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Testata Giornalistica di Cinema e Serie TvMensile Dicembre 2014 ANNO 1 - N. 3

Registrazione Tribunale di Roma n. 203/11del 17 Giugno 2011

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Direttore ResponsabileGiuseppe Rogolino

Capo Redattore/Capo ServizioLetizia Rogolino

Redattore/Responsabile Serie TvCarlo Andriani

Hanno collaborato a questo numero:Carlo Andriani

Ghita Stefania MontaltoLetizia RogolinoLaura Manaresi

Pubblicità[email protected]

EditoreASTUS s.r.l.

Tel +39 0692918588 - Fax 0692911910Roma - Italia

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L’Ultimo Viaggio nella

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La trilogia di Peter Jackson siconclude con un finale epicodi Letizia Rogolino

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Il 17 Dicembre  è un giorno atteso e temuto dai fans della coppia creativa Peter Jackson – JRR Tolkien, poichè arriva nelle sale Lo Hobbit: La Battaglia delle Cinque Armate, l’ultimo capitolo della trilogia prequel del Signore degli Anelli. L’avventura di Bilbo Baggins volge al termine, ma lo fa con i fuochi d’artificio. Infatti, se il primo capitolo è stato impegnato in gran parte con  la presentazione della storia, degli equilibri tra le parti e dei personaggi mantenendo un ritmo sostenuto, da Lo Hobbit:  La Desolazione di Smaug abbiamo vissuto un crescendo di pathos, emozioni e azione, fino ad arrivare a questo nuovo film che è una vera e propria esplosione

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di effetti speciali, combattimenti, sentimenti e acrobazie visive. Schiavi dell’ira del temibile drago Smaug, Pontelagolungo subisce un duro colpo e i pochi abitanti rimasti devono cercare di costruirsi una nuova vita altrove. La Montagna piena d’oro e pietre preziose diventa il luogo centrale, intorno alla quale si alimenta una guerra che coinvolge le cinque armate della Terra di Mezzo. I Nani di Erebor, gli Elfi e gli Umani devono coalizzarsi per sconfiggere i due eserciti di orchi che avanzano velocemente da Nord, ma sceglieranno la strada più semplice? Bilbo Baggins intanto si ritrova all’interno della Montagna, in ostaggio di un Thorin Scudodiquercia diverso, sotto il giogo della malattia del drago che lo sta portando alla pazzia. Non ragiona più lucidamente, per il bene del suo popolo, ma pensa solo a proteggere il tesoro e a trovare la tanto ambita Arkengemma. La sua ossessione e la sua mente offuscata lo rendono ottuso e privo di buonsenso verso le ragionevoli richieste degli Elfi e degli Umani che vorrebbero solo la loro parte di tesoro come accordato. Tutto ciò scatena una guerra inevitabile, che prende una brutta piega, con l’arrivo degli orrendi e spietati orchi.

Peter Jackson e gli sceneggiatori Fran Walsh e Philippa Boyens hanno realizzato un finale epico al di sopra di ogni aspettativa, senza risparmiare le scene d’azione, i dialoghi fondamentali ed emozionanti, e le dinamiche intriganti tra i vari personaggi del racconto. Senza cadere banalmente nel confronto con il romanzo da cui è tratto il film, possiamo dire che Lo Hobbit: La Battaglia delle Cinque Armate è un film che funziona. Fin dalla prima scena prologo con l’attacco di Smaug alla città di Pontelagolungo lo spettatore viene catapultato nel pieno dell’azione, godendo anche della tecnica del 3D di alta qualità, che produce l’effetto di puro divertimento. Nessun particolare è lasciato al caso e la regia si sposa perfettamente con la sceneggiatura, la scenografia ed effetti visivi coinvolgenti ed emozionanti. Non manca una vena di romanticismo nella graduale caduta del Re Thorin e nella relazione tra l’elfo Tauriel e il Nano Kili.Ne sono passati di anni dal 1937, anno in cui il romanzo Lo Hobbit venne pubblicato per la prima volta, dando vita a questo mondo fantastico e affascinante, nato dalla fervida immaginazione di un autore di favole per bambini. Martin Freeman nel ruolo del giovane Bilbo Baggins,

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BIG HERO 6

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“Mi piacerebbe vivere in un mondo con tanti Baymax per tutti noi...ma purtroppo abbiamo votato male!”Flavio Insinna

Il 18 Dicembre arriva nelle sale italiane Big Hero 6, il nuovo film Disney diretto da Don Hall e Chris Williams, i creatori del magico Frozen – Il Regno di Ghiaccio e del divertente Ralph Spaccatutto. La storia avventurosa, ricca di azione e gag esilaranti, è quella di Tadashi, un ragazzino che costruisce un robot ultra moderno di nomeBaymax, per prendersi cura delle persone. Tra i due si forma un legame speciale sullo sfondo di un futuro non troppo lontano e, quando la città di San Fransokyo viene coinvolta da un evento devastante, il fratello maggiore di Tadashi, Hiro, chiede l’aiuto di Baymax e i suoi amici.

Hanno presentato Big Hero 6 a Roma, i doppiatori italiani Flavio Insinna, Virginia Raffaele e Moreno, il

rapper che ha firmato anche una canzone della colonna sonora del film. “Personalmente se non avessi fatto Don Matteo, non avrei mai conosciuto Luca Ward che poi mi ha presentato Roberto Morvillo della Disney che mi ha contattato per questo progetto. Io ho sempre recitato fisicamente in presa diretta e non ho mai cercato di fare il doppiatore. Però un giorno Morvillo mi chiama dicendo che per questo film serve un talent, così faccio il provino ed è andata. E’ una testimonianza che nella vita contano gli incontri e anche un mestiere che non è il tuo, se incontri le persone giuste, può portare a qualcosa di buono. Loro hanno tirato fuori il meglio di me e mi hanno seguito molto, con tante prove lì dietro il vetro. Io sono Baymax

Flavio Insinna, Virginia Raffaele e Morenopresentano il nuovo film Disneydi Letizia Rogolino

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che non è solo un robot ma un operatore sanitario…e in un paese calpestato ogni giorno come il nostro, con i tagli alla sanità chi non vorrebbe a casa un operatore sanitario personale che ti chiede come stai? e ti cura senza dover fare impegnative, ticket etc…E’ un personaggio rassicurante e coccoloso, mi piacerebbe vivere in un paese con tanti Baymax per tutti noi ma non è colpa mia se abbiamo votato male” ha dichiarato ironicamente Insinna. Virginia Raffaele invece è la voce di Zia Cass, del quale ha raccontato: “Il mio personaggio è frizzante, lunatico. Roberto Morvillo mi è stato molto vicino, perchè anche per me è la prima volta come doppiaggio. Quando un personaggio in video corre, tu sei fermo, e così a volta qualcuno mi scuoteva all’improvviso. Ho sempre sognato di doppiare o essere in un cartone animato, ma far parte della famiglia Disney fa sempre effetto”.

“E’ un cartone per tutti, diverte ma fa anche commuovere. Io sono rimasto anche nel mio settore, perché ho fatto una canzone. Tuttavia

fare una canzone per un cartone animato è un’esperienza nuova, mi sono documentato e immedesimato nella storia per scrivere. Sono molto felice di aver partecipato, è fantastico, la Disney è una cosa bellissima” ha aggiunto il giovane cantante Moreno.

Come spesso accade con i talent che si cimentano nel doppiaggio di un cartone animato, la stampa ha chiesto ai protagonisti quali film d’animazione ricordano con più affetto e considerano i loro preferiti. Insinna ha fatto il nome de Il Libro della Giungla e Gli Aristogatti, ricordando poi la voce di Gigi Proietti come il mitico Genio di Aladdin e ha sottolineato: “Vorrei chiudere comunque la mia carriera doppiando Baloo, del quale condivido la filosofia di vita del ‘Basta lo stretto indispensabile”. Virginia Raffaele invece ha un debole per Gli Incredibili con il personaggio di Edna Mode con la voce di Amanda Lear.

Parlando del suo approccio con il personaggio di Baymax, Flavio Insinna ha raccontato poi il lavoro fatto, grazie alla

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supervisione di Morvillo e tante prove: “Ci siamo avventurati con in piedi di piombo. La sfida è stata quella di non essere robotico nella voce, ma allo stesso tempo non sei un essere umano, quindi di trovare una giusta via di mezzo. Tutte le battute erano pronunciate con un sorriso rassicurante e coccoloso, solo nel finale c’è un piccolo scarto, ci siamo abbandonati ad un sentimento autentico e umano. Poi i personaggi hanno sempre un arco narrativo, e anche Baymax cambia. Per tutto il viaggio ho seguito la leggerezza di Massimiliano Manfredi che ha una voce incredibile, che io ho dovuto cercare in ogni parola. Ci vuole sempre un grande rispetto, bisogna sempre amare quello che fai senza per forza amare quello che sei. Ho cercato di amare alla follia Baymax senza mai compiacermene. Sono animato da una grandissima auto disistima, come diceva Fellini per questo per me questo lavoro è un inferno perchè non mi piaccio quasi mai”.

Anche se tutti e tre lavorano con la voce, tra televisione e radio, l’esperienza del doppiaggio è qualcosa di diverso, come ha sottolineato la Raffaele: “Quando sei in radio, non essendoci la parte visiva, devi comunicare tutto con la voce, utilizzando i tempi comici che sono fondamentali. Con il doppiaggio, però, si passa ad un livello successivo perché davanti a noi abbiamo dei personaggi, che sembrano dei veri e propri attori in carne ed ossa. Qui il mestiere di attore ci viene

in aiuto anche se non tutte le intenzioni o le intuizioni che abbiamo possono essere giuste. Alcune, tanto per usare un termine tecnico, possono non incollarsi al viso del nostro personaggio. In questo senso si comprende come il doppiaggio è un lavoro di voce profondamente legato alla parte visiva.” 

Big Hero 6, ispirato all’omonimo fumetto Marvel, è anche una storia di amicizia e riesce a trattare anche temi importanti e riflessivi, come l’elaborazione del lutto e le difficoltà dell’età adolenscienziale. “Adoro le amicizie improbabili, e quindi l’approccio di Baymax con questo bambino che sembra non volerlo, e poi il viaggio che fanno insieme; se ti accorgi che il tuo compagno di viaggio è speciale ti commuovi. Mi ha colpito molto il rapporto tra Hiro e Baymax” ha sottolineato Flavio Insinna, mentre Moreno ha concluso aggiungendo qualche parola sulla canzone realizzata per il film: “Con questa canzone ho provato a mandare un messaggio positivo, quello di credere nei propri sogni, nella propria creatività. La determinazione del personaggio è positiva, importante, è una cosa che davvero può accadere ed è stimolante per chi guarda la storia. Se Hiro, con le sue qualità speciali, non avesse avuto un amico come Baymax, non sarebbe riuscito a superarsi”.

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2014 The Imitation Game

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2014 Enigma di un Genio

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Benedict Cumberbatch è il geniomatematico Alan Turingdi Letizia Rogolino

Il regista norvegese Morten Tyldum ci regala, per il nuovo anno, il suo The Imitation Game, film che racconta la storia di Alan Turing, il celebre matematico che riuscì a decriptare il codice nazista Enigma, durante la Seconda Guerra Mondiale. Durante l’inverno del 1952, le autorità britanniche entrano nella casa del matematico, criptoanalista ed eroe di guerra Alan Turing per indagare su una segnalazione di furto con scasso. Finiscono invece per arrestare lo stesso Turing con l’accusa di “atti osceni”, incriminazione che lo avrebbe portato alla devastante condanna per il reato di omosessualità. Le autorità non sanno che stanno arrestando il pioniere della moderna informatica.

Noto leader di un gruppo eterogeneo di studiosi, linguisti, campioni di scacchi e agenti dei servizi segreti, ha avuto il merito di aver decifrato i codici indecifrabili della macchina tedesca Enigma durante la II Guerra Mondiale. Benedict Cumberbatch si cala perfettamente nei panni di questa figura fragile ed eccentrica, un uomo dedito al lavoro, che deve fare i conti con la sua omosessualità, in quegli anni considerata illegale. Al suo fianco Keira Knightley, Matthew Good e Mark Strong nei ruoli più rilevanti che lasciano un segno nella storia. Sullo sfondo di una scenografia attenta e fedele al periodo storico trattato, The Imitation Game non è prettamente un film storico, ma un melò disturbato da una buona

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5 possibili biopic per Benedict Cumberbatcha cura di Letizia Rogolino

dose di humour, come la maggior parte dei film inglesi.Tyldum, grazie ad una sceneggiatura brillante e

lineare, e ad un cast convincente e adatto ai vari personaggi, riesce a confezionare un film piacevole da guardare, con un buon ritmo e un suggestivo effetto finale. Cumberbatchtira i fili della narrazione, regalando una performance verosimile e dinamica, lontano dalla caricatura del personaggio realmente esistito, anche perché il film risulta comunque una versione romanzata della realtà, anche grazie alla colonna sonora suggestiva e avvolgente di Alexandre Desplat.

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Tra le sue tante interpretazioni ci sono anche quelle di personaggi realmente esistiti, tra i quali: Stephen Hawking, in un film della BBC del 2004, William Pitt il Giovane, nel film indipendente del 2006 dal titolo Amazing Grace, William Carey nel film The Other Boleyn Girl, Julian Assange in Il Quinto Potere e il matematico Alan Turing nel film The Imitation Game, che è l’adattamento cinematografico della biografia di Alan Turing, scritta da Andrew Hodges. Vista la straordinaria bravura dell’attore, in molti hanno pensato a lui per interpretare la parte da protagonista in alcuni biopic ancora in fase di lavorazione.

JRR TOLKIEN

CHARLES LINDBERG

EDGAR ALLAN POE

JOHNNY CARSON

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La teoria

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In anteprima la Festival di Torino The Theory of Everything – La teoria del tutto, di James Marsh. La vita del grande scienziato Stephen Hawking, l’autore delle teorie sul tempo, i buchi neri e l’origine dell’universo, è qualcosa di così straordinario che oltrepassa ogni definizione, e questo bellissimo film, basato sulle memorie di Jane, prima moglie di Stephen, coinvolge gli spettatori catturandoli fino all’ultimo fotogramma. Hawking (Eddie Redmayne) è un giovane, brillante, goffo studente del prestigioso college di Cambridge nel 1963, quando conosce Jane Wilde (Felicity Jones), studentessa di lingue dall’intelligenza acuta e dalla fede incrollabile.

Il loro amore nasce mentre Stephen riceve la terribile sentenza sulla sua malattia, che stravolge la sua esistenza: soffre di una malattia degenerativa dei motoneuroni, e nell’Inghilterra degli anni ’60 gli comunicano un’aspettativa di vita di due anni soltanto. L’ostinato amore di Jane lo strappa alla depressione in cui era precipitato, si sposano, Stephen ottiene il dottorato ed inizia a stupire il mondo scientifico con le sue teorie. Nascono tre figli, mentre la malattia costringe Stephen sulla sedia a

rotelle, privandolo lentamente dei movimenti, ma senza riuscire a strapparlo alla vita: negli anni Ottanta una tracheotomia lo priverà della parola, e sarà un tecnico di Cambridge ad inventare per lui un sintetizzatore vocale.

La relazione con Jane, incrollabile e coraggiosa nell’affrontare per anni da sola la fatica fisica ed emotiva della vita con il marito, subirà inevitabilmente delle trasformazioni, ma è con lei che Hawking si presenterà alla regina d’Inghilterra per ricevere la sua prima onorificenza. L’interpretazione di Eddie Redmayne è straordinaria, una performance che inizia con le prime impercettibili difficoltà del corpo di Hawking, e lo segue nella sua trasformazione fino alla contrazione sulla sedia a rotelle di un corpo che non risponde più, alla smorfia di un viso trasfigurato che affida agli occhi ed alla minima mimica facciale (che lo scienziato ha straordinariamente conservato) una grandissima forza di comunicazione: ironia, dolore, intelligenza che non conosce confine, traspaiono intatti attraverso il volto contratto di questo giovane attore che certamente otterrà molti riconoscimenti per questo ruolo. Bravissima anche Felicity Jones, che

La straordinaria vita di Stephen Hawkingtra genio, amore e forza d’animodi Laura Manaresi

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“Per le espressioni facciali, mi esercitavo davanti allo specchio con l’Ipad in mano, provando ad imitare alcune fotografie di Stephen”Eddie Redmayne

trasforma il suo personaggio negli anni, da ragazzina che coltiva il suo sogno impossibile a donna sofferta, piena di sfumature, sorretta da una grande forza interiore. Intorno a loro, un cast di attori di alto livello, dal sensibile Charlie Cox che interpreta Jonathan, che entrerà con delicata passione nella vita della coppia, all’ottimo Simon McBurney, il padre di Hawking.

James Marsh, regista britannico noto soprattutto per i suoi film documentari (ricordiamo Man of Wire, Un uomo fra le Torri, sull’impresa del funambolo Philippe Petit) intreccia indissolubilmente la vicenda personale di Hawking con le sue teorie astrofisiche: l’esistenza di Dio, la ragione dell’uomo, la nascita dell’universo, la natura del tempo. Teorie che sfidano la ragione umana, e che Stephen e Jane sembrano incarnare con le loro vite, creando un tempo che si arrotola su stesso (bellissima e significativa la sequenza finale) e mantiene intatto nel presente l’amore del passato, anche quando le esistenze si separano. Marsh riesce

nell’impresa di rendere appassionante, ironica, piena di speranza questa vicenda più vera e più straordinaria di qualunque fiction, dove la ricerca della meravigliosa, perfetta, semplice equazione che dia una ragione del tutto, sembra infine attuarsi nello svolgersi di esistenze umane straordinarie, dove un elemento misterioso pare piegare e risolvere ogni dolorosa contraddizione.

DA NON PERDERE:Sul canale youtube di NewsCinema.it, al seguente

link: http://youtu.be/AXZUZ7VlNhs potete vedere la VIDEO INTERVISTA a Eddie Redmayne, che racconta la sua esperienza sul set, dalla trasformazione fisica all’incontro con il vero Stephen Hawking!

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MONICA BELLUCCIla nuova Bond Girl

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Da pochi giorni sono stati ufficializzati tutti i dettagli del nuovo film dedicato a James Bond, che sarà il 24° della serie. Le novità sono state annunciate durante la presentazione ufficiale del film tenutasi a Londra, nel corso della quale è stato svelato anche il titolo, che sarà Spectre e verrà diretto da Sam Mendes. Per questo nuovo progetto cinematografico sono state scelte due Bond Girl davvero eccezionali: Monica Bellucci, che interpreterà la Bond Girl Lucia Sciarra e Léa Seydoux, che invece sarà Madelaine Swann.

Questa volta però oltre a vestire i panni delle sensuali Bond Girl, le due attrici saranno anche le co-protagoniste insieme al già noto Daniel Craig, che per la quarta volta vestirà i panni dell'agente segreto più famoso e seducente del grande schermo. Non si sa ancora nulla di ufficiale invece sulla trama del film, che però si preannuncia come uno dei più avventurosi della serie, targata 007. Da alcune indiscrezioni però sembra che tutto parta da un messaggio criptico, che arriva dal

passato di Bond, portando l’agente 007 a seguire così una pista al fine di smascherare una minacciosa organizzazione. Mentre M lotta contro le forze politiche per tenere in vita i servizi segreti, Bond tenterà invece di aggirare numerosi ostacoli e smascherare inganni, per svelare la terribile verità che si cela dietro Spectre. Il film uscirà nelle sale cinematografiche ad Ottobre 2015, le riprese invece sembra che inizieranno a Londra già nei prossimi giorni. Tra Febbraio e Marzo inoltre il cast del film si sposterà anche in Italia, a Roma, per poi passare alla Reggia di Caserta, dove verranno effettuate le riprese. Nel cast, oltre a Ben Whishaw, Dave Bautista e Naomie Harris, ci saranno anche delle new entry: il due volte Premio Oscar Christoph Waltz ed Andrew Scott, mentre Ralph Fiennes tornerà invece ad interpretare il ruolo di M. Non si sa ancora quale ruolo verrà però affidato a Waltz, l'unica cosa certa è che sarà un cattivo, di Andrew Scott si sa invece che il nome del suo personaggio sarà quello di Denbigh.

Confermato il cast del nuovo filmdi James Bond, SPECTREdi Ghita Stefania Montalto

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THE ROVERIl western apocalittico di David Michoddi Ghita Stefania Montalto

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Dopo il successo del suo film d'esordio, dal titolo Animal Kingdom, David Michôd torna dietro la macchina da presa per dirigere The Rover, in questi giorni nelle sale cinematografiche italiane, un film la cui sceneggiatura si basa su una storia realizzata grazie alla collaborazione di Joel Edgerton, uno dei protagonisti del suo film precedente. Presentato fuori concorso al Festival di Cannes 2014, The Rover è stato realizzato in sei settimane di riprese, tra Gennaio e Marzo del 2013, impiegando un budget complessivo di circa 12 milioni di dollari. Tra gli interpreti: Guy Pearce, Robert Pattinson e Scoot McNairy. The Rover è la storia di Eric, un ex contadino, che vive una vita da vagabondo, viaggiando solo, completamente svuotato, annoiato e pieno di rabbia. Non gli rimane ormai più nulla, eccetto la sua auto e la strada sulla quale viaggia e il film ce lo fa conoscere, sin dalle prime scene, proprio mentre è in viaggio, forse il suo ultimo viaggio. Fermatosi per una breve sosta in un ristorante cambogiano, sperduto nel nulla, dove ad attenderlo c'è solo il degrado e un’assordante musica pop, Eric si siede ad un tavolo, si versa da bere e proprio in quel momento una banda di piccoli criminali, fuggiti maldestramente da una rapina finita male, si schianta a velocià col proprio furgone fuori dal ristorante cambogiano. Riusciti a liberarsi dalle lamiere e a rubare l’auto di Eric i malviventi continuano così la loro fuga, ed è da quel momento in poi che ha inizio la vera storia del film. Eric infatti farà qualsiasi cosa pur di riappropriarsi nuovamente della sua inseparabile auto.

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The Rover potremmo quindi definirlo un film on the road, ambientato in un deserto, quello australiano, che sembra davvero uscir fuori da un altro mondo, un deserto in cui la strada però non porta mai da nessuna parte, perchè non ha alcuna meta stabilita, assomigliando più ad un cerchio, molto simile ad un circuito chiuso, percorso sempre allo stesso modo, senza una reale ed evidente razionalità, esattamente come accade con le vite di chi la percorre. E' un film che, se non stupisce particolarmente per l'originalità delle vicende narrate, mostra comunque un suo caratteristico stile, distinguendosi così da qualunque altro film di genere per il modo in cui è stato realizzato e girato. Il vagabondo a cui fa riferimento il titolo è lo straordinario Guy Pearce, che interpreta Eric, un uomo solitario e silenzioso, totalmente indifferente a tutto ciò che accade intorno a lui, almeno fino a quando non gli rubano l'auto, da quel momento in poi infatti sembra svegliarsi e diventare un altro uomo, spendendosi fino all'ultimo per dare la caccia ai malviventi che lo hanno derubato. Al suo fianco un insolito Robert Pattinson, che interpreta un ragazzo ferito e con problemi mentali, che Eric incontra lungo la strada,

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diventando così un improbabile compagno di viaggio. Con questa sua interpretazione Pattinson esce finalmente fuori dallo schema recitativo e dall'immagine di icona giovanile alla quale era rimasto legato ed incastrato per molto tempo, interpretando bene un ruolo da adulto, che lo rende convincente. L'inizio di The Rover è visivamente folgorante, con la vista di uno sterminato deserto australiano ed un'afa polverosa, che viene interrotta da suggestive sonorità asiatiche. Il regista ci catapulta immediatamente nel deserto australiano, che diventa subito lo scenario perfetto di un western post-apocalittico, suggestivo ed iperviolento, riuscendo persino a rappresentare uno

stato d'ansia generalizzata, che ritroviamo in tutto il film. Lungo il cammino del protagonista ci sono solo desolazione e violenza, chiunque osi soltanto pensare di mettersi in mezzo, impedendogli di ritrovare la sua auto, pagherà con la propria vita. Sono tutti in pericolo, tutti tranne uno, il fratello di uno dei tre banditi, interpretato da Robert Pattinson, abbandonato dalla gang in mezzo alla strada perché ferito. Sarà proprio Eric a salvarlo e a portarlo con sé durante il viaggio, quel ragazzo infatti è l'unico modo che ha per trovare il covo della banda e raggiungere così il suo obiettivo, perchè Eric deve assolutamente ritrovare la sua auto... e alla fine ne capirete il perché.

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Magic in the Moonlightdi Laura Manaresi

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La nuova commedia di Woody Allentra amore e magiadi Laura Manaresi

Woody Allen torna in sala in stato di grazia, con un’incantevole commedia dalla sceneggiatura perfetta, Magic in the Moonlight.  Ambientata in quel magico mondo degli illusionisti tanto caro al regista, dove realtà ed illusione si intrecciano smarrendo ogni confine, la vicenda si snoda tra ville e paesaggi della Costa Azzurra, nei ruggenti Anni Venti. Colin Firth interpreta Stanley Crawford, mago britannico di grande successo che coltiva l’ossessione di smascherare falsi medium. Viene interpellato per verificare la sincerità di Sophie Backer (Emma Stone), una giovane spiritista americana che ha sedotto un’intera famiglia di ricchissimi inglesi, ansiosi di comunicare con il patriarca defunto. Intorno a loro ruota una riuscita compagnia di personaggi, interpretata da un cast assolutamente

perfetto, tra cui spiccano l’anziana ed eccentrica zia Vanessa (Eileen Atkins), che ha cresciuto Stanley dall’infanzia e vive in una splendida tenuta in Provenza, e il vecchio amico e collega illusionista Howard Burke (Simon McBurney), che rintraccia il protagonista in una Berlino che apre una lunga serie di citazioni. La questione ovviamente non si rivelerà semplice, e tra dialoghi dal ritmo perfetto e colpi di scena il film scorre rapidamente verso un finale brillante, anche se prevedibile.

Firth presta corpo e voce ad un irresistibile misantropo, inguaribilmente malinconico e disilluso, cinico ed egocentrico ma in realtà autoironico e perfino sentimentale, che si scontrerà con la grazia, il sorriso e la verve della giovane medium, una bravissima Emma Stone dai grandi occhi e dalle gambe sottili, destinata a

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portare scompiglio nella vita di rigide certezze del mago Crawford. Religione e scienza, fede e ragione, pienezza della vita e certezza della morte sono i grandi temi sui quali Allen danza con ironica levità, intrecciando Nietzsche e buonsenso domestico, tra giochi di prestigio ed autocitazioni: il grande mistero dell’universo, con le sue immense galassie, non fa più tanta paura se il cuore si apre così come il tetto del planetario dal quale Sophie e Stanley contemplano la notte infinita dopo essersi rifugiati da un temporale improvviso (e qui non si può non ricordare la scena del planetario nel film Manhattan).

Le ambientazioni ricercate, i bellissimi costumi, con gli abiti di seta leggera ed i cappellini a cloche, la preziosa colonna sonora che spazia da Stravinsky a Cole Porter, con un

cameo di Ute Lemper, completano la cornice di questa commedia sofisticata che si presta ad essere letta su più livelli, come tutti i migliori film di Woody Allen: dietro le battute serrate ed il ritmo degli eventi si scontrano le opposte tentazioni dell’essere umano, credere oltre l’incredibile per trovare conforto al dolore, o negare ogni illusione nel timore della disillusione.

Allen suggerisce la sua terza via, un occhio disincantato e leggero, ma pronto a farsi rovesciare dalla forza dell’intelligenza e del sentimento. Il prolifico Woody questa volta ci ha regalato una commedia sofisticata, romantica, godibilissima e recitata con grazia, che si fa perdonare gli snodi a volte prevedibili con l’ironia ed il ritmo di dialoghi di grande scuola. Assolutamente da vedere, in sala dal 4 dicembre.

“Allen intreccia Nietzsche con il buonsenso domestico”

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Il nuovo film del trio comicoal cinema dall’11 Dicembredi Letizia Rogolino

“Alla base del nostro lavoro c’è fondamentalmente la nostra grande amicizia”  dichiarano Aldo, Giovanni e Giacomo, il trio comico italiano che l’11 Dicembre porta al cinema il nuovo film Il Ricco, il Povero e il Maggiordomo, distribuito da Medusa. Sono passati quattro anni dal loro ultimo film, ma la comicità e la semplicità di Aldo Baglio, Giovanni Storti e Giacomo Poretti torna sul grande schermo con una storia curiosa e frizzante, che diverte un pubblico di varie generazioni.

“Un film per tutte le stagioni”  come lo definisce l’attrice Giuliana Lojodice che interpreta nel film la madre di Aldo, la Signora Calcedonia, una donna forte e umile, che accetta il figlio così com’è nonostante la sua incapacità di trovarsi un lavoro stabile e una donna. Aldo infatti, in questa occasione, è un venditore ambulante che va avanti ogni giorno tra imprevisti e situazioni

imbarazzanti, con il sogno di aprire un giorno una bancarella vera e propria per dare avvio alla sua attività nell’abbigliamento. Giacomo Porettiinvece è un ricco e insensibile broker di successo, con una villa enorme, una moglie che sperpera il suo denaro in piaceri e interventi di chirurgia estetica, e un figlio costretto al golf ma con la passione per il calcio. Giovanni è il maggiordomo di Giacomo, con un particolare interesse per le arti marziali e la cultura giapponese, innamorato della collegaDolores, che sogna di sposare.

Quando un affare di Giacomo va male, le vite di questi tre uomini si incrociano bruscamente e, ritrovandosi tutti nella stessa barca, cercano una soluzione e un modo per ritrovare un equilibrio. “In questo film c’è anche un  fattore politico molto interessante: i poveri devono assistere i ricchi! E io penso

IL RICCO, IL POVERO E IL MAGGIORDOMO

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che la ricerca della qualità deve esserci anche nel commerciale e nel comico” aggiunge la Lojodice in conferenza stampa.

Questo nuovo film, diretto da Morgan Bertacca, che lavora  con Aldo, Giovanni e Giacomo da quasi venti anni, mantiene infatti l’impronta artistico ludica che ha sempre contraddistinto i film e gli spettacoli teatrali dei tre comici, ma la sceneggiatura lascia più spazio alle riflessioni e ai momenti personali, togliendo un po’ di respiro al puro divertimento a cui eravamo abituati fino ad oggi. Non mancano le scene esilaranti che strappano sincere risate, ma sono in parte frenate e racchiuse all’interno di dialoghi articolati, che toccano temi come la crisi e la precarietà, non solo della vita ma anche delle relazioni, tra marito e moglie, tra padre e figlio, e tra amici. I personaggi sono irresistibili e ben scritti, ognuno con i suoi punti deboli e punti di forza, e con un sogno nel cassetto.

Dapprima incredibilmente diversi, nel corso del film, cominciano a diventare complementari e a darsi una mano l’uno con l’altro, contro un mondo spietato e insensibile. I battibecchi tra i tre, tuttavia, animano le scene come sempre, regalando momenti divertenti e di puro intrattenimento, senza mai scadere nella comicità volgare o demenziale. Un pregio che pochi artisti della risata in Italia riescono a mantenere dopo molti anni di successo. Se non andate al cinema siete della tribù dei Vacaputanga, come cantava Walter Valdi  nella canzone che fa parte della colonna sonora del film dal sapore vintage.

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Keanu Reeves torna in azione nei panni di uno spietato killer in cerca di vendettadi Carlo Andriani

Il 22 gennaio torna in tutti i cinema italiani Keanu Reeves nell’adrenalinico action movie John Wick. Diretto da Chad Stahelski e David Leitch e interpretato da Willem Dafoe, Alfie Allen e Michael Nyqvist, John Wick racconta la storia di un uomo che dopo la tragica scomparsa della moglie, riceve dalla donna un ultimo regalo, un tenero cucciolo di beagle.

Ma un giorno durante un giro in città la sua Boss Mustang del 1969 attira l’attenzione del criminale Ioses Tirasof (Alfie Allen), che irrompe con la sua banda in casa, gli ruba l’auto e gli uccide il cucciolo. La banda non sa però di aver risvegliato uno dei più crudeli assassini che la malavita abbia mai conosciuto. E la vendetta sarà terribilmente violenta e toccherà chiunque si imbatterà in John Wick.

Dopo Man of Tai Chi e 47 Ronin Keanu Reeves torna con John Wick al genere che l’ha lanciato, l’action thriller. E lo fa con grande stile. Infatti John Wick è un brillante film di azione come i vecchi cult di Sylvester Stallone e Arnold Schwarzenegger in cui il protagonista, irato per qualche motivo, si vendica uccidendo tutti nel peggiore dei modi.

E quando diciamo tutti intendiamo veramente tutti, perché come nello spettacolare The Equalizer di Fuqua anche John Wick vede il protagonista capace di sterminare centinaia di avversari contemporaneamente come neanche il Neo di Matrix riusciva a fare. Esagerazione che trova in un attore del calibro di Reeves e nella regia da videoclip di Stahelski e Leitch, al loro esordio dopo un passato da stuntman in successi come Matrix Revolutions, 300, Hunger Games e

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tanti altri, il mix perfetto per regalare uno dei migliori film di azione dell’anno. Ma se John Wick sarà l’ultimo film dell’anno di Keanu Reeves il 2015 porterà tante altre sorprese per i fan dell’attore di Speed tra cui il thriller drammatico con Reene Zellweger The Whole Truth, il nuovo horror diretto da Eli Roth Knock Knock ed il drammatico Daughter of God con Mira Sorvino.

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E' uscito nelle sale cinematografiche Storie pazzesche (Relatos salvajes), il thriller, che alcuni hanno anche definito una "commedia nera", diretta dal regista argentino Damian Szifron e prodotta dal grande Pedro Almodóvar.

Szifron è un noto autore e regista sia televisivo che cinematografico. Nel 1998 dirige il suo primo film, mentre nel 2002 esordisce come autore televisivo con la serie Los Simuladores. Nel 2003 scrive e dirige il thriller intitolato El fondo del mare, nel 2005 invece Tiempo de valientes, che riceve importanti consensi di pubblico e critica, vincendo addirittura numerosi premi. Nel 2006 scrive diversi episodi della serie tv Hermanos & Detectives, occupandosi anche della regia, mentre nel 2014 partecipa, in concorso, al Festival di Cannes proprio con Storie pazzesche, un film a episodi, caratterizzati ognuno da particolari sfumature, che vanno dal grottesco all'esagerazione, sfiorando i limiti del paradosso, per poi svelare e mettere a nudo tutto ciò che di negativo esiste nel genere umano: meschinità, sopraffazioni, menzogne e violenze di ogni tipo, generate dalla società in cui viviamo.

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Perdere il controllo nella commedia nera prodotta da Pedro Almodovardi Ghita Stefania Montalto

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Damian Szifron racconta in questa pellicola una verità nascosta e mai trattata prima, mostrandoci una serie di dinamiche umane, che senza alcun dubbio ben conosciamo. Siamo continuamente sottoposti a pressioni quotidiane, trovandoci spesso nelle situazioni più improbabili, ma cosa accadrebbe davvero se ognuno di noi decidesse all'improvviso di perdere totalmente il controllo di sè? E' questo quello che Szifron intende fare con questo film e con i personaggi che ne fanno parte: far perdere loro il controllo della situazione e di se stessi, per mostrarceli nei momenti più assurdi e con il loro vero volto. Storie pazzesche è un film al quale il regista ha lavorato molto, impiegando addirittuta anni prima di realizzarlo, anni che ha dedicato alla lettura di capolavori della nostra letteratura, guardando film e serie tv ed osservando soprattutto i comportamenti umani in determinate situazioni, ovviamente senza mai esserne coscienti.

Ciò che ne viene fuori è sicuramente una commedia grottesca, amara e surreale, caratterizzata da uno humor macabro, che in alcuni momenti sembra anche far ridere, ma è senza dubbio una risata che lascia dell'amaro in bocca, se ci si sofferma per un momento a riflettere sulle tante dinamiche nascoste,

che determinano i comportamenti e gli atteggiamenti umani e tutti i meccanismi inconsci ed inconsapevoli che li generano.

Una storia complessa quella narrata da Szifron, che passa da una storia all'altra con molta naturalezza, dando al pubblico la possibilità di immedesimarsi lentamente in situazioni familiari spesso conosciute ma forse mai vissute fino in fondo, nelle quali il libero sfogo non viene mai utilizzato veramente fino alla fine, se non nella nostra immaginazione.

Il regista invece osa, va avanti, si spinge oltre nelle situazioni narrate, rendendo reale quel libero sfogo, messo terribilmente e tragicamente in atto dai suoi personaggi. Storie pazzesche si apre con un prologo definito "scoppiettante ed esplosivo", per poi dar vita ad una serie di episodi accomunati tra loro da tematiche simili: sopraffazioni e voglia di riscatto, arroganza, violenza reciproca e ribellione nei confronti di un sistema socio-economico ormai corrotto, fatto di egoismi e avidità, menzogne e ricatti. Ne vengono fuori delle storie davvero grottesche e a volte anche assurde che, se pur dettate dalla fantasia, centrano l'obiettivo, mettendo in luce situazioni facilmente riconoscibili nel quotidiano. Qualcuno però ha definito Storie pazzesche

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"un film ambizioso", che metterebbe in evidenza più le capacità registiche e l'inventiva di Szifron piuttosto che attirare l'attenzione del pubblico e farlo interagire con le tematiche proposte dal film.

Relatos salvajes porta inoltre la firma di Pedro Almodòvar per quanto riguarda la produzione e sembra proprio che l'influenza stilistica del grande Almodòvar sia molto evidente nel film. Da sempre il regista spagnolo più celebre e stimato al mondo ha mostrato una grande predilezione per l'universo femminile, che ha sempre messo al centro di molti suoi film, tra i quali: Carne Tremula, del 1997, Tutto su mia madre, del 1999, Parla con lei, del 2002, che è uscito anche in America, vincendo l'Oscar come miglior sceneggiatura orginale e Volver, del 2006, con il quale ha vinto a Cannes il premio per la migliore sceneggiatura e quello per il cast tutto al femminile. Come lui stesso ha dichiarato durante un'intervista: "Per me l'origine della finzione, del teatro, dello spettacolo è vedere più di due donne che stanno parlando. Questo è per me lo spettacolo." Ma anche l'universo maschile è stato più

volte al centro dei suoi film, basti pensare a capolavori come Tacchi a spillo, del 1991 e a Matador, del 1986, con un Antonio Banderas ancora agli esordi. Il suo unico dispiacere, in una carriera costellata da numerose soddisfazioni e riconoscimenti, è stato sempre quello di non aver mai vinto, almeno fino ad ora, il Festival di Cannes, al quale ha partecipato solo in veste di Presidente di Giuria o per presentare i suoi nuovi film.

“Un film ambizioso, scoppiettante ed esplosivo”

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Il sequel tra follia e divertimentocon Jim Carrey e Jeff Danielsdi Carlo Andriani

Il 3 dicembre uscirà nei cinema italiani distribuito da 01 Distribution uno dei sequel più attesi degli ultimi venti anni: Scemo & più Scemo 2. Diretto da Peter e Bobby Farrelly e interpretato da Jim Carrey, Jeff Daniels, Rob Riggle, Laurie Holden, Rachel Melvin e Kathleen Turner Scemo & più Scemo 2 parte esattamente venti anni dopo la fine del primo film: quando Harry (Jeff Daniels), che ha bisogno di un trapianto di rene, scopre di avere una figlia di cui ignorava l’esistenza, scuote Lloyd (Jim Carrey) dallo stato di apatia totale in cui è precipitato e si mette in viaggio insieme a lui per riuscire a ritrovare la ragazza.

I due tra mille peripezie attraverseranno il mondo e finiranno ad un summit in cui partecipano alcune delle persone più intelligenti del mondo. Almeno fino a quando non arrivano loro…Venti anni esatti dopo l’uscita del primo film, record al box office mondiale con oltre 247 milioni di dollari incassati, tornano i scemi più scemi della storia cinematografica. E ancora si ride, e molto. Non era facile dirigere e interpretare un sequel come Scemo e più Scemo 2, soprattutto visto il successo e l’iconicità raggiunti dal primo indimenticabile capitolo. Eppure i Farrelly, da sempre altalenanti tra capolavori di genere (Scemo e più

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Scemo, Tutti pazzi per Mary, Amore a prima svista) e colpi mancati (Osmosis Jones, Fratelli per la pelle, L’amore in gioco e I tre marmittoni) sono riusciti, riunendo gran parte del cast originale capitanato dagli insostituibili Daniels e Carrey, a costruire un ottimo sequel caratterizzato da alcune gag all’altezza dell’originale. Tornano i sogni ad occhi aperti e le pomiciate nel vuoto di Lloyd, il povero ragazzo cieco amante dei pappagallini e perfino il pullman a forma di cane. E ovviamente tornano Harry e Lloyd, due personaggi che hanno consacrato Carrey e Daniels re del genere slapstick della commedia. I tempi ovviamente sono cambiati e il senso stesso del film oggi appare un tantino superato. Ma probabilmente è proprio questo il fascino di Scemo & più Scemo 2, un film

nostalgico fatto, più che per incassare, per regalare ai tanti fan della pellicola originale, oramai grandicelli, un’ora e mezza di puro divertimento in compagnia dei più scemi di tutti i tempi. E alla fine durante la visione si stacca il cervello e si ride. E il cinema comico o demenziale serve proprio a questo. Quindi ben venga Scemo e più Scemo 2. E se mai ci sarà occasione tra venti anni anche Scemo e più Scemo 3 (a tal proposito restate dopo i titoli di coda e non ve ne pentirete). Perché di pellicole che fanno ridere c’è e ci sarà sempre bisogno.

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Il commovente ed intenso film diSaverio Costanzodi Letizia Rogolino

Anche se il titolo a qualcuno potrebbe ricordare un film muto del 1922 di E. Mason Hopper, Hungry Hearts, presentato alla Mostra Internazionale del Cinema di Venezia, è il nuovo film di Saverio Costanzo con Adam Driver ed Alba Rohrwacher protagonisti di una storia di amore e genitorialità in una New York ruvida e periferica. Mina è una ragazza italiana che vive e lavora a New York e, un giorno come tanti un simpatico imprevisto le fa incontrare Jude, un giovane ingegnere rimasto intrappolato con lei nel bagno di un ristorante cinese.

Da quel momento nasce un amore sincero e tenero che li porta ad avere un bambino fuori programma.Mina si convince che si tratti di una

creatura speciale e lo cresce secondo un’ossessione di purezza e una dieta vegana eccessiva che blocca lo sviluppo del bambino, accendendo un’intensa preoccupazione in Jude che non sa cosa fare. Tratto dal romanzo Il Bambino Indaco di Marco Franzoso, Hungry Hearts ha commosso ed emozionato il pubblico e la critica del Festival del Cinema di Venezia, per l’interpretazione della coppia protagonista in perfetta sintonia sullo schermo, e per la storia coinvolgente narrata con semplicità e una poetica sospesa.

“Mi ha attratto la drammaturgia e la morbosità della storia. Un anno dopo aver letto il libro mi sono messo a scrivere ed è venuto

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fuori questo film. Essendo padre è stato catartico dirigerlo. Parla della difficoltà di diventare genitori e lo fa senza esprimere giudizi” ha dichiarato Costanzo in conferenza stampa. Al centro la difficoltà di diventare genitori per la prima volta, quando la vita viene scossa dalla responsabilità e dalla confusione di dover fare la cosa giusta per qualcuno che dipende esclusivamente da te. Il film procede con un ritmo che ipnotizza ed emoziona, tra le immagini che si susseguono in colori ed inquadrature deformate che respirano un cinema del passato e nello stesso tempo portano originalità. La New York che protegge la piccola storia di Jude e Mina, li accoglie all’inizio con caldi tramonti e una dolce ironia di situazioni, per poi diventare fredda sotto la neve che gela  l’ambiente e il loro rapporto, che si trasforma sotto l’ombra della follia di Mina e la frustrazione di Jude che non riesce a capire cosa fare per aiutare suo figlio. “Ho ambientato il film a New York per rendere il senso di isolamento di Mina. New York è una città complicata, una città che non si dimentica e

con cui io stesso ho avuto un rapporto in passato. Il personaggio di Adam è un padre che collabora, ormai non ci sono più ruoli separati nelle famiglie dove l’uomo lavora e la donna resta a casa. Gli uomini partecipano attivamente alla vita familiare. Lavorare con Adam è stato fantastico. Lo avevo visto in Girls e volevo proprio lui. Ha una recitazione molto autentica ed è stata una grande fortuna averlo per le quattro settimane di riprese” ha detto il regista.

“Il mio personaggio si trova a confrontarsi con la nascita del primo figlio. E nonostante agisca con le migliori intenzioni, perché è spinta dall’amore, arriva a sbagliare. E’ interessante che agendo nel bene arrivi a fare male” ha spiegato Alba Rohrwacher, aggiungendo due parole sulla sua collaborazione con Driver che prossimamente vedremo nell’attesissimo Star Wars: Il Risveglio della Forza: “Con Adam il lavoro è stato facile, abbiamo fatto due letture e ci siamo buttati in questa avventura, breve ma intensa. Difficile ovviamente, ma tutte le difficoltà le superavamo e ci rendevano più forti. Inoltre con Adam c’è stata subito una grande

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sintonia che nonostante le poche prove ci ha permesso di lavorare bene e sperimentare”. Hungry Hearts è un film autentico, fortemente legato al mondo reale, ma contaminato da una poesia e una malinconia che lo rendono speciale. E’ difficile per lo spettatore dubitare del rapporto tra Mina e Jude, anche quando le cose prendono una piega sbagliata, perché il regista lo accompagna, mostrando la progressione di un sentimento intaccato dalla

malattia e dalla consapevolezza di non potercela fare senza un aiuto.

Un film che ti scalda il cuore, unendo un’anima romantica ad uno stile di ripresa e una suspance noir e thriller, che conquistano e raggiungono l’equilibrio artistico perfetto.

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“Con Adam c’è stata subito una grande sintonia che, nonostantele poche prove, ci ha permesso di lavorare bene e sperimentare”Alba Rohrwacher

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La serie tv ispirata al cult horrordi Wes Cravendi Carlo Andriani

Dopo il discreto ma non esaltante successo di Scream 4 Wes Craven e Kevin Williamson decisero di non sviluppare più la nuova trilogia originariamente programmata, chiudendo così per sempre una delle saghe più iconiche del cinema horror.

Ma i fan di Ghostface possono tirare un sospiro di sollievo, perché il celebre assassino armato di cellulare e coltello tornerà a mietere vittime in tv nella nuova serie Mtv Scream. Interpretata da Willa Fitzgerald, Bex Taylor-Klaus, John Karna, Connor Weil, Carlson Young e Amadeus Serafini, Scream racconterà una storia diversa da quella di Sidney Prescott (Neve Campbell) concentrando l’attenzione su un gruppo di studenti che si troveranno loro malgrado ad affrontare le tragiche conseguenze di un video virale firmato da un

terribile serial killer chiamato Ghostface. Ovviamente i fan della quadrilogia di Wes Craven conoscono bene l’iconico aspetto di Ghostface col suo mantello scuro e la sua maschera ispirata al celebre Urlo di Munch. Eppure Mina Lefvre, vice presidente di Mtv, ha dichiarato che la maschera avrà delle caratteristiche completamente diverse da quelle a cui siamo stati abituati dal 1996 ad oggi: “É una versione più dark ed evoluta della maschera – ha sostenuto la Lefevre – ci siamo chiesti, come ha fatto quella maschera a diventare LA maschera? Se la maschera di Scream era una versione più plastica, questa avrà un look più organico e francamente più dark”.

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TEEN WOLF LA QUARTA STAGIONE SU FOX

di Carlo Andriani

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Il 25 novembre è iniziata su Fox la quarta attesissima stagione di Teen Wolf.

Ambientata due mesi dopo il tragico finale della terza stagione questa nuova serie vede Scott  (Tyler Posey), Stiles  (Dylan O’Brien) e Lydia  (Holland Roden) partire per il Messico per salvare Derek  (Tyler Hoechlin), vittima di un incantesimo che lo ha trasformato in un adolescente. Nel frattempo Kate (Jill Wagner) è tornata dalla morte ed un misterioso benefattore ha messo una taglia su tutte le creature mostruose di Beacon Hills. Ma non è tutto. A complicare la vita del povero licantropo protagonista della serie arriverà anche un nuovo personaggio, Liam Dunbar (Dylan Sprayberry), studente del primo anno di liceo alle prese con le difficoltà dell’essere un lupo mannaro. La quarta stagione di Teen Wolf, composta da dodici episodi, continua le avventure dei licantropi più amati della televisione mondiale.

Avventure caratterizzate da emozioni, divertimento ed anche un pizzico di terrore. Perché come abbiamo visto nella inquietante e dark terza stagione, con Teen Wolf ci si diverte ma ci si spaventa anche. E sono stati proprio il terrore e l’ironia ad aver portato  un semplice prodotto commerciale di Mtv ad essere una delle serie tv più amate dal pubblico mondiale. Una impostazione a dir poco vincente decisa da quel genio di  Russell Mulcahy, produttore e regista di serie tv come Queer as Folk e Skin e di film come Highlander e Resident Evil: Extinction. E ovviamente la qualità è stata  premiata. Infatti la quarta stagione, trasmessa negli Stati Uniti dal 23 giugno all’8 settembre 2014, ha ottenuto un tale share da portare Mtv a confermare lo show per una quinta stagione di ben venti episodi. Non resta quindi che addentrarci per l’ennesima volta nella mitica Beacon Hills e vedere che destino toccherà i mitici Scott, Stiles, Derek e Lydia.

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Tante anticipazioni sulla sesta e ultima stagione della serie tvdi Carlo Andriani

Ryan Murphy e la Fox hanno finalmente rilasciato alcune interessanti dichiarazioni sulla sesta ed ultima stagione di Glee che vedrà la giovane e talentuosa Rachel Berry (Lea Michele) accantonare momentaneamente la sua carriera di attrice a Broadway per tornare al McKinley e riavviare così il Glee Club. Ad aiutarla nella missione ci saranno ovviamente i suoi amici di sempre: Kurt (Chris Colfer), Sam (Chord Overstreet), Blaine (Darren Criss), il Sig. Schuester (Matthew Morrison), Artie (Kevin McHale), Mercedes (Amber Riley) e Shannon Beiste (Dot-Marie Jones). Mentre il villain della stagione tornerà ad essere quello di un tempo,

la crudele Sue Sylvester (Jane Lynch), che farà di tutto per distruggere una volta e per tutte il tanto odiato Glee Club.

La sesta stagione di Glee, composta da tredici episodi, chiuderà una volta e per tutte l’incredibile avventura dei ragazzi del McKinley, iniziata ormai ben sei anni fa: “Rivisiteremo alcuni personaggi principali dello show - afferma Ryan Murphy - ci soffermeremo su di loro, sarà una bella esperienza e questa sarà davvero l’ultima stagione”. Purtroppo la visione originale che vedeva Finn e Rachel coronare il loro sogno d’amore non potrà essere realizzata in seguito alla scomparsa dell’attore Cory Monteith nel luglio 2013: “I due amanti

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“Rivisiteremo alcuni personaggi principali dello show, sarà una bella esperienza e questa sarà davvero l’ultima stagione”Ryan Murphy

sfortunati avrebbero avuto un lieto fine ed entrambi avrebbero raggiunto i loro obiettivi - continua Murphy - il fatto che questo non possa realizzarsi rappresenta un grande dolore in tutti i nostri cuori”. Ma oltre ad un pizzico di malinconia ed al quasi certo tributo a Cory la sesta stagione dello show vedrà anche probabilmente coronare il sogno d’amore di due delle coppie più amate della tv mondiale: Brittany e Santana e ovviamente Kurt e Blaine. Il tutto tra cover di alcuni dei brani più amati dell’anno, tra cui la Let It Go di Frozen (Premio Oscar 2014 come miglior canzone originale), di cui la Michele ha già confermato la sua interpretazione nel corso dello show. Uno show che si preannuncia divertente ed emozionante, ma anche un pizzico malinconico, perché ci porterà per l’ultima volta a ballare e divertirci con gli incredibili Losers del Glee Club. La sesta stagione di Glee debutterà a Gennaio 2015.

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I titoli più attesi di Dicembre 2014in dvd e blu-raya cura di Ghita Stefania Montalto

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SYNECDOCHE, NEW YORK

Caden Cotard, regista teatrale, sta per montare un nuovo spettacolo ma si sente frustrato. La moglie Adele lo lascia per proseguire la carriera di pittrice a Berlino, portando con sé la figlioletta Olive. Madeleine, la sua analista, è più attenta alle sorti del suo nuovo libro che a quelle del suo paziente. La sua relazione con la bella Hazel è durata poco. Per di più è afflitto da una misteriosa malattia. Ossessionato dal timore di una morte imminente decide di riunire un gruppo di attori, che dovranno mettere in scena la sua vita in un enorme spazio al coperto, che riproduce i luoghi da lui frequentati.

INTO THE STORM

Gary è un vedovo che vive con i figli adolescenti Donnie e Trey a Silverton, cittadina dell'Oklahoma. Allison è una meteorologa, che insegue i tornado e fa da supporto scientifico a Pete, storm chaser e cineasta, che sogna di filmare il twister perfetto. Donk è invece un amante del rischio, il cui obiettivo è quello di ottenere il record di visualizzazioni delle sue imprese fo l l i su You tube , r i p rese dall'altrettanto svalvolato amico Reevis. Questi ed altri personaggi dovranno confrontarsi con il vortice più grande della storia, che andrà a colpire proprio Silverton e dintorni.

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CATTIVI VICINI

Mac Radner si è sposato con Kelly e ora sono genitori anche se, soprattutto per lui, la maturità è ancora una conquista da raggiungere, nonostante la considerazione di cui gode nel suo ambiente. Nel momento in cui la famigliola decide di andare a vivere in un quartiere residenziale, sembra essersi avvicinata alla più tradizionale delle vite borghesi. Quando però una confraternita di giovani, privi di qualsiasi inibizione, gli si va a installare a pochi passi di distanza le cose cambiano.

HERCULES - IL GUERRIERO

Dwayne Johnson, dopo aver interpretato ruoli divertenti in commedie per famiglie, che sdrammatizzavano la sua possente stazza, impersona ora l'uomo più forte della mitologia greca. La storia è ambientata anni dopo il completamento delle dodici fatiche, quando Ercole decide di voltare le spalle agli dei. Adesso ha sei amici mercenari ed è stato assunto dal Re dei Traci per allenare i suoi uomini e trasformarli in una brutale macchina da guerra. In questa storia, dai toni cupi, Ercole è un'anima tormentata, che cerca la propria redenzione.

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2014 APES REVOLUTION -

IL PIANETA DELLE SCIMMIE

Sono passati dieci anni da quando alcune scimmie, rese più evolute da un virus confezionato dagli uomini, sono evase ed hanno combattuto gli esseri umani sul ponte di San Francisco.In questo periodo la razza umana è stata quasi annichilita da quello stesso virus, che si è rivelato per loro davvero letale, ed è rimasta in vita solo una piccola percentuale di persone, naturalmente immuni. Dall'altra parte le scimmie, sempre capitanate da Cesare, si sono ritirate nella foresta, hanno creato una loro città, vivono in pace, cacciano e procreano nella convinzione che ormai gli uomini non esistano più. L'incontro tra le due razze porterà ad una spaccatura tra chi vuole la guerra e chi invece pensa si possa vivere in pace.

MAPS TO THE STARS

Benjamin è un bambino prodigio, star di una serie di film comici per tutta la famiglia, che si atteggia ad adulto e possiede tutte le nevrosi e l'arroganza del navigato performer. La sua famiglia è formata da un padre psicologo, dai metodi poco ortodossi, e da una madre che ne asseconda le manie. Contemporaneamente una delle clienti del padre è un'attrice di poca fortuna, figlia a sua volta di una nota stella del cinema, che forse potrà interpretare il ruolo di sua madre. Dietro richiesta di Carrie Fisher, nella sua vita arriva una ragazza con il volto sfregiato da un'ustione, innamorata di un autista, che sogna di fare l'attore. La ragazza vorrebbe lavorare come assistente, ma da quando si presenta a lavoro comincia ad avere strane visioni.

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2014 LE ORIGINI DEL MALE

Università di Oxford, 1974. Il professor Joseph Coupland inizia un esperimento molto particolare. Lo aiutano due suoi studenti, oltre al giovane Brian, che, pat i to di r iprese cinematografiche, è incaricato di filmare tutto. Oggetto dell'esperimento è Jane, una ragazza con manie suicide cui è stata diagnosticata la schizofrenia, ma che crede di essere posseduta da una presenza che chiama Evey. Coupland, che non crede al soprannaturale, mira a far sì che l'energia telecinetica prodotta da Jane si manifesti così da riuscire a rimuoverla, guarendo la ragazza. Coupland ci aveva provato anni prima con un bambino, ma la mamma gli aveva impedito di proseguire l'esperimento. Il professore mostra agli studenti i filmati realizzati nel corso di quell'esperimento, evidenziando come il bambino attribuisse i suoi episodi telecinetici a un fantomatico signor Gregor. L'Università taglia però i fondi a Coupland per la scarsa ortodossia del suo esperimento. Il professore decide però di continuare ugualmente e gli studenti sono con lui, ma le cose si complicano, perché tra Brian e Jane si sviluppa una particolare relazione.

I MERCENARI 3

Barney, Christmas e il resto della squadra si trovano faccia a faccia con Conrad Stonebanks, che anni fa aveva co-fondato i Mercenari con Barney. Stonebanks in seguito è diventato uno spietato commerciante d'armi. Stonebanks, che ha eluso la morte una volta, ora ha intenzione di mettere fine ai Mercenari, ma Barney ha altri piani. Decide infatti che deve combattere il vecchio sangue con del nuovo sangue e portare una nuova era di Mercenari tra i membri della squadra, reclutando individui più giovani, più veloci e più tecnologici. L'ultima missione diventa così uno scontro tra lo stile classico della vecchia scuola e la perizia tecnologica dei nuovi arrivati, in quella che rappresenta la battaglia più personale dei Mercenari.

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LE MERAVIGLIE

Gelsomina è un'adolescente introversa, che vive nella campagna umbra con i genitori e le sorelline. Primogenita tutelare e solerte nelle faccende familiari, Gelsomina è inquieta e vorrebbe andare via, scoprire il mondo, che comincia dopo il suo casale. A trattenerla è un padre esclusivo e operaio, alla maniera delle sue api, che guarda a lei ancora come ad una bambina. La loro routine, scandita dalle stagioni e dall'impollinazione delle api mellifere, viene interrotta dalla presenza di una troupe televisiva e dall'arrivo di Martin, un ragazzino con precedenti penali, che deve seguire un programma di reinserimento.

BIG WEDDING

Alejandro è innamorato di Missy e sta per sposarla. Figlio adottivo di Don ed Ellie Griffin, separati da vent'anni, non sa come dire alla madre biologica e profondamente cattolica che suo padre convive con un'altra donna e sua madre è un'ebrea-buddista, che pratica il sesso tantrico e vanta un orgasmo di nove minuti. Ma i suoi problemi non finiscono qui e nemmeno la sua famiglia, che è formata da un fratello medico di trent'anni, deciso finalmente a perdere la verginità, e da una sorella sull'orlo di una crisi matrimoniale. Missy, da parte sua, non è messa meglio, il padre infatti ha problemi col fisco e la madre col proprio corpo, che "restaura" a suon di dollari. Nonostante tutto, nonostante tutti e nonostante un prete dogmatico col vizio della bottiglia, Alejandro e Missy arriveranno al giorno delle nozze, che coi fiori d'arancio riserva sorprese, rivelazioni, chiarimenti e scioglimenti felici.

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