NOI in FIDAS - marzo/aprile 2015

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MAGAZINE DELLA FEDERAZIONE ITALIANA ASSOCIAZIONI DONATORI DI SANGUE TRIMESTRALE / ANNO XV / N. 1 / MARZO-APRILE 2015 WWW.FIDAS.IT IL TEMPO DELL'ATTESA – Meeting Nazionale Giovani FIDAS: COM'È ANDATA A ROVIGO – Alla scoperta della solidarietà: I CAVALIERI DEL DONO – Verso il 54° Congresso Nazionale

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Magazine della FIDAS Federazione Italiana Associazioni Donatori di Sangue

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Magazine della Federazione italianaassociazioni donatori di sangueTrimesTrale / anno XV / n. 1 /

Marzo-aprile 2015

www.fidas.iT

Il tempo dell'attesa

– Meeting Nazionale Giovani FIDAS: Com'è andata a rovigo– Alla scoperta della solidarietà: i Cavalieri del dono

– Verso il 54° Congresso Nazionale

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NoI in FIdasTrimestrale – Periodico di informazione e formazione della FIDAS (Federazione Italiana Associazioni Donatori di Sangue)editore: FIDAS, Piazza Fatebenefratelli 2, 00186 Romaredazione noi in Fidas: Piazza Margana 19, 00186 Roma – tel. 06 68891457 – fax 06 68217350Email: [email protected]

Anno XV n° 1 marzo/aprile 2015direttore editoriale: Aldo Ozino Caligarisdirettore responsabile: Cristiano Lenacomitato di redazione: Alessandro Biadene, Roberto Bonasera, Antonio Bronzino, Michele Di Foggia, Giuseppe Munaretto.Hanno collaborato a questo numero: Fausto Casini, Andrea Grande, Cinzia Guarnaccia, Giuseppe Natale, Dimitri Pezzini.Foto: Alessandro de FazioProgettazione grafica: Leandro Di Maria/ AlterErgo studioautorizzazione: Tribunale di Roma n° 442/2003 del 21 ottobre 2003Periodico iscritto al R.O.C. (Registro Operatori Comunicazione)

sommarIo

editoriale di Aldo Ozino Caligaris

meeting Giovani Rovigo

Volontariato e libertà

Cavalieri del dono

aspettando il Congresso Nazionale di Viareggio

alla Carovana del Giro metti in circolo il tuo dono

le Federate FIdas

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111822

ultima

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Il lungo percorso, disciplinato a livello normativo da anni, verso l’autorizzazione all’esercizio e l’accreditamento istituzio-nale delle attività trasfusionali del nostro

Paese ha avuto una battuta d’arresto. Nella consapevole impossibilità di completare quan-to previsto entro i termini stabiliti “de lege” al 31 dicembre 2014, la Conferenza Stato Re-gioni, su istanza di alcune di esse, ha chiesto al Governo la concessione di una proroga per conseguire l’obiettivo. Nel giorno esatto, in cui tutte le Regioni avrebbero dovuto dimostrare di poter assicurare il trattamento uniforme del donatore di sangue, la standardizzazione della raccolta degli emocomponenti, l’uniforme li-vello di qualità e di sicurezza della terapia tra-sfusionale per i cittadini e la certificazione del plasma come materia prima per la produzione dei medicinali plasmaderivati, il decreto così detto “mille proroghe” ha rinviato la scadenza di questo importante appuntamento al 30 giu-gno 2015.

Sgomento, indignazione, incertezza, sollie-vo, fiducia e ottimismo sono state alcune delle reazioni a tale provvedimento di proroga. Da una parte la frustrazione di chi, avendo opera-to coerentemente con quanto disposto a livel-lo normativo, aveva completato i percorsi di certificazione della rete trasfusionale regiona-le e conseguito l’accreditamento del sistema. Dall’altra la tregua per chi, dichiaratamente o celatamente, con ritardo più o meno grave, do-veva portare a compimento il processo.

L’intera operazione, comunque, suscita al-cune legittime riflessioni. La principale è sulla reale percezione della consapevolezza da parte degli attori del sistema trasfusionale, istituzio-ni, professionisti e volontari del dono, che la qualificazione del sistema stesso non fosse sol-tanto un debito verso l’Europa ma una oppor-tunità di crescita in qualità e sicurezza. Altra questione è la possibilità che alcune Regioni, che non avevano intrapreso sistematicamente nell’ultimo quinquennio alcun percorso fina-lizzato all’accreditamento, possano in soli sei mesi conseguire l’obiettivo. Per tutte aleggia lo spettro che l’autorizzazione e l’accreditamento della rete trasfusionale non abbia, di fatto, fa-vorito una reale razionalizzazione delle strut-ture regionali operanti, concentrando le attivi-tà sulla base di criteri oggettivi ed eliminando

lo spreco delle risorse.Indubbiamente in questi anni l’estrema re-

gionalizzazione della sanità ha evidenziato i li-miti della stessa: la scarsa equità di erogazione di Livelli Essenziali di Assistenza, il mancato uniforme trattamento dei cittadini, le diverse forniture di servizi nel garantire il diritto co-stituzionale della salute, l’amplificazione del-la spesa sanitaria. In forma paradigmatica, il trattamento del donatore e le prestazioni di medicina trasfusionale per i pazienti ne rap-presentano un esempio evidente. La qualifi-cazione del sistema avrebbe dovuto avere la principale ambizione nel ridurre tale eteroge-neità e l’innalzamento complessivo della qua-lità delle attività prestate sia per i donatori sia per i riceventi.

Nell’attesa di vedere cosa accadrà al termine ultimo del 30 giugno prossimo, tutti, istituzio-ni, professionisti e donatori volontari, hanno il dovere morale di domandarsi se abbiano re-sponsabilmente operato per conseguire il co-ronamento di tale risultato. Il dato oggettivo, che in alcune Regioni l’obiettivo sia stato con-seguito prima della concessione della proroga, evidenzia che lo stesso fosse legittimamente perseguibile e che, comunque in altre Regio-ni, gravi carenze di responsabilità soprattutto del livello istituzionale, a volte subite e in altre condivise con i professionisti e il volontariato del dono, ne abbiano impedito il raggiungi-mento. Certo è che dopo il 30 giugno, quando si conteranno sul campo le vittorie e le sconfit-te, non ci saranno più scuse e netto sarà il con-fine, sia a livello regionale sia a livello locale, tra chi avrà qualificato il sistema trasfusionale e chi no.

Nell’attesa e nella speranza che il periodo di proroga possa, in alcuni casi quasi miracolosa-mente, far completare l’autorizzazione all’eser-cizio e la certificazione istituzionale delle reti trasfusionali, accresce il desiderio che le isti-tuzioni rispettino il principio fondamentale di tutela del cittadino e il senso di dovere, quan-tomeno da parte dei volontari del dono, che la sua non adempienza possa essere denunciata apertamente per poter, finalmente, avviare un percorso di uniformità, di equità e di giustizia di tutela del cittadino stesso, sia come utente sia come operatore del Sistema Sanitario Na-zionale. ●

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Il tempo dell’attesa

di Aldo Ozino Caligaris, Presidente nazionale FIDAS

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4 NOIinFIDAS 1/2015XVI meetING NazIoNale GIoVaNI FIdas

XVI meetING NazIoNaleGIoVaNI FIdas ROVIGO

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Se è vero che la FIDAS si caratterizza, da anni, per la centralità strategica che pone sui giovani, il Meeting an-nuale è il momento culminante di

quell’investimento. Nei sedici anni della sua storia, il Meeting, ha portato a conoscersi migliaia di ragazzi da tutta Italia, ha per-messo a tante Federate su tutto il territorio nazionale di valorizzarsi grazie alla visibilità garantita da questo evento ed infine, alla FI-DAS nazionale, di accrescere il suo potenzia-le di rinnovamento ed innovazione.

Sì, perché i giovani sono portatori naturali (e sani) di innovazione e questa è la molla che fa scattare l’efficacia del nostro messag-gio e la competitività della nostra associa-zione.

Ho tirato in ballo il concetto di competi-zione perché la FIDAS ed il dono del sangue (così come lo conosciamo: gratuito, anoni-mo, responsabile), sono ogni giorno in una gara per la sopravvivenza.

Sono in gara quotidianamente con un modello culturale, prevalente, fatto di in-dividualismo, che non lascia spazio a quei valori fondamentali, animatori del dono del sangue, come la solidarietà.

Dal 2008 poi, viviamo una crisi economi-ca spaventosa, dai risvolti sociali dramma-tici, soprattutto nei confronti delle giovani generazioni.

Quando si parla di “cervelli in fuga”, si commette un gravissimo errore: quell’e-spressione poteva essere usata dieci anni fa, riguardo ad un fenomeno numericamente li-mitato, di persone ultra-qualificate che, non trovando stimoli professionali nel nostro Pa-ese, andavano all’estero.

Oggi è in atto una vera e propria emigra-zione di ragazze e ragazzi, non più mossi dall’ambizione, ma dalla necessità.

Le cose è giusto chiamarle col loro nome, anche se spaventa.

Da questa crisi, come da tutte le crisi, si possono sviluppare due mentalità: “siamo tutti sulla stessa barca”, oppure ”la coperta è corta, mors tua vita mea”…

Solo nel contesto di solidarietà espresso nella prima delle due mentalità, la FIDAS, come il dono del sangue, hanno spazio di esistere. Questa è la nostra sfida culturale.

Vincerla è quindi essenziale, con ogni arma possibile, tra cui i giovani con la loro straordinaria carica di innovazione ed ener-gia propositiva.

Se i giovani sono come una freccia nella faretra della nostra associazione, il Meeting è la falegnameria dove si forgiano.

L’obiettivo quindi che ci ponevamo come Coordinamento Nazionale Giovani FIDAS, era proprio quello di accogliere i ragazzi più “nuovi” alla vita associativa e inserirli in un percorso di crescita, che fosse individuale e collettivo allo stesso tempo.

Formare la consapevolezza di ciò che sia-mo, che facciamo, dell’importanza del no-stro ruolo nel sistema sanitario. Ma anche formare il collettivo, stimolare la costru-zione di un gruppo compatto e fortemente identitario.

Ci siamo mossi quindi in due direzioni: da un lato i momenti di conferenza sui vari temi individuati come strategici per la for-mazione dei ragazzi, dall’altro le attività di gruppo del sabato pomeriggio.

Abbiamo dunque parlato di Europa del

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di Andrea Grande, Coordinatore nazionale Giovani FIDAS

video sintesi meeting

https://www.youtube.com/watch?v=v4-CTfER2X4

i giovani Fidas sono portatori sani di innovazione e questa è la molla Che Fa sCattare l'eFFiCaCia del nostro messaggio

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dono con Michele Di Foggia (segretario or-ganizzativo FIDAS), di economia del volon-tariato e del terzo settore con Fausto Casini (già dirigente del Forum del Terzo Settore) e di etica del dono nella società contempora-nea con Cinzia Guarnaccia (Psicologa clini-ca) ed Enrico Dalla Rosa (docente dell’Uni-versità Cattolica di Milano).

Europa del dono, ovvero il contesto con-tinentale dei sistemi trasfusionali, i punti di forza del nostro Paese e quelli di debolezza. Il tema europeo è per FIDAS, in questo 2015, cruciale essendo l’anno dell’accreditamento del sistema agli standard di qualità e sicu-rezza dell’Unione. Ci sembrava giusto che i ragazzi più giovani avessero gli strumenti per guardare al contesto europeo dei sistemi trasfusionali e di raccolta sangue in maniera consapevole ed informata.

Ma il 2015 è anche l’anno della riforma del volontariato e terzo settore, riforma cru-ciale che, si spera, metterà ordine nella co-stellazione di soggetti che compongono ed operano in questo vasto mondo. Spiegare cos’è il terzo settore ed il mondo delle asso-ciazioni di volontariato, che peso economico hanno sul paese e quale peso, in termini di beneficio reale, hanno sulla società, ci sem-brava importante.

Tematica invece slegata dal calendario, ma non per questo meno attuale, era quella dell’etica del dono nella società contempo-ranea. Sviluppata da un punto di vista psico-logico e sociologico questa tematica voleva

dare ai ragazzi un quadro di come operare i nostri valori fondanti nella società di oggi.

Insomma nel complesso i tre temi dove-vano fornire ai partecipanti risposte alle do-mande: dove lo facciamo? Come lo faccia-mo? Perché lo facciamo?

Nella seconda direzione invece si sono svolte le attività di gruppo, che consisteva-no in una gara a squadre in cui vinceva chi riusciva a far conoscere FIDAS al maggior numero di persone possibili a passeggio per il centro della città, raccogliendone i dati e contatti (elementi preziosissimi che sono ri-masti alla FIDAS Polesana).

Questa attività di gioco, nella formula win-win (perché seppur era una competizio-ne, alla fine il risultato, se positivo nel suo complesso, era una vittoria per tutta la FI-DAS ed i ragazzi), ha stimolato il senso di appartenenza e le capacità di lavoro di squa-dra, facendoli anche divertire.

Il Meeting si è poi concluso con l’assem-blea in cui tutti i partecipanti hanno discus-so delle questioni interne all’associazione e delle linee guida per l’attività del coordina-mento giovani dell’anno in corso.

Come Coordinamento Nazionale dei Gio-vani FIDAS ci riteniamo molto soddisfatti dell’evento che, anche grazie ad un lavoro impeccabile svolto dalla FIDAS Polesana e dai suoi volontari giovani e senior, segna un altro bel momento da ricordare per tutta la FIDAS nazionale. ●

XVI meetING NazIoNale GIoVaNI FIdas

abbiamo CerCato di Fornire a tutti i parteCipanti gli strumenti per guardare al Contesto europeo dei sistemi trasFusionali

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Questo concetto che può sembrare poco attinente con il tema che mi è stato assegnato, è invece alla base di un tentativo di presentare

concetti neutri come, ad esempio, “il dono” declinandone le virtù e quindi individuan-done le casistiche rilevanti per il benessere sociale.

Infatti il dono è la forma di scambio più vincolante per il ricevente e pertanto, se non interfacciata con il concetto di libertà, non si può collocare tra le prassi sicuramene vir-tuose (pensate alla prima dose di droga che uno spacciatore dona ad un individuo).

In Italia il volontariato è da sempre colle-gato allo svolgimento di lavoro gratuito in aiuto di persone non facenti parte del pro-prio nucleo familiare, con approcci diversi: quello laico, che deriva dal mutuo aiuto di comunità diversamente aggregate e chiuse e

Volontariato e libertà di Fausto Casini

viviamo in una soCietà in Cui il ConCetto di libertà sembra deClinarsi nella sola libertà di Consumo, assoggettando le altre libertà alla siCurezza.

quello cattolico che, invece, ha come punto di arrivo la redenzione dell'individuo me-diante l'esercizio dell'aiuto al prossimo.

Il dono del sangue ha rappresentato fin dall'origine, partendo dalla risposta ad una necessità vitale, l'idea che alcuni beni indi-spensabili alla sopravvivenza dovevano es-sere sottratti all'economia di mercato e cre-do si possa rappresentare come precursore di una serie di concetti che solo gli ultimi decenni hanno esplicitato.

Partire dalla frase “Volontariato e libertà” può sembrare provocatorio perché viviamo in una società in cui il concetto di libertà sembra declinarsi nella sola libertà di con-sumo, assoggettando le altre libertà alla si-curezza che è la necessità suprema in una società decadente e invecchiata.

Lo sa bene chi si occupa di educazione come genitori, scout, scuole; se si prova a co-

I giovani FIDAS nel corso della prima giornata del Meeting

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struire luoghi artificiali a prova di imbecilli si educa all'imbecillità che ricordo essere il vero contrario di libertà.

La vera autonomia dipende dalla costru-zione di sicurezze che derivano dalle abili-tà relazionali e dalle competenze di convi-venza con i rischi e non dalla costruzione di involucri sicuri in cui vivere che spesso si rivelano trappole e vincoli alle libertà.

In questi giorni si stanno discutendo le norme di riforma del III settore. Quali sono le necessità di riforma e soprattutto chi sono i soggetti che necessitano di diverse regole?

Una prima necessità sembrerebbe essere rappresentata dal mancato adeguamento delle normative speciali (266/91 Volontaria-to, 381/91 Cooperazione sociale, 383/2000 Promozione Sociale, impresa sociale) alla normativa europea che regola il rapporto fra la pubblica amministrazione e il mondo del noProfit.

Le rappresentanze del III settore farebbe-ro bene a chiedere libertà di evoluzione, ma soprattutto modalità che non impoverisca-no il valore contrattuale del lavoro gratui-to evitando di chiedere recinti di privilegio. Oggi molte difficoltà derivano dal fatto che

se provassimo a eliminare dalla nostra mente le gabbie di riFerimento Che le norme CostruisCono, rimarrebbero solo due elementi: l'assenza di luCro e l'utilità soCiale.

per sCegliere modelli organizzativi virtuosi Che solo la Fantasia e il Cuore possono riempire di Contenuti oCCorre Far riFerimento ai ConCetti di utilità, sobrietà, eFFiCienza e demoCratiCità.

XVI meetING NazIoNale GIoVaNI FIdas

quando si fa una riforma non ci si interroga su cosa è necessario normare e cosa invece deve essere affidato alla capacità delle orga-nizzazioni di autoregolamentarsi.

Se per un attimo provassimo a eliminare dalla nostra mente le gabbie di riferimento che queste norme costruiscono, rimarrebbe-ro solo due elementi: l'assenza di lucro e l'u-tilità sociale.

Questi due requisiti non contengono le motivazioni del libero intraprendere de-gli individui orientati ad essere parte atti-va per la costruzione di benessere sociale, ma individuano modelli di riferimento non finalizzati al profitto come unico motore di propulsione.

Proviamo, quindi, a individuare concet-ti guida per scegliere modelli organizzativi virtuosi che solo la fantasia e il cuore posso-no riempire di contenuti.

Concetto di utilità: in caso contrario la ricerca di libertà del donante e del riceven-te potrebbero scadere nella pura ricerca del divertimento.

Concetto di sobrietà: in caso contrario la parola noprofit sarebbe solamente ipocrisia che ben si accompagna con approcci utilita-

I giovani FIDAS durante l'incontro con i cittadini di Rovigo per promuovere il dono del sangue

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ristici.Concetto di efficienza: integrato con i

concetti di resilienza di comunità e di valu-tazione di impatto sociale in caso contrario le attività di lavoro gratuito potrebbero ri-collocarsi nell'ambito del fitness.

Aggiungo il concetto di democraticità: la vera democrazia sta nella capacità di ren-dere partecipi tutti i portatori di interesse degli atti di una organizzazione a partire dai flussi contabili per arrivare alla scelta dei partner e dei finanziatori, e nell'esplicitazio-ne delle motivazioni che orientano le orga-nizzazioni. Questa trasparenza è anche l'uni-ca garanzia che l'organizzazione, almeno per quanto riguarda il presente ha i requisiti per raccogliere donazioni e per attivare lavoro gratuito in un ottica di redistribuzione che è la vera emergenza del momento.

Rimangono ancora alcuni temi che non è possibile approfondire, come ad esempio la selezione e la formazione dei dirigenti o la costruzione delle alleanze che servono a fare massa critica per influenzare i decisori poli-tici sia che si parli di città, che di Italia che di Europa.

Ho provato a orientare la riflessione ver-

so una definizione del nostro mondo uscendo dal meto-do, anche ai fini di definire il quadro economico, “per differenza” che è contenuto nelle de-finizioni: “Terzo settore” e “No pro-fit”, perché ritengo che questo sia l'unica strada per uscire dall'approccio competitivo per costruire quello collaborativo fra le dif-ferenti organizzazioni.

C'è tanto da fare per perdere tempo e fru-strare le aspettative dei volontari con stupi-de dispute su cos'è il “vero volontariato” o sulla esclusività dei fini solidaristici rispetto alla sacrosanta necessità di mixare fra mu-tualità e promozione sociale per costruire aggregazione e capitale sociale.

Se usciremo da gabbie, gelosie e auto pro-clamazioni solo allora il terzo settore potrà davvero dire che si propone come modello alternativo per cambiare il mondo e l'econo-mia partendo dall'umiltà di proporci come laboratori e non come Modelli. ●

se usCiremo da gabbie, gelosie e auto proClamazioni solo allora il terzo settore potrà davvero dire Che si propone Come modello alternativo per Cambiare il mondo.

I giovani FIDAS in marcia verso il centro di Rovigo

I rappresentanti della FIDAS Polenana

guidati dalla presidente Roberta

Paesante (a sinistra)

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La seconda giornata del meeting ha visto i ragazzi alle prese con un approfondi-mento riguardante gli aspetti psicologi-

ci e sociologici della donazione. Un percorso tematico che, partendo anche dalle solleci-tazioni fornite dai partecipanti durante un brainstoriming iniziale, ha portato a toccare i principali temi etici su cui si fonda la scelta di diventare donatori di sangue.

La mattinata è stata aperta da Cinzia Guarnaccia (psicologa, PhD nonché volonta-ria FIDAS) che ha approfondito il tema delle motivazioni alla base della scelta di dona-re il sangue, a partire dall’altruismo e dal sentire empatico nei confronti del possibile ricevente, fino ad una visione più sociale le-gata alle rappresentazioni sociali della dona-

zione. La possibilità di

diventare donato-re e, ancor più, di reiterare il gesto di donazione periodi-camente, sembra infatti essere lega-ta a una migliore conoscenza di ele-menti tecnici legati alla donazione; la

corretta informazione, base per la costruzio-ne di una rappresentazione articolata, divie-ne quindi motore essenziale per chi sceglie di donare e, l’attenzione ai processi cognitivi ed emotivi di costruzione delle rappresen-tazioni sociali può diventare supporto per campagne di promozione e sensibilizzazione efficaci.

Nella seconda parte della mattinata il prof. Enrico Dalla Rosa (docente presso la facoltà di Sociologia dell’Università Cattoli-ca di Milano) ha approfondito il tema dal punto di vista sociologico, fornendo interes-santi spunti di riflessione sul tema della gra-tuità del dono e della gratificazione legata al donare. Le principali teorie economiche, gli studi di Titmus e sulle tipologie di donatori e l’approfondimento sugli aspetti valoriali le-gati al dono sono stati utilizzati per riflettere insieme sull’importanza di conoscere e saper valutare, anche in termini quantitativi, il va-lore del volontariato in termini umani, so-ciali ed economici.

L’impegno, personale e collettivo, nello sviluppo di adeguate pratiche associative di fidelizzazione del donatore si traduce in un “ritorno dell’investimento” che si concretiz-za in una migliore capacità di gestione del donatore, nella possibilità di favorire il dono periodico e responsabile e nella costruzione di modalità adeguate di mantenimento delle scorte di emocomponenti. ●

Cinzia Guarnaccia

Enrico Dalla Rosa

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motivazioni della donazione ed economia del dono

I rappresentanti della FIDAS Polesana con gli esponenti delle realtà locali del volontariato e il presidente nazionale Aldo Ozino Caligaris

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NOIinFIDAS 1/2015 11soCIetà

Cavalieri del dono

Non si tratta solo di ricevere una bella medaglia e una preziosa pergamena, né di acquisire un titolo onorifico da

premettere al proprio nome. È molto di più per Maria, Giorgio, Silvano, Martino, Deso-lina, Padre Fausto e tanti altri. Per tutti loro la nomina a Cavaliere della Repubblica è stata una sorpresa inaspettata; una richiesta avanzata dal Comune o dalle Associazioni e Sezioni di appartenenza, che hanno voluto sottolineare l’affetto nei confronti di questi uomini e donne che hanno messo al primo posto la solidarietà. Le loro storie, semplici e affascinanti, raccontano uno straordinario percorso di vita fatto di gesti quotidiani, dai quali si coglie l’attenzione costante nei confronti delle necessità altrui. Li abbiamo incontrati e ci hanno raccontato le loro sto-rie, con la semplicità di chi è consapevole di aver fatto solo il proprio dovere. ●

130 e non sentirle marIa stea

Una serie di coincidenze hanno portato la 18enne Maria ad uscire prima da scuola ed andare dal medico per una prescrizione. Lì l’in-contro con un uomo che, nella disperazione di chi sta perdendo una persona cara, chiedeva aiuto al medico per il padre malato di leuce-mia che necessitava di trasfusioni. E Maria non è rimasta indifferente e all’indomani per la prima volta si è rimboccata le maniche per do-nare il sangue, iniziando un’avventura fatta di attenzione costante ai bisogni degli altri. Costretta a sospendere le donazioni per motivi di salute, nel 1999 ha ripreso alla grande, fondando una sezione FIDAS a Gioia del Colle (BA) dove ha sempre vissuto e operato attivamente non solo all’interno della FPDS-FIDAS, ma anche con la Croce Rossa Italiana e l’Aido.

“L'esperienza più significativa l'ho vissuta da studente di Scienze Infermieristiche, quando svolgevo tirocinio nel reparto di Medicina Interna Oncologica prima e Reparto Trapianti dopo. Spesso ero pro-prio io che andavo nel Centro Trasfusionale a prendere la sacca che serviva all'ammalato e poi l'attaccavo per trasfonderla. Non so spie-gare, ma era una grande gioia vedere quella sacca che piano, goccia a goccia scendeva nelle vene dell'ammalato con valori ematici vera-mente bassi... quel sangue rappresentava davvero la vita”.

Oggi la 45nne Maria, una dei più giovani cavalieri d’Italia, ha rag-giunto le 130 donazioni ed affianca con entusiasmo all’attività lavora-tiva e al mestiere di mamma, l’attenzione al volontariato. “Ai giovani dico di donare sangue perché questa società ha bisogno di gesti di solidarietà e altruismo”.

di Cristiano Lena

Maria durante la sua 130ma donazione

Maria insignita del titolo di Cavaliere della Repubblica con Rosita Orlandi, presidente FPDS-FIDAS

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abbiamo una ricchezza che nessuno può toglierci sIlVaNo salVaGNo

“La mia prima donazione risale al novembre 1964, nell’ambulato-rio del paese una domenica mattina – ci racconta Silvano. – Le moti-vazioni sono state diverse, ma ne ricordo soprattutto due: il figlio di un collega di lavoro doveva subire un intervento cardiaco e per lui fu organizzato un intero pullman di solidarietà. Ma la motivazione più grande viene della mia famiglia: cattolica osservante e, nonostante fosse numerosa, sempre pronta ad aiutare chi si trovava in difficoltà; mia madre ci ricordava sempre che mai nessun povero era uscito dalla nostra casa a mani vuote”. Oltre 100 donazioni per Silvano, nel corso di 50 anni di impegno associativo e testimonianza in famiglia; per lui la grande soddisfazione quando i due figli, alla loro maggiore età, gli hanno chiesto di accompagnarli al Servizio Trasfusionale che frequentano ancora.

Nominato Cavaliere nel 1982 e Cavaliere Ufficiale nel 2005, per il presidente onorario della FIDAS Verona a ripagarlo dell’incessante attività svolta è quanto moralmente ricevuto e gli amici che ha cono-sciuto. “Ognuno di noi ha dentro di sé una ricchezza che nessuno può togliergli, il sangue che scorre benefico nelle nostre vene; offriamo un po’ di questa ricchezza a chi lotta ogni giorno per la salute e una vita migliore, Lui sarà più ricco e noi non saremo meno poveri”.

salviamo delle vite, facendo del bene a noi stessi massImo deNarIer

Massimo Denarier ha cominciato a donare sangue nel 2000, sco-prendo un modo per essere concretamente utile al prossimo. E negli anni successivi ha contribuito alla fondazione della FIDAS Valle d’A-osta continuando a tendere il braccio e recentemente ha ottenuto il titolo di Cavaliere della Repubblica. “In qualsiasi ottica si voglia os-servare una donazione di sangue ci sono solo esclusivamente aspetti positivi:  si compie un nobile gesto di grandissima utilità, ma se vo-gliamo essere egoisti e meno altruisti, ci sottoponiamo gratuitamente a periodici controlli medici che potrebbero anche salvarci la vita”

1964 – Il primo tesserino di Silvano Salvagno

Silvano Salvagno con il presidente

nazionale Aldo Ozino Caligaris durante il 45° Congresso nazionale FIDAS del 2006

tenutosi a Verona.

Che cos’e’ il cavalierato della repubblica

Istituito con la Legge 3 marzo 1951, il Cavalierato della Repubblica è il primo fra gli Ordini nazionali ed è destinato a "ricompensare benemerenze acquisite verso la Nazione nel campo delle lettere, delle arti, dell’economia e nel disimpegno di pubbliche cariche e di attività svolte a fini sociali, filantropici ed umanitari, nonché per lunghi e segnalati servizi nelle carriere civili e militari."

Come si diventa cavalieri della repubblica

L’iter da seguire è la segnalazione del cittadino, che deve aver compiuto 35 anni, che si pensa meritevole alla Prefettura del luogo di residenza dello stesso. Le Prefetture fanno una prima valutazione e poi inviano ai vari Ministeri (a seconda del campo di competenza in cui la persona si è distinta) la segnalazione. A loro volta i Ministeri devono inviare entro febbraio di ogni anno al Dipartimento del Cerimoniale di Stato della Presidenza del Consiglio dei Ministri le segnalazioni, corredate dell’istruttoria con le motivazioni. Infine, la Presidenza del Consiglio propone al Capo dello Stato le candidature a cui intende dar corso ed è lo stesso Presidente della Repubblica a conferire l’onorificenza. La cerimonia avviene generalmente presso le Prefetture in occasione della Festa della Repubblica il 2 giugno o il 27 dicembre, data in cui è stata promulgata la Costituzione.

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Padre Fausto Guerzoni durante una donazione e in abiti religiosi a Fontanellato

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Quando donare è una vocazionepadre FaUsto GUerzoNI

A Fontanellato, in provincia di Parma, da cinque secoli i padri domenicani svolgono la loro opera di evangelizzazione dal Santuario Basilica della Beata Vergine del Santo Rosario. Da molto meno tempo tra loro anche padre Fausto, classe 1952 e donatore di sangue dal 1970. Da Modena a Parma passando per Bologna, ha attraversato l’Emilia per seguire la vocazione, non dimenticando mai di prendersi cura dei malati, oltre che delle loro anime. Il suo ricordo più bello risale all’inizio degli anni ’80. “Una sera mi chiamano dall'ospedale per una piastrinoaferesi urgente. La donazione è durata allora oltre tre ore, ma ho trovato allora, come sempre, una grande gentilezza e simpatia... poi per il fatto che sono un frate la gente si sente quasi in dovere di raccontarsi, senza paure”.

Nel 2004 un’altra telefonata, questa volta dalla Questura di Bo-logna: “La cosa in un primo momento mi allarmò, poi l'ufficiale mi spiegò che il mio nome era stato segnalato dall'ADVS per il conferi-mento del Cavalierato, sorrisi e mi fece piacere potermi presentare in Prefettura in "pompa magna" ovvero vestito da frate!”.

In 45 anni padre Fausto ha teso il braccio per ben 222 volte e oggi donatore dell’ADAS di Parma non ha intenzione di smettere.

durante l’estate con l’autoemoteca in spiaggiamartINo ColoNNa

Martino, dalla provincia di Bari, è uno dei 4 cavalieri della FPDS-FIDAS. Donatore di sangue dal 1969, appena compiuti i 18 anni, e fino ad oggi per ben 207 volte ha teso il braccio per “far del bene al prossimo”. Come è successo per molte persone, anche per Martino la donazione di sangue è cominciata per motivi di salute sorti in fami-glia. Ma non si è fermato alla necessità del momento, consapevole che non è possibile, ancora, ricreare il sangue in laboratorio: si può solo donare. Per questo ha cominciato anche ad operare in prima li-nea all’interno dell’associazione di cui fa parte, rivestendo da sei anni l’incarico di consigliere e tesoriere.

“Il ricordo più bello legato alla donazione di sangue – ci racconta - è legato all’estate. Diversi anni fa durante il periodo dell’anno in cui si registra la maggiore carenza di sangue, l’attività di informazione e sensibilizzazione si spostava lungo le spiagge”. Il suo messaggio è rivolto in particolare ai giovani, perché il dono gratuito del sangue diventi per loro una sana abitudine.

Martino Colonna insignito del titolo di Cavaliere della Repubblica con Rosita Orlandi, presidente FPDS-FIDAS Giorgio, il cavaliere buono

GIorGIo VIttorITra gli eventi della storia d’Italia, alcuni rimangono indelebili non

solo nella coscienza collettiva, ma soprattutto nella memoria indivi-duale di chi li ha vissuti. Così succede per il terremoto del Friuli del 1976. Poco più che trentenne, in quella tragica occasione Giorgio Vittori dona per la prima volta e ripete il suo gesto per 75 volte, fino a quando è costretto a smettere per motivi di salute. Ma ha continuato l’impegno associativo prima come segretario e dal 1996 come presidente della sezione di Staranzano del mandamento ADVS di Monfacone. Il Cavalierato è arrivato nel 2011 dopo aver ricevuto dall’U.N.C.I. il premio bontà della città di Gorizia.

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Una sana tradizione di famiglialUIGI della GIUstINa

Luigi, classe 1953, è nato a Vittorio Veneto, una terra che nel se-colo scorso, per via delle vicende legate alla Grande Guerra e al se-condo conflitto mondiale ha conosciuto bene il senso dell’espressione “sangue versato”, ma anche del “sangue donato”. E da una mamma donatrice, per lui è stato naturale tendere il braccio una volta com-piuti 18 anni, così come hanno fatto il fratello e le sorelle per rispon-dere ad un dovere morale nei confronti di persone meno fortunate. Un albero che ha continuato a dare frutti: sua figlia, raggiunta la maggiore età, si è presentata al Centro Trasfusionale per gli esami d’idoneità alla donazione.

“Nel 2004 prima di una donazione – racconta Luigi – il medico ha riscontrato qualcosa che non andava e gli accertamenti successivi hanno evidenziato un problema di salute che mi impedisce di donare. Ci sono rimasto davvero male, ma senza quei controlli che si fanno ad ogni donazione non avrei mai saputo del mio problema e forse me ne sarei accorto troppo tardi”.

Anche per lui un impegno in prima linea nell’associazione: prima la GADAS di Cordignano di cui è stato Presidente per sette anni, oggi la FIDAS Treviso con cui continua a collaborare.

“La generosità e l’entusiasmo che caratterizzano i giovani possono e devono essere il marchio di fabbrica che li contraddistingue: se sei disposto a fare qualunque cosa per un amico, farlo per uno scono-sciuto, uno che non ti potrà mai dire grazie, non vale anche di più?”

In aiuto alle vittime del sismaGIoVaNNI de mICHele

Giovanni nasce a Potenza nel luglio del 1962 e ha compiuto da poco diciotto anni quando la terrà trema in Irpinia. Anche il capoluo-go lucano fu colpito dal sisma e Giovanni, come altri suoi coetanei, ha cominciato a donare il sangue per aiutare i feriti.

Oggi Giovanni vive a Bari, fa parte del Gruppo Intesa Sanpaolo della FPDS e da trentacinque anni spera che il suo gesto anonimo, gratuito e volontario, possa salvare la vita del prossimo. Alle nuove generazioni l’invito a “cercare dentro se stessi il valore del prossimo e l’importanza che riveste per la nostra stessa esistenza: quante delle gravissime crisi internazionali che si stanno sovrapponendo l’un l’al-tra, si verificherebbero, se si diffondesse la cultura della donazione, libera, responsabile e volontaria per il prossimo, soprattutto se non si sa nemmeno chi sia?”

Giovani, non aspettate elIGIo rossI

A 39 anni è stato nominato Cavaliere delle Repubblica e qualche anno più tardi Cavaliere Ufficiale. All’attivo 93 donazioni e un solo rammarico: non aver iniziato prima. Eligio è uno dei Cavalieri della FIDAS Polesana di Adria, associazione con la quale ha iniziato a do-nare per il bisogno di sentirsi utile, nella consapevolezza che donare il sangue è un grande atto di amore. E anche per lui il volontariato del dono si è ampliato portandolo ad assumere l’incarico di vice pre-sidente dell’associazione. Ai giovani un messaggio chiaro e semplice: “Non aspettate a tendere il braccio”.

Luigi Della Giustina (secondo da destra) durante una manifestazione a Cordignano

Giovanni De Michele durante la cerimonia di assegnazione del Cavalierato della Repubblica

Eligio Rossi

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ogni donazione è un gesto unico e irripetibiledesolINa GIolItto Cereser

Dal 1977 donatrice di sangue del gruppo FIDAS ASDP di Pont Ca-navese in provincia di Torino e dal gennaio scorso anche Cavaliere della Repubblica per le oltre 130 donazioni. Ma Desolina è anche mamma, nonna, componente del Consiglio Direttivo nonché suppor-to nelle giornate di donazione: a lei il compito di far trovare sempre una sede accogliente.

“Il naturale ricambio viene dai giovani. A loro l’invito a donare almeno una volta per sperimentare la gioia che si sente nell’aiutare il prossimo in modo del tutto anonimo. La donazione dura pochi mi-nuti, ma in quel breve lasso di tempo, a tu per tu con la sacca che va riempiendosi, penso spesso a chi sta aspettando proprio il mio dono. Sarà un bambino? Penso ai suoi genitori in trepidante attesa della sua guarigione. Sarà una mamma? Penso ai suoi figli che aspettano il suo ritorno a casa. Sarà un papà? C’è l’intera famiglia che lo attende per avere un sostegno forte e sicuro”.

Uniti nel nome del dono del sangueBeNIto toFFUl

Non solo donatore e responsabile associativo dell’Associazione Donatori Volontari Sangue di Gorizia. Una delle caratteristiche di Benito è la capacità di creare reti. A lui infatti il merito di aver dato vita al gemellaggio tra la sezione dei donatori di Sangue di Capriva e quella della Croce Rossa Tedesca di Lauterbach nel 1985. Un rap-porto di amicizia va avanti da 30 anni, con frequenti visite tra le due comunità, un’amicizia che precede addirittura il concetto stesso di Unione Europea: nel nome del dono del sangue sono caduti i confini tra Italia e Germania, prima dei trattati dell'Unione Europea, prima di Schengen. Anche per questo motivo Benito ha ricevuto la medaglia d'argento della città di Lauterbach, primo insignito non tedesco e per noi motivo di orgoglio.

Desolina Giolitto Cereser durante la cerimonia di assegnazione del Cavalierato della Repubblica

Benito Tofful

donare per essere utili agli altrilaNFraNCo VIaNI

Lanfranco ha cominciato a donare il sangue nell’aprile del 1970 per l’ADAS Simonazzi, l’azienda in cui lavorava. “Ho pensato che donare il sangue fosse un modo per essere utile agli altri , un gesto semplice ma importante e tutti potremmo avere bisogno di sangue”. Per lui essere donatore significa mantenere uno stile di vita sano, aiuta a rimanere in forma e la donazione fatta in modo costante e controllato permette di scoprire eventuali problemi o malattie. Per questo motivo è importante far parte di un’organizzazione che segue il donatore nel suo percorso.

I bei ricordi sono tanti, ma quello che ricorda con più soddisfa-zione è del 1984 quando il Comune di Parma ha premiato il Gruppo Aziendale Donatori Simonazzi, di cui allora era presidente, con la medaglia d’oro per aver raggiunto ben 314 donazioni.

“Quando ho ricevuto il Cavalierato a Parma – ci confessa emo-zionato – ho avuto prima una bella sorpresa, seguita da una grande soddisfazione, per me rappresentava un importante riconoscimento per l’impegno di tutti quegli anni “.

Il primo tesserino da donatore di Lanfranco Viani

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I buoni frutti di Cervarese FlorIaNo GHIrardI e VIttorIo treNtIN

Floriano, 96 donazioni all’attivo, e Vittorio, circa 70, sono quasi coetanei. Nati attorno al 1940, entrambi hanno cominciato a donare all’inizio degli anni Settanta per solidarietà verso coloro che ne han-no bisogno e nei loro ricordi tanti episodi emozionanti, come quel giorno di ferragosto in cui Vittorio ha donato il sangue per un ragaz-zo di 19 anni ricoverato d’urgenza all’ospedale.

Appartenenti alla sezione di Cervarese Santa Croce della FIDAS Padova, ricoprendo diversi incarichi associativi, ci trasmettono con chiarezza adamantina il significato della donazione di sangue. “Pen-so di aver adempiuto, in minima parte, al mio dovere di cittadino verso la mia patria come ha fatto mio padre morto soldato nel 1944 – ci ricorda Floriano. Ai giovani l’invito di Vittorio “perché inizino a donare il prima possibile per dare la possibilità agli altri di riacqui-stare la salute”.

Non solo importanti, ma indispensabilipIetro spoNtoN

Pietro Sponton si avvicina agli 88 anni, ma nei suoi ricordi è ancora vivo quel giorno del 1949. “Avevo 22 anni ed incontrai casualmen-te un medico all’uscita della chiesa di Adria che invitava i giovani all' altruismo e all’importanza della donazione sottolineando  questo come gesto di amore verso il prossimo”. Così per oltre quarant’anni ha continuato a donare sangue per ben 140 volte.

“Il più bel ricordo? Sono rimasto colpito dall’incontro con un gio-vane in un locale pubblico che avendomi riconosciuto quale donato-re mi ha ringraziato per avergli ridato la vita. Anni fa non era come adesso: quando si donava il sangue, il momento del prelievo coinci-deva con il momento della trasfusione permettendo quindi di vedere la persona a cui donavi il sangue e il ragazzo ne era rimasto colpito e riconoscente mi ringraziò in maniera sincera dicendo che gli ave-vo ridato la vita. Io gli spiegai che non ero un medico, ma solo un donatore di sangue e lui mi disse che non eravamo solo importanti, ma indispensabili”. Da presidente della FIDAS Polesana a presidente onorario, profondamente commosso nel ricevere il Cavalierato della Repubblica ha ancora voce per invitare coloro che possono donare in un gesto di altruismo verso il prossimo.

Floriano Ghirardi e Vittorio Trentin

Voglio dare un esempio ai miei figlimaUro pINardI

Mauro, classe 1961, è stato nominato Cavaliere dopo aver svolto oltre 30 anni di volontariato presso la Pubblica Assistenza di Parma e aver ricoperto la carica di presidente dell’Adas Intercral Parma. Per lui una vocazione “tardiva”, ha cominciato a donare superati i trent’anni, ma da allora non ha più smesso ed anche lui ha avuto la gioia di accompagnare il proprio figlio diciottenne per la sua prima donazione.

“Per me donare il sangue è un grande onore e un esempio di vita per i miei figli. È come amare una persona… fin tanto che non lo provi non capisci quanto è bello”.Mauro Pinardi a sinistra durante la

presentazione della campagna di sensibilizzazione dell’Adas Intercral con Hernan Crespo

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Un atto d’amore verso il prossimo mICHele teNaCe

Una richiesta di aiuto, come capita a molti, ha spinto Michele ad avvicinarsi alla donazione nel 1979, vincendo la paura del lettino, consapevole che quello che stava facendo era un atto nobile e dovu-to verso i bisognosi, soprattutto per chi crede di essere “cristiano”. “Donare il sangue è dare se stesso a chi ha bisogno e non conosci”. La richiesta del Cavalierato, iniziativa di una sezione comunale per gli impegni assunti a favore del loro centro di raccolta lo ha sorpreso regalandogli un’altra meritata soddisfazione. “Il dono del sangue è un gesto che ti forma nello spirito – ricorda il presidente della FIDAS Dauna - per essere sempre pronto ad amare, come te stesso, il tuo prossimo”.

Il 7 marzo scorso, la città di Caltanissetta ha voluto ricorda-re Aldo Pinelli, presidente dell’ADVS di Palermo dal 1978 al

1986 nonché Presidente Regionale della FIDAS e Vice Presidente nazionale, con l’intitolazione di una via cittadina. Un ulteriore riconoscimento per chi ha dedicato gran parte della sua vita al volontariato del dono.

Consapevole che la situazione del sangue in Sicilia sarebbe stata drammatica senza il volontariato, Pinelli ha incentivato la nascita di associazioni a Termini Imerese, Alcamo, Valledolmo, Partinico e Gela; ha acquistato (con il contributo della Regio-ne Sicilia) un’autoemoteca per la raccolta “mobile” presso quartieri, paesi, Scuole, Università; ha coinvolto aziende e Pub-bliche Amministrazioni introducendo loro rappresentanti all’interno del Consiglio Direttivo dell’ADVS, ma soprattutto ha contribuito a sviluppare un movimento d’opinione, la coscienza trasfusionale, at-traverso tavole rotonde, incontri, dibattiti, che si è concretizzata, utilizzando le paro-le dell’allora Presidente nazionale FIDAS Dario Cravero, “in una crescita esponen-ziale della raccolta di sacche di sangue in Sicilia e nella nascita di sezioni distaccate in Sicilia”.

La Commissione Toponomastica del Comune di Palermo gli aveva già intitolato una  Via, inserendolo anche nell’Archivio Biografico Comunale di Palermo, all’interno del quale sono stati inseriti i profili di Uomini e Donne, attivi in tutti i campi, in tut-te le arti e professioni che hanno contribuito al progresso della Città di Palermo dal V secolo d.C. ai nostri giorni.

Michele Tenace

Aldo Pinelli

Aldo Pinelli. Il bassorilievo realizzato dallo scultore Domenico Zora

aldo pINellI

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Oltre 61mila abitanti per il secondo comune della provincia di Lucca. Nel cuore della Versilia, nella Tosca-

na nord occidentale, si trova Viareggio. Non solo carnevale e stabilimenti balneari, ma una storia che parte dal XII secolo d.C.

Il “Castrum de Via Regia” era infatti il ca-stello che Lucchesi e Genovesi, alleati con-tro Pisa, edificarono nel 1172 sulla riva del mare, a difesa della costa e del territorio cir-costante.

Il forte di Viareggio e la modesta foce del Canale Burlamacca che gli scorreva accanto assunsero importanza nel XV secolo, quan-

do Lucca perse il suo potere sul castello e sull’approdo marittimo di Motrone; Viareg-gio divenne così l’unico sbocco al mare dello Stato lucchese. Provvedimenti e misure per bonificare la palude che orlava la costa fa-vorirono la crescita urbana e demografica di quello che stava divenendo un piccolo bor-go.

Già nel 1480 il movimento marittimo ave-va assunto una discreta importanza e Lucca decise di offrire gratuitamente terreno a chi decideva di costruire una casa a Viareggio. L’inospitalità dei luoghi e l’alto tasso di mor-talità dovuto alla malaria, però, ne ostaco-larono lo sviluppo e il continuo regredire del mare rese scarsamente valido il castello di Viareggio come difesa dello scalo marit-timo e delle attività commerciali che vi si svolgevano. Per questo, nel 1534, fu eretta un’altra fortificazione, la Torre Matilde, che garantiva una miglior protezione e che fece da nucleo attorno al quale si formò un pic-colo centro abitato. Nel 1559 fu costruita la prima chiesa, dedicata a San Pietro prima e poi alla SS. Annunziata.

Lo sviluppo di Viareggio, tuttavia, proce-deva con difficoltà, perché nella zona retro-stante continuava ad estendersi una vasta palude. Allora Lucca decise di intraprendere una radicale bonifica del territorio, incari-cando l’ingegnere veneto Bernardo Zendrini di risolvere il grave problema. Furono così ideate speciali cateratte sul Canale Burla-

la città di Viareggio: una storia lunga 900 annia cura della FIDAS Viareggio

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macca per regolare il flusso e il deflusso del-le acque e fu intrapreso il totale abbattimen-to della macchia palustre.

Dal 1741, quando terminarono i lavori di bonifica, la malaria cominciò a diminuire progressivamente, fino a scomparire del tut-to. Inoltre per proteggere le colture dell’en-troterra, violentemente spazzate e danneg-giate dal vento di mare, venne innalzata lungo la spiaggia una barriera artificiale, una striscia di bosco a pini: le future pinete di Viareggio. La località richiamò gente dal-le zone vicine e anche molte famiglie nobili lucchesi vi si stabilirono. Il paese si ampliò, le attività di pesca, cantieristica e marineria velica assunsero notevole importanza, tanto che nel 1819 la duchessa di Lucca Maria Lu-isa di Borbone decretò la costruzione della prima darsena e nel 1820 elevò Viareggio al rango di "città". Nel 1822 la principessa Pa-olina Bonaparte Borghese, sorella di Napole-one, fece costruire vicino alla riva del mare una graziosa villa, in cui soggiornò nei suoi ultimi anni di vita.

Era l’inizio di una nuova stagione per Via-reggio, quella caratterizzata dall’usanza dei bagni di mare: per la bellezza della spiag-gia, per la felice posizione geografica, per il senso di ospitalità degli abitanti, la città si avviava ad essere un centro balneare rino-mato. Nel 1828 furono costruiti i primi sta-bilimenti ed intorno al 1860 sorsero gran-diose strutture balneari su palafitte: il bagno Nettuno, il Balena, il Felice, l’Oceano e via via tutti gli altri, dal Canale alla Piazza Maz-zini. Accanto alle modeste case del popolo si elevarono quelle signorili e l’espansione urbanistica si spostò dall’antico nucleo stret-to attorno alla Torre Matilde verso il mare e lungo la spiaggia. All’inizio del Novecento la città era già la "Perla del Tirreno", un centro mondano, culturale e turistico apprezzato in tutta Europa e caratterizzato da una parti-colarissima architettura sospesa tra ecletti-smo e liberty. Nel corso della seconda guerra mondiale violenti bombardamenti distrusse-ro interi quartieri, provocando centinaia di vittime tra i civili, ma – nonostante le imma-ni ferite – Viareggio seppe subito risorgere, ricostruendo case, alberghi, cantieri e attrez-zature balneari.

Nei tristi anni del primo dopoguer-ra, la Misericordia cercava con ogni mezzo di dare ai cittadini di Viareg-

gio tutto l’aiuto possibile, sia dal punto di vista sanitario che come stimolo morale a tornare a vivere nel migliore dei modi.

I confratelli e le consorelle erano impe-gnati al massimo nelle attività che tradizio-nalmente avevano fatto dell’Arciconfraterni-ta un Ente vivo nella città. Sempre in prima linea in caso di necessità, portando l’aiuto a tutti senza “stare attenti”, “pensare”, “vede-re”, ma con slancio sincero e pronto.

In questi anni di volontariato vissuto con un fervore quasi religioso mentre con tutti i mezzi si cercava di ricostruire quanto era andato perduto, si alzavano da più parti ri-chieste di un ulteriore servizio, nuovo per l’Arciconfraternita, ma fondamentale per la salvezza di tante vite: la donazione di san-gue che cominciava a diventare terapia dif-fusa anche nel nostro Ospedale.

I medici spesso cercavano tra i confratelli della Misericordia chi potesse “donare”.

Nacque così, con atto ufficiale del Consi-glio, il Gruppo “Fratelli Donatori di Sangue” dell’Arciconfraternita di Misericordia di Via-reggio.

Era l’11 gennaio 1953 ed in occasione della Domenica dedicata alla Sacra Famiglia i confratelli si riunirono e durante la cele-brazione della Santa Messa, misero le basi

FIdas Viareggio: oltre 60 anni a servizio del territorio e non solo

Torre Matilde

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la Fidas in tosCanaOltre alla FIDAS Viareggio, fanno parte della FIDAS Toscana anche l'Associazione Donatori Sangue FIDAS Fornaci di Barga in provincia di Lucca e l'Associazione Donatori Sangue FIDAS Misericordia di Capalle in provincia di Firenze, entrate ufficialmente nella famiglia FIDAS il 28 febbraio scorso

del Gruppo “FRATELLI” Donatori di Sangue della Misericordia.

I primi anni furono ricchi di slanci genero-si. I donatori venivano chiamati dalla Mise-ricordia che aveva ricevuto una richiesta di sangue. Un’autoambulanza li andava a pre-levare sul luogo di lavoro e li portava all’o-spedale. Quasi sempre la richiesta era per il reparto maternità. Da un tubicino collegato alla siringa il sangue andava in un vaso di vetro ed il donatore con una bacchetta di cristallo mescolava il liquido fuori uscito. La donazione di sangue era minima (150-200 gr.). Mentre veniva donato il sangue, la suo-ra sbatteva un ricco zabaione con 2 uova, molto zucchero e cognac, mentre il Gruppo Fratelli dava loro in aggiunta un buono per un fiasco di vino e per una bistecca. Queste donazioni, dato il minimo quantitativo pre-levato, venivano richieste anche una volta al mese ed, eccezionalmente, anche prima.

Nel 1954 nella miniera di Ribolla (GR) av-venne una sciagura e 30 donatori si misero a disposizione dei medici per soccorrere le vittime.

In un documento del 12 giugno 1955 si legge che il responsabile del Centro per la trasfusione dell’Ospedale di Careggi (FI) si dice disponibile a raccogliere i flaconi di sangue non utilizzati per trasformarli in pla-sma e restituire così “in misura di metà di quello ricavato” per l’uso locale.

L’ambulatorio per i prelievi richiede at-trezzature sempre più perfezionate e pur-troppo le risorse sono minime perciò si sol-lecita l’aiuto dei tanti turisti estivi per una serata spettacolo i cui fondi possano finan-ziare il Gruppo.

Nasce così la “Parata di orchestre” che con il lavoro di tanti confratelli permise in più anni, dal 1955 al 1964, di realizzare proget-ti ambiziosi. Molteplici furono gli artisti che gentilmente si prestarono; alcuni allora gio-

vanissimi: Fred Buongusto, Adriano Celenta-no, Peppino Di Capri, per citarne solo alcu-ni, aderirono con entusiasmo alla richiesta dei donatori. La quantità di sangue donato cresce, ma purtroppo non è mai sufficiente perché gli ospedali più grandi e specializzati (Pisa e Massa) ne assorbono quantità sempre più grandi. I Donatori, insieme agli altri con-fratelli, sono sempre pronti ad intervenire quando c’è bisogno, come durante la grave alluvione che sconvolse la Toscana nel 1966 o in occasione del terremoto che sconvolse il Belice nel 1968.

Il gruppo continua il proprio impegno si-lenzioso ed insostituibile insieme alle altre associazioni presenti in città e finalmente il 13 ottobre 1973 l’amministrazione dell’O-spedale Tabarracci inaugura il Centro Tra-sfusionale.

Nel maggio 1976 ci sono ancora dei Dona-tori fra quanti portano il loro aiuto ai terre-motati del Friuli e fra quanti in sede operano per preparare i materiali.

Nel novembre 1980 il tremendo terremo-to sconvolge l’Irpinia. lì Gruppo Donatori rinuncia alla sua giornata di festa e devolve

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giovedì 30 aprilesala conFerenze Villa argentina, Viareggio11:30 Conferenza stampa di presentazione del 54° Congresso nazionale FIDAS

Venerdì 1 maggiocentro congressi gran teatro giacoMo puccinitorre del lago08:00 Registrazione delegati e verifica dei poteri09:00 Inaugurazione Congresso - Saluto delle Autorità10:15 Assegnazione Premio giornalistico FIDAS “ISABELLA STURVI” 10:45 Inizio lavori assembleari13:00 Sospensione lavori assembleari e pausa pranzo14:30 Ripresa lavori Assembleari 16:45 Coffee break17:00 Ripresa lavori Assembleari 19:00 Sospensione lavori assembleari20:00 Cena

sabato 2 maggiocentro congressi gran teatro giacoMo puccinitorre del lago09:00 Ripresa lavori assembleari13:00 Pranzo14:30 Ripresa lavori assembleari16:45 Coffee break19:00 Termine dei lavori e chiusura del 54° Congresso Nazionale FIDAS21:00 Cena “Agape dei donatori” e consegna del premio “Dona una goccia per la vita”

domenica 3 maggioViareggio08:30 Raduno dei Donatori in Piazza della Repubblica 09:35 Sfilata lungo V.le G. Marconi – P.za G. Mazzini e P.le Belvedere delle Maschere 10:30 Saluto del Presidente Nazionale FIDAS e delle Autorità11:00 S. Messa del Donatore in P.le Belvedere delle Maschere. Celebrazione presieduta dall’Arcivescovo di Lucca Mons. Italo Castellani12:00 Solenne Benedizione del mare

quanto doveva essere speso per mandare i primi soccorsi alle popolazioni colpite.

La legislazione sulla donazione del sangue cambia (7/5/1990 legge 107) ed il Gruppo “FRATELLI” Donatori di Sangue della Mise-ricordia deve adeguarsi alle nuove regole poste dalla normativa. Ogni Gruppo deve avere personalità giuridica propria e deve avere come attività prevalente la donazione del sangue. Si rende perciò necessario stac-care l’attività di donazione dalle attività di Misericordia e far diventare il Gruppo Asso-ciazione autonoma pur mantenendo tutte le prerogative che vengono dalla storia appe-na raccontata. Dopo un periodo di profonda analisi e trasformazione si arriva alla defi-nizione, d’accordo con la Confraternita, di uno Statuto e di un Contratto di comodato per l’uso della sede che definisce i rapporti comuni e la comune matrice pur nell’auto-nomia delle due associazioni.

Il Consiglio della Misericordia approva in data 10/12/1990 lo statuto dei donatori che, di fatto, segna la nascita del “Gruppo Donatori di Sangue” quale entità autonoma, associazione autonoma di donazione del sangue all’interno della Misericordia. E’ un momento importante ma anche un carico di nuova responsabilità per l’associazione che da questo momento cammina su un suo per-corso parallelo e comune con la Confrater-nita ma sicuramente indipendente per fini e scopi.

Nel mese di Gennaio del 2012, l’assem-blea dei soci, ad unanimità, decide libera-mente di aderire alla Federazione Italiana Associazioni Donatori di Sangue FIDAS che in data 3 marzo 2012 ammette come federa-ta l’Associazione Donatori di Sangue FIDAS Viareggio, prima realtà FIDAS della Regione Toscana. ●

54° Congresso Nazionale FIdas34° Giornata del donatoreVIAREGGIO 01-03 maggio 2015

prograMMa

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Dal 9 al 31 maggio 2015 la 98° edi-zione del Giro d’Italia. Ventuno tappe attraverso il Belpaese per un totale di 3.481,8 km, una me-

dia di 165,8 km al giorno. La FIDAS prende-rà parte a questo grande evento di rilevanza internazionale, schierando il proprio pick-up sponsor “Metti in circolo il tuo dono”, nella Carovana del Giro. La partenza sarà a San Lorenzo al Mare in direzione Sanremo e si concluderà, come di consueto, a Milano: previste 1 tappa a cronometro individuale, 1 a cronometro a squadre, 7 per velocisti, 5 di media montagna, 3 di media montagna con arrivo in salita e 4 di alta montagna con arrivo in salita.

Il Giro è la seconda corsa a tappe di cicli-smo su strada più importante a livello inter-nazionale dopo il Tour de France e prima della Vuelta a España, organizzato per la prima volta dal quotidiano La Gazzetta dello Sport nel 1909. Simbolo della gara la nota “maglia rosa” (colore scelto in omaggio al quotidiano sportivo da sempre organizzato-re della competizione), divisa che può indos-sare solo il ciclista con il minor tempo totale sulla corsa. Al termine della corsa a tappe, il corridore con il minor tempo è il vincitore assoluto del Giro, al quale dal 2000, viene consegnato il “trofeo senza fine”, realizzato in rame placcato in oro 18 carati, composto

alla Carovana del Giro metti in circolo il tuo donodi Giuseppe Natale

da una spirale che si alza dalla base e si allar-ga in cerchi sempre più ampi che aumentano di numero di anno in anno per riportare i nomi dei vincitori, incisi a mano. Oltre alla maglia rosa, la competizione prevede l’asse-gnazione di altre tre maglie: la maglia rossa, assegnata al leader della classifica a punti; la maglia blu per il leader della classifica della montagna; infine la maglia bianca che viene assegnata al giovane, under 25 anni, che ottiene il miglior tempo cumulativo in classifica.

La Carovana del Giro, apparsa per la pri-ma volta nel lontano 1933, è una delle at-trazioni più importanti della corsa ciclistica rosa: 1 km di veicoli in fila indiana, apre la

seguiteCi Hashtag#Fidasaround

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strada agli atleti, precedendoli di circa 90 minuti nei diversi centri abitati. Quaranta le località di partenza e di arrivo del Giro e, nel corso delle 3 settimane di svolgimento della corsa, 600 i comuni attraversati per un tota-le di 7500 km totali. Il programma giornalie-ro della Carovana prevede in media 5 soste dedicate alla promozione, all’intrattenimen-to e alla distribuzione dei gadget al pubblico presente, ma durante lo svolgimento della manifestazione, saranno organizzati 4 eventi speciali serali i “Giro Party by Night”.

Negli anni passati, con l’aiuto e il supporto delle Federate, sono stati organizzati grandi eventi estivi FIDAS come il “Coast to Coast” e l’ “On the Road” per promuovere la dona-zione di sangue in un periodo in cui ne au-menta il fabbisogno. La portata di un grande evento come il Giro d’Italia permetterà di far conoscere l’universo FIDAS, di sensibilizzare alla cultura del dono del sangue e favorire la conoscenza di diverse forme di donazione, in altre parole, si inviterà a “mettere in circolo il proprio dono”, raggiungendo un pubblico molto vasto e giovane, utile a garantire un ricambio generazionale nei donatori. Il Giro riesce ad attrarre un target molto numero-so e appassionato, per via dei grandi atleti che vi hanno partecipato rendendolo grande ed unico: le leggendarie battaglie tra Fausto Coppi e Gino Bartali, la particolare amicizia tra il fuorilegge Sante Pollastri e il ciclista Costante Girardengo, resa famosa dalla ce-lebre canzone Il bandito e il campione di Francesco De Gregori, fino ad arrivare alla

Nello scorso numero di Noi in FIDAS (4-2014), nell’articolo: “I confini dell’autosufficienza: etica, economia, responsabilità” a pagina 11 sono stati riportati alcuni dati errati riguardo alla produ-zione di farmaci plasmaderivati da donatori volontari non remune-rati in Italia. Il dato relativo alla produzione di immunoglobuline da donatori italiani corrisponde al 70% del fabbisogno nazionale e non al 20% come erroneamente riportato nell’articolo. L’errore è stato dovuto ad una non corretta lettura dei dati riportati durante il conve-gno oggetto dell’articolo, e mette in evidenza che, anche nella produ-zione di immunoglobuline (uno dei plasmaderivati di riferimento nel programma di autosufficienza nazionale), l’Italia è molto più vicina a raggiungere l’autosufficienza rispetto al dato molto inferiore ripor-tato nell’articolo.

L’autore si scusa dell’errore con i lettori di NOI IN FIDAS.

errata Corrige

storia recente con l’indimenticabile “Pirata” Marco Pantani e l’ultimo vincitore italiano, lo “Squalo dello Stretto” Vincenzo Nibali, hanno attirato più di 10 milioni di spettatori dal vivo di cui più di 2 sotto i 14 anni.

Save the date! Dal 9 al 31 maggio vi aspet-tiamo col nostro pick-up FIDAS lungo il per-corso delle tappe del Giro. Seguiteci sui so-cial #FIDASaround. ●

Page 24: NOI in FIDAS - marzo/aprile 2015

Valle d’aosta

fidas Valle d’[email protected] - 0165 552196

piemonte / www.fidasadsp.it

ADS Michelin - Cuneowww.adsm.fidaspiemonte.it - 0171 315374

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Friuli Venezia Giulia

ADVS - Monfalcone [email protected] - 0481 487657

GADAS - [email protected] - 0431 928635

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ADVS - [email protected] - 0481 630848

AFDS - Pordenonewww.afdspn.it - 0427 51472

Veneto / www.fidasveneto.it

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FIDAS - Trevisowww.fidastreviso.it - 0438 998360

FIDAS - Padovawww.fidaspadova.it - 049 8760266

FIDAS - Veneziawww.fidasvenezia.it - 333 1390880

FIDAS - Veronawww.fidasverona.it - 045 8202990

FIDAS - Vicenzawww.fidasvicenza.com - 800979000

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liguria

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FIDAS - [email protected] - 0183 296395

ACDVS - Chiavarihttp://digilander.libero.it/acdvs - 0185 300008

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ADSA FIDAS - Parmawww.adas-parma.it - 0521 775044

ADVS FIDAS Ferrara - Renazzowww.advsfe.altervista.org - 051 900767

toscana

FIDAS - [email protected] - 0584 1786653

ASS. DONATORI SANGUE FIDAS FORNACI DI BARGA (LU)[email protected] - 347 5313297  ASS. DONATORI SANGUE FIDAS MISERICORDIACAPALLE (FI)[email protected] - 338 6237275

abruzzo

FIDAS - Pescarawww.fidaspescara.it - 085 28221

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VAS - L’Aquilawww.donatorisanguevasaq.org - 328 9214338

FIDAS CUORE - Giulianovawww.fidascuoregiulianova.it - 085 8020478

lazio

EMATOS FIDAS - Romawww.ematos.it - 06 6837817

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GDS “Carla Sandri” - Romawww.gdscarlasandri.it - 06 77056788

ASS. VOLONTARI POLICLINCO TOR [email protected] - fax 06 20900597

DONATORI DI SANGUE ROMA EST ONLUS - [email protected] - 06 23188708

ASS. EMA GLI AMICI DI NINO MANFREDI - Frosinonewww.emaninomanfredi.it - 0775 407223

DOSAVO - San [email protected] - 06 9570427

molise

fidas [email protected]

sardegna

fidas [email protected] - 079 787498

Campania

FIDAS ATAN - Napoli [email protected] - 081 5955581

FIDAS PARTENOPEA - Pomigliano D’Arcowww.fidas-partenopea.it - 081 8033490

ADVS - [email protected] - 328 6942613

ADVS PROVINCIALE Caserta - Santa Maria Capua [email protected] - 328 9529047

ADVS - Marcianisewww.advs-fidasmarcianise.it - 334 7768251- 329 9637381

puglia

FPDS - Bariwww.federazionepugliesedonatorisangue.it - 080 5219118

ADVS MESSAPICA - [email protected] - 3351814822

FIDAS - [email protected] - 099 4713334

FIDAS LECCESE - Galatonewww.fidasleccese.it -0833 862500

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Basilicata

FIDAS BASILICATA - Materawww.fidas.basilicata.it - 0835 331502

Calabria

FIDAS - Paolawww.fidaspaola.it - 0982 582654

ADSPEM PIANA - [email protected] - 0966 939627

ADSPEM - Reggio Calabriawww.adspem.it - 0965 393822

LADoS ASS.DON.SANGUE LOCRIDE - Marina di Gioisa Jonicawww.ladosgioiosa.it - 0964 416895

ADVST - [email protected] - 0964/21826

sicilia

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FIDAS - Alcamowww.fidas-alcamo.it - 0924 26996

FIDAS - Caltanissetta www.fidascaltanissetta.it - 0934 592830

ADVS FIDAS - Cataniawww.advsfidascatania.it - 095 7411223

ADSF - Favarae-mail: [email protected]

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ADVS FIDAS - Palermowww.advspalermo.it - 091 587574

GDVS FIDAS - Paternòwww.gdvs-fidas.it - tel 095 842966

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