No a qualsiasi guerra 9 11 - aiciechiguerra.it · dalla prospettiva del terro r i s m o ... sposta...

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QUADRIMESTRALE DELL’ASSOCIAZIONE ITALIANA CIECHI DI GUERRA • ONLUS Redazione Via Castelfidardo, 8 • 00185 Roma Reg. Trib. Roma n. 9/83 del 15/11/1983 Poste Italiane S.p.A. Spedizione in abbonamento postale D.L. 353/2003 (conv. in L. 27/02/2004 n. 46) art. 1, comma 2, DCB Roma Memoria e cultura In pellegrinaggio di Benito Zorzit e Alice Vaglini 3 Risiera di San Sabba di Claudio Conti 4 Foiba di Basovizza di Alfonso Stefanelli 6 Michele Pranzo, marinaio di Gaetano Campione 7 No a qualsiasi guerra di Gianni Grassi 8 Benvenuta Repubblica di Alfonso Stefanelli 9 Vita associativa Pensioni: i progetti di legge n.803/S e 1558/C di Giovanni Palmili 11 Le Assemblee annuali: Nord-Italia di Antonio Marin Emilia-Romagna di Innocenza Di Giovanna Toscana di Matteo Bonetti Abruzzo Molise di Donato Di Carlo Lazio Umbria di Bruno Guidi e Astrid Cabassa ved. Biancotto Sicilia di Liborio Di Gesaro 12 Insieme a Villabassa di Antonio Rampazzo 15 Amici che ci lasciano 15 Nella fotografia: suggestivi lumini commemorativi accesi davanti al Duomo atomico di Hiroshima. ANNO XXIV • MAGGIO/AGOSTO 2006 Agosto 1945: Hiroshima e Nagasaki di Stefano Biolchini p a g i n a 2 2

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QUADRIMESTRALE DELL’ASSOCIAZIONE ITALIANA CIECHI DI GUERRA • ONLUS

Redazione Via Castelfidardo, 8 • 00185 RomaReg. Trib. Roma n. 9/83 del 15/11/1983

Poste Italiane S.p.A.Spedizione in abbonamento postale D.L. 353/2003 (conv. in L. 27/02/2004 n. 46)art. 1, comma 2, DCB Roma

Memoria e culturaIn pellegrinaggiodi Benito Zorzit e Alice Vaglini 3Risiera di San Sabbadi Claudio Conti 4Foiba di Basovizzadi Alfonso Stefanelli 6Michele Pranzo, marinaiodi Gaetano Campione 7No a qualsiasi guerradi Gianni Grassi 8Benvenuta Repubblicadi Alfonso Stefanelli 9Vita associativaPensioni: i progetti di leggen.803/S e 1558/Cdi Giovanni Palmili 11Le Assemblee annuali:Nord-Italia di Antonio MarinEmilia-Romagna di Innocenza Di GiovannaToscana di Matteo BonettiAbruzzo Molise di Donato Di CarloLazio Umbria di Bruno Guidie Astrid Cabassa ved. BiancottoSicilia di Liborio Di Gesaro 12Insieme a Villabassadi Antonio Rampazzo 15Amici che ci lasciano 15Nella fotografia:suggestivi lumini commemorativi accesidavanti al Duomo atomico di Hiroshima.

ANNO XXIV • MAGGIO/AGOSTO 2006

Agosto 1945:H i roshima e Nagasaki di Stefano Biolchini p a g i n a 2

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Ridatemi mio padre ,

ridatemi mia madre .

Ridatemi il nonno e la nonna.

Restituitemi i miei figli

e le mie figlie.

Ridatemi me stesso.

Ridatemi la razza umana.

Sankichi To g e

E d i t o r i a l e

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La socia Tonina Cordedda ha segnala-to questa rievocazione della bombaatomica. Ringraziamo l’autore e Il So -le 24 Ore che ne hanno autorizzato lariproduzione. Da “L’impero di Cindia”di Federico Rampini (Mondadori2006) riportiamo invece qui a fiancola poesia di Sankichi Toge, uno deisopravvissuti, quelli che il NobelKenzaburo Oe ha definito: “Coloro chenon si suicidarono nonostante aves-sero tutte le ragioni per farlo; chehanno salvato la dignità umana inmezzo alle più orrende condizioni maisofferte dall’umanità”. (G.G.)

«Ache serve essere versa-tili quando siamo tutti su

un treno che corre defilato sulsuo binario unico verso la cata-s t rofe?». L’ i n t e rrogativo è di Gün-ther Anders. Per il filosofo tede-sco di E s s e re o non essere: dia -rio di Hiroshima e Nagasaki, do-po la bomba atomica la salvezzanon sembra più una realtà possi-bile. Uno scarto ancor più inquie-tante se l’attuale presidente dellac o n f e renza episcopale USA par-la della bomba equiparandola alt e rrorismo, perché «né l’una nél ’ a l t ro fanno distinzione tra com-battenti e non combattenti, e co-sì la minaccia di una guerra nu-c l e a re globale è forse oggi dimi-nuita, solo per essere sostituitadalla prospettiva del terro r i s m on u c l e a re». E p p u re sono passati 61 anni. Sì61 anni fa, alle ore 8,14 del 6agosto 1945, Little Boy ( r a g a z z i-no) veniva lasciata cadere sullacittà di Hiroshima. Quasi 70 milapersone scomparv e ro all’istante,assorbite per sempre dal grandefungo; altre 70 mila morirono pere ffetto delle radiazioni e delleustioni nei giorni seguenti. Treg i o rni dopo, Fat man ( c i c c i o n e ) ,a l t ro nome vagamente brioso ef a m i l i a re dal gusto pre t t a m e n t eamericano, si sarebbe legato in-

di Stefano Biolchini

Agosto 1945:H i roshima e Nagasaki

dissolubilmente alla catastrofe diNagasaki: scatenò infatti un infer-no da 39 mila morti disintegratiall’istante e 25 mila vittime nellesettimane a seguire .«Dio mio che cosa abbiamo fat-to?» si domandò uno dei pilotid e l l ’Enola Gay vedendo esplo-d e re su Hiroshima la bomba ap-pena sganciata dal velivolo.Quesito a cui non avre b b e ro sa-puto rispondere con pre c i s i o n en e p p u re i padri dell’ordigno, selo stesso fisico ungherese Ed-w a rd Te l l e r, che alla bomba lavo-rò sotto la direzione di RobertO p p e n h e i m e r, parlò di «possibili-tà che lo scoppio della bombaatomica potesse innescare unareazione a catena tale da incen-d i a re l’intera atmosfera».«Un tuono di luce abbagliante»:così descrivono la bomba gli ir-radiati scampati all’inferno. Permolti di loro dopo l’atroce espe-rienza, un unicum nella storiadell’umanità, sarebbe poi arr i v a-ta l’ora dell’onta terribile, del rifiu-to da parte della società, financodei congiunti.P e rché basta evocare il solo no-me di Hiroshima per racchiuderee rappre s e n t a re l’atrocità della IIg u e rra mondiale. L’Olocausto staa Hiroshima non meno che adAuschwitz. Eppure la città è oggipiù che mai viva, con i suoi 1,2milioni di abitanti. All’epoca delP i k a d o n, come con un so che diineluttabilmente familiare i suoiabitanti chiamano la grandebomba, la città nipponica conta-va 350 mila abitanti. E in unGiappone fiero di aver voltato

pagina, proiettato con convinzio-ne verso il futuro, Hiroshima re-sta indissolubilmente oltre chegelosamente legata all’immaginedi città della memoria e della te-stimonianza, così come cert i f i c a-no il visitatissimo P a rco della me -moria e della pace e il D u o m oa t o m i c o, protetto dall’Unesco co-me patrimonio dell’Umanità.«Nessuno di noi dimentica cosaaccadde allora. Per noi il rigettodella guerra è il presente, anchese tutto sembra in pace» dice uninsegnante. I “sopravvissuti”stessi sono una testimonianzaindelebile, con le loro ferite da ra-diazioni impresse nella carne enell’anima; e sono ancora tanti,80 mila nella sola metro p o l i .Ogni anno una media di 5 miladi loro muore andandosi ad ag-g i u n g e re alla lista delle vittime,che arriveranno quest’anno a untotale di circa 242 mila.«Riposate in pace, perché non ri-p e t e remo mai più un simile erro-re» recita il monumento di grani-to nero dedicato alle vittime dellabomba proprio nel Parco. Nel1952, all’inaugurazione del mo-numento, l’erro re fu spiegato dalsindaco di Hiroshima come un ri-ferimento alla scelta sciaguratadel militarismo nipponico nellos c a t e n a re la II guerra mondiale.Nella coscienza collettiva di oggirisuona però anche come unacondanna senza appello dellea rmi atomiche.« M e t t e remo fine al genere uma-no, oppure l’umanità rinunceràalla guerra?» scrivevano nel loroM a n i f e s t o B e rtrand Russell e Al-b e rt Einstein. Dal 1945 non sonopiù state usate in guerra bombeatomiche, ma siamo ben lontanidal disarmo necessario da lorosuggerito, con oltre 36 mila te-state nucleari ancora in giro per ilmondo. «La possibilità dell’Apo-calisse è opera nostra. Ma noinon sappiamo quello che faccia-mo» scriveva Anders. Ecco, la ri-sposta al pilota di Enola Gay èforse tutta qui. Nella speranzache l’orro re non sia stato inutile.

Memoria e cultura

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La presidenza AICG Nord-Italia, sudelega del Consiglio nazionale, ha or-ganizzato un riuscito pellegrinaggio inFriuli-Venezia Giulia e Slovenia dal 4al 6 maggio, per ravvivare la memoriadi luoghi tristemente famosi, come laRisiera di San Sabba e la Foiba di Ba -sovizza, e onorare sia i Caduti del Sa -crario di Caporetto sia il monumentoal Cieco di guerra a San Donà di Pia-ve. Ne pubblichiamo un resoconto apiù voci, compresa quella della giova-ne nipote del socio Enzo Vaglini, con imeditati commenti di Claudio Conti eAlfonso Stefanelli, e una notizia per-venuta da Claudio Caldo. (G.G.)

Un bel gruppo di 50 perso-ne, provenienti da varie

p a rti d’Italia, comprendenti laP residenza nazionale e diversiConsiglieri (nonchè il decanoFabrizio Vi s e n t i n), il 4 maggioha riempito il pullman da Sar-meola di Rubano (PD) alla voltadi Trieste. La Risiera di SanS a b b a per secoli era servita al a v o r a re il riso proveniente dapaesi lontani, ma durante l’ulti-ma guerra più tristemente èstata usata come luogo di tor-tura e campo di sterminio conf o rno crematorio contro glie b rei e gli oppositori dei nazi-sti. Abbiamo ascoltato le com-mosse parole con cui C l a u d i oC o n t i ha rievocato quegli orre n-di avvenimenti e ha rinnovatola ferma condanna per tutte leviolenze e le guerre. La F o i b adi Basovizza è altrettanto lugu-b remente famosa per i tantisventurati che vi furono gettati.Dopo un simpatico intervallo alleG rotte di Postumia (anche pernoi che possiamo toccare stalat-titi e stalagmiti e re n d e rci contocon l’orecchio della vastità del-l’ambiente, rappresentano un’e-sperienza preziosa), siamo arr i-vati a Caporetto per la visita al

di Benito Zorzit

Quando il nonno Enzo mi ha chie-sto se potevo accompagnarlo aun “pellegrinaggio” alla Risiera diSan Sabba e alla Foiba di Baso -v i z z a, ho detto subito sì, giustoper non andare a scuola. Solodopo aver letto il programma neho capito l’importanza: avrei co-nosciuto episodi di guerra. Dopoun lungo viaggio in treno siamoarrivati a Padova, poi sul pullmand i retto a Tr i e s t e .Nel pomeriggio ci siamo incontra-ti con Marzia, che ci ha guidati nel-la R i s i e r a, un luogo dove tanti Ita-liani subirono soff e renze e morte.Un amico del nonno, ClaudioC o n t i, con parole commosse haricordato i momenti della guerrarivolgendo un ricordo a coloro chelì sono stati uccisi. Subito dopo, ilpullman ci ha portati nella dire z i o-ne di un altro luogo di dolore: laF o i b a, che però per motivi di lavo-ro era chiusa. Marzia ci ha spiega-to che oltre 10 mila persone furo-no gettate in quelle fosse. Per fortuna l’indomani siamo an-dati nelle Grotte di Postumia: pervisitarle abbiamo preso un tre n i-no e poi abbiamo camminato perun bel po’. Subito dopo pranzo cisiamo recati a Caporetto, doveAntonio Rampazzo e Italo Frio-n i hanno deposto una corona ino n o re dei Caduti e abbiamo visi-tato il Sacrario.Il giorno successivo ci siamo dire t-ti al castello di Miramare e poi tuttia San Donà di Piave, dove final-mente ho visto il bel monumento alCieco di guerra di cui il nonno miparla con orgoglio ed entusiasmo.

(Alice Va g l i n i)

- - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - -(Claudio Caldo segnala che unmese dopo ben 15 mila clown, datutta Europa, si sono dati appun-tamento a San Donà di Piave, lecui piazze e strade brulicavano dicantastorie, sputafuoco, funam-boli e giocolieri che davano ognitipo di spettacolo).

Per non andarea scuola?

Sacrario dei Caduti della Primag u e rra mondiale. Una guida ci haspiegato come si sia giunti nel1917 alla ritirata dell’esercito ita-liano che ha preso il nome pro-prio da Caporetto. Dopo averp e rcorso la bellissima e verd evalle dell’Isonzo, con nella men-te quelle acque arrossate dalsangue dei Caduti, siamo rientra-ti mestamente a Trieste di cui ab-biamo visitato la parte centrale;passando per la località di Bar-cola dove si trova l’Istituto deiCiechi “Rittmeyer” (nel quale ioho trascorso otto tristi anni dellamia giovinezza). Sulla via del ritorno, una sosta aSan Donà di Piave per re n d e reomaggio al monumento al Ciecodi guerr a. Durante il percorso, A t-tilio Princiotto ha esternato conmolta umanità le sue riflessionisul pellegrinaggio. Da parte miac o n f e rmo la soddisfazione perquesta iniziativa ben riuscita eringrazio a nome di tutti l’amico ep residente del Nord-Italia A n t o-nio Rampazzo, che trova occa-sioni per rinsaldare l’amicizia fra isoci e org a n i z z a re confort e v o l-mente le gite.

Pellegrinaggio della memoriada Trieste a Capore t t o

L’omaggio al Sacrario di Caporetto.

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Per effetto della dichiarazio-ne di “monumento nazio-

nale” della Risiera di San Sab-ba, il Comune di Trieste ha in-detto un concorso per la tra-s f o rmazione dell’area in mu-seo. L’ a rchitetto Romano Boi-c o è stato il vincitore con unp rogetto realizzato e inaugura-to nel 1975. Queste le signifi-cative parole scelte per moti-v a re le scelte progettuali e de-s c r i v e re l’opera: “La Risiera semi distrutta dai nazi -sti in fuga era squallida come l’in -t o rno periferico. Pensai allora chequesto squallore totale potessea s s u rg e re a simbolo e monumen -talizzarsi. Mi sono proposto di to -g l i e re e re s t i t u i re, più che di ag -g i u n g e re. Eliminati gli edifici in ro -vina ho perimetrato il contestocon mura cementizie alte 11 me -tri, articolate in modo da configu -r a re un ingresso inquietante nellostesso luogo dell’ingresso esisten -te. Il cortile cintato si identifica nel -l’intenzione, quale una basilica lai -ca a cielo libero. L’edificio dei pri -gionieri è completamente svuota -to e le stru t t u re lignee port a n t is c a rnite di quel tanto che è parsonecessario. Inalterate le 17 celle equelle della morte. Nell’edificiocentrale, al livello del cortile, il Mu -seo della Resistenza, stringatoma vivo. Sopra il Museo, i vaniper l’Associazione deportati. Nelc o rtile un terribile percorso in ac -ciaio, leggermente incassato: l’im -p ronta del forno, del canale del fu -mo e della base del camino” .M e n t re in pullman ci dirigevamoverso la periferia di Trieste, un tu-multo di stati d’animo diversi,confusi se non contrastanti, siagitava dentro di me: “Pochi chi-lometri - segnalava la guida - perr a g g i u n g e re la Risiera: dove orasi estendono molti nuovi quart i e-ri San Sabba era una zona pre s-socchè disabitata”. Mi stringeva ilc u o re il dubbio che sul sacro

suolo di Trieste e per opera di au-torità italiane si fosse costruito unl a g e r, tristemente famoso per es-s e re l’unico campo di sterm i n i osul territorio nazionale; ciò ad ag-g i u n g e re ignominia, dopo le leg-gi razziali del ’38, con le odiosediscriminazioni e il ruolo aberr a n-te svolto dalla R.S.I. nella perse-cuzione degli ebrei. Tuttavia, ri-spondendo a una mia sollecita-zione, la guida confermava ch enel periodo più oscuro dell’occu-pazione nazista, alla fine del ’43,il Friuli-Venezia Giulia cessava difar parte dello Stato italiano, di-ventando territorio dire t t a m e n t eamministrato dal terzo Reich. All’inizio della visita, all’ingre s s odel vasto cortile recintato, la gen-tile guida ha voluto anzitutto illu-s t r a re le vicende che trasform a-rono la Risiera da impianto indu -striale a fabbrica degli orro r i. Al-cune ricostruzioni storiche mis e rviranno a integrare quel cherammento delle sue descrizioni.Nel quart i e re di San Sabba, risaleal 1913 la costruzione dello sta-bilimento per la pilatura del riso.La produzione era già cessata dap a recchi anni quando esso, nonpiù adibito a uso industriale, ven-ne requisito e utilizzato dai nazi-sti, con il nome di Stalag 339, co-me campo di prigionia per i mili-tari italiani catturati dopo l’8 set-t e m b re. Verso la fine di ottobre ,l’ex stabilimento venne stru t t u r a-to come P o l i z e i h a f t l a g e r ( c a m p odi detenzione di polizia), destina-to a deposito dei beni razziati,smistamento dei deportati in Ger-mania e in Polonia, detenzioneed eliminazione di detenuti politi-ci, partigiani, ebrei. Dopo essersis e rviti fino al marzo ’44 dell’im-pianto dell’essiccatoio, i nazisti lot r a s f o rm a rono in forno cre m a t o-rio in grado di incenerire un nu-m e ro ben maggiore di cadaveri.I fabbricati, ora Museo della Me-moria, corrispondono solo inp a rte a quelli pre-esistenti; alcuni

Testimoni di pacealla Risiera di San Sabbadi Claudio Conti

sono stati rifatti in quanto, dopoo l t re un anno di utilizzo intensi-vo, nella notte fra il 29 e il 30 apri-le ’45, secondo una prassi segui-ta in altri l a g e r, l’edificio del forn oc rematorio e la ciminiera venne-ro fatti saltare con la dinamite dainazisti in fuga, per eliminare lep rove dei crimini perpetrati.S t retti il più possibile intorno allaguida, attenti e interessati, cis f o rzavamo di non perd e re unap a rola dei suoi commenti. La de-scrizione di quanto attualmentevisibile (parti architettoniche e re-p e rti esposti, anche qualche og-getto personale rinvenuto) si al-t e rnava alla narrazione riferita avicende realmente accadute dicui ricerche storiografiche hannos u ffragato l’autenticità. Subito do-po l’ingresso della Risiera, in unaspecie di sottopassaggio, si af-faccia la prima delle celle dellam o rt e: in quei locali angusti veni-vano ammucchiati i prigionieriche giungevano dalle carceri oche venivano catturati in rastre l-lamenti a Trieste, nel Veneto enella vicina Slovenia, destinati ae s s e re eliminati nel giro di pocheo re. Secondo testimonianze deipochi sopravvissuti, prigionierivenivano a trovarsi in quelle cel-le con i cadaveri destinati allac re m a z i o n e .Nello stesso plesso si tro v a v a n oanche 17 minuscole celle, inognuna delle quali venivano sti-pati fino a sei prigionieri: part i g i a-ni, politici, ebrei, aspettavanoper giorni, talvolta settimane, ilcompiersi del loro drammaticodestino. Nelle prime due i prigio-nieri venivano spogliati di ognia v e re e torturati (sono stati rinve-nuti migliaia di documenti d’iden-tità; prelevati dai partigiani di Ti-to, furono trasferiti a Lubiana do-ve sono conservati presso l’Ar-chivio della Repubblica di Slove-nia). In un altro edificio a quattropiani venivano rinchiusi in came-rate gli ebrei e i prigionieri civili e

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militari, anche donne e bambini,destinati alla deportazione neicampi di Dachau, Mathausen eAuschwitz. Nel cortile interno, inp rossimità delle celle, sull’are aoggi contrassegnata da una pia-stra metallica, sorgeva l’edificiodestinato alle e l i m i n a z i o n i, la cuisagoma è visibile sul fabbricatocentrale. All’interno c’era il f o rn oc re m a t o r i o, collaudato il 4 aprile’44, con la cremazione di 70 ca-daveri di ostaggi fucilati nel poli-gono di tiro di Opicina. L’ i m p i a n-to era interrato: vi si accedeva at-traverso una scala metallica e uncanale sotterraneo, il cui perc o r-so è oggi segnato dalla piastrad’acciaio che univa il forno alla ci-miniera. Sulla cui impronta me-tallica sorge una scultura costi-tuita da tre profilati che simbo-leggiano la spirale di fumo cheusciva dal camino.Tra le macerie del forno furo n orinvenute ossa e ceneri umane

raccolte in sacchi usati per il ce-mento. Fu inoltre rinvenuta unamazza di ferro (la fotografia èesposta nel Museo, l’originale èstato trafugato nel 1981): era uti-lizzata per uccidere i prigionieriinsieme ad altri tipi di esecuzio-ne: strangolamento, gassazionein automezzi attrezzati, colpo dimazza alla nuca o fucilazione.Il fabbricato di sei piani, ora oc-cupato dal Museo, fungeva dac a s e rma con gli alloggi per i mili-tari germanici, ucraini e italiani.L’edificio oggi adibito al cultosenza diff e renziazione di cre d oreligioso, al tempo dell’occupa-zione serviva da autorimessaper i mezzi delle SS: neri furg o n i ,con lo scarico collegato all’inter-no mediante un tubo rimovibile,usati per la gassazione delle vitti-me. Sulla scorta delle testimo-nianze, il numero delle vittimec remate in Risiera è oscillante trale t re e le cinquemila persone. Ma

Una veduta esterna degli edifici della Risiera di San Sabba a Trieste.

un numero ben maggiore di pri-gionieri sono passati dalla Risie-ra e smistati nei lager o al lavoroobbligatorio: di nazionalità, cre-do religioso e politico diversi, fu-rono accomunati da un destinoc rudele, bru c i a rono nella Risierao vennero deportati per un viag-gio quasi sempre senza ritorn o .Al termine della visita, ci tro v a m-mo di nuovo riuniti: le parole diM a rzia avevano aiutato a l e g g e rele pietre. Nella riflessione ad altav o c e f o rmulata per esprimere lostato d’animo di ciascuno di noi,ho voluto rievocare le motivazio-ni e l’atmosfera del pellegrinaggioa Montecassino nel giugno 1990.Anche in quella circostanza, in-fatti, una manifestazione org a n i z-zata dall’AICG ci aveva dato mo-do di t o c c a re con mano, per cosìd i re, orrori e atrocità della guerr a :sotto la volta dell’Abazia bombar-data, distrutta e ricostruita, si era-no incontrate nel nome di SanBenedetto, patrono d’Europa, de-legazioni di ciechi di guerra pro-venienti da Paesi già b e l l i g e r a n t iaspramente gli uni contro gli altri(Polonia, Germania, Inghilterr a ,Italia): ora riappacificati, amici, al-leati. Fu un’occasione per testi-m o n i a re insieme per la pace, perc o n d a n n a re unanimi in primoluogo lo sterminio di civili inerm i,v e ro delitto contro l’umanità, qua-le fu l’eccidio di cittadini rifugiatin e l l ’ A b a z i a .Ma a San Sabba avvertivo una in-quietudine nuova, un richiamodal profondo del mio essere: co-me Italiano, sentivo di doverc h i e d e re p e rd o n o, e l’ho fatto, al-le vittime della Risiera, ai soprav-vissuti, ai congiunti superstiti.Non mi bastava più pro c l a m a remai piu l’odio, il fanatismo pro-prio di tutti i fondamentalismi,mai più discriminazioni per ses-so. visione del mondo, fede re l i-giosa, nazionalità, colore dellapelle. A questa esigenza moraledeve aggiungersi la volontà dig u a rd a re il mondo in cui viviamocon uno sguardo che rifugga dalc a l a re un complice velo su veritàt roppo amare. Viceversa non bi-sogna mai cessare di battersic o n t ro un mondo in cui intolle-ranza, odio e fanatismo conti-nuano ad alimentare guerre ,conflitti, terrorismo, a pro v o c a rem o rte e distruzione per tanti po-poli, per troppi esseri umani.

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ce deve essere salvaguardato atutti i costi. La tragedia delle Foibes e rva a instaurare rapporti di ami-cizia e di buon vicinato. L’ E u ropa unita si apra all’ingre s-so di tutti i paesi balcanici e siadoperi per incorporarli: sare b b eil veicolo ideale per la distensio-ne, per la collaborazione, per ab-b a t t e re le barr i e re dell’incomuni-cabilità e farci interd i p e n d e n t i .Educhiamoci a tutto questo, nelquotidiano di ogni giorno a part i-re dalle famiglie, dalle scuole diogni ordine e grado, dall’agevola-re i matrimoni misti, dall’accetta-re il bilinguismo e il pluricultura-le. Siano i confini solo delle lineeideali attraverso le quali costru i reponti di pace, sottolineare la vo-lontà di chiudere le ferite e supe-r a re i tempi bui del passato.Ponti che indicano percorsi sen-za fro n t i e re, con la pace che di-venta un processo irreversibile elo strumento per la tutela della di-gnità di ogni singolo e collettivi-tà. Queste nostre modeste rifles-sioni vogliono essere una manotesa per stringere, al di là delconfine, quella dell’altro e, assie-me, chiedere alle vittime perd o-no per quanto accaduto e per ilt roppo lungo silenzio.

Solo a sentirla, la parola miporta angoscia, desolazione

e un dolore acutissimo mentrela mente si interroga senza tro-v a re risposte, spiegazioni plau-sibili e accettabili. La tragedia haradici lontane e meno lontane:nazionalismo e razzismo, nazi-fascismo e comunismo, pre p o-tenza e violenza, vendetta e in-tolleranza: in sintesi il fanatismoideologico e le bieche passioniche stravolgono ogni regola del-la pacifica e civile convivenza.Ancora una volta spetta alla me-moria storica appro f o n d i re per in-d i v i d u a re la verità, la base sicurae necessaria per fare e dare giu-stizia e non per accendere o riac-c e n d e re odi e rivalse o per alzaresteccati che sono il peggio che sipossa fare per la pace. Proprioper non rifare percorsi storici checi hanno portati a questo drammainaudito, lasciamo al perdono, al-la cooperazione e alla speranza ir a p p o rti del futuro e, nella pace,superiamo i tanti perché che aff i o-rano alle labbra e, ancor prima, alc u o re e alla mente. Pro p o n i a m o-ci, noi ciechi di guerra e per serv i-zio, come i più indicati a chiederee a volere la pace: il diritto alla pa-

Un dettaglio della lapide posta in prossimità della Foiba di Basovizza.

di Alfonso Stefanelli

La tragica Foibadi Basovizza

I n t e rnet diventa ogni giorn osempre più ricca di informazionie di contenuti, graficamente piùaccattivante ed elaborata nel si-stema di consultazione. Quelloche però è accattivante e flessi-bile per l’utente medio, rappre-senta una difficoltà per i navi-ganti ciechi. Le pagine ricche dianimazioni, immagini e scritte,rendono in molti casi impossibi-le usare certi strumenti s o f t w a -re. Per questo è nato nei labora-tori di G o o g l e un nuovo esperi-mento denominato “ricerca del-l’accessibilità”.Si tratta di un particolare motoredi ricerca che seleziona i siti inbase appunto alle caratteristichedi accessibilità, cioè segnalandoper prime le pagine che hannopoche distrazioni visive, con unagrafica lineare e che possono es-s e re rese bene anche senza im-magini. (G . G .)

Una Retea p e rta a tutti

A b b a t t e re il muro dell’esclusionee garantire alle persone non ve-denti l’accesso ai beni culturali:ecco l’impegno preso dal Museotattile statale “Omero” di Anconae dal Museo A n t e r o s d e l l ’ I s t i t u t o“Cavazza” di Bologna, pubbli-cando gli atti di un recente con-vegno nel volume “L’arte a porta-ta di mano. Verso una pedagogiadi accesso ai Beni culturali senzab a r r i e re” (Armando 2006), checontiene diverse voci e opinionidi esperti, studiosi, amministra-tori e operatori. (G . G .)

C a p o l a v o r isenza barr i e re

Memoria e cultura

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Michele Pranzo,marinaio cannoniere s u l l ’ A d u a

zo rende onore all’altra facciadella Marina, il classico ro v e s c i odella medaglia, poco conosciutononostante il pesante tributo int e rmini di vite umane. Non le im-ponenti navi da guerra, ma unamiriade di piccole e medie im-b a rcazioni militarizzate, cioé re-quisite, che forniscono viveri,munizioni e carburante alle tru p-pe italiane oltre il Mediterr a n e o .L’A d u a è una di queste: dei 30uomini d’equipaggio, si salvanoin 7. Il battello porta a term i n epoche missioni nel mare dellaS i rte, giocando a slalom tra som-m e rgibili, navi e aerei nemici.La prima volta non si scord amai. La descrizione di Pranzo èminuziosa: “Ci bombard a n om e n t re siamo ormeggiati allabanchina del porto di Bengasi,una bomba cade tra il molo e lanave e procura 120 fori, tappaticon tamponi in legno e gomma.Si partiva all’imbru n i re per viag-g i a re di notte. La costa era sem-p re illuminata dai traccianti. E noisu e giù col prezioso carico dic a rne surg e l a t a ” .L’A d u a raggiunge i 21 nodi in na-vigazione, ha un cannoncino edue mitragliere calibro 20, nonincute paura, piuttosto comunica

eleganza. Michele sognava bena l t ro quando era partito in Mari-na. Alla fine del corso, su millemilitari, lui e un furiere finisconoa Roma: “Pensavo a una bellanave, la sognavo. Invece ecco-mi in un re p a rto di rappre s e n t a n-za, con le guardie al Quirinale, leparate ai Fori Imperiali”. Due annidi vita da nababbo, ma nel 1940la svolta: lo trasferiscono allaSpezia. Qui, prime uscite di vigi-lanza foranea, a caccia del nemi-co lungo la costa con a bordo glia e rofoni per captare il ru m o redei velivoli avversari. Quindi l’avventura africana: letappe di avvicinamento e l’ap-puntamento col destino: “All’arr i-vo dei B l e n h e i m il comandanteZoppi ferma le macchine, sus-s u rra un teniamoli d’occhio. I cin-que aerei ci superano, poi viranoverso di noi, ci mitragliano, cib o m b a rdano. Loro sparano, iop u re, sangue dappertutto. Unamitraglia s’inceppa, i compagniche muoiono senza un lamento”.Oggi, a 87 anni, cieco di guerr a ,Michele Pranzo, citato nel bollet-tino n. 438, non ha diritto all’ac-c o m p a g n a t o re militare di leva.

Riproduciamo in parte l’intervista incui il socio Michele Pranzo, marinaio,classe 1918, decorato al valor milita-re, racconta come perse la vista men-tre era cannoniere sulla motonaveAdua, comandata da Carlo Zoppi. L’in-tervista è stata pubblicata il 7 febbraio2006 sulla Gazzetta del Mezzogiorno,edizione di Bari, che ringraziamo in-sieme all’autore per l’autorizzazione ariprodurla. (G.G.)

« Sono trascorsi 65 anni daquel drammatico ferr a g o-

sto 1941. E Michele Pranzo nonha dimenticato i bombardieri in-glesi B l e n h e i m che si materializ-z a rono all’orizzonte, volando apelo d’acqua. Come conserv a ,lucidissimo, il ricordo dell’ultimacosa vista prima del buio assolu-to: l’ala di un velivolo, centratodalla mitragliera di poppa, tocca-re l’acqua. Poi il film a colori dellasua vita di marinaio si interro m-pe. Un gran botto, una vampata.Il cannoniere matricola 61007,i m b a rcato sulla regia motonaveA d u a (un motopesca con cellef r i g o r i f e ro, in servizio in Africasettentrionale sulla rotta Tr i p o l i -Bengasi), è gravemente ferito alviso, accecato dalle ustioni.“Rimane al suo posto fino aquando il comandante non lo im -b a rca sulla zattera di salvatag -gio. Durante la navigazione perr a g g i u n g e re il posto di medica -zione, il suo contegno fiero e se -reno si imponeva alla incondizio -nata ammirazione dei pre s e n t i” :così recita la motivazione dellamedaglia d’argento. La poppad e l l ’A d u a si sbriciola perchè cisono le bombe di profondità in-nescate dal bombardamento de-gli aerei inglesi. Di questi, tre fini-scono in mare a colpi di mitra-glia, uno urta il pennone della na-ve e precipita, l’altro sarà colpitodai caccia italiani sulla via del ri-t o rno. La storia di Michele Pran-

Michele Pranzo decorato dal duce, Benito Mussolini.

di Gaetano Campione

Memoria e cultura

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Alcune riflessioni dopo la lettura dellibro Perché ci odiano di Paolo Bar-nard (BUR 2006).

Sp e ro che il contingenteONU in Medio Oriente ab-

bia i poteri giuridici e praticiper sospendere ogni accord om i l i t a re di cooperazione con ibelligeranti, anche quelli se-g reti, e disarm a re chiunquevioli la tregua, compresi i sol-dati di Israele che assediano ilLibano. In Afganistan, Iraq ePalestina le vie della diploma-zia e del dialogo sono statesostituite dall’uso della forz a .L’Italia, nonostante la Costitu-zione sancisca la volontà in-condizionata di pace e l’asso-luto r i p u d i o della guerra, hapartecipato a guerre di aggres-sione, contrarie alla legalità in-t e rnazionale nell’avvio e nellaconduzione. La guerra non può essere maiu m a n i t a r i a, richiede la distru z i o-ne di esistenze umane comemezzo di risoluzione delle con-t roversie. Democrazia e dirittinon si possono instaurare conle armi. Neppure con menzo-gne, complicità, doppiezze, mi-ne made in Italy e “cluster bomb”made in Usa (157 mila in 33 gior-ni, di cui 30 mila inesplose). In-somma: con due pesi a secondadei Paesi coinvolti. Spiega il gior-nalista di R e p o rt Paolo Barn a rdnel suo libro: “Se vogliamo scon-f i g g e re il terrorismo dobbiamos m e t t e re di essere terro r i s t i. E fer-m a re Stati Uniti, Israele, GranB retagna, Russia”. La g u e rra alt e rrorismo è una metafora insen-sata che si è tradotta in aggre s-sione armata, mietendo migliaiadi vittime civili. Non è vero che i lfine giustifica i mezzi. Non è pos-sibile che uno scopo giusto enobile (esistenza e sicurezza d’I-sraele) giustifichi qualsiasi stru-

di Gianni Grassi

G u e rra: il finenon giustifica i mezzi

mento, anche ignobile (abusi,t o rt u re, crimini di guerra, bom-b a rdamenti, stragi). B a rn a rd, in questa ricerca one-sta e coraggiosa, fondata sufonti israeliane e anglo america-ne, smaschera i miti sulla lottaal terrorismo, così come il do-cente della “London School ofEconomics” Fred Halliday sma-schera quelli sul mondo arabonel libro Cento miti sul MedioO r i e n t e (Einaudi 2006). Ci odia -no perché sono uguali a noi e ri-spettano le nostre stesse re g o-le: se poi, nelle nostre politicheestere, le cambiamo o le violia-mo apposta contro di loro (d u epesi, due misure), diventano fa-natici e integralisti. Se addirittu-ra, con la scusa della lotta ai ter-roristi, reprimiamo e massacria-mo bambini e civili innocenti, al-lora ne faremo dei terroristi e,per distruggerli, ricorre remo alterrorismo di Stato (il fine giustifi -ca i mezzi). P u rt roppo, informazioni e pro-ve raccolte in Libano dai ricer-catori di Amnesty Intern a t i o n a l( i n t e rviste a funzionari ONU, mi-litari dell’esercito israeliano edel governo libanese, decine diferiti) rendono necessaria e ur-gente un’inchiesta sulle viola-zioni del diritto umanitario com-messe da Hezbollah e da Israe-le nel conflitto: veri e propri c r i -mini di guerr a.Inoltre, la distruzione di migliaiadi abitazioni e il bombardamen-to di ponti, strade e depositi dicarburante sono stati “parte inte-grante della strategia militareisraeliana in Libano”. Non si ètrattato quindi di danni collatera -l i, derivanti da attacchi legittimic o n t ro obiettivi militari, ma di“attacchi spro p o rzionati e indi-scriminati”. Gli orrori dei conten-denti non possono essere spac-ciati per errori. Forse siamo ancora in tempop e rchè in Libano non succeda

quel che è successo in Spagnanel 1936: sembrava una guerrac i v i l e, invece fu “il primo attodella più grande tragedia dell’u-manità”, quella che ha port a t og u l a g, l a g e r, S h o a h, Hiro s h i m ae Nagasaki. Secondo il filosofoamericano Daniel Dennet, seg u a rdiamo l’Iraq dopo l’invasio-ne o la Palestina dopo l’occupa-zione israeliana, cioè Stati dovenon c’è più alcuna fiducia collet -tiva, capiamo non solo perché cio d i a n o ma anche perché l’odiosi presenta sotto le forme tragi-che, orribili, per noi incompre n-sibili, del martirio: uccidere i ne -m i c i (spesso giovani e civili in-nocenti, come il volontario An-gelo Frammartino) uccidendose stessi, per ridare un senso al-la propria vita e alla propria gen-te. Magari in nome di Dio.Un altro giovane, Jean-Sélim Ka-naan, volontario in Somalia e inBosnia, poi funzionario Onu inKosovo, è morto a Baghdad unanno fa in un attentato control’ONU: aveva 33 anni, una mo-glie italiana e un figlio di tre setti-mane. Nel libro La mia guerr a a l -l ’ i n d i ff e re n z a (Il Saggiatore 2006)scrive: “Ci siamo presi gioco ditutte le norme internazionali, unfallimento segnerà l’inizio di unag u e rra civile fratricida tra le co-munità etniche e religiose: curd i ,sciiti, sunniti”. Profetico. Ma il Libano, anche dopo l’asse-dio israeliano, resta un “labora-torio di convivenza” da custodi-re. Nel ’93 ero in Bosnia con pa-cifisti che provavano a frapporsii n e rmi tra Croati e Musulmani.Oggi (se non fossi ricoveratonell’Hospice Antea di Roma) sa-rei lì con il contingente ONU afar rispettare le regole. Prima: ilfine buono non giustifica qual-siasi mezzo, anche cattivo, masolo quelli adeguati, cioè co-e renti con il fine: ovvero, se tivoglio “salvare” non ti possoammazzare. Speriamo bene.

Memoria e cultura

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di Alfonso Stefanelli

Buon compleanno,Repubblica italiana

Come anticipato sul n. 1/2006, pub-blichiamo ampi stralci del contributodel Presidente AICG Emilia Romagnaper il 60° anniversario della Repub-blica italiana. Con l’occasione segna-liamo che, su proposta del Pre s i d e n-te del Consiglio, il 2 giugno il Capodello Stato ha conferito la onorificen-za di C o m m e n d a t o re al merito dellaR e p u b b l i c a ai soci C a rmine De Fazioe Antonio Poeta, ai quali va l’aff e t-tuoso plauso dell’AICG. Aggiungiamoun avviso che il ministero della Dife-sa ha chiesto di re n d e re noto: d’orain poi, per concorsi, patrocini, comi-tati d’onore, inviti a personalità mili-tari, il ministero darà seguito unica-mente alle richieste che perv e rr a n n odalla Presidenza AICG, alla quale vaindirizzata ogni richiesta. (G . G .)

In Europa, il nostro è uno degliultimi stati nazionali a costituirsi

e la forma della sua org a n i z z a z i o-ne politica risale al 1861. Malgra-do notevoli variazioni territoriali ep rofonde modifiche istituzionali epolitiche, la Monarchia ha re t t oper oltre 85 anni: da Vittorio Ema-nuele II, considerato “padre dellaPatria”, a Umberto II detto “Re dimaggio”. Dopo che il 25 luglio ’43il gran consiglio del Fascismoaveva sfiduciato Mussolini invi-tando il Re Vittorio Emanuele III“a ripre n d e re nelle proprie mani is u p remi destini della nazione”,questi fece arre s t a re il duce, re l e-gandolo sul Gran Sasso d’Italia, elo sostituì col Maresciallo Bado-glio. Il quale, con il suo primo go-v e rno tecnico, avviò lo smantel-lamento delle istituzioni fascistee stipulò con gli Alleati una re s a“senza condizioni” che comunicòalla radio l’8 settembre ’43, conl’aggiunta della formula sibillina“la guerra continua”. L’ a rmistizio scoppiò come unabomba, non esistono nella storiaesempi paragonabili. L’8 settem-

b re provocò lo scioglimento del-lo Stato italiano: fuggiti il Re, il go-v e rno, i capi militari, abbandona-ti i loro posti da prefetti, questorie podestà, l’esercito si disintegròe il paese venne a mancare diogni punto di riferimento e diogni possibilità di difesa.L’Italia finì per essere alla merc èdegli eserciti invasori, quello de-gli Alleati al Sud e quello tedesconel resto del paese, intenzionatia farne un campo di battaglia. ITedeschi, tra luglio e settembre ,si impadro n i rono di tutti i puntistrategici e ricostituirono al Norduno stato fascista (la R.S.I.) conun governo fantoccio, a capo delquale posero lo stesso Mussoliniche nel frattempo avevano libe-rato: uno stato sotto il loro con-t rollo e nel loro esclusivo intere s-se. Scese così sull’Italia il terro renazista con arresti, tort u re, ra-s t rellamenti, deportazioni, ucci-sioni e con l’effetto di accenderela collera e l’odio popolare .La fuga del Re a Brindisi per por-si sotto il controllo delle forze al-leate fu e resta fortemente criti-cabile sul piano etico e politico.Nulla fu spiegato agli Italiani, nèv e n n e ro date indicazioni di sor-ta alle Forze armate delle quali ilRe aveva pur sempre il coman-do supremo. Si delineò una crisidi fondo, sia per la Monarchia siaper il governo Badoglio, cui sipose rimedio stipulando una “tre-gua istituzionale”: il “Patto di Sa-l e rno” tra i rappresentanti delCNL, Comitato nazionale di libe-razione e il Re.I partiti politici appena usciti dal-la clandestinità rinunciarono ac h i e d e re l’abdicazione e il Re siimpegnò a trasferire i suoi poterial L u o g o t e n e n t e, il figlio Umber-to, dopo che gli Alleati avesseroliberato la città di Roma: era unaf o rma di vicarianza escogitata daEnrico De Nicola, in forza dellaquale Umberto subentrerà nelruolo di capo dello Stato il 5 giu-

gno ’44, senza diventare Re. P u rt roppo si era pronti a tutto,anche alle lacerazioni della guer-ra civile, con la vita che non ave-va più valore, un sospetto diff u-so verso tutto e verso tutti, tantodegrado politico e morale. Ma inquei giorni bui decine di migliaiadi uomini e donne, ragazzi e ra-gazze, obbedendo alla pro p r i acoscienza si ribellarono e, percolline, montagne, valli e pianu-re, città e paesi, combattero n o :non per contrapporre odio aodio, violenza a violenza, ma perla libertà, la democrazia e la pa-ce, per liberare l’Italia dai nazi-fa-scisti. Grazie anche a loro la futu-ra Costituzione sancirà la norm a -principio: “L’Italia ripudia la guer -ra come strumento d’offesa alla li -b e rtà degli altri popoli e comemezzo di risoluzione delle contro -versie intern a z i o n a l i”. Intanto la guerra pro s e g u i v a ,sembrava non dovesse finire etutti cercavano di sopravviverecon mille problemi quotidiani inun paese devastato nelle cose enegli affetti, nelle anime e neicorpi. Fecero rientro in Italia cen-tinaia di migliaia tra prigionieri dig u e rra dai paesi delle forze allea-te e dalla Germania, profughi dal-l’Istria e dalla Dalmazia, ex colonidall'Africa, tutti alla ricerca di unl a v o ro, di una casa, di una siste-mazione. I reduci e i prigionieriche tornavano erano avviliti escettici, nessuno ebbe la qualifi-ca di eroe, nessuno ad acco-glierli. In tanti avre b b e ro volutor a c c o n t a re i patimenti e le umilia-zioni subite e perché avevanop referito il lavoro forzato e i cam-pi di concentramento piuttostoche venire inquadrati nelle tru p-pe di Salò. Nella primavera del ’46 Vi t t o r i oEmanuele III a sorpresa pro c l a-mò: “Abdico alla corona del re-gno d’Italia in favore di mio figlioU m b e rto di Savoia Principe diPiemonte”, ma ciò servì solo a

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Memoria e cultura

re n d e re il clima più teso e infuo-cato. Umberto, decaduta la luo-gotenenza, il 9 maggio divenneRe d’Italia col nome di Umbert oII. Con l’approssimarsi delle ele-zioni del 2 giugno, si altern a v a n osperanze e preoccupazioni. Gliaventi diritto al voto erano24.947.158: le votazioni eranod a v v e ro a suffragio universale edi importanza storica anche per-ché le donne votavano per la pri-ma volta.Solo quando aff l u i rono i dati dalN o rd fu chiara la vittoria per la Re-pubblica, ma con una evidentespaccatura dell’Italia: Repubblica-na al Nord, Monarchica al Sud. Co-me annotò Silone, “la nostra Re-pubblica nacque dalla volontà dicontadini, operai, tecnici, impiega-ti, artigiani, in sintesi dal popolo,come risposta urgente a bisognii m p ro rogabili della società”.Il 18 giugno la Corte di Cassazio-ne annunciò i risultati del re f e re n-dum: Repubblica 12.717.984,M o n a rchia 10.719.284, schedebianche e nulle 1.509.735. Ognipolemica sarà superata dalla Co-stituzione che sancirà: “L’Italia èuna Repubblica democratica”( a rt.1) e “La forma re p u b b l i c a n anon può essere oggetto di re v i-sione costituzionale” (art. 139). Il primo parlamento re p u b b l i c a-no fu l’Assemblea costituente,detta così perché doveva pre d i-s p o rre e appro v a re la nuova Co-stituzione, in sostituzione delloStatuto Albertino. Aveva 556componenti, di cui solo 21 don-ne, con uomini e donne di cultu-re diverse, cattolica, socialista, li-berale, ma tutti con una forte ten-sione morale. La Costituzionevenne votata il 22 dicembre1947 e promulgata il 27 dicem-b re; entrò in vigore, dopo cheera stata inviata in copia ai sin-daci d’Italia, il 1 gennaio 1948.Il 54,2% degli Italiani e delle Italia-ne quel 2 giugno 1946, per la pri-ma volta davvero a suffragio uni-versale, con voto personale euguale, libero e segreto, scelse-ro e vollero la Repubblica anzi-ché la Monarchia, mettendo inmoto un radicale rinnovamentoistituzionale e costituzionale:p re f e r i rono la più cara espre s s i o-ne della sovranità popolare, ilpiù difficile sistema di autogover-no; lo fecero con passione per-ché da sempre la Repubblica èaspirazione e sogno di ogni po-

polo, avendo lo stato re p u b b l i c a-no al suo centro non il sudditoma il cittadino con la sua dignità,le sue libertà e i suoi diritti. Essiv o l l e ro che la loro Repubblicafosse democratica e non potes-se essere oggetto di modifichecostituzionali con la sovranità ri-p a rtita tra lo stato e le regioni, lep rovince e i comuni, tutti con or-gani elettivi (democrazia dire t t a )e operanti, a part i re dal pre s i d e n-te della Repubblica, per un tem-po definito in rappresentanza delpopolo (democrazia indire t t a ) .Occorre consolidare nella co-scienza e nel costume del popoloil metodo delle libere e consape-voli decisioni democratiche e ac-c e t t a re totalmente che le questio-ni di governo delle cose comunisi risolvano col voto che fa leggeper tutti, atto del potere sovrano,e s p ressione a sua volta della vo-lontà popolare: la quale risentedella sua evoluzione, dei costumie delle tradizioni, delle sue form e

educative, delle sue credenze, insintesi della sua cultura.Il popolo obbedendo alle leggiobbedisce a se stesso essendoesso il titolare del potere legisla-tivo che è il potere sovrano pereccellenza. La scelta dei nostripadri risulterà vincente, se sa-p remo evitare la demagogia, ses a p remo scegliere dei rappre-sentanti virtuosi, che non si lasci-no intimidire dalle minacce, se-d u rre dalla corruzione, allettaredalle lusinghe: che sappianoo p e r a re in spirito di servizio enon per soddisfare le pro p r i eambizioni. Se tutti, governati eg o v e rnanti, faremo pre v a l e renon i nostri egoistici interessi mail pubblico bene alla luce dei “do-veri inderogabili di solidarietà po-litica, economica e sociale”, sa-p remo diff e re n z i a re le leggi perc o n s e g u i re un’uguaglianza eff e t-tiva di tutti, per una convivenzapacifica a livello nazionale e in-t e rn a z i o n a l e .

La scheda della votazione per la scelta fra Repubblica e Monarchia.

Vita associativa

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Pensioni: i nuovi progetti di legge

Il Consiglio nazionale di marzo ha ap-provato gli schemi di legge predispo-sti dalla Presidenza, poi affidati all’on. Ruta, che ad agosto ha presen-tato la P.d.l. 1583 sul collocamentodei disabili, e all’on. Fabbri, capo-gruppo FI in Commissione lavoro del-la Camera, che il 2 agosto ha presen-tato la P.d.l. 1558 sull’assegno sosti-tutivo dell’accompagnatore (propostaaffidata anche all’on. Motta, vice pre-sidente della Commissione lavoro, al-l’on. Del Bono, capogruppo Ulivo nel-la Commissione, e all’on. Campa).Il 13 luglio il sen. Nieddu (Ds), dellaCommissione Difesa, aveva presenta-to il D.d.l. 803 ispirato dall’ANMIG,concordato con l’AICG, accettato dal-l’ANVCG e dall’ANFCDG, per l’adegua-mento delle pensioni. Lo pubblichia-mo con la P.d.l. 1558/C. Le proposteper i mono-biamputati o sordi saran-no inserite in un testo ad hoc o in unodi carattere generale. L’adeguamentoautomatico del trattamento pensioni-stico per il 2007 sarà del 3,01.

(Giovanni Palmili)

D.d.l. 803/S

(adeguamento pensioni di guerr a )

A rt. 11. I trattamenti economici pre v i-sti dalle tabb. C, E, F, G, e N alle-gate al T.U. delle norme in mate-ria di pensioni di guerra, di cui alDPR 23.12.1978, n. 915 e suc-cessive modificazioni, sono au-mentati del 20% a decorre re dal1° gennaio 2007.2. In conseguenza dell’aumentooperante sugli importi relativi al-la tab. E, l’assegno supplemen-t a re spettante alle vedove deiGrandi invalidi ai sensi dell’art. 9del DPR 30.12.1981, n. 834, co-me sostituito dall’art. 4 della leg-ge 6.10.1986, n. 656, è aumen-tato del 20%.A rt. 21. All’onere derivante dall’attua-zione della presente legge, de-t e rminato in 160 milioni di euroannui a decorre re dall’anno2007, si provvede mediante cor-

rispondente riduzione dellep roiezioni per il medesimo annodello stanziamento iscritto, ai finidel bilancio triennale 2006-2008,nell’ambito dell’unità pre v i s i o n a l edi base di parte corrente Fondospeciale dello stato di pre v i s i o n edel Ministero dell’economia edelle finanze per l’anno 2006, al-lo scopo parzialmente utilizzan-do l’accantonamento al medesi-mo Ministero. 2. Il Ministro dell’economia e del-le finanze è autorizzato ad ap-p o rt a re, con propri decreti, le oc-c o rrenti variazioni di bilancio.

P.d.l. 1558/C

(assegno sostitutivo accompagnatore )

L’ a rt. 1 della legge 27.12.2002,n.288, è sostituito dai seguenti:

A rt. 11. In sostituzione dell’accompa-g n a t o re militare di cui all’art. 21del DPR 23.12.78, n. 915 e suc-cessive modificazioni e integra-zioni, i pensionati affetti dalle in-validità specificate nelle lettereA, nn.1, 2, 3 e 4, secondo com-ma; A-bis; B n.1; C; D ed E, n.1,della tab. E annessa al citatoDPR, possono ottenere a do-manda, con scelta nominativa,un accompagnatore del Serv i z i ocivile di cui alla legge 6.3.2001n.64 o, in alternativa, un asse-gno mensile. Analogo beneficiospetta ai Grandi invalidi per ser-vizio previsti dal secondo com-ma dell’art.3 della legge2.5.1984, n.111, nonché ai pen-sionati di guerra affetti da invali-dità comunque specificate nellacitata tab.E che siano insigniti diM.d’O. al valor militare .2. Per gli anni 2006 e 2007 la mi-sura dell’assegno di cui al com-ma 1 è fissata in 950 euro men-sili esenti da imposte per 12mensilità in favore degli invalidiascritti alle lettere A, nn.1, 2, 3 e4, secondo comma, e A-bis dellacitata tab.E e, in misura ridottadel 50%, in favore degli invalidiascritti alle lettere B, n.1; C, D edE, n.1 della tab. E. 3. A decorre re dal primo gennaio2008 la misura dell’assegno dicui al comma 1 è elevata a 1.200

e u ro mensili esenti da imposteper 13 mensilità in favore degliinvalidi ascritti alle lettere A,nn.1, 2, 3 e 4, secondo comma,e A-bis della citata tab.E e, in mi-sura ridotta del 50%, in favore de-gli invalidi ascritti alle lettere B,n.1; C; D ed E n.1 della tab. E. 4. L’ i m p o rto dell’assegno sostitu-tivo dell’accompagnatore di cuiai precedenti commi può essereaumentato con apposito decre t odel Ministro dell’Economia e del-le Finanze, nell’ambito delle ri-sorse del fondo di cui all’art. 2della legge 27.12.2002 n. 288.5. Alla liquidazione degli assegnidi cui alla presente legge, da ero-garsi a domanda degli intere s s a-ti, provvedono mensilmente leamministrazioni e gli enti giàcompetenti alla liquidazione deitrattamenti pensionistici. A rt. 21. A decorre re dal primo gennaio2009 all’assegno sostitutivo dicui al precedente art.1 si applical’adeguamento automatico di cuia l l ’ a rt.1 della legge 10.10.1989 n.342 e successive modificazioni. A rt. 3C o p e rtura finanziaria1. Per l’onere derivante dall’appli-cazione della presente legge:a) è autorizzata la spesa di 1 mi-lione e 200.000 euro per ciascu-no degli anni 2006 e 2007, cui sip rovvede a valere sullo stanzia-mento previsto dall’art.2 dellalegge 27.12.2002 n.288, comerifinanziato dall’art.1, comma535, della legge 30.12.2004,n.311; b) è autorizzata la spesa di 23 mi-lioni di euro per gli anni 2008,2009 e a seguire mediante corr i-spondente riduzione delle pro i e-zioni dello stanziamento iscritto,ai fini del bilancio triennale 2007-2009, nell’ambito dell’unità pre v i-sionale di base di parte corre n t eFondo speciale dello stato dip revisione del Ministero dell'Eco-nomia e delle Finanze per l’anno2008, allo scopo parz i a l m e n t eutilizzando l’accantonamento re-lativo al Ministero .2. Il Ministro dell’Economia e del-le Finanze è autorizzato ad ap-p o rt a re, con propri decreti, le oc-c o rrenti variazioni di bilancio.

Vita associativa

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Dalle Assemblee annualidei Consigli periferici AICG

Nord-Italia

di Antonio Marin

Nella riunione del Consiglioche ha preceduto l’Assem-

blea del 2 aprile, il pre s i d e n t eRampazzo ha comunicato che ilsig. Giancarlo Piva e il dr. C a m i l-lo Moro, con delibera appro v a t aall’unanimità dal Consiglio nazio-nale, sono stati dichiarati socionorari AICG. Auguri!Ha poi ammonito: le forze politi-che, sia di maggioranza che diopposizione, pur condividendola ragionevolezza delle nostreistanze, stante l’attuale pre c a r i asituazione economica, hanno fa-ticato a tro v a re un accordo perg a r a n t i re le indispensabili coper-t u re economiche. Ma in ognicontatto è emersa la cre d i b i l i t àche la dirigenza associativa è ri-uscita a conquistare, nonostanteestemporanee e improvvide ini-ziative personali che bisogneràe v i t a re in futuro per non off r i re lo-ro l’opportunità di non deciderein attesa di richieste univoche,senza contrasti, distinzioni e dis-criminazioni. Tutti sappiamoche, in passato, i dissensi fra leAssociazioni consorelle hanno fi-nito per farci perd e re, per pere n-zione, anche i benefici pre v i s t idalle leggi finanziarie. Import a n t eè che i soci tengano pre s e n t eche, per ottenere leggi giuste eadeguate, sono necessarie pru-denza, coerenza e corre t t e z z a .Per quel che concerne la vita as-sociativa, poi, vale il detto diEmilio De Marchi: “La benevolen-za e la concordia sono l’olio cheunge la ruota della fort u n a ” .Il presidente Rampazzo ha ri-c o rdato che l’AICG dovrà impe-gnarsi nell’attuazione di quantop revisto nella mozione finaledell’ultima Assemblea naziona-le per la revisione della pensio-nistica, specie per quanto con-c e rne reversibilità, valutazione

dei cumuli, diff e re n z i a z i o n edell’assistenza integrativa per imono e biamputati, colloca-mento obbligatorio. È un’operatutta da riscrivere che dovrà ve-d e re impegnati i soci più ag-g i o rnati ed equilibrati. La re v e r-sibilità sta diventando un gro s-so problema, merita di essererivista sotto l’aspetto giuridicoed economico: dovrebbe ri-s p e c c h i a re il carattere di risar-citorietà della pensione con-cessa al dante causa, con l’ag-gravante delle mutilazioni chehanno costituito l'onere dei ser-vizi aggiuntivi durante la sua vi-ta, servizi dei quali lo Stato nonpuò disinteressarsi solo perc h èsono stati elargiti grazie a rap-p o rti affettivi coniugali e familia-ri. La reversibilità dovrà essereassicurata anche a familiari diGrandi invalidi non coniugati ovedovi e nei confronti dei figlim a g g i o renni inabili, contraria-mente a quanto avviene oggi.In Assemblea,è stato part i c o l a r-mente interessante e significati-vo l’intervento svolto, con pas-sione e grande efficacia, dall’exAlpino trentino Candido Giaco-m e l l i, il quale ha sottolineato inotevoli meriti dell’AICG a soste-gno dei diritti di tutti gli associati.Al termine dei lavori i soci hannoindirizzato un grato a p p e l l o:al Presidente della Repubblica(per la fervente e costante azio-ne intesa a risvegliare, in tutti gliItaliani, la coscienza della digni-tà nazionale e il rispetto dellaBandiera tricolore e dell’Inno na-zionale);al P residente del Consiglio e alG o v e rn o ( p e rchè siano ispiratidagli ideali di quanti alla Patriahanno dato il meglio di sè, spe-cie i Caduti);al Capo di Stato Maggiore dellaD i f e s a (per l’onore, il sostegnomateriale e il prestigio personaleche le Forze armate han dato aiciechi di guerra e per servizio in

p a rt i c o l a re con l’assegnazione arichiesta di un accompagnatorem i l i t a re, un onore che sul pianodell’immagine era anche un mo-nito per la promozione della pa-ce nazionale e intern a z i o n a l e ) ;al m i n i s t ro della Salute ( a ffinchè ilS e rvizio Sanitario Nazionale pro-muova e garantisca un equo euguale trattamento sanitario,p rotesico, assistenziale e pre-ventivo, quale oggi è assicuratosolo da alcune Regioni d’Italia.Non è concepibile che i Grandiinvalidi di guerra e per serv i z i o ,resi tali dalla stessa causa e daglistessi eventi, siano assistiti in mi-sura diversa a seconda della Re-gione in cui risiedono);infine, al Comitato d’Intesa delleAssociazioni Combattentistiche ed ’ A rma di San Donà di Piave ( p e rp ro m u o v e re un’azione comuneintesa a difendere ogni pro f i c u ainiziativa di pace in Italia, nell’U-nione Europea e nel mondo).Il P residente della Camera deiD e p u t a t i, Fausto Bert i n o t t i, hainviato questo messaggio alP residente dell’AICG Nord Italia:“A voi tutti, che portate sulla vo-stra persona i segni tangibilidegli effetti devastanti dellag u e rra, rivolgo il mio ringrazia-mento più sincero per aver vo-luto, nel giorno della festa dellaRepubblica, indicare la stradadella pace come scelta obbliga-ta per il futuro della comunitàmondiale, nel segno dei diritti,della giustizia sociale e delle li-b e rtà democratiche. DesideroesprimerLe il mio più vivo ap-p rezzamento per le celebrazio-ni che avranno luogo a San Do-nà di Piave per il V anniversariodell’inaugurazione del Monu-mento dedicato al Cieco dig u e rra e per il 60° della Repub-blica italiana. A Lei e a tutti glii n t e rvenuti invio il mio caloro s osaluto e l’augurio per il miglioresito delle celebrazioni”.

Vita associativa

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Emilia-Romagna

di Innocenza Di Giovanna

L’Assemblea si è svolta il 30aprile a Piacenza. Ma già il

g i o rno prima abbiamo fatto unabella passeggiata in città: in piaz-za c a v a l l i si erge il palazzo dettoil gotico, esempio di arc h i t e t t u r acivile del XIII secolo. Due statueequestri in bronzo di RanuccioF a rnese e suo padre Alessandro ,opera di Francesco Mochi, orn a-no la piazza. Dalla chiesa di SanFrancesco nel 1848 fu pro c l a m a-ta l’annessione al Piemonte sa-baudo (da cui l’appellativo di Pri-mogenita d’Italia). Prima dell’as-semblea, Vescovo, Cappellanom i l i t a re e titolare della chiesahanno concelebrato una Messain suffragio dei soci defunti. Men-t re al termine dell’assemblea ab-biamo deposto una corona allalapide ai Caduti.Nel vicino Duomo - costruito fra ilXII e XIII secolo, uno tra i più im-p o rtanti monumenti lungo la viaFrancigena - abbiamo ammiratogli aff reschi di Camillo Pro c a c c i-no, Ludovico Carracci e France-sco Barbieri detto il Guercino. Ab-biamo visitato anche PalazzoF a rnese, fatto costru i re in epocarinascimentale su un fortilizio del1373 da Ottavio Farnese per vo-l e re della moglie Margherita d’Au-stria, figlia naturale dell’imperato-re Carlo V, che intendeva avere aPiacenza una residenza adegua-ta al suo rango: l’opera più pre g e-vole della pinacoteca è un tondodi Sandro Botticelli: M a d o n n aadorante il Bambino con San Gio -v a n n i n o; nella sezione arc h e o l o-gica il Fegato bro n z e o è l’unicafonte di conoscenza della re l i g i o-ne etrusca giunta fino a noi.Abbiamo poi gustato specialitàdella cucina piacentina in unagriturismo nei pressi di Rivalta,l’antica Ripa Alta dove pare si siasvolta la battaglia sul Trebbia fraAnnibale e le legioni romane nel218 a.C. Il borgo conserva il tor-rione quadrato, l’arco ogivale al-l ’ i n g resso del paese e la piccolat o rre semicirc o l a re nelle muramedievali. Dal 1400, i Landi tra-s f o rm a rono la rocca in fastosaresidenza; nelle cantine stagio-nano pregiati vini piacentini cheè possibile acquistare e così inmolti abbiamo pensato di port a r-ci via un ricordo s p i r i t o s o d e l l ag i o rn a t a .

Toscana

di Matteo Bonetti

Abbiamo deciso di svolgerel’Assemblea del 19 aprile a

Vi a reggio per re n d e re visibile l’As-sociazione in un territorio che èstato martoriato dal feroce accani-mento della guerra contro le po-polazioni civili. Sant’Anna di Staz-zema è M.d’O. al valor militare ,luogo di pellegrinaggio e, con ilsuo Parco della Pace, vuole at-t r a rre le iniziative che possanoa i u t a re a scongiurare il ripetersi diun conflitto mondiale. Noi che sia-mo per la pace, conoscendo leconseguenze della guerra ritenia-mo che nessun motivo può giu-s t i f i c a re la violenza pro g r a m m a t ache colpisce soprattutto le popo-lazioni civili, distrugge beni mate-riali e alimenta l'odio fra le diversec u l t u re, facendo pre v a l e re l’ideache la forza può comporre le con-t roversie intern a z i o n a l i .La tutela dei diritti dei ciechi dig u e rra è una delle ragioni per cuidobbiamo mantenere la rappre-sentanza regionale, fino a giudi-c a re prioritario l’obiettivo di riuni-re tutti i ciechi di guerra toscani,riconoscendo una dirigenza na-zionale democraticamente elet-ta. In questa direzione ci impe-g n e remo, anche favorendo conagevolazioni le iscrizioni di nuovisoci. La gestione dell’AICG To-scana è positiva grazie all’impe-gno di Elio Ciampi che l’ha gui-data con rigore, passione e com-petenza fino all’ottobre 2005,quando purt roppo motivi di salu-te l’hanno costretto a chiedere die s s e re sostituito. Grazie Elio.

Abruzzo Molise

di Donato Di Carlo

L’11 maggio, nominato pre s i-dente dell’Assemblea, il Pre s i-

dente nazionale ci dice: “Mi fa pia-c e re essere qui con voi. Il Consi-glio nazionale ha approvato nellelinee generali due progetti di leg-ge: uno riguarda l’assegno sostitu-tivo, l’altro più in generale il tratta-mento pensionistico di guerra siaper i Grandi Invalidi, sia per le ve-dove. Naturalmente dovremo dar-ci da fare. Inoltre ci aspetta la pro s-sima legge finanziaria”. Frioni con-f e rma che il Consiglio nazionaleha ristabilito la quota associativa a200 euro anziché a 300, perché èstata approvata la legge per il con-

tributo alle Associazioni combat-tentistiche per un triennio.Da parte mia comunico che ilnuovo Assessore alla sanità,Mazzocca, contattato per risolve-re la questione delle cure clima-to-terapiche e dell’assistenza de-mandata alla regione, mi ha pro-messo un d.d.l. da pre s e n t a re alConsiglio regionale. E aggiungo:“Per quanto riguarda la Pro v i n c i afinora non ho avuto risposta, ov-v e ro c’è la solita confusione traAICG e UIC, forse voluta da part edell’ente locale”.Sulla questione Frioni chiarisce:“Sapete bene che come Associa-zione siamo indipendenti dallea l t re già da qualche tempo, masolo da poco abbiamo avuto cer-ti riconoscimenti: ONLUS, Asso-ciazioni combattentistiche. Ilsen. Agostini, Presidente ANMIGe della Confederazione fra le As-sociazioni combattentistiche ep a rtigiane, mi ha invitato al Con-g resso a Riccione: non ho potu-to part e c i p a re perchè avevamogià programmato il pellegrinag-gio a Trieste, però abbiamo in-staurato un dialogo con tutte leAssociazioni. È chiaro che la na-tura giuridica della nostra pensio-ne resta diversa da quella deiciechi civili: non ci dispiacere b-be se l’ammontare diventasse lostesso, ma l’indennità di accom-pagno e altre agevolazioni le de-vono proprio alle nostre conqui-ste”. Circa i biamputati ha ag-giunto: “Quando andiamo a chie-d e re una cosa solo per un tipo diinvalidità non te la concedono,l’abbiamo sperimentato tantevolte, le leggi sono passate poicon l’accordo. Così faremo per ild.d.l. che prevede l’aumento del20% per tutti i Grandi Invalidi del-l’assegno di superinvalidità: au-tomaticamente, sull’assegnos u p p l e m e n t a re che va alle vedo-ve ci sarà un aumento del 20%.Sapete quanto abbiamo tribolatoper l’assegno sostitutivo. A part eche nel 2002 c’era chi re m a v ac o n t ro, avevamo 7 milioni di eu-ro stanziati che soddisfacevanosolo 735 Grandi invalidi. Nessu-no ora rimarrà fuori, ma vi richia-mo alla realtà delle cose: contat-tate i politici, purché le richiestesiano le stesse della Pre s i d e n z a ,alla quale è stato dato mandatodal Consiglio nazionale. Le ve-dove l’anno scorso erano circ a18.300, ma resta sempre la que-stione dei soldi. Speriamo di tro-v a re al Te s o ro un interlocutoregiusto”. Una speranza che an-ch’io condivido.

Vita associativa

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Lazio Umbria

di Bruno Guidi

La g i o rnata del 30 maggio èincominciata con una breve

ma commovente cerimoniap resso il monumento dedicatoal carabiniere Salvo D’Acquisto,sull’Aurelia in località Palidoro, apoca distanza da Roma. Il con-sistente gruppo di soci e ac-compagnatori è stato accoltodal presidente dell’Associazio-ne dei Carabinieri a riposo, conle note del “Silenzio” e dell’Innod’Italia. Ho spiegato il motivodella nostra presenza, dovuta al60° anniversario della fine dellaII guerra mondiale, e ho esaltatola figura di Salvo D’Acquistoche, per evitare un eccidio di in-nocenti, alla giovane età di 23anni ha offerto la sua vita.Dei lavori dell’Assemblea pensovalga la pena segnalare l’intere s-sante intervento di Astrid Cabas-sa pubblicato qui a fianco.

Sicilia

di Liborio Di Gesaro

Vorrei re n d e re partecipi i sociAICG e i lettori de l ’ I n c o n t ro

di alcuni pensieri maturati di re-cente. Il 1° aprile si è svolta l’As-semblea AICG Sicilia: si è dis-cusso dell’andamento associati-vo durante lo scorso anno, si èdata lettura del bilancio, si sonoannunciati gli obiettivi raggiuntie quelli mancati a livello re g i o n a-le e nazionale, i progetti per il fu-t u ro e ahimè le difficoltà chespesso si parano davanti re n-dendo ancora più in salita il no-s t ro percorso. Dove sta la novi -t à ? La cecità non ci impedisce div e d e re al di là del nostro naso,non ci ottenebra la mente alpunto da non perm e t t e rci di fo-c a l i z z a re i problemi e tro v a re legiuste soluzioni. Possiamo direcon dignità e orgoglio che, sep-p u re fisicamente vincolati, la for-za di volontà di cui siamo dotatinon solo ci consente di risolvered i fficili situazioni, gestire le nor-mali attività, sbrigare le pratichedei soci e della categoria, mani-

Ho apprezzato molto l’ul-timo numero de l ’ I n c o n -

t ro per la parte editoriale,molto curata, e per lo spes-s o re delle rubriche. Moltosentiti e partecipati i ricord iper gli Amici che ci lascia -n o: in part i c o l a re lo scrittodi Claudio Conti in memoriadi Giovanni Regosini ha su-scitato in me una forte emo-zione perché mi è sembra-to di rivivere un percorso divita simile, per molti aspet-ti, a quello compiuto dalmio Gianni. Mi è sembratogentile pubblicare il nomedelle vedove che ci lascia-no, anche se solo un nomee la data del decesso:quanti anni avevano, dovevivevano, hanno avuto unavita serena? La mia impressione è chespesso non sia valutato ap-pieno il ruolo e il compito cheassolvono le compagne di vi-ta dei Grandi invalidi. Ricord oche, poco prima di sposarm i ,mia suocera - persona digrande statura morale - hac e rcato di darmi qualche con-siglio per il futuro di coppia:“ R i c o rdati che la vita coniuga-le non è una strada cosparsadi rose e fiori e molto dipendedalla donna”.Mi ha rifilato un bel pro v e r b i oveneto: la dona perché la pia -sa bisogna che la fasa e stagain casa; tradotto suona così:“La donna per piacere deves t a re in casa e tacere”. P i a c e renon nel senso di qualche at-trattiva part i c o l a re ma nel sen-so di essere ben accetta daip a renti e dalla socetà: il lavo-ro di cura verso marito, figli,

di Astrid Cabassa ved. Biancotto

malati, anziani, il dovere del-la donna sancito nei secoli.Per fortuna i tempi sono cam-biati. Ma non per tutti: chi haf o rmulato la pensionistica dig u e rra si è ispirato pro b a b i l-mente a quel s a n o c r i t e r i o ,forse per rispetto della tradi-zione. Mi riferisco, in part i c o-l a re, alla pensione di re v e r s i-bilità: mi pare evidente che all a v o ro di cura viene dato scar-so riconoscimento e un ancorpiù scarso riscontro oggettivoe concre t o .In termini economici, dopo 43anni di matrimonio, il mio s t a -t u s di coniuge superstite èequiparato, al ribasso, a quel-lo di accompagnatore: se co-sì deve essere, che sia e tan-te grazie. Ma provo un sensodi indignazione perché riten-go che non sia stato questo ilruolo della mia vita. Condivi-do pertanto l’impegno chel’AICG mette nel migliorare lan o rmativa per la re v e r s i b i l i t à ,anche se non mi ritrovo inp e rcentuali che al dunque sirisolvono in un riconoscimen-to dal sapore di elemosina.Mi auguro che la richiesta diun’annualità della pensionedell’invalido versata al coniu-ge superstite (dal 2004) siaa p p rovata. Anche se tra i co-niugi superstiti si crea una dis-parità discriminante: glis f i g a t i, che hanno perso l’af-fetto e il sostegno del coniugeprima del 2004, rimarre b b e rotagliati fuori. Il mio Gianni, vo-s t ro compagno d’ombra, nonsarà molto contento. Ma, sisa, chi muore tace e chi vivesi da pace.

Ruolo e valoredei coniugi superstiti

Quadrimestrale dell’AssociazioneItaliana Ciechi di Guerra • Onlus

Vita associativa

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Anno XXIV • n. 2 • Maggio/Agosto 2006

Direttore:Comm. Italo FrioniDirettore responsabile non-profit:Lorenzo GrassiProgetto grafico e impaginazione:Maria Luisa Battiato

Comitato di redazione:Antonio Marin, Antonio Poeta,Attilio Princiotto, Gianni Grassi

Redazione:Via Castelfidardo, 800185 RomaTel. 06/483460 • Fax 06/4820449http://[email protected]

Finito di stampare nel mese di settembre 2006 dalla Tipolitografia Stilgrafica SrlVia Ignazio Pettinengo, 31/33 • 00159 Roma Tel. 06/43588200

C/C Postale n. 78747003C/C Bancario n. 14770 • BNL Ag. 11 Roma

S o g g i o rno invern a l ea Vi l l a b a s s a

Anche per il 2007 viene or-ganizzato il soggiorno inver-nale a Villabassa (Bolzano)p resso l’Hotel Bachmann,articolato in tre periodi di 7,10 e 15 giorni a partire dadomenica 11 a domenica 25f e b b r a i o .Il prezzo del soggiorno am-monta a euro 55 per personaal giorno, escluse le bevan-de, per stanza a due letti (eu-ro 60 per chi utilizzerà la ca-mera singola). La prenotazio-ne e l’anticipo per ciascunapersona, da inviare esclusi-vamente a mezzo vaglia, conindicazione del periodo dis o g g i o rno e tipo di stanzadesiderati, vanno intestated i rettamente al seguente in-dirizzo, entro e non oltre il 14gennaio 2007: Hotel Bach-mann, via Dante 46 - 39039Villabassa (BZ). La pre n o t a-zione verrà considerata talesolo se ci sarà anche il versa-mento della caparra (euro 60per ogni singolo partecipan-te). Si raccomada vivamentedi darne comunicazione alConsiglio Nord-Italia periscritto o a mezzo telefono.L’eventuale richiesta di alpinial Capo di Stato Maggioredella Difesa per lo sci di fon-do e di agenti della Polizia diStato al Ministero degli Inter-ni per lo sci di discesa saràs u b o rdinata alla tempestivaadesione di soci che intendo-no cimentarsi nelle accenna-te discipline.Come è ormai tradizione ils o g g i o rno a Villabassa saràallietato con musiche, dan-ze e simpatici divertimenti esi concluderà con una sem-plice cerimonia che avràluogo nel pomeriggio di ve-n e rdì 23 febbraio.Auspico una buona adesioneall’importante iniziativa cher a p p resenta una felice occa-sione per consolidare e arric-c h i re il vincolo umano e diamicizia, così come si è verifi-cato negli anni pre c e d e n t i .

(Antonio Rampazzo)

Amici che ci lasciano

Rinnoviamo il sentito cord o g l i odell’AICG per le famiglie e i Con-sigli colpiti dal lutto.

Consiglio Nord - I t a l i a• Maria Ines Geatti

ved. Luigi Morandi deceduta il 17/4/2006

• Giovanni Carbone deceduto il 12/5/2006

• Gabriele Devetakdeceduto il 24/5/2006

Consiglio Emilia-Romagna• Maria Luisa Giord a n i

ved. Severino Schiffdeceduta il 5/4/2006

Consiglio Lazio Umbria• Caterina Ve rd e r a m edeceduta il 14/5/2006

Consiglio Abruzzo Molise• Nicolino Sigismondi deceduto il 16/7/2006

f e s t a re contro gli eventi bellicidei quali siamo vivente testimo-nianza, ma persino di andare afondo nelle questioni senza arre-s t a rci ai primi n o b u rocratici. Per fortuna non siamo soli inquesta battaglia, talvolta si tro-vano persone di grande spes-sore umano. Fra queste il Gene-rale di Divisione B runo Pettiche, con la classe che lo con-traddistingue, ha partecipato al-l’Assemblea pro f e rendo paro l eche hanno lasciato un chiarosegno e promettono di produrrerisultati tangibili: “Sento il dove-re e il piacere di essere qui perd i re che, nonostante le diff i c o l-tà, non ci sottraiamo dal re n d e-re tributo e attenzione alla vo-stra categoria: non solo a voiportatori di questa invalidità, maanche alle vostre mogli, ai figli ea coloro che vi accompagnanonelle difficoltà quotidiane. Dadomani mi impegnerò aff i n c h équeste difficoltà (le lungagginiburocratiche) vengano portate aconoscenza dei Comandi peri-ferici e degli Organi centrali, af-finché l’assegno arrivi in manie-ra più lineare”.A questo punto, commosso,chiudo le mie piccole riflessionia grandi colleghi di avventura evi ringrazio per il coraggio e lavoglia di andare avanti che vicontraddistingue. Per dovere dicronaca, aggiungo che l’Assem-blea si è svolta nella magnificasala delle Lapidi nel Palazzodelle Aquile. Si è discusso so-prattutto dell’assegno sostituti-vo: ne hanno trattato anche l’on.G a s p a re Giudice, Pre s i d e n t edella Commissione bilancio del-la Camera (“la battaglia è statacondotta con la convergenza ditutti i partiti, grazie alla straord i-naria presenza della vostra As-sociazione nelle sedi istituziona-li”), il giudice della Corte deiConti dr. Romeo Palma, figlio diun Grande invalido di guerr a ,che ha parlato dell’import a n z adel carattere risarcitorio dell’as-segno, e Tommaso Di Gesaro,cieco e Assessore: testimone dicome uno di noi, se adeguata-mente supportato da istruzione,f o rmazione professionale, aff e t-to e accoglienza della società,può apportare un contributo.

Il Cristo del torc h i o

Non c’è un uomo appeso e inchiodatosul duro legno di croce.

Non c’è un uomo dai lunghi capellie il capo di spine incoronato;

c’è un uomo dal corpo laceratoche forma un tutt’uno col torchio.

Come nei campi di Auschwitzanche il tuo capo è rasato;

gli occhi abbassatiguardano l’umanità

e nel tuo immenso dolore:“Padre!.. Abbà!..

Perché mi hai abbandonato?”.

Ancora quel grido e quel piantocontinua nei nostri fratellie tu ne senti il lamento.

Son martoriati, divisi,ridotti in brandelli.Frutto di vite pigiato

posto nel tino per poi fermentaree dare buon vino

così tu o Cristo sei stato torchiatodonando la vita per l’uomo

brutale e cruentoche tu col tuo sangue e la tua morte

hai redento.

Il grano maturo vien macinato;diventa farina e poi pane.

Tu pure o Cristo sei stato pestatoe in un atto sublime d’amore

il tuo corpo in cibo ci hai dato.

Il male, il peccato dell’uomo,il Messia volevano morto;

ma tu Cristo hai distrutto la mortee per tutti noi sei Risorto.

Fidalma Cacciamani

(La statua lignea del Cristo del torchio è conservata pressola Chiesa parrocchiale di Morgex in Val d’Aosta)