Notiziario 2005-11

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ASSOCIAZIONEFAMIGLIE ADOTTIVE PRO ICYC Centrode Protección

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ASSOCIAZIONE FAMIGLIEADOTTIVE PRO ICYCCentro de Protección

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fnil nmid,questo numero del Notiziario è dedjcato in gran parte al Convegno di Lucca. E non potevaessere altrimenti. E'stato un Convegno emozionante, blello e molti di voi ci hanno scritto peresorimere lmDressioni e commenti.Nonostante l'assenza di Padre Alceste eravamo in molti, mai era stato raggiunto un numerocosì alto di presenze {circa 300 persone}, vuol dire che è sempre vivo il desiderio dl incontrarci,di parlare, di portare avanti quel disegno che il padre ci ha affìdato e in cui crediamo conforza.E' stato il convegno dei nostri straordinari ragazzi. Hanno raccontato commossl le emozioniprovate nel tornare in Cile, nel rivedere jl paese in cui sono nati, l'lstituto che li ha accolti.E' stato per loro un viaggio importante, hanno ritrovato una parte del loro passato e oqgi sisentono più maturi, fieri di essere cifeni e felici di avere una famiglia italiana.Ho ripensato alle parole del Padre..."non abbiate paura di questa loro richiesta. quando tor-neranno saranno oiù sereni di Drima".Spero che questo convegno abbia contribuito a fugare tante paure; il bisogno dei nostri figlidi ritrovare le proprie origini è un percorso naturale che noi dobbiamo condividere, standoloro vicini. serenamente.Siamo fellci che al nostro convegno abbiano partecipato i componenti del Direttorio dellaFondazione ICYC, è stata un'occasione preziosa per conoscerci meglio e per afforzare lanostra collaborazione a favore dei bambini cileni.E' stato bello salutare tante persone e darci appuntamento all'anno prossimo. ci aspettiamodi cfescere ancora, e se diventeremo ente autorizzato coroneTemo finalmente il sogno delPadre, che voleva un ICYC grande e potremo iniziare un cammino impegnativo ma sicura-mente più utile sla per le coppie che desiderano adottare che per i bambini che attendonouna famiglia.Cari amici, voglio ring.aziaNi ancora una volta per il modo in cui ci seguite, per l'affetto chemostrate; non fate mancare la vostra presenza, è bello sentire "noi ci siamo, se serye unamano..". La nostra associazione è aperta a tutti, famiglie che hanno adoftato tanti anni fa sisono riawicinate "potete contare anche su di noi". E la generosità di tutti voi ci ha permessodi realizzaÍe progetti importanti. Molto lavoro è ancora da fare, sarà un anno intenso quelloche ci aspetta, a ripagarci il soriso di quei bambini che ai nostri convegni ritroviamo felici con ,la mamma e il oaDà.Le feste natalizie si awicinano e io desidero augurare a tutti voi un buon Natale, un Natalesereno, felice e un anno nuovo da vivere conr gioia, alfrontando con coraggio e con l'aiutodeqli amici i momenti difficili

cianni patombi

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paesi e volti del passato, a comunicarci laloro commozione e la loro forza, a trasmet-terci la loro serenita.Un altro bel momento è stata la presenta-zione da pane dei ragazzt. in coJJaborazio-ne con la dottoressa Orsola Favet deJleloro creazioni aftistiche. L'estro e la fantasiaoei no\l' i egazz è tuftà raccht.rsa 'n q.tel

dipinti, in quelle sculture, in quel lungo len-zuolo con tante affigurazionì, simboli,apparentemente senza signiflcato ma chenascondono una forte "voglÌa di esserct ed j diventare protagonisti".Sono poi Ie nuove famiglie a Taccontare imomenti indimenticabili vissuti in Cile, men-tre le coppie in attesa di adozione, ascoltanoattente, pensavano, speravano, osservanoqualche bimbo che scorrazza lungo la salae cercano di immagjnare come sarà il loro.La partita domenicale ltalia-Cile e senza sto-

ragazzi cileni che dimostrano non solo leioro innegabÌlì capacità sportive. ma ancheun far-play ed una correttezza jn campo daveri professionjsti.l l Convegno di LJcca è il<ifo il Lonvegnodei ragazzi.Gli attori principali sono stati loro, in ognjfase, in ogni piccolo-grande momento essihanno contjnuamente rappresentato eaffermato il loro "Ci sono anch'iol"Ouesta forza sifente che fino a poco fa erasolo embrionale. ormai sta raggiungendouna piena maturjtà.Una nuova generazjone è nata in ltalià,fatta da questi ragazzi con una meravigllo-sa cultura d origine, una forza di vita inim-maginabile. una bramosia di farcela, dimettercela tutta.Sanno che d.r lassù cè chi lt o'se'v.r e Jiguioa.

riai gli italiani soccombono davanti ai Gli amici di Roma ,r,tl

fl Luccn lnnte etnoziottiIl convegno di quest anno si e svolto neJla beJla terfa Toscana e come ogni anno, è stata un ernozlone rrnmergefsl

nelJa splendida realtà delie famiglie adottive pro ICYC.

ouestanno per noi e stato un convegno particolare, perche nei nostri cuori sono entrati lgnazio, Rollerto e

JOrAan.

Siamo due famigJie napoletane. una ha visto coronare rl soqno dj un figljo e laltfa e a rnetà strada pef raggiun'

qere questa feljrità.

lgnazio è qui già da un anno e con jsuot profondi occhr neri ci ha riempito di qioia. Lui viene dai sud del mondo,

da Punta Arenas ed è ritornato nel sud deil ltaiia a Napoli. per portare tanta gioia a mamma e papà.

Oualcuno afferma che non e un bambìino "abije" ma noi tutti sappiarno bene che lgnaza è un bambino "super

abile" e sta venendo su in un niodo splendido grazie ali 'amofe e alle cure deì suoi genjlofi.

Roberto e Jordan sono ancora a OuÌnta. ma noi speriamo di poterli abbracciare pfesto ed essere tutti insieme finai

mente una fam/glia."Sono sempre un bambino di Oujnta' questo e stato jl tema del convegno. un incontro cbe ha fatto riflelfere 5lll l- '

radicj di questi nostri fìgli. e sulia vogiia di ritornare dove tutto ha avuto /nlzro

Ci ha molto colpÌto la sensiili lttà e ia serenjtà d questt ragazzt, ormai maggjorenni. che sono ritornatj in CiJe, nella

loro terra, per ritrovare le Joro otigrnt.

Siamo andati via da questo incontro portando con noi tante belie emozioni; i sorrisl del bamblnj, la loro vivacità

e l'energja che sono capaci di trasmettere. poj la commoziorte Òt Àa Berta. per quanti barnbini avrà cucinato que

sta donnaT Ha detto che le sembrava tutto un sogno. na, Zia Befta non è un sogno, ma e il risultato di tutto cio

\ np p ,ad ' - P , - r h , . oq t rU . l o i n . cn ' . nn i .

Padre Piet come il piu bravo dei papà e con la forza dellamore e stato capace dÌ proteggefe jsuoi angel dal fred

do, della solitudrne. regalando loro la speranza.

A noi ha dato la gioia dj poter abbracciare uno dr questi angeli e rjempife Ie nostre vite con la loro presenza.

Gli amici di NaPoli

4. : t r

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tli'?

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f ' r, : }

C:lri aÌ-nici. f incontro di Lucca. nej

secon{lo anno dalla scontpars;r di

Padr-. Alreste, h.l avuto nel tema

del viaggio' t l centro intorno aJ

quale sono confluite le nostre fif les

sronr e le nostre emozionì

Un vragqio ch-- ha port.rto alcunj di

nor, specralrnente .t lcuni dei nostfi

raqazzr, sulla via deJ |torno verso I

CiJe, una --sperienz.ì che ha toccato

sentrmentl : l volte nascosti, suscitan

do alncne gaure e Incerlezze.

Alrbiaimo conferm.rto la unirità e rJ

valore delJa nostra storia, che PadJe

Alce5te ha ispjrato, percorrendo sen,

I c , . O ' : O d . r n 4 i l ù n , , r . . , 1 ,

guardano bene daiJ espJorare.

Abbiarno 5coperto qu:rnto sja l lelJo

iJ C,le visto con gli oc.hi dei f igJi.

enlusrastl e entozionatJ per avere

crvuto l.ì posstbjl i tà dr vedere con

occhi diver5i cio che avevano lascì.]

to da bjrnbi M.r soprattutto atllli.l

mo apefto una ltnestra verso l l pas-

Sato, lZl stoÌ-rct remola clte I nostri

taqazzt nanìo nel loto cuore, e ahe

-\enlono corne raldtce all, l quale

:ono ancor.tt i.

L ofÌgine e sempfe un punto verso i l

J i , ' - o g ' L n o d , ' I d è ^ ' r e

conti Allora cr viene naturale pen

sare che.ìbbjamo fatto rìigliaia di

chilon-retfi, pfeso aerei, attrav!órseto

Ioce.lno per fare un viaggto, ln

fondo. dentro noi stessj l l vtaqqio

più diff ir j le, le risposte meno como

de. le fagronr e i perche ai quali

dobbjamo une rjsposta.

Es5ere fiuJciti a farJo. ed abbianro

sent r to tes tJmontanze che ce io

n n î o , o , . , ó , r l l o h r , . . o p , L

dolce i l r]tol ' l lo, Jo ha reso l lello per-

cne Trmane per noi un c;nale apef

to trrr il p:r5sarto e jl fLtturo

Accornuno fig]i e qenitorj in questo

sentjmento, perche lndivisibii j nelle

emozron i e perche iJ perco fso

. -n , he , - d ' . ̂ ' ' o . , - , , o , î , c -

me, ten-^ndos j per mano.

Une espetenza di questo genere

unjsce ancoTa di piu, e un dialogo

silenzioso che vale più di parole.

comunque s - .mpre necessar ie ,

come l 'almore.

Tutto.luesto e altro abbiamo condJ-

vÌso nel nostro incontro, per i l quale

con tanta dediztone hanno Javorato

g l i : rm ic i de l cons jg l io e G iannt

Palombi. nostro presidente.

Penso sja doverosa la nostra gratitu

drne per i l Javoro fatto e pure dove-

roso puo essere .lnche proporfe

una lineat di nflessione per j l prossr

mo anno. Ognuno di noi puo css-^

r-. sollecitato a farlo.

Grazie a tutti

Gli amici di Pesaro

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Piu passa il Lempo e pjù la strada

segnata da Padre Alceste si fa più

chiara, e piu grande, tanto da

Poter ospilare oqni volta un îume

ro maggiore di vlaggiatori. Perchéquesro In rearla le ramlqlre cne

hanno partecipato al convegno(ono e vogliono essere: prolagonÌ

sti di un cammino verso I'afferma-

zionb di quelle idee di accoglienza

e di incontro che incredibilmenLe

lrovano .l loro compimento nel

massimo della soddisfazione perso-

nale, diventare fìnalmente genitori. Sotto questo profllo jl convegno di Lucca ancora una volta

ci ha mostrato che quell insegnamento non è stato vano. ll ritrovarsi insieme, ancora quella

strana unione tra aspettative e desideri delle coppie in attesa e sguardi e sorrjsi dei bambini

àrrivati, di quelli piu cresciuti e dei loro genitori.

il tema di quest'anno ha contribuito ancora di più a caratterizzare la particolarità di questo

incontro. Lz consapevolezza delle proprie radici è più che una certezza nei bambjni di Ouinta

e tutîo, anche la partitella di calcio della domenica mattina, contribuisce a rafforzare tale iden-

tità. E non deve quindi stupirci l ' intensità dei racconti dei ragazzi che con parole e jmmagini

hanno descritto il ritorno nella loro terra di nascita. anche se. vista da fuori e senza coinvol-gimenti emotivi di parte, la vicenda deve apparire straordinaria ed unica nel pur complesso e

variegato mondo delle adoztoni. Ecco perche anno dopo anno quei giorni di settemtlre

diventano sempre più indisDensabili.

Gli amici di Firenze

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E', ,\ono stato proprjo contento dj questo convegno.Ero arrivato con tanta preoccupazione, paura che tu|o svanisse nella nostalgia.Giungo all 'albergo venerdì pomeriggio e ci sono già tante persone, saluto con qioia ori amici.Poi si lavora. sì, perché prima bastava la presenza del Padre. Adesso c'è un tema, geniale, da svolgere. tutti.Ognuno if suo contrib'uto: la sociologa, jl video, la testimonianza toccante della madre di lsal:,e:, i raeazzr.AJColto la sig ra Matetic' Lia e Padre Ectot ho la percezjone di incontrare persone coinvolte, che si aTlcchrsconoa loro voita incontrando la grande famiglja italiana.A sorfeggefe tutto la paternità di Padre Petrillo. A chiusura del convegno, evocando con forza I'jmmagtne del pel-legrino medjevale, softolinea come il 'Viaggio" sia un percorso interiore, la ricerca delle proprje radici, del proprioessere più profondo C'è un fÌlo di continuità che fega il viaggio in Cile dei nostri ragazzi, alviaggio compiuto tantianni fa da Padre Alceste per prendersi cura di loro, e poi ai suoi viaggj jn ltalia alla ricerca di famiglie affettuose acuÍ afidare isuoiangeli, e ancora al viaggio nella fede compiuto 400 anni fa da quatro amici che proprro a Luccafondarono I'Ordine a cui padre Alceste appaneneva e da cui tufto è jniziato.'fucoltÍamo in silenzio. anche noi come jl peliegrino medjevale siamo in cammino, alfa ricerca di risposte ar nostridubbi, alle nostre paure, alla ricerca dj noi stessi.Dopo il convegno jncrocio conversano, con un volto radioso mi dice "sj vede che le cose che dite sono vere per-che vi rendono contenti"; e Loredana Baroni uscendo daf convegno mi guarda negli occhi e si propone vogliodare una mano al referente delJa Lombardia"; la guardo, "Dobbiamo diventafe amjci", mi riecheggiano Je parÒ-le di Don Gjussani a Prades. 5ì, amjci come Gianni, Domenico, Rocco, vjto, Roberto, stefano, Biaqro, pomana,Rita. Simonetta...

Altro che raduno di nostalgici, c'è tanta voglia di andare avanti, di continuare il nostro ..viaggio.,.

Francesco Schiavello - Mitano

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Iocelyn ha scelfo una betfa poe\ia di favese per e\pri.mpré i ( pn l imcn f i r hc l c r n rnv2 ne i COn [ fon t i de l SLO

nàe(c : l ai lè (hè hà tr1\t i ,r^ n..r l ' l lal ia dove e Sf.rta

adottata.

La poesia parla delle radici che un paese ti dà: unpaese cj vuole, non fosse altro che per andarsene vja,

ci dice Jocelyn insieme al poeta. Ed è importante

sapere che è li ad aspettarti, quando lo vorrai, in occa

sione del tuo ritorno.

Così ancora una volta una persona adottata ci inse-gna un sentimento che per lei e estremamente impor-

tante: la nostalgia. Un sentimento che non sempre

siamo pronti a cogliere, immersi come siamo in que-

sta bella favola dell'adozione. E ci chiediamo: ma

nostaf gia di che? Ma non sta ilene lei qui, con noi...

se là non aveva niente, né casa né famiglia, perche civuole tornare?

Invece Jocelyn ci insegna quanta vogl,a c'è c1i ritorna-

re. E quanto grande sia il bisogno di rjtornare.

Parlare delle radici, parlare dj questo bisogno che unapersona adottata ha di tornare nel proprjo paese djprovenienza, e spesso un talrÙ. Oggj siamo qui, insje-

me, finalmente per romperlo, nella consapevolezza

che e questo il tema fondamentale per un adottato, equindi iJ tema fondamentale da affrontare in una

famiglia adottjva: la ricerca delle proprie radici, che èla ricerca dell identità.

Ouesta ricerca inizÍa quando nostro figlio o figlia adot

tivi ci pongono le prime domande, quelle sulia pan-

cia, cui cerchiamo di rispondere al nostro megljo:"Mamma rna io sono nato dalla tua pancia?"

Magari hanno solo quattro anni, ma già ci mettono in

difficolta. Ci accorgiamo come sja difficile per noi

rispondere: nessuno ce lo ha maj jnsegnato. Ma cer-

chiamo di fare del nostro meglio, azzeccando forse le

risposte giuste. senza sapere che siamo solo all ' inizio

di una strada sempre più insidiosa. 51, perché via via

che j nostrj figli crescono, le domande si fanno sem-pre pju urgenti e precise, tanto che noi proprio non

sappiamo come rjspondere. Anche perché non atlbia-

mo le informazioni necessarie da dare quando cì chje

dono "Chj sono j miei genitori? Perché mia madre mi6) l ) . . i t r ^ ) n^ \?à À ló i ^a- i7 "

Certo si tratta di richieste assolutamente normali. Solo

che noi, che sappiamo tutlo di noi e della nostra fami-glia, non avevamo mai pensato quanto potesse esse

re importante anche per nostro figlio o fiqiia sapere.

Pensavamo bastasse anche a loro questa belia favola

dell'adozioîe. la storia defla noslra tamiglia. f.r sua

nuova identità. Ma quella è la storia dj oggi, e nessun

individuo può dirsi completo se non possiede la sua

sloria per inlero: il passato con il presenLe. Come si fà

altrimenti a costruìre un futuro?

Così iniziamo ad imparare ascoltando quei bisogni

cosl inaspettati e, per noi, spesso cosi angosciosi. Giàperché ruti, rl,l lf l. glr espertr. j media inlorno a nor.

fìno a pochi anni fa ci hanno detto che la cosa più

importante per i nostri figli, era il loro inserimento

nella nostra famiglia, nella nostra società e nel nostropaese. E questo desiderio della ricerca delle proprie

originl era vjsto come un segno dl un fallimento, del.

nostro insuccesso corne genitori adottivi "se lei vuole

ritornare allora vuol dire che non si è attaccata a noi,

e forse una volta là... non tornerà più"

Per questo c'è spesso la paura di perderli questi figli

cosi desiderati, aspettati. amati.

Ed invece dovremmo limitarci ad ascoltarli, senzapaura, e ringraziarJi per iJ fatto che si aprono a noj,

che parlano di lutio qLesfo con noj. e magari Li chie

dono pure cJj accompagnarli. E' segno di una grande"complicità , di una grande sicurezza che nasce da

tutto I'affetto di cui li abbiamo colmati e dalla dedizio-

ne con cui Ii abbiamo cresciuti.

Ma quando si chiede di tornare? Cè chi inizia dai 1+

anni, quindi con la preadolescenza, ma qualcuno

ritarda a lB e qualcuno attende ancora, magari intor-

no ai 25, o quando ha già messo su famiglia.

Non tutti desjderano compiere una ricerca "attiva"

delle proprie originj, ossia ritrovare la propria famiglia

d i o ' Ìg ;ne. Cè chi v l ro le r ivedere i l suo paese. ch i I r

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stituto, chi, e i dati di alcune Ticerche dimostrano cheè una minoranza, la propria famiglia di nascjta,soprattutto la propria madre.Sono i più coraggiosi? DiffÌcÌte dirlo, dipende dall'etàdell'adozione, dalle storíe, sempre cosi diverse, dairicordi, dalle cicatrici pju o meno dolorose.Talvolta si desidera tornare per far vedere che sj stabene, che siamo salvi, che nessuno potrà píù farci delmale.

Si ritorna anche per rabbia. o per orgogiio. O peramore, quello per ii proprio paese o nel nostro caso,quello per Í bambini di Ouinta, per amore di padre

Alceste. E'lui i, secondo padre che tutti questi ragazzihanno avuto, la loro seconda radice, colui che hadato loro un rifugio, li ha curati ed ha offerto loro lapossibilità di avere una seconda famiglja insteme adun futuro sereno, in una terra diversa.Ouesta e una grande dtlferenza che gioca a favore diquesti ragazzt, I'essere stati accolti a Ouinta, aver vis-suto in quelfa realtè I'adozione non come soggettipassivi, ma finalmente protagonisti della loro storja.ll Padre jnfatti si mobilitava solo quando erano loro achiedere "padre, buscame un papà". Solo allora ini-ziava la ricerca delfa famiglia giusta per loro. quandoerano loro a chiederJo, quando si sentivano e simostravano prontj ad aftrontare questa grandeawentura deÍl'adozione.Ed ecco la seconda grande differenza; poter iniziare ilviaggio di ritorno partendo proprio da lì. dalla basesicura di Oulnta. Non tutti gli adottatj hanno questapossibilità: il viaggio spesso è buio, pieno di paure,non c e un posto sicuro in cui approclare.E, terzo punto di forza, è prezjoso anche poter trova-re ed avere, lì, tutte le informazioni necessarie. Tuttecose che in altri paesi e situazíoni e difficile se nonimpossibile trovare.Un'altra consìderazione da farsi quando ci si apprestaa partire è: "Con chi si compie il viaggio di (iforno?"

Non certo con psicologi, per quanto bravi sono sem-pre degli estranei. E nemmeno con gli amicj. Non sitrafterà di uî viaqgio Lurisrico. e non sarà {,n viaggrofa( ile. Occorre esseTe Insieme alle persone che più ciamano e ct conoscono, a degli adultj che ci voglionobene: j propri genitori adottivi. A voi sta accompa-gnarli, siete quelli che gli sono più vicini.Ma non sarà facile. Dobbiamo esserne lucidamenteconsapevoli. Si vanno a scoprire storie dolorose, sipóssono toccare dei nervi scoperti. Vi occorrerà aiuto,e sarà utile un corso di preparazione. Ma vedrete che

Insieme al dolore si puÒ lrovare anche tanto amore.Lamore di un parente, di un fratelfo. una nonna, ungenitore, o di un amico. senz altro, e lo ripeto, questoe uno dei punti di forza dei bambini che vengono daOuinta, certo sarà I'opportunità per ritrovare un istituto che e stata una casa accogliente, un punto solido,una base in cuj fermarsi. o da cui partire per una ricer-ca ancora più approfondjta della propría storia.Perche Oujnta è già una radice. e una famiglia, laseconda per questÌ bambini cileni. E tornare là nonsarà cosi diffÌcile. Molti vorranno sapere degli amici, etanti si sentiranno attratti da questi bambini, comeloro in attesa dj nuovi affetti, dal loro bjsogno di aiuto.E c è chi tornera anche per loro, chi forse farà più diun viaggia. spinto dal desiderio di aiufarli, di lavorare

Per loro.

Ma se i agazzi di Ouinta hanno dei punti di forza piùdegli altri. anche loro dovranno alfrontare la difficile.rcerc.r della lolo jdeîtjtà. per licompone come in unpu7?le rLrLIi i pezzi della loro sLoria.Spesso, per un adoftato, la sua personalità è comeun imm.rgine allo specchio dr r {,i non riconoscono iconnotati. Un adottato sj chiedei 'A chi assomiglio,qualj sono le mie componentj genetjche?".

E quando sarà adulto e vorrà farsi una famjglia:"Come sarà,1 figlio che potrÒ avere? Di quale razza,con quale patrimonio genetico? Avra malaftie eredjta-f le?" .

Sono domande piu cbe normali, per chjunque geni-tore, ma che per un adottato sì fanno fonte di ango-scia più che comprensibjlj.E sul piano psicologico, come è difficile ricomporreinsieme le due identità; ia persona felice di oggi, quella che h.r tutio Iamore di cui ha bisogno. proprio nonsr rncastra con quella rifiutata e abbandonata di ieri.Spesso una persona adottata vede come due imma-gini riflesse in uno stesso specchio: da una parte unapersona buona e dall'altra una cattiva. Ouella buonache è stata accettata e accolta da voi e quella cattivache e stata respinta dai suoi stessj genitori. Ouantodolore e quanta rabbia!

Ecco. la ricerca delle proprie origini può "curare" tuttequeste ferite, rjcucire queste vite spezzate, ed aiuta aricomporre le immagini in una sola: Iio. la persona dio99i .

Perché solo chi conosce la propria storia e ne ha f,nal-mente il controllo, puÒ sentÍrsi veramente libero diappartenere al mondo e, finalmente, a se stesso.

Anna Genni Miliotti

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5i tratta di un vero e proprio ritorno?

O forse una parte di noi non è mai salita su quel

lungo volo per l ' ltalia ed è rimasta giù a Ouinta con il

Padre e tutti i nostri fratelliT

Per 20 anni non mi sono mai posto queste domande,

poi un g iorno. . .

Sì, quel giorno di fine agosto dello scorso anno, quan-

do ho messo piede nella mia terra d'origjne, si è acce-

sa dentro di me una luce. un gualcosa che mi ha per-

messo di "divorare" ogni istante della mia breve per-

manenza in Cilel

L'aria era magica. ero emozionato e incredulo di esse-

re realmente nella mia terra, di trovarmi in mezzo al

mio popolo, a quelia gente cosi simjle a me che per

troppi anni ho pensato di non vedere mai.

C'erano tutti gli ingredienti per una vacanza speciale

che sarebbe rimasta "il viaggio di una vita".

Il primo sguardo lo rivolsj alle Ande che da li in poi

sarebbero diventate compagne di vtaggio e veTo e

proprio punto di riferimento. Mi "persi" totalmente

nella loro gentile ma maestosa lJellezza. Ad un tratto

una yoce annuncio I'arrivo del pullman e il viaggio

poté effettivamente cominciare.

Salii per primo, poi arrivarono anche le altre famiglie

e fu un momento speciale, salì una ragazza e subito il

nostro sguardo si incrociÒ, iurono suffÌcientj pochi

secondi per capire che le mie emozioni erano come Ie

sue, isuoi occhi neri erano come imiei occhi neri,

stanchi per il viaggio ma vogliosi di cafturare anche il

più nascosto angolo del Cile.

Lo sguardo di quella ragazza cambiò la mia vita, il mio

modo di pensare e di agire, mi sentii maturo, mi sen-

tii per la prima volta un uomo.

Posso proprio dire che grazie a quello sguardo, a

quell'incontro sotto le Ande, mi sono innamorato per

la prima volta. innamorato del cile, innamorato della

sua gente, innamorato di tutti noi, angeli di ouinta.

Non avrer mai immaginalo che per crescere sarei

dovuto tornare in Cile e specialmente a Ouinta.

Si perché se all 'arrivo a santiago mi sono innamorato,

all 'arrivo a Ournta mi è accadula una cos.r molto stra-

na. Potrei dire che si formÒ dentro di me un nuovo

cuore: oltre a quello di f,glio che ha sempre battuto e

baftera per sempre per i miei genitori, sentii dentro un

cuore di papà, un cuore che mi diceva di abbrageiare

tutti i bambini ancoTa a Ouinta, quelli che ci saranno

e quelli che ci sono stati, un cuore che mi faceva capi-

re che per essere felice basta uno sguardo, un saluto

o una carezza dati con amore. Osservando le altre

famiglie e gli altri ragazzi vidi che tutti si comportava-

no allo stesso modo, avevamo i medesimi sentimenti

e la stessa voglia di donare noi stessi ai nostri fratelli

che non hanno ancora avuto in regalo una famiglia

fantastica come le nostre.

Non è difficile capire il perché della nostra somiglian-

za: siamo tutti amici, fratelli e fÌgli di padre Aiceste. .

A disfanza di un anno dal mio viaggio voglio dire che

e un nostro dovere tornare a Quinta.

Molti forse indugiano non sentendosi prontj ad

affrontare un viaggio così speciale, vi posso dare un

consiglio? Non mettete in valigia niente, non servono

vestiti o oggetti deila nostra quotidianità; portate solo

voi stessi, un milione di baci e di carezze e la voglia di

diventare grandi: solo al ritorno sarete veri uomini e

vere donne. E un'ultima cosa voTrei dire alle coppie in

aftesa. Adottando uno di noi non adottate solo un

bambino, adottate anche if Cile con i suoi pregi e i

suoi difetti, adottate Ouinta e il Padre.

Pertanto preparatevi a dlventare anche voi bambini di

Ouinta.

Marcello Rocchi

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espeilenzn belln e unicnll vinggio in [ile:a

|Jt|Ciao a tutti. Mi chiamo Fabiola Saccomandi,soprannominata " Rulito " da Padre Alceste e datunl gli amici di ouinta, ho 17 anni e vivo aPesaro con la mia famiglla da I 3 anni.Da quando sono arrivata i miei mi hanno semprepromesso che saremmo ritornati in CÍle.ll I 5 Agosto di quest'anno siamo partlti con un'al-tra famiglia adottiva che non conoscevamo. Eroemozionata, dl quella emozione che ti lascia unsegno nel cuore.Appena I'aereo è atterrato a Santiago, tante lacri-me e tanti abbracci di gioia e di fierezza per esse-re ritornata nel mlo paese nativo.Una settimana I'abbiamo passata da turisti, siamostati a Santiago, una bellissima città, e nel Desertodi Atacama, dove sono rimasta affascinata dalpaesaggio e dai colori indescrivibili.F' stato tutto molto bello, ma la seconda settima-na e stata quella più impofiante perché daSantiago ci siamo trasferiti a Oujnta.Appena arrivati nell'istltuto ia prima cosa che hovisto è stata la tomba di Padre AJceste, tante lacrlme per il djspiacere e la commozione.Siamo statl a Talca, città natale del mio amlco diviaggio Antonio; e una bella clttà, abbastanza

grande, ma if mio obiettivo era vedere Litueche,il paese dove sono nata.La prima grande emozione I'ho provata quandosulla strada ho visro il cartello "BIENVENIDOS ALITUECHE", abbiamo fatto fermare if taxi e con Imiei genitori ci siamo abbracciatl.Litueche è un piccolo paese, ordinato e pufito;per me if più bello del mondolHo visto I'ospedafe dove sono nata e la Chiesa chec'e di fronte. Con i miei genitori ho girato a piediper le vie del paese provando una immensa com.mozione perche stavo camminando sulla mia Terra.Anche a ouinta ho provato una grande emozio-ne perche considero I'istituto il mio secondoluogo di nascita. Ho incontrato persone chericordavo e che si ricordavano di me e mi sonorivista nei piccoli ospiti che mi saltavano addossoper avere un abbraccio e una carczza.Insomma questo viaggio di ritorno alle origini èstata una esperienza bellissima e unica che mi hadato una carica di positjvità e di vogfia di volarecon fìducia verso tuttj gli orizzonti della vita.Grazie Cile, grazie amici carissimi di Ouinta, gra-zie genitori

Fabiola Saccomandi

GH-F-ffi Per donaziolti all'lstituto di 0uinta

AssociazioneCC n." 35459 CAB 03202 ABI

Agenzia n." 2

Famiglie Adottive pro lcyc - Onlus08327 CIN P Banca di Credito Cooperativo di RomaVia Casi l ina 18881 00132 ROMA

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Cosa significa "bambini grandi"?, in generale si intendon0 bam-bini in età scolare anche se per Ie coppie giovani è già grande unbambino di t re anni .L'ad0zi0ne di questi bambini costituisce una grossa sfida,s0prattutto nell'adozione internazionale. Sono bambini chepotrebber0 essere stati vittime di negligenza, di abusi fisici(spesso generati in famiglia), hanno probabilmente conosciutoparecchie separazioni e/o trasferimenti di casa, istituti, casafamiglia, presentano insicurezza affettiva più o meno grande,disistima profonda, sindr0me dell'abbandon0.Con l'adozione internazìonale, questi bambini vivono anche unar0ttura culturale, un cambiamento di clima, di cibo, di lingua, dimusica, di tratti fisici, di costumi, di abitudin: di vita.E' per queslo che posson0 incontrare problemi di identificazionepersonale, vivere una "doppia-identità", p0ss0no presentareaggressività, mutism0, iperattività, regressione, rivolta, contesta-zioni dell'autorità ed un bisogno intenso di tornare alla ricercadel le loro or igini .Nonostante tutto ciò, questi bambini possono recuperare sicu-rczza, liducia e serenilà con l'appoggio di genitori adottivi chehanno presente tutto ciò e cercano di affrontafo con umiltà elenacia.I bambini grandi arrivano con un passato più 0 meno difficile, maanche con grandi risorse personali. Con I'aiuto dei lor0 genitoriadottivi e, quand0 necessario, con un aiuto più specializzato deiservizi sociali e medici, la maggior parte di l0r0 si integra, recu-perando il ritardo psico-fisico e diventano dei bambini "normali"_Di solito, sùbito dopo I'adozione, il bambino e la sua nuova famFglia con0scon0 un periodo quasi idilliaco, tutto nu0v0, tutto bell0o quasi.Poi, c'è una fase di regressione.ll bambin0 si abitua al fatto che isu0i bisogni di prima necessitàsono soddisfatti ma prende anche coscienza che non rivedrà 0iùla sua famiglia biologica, i suoi amici di 0rfanotrofio, ecc. E' quin-di un individuo nudo, solo, non ha più riferimenti, non gli restasostanzialmente niente del suo ambiente di origine.A questo punto può avere dei comportamenti che i genitori noncomprend0n0, parla solo nella sua língua, rifiuta ilegami affetti-vi che sta intessendo con igenitori, ifratelli, gli amici. Avrà dellecollere, manifesterà la sua opposizione, cercherà di affermare sestesso. Potrà passare da una fase di profonda disistima ad una diauton0mia e affermazione. Per quanto difficili, sono segni p0siti-vi di adeguamento.Da un lato prova una grande sofferenza per avere perso il suopassato, le sue abitudini, il suo paese, dall'altr0 soffre di nonessere stato generato nel suo nuovo ambiente, di essere diffe-rente dagli altri bambini.ll bambin0 adottato quando è già qrande deve vivere all0 stessotemp0 tutte queste difficoltà, tulte d'un colpo.Se molto sostenuto, riuscirà ad adattarsi, ma occorrerà molto

tempo affinché abbia una relazi0ne"n0rmale"coi suoi nuovi geni-tori.Questo è quello che solitamente si sente o si legge quando siparla di adozione di "bambini grandi".0uesto è quell0 che tutti noi sappiamo, o dovremmo saperequando ci awiciniamo all'adozione e ai n0strì ragazzi di ouinta.ouand0 ci si awicina all'adozione si sa che non sì vanno ad acco-gliere bambini che provengono da college (ammettend0 chesiano ragazzi meno problematici), ma dalla strada, e, soprattutto,bambini che hanno subi lo l 'abbandono!Penso che 0gnuno di noi, almeno una volta, si sia soffermato apensare cosa questo p0ssa significare.Facciamo tragedie se ci lascja il fidanzato 0 la fidanzata, per nonparlare delle separazioni o dei div0rzi, molti n0n riescono più adamare un'altra persona e ricostruirsi un futuro. E tutto questoawiene da adulti, con tutti gli strumenli affettivi e razionali peraffrontare una separazions, un dolore, un'umiliazione.C0sa può significare per un bambino essere abbandonato?Come si può minacciare un bambino di "lasciarlo dove lo si è tro-vato?" o "di rimandarlo dove lo si è Dreso?"Su quali basi potrà costruire un rapporto d'amore, di fiducia semanca la base fondamentale: la cerleza che questi genitori nuovi ofuturi (come ho visto scritto da un bambino) n0n lo lasceranno mai!Non dobbiamo dimenticare che isogqetti deboli sono loro, nonnoi, chi perde tutto sono loro. Noi abbiamo la nostra casa, lanostra famiglia, la nostra lingua, la nostra cultura, il nostro mododi ridere, il noslro modo di piangere, di comunicare isentimenti,il nostro lavoro (luogo di pena ma anche di gratificazione spes-so, o comunque di distacco dai problemi).Per loro è una fatica comunicare con noi, capire i nostri gesti, èuna fatica comunicare con i nostri parenti, con i compagni, conle insegnanti, che sono tante.Negli ultimi tempi, diverse coppie si sono trovate in difficoltà,stanno affrontando momenti difficili e chiedono un suooorto checi trova impreparati -Alcune volte siamo rimoroverati di aver voluto far vedere solo ilati positivi delle nostre adozioni senza evidenziare i veri proble-mt .Viene rimproverato che nei convegni si parli sempre in positivo enon si discutano i problemi.Non è vero. ouando le coppie raccontano le loro storie, raccon-tano le vicissitudini, iproblemi che hanno attraversato e stannoattraversando, ma contemporaneamente, nel ritrovarsi insieme,scatta di nuovo Ia speranza che sia possibile costruire una fami-glia, scatta la consapevolezza che la famiglia c'è, sebbene con iproblemi. Si sa che non si è soli perché altri hanno attraversatola stessa s0litudrne, le stesse paure, Ie stesse difficoltà.Si, nei nostri convegni viene esaltato il fatto che la nostra solitu-dine è diventala una famiglia normale, con i problemi dei fìgli checrescon0, che amano la scuola 0 che non danno bu0ni risultati

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negl i studi , che l i t igano con ql i amici , che ci c0ntestan0, chejnvadono i n0str i spazi , che toccano le n0stre cose, che distrug-gono inos t r i mob i l i .Sì , una famigl ia normale nel la sua speci f ic i tà.Parlare di adozione e come affrontar la è una cosa di f f ic i l issima,vi son0 mi l le sfaccettature, mi l le var iabi l i ed è imp0ssibi le t rac_ciarne un prof i lo credibi le per tut te le s i tuazioni .C0me sempre le cose c0mpl ical issime si posson0 r ip0rtare aschemi sempl ic i che permettono dj dare una lef iura del fen0me-no anche se non pretendono di dare s0luzione al le s ing0le si tua-z r0n r .l\,4i aiuto c0n una metafora su bruchi e farfalle utiiizzata da unpedag0gista (di cui n0n r icordo i l n0me) per par lare di educator ie ragazzi portator i d i handicap 0 dtsagio sociale. che mi sono permesso di r ie laborare per par lare di adozioni , spero che I autoren0n me ne vogl ta.Probabi lmente Padre Alceste ci aveva abi tuato a vedere , , farfal-

0uand0 cerchi di afferrare una farfaÌla ti resla un po, di pol-verina sulle dita e una fafalla m0rta in mano.L0 stesso capila quando pensj di c0ntenere la spontaneitàdi un bambin0, di capire I'essenza del su0 essere e del suovjssulo, magari solamente con un f0rmulario, o una meto-dologia razionale.Un p0' di polverina e una triste cosa morta.Le farfaìle di solito non si allevano.Se si vuol vederle v0lare in giardin0 bisogna piantare fiori,cioè creare le c0ndizi0ni favorevoli alla l0ro c.escita esopravvivenza.Non si puÒ "integrare" un bambin0 adotivo in modo diret-t0, magari con i soli atti amministrativi.Bisogna creare le condizioni affinché il bambin0, i genjt0ri,isuoi c0mpagni, la maeslra, j l control lore del bus, ìa com-messa del negozio... si senlano parte di un'est8sa solida-rietà.Pìantare fiorj, aspet'tare le farfalle e poi godere dei lor0movimenti e della loro liberlà.AII'inizìo del percofso adottivo c0mpaiono bruchi, mai far-fa l l e .Bis0gna allenare l'occhio a n0n vedere il bruco, ma la far-falla che verrà.lgeni tor i hann0 progett i , iserviz i fanîo diagnosi , s i crean0aspellative, ma I'osservazi0ne si Iimita al bruc0 e impediscedi vedsre la farfalla.ll bambino capisce se lo guardi come bruco o come farfal-la e si comporta di conseguenza.Formare un genitore all'adozione vuol dire allenarl0 a vede-rs farfalle.Poi 0gnitant0 i bruchi non diventeranno farfalle s molte far-falle soîo velenose.Ma le meîafore restano, appunto perché sono metafore en0n realtà.

le", lut t i noi agl i incontr i , c0nvegni0 sempl ic i cene abbiamo sem-pre visto farfal le, nel le nostre case abbiam0 da subi to accol to farfal le.La metam0rfosi naturale di bruc0, cr isal ideJarfal la per n0i erasemplrcemente una quest ione di tempo. Eravam0 sicur i che lacr isal ide era già una farfal la che aspettava solamenle i l momento0pp0rtun0 per vol teggiare l ibera in c ielo.N0n avevamo nessuna speci f ica preparazione o predisposizionead accogl iere bambini grandi, vedevam0 comunque "farfal le, , .Forse i l segreto è tut to qui , abi tuarci a guardare i l bruco e vede-re farfalle.Certo se si osserva s0l tanlo i l bruco che, appena è in famigi ia, s it rasforma in cr isal ide, racchiuso in un bozzolo senza vi ta appa-rente,che non comunica c0n leslerno, che sta morendo per r ina-scere, e n0n si vede la farfal la, i l bruco è veramente un anima-let lo di f f ic i le da amare.In questo ul t imo ann0 nel l 'avvic inare le c0ppie, eravamo convin-t i d i mostrare farfal le ma gl i a l t r i vedevano bruchi , non avevamocapito che mancava quel pizzico di magia che solamente padreAlceste r iusciva a metterci .l l miracolo che padre Alceste ogni anno r ipeleva ha permesso atanîe c0ppie di crescere e di awicinarst ai bambini "grandi, ,ches0n0 i p iù bisoqnosi di af fet to e che nessun0 vuole. non solo inI tal ia o in Ci le ma in quasi tut t i i paesi dai qual i provengono ibam bini adottabi l i .Quel lo che più colplsce è che l 'età media dei bambini adottat isem0ra legata a scel te del paese d or igine e non al maggi0re omin0re impegno da parte degl i ent i autor izzat i o dei serviz i socia-l i che non r iescon0, o non son0 in grado, di sensjbi l izzare le cop-pie ad apr irs i a questo t ipo di adozione.

Al contrar io m0lto spess0, serviz i social i ed 0perator i degl i ent iautor izzat i sembrano più spaventat i del le coppie e 0r jenlat iquasi a scegl iere "nel l ' interesse" del la coppia e non del minore.Da Quinta provengono ragazzi che hann0 un età superiore aid iec i ann i ne l 59 ,5%, i l 36 ,5% hanno t ra i 5 e i 9 ann i e so t tan -t0 i l 4% ha meno di 5 anni. Ciò è un andamento opposto a quel-lo del le adozioni internazi0nal i da tut t i i paesi che mosîra unnumer0 di adozi0ni del 55% di bambini s0tt0 i 5 anni , del33,5% di bambini da 5 a g anni e solamente per ' i1

,5% dai 10a i 16 an n i .Non0stante questo i fa l l iment i s0no stat i par i a l la media nazi0-na le .0uesto non signi f ica certo che siamo bravi e che con i bambini diQuinta tut to va bene, ma è un fenomeno che deve far r i f let tere.Penslam0 insieme c0sa fare e c0me col laborare con gl i ent i auto-r izzal i per preparare le coppie ad accogl iere bambini grandi, ed inpart icolare al dopo adozione.Ricordando quel lo che diceva sempre i l Padre "Apriamo i lc u 0 r e . . . " e . . .Buone farfal le a tut t i .

i,; ,

Enrico Paucchi

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LIL /''IL

l l convegno di Lucca è da poco finito e già pensiamo al prossimo.ci siamo lasciati dandoci appuntamento a Rimini, invece abbiamo trova-to la struttura che fa per noi a Riccione,E'l 'hotel Le conchigfie, un bellissimo albergo suf mare, con piscina ester-na e grandi giardini. Dotato afl'interno di numerosi spazi comuni, di saleattrezzate dove svolgere i nostri incontri e di un grande auditorium peril convegno.Per i nostri ragazzi possibilità di svago e divertimento.Vi aspettiamo tutti a Riccione nei giorni A - g - lO settembre 2006

Rffirenti dell'Associazione nelle uarie Regioni italianeLa nostfa A5soclazlon-'a'divenf,rlà una fealià rnolto impoft.rnte su tutto i l territorio naziorale. Soflo molte le roppie.che si rjvolgono a noi pef .vefe infornr.rziont, consigli e sosleqno fel loro pefcoTso, pf/ma e dopo l 'adozlone Per f:ìci l i t.rfe colloqui e jncoftriabbiamo pensato di indi,:-re del refefenti dell 'Assoctrzione. r--sidentr nelle diverse Reqionì

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Roberta ZanoliniFrancesco SchiavelloVito FucilliLaredana Caldiero

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Maurizia CofteMichele Benassuti

Romana ZavattaAnna Del Prete

Luciano BeftuccioliRenzino SaccomandiMichele DAnna

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Caterina Spezziqu 135/84I 09 I 3Paolo Boncristiano 335/7 696908

Anna Sorci 3]8/4266556

EnricoPaucchi 333/9831127

Giuseppe La Sala 338/9A47194

Giovanna Musicò 318/368301 4RaccoMamone 338/521A325

Domenico Ramunno 339 /509A285