Noi in FIDAS 4-2015

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MAGAZINE DELLA FEDERAZIONE ITALIANA ASSOCIAZIONI DONATORI DI SANGUE TRIMESTRALE / ANNO XV / N. 4 / DICEMBRE 2015 WWW.FIDAS.IT GIUBILEO DEI DONATORI A SCUOLA DI DONO CONOSCERE PER AGIRE buone feste

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Magazine della FIDAS Federazione Italiana Associazioni Donatori di Sangue

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Magazine della Federazione italianaassociazioni donatori di sangueTrimesTrale / anno XV / n. 4 /

diceMbre 2015

www.fidas.iT

giubileo dei donatori

a scuola di dono

conoscere per agire

buone feste

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noi in FidasTrimestrale – Periodico di informazione e formazione della FIDAS (Federazione Italiana Associazioni Donatori di Sangue)editore: FIDAS, Piazza Fatebenefratelli 2, 00186 Romaredazione noi in Fidas: Piazza Margana 19, 00186 Roma – tel. 06 68891457 – fax 06 68217350Email: [email protected]

Anno XV n° 4 dicembre 2015direttore editoriale: Aldo Ozino Caligarisdirettore responsabile: Cristiano Lenacomitato di redazione: Alessandro Biadene, Roberto Bonasera, Antonio Bronzino, Michele Di Foggia, Giuseppe Munaretto.Hanno collaborato a questo numero: Giulia Angelucci, Pierfrancesco Cogliandro, Alessandro de Fazio, Carlo Maccanti, Giorgio Marota, Giuseppe Natale.Foto: Iolanda Marta Squillace, Chiara Ferrarelli.Progettazione grafica: Leandro Di Mariaautorizzazione: Tribunale di Roma n° 442/2003 del 21 ottobre 2003Periodico iscritto al R.O.C. (Registro Operatori Comunicazione)

sommario

editoriale di Aldo Ozino Caligaris

a scuola di dono

il nuovo sito web Fidas

corso di formazione 2015 - Conoscere per agire - parte III

perché proprio io? l’associazione, il volontario e l’importanza del people raising

Fundraising: creare relazioni mettendo al centro le persone

il lavoro dell’ufficio stampa non può essere improvvisato

premio giornalistico nazionale “Fidas-isabella sturvi” Vi edizione - bando

speciale giubileo

itinerarium sanguinis: il dono del sangue tra arte e storia

le Federate Fidas

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I Grandi della Terra

di Aldo Ozino Caligaris, Presidente nazionale FIDAS

I “Grandi della Terra”, compreso il Santo Padre, riferendosi ai drammatici eventi ac-caduti in questo ultimo scorcio dell’anno

hanno parlato di uno scenario da III guerra mondiale. Le vittime innocenti degli attacchi terroristici dimostrano la reale esistenza di una strategia che intende minare le democra-zie occidentali e sovvertire gli equilibri politici mondiali. Di fatto, però, non esiste un fronte né un campo di battaglia, non esiste una na-zione che ha dichiarato formalmente guerra a un’altra nazione. Un nemico invisibile tiene in gioco gli strateghi delle grandi potenze senza essere prevedibile e localizzabile nonostante l’esistenza di sofisticate strumentazioni che rendono chiunque rintracciabile e individua-bile. I “Grandi della Terra” hanno affermato di voler sconfiggere il nemico e, con accordi inusuali, convergono su azioni mirate verso il terrorismo preservando di fatto le proprie po-sizioni e cercando di mantenere intatto lo sce-nario geopolitico mondiale.

Viviamo con questo senso di impotenza e di angoscia in città blindate e militarizzate, su-biamo quotidianamente segnalazioni anonime di attentati che minacciano la sicurezza dei cit-tadini e interrompono attività e servizi. Vivia-mo nell’attesa che il nemico invisibile colpisca qualcosa o qualcuno senza sapere dove e quan-do, nella paura che tutti speriamo possa essere infondata e che cerchiamo di ignorare.

Di fronte a questi possibili attentati e cata-strofi criminali, si stanno predisponendo e ap-prontando piani di prevenzione per le possibili emergenze e maxi-emergenze. Per sostenere le eventuali attività sanitarie in tali situazio-ni d’urgenza sono stati definiti piani strategici trasfusionali che si basano su scorte e su di-sponibilità di scambi di emocomponenti ma soprattutto sul reintegro delle stesse e sulla immediata possibilità di raccogliere unità di sangue e di emocomponenti da donatori vo-lontari e disponibili.

In un anno che ha impegnato il sistema tra-sfusionale nazionale a conseguire l’accredi-tamento delle proprie attività, che ha consu-

mato energie e risorse degli attori della rete trasfusionale, in primis delle Associazioni di volontariato, per qualificare il dono volontario e anonimo dei donatori e per assicurare una terapia sicura e disponibile a tutti i cittadini bisognosi di emocomponenti e di medicinali plasma derivati, ci vediamo ora impegnati in un’azione di serrata programmazione non solo per rispondere alle correnti esigenze assisten-ziali ma addirittura per fronteggiare le conse-guenze drammatiche di possibili attentati o maxi-emergenze.

Il nemico invisibile fronteggiato da donato-ri anonimi. I “Grandi della Terra” discutono, litigano e fanno ironia sul fatto che nessuno “dona il sangue per l’altro”. I donatori di san-gue in modo responsabile e gratuito danno generosamente parte di se stessi a favore di qualcuno che non conoscono. Questi “grandi della terra” non versano il sangue, non lo spre-cano con bombe o attentati procurando morte e dolore, non ne giustificano lo spargimento in nome della giustizia e della legalità, lo donano per chiunque, con l’unico desiderio di conser-vare la vita e accendere la speranza nel malato per una possibile guarigione.

La vita e la morte, la pace e la guerra, l’a-more e l’odio. Queste le grandi contraddizioni dell’uomo che in nome di Dio o del potere non riconosce il suo simile come un fratello. Una goccia di sangue donato non è nulla nel mare del cinismo e dell’egoismo ma, come direbbe Madre Teresa una “grande della terra”, cosa sarebbe quel mare senza quella goccia di bontà e di generosità.

Prossimi alle festività del Santo Natale e nell’anno del Giubileo della Misericordia i donatori di sangue ribadiscono con il loro ge-sto volontario la scelta della vita, della pace e dell’amore. Un messaggio silenzioso e anoni-mo che rischiara il buio di questi giorni e dona speranza per un futuro meno angosciante e privo di conflitti, per un mondo dove possano prevalere il rispetto e la solidarietà.

Buone feste a tutti. ●

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a scuola di donoa cura di Alessandro de Fazio

Hanno risposto da tutta Italia. Le asso-ciazioni federate FIDAS, tirate in bal-lo per capire quale tipo di attività si

svolge nelle scuole e con quali risultati, hanno condiviso la propria esperienza disegnando un quadro assolutamente dinamico sul coinvolgi-mento delle nuove generazioni all’interno del-le istituzioni scolastiche e universitarie.

Perché, se rappresentano il futuro della do-nazione del sangue, i giovani sono innanzitutto il presente.

E che si tratti di distribuzione di materiale informativo, di sensibilizzazione di studenti e relative famiglie o di raccolta di sangue ed emocomponenti, le Associazioni dei donatori ci sono. Chi da pochi mesi e chi da oltre 40 anni, dalle Alpi al Canale di Sicilia nelle scuole di ogni ordine e grado e nelle Università italia-ne si insegna anche il valore del dono. E non si tratta semplicemente di invitare gli studenti maggiorenni a tendere il braccio e quelli che ancora non lo fanno a diventare ambasciatori all’interno della propria famiglia, piuttosto di educare al senso civico di un gesto che coinvol-ge tutta la collettività.

E quando questo aspetto è condiviso dalla comunità scolastica, può diventare un elemen-to fortemente educativo per tutti, non solo per

La promozione deLLa donazione deL sangue aLL’interno deLLe scuoLe educa ad un senso civico che coinvoLge tutta La coLLettività

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chi sta sui banchi di scuola. Confortanti in merito le indicazioni sull’in-

serimento delle attività promosse dalle as-sociazioni FIDAS all’interno dei POF (Piano dell’Offerta Formativa che con la nuova ri-forma diventa triennale) che delineano non solo le attività didattiche, ma anche le espe-rienze formative che gli studenti possono vi-vere all’interno dell’istituto che frequentano; circa il 40% delle Associazioni ha dichiarato che le proprie attività sono entrate a far par-te del piano dell’istituzione scolastica. Così l’informazione sul dono del sangue e la stessa donazione contribuiscono alla crescita umana e personale; e in alcuni casi diventano anche crediti formativi.

L’attività delle associazioni FIDAS in questo ambito si presenta piuttosto variegata. L’infor-mazione e la sensibilizzazione passano attra-verso la distribuzione di materiale informativo e di gadget, nonché di incontri delle classi con rappresentanti associativi per la maggior parte dei casi. Ma sono numerose le esperienze di incontri con personale medico e/o paramedi-co, come pure la visione di filmati e il coinvol-gimento dei genitori e del personale docente, ausiliario, tecnico e amministrativo.

Numerose le esperienze che le associazioni FIDAS svolgono nelle varie parti del Belpaese. Ne abbiamo scelte alcune tra tutte quelle che hanno voluto raccontarci la propria.

Fpds-Fidas (bari) Il progetto “I donatori FIDAS scendono in

pista" promosso fra i giovani dai 18 ai 23 anni coniuga l’informazione sulla donazione del sangue alla guida corretta e responsabile degli automezzi. Un’iniziativa che prevede anche un concorso riservato ai giovani donatori per un Corso di Guida Sicura a Vallelunga (Roma).

Fidas grassano (mt)

A richiesta degli alunni vengono coinvolti operatori sanitari su tematiche specifiche pro-poste dagli alunni (dipendenze, sessualità e malattie sessualmente trasmissibili, prevenzio-ne cardiopatie, pratica sportiva, alimentazione e salute)

Fidas cuore giulianova (te)

Nelle scuole primarie organizziamo un con-corso di disegno, condividendo poi una giorna-ta in un parco giochi con bambini, insegnan-ti e famiglie per la premiazione; nelle scuole superiori incontriamo le ultime classi in col-laborazione con altre istituzioni. Come per il progetto “Salute e solidarietà” realizzato con un team di nutrizionisti per presentare una corretta alimentazione associata alla donazio-ne del sangue.

La promozione deLLa donazione deL sangue aLL’interno deLLe scuoLe educa ad un senso civico che coinvoLge tutta La coLLettività

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Fidas domusnovas (ci) Durante gli incontri con le terze medie di

Domusnovas, Musei e Villamassargia, l’asso-ciazione organizza degli incontri di sensibi-lizzazione sulla Talassemia, malattia genetica diffusa nella nostra isola, presentandone tutte le problematiche.

Fidas Verona

Nelle scuole dell'infanzia si lavora ad un allestimento teatrale. I bambini imparano nel corso dell’anno un copione sui temi della so-lidarietà e della donazione e durante la rap-presentazione di fine anno il momento per la sensibilizzazione con i genitori.

aFds udine

Con 16 sezioni studentesche in tutte le scuo-le superiori di Udine, e nell’università svolgia-mo attività di propaganda, sensibilizzazione al dono e di raccolta sangue con l’autoemoteca mobile del Servizio Trasfusionale di Udine coinvolgendo 3000 studenti donatori con 2600 donazioni all’anno. La sezione dell’Istituto “Za-non-Deganutti” opera da 45 anni ed è la prima in Italia con 600 iscritti, e 500 donazioni.

ematos Fidas - gruppo san leone magno

Ai bambini della scuola dell’infanzia viene raccontata dalle maestre, una favola che sti-mola i bambini a riflessioni sulla generosità, l’altruismo e la solidarietà. Nei giorni succes-sivi i bambini preparano gli inviti per la dona-zione da portare a casa a amici e parenti.

adVs gorizia

L’attività di promozione è passata anche at-traverso la pubblicazione del testo “Il Paese del Dono” per le scuole dell’infanzia, accompagna-to da una guida didattica e del fumetto “Amici per la vita” indirizzato ai bambini delle scuole primarie.

protocollo Fidas, Fratres, croce rossa italiana - miur

Il 4 marzo 2015 è stato rinnovato il protocollo d’Intesa tra FIDAS, Fratres, Croce Rossa Italiana e MIUR (Ministero dell’Istruzione,

dell’Università e della Ricerca) per incrementare la sensibilizzazio-ne degli alunni delle scuole dell’obbligo e dei loro genitori sui prin-cipi di solidarietà e sul valore sociale delle attività di volontariato.

Il testo, composto da 11 articoli, definisce le attività di intervento nell’ambito dell’educazione alla salute, alla cittadinanza, ai principi della Costituzione, alla convivenza civile, sociale e solidale, eviden-ziando l’importanza di interventi formativi che non solo educhino gli studenti alla conoscenza della realtà trasfusionale del Paese, ma che favoriscano la pratica del volontariato attraverso forme aggre-gative consolidando l’autostima e il rapporto relazionale nei con-fronti dell’altro.

Il Ministero si obbliga a coinvolgere gli Uffici scolastici Regiona-li nelle iniziative proposte dalle associazioni e a promuovere nelle scuole il Protocollo per favorire la programmazione di attività spe-cifiche

Ma le Associazioni FIDAS conoscono il protocollo d’Intesa? I risultati pervenuti mostrano un ampio margine di miglioramento, considerato che il 23% degli intervistati ha dichiarato di non cono-scerne l’esistenza.

iL 4 marzo 2015 è stato rinnovato iL protocoLLo d’intesa con iL miur per incrementare La sensibiLizzazione degLi studenti e dei Loro genitori sui principi deLLa soLidarietà

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Le proposte non mancano e soprattutto il de-siderio di cominciare ad educare fin da piccoli al valore del dono e della solidarietà che passa anche “da vena a vena”.

E dopo l’attività informativa e la prepara-zione in classe come si comportano gli studen-ti maggiorenni invitati a tendere il braccio? Molti di loro donano, ma per molti altri (una percentuale compresa tra il 20 e il 25%) non è possibile, in quanto risultano non idonei. Tra le principali cause, dichiarate dagli stessi, alcune interessano per lo più la popolazione femminile come il peso corporeo inferiore ai 50kg (limite indicato nella normativa vigente), o valori bassi di emoglobina o di pressione, spesso causati da un’alimentazione poco cor-retta o dall’insana abitudine di presentarsi alla donazione a stomaco vuoto

Ma a limitare l’accesso alla donazioni anche tatuaggi e piercing fatti nei mesi immediata-mente precedenti e qualche volta l’uso di dro-ghe leggere. In questi casi, tuttavia, si tratta di motivi di autoesclusione che spesso aumenta-no in seguito agli incontri formativi. In qual-che caso anche i viaggi all’estero determinano la sospensione temporanea.

E poi non possiamo non ricordare la paura dell’ago che è una delle principali cause per chi decide di non donare.

Fino a questo punto sembra che vada tutto bene. Ma c’è un altro elemento da considerare. Una volta che gli studenti hanno terminato il loro percorso formativo cosa succede? L’indice dei fidelizzazione rivela in molti casi la diffi-coltà di mantenere viva la disponibilità alla donazione. Pochi i casi in cui oltre il 50% degli studenti coinvolti continuano a donare e anco-ra troppi quelli in cui si registra un generale abbandono di una buona abitudine. È proprio questo l’aspetto su cui occorrerebbe lavorare in maniera più sistematica e che, alla luce dei risultati emersi, diventa un obiettivo da perse-guire. ●

ematos-Fidas, gruppo san leone Ma-gno

Il nostro Gruppo è nato nel maggio 1975 quando alcuni giovani liceali già im-pegnati a “servire” persone anziane presso l’Istituto delle Piccole Sorelle dei Poveri in Piazza San Pietro in Vincoli, sperimen-tarono la difficoltà di reperire due flaconi di sangue per la zia di uno di loro rico-verata al Policlinico Umberto I. Amareg-giati, avvertirono l’importanza di avere a disposizione flaconi di sangue da donare a chi nel bisogno lo richiedesse. L’idea di costruire all’Istituto che frequentavano, il San Leone Magno un gruppo di donatori di sangue ebbe immediata concretizzazio-ne. Uno di questi giovani era Aldo Ozino Caligaris.

Fidas Paola

Quando c’è voglia di donare a tutti i costi: un'alunna si è messa a dieta per in-grassare e per superare il limite dei 50 kg.

adVs Fidas bologna

Ogni volta che incontriamo uno studen-te già donatore lo incoraggiamo a spie-gare ai suoi compagni cosa ha fatto, cosa ha provato e cosa ha pensato. Anche se l’impaccio è evidente, tutti ascoltano con molta attenzione e alla fine scatta l’ap-plauso. Una volta uno studente ha dichia-rato senza grandi spiegazioni di non avere alcun interesse al dono del sangue, altri suoi compagni forse per reazione a questa arroganza hanno firmato subito il modulo di adesione.

tra i banchi di scuola. racconti, episodi e aneddoti

anche iL presidente nazionaLe Fidas ha iniziato L’attività di donatore di sangue tra i banchi di scuoLa

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8 NOIinFIDAS 4/2015comunicazione

Nei prossimi giorni sarà online il nuovo sito della FIDAS, aggiornamento resosi necessario per offrire ai nostri visitatori

la miglior esperienza possibile, nel rispetto de-gli standard qualitativi attuali.

Il primo grande cambiamento visibile è la veste grafica del sito, riorganizzata in modo da avere un banner scorrevole iniziale, da dare maggiore risalto alle notizie istituzionali e un adeguato spazio a quelle relative alle Federate.

Restano invariati gli spazi riservati alla sezione video e alla rivista, a cui si aggiun-ge quello dedicato alla nostra fotogallery su Flickr, dove è possibile reperire tutte la foto degli eventi nazionali.

Se nel vecchio sito la sezione con gli aggior-namenti dei social network era appena accen-nata, ora invece è possibile avere immediata-mente uno sguardo generale su quanto accade nei nostri principali canali social (Facebook, Twitter e il nuovo arrivato blog).

Altro aggiornamento migliorativo è la nuo-va gestione delle categorie delle notizie: una nuova logica maggiormente comprensibile e incisiva in modo da ottenere due risultati: fa-cilitare l’eventuale ricerca da parte dell’utente degli articoli pubblicati e in parte a migliora-re la SEO (Search Engine Optimization) cioè tutte quelle azioni ed attività che permettono di comparire tra i primi risultati dei motori di ricerca.

il nuovo sito Fidas

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Ma qual è la grande novità di questa nuova versione? In gergo tecnico è stato effettuato un upgrade ad una versione web responsive. In altre parole tutti i contenuti presenti sul sito si adattano automaticamente alla grandezza della finestra di navigazione web: navigando a tutto schermo, il sito si estenderà fino a ri-coprire tutto lo spazio a sua disposizione; rim-picciolendo la finestra, sempre in automatico, la struttura del sito si adatterà alle dimensioni desiderate o disponibili. A prima vista potreb-be sembrare un cambiamento di poco conto, in realtà è un passaggio fondamentale, soprat-tutto se andiamo ad analizzare il comporta-mento degli utenti italiani, i quali si connetto-no sempre più in maggior numero dai propri smartphone e tablet: un sito web responsive permette una lettura ottimale su qualsiasi dispositivo, che sia un pc fisso, un portatile, uno smartphone o un tablet, migliorando no-tevolmente l’esperienza utente. Secondo i dati Google (Our Mobile Planet - Italia - maggio 2013), il 70% degli utenti utilizza il proprio smartphone per la lettura di notizie online e la consultazione di siti web o blog, l’81% utiliz-za un social newtwork, fino ad arrivare ad un 92% di utenti che hanno cercato informazioni locali e l’84% che hanno intrapreso un’azione conseguente alla ricerca effettuata. Tutti questi dati ci aiutano a capire l’importanza di un sito web al passo con i tempi, soprattutto se voglia-mo raggiungere il maggior numero di utenti potenziali donatori, alla luce di un traffico web che si è spostato dal pc da scrivania ai dispo-sitivi portatili. Per fare un esempio, il vecchio sito FIDAS, non essendo responsive, risultava difficoltoso da visitare e da leggere in mobilità, creando disagio all’utente. ●

iL 70% degLi utenti utiLizza iL proprio smartphone per La Lettura di notizie onLine e La consuLtazione di siti web o bLog

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10 NOIinFIDAS 4/2015corso di Formazione

corso di Formazione per responsabiLi associativi27-29 novembre

CONOSCERE PER AGIREPARte III

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NOIinFIDAS 4/2015 11corso di Formazione

“Progettualità”, termine che il Presidente della FIDAS Aldo Ozino Caligaris ha richiamato durante il discorso di chiusura dell’ulti-mo corso di formazione per dirigenti associativi svoltosi a Roma

dal 27 al 29 Novembre, è stato il filo conduttore dei corsi di formazio-ne che si sono svolti negli ultimi quattro anni in seno alla FIDAS. Una visione condivisa dall’intero Consiglio Direttivo che ha visto e vissuto la “formazione” come ingrediente fondamentale per mettersi al servizio dell’altro con competenza e responsabilità. L’obiettivo che si è voluto per-seguire è stato quello di creare un percorso formativo basato sulle istanze ed esigenze manifestate dalle Federate, coniugandole con i cambiamenti normativi, procedurali e comportamentali che alla luce del percorso di accreditamento si sarebbero dovuti attuare. Tutto ciò per creare un vo-lontariato qualificato e competente quale parte attiva del sistema sangue.

“Il volontariato Consapevole: valori e strumenti”, “Conoscere per agi-re” (che si sviluppato in tre anni consecutivi) e “Percorsi di autorizzazio-ne ed accreditamento delle Unità di Raccolta” sono stati i corsi che hanno visto la partecipazione crescente di responsabili associativi provenien-ti dalle Federate di tutto il territorio nazionale. Costanti aggiornamenti scientifici con la presenza dei massimi esponenti del Centro Nazionale Sangue, visione associativa, leadership, comunicazione sociale, organiz-zazione di eventi, fund raising, questi alcuni tra i tanti temi trattati legati al mondo della vita associativa che hanno contribuito ad ottenere una partecipazione ricca di passione, di desiderio di fare, di mettersi in gioco, di imparare a donarsi.

E’ emersa la sete di formazione con la consapevolezza che il ruolo delle Associazioni deve essere sempre più responsabile nei confronti di donato-ri e riceventi, contribuendo al requisito generale della qualità posta come obiettivo principale che deve essere tradotto in un concreto migliora-mento del sistema trasfusionale italiano. Un’esigenza formativa ripagata anche dall’elevato livello professionale dei relatori che in questi anni han-no contribuito alla crescita dei volontari FIDAS. In qualità di consigliere delegato alla formazione, posso oggi affermare che dare vita a quella pro-gettualità richiamata dal Presidente, è stata un’esperienza impegnativa e piena di responsabilità, ma che grazie al prezioso contributo dello staff della Sede Nazionale si è potuto realizzare sapientemente.

Il Consiglio Direttivo della FIDAS ha creduto che l’investimento nel capitale umano, risorsa fondamentale e preziosa del volontariato, fosse la strada migliore da perseguire e i risultati fin qui ottenuti dimostrano che sarà certamente fruttuoso continuare in questa direzione. ●

di Pierfrancesco Cogliandro, Consigliere nazionale FIDAS

la formazione secondo Fidas

giancarlo Maria liumbruno, neo direttore del Centro Nazionale Sangue, ha presentato le novità del Sistema Trasfusionale nazionale

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Veronica barsotti, social media strategist e content manager, ha guidato i rappresentanti associativi nel mondo dei social network e nell’uso del blog

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12 NOIinFIDAS 4/2015corso di Formazione

Immaginate la vostra associazione, o quella di cui fate parte, come una casa. Un ambien-te in cui vivere, un posto nel quale chiun-

que vi entri trovi pulizia, ordine e accoglienza. Solo così i vostri ospiti ci passeranno in manie-ra piacevole del tempo e magari a loro volta si impegneranno per renderla ancora più bella. Questa è la riflessione che ha introdotto l’inter-vento di Roberto Salvan, consulente strategico per il noprofit, al corso di formazione FIDAS dal titolo “People Raising: l’arte di sapere mo-tivare e mobilitare”.

Un’associazione è un gruppo di persone le-gate da un interesse comune ma, senza coin-

volgimento di nuovi volontari nel progetto, non è destinata a sopravvivere nel tempo. Cosa vuol dire quindi fare people raising? Ba-nalmente tradotto come “incrementare, far crescere le persone”, in realtà si basa più spe-cificatamente sul selezionare, motivare, impie-gare e, poi, mantenere i volontari. Un’opera-zione complessa, ma fondamentale per la vita di un’associazione. Il primo passo è quello di “guardarsi dentro”, ossia: mettere in ordine la propria casa. Si può fare attraverso un’analisi SWOT, definendo i punti di forza (Strenghts), di debolezza (Weakness), le opportunità (Op-portunities) e le minacce (Threats). Per poi

perché proprio io? l’associazione, il volontario e l’importanza del people raisingdi Giorgio Marota

iL peopLe raising è un’operazione compLessa, ma FondamentaLe per La vita di un’associazione

roberto salvan

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Intervento di Roberto Salvan

passare alla conoscenza di quanto serve per crescere, cosa possiamo offrire agli altri, qua-li canali possiamo utilizzare e come rendere il processo trasparente e attraente. “E’ inutile fare people raising – spiega Roberto Salvan - se poi non siamo in grado di predisporre una buona offerta”.

La comunicazione anche in questo caso è fondamentale: un buon messaggio è sempre semplice, chiaro, diretto ed esaustivo. Un’asso-ciazione non può non vivere di comunicazio-ne, raccontando all’esterno progetti ed attività svolte. Gli strumenti per farlo sono molti: dal contatto diretto al volantino, passando per la mail, il sito internet, i social network e tutti gli strumenti della comunicazione digitale. Per raggiungere l’efficacia, questo pacchetto va presentato in maniera omogenea: è la carta d’identità dell’associazione, ciò che la rende riconoscibile rispetto agli altri. Per la raccol-ta del sangue, ecco il suggerimento di Salvan: “Eliminate il senso di gravità e immettete posi-tività. State facendo qualcosa per gli altri, cre-ate comunità, mostrate normalità e bellezza. La gente è stanca delle notizie negative, mo-strate la piacevolezza dello star bene insieme”. L’importante è rimanere a stretto contatto con la realtà: i donatori sono persone normali, non supereroi e la mitizzazione non fa altro che al-lontanare il volontariato dal quotidiano.

Messa in ordine la propria casa, si può an-dare sul mercato (e quindi incontro ai possi-bili nuovi volontari) selezionando il pubblico, ma sapendo sempre verso chi tendere la pro-posta. Dall’altra parte ci sarà qualcuno che ha bisogno di risposte, che magari è predisposto ad aiutare, ma non ha gli strumenti per farlo. L’associazione sarà la sua cassetta degli attrez-zi. Con i volontari va stretto un patto, un ac-cordo che permetta loro di prendersi carico di un impegno serio e costante, che sia di un’ora a settimana o al giorno. Per questo prima di far entrare nell’associazione nuove persone è utile selezionarle attraverso un colloquio di accoglienza. “Abbiamo bisogno di tutti – ricor-da Salvan – abbiamo bisogno di essere sem-

neLLa presentazione deLLa donazione deL sangue L’importante è rimanere a stretto contatto con La reaLtà: i donatori sono persone normaLi, non supereroi e La mitizzazione non Fa aLtro che aLLontanare iL voLontariato daL quotidiano

pre accoglienti e mai escludenti, ma anche di fare corrispondere i profili delle persone che abbiamo di fronte con quanto effettivamente ci serve”.

Perché proprio io? Si chiederà il volontario. Perché non un altro? All’associazione l’onere e l’onore di riempire di senso una domanda che ogni giorno echeggia nella mente di 5 mi-lioni di persone nel nostro Paese. Come fece Gesù con Matteo quando gli chiese di lasciare tutto e di seguirlo per diventare suo apostolo. Secondo Salvan “impegnarsi per il prossimo è sempre un atto d’amore, con competenza e sensibilità”. Fare il volontario è questione di cuore e la generosità oltre ad essere attratta, selezionata, impiegata e mantenuta, va anche motivata. Raccontando la bellezza del donarsi e del prendersi cura degli altri. ●

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“Il fundraising è la nobile arte di insegnare alle persone la gioia di donare”. La cita-zione di Henry Rosso, padre della Fun-

draising School dell’Indiana State University, è stata rilanciata da Elisabetta Gazzola, con-sulente fundraising, durante il corso di forma-zione FIDAS.

Ma cosa indica questo termine e come è pos-sibile applicarlo nella quotidianità? Tradotto dall’inglese significa semplicemente “racco-gliere ed aumentare il fondo”, ma può spie-garsi come la capacità di costruire nel tempo delle relazioni per creare flussi di risorse. Ed è proprio la relazione il principio che sta alla base del fundraising. A differenza del mercato privato, dove esiste uno scambio equivalente

di beni, e del mercato pubblico, dove vige la redistribuzione, nella raccolta fondi è il princi-pio di reciprocità a prevalere ed è il bene meta-economico ad essere valorizzato.

In un momento di crisi il vero segreto della raccolta fondi sono la costanza, la professiona-lità e la cura nel mantenere un contatto diretto con i benefattori. E’ quello che vuole il donato-re: un rapporto alla cui base ci siano la memo-ria e la fiducia. Memoria, perché anche un suo piccolo gesto merita considerazione e ricordo; fiducia, perché mettendolo al centro del nostro progetto, si può instaurare un legame duraturo nel tempo. Ne seguirà gratitudine, amicizia e fidelizzazione, passando da un primo interesse (fase di identificazione) al rinnovo dell’impe-

di Giulia Angelucci e Giorgio Marota

Fundraising: creare relazioni mettendo al centro le persone

elisabetta gazzola

iL vero segreto deLLa raccoLta Fondi sono La costanza, La proFessionaLità e La cura neL mantenere un contatto diretto con i beneFattori

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gno, fino al coinvolgimento totale nelle inizia-tive future. Più le associazioni saranno brave a dimostrare con i fatti di meritare la fiducia, più il coinvolgimento sarà alto e porterà verso i grandi investimenti, assumendo magari i con-torni di eredità e lasciti.

Ma quanto donano gli italiani? Elisabetta Gazzola riporta un dato pubblicato da Vita, te-stata leader nell’informazione sul Terzo Setto-re: nel 2015 sono stati donati 11,5 miliardi di euro, di cui 30 milioni via sms, 380 con il 5per-mille (dalle prime 20 Organizzazioni No Pro-fit) e 150 milioni dal sostegno a distanza. Ogni cittadino invece contribuisce con una cifra che si aggira intorno ai 116 euro, dato al di sotto della media europea e mondiale: ogni inglese dona infatti 220 euro ogni dodici mesi e ogni americano 750. La causa più sentita (fonte Eu-risco «Italiani e Solidarietà 2014») è la ricerca medico-scientifica (32%), davanti agli aiuti ai bisognosi (18%), quelli per il sottosviluppo nei paesi poveri, (17%) le emergenze umanitarie (17%), la protezione degli animali (15%) e gli aiuti per l’assistenza ai malati (15%). In un panorama così vasto, tra più di venti tecniche diverse di raccolta fondi sono sicuramente de-gne di nota la sponsorizzazione, lo storytelling (l’importanza di raccontare storie), l’uso di un testimonial e gli investimenti sul proprio mar-chio, creando attorno ad esso dei valori che arrivino direttamente al cuore del donatore. Le associazioni quindi possono imparare molto dalle modalità comunicative di aziende e mul-tinazionali: “Sfatiamo un altro mito – spiega la Gazzola – quello dell’incompatibilità tra il mondo della pubblicità e il no profit”

Il fundraising rimane, comunque, un’attività che mira a raggiungere più persone possibile, ripetutamente nel tempo e con una proposta

mirata per ogni singolo target. Per valutare quindi la diversa aspettativa di ogni benefat-tore bisogna considerare le 3 tipologie di do-natori. Il donatore caritatevole, legato a matri-ci cristiane o più in generale religiose, quello razionale, che predilige contribuire a ricerche medico-scientifiche e quello emergenziale, ri-chiamato dai disastri umanitari. “Ricordatevi sempre che le persone donano ad altre perso-ne, non a organizzazioni: il fundraising è un affare che riguarda le persone”, sottolinea Eli-sabetta Gazzola, rifacendosi a studi psicologici che spiegano come, prima ancora della logica razionale, l’uomo sia motivato ad agire soprat-tutto dalla parte istintiva ed emotiva del nostro cervello. “Donare è qualcosa di emotivo, forte e immediato - spiega ancora la consulente – quindi chi dona vuole sapere tutto delle vo-stre associazioni”. Specificando la mission, la visione e gli obiettivi, verrà poi più naturale una informazione onesta e di qualità, precisa e periodica che racconti le attività e mostri con trasparenza come si utilizzano i soldi. Nella co-municazione bisogna investire, ce lo dicono le grandi organizzazioni no profit che spendono in questo ambito il 10 % dei fondi disponibili, affidandosi a degli esperti del settore.

In Italia poi, più della metà delle donazio-ni arrivano alle associazioni locali, un chiaro messaggio anche per gli associati FIDAS: bi-sogna insistere sul territorio, rendendo le per-sone partecipi di attività concrete. Per questo l’attività di raccolta fondi è una sfida: si parte da una base e si cerca di farla crescere, facendo in modo che i donatori rimangano “attaccati” alla realtà associativa e si identifichino sempre di più con la sua anima. Le associazioni devo-no farsi trovare pronte: il percorso di crescita si costruisce insieme alle persone. ●

videoIntervento di Elisabetta Gazzola al Corso di formazione “Conoscere per agire – Parte III”

(I parte)

(II parte)

iL Fundraising è un’attività che mira a raggiungere più persone possibiLe, ripetutamente neL tempo e con una proposta mirata per ogni singoLo target.

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16 NOIinFIDAS 4/2015corso di Formazione

Il lavoro dell’ufficio stampa non può essere improvvisatodi Giulia Angelucci

L’intervento dal sapore tecnico che ha chiuso questa III edizione del Corso di formazione Conoscere per agire è stato

quello di Cristiano Lena, responsabile comuni-cazione FIDAS nazionale. Attraverso le “Linee guida per l’ufficio stampa” ha fornito alcuni strumenti necessari per una corretta comuni-cazione verso l’esterno, rivolgendo anche un invito ai rappresentanti delle Associazioni fe-derate a considerare la loro eterogeneità e a creare sinergia tra loro.

Un buon ufficio stampa deve basarsi soprat-tutto sulla formazione dei suoi referenti coin-volgendo gli esperti del settore affinché quei volontari, che mettono a disposizione il pro-prio tempo per questa attività, acquisiscano le

competenze necessarie per “comunicare bene” il bene che l’associazione compie.

L’attività dell’ufficio stampa può essere defi-nita, con le parole di Vieri Poggiali1, come una comunicazione con il timbro, autentica, legit-tima ed ufficiale che sia la voce dell’associazio-ne, dell’attività dei suoi volontari, dei risultati ottenuti.

Come ricordato anche nell’intervento di Elisabetta Gazzola, per un risultato efficace nell’attività comunicativa è essenziale la pia-nificazione. Quella che Cristiano Lena sintetiz-za nell’espressione day by day desk, ovvero un planning di lavoro da organizzare a monte, par-tendo dagli eventi fissi dell’associazione, ma non trascurando che ogni realtà del no profit

cristiano lena

L’attività deLL’uFFicio stampa può essere deFinita una “comunicazione con iL timbro”

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NOIinFIDAS 4/2015 17corso di Formazione

1. Vieri Poggiali, Uffici Stampa. Dottrina e tecnica della comunicazione “timbrata” di aziende, enti, istituzioni, Centro di Documentazione Giornalistica, 2010.

fa parte di una rete più ampia dalla quale non si può prescindere.

Il responsabile dell’ufficio stampa di una OdV deve prepararsi in anticipo e aggiorna-re il materiale sulla storia, la vita, la mission dell’associazione per avere a disposizione quei dati che occorrono per rispondere alle possibili richieste dei media e per anticipare quanto po-trebbe richiedere un professionista del settore. Le informazioni vanno fornite con una certa regolarità mantenendo vivi i contatti con la stampa, le testate on line, le tv e le radio lo-cali, perché il lavoro delle associazioni non si consuma con un evento all’anno, ma richiede un’attività quotidiana che va comunicata co-stantemente.

Sempre sul giocare d’anticipo Cristiano Lena invita a preparare una mailing list per la co-municazione esterna, curando i rapporti con le diverse testate: un buon ufficio stampa è chiamato a veicolare l’attività dell’associazio-ne conquistando nel tempo la fiducia del mon-do dell’informazione. E rifuggendo, inoltre, dall’autoreferenzialità che rischia di vanificare tanto lavoro svolto dai volontari. Insomma, se un’associazione lavora bene, che siano gli altri a dirlo.

L’altro tema proposto dal responsabile della comunicazione è stato relativo alla scrittura di comunicato stampa, per il quale è fondamen-tale, che si seguano delle regole. Si tratta di un documento complesso da preparare, in cui è da evitare la tanto amata retorica ed è consiglia-ta una scrittura asciutta. E qui esempi di cosa fare e cosa non fare, partendo da esempi più o meno recenti che hanno interessato il sistema sangue nazionale; con un fil rouge: la semplici-tà. Un lavoro, quello dell’ufficio stampa, che spesso viene etichettato come meccanico ma che in realtà, se ben fatto, è una valida finestra di contatto con il mondo dei media. ●

neLLa comunicazione deLLe nostre attività è bene evitare ogni Forma di autoreFerenziaLità. se un’associazione Lavora bene, aLLora che siano gLi aLtri a dirLo

è necessario seguire regoLe ben precise per La stesura di un buon comunicato stampa dove è megLio evitare La retorica e preFerire una scrittura essenziaLe

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18 NOIinFIDAS 4/2015giornalismo sociale

La FIDAS (Federazione Italiana Associazioni Donatori di Sangue) indice la sesta edizione del Pre-mio Giornalistico nazionale “FIDAS-Isabella Sturvi” riservato ai giornalisti professionisti, praticanti e pubblicisti.

1. Il Premio è finalizzato alla promozione dell’impegno del giornalismo sociale, alla valorizzazione del grande patrimonio costituito dalle numerose associazioni del territorio impegnate nel volontaria-to, all’educazione e sensibilizzazione dei giovani verso l’impegno sociale e civile, nonché al ricordo della dottoressa Isabella Sturvi, già responsabile dell’ufficio VIII, “Sangue e trapianti”, presso la Di-rezione Generale della Prevenzione Sanitaria del Ministero della Salute.2. Il Premio “FIDAS-Isabella Sturvi” si propone di: divulgare, sensibilizzare e promuovere la cultura della donazione del sangue; segnalare all’attenzione della pubblica opinione quei giornalisti e quelle trasmissioni televisive, ra-diofoniche o su web che si siano distinti per completezza e correttezza di informazione; mantenere alta l'attenzione dei cittadini sul tema della donazione del sangue, attraverso un’azione capillare e permanente di sensibilizzazione e di informazione.3. Il Premio è diviso in due sezioni:Sezione stampa e web: articoli o inchieste scritte pubblicati su quotidiani, periodici, agenzie di stam-pa o su internet (su siti o web tv regolarmente registrati come testate giornalistiche).Sezione video e radio: servizi o inchieste audio o video trasmessi da radio, tv o pubblicati su internet (su siti o web tv regolarmente registrati come testate giornalistiche).All’Autore dell’articolo/inchiesta primo classificato in ogni sezione sarà assegnato il Premio Premio “FIDAS-Isabella Sturvi” del valore di euro 1.000,00 (mille/00).Si potranno attribuire altre menzioni.4. Gli articoli, i servizi e le inchieste dovranno riguardare aspetti relativi la donazione del sangue o l’informazione su sangue ed emocomponenti e dovranno risultare pubblicati, radiotrasmessi o tele-trasmessi, messi on line nel periodo compreso tra il 16 marzo 2015 e il 20 marzo 2016. 5. I giornalisti che intendono partecipare al Premio dovranno far pervenire i lavori, in numero mas-simo di 2 per ciascun partecipante, entro il 2 aprile 2016. Le candidature possono essere redatte su carta semplice ed indirizzate con raccomandata A/R a FIDAS Nazionale, Piazza Margana 19, 00186 Roma, inviate via fax al numero 06/68217350 o via mail alla casella di posta elettronica [email protected] con oggetto “Premio FIDAS-Isabella Sturvi - VI edizione” e devono contenere: • il curriculum vitae del candidato, corredato di nome, cognome, data di nascita, nazionalità,

indirizzo, recapito telefonico ed email; • il numero della tessera professionale e Albo di appartenenza• il servizio e l’indicazione della pubblicazione o della messa in onda;• copia del servizio candidato (per servizi video e audio si richiede di inviare copia digitale su

CD o DVD o il file del servizio);• la sezione del Premio cui si intende partecipare.6. I candidati sollevano i promotori del Premio e la Giuria da qualsiasi responsabilità derivante dalle opere giornalistiche presentate, dalla loro originalità, dalla violazione dei diritti d’autore e delle riproduzioni. 7. La valutazione dei lavori presentati è demandata alla giuria del Premio la cui composizione verrà comunicata da FIDAS dopo il 2 aprile 2016. 8. Entro il 15 aprile 2016, la Giuria, con giudizio insindacabile, selezionerà i servizi giornalistici più rispondenti ai motivi ed agli obiettivi del Premio. Ne sarà data comunicazione sul sito www.fidas.it. 9. La premiazione avverrà in concomitanza con il 55° Congresso nazionale FIDAS che si svolgerà a Grado venerdì 22 aprile 2016. I vincitori del Premio Premio “FIDAS-Isabella Sturvi” dovranno essere personalmente presenti alla cerimonia di premiazione. 10. L’assegnazione del Premio verrà resa pubblica mediante comunicato stampa, invio newsletter informativa FIDAS e sul sito Internet www.fidas.it Tutto il materiale pervenuto resterà di esclusiva proprietà di FIDAS la quale potrà utilizzarlo per i propri scopi promozionali e divulgativi.11. La partecipazione al Premio implica automaticamente l’accettazione del presente bando. 12. Ai sensi del D.Lgs.196/2003 e successive modifiche i dati forniti dai candidati verranno utilizzati esclusivamente ai fini della partecipazione al premio ed alle iniziative collegate.Per informazioni ci si può rivolgere alla Segreteria organizzativa del Premio “FIDAS-Isabella Sturvi” presso la Sede operativa FIDAS (email: [email protected] – tel. 06/68891457).

premio giornalistico nazionale “Fidas-isabella sturvi” VI EDIZIONE 2016

con il patrocinio di:

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NOIinFIDAS 4/2015 19eVenti

speciale giubileoa cura di Cristiano Lena

sabato 20 febbraio i donatori di sangue d’italia si daranno appuntamento a Piazza san Pietro per l’incontro con papa Francesco. nel calendario del giubileo della Misericordia, anche chi compie il gesto volontario, anonimo e gratuito della donazione del sangue vuole essere presente per celebrare un appuntamento importante non solo per il mondo cristiano, ma che acquista un significato fondamentale superando ogni possibile barriera e divisione. Ma che cos’è il Giubileo? Proviamo a scoprirne il significato e la storia nel corso dei secoli.

L’icona più adatta per rappresentare il cristianesimo è l’uomo in cammino. In-fatti ogni cristiano nella propria di vita

di fede è chiamato a percorrere un cammino di conversione personale che lo porti a vivere dell’amore di Dio rinunciando all’amore per le cose del mondo; la comunità cristiana dal canto suo percorre un proprio cammino col-lettivo acquisendo la consapevolezza di essere testimone della risurrezione di Cristo ed infine la Chiesa, “santa e peccatrice” come ricorda la stessa liturgia, traccia il proprio cammino tesa alla realizzazione del Regno sulla terra. E il cri-stianesimo è il cammino che si intreccia con il viaggio di ogni uomo.

Oltre alla tensione spirituale c’è anche la tensione di un viaggio fisico che ha trovato la sua espressione più completa nel pellegrinag-

GIUB ILEO2 0 F E B B R A I O 2 0 1 6

gio; un cammino che il cristianesimo ha ere-ditato dal giudaismo, passando attraverso con-suetudini greche e romane che proponevano in diverse forme il proprio viaggio devozionale.

E l’elemento che ha contraddistinto il giu-bileo del mondo cristiano è proprio il viaggio, intrapreso per esaudire il proprio bisogno di ricerca di Dio o per soddisfare una richiesta di perdono.

Così i fedeli nel corso dei secoli hanno af-frontato viaggi diretti in varie località d’Italia, d’Europa e non solo. Se infatti il viaggio in Ter-rasanta restava un privilegio per pochi e con la conquista musulmana dei luoghi della cristia-nità le mete cominciarono a diversificarsi. Si assiste quindi al moltiplicarsi di località desti-nate a raccogliere le preghiere e le offerte dei pellegrini quali Santiago de Compostela nella

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20 NOIinFIDAS 4/2015eVenti

penisola iberica, il santuario di San Michele Arcangelo sul Gargano, quello di San Nicola a Bari, San Martino a Tours: si tratta di luoghi che acquistavano valore per la presenza delle reliquie degli apostoli, oppure perché avevano accolto la predicazione di santi e il sangue dei martiri.

Roma, centro della cristianità per la presen-za del successore di Pietro, divenne la nuova Gerusalemme dove si veneravano le numerose reliquie di Cristo fatte trasportare dalla vec-chia Gerusalemme nel IV secolo grazie all’as-sidua opera dell’imperatrice Elena. E sempre a Roma si poteva pregare sulle tombe degli apo-stoli e dei martiri.

Con il passare del tempo la visita alla città del papa fu associata all’idea di una speciale elargizione di grazia e si sviluppò il concetto di indulgenza. La convinzione di poter ricevere la remissione completa dei propri peccati si as-sociò ad alcuni particolari momenti della vita della Chiesa. Oltre a ciò, a partire dal 1300, i pontefici fissarono alcuni momenti straordi-nari, i giubilei appunto, per l’elargizione delle indulgenze.

A partire dall’XI secolo si incrementò note-volmente il numero di coloro che affrontavano lunghi viaggi per ottenere la remissione dei peccati. Il pellegrinaggio in questa dimensione penitenziale era infatti considerato un’azione meritoria che poteva produrre la cancellazio-ne delle proprie colpe, un gesto fruttuoso per la salvezza della propria anima, tanto più se comportava rischi e pericoli. Durante le setti-mane di cammino, necessarie per raggiungere la propria destinazione, si era esposti alle mi-nacce atmosferiche, alla difficoltà dei percorsi e spesso alle aggressioni di ladri e malfattori.

Quando l’8 dicembre scorso Papa France-sco ha presieduto la cerimonia di apertura del Giubileo della Misericordia, ha perpetuato una tradizione iniziata oltre settecento anni fa. Bo-nifacio VIII, al secolo Benedetto Caetani, nel febbraio del 1300 aveva stabilito che allo sca-dere di ogni anno centesimo i cristiani in pel-legrinaggio a Roma avrebbero potuto ricevere l’indulgenza plenaria. In seguito fu realizzazio-ne dei successori sulla cattedra di Pietro la ri-duzione del periodo di attesa dell’anno giubila-re dai cento, ai cinquanta, ai trentatre e infine ai venticinque anni. In questo modo, tenendo conto anche dei giubilei straordinari indetti in particolare nell’ultimo secolo (nel 1966 e nel 1983), quello appena iniziato risulta essere il 30mo Giubileo proclamato dalla Chiesa di Roma. ●

Alla fine del 1299 un gran numero di pelle-grini si era recato a Roma “da oriente e da occidente, uomini e donne in grandissima

quantità” come ripotano le cronache del tempo chiedendo a papa Bonifacio di elargire l’indul-genza in quanto avevano sentito che qualunque cristiano visitasse i corpi dei beati Pietro e Pao-lo nell’anno centesimo sarebbe stato liberato da ogni colpa commessa e dalla relativa pena.

Lo stesso Bonifacio VIII, ignaro della richie-sta, si prodigò per cercare le testimonianze sui precendenti anni centesimi, ma non trovò alcun rito istituzionale compiuto dai suoi predecesso-ri nell’elargire indulgenze, almeno nel 1100 e nel 1200. Ma l’incredibile presenza di pellegrini che il papa riscontrò a Roma in occasione del Natale del 1299, lo spinse a prendere in con-siderazione l’avvenimento e ad approvare quel primo giubileo “voluto dal popolo”1. Una folla di pellegrini attendeva presso la tomba del prin-cipe degli Apostoli nell’attesa del perdono dei peccati in corrispondenza del tredicesimo cente-nario della nascita di Cristo. Una data simbolica che chiaramente si innestò su un’ormai secolare tensione religiosa espressione della quale erano i continui pellegrinaggi, le crociate, il desiderio di indulgenze spirituali, il culto delle reliquie e le profezie relative all’avvento dell’Anticristo.

Bonifacio VIII seppe sfruttare questa situa-zione presentandosi come il protagonista del giubileo: con la bolla Antiquorum habet, datata 22 febbraio 1300, espresse il desiderio di con-centrare l’attenzione dei fedeli sul ricordo del primo papa e indirizzare la devozione verso la tomba di colui al quale Cristo aveva dato le chiavi del Regno dei Cieli e il potere di aprirne e chiudere le porte, ossia di rimettere i peccati.●

1. Franco Cardini, Quel primo Giubileo voluto dal popolo, in “Prospettive nel mondo”, 82 (aprile-anno VIII), pp. 29-40.

Bonifacio VIII indice il giubileo del 1300 (Giotto - frammento di affresco)

il primo giubileo

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NOIinFIDAS 4/2015 21speciale

itinerarium sanguinis: il dono del sangue tra arte e storiadi Carlo Maccanti, docente di arte sacra e iconografia cristiana, Facoltà di Scienze Religiose “Santa Caterina” - Siena

http://archeoroma.beniculturali.it/siti-archeologici/colosseo

Il gesto della donazione del sangue è un fenomeno che testimonia la maturità civica di un popolo. Le varie associazioni di donatori presen-ti nel mondo testimoniano la laica multiformità di un impegno che

non attinge necessariamente il proprio impulso da matrici confessionali. D’altronde, il retroterra cristiano riscontrabile in molte realtà italiane di donatori, associati e non, conferma come le motivazioni religiose rap-presentino comunque una consistente presenza tra coloro che scelgono di donare.

È inevitabile, per chi risente di una formazione cristiana, associare il concetto di “dono del sangue” a una storia che, da Gesù Cristo fino agli odierni martiri missionari, ha accompagnato il cammino della fede lungo scie tracciate con l’offerta del proprio sangue. Il dono gratuito, l’oblazione per l’altro, chiunque esso sia, la partecipazione generosa e disinteressata e l’attenzione alla difesa della vita di ogni uomo, sono sentimenti comuni ad ogni professione religiosa nelle sue espressioni più pure e sincere. Nella tradizione cristiana, tuttavia, queste hanno risonan-ze che assumono, in maniera più esplicita e diretta, il colore del sangue.

Le storie dei santi martiri hanno condizionato non poco la sensibilità collettiva, ma è sicuramente la narrazione figurativa quella che ha per-messo il diffondersi e tramandarsi della tradizione orale e delle devozio-ni. La storia dell’arte italiana pullula di tavole e tele, statue e vetrate, mosaici e affreschi che narrano ai vari livelli culturali del popolo cristia-no nel corso della storia, non solo la vita e i miracoli dei santi, ma anche la loro morte, spesso cruenta, offerta agli osservatori secondo le catego-rie dell’atto eroico e dell’identificazione col sacrificio oblativo del Cristo.

Non è quindi bizzarro ipotizzare una sorta di “itinerario del sangue” all’inizio di questo Anno Giubilare. Nel flusso di pellegrini che raggiun-gerà Roma nei prossimi mesi, vi saranno sicuramente numerosi volontari che potranno trovare nel cammino di fede, tracciato col sangue all’in-terno dell’Urbe e nei dintorni, una valida ragione in più per motivare le proprie scelte di donazione.

Sembrerebbe scontato iniziare il nostro itinerario dall’Anfiteatro Fla-vio, universalmente conosciuto come Colosseo, a causa della tradizione che lo vedrebbe legato al martirio di tanti cristiani sotto le persecuzioni degli imperatori dell’antica Roma. Gli studi storici ci dicono, tuttavia, che l’enorme edificio - iniziato dall’imperatore Vespasiano nel 72 d.C. e inaugurato dal figlio Tito nell’80 – probabilmente non fu mai teatro di tali esecuzioni a sfondo religioso.

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22 NOIinFIDAS 4/2015speciale

Più probabile invece collocare presso piazza Navona (anticamente “in agone”) il luogo di un antico martirio. La tradizione cristiana, fin dal primo medioevo, colloca proprio nell’area adiacente alla piazza, che un tempo fu stadio di Domiziano, il martirio di S. Agnese, la giovane vergine del III secolo i cui resti sono venerati nell’omonima basilica di S. Agnese in Agone, gioiello di Francesco Borromini che contri-buisce a realizzare, assieme alla fontana dei quattro fiumi di Bernini e alle fonta-ne meno note di Ia-copo della Porta e di Giorgio Zappalà, il grandioso spettacolo scultoreo-architetto-nico di questo gran-de spazio urbano.

Poco distante da piazza Navona, in San Luigi dei Fran-cesi, è di scena il Caravaggio. Nella cappella Contarelli, l’ultima sulla de-stra all’interno della chiesa che sorge nell’omonima piazza, il gran-de interprete del ‘600 romano dai forti contra-sti tra luci ed ombre, realizza tre tele in onore di s. Matteo, le quali, partendo da quella più famosa relativa alla vocazione del santo, cul-minano con la rappresentazione del suo marti-rio, in una delle scene più convulse e dramma-tiche della storia della pittura italiana.

A pochi passi dalla chiesa di S. Luigi si può visitare il Pantheon. Il maestoso tempio, edifi-cato nel 27 a.C per volere di Marco Vipsanio Agrippa in favore del suocero e futuro impera-tore Augusto, fu poi fatto ricostruire nel II sec. d.C. da Apollodoro di Damasco sotto l’impera-tore Adriano, che volle dedicarlo al culto della totalità degli dèi (da cui il nome Pantheon). Forse non tutti sanno che, in seguito alla “cri-stianizzazione” degli edifici pagani della Roma imperiale, il monumento venne convertito in basilica alla fine del VI sec. e consacrato, col ti-tolo di S. Maria ad Martyres, al culto di coloro che versarono il loro sangue per la fede cristia-na, proprio per non aver accettato di adorare quelle divinità celebrate nell’edificio.

Proseguendo lungo Corso Vittorio Emanue-le si arriva al Tevere e qui troviamo il ponte sant’Angelo, il più antico passaggio sul fiume per i pellegrini che si recavano alla Basilica Va-

www.pantheonroma.com/it/

www.romasegreta.it/parione/piazza-navona.html

www.tesoridiroma.net/chiese_rinascimento/san_luigi_francesi.html

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NOIinFIDAS 4/2015 23speciale

ticana. Il ponte Elio, conosciuto come Sant’Angelo fin dal medioevo, a motivo del vicino Castel-lo, fu fatto costru-ire dall’imperatore Adriano tra il 133 e il 134 d.C. per collega-re la sponda sinistra del Tevere con il suo

mausoleo. La sua fama attuale è però dovuta alle dieci statue di angeli che lo adornano fin dal XVII secolo. Sono gli angeli della passione di Gesù, il primo e fondamentale martire della fede cristiana, ciascuno dei quali reca uno dei segni del supplizio del Figlio di Dio, così come ce lo hanno tramandato i Vangeli e la tradi-zione. Nel 1667 il committente papa Clemente IX affidò a Gianlorenzo Bernini l’incarico di realizzare una Via Dolorosa che predisponesse l’animo dei pellegrini nell’avvicinarsi alla tom-ba di S. Pietro. Per questa via crucis di cui gli angeli sono le stazioni, Bernini realizzò perso-nalmente due delle dieci sculture: l’angelo col cartiglio e quello con la corona di spine, men-tre affidò le altre otto a suoi collaboratori. Ben presto queste due statue vennero rimosse, per esser meglio conservate ai lati dell’altar mag-giore della chiesa di S. Andrea delle Fratte, nei pressi di Piazza di Spagna, mentre sul ponte degli angeli, accanto agli altri otto originali, furono collocate due copie.

Una volta attraversato il Tevere e dando per imprescindibile la sosta alla Basilica di S. Pie-tro, c’è un’altra tappa che non può essere tra-scurata per concludere il percorso di chi vuole coniugare la simbologia del sangue donato con le più significative testimonianze artistiche dell’Urbe. Nel rione Trastevere, la basilica di S. Cecilia accoglie le spoglie della fanciulla che nel III secolo fu decapitata per aver dato sepoltura ai cristiani. Tra i mosaici voluti da Pasquale I nel IX secolo e gli affreschi commis-sionati a Pietro Cavallini nel ‘300, sotto l’al-tar maggiore protetto dal ciborio di Arnolfo di Cambio, si trova il sepolcro della santa, impre-ziosito dalla bella statua prebarocca di Stefano Maderno che ritrae il momento in cui Cecilia morente continua a testimoniare la sua fede nel Dio trino e uno (il tre e l’uno indicati dalle dita delle mani). Ma quello che colpisce fino a commuovere è l’eleganza con cui Maderno sa interpretare la crudeltà del supplizio sul corpo della santa, dal cui collo semistaccato si può cogliere visivamente il dono del sangue. Can-dide gocce scolpite nel marmo. ●

www.italianways.com/il-ponte-degli-angeli-a-roma

www.ilquintocielo.it/Doc/Basilica%20di%20S%20Cecilia%20.pdf

Page 24: Noi in FIDAS 4-2015

Valle d’aosta

fidas Valle d’[email protected] - 0165 552196

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FIDAS Renazzowww.fidasrenazzo.it - 051 900767

toscana

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ASS. DONATORI SANGUE FIDAS FORNACI DI BARGA (LU)[email protected] - 347 5313297  ASSOCIAZIONE DONATORI SANGUE FIDAS CAPALLE (FI)[email protected] - 338 6237275

abruzzo

FIDAS - Pescarawww.fidaspescara.it - 085 28221

FIDAS - Teramowww.fidasteramo.it - 0861 415460

VAS - L’Aquilawww.donatorisanguevasaq.org - 328 9214338

FIDAS CUORE - Giulianovawww.fidascuoregiulianova.it - 085 8020478

lazio

EMATOS FIDAS - Romawww.ematos.it - 06 6837817

ADVS OPBG - Romawww.advsopbg.com - 06 6833793

GDS “Carla Sandri” - Romawww.gdscarlasandri.it - 06 77056788

ASS. VOLONTARI POLICLINCO TOR [email protected] - fax 06 20900597

DONATORI DI SANGUE ROMA EST ONLUS - [email protected] - 06 23188708

ASS. EMA GLI AMICI DI NINO MANFREDI - Frosinonewww.emaninomanfredi.it - 0775 407223

molise

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sardegna

FIDAS [email protected] - 079 787498

ASSOCIAZIONE SARDA DONATORI DI SANGUE SULCIS IGLESIENTE - [email protected]

campania

FIDAS ATAN - Napoli [email protected] - 081 5955581

FIDAS PARTENOPEA - Pomigliano D’Arcowww.fidas-partenopea.it - 081 8033490

ADVS - [email protected] - 328 6942613

ADVS PROVINCIALE Caserta - Santa Maria Capua [email protected] - 328 9529047

ADVS - Marcianisewww.advs-fidasmarcianise.it - 334 7768251- 329 9637381

puglia

FPDS - Bariwww.federazionepugliesedonatorisangue.it - 080 5219118

ADVS MESSAPICA - [email protected] - 3351814822

FIDAS - [email protected] - 099 4713334

FIDAS LECCESE - Galatonewww.fidasleccese.it -0833 862500

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ADSPEM - Reggio Calabriawww.adspem.it - 0965 393822

LADoS ASS.DON.SANGUE LOCRIDE - Marina di Gioisa Jonicawww.ladosgioiosa.it - 0964 416895

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