Nota md bain

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Centro per la Salute Giulio A. Maccacaro Onlus

Via Roma 2

21053 Castellanza (VA)

Ai Sindaci dei Comuni

Aderenti ad ACCAM Spa

11 febbraio 2014

Nota di Medicina Democratica Onlus e del Centro per la Salute Giulio A. Maccacaro Onlus relativamente ai risultati dello studio Bain & Company sulla realizzazione di una Newco tra Agesp, Amga, AMSC e ACCAM

Lo studio in questione, pur con finalità e linguaggi prevalentemente dedicati agli aspetti economico-finanziari, fa emergere diverse conoscenze utili anche oltre la decisione cui sono chiamati enti pubblici e imprese.

Lo studio, nel valutare le implicazioni economiche attuali e prospettiche (con lo scenario ipotizzato) afferma, in estrema sintesi, che :

a) la unificazione delle tre società locali per i settori dedicati alla igiene ambientale produrrà un effetto atteso positivo, le sinergie ipotizzabili determinerebbero una riduzione dei costi di 2,7 milioni (9 %) (attività di raccolta, spazzamento, logistica, staff). Questo risultato era prevedibile, lo studio quantifica i benefici economici attesi (a parità di prestazioni attuali, incluso quantità di rifiuti raccolti e livello di raccolta differenziata). Analoghi risultati possono essere attesi, per le medesime aree territoriali, ove riferiti ad altri servizi pubblici (acqua, gas, trasporti per rimanere a servizi “materiali”);

b) la creazione di una Newco che, oltre alle tre società di igiene ambientale, includa anche Accam ovvero il servizio di smaltimento dei rifiuti non avviati a recupero necessita invece di un articolato scenario al fine di raggiungere un risultato economico positivo (l’unione con ACCAM non determina di per sé sinergie ma, allo stato attuale, accollo di passività).

Questo scenario (Newco comprendente ACCAM) viene riassunto, per gli aspetti di maggiore interesse da parte nostra (tralasciamo gli aspetti relativi ai diversi strumenti e scenari “contabili” presi in considerazione) come segue:

- repowering della linea 1 con incremento della capacità di smaltimento complessive (dalle 105.000 t/a effettive alle 118.000 t/a – per inciso si rammenta che secondo ACCAM l’intervento su entrambe le linee porterebbe – a parità di potere calorifico dei rifiuti – a una capacità complessiva di 128.000 t/a);

- realizzazione di un sistema di teleriscaldamento (a carico dei Comuni, questa iniziativa dovrebbe comportare una modifica della AIA o una nuova autorizzazione per realizzare una centrale termica ausiliaria a combustibili fossili per garantire il servizio in modo continuativo);

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- estensione del territorio di riferimento (+ 163.000 abitanti oltre agli attuali 268.000 dei comuni del Consorzio ACCAM) e incremento dei rifiuti urbani avviati a incenerimento (+ 10.000 t/a);

- durata dell’impianto per ulteriori 20 anni (almeno fino al 2036);

- ottenimento delle incentivazioni per la produzione di energia elettrica e termica dai rifiuti (il 51 % - la parte considerata di origine organica – di 125 euro/MWh prodotto, da scaricare sulla bolletta di tutti);

- incremento della produzione dei rifiuti nel territorio di riferimento e mantenimento del livello di raccolta differenziata sul livello raggiunto (67 %).

L’accettazione del “businnes plan” include lo scenario sopra descritto, in altri termini determina il fulcro della gestione dei rifiuti per i prossimi 20 anni (almeno).

Proprio per questo occorre che i decisori (in primis gli enti locali) valutino e si confrontino, sforzandosi di vedere oltre l’orizzonte economico a breve termine.

Lo scenario proposto è, in sostanza, di “businness as usual” ovvero di evoluzione della gestione dei rifiuti graduale (se non quasi immobile) e senza “forzature” ovvero senza importanti modifiche introdotte per esplicita scelta “politica” rispetto alla situazione attuale.

Non sorprende che una opzione del genere determini “un inceneritore dietro l’altro” come, fino a non molti anni fa, una discarica dietro l’altro, l’unica variante introdotta è se tre imprese dedicate alla raccolta portano a una impresa dedicata all’incenerimento oppure se tutto viene fatto da un'unica realtà un più agevole raggiungimento e superamento del “break down”.

Data questa impostazione è plausibile che scenari alternativi nella gestione dei rifiuti (in parte richiamati) costituiscano delle “minacce” (“potenziali rischi”) per la proposta (anziché delle opportunità per il miglioramento ambientale locale e globale).

Tra le “minacce” allo scenario ipotizzato è interessante rilevare le seguenti:

- la riduzione della quantità di imballaggi in materia plastica eterogenea (raccolta in modo differenziato) inviata a incenerimento rispetto al recupero come materiali;

- l’evoluzione (riduzione) dei flussi di rifiuti (urbani e speciali) a smaltimento per effetto dell’incremento della raccolta differenziata in Lombardia e/o della evoluzione economica;

- modifiche (meno oneri per gli utenti) nel sistema di incentivazione della produzione di energia elettrica da rifiuti;

- evoluzione normativa per la attuazione della “gerarchia “ di priorità in tema di gestione rifiuti (prevenzione, riduzione, riciclo, recupero “versus” incenerimento e smaltimento in discarica). Ad esempio l’incremento dei rifiuti avviati a incenerimento per effetto dei comuni serviti da ACCAM viene considerato sostanzialmente pari (10.000 t/a) alla riduzione dei rifiuti da avviare ad incenerimento per effetto dell’incremento della raccolta differenziata (dal 67 % al 75 %). In altri termini se la raccolta differenziata si incrementasse non vi sarebbe alcun bisogno di repowering rispetto all’attuale stato gestionale dell’inceneritore, viceversa verrebbe sottratta una ulteriore quota a quella (da anni calante) di rifiuti urbani a combustione.

Se questi “rischi” si concretizzassero ben prima del 2036 (proviamo a pensare 20 anni fa come era la gestione dei rifiuti) anzi se, ognuno per le sue competenze, puntassimo su una evoluzione della gestione dei rifiuti verso questi scenari così negativi per l’incenerimento ed i relativi costi (ma positivi per l’ambiente e la salute) cosa succederebbe ?

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Per chiarezza noi ci poniamo e vogliamo costituire uno dei “rischi” per la Newco, non tanto in nome di una generica “resistenza nei confronti dell’incenerimento dei rifiuti” ma in nome della affermazione di un ulteriore “cambio di passo” nella gestione dei rifiuti (e quindi delle merci a partire dalla loro produzione e distribuzione).

Siamo convinti che l’evoluzione sociale, normativa e tecnica nella gestione dei rifiuti siano tali da permettere un percorso di fuoriuscita dallo smaltimento dei rifiuti (inceneritori e discariche) a favore di un ciclo di gestione dei materiali contenuti nelle merci anche alla fine del loro “valore d’uso”, contestualmente alla riduzione della produzione dei rifiuti (meno prodotti usa e getta, più durabilità delle merci, responsabilità estesa del ciclo merce/rifiuto da parte dei produttori) e al miglioramento quali-quantitativo delle raccolte differenziate (rifiuti urbani e speciali).

La sinergia tra le imprese di raccolta oggi operanti libererebbe risorse per il miglioramento e l’estensione della raccolta differenziata, i Comuni potrebbero essere inoltre sostenuti in pratiche verso le attività dell’ente (es “acquisti verdi”) e verso i cittadini e le imprese per ridurre i rifiuti.

A quest’ultimo riguardo deve cambiare l’approccio: da utenti di un servizio ad attori di un cambiamento che ha sia risvolti ambientali che economici positivi. Qualche ente vuole assegnare la redazione di uno “business plan” su questo scenario alternativo per comprenderne opportunità e difficoltà ?

Si tratta di un percorso che possiede delle incognite (ma anche la Newco con ACCAM ne ha) ma è alternativo allo scenario che è necessario per far “quadrare i conti” ad ACCAM ed in cui un inceneritore sarebbe una zavorra da cui liberarsi quanto prima.

Proprio per questo, da ultimo, non condividiamo la proposta del Sindaco di Busto Arsizio di richiedere la “sospensione” della procedura di rinnovo della Autorizzazione Integrata Ambientale (AIA) di ACCAM per diversi motivi.

Il primo è che risulta avvilente sospendere una procedura che è in corso da quasi due anni (senza mai renderne pubblico lo stato), il secondo è che il rinnovo della AIA sta avvenendo senza che siano state integralmente attuate le prescrizioni della AIA vigente con particolare riferimento agli interventi previsti per la riduzione delle emissioni (in particolare di ossidi di azoto) che erano da effettuare entro ottobre 2012.

Per questo riteniamo che la procedura debba proseguire con due possibili esiti:

a) l’impianto continua nella sua configurazione, senza repowering della linea 1, fino al compimento della sua “vita tecnica” (da verificare via via con i rinnovi successivi di AIA) e comunque previa attuazione degli interventi di riduzione delle emissioni di ossidi da azoto da 120 mg/Nmc a 80 mg/Nmc (come prescritto in AIA e dalla oramai vetusta ma inapplicata DGR 6501 del 19.10.2001). Questa scelta comporterebbe la definizione di una data di cessazione (in tempi brevi, comunque entro i 5 anni di validità della AIA) della attività della caldaia della linea 1, e il proseguimento del funzionamento sull’altra caldaia (quella ristrutturata) seguendo il decremento dei rifiuti per dare tempo alla riorganizzazione del sistema di gestione dei rifiuti finalizzato a liberarsi dall’impianto di incenerimento;

b) l’unica altra alternativa che consideriamo è quella per cui l’impianto continua nella sua configurazione senza repowering della linea 1 e senza interventi di riduzione delle emissioni. In questo caso la nuova AIA conterrà i tempi di chiusura definitiva di entrambe le caldaie. Tempi che, necessariamente, dovranno essere contenuti entro e non oltre il termine di 5 anni dalla scadenza della AIA vigente ovvero entro ottobre 2017 (l’AIA vigente è scaduta ad ottobre 2012). In questo caso ci sarà meno tempo per ovviare alla cessazione delle attività di incenerimento e per organizzare un sistema di gestione di rifiuti che non necessiti di incenerimento ma se non si perde tempo è comunque possibile arrivarci.

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Le associazioni che sottoscrivono questa nota, dalla loro nascita (1976 per quanto riguarda Medicina Democratica) hanno promosso l’obiettivo della eliminazione di discariche e inceneritori, pertanto sosterranno con la propria attività e competenza progetti alternativi correttamente impostati tenendo conto della realtà socio-economica territoriale, viceversa continueranno ad opporsi alla conferma e al proseguimento della impostazione attuale come emerge dalla proposta su cui è stato sviluppato lo studio in questione.

Sarebbe peraltro opportuno che i Sindaci e le amministrazioni comunali aderenti ad Accam Spa si “autoorganizzino” per valutare autonomamente tutti gli aspetti (non solo di bilancio contabile) della gestione dei rifiuti nel nostro territorio tenendo conto delle alternative disponibili e che possono essere realizzate nella direzione che abbiamo qui sinteticamente riassunta.

Ringraziamo per l’attenzione e inviamo cordiali saluti.

Per il Centro per la Salute

Giulio A. Maccacaro Onlus di Castellanza

Franco Colombo

Angelo Cova

Giuseppe Marazzini

Luigi Radrizzani

Per Medicina Democratica Onlus

Marco Caldiroli