Newsletter ANRA n.23

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ari lettori, ben ritrovati. La violazione del copyright e dei diritti di proprietà intellettuale ha, da sempre, gravi conseguenze sul patrimonio e sul conto economico di un’impresa: il Risk Manager parlerebbe di elevata severità. La protezione di questi ”beni”, quasi sempre immateriali, è pertanto fondamentale, e si è realizzata tradizionalmente attraverso i brevetti e la custodia ferrea del cosiddetto “segreto industriale”, con investimenti anche molto importanti. La difesa in sede legale dei diritti di intellectual property (spesso onerosissima, specie se condotta a livello internazionale) è poi necessaria per dare sostanza a tali investimenti. Poco supporto arriva, alla gestione di questo rischio, dalle compagnie di assicurazione, che hanno sempre avuto come paradigmi dell’assicurabilità di un danno da sottrazione: 1. che esso sia conseguenza di un reato di furto o rapina; 2. che vi sia materialità nell’oggetto della sottrazione. Difficile che tali condizioni si realizzino nel caso di violazione dei diritti di proprietà intellettuale, che risulta pertanto difficilmente assicurabile. Lo sviluppo del web ha moltiplicato l’esposizione delle aziende: il Risk Manager parlerebbe di maggiore probabilità, ma anche di accresciuta severità. Faccio solo un esempio: una società di telecomunicazioni che intenda sviluppare un Application Store, affidando a sviluppatori di software per smartphones o tablet la progettazione delle cosiddette apps, corre il gravissimo rischio che tali attraenti servizi over the top vìolino diritti d’autore o proprietà intellettuali di grandi gruppi multinazionali. Trasferire il rischio sugli sviluppatori (per lo più giovani free lance) è inutile, assicurarsi è impossibile; eppure il mercato è tanto promettente. Un classico rischio da ritenere in proprio, e da gestire selezionando accuratamente i servizi. È questo tema che affrontiamo su questo numero di Risk Management, che ospita, in particolare, l’interessante contributo della FIMI sul mondo della discografia, dove la violazione del copyright è una piaga acuita dalle nuove tecnologie. Troverete poi un articolo, a firma della redazione, su quale sia il giro d’affari legato al mondo della pirateria e del falso e le conseguenze economiche di questo illecito. Infine vi segnalo l’intervista, molto interessante, realizzata ad uno dei nostri soci: Gabriele Palandri, Risk Manager di Gruppo Finmeccanica. Come sempre, buona lettura. Periodico d’informazione a cura di Numero 23 – Ottobre 2012 Il punto di Rubini C

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Newsletter of Italian Risk Management Association

Transcript of Newsletter ANRA n.23

ari lettori, ben ritrovati.La violazione del copyright e dei diritti di proprietà intellettuale ha,

da sempre, gravi conseguenze sul patrimonio e sul conto economico di un’ impresa: il Risk Manager parlerebbe di elevata severità. La protezione di questi ” beni”, quasi sempre immateriali, è pertanto fondamentale, e si è realizzata tradizionalmente attraverso i brevetti e la custodia ferrea del cosiddetto “segreto industriale”, con investimenti anche molto importanti. La difesa in sede legale dei diritti di intellectual property (spesso onerosissima, specie se condotta a livello internazionale) è poi necessaria per dare sostanza a tali investimenti.

Poco supporto arriva, alla gestione di questo rischio, dalle compagnie di assicurazione, che hanno sempre avuto come paradigmi dell ’assicurabilità di un danno da sottrazione:1. che esso sia conseguenza di un reato di furto o rapina;2. che vi sia materialità nell ’oggetto della sottrazione.

Dif ficile che tali condizioni si realizzino nel caso di violazione dei diritti di proprietà intellettuale, che risulta pertanto dif f icilmente assicurabile.Lo sviluppo del web ha moltiplicato l ’esposizione delle aziende: il Risk Manager parlerebbe di maggiore probabilità, ma anche di accresciuta severità.

Faccio solo un esempio: una società di telecomunicazioni che intenda sviluppare un Application Store, af f idando

a sviluppatori di sof tware per smartphones o tablet la progettazione delle cosiddette apps, corre il gravissimo rischio che tali attraenti servizi over the top vìolino diritti d ’autore o proprietà intellettuali di grandi gruppi multinazionali. Trasferire il rischio sugli sviluppatori (per lo più giovani free lance) è inutile, assicurarsi è impossibile; eppure il mercato è tanto promettente. Un classico rischio da ritenere in proprio, e da gestire selezionando accuratamente i servizi.

È questo tema che af frontiamo su questo numero di Risk Management, che ospita, in particolare, l ’ interessante contributo della FIMI sul mondo della discografia, dove la violazione del copyright è una piaga acuita dalle nuove tecnologie.

Troverete poi un articolo, a f irma della redazione, su quale sia il giro d ’af fari legato al mondo della pirateria e del falso e le conseguenze economiche di questo illecito.

Infine vi segnalo l ’ intervista, molto interessante, realizzata ad uno dei nostri soci: Gabriele Palandri, Risk Manager di Gruppo Finmeccanica.Come sempre, buona lettura.

Periodico d’informazione a cura diNumero 23 – Ottobre 2012

Il punto di Rubini

C

CHI È ANRAANRA è l’associazione che dal 1972 raggruppa i Risk Manager e i Responsabili delle Assicurazioni Aziendali. Ad oggi l’associazione conta oltre 150 soci e svolge un importante ruolo per la creazione in Italia di una cultura della gestione dei rischi e delle forme più adeguate per assicurarli. In ANRA sono rappresentati i Risk Manager e i Responsabili Assicurativi Aziendali: i primi monitorano ed esaminano tutti i rischi, ordinari e straordinari, correlati all’attività aziendale, li condividono con il top management e formulano, con il loro accordo, un piano operativo per la gestione dei rischi; i secondi, invece, impostano, realizzano e gestiscono il piano assicurativo dell’azienda.

Redazione

Paolo Rubini - ANRA

Annita Pappagallo - [email protected]

Ecomunicare

Marco [email protected] [email protected]

link consigliati:

www.aiba.itwww.ania.itwww.andaf.itwww.cineas.itwww.ferma.euwww.rims.org/ifrima

IFRIMA

ANRA fa parte dell’IFRIMA (International Federation of Risk and Insurance Management Associations), l’organizzazione, la cui attività può essere fatta risalire al 1930, che raccoglie sotto di sé le associazioni internazionali di gestione del rischio, in rappresentanza di 23 organizzazioni e 30 Paesi di tutto il mondo. L’obiettivo primario di IFRIMA, è quello di fornire un forum per l’interazione e il confronto tra le varie associazioni di categoria e i membri che ne fanno parte.

FERMA

ANRA è iscritta a FERMA (Federation of European Risk Management Associations), l’organizzazione che attualmente riunisce le associazioni nazionali di risk management di 20 nazioni europee. Essa rappresenta oltre 4800 professionisti che operano nei più svariati campi, dall’industria alla finanza passando per la sanità, presso organismi statali, privati o enti benefici.Scopo del FERMA è promuovere la cultura della prevenzione rischio e favorire il networking tra i propri associati.

ANRA LINKPer maggiori informazioni:

Anra, Via del Gonfalone 3 - 20123 Milano T +39 02.58.10.33.00 F +39 02.58.10.32.33 - www.anra.it

www.isvap.itwww.generali.itwww.ugari.itwww.zurich.itwww.chartisinsurance.it

In questo numero1 Il punto

di Paolo Rubini - Presidente ANRA

4 Le contraffazioni non conoscono la crisi grazie al web

5 La reputazione: proteggiamo il bene più prezioso di Marco Vincenzi - Responsabile Financial Lines AGCS Italia

6 Bachi e buchi nelle reti di Riccardo Scalici - Information Technology underwriter ACE Europe

8 L’industria musicale, tra innovazione digitale e tutela della creatività di Enzo Mazza - Presidente FIMI

14 La parola al Risk Manager: Gabriele Palandri

16 Rischi tra multidimensionalità e interconnessione di Paolo Basilico - Broker Relationship Manager Zurich Global Corporate Italy

17 FERMA informa

18 AIG svela il nuovo logo

19 Apotropaico

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Le contraffazioni non conoscono la crisi grazie al web

La reputazione:proteggiamoil bene più prezioso

Apotropaico

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19L’industria musicale,tra innovazione digitalee tutela della creatività

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Diventa sempre più difficile fare le stime del volume del mercato legato alle merci falsificate: il web rende molto complesso il rintracciamento degli ordini che adesso ven-gono effettuati direttamente dal consumatore. Secondo una ricerca dell’Indicam, Istituto di Centromarca per la lotta alle contraffazioni, il sequestro di colli postali con dei prodotti contraffatti è aumentato di un 55% negli ul-timi 12 mesi, il che è indicativo di come il mercato dei “falsi” stia cambiando. Siamo di fronte a un nuovo mo-dello di business, che effettivamente funziona: la quota di vendite di merce contraffatta pesa tra un 7% e un 9% sull’intero commercio mondiale. Inoltre, il fenomeno re-gistrato rileva picchi di crescita elevati: 1.850% circa è in-fatti la stima dell’incremento mondiale della contraffazio-ne dei prodotti nel periodo che va dal 1994 e il 2011.

I dati proposti dall’Indicam ci dicono che stiamo parlan-do di un fenomeno di caratteristiche globali ma che riguar-da da vicino anche il nostro paese. La provenienza della me-tà dei prodotti falsificati è il Sud-Est asiatico, in particolare Cina, Corea e Taiwan, ma non solo. Nell’area mediterranea vengono fabbricati il 35% dei prodotti contraffati al mon-do, la cui destinazione è principalmente l’Unione Europea e gli Stati Uniti. Specialmente significativo è il particolare ri-velato sulla base dei sequestri effettuati: il valore dei prodotti contraffatti in Europa è cresciuto di un 18%, fino a raggiun-gere il valore di 1,3 miliardi di euro. Una ricerca della Ocse calcola in 250 miliardi di dollari statunitensi i falsi che han-no attraversato le frontiere doganali, senza prendere in con-

siderazione quelli che vengono fabbricati e consumati all’in-terno delle frontiere.

Per quanto riguarda l’Italia, dobbiamo rilevare che essa detiene la leadership in Europa sia nella produzione che nel consumo di merce falsificata. Il giro d’affari stimato nel paese derivato dalla fabbricazione di contraffazioni ammonta ad una cifra compre-sa tra i 3,7 e i 7,5 miliardi di euro nel 2011 e ben oltre la metà di questi falsi, il 60%, si riferisce a prodotti di moda e abbiglia-mento, seguiti dalla orologeria, i beni di consumo e la compo-nentistica. Ma non esiste soltanto un’industria della contraffa-zione in Italia che copre tutta la filiera produttiva, bensì una parte importante del giro d’affari dei falsi è data dal completa-

mento di prodotti provenienti dall’estero. Ma non dobbiamo tralasciare le conseguenze che que-sto mercato causa nei settori più colpiti, in particolare legate all’occupazione: sono 270 mila i posti di lavoro svaniti nell’ultimo decennio a livello mondiale a cau-sa della produzione di falsi. Particolarmente preoccu-pante è il dato che riguarda la Comunità Europea, dove si stima che siano 125.000 i posti di lavoro persi.

A preoccupare, in particolare, sono le cifre che segna-lano che un 28,6% dei falsi sequestrati sono merci di uso quotidiano come i medicinali: una categoria mer-ceologica potenzialmente nociva per la sicurezza e la salute di chi li consuma.

Le contraffazioni non conosconola crisi grazie al web

➜ Contraffazioni

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La parola al Risk Manager

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Quanto vale il brand della nostra azienda? E soprattutto, quanto questo è strettamente legato alla reputazione dell’a-zienda stessa? Rispondere a questi quesiti può essere un pro-cesso delicato e complicato al tempo stesso, ma su un aspetto si conviene: una significativa percentuale del valore dell’a-zienda è insita nel brand. Una buona reputazione è il presupposto per il successo di un’azienda nel medio-lungo periodo, ancor più oggi nell’e-ra digitale. Non solo nell’ambito della comunicazione, ma anche agli occhi di clienti, dipendenti, investitori e organi di controllo, la reputazione è direttamente legata al succes-so dell’azienda sul mercato, ed è evidente che un errore o una violazione non intenzionale possono rapidamente degenera-re attirando i riflettori dei media con risultati potenzialmen-te disastrosi.La protezione del proprio brand e quindi della propria repu-tazione diventa così un impegno cruciale per le aziende di tutto il mondo, ancor più per quel-le che sono costruite attorno ad un marchio “globally well-known” o soggette ad una forte attenzione da parte dei mass-media.Il rischio reputazionale può emer-gere da diverse fattispecie quali in-cidenti in tema di salute e sicurez-za, problematiche di product recall, business interruption, irregolarità o perdite finanziarie, presunte viola-zioni di carattere etico solo per cita-re alcuni casi.Ogni Risk Manager è chiamato a pensare alle soluzioni del caso qualora un attacco mediatico o una situazione di cri-si aziendale dovesse mettere a repentaglio il valore del pro-prio brand e conseguentemente la capacità di generare pro-fitti dell’azienda.Tuttavia, mentre si investono tempo e risorse per la protezio-ne dei beni fisici delle Società, un’attenzione minore è rivol-ta alla difesa della reputazione dell’azienda - che alcuni con-siderano il bene più prezioso a lungo termine. E’ stato analizzato come ogni Società quotata in una qualsia-si borsa valori abbia l’85% di probabilità di subire un impor-tante evento di crisi aziendale in un periodo temporale di 5 anni: saper rispondere tempestivamente e professionalmente a tali eventi è la via principale che l’azienda ha a disposizione

per tutelare il proprio nome e non veder degenerare il proprio business. Uno studio di Oxford Metrica ha poi dimostra-to che post-crisi le società di capitali che han saputo reagi-re tempestivamente e con un approccio adeguato al mercato sono state capaci di riguadagnare il 10% del valore delle pro-prie azioni quotate, mentre quelle che si sono trovate impre-parate hanno assistito ad una ulteriore discesa del proprio ti-tolo in borsa, addirittura superiore al 15%.

Come fa quindi un Risk Manager a tutelare gli azionisti dell’azienda e a prepararsi in modo efficace per di-fendere un asset immateriale di tale importanza? Il mercato assicurati-vo ha delle risposte a questa doman-da: il danno può essere ridotto o addirittura eliminato con una ri-sposta completa e professionale, ma soprattutto tempestiva. Que-sto è quello che offre Allianz Global Corporate & Specialty attraverso il suo prodotto Allianz Reputation

Protect. Una mix di prodotto assicurativo e servizi che garan-tisce una risposta efficace e flessibile in uno scenario di crisi. Allianz fornisce ai propri clienti un accesso rapido alle risor-se finanziarie necessarie per mitigare o azzerare il rischio di danno alla reputazione e un servizio integrato di analisi e ge-stione del rischio tramite la collaborazione con Società Lea-der nel settore della comunicazione.

Warren Buffett, imprenditore ed economista statunitense, da molti considerato il più grande investitore del XX secolo, so-stiene che servono vent’anni per farsi una reputazione ma so-lo cinque minuti per rovinarla. Su questo assunto, ma non solo, ogni azienda potrebbe cambiare la propria rotta nella tutela del proprio bene più prezioso, la reputazione.

La reputazione: proteggiamoil bene più prezioso

Marco VincenziResponsabile Financial Lines

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Normalmente la necessità di aumentare velocità, capacità e efficien-za dei cervelli elettronici spinge privati ed aziende ad una sostituzio-ne continua delle macchine e dei software che le fanno funzionare, prima, molto prima che arrivino al punto di senescenza elettroni-ca. Eppure anche in questa situazione gli “incidenti”informatici so-no all’ordine del giorno.

Mentre leggiamo correntemente su giornali e internet notizie allar-manti sulle statistiche di intrusioni, frodi , furti di identità, di codici di carte di credito, di password, di algoritmi di password one-way, etc. subiti dai privati (ultimamente il crimine organizzato si è foca-lizzato sull’home banking1),

poche sono le informazioni relative a quanto accade alle aziende. Perché? A mio avviso per due motivi principalmente:

Il primo è perché le aziende preferiscono non far sapere cosa succe-de all’interno delle loro reti (esponendo a rischio il nome, il marchio etc..) e rilasciano questo tipo di informazioni con grande attenzione.

Il secondo può dipendere dal fatto che le statistiche non fanno mol-

ta differenza tra aziende e privati. In effetti spesso non si capisce se le informazioni sui dati privati siano state sottratte da pc domesti-ci o da quelli delle aziende con i quali le persone si collegano per i più svariati motivi3.Da qualche anno è possibile, senza essere un super esperto in-formatico, scaricare a pagamento da internet sofisticatissimi pro-grammi per bucare sistemi di privati e aziende. E nonostante gli strumenti di sicurezza forniti alle aziende sembrino adeguati, pre-levare dati dalle library aziendali per poi rivenderli su internet non è un’impresa impossibile. Il quadro potrebbe sembrare sconfor-tante e suggerire l’impressione che anche le informazioni riser-vate siano alla mercé del primo hacker che passa. In realtà non è proprio così, ma si tratta di una continua rincorsa a strumenti, aggiornamenti di procedure, che devono essere calibrate per tro-vare un equilibrio tra sicurezza e velocità senza incidere sull’effi-cienza del business. E non sempre gli aggiornamenti vengono implementati in tempo, o le scelte del management si rivelano “prudenti”.5

I numeri dei danni informatici (crimini e guasti) in Italia sono in ogni caso molto importanti e soprattutto in aumento3:

Perché le aziende Italiane (pubbliche e private) non si preoccupano a sufficienza e l’ammontare delle perdite non viene rilevato nei con-ti aziendali?

Io credo possa dipendere anche da un atteggiamento diffuso per cui si tende a rimuovere, a non voler considerare quello che si co-nosce poco.In pratica semplicemente non se ne tiene conto, e non si è sviluppata

Bachi e buchinelle reti

di Riccardo Scalici(Information Technology

underwriter)

-persone colpite da cyber crime nel mondo:

431 milioni2

-giro d’affari del cyber crime nel mondo:

388 miliardi di $2

-perdite economiche sofferte dagli utenti italiani:

857 milioni di $2

- 2011 incremento in generale di attacchi malevoli in Italia => + 81%

- 2011 incremento attacchi ad aziende con meno di 250 dipendenti => + 8%

- l’Italia nel 2010 => pc infettati da Botnet4 2° posto EMEA (dopo la Germania) e nella classifica italiana per città: Roma con il 65% di pc infettati da Botnet è al 1° posto, seguita da Milano con 21%.

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la pratica di scambiarsi informazioni tra aziende danneggiate, qua-si che il danno fosse un tabù da esorcizzare.

In Italia il rischio informatico non è ancora percepito come grave. E quindi il bisogno assicurativo è al suo primo stadio: il riconosci-mento dell’esistenza di un rischio.

Nel nostro Paese gli amministratori delegati, e più in generale tut-te le figure chiamate a un ruolo di responsabilità in azienda, sono stati formati in ambiti dove l’argomento “rischio” ha un peso mar-ginale. E in particolare il rischio informatico non è assolutamente percepito come importante così come accade per altri rischi (penso al rischio inquinamento, o quello della privacy) che scontano una mancanza strutturale di attenzione.

Il mondo delle banche non si discosta molto da questa cultura7, do-ve i quadri dirigenti escono spesso dalle medesime scuole di pensie-ro e dalle medesime esperienze.

A volte si ha l’impressione che le banche sottovalutino l’importan-za della redazione di un check delle assicurazioni. di cui la potenzia-le azienda cliente deve essere dotata per concedere un prestito o un maggior scoperto. O meglio, ne vengono richieste alcune basiche che potevano rappresentare una protezione adeguata in passato, ma che oggi non sono più in linea con l’evoluzione dei rischi.

Anche in virtù di questo scenario credo si possa dire che le copertu-re assicurative sull’informatica rappresentino “il mercato emergen-te”, un terreno vergine in costante sviluppo e progressione.

All’estero, specialmente nel mondo anglosassone, l’evoluzione delle garanzie assicurative è stata più veloce e oggi non c’è prestito ad azien-da che ad esempio non abbia la sua garanzia per le perdite di profitto.

Secondo una stima di ACE, le aziende italiane fino a 50 addetti possono subire danni relativi ai rischi informatici (a secondo del lo-ro giro di affari) da 10 a 90mila euro al giorno, mentre per quelle comprese tra i 200 e i 500 addetti le potenziali perdite giornaliere possono superare i 300mila euro.

Schematizzando e solo per dare dei valori di riferimento si può di-re che nel caso di un grave danno informatico un’azienda può do-ver affrontare costi e perdite stimati tra i 5 e i 25 milioni di euro.

Sembra impossibile ma è di qualche mese fa la notizia di un im-prenditore che ha subito non il furto della propria identità, ma ad-dirittura il furto di titolarità della sua azienda !6 Non è un film, è re-almente accaduto in Italia!

Noi, come tutti gli assicuratori, non possiamo ovviamente di-vulgare notizie su sinistri che colpiscono i nostri assicurati ma, nonostante il costo dei rimborsi diventi sempre più oneroso, ri-teniamo una mission aziendale irrinunciabile continuare a of-frire le garanzie e le coperture contenute nelle nostre polizze informatiche.

La protezione delle coperture informatiche considera una rosa di fatti generatori chiaramente identificabili, rilevabili ed analizzabi-li: virus, malware, azioni dolose, errori, Dos, frodi, etc.. Tutti fatto-ri che possono avere come effetti diretti arresti di elaborazione, e/o malfunzionamenti di elaborazione, e/o perdite di dati. Le conse-guenze economiche indirette sono l’impatto sul business che le per-dite di funzionalità dei sistemi provocano, con le inevitabili perdite di profitto, che in alcune aziende possono assumere anche impor-tanti valenze finanziarie. Ed è questo il “core” delle coperture informatiche, difendere e pre-servare gli utili aziendali dell’assicurato.

NOTE1 Rapporto Sophos 2012 => “Security Threat Report 2012”.2 Art.di Stefania Parmeggiani “Io hacker per un giorno,così ho rubato e venduto dati e password su internet” da Repubblica di Venerdì 5 Otto-bre 2012.3 Le città Italiane più a rischio sono Roma e Milano con il top della % di intrusioni,truffe elettroniche ,botnet e phishing (seminario ACE c/o Club degli assicuratori Romani 28/5/2012 – Hotel Leonardo da Vinci -Roma)- dati Symantec.4 BOTNET Una botnet è una rete formata da computer collegati ad Internet e infettati da malware, controllata da un’unica entità, il botmaster. I controllori della botnet possono in questo modo sfruttare i sistemi compromessi compiere operazioni illecite, in taluni casi agendo persino su com-missione di organizzazioni criminali. I computer che compongono la botnet sono chiamati bot (da roBOT) o zombie.5 per esempio: la RSA ha negato energicamente la sottrazione di informazioni chiave sul funzionamento dei propri algoritmi di creazione delle password one time one way, il costo attuale della remissione dei propri tool ha raggiunto la cifra di 40 milioni e costi di rimborsi ai clienti dan-neggiati al momento valutati in non meno di 60 milioni.(Said Dami,Seminario ACE di 18-20 Settembre, Chateau de Montvillargenne- Chan-tilly - France).6 Bollettino ACE di Giugno 2012 (fonte Key4biz – Raffaella Natale).7 Art. Il Sole 24 Ore nr 285 “Più spazio al risk manager”: L’Eba ha pubblicato nel settembre 2011 nuove linee guida in materia di internal gover-nance, volte a potenziare gli aspetti di governo e di controllo delle banche.” …Il consiglio (di amministrazione) assume inoltre una nuova respon-sabilità ai fini del presidio del rischio informatico…”-

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Con l’evoluzione delle tecnologie l ’industria musi-cale ha affrontato una rivoluzione epocale che ne ha completamente trasformato i modelli di business tan-to che nell ’accezione più comune le “record company” sono oggi def inite “music entertaiment company” e aff iancano l’artista a 360° nella propria attività, dal download, allo streaming audio e video, al social, al live, alle licensing.Nel 2011 i ricavi discograf ici generati a livello mon-diale dalla musica digitale sono cresciuti dell ’8,5% raggiungendo un valore stimato di 5,2 miliardi di dollari Usa. A fronte di un au- mento del 5,5% re-

gistrato nel 2010, questo dato rap-presenta il primo incremento del tasso di crescita annuo da quando l’IFPI ha comin-ciato a misura-re i ricavi digi-tali nel 2004. Oggi i canali di vendita digi-tali assorbono

all ’incirca il 32% del fatturato discograf ico mondiale, rispetto al

29% del 2010. Alcuni mercati, tra cui gli Stati Uniti (52%), la Corea del Sud (53 %) e la Cina (71 %) rica-vano dalle piattaforme digitali oltre la metà dei loro introiti. Secondo le stime dell ’IFPI, la federazione in-

ternazionale del settore, nel 2011 sono stati acquista-ti complessivamente 3,6 miliardi di download (consi-derando insieme singoli e album), con un incremento del 17% sull ’anno precedente. In Italia, nel primo se-mestre del 2012, il mercato digitale è arrivato a rap-presentare circa il 30 % del venduto.Poiché le altre industrie creative, e in particolare i

L’industria musicale,tra innovazione digitalee tutela della creatività

49 anni, una laurea in scienze politiche, inizia la propria attività come addetto stampa presso un importante istituto

bancario. Dopo un’esperienza in agenzia di pubbliche relazioni diventa responsabile per l’Italia di BSA, Business

Software Alliance, l’associazione mondiale dei produttori di software. Nel 1996 viene nominato Segretario Generale

di FPM, la Federazione contro la Pirateria Musicale, dal 1998 al 2005 ha ricoperto il ruolo di Direttore

Generale ed oggi è Presidente di FIMI, la Federazione dell’Industria Musicale Italiana. Presiede inoltre il Comitato Proprietà Intellettuale della Camera

di Commercio Americana in Italia e nel 2010 è diventato Presidente di SCF, Società Consortile

Fonografici.

di Enzo MazzaPresidente FIMI

FIMI (Federazione Industria Musicale Italiana) è nata nel 1992, aderente a Confindustria e IFPI, Federazione dell’industria fonografica internazionale, rappresenta le maggiori imprese produttrici e distributrici del settore discografico per un totale di oltre 2500 marchi tra i più famosi del Mondo.

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settori del cine-ma, dei giorna-li e dell ’editoria libraria, inizia-no soltanto ora a convertirsi ra-pidamente ai ca-nali di distribu-zione online e mobile, il livello di penetrazione digitale all ’interno dell ’industria musi-cale risulta ancora nettamente superiore a quello dei settori comparabili con la sola eccezione del compar-to dei videogiochi.Tanti e diversi sono i modelli di business che si sono affermati incontrando il favore dei consu-

matori. Dal tra-dizionale down-load di brani o album interi da piattaforme come iTunes o Amazon o l ’italiana Cubomu-sica di Telecom, al-lo streaming video di YouTube, gratis per il consumatore ma che remunera le case discograf iche con la pubblicità, a Deezer e Spotify per lo streaming audio, delle vere e proprie radio social costruite dagli utenti, ai modelli integrati in bundle tra piattaforma musicale e connettività come l’italiana TIM Young

basata sulla possibilità di accedere a milioni di brani tramite il contrat-to di telefonia mobile. Lo sviluppo del mercato digi-tale trova fondamento in alcu-ni elementi essenziali. Il primo di essi è rappresentato dal sem-pre più ampio ventaglio di scelte a disposizione del consumatore. Oggi l ’offerta di musica digi-tale può essere grosso modo di-stinta in due principali model-li di consumo: il “possesso” e “l ’accesso”. Entrambi, nel cor-

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Industr i a mus i ca l e

so del 2011, hanno fat-to grandi passi avanti. I servizi in abbonamen-to hanno registrato una crescita ulteriore, legan-dosi a nuovi partner per raggiungere nuove fasce di utenza (principalmen-te tramite un’integrazione con Facebook, oppure in-corporando i propri servi-zi in bundling alle offer-te di vari internet service provider). Nel frattempo le evoluzioni della cosiddetta tecno-logia “cloud”, gui-date dal servizio iTunes Match di Apple, e da Ama-zon Cloud stan-no trasforman-do i modi in cui gli appassiona-ti possono gesti-re e archiviare la loro musica. Le case discograf iche ritengono che entrambi i mo-delli – accesso e possesso – abbiano un enorme po-tenzia le di crescita. Un a ltro fattore di crescita è rappresentato da l l ’ impennata mondia le del la do-manda di smartphone e tablet: accanto a l la pene-trazione (in costante espansione) del la banda larga, questa evoluzione è l ’a ltra causa determinante del sempre più frequente ricorso del pubblico a servi-

zi di download e in abbonamento. Secondo un’anali-si di Fimi-Confindu-stria, anche l ’evoluzio-ne della musica digitale in Italia passerà sem-pre di più per tablet e smartphone, con una decisa spinta sulla mo-bilità rispetto all ’attua-le scenario legato al download da pc. Con ottime pro-spettive di sviluppo.

FIMI ha elaborato i dati sulla base delle ricerche del Politecnico di Milano, dell ’osservatorio di Betwe-en, di Nielsen e ComScore, declinando il futuro dei consumi musicali digitali nel nostro Paese. La cresci-

ta della banda larga mo-bile è legata soprattutto a smartphone e tablet. Oggi vi sono in Italia 95 milioni di sim con oltre 48 milioni di utenti: è la conferma che il futuro mobile dei conte-nuti è sempre più vicino.

Gli utenti mobili italiani, che nel 2011 hanno utiliz-zato un mobile media per fare web browsing, scarica-re applicazioni e contenuti, sono stati il 43 %, segnale di forte cambiamento negli stili di consumo (alla f ine

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del 2011 l’installato di smartphone in Ita-lia era di oltre 21 milioni di apparecchi). Più i consumatori si spostano su tablet e smartphone, più cresce la spesa legata alla musica rispetto al consumo “free” che ha contraddistinto ad esempio il mondo del-la banda larga f issa. Secondo Nielsen, gli utilizzatori italiani di tablet risultano es-sere al secondo posto, dopo quelli ameri-cani, nell ’acquisto di musica (20%). Sul futuro giocano anche un ruolo fondamen-tale il mobile payment (nel 2011 gli italia-ni, tra mobile commerce e mobile remote payment, hanno speso 500 milioni di eu-ro) e la grande predi-sposizione dell ’uten-te italiano verso i social network, do-ve l ’80% degli uti-lizzatori di inter-net è attivo (la più alta media al mondo).

Da rilevare an-che che secondo un recente ricer-ca di Ofcomm, l’autorità britannica per le comuni-cazioni, nell ’ascolto di musica tramite de-vice mobili, gli italiani sono al 54 %, ben al di sopra di UK, con il 45 % e di USA con il 40 %. Il servizio di streaming mu-sicale Deezer già oggi segnala che il 60 % di nuovi abbonati arriva da uno smartpho-ne. Considerando anche la crescita dello streaming musicale, che si prevede supe-rerà il download nel 2014, e la velocità di

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20 Mbps su banda mobile (LTE) a disposizione degli utenti ita-liani nei prossimi anni, è mol-to evidente che le prospettive del mercato digitale italiano sono si-curamente interessanti. Allo stesso tempo resta tuttora sotto osservazione l ’offerta illega-le di musica online che costituisce il principale freno allo sviluppo del mercato. Solo in Italia si con-ta che il 23 % degli utenti inter-net acceda a servizi illegali per scaricare musica (fon-te Comscore – luglio 2012). Con 33 milioni 158 mila e 943 download nei primi sei mesi del 2012, l ’Ita-

lia f igura al terzo posto nel mondo tra i Paesi che scari-cano più musi-ca illegalmente, stando ai risul-tati di una ricer-ca condotta da Musicmetric e i cui risultati so-no stati anticipa-ti in esclusiva dalla BBC. La gradua-toria è capeggia-ta dagli Stati Uniti (96.681.133 down-

load) seguiti dal Regno Unito (43.263.582), men-tre al quarto e quinto posto f igura-no Canada (23.959.924) e Brasile (19.724.522); ricordiamo che gli Sta-ti Uniti primeggiano anche per nu-mero di abitanti (circa 313,2 milioni) davanti a Brasile (194 milioni), Regno Unito (62,7 milioni), Italia (61 milio-ni) e Canada (34 milioni). L’Italia, a causa del grave fenomeno della pirate-ria è da tempo nella lista “nera” del go-verno degli Stati Uniti, la 301, che in-dividua gli Stati con una poco eff icace azione antipirateria.

Per quanto riguarda la pirateria musicale nello speci-f ico, il danno alle aziende di settore ammonta a 300 milioni di euro annui (generati al 90% dalla pirateria digitale) con un calo del mercato legale che si attesta in media sul 15% all ’anno.

Il fenomeno richiede ovviamente l ’intervento di tut-ti, dalle istituzioni, alle forze dell ’ordine, alla magi-

stratura e ai consumatori, che devono essere consapevoli che i ridotti investi-menti, a causa della contraffazione di-gitale, possono colpire lo sviluppo di nuovi artisti e quindi rif lettersi nega-tivamente sulla musica stessa. Negli ultimi due anni le iniziative della magistratura sono aumentate e diverse piattaforme illegali sono state sequestrate, quando collocate in Ita-lia, o bloccate a livello di IP e DNS quando collocate all ’estero, quali Pi-

rate Bay, BTJunkie e Kah. Ph, fenomeni da milioni di download al mese.Le piattaforme ille-gali possono gene-ralmente contare su una forte attrattiva per gli investitori pubblicitari e sua tale piano van-no sensibilizzati i marchi, per non apparire con pro-pri banner su siti illegali. Nel set-tore delle carte di credito sono stati raggiunti importanti ac-cordi con le maggiori società di servizi interbancari

e con Paypal per eliminare i ser-vizi dai siti che offrono contenu-ti illeciti. Molto importante, sul piano ita-liano, è stata anche l ’introduzio-ne della modif ica introdotta con la legge n. 99 del 2009 e che ha inserito tra i reati presupposto ex d.lg. 231 una serie di fattispecie contenute nella c.d. “legge sul diritto d’autore” (legge 22 aprile 1941 n. 633). La corresponsabi-lizzazione dell ’ente per questi ti-

pi di reato era da tempo auspicata nei settori del-la proprietà intellettuale , dato che si tratta di reati spesso commessi all ’interno di aziende al f ine di pro-curare un interesse o un vantaggio all ’azienda stessa o commessi da dipendenti, pensiamo all ’upload di con-tenuti illeciti tramite server aziendali e il nuovo arti-colo 25-novies prevede per l ’ente sanzioni pecuniarie che possono arrivare f ino a 500 quote e sanzioni inter-dittive per la durata massima di un anno.

I ndustr i a mus i ca l e

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Finmeccanica è il primo gruppo industria le ita lia­no nel settore dell ’a lta tecnologia e tra i primi dieci player mondiali nell ’Aerospazio, nella Difesa e nel­la Sicurezza. Il Gruppo Finmeccanica è concentrato su tre settori strategici, ovvero Elicotteri, Elettronica per la Difesa e Sicurezza e Aeronautica, nei quali rea­lizza il 72% dei ricavi e il 67% degli ordini, oltre a impegnare il 75% delle risorse umane. Finmeccanica è anche leader europeo nei Sistemi di Difesa, con un buon posizionamento a livello internazionale, e van­ta una presenza consolidata nel settore spaziale do­ve ha la leadership nel mercato dei servizi satellitari. Inoltre, dispone di signif icative competenze e di una consolidata posizione di mercato a livello mondiale nei settori dei Trasporti e dell ’Energia.L’unità centrale di Insurance Risk Management, di cui sono responsabile, ha il compito di individuare e va­lutare, anche attraverso il supporto di modelli pro­babilistici, i rischi potenzialmente assicurabili a cui è esposto il Gruppo identif icando, di concerto con i Risk Owner, le opportune azioni di Risk Mitigation. Def inisce quindi le strategie di trasferimento del ri­schio al mercato assicurativo e coordina l ’attività di gestione dei sinistri.

Quali sono i rischi più caratteristici della sua azienda e, più in generale, del vostro settore di attività? L’insieme dei rischi che caratterizza il Gruppo Finmeccanica è sicuramente molto ampio. Innanzi tutto, tenuto conto dei particolari settori di attività in cui operiamo, i nostri principali clienti sono governi nazionali ed istituzioni pubbliche. Di conseguenza il Gruppo è fortemente dipendente dai livelli di spesa di ta li enti e, per far fronte alle con­trazioni dei budget delle pubbliche amministrazioni, si è reso necessario perseguire una politica di diver­sif icazione internazionale, identif icando tre mercati domestici quali Ita lia, USA e Regno Unito, oltre che

competere nei mer­cati emergenti ca­ratterizzati da alti tassi di crescita.

Le società del Gruppo operano inoltre in manie­ra signif icativa su contratti a lungo termine con prez­zo determinato. Ne deriva che un incre­mento non atteso dei costi sostenuti nell ’esecuzione dei contratti potrebbe determinare una si­gnif icativa riduzio­ne della redditività

o una perdita. In aggiunta, nell ’ambito dell ’eserci­zio delle proprie attività, le nostre società operative sono esposte a l rischio di responsabilità nei confron­ti di clienti, o di terzi, connesse a lla corretta esecu­zione dei contratti. Tali responsabilità, ad esempio, potrebbero essere causate da un’eventuale ritardata o mancata fornitura dei prodotti/servizi oggetto del contratto, da una potenziale non rispondenza di ta­li prodotti/servizi a lle richieste del committente op­pure da inadempienze o ritardi nella commercializ­zazione e nella prestazione dei servizi post­vendita. A tal proposito sono state poste in essere specif iche attività volte a identif icare, valutare, mitigare e mo­nitorare i rischi e le incertezze legate a lla esecuzione dei contratti, tra cui procedure di Lifecycle Manage-ment e Risk Assessment.

Le società, operando attraverso numerosi impianti in­dustriali, sono esposte anche a rischi ambientali oltre

La parola al Risk Manager: Gabriele Palandri

Gabriele PalandriRisk Manager di Gruppo Finmeccanica

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che ad eventi atmosferici e naturali. Il Gruppo è inol­tre esposto a rischi correlati al credit rating, alle f lut­tuazioni dei tassi di cambio e alla partecipazione come sponsor in fondi pensione a beneficio definito. Anche l’eventuale mancato rispetto della compliance a specifi­che normative, soprattutto per quanto riguarda la pro­gettazione, lo sviluppo e la produzione di beni desti­nati al settore della difesa, rappresenta un rischio per il Gruppo. Specifiche azioni di Risk Management sono state implementate per gestire i rischi appena esposti.

Parliamo dei rischi legati a lla “proprietà intellet-tuale”? Si tratta di una sfera di rischi particolar-mente delicata e problematica da gestire nel vo-stro settore? Come ci si tutela?In un contesto internazionale, come quello in cui opera il Gruppo Finmeccanica, le quote di mercato vengono sostanzialmente conquistate in funzione del contenuto innovativo dei propri prodotti, conseguen­temente il livello di conoscenza e la capacità di in­novazione delle nostre società ha assunto un’impor­tanza strategica determinante. Non a caso nel 2011 la spesa complessiva del Gruppo per attività di Ricer­ca e Sviluppo è stata pari a circa 2 miliardi di euro.Ne deriva dunque la necessità di proteggere e tutelare le tecnologie, le soluzioni sistemistiche ed in generale le innovazioni del Gruppo con titoli di Proprietà In­dustria le e Intellettuale, i cosiddetti Intellectual Pro-perty Rights o brevemente IPR, evitando così che altri possano appropriarsene sfruttandole indebitamente.L’IPR in Finmeccanica è quindi parte dei processi chiave volti a migliorare la posizione competitiva del Gruppo e, come conseguenza, il suo valore di mercato.Risulta inoltre necessario identif icare e realizzare, in modo continuo e dinamico, il valore strategico dell ’IPR associandolo in tempo reale a lle attività in corso ed a quelle previste.La protezione della Proprietà Intellettuale è dunque presente come criterio guida sin dalle prime fasi del­lo sviluppo dei prodotti e dei processi. I progetti di Ricerca e Sviluppo, a l momento del loro avvio, devo­no def inire le opportunità di rivendicazioni brevet­tuali ed identif icare i meccanismi di protezione del­le tecnologie, dei prodotti, dei sistemi e dei processi.Gli IPR in Finmeccanica vengono governati attra­verso un sistema articolato che comprende la tutela dei brevetti, dei modelli, dei disegni e dei marchi, la gestione e l ’ottimizzazione del loro portafoglio a li­vello di Gruppo, la def inizione delle clausole di Pro­prietà Intellettuale nei contratti con terze parti, l ’en-forcement dei titoli attraverso il monitoraggio della concorrenza, la loro valorizzazione attraverso accordi di licensing, crosslicensing e vendita, l ’assistenza tec­nica e il trasferimento tecnologico tra le aziende del Gruppo e il mondo esterno.

La gestione del Capitale Intellettuale e dell ’insieme dei titoli di Proprietà Intellettuale si avvale di un por­tale che, oltre a fungere da archivio e deposito, divie­ne un vero e proprio marketplace tra tutte le Aziende del Gruppo, le società esterne e il mondo Accademico.

E quali possono essere le principali evoluzioni, ovvero i “nuovi” rischi, da prendere in considera-zione in futuro? Sicuramente i rischi di security, ed in particolar mo­do quelli legati a lla cyber security, stanno assumendo un’importanza sempre più rilevante.Un altro tema a mio parere molto delicato è quello dei rischi insiti nella gestione della supply chain. Seb­bene sia improprio considerarli come “nuovi” rischi, l ’attuale condizione politica ed economico­f inanzia­ria e le sempre più frequenti catastrof i naturali ren­dono l ’argomento di estrema attualità. Aggiungerei che, anche per i gruppi industria li, l ’e­sposizione a rischi derivanti da responsabilità profes­sionale sta divenendo sempre più elevata.

Qual è il livello di attenzione verso la problemati-ca del rischio da parte delle aziende appartenenti a l vostro comparto?Molto alto, del resto la corretta gestione di tutti i ri­schi insiti nello svolgimento delle attività aziendali è fondamentale per preservare, nel lungo termine, la creazione di valore economico e per proteggere le at­tività di interesse degli stakeholder. In Finmeccanica quest’area è presidiata con un ap­proccio integrato top-down e bottom-up tra la Capo­gruppo e le società operative, nel quale le responsa­bilità specif iche sono determinate dalla tipologia di rischi affrontati ai vari livelli.In particolare i rischi strategici e f inanziari sono va­lutati, mitigati e monitorati direttamente dalla Ca­pogruppo mentre i rischi tecnologici e operativi, che derivano dall ’esecuzione dei contratti, sono general­mente gestiti dalle società controllate, ciascuna per il proprio ambito specif ico di business.

Potrebbe esporci brevemente un caso, signif ica-tivamente positivo, in cui la corretta gestione del rischio è risultata importate per la sua azienda?Considerata purtroppo l ’attualità del tema, il pri­mo caso che mi viene in mente è quello del terremo­to in Abruzzo. In quella drammatica situazione l ’a­ver adottato adeguate azioni di business continuity ha permesso alle società operative colpite dal sisma di riprendere in tempi relativamente brevi le attivi­tà produttive, limitando così i danni da interruzione di attività. Un adeguato programma assicurativo All Risk Property ha poi permesso di recuperare buona parte dei danni sofferti dal Gruppo.

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La crisi economica e il crescente nu-mero di eventi catastrofali che colpisco-no ogni anno le attività dimostrano con evidenza sempre maggiore che i rischi non possono essere analizzati e gestiti singolarmente.

Quando parliamo di business e di ri-schi globali, è bene non focalizzarsi sul solo elemento geografico, ma su uno spettro più ampio di fattori di rischio, tutti in grado di influenzare la dimen-sione strategica, il profitto e il successo di un’organizzazione.

Molti rischi sono interconnessi, pro-filarli e mapparli è quindi decisivo per rispondere a domande quali: • dove sono a rischio fatturato e profit-

tabilità?• dove si dovrebbe fare il prossimo inve-

stimento?• a quali rischi non si è pensato?• come può un’organizzazione valutare

la propria direzione strategica in una situazione di cambiamento continuo?

La prospettiva va allargata al concetto di multidimensionalità e di interconnessione tra i rischi. Per fare questo è importante guardare al di là della semplice dimensione spazio-temporale e abbracciare un concetto di rischio complesso che supporti le aziende a compiere delle scelte consapevoli. Spesso un’azien-da si trova a dover investire in paesi differenti da quelli dove opera rego-larmente pur non conoscendone in dettaglio gli ipotetici scenari di ri-schio o, al contrario, ha necessità di dover valutare un disinvestimento in paesi in cui è presente da tem-po, ma che per le mutate situazio-ni sociali, geopolitiche, fiscali, non

rappresentano più una scelta profittevole per il proprio business.

È sulla base di questi presupposti che Zurich ha deciso di sviluppare Zurich Risk Room, un motore di visualizza-zione tridimensionale che consente di creare per più di 160 paesi nel mondo una simulazione di profilo di rischio per 70 rischi concreti, raggruppati in sei ca-tegorie denominate risk factors.

Obiettivo dello strumento è quello di fornire supporto, informazioni e racco-mandazioni anche su rischi che sembra-no non gestibili, cercando di ridurre il confine tra l’assicurabile e il non-assicu-rabile. Il tool è stato presentato al World Economic Forum di Davos nel 2012 e

Zurich Global Corporate Italy aprirà le porte di Risk Room ai propri clienti con incontri mirati ed eventi dedicati a par-tire dal 2013.

I business si confrontano con rischi che emergono per la prima volta all’oriz-zonte, altri che ci sono sempre stati, altri che tornano ciclicamente. Compito pri-mario di una compagnia quale Zurich è quello di dotare gli imprenditori di uno strumento che sia in grado di ridurre il tempo intercorrente tra l’identificazione di un rischio e la sua risposta strategica, offrire dei razionali di supporto, visua-lizzare intuitivamente la rilevanza e gui-dare verso scelte consapevoli che possa-no garantire profitto all’organizzazione.

Rischi tra multidimensionalitàe interconnessione

Paolo BasilicoBroker Relationship ManagerZurich Global Corporate Italy

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Survey 2012 della FERMA: più di 800 adesioni da Risk Manager europeiL’indagine 2012, realizzata dalla FERMA tra maggio e giugno e che è documento di riferimento per lo sta-to dell’arte del Risk Management europeo, ha ricevuto un numero di adesioni record, arrivando a 809 risposte

ricevute. I risultati emersi dalle 41 domande sui rischi, la loro gestione e le view dei Risk Manager sul mondo assicurativo sono all’attenzione del seminario FERMA che ha luogo in questi giorni a Versailles.È la sesta volta che FERMA realiz-za questa indagine, condotta in col-laborazione con AXA Corporate So-lutions e Ernst & Young, e in ogni occasione il numero dei partecipan-ti è aumentato in maniera significa-tiva. Nel 2010 avevano partecipato in 782.Cristina Martinez, membro del bo-ard FERMA, incaricata della realiz-zazione dell’indagine, ha commen-tato: “La partecipazione di oltre 800 Risk Manager rende questa survey una grande opportunità per capita-lizzare al meglio le conoscenze e le esperienze reciproche. Puntiamo ad offrire un quadro chiaro dei trend

così che i Risk Manager possano capire come la gestio-ne del rischio si stia evolvendo in Europa.Michel Dennery, Vice Presidente FERMA e responsa-bile del seminario di Versailles, ha dichiarato: “L’ap-puntamento di Versailles fornirà informazioni utili, spunti interessanti ed anche provocatori”.

Cambia il board della FERMA Isabel Martinez, membro dell’associazione naziona-le spagnola di Risk Management (AGERS) è stata no-minata membro del board della FERMA. Sostitui-sce Igor Mikhaylov , dimissionario a causa di impegni lavorativi.Isabel è capo del dipartimento Finance and Marketing dell’Università Autonoma di Madrid, dove è responsa-bile del Risk Management e della gestione finanziaria.Il Presidente della FERMA Jorge Luzzi ha dichiara-to: “Siamo molto felici dell ’arrivo di Isabel nel no-stro board e siamo convinti che sarà in grado di for-nire un prezioso contributo all ’Associazione, grazie anche al suo forte background accademico”.FERMA ha inoltre annunciato che Alessandro De Fe-lice, membro ANRA, è stato nominato secondo Vice Presidente dell’Associazione.

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Per informazioni su tutte le attività della FERMA visita www.ferma.eu

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NEW YORK, 2 ottobre 2012 – Il gruppo assicurativo American Inter-

national Group, Inc. (NYSE AIG) ha svelato oggi il nuovo logo AIG,

caratterizzato da un design moderno e nuovi colori. Il logo rivisto sa-

rà adottato nelle campagne pubblicitarie aziendali a livello globale dal

prossimo autunno.

Il nuovo logo AIG sarà utilizzato solo parzialmente, in attesa che la

società completi l’attività di rebranding delle divisioni proprietà e in-

fortuni e fondi pensione nei prossimi mesi. Al termine dell’attività di

rebranding, la divisione proprietà e infortuni, attualmente conosciu-

ta con il marchio Chartis, assumerà il logo AIG nella maggioranza dei

paesi. Il ramo vita e pensione, conosciuta con il nome SunAmerica Fi-

nancial Group, diventerà AIG Life and Retirement.

“Il gruppo AIG sta riacquistando la sua reputazione. I clienti, gli in-

vestitori e il pubblico in generale riconoscono che in America il nostro

gruppo assicurativo ha risanato i propri bilanci, ottenendo dei profit-

ti,” ha dichiarato Robert H. Benmosche, Presidente e Amministrato-

re Delegato di AIG. “Il nostro nuovo logo riflette la rinascita e la foca-

lizzazione verso il futuro del gruppo AIG: è un logo contemporaneo,

dinamico, trasparente e rivitalizzato. Ogni giorno ci impegniamo a

incrementare questi risultati, attraverso un continuo processo d’inno-

vazione, sostenuto dalla fornitura di prodotti e servizi di ottima qua-

lità ai nostri clienti.”

# # #

American International Group, Inc. (AIG) è una primaria compagnia

di assicurazione internazionale con operatività in oltre 130 paesi. Le

società del gruppo AIG servono clienti commerciali, istituzionali e in-

dividuali tramite una delle più vaste reti assicurative per il settore pro-

prietà e infortuni a livello globale. Le società del gruppo AIG sono

inoltre leader del mercato assicurativo per il ramo vita e pensione ne-

gli Stati Uniti. Il gruppo AIG è quotato presso la Borsa di New York

e di Tokyo.

AIG svela il nuovo logoIl nuovo logo è il punto di partenza di un’azione di rebranding totale nel prossimo autunno

Robert H. Benmosche, Presidente e Amministrato re Delegato di AIG

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(dal Greco “apotrépein”=“allontanare”) è un aggettivo che viene attribuito ad una persona o oggetto atto a scongiurare o annullare gli influssi maligni. Letteralmente ha il significato di una azione di allontanamento, ma nel mondo letterario ha assunto il carattere di rito che allontana il male, dunque esorcizzante.E l’Italia, come ben noto, è la terra degli scongiuri e delle scaramanzie. In questa pagina andiamo quindi a scoprire le diverse storie di scaramanzie, riti e scongiuri atti a evitare ogni tipo di malasorte.

Coda di pesce La coda seccata di un delfino veniva attaccata alla prua della nave per assicurarsi un buon viaggio e buon vento, mentre quella di un pescecane serviva per proteggere i marinai da que-sti temibili pesci. A volte, nel Mediterraneo, si usava come amuleto anche la coda del tonno, che in questo caso era esclu-sivamente talismano per la casa, facendo attenzione che la bi-forcazione della coda fosse rivolta in su.Probabilmente, la fiducia nel potere della coda di pesce risale alla credenza nel potere del delfino, spesso usato come amule-to, ma sopratutto nel fatto che la dea Atena veniva rappresen-tata molte volte con pesci e delfini. Nella casa, il pesce è un simbolo di fertilità, per il gran numero delle sue uova. La coda di pesce, inoltre, veniva usata per tenere lontana la sventura e per proteggere dalle malattie.

Il coralloIntorno al corallo sono fiorite molte leggende. Secondo una anti-ca leggenda greca, all’eroe Perseo venne affidato il compito di ta-gliare la testa di Medusa, una delle tre Gorgoni, figure terrifican-ti della mitologia antica, descritte con le ali, con una capigliatura fatta di serpenti e con zanne che sporgono dalla bocca. Medusa, l’unica mortale delle tre sorelle, aveva il potere di pietrificare tutti coloro che osavano guardarla. Gli dei accorsero allora in aiuto di Perseo donandogli uno scudo lucente come uno specchio, un el-mo che rendeva invisibile e una spada di diamante. Così armato Perseo si recò alla dimora di Medusa e grazie allo scudo che lo pro-tesse dallo sguardo fatale di Medusa, con un fendente della spada di diamanti, tagliò la testa del mostro il cui sangue finì in mare e trasformò i ramoscelli delle piante marine nel prezioso corallo.L’ambigua natura di animale-minerale ha sempre conferito al co-rallo un grande valore come simbolo esoterico. Si riteneva che fer-masse le emorragie, che allontanasse i fulmini e che avesse la pro-prietà di rendere potabile l’acqua.Le ramificazioni del corallo ricordano l’apparato circolatorio umano e, per questo motivo, si dice che favorirebbe la formazione dei globuli rossi, e quindi, posto sul quarto chakra, sarebbe parti-colarmente adatto agli anemici. In tempi remoti si credeva che potesse liberare gli uomini dagli in-cantesimi e a tenere lontano malefici e sortilegi ed era usato come amuleto contro i demoni e la cattiva sorte.I Romani usavano metterne un rametto attorno al collo dei figli e ancora oggi un cornetto di corallo è ritenuto un portafortuna. Ancora oggi è diffuso l’uso di avere con sé uno o più cornetti as-sociati spesso al ferro di cavallo o al gobbetto quasi che questi og-getti possano mutare il corso del nostro destino.

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Workshop ANRA

25-26 ottobre 2012 – Milano21-22 novembre 2012 - RomaSi terrà il prossimo 25 e 26 ottobre a Milano, presso la Sala Stampa di Telecom Italia, il primo dei due workshop organizzati da ANRA dal titolo “Eventi, Re-sponsabilità, Assicurazione: Claims Management”. Le due giornate (ore 10,00 - 18,00) saranno incentrate sui sinistri di responsabilità civile (RCT/RCO/RCP). E’ previsto il rilascio dell’ Attestato di Frequenza e Profitto ai fini dell’aggiorna-mento professionale.

L’appuntamento verrà ripetuto il 21-22 novembre a Roma, presso la sede del-la FINAF Spa.

Perché iscriversi ad Anra? Hai a Disposizione l’esperienza e la Competenza Dei soCi c’è sempre un socio che si è trovato a gestire un tuo problema simile prima di te e può parlartene con competenza

riCevi notizie e informazioni Utili per lo svolgimento Del tUo lavoro tramite la newsletter trimestrale Risk Management News e segnalazioni via mail

pUoi parteCipare gratUitamente a seminari e Convegni ANRA organizza nel corso dell’anno almeno due eventi dedicati ai soci, per approfondire gli argomenti tra i più scottanti dello scenario dei rischi e delle assicurazioni

pUoi segUire Corsi Di formazione UsUfrUenDo Di sConti i corsi sono impostati da ANRA e prevedono soci come docenti con un approccio pratico al Risk Management e all’assicurazione

pUoi essere informato sU riCerCHe Di insUranCe o risk manager sul sito www.anra.it, nell’area riservata ai soci, vengono esposti gli annunci provenienti dalle società di ricerca di personale o dalle società dei soci

troverete tUtte le informazioni per l’isCrizione sUl sito anra www.anra.it

post-it

Per tutti gli aggiornamenti sulle iniziative ANRA vi rimandiamo al sito dell’Associazione www.anra.it

Convegno Anra – Lloyd’s

20 novembre 2012 – RomaIl prossimo 20 novembre, alle ore 14.00, presso la Residenza dell’Ambasciatore Bri-tannico a Roma a Villa Wolkonsky, si terrà il convegno organizzato da ANRA e Lloyd’s in collaborazione con ACB ed AIBA dal titolo “Assicurazione Rischio Ca-tastrofi Naturali in Italia: Una decisione improcrastinabile” al quale interverranno prestigiosi relatori. I lavori saranno aperti da un saluto dell’Ambasciatore di Sua Maestà Britannica Sir Christopher Prentice.

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