Niente lavoro ai brutti testo e allegato wip 3

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Leggo su qualche giornale che “gli orientamenti al voto dei più giovani, la fascia più colpita e non solo oggi nella ricerca di un lavoro, stanno cambiando a seguito di recenti polemiche su carriera ed aspetto fisico". Non m’interessano qui quelle polemiche. Del resto, un recente e molto serio sondaggio effettuato da una delle Associazioni professionali HR italiane, ha voluto verificare un’eventuale correlazione fra altezza e probabilità di carriera. Mi dicono che ricerche simili sono state condotte anche nei paesi anglosassoni. Mi documento e scopro altre ricerche di questo tipo. Ad esempio: gli obesi con carica di CEO sono sotto rappresentati? Essere una bella donna facilita la carriera nelle grosse aziende? Sono solo alcune delle tematiche che sono state affrontate in questo tipo di studi. Infine, personalmente mi è accaduto, in occasione di un colloquio di selezione, di percepire chiaramente uno sguardo di valutazione rivolto alle mie scarpe. Un fantastico paio di mocassini divenuti vintage grazie a qualità e robustezza di materiali e fattura. Insomma, posso permettermi di dubitare che "dove c'e' fumo, non ci sia anche l'arrosto"? Così ho sollecitato professionisti e colleghi a confrontarsi sul tema, in alcuni gruppi di discussione di un social network, con caratteristiche professionali abbastanza marcate e con elevata presenza di operatori HR. La domanda che ho posto è stata: <<secondo le esperienze che avete avuto (dirette o indirette), per posizioni manageriali per cui la competenza tecnica non sia un requisito predominante NTE LAVORO AI BRUTTI ? Linee per l’approfondimento di alcuni stereo

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Short Guideline about job and personal appeal coherence.

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Leggo su qualche giornale che “gli orientamenti al voto dei più giovani, la fascia più colpita e non solo oggi nella ricerca di un lavoro, stanno cambiando a seguito di recenti polemiche su carriera ed aspetto fisico". Non m’interessano qui quelle polemiche. Del resto, un recente e molto serio sondaggio effettuato da una delle Associazioni professionali HR italiane, ha voluto verificare un’eventuale correlazione fra altezza e probabilità di carriera. Mi dicono che ricerche simili sono state condotte anche nei paesi anglosassoni. Mi documento e scopro altre ricerche di questo tipo. Ad esempio: gli obesi con carica di CEO sono sotto rappresentati? Essere una bella donna facilita la carriera nelle grosse aziende?Sono solo alcune delle tematiche che sono state affrontate in questo tipo di studi.

Infine, personalmente mi è accaduto, in occasione di un colloquio di selezione, di percepire chiaramente uno sguardo di valutazione rivolto alle mie scarpe. Un fantastico paio di mocassini divenuti vintage grazie a qualità e robustezza di materiali e fattura.

Insomma, posso permettermi di dubitare che "dove c'e' fumo, non ci sia anche l'arrosto"?

Così ho sollecitato professionisti e colleghi a confrontarsi sul tema, in alcuni gruppi di discussione di un social network, con caratteristiche professionali abbastanza marcate e con elevata presenza di operatori HR. La domanda che ho posto è stata:

<<secondo le esperienze che avete avuto (dirette o indirette), per posizioni manageriali per cui la competenza tecnica non sia un requisito predominante (diciamo meno del 20% del profilo), quanto hanno contato in percentuale le competenze manageriali rispetto all'aspetto fisico (compreso il "modo di vestire")?>>

NIENTE LAVORO AI BRUTTI ? Linee per l’approfondimento di alcuni stereotipi

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Nessuno ha risposto che l’aspetto fisico non ha alcuna importanza. Molti hanno borbottato che non dovrebbe averne. O comunque dovrebbe averne poca, confidando nella professionalità dei selezionatori, ecc, ecc. Altri si sono spinti a dire che il bel aspetto, sebbene non pertinente coi profili ricercati (salvo lavori particolari ovviamente), tuttavia “non guasta”. Chi si è spinto a quantificare questo “plus-che-non-guasta”, ha sparato un 20% (accidenti ! Chissà se fosse stato un fattore rilevante).

Insomma i soliti luoghi comuni. Il bel aspetto non è determinante, naturale, ma non guasta. E che male c’e’. Nelle valutazioni entrano anche fattori inconsci che nulla hanno a che fare con la pura utilità o funzionalità, ma siamo pur sempre uomini e donne, con le nostre debolezze. Chi non ha mai fatto un’osservazione impertinente e fuor di contesto su candidato/a piacenti e cosi via.

Però tutto questo buon senso e questa tolleranza per le debolezze umane (anche in faccende più serie, ahimè) spesso non ci permette di avvicinarci al cuore del problema, di averne una lucida comprensione. Forse, nel nostro tipo di cultura, siamo più portati a "giustificare" la fascinazione per il dato esteriore? Non a caso siamo il paese con la tradizione artistica ed estetica fra le più antiche del mondo! E’ solo un esempio, ma se fosse questo il razionale predominante (“noi italiani abbiamo una visione del mondo in cui predomina l’estetica sulla funzionalità”), quante conseguenze utili ed interessanti potremmo trarne, in molti campi. Potremmo addirittura porci l’obiettivo di aiutare il resto del mondo a comprendere “il limite dell’utile” in una concezione capitalistica veramente moderna! Quindi, per carità, giustifichiamo pure. Però sarebbe <<cooosì interessante>> se, chi concorda anche solo in parte con l'affermazione che questo tipo di fascinazione ha un valore di utilità nelle aziende, ci aiutatasse a comprenderne i razionali. E’ così è stato, per fortuna. Poco a poco, i misteriosi razionali sono emersi dalla discussione.

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Grazie allo sforzo delle community di cui abbiamo detto, possiamo condividere una lista, significativa per quanto preliminare, dei Razionali che sembrano giustificare la predilezione di un interlocutore di bell’aspetto in contesti aziendali (scelta di un candidato, promozioni, ecc.):

1. Il bell’aspetto è uno strumento retorico, rende più efficace la comunicazione manageriale;

2. Il bell’aspetto è un complemento d’arredo, indica una voluta attenzione alla cura del contesto lavorativo, come si fa per arredi, colori e luce, piante, pulizia dei servizi ecc. A beneficio di tutti coloro che interagiscono con l’azienda;

3. Il bell’aspetto è correlato con lo stato di salute del collaboratore, quindi aiuta a ridurre i costi aziendali in materia di assistenza sanitaria, assicurazioni, sostituzione per malattia;

4. Il bell’aspetto è una misura dell’engagement, indica che il collaboratore si impegnerà per essere ben valutato;

5. Il bell’aspetto contribuisce al benessere del capo, e qui non c’e’ altro da aggiungere;

6. Il giudizio estetico è soggettivo e quindi genera diversity;

7. La simulazione del bell’aspetto è una truffa ai danni dell’azienda.

A ben guardare, i Razionali individuati sono correlati ad aspetti della disciplina HR di tutto rispetto:Leadership (1), Stakeholder Focus (2), Benefit optimization (assicurazioni ed assist. sanitaria) (3),

Engagement (4), Benessere organizzativo (5), Diversity Management (6), Etica e Comportamento Organizzativo (7).

Lasciando alle vostre interpretazioni l’individuazione di altre aree di utilità dei risultati di questa ricerca, provo ad evidenziare come essa potrebbe portare un certo beneficio alle discipline HR citate sopra. Ad esempio, i Razionali che sono emersi potrebbero essere utilizzati per un riesame delle prassi in essere e per una più equilibrata considerazione del fattore estetico. A questo proposito, suggerisco una piccola guida alla riflessione con le slide che seguono.

L’approfondimento rimane aperto. Nuovi stimoli e contributi saranno i benvenuti.

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Guideline

alla considerazione dell’estetica del fattore umano nelle prassi di gestione

delle Risorse Umane

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Razionale 1: Il bell’aspetto è uno strumento retorico.

Un elevato grado di bellezza consapevole è un valido ausilio retorico, aiuta cioè a rendere più accettabili i contenuti di una comunicazione gestionale o di business. In questo senso è una utile capacità manageriale e come tale ha un valore di utilità, percepito e valorizzato dalle aziende

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Io non mi lavo !

Comma 1.1):Va sanzionato l’uso del corpo per veicolare messaggi-contro.

La veicolazione di messaggi-contro, anche solo in forma debole (piccoli piercing, tatuaggi non vistosi o addirittura nascosti ecc.), sta ad indicare un desiderio di distanziamento rispetto al mainstream.

Questo distanziamento manifestato in modo non esplicito tramite un uso improprio del corpo, può generare situazioni di disagio subliminale nella popolazione aziendale: indurre confusione di significati, produrre disagi psicologici se non addirittura fisici.

Questi egnali, anche se deboli, debbono essere correttamente intesi dalle aziende e come tali sanzionati. In assenza di ravvedimento, anche giungendo agli estremi previsti dal codice disciplinare

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Razionale 2: Il bell’aspetto è un complemento d’arredo.

In contesti in cui predomina l’importanza dell’immagine, agli elementi d’arredo e di complemento d’arredo, è richiesta un’estrema funzionalità rispetto allo scopo. Siano essi elementi passivi, come la temperatura ambiente, la luminosità, sedie e poltrone, riviste per l’utenza in attesa, la pulizia dei servizi e la qualità della carta che vi si trova. Siano essi elementi interattivi, come il personale. Nel caso del personale, uno degli elementi di funzionalità è sicuramente il grado di piacevolezza dell’aspetto fisico. Da qui, nuovamente, il valore di utilità percepito e valorizzato dalle aziende

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Contact our Receptionists: they are the mirrors of your desires

Comma 2.1):L’equilibrio fra estetica e scopo è tutto

Sebbene sia ben documentato che il bell'aspetto è un complemento d'arredo, tuttavia si deve avere cura di utilizzare tale caratteristica solo in attività/ mansioni che non permettano il sorgere, nell'utente o cliente, di reazioni potenzialmente lesive della qualità relazionale con l'azienda. Infatti, il confronto con una eccessiva bellezza o cura dell'aspetto può scatenare soggezione o imbarazzo ("oh mio Dio mi sento una schifezza al confronto") come il loro opposto ("bel culo ma sicuramente cervello da tapiro"(*).

(*) Nota del redattore: la frase non si qualifica per genere. La letteratura amena evidenzia come la caratteristica fisica citata è un centro di interesse sia maschile che femminile; il tapiro, del resto anche esso non ha particolare connotazione di genere, a seguito dell'uso televisivo indistinto che ne viene fatto oramai da anni

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Razionale 3: Il bell’aspetto è un predittore dei costi aziendali legati allo stato di salute del collaboratore.

Un bell’aspetto indica una maggiore probabilità di resistenza a malattie & patologie. Quindi, comporta una previsione di minori costi aziendali di assistenza sanitaria e minori costi aziendali di sostituzione del collaboratore, assente

per malattia.

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Razionale 4: La cura dell’aspetto è un indicatore dell’engagement del collaboratore (o potenziale collaboratore).

Se presto attenzione a come mi presento vuol dire che tengo alla vostra opinione e quindi sono motivato ad avere successo nella interazione con voi, nella collaborazione con voi ecc. In questo senso è un indicatore più dell’orientamento alla relazione che dell’orientamento ai risultati. Attenzione quando è troppo!

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Standard Beautiful Index increase

Perf

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Comma 4.1): Il bell’aspetto non appare correlato al livelo di performance

Il bell'aspetto non appare correlato con il livello della prestazione lavorativa: avere un bell'aspetto

tende ad incrementare i diversivi e quindi a diminuire la focalizzazione.

In questo senso, un eccesso di bellezza estetica , oltre che influire negativamente sullaprestazione,

può addirittura giungere a contraddire lo stesso Razionale 4.

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Razionale 5: Il bell’aspetto contribuisce al well being del superiore gerarchico.

Per la proprietà transitiva vigente nelle strutture gerarchiche, ciò che fa star bene i superiori fa star bene l’organizzazione nelle sue singole parti e nel suo complesso.

In questo senso, il bell’aspetto dei collaboratori non può che costituire un valore d'utilità per le aziende.Soprattutto per quelle più attente ai temi

di soddisfazione, benessere ecc .

Well

Being

action

plan

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Comma 5.1):Il contributo al well being viene riconosciuto

Il contributo al benessere dei superiori e quindi dell’organizzazione tutta, viene riconsciuto in termini di maggiore retribuzione a chi porta in dote un bell’aspetto o comunque la cura della sua persona (come testimoniato da diversi studi)

Body Mass Index increase

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Comma 5.2):Per i lavoratori non subordinati, il bell’aspetto non contribuisce al benessere del committente

Il Razionale 5 non si applica ad alcune forme di collaborazione. Ad esempio ai rapporti di fornitura, alle consulenze di varia natura ecc.Quindi in genere a tutti I rapporti “non subordinati”.

In questi casi il committente appare essere esclusivamente interessato alla performance professionale. Anzi, per queste tipologie di relazione contrattuale, il possesso di competenze appare piuttosto essere legato a parametri opposti, come l’età avanzata, la rugosità epidermica e la fissità dello sguardo (testimone di concentrazione, focalizzazione).

. In questi casi, il bell’aspetto viene percepito dai suoi possessori come uno svantaggio, da dover rimontare con sfoggio onoroso di competenze, eccedenti le reali necessità della mission in discussione

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Razionale 6: Considerare il bell’aspeto nelle valutazioni introduce in modo naturale elementi di diversity.

Il “giudizio sul bello” è molto soggettivo e poco condizionato dal metodo.In questo senso risente molto della varietà intrinsecamente presente delle estetiche di riferimento nella popolazione aziendale dei decisori e quindi permette il mantenimento di questa varietà e la sua promozione. .

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Comma 6.1):Adeguarsi continuamente ai criteri estetici della popolazione dei decisori fornisce un vantaggio competitivoLa capacità di interpretare le aspettative dell’interlocutore e di adeguarvisi camaleonticamente costituisce un Key Success Factor. Benchmark in questo senso sono alcuni attori/ attrici che in pochi mesi possono ingrassare, dimagrire. Se i cicli del business sono talmente veloci da non permettere un adeguamento naturale, sarà opportuno dotarsi della consulenza di esperti truccatori di direzione. Ciò del resto costituisce una semplice estensione d’un concetto già in uso, in occasione di periodi di chiusura e di rendicontazione ad organismi di controllo, assemblee dei soci ed analisti.

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Razionale 7: La simulazione del bell’aspetto è una truffa ai danni delle aziende.

La simulazione del bell’aspetto, attraverso l’utilizzo non sanitariamente giustificato di modifiche strutturali del proprio corpo (“plastiche”), si configura come sofisticazione e camuffamento.

Questa sofistificazione è intesa a stimolare la percezione da parte delle aziende di un valore d’uso conseguente ad uno qualunque, se non a tutti, i Razionali da 1 a 6.

Si tratta con tutta evidenza di una truffa, su basi esclusivamente sensoriali e non sostanziali, da cui le aziende dovrebbero rifuggire come si rifugge dalle imitazioni (?!)

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NOTAMa basta molto meno per configurare un reato di truffa...ad esempio, oKKio a presentarsi "in tiro" ad un colloquio ed in jeans durante il periodo di prova. Le stesse motivazioni istintive che vi hanno guadagnato una lettera di assunzione, in maniera del tutto apodittica (si dice cosi?) vi garantiranno un non superamento del periodo di prova.

Giuro, conosco una collega che è incorsa in un incidente di percorso simile. Ora ne è brillantemente uscita in altra azienda e...si veste sempre in jeans, anche ai colloqui (:-) .

la cravatta non la metto per andare a cena con Angela…. Succeda quel che succeda… Licenziatemi pure!