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2 / Domenica 24 settembre 2017

Sagre, la voglia di liscio ha riempito un’altra estate dei piacentini

Antonio Cavaciuti

● Sì, vabbé, i deejay. Sì, okay il rap, il rock, il pop. Però «noi col liscio facciamo sempre il pieno». Parola di Franco Villa, presidente di quel-la Pro loco di Pontenure che da an-ni organizza la Festa dell’Asino. Una festa lunga quattro giorni e capace di attirare ogni anno migliaia di per-sone, soprattutto amanti, come di-re?, di una sorta di turismo mordi e fuggi. Mordere nel senso quanto mai letterale del termine. Protago-nista indiscusso della sagra, infatti, è lo stracotto di asinina. Ma poi, ap-punto, c’è un altro pezzo della no-stra tradizione ad animare il picco-lo paese lungo la via Emilia: il liscio. E che liscio. «Cerchiamo di sceglie-re orchestre di una certa caratura - spiega Villa con orgoglio -. E da noi per ballare arrivano fino dal Pie-monte». Addirittura? «Certo. E an-che da Cremona, Voghera...», assi-cura il presidente della Pro loco.

Giro d’affari importante Un caso isolato, quello di Pontenu-re? Niente affatto. Certo non sono più i Sessanta e i Settanta, anni dav-vero magici per questa musica na-ta nelle campagne dell’Emilia-Ro-magna e poi reinventata e resa ce-lebre dall’orchestra romagnola dei Casadei e qui a Piacenza dal nostro Franco Bagutti. Ma i numeri del li-

scio rimangono di tutto rispetto. In Emilia-Romagna, secondo i dati raccolti dal Mei (Meeting etichette indipendenti) sono più di mille le sagre, come quella dell’Asino di Pontenure, che ancora puntano sulla musica della nostra tradizio-ne. Musica che continua a vivere grazie a un piccolo esercito di circa 200 orchestre, tra professionisti e non, che animano le feste di paese e i 50 locali che nella nostra regio-ne, tutti i fine settimana, continua-no imperterriti a fare solo liscio e musica da ballo. Il giro di affari? Sempre secondo il Mei, il liscio nel-

la nostra regione fattura in totale qualcosa come 20 milioni di euro.

«Patrimonio del territorio» Una riscorsa importante, insom-ma. Anche economicamente. E uno strumento in più per promuo-vere il territorio, spiega a Libertà l’assessore regionale al Turismo, il romagnolo Andrea Corsini: « Dal 1954, anno dell’uscita di “Romagna mia”, chi dice Emilia-Romagna di-ce liscio, simbolo intenso e tenace di questa terra. E le tradizioni cul-turali di un territorio - sottolinea l’assessore - rappresentano una del-le principali motivazioni nella scel-ta di una destinazione turistica». Pa-role cui la Regione crede veramen-te. Tanto da promuovere, da due anni, la “Notte del liscio”, una tre giorni di appuntamenti capaci di attirare sulle spiagge della Roma-gna, da Cesenatico a Gatteo Mare, qualcosa come 30mila appassio-nati della musica della nostra tra-dizione.

Arrivano fin dalla Toscana E Piacenza? Anche a Piacenza il connubio liscio e sagre continua a funzionare. Come a Vigolzone, do-ve la Pro loco ogni anno, con la fe-sta del tortello, riesce ad attirare mi-gliaia e migliaia di persone: quasi 5mila ogni sera, quest’anno. Meri-to, ovvio, della pasta ripiena più fa- La classe di ballo liscio a Carpaneto. «Un passatempo per tutte le età»

Concerto dell’orchestra Bagutti alla Festa dell’asino di Pontenure FOTO CAVACIUTI

mosa della cucina piacentina. «Ma il liscio - dice Andrea Poggioli, vice-presidente della Pro loco del picco-lo comune della Valnure - anche per noi è una garanzia». A Vigolzo-ne, in sei serate di festa, salgono sul palco sei orchestre diverse. «Qui vengono a ballare persone di tutte le età - spiega Poggioli -. C’è chi vuo-le giusto passare una serata in alle-gria e chi invece è un appassionato sfegatato. Guardi, può sembrare in-credibile, ma quando chiamiamo orchestre importanti, i fan fanno i pullman e arrivano a Vigolzone ap-posta. Scendono dai bus che han-no cappellini e magliette dei loro idoli e ballano tutta la sera...». Le or-chestre famose sono care? «A vol-te - spiega sempre Poggioli - faccia-mo pagare un biglietto per andare in pista per rientrare dai costi. Ma vale sempre la pena. Da noi, anche grazie a loro, arrivano persone dal-la Toscana in su».

«Un modo per socializzare» Il segreto di questa musica? «E’ che è un modo per tenersi in forma. An-che per la mente. E poi si possono fare amicizie», dice Luciano Vitali, presidente dei “Gelindo Bordin”, una delle squadre di podisti più ag-guerrite della provincia di Piacen-za, e ballerino lui stesso. «Quest’an-no - spiega Vitali - tutti i martedì, al Giardino Haway a Podenzano ab-biamo organizzato, assieme a una scuola di ballo, una serata di ballo. Niente orchestre o gruppi, solo un cd ed era sempre pieno murato. A quel punto alla festa del pomodo-ro, sempre qui a Podenzano, abbia-mo chiamato anche l’orchestra, e di nuovo pieno murato. Allora, sa cosa?, la prossima estate mi sa che raddoppiamo: facciamo martedì e pure giovedì». Tanto con un po’ di liscio non si sbaglia mai.

20 milioni di euro: tanto si stima che valga nel 2017 l’industria del liscio in Emilia-Romagna

TANTE LE PRO LOCO CHE PUNTANO SUL NOSTRO BALLO DI COPPIA. «UNA GARANZIA»

« Un volano per il nostro turismo» (Andrea Corsini, assessore regionale)

● «Come dice? Che molti la consi-derano solo una musica povera? Macché, questa è la vera musica popolare della nostra regione». Giordano Sangiorgi l’argomento li-scio lo conosce bene. Un po’ per na-scita: è romagnolo doc, di Faenza. E molto per lavoro: promoter e pro-duttore musicale, da un paio d’an-ni a questa parte cura, tra l’altro, la direzione artistica della Notte del liscio, una festa lunga tre giorni che a giugno porta in Romagna decine di migliaia di appassionati. «Notte del liscio che quest’estate è andata benissimo - spiega Sangiorgi al te-lefono dalla sua Faenza -. C’è una rinnovata attenzione verso questa

che è la nostra musica popolare anche da parte dei giovani, grazie pure ad alcuni gruppi nuovi che fanno un liscio nuovo...».

Per esempio? Per esempio, la “Orchestrina di molto agevole” e i Mister Zombie, band indipendenti che hanno ri-cuperato a modo loro la tradizio-ne romagnola del liscio. E soprat-tutto gli Extraliscio.

Extraliscio? Sì, Moreno “il Biondo” Conficco-ni, il caporchestra di Casadei e Mir-co Mariani, polistrumentista del-la band di Vinicio Capossela han-no dato vita a questa nuova forma-zione che sta avendo grande suc-cesso. Hanno fatto ballare loro i mi-lanesi al Castello Sforzesco per Ferragosto.

C’è di nuovo voglia di liscio, anche tra i giovani?

Certo. Io me ne rendo conto non solo in occasione di manifestazio-ni come la Notte del liscio, ma an-che quando vado in giro per loca-li e vedo che si organizzano sem-pre più corsi di ballo.

Ma le discoteche... Ma il modello della discoteca è morto, finito. Anche qui in Roma-gna non fanno che chiudere. Ades-so a funzionare, invece, è il ballo di coppia, il liscio appunto.

E come mai? Per diversi motivi. Intanto questo ballo è come un abbraccio e ri-sponde a un bisogno di socialità che c’è ed è forte. Non si esce più per stordirsi o per rimanere indivi-dualità, ma per stare con le perso-ne. E poi c’è il fatto che viviamo in un mondo sempre più globale e questo ci sta spingendo a riscopri-re le nostre tradizioni, anche in campo musicale. Giordano Sangiorgi, direttore artistico della “Notte del liscio”

GIORDANO SANGIORGI, PRODUTTORE MUSICALE

«Altro che musica di serie B, è il nostro folk e dobbiamo esportarlo»

Ecco come potremmo definire il li-scio? Musica popolare? E’ la musica della nostra tradizio-ne. Si potrebbe definire come folk o world music. Fatto sta che è quel che si suonava anticamente nelle nostre aie. Poi è arrivata l’influen-za dei Walzer. E negli anni Cin-quanta e Sessanta, orchestre come quella di Secondo Casadei ma an-che quella di Castellina e Pasi lo hanno messo al passo con il jazz e con lo swing. E poi è evoluta anco-ra… Ma è sempre rimasta liscio, ed è quella la miglior definizione.

Una musica a modo suo originale, quindi? Certo. Ha tutte le potenzialità per essere esportata in giro per il mon-do, come tutte le musiche popola-ri. E infatti adesso stiamo prepa-rando una versione in spagnolo di Romagna mia. A cantarla sarà To-nino Carotone. Il nome del proget-to? Romagna mia 2.0._A.C.

Primo piano Liscio riempi-tutto A ballare alle sagre anche cinquemila persone a sera. «Scegliamo orchestre importanti ma ne vale la pena»