Frammen-ti di storia e di poesia nell’Archivio di Stato di Firenze: Rufio Festo, Dante, Antonio Pucci(tav. XVII-XVIII) | A. Cataldi Palau, I mano-scritti di Manuele Crisolora: un nuovo codicecon “titolo bilingue”? (tav. XIX) | Indice dei no-mi, a cura di Elena Fietta | Indice dei mano-scritti e dei dcumenti d’archivio, a cura di Ele-na Fietta | Indice delle tavole.

Janusquaderni del Circolo glossematico

direttore resp.: Romeo Galassicomitato scientifico: Cosimo Caputo, Romeo Galassi, Massimo Prampolinicomitato di redazione: Romeo Galassi, Federico Ghegin, Beatrice Morandina, Oleg Rajnoviç, Cristina Zorzellaperiodicità: annualeeditore: Terra Ferma - Treviso (dal n. 6)sede della redazione: c/o Terra Ferma - via delle Industrie, 1 - 31035 Crocetta del Montello (TV) tel. 0423/86268 - fax 0423/665416e-mail: [email protected]

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rivisteria veneta

n. 5, 2005Lingua e conoscenzaPresentazione | Testi: Louis Hjelmslev, Le cate-gorie grammaticali | Studi teoretici: Enrico Ber-ti, Il verbo ‘essere’ in Aristotele | Alessandro Tes-sari, Cartesius contra Cartesium | Silvia Lotto,Il Logopandecteision di Sir Thomas Urquhat ofCromarty | Fabio Grigenti, Arthur Schopen-hauer. L’origine della parola tra linguistica e filo-sofia | Cristina Zorzella, La metodologia del par-lare comune come scienza del linguaggio | Mas-simo Prampolini, Osservazioni sull’immanenzaglossematica | Federico Ghegin, Una nota sulconcetto ‘indefinibile’ di Uniformità | Studi se-miotici: Margherita De Michiel, G.G. μpet: lastoria come oggetto della semiotica | CristinaZorzella, Semiotica, linguaggio, comunicazione.

n. 6, 2006Studi in onore di Eli Fischer-JørgensenInger-Marie Willert Bortignon, Da una con-versazione con Eli Fischer-Jørgensen | Eli Fischer-Jørgensen, Form and substance in glossematics |Eli Fischer-Jørgensen, Vowels and colours | Fe-derico Ghegin, La cancellazione apparente del-l’oggetto diretto in due gruppi di verbi in italia-no | Beatrice Morandina, La mutazione: peruno studio sulla biplanarità e non conformitàdel linguaggio | François Rastier, La structureen question | Vittorio Ricci, Il Principio Empi-rico nei prolegomena teorici hjelmsleviani | Co-simo Caputo, La semiotica, la linguistica e lavia glossematica | Romeo Galassi, Un pioneredella semiotica glossematica in Italia: EmilioGarroni | Enrico Orfano, Osservazioni sul prin-cipio Grund/Folge e confronto con il principiodi Causa/Effetto | Maria Tasinato, Il verbo iskonei poemi omerici: un antenato della mimesis |Claude Zilberberg, Temporalité et régimes dis-cursifs | Cristina Zorzella, Osservazioni su ideo-logia e segno linguistico.

n. 7, 2007Filosofia del linguaggio e semioticaRomeo Galassi, Presentazione | Serena Brasi-liani, La nozione di valore in Saussure e nei post-saussuriani | Massimo Prampolini, Implemen-tazioni di oggetti glossematici | Vittorio Ricci,Materia o Materie? L’ipotesi glossematica dellastratificazione semiotica | Cristina Zorzella,Linguaggio, segno e analisi in Joseph-Marie De-gérando | Cosimo Caputo, Simbolo, semioticae culture | Beatrice Morandina, Una lingua per-fetta: per una semiotica denotativa | Cristina Zor-zella, Il segno e la mimesis | Federico Ghegin,Teoria della scienza vs teoria della conoscenza:un esperimento | Antonio Perri, Trasposizione,segnale, metasemiotica (non scientifica). Spuntiper una grafematica (post)hjelmsleviana e peruna tipologia semiotica dei sistemi grafici | Gio-vanni Bove, Elementi di verbo-visualità nel lin-guaggio parolibero del Futurismo italiano.

Lettere italiane

Rivista trimestrale fondata nel 1949, già diretta da Vittore Branca e Giovanni Getto.Redatta negli Istituti di Letteratura Italianadelle Università di Padova e di Torinodirettori: Carlo Ossola, Carlo Delcornodirezione: Gian Luigi Beccaria, Carlo Delcorno,Cesare De Michelis, Maria Luisa Doglio,Giorgio Ficara, Marc Fumaroli, Giulio Lepschy, Carlo Ossola, Gilberto Pizzamiglio, Jean Starobinskiredattore capo: Gilberto Pizzamiglioredazione: Giovanni Baffetti, Attilio Bettinzoli,Bianca Maria Da Rif, Fabio Finotti, Nella Giannetto, Claudio Griggio, Giacomo Joriperiodicità: trimestraleeditore: Olschki, Firenzesede della redazione: c/o Istituto di LetteraturaItaliana - Università degli Studi di Padova -via Beato Pellegrino, 1 - 35137 Padovatel. 049/8274961

a. LVII, n. 1, gennaio-marzo 2005Marc Fumaroli, Les premiers siècles de la Ré-publique européenne des Lettres | Mario Luzi, Ritorno lucchese | Stefano Verdino, Luzi e il libro di poesia | Carlo Ossola, Mario Luzi ‘nelvento inesauribile del mondo...’ | Daniela Del-corno Branca, Il modello ovidiano nei bassori-lievi del Palazzo di Venere (Poliziano, “Stan-ze”, I, 95-119) | Stefano Jossa, Petrarchismo eumorismo. Ludovico Castelvetro poeta | Danie-le Santero, ‘Una fanciulla passatami a fianco’:destini della donna in Caproni | Note e rasse-gne: Carla Boccato, Le “Rime” postume di Nu-midio Paluzzi: un contributo alla lirica baroc-ca a Venezia nel primo Seicento | Epifanio Ajel-lo, Il racconto dei ‘brevi appunti’. Per il “Nuovoromanzo di figure” di Lalla Romano | Recen-sioni | I libri.

a. LVII, n. 2, aprile-giugno 2005Mira Mocan, Ulisse, Arnaut e Riccardo di SanVittore: convergenze figurali e richiami lessicalinella “Commedia” | Annick Paternoster, Lacontroversia nel “Libro del Cortegiano” di Bal-dassar Castiglione: retorica della conflittualità acorte | Luisa Avellini, ‘A pena lascia d’esser re-ligioso, che doventa politico’: il Saul del taciti-smo malvezziano nella ricezione di Alfieri | No-te e rassegne: Concetto Del Popolo, Anasta-sia levatrice di Maria | Marie-José Heijkant,Tristano in prospettiva europea. A proposito diun recente volume | Romana Brovia, Tradizio-ne e ricezione del Petrarca latino in Francia.Rassegna di studi fra due centenari (1904-2004) |Recensioni | I libri.

a. LVII, n. 3, luglio-settembre 2005Nella Giannetto, Orfeo e il viaggio nell’oltre-tomba: percorsi buzzatiani dalle origini a “Poe-ma a fumetti” | Carlo Delcorno, Petrarca e l’a-giografia dei ‘solitari’ | Claudio Marazzini, I no-

in questa pagina

Andrea Mantegna, Adorazione dei Magi, part., 1497-1500Malibu (California), J.Paul Getty Museum

Gentile da Fabriano, Adorazione dei Magi, part., 1423Firenze, Galleria degli Uffizi

nella pagina di sinistra

Andrea Previtali, Sposalizio mistico di santa Caterina d’Alessandria alla presenza del Battista, part., 1504Londra, National Gallery

Giorgione, Sacra Famiglia Benson, part., 1497-1498 caWashington, National Gallery

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mi dei satelliti di Giove: da Galileo a Simon Ma-rius | Francesco De Cristofaro, L’oggetto vi-vente. Occhi e ostie verghiane | Note e rassegne:Elisa Curti, Le “Stanze” di Pietro Bembo: unarecente edizione | Simona Morando, Chiabre-ra, Malvezzi e due lettere dimenticate | Giu-seppe Gullino, Le “Ultime lettere di Jacopo Or-tis” e la congiura veneziana del 12 ottobre 1797 |Simonetta Randino, Intorno a “Favola”: notesu alcuni autografi leopardiani | Recensioni | I libri.

a. LVII, n. 4, ottobre-dicembre 2005Marilyn Aronberg Lavin, Cimabue ad Assisi:la Vergine, il “Cantico dei Cantici” e il dono d’a-more | Irving Lavin, Il dono regale. Bernini e isuoi ritratti di sovrani | Jean Starobinsky, Let-tres et syllabes mobiles (Pétrarque, Ronsard,Saussure) | Carlo Ossola, Vittore Branca: ‘crea-tura lodante’ nella religione del vero | CesareSegre, L’‘epopea dei mercatanti’ e la critica te-stuale | Christian Bec, Vittore Branca sur laroute des marchands (écrivains) | Giorgio Bar-beri Squarotti, Madonna Oretta e il suo ca-vallo | Laura e Giulio Lepschy, Un ricordo per-sonale | Jean Starobinsky, La Suisse et VittoreBranca | Giorgio Pullini, Vittore Branca filo-logo di se stesso.

a. LVIII, n. 1, gennaio-marzo 2006Stefano Prandi, Premesse umanistiche del “Fu-rioso”: Ariosto, Calcagnini e il silenzio (O.F., XIV,78-97) | Fabienne Dumontet, Prolégomènesclassiques à un emblème moderne: l’“hypocritelecteur” de Baudelaire | Attilio Bettinzoli, L’a-bisso e il sangue: struttura, fonti e modelli dei “Can-ti dell’infermità” di Clemente Rebora | Note erassegne: Alessandro Raffi, Latino, ebraico evolgare illustre: la questione della nobiltà dellalingua nel “De vulgari eloquentia” di Dante |Chiara Fenoglio, Rassegna di studi leopardia-ni 1999-2005 | Recensioni | I libri.

a. LVIII, n. 2, aprile-giugno 2006Diego Sbacchi, I contributi delle visioni popolarialla formazione dell’Antipurgatorio | GiorgioForni, Ariosto e l’ironia | Roberto Norbedo, Il Fondo Slataper dell’Archivio di Stato di Triestee gli autografi del “Mio Carso” | Note e rassegne:Fabiana Di Brazzà, Notizie di manoscritti. Su unmanoscritto di Daniele Florio | Cristina Cappel-letti, Ippolito Pindemonte e Alessandro Carli aiconcorsi teatrali parmensi | Veronica Pesce, Pae-saggio e spazialità in “Myricae” e nei “Canti diCastelvecchio” | Massimo Natale, Dagli “Scher-zi” a “Imitazione”. Leopardi traduttore dei poeti:bibliografia 1955-2005 | Recensioni | I libri.

a. LVIII, n. 3, luglio-settembre 2006Carlo Delcorno, Presenza di S. Francesco nel-la critica di Vittore Branca | Marco Maggi, ‘Puersenilis’. Le maniere, da Petrarca alla “Vita civi-le” | Valeria Merola, L’“Ippolito” di EmanueleTesauro | Ilvano Caliaro, Sull’elaborazione del“Mio Carso” di Scipio Slataper. Prime notizie |

Note e rassegne: Michele Cucchiaro, Il “Me-moriale” di Vincenzo Giusti, drammaturgo e poe-ta udinese del Cinquecento | Chiara Fenoglio,‘Furore di calcoli’: le “Considérations” di Mon-tesquieu e Leopardi | Sandra Garbarino, Tra-duzioni letterarie: creazioni poetiche? Italo Cal-vino in Francia | Recensioni.

a. LVIII, n. 4, ottobre-dicembre 2006Ezio Raimondi, Vittore Branca. L’uomo, il cri-tico, il testimone del Novecento | Massimo Ros-si, ‘Se potesse definirsi, potrebbe aver termine’: il “Minturno overo de la bellezza” di TorquatoTasso | Denise Aricò, Donne e umori: tradizio-ne biblica ed analisi storiografica nell’iconogra-fia femminile di Virgilio Malvezzi | Note e ras-segne: Concetto Del Popolo, Una parola fan-tasma: ‘stile’ femminile (e un’appendice) | Fran-cesca Favaro, Una polemica letteraria tra sto-ria antica e attualità: sulla “Vita di Erostrato”di Alessandro Verri | Epifanio Ajello, “La cittàmorta” di Gabriele D’Annunzio. La vista, l’u-dito, il tatto | Recensioni | I libri.

a. LIX, n. 1, gennaio-marzo 2007Attilio Bettinzoli, La lucerna di Cleante. Trac-ce di ermetismo nei “Nutricia” di Angelo Poli-ziano | Antonio Staüble, Strutture innografi-che in alcuni cori tragici cinquecenteschi | An-drea Menetti, Una lunga infedeltà: Luigi Am-brosini, Renato Serra e la vita come letteratura |Note e rassegne: Roberto Gigliucci, Aminta681 e i lupi d’Arcadia | Renzo Rabboni, Le let-tere di Antonio Conti a Madame de Caylus (e unproblema di filologia d’autore) | Nico Naldini,Pietro Savorgnan di Brazzà dal Friuli al Con-go Brazzaville | Fabio Russo, Marisa Madieri:una riflessione | Recensioni | I libri.

Lingua e letteratura

direttore: Carlo Bodirettore resp.: Sergio Pautassocomitato di direzione: Leonardo Capano, Raul O. Crisafio, Mario Negri, Patrizia Nerozzi,Sergio Pautasso, Aurelio Principato, Giovanni Puglisi, Emanuele Ronchetti, Gabriella Schiaffino, Giovanni Scimonelloperiodicità: semestraleeditore: I.U.L.M. - Istituto Universitario di Lingue Moderne - Facoltà di Lingue e Letterature Straniere, Milano - Feltresede della redazione: Biblioteca I.U.L.M. - via Filippo da Liscate, 3 - 20143 Milano tel. 02/89141 int. 216

La rivista è cessata. L’ultimo fascicolo uscitoè il numero speciale 1983-2003.

rivisteria veneta

Bartolomé Esteban Murillo, Battesimo di Cristo, 1655 ca. Berlino, Gemäldegalerie

Rocco Marconi, Il Redentore tra i santi Pietro e Giovanni Battista, primo quarto sec. XVIVenezia, Gallerie dell’Accademia

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notiziariobibliografico55 73

rivisteria veneta

Medioevorivista di storia della filosofia medievale

direttore resp.: Riccardo Quintodirezione: Francesco Bottin, Gregorio Piaia,Ilario Tolomiocomitato scientifico: Marta Cristiani, Gianfranco Fioravanti, Mariateresa Fumagalli,Alessandro Ghisalberti, Tullio Gregory, Alfonso Maierù, Cesare Vasoli, Graziella Federici Vescoviniredazione: Francesco Bottin, Giovanni Catapano, Roberto Plevano, Fabio Zaninperiodicità: annualeeditore: Il Poligrafo, Padovasede della redazione: c/o Centro per ricerche di filosofia medievale “Carlo Giacon” - Università degli Studi di Padova - piazza Capitaniato, 3 - 35139 Padova tel. 049/8274718 - 8274716 - fax 049/8274701e-mail: [email protected]

XXX, 2005Presentazione | Olivier Boulnois, Logique etmétaphysique. Sur les premières propositionsdes Theoremata | A. Vos - H. Veldhuis - E. Dek-ker - K.L. Bom - N.W. den Bok - A.J. Beck -J.M. Bac, Duns in Potency. The Dating of Sco-tus’ Quaestiones super libros Metaphysico-rum Aristotelis, IX, 1-2 and its Concept of Pos-sibility | Giorgio Pini, Univocity in Scotus’Quaestiones super Metaphysicam: the Solu-tion to a Riddle | Peter King, Duns Scotus onSingular Essences | Mary Beth Ingham, TheBirth of the Rational Will: Duns Scotus and theQuaestiones super libros MetaphysicorumAristotelis, book IX, quaestio 15 | Antonie Vos,The Indispensability of Freewill. Scotus canspeak for himself | Gérard Sondag, The Con-ditional Definition of Beauty by Scotus | Do-cumenti: Guido Alliney, The Treatise on theHuman Will in the Collationes Oxoniensesattributed to John Duns Scotus. Appendix: Col-lationes Oxonienses, qq. 18-23.

XXXI, 2006Giovanni Catapano - Riccardo Quinto, Pre-sentazione | Giovanni Catapano, Alle originidella dottrina dei gradi di virtù: il trattato 19 diPlotino (Enn., I 2) | Robert Dodaro, Politicaland Theological Virtues in Augustine, De Tri-nitate | István P. Bejczy, Cardinal Virtues ina Christian Context: The Antithesis betweenFortitude and Humility in the Twelfth Century |Riccardo Saccenti, Quattro gradi di virtù: ilmodello etico dei Commentarii di Macrobio nelXII secolo | Michiel Verweij, The ManuscriptTransmission of the Summa de virtutibus byGuillielmus Peraldus. A Preliminary Survey ofthe Manuscripts | Note e documenti: István P. Bejczy, Two Questions of Stephen Langtonon the Cardinal Virtues | Zdzisław Kuksewicz,Maino of Milan, a Fourteenth Century ParisianAverroist.

XXXII, 2007Cecilia Martini Bonadeo, Presentazione | Thé-rèse-Anne Druart, Al-Fa-ra-bı-, the Categories,Metaphysics, and the Book of Letters | ElviraWakelnig, Metaphysics in al-‘A

-mirbı-. The Hie-

rarchy of Being and the Concept of Creation |Amos Bertolacci, Avicenna and Averroes on theProof of God’s Existence and the Subject-Matterof Metaphysics | Jules Janssens, Bahmanya-r, andhis Revision of Ibn S. ı-na-’s Metaphysical Project |Barbara Canova, Il Dio artefice, S.a

-ni‘, e il pri-mo motore di Metafisica nella dottrina teologicad’Averroè | Heidrun Eichner, Dissolving theUnity of Metaphysics: from Fahr al-Dı-n al-Ra-zı-

to Mulla- S.adra- al-Sı-ra-zı- | Rüdiger Arnzen, The Structure of Mulla- S.adra-’s al-H. ikma al-muta‘a-liya fı- l-asfa-r al-‘aqliyya al-arba‘a andhis Concepts of First Philosophy and DivineScience. An Essay

Paradossoannuario di filosofia

direttore resp.: Margherita Petranzancomitato direttivo: Massimo Cacciari, Umberto Curi, Sergio Givone, Giacomo Marramao, Carlo Sini, Vincenzo Vitielloperiodicità: annualeeditore: Il Poligrafo, Padova (dal 1997)sede della redazione: c/o Il Poligrafo - piazza Eremitani - via Cassan, 34 - 35121 Padovatel. 049/8360887 - fax 049/8360864

2007Le potenze del filosofare. Logos, techne, pole-mos, a cura di Laura SanòLaura Sanò, Introduzione | Stefano Martini,Pólemos come lógos della iatriké téchne.Considerazioni intorno ad alcuni scritti delCorpus Hippocraticum | Alessandro Tessari,Lógos, téchne, pólemos nel catalano RamonLlull | Laura Anna Macor, La destinazione delgenere umano: téchne e progresso morale nel-la riflessione di Friedrich Hölderlin | GasparePolizzi, A proposito di téchne e lógos nel pen-siero di Leopardi: nuove fonti testuali | LauraSanò, La scommessa di Prometeo. Fra Leopar-di e Nietzsche | Barbara Scapolo, Téchne dellógos e lógos della téchne. Note intorno al fa-re poietico-dialogico di Paul Valéry | Mariate-resa Costa, Povertà di esperienza nell’epocadella riproducibilità tecnica | Cristiana Me-scalchin, Spettralità e tecnica nel pensiero diJacques Derrida | Maude Dalla Chiara, Lógose áisthesis nella fenomenologia moderna e con-temporanea.

El Greco, Guarigione del cieco, part., 1567 caDresda, Gemäldegalerie

Lambert Sustris, Noli me tangere, part., 1555 caLille, Musée des Beaux-Arts

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Quaderni di lingue e letterature

rivista della Facoltà di Lingue e Letteraturestraniere dell’Università degli Studi di Veronacomitato di redazione: Gian Paolo Marchi,Bianca Cetti Marinoni, Elio Mosele, Giulia Poggi, Bianca Tarozzisegreteria di redazione: Anna Maria Babbiperiodicità: annualeeditore: Università degli Studi di Veronasede della redazione: Università degli Studi di Verona - Istituto di Lingue straniere - vicolo dietro San Francesco - 37129 Veronatel. e fax 045/8028461

n. 26, 2001F. Arbetti, Le attitudes di Lady Hamilton | R. DiGiuseppe, Subtext in Chiaroscuro: Othello andthe Tragicomic | D. Orsini, L’approche prag-matique du récit théâtral: une propédeutique duroman-mémoires. (Cinna de Corneille et Mé-moires de Madame la Marquise de Frêne deCourtilz de Sandras) | D. Pili, La dislocazionecon ripresa in cimbro: sintassi romanza e sin-tassi germanica a confronto | L. Zamboni, Fran-cesco Bianchini a Londra nel 1713 | Note: L. Bar-tolucci, Qualche nota sulla “Lettera del preteGianni” nella versione italiana n. 1 (ms. II II 39,Biblioteca Nazionale Centrale, Firenze) | L. Ba-salisco, La vita nel lager nella prospettiva di unnarratore fittizio: in margine a Manuscritocuervo di Max Aub | A. Cipolla, Tradizione ma-noscritta e “intenzioni” autoriali in alcuni studirecenti sull’Alexanderlied e il suo modello fran-co-provenzale | V. Gauli, “Mi país es un sitio ima-ginario” intervista a Horacio Vàzquez Rial | G.P.Marchi, Mascheroniana | Recensioni.

n. 27, 2002L. Calvi, Il rinnovato esilio di Caliban in Cali-ban Upon Setebos di Robert Browning | S. DalMaso, La “settimana avanti” e i “giorni addie-tro”: sull’uso di elementi spaziali orientazionaliper l’espressione della temporalità | A. Gallo, Se-duzione e dionisiaco nel tetaro barocco spagno-lo Elencato en la vigüela di Francisco Navar-rete y Ribera | P. Licas, Applicazioni infromati-che, linee guida e contenuti per una lezione ac-cademica ‘assistita’ di lingua francese | H.E. Lom-bardini, La cuestión ortografica hacia 1725 | S. Monti, Il personaggio di Celestina in duedrammi contemporanei | S. Neri, La figura fem-minile e il sentimento amoroso nella lirica di Jo-sé Bergamin | F. Piva, Il “Trionfo della religio-ne” nell’opera di Baculard D’Arnaud | M. Ro-mero Allué, Our lost felicitie. Nostalgia delParadiso nella poesia inglese del Seicento | No-te: N. Erani, Due schede settecentesche. Giuntaintorno alla tragedia del Gravina | S. Pesca-tori, Brodskij filologo italiano? | Recensioni.

n. 28, 2003F. Capozucca, L’androginia come esplorazionedel limite in Novela negra con argentinos di

Luisa Valenzuela | R. Di Giuseppe, Letters andLiteracy in T. Smollett’s The Expedition of Hum-phry Clinker | P. Ligas, Les Tombeaux de Vé-rone di Louis-Sébastien Mercier. Dalle fonti al-le tradizioni italiane | M. Salgaro, Sprechen undVersprechen. Una lettura di Der Branntwein-säufer und die Berliner Glocken (Eine Anek-dote) di Heinrich von Kleist | G. Sandrini, “Youmust say words”. The Unnamable di SamuelBeckett tra romanzo e teatro | C. Stevanoni, Stra-tegie della morte e personaggi difficili | Note: Un’e-sperienza non ordinaria del silenzio | A.Bogno-lo, Le voci di Antigone | P. Zanco, La rivoluzio-ne del destino | D. Mattiuzzi, L’irresistibile pre-senza della vita | G. Grotto, Antigone. Sul per-corso dell’intervento musicale | C. Ferrucci, L’An-tigone di Maria Zambrano. Le stazioni della lu-ce | E. Macola, La ragione di Antiogne nella lettu-ra di Jacques Lacan | M.C. Graña, Dos o tres pa-labres con (y de) Luisa Valenzuela | Recensioni.

n. 29, 2004P. Bellomi, L’annientamento dell’individuo. At-tualità del primo teatro di Fernando Arrabal |M. Degani, Il primo Ihimaera tra racconto e ro-manzo: Tangi | P. Kofler, Sprachunterricht imklassichen Weimar | P. Ligas, Un curioso ‘pre-stito’ dal latino: ab hoc et ab hac | S. Longhi,Destini e enigmi animali | A. Pes, Romance edetective fiction nei racconti di Tasma e M.H.Fortune | S. Pescatori, Pu§kin secondo Propp:La figlia del capitano | G. Sandrini, Approccimetodologici alla Snorra Edda Sturlusonar: l’e-dizione di Anthony Faulkes | Recensioni.

n. 30, 2005Sara Arena, Sphère. Guillevic e la struttura d’o-rizzonte | Maria Cecilia Barbetta, Friedrich Niet-zsche legge le Memorie di Malwida von Mey-senburg, nel 1872 e nel 1876 | Carla De Petris,How Many Miles to Babylon? L’immagine deltreno nella narrativa di Jennifer Johnston | Pao-lo Lago, La scrittura del corpo e il sentimento del-le stagioni (una lettera di Uno stadio del respi-ro di Giovanni Sicari) | Rita Severi, Nota sullaricezione italiana di Casa Guidi Windows di Eli-sabeth Barret Browning | Tobia Zanon, Note peruna lettura retorica delle lettere di M.me de Mer-teuil | Massimiliano Zantedeschi, Strumenti peruno studio sul chisciottismo unamuniano in Ita-lia | Note: Alvaro Barbieri, In margine a un’an-tologia di testi popolari romeni | Pierluigi Ligas,Côme de la Gambe, chi era costui? | Recensioni.

n. 31, 2006Davide Benini, Le costellazioni di significato diCiaran Carson: teorie sulla cultura tradiziona-le dall’interno | Marzia Bonadiman, Dinami-che del colorismo nelle Anime Morte di Gogol’ |Maria Belei, Lo sguardo salvatore in un roman-zo-rivelazione della letteratura romena | Rober-ta Capelli, Presenze arturiane nella lirica ita-liana delle origini (I parte) | Simona Cappella-ri, Improvement e dilettantismo. Per una let-tura comparata di Mansfield Park e delle Affi-

rivisteria veneta

Luca Signorelli, La Flagellazione, part., 1480 caMilano, Pinacoteca di Brera

Tiziano, Incoronazione di spine, part., 1540Parigi, Musée du Louvre

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rivisteria veneta

nità elettive | Matteo De Beni, Francisco Nie-va e l’eredità di Valle-Inclán | Marta Degani,Aroha e il suo potenziale sovversivo, la rappre-sentazioen della violenza nella narrativa brevedi W. Ihimaera e P. Grace | Arap El Ma’ani,Su alcuni prestiti dall’arabo nel francese attuale |Cristina Gatti, Strategie dialogiche e conflitti in-tertestuali: analisi multifunzionale di un dis-corso politico | Stefano Genetti, La statua e lospettro. Su Argos ou la Journèe du Retour, sce-na omerica di Elisabeth Porquerol | Stefano Neri,Le due edizioni del Leandro el Bel (Libro Se-gundo del Caballero de la Cruz) alla luce diun nuovo esemplare | Paola Perazzolo, La Rivo-luzione a teatro. Il caso di La Liberté conquiseou le Despotisme renversé (1791) | MassimoSalgaro, La ricezione di Heinz Werner in Il let-terato e la letteratura di Robert Musil | GianniTomiotti, L’uso del trinidad Creole English nel-la narrativa del primo Sam Selvon (1952-57) |Paola Vettorel, Un possibile modello di analisilinguistica di testi letterari ed espositivi. Un esem-pio applicativo: Free Fall di William Golding |Michelangelo Zaccarello, Appunti sulla “miseen page” del sonetto caudato nelle miscellanee poe-tiche quattrocentesche | Ilaria Zamuner, Il vol-garizzamento catalano Ct. 3 del Secretum se-cretorum ps.-aristotelico e il codice 1474 della Bi-blioteca Nacional di Madrid | Note: Franco Lo-nati, Machbeth di Orson Welles | Recensioni.

Quaderni Veneti

editi sotto gli auspici del Centro Interuniversitario di Studi Venetidirettore: Francesco Brunicomitato di redazione: Tiziana Agostini, Michele Bordin, Eugenio Burgio (segretario),Emilio Lippi, Ricciarda Ricorda, Silvana Tamiozzo Goldmann, Piermario Vescovoperiodicità: semestraleeditore: Longo, Ravennasede della redazione: c/o Longo - via Paolo Costa, 33 - 48100 Ravennatel. 0544/217026 - fax 0544/217554e-mail: [email protected]

n. 40, dicembre 2004Stefano Trovato, Un’ode oraziana dell’umani-sta veneziano Francesco Negri dal Codice Mar-ciano it. XI, 155 (= 6811) | Emilio Lippi, «Per do-minar il mondo al mondo nato». Vita e gesta diSelim I Sultano | Paola Baratter, Una controver-sia settecentesca: la patria di Bernardo Tasso |Claudio Chiancone, Le lettere inedite di Fioren-za Vendramin Sale a Luigi Cerretti (1795-1796)| Javier Gutiérrez Carou, Carlo Gozzi e la Nuo-va Letteraria Veneta Accademia | Fabio Soldi-ni, Percorsi nella scrittura epistolare di CarloGozzi | Recensioni.

n. 41, giugno 2005Emanuela Brusegan Flavel, La “Legenda di glo-rioxi apostoli misier sen Piero e misier sen Polo”(codice Venezia, B.M.C. Correr 1497) | MonicaBianco, Domenico Venier e l’epitaffio di PietroAretino | Rosa Casapullo, Cultura e tendenze lin-guistiche nella prosa autobiografica di suor Ma-ria Arcangela Biondini | Carmen Sari, “Il mioabito di donna m’impaccia anche in questo ca-so”. Alcune lettere di Erminia Fuà Fusinato aPaolo Lioy | Alessandro Cinquegrani, Il minu-scolo canzoniere di Umberto Saba nell’“Antho-logie” di Lionello Fiumi (con sei lettere inedite) |Recensioni.

n. 42, dicembre 2005Lorenzo Tomasin, Sulla lingua del laudario ca-dorino | Luca D’Onghia, Un Witz di Ruzante:“arcombieto” ‘architetto’ (“Vaccaria”, III 48) |Emilio Lippi, “Per dominar il mondo al mondonato”. Vita e gesta di Selim I Sultano (seconda par-te) | Michela Fantato, La dissimulazione onesta:il carteggio Cesarotti-Pagani Cesa | Recensioni.

n. 43, giugno 2006S.M. Barillari, L’‘appendice’ al “Purgatorio” diLodovico di Sur: un tassello per lo studio dei vol-garizzamenti del “Tractatus de Purgatorio s. Pa-tricii” in area veneta | E. Lippi, “Per dominar ilmondo al mondo nato”. Vita e gesta di Selim ISultano (terza parte) | I. Crotti, Immagini diAspasia nel romanzo di Antonio Piazza | C.O.Pavese, “Dell’Iliade d’Omero tradotta in vene-ziano da Giacomo Casanova canti otto”: tre luo-ghi rivisitati | G. Turra, “Le foreste sorelle” di Giu-liano Scabia: poema dell’estro, del divertimento edi Dio | R. Zucco, Sui “Trentanove fonogrammida Mel” di Gigi Corazzol | Recensioni.

n. 44, dicembre 2006Studi su Ernesto Calzavara, a cura di SilvanaTamiozzo GoldmannM.A. Grignani, Lo sperimentalismo di ErnestoCalzavara | M. Chiesa, Prove di lettura per Er-nesto Calzavara | L. Borsetto, Il “bestiario” diErnesto. Per un ritorno sulla poesia di Calzava-ra | M. Bordin, “Prendere per Guermantes perandare a Méséglise”: lingua, dialetto, sperimen-talismo in Calzavara e Zanzotto | I. Panfido,La casa e la terra nella poesia di Ernesto Calza-vara | A. Martinazzo, Metro, ritmo e stile neiversi di Ernesto Calzavara | R. Ricorda - S. Ago-sti - F. Brevini - P. Gibellini - C. Segre, Tavo-la rotonda.

Simplegadirivista di filosofia orientale comparata

direttore resp.: Silvia Voltolinacomitato scientifico: Roger T. Ames, Giuliano Boccali, Pier Cesare Bori,

Hans Baldung, Crocifissione, 1512Berlino, Gemäldegalerie

Seguace di Jan van Eyck, Crocifissione, sec. XVVenezia, Galleria Franchetti alla Ca’ d’Oro

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Adone Brandalise, Raul Fornet-Betancourt,Piero Coda, François Jullien, Marcello Meli, Ryosuke Ohashi, Raimon Panikkar, Antonio Pavan, Antonio Rigopoulos, Paolo Scarpi, Aldo Tollini, Franz Wimmerredazione: Amina Crisma, Enrico Fongaro,Tommaso Furlan, Marcello Ghilardi, Giovanni Leghissa, Emanuela Magno, Giangiorgio Pasqualotto, Paolo Vicentini, Stefano Zacchettiperiodicità: annualeeditore: Mimesis (dal 2006) - via Mario Pichi, 3 -20143 Milano - tel. e fax 02/89403935e-mail: [email protected] web: www.simplegadi.org

a. 10, 2005Editoriale: Giangiorgio Pasqualotto. Dalla pro-spettiva della filosofia comparata all’orizzontedella filosofia interculturale | Tommaso Furlan,Conversazione con Piero Coda | Giovanni Le-ghissa, Conversazione con Franz Martin Wim-mer | Giorgia Arezzo, Conversazione con RaulFornet Betancourt | Emanuela Magno, Con-versazione con Giuliano Boccali e Antonio Ri-gopoulos | Marcello Ghilardi, Conversazione conFrançois Jullien | Enrico Fongaro, Conversa-zione con Ohashi Ryosuke | Ohashi Ryosuke,Zen e filosofia. Continuità di discontinuità | Mar-cello Ghilardi, Eterotopie culturali in NishidaKitarì e Mou Zongsan | Emanuela Magno, Pas-sare attraverso. Osservazioni sull’intercultura |Marcello Meli, Filosofia comparata. Conside-razioni di un comparatista “altro” | Silvia Vol-tolina, Perché si raffredda la minestra.

a. 11, 2006Sentieri di mezzo tra Occidente e Oriente, a curadi Marcello Ghilardi ed Emanuela MagnoAmina Crisma, Dao, ossia cammino. Note inmargine al percorso di riflessione di GiangiorgioPasqualotto | Adone Brandalise, Dopo l’irreli-gione. Filosofia e simbolo nel pensiero dell’inter-cultura | Marcello Meli, Anassimandro, il ni-rukta e la lingua poetica | Stefano Zacchetti,Una nota sull’uso del termine juedui/zettai nelCanone buddhista cinese | Cristina Tanghetti,Oltre l’homologia. Per una rilettura del Simpo-sio a partire dal tema della persuasione | MariaTasinato, Invece della philo-sophia. Agatone:un’altra storia | Valeria Sgueglia, I sé successi-vi. Un’infiltrazione del buddhismo filosofico nelpensiero contemporaneo | Graham Parkes, Lanatura e l’umano “ridivinizzato”. Temi del bud-dhismo mahayana in Così parlò Zarathustra |Enrico Fongaro - Marcello Ghilardi, Filosofiacome pratica. A partire da Il tao della filosofia |Emanuela Magno, L’altro dal logos | Silvia Vol-tolina, Le donne, i cavalier, l’arme, gli amori... |Un classico del pensiero giapponese: Uji di Dogen.

Studi Buzzatianirivista del Centro Studi Buzzati

direttore: Nella Giannettodirettore resp.: Eldo Candeagocomitato direttivo: Alvaro Biondi, Marie-Hélène Caspar, Paolo Conte, Anna Rita De Nale, Mariateresa Ferrari, Eva Vöhringerredazione: Patrizia Dalla Rosa, Cinzia Mares,Isabella Pilo, Mariangela Polesanaperiodicità: annualeeditore: Istituti Editoriali e Poligrafici Internazionali, Pisa-Romasede della redazione: Centro studi Buzzati - via Luzzo, 13 - 32032 Feltre (BL)tel. 0439/888202 - fax 0439/840194 e-mail: [email protected]

a. VIII, 2003Saggi e note: B. Mellarini, Le vie della “persua-sione”: appunti su Buzzati e Michelstaedter | C. Pugliese, The Border, the Desert, the Enemy:Dino Buzzati’s “Il deserto dei Tartari” and J.M.Coetzee’s “Waiting for the Barbarians” | J. But-cher, Dino Buzzati Under Fire: The Italian Pressand “Un amore” | Inediti e rari: B. Demont,Corrispondenze inedite di due spiriti affini: Di-no Buzzati e Marcel Brion | Testimonianze einterviste: M.T. Ferrari, Conversazione con Ma-ria Pezzi | Dal magnetofono: P. Dalla Rosa,Geografia e onomastica de “I miracoli di ValMorel” | Esperienze didattiche: G. Tormen,Dal dipinto all’arazzo: un inconsueto omaggioa Dino Buzzati | G. Mortelliti, Buzzati a tea-tro: un’esperienza della Scuola Media di Chiesd’Alpago | Bibliografie: M. Gallina, Bibliogra-fia e sitografia della critica buzzatiana 2001 |Recensioni.

a. IX, 2004Saggi e note: D. Papotti, I paesaggi della pau-ra nei “Sessanta Racconti” di Buzzati | M. Pe-rale, Buzzati e lo sciamano. Fonti iconografi-che e tematiche del “Colombre” | L. Parisi - A. Guariglia, Sulle innovazioni stilistiche delromanzo “Un amore” | S. Zangrandi, “Tra irami degli abeti i venti principiarono le lorocanzoni”: il tempo nel “Segreto del Bosco Vec-chio” fra dettaglio realistico e trasfigurazionefantastica | E. Holzmann, Die Fabel als Bot-schaft: “La famosa invasione degli orsi in Si-cilia” | Inediti e rari: P. Dalla Rosa, Orsettiinediti per Frances Lobb | Testimonianze einterviste: L. Viganò, Conversazione con Ga-briele Franceschini | Esperienze didattiche:V. Montuori, Un anno buzzatiano per lescuole di Cremona | Bibliografie: M. Gallina,Bibliografia e sitografia della critica buzza-tiana 2002 | E. Besazza, M. Gallina, Alle ori-gini della cronaca d’arte buzzatiana: biblio-grafia ragionata degli articoli 1949-1967 | Re-censioni.

rivisteria veneta

Giuseppe Salviati, Deposizione, 1550-1555Murano (Venezia), chiesa di San Pietro Martire

Andrea Schiavone, Deposizione, sec. XVIDresda, Gemäldegalerie

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rivisteria veneta

a. X, 2005Saggi e note: G. Iacoli, Critica della vertigine.Le forme dell’architettura nei reportages di Buz-zati | M. Cóceres, Donde se detiene la mirada:Buzzati y la crónica policial | C. Pugliese, AnEvaluation of the English Translationsof “Il de-serto dei tartari” and “Un amore” | S. Sini, Ma-teriali e spunti sulla ricezione di Dino Buzzatiin Russia | L. Duma, Dino Buzzati in Albania.La letteratura buzzatiana nella vita di un poe-ta albanese ex-dissidente | Inediti e rari: A. Mez-zena Lona, Una preziosa lettera inedita di Vit-torio Gassman a Dino Buzzati del 1955 | Dalmagnetofono: G. Lopez, I miei incontri conBuzzati recensore, scrittore, amico | Esperien-ze didattiche: N. Alyakrinskaya, Buzzati, cosìsemplice e complicato | Bibliografie: M. Galli-na, Bibliografia e sitografia della critica buzza-tiana 2003 (e integrazioni per la bibliografia de-gli anni 2000 e 2002) | Recensioni.

a. XI, 2006Un impegno che continua, a cura della redazioneSaggi e note: A. Baldi, “I perché di Buzzati”:una corrispondenza con l’infanzia | S. Zangran-di, “Piacquemi, in quel di Fondo, pascere la miavista di una mirabile visione”: note sulla traspo-sizione cinematografica del Segreto del BoscoVecchio | S. Mazzone, Piccola passeggiata diDino Buzzati: un esempio di teatro pittorico | L. Rodziewicz, ‘Aspettando il ritorno di Buz-zati’. Qualche osservazione sulla fortuna e sfor-tuna delle traduzioni di Buzzati in Polonia | B. Mellarini, ‘Il suo amore si chiama Eura’:Buzzati e le figure del mito | Inediti e rari: G. Schiavi, L’Anti“corriere”: un giornale tra lanotte e il giorno | Dal magnetofono: F. Bandi-ni, Presentazione del decimo numero di “Studibuzzatiani” | Esperienze didattiche: A. Ales-sandri, Buzzati a scuola in 3 dimensioni: “Il ca-ne che ha visto Dio” | M. Lui, Un’intera scuolasulle tracce di Buzzati | Bibliografie: M. Galli-na, Bibliografia della critica buzzatiana 2004 |E. Rossi, Sitografia della critica buzzatiana2004/2005 | Recensioni.

Studi duemilleschirivista annuale di storia della letteraturaitaliana contemporanea

direttore: Cesare De Micheliscondirettori: Armando Balduino, Saveria Chemotti, Silvio Lanaro, Anco Marzio Mutterle, Giorgio Tinazziredazione: Beatrice Bartolomeoperiodicità: annualeeditore: Istituti Editoriali e Poligrafici Internazionali, Pisa - Romasede della redazione: c/o Dipartimento di Italianistica - Università di Padova -

via Beato Pellegrino, 1 - 35137 Padova tel. 049/8274841 - fax 049/8274840

n. 2, 2002Poeti del DuemilaRiccardo Held, Prefazione | Otto domande sullapoesia. Interventi di: Edoardo Albinati, Anto-nella Anedda, Alfonso Berardinelli, VitanielloBonito, Franco Buffoni, Marco Ceriani, Mauri-zio Cucchi, Stefano Dal Bianco, Gianni D’Elia,Eugenio De Signoribus, Nino De Vita, Pas-quale di Palmo, Biancamaria Frabotta, MarcoGuzzi, Andrea Inglese, Jolanda Insana, Mas-simo Lenzi, Rosaria Lo Russo, Tommaso Otto-nieri, Claudio Pozzani, Fabio Pusterla, PaoloRuffilli, Gilberto Sacerdoti, Massimo Sannel-li, Francesco Scarabicchi, Michele Sovente,Giacomo Trinci, Patrizia Valdoga, Gian MarioVillalta, Cesare Viviani, Lello Voce | Biografie.

Studi novecenteschirivista di storia della letteraturaitaliana contemporanea

direttore: Cesare De Micheliscondirettori: Armando Balduino, Saveria Chemotti, Silvio Lanaro, Anco Marzio Mutterle, Giorgio Tinazziredazione: Beatrice Bartolomeoperiodicità: semestraleeditore: Istituti Editoriali e Poligrafici Internazionali, Pisa - Romasede della redazione: c/o Dipartimento di Italianistica - Università di Padova - via Beato Pellegrino, 1 - 35137 Padovatel. 049/8274841 - fax 049/8274840

a. XXXI, n. 67-68, gennaio-dicembre 2004, 1-2Scrivere per il cinema, Atti dei convegni (Pa-dova, 18-19 novembre 2003 e 25-26 novembre2004), a cura di B. Bartolomeo e F. PolatoB. Bartolomeo - F. Polato, Premessa | G. Ti-nazzi, Introduzione | Scrivere per il cinema:G. Nuvoli, La sceneggiatura come genere lettera-rio | G. Muscio, Da Pudovkin al Neorealismo:la riflessione teorica sulla sceneggiatura e il con-tributo di Umberto Barbaro | A. Cattini, Il mo-dello della ‘separazione’ | S. Alovisio, La scrittu-ra dello ‘scenario’ nel cinema italiano degli anniDieci: il caso Frusta | L. Pellizzari, Un inedito“Mastro Don Gesualdo” | G. Pullini, EnnioFlaiano: “trattamento” di “Tonio Kroeger” diThomas Mann | S. Bernardi, Pasolini e l’uso del-l’allegoria in “Teorema” | M. Brenta, Il disagiodella scrittura | Scrivere per il cinema, II: A. Co-sta, Non accreditato: Leo Longanesi da “Dieci mi-nuti di vita” a “Vivere ancora” | E. Del Tedesco,Vasco Pratolini: “il romanzo non stacca mai” |M.P. Comand, Sergio Amidei, il ‘guardiano delfaro’ | F. Ivaldi, Moravia che guarda: la prova re-

Botticelli, Compianto su Cristo morto, 1495Milano, Museo Poldi Pezzoli

Caravaggio, La Deposizione, 1602-1604Roma, Pinacoteca Vaticana

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gistica di “Colpa del sole” | F. Andreazza, Versola canonizzazione: la strategia di Verga sceneg-giatore | G. Pullini, Dal romanzo “Graziella” diPatti al film “La seduzione” di Di Leo | D. Garo-fano, La Capria sceneggiatore per Napoli: “Le ma-ni sulla città” | F. Natalini, Flaiano sceneggiato-re di scrittori | C. De Michelis, Conclusioni.

a. XXXII, n. 69, gennaio-giugno 2005, 1Scrittori del Novecento: E. Torchio, SalvatoreSatta. Il peccato di essere vivi | Saggi e note: R. Dal Monte, “Lunghi discorsi col fuoco”. Ma-gia ed esoterismo in Luigi Pirandello | D. San-tero, Il “limite sconosciuto”: Betocchi lettore diLeopardi | N. De Vecchi Pellati, Il paese dell’a-nima. Il mondo di Lisi nel “Calendario dei pen-sieri e delle pratiche solari” | S. Tonin, Marco-valdo in città. Forme di continuità dello spazioin un libro di Calvino | M. Giancotti, Fascismo,fascino, tentazioni di un reporter: “L’odore delsangue” di Parise | P. Volponi, T’impongono i po-tenti un’anima contadina (1980?). Poemetto ine-dito, a cura di Emanuele Zinato | Recensioni.

a. XXXII, n. 70, luglio-dicembre 2005, 2sono atti di un convegno? vedo che c’è scrit-to prima giornata, seconda giornata ecc.E. Del Tedesco - D. Garofano, Premessa | C. DeMichelis, Prefazione | Prima giornata: R. Bi-gazzi, II tempo nello spazio | E. Del Tedesco,Roma 1871. La narrativa per la capitale: roman-zi, cronache e passeggiate | C. Tenuta, “Traffica-vano i suoi cari nel ghetto”. Rese e penetrabilitàdello spazio ebraico nella letteratura italiana traOtto e Novecento | S. Chemotti, Spazio fami-liare. La terra in tasca ai ‘veneti per il mondo’ |D. Garofano, L’‘armonia perduta’: la Napolidel secondo dopoguerra | Seconda giornata: N.Lorenzini, Tecniche di ‘divagazione’ e di ‘erran-za’ nella narrativa contemporanea | R. DalMonte, Luoghi della scrittura pirandelliana:“Tra tanto verde e tanto azzurro” | I. Grotti, Dalportacenere di Pirandello alla pattumiera di Cal-vino. Immagini spaziali del concavo nella narra-tiva italiana del Novecento | S. Tonin, Sulle ne-cessità spaziali del narrare calviniano | A. Mot-ta, Il dove perduto. Spazio materiale e spazioculturale nella memorialistica di fine ’900.

a. XXXIII, n. 71, gennaio-giugno 2006, 1Scrittori del Novecento. Raffaello Ramat a cen-to anni dalla nascita (1905-2005): S. Chemotti,L’esperienza di “Argomenti” (1941-1943) | D. Puc-cini, Raffaello Ramat commentatore dei classici:dall’estetica alla filologia | G. Falaschi, Un’idea diciviltà | Saggi e note: B. Stagnitti, “Al vento danevai/preferisco oggi i docili alisei”. L’opera poeti-ca postfuturista di Armando Mazza: “Lelia la spo-sa perduta”, “Mamma” e “Il padre” | G.P. Giu-dicetti, Le poesie (1922) di Giuseppe Antonio Bor-gese | A. Lise, Montalismi in Umberto Saba | A. Girardi, Saba e Giotti, italiano e dialetto | D. Torrecchia, Lo ‘sguardo narrante’ al di là delpostmoderno. Anna Banti e Paolo Volponi, tra im-magini e racconto | R. Palumbo Mosca, Pinoc-

chio: la lettura metafisica di Giorgio Manganelli |M. Vivian, “Nel bosco sibillino” e la stagione deipoemi nella poesia di Silvio Ramat | Recensioni.

a. XXXIII, n. 72, luglio-dicembre 2006, 2Letterati al cinema: B. Bartolomeo - F. Polato,Premessa | F. Andreazza, Sullo sceneggiatoreitaliano negli anni Trenta | P. Frandini, Giaco-mo Debenedetti cinecritico, sceneggiatore e altro |S. Moretti, In punta di piedi nel bosco manzo-niano. I “Promessi sposi” nel teleromanzo diSandro Bolchi e Riccardo Bacchelli | M. De Borto-li, Romanzo, dramma, sceneggiatura: le oscilla-zioni di Vitaliano Trevisan | Saggi e note: P. Da-niele, Pirandello e il neoidealismo crociano | E.R.dos Santos - P. Taravacci, Gioco di narratori in“Donna Lionora Giacubina”, atto unico di Da-cia Maraini | G. Varone, L’essere tra uomini.Prima della brughiera, dentro la città: la favolatriste di “Erica e i suoi fratelli” | Rassegna biblio-grafica 2003-2004 (con integrazioni per le an-nate precedenti), a cura di Simone Tonin.

a. XXXIV, n. 73, gennaio-giugno 2007, 1Scrittori del Novecento: P. Daniele, Pirandel-lo e Mattia Pascal: poeta e profeta | Letterati alcinema: A. Rondini, Bello e falso. Il cinema se-condo Primo Levi | Saggi e note: F. Targhetta,Religione come repressione: la simbologia sacranella poesia del primo Palazzeschi (1905-1915) |L. Zampese, Una fonte solariana della “Casadei doganieri” | M. De Toni, Cornice narrativae dissoluzione del récit in Italo Calvino | N. Gar-dini, Das Homosexuelle in Soldati | F. Magro,Poesia in forma di prigione. Sul sonetto di Gio-vanni Raboni | P. Lago, Anatomia di viaggi:“Fratelli d’Italia” e “Dall’Ellade a Bisanzio” (sualcuni aspetti della satira menippea in Arbasino).

Studi Petrarcheschi

rivista promossa dall’Accademia Petrarca di Lettere Arti e Scienze di Arezzodirettore resp.: Giovanni Bertia cura di: Gino Belloni, † Giuseppe Billanovich,Giuseppe Frasso, Giuseppe Vellisegretari di redazione: Saverio Bellomo, Carla Maria Montiperiodicità: annualeeditore: Antenore, Roma - Padovasede della redazione: c/o Antenore - via Valadier, 52 - 00193 Romatel. 06/32600370 - fax 06/3223132e-mail: [email protected]

XVI, 2003M. Petoletti, Petrarca, Isidoro e il Virgilio Am-brosiano. Note sul Par. lat. 7595 | D. Piccini,Una “dispersa” da sottrarre a Petrarca: “Il lam-peggiar degli occhi alteri e gravi” e le rime di Mat-teo di Landozzo degli Albizzi | G. Frasso, Un

rotolo dei Rerum vulgarium fragmenta | G. Chiecchi, Il tema consolatorio nell’epistola-rio tra Francesco Nelli e Petrarca | V. Groho-vaz, L’Esposizione sopra ’l primo et secondosonetto del Petrarca di Giulio Camillo Delmi-nio | Miscellanea: M. Praloran, Alcune osserva-zioni sul ritmo nel Canzoniere | Recensioni |Indice dei nomi, a cura di C.M. Monti | Indicedei manoscritti, a cura di C.M. Monti.

XVII, 2004D. Dutschke, Census of Petrarch Manuscriptsin the United States: Supplement II | G. Pap-ponetti - C.M. Monti, La Romana res publicaUrbi Rome di Barbato da Sulmona | I. G. Pap-ponetti, Barbato da Sulmona, Petrarca e Coladi Rienzo | II. C.M. Monti, La Res publica ro-mana scrive alla città di Roma | E. Fenzi, An-cora sulla scelta filo-viscontea di Petrarca e su al-cune sue strategie testuali nelle Familiares | S. Brambilla, Nove sonetti del Petrarca in Ar-chivio Datini | E. Giazzi, Episodi della fortunadi Catullo nel primo Umanesimo: Francesco Pe-trarca, Coluccio Salutati e Domenico di Bandino |É. Pommier, Le portarit de Laure (tavv. I-VIII) |A. Slerca, Christine de Pizan et Pètrarque: l’in-fluence des Rimes sur les Cent balades d’amantet de dame | Miscellanea: G. Frasso, Una sche-da per Tommaso Bambasi | D. Piccini, Un nuo-vo testimone per Sennuccio del Bene | Indice deinomi, a cura di S. Signaroli | Indice dei mano-scritti, a cura di S. Signaroli | Indice delle tavole.

XVIII, 2005D. Dutschke, Census of Petrarch Manuscriptsin the United States: Supplement III | G. Rami-res, Sulle citazioni lucreziane nel Virgilio Am-brosiano di Petrarca | E. Giazzi, La Senile IX 1di Petrarca e l’Inveativa di Giovanni di Hesdinin un frammento dell’Archivio di Stato di Cre-mona (tav. I) | G. Polezzo Susto, Un testimo-ne dimenticato della Posteritati e del Privile-gium: lo zibaldone Sachella | L. Ciccone, Il Car-men funereum per Petrarca di Giovanni Qua-trario | R. Rognoni, Da Le Cose Volgari al Can-zoniere e Triomphi: il Petrarca di Filippo Giun-ti e Francesco Alfieri | Miscellanea: P. Cherchi,“Quosdam historicos” (Rer. Mem. Lib., III 12) |M. Piva, Alcune riprese di Petrarca in Chateau-briand | C.M. Monti, Agostino Sottili studiosodi Petrarca | Recensioni | Indice dei nomi, a cu-ra di S. Signaroli | Indice dei manoscritti e deidocumenti d’archivio, a cura di S. Signaroli.

Testo a fronterivista semestrale di teoria e pratica della traduzione letteraria

comitato direttivo: Franco Buffoni, Allen Mandelbaum, Emilio Mattioli, Gianni Puglisi

rivisteria veneta

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rivisteria veneta

comitato scientifico: Friedmar Apel, Luca Canali, Carlo Carena, Gianni D’Elia,Tullio De Mauro, Giovanni Giudici, Valerio Magrelli, Pietro Marchesani, Henri Meschonnic, Jacqueline Risset, Luigi Russo, Cesare Segre, Giuliano Soria,Maria Luisa Spaziani, George Steiner, Lawrence Venuti direttore resp.: Franco Buffoniperiodicità: semestraleeditore: Marcos y Marcos, Milanosede della redazione: c/o Marcos y Marcos - via Padova, 221 - 20127 Milano - tel. 02/26305145 - fax 02/25902455 - e-mail: [email protected]

a. XVI, n. 32, I semestre 2005Emilio Mattioli, Sulla funzione della traduzio-ne letteraria | Monica Longobardi, “VetëmGishtoja era il suo tumultuoso nome”. La tra-duzione omofonica come risposta all’integrazio-ne culturale | Gabriella Rovagnati, Letteraturainterculturale in Germania: gli immigrati e laconquista del tedesco | Alessandra Bertoldo, À Rebours: le trasposizioni italiane di una co-scienza deliquescente | Ambivalenze vittoriane.Alfred Tennyson e Artur Hugh Clough, a curadi Luca Manini | Franz Werfel, Le Troiane. Il nuovo prologo, a cura di Marzia Bambozzi |Intercalari popolari russi sugli abitanti di diver-se città e località, scelta e traduzione di MariaPia Pagani | Boris Vian, Sette di cento. Tradu-zioni dai Cent Sonnets, a cura di Andrea In-glese | Franco Buffoni, Ricordo di GiovanniRaboni | Franco Buffoni, Ricordo di AgostinoLombardo | Franco Buffoni, Ricordo di MarioLuzi | Quaderno di traduzioni: Luigi Picchi -Fabio James Petani - Angiolo Bandinelli - An-drea Tontini - Giorgia Sensi - Fabrizio Bajec -Massimo Bacigalupo | Recensioni | Segnala-zioni, a cura di Edoardo Zuccato.

a. XVI, n. 33, II semestre 2005Anne Milano Appel, “Tongue Snatchers”: tradurre verso la seconda lingua | Salvatore Ri-trovato, Canone e traduzione: un sistema “de-centrato” | Matrone Di Pitane, Banchetto at-tico, a cura di Federico Condello | Anna Elea-nor Signorini, Il romanzo di Madame de StaëlCorinne ou l’Italie. Le traduzioni e le recensio-ni italiane dell’Ottocento | Giulia Grata, An-drea Zanzotto e la Francia: le traduzioni diPhilippe Di Meo | We Are the Dead: Antologiadi poeti britannici della Grande Guerra a cu-ra di Massimo Bocchiola | Neruda, Heaney ela poetica del “terreno”, a cura di Franco Buf-foni | Derek Walcott, The Schooner Flight, a cura di Edoardo Zuccato | Quaderno di traduzioni: De Vigny/Recalcati, Laederach/Lepori, Piccolo/Raimund, Ashbery/Abeni,Spark/Salerno, Kennelly/Sciarrino, Car-son/Sensi, Bhatt/Buffoni, Das/Buffoni | Re-censioni | Segnalazioni, a cura di EdoardoZuccato.

a. XVII, n. 34, I semestre 2006Sherry Simon, Antoine Berman o l’assoluto cri-tico, a cura di Claudia Vitale e Cinzia Poli, conla supervisione di Emanuelle Caillat | Mar-gherita Ippolito, Onomastica letteraria: percor-si traduttivi con riferimenti a Harry Potter e lapietra filosofale | Christian Dotremont, Legrandi cose, a cura di Silvio Ferrari | Silvio Fer-rari, La poesia di Christian Dotremont | Lucil-le Clifton, Quando mi trovo fra poeti, a cura diElisa Biagini | Gabriella Rovagnati, “E questalingua tedesca [...]. Io ne sono innamorata”. An-tonia Pozzi auf Deutsch | Juan Gelman, Len-zuola, a cura di Martha Canfield | Franco Buf-foni, Keats e la traduttologia | Baldine Saint Gi-rons, Inno al Sublime, a cura di GiovanniLombardo | Mario Fubini, Sulla traduzione |Quaderno di traduzioni: Richard Milazzo/Nan-ni Cagnone, Louise Glück/Massimo Baciga-lupo, Philip Larkin/Silvio Raffo, Jean Flami-nien/Marica Larocchi, Bruno e Raymond Fa-rina/Margherita Guidacci, Max Jacob/Vitto-rio Cozzoli, Simone Weil/Massimo Sannelli,Umberto Saba/Tim Parks, Allen Mandel-baum/Franco Buffoni | Recensioni | Segna-lazioni, a cura di Edoardo Zuccato.

ALTRE RIVISTE SEGNALATE

Inversoquadrimestrale di Poesia

redazione: Raffaello Conti, Francesco Manna,Beppe Mosconi, Roberto Segala Negriniperiodicità: quadrimestraleeditore: Imprimitur, Padovasede della redazione: c/o Francesco Manna, via Eulero, 11 - 35143 Padova

La nuova Tribuna Letterariaperiodico di lettere ed arte

direttore resp.: Stefano Valentini direttore: Giacomo Luzzagniperiodicità: trimestraleeditore: Venilia Editrice, Montemerlo (PD)sede della redazione: via dei Longobardi, 14 -35030 Montemerlo (PD) tel. e fax 049-9901743 - e-mail: [email protected]

Jacopo Bassano, Cena in Emmaus, part., 1538 caCittadella (Padova), Duomo, sacrestia

Giovanni Bellini, Trasfigurazione, 1455 caVenezia, Museo Correr

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55otiziarioibliografico

periodico della Giunta regionale del Veneto

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Giunta regionale del VenetoCentro culturale di Villa Settembrini 30171 Mestre Venezia - via Carducci 32

periodicità quadrimestralespedizione in abbonamento postale art. 2 comma 20/c Legge 662/96taxe perçue - tassa riscossa - Filiale di Padovain caso di mancato recapito restituire al mittenteif undeliverable return to Padova CMP - Italy

ISSN 1593-2869

nbin questo numero

Il “Notiziario Bibliografico”: continuità e innovazione.La realtà del Veneto tra cultura, società, arte, tradizioni, identitàFranco Miracco

In memoria di Anelio PellizzonUlderico Bernardi

Carlo Goldoni: il teatro della vita. Le celebrazioni promosse in occasione del terzo centenario della nascita del commediografo veneziano (1707-2007)Angelo Tabaro

recensioni e segnalazioni

cataloghi di mostre

l’editoria nel venetoLe fonti relative alla storia di VeneziaPetrarca e il suo tempoRitrovamenti monetali di età romana nel VenetoScoperte archeologiche a Este

rivisteria venetaLettere e Filosofia

in copertinaFilippino Lippi (Prato 1457 - Firenze 1504),

Apparizione della Vergine a San Bernardo,1486, olio su tavola,

Firenze, chiesa della Badia Fiorentina

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