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IL CALENDARIO DEGLI INSERTI L’ALTALENA DEI PREZZI 1 12 FEBBRAIO LA GUERRA DELLE MONETE 2 19 FEBBRAIO IL PETROLIO A BUON MERCATO 3 26 FEBBRAIO I TASSI SOTTOZERO 4 5 MARZO IL SEGRETO DEL PIL 5 12 MARZO LA LUNGA CRISI DEL DEBITO 6 19 MARZO IL NUOVO LAVORO 7 26 MARZO LO STATO CHE SPENDE 8 2 APRILE

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12 Commenti e inchieste Il Sole 24 OreLunedì 9 Febbraio 2015 ­ N. 39

IMPRESE & LEGALITÀ

Anno giudiziario:buone intenzionie numeri parzialidi Lionello Mancini

S abato 25 gennaio si è tenuta la cerimonia di aper­tura dell’Anno giudiziario nei 26 distretti italia­ni. Sorvoliamo sulle polemiche tra il presidente

del Consiglio e le toghe, seguite alle frasi non felicissi­me pronunciate da alcuni alti magistrati che parlava­no nella loro veste ufficiale.

Colpisce, invece, il quadro d’insieme fornito daicapi degli uffici giudiziari, in particolare sulla diffu­sione della corruzione, sul contrasto alle mafie, sulradicamento della criminalità organizzata al di fuoridei territori d’origine, tratteggiati con parole dram­matiche e molto dure per il futuro a tinte fosche cheattende l’Italia.

Per limitarsi a pochi esempi, secondo il presiden­te della Corte d’appello di Milano «la ’ndranghetasta occupando il Nord», grazie a «un’interazione­occupazione nel tessuto dell’economia, della socie­tà e delle stesse istituzioni»; con accenti analoghi èstato evocato l’Expo e il fallimento delle misure an­ticorruzione.

A Roma il Procuratore generale ha lanciato l’allar­me sulle infiltrazioni mafiose nel mondo del calcio, aReggio Calabria sul porto di Gioia Tauro, definito il«loro porto» (dove «loro» sono le ’ndrine); Messina èindicata come la città in cui il pizzo imposto alle im­prese è il più alto d’Italia, mentre da Palermo il presi­dente della Corte d’appello avverte che ormai «i bosssono infiltrati negli enti locali». 

Nonostante le ottime intenzioni che inducono a ta­li allarmi ed esclusa ogni volontà di danneggiare il Pa­ese da parte degli uffici giudiziari (meritoriamenteimpegnati a contenere le patologie più gravi) restache la fotografia fornita – specie agli osservatori este­ri – è quella di un’Italia fuori controllo, in mano a ordedi delinquenti che distruggono ricchezza e minaccia­no chi voglia crearne.

Ovviamente le cose non stanno così, ma l’effetto diimmagine prodotto è dannoso per il nostro bisogno dicredibilità internazionale.

Per questo risulta ancor più avventato il vecchio vi­zio di non considerare il contesto in cui risuonano si­mili analisi, per quanto pensate e prodotte in totale buona fede.

È infatti improvvido trasformare una somma par­ziale di evidenze giudiziarie in apodittiche (e apoca­littiche) tesi sociologiche, utili ai titolisti, ma che nonaccrescono la comprensione dei fenomeni criminali.

Una modalità dannosa, non suffragata da uffici stu­di o da specialisti in analisi statistica e che dunquenon discerne il grano dal loglio, finendo – per esem­pio – per gettare in un unico girone infernale interecategorie sociali, generalizzando concetti che ha in­vece senso focalizzare dopo una retata di funzionaricorrotti o di imprenditori collusi, purché ci si limiti aquei nomi e a quei fatti.

Il magistrato non è chiamato a produrre quadri sta­tistici e, se lo fa, deve accuratamente ribadire che sitratta di dati riferiti a una specifica area, che non pre­tendono di descrivere l’andamento di un fenomeno eche si tratta, sostanzialmente, di annotazioni perso­nali, ancorché ispirate, di chi le stila.

Ben altro peso hanno i report scientifici della Bancad’Italia o dei diversi centri studi che, anno dopo anno,comunicano flussi realistici e correttamente gestiti.

Le toghe dovrebbero sempre tenersi alla larga daimessaggi a effetto, utili solo a fuggevoli appagamentipersonali o a schermaglie di categoria.

Perché è così che spuntano cifre a casaccio, come i60 miliardi l’anno bruciati in corruzione: un’inven­zione statistica lanciata due anni fa dalla Corte deiconti, più volte confutata, ma ancora oggi scritta neidocumenti, rilanciata in Rete, nei convegni e nellechiacchiere da bar.

Sarebbe molto più utile al loro ordine e al Paese sei responsabili degli Uffici giudiziari contenessero levelleità sociologiche nel momento di massima au­dience data dall’apertura d’Anno giudiziario, per de­dicarsi con rinnovata cura ad aggiornare i risultaticonseguiti dai loro uffici in termini di efficienza, dirisultati e di obiettivi da raggiungere in nome del po­polo italiano.

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Domenico Rosa

La semplificazionedovrebbe partiredalle norme in vigore

Si parla tanto di progetti di semplificazione per i cittadini e leimprese. Ma non basterebbe mettere

in pratica le norme che già esistono? Di «decertificazione», per esempio, si parla da tempo: l’amministrazione non dovrebbe più richiedere ai cittadini la presentazione di documenti già in suo possesso o già detenuti da altre amministrazioni. Eppure, come ho potuto provare direttamente, siamo ancora lontani da questa facilitazione. Ho cambiato residenza, ho fatto la mia coda pazientemente in Comune e pensavo di aver risolto. Invece ho dovuto 

riattivarmi per aggiornare la tessera Asl con il nuovo indirizzo: altro ufficio e altra coda. Per una pratica che ha richiesto un minuto e alla quale gli uffici potevano provvedere autonomamente. 

A. C.email

Triton non scoraggia gli sbarchiLe grandi aspettative sull’operazione Triton sono andate deluse. Avviata a novembre, con la partecipazione di più Paesi Ue, sembrava potesse arginare meglio di Mare Nostrum i flussi di immigrati dalle coste del Nordafrica. Ma dopo più di due mesi dall’avvio, nonostante le condizioni meteo inclementi, sembra che gli sbarchi non siano calati, anzi siano addirittura superiori a quelli del 2014. 

R. U.email

LettereLe lettere vanno inviate a:

Il Sole­24 Ore "Lettere al Sole­24 Ore"Via Monte Rosa, 91

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La tiratura del Sole 24 Ore di oggi 9 febbraio 2015 è stata di183.233 copie

di Adriana Cerretelli

u Continua da pagina 1

Isegnali che l’eurozona sta imboccandouna china pericolosa sono inequivoca­bili. Se a Berlino Schauble e Varufakis

non hanno fatto niente per nascondere l’abisso che li divide, probabilmente anche auso delle rispettive opinioni pubbliche che stanno su opposte barricate, quell’abisso in­sieme alla decisione della Bce di chiudere dall’11 febbraio i rubinetti della liquidità alla banche elleniche ha spinto i greci a rinserra­re i ranghi, a scendere in piazza ad Atene peresprimere il sostegno al Governo. 

«Syriza manterrà le promesse elettora­li, il Governo negozierà duramente per la prima volta da anni e metterà la parola fi­ne alla troika e alla sue politiche», ha di­chiarato in parlamento subito dopo l’in­contro di Berlino il premier Alexis Tzi­pras. «Non cederemo ai ricatti, non soc­comberemo, non abbiamo paura, non torneremo indietro», gridavano intanto i 

manifestanti fuori, in piazza Syntagma. Brutti segni. Il nazionalismo greco è

un’idra pericolosa, può diventare suicida e incontrollabile, dice la storia del paese. «Quella dell’Europa è una storia di disac­cordi e compromessi», aveva ricordato qualche giorno Tzipras in visita a Bruxel­les alle istituzioni europee. «Io devo tenerconto del voto democratico e degli impe­gni europei», aveva aggiunto fissando i suoi paletti negoziali. 

Questa volta nessuno può permettersi illusso di tirare troppo in lungo le trattative né di arroccarsi su una mitragliata di no ina­movibili. Bisogna decidere presto per non risvegliare troppo i mercati. Anche per questo, memore del contagio scatenatosi tre anni fa, Draghi ha fischiato subito la finedella ricreazione: per la Grecia ma anche per l’Eurogruppo, chiamato a decidere al più presto su una crisi che tra l’altro ha già visto scendere in campo l’America di Oba­ma e la Russia di Putin a fianco delle riven­dicazioni della nuova Grecia:  la prima 

spezzando la sua lancia a favore dei suoi ap­pelli alla crescita per sanare i debiti, la se­conda pronta a erogarle aiuti qualora quellieuropei venissero meno.

Oggi e domani di Grecia si parlerà al G­20 dei ministri finanziari a Istanbul. Il gior­no dopo, mercoledì 11, cioè lo stesso giorno in cui la Bce cesserà l’erogazione di fondi adAtene, si terrà a Bruxelles la riunione stra­ordinaria dei ministri Eurogruppo alla qua­le Varufakis si presenterà con il piano pre­ciso circa le intenzioni del suo Governo, ap­parentemente deciso a non chiedere la proroga del programma di assistenza euro­peo, che scadrà a fine mese. Il giorno dopo sarà il vertice Ue dei capi di Stato e di Go­verno a pronunciarsi, si spera anche con in­dicazioni precise. Da trasmettere alla nuo­va riunione dell’Eurogruppo in calendario per il lunedì successivo. 

Se prevalesse lo spirito costruttivo, nelgiro di una settimana la partita greca po­trebbe  dunque  chiudersi  rapidamente, senza morti né feriti. Ma notoriamente 

l’Europa non si distingue per i riflessi pron­ti. E poi l’accordo è obiettivamente molto difficile da raggiungere: per i creditori co­me per il debitore. Se i primi non intendonoperdere (troppi) soldi, il secondo non può perdere (troppo) la faccia. 

Di mezzo ci sono non solo la credibilità egli interessi dei singoli attori. Ci sono le rea­zioni delle pubbliche opinioni europee, piùo meno tutte sedotte dalle sirene del nazio­nalismo, del populismo e del sempre più scarso europeismo, ostili per una ragione oper l’altra ai partiti tradizionali e ai governi in carica. C’è l’esigenza di fare qualche ine­vitabile concessione alla Grecia senza peròcreare precedenti che inducano gli altri Pa­esi sotto programma a pretenderne altret­tante. C’è l’imperativo di salvare l’euro da se stesso. Per combinare insieme tutte le tessere di questo puzzle apparentemente impossibile, ci vogliono una volontà politi­ca collettiva forte e una lungimiranza non da meno. Ci saranno? 

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Dal G20 all’Eurogruppo

Non solo euro nel braccio di ferro Atene-Bruxelles

LE INIZIATIVE DEL SOLE 24 ORE

Capire l’economia in otto passi Da giovedì «Il giornale della famiglia»: i grandi temi spiegati a tutti

Per quale motivo dovremmopreoccuparci di prezzi semprepiù convenienti? Perché lagrande attrazione esercitata dal

franco rispetto alle altre valute si trasfor­ma in un pesante fattore di debolezza per la Svizzera? Che cosa significa uscire da un’unione monetaria o da un cambio fisso? E ancora: è possibile investire benei propri soldi in un’epoca di tassi sottoze­ro? Come mai la crescita del Pil corre negli Usa, è lenta in Europa e arranca in Italia? Quale lavoro arriverà con la ripresa, un po’ fisso e un po’ flessibile o ci riscopriremo tutti lavoratori in proprio? 

L’economia irrompe ogni giorno nellavita quotidiana con le sue domande incalzanti. I paradossi che vi trovano espressione nascono dall’incontro di tanti fattori. C’è, innanzitutto, la com­

plessità stessa delle leggi economiche. Poi, la profondità della lunga crisi in corso dal 2007. E, infine, la correlazione sempre più stretta degli eventi su scala globale: una decisione degli sceicchi dell’Arabia Saudita sul petrolio mette oggi in ginocchio i conti dello Sato e il tenore di vita in Venezuela o in Russia e, al tempo stesso, consente ai cittadini americani ed europei di risparmiare una grande quantità di denaro nei loro rifornimenti di carburante per l’auto.

Proprio quelle domande dal tono paradossale rappresentano il punto di partenza per arrivare alla comprensio­ne. Infatti, la sorpresa di fronte alle grandi scosse dell’economia attiva la la leva della curiosità, il desiderio di sape­re. Ruscire a sciogliere quegli interroga­tivi significa capire che cosa succede intorno a noi e ai nostri ragazzi, quali ne sono le conseguenze per la nostra vita e 

come possiamo calibrare meglio le nostre scelte. 

Da questa esigenza di orientamento nasce «Il giornale della famiglia», la nuova iniziativa editoriale di divulgazio­ne economica che Il Sole 24 Ore propone per otto giovedì a partire da questa settimana. Si tratta di inserti monografi­ci realizzati dalle firme del nostro quoti­diano, che vogliono fornire un’informa­zione esauriente sulle grandi questioni sollevate dall’attualità.

La buona conoscenza inizia dalla chiarezza e dalla precisione. Per questo «Il giornale della famiglia» accompagna i lettori nel viaggio attraverso gli otto temi ponendosi dal loro punto di vista, senza dare mai nulla per scontato, adottando uno stile rigoroso, agile e coinvolgente. E fornisce ogni volta una chiave di lettura di dall’immediata riconoscibilità: la prima pagina ha il compito di allineare i fatti lasciandone emergere tutte le implicazioni economi­che; le pagine centrali ruotano attorno alle due nozioni fondamentali, anche contrapposte, che vengono chiamate in causa, spiegandole con un corredo di strumenti dalla lettura rapida(doman­de­e­risposte, pro­e­contro, glossari, grafici "parlanti” , spiegazioni visuali); l’ultima pagina, infine, raccorda il tema della puntata con le scelte di risparmio della famiglia.

Primo appuntamento, dunque, giove­dì 12 febbraio. L’argomento che apre la collana è «L’altalena dei prezzi». Il puntod’attacco, in questo caso, è rappresenta­to dalla decisione della Banca centrale europea di lanciare il “quantitative easing”, un massiccio programma di acquisto di titoli di Stato per immettere liquidità nel sistema economico e scon­giurare il pericolo di una spirale al ribasso dei prezzi. Questo rischio si chiama deflazione ed è una delle due parole chiave ­ l’altra, contrapposta, è l’inflazione ­ alle quali è dedicato l’ap­profondimento centrale. «Cosa fare...» è la rubrica che, nell’ultima pagina, offre indicazioni puntuali rispetto ai principa­li scenari di investimento ipotizzabili. 

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I TEMI CALDI DELL’ATTUALITÀLa paura della deflazione,la guerra delle valute,il potere del petrolio,l’era dei tassi sottozeroe il cantiere dei nuovi lavori

IL CALENDARIO DEGLI INSERTI

L’ALTALENA DEI PREZZI1 12 FEBBRAIO

Caldo. Coppi e la Dama Bianca trovandosi a letto sentirono arrivare i carabinieri e si rivestirono in fretta e furia per non esser colti in flagrante. Ma, dopo l’irruzione, un maresciallo posò il palmo della mano sul materasso e disse: «È ancora caldo». I due, quindi, furono arrestati.

Vestaglie. Vestaglie regalate da Mussolini a Claretta Petacci: quindici.

Bianca. Mussolini, adocchiata la Bianca Ceccato segretaria de “Il Popolo d’Italia”, di appena 17 anni, la ubriacò di champagne, quindi la spinse in una squallida camera d’albergo e lì la prese.

Paradiso. Vittorio Emanuele II, avendo constatato che sotto le parigine non portavano niente, disse alla cattolicissima Eugenia moglie di Napoleone III: «Dinanzi ai miei occhi s’è aperto il Paradiso».

Quattro. Teresa Guiccioli, ravennate, contessa, bellissima: fianchi larghi, vitino da vespa, seno prosperoso, riccioli biondi che vaporosi e lucenti incorniciavano il viso, occhi grandi, bocca tumida, naso sottile. Incontrato lord Byron in età di 19 anni, accettò, benché sposata, di chiudersi in camera con lui e di non uscirne che dopo quattro giorni.

Dieta. Lord Byron, sempre in nero, dieta a base di biscotti, acqua di seltz e patate.

Specchi. La contessa di Castiglione coprì tutti gli specchi di casa per non vedersi invecchiare, usciva poi solo di notte vergognandosi della bellezza perduta.

Violino. Il violino che si vede in Palazzo Doria­Tursi a Genova è il Guarneri che Antonia Bianchi fracassò in un empito di gelosia verso l’amante Paganini. Paganini chiamava quello strumento, il suo preferito, “«il mio cannone». Restaurato, lo suonano oggi i vincitori del prestigioso premio Paganini per violinisti debuttanti.

Helene. Helene von Feuerbach, sposata da appena tre mesi, incontrato Paganini, lasciò immediatamente il marito.

Rimedi. Rimedi contro la sifilide suggeriti dal grande medico Siro Borda (1764­1824): latte d’asino, fumo d’oppio. Paganini si sottopose volentieri alla cura, e gli venne la diarrea, e perse i denti.

Lamento. «Qui non ci è garzoni, qui non ci sono femmine. Che casa di cazzo è questa?» (lettera di Niccolò Machiavelli dall’esilio, anno 1513).

Ermellino. «Si dice che il male del Signor Ludovico è causato da troppo coito di una sua puta che prese presso di sé, molto bella, parecchi dì fa, la quale gli va dietro dappertutto, e le vuole tutto il suo ben e gliene fa ogni demostratione» (lettera di Giacomo Trotti, ambasciatore a Milano dei duchi d’Este, a proposito di un deliquio in cui era caduto Ludovico il Moro. In effetti il duca in quel momento, benché prossimo alle nozze con Beatrice d’Este, era preso da Cecilia Gallerani, di anni 16, ritratta poi da Leonardo ne La Dama con l’Ermellino).

Sorelle. Caligola obbligava sempre una delle sorelle a sdraiarsi sul triclinio davanti a lui, e la prendeva quindi continuando a mangiare, indifferente alla presenza della moglie. Aveva anche amanti maschi e combinava poi che questi si giacessero con queste sue sorelle. Del resto, da ragazzino, sua nonna Antonia lo aveva sorpreso mentre deflorava la sorella Drusilla, la cui morte, molti anni dopo, lo avrebbe gettato nella più nera disperazione.

Extaliosa. Timele, celebre in Pompei in quanto fellatrice ed extaliosa.

Notizie tratte da: Cinzia Giorgio, Storia erotica d’Italia. Gli amori, gli scandali, il sesso e la vita privata. Newton Compton Roma. Pagine 330,€ 9,90.

Da Caligolaalla Dama Bianca

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