Non più “Homo homini lupus” -...

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Rotary Club Bari Castello Numero 4 - Gennaio-Febbraio 2010 3 3 L’Editoriale di Vinicio Coppola 4 Bari sotterranea Itinerario archeologico di Piero Schino 6 Ostetricia e Ginecologia: “Il R.C. Bari Castello incontra il Congresso” di Alfredo Conte 7 “Il mondo dei social network e il Rotary” di Livio Paradiso e Nicola Abbate 8 L’energia e lo Sviluppo Sostenibile 10 Novembre mese della Fondazione Rotary di Nicola Laricchiuta 11 Una domenica insieme agli amici del RC Barletta di Antonello Bono 12 Assemblea del Club: Elezione C.D. 2010/2011 e Presidente 2012/2013 12 La partita: Bari - Juventus di Antonio Patano 13 Un Concerto di armonia e speranza: End Polio Now di Piero Schino 16 Adolfo Grassi, ovvero la magia del colore: dal nubilio al sereno di Vinicio Coppola 16 Inner’s Corner 17 Gita a Roma di Alfredo Conte 17 Inter-action di Francesca Massarelli 18 Sotto la Lente 4 Gennaio-Febbraio 2010 Anche in un mondo egocentrico, come quello attuale, pro- sperano istituzioni e associazioni che puntano ad alleviare, sia pure nei limiti delle loro possibilità, le tante miserie del mondo. Il nostro Rotary ne è una riprova. Pur facendo parte della stessa società, spesso chiusa e gretta, propugna com- portamenti diametralmente opposti. In altri termini, tenendo fede agli insegnamenti del fondato- re Paul Harrys enunciati agli albori del Novecento, il sodali- zio dalla ruota dentata invita a mettere in atto ogni proposi- to per proiettarci fuori dal nostro immediato orizzonte e al di là del nostro tempo, impegnando qualsiasi risorsa per un obiettivo altamente etico ed umanitario: far sì che anche i diseredati e i meno fortunati abbiano la possibilità di usu- fruire di vantaggi - meglio sarebbe definirli privilegi - che so- no per lo più a portata di mano delle classi più abbienti. Alleviare le sofferenze, eliminare le ingiustizie, tendere una mano a chi è in ginocchio deve essere l’imperativo categori- co al centro del nostro «modus vivendi»: non più “homo ho- mini lupus” (ogni uomo è lupo per gli altri); non più una na- tura egoista, come sentenziava Thomas Hobbes, ma una na- tura fondata sulla libertà e sulla tolleranza, come ribatteva John Locke. Insomma, dobbiamo guardare agli altri, e non pensare esclu- sivamente a noi stessi e ai nostri interessi. Ce lo ricorda, tra l’altro, un particolare evento rotariano che ebbe luogo no- vantatre anni fa, nel 1917. Accadde al congresso di Atlanta: durante i lavori, l’allora presidente Arch Klumph manifestò ai partecipanti la necessità di creare un fondo per finanziare attività volte al progresso e al benessere degli uomini. Scopo prioritario: “Fare un po’ di bene nel mondo”. L’assemblea non ebbe esitazioni e aderì in pieno alla lode- vole proposta umanitaria. Nel 1928 – in occasione del con- gresso di Minneapolis – furono compiuti altri passi in avanti, con la nomina dei primi consiglieri di amministrazione. Due anni dopo l’istituzione fu regolamentata come ente fiduciario e successivamente venne ratificato l’atto costitutivo per dar vita ad una società senza fine di lucro: la Rotary Foundation, “il più bel dono che il Rotary internazionale potesse fare al- l’umanità”. “Fare un po’ di bene nel mondo”, raccomandava dunque Arch Klumph. Un piccolo sacrificio può contribuire a ridare la salute ad un infermo, il sorriso a un bambino, la speranza all’emarginato. Basta poco, in definitiva, per rendere felice il prossimo, e avere il cuore in pace. L’Editoriale di Vinicio Coppola Non più “Homo homini lupus”

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Rotary Club Bari Castello

Numero 4 - Gennaio-Febbraio 2010 3

3 L’Editoriale di Vinicio Coppola

4 Bari sotterraneaItinerario archeologico di Piero Schino

6 Ostetricia e Ginecologia: “Il R.C. Bari Castello incontra il Congresso”di Alfredo Conte

7 “Il mondo dei social network e il Rotary”di Livio Paradiso e Nicola Abbate

8 L’energia e lo Sviluppo Sostenibile

10 Novembre mese della Fondazione Rotarydi Nicola Laricchiuta

11 Una domenica insieme agli amici del RC Barlettadi Antonello Bono

12 Assemblea del Club: Elezione C.D. 2010/2011 e Presidente 2012/2013

12 La partita: Bari - Juventus di Antonio Patano

13 Un Concerto di armonia e speranza:End Polio Now di Piero Schino

16 Adolfo Grassi, ovvero la magia del colore:dal nubilio al sereno di Vinicio Coppola

16 Inner’s Corner

17 Gita a Roma di Alfredo Conte

17 Inter-action di Francesca Massarelli

18 Sotto la Lente

4Gennaio-Febbraio

2010

Anche in un mondo egocentrico, come quello attuale, pro-sperano istituzioni e associazioni che puntano ad alleviare,sia pure nei limiti delle loro possibilità, le tante miserie delmondo. Il nostro Rotary ne è una riprova. Pur facendo partedella stessa società, spesso chiusa e gretta, propugna com-portamenti diametralmente opposti.In altri termini, tenendo fede agli insegnamenti del fondato-re Paul Harrys enunciati agli albori del Novecento, il sodali-zio dalla ruota dentata invita a mettere in atto ogni proposi-to per proiettarci fuori dal nostro immediato orizzonte e al dilà del nostro tempo, impegnando qualsiasi risorsa per unobiettivo altamente etico ed umanitario: far sì che anche idiseredati e i meno fortunati abbiano la possibilità di usu-fruire di vantaggi - meglio sarebbe definirli privilegi - che so-no per lo più a portata di mano delle classi più abbienti. Alleviare le sofferenze, eliminare le ingiustizie, tendere unamano a chi è in ginocchio deve essere l’imperativo categori-co al centro del nostro «modus vivendi»: non più “homo ho-mini lupus” (ogni uomo è lupo per gli altri); non più una na-tura egoista, come sentenziava Thomas Hobbes, ma una na-tura fondata sulla libertà e sulla tolleranza, come ribattevaJohn Locke. Insomma, dobbiamo guardare agli altri, e non pensare esclu-sivamente a noi stessi e ai nostri interessi. Ce lo ricorda, tral’altro, un particolare evento rotariano che ebbe luogo no-vantatre anni fa, nel 1917. Accadde al congresso di Atlanta:durante i lavori, l’allora presidente Arch Klumph manifestòai partecipanti la necessità di creare un fondo per finanziareattività volte al progresso e al benessere degli uomini. Scopoprioritario: “Fare un po’ di bene nel mondo”.L’assemblea non ebbe esitazioni e aderì in pieno alla lode-vole proposta umanitaria. Nel 1928 – in occasione del con-gresso di Minneapolis – furono compiuti altri passi in avanti,con la nomina dei primi consiglieri di amministrazione. Dueanni dopo l’istituzione fu regolamentata come ente fiduciarioe successivamente venne ratificato l’atto costitutivo per darvita ad una società senza fine di lucro: la Rotary Foundation,“il più bel dono che il Rotary internazionale potesse fare al-l’umanità”.“Fare un po’ di bene nel mondo”, raccomandava dunqueArch Klumph. Un piccolo sacrificio può contribuire a ridarela salute ad un infermo, il sorriso a un bambino, la speranzaall’emarginato.Basta poco, in definitiva, per rendere felice il prossimo, eavere il cuore in pace.

L’Editoriale di Vinicio Coppola

Non più “Homo homini lupus”

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Rotary Club Bari Castello

Numero 4 - Gennaio-Febbraio 20104

La visita del Governatore al Club rappresenta l’evento di ri-lievo nell’arco dell’anno rotariano.

Per il nostro club, quest’anno coincide con l’inizio del se-condo semestre di presidenza e, come ad ogni giro di boa, èindispensabile tracciare un bilancio, un resoconto dei pro-grammi portati a termine dei service conclusi quelli ancorada ultimare. Questo e non solo abbiamo avuto la possibilitàdi affrontare nel pomeriggio durante il tradizionale incontrodel Governatore con i componenti del consiglio direttivo edi presidenti di commissione.

Gli amici del Club ed io personalmente abbiamo avuto mo-do di incontrare il Governatore in precedenza in altre occa-sioni: dalla presentazione del Concorso S.Nicola, al tradi-zionale pranzo per lo scambio degli auguri e ultimamente inoccasione del Concerto di Natale al Piccinni, lo abbiamo se-guito durante questi mesi di governatorato con la partecipa-zione a forum e seminari distrettuali, ebbene abbiamo avu-to contezza dello straordinario esempio di rotarianità che Ro-mano Vicario è per tutti noi. Fermo assertore dei principi edelle regole rotariane, rappresenta per noi il Governatorecon il quale è edificante condividere l’importanza dei valori

8 novembre 2010

morali ed etici fondamentali riferimenti nella nostra vita diuomini e di rotariani.E il curriculum rotariano e professionale di Romano Vicarione è testimonianza di assoluto rilievo.Prima di passare la parola a Romano Vicario per il suo atte-

sissimo intervento, apprestiamoci avivere un momento di grande im-portanza per la vita del Club qualel’ingresso di un nuovo socio., mo-mento reso ancora più importantedalla presenza del nostro Governa-tore. L’espansione dell’effettivo èuna delle sei priorità del Piano stra-tegico del Rotary international, maincremento responsabile, con l’in-gresso di soci qualificati, che pro-pendano naturalmente al serviziorotariano.Ebbene con l’ingresso stasera di Ni-cola Ladisa, siamo certamente in li-nea con quanto detto.Nicola è conosciuto da molti dinoi, al di là della sua professione,in quanto ha frequentato il Club, èstato con me al SINS di Potenza, ecosa più importante, è stato il pro-motore del più importante service

La visita del Governatore

di Alfredo Conte

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Numero 4 - Gennaio-Febbraio 2010 5

del Club sul territorio. Il suo presen-tatore ufficiale è Antonio Guida.Abbiamo parlato di service e, colgoquindi l’occasione per comunicarviche il Concreto di Natale organizza-to dal Bari Castello ci ha consentitodi effettuare ieri il versamento a favo-re del programma “End polio now” di7.500 dollari.E’ stato un successo di rilievo in ter-mini di affluenza, visibilità e finali-tà dell’azione del Rotary. Successoche ha origine dall’impegno, dalladisponibilità. e professionalità di unnostro grande amico. PHF conferitastasera a Ugo Sbisà. Prego il Go-vernatore di consegnare ad Ugo ilmeritato riconoscimento.

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Rotary Club Bari Castello

Numero 4 - Gennaio-Febbraio 20106

Mi avete dato la conferma d’un Club dinamico e ricco di idee

di Vinicio Coppola

Romano Vicario durante la visita al Bari Castello

Alla cultura del servire per il bene comune e per ilprossimo deve ispirarsi l’azione rotariana. E per con-cretizzarla è necessario ampliare il campo d’azione conprogetti umanitari, culturali, educativi e civili. Proget-ti che, pur comportando impegni finanziari, consento-no di far giungere la voce del Rotary anche alle più lon-tane contrade del mondo, sempre nel segno dell’ami-cizia e della solidarietà.

Così si è espresso il governatore Romano Vicario nelcorso della visita al Bari Castello, definendolo un Club“dinamico e profondamente inserito nella vita del Ro-tary”. Una visita, ricca di spunti e di riflessioni, che haavuto il suo momento-clou nella serata di gala svoltasinella gremitissima sala delle Scuderie di Villa Roma-

nazzi Carducci, alla presenza di soci, ospiti e dell’as-

sistente del governatore Michele Simone.

Romano Vicario si è diffuso, tra l’altro, sul tema del-

l’effettivo, rilevando che l’età media dei soci, attual-

mente sui 54 anni, è in costante e progressiva “escala-

tion”, ragion per cui è necessario guardare con atten-

zione alle professioni innovative allo scopo di coopta-

re fasce di lavoratori più giovani. Con questa terapia,

insomma, sarà possibile ringiovanire i nostri Club, sen-

za ricorrere ad artificiosi lifting o ai diabolici trucchi

di Faust.

Quanto ai progetti, Romano ha raccomandato di privile-

giare quelli con finalità pluriennali; ossia progetti che non

si esauriscano nell’anno del presidente in carica, ma che

possano contare sull’apporto degli altri presidenti negli an-

ni successivi, contando in pieno sulla continuità che – co-

me noto - è il segno distintivo della ruota dentata.

Quindi, in merito all’informazione rotariana, immagine e

momento di conoscenza del Rotary, ha suggerito di indi-

viduare strumenti adeguati per puntare al traguardo di un

sito distrettuale nel quale possano trovare voce le diverse

espressioni del nostro sodalizio.

La festosa serata è stata preceduta, nel pomeriggio, dal-

l’incontro del governatore con il presidente Alfredo

Conte e i presidenti delle varie commissioni. Prima di

dar loro la parola, Alfredo, illustrato brevemente le ini-

ziative intraprese, compreso il concorso internaziona-

le “San Nicola e la città di Bari: immagini impresse”.

Quindi, passando ai services, il presidente del Rotary

Castello si è soffermato sul concerto interclub al Tea-

tro Piccinni incentrato sull’esibizione dell’orchestra

sinfonica della Provincia di Bari, diretta dal maestro Ri-

naldi. Un concerto, ovviamente al fin di bene che, al di

là dei calorosi applausi, ha dato subito copiosi frutti,

consentendo di raccogliere ben 7mila e 500 dollari da

destinare al progetto “End Polio Now”.

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Numero 4 - Gennaio-Febbraio 2010 7

Romano Vicario è nato a Poten-za nel 1942. Architetto, esercitala libera professione a Potenza,dove ha sede il suo studio pro-

fessionale. Sposato con Rosa ha un figlio, Luca, 41 anni,titolare di farmacia, già Rotaractiano e ora Rotariano.Nella sua lunga attività professionale ha progettato stru-menti urbanistici, opere di restauro di edifici pubblici eprivati, opere di edilizia scolastica ed edifici residenzialipubblici e privati. E’ stato inoltre progettista di sedi dire-zionali. Ha ricoperto svariati incarichi politici, tra cui quel-lo di Consigliere del Comune di Potenza. Ha fondato epresieduto la Sezione di Potenza di Italia Nostra. Ha col-laborato con periodici e quotidiani su temi relativi all’ur-banistica e alla difesa dell’ambiente, sui quali ha relazio-nato a convegni di studio.

Fa parte del R.C. Potenza dal 1974. E’ stato Presidente peril biennio 1985-1987.Nel Distretto ha ricoperto numerosi incarichi, tra cui Se-

gretario, con il Governatore Rocco Berardi, ResponsabileInteract per la Basilicata, Rappresentante del GovernatoreRaffaele Pallotta d’Acquapendente, Presidente della Com-missione Scambio Gruppi di Studio, Assistente del Gover-natore Giuseppe Volpe, Presidente della CommissioneSovvenzioni Rotary Foundation.Ha svolto inoltre innumerevoli compiti distrettuali in varisettori di attività rotariana.In 35 anni di militanza rotariana, ha frequentato con par-ticolare assiduità e attenzione tutte la varie manifestazio-ni istituzionali organizzate nell’ambito distrettuale (Con-gressi, Assemblee, Seminari, ecc.). E’ insignito di 4 PaulHarris Fellow, della “Menzione Onorevole del PresidenteInternazionale”, della Citazione per “Servizi Meritori” del-la Rotary Foundation, del “Premio Distrettuale per il ser-vizio svolto a favore del Centenario del Rotary”. E’ Bene-fattore della Fondazione Rotary. Nella sua casa ha più vol-te accolto componenti della Scambio Gruppi di Studiodella R.F.

Romano VicarioProfilo professionale e rotariano

Nicola è nato a Bari il 12 agosto1959 ( buon leone !! ) e risiede aBari in Via Papa Pio XII, 37. Fe-

licemente coniugato. Si diploma ragioniere e perito com-merciale nel 1977/1978 ed in seguito si laurea in Giuri-sprudenza presso l’ Università LUM Jan Monnet.E’ abilitato all’esercizio della professione di Consulentedel Lavoro ed è iscritto all’Albo dei Consulenti del Lavo-ro di Bari.Docente in vari corsi di formazione professionale in Pu-glia ed in Italia inerenti alla formazione in materia di si-stemi informatici, distribuzione on-line, e-commerce edinternet marketing management. Esperto in organizzazione aziendale ed argomenti di di-ritto del lavoro , legislazione sociale e normative sulla si-curezza degli ambienti di lavoro, ha svolto attività per ilgruppo MC Donald’s, Benetton ed attualmente per la Na-tuzzi s.p.a.E’ inoltre consulente del Lavoro della Regione Puglia perl’Assessorato all’Ecologia e per l’Assessorato alla Pro-grammazione e Finanza. Nel luglio 2008 è stato nominato Cavaliere della Repub-blica Italiana.Ma quel che ci inorgoglisce di più e ci fa sentire certi di

avere acquistato un ottimo rotariano è l’attività di impe-gno nel sociale di Nicola, egli è infatti ideatore di un pro-getto relativo all’ inserimento lavorativo di giovani affettidalla sindrome di down, in collaborazione con Mc Do-nald’ s e l’ Associazione Italiana persone Down – SezioneProvinciale di Bari, conclusosi con assunzioni a tempo in-determinato.Nicola , benvenuto fra noi.

Nicola LadisaCurriculum

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Numero 4 - Gennaio-Febbraio 20108

di Piero Schino

“L’influenza pandemica e la sua evoluzione”

In un salone degli specchi dell’Hotel Palace, gremito di soci,attirati numerosi soprattutto per la attualità del tema, si è par-lato dell’evento che ormai da diversi mesi sta tenendo in al-larme la popolazione mondiale per gli scenari imprevedibiliche potrebbero aprirsi, La pandemia da influenza suina.Dopo una breve introduzione del Presidente del Club Ospi-tante, Lino Pignataro, il Senatore Luigi Lettieri, socio dellostesso Club ha presentato la relatrice della serata , la Prof.ssaCinzia Germinario, responsabile dell’Osservatorio Epide-miologico della Regione Puglia.La Professoressa ha spiegato come le pan-demie influenzali si sono succedute nel tem-po ad intervalli irregolari, e pertanto non èmai possibile prevederne una nuova, ma co-me ogni volta hanno provocato nella popo-lazione mondiale colpita numerosi morti, ol-tre ad enormi disagi sullo svolgimento dellavita sociale.L’influenza è una malattia infettiva di eleva-to impatto per la Sanità Pubblica mondiale,caratterizzata da elevati tassi di morbosità,mortalità e da elevati costi personali, socia-li ed economici.L’influenza epidemica globalmente determi-na da 250,000 a 500,000 decessi/annoNegli Stati Uniti , ad esempio, ogni abbia-mo circa 35,000 decessi, con più di 200,000ricoveri Con 37.5 miliardi di dollari di costi diretti edindiretti e 10 miliardi di dollari per mancataproduttività. Il tasso di attacco è di circa il 5-30%Per l’influenza Influenza Pandemica il tasso di attacco: > 50%e pertanto i morti ed i costi potrebbero essere anche 10 vol-te superiori. Nella pandemia del 1918, dovuta alla influenza Spagnola, siregistrarono ben 30 milioni di decessi, mentre nelle suc-cessive pandemie, quella Asiatica del 1957 e quella HongKong del 1968 i morti furono in numero minore, seppuresempre nell’ordine 2-3 milioni.

Caratteristica di tutte le pandemie sudette, inoltre, è quelladi presentare una prima ondata di varia gravità alla quale fa

18 gennaio 2010

Palace Hotel - Bari

Interclub con i 5 Club Metropolitani e con gli Inner Wheel Bari e Levante e Rotaract di Bari Agorà.

seguito una se-conda o addi-rittura una ter-za ondata, di intensità e pericolosità a volte mag-giore rispetto alla prima, dopo una fase nella quale il virusdiventa quiescente e nella quale si spera, e pertanto si osser-va uno stretto monitoraggio, non avvengano quei fenomeni dimutazione del virus che diventa più pericoloso e difficilmentecontrollabile.

Attualmente le persone decedute per l’influenza suina sonopoche migliaia ( una percentuale dieci volte inferiore a quel-la della influenza stagionale ), e pertanto, dal punto di vistadella pericolosità, sembra avere meno importanza rispetto al-le precedenti, ma, visto che parliamo di una pandemia del3° millennio, anche queste vittime sono un numero impor-tante, che forse, a detta della Germinario, si sarebbero potu-te evitare. Innanzi tutto si è parlato del vaccino, sul quale è’ stata fattauna campagna di informazione probabilmente sbagliata, trop-pe notizie, poco chiare ed a volte contrastanti, annunci esmentite che hanno creato nella gente non certezze, ma con-

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Rotary Club Bari Castello

Numero 4 - Gennaio-Febbraio 2010 9

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fusione. Ma la campagna vaccinale, quanto meno concet-tualmente, è necessaria per far sì che l’elevata morbilità, do-vuta alla alta capacità di diffusione del virus, non creasse am-pie assenze per malattia in tutti i settori lavorativi. Infatti im-maginiamo il 50% dei lavoratori del settore sanitario amma-lato, come potrebbero fornire assistenza ambulatori ed ospe-dali. Così pure i servizi pubblici, con il personale decimato,

banche, trasporti, terziario in generecome potrebbero assicurare l’effi-cienza alla popolazione?Infine il problema decessi, che ha vi-sto colpite persone non solo già af-fette da patologie debilitanti (neopla-stici, cardiopatici, diabetici, respira-tori ecc. ), ma anche soggetti sani,che hanno sviluppato gravi forme diinsufficienza respiratoria, causa prin-cipale del decesso. False le notizie, secondo la Prof.ssaGeminario, ed anche di chi vi scrive,sulla pericolosità del vaccino, dovutaalla presenza di sostanze quali losqualene ( con il quale sono adiuva-ti per aumentare la efficacia protetti-va ) o il mercurio ( utilizzato solo nel-le confezioni pluridose, non usate inItalia ).Molte, quindi, sono stati gli interven-ti dei presente e le domande alla re-

latrice, relative soprattutto alla possibilità che il battage pub-blicitario che ha spaventato la popolazione, fosse stato cretaoad arte dalle aziende farmaceutiche produttrici dei farmaci,vaccino innanzitutto, “Cicero pro domo sua“. Eventualità,comunque decisamente smentita dalla prof.ssa Germinarioche ha concluso ammonendo comunque a non abbassare laguardia sino alla fine della prossima primavera.

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Numero 4 - Gennaio-Febbraio 201010

di Gaetano Volpe

Il dono della vita attraverso le parole di Don Tonino Bello

Qualche tempo fa, camminando nella corsie del Reparto diMaternità, mi sono imbattuto in un libro dal titolo”Sud a ca-ro prezzo”, autore Antonio Bello. Mi sono fermato ed hoiniziato a sfogliare le prime pagine. Senza rendermene con-to in trenta minuti avevo respirato le cose che si toccano, lapolvere e la strada, la disoccupazione, il disagio e la crimi-nalità, ma anche le cose che non si toccano, la cultura, le re-lazioni, le coscienze. Avevo capito che si diventa preti, co-me don Tonino Bello, vescovo di Molfetta, ponendo in pri-mo piano nella propria vita “liturgie vere e riti credibili” per-chè solo allora “le ostie consacrate avranno finalmente ilgusto del grano ed il sapore della libertà”. Attraverso le sue

parole ed i suoi insegnamenti mi sembrava di vivere un’offi-cina di vita, “una palestra spirituale” dove pregiudizi, pole-miche, vittimismi, presunzioni di superiorità ed atteggiamentidi rigetto si accolgono serenamente, accantonando quei mec-canismi di stampo consumistico che alimentano la schiavitùdel possesso e la smania del godimento immediato”senza al-tro orizzonte che la moltiplicazione e la continua sostituzio-ne delle cose che già si posseggono”. Problemi sociali, con-creti e strutturali, denunciati negli atti di un Riformatore So-ciale del Sud come don Tonino Bello, viandante tra i vian-danti di Molfetta, pronto a percorrere le strade del mare insi-cure ed ostili; per questi concittadini invoca come premio divita “ l’ebbrezza di camminare insieme, crescere insieme,spalancare la finestra del futuro, progettando insieme, osan-do insieme, sacrificandosi insieme”, perché “da soli non sicammina più”. Nell’officina di esperienza di vita vissuta, donTonino auspica ai suoi fratelli del Sud “la forza di osare dipiù, la capacità di inventarsi, la gioia di prendere il largo, ilfremito di speranze nuove, la volontà decisa di rompere gliormeggi, di liberarsi da soggezioni antiche e nuove”. Si, è

vero, qualora non lo si fosse ancora capito, il cambiamentodel Meridione deve passare attraverso la testa dei meridio-nali. Come commenta G. Minervini, “si deve passare dallasoggezione e dalla dipendenza all’autonomia ed alla sogget-tività. Pensare in grado di generare futuro, di tracciare con leproprie gambe una strada inedita ed originale. Rielaborarecon audacia la propria storia e la propria identità senza dis-simularle sotto altre spoglie”. Nessuna voglia di annessioneculturale; la cultura passa attraverso l’onestà intellettuale, maivolgare o sguaiata, anzi fine e nutrita di sofferte ragioni etiche.Mi sembra, ci è sembrato, nell’incontro rotariano di venerdì29 gennaio 2010 sul tema “don Tonino Bello, RiformatoreSociale”, guidati dalle parole di Don Gianni De Robertis, par-roco della chiesa di San Marcello, di vivere “insieme” in Se-greteria, da rotariani, un seminario sul futuro della societàdel Sud, del piccolo “villaggio” in quest’era globale, ove ”unacreatività più fresca, una fantasia più liberante e la gioia tur-binosa dell’iniziativa” sono i grimaldelli da utilizzare per por-si “al riparo da ogni prostituzione” intellettuale e lavorativa.Abbiamo capito che il bene comune non è la somma dellecose che si hanno a disposizione, che si possono comprare,ma è la realtà sociale che mette al centro l’uomo.

Sulla ”SOLIDARIETÀ“Abbiamo smarrito l’ebbrezza della gratuità e ci è rimasta solo l’ebbrezza dell’alcool.Crediamo di scegliere, invece siamo scelti.Si moltiplicano le feste, ma manca la festa.Gli incontri diventano frastuoni,i rapporti umani orge da lupanari.Don Tonino Bello

29 gennaio 2010

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Rotary Club Bari Castello

Numero 4 - Gennaio-Febbraio 2010 11

di Costantino Fuiano

Gennaio, mese della sensibilizzazione al Rotary

Il mese rotariano di gennaio è dedicato al tema della “sensi-bilizzazione al Rotary”.Cosa vuol dire questo motto? Vuole significare la capacità didiffondere, prevalentemente all’esterno, attenzione e sensi-bilità all’operare rotariano: nonostante siano trascorsi 105 an-ni dalla sua nascita, lo scopo e la missione umanitaria delRotary sono ancora sconosciuti a molti!In questo mese occorre prendere in considerazione come ivalori rotariani e, conseguentemente, le azioni dei Rotarianiinfluenzino la percezione pubblica del Rotary.Il piano strategico delinea cinque valori fondamentali che de-finiscono e guidano il Rotary nel secondo secolo di vita.

Questi valori sono:Servizio: si riflette nel motto primario del Rotary “Servire al disopra di se stessi”. Attraverso i club ed i distretti il Rotary ha ilpotenziale per creare comunità migliori, più sicure, più sane.Amicizia: è la ragione per la quale il Rotary è stato fondato.L’amicizia, il cameratismo e la meravigliosa sensazione di fa-re qualcosa di buono è quello che ci tiene insieme, in attesadella consueta riunione settimanale.Diversità: è l’aspetto del Rotary che diventa sempre più im-portante. Il nostro sodalizio è presente in oltre 200 paesi edaree geografiche; obiettivo è quello di avere un Rotary Clubin ogni comunità nel mondo.Integrità: è fondamentale per l’integrità della nostra associa-zione. Ogni Rotariano è custode della reputazione che gene-razioni dj Rotariani hanno lavorato per costruire; mantenendoi più alti standard etici in tutti i nostri rapporti, rafforziamo lafiducia che ci permette di servire in modo più efficace.Ciò avverrà solo se sapremo dar prova di leadership, il quin-to ed ultimo valore fondamentale. Ognuno deve ricordare,con ogni sua azione, che è Rotariano. Quando si è scelto didiventare Rotariani, ed accettato questo onore, ognuno hapreso su di sé la responsabilità di rappresentante di tutta l’or-ganizzazione.Quando siamo conosciuti come Rotariani, tutto ciò che fac-ciamo si riflette su tutti noi; vivendo con i nostri valori fon-damentali ed impegnandoci nel “Servire al di sopra di se stes-si”, si costruisce un Rotary più forte ed un mondo miglioreper tutti. Come indicato dal Governatore Vicario nella sua lettera men-sile, “la sensibilizzazione al Rotary va vista come una messaa fuoco della sua essenza, per non correre il rischio di bana-lizzare i suoi principi essenziali e per non confondere le suefinalità con quelle di altre associazioni in somiglianza al Ro-tary”. “Schematicamente la sensibilizzazione al Rotary po-tremmo porla su due binari paralleli che attengono l’uno al-l’informazione dell’universo rotariano e l’altro all’immagine

pubblica dell’operato di questo universo”.“Il Rotary ha pieno diritto di impegno attraverso la cultura ela professionalità dei suoi membri, cultura e professionalitàche, assieme alla disponibilità di “dare” (non denaro, ma tem-po e capacità di operare) costituiscono i cardini della nostraessenza rotariana ….. Non accontentiamoci dei risultati ot-tenuti, pensiamo e progettiamo “in grande”; non acconten-tiamoci di ripercorrere strade sicure, già collaudate in passa-to, esploriamone di nuove e sempre più difficili. Perché lopossiamo! Perché lo dobbiamo!” (dalla lettera mensile di gen-naio 2009 del PDG Titta De Tommasi).Occorre inoltre sensibilizzare ogni Rotariano alle finalità delRotary “portandolo ad acquisire quel senso di appartenenzaalle finalità del Rotary International che lo porti ad investirenel Rotary la propria cultura e la propria professionalità conprogettualità utili alla comunità nella quale viviamo” (dallaprefazione a cura del PDG Tommaso Berardi alla pubblica-zione “I Fondamenti del Rotary International” realizzata dalPDG Vito Casarano).“Nell’immagine pubblica del Rotary dobbiamo riflettere laqualità rotariana dell’effettivo dei Club, articolata sulla di-versità, e la qualità distintiva dei progetti, strutturati per sol-lecitare e canalizzare attenzioni a problematiche delle co-munità. Una conoscenza più profonda del Rotary frende piùincisiva la sua presenza sul territorio, motivando maggior-mente i Rotariani e favorendo l’attenzione della società al lo-ro operato” (dalla lettera mensile di gennaio 2010 del DGRomano Vicario).“In ogni Rotariano non dovrebbe mai mancare il senso di ap-partenenza al Rotary, la consapevolezza, cioè, di essere par-te integrante di una associazione, di una famiglia che uniscepersone in tutto il mondo, senza confini geografici, politici, disesso, di razza o di religione, il senso della internazionalità e,nello stesso tempo, della unicità del Rotary: non ci sono, in-fatti, tanti Rotary nel mondo, quanti sono gli Stati, i Distrettio i Club, ma ne esiste uno solo, nella propria composita ric-chezza ideale e valoriale, con le sue regole e procedure va-lide ovunque. La chiarezza nei rapporti interpersonali, l’o-nestà intellettuale, il senso di responsabilità di tutti, special-mente di coloro che rivestono incarichi direttivi, la disponi-bilità disinteressata e sincera e l’impegno personale al servi-zio, costituiscono imprescindibili ed insostituibili elementiche, uniti al senso di appartenenza adeguatamente ricercatoe coltivato, potranno costituire la migliore garanzia, soprat-tutto nei tempi futuri, per una sempre più operosa ed incisi-va presenza dei Rotariani nei loro Club e Distretti e per unaduratura, preziosa e significativa testimonianza della lea-dership del Rotary International nelle rispettive comunità enel mondo.” (PDG 2060 Alberto Cristanelli).

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Rotary Club Bari Castello

Numero 4 - Gennaio-Febbraio 201012

di Giacomo De Candia

“Un rotariano su... due ruote”

Sono le 14,15 di una primaverile domenica pomeriggio dal

tempo un po’… incerto. L’adrenalina è a mille, le curve si

susseguono incessanti e come in una danza la moto ritmica-

mente ondeggia prima a destra poi a sinistra e poi ancora a

destra, il rapido inserimento delle marce consente al poten-

te mezzo di non perdere giri mantenendo la traettoria idea-

le, le gomme mordono l’asfalto raggiungendo sempre il li-

mite, un cavaliere del nuovo millennio in sella al suo poten-

te destriero d’acciaio dal suono assordante e coinvolgente

al tempo stesso……………….. PUBBLICITA’ !!!!!

Ebbene si, amici, sono comodamente sdraiato sul divano da-

vanti alla tv a guardare il gran premio di motociclismo. Vi sta-

te chiedendo se c’è una spiegazione a tutto questo? La ri-

sposta è si, ed è tutta in quel “….tempo un po’… incerto.”

che dicevo all’inizio. E’ quello lo spartiacque fra il temerario

centauro e il sottoscritto. Lui sarebbe uscito comunque, io

…. ovviamente no. Eppure ci stavo pensando da una setti-

mana fra frenetiche consultazioni delle previsioni meteo e

impegnativi itinerari che puntualmente ridimensionavo alla

luce della costante presa di coscienza delle mie reali possi-

bilità atletiche. Perché è vero, ognuno di noi deve confrontarsi

con se stesso e quindi una cosa sono i bei sogni di cavalca-

re il potente mezzo per una intera giornata in un’altalenante

percorso collinare e un’altra lo spiacevole ricordo del mal di

schiena che ti ha afflitto il lunedì successivo all’ultima gita

fuori porta. E poi voi, che mi conoscete bene, ve lo immagi-

nate il sottoscritto, con quell’aria da paffutello prelato di pro-

vincia che mi ritrovo, a organizzare un giro in moto senza

amici, impacchettato in una variopinta tuta di pelle, che strin-

ge sempre troppo il cavallo, e senza la mitica meta di un ….

ristorante tipico da raggiungere?

Ora ve la racconto io la tipica scorazzata domenicale in mo-

to di un vero rotariano come me. Della preparazione infra-

settimanale che precede l’evento vi ho già detto, ora passia-

mo alla domenica. Sveglia all’alba, circa le otto (che per es-

sere di domenica è comunque un bello sforzo), perché il pri-

mo raduno è fissato mediamente alle 9,30 (che poi diventa-

no le 10,00) di solito davanti ad un bel bar e anche ben for-

nito (neanche dovessimo andare a piedi). Fra caffè e cornet-

ti dobbiamo sbrigarci perché il secondo appuntamento è per

le 11,00, sempre davanti ad un bar, sulla strada che porta al

ristorante. Dovete sapere che l’esperienza insegna che è sem-

pre meglio organizzare almeno due cech point per consenti-

re a tutti i partecipanti alla gita di trovare la più comoda col-

locazione (siamo rotariani e ce ne intendiamo). Si riparte non

prima delle 11,30 e con non più di 15 Km alle spalle, prati-

camente siamo ancora a Modugno e la mattinata volge or-

mai al termine. La meta è il solito ristorantino alle pendici

della murgia noto per i funghi cardoncelli e la carne alla gri-

glia prenotato dopo decine di telefonate e veti incrociati. Nor-

malmente si cerca di stare insieme, evocando immagini da

film di frontiera americani, ma l’intoppo ci scappa sempre:

sarà l’ora del pranzo che si avvicina e annebbia la vista o la

spia del rifornimento che si accende sempre quando meno

te lo aspetti (come al solito eravamo d’accordo su colazione

già fatta e pieno di carburante) comunque quel bivio SS 98 a

destra e SS 96 a sinistra, l’ultimo della fila, proprio non l’ha

visto. Come per incanto ci ritroviamo fermi ad aspettare sem-

pre qualcuno, sono le 12,15 e non siamo ancora arrivati a

Bitonto. Per fortuna siamo preparati a qualsiasi evenienza e

senza perderci d’animo chiamiamo il ristoratore pregandolo

di tenere la prenotazione del tavolo raccontandogli che stia-

mo rientrando dopo un giro che ha toccato almeno tre re-

gioni. Alle 13,00 la vista di Castel del Monte ci inorgoglisce

ma l’impegno preso con l’oste ci impedisce la visita cultura-

le, sarà per un’altra volta. Alle ore 14,00 in punto siamo al

ristorante e si traccia il primo bilancio mentre i più sfacciati

di noi fanno finta di sgranchirsi le articolazioni per impres-

sionare gli indigeni attirati dai nostri potenti e luccicanti mez-

zi: circa 60 Km fatti in 4 ore, praticamente un’andatura da

cicloturista. Ovviamente il meglio di sé il rotariano centauro

lo dà a tavola. La dieta la riprende puntualmente lunedì e

normalmente, dopo aver gustato l’inimmaginabile, trova spa-

zio anche per la doppia razione di dolcetti locali alle man-

dorle che gli ricordano tanto l’infanzia; per fortuna il caffè è

rigorosamente senza zucchero. Sono le 17,00 e con la siga-

retta in mano fuori del locale ci si chiede se c’è una strada più

comoda per il rientro. Questo avviene praticamente in ordi-

ne sparso e dopo esserci salutati …. alla faccia di chi non sta

attento alle indicazioni stradali. Il cinemino serale spesso ac-

compagna la conclusione di una giornata preparata per dei

leoni e risolta a tarallucci e vino. Ma noi rotariani non dicia-

mo sempre che l’importante è stare….. fra amici. (Ogni rife-

rimento a persone, luoghi e fatti non è affatto casuale).

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Rotary Club Bari Castello

Numero 4 - Gennaio-Febbraio 2010 13

di Ugo Sbisà

Il fascino del Petruzzelli. Ovvero l’amore ritrovato

E’ una vera e propria epidemia di… “fame di Petruz-zelli” quella che si è diffusa negli ultimi mesi. Daquando il Politeama barese ha riaperto i battenti do-po la lunga – e per molti versi penosa – attesa, il pub-blico ha preso a frequentarlo con assiduità, accor-rendo numeroso anche ad appuntamenti che, nor-malmente, erano prerogativa di un ristretto numerodi appassionati. A confermarlo, basterebbero le lun-ghe code al botteghino e i “tutto esaurito” alle opereliriche e ai balletti come ad esempio la “Giselle” conEleonora Abbagnato, che di recente ha tenuto bancoper cinque sere consecutive, col teatro sempre stra-colmo. Ma l’aspetto più affascinante consiste nel ve-dere come il teatro venga vissuto dalla nuove gene-razioni, in particolar modo da quei giovani che aitempi dell’incendio non erano ancora nati o eranotroppo piccoli per frequentarlo. L’entusiasmo dei tan-ti giovani che hanno ripreso a frequentare il teatro,un teatro vero e non un salone d’albergo o qualche ex opifi-cio di periferia, è la conferma di quanto sia stato importante,culturalmente e socialmente, recuperare le fruizione del Pe-truzzelli a beneficio dell’intera città. In molti casi, infatti, c’e-rano giovani che non avevano mai assistito a un’opera lirica

allestita su un palcoscenico pensato per quel genere di rap-presentazioni, con scene e regie in grado di completarne, va-lorizzandola, l’efficacia narrativa. I giovani sono il pubblicodel futuro e un pubblico educato all’ascolto della musica, a

frequentare i teatri per arricchirsi culturalmente, potrà certa-mente contribuire alla costruzione di una società migliore,più armonica ed equilibrata di quella che noi gli lasceremo. Un ultimo pensiero sul nostro teatro va però dedicato anchealle polemiche che nelle ultime settimane sono sorte intor-

no all’opportunità di ospitare al Petruzzellianche appuntamenti che non rientrino nelcampo lirico sinfonico e nella danza, ovve-ro la cosiddetta musica leggera. La questio-ne è spinosa e in molti casi concertisti di fa-ma internazionale hanno espresso parerefortemente negativo su questa opportunità.E’ tuttavia il caso di ricordare che il Petruz-zelli non è la Scala e che la sua vocazione èstata sin dalla nascita quella di un teatro alcontempo “colto” e “popolare”. Non c’èdubbio che l’attività prevalente debba esse-re preferibilmente quella autonoma, orien-tata nella direzione classica delle cosiddet-te fondazioni lirico sinfoniche. Tuttavia, lamusica non può risentire di eccessive e ri-gorose distinzioni tra generi e stili: alla finedei conti, esiste solo la musica buona equella cattiva. E nell’ambito della prima tro-vano decisamente diritto di cittadinanza tan-to i maestri della canzone d’autore, quantoi grandi jazzisti. Si tratta allora soltanto di

operare scelte adeguate (nessuno penserebbe di portare alPetruzzelli una band di rock “hard core”!) senza innalzareanacronistiche barricate. Perché la cosa più importante è cheil nostro amato torni ad essere “vivo” tutti i giorni dell’anno.

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Rotary Club Bari Castello

Numero 4 - Gennaio-Febbraio 201014

di Vito Scarola

Giustizia, nuove minacce del terzo millennio

Mercoledì 24 Febbraio 2010 presso l’Hotel Sheraton di Barisi è tenuto un interessantissimo InterClub dei Rotary ClubMetropolitani con il mirabile coordinamento del Rotary ClubBari Mediterraneo.In una sala gremitissima il Presidente del Club ospite, Nico-la Abate, ha presentato sinteticamente il relatore prima di pas-sargli la parola.Antonio Laudati, Magistrato (Consigliere di Cassazione), Di-rettore Generale della Giustizia Penale presso il Ministerodella Giustizia(incarico che fu anche di Falcone). Per moltianni Pubblico Ministero alla Procura Nazionale Antimafia eprima alla Direzione Distrettuale Antimafia di Napoli. Esper-to di cooperazione internazionale, ha pubblicato studi sulcontrasto patrimoniale alla criminalità organizzata. Ha pre-sieduto, presso il Consiglio dell’Unione europea, il Gruppomultidisciplinare per il contrasto al crimine organizzato. Dal9 Settembre 2009 Procuratore Capo della Repubblica a Bari.Il Dottor Laudati ha quindi iniziato la sua relazione dando

subito dimostrazio-ne di capacità, co-noscenza professio-nale, onestà moraleed intellettuale edoti comunicative.Infatti ha subito sor-preso l’uditorio nondifendendo il “Si-stema Giustizia”ma mettendo in evi-denza tutte le sueinsufficienze e pro-blematiche. Moltigli esempi e le dis-funzioni citate dallostesso. In Campania, egli ha detto, sono spariti mezzo milio-ne e passa di reati in dieci anni. Prescritti. Un dato racca-pricciante. I problemi tanti, basta esaminare i dati. Questi dasoli sono freddi. Anzi, a dirla tutta la situazione è addiritturapeggiore da quel che risulta dalle statistiche: l’ottanta per cen-to dei reati non viene definito perché è ignoto l’autore, e sulventi per cento per cui si procede si scaricano ritardi e pre-scrizioni. Si deve capire che la riforma della giustizia non èun’opzione, è una necessità ineludibile. Ed è necessario tro-vare elementi condivisi. La mafia, ha continuato, si è irradia-ta come un golpe strisciante in tutta l’ Italia, si è infiltrata nel-le banche, in ampi settori della vita pubblica, e utilizza a suovantaggio il flusso di denaro sporco proveniente da attivitàillegali, reinvestendolo poi in economia legale. Penetra cosìdentro imprese sane, impone i propri metodi e cambia persempre le regole del gioco.C’è bisogno di garantire la sicurezza ai cittadini che da unaserie di studi condotti, hanno rimarcato di sentirsi insicuri inrelazione ai cosiddetti reati frequenti ( furti d’appartamento,rapine ecc.) La così detta“microcriminalità” è quasi un problema di se-condo ordine e da non tenere in considerazione. Ciò è quan-to meno inaccettabile. Ricordo di un signore rapinato con ilcoltello alla gola quand’era insieme al figlio: quel bambino acausa dello choc non ha parlato per anni, ora è balbuziente.Questa è criminalità di predoni, non piccola. E non possiamopiù permetterci di sacrificarla rispetto ai clan. Con grande en-fasi, il Procuratore ha messo in evidenza che“Il simbolo della giustizia è una bilancia: su un piatto c’è lasicurezza dello Stato, sull’altro le garanzie degli individui.E i piatti devono stare in equilibrio”.L’insufficienza dei processi e la relativa durata provoca insi-curezza per i cittadini.

Il Procuratore Capo di Bari Antonio Laudati

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Rotary Club Bari Castello

Numero 4 - Gennaio-Febbraio 2010 15

I cittadini avvertono una giustizia distante ed è per questoche bisogna farla ripartire facendola viaggiare verso un giu-sto processo.Per questo rivolgo un appello alla società civile alla quale di-co che la procura e le Forze dell’ordine sono impegnate inmodo spasmodico per fronteggiare questa emergenza crimi-nale, ma i fenomeni criminali, senza la collaborazione dellasocietà civile, è difficile riuscire a contrastarli”. “Non biso-gna aver paura della criminalità - ha continuato il procura-tore - è la criminalità che deve aver paura delle gente onesta.La Puglia non può diventare come altre regioni dell’Italia me-ridionale. Non può esserci, paura e omertà, la società civiledeve aver fiducia nelle istituzioni e nelle forze dell’Ordine” e”non deve consentire a queste organizzazioni di radicarsi sulterritorio”. Tra i ‘’suggerimenti’’ avanzati da Laudati per risolvere i pro-blemi organizzativi di Bari:’’L’attivazione di un tavolo con glienti locali per la costruzione della Procura di Bari , l’indivi-duazione di ‘’criteri premiali in termini di personale ammi-nistrativo, strumenti e mezzi, che possano rendere ragionealle procure piu’ virtuose e dare piu’sostegni agli uffici giu-diziari che hanno una maggior mole di lavoro da smaltire el’utilizzo di lavoratori che, pur provenendo da altre ammini-strazioni o da sacche del precariato, possano dare sollievo

alla carenza di organico degli uffici giudiziari’’.Nel corso della relazione, è emersa da parte del Procuratore,la consapevolezza che ogni cittadino chiede garantita lagiustizia e la legalità anche attraverso la rapidità dei proces-si penali. “ Su tre milioni di reati – ha spiegato il giudice Lau-dati – l’ottanta percento si conclude a carico di ignoti. La sen-tenza definitiva arriva in tempi medi che variano dai 15 ai 17anni dal fatto accaduto. Piuttosto occorre davvero varare al-cune leggi in cui si prevedono eventuali pene alternative aquelle attuali per rieducare chi sbaglia. C’è da considerareche ogni anno, migliaia di persone vanno in carcere per unoo due giorni. Si può mai pensare che in questo modo ci sipuò davvero rieducare?” - ha spiegato l’alto magistrato. Subitodopo, il Direttore Generale della Giustizia Penale, ha rimar-cato i grandi risultati ottenuti con l’istituzione della Direzio-ne Nazionale Antimafia e con l’attivazione dei Servii Centraliinvestigativi delle forze di Polizia che hanno dato un note-vole slancio all’attività investigativa. Concludendo in manie-ra magistrale il Procuratore Laudati ha sintetizzato il suo in-tervento con un pensiero:“Il processo è giusto quando togli al giudice ogni arbitrio,all’avvocato ogni sospetto, al condannato ogni speranza”.Grazie Procuratore, e mi permetta di aggiungere: “Ai cittadi-ni onesti la fiducia nella Giustizia”.

Carissimi Amici,il messaggio del presidente internazionale John Kenny e lalettera del governatore Romano Vicario, entrambe pubblica-te nell’ultimo bollettino del distretto 2120, ci ricordano che“… nel mese di febbraio tutti i Rotary clubs riflettono sul te-ma dell’intesa mondiale”.Uno dei principali scopi del Rotary è quello di: “promuove-re l’intesa, la tolleranza e la pace tra i popoli attraverso un’as-sociazione internazionale di professionisti ed imprenditoriuniti dall’ideale del servire”.E’ questo che ogni Rotary, nell’ambito dell’azione interna-zionale ed attraverso i progetti, persegue allo scopo di servi-re le popolazioni più bisognose prescindendo dalla razza,dalla cultura e dalla religione.Il tema della pace è sempre più attuale in un mondo globalein cui prevalgono interessi economici rispetto ad aspetti so-ciali e culturali.E’ intollerabile che nel mondo vi siano in atto centinaia diconflitti, moltissimi dei quali nel continente africano, spessodimenticati dalle Organizzazioni internazionali.Il Rotary è vero, sin d’ora, ha fatto molto con iniziative digrande rilevanza internazionale: programma Polioplus, ac-

qua potabile, alfabetizzazione, fame nel mondo; ma moltoancora potrà fare per diffondere sempre più la cultura dellatolleranza e della pace.Ogni rotariano dovrebbe assumere il personale impegno af-finché ci si riappropri della cultura della tolleranza e dellasolidarietà, anche nel mondo del lavoro e della economia.Assistiamo ad una preoccupante tendenza nelle azioni e ne-gli indirizzi che l’economia globale sta indicando: ci sonosempre più grandi imprese, le sole forti e competitive nei mer-cati internazionali; le piccole e medie imprese diminuisco-no, perché non più competitive.La recentissima crisi - ancora in atto - che ha investito l’eco-nomia non ha risparmiato nessun mercato nel mondo: sonoemerse forse troppo tardi le criticità di un sistema economi-co e finanziario assai instabile basato non più sulla soliditàdell’impresa (industriale) e sul lavoro, ma sulla inventiva disuper manager remunerati per realizzare il profitto ad ognicosto.La dignità del lavoro dell’uomo spesso viene calpestata.Si verificano licenziamenti indiscriminati di personale la cuiesecuzione viene ora affidata a “professionisti tagliatori di te-ste”; la grande impresa non si preoccupa più dei collaboratori

di Antonio Favuzzi

Febbraio: mese dell’Intesa Mondiale

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Rotary Club Bari Castello

Numero 4 - Gennaio-Febbraio 201016

...Un cronista gira cerca ed ha fame di notizie ed ali-menta la curiosità ed osa, spesso rischia fingendo dinon avere timori e paure e sfiora anche il cinismoquando si entra nelle vite altrui.... ma quest’ultima ca-ratteristica fortunatamente non mi appartiene, poi tan-to, perchè pur amando il rischio, lo scoop ad onor delvero ho un grande rispetto per le “ vite degli altri “.... lacuriosità,invece , quella è tutta mia, è nei cromosomi,nel mio istinto di cacciatore e così il voler sapere e co-noscere e curiosare.Ed era proprio con questo spirito che mi aggiravo qual-che tempo fà in una qualsiasi città ad una qualsiasi oraed in un qualsiasi giorno della .....vita.L’aria non era delle migliori era densa e aveva odori mi-sti ed imprecisi ma erano gli odori del quotidiano cosìdetto benessere, un misto di progresso, inquinamento esogni di civiltà traditi in parole povere quello che citocca respirare ogni giorno nelle nostre città con qual-che sfumata differenza tra un posto e l’altro, ma sullascala del meno peggio e , dicevo, mi godevo un miobreve momento di pausa girando per il semplice gustodel girare ma portando come sempre dentro, in aggua-to, la mia irrinunciabile smania di capire, conoscere,isapere e di risultarne sempre, mio malgrado , “un cro-nista “.Mi muovevo così tra i miei silenzi e ripensavo a re-centi eventi, non necessariamente della mia vita, e ri-mettevo in ordine nella mente appunti e cose compiu-te ed incompiute tutte insieme, senza catalogarle, comea volerle congelare ma in maniera ordinata ed è stato lìche, quasi senza accorgermi del passaggio e del cam-biamento improvviso avvenuto , non ho sentito piùquell’odore consueto di aria.Non che mancasse l’aria, assolutamente ma l’aria chesino a poco prima percepivo, ma solo se mi sofferma-

vo a pensarci, con quel sapore aspro di quotidiano miè sembrata d’improvviso diversa...nel senso del non piùpercettibile come prima, mi è sembrata presente, sì,ma diversa in leggerezza e qualità capace di entrarmidentro senza lasciare la solita traccia di un irritantepassaggio ma riuscendo a darmi un gusto, il gusto del-l’esserci e tutto questo, all’improvviso, accaduto lì incoincidenza di quell’isolato ma forse meglio ancora diquella casa di quel quartiere di quell’incrocio di quel-la non sò quale città.La casa che mi si poneva davanti era semplice, squa-drata, unico piano, a prima vista molto pulita ed estre-mamente lineare nell’aspetto , sembrava disegnata dauna mano dal tratto preciso ma semplice, avrei dettouna casa realizzata da un adulto ma progettata da unbambino.Ho cominciato a guardarla con un interesse forse ec-cessivo per i requisiti di semplicità architettonica maera quell’aria che sapeva di aria come non mi era maicapitato di respirare che mi attirava ed incuriosiva e miguidava lo sguardo a quella casa.Nessuna finestra un portoncino di ingresso quasi dia-fano nel suo essere lindo garbato ed accogliente nel-la sua semplicità , un ingresso a livello strada e...sonoentrato.Confesso che è stato più forte di me , del resto che cro-nista sarei se non fossi capace di cercare dove altri noncercano e cosa ancor più strana di trovare dove altrinon trovano così senza esitare e quasi senza accorger-mene sono entrato.Piccolo ingresso anch’esso pulito con pareti che dava-no a prima vista di nuovo, o del recentemente ristrut-turato, con superfici linde e chiare un pò riflettenti edal centro proprio di fronte al portone d’ingresso unascensore.

“La galleria dei busti”

che per decenni hanno fedelmente servito l’azienda, delleloro esigenze e di quelle delle famiglie, oggi la priorità è ri-sparmiare ad ogni costo per realizzare competitività.Le grandi industrie trasferiscono la produzione in paesi a bas-so costo di mano d’opera; ciò non sempre coincide con ilconferire ricchezze; nascono nuovi ricchi ed i poveri restanosempre poveri.Tutto ciò spesso genera sofferenza, povertà e scarsa crescitacollettiva.

Il Rotary può lavorare con maggiore impegno per diffonderela cultura dell’etica, della professionalità favorendo la cre-scita e lo sviluppo di tutti. Può formare la nuova classe diri-gente inculcando principi etici, può promuovere incontri conle imprese utilizzando proprie conoscenze e relazioni inter-nazionali, può conseguire, da ultimo, attraverso lo scambio digiovani la diffusione della cultura occidentale. Generare benessere in paesi bisognosi favorisce lo sviluppodella democrazia ed agevola i processi di pace e tolleranza.

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Rotary Club Bari Castello

Numero 4 - Gennaio-Febbraio 2010 17

Ma un ascensore in una casa con un unico livello checi fà?...scende dico tra me e me, è ovvio, e mentre con-divido il mio senso di ovvietà con altre ovvietà quel-l’aria sempre presente leggera direi sempre più presen-te e leggera , viva e capace di girarti dalle narici sindentro il corpo invadendo tutto te stesso e dando unasensazione di strano e completo benessere, sì quell’a-ria era sempre più intensa e per quanto leggera sem-pre più percettibile e la percezione positiva migliora-va mano a mano che mi avvicinavo alla porta dell’a-scensore che si è aperta al semplice mio approssimar-mi, direi quasi “ alla mia vista o alla percezione dellamia presenza “.Niente di particolare ,penso a voce alta,i soliti sensorie fin qui ovvio, normale possibile... tutto bene ma al-l’interno dell’ascensore il tutto si complica, meno benepenso, perchè l’ unico pulsante presente ha una sem-plice indicazione , una freccia, unico problema.. rivol-ta verso l’alto.Che dire curiosità alle stelle e voglia di capire nel frat-tempo l’ascensore si mostra accogliente nella sua squa-drata e candida semplicità...mi sento a mio agio e peressere solo un ascensore la sensazione è assai stranaancor più strana quando non faccio neanche in tempoa pensare di premere il tasto che da solo, quasi al ser-vizio dei miei pensieri, si avvia.Mentre parte di istinto guardo l’orologio non ho alcunappuntamento , non ho fretta e decido di andare avanti.L’ascensore non dà la segno di chiudersi neanche nèfa alcun rumore mentre io ho invece la netta sensa-zione di salire ma dove e per quanto tempo non lo so,non mi viene dato il tempo di capire nè dato alcun ri-ferimento per calcolare piani e distanze, mi trovo lì emi stò spostando e dopo non so quanto nè per quantomi trovo in un altro lì.Davanti a me, cioè davanti all’uscita dell’ascensore unlungo corridoio fastidiosamente accecante a prima vi-sta finchè gli occhi non si abituano sino a consentirmidi non intravederne alcuna fine.Un pò di ansia, lo ammetto,ma io comincio a percor-rerlo confrontandomi con sensazioni di stupore ed one-sto timore, percepisco con chiarezza il mio cuore cheaccelera .Mi accorgo che sino a quel momento , pur in una situa-zione a dir poco strana ed inusitata , non avevo avuto al-cuna sensazione negativa come se quell’aria particolareche peraltro si confermava presente ed ancor più inten-sa lì in quel bianchissimo infinito corridoio mi sapesserasserenare ed incoraggiare nell’andare avanti.Ma le paure sono sempre in agguato nelle vite degli uo-mini e pur tra sensazioni, sino a quel momento tuttebelle prima o poi affiorano e , dico e penso e spero,non solo a mè.Per confermarmi il mio stato di umano e la mia condi-

zione di sveglio, mi dò un mezzo calcio al malleolo(in genere si sente parlare di pizzichi alla guancia ma sisà, per chi mi conosce, che esagero sempre!) più pererrore che per scelta ma il risultato e che riesco a farmimale da solo e la cosa per quanto fastidiosa mi confer-ma che non è un sogno, anche sè potrei sognare di es-sermi fatto male eccetera eccetera e vado avanti con lemenate ma più ci penso più mi convinco che sogno orealtà che sia non ho alcuna percezione reale di ri-schio anche se ammetto, mettendo da parte l’orgoglio,che mi ritrovo impreparato a quello che stò vivendo maintanto sono un cronista e così, lungo respiro e si tiroavanti.Già dai primi passi ho una conferma di un qualcosache non mi era stato chiaro sin dall’inizio e cioè cheda un lato e l’altro del corridoio ci sono tante figure dibusti, sì busti di uomini e donne tutti bianchi e rispet-to allo fondo bianco del corridoio difficili da distin-guere finchè l’occhio non si abitua e prende le giustemisure e fà suoi i contorni ed i chiaroscuro.La sensazione più evidente, fastidiosa ed irritante cheprovo e che mano a mano che vado avanti ho l’im-pressione che mi guardino anzi molto di più di un’im-pressione che mi seguano proprio con lo sguardo, gi-rando e roteando gli occhi.Fingo di non accorgermene e vado avanti lentamentecome in una galleria d’arte con passo discreto poi contorsione da rugbista mi giro all’improvviso verso unodei busti e così lo colgo in flagrante.Sì si .. mi stava guardando e mi seguiva con gli occhiche a questo punto cominciano a sembrarmi vivi, oc-chi vivi ammiccanti e scrutanti in un busto che mi erasembrato di marmo fisso e rigido.Invece altro che marmo , mi accorgo che gli occhi diogni busto mi stanno guardando ma bonariamente conaria sorniona e con curiosità uno o due, i più audaci ecomunicativi, penso, mi accennano anche un sorrisogarbato ed incoraggiante.Non mi era mai capitato niente di simile ma le perfor-mance interattive sono ormai consuetudine nei Musei enelle Gallerie d’Arte e meravigliarsi di una mostra dibusti interattiva, busti guardanti e sorridenti, con la tec-nologia attuale, a pensarci bene , è forse eccessivo ,non è poi cosa particolarmente strabiliane, però , con-verrete, abbastanza inconsueta.Mi avvicino ad un primo busto e più gli sono vicino piùmi è familiare. Rappresenta Napoleone, non ha la clas-sica posizione della mano ma più che altro non ha ma-ni quindi non può il poverino ma per il resto tanto dicappello e sopracciglio sollevato e bocca leggermentearrotondata, in somma proprio Napoleone, il problemaunico è la comunicazione perchè quando mi avvicinomi sorride abbassa un pochino il capo e gli occhi inmaniera cerimoniosa e mi saluta in francese.

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Napoleone Bonaparte

Rotary Club Bari Castello

Numero 4 - Gennaio-Febbraio 201018

Interattivo quanto vuoi ha del prodigioso perchè dicotra me e me se non fosse così marmoreo sembrerebbevero , ma gli occhi la bocca le espressioni del viso, ilsuo parlarmi in francese sono veri ed ancor più vero èche mi chiama per nome!Sì il busto di Napoleone mi chiama per nome e mi salu-ta in francese e la meraviglia incalza e le angosce ritor-nano ed il cuore è alle stelle e tutto si aggrava quando ilbusto accanto mi sorride e sotto i riccioluti capelli ed unvolto rotondetto mi saluta ...ave..! si mi dice ave e si ri-volge a me garbatamente ma risolutamente in latino... so-lo allora capisco e lo riconosco è Giulio Cesare.

Questa volta l’eccitazione è alle stelle , ma cosa ho sco-perto mi chiedo e dove sono ? Comincio a guardarecon più convinzione e trovo Raffaello gentile ed osse-quioso temo che nel salutarmi gli cada il cappello manon accade e poi Papa Giovanni, con espressione nonpiù prostrata e sofferente, ed in successione senza alcunriferimenti con il tempo e la storia Manzoni e Ghandi,Giovanna d’Arco e e JFK e Marilin (due busti dopo pe-rò!) e tanti altri e tutti sorridenti, gentili e tutti mi dan-no l’impressione di volermi parlare quasi con una cer-ta ansia poi mi avvicino ad uno tra questi .E’un volto altrettanto conosciuto ma con un non so chèdi familiare e più mi avvicino e più me ne convinco,più mi avvicino e più ne sono convinto...lo guardo be-ne... ma somiglia a Piero dico tra me e me e mi avvici-no e, mamma mia non solo somiglia a Piero ma è pro-prio Ignazio Schino.Ha il sorriso sornionedi sempre e parla an-che un pò barese macon allegra elegan-za...è lui è lui ora nesono convinto .....maè tale e quale al fi-glio, penso tra mé emé e mi faccio unasilenziosa risata maIgnazio, da ora lochiamerò così, se neaccorge, si accigliaun pò (ma capiscoche è per finta ) e mi fà una linguaccia, credetemi pro-prio una linguaccia e...altro che Einstein....Comunque ora che la mia curiosità di cronista mi harifilato questa strana esperienza pur non capendo an-cora dove sono decido per il mio scoop e me ne fregodi Napoleone, Giulio Cesare, Orazio, sì me ne frego ditutti e tra i grandi e senza alcun dubbio decido la miaintervista...sarà per Ignazio Schino .Decido il tema e se gli garberà gli chiederò del Rotarye per stare nell’attualità di San Nicola certo proprio diSan Nicola la storia le dicerie le credenze la taumatur-gia e non ultimo le ultime fobie dei Turchi e delle loroa dir poco coreografiche richieste.Il Rotary ah il Rotary, comincia a dirmi (porca miseriami ha letto nel pensiero!), caro amico mio non è piùquello di una volta, dei così detti tempi miei...!Contemporaneamente abbassa gli occhi ad indicarmi unostemmone del Rotary che giganteggia sul suo petto.Mi ricordo che con tutte le sue sfumature le caratteri-stiche che distinguevano un Club di un altro un Socioda un altro il bello era stare insieme e sorridere insiemee parlarsi incontrarsi, anche scontrarsi su tesi diversequalche volta ma, mi dice, caro mio tutto era permea-

IIgnazio Schino

Giulio Cesare

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Rotary Club Bari Castello

Numero 4 - Gennaio-Febbraio 2010 19

to da cavalleria e galanteria e gli impegni erano impe-gni, le parole date erano parole date, le regole eranoregole, e gli anziani, caro mio, i così detti anziani era-no i primi a battersi proprio per le regole ed il rispettodelle stesse in un contesto di gentlemen aggrement.Ora anche qui, mi sottolinea sornione, mi arrivano no-tizie non sempre meravigliose, che non è sempre così eche il Rotary vero sì quello vero è sempre , però, unosplendido mondo.Mi invita , accoratamente, a difendermelo e mi ricor-da quella splendida serata del 30 maggio 2008 quandoad una riunione del Rotary Bari castello nel vecchio ecaro Fortino si è parlato di lui e delle sue poesie deisuoi scritti dei suoi articoli e che proprio Piero, suo fi-glio, ne era stato splendido protagonista.Che bella serata, mi dice Ignazio, vi sentivo sereni al-legri e parlavate di me e si gioiva ricordandomi ma noncon la consapevole tristezza di una assenza ma con lalucida presenza del ricordo.Le mie poesie gli scritti i miei pensieri e la mia animache mi giocavo con l ‘ardore della mia forza civica eperchè nò della mia intensità epica nell’affermare unabaresità antica e moderna in splendida efficace convi-venza.

Vi sentivo da qui e vi vedevo....che gioia Ami-ci miei !...che gioia !!Ultimamente percepisco tristezza ed amarez-za e so di amare e, permettetemi di dire, scon-certanti vicende che dell’antica e classica ro-tarianità hanno ben poco...ma credetemi pas-seranno e passeranno come tutte le vicendeamare ma isolate e verranno sopraffatte dalnostro essere vero e vincente che alla fineprevale sempre a garanzia della solidità delRotary.Devo dire che più parla più mi entusiasmo emi sbilancio e gli chiedo di S. Nicola e dellaquerelle ultima dei Turchi, pure loro, che ne ri-vendicano le spoglie.Ignazio mi guarda ammicca e mi dice con tonosereno .... ma amico mio marinai eravamo emarinai siamo audaci e temerari fummo sino afregare, mi dice proprio così i concorrenti ve-neziani, audaci e temerari siamo ed ai Turchinon possiamo che dire venite, venite pure inpellegrinaggio a Bari se vi sentite devoti al no-stro S. Nicola , Bari perdona e saprà dare la suasolita calda ed accogliente ospitalità non co-me in passato col “ l’avidua.. avidua “ lanciatodal fortino nè con “ un mamma li turchi “ macon un benvenuto a voi ... , non vi possiamo “offrire l’europa “ ma orecchiette e rape , sem-mai preparate dal mio amico Signorile, non vele nega nessuno.

Mi guarda e mi sorride poi sempre sorridendo mi diceallegro “beh mo te na da scij...perchè ama dorm “ e co-sì capisco che il mio viaggio , questo splendido susse-guirsi di emozioni stà per interrompersi e nel rispettoproprio di quanto ho potuto avere, fortuna ed onorecome cronista , sta svanendo e me ne rendo conto an-che dalla luminosità che comincia gradualmente a sce-mare e lui mi sorride ed è un susseguirsi di sorrisi edocchiolini ed ogni busto sembra fare a gara con la luceche cala ineluttabilmente pur di lanciarmi il suo sorri-so di commiato il silenzioso saluto, temo un addio, daquel posto che non sò se rivedrò mai più e che in unafiaba avrei detto incantato.Mi lascio trasportare dal cuore e dal rispetto e non in-sisto..ho avuto tanto e tanto potrò raccontare a chi micrederà ...ed anch’io come guidato dall’istinto chiudogli occhi quasi per rispondere ai tanti occhiolino e po-co dopo li riapro e non sono più lì mi ritrovo su unapanchina di un qualsiasi giardino di una qualsiasi cittàin un qualsiasi giorno ma per raccontarvi di una nonqualsiasi storia.

il cronista del tempo.......

San Nicola

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Rotary Club Bari Castello

Numero 4 - Gennaio-Febbraio 201020

Non dispiace affatto riproporre con forza e convinzio-ne il ruolo medico ed in particolare del Chirurgo daun’ ottica etica.Il richiamo all’etica ed alle problematiche ad essa con-nesse si fa forte ed imponente ancor di più con l’a-vanzare della tecnologia che in alcuni casi sembra so-pravanzare gli stessi attori del progresso ed ancor di più, quindi, incidere sulla necessità di pensare, si di pen-sare al Paziente in chiave morale senza peraltro con-fondere questa esigenza con reflussi di bigottismoscientifico.Il campo in cui lavora un Chirurgo è pur sempre l’es-sere umano e pertanto il fatto che tra la mano e gli an-tichi gesti del Chirurgo, direi dell’antico Taumaturgo,ed il Paziente si sia interposta la tecnologia non toglienulla proprio alla caratteristica di umana gestualità diquest’ atto anche se lo stesso trova poi affiancate al “miracolo “ delle mani nuove e “ strane “ , si fa per di-re, “ appendici “ tecnologiche.Sentiamo ormai da tempo parlare di Chirurgia Mini In-vasiva , di Chirurgia Laparoscopica, di Chirurgia Ro-botica ed apprendiamo così grazie a sempre nuoviacronimi che in sala operatoria , da tempo, la tecnolo-gia più avanzata affianca il Chirurgo.Lo affianca nell’orientamento diagnostico, nelle scelteterapeutiche, nei gesti chirurgici.E’ diventato così familiare anche per il Paziente chie-dere di essere operato con tecniche sempre meno in-vasive e le ragioni sono tante.La paura del dolore, associato da sempre alla chirur-gia, sembra obliata dalla idea di ottenere gli stessi ri-sultati con gesti chirurgici in cui attraverso piccoli forilunghi strumenti arrivano dove prima doveva arrivareuna mano e telecamere sempre più miniaturizzate por-tano l’occhio del chirurgo a vedere a distanza ed an-che meglio.Il progresso quindi non più fantascienza ma “ reale “ enon “ virtuale “ realtà necessità di conoscenza per lasocietà, confronto responsabile tra operatori importan-ti e più sofisticate esigenze formative per i giovani.Gli incontri scientifici in genere avrebbero l’obbligo di

centrare questi obbiettivi ma dobbiamo lamentarequanto avare di contenuti siano state in passato ed ahi-mè lo sono tutt’ora, sterili passerelle Scientifiche.L’idea di proporre la formazione attraverso la reale pre-senza di contenuti è diventato così l’obbligo morale dichi crede all’idea di una sanità italiana solida nei con-tenuti ed ancor più, nel nostro caso, a chi crede ad unaSanità solida e completa nella nostra realtà Regionale.Una Sanità a dir vero molto spesso sottovalutata o peg-gio ancora giudicata in maniera superficiale e con me-todologie a volte artigianali.Gli incontri di Chirurgia in Diretta, così come spessosi realizza presso l’Ospedale Miulli, dove lavoro, han-no come l’obbiettivo il far riunire e far confrontare chi-rurghi delle Regioni vicine sulle tecniche chirurgichepiù avanzate al fine di realizzare progetti comuni disostegno ed interazione per la crescita e la formazio-ne dei giovani con particolare ed attento occhio allerealtà della nostra Regione.La formazione però grava da sempre come un gran-de onere organizzativo ed economico, spesso appan-naggio, per il supporto e l’intervento di Sponsor Pri-vati, di grandi Centri del Nord, precluso così a nonpochi, spesso preparatissimi, giovani; ebbene la for-mazione a distanza anche nel contesto di risorse cal-mierate si pone un obbiettivo nuovo moderno ed eti-co di tipo formativo: raggiungere l’utente senza ob-bligarlo ad allontanarsi dalla propria realtà socio cul-turale offrendo con regolarità dei servizi formativi ,preparandolo ed informandolo con una fase praticaformativa da realizzarsi in Ospedali – Scuola i cui do-centi avranno anche l’obbligo “ etico “ di continuarea seguire la formazione dei giovani garantendo an-che un tutoraggio a distanza.Chimere ?.. no assolutamente ! ..sogni possibili e rea-lizzabili e chi vi scrive ci crede e con forza anche so-stenuto da un impegno ormai trentennale della Chi-rurgia Generale dell’Ospedale Miulli già polo di riferi-mento accreditato nella formazione dalle più impor-tanti Società di Chirurgia Nazionali.

di Gaetano Logrieco

Il chirurgo, la tecnologia, l’Etica e la Formazione dei Giovani

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Renato Cervini è stato eletto coordinatore del collegio deidocenti del dottorato di ricerca in ingegneria edile del poli-tecnico di bari, a far tempo da gennaio 2010. Auguri grandeamico!!

Il Dipartimento Politiche Antidroga della Presidenza del Con-siglio dei Ministri ha individuato il Laboratorio di Tossicolo-gia Forense dell’Università degli studi di Bari, della nostra Fa-coltà di Medicina e Chirurgia, quale CENTRO COLLABO-RATIVO DEL SISTEMA NAZIONALE DI ALLERTA PRECOCEe NETWORK DI CONSULENZA TECNICO SCIENTIFICA,in-dividuando il nostro socio Roberto Gagliano Candela quale persona di contatto con il Ministero.Considerando che dei 40 Centri individuati dal Ministero,sot-to Roma ne esistono solo 3 di cui 2 a Napoli ed 1 a Bari, è unapprezzamento significativo del lavoro sin qui svolto dal la-boratorio diretto da Roberto. Complimenti!!

Si e tenuto il 6 Marzo alle ore 10:00, presso l’Unità Pediatri-ca del Policlinico di Bari, la consegna del service realizzatodal nostro Club per l’allestimento di una biblioteca pediatricanell’ambito del progetto pluriennale “Le quattro stagioni”.

Si terrà dal 28 Aprile al 3 Maggio a Locri, la quarta edizionedell’Incontro tra amici rotariani alla scoperte di Arte, Cul-tura, Tradizioni … e tanto calore umano, organizzato dalR.C. di Locri. Per info: tel: 335.74434328E-mail: [email protected] – www.rotarylocri.it

La cerimonia conclusiva del progetto “Acqua Sana per l'A-frica” avrà luogo a Lokpo (Benin) il 20 Marzo 2010 e saràpresieduta dal DG Romano Vicario. Per l'occasione sono par-titi il nostro Giovanni Tiravanti ed altri amici rotariani e sonostati appunto a Lopko dal 18 al 21 marzo. Al ritorno avremonotizie di come si è giunti alla conclusione del meravigliosoprogetto che ci ha fatto conoscere e portato in nostro club allaribalta a livello nazionale ed internazionale.

La Commissione Distrettuale per la promozione del Con-gresso R.I., ci invita a partecipare alla Convention che si svol-gerà quest'anno a Montreal (Canada) dal 20 al 23 giugno2010. Ulteriori informazioni possono essere fornite telefo-nando alla Segreteria Distrettuale (080-5234620), oppure ac-cedendo al nostro sito web.

Rotary Club Bari Castello

Numero 4 - Gennaio-Febbraio 2010 21

Sotto la lente

Bari - Milan 0-2. Faceva un freddo... ma il calore rotaria-no ci ha riscaldati.. un po’ meno il Bari. Non fa niente!

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Numero 4 - Gennaio-Febbraio 201022