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CORSO DI LAUREA IN SCIENZE POLITICHE Laurea Magistrale in Governance e Sistema Globale Corso di Società e processi globali Facoltà di Scienze Politiche Università di Cagliari New media, Internet e partecipazione politica: le tre sfide dell’informazione digitale TESI DI LAUREA di Andrea Deidda Relatore: Prof.ssa Aide Esu Anno Accademico 2010-2011

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CORSO DI LAUREA IN SCIENZE POLITICHE

Laurea Magistrale in Governance e Sistema Globale – Corso di Società e

processi globali

Facoltà di Scienze Politiche

Università di Cagliari

New media, Internet e partecipazione politica:

le tre sfide dell’informazione digitale

TESI DI LAUREA

di

Andrea Deidda

Relatore:

Prof.ssa Aide Esu

Anno Accademico 2010-2011

Indice

Introduzione 3

1. New media 5

1.1. Internet e la seconda generazione 9

2. I Social Network 14

2.1. Facebook 15

2.2. Twitter 27

2.3. Il testimone Ushahidi e FrontlineSms 36

3. L‟evoluzione del giornalismo tra mass media e new media 41

3.1. Excursus: il modello del giornalismo italiano nella storia 44

3.2. Carta stampata e new media oggi 51

3.3. Citizen journalism e ruolo del giornalista 56

4. Open source e intelligenza collettiva: il caso di Wikipedia 61

5. Ricerca 69

Conclusione 89

Appendice statistica 93

Bibliografia 110

3

Introduzione

Il giornalista da una parte, il lettore dall‟altra. L‟uno scrive, riporta mentre l‟altro legge,

ascolta, guarda. Il paradigma dell‟informazione nei secoli è sempre stato questo. Tra

lettore e giornale la comunicazione è stata sempre a senso unico: come fosse un

professore il giornale, la radio e la televisione impartivano la propria lezione, dall‟alto

della cattedra dei mass media come consapevoli e forti del fatto di essere gli unici a

poter descrivere e raccontare la realtà alle folle. La presunzione di un soggetto di

raccontare una realtà varia e articolata a tanti. Tradizionalmente inoltre i lettori sono

stati abituati a pensare in termini di testata, a leggere le notizie racchiuse in un unico

mosaico.

Oggi queste concezioni stanno mutando, lasciando spazio a nuovi modelli di

costruzione da un lato e lettura delle news dall‟altro. Le nuove tecnologie, ovvero i

cosiddetti New Media, stanno capovolgendo due ruoli che la stampa nella sua storia

aveva incardinato come lontani e distinti, eccezion fatta per le “lettere della domenica”.

Internet prima con i blog e negli ultimi otto anni con i social network, dando la

possibilità a chiunque di poter comunicare verso moltitudini di persone, li sta mettendo

in discussione tracciando una nuova visione del giornalismo che si configura

maggiormente come conversazione. La possibilità che milioni di persone possano creare

e veicolare informazioni, potendo accedere a numerosissime fonti in tempo reale e siano

in grado (sfruttando cellulari e social network) di parlarne al mondo intero, sta segnando

un cambiamento epocale e al tempo stesso un punto di non ritorno per la professione

giornalistica.

Alla luce di queste considerazione sorgono spontanei alcuni interrogativi. Oggi ci

informiamo o veniamo informati? Quanto ci informiamo? Se è vero che i social network

stanno cambiando la vita di molte persone, soprattutto tra i giovani, in quali termini

avviene? Il loro è un utilizzo costruttivo o potremmo farne a meno? La società in

generale cambierà in meglio oppure no?

Ancora, com‟è cambiato il rapporto tra mass media e lettori con l‟avvento di Internet?

Infine carta stampata, radio e tv hanno ancora un ruolo egemone nell‟indirizzare

4

l‟opinione pubblica, il voto politico dei cittadini/lettori oppure Internet ha il

sopravvento? C‟è ancora spazio per la carta stampata?

In sintesi saranno questi i campi d‟indagine della seguente tesi di laurea. Verrà

dapprima analizzata la nascita e l‟evoluzione di Internet, per poi esaminare nello

specifico le dinamiche di alcuni social network diversi l‟uno dall‟altro. Successivamente

si passerà a esporre i cambiamenti in essere nel mondo del giornalismo.

Infine verranno esposti i risultati di una ricerca sul campo derivanti dalle interviste

effettuate su cento studenti dell‟Università di Cagliari per capire quali siano le

conseguenze reali dell‟avvento dei New Media sul grado di informazione e

partecipazione politica delle nuove generazioni.

5

1. I new media

Negli ultimi sessant‟anni il mondo dei media è stato soggetto a continui cambiamenti,

spesso radicali. Tuttora vive una fase di continua innovazione dovuta principalmente

alla nascita di nuove tecnologie informatiche. L‟avvento della televisione provocò

grandi trasformazione tra i mass media tradizionali come la radio e la carta stampata. Il

computer negli ultimi decenni sta a sua volta introducendo novità alle quali gli altri

mezzi di comunicazione devono e dovranno adeguarsi per non rischiare di rimanere

arretrati e superati nelle gerarchie dell‟universo mass mediatico.

Un termine che oggi fa da padrone nel mondo dell‟informazione e del giornalismo è

quello dei cosiddetti “new media”. Tuttavia non siamo di fronte ad un concetto coniato

nell‟ultimo millennio bensì risalente agli anni Ottanta. È infatti in questi anni che

avvengono importanti innovazioni: per quanto riguarda i giornali cominciano ad essere

redatti e stampati a distanza, si affaccia il telelavoro e le edizioni di uno stesso

quotidiano possono essere adattate alle varie aree territoriali di destinazione (cosa che

avviene soprattutto negli Stati Uniti). Altre novità, che non riguardano necessariamente

i mass media, sono rappresentate dall‟avvento di apparecchi quali il walkman, il

videoregistratore, le videocassette in vhs e la televisione via cavo che ha permesso la

diversificazione dei canali televisivi. Esaminando questi strumenti dall‟alto dei giorni

nostri e con il senno delle tecnologie che ora abbiamo a disposizione si può notare che

rappresentano un punto di rottura, seppur primordiale, con i dispositivi informativi

allora a disposizione. Perché? Senza dubbio il walkman ha permesso a chiunque di

ascoltare, in qualsiasi posto si trovasse, la propria musica preferita magari registrata

prima alla radio e dunque personalmente selezionata; il videoregistratore ha permesso a

tantissimi di creare video( si pensi ai videoclip familiari) e non più di rimanere soltanto

a guardare quello che la Tv ed il cinema trasmettevano; la Tv via cavo ha allargato

enormemente la scelta dei canali a disposizione assecondando le preferenze dei singoli

segnando un confine netto tra televisione generalista e tematica.

Il discrimine fondamentale apportato dai nuovi mezzi sta nel fatto che se prima il mass

media veniva concepito come uno strumento in grado di trasmettere da un unico

emittente una quantità di informazioni uguali ad un pubblico vastissimo, ora le

informazioni, come Francois Sabbah affermò nel 1985, iniziano a segmentarsi:

6

In breve, i nuovi media determinano una audience segmentata, differenziata, che, sebbene

numericamente consistente, non è più audience di massa in termini di simultaneità e uniformità

del messaggio che riceve. I nuovi media non sono più mass media nel senso tradizionale, che

inviano un numero limitato di messaggi a un pubblico di massa omogeneo. A causa della

molteplicità di messaggi e fonti, il pubblico stesso diventa più selettivo. Il pubblico oggetto di

target tende a scegliere i propri messaggi, approfondend la segmentazione e migliorando la

relazione individuale tra emittente e ricevente1.

La descrizione di un passaggio come questo, verificatosi già negli anni ‟80, potrebbe

essere applicata ai new media utilizzati oggi grazie ai quali la differenza con i media

tradizionali si accentua: non tutte le persone guardano la stessa cosa nello stesso

momento e l‟abitudine diffusa dello zapping consente al pubblico di creare i propri

mosaici visivi. Infatti anche se i media trasmettono e pubblicano su scala mondiale ed i

programmi circolano nella rete globale, noi non viviamo in un villaggio globale ma in

villette personalizzate prodotte globalmente e distribuite localmente2.

Tuttavia data la rapida mutevolezza alla quale sono soggetti, in letteratura ai “nuovi

media” non è stata conferita una definizione unanime e precisa. Come afferma

Paccagnella Luciano 3 sul significato del termine incombono due ordini di problemi:

infatti dobbiamo anzitutto chiederci che cosa intendiamo per new media cioè

l‟intensione del concetto, ma anche quali siano i media ai quali possiamo applicare

l‟etichetta di “nuovi”, in quest‟ultimo caso la problematica riguarda l‟estensione del

concetto. Nonostante ciò è possibile catalogarli attraverso alcuni elementi peculiari che

li caratterizzano, senza i quali non potremmo chiamarli tali. Questi sono rispettivamente

la digitalizzazione, la multimedialità, l‟interattività e l‟ipertestualità.

Proseguiamo con ordine: in primo luogo va detto che i nuovi media elaborano dati in

formato digitale. Digitalizzare un‟informazione significa in linguaggio tecnico

rappresentarla attraverso una sequenza di cifre (i bit). Una volta digitalizzata,

l‟informazione può essere elaborata in vari modi e con estrema facilità: un esempio

concreto riguarda la possibilità di inserire o eliminare una frase in un testo scritto al

11

Citato in Manuel Castells 2002, La nascita della società in rete, Ed. Università Bocconi Editore, Milano, pag.392

2 Castells Manuel 2002, La nascita della società in rete, Ed. Università Bocconi Editore, Milano, pag.396

3 Paccagnella Luciano 2004, Sociologia della comunicazione, Ed. Il Mulino, Bologna, pag. 165

7

computer rispetto a un testo dattiloscritto su carta con una vecchia macchina da scrivere.

L‟informazione digitale è altrettanto facilmente archiviabile, ricercabile e trasportabile.

La seconda caratteristica, come detto, è la multimedialità ovvero l‟articolazione del

contenuto attraverso diversi canali sensoriali ed espressivi: suoni, grafici, immagini

fisse o in movimento, testi scritti. La multimedialità dei giorni nostri si esplica per

mezzo di una forte integrazione tra i diversi codici espressivi, così come sottointeso

nello stesso significato del termine: dal latino medium ovvero tramite (nel nostro caso

mezzo di comunicazione) e dall‟aggettivo multus/a/um cioè molti. Si sta dunque

parlando di una integrazione tra diversi supporti utili a veicolare determinate

informazioni e contenuti. Pensiamo ad esempio ai siti web delle testate giornalistiche:

un‟innovazione che hanno introdotto è senza dubbio l‟inserimento di file audio e video

a corredo dei classici articoli testuali, retaggio della carta stampata. Un modello di

questo tipo ha permesso la convergenza di diversi mezzi prima scollegati quali giornali

cartacei, la radio, la televisione. Ma anche quella che Marshall McLuhan ha definito

come rimediazione (“Il contenuto di un medium è sempre un altro medium”). Un altro

esempio di modello multimediale è l‟enciclopedia online Wikipedia che, a differenza di

quelle classiche storicamente esistite, mette insieme non solo informazioni scritte ma

anche fotografie e materiale audiovisivo. In sintesi diversi linguaggi parlano attraverso

uno stesso mezzo sia questo immateriale(e qui si pensi ai social network) oppure fisico.

Grazie alla multimedialità infatti noi siamo in grado di fruire di un‟informazione con

diversi dispositivi, non abbiamo necessariamente bisogno di stare seduti davanti ad un

computer, possiamo tranquillamente utilizzare lettori audio, cellulari o tablet.

La terza caratteristica analizzata per certi versi è la più importante in quanto rappresenta

una rivoluzione rispetto ai mezzi di comunicazione di massa tradizionali. Si tratta

dell‟interattività: senza dubbio non stiamo parlando di un‟interazione uguale a quella

che si sviluppa tra due persone nel corso della quale ciascun soggetto modifica

reiteratamente il suo comportamento in vista del comportamento o dell‟azione

dell‟altro4. Al contrario l‟interattività va intesa come la misura della potenziale

4 Gallino Luciano 1983, Dizionario di Sociologia, Ed. Utet, Torino

8

capacità di un medium di lasciare che l‟utente eserciti un‟influenza sul contenuto e/o

sulla forma della comunicazione mediata5.

All‟interno di questo elemento Paccagnella distingue tre livelli: nel primo l‟utente può

esercitare la possibilità di selezionare quali informazioni ricevere all‟interno di un arco

ampio ma finito di informazioni fisse e codificate in precedenza. A questo primo livello

l‟invio delle informazioni è effettivamente ancora monodirezionale in quanto non

prevede un canale per il feedback da parte dell‟utente. Un secondo livello conosciuto

ormai da tutti prevede un canale di ritorno per ricevere informazioni da parte dell‟utente

che tuttavia usufruisce delle informazioni come se fosse davanti ad un comune

broadcast: niente meno di quello che quotidianamente miliardi di persone fanno su

Internet interrogando i motori di ricerca. Ad una richiesta, ad esempio su Google, di una

determinata informazione i server comunicano rispondendo di conseguenza. In questo

caso si ha un‟inversione del rapporto emittente/ricevente dato che le comunicazioni

avvengono on demand, su richiesta. Nel terzo e più complesso livello che viene

proposto è l‟utente stesso a produrre informazioni che vengono fatte circolare dal

sistema, con una elaborazione continua dei contenuti reciprocamente orientata tra i

partecipanti. Quest‟ultimo è il livello permesso dall‟email e dai sistemi di conferenza

elettronica. Nel caso specifico dei mass media l‟interattività presuppone l‟azione attiva

dell‟utente sia egli un lettore, ascoltatore, telespettatore: si pensi ai programmi

radiofonici o televisivi nei quali è possibile intervenire tramite l‟invio di sms o l‟utilizzo

di chat line.

Infine un altro elemento importante è quello dell‟ipertestualità. L‟ipertesto è un insieme

di informazioni collegate tra loro in forma non lineare attraverso rimandi logici, tali da

poter essere fruite attraverso molteplici percorsi di lettura personalizzati da ogni utente.

L‟ipertestualità rappresenta un cambio di passo nella lettura rispetto alla carta stampata

perché non presuppone la consequenzialità e linearità delle informazioni. Essendo un

insieme di documenti messi in relazione tra loro per mezzo di parole chiave qualsiasi

documento della rete può essere "il successivo", in base alla scelta del lettore di quale

5 J.Jensen 1999, “Interactivity”. Tracking a new concept in media and communication studies, Ed. Oxford University Press, New

York

9

parola chiave usare come collegamento. È possibile, infatti, leggere all'interno di un

ipertesto tutti i documenti collegati dalla medesima parola chiave.

1.1 Internet e la seconda generazione di new media

Alla luce di quanto esposto finora emergono due generazioni di new media: la prima

risalente agli anni ‟80 mentre la seconda rappresentata dall‟universo di Internet. Il

World Wide Web, che prese forma in un laboratorio del Cern nel lontano 1991, oggi è

l‟ambiente grazie al quale può operare la nuova generazione di media.

Benché la nascita di Internet sia relativamente recente in termini storici, siamo infatti

nell‟ordine di un ventennio, le sue radici affondano al tempo della Guerra Fredda

quando ancora sembrava impensabile discorrere di digitalizzazione e reti telematiche.

Per il grande pubblico era appena nata la televisione ma dalla spietata concorrenza

tecnologica e militare in corso tra Unione Sovietica e Stati Uniti nacque un germoglio

che sessant‟anni più tardi avrebbe rivoluzionato la quotidianità di oltre due miliardi di

persone. All‟indomani della seconda guerra mondiale il clima tra le due grandi super

potenze era pesantemente condizionato dall‟importanza della sfida nella superiorità

scientifica sul diretto avversario. Quando, alla fine degli anni sessanta, furono effettuati

i primi esperimenti per collegare tra loro computer remoti gli obiettivi non erano tanto

comunicativi quanto tesi alla possibilità di condividere preziose risorse di calcolo

scientifico. Infatti la prima rete telematica (termine che in sé riassume i concetti di

informatica e telecomunicazione cioè comunicazione a distanza) avviata nel 1969

comprendeva quattro elaboratori elettronici situati in vari centri universitari statunitensi.

Questa prima rete, primordiale, antenata dell‟odierna Internet, è comunemente nota

come Arpanet, dal nome dell‟agenzia del dipartimento della Difesa del Governo

americano che finanziò il progetto (Advanced Research Projects Agency).

Le caratteristiche tecniche sviluppate nel sistema Arpanet ancora oggi sono importanti

per comprendere la natura della Rete. Una di queste è la ridondanza grazie alla quale

due punti qualsiasi della rete possono essere messi in comunicazione tra loro attraverso

percorsi diversi. Un‟altra caratteristica è l‟architettura “policefala”, che non contempla

un unico nodo centrale incaricato di smistare i dati tra tutti gli altri nodi, bensì una

struttura a rete. Questi due elementi, “ridondanza e assenza di un nodo centrale, sono

10

stati talvolta interpretati, a posteriori, come precise richieste dei militari per assicurare la

sopravvivenza della rete anche in occasione di catastrofi naturali o di attacchi bellici da

parte della potenza nucleare sovietica. Una rete policefala come quella che si stava

implementando non presentava punti deboli e poteva sopravvivere anche se fosse stato

distrutto un numero imprecisato dei suoi nodi. È da qui che nasce il mito

(sopravvissuto) di Internet come creatura sfuggita di mano ai militari, indistruttibile ed

incontrollabile per sua stessa natura”6.

Successivamente nei primi anni settanta, pochi anni dopo la nascita di Arpanet, viene

coniato il termine Internet (Inter-Networking ) per sottolineare la capacità della rete di

collegare sistemi informatici eterogenei, cioè con protocolli e linguaggi differenti,

situati anche a grandissima distanza tra loro, addirittura in paesi diversi. Ciò è stato reso

possibile grazie ad un linguaggio di elaborazione comune in grado di essere compreso

dal maggior numero possibile di calcolatori. Questo tecnicamente è un “protocollo di

comunicazione” che ancora oggi è insito nella stessa definizione di internet7. Nel ‟71

con la nascita del primo sistema di posta elettronica si passò dalle reti di calcolo alle reti

di comunicazione: il linguaggio non è più solo numerico ma anche umano e in tal modo

dal mettere in comunicazione due computer si mettono in comunicazione le persone.

Il passo successivo fu l‟unificazione dei protocolli in uno standard comune, senza il

quale anche il semplice invio di una mail risultava essere estremamente complesso e

non immediato visto che si doveva far fronte a comandi di sintassi elettronica molto

diversi tra loro. Infine il passaggio decisivo avvenne in Svizzera nei laboratori del

Cern(Centro Europeo per la Ricerca Nucleare) di Ginevra dove nascono le “tre w” del

World Wide Web, un‟unica ragnatela mondiale basata sullo stesso linguaggio Html

(Hyper Text Markup Language), in grado di essere letto da qualsiasi computer esistente.

Da questo momento in poi con gli anni la rete si orienta sempre di più verso un uso

popolare, con contenuti multimediali e una navigazione semplice ed intuitivi. Dunque

Internet dall‟essere uno strumento riservato a compiti specialisti passa a diventare

un‟enorme patrimonio di conoscenza a disposizione di chiunque.

6 Paccagnella Luciano 2004, Sociologia della comunicazione, Ed. Il Mulino, Bologna, pag.

7 Definizione: insieme complessivo di computer e reti, diffuse su scala mondiale, collegate tra loro attraverso canali trasmissivi

diversi(cavi, onde radio, satelliti) e unite dal gruppo di protocolli denominato Tcp/Ip(Transmissiono Control Protocol).

11

La stessa traduzione del termine, come detto in precedenza, ci riporta alla più “grande

ragnatela del mondo” e aiuta a capire il ruolo svolto dalla Rete. Tra tutti i mezzi di

comunicazione di massa Internet è quello che ha registrato il tasso di penetrazione più

rapido nella storia: negli Stati Uniti, la radio impiegò trent‟anni per raggiungere sessanta

milioni di persone, la televisione ottenne questo livello di diffusione in quindici anni,

Internet ce l‟ha fatta in soli tre anni in seguito allo sviluppo del World Wide Web8. Oggi

la cifra degli utenti “connessi” si assesta intorno ai 2 miliardi e 267 mila, poco meno di

un terzo della popolazione mondiale. Nel 2000, gli utenti erano 360 milioni9. La crescita

dell‟online, in soli dodici anni, ha assunto livelli elevatissimi aumentando del 528,1%.

Analizzando la geografia di Internet è possibile capire l‟importanza che le nuove

tecnologie stanno avendo sulla società: tra i Continenti della terra quelli in cui la

penetrazione è più elevata sono l‟America (si badi, il Nord America) l‟Oceania e

l‟Europa rispettivamente con il 78,6%, il 67,5% ed il 61,3% di popolazione connessa. A

seguire troviamo l‟America Latina (39,5%), il Medio Oriente (35,6%), l‟Asia (26,2%)

infine l‟Africa (13,5%).

8 Castells Manuel 2002, La nascita della società in rete, Ed. Università Bocconi Editore, Milano, pag.403

9 Fonte dati: Internet World Stats –www.internetworldstats.com/stats.htm su base dati pubblicata da Nielsen e International

Telecommunication Union (UN agency for information and communication technologies) e aggiornata al 31 dicembre 2011.

12

Tabella 1

Regioni Popolazione mondiale

Utenti Internet

Diffusione sulla pop. Crescita (2000-2011) 31/12/2000 31/12/2011

Africa 1,037,524,058 4,514,400 139,875,242 13.5 % 2,988.4 %

Asia 3,879,740,877 114,304,000 1,016,799,076 26.2 % 789.6 %

Europe 816,426,346 105,096,093 500,723,686 61.3 % 376.4 %

Medio Oriente 216,258,843 3,284,800 77,020,995 35.6 % 2,244.8 %

Nord America 347,394,870 108,096,800 273,067,546 78.6 % 152.6 %

America Latina 597,283,165 18,068,919 235,819,740 39.5 % 1,205.1 %

Oceania 35,426,995 7,620,480 23,927,457 67.5 % 214.0 %

Totale mondiale 6,930,055,154 360,985,492 2,267,233,742 32.7 % 528.1 %

Fonte dati: Internet World Stats –www.internetworldstats.com/stats.htm

Dunque nel nostro pianeta in media una persona su tre è connessa alla rete ed Internet di

fatto è entrato a far parte dello spazio pubblico: rappresenta un luogo, seppur virtuale,

nel quale sono presenti attori sociali, istituzioni, servizi, mercati. E sono innumerevoli le

operazioni che si svolgono al suo interno. Esemplare a proposito è il caso di Facebook,

il più diffuso e celebre dei social network al quale sono iscritte 799 milioni di persone10

nel quale ogni giorno sostanzialmente, seppur in forme diverse, non si fa altro che

comunicare. Per certi versi per alcuni ha creato un contesto nel quale chattare,

scambiare informazioni, fotografie, video, ma anche portare avanti campagne di

marketing, politiche, elettorali, sociali o ambientali. Qualunque partito, personaggio

pubblico, associazione o comitato delle più svariate tipologie che voglia attirare a sé

l‟attenzione di più persone crea un profilo sui social network oppure più in generale un

blog o microblog( è il caso di Twitter). Ciò sta a significare che Internet è diventato

un‟arena, per meglio dire un contesto che fa da sfondo.

Un recente studio condotto da Cisco11

, una delle più grandi aziende a livello mondiale

per fornitura di apparati di networking, rafforza questa tesi. Lo scopo della ricerca,

10 Dato ufficiale fornito dallo stesso portale

11 Cisco Connected World Technology Report 2011: ricerca condotta da InsightExpress, dall‟8 maggio al 13 giugno 2011 su un

totale di 2853 intervistati in 14 paesi del mondo, tra cui l‟Italia. Sono stati intervistati 1441 studenti universitari (età 18-24 anni):

USA, Canada, Messico, Brasile, UK, Francia, Spagna, Germania, Italia, Russia, India, Cina, Giappone e Australia.

13

improntata, come si legge, sulla “competitività delle aziende in un contesto sempre più

influenzato dagli stili di vita tecnologici”, era quello di capire l‟influenza di internet

sulle relazioni fra i comportamenti umani, e la pervasività della Rete nella vita

quotidiana. È proprio da qui che emergono dati significativi: infatti tra gli studenti

universitari e giovani professionisti fra i 20 e i 30 anni uno su tre ritiene che Internet sia

altrettanto importante di beni primari quali aria, acqua, cibo, e avere un riparo. Circa

metà di loro (49% degli studenti e 47% dei lavoratori) ritiene che la sua importanza si

“avvicini molto” a quella di questi beni essenziali. Complessivamente, quattro persone

su cinque ritengono che Internet abbia una importanza vitale e faccia parte dei “mezzi di

sostentamento” necessari nel quotidiano.

Inoltre nello specifico il 69% dei giovani italiani interpellati -e più della metà degli

intervistati a livello globale(55%)- dichiara che non riuscirebbe a vivere senza il web

che viene definito “una parte integrante delle propria vita”, in alcuni casi più rilevante di

avere un‟auto, di avere una relazione e di divertirsi.

Il 40% degli studenti intervistati ha dichiarato che nella vita quotidiana Internet è più

importante che avere una relazione, uscire con gli amici o ascoltare musica. In Italia il

dato arriva al 46%. Per quanto riguarda la vita sociale se le generazioni precedenti

preferivano socializzare di persona, la nuova generazione inizia a preferire l‟interazione

online. Uno studente su quattro (27%) ha dichiarato che mantenersi aggiornati su

Facebook è più importante che andare alle feste, avere una relazione, ascoltare musica,

andare in giro con gli amici. Per il 38% degli studenti italiani interpellati essere

aggiornati su Facebook è la cosa più importante della giornata, precedendo il tempo

passato con gli amici e altre attività.

Siamo di fronte al fenomeno dei social network, il cui utilizzo ha indubbiamente

cambiato pratiche e comportamenti non solo degli attori sociali ma anche del mondo

della politica e dell‟informazione. Dal 2006, anno in cui è nato Twitter e Facebook si è

affermato sempre più a livello globale, ad oggi ad esempio il giornalismo ha subìto

grandi sconvolgimenti così come altrettanti li ha registrati il modo di “fare politica”: in

entrambi i casi si è avuta un‟evoluzione sia dal punto di vista dell‟accesso alle fonti sia

da quello riguardante l‟apertura ad un pubblico sempre più vasto ed il coinvolgimento.

Ad esempio, come verrà approfondito nei prossimi capitoli, Twitter e Facebook hanno

14

avuto un ruolo importante nella cosiddetta “Primavera Araba” soprattutto per quanto

riguarda l‟organizzazione delle rivolte: la circolazione di informazioni e notizie che

altrimenti non avrebbero potuto superare il muro della censura messa in atto dai regimi

del nord Africa è invece rimbalzata in numerosi computer e telefoni cellulari che hanno

agito da cassa di risonanza delle proteste.

15

2. I Social Network

In sociologia il concetto di social network, che prende anche il nome di rete sociale o

“reticoli”, fa riferimento alle connessioni esistenti tra diverse persone, siano queste

rapporti di lavoro, vincoli familiari o conoscenze casuali. Ognuno conosce un certo

numero di altre persone, le frequenta o sta a contatto con queste per diversi motivi, in

modo più o meno regolare. A loro volta, queste persone possono conoscersi ed essere in

relazione fra loro oppure no, ma in ogni caso ognuna di loro ha a sua volta altre

conoscenze e frequentazioni.

Un carattere importante delle reti è la densità, cioè la misura in cui gli individui nella

rete sono collegati l'uno all'altro: ci saranno dunque reti sociali a maglie larghe se tutti

gli individui sono collegati a un individuo “focale” e non l'uno all'altro; oppure reti

sociali a maglie strette se tutti o la maggior parte degli individui sono in relazione

reciproca tra loro. Ad esempio una persona che vive in un paese di pochi abitanti ha

verosimilmente un network a maglie strette e lo stesso tenderà a essere vero per tutti gli

abitanti del paese. Gli abitanti di una grande città viceversa hanno in genere reti a

maglie più larghe12

.

I legami fra le persone collegate nelle reti variano per intensità, durata, frequenza,

contenuto. Quanto al contenuto, possono essere limitate a un solo carattere – per

esempio, una persona è frequentata solo per lavoro – o sommare più caratteri: lavoro e

amicizia, per esempio. Queste variabili permettono di individuare e studiare particolari

condizioni nelle quali un individuo si viene a trovare.

Il concetto di rete sembra sovrapporsi a quello di gruppo ma non è così: le persone che

fanno parte di una rete possono infatti neppure conoscersi, e non sapere di farne parte;

d‟altro canto se riferito alla rete personale di un individuo il concetto fa vedere come

questo possa muoversi fra gruppi tessendo relazioni. L‟idea di rete offre dunque un

diverso punto di vista che si rivela particolarmente utile nell‟analisi di società in

12 Bagnasco-Barbagli-Cavalli 2004, Elementi di sociologia, Ed. Il Mulino, Bologna, pag.70

16

mutamento e di situazioni fluide che lasciano importanti margini di iniziativa agli

attori.13

La stessa metodologia che studia le reti sociali( Network Analysis) fonda le spiegazioni

dei fenomeni sociali “all‟interno delle relazioni tra le unità di analisi, piuttosto che nelle

caratteristiche delle unità stesse. In sostanza le relazioni sociali strutturate sono un

mezzo più potente di spiegazione sociologica di quanto non lo siano gli attributi

personali dei membri del sistema”14

.

Con l‟avvento delle nuove tecnologie il concetto di rete sociale è passato dal

considerare relazioni sociali fisiche e dunque materiali ad analizzare invece social

network immateriali e fisicamente intangibili. È il caso dei social media.

2.1 Facebook

In origine fu FaceMash, un sito creato in una sola notte da uno studente di Harvard e

ospitato nei server della stessa Università. Quello studente probabilmente passerà alla

storia con il nome di Mark Zuckerberg mentre FaceMash quasi sicuramente verrà

dimenticato. Ma è da qui che nel 2004 nacque il più celebre dei social network, ossia

Facebook oggi utilizzato da quasi 800 milioni di persone15

. Come scrive Josè van

Dijck16

, facendo riferimento al film The Social Network17

, con FaceMash Zuckerberg

creò un portale dove non si faceva altro che mettere a confronto le ragazze di Harvard e

nel quale gli utenti( cioè gli altri studenti) erano in grado di votare chi fosse più attraente

tra due studentesse scelte casualmente di volta in volta. Il sito quella stessa notte

divenne talmente popolare da intasare e mandare in crash i server dell'università.

Secondo la studiosa olandese con quel tipo di operazione Zuckerberg riuscì a tradurre

un codice sociale all‟interno di un codice tecnico:

13 Bagnasco-Barbagli-Cavalli 2004, Elementi di sociologia, Ed. Il Mulino, Bologna, pag.70

14 Antonio M. Chiesi, voce “Reticoli, analisi dei”, Enciclopedia delle scienze sociali, 1997, Ed. Treccani, Roma, pag 407

15Dati da www.internetworldstats.com/stats.htm (Miniwork Marketing Group) aggiornati al 31/12/2011

16 Van Dijck Josè 2011, Facebook as a Tool for Producing Sociality and Connectivity, in Ed.Sage, Amsterdam, pag 160

17 David Fincher 2010, The Social Network, Columbia Pictures, Usa

17

The scene epitomizes a transforming social realm, a realm that thrives on the exchange of tastes,

feelings, and preferences. In fact, FaceMash literally translated a social code into a technical

one: intuitive judgments prompted by engineered popularity rankings and processed by

algorithms relating individual evaluations to those of others, resulting in a “collective opinion.”

These principles underpinning FaceMash later became the rationale for Facebook, which

initially, like its predecessor, served as a social network for students18

.

In sostanza il successo di Zuckerberg è dovuto all‟aver interpretato i comportamenti

sociali degli studenti all‟interno di algoritmi ed interfacce tecnologiche che

quotidianamente ormai sono al centro della routine delle persone (e dunque di ognunpo

di quegli studenti).

L‟emergere di Facebook si allinea sullo stesso tracciato: un flusso continuo di

comunicazioni informali, idee, interessi, gusti, dicerie, “mi piace”, “non mi piace”,

notizie e mormorìo di fondo vengono generate attraverso una piattaforma digitale che

gradualmente sta diventando un nuovo spazio comunicativo. La sua ascesa, dunque

prima che Facebook diventasse anche un business, non ha avuto bisogno di campagne

pubblicitarie o spot televisivi ma ha preso piede tramite il passa parola online e

colloquiale che ha convito sempre più persone ad iscriversi. Nell‟ambiente del social

network connettività e socialità vanno di pari passo in maniera crescente e,

probabilmente, è proprio per questo che, come afferma van Dijk, i nuovi social media

vanno visti non come prodotti finiti bensì quali motori socio-tecnici di tendenze

comunicative come ad esempio le mode che non sono mai terminate e per questo

evolvono, mutando, costantemente:

Social network sites (SNSs) like Facebook, Twitter, Flickr, Linkedin, as well as user-generated

content (UGC) sites such as YouTube, Wikipedia, Blogger, and MySpace have rapidly conquered

and divided this communication space into specific niches for social networking, microblogging,

exchanging pictures, video sharing, and so on. Rather than being finished products, these

platforms are the sociotechnical engines of trends in communication that, just like fashion, are

never finished and thus constantly evolving.

Per alcuni aspetti l‟attrattività di Facebook può essere ricondotta al fatto che sono gli

utenti stessi ad alimentarlo, a generare i contenuti (non a caso è tra quei siti definiti User

18 Van Dijck Josè 2011, Facebook as a Tool for Producing Sociality and Connectivity, Ed.Sage, Amsterdam , pag 162

18

Generated Content) e dunque a renderlo proprio selezionando ciò che più aggrada:

dall‟aggiornamento sulle news, ai personaggi pubblici, alle citazioni, ai giochi.

Solo in Italia gli iscritti sono 21 milioni, un terzo della popolazione dello stivale.

Indubbiamente nel mondo di internet siamo davanti ad una rivoluzione: prima del 2004,

le attività svolte sul web non tenevano un numero cosi elevato di persone davanti a un

computer senza che queste avessero qualcosa in particolare da fare. Perché, in effetti su

cosa si fa su Facebook?

Nella schermata iniziale si legge Facebook ti aiuta a connetterti e rimanere in contatto

con le persone della tua vita. Vero, da un lato aiuta a tenerci in contatto con i nostri

conoscenti, magari quelli che sono fisicamente lontani da noi o che ci sono vicini ma

vediamo poco a causa degli impegni quotidiani. Ma questo potremmo benissimo farlo

tramite il telefono, le chat line( ad esempio Messenger), le mail, Skype e altri strumenti

presenti in rete. Per un altro verso possiamo condividere informazioni, ma si potrebbe

obbiettare che anche questa attività fosse possibile in precedenza tramite blog o siti

internet. Dunque cosa spinge quasi un miliardo di persone ad aggiornare “status” e

cliccare “mi piace”?

Indubbiamente è complesso arrivare ad una risposta univoca ma è possibile trovare una

risposta a questi interrogativi allargando il campo d‟analisi e seguendo il filo conduttore

degli studi portate avanti da Zygmunt Bauman, in particolare partendo dal concetto di

società liquida per poi indagare le ragioni dei singoli “individui”.

Il sociologo polacco ricollega il successo del pioniere tra i social network ad alcuni

bisogni latenti che gli iscritti di Facebook avrebbero da sempre avuto. Durante il suo

lungo intervento alla festa del libro di Roma19

, Bauman ha chiaramente enucleato due

fattori: “Quelle persone dovevano sentirsi troppo sole, ma per un motivo o per un altro

trovavano troppo difficile sfuggire alla propria solitudine con i mezzi a loro

disposizione”. L‟altra prospettiva degli utenti individuata è che “quelle persone devono

essersi sentite penosamente trascurate, prive dell‟attenzione degli altri, inosservate,

ignorate e variamente dirottate su un binario secondario, esiliate ed escluse, ma anche in

19 Facebook, l'intimità e l'estimità intervento che Bauman ha tenuto a Roma il 9 aprile 2011 nell'ambito di “Libri come” (Festival

casa editrice Laterza)

19

questo caso hanno trovato troppo difficile, se non impossibile, tirarsi fuori dal loro

odioso anonimato con i mezzi a loro disposizione”.

Alla luce di queste affermazioni il successo di Zuckerberg può essere davvero

ricondotto all‟aver fornito gli strumenti grazie ai quali soddisfare determinati bisogni?

Per verificare questa tesi è necessario spiegare gli antefatti, capire il contesto nel quale

ci muoviamo.

“Modernità liquida”. Zygmunt Bauman coniò questo binomio per uscire dall'impasse di

descrivere gli anni successivi a quella che viene definita post-modernità. Negli anni

novanta quest'ultimo termine appariva eccessivamente generico per descrivere le

trasformazioni sociali, era diventato un “termine ombrello” non più in grado di spiegare

il mutamento in corso: una realtà profondamente diversa da quella moderna nella quale

le ideologie erano strutturate e indiscusse e l'agire politico era facilmente accostabile

alla collettività.

Nella nuova società liquido-moderna le situazioni in cui agiscono gli uomini si modificano

prima che i loro modi di agire riescano a consolidarsi in abitudini e procedure. Il carattere

liquido della vita e quello della società si alimentano e si rafforzano a vicenda. La vita liquida,

come la società liquido-moderna non è in grado di conservare la propria forma o di tenersi in

rotta a lungo.20

La metafora della liquidità utilizzata da Bauman tuttavia non è nuova nel campo delle

scienze sociali perchè già introdotta da Karl Marx e Friedrich Engels ne Il manifesto del

partito comunista: qui i due autori volendo descrivere il potere distruttivo del

capitalismo, in grado di minare le fondamenta delle tradizioni, introducono l'espressione

“fusione dei corpi solidi”.

Allo stesso modo nella società liquida si assiste ad una liquefazione dei legami sociali e

di conseguenza all'impossibilità di far confluire le scelte dei singoli attori in azioni e

progetti collettivi. Tuttavia se secondo Marx la liquefazione era il preludio alla

costituzione di nuove fondamenta e dunque di un nuovo ordine ovvero la società

comunista, la stessa cosa non può dirsi per il discorso portato avanti da Bauman per il

quale al disembedding non segue un re-embedding, non vi è un ordine alternativo in

20 Bauman Zygmunt2006, Vita liquida,Ed. Laterza, Roma, Introduzione, pag VII

20

sostituzione di quello precedente ma è presente un'incertezza che permea il mondo

sociale e le esistenze che somiglieranno sempre più agli atomi di una “società

individualizzata”:21

“Il risultato dell'individualizzazione è che tutte le forme di associazione, dalle più formali alle

più radicalmente informali, oggi si modificano e prendono le sembianze di sciami (aggregati

senza struttura, gerarchia, centri e linee di comando) […] Lo sciame si trascina senza meta, in

modo sconclusionato e con scarsa ragione da un prato all'altro, senza mai fermarsi a lungo.”22

La frammentazione di relazioni durature, dei corpi solidi della politica e delle istituzioni

provoca una diffusa provvisorietà che va dalla perdita della stabilità lavorativa (gli

odierni contratti di lavoro flessibili ed a tempo determinato) all'aumento dell'apatia e del

disinteresse dei cittadini nei confronti della politica, come descritto nel saggio Close to

home: the work of avoiding politics di Nina Eliasoph23

. Quell'arena che un tempo era

appannaggio della politica, si svuota per lasciar spazio a un luogo “in cui si rende

pubblica confessione di segreti e intimità privati”, del quale si tratterà in seguito.

Dal mutamento in corso non è sicuramente esente la politica, non più intesa

collettivamente ma rinchiusa nella “life politics” individuale attraverso la quale ognuno

cerca “soluzioni biografiche a problemi di natura sociale/sistemica”24

. Quest'ultimo

approccio non è visto di buon occhio da Bauman il quale connota negativamente la

“politica della vita”: la modernità liquida è il trionfo del privatismo, della de-

responsabilizzazione, della liquefazione dei legami e dell'identificazione del mercato

come fonte di legittimazione dell'agire. Ancora, è la supremazia del narcisismo

personale e della commercializzazione non solo a livello dei consumi ma anche per

quanto riguarda i sentimenti. Come nell'amore, dove si preferisce il superficiale “usa e

getta” ai rapporti duraturi (esemplare qui il riferimento al Don Giovanni descritto da

21 Bauman Zygmunt 2002, La società individualizzata, Il Mulino, Bologna

22 Tester, Keith & Michael Hviid Jacobsen 2005, Bauman Before Postmodernity: Invitation, Conversations and Annotated

Bibliography 1953-1989. Ed. Aalborg University Press, Aalborg

23 Nina Eliasoph 1998, Avoiding politics. Ho w Americans produce apathy in every day life, Ed. Cambridge University Press,

Cambridge

24 Ghisleni-Privitera 2009, Sociologie contemporanee, Utet, pag 19

21

Kierkegaard nel quale il protagonista “non traeva piacere dal possedere una donna ma

dal sedurla”)25

.

Nella modernità liquida un ruolo speciale viene svolto dalla cultura del consumo:

uomini e donne, che vivono in un'atmosfera di costante unsicherheit, una sorta di

disagio esistenziale fatto di insicurezza e incertezza personale sul proprio destino,

incapaci di dare volto autonomamente ad una identità si rifugiano negli oggetti che

comprano e consumano utilizzando lo shopping quale “rito di esorcismo” per scacciare

le paure che li assaltano. L'identità ora acquista significato in base agli oggetti

posseduti, elevati a status symbol e dunque dalla valenza particolarmente pregnante per

gli individui. Il tema del consumo porta con sé quello del mercato, che non ha solo il

sopravvento a livello macro sul potere dell'istituzione Stato (politiche economiche neo-

liberiste) ma oramai è determinante anche per i singoli individui: le scelte di acquisto si

configurano come importante strumento di integrazione sociale26

.

Costruzione dell‟identità, mercato, consumo sono tre elementi caratterizzanti un nuovo

tipo di comunità nascente, ovvero la cosiddetta “comunità estetica”.

Nella nostra epoca […] solo due tipi di autorità sono in grado di permeare i propri giudizi –

espressi o palesati con i fatti- di un ammaliante potere di rassicurazione: l'autorità degli esperti,

persone che ne sanno più di noi(il cui campo di competenze è troppo vasto perchè possiamo

esplorarlo e verificarlo), e l'autorità dei numeri(in base al presupposto che più siano grandi,

minore è la probabilità che siano errati) […] La natura del secondo fa loro sognare la comunità

e dà forma al tipo di comunità dei loro sogni27

.

Una visione della comunità di questo tipo per certi versi è facilmente riscontrabile

all'interno dei social network, passatempo dei giorni nostri che affolla il web. In quanto,

se la comunità dei sogni descritta da Bauman è “una comunità di chi la pensa e si

comporta allo stesso modo fatta dunque di identicità che, se proiettata su un'ampia

gamma di comportamenti replicati/riprodotti, sembra fornire all'identità individuale

prescelta quelle solide fondamenta di cui altrimenti non godrebbe credito”, allora non

può dirsi che siano diversi i comportamenti degli utenti nel popolarissimo Facebook.

25 Bauman Zygmunt2007, Voglia di comunità, Editori Laterza, pag.50

26 Ghisleni-Privitera 2009, Sociologie contemporanee, Utet, pag 31

27 Bauman Zygmunt2007, Voglia di comunità, Editori Laterza, pag. 62

22

Perchè? Senza andare troppo lontano si pensi al meccanismo riguardante i gruppi, i

profili di ciascuna persona ma soprattutto alle “fan page” per accedere alle quali basta

un semplice clic sul tasto “mi piace”: chi utilizza Facebook, oltre a chattare, si muove

all'interno di determinati schemi compiendo sempre gli identici comportamenti.

Gli individui alla propria “nascita” online si trovano soli ma ben presto scelgono di

unirsi ad altri loro pari all'interno di quei “mi piace” che hanno in comune tra loro, siano

essi gusti, personaggi dello spettacolo, noti sportivi, libri, opinioni politiche o qualsiasi

altro argomento venga creato. Oppure “stringono amicizia” tra loro persone che non si

conoscono, semplicemente in virtù di interessi simili. Seppure ognuno di noi possieda,

ovviamente, un‟identità reale, chi popola il web va a costruirne una differente, virtuale,

che comunque in molti casi va ad aumentare quella reale: questo accade in quanto oggi

ad essere messo in discussione è lo stesso concetto di “realtà sociale”, sicuramente non

lo stesso che veniva percepito fino a dieci o venti anni fa.

Sarebbe un azzardo definire per tante persone di oggi la “realtà sociale” come virtuale?

Su questo è utile l‟esempio di Bauman a proposito della Corea del Sud dove

la maggior parte della vita sociale è già abitualmente mediata da apparecchiature elettroniche

(o, piuttosto, dove la vita sociale è già stata trasformata in vita elettronica o cyber-vita, e dove

la vita sociale per buona parte si trascorre principalmente in compagnia di un computer, di un

iPod o di un cellulare e solo secondariamente in compagnia di altri esseri in carne e ossa). Ai

giovani è del tutto evidente che non hanno neanche un briciolo di scelta: là dove vivono, vivere

la vita sociale per via elettronica non è più una scelta ma una necessità, un prendere o lasciare.

La morte sociale attende quei pochi che ancora non si sono collegati a Cyworld, leader del

mercato sudcoreano in fatto di cultura del show-and-tell.28

Lo stesso concetto di “comunità estetica” è ben differente dal significato assunto dal

termine “comunità” nella sociologia classica. Sostanzialmente per comunità si intende

un insieme di individui legati da un elemento di comunione riconosciuto come tale dagli

individui stessi, ovvero la condivisione di uno stesso ambiente (fisico) e la presenza di

particolari dinamiche di relazione.

Ai giorni nostri attraverso la tecnologia si è arrivati a considerare comunità anche un

insieme di individui che pur non condividendo un medesimo ambiente fisico né di

28 Facebook, l'intimità e l'estimità intervento che Bauman ha tenuto a Roma il 9 aprile 2011 nell'ambito di “Libri come” (Festival

casa editrice Laterza)

23

vicinanza geografica abbia sviluppato un'identità comunitaria con comunicazioni

efficienti, comuni obiettivi e norme di comportamento condivise: le comunità virtuali di

internet.

Tuttavia Bauman si guarda bene dal definire i social network quali comunità. Anzi,

traccia una netta distinzione:

La comunità è qualcosa che ci osserva da presso e ci lascia poco margine di manovra: può

metterci al bando e mandarci in esilio, ma non ammette dimissioni volontarie. Invece la rete può

essere poco o per nulla interessata alla nostra ottemperanza alle sue norme (sempre che una

rete abbia norme alle quali ottemperare, il che assai spesso non è), e quindi ci lascia molto più

agio e soprattutto non ci penalizza se ne usciamo. Però sulla comunità si può contare come su

un amico vero, quello che si riconosce nel momento del bisogno. Invece le reti esistono

soprattutto per condividere momenti di svago, e la loro disponibilità a venire in nostro soccorso

in caso di difficoltà non legate ai famosi „interessi condivisi‟ non viene quasi mai messa alla

prova (e qualora lo fosse, la supererebbe ancor più raramente)29

.

Per quanto riguarda i social network, nonostante lo stesso significato del termine indichi

che si è in presenza di reti sociali benchè virtuali, in queste si ripropongono

caratteristiche molto simili a quelle delle comunità estetiche. L‟identità virtuale dei

membri rimane “flessibile” e soprattutto a tempo:

La comunità, la cui principale funzione consiste nel confermare attraverso l‟impressionante

potere dei numeri la validità della scelta attuale e conferire parte della propria solennità

all‟identità ch‟essa contrassegna con il marchio dell‟approvazione sociale […]Deve essere e

restare un tipo di comunità flessibile, sempre e soltanto “a tempo” e durare solo “fino a che

conviene”. La sua creazione e smantellamento devono dipendere dalla decisione di chi ne fa

parte di restarle o meno fedeli, e in nessun caso tale fedeltà, una volta dichiarata, deve diventare

irrevocabile: il legame creato dalle scelte non deve mai ostacolare, né tantomeno precludere,

ulteriori e diverse scelte.30

Non ci sono barriere d‟accesso, ma uno dei tratti distintivi delle comunità estetiche

descritte da Bauman riguarda l‟esempio fatto a proposito dell‟industria dello spettacolo:

Grazie agli immensi sviluppi dell‟elettronica, oggi è possibile realizzare spettacoli che offrono

una possibilità di partecipazione e un unico polarizzatore di attenzione a una sterminata massa

29 Facebook, l'intimità e l'estimità intervento che Bauman ha tenuto a Roma il 9 aprile 2011 nell'ambito di “Libri come” (Festival

casa editrice Laterza)

30Bauman Zygmunt2007, Voglia di comunità, Editori Laterza, pagg. 63-64

24

di spettatori fisicamente disseminata. In virtù dell‟imponenza stessa dell‟audience e

dell‟intensità dell‟attenzione incentrata, l‟individuo finisce col ritrovarsi in presenza di una

forza a lui superiore e dinanzi alla quale si inchina, realizzando così la condizione che Emile

Durkheim riteneva necessaria perché la società potesse elaborare ed esercitare il proprio

rassicurante potere di guida morale. Oggi tale guida ha carattere estetico, anziché etico; suo

principale veicolo non è più l‟autorità morale dei leader con le loro visioni o dei predicatori di

omelie, bensì l‟esempio dei personaggi pubblici(personaggi in quanto pubblici)31

La situazione esposta a proposito dei personaggi dello spettacolo con i cosiddetti new

media viene enormemente amplificata anche per quanto concerne le persone comuni.

Viene da chiedersi il perché, quale sia il motivo. Sicuramente i social network, in questo

caso non solo Facebook ma anche Twitter, contribuiscono a rinvigorire le fila di fan di

determinati vip la cui audience virtuale aumenta vertiginosamente. Qui gioca la sua

parte anche l‟autorità dei numeri (“l‟autorità dei personaggi famosi è il surrogato

dell‟autorità dei numeri, cresce e crolla insieme al numero di spettatori, lettori,

ascoltatori”32

): questo perché conferisce particolare autorevolezza ai personaggi

pubblici e si arriva ad affermare l‟equivalenza per cui se un personaggio è seguito da

così tante persone il suo esempio deve necessariamente essere “superiore a quanto un

singolo spettatore può imparare da solo dalla propria esperienza di vita”.

Non sempre è così, non si vuole certo assurgere un‟affermazione di questo tipo ad unica

verità ma è innegabile che il comportamento descritto non esista. Nell‟esempio

riguardante l‟industria dello spettacolo i social network fungono da cassa di risonanza,

venendo a degli esempi concreti non è raro sentire conduttori radiofonici o televisivi che

citano i “tweet” (cinguettii) o gli status Facebook di personaggi pubblici sui più

disparati argomenti, segno che anch‟essi sono entrati nell‟agenda dei mass media:

Ad esempio il divorzio tra due personaggi dello spettacolo:

31 Bauman Zygmunt 2007, Voglia di comunità, Editori Laterza, Roma pag. 65

32 Facebook, l'intimità e l'estimità intervento che Bauman ha tenuto a Roma il 9 aprile 2011 nell'ambito di “Libri come” (Festival

casa editrice Laterza)

25

“Divorzio Heidi Klum - Seal: cosa significa il tweet del cantante 'La Fine'?”33

; Tweet di

Saviano: “Oggi divento milanese”34

; Totti, come te nessuno mai. I compagni lo esaltano su

Twitter35

Capita che attorno a personaggi dello spettacolo e famosi si formino dei gruppi che

sembrano somigliare ad una comunità. In verità quella che si crea attorno agli “idoli”

(un cantante, un calciatore, un leader politico) è una comunità che sembra reale ma non

lo è: si tratta di comunità prefabbricate, da consumarsi sul posto, nonché del tipo usa e

getta. Sono comunità che non richiedono una lunga storia di lenta e faticosa

costruzione né di sforzi laboriosi per garantirsi il futuro. Tant‟è che basta premere un

tasto per uscirne.

Si affaccia dunque quella che viene definita la cosiddetta “comunità gruccia”, un

appendiabiti che serve alla gente per abbandonare le proprie preoccupazioni

momentanee vissute individualmente, per poi, “riprenderle e accantonarle da qualche

altra parte”.36

Quella che si configura non è una comunità, bensì una “aggregazione di

anime solitarie” il più delle volte volatile.

Tuttavia Facebook è un universo controverso non semplice da interpretare soprattutto

perché è in continua evoluzione. Provando a volgere uno sguardo sinottico sul suo

panorama è evidente cosa mostri ogni giorno il sito di Mark Zuckerberg: sul social

network l‟internauta si muove in un misto di voyeurismo nei confronti delle vite degli

altri e ricerca di un sorta di celebrità personale. Ogni profilo anzi tutto viene messo in

“bacheca”, che per sua stessa definizione è un elemento che mostra e rende pubblici

determinati contenuti, che informa. Le “bacheche” vengono aggiornate continuamente

con nuove foto personali ad indicare che si è andati in un determinato luogo oppure si è

guardato un certo film. Oppure vengono rese pubbliche normalissime e banali azioni

quotidiane, spesso accompagnate da commenti. In un siffatto contesto comportamenti

che fino a dieci anni fa erano parte delle sfere più intime dell‟uomo escono fuori dal

33 http://it.ibtimes.com/articles/26852/20120122/heidi-klum-seal-divorzio-sposati-figli-briatore.htm

34 http://milano.repubblica.it/cronaca/2012/01/18/foto/tweet_di_saviano_oggi_divento_milanese_-28352249/1/

35 http://www.ilmessaggero.it/articolo.php?id=178128

36 Bauman Zygmunt2007, Voglia di comunità, Editori Laterza, pag. 69

26

privato per diventare pubblici, come Bauman ricorda facendo riferimento a quanto detto

dallo psichiatra Serge Tisseron:

I rapporti significativi sono passati dall‟intimità a quella che lui chiama “estimità”. Volendo

fissare un punto si può pensare a metà degli Anni Ottanta, quando in un talk show francese tale

Vivianne dichiarò di non avere mai avuto un orgasmo perché suo marito era affetto da

eiaculazione precoce. Non si trattava solo di rendere pubblici atti privati. Ma anche di farlo in

un‟arena aperta37

.

Quello riportato sopra è senza dubbio un esempio estremo e raro (tra l‟altro datato negli

anni „80) ma a distanza di trent‟anni noi abbiamo esempi simili, cioè fatti privati che

debordano in un ambiente pubblico e vanno in questo modo a eroderne la sfera.

Ecco di cosa ci informa il flusso di aggiornamenti su Facebook in un giorno qualsiasi:

F.L mercoledì 11 gennaio alle 9 e 45 ha scritto: “ho sonno”; sempre F.L il 29 dicembre alle 23

e 30 ha scritto “Latte con nesquik”. M.S domenica 8 gennaio ha scritto: “Buongiorno”; il 3

gennaio ha scritto: “Oggi tolgo il dente del giudizio”. Il 15 gennaio L.S ha scritto: “Ringrazio

chi ha inventato l‟alcol”. A.Z il 16 gennaio alle 16.13 ha scritto: “Oggi a studiareee tutto il

giorno senza tregua”.

Per mezzo degli “aggiornamenti di status” citati sopra, ognuno tiene ad informare i

propri “amici” su quale sia il proprio stato d‟animo, su cosa stia facendo, su quali siano

i propri pensieri anche se questi rasentano il ridicolo (la descrizione delle azioni più

comuni). Gli individui si rifugiano in questo luogo virtuale per le più svariate ragioni

magari spinti alla ricerca di persone con interessi comuni, forse per occupare il tempo

attirati dalla curiosità. Forse anche perché ci si sente soli e per questo si sente la

necessità di esternare qualsiasi cosa. Tuttavia ad osservare con attenzione il dinamico

brulicare di frasi, opinioni e dialoghi che è Facebook ognuno diventa un “personaggio”,

acquisisce una notorietà, affascinato dalla promozione di sé stesso.

Stando a Bauman il successo di Facebook è tale perché è riuscito a far vibrare le corde

giuste, bisogni dormienti insiti negli animi degli uomini, come il desiderio di emergere e

il bisogno di appartenenza. Tuttavia la volontà di mostrarsi agli altri si configura come

se ognuno di noi fosse un prodotto, una merce in vetrina, da esporre nel miglior modo

37 "Se non ti vendi la tua vita è miserabile" intervista a Zygmunt Bauman, La Stampa 27/08/2011

http://www3.lastampa.it/libri/sezioni/news/articolo/lstp/417071/

27

possibile. E infatti stiamo in “bacheca”. Non ci apriamo, ci mostriamo. In questo modo

le differenze tra la sfera pubblica e quella privata cambiano.

L´avvento della società-confessionale ha segnato il trionfo definitivo di quella invenzione

squisitamente moderna che è la privacy – ma ha anche segnato l´inizio delle sue vertiginose

cadute dalla vetta della sua gloria. Trionfo che si è rivelato una vittoria di Pirro, naturalmente,

visto che la privacy ha invaso, conquistato e colonizzato la sfera pubblica, ma al prezzo di

perdere il suo diritto alla segretezza, suo tratto distintivo e privilegio più caro e più gelosamente

difeso […]Quel che ci spaventa al giorno d´oggi non è tanto la possibilità del tradimento o della

violazione della privacy, quanto il suo opposto, cioè la prospettiva che tutte le vie d´uscita

possano venire bloccate. L´area della privacy si trasforma così in un luogo di carcerazione, e il

proprietario dello spazio privato è condannato a cuocere nel suo brodo, costretto in una

condizione contrassegnata dall´assenza di avidi ascoltatori bramosi di estrarre e strappare i

nostri segreti dai bastioni della privacy, di gettarli in pasto al pubblico, di farne una proprietà

condivisa da tutti e che tutti desiderano condividere. A quanto sembra non proviamo più gioia

ad avere segreti, a meno che non si tratti di quel genere di segreti in grado di esaltare il nostro

ego attirando l‟attenzione dei ricercatori e degli autori dei talk show televisivi, delle prime

pagine dei tabloid e delle copertine delle riviste su carta patinata38

.

2.2 Twitter

Seppure sia ritenuto “secondo” rispetto a Facebook nel mondo dei social network,

Twitter si è ritagliato un ruolo molto diverso rispetto al primo sia per quanto riguarda la

diversità del pubblico sia per la differente funzione per la quale è utilizzato.

Fondato nel marzo 2006 a San Francisco, California, è stato presentato al pubblico

nell‟agosto dello stesso anno. Il numero dei suoi utenti è cresciuto notevolmente nel

corso del tempo e l'azienda vanta un aumento del 1382% ogni anno. Nel luglio 2009,

Twitter ha raggiunto oltre 50 milioni di visitatori unici in tutto il mondo.

Sin dal suo debutto alcuni momenti chiave ne hanno circoscritto la reputazione nello

spazio digitale. Uno di questi è stato quando la società ha vinto un premio al 2007 South

by Southwest Interactive Festival di Austin, Texas (South by Southwest, 2007). Ma

soprattutto Twitter ha attirato l'attenzione della stampa per la copertura in diretta delle

38 Bauman Zygmunt, La Repubblica del 9 aprile 2011, pagg 39.40-41 trad. Marina Astrologo

28

notizie riguardanti catastrofi, come il terremoto che ha scosso la provincia del Sichuan

in Cina nel maggio 2008, gli attacchi terroristici a Mumbai nel novembre 2008, lo

schianto del volo US Airways 1549 sul fiume Hudson nel gennaio 2009 e le proteste

dopo le elezioni iraniane nel giugno 2009. Tutte queste storie hanno ottenuto titoli

nazionali ed internazionali grazie al contributo degli utenti su Twitter che hanno fornito

resoconti di prima mano, mappe, immagini e altri bit d'informazione, utilizzando il

servizio come una forma di citizen journalism39

.

Una particolarità rispetto a Facebook è la struttura che permette relazioni unidirezionali

tra i membri. Infatti è possibile decidere quale utente seguire senza che necessariamente

quest‟ultimo faccia la stessa cosa (come accade su Facebook con la “richiesta

d‟amicizia”). Ma la peculiarità più importante sta nella forma della comunicazione,

ovvero brevi messaggi di testo di 140 caratteri, poco meno di quelli di un sms (160).

Questo perché il sistema è nato per adattarsi a piattaforme diverse, cioè per inviare e

ricevere messaggi non soltanto dal Pc ma anche da cellulare, via sms e perfino da

Messenger di Microsoft o Skype.

I 140 caratteri obbligano gli utenti all‟estrema sintesi nello scrivere i propri

aggiornamenti che dovranno fare a meno di perifrasi e di tutto ciò che non è essenziale

comunicare. Per questo viene annoverato tra i siti di microblogging: come un blog

infatti è costituito da singole unità di contenuto (post) ognuna raggiungibile da un link

permanente, raccolte in una unica pagina in cui l‟ordine di pubblicazione privilegia i

contenuti più recenti, evidenti in alto. Tuttavia non ha altre funzioni proprie dei blog,

come le categorie, le pagine o altri elementi standard in tutte le piattaforme. La rapidità

con cui si condividono brevi testi, spesso in risposta a messaggi di altri utenti, lo fa

assomigliare ad una grande chat pubblica, in cui le conversazioni avvengono quasi in

un‟immensa piazza virtuale: la home page infatti si presenta come un flusso continuo(la

time line) di informazioni pubbliche alle quali è in grado di accedere chiunque. Questa

probabilmente è la caratteristica più importante che conferisce a Twitter il carattere di

social network.

39 Noah Arceneaux and Amy Schmitz Weiss 2010, “Seems stupid until you try it: press coverage of Twitter, 2006-9”, Ed. Sage, San

Diego State University, USA pag.1264

29

Twitter infatti è stata una delle prime piattaforme ad aver permesso sul web, in forma

aperta e condivisa, la pubblicazione e lo scambio di messaggi ai quali poter accedere in

tempo reale senza che questi vengano mediati. Lo scorrere delle informazioni, oggi, non

comprende solo i messaggi degli utenti di Twitter ma include contenuti pubblicati su

Facebook e su altri social network. Un insieme di notizie, link, video e fotografie, che,

vengono segnalate nel momento stesso in cui i fatti stanno accadendo. In questo

scenario qualsiasi evento pubblico, sia esso importante solo per pochi amici o di

rilevanza globale, può essere raccontato, documentato, commentato e diffuso,

abbattendo tutti i limiti imposti dallo spazio e dal tempo.

Ciò ha consentito a cittadini (nella maggior parte dei casi dilettanti) testimoni di eventi

in prima persona di raccontare avvenimenti al mondo, prima di qualsiasi altro mezzo di

comunicazione di massa professionale. 40

In tutto il mondo Twitter ha rivelato le sue potenzialità quale piattaforma per veicolare

informazioni velocemente e senza filtri, con le conseguenze in positivo e in negativo

che tutto ciò comporta, a supporto e in simbiosi con l‟informazione prodotta dai media

tradizionali online. Ogni grande avvenimento di rilevanza globale degli ultimissimi anni

– i terremoti, gli attentati terroristici in India e negli Usa, la morte di Michael Jackson,

le proteste di piazza nei regimi autoritari, solo per citarne alcuni – ha visto twitter

alimentare direttamente il flusso dell‟informazione dei giornali online, arrivando spesso

prima delle agenzie di stampa e delle televisioni.

Grazie alla capacità di trasmettere messaggi con grande rapidità ovunque ci sia una

connessione a Internet o una rete mobile, Twitter sta diventando la piattaforma ideale

attraverso la quale i giornalisti possono diffondere notizie dal luogo e nel momento in

cui avvengono. I casi della storia recente in cui giornalisti o semplici cittadini, con un

messaggio su Twitter, hanno diffuso notizie riprese poi dai media internazionali sono

numerosi.

Un chiaro esempio della novità apportata da Twitter in campo giornalistico può essere

trovato mettendo a confronto la copertura di due importanti eventi, diversi tra loro,

40 Luca Conti 2010, Comunicare con Twitter, Ed.Il Sole 24 0RE, Milano, cap “Fare business con i social network”pag. 111

30

accaduti a quasi vent‟anni di distanza l‟uno dall‟altro. Uno riguarda l‟inizio della Prima

Guerra del Golfo nel 1991, mentre il secondo è relativo al terremoto che ha sconvolto

Haiti nel 201041

:

Baghdad, 17 gennaio 1991- Alle 2:38 am la Prima Guerra del Golfo inizia ufficialmente

con una serie di bombardamenti aerei su Baghdad, in Iraq. Nello stesso istante, la CNN

(l'unica rete televisione occidentale presente sul posto) trasmette le immagini

dell‟offensiva militare in diretta. Nelle settimane successive, milioni di telespettatori

hanno potuto guardare la guerra, così come stava avvenendo, in diretta sui propri

teleschermi. La copertura della CNN della prima Guerra del Golfo divenne ben presto

l‟emblema di ciò che diversi esperti hanno definito come l'effetto CNN. Questo descrive

un nuovo tipo di supporto che è di natura differente rispetto al ruolo dei media

tradizionali, perché è rapido nella sua trasmissione, transcontinentale nella sua portata e

qualitativamente più ricco dei formati multimediali del passato. La copertura live della

CNN ha notevolmente accelerato il ciclo di notizie, cominciando a ridefinire il lavoro

dei reporter internazionali.

Haiti, 12 gennaio 2010- Alle 04:53 del pomeriggio un terremoto di magnitudo 7.0

colpisce l‟isola caraibica di Haiti. Il numero totale stimato delle persone colpite era

230.000 morti, 300.000 feriti e 1 milione di senza tetto. Oltre al crollo di migliaia di

case ed edifici, la maggior parte dell'isola rimane senza energia elettrica.

Come in altri casi di catastrofe naturale di questo tipo, in seguito al terremoto di Haiti la

popolazione ha vissuto una crisi nella comunicazione all'interno di una comunità – cioè

la difficoltà per qualcuno di informarsi e di informare le altre persone. Con le stazioni

TV e le radio locali fuori servizio, i telefoni cellulari ed Internet sono stati gli unici

mezzi grazie ai quali migliaia di persone hanno potuto comunicare situazioni di

emergenza, il loro bisogno di acqua e cibo, e riferire che magari erano rimasti

intrappolati.

In questo scenario, le nuovo tecnologie della comunicazione hanno svolto un ruolo

cruciale e tra queste Twitter è stato senza dubbio il più importante: il primo tweet è stato

41 Nicola Bruno 2011, Tweet first verify later? How real time information is changing the coverage of worldwide crisis events, ed.

Reuters Institute for the Study of Journalism-University of Oxford, Cap 1

31

pubblicato sette minuti dopo il terremoto, alle 5 del pomeriggio, da utente che si trovava

sull‟isola, Frederic Dupoux (@FredoDupoux). Successivamente sono seguiti migliaia di

tweet, quando ancora ad Haiti erano presenti soltanto due corrispondenti stranieri:

Jonathan Katz dell‟Associated Press e Giuseppe Guyler Delva corrispondente freelance

per la Reuters. Entrambi tuttavia hanno dovuto preoccuparsi delle proprie emergenze

personali: hanno perso le loro case, e dovevano rintracciare i propri parenti scomparsi.

Il primo giornalista ad arrivare dall‟estero a Porte-au-Prince è stato un giornalista della

CNN, Anderson Cooper. Ha iniziato a trasmettere la sua prima diretta TV da Haiti il 13

gennaio alle ore 10 e 12. Prima che la CNN iniziasse la sua copertura dal vivo e altri

corrispondenti fossero in grado di raggiungere l‟isola, tante grandi testate giornalistiche

hanno dovuto fare i conti con un "vuoto di news" imbarazzante, come sottolineato dalla

Columbia Journalism Review: “Come coprire la notizia del giorno, senza un

corrispondente sul terreno? Una risposta è stata fornita da siti web dei media sociali,

Twitter su tutti, come Ed Fraser, di Channel 4 News, ha detto alla Press Gazette:

„Abbiamo avuto un periodo di 24 ore nelle quali abbiamo dovuto coprire la storia con le

informazioni che abbiamo potuto raccogliere. Per la prima volta, nel campo dell‟online

ma anche delle comunicazioni, Twitter è stato uno di quei mezzi che avevano una vita

propria. Ci ha fornito informazioni in tempo reale su ciò che stava accadendo

sull‟isola‟.”42

Grazie al flusso rapido e facilmente accessibile di informazioni provenienti da Haiti,

diversi media hanno potuto segnalare l'evento grazie a fonti di prima mano, con

testimoni in tempo reale sul luogo, molto prima che i loro corrispondenti fossero stati in

grado di raggiungere l'isola caraibica.

I micro messaggi su Twitter, le immagini su Flickr ed i video amatoriali su YouTube

sono stati utilizzati da grandi giornali e tv in tutto il mondo subito dopo il terremoto,

come evidenziato dal monitoraggio delle BBC

"I mezzi di informazione tradizionali, come i canali televisivi nazionali ed i giornali,

hanno accettato la massa di materiale indispensabile per raccontare la storia nelle sue

prime tappe, nel contesto di una comunicazione gravemente danneggiata così come i

42

Nicola Bruno 2011, Tweet first verify later? How real time information is changing the coverage of worldwide crisis events, ed.

Reuters Institute for the Study of Journalism-University of Oxford, Oxford Cap 1

32

trasporti, le infrastrutture e la cronica mancanza di corrente. Le principali agenzie di

stampa statunitensi come la CNN, il New York Times e il Los Angeles Times erano

occupati ad aggregare, selezionare e presentare i contenuti generati da cittadini

qualunque che erano sul posto”.

Come il giornalista Nik Gowing sostiene, “In un momento di crisi qual è la differenza –

se chiunque - tra il reporter dello staff che osserva, scrive, blogga e poi archivia un

articolo per una determinata testata giornalistica, e il motivato dilettante che fa

esattamente la stessa cosa per un sito web o blog?”43

Non solo organi di informazione, ma anche utenti in tutto il mondo hanno iniziato ad

usare i siti web dei social media per ottenere aggiornamenti sul terremoto e per

sostenere la popolazione locale, come riportato dal servizio di monitoraggio on-line di

Nielsen il 15 gennaio: “l'analisi preliminare dei dati mostra che i messaggi di Twitter

("micro-blog") sono la principale fonte di discussione sul terremoto seguiti da video

online e blog".

Dunque venti anni dopo la prima Guerra del Golfo l‟effetto Twitter e dei social media si

dimostra di gran lunga più rapido, transcontinentale, qualitativamente e

quantitativamente più ricco, soprattutto per quanto riguarda le fonti, rispetto all‟effetto

CNN.

In questo passaggio storico dal mainstream, televisivo, del one-to-many dell‟effetto

CNN al many-to-many di Twitter basato su Internet, sorgono diversi interrogativi

riguardo le testate giornalistiche che, come sostenuto da Nic Newman44

, "stanno già

abbandonando i tentativi di essere prima degli altri sulle ultime notizie, per concentrarsi

nel verificare e curare le informazioni che arrivano".

Ciò che non è ancora chiaro, tuttavia, è come il giornalismo tradizionale, possa integrare

con successo questo flusso continuo di report di prima mano, che a volte è utile, ma che

43

Nicola Bruno 2011, Tweet first verify later? How real time information is changing the coverage of worldwide crisis events, ed.

Reuters Institute for the Study of Journalism, University of Oxford, Oxford Cap 1

44 Nic Newman è stato uno tra i fondatori del sito web della BBC. Insegna al “Reuters Institute for the study of Journalism”

dell‟università di Oxford

33

in altri casi è potenzialmente inaffidabile, a causa della difficoltà nella verifica delle

fonti e per quella che è la "tirannia del real time": si può essere i primi e più veloci a

dare le notizie, ma anche i primi a darle imprecise e non corrette.45

.

Una circostanza particolare che ha portato Twitter alla ribalta internazionale non solo

dal punto di vista giornalistico ma anche sotto il profilo dei risvolti politici sono state le

elezioni presidenziali in Iran nel giugno del 2009: vinte da Mahmud Ahmadinejad,

vennero ampiamente ed aspramente contestate dalla popolazione e successivamente

anche a livello internazionale. Nello specifico vennero portate alla luce irregolarità e

brogli sia prima del voto con l‟ammissione dei candidati che potevano essere votati, sia

successivamente al risultato delle elezioni.

Nacquero movimenti di protesta nelle piazze e numerose manifestazioni pubbliche di

dissenso che riconoscevano come legittimo vincitore Mir-Hosein Musavi. Nonostante il

regime di Ahmadinejad, già in carica, abbia cercato di bloccare le comunicazioni

tramite cellulari e abbia tenuto sotto controllo l‟informazione tradizionale, le

informazioni hanno oltrepassato i confini del paese, soprattutto grazie alle moderne

tecnologie informatiche, su tutte Facebook, Youtube e Twitter.

Per capire l‟effetto che questi new media hanno avuto sull‟opinione pubblica interna e

successivamente sui media internazionali è il caso di citare l‟omicidio di Neda Agha

Soltan. È il 20 giugno 2009 quando, a Teheran, Neda viene uccisa da un colpo d‟arma

da fuoco sparato da un membro del Basij, la milizia iraniana, mentre partecipava a una

manifestazione di protesta contro l‟irregolarità dell‟esito delle elezioni e a favore del

candidato uscito sconfitto (Musavi). La ragazza di 26 anni, secondo le ricostruzioni di

più fonti, era in compagnia di Hamid Panahi, suo insegnante di musica.

Qualcuno dopo lo sparo ha filmato gli ultimi istanti di vita mentre la giovane viene

soccorsa da un medico. Successivamente la registrazione, accompagnata dalle parole

scritte del medico che per primo l‟ha soccorsa, è stata caricata su Youtube e Facebook:

45 Nicola Bruno 2011, Tweet first verify later? How real time information is changing the coverage of worldwide crisis events, ed.

Reuters Institute for the Study of Journalism-University of Oxford, pag. 9

34

Ore 19:05 del 20 giugno località viale Kargar, all'incrocio con via Khosravi e via Salehi. Una

giovane donna che era presente col padre (l'uomo è stato poi identificato come l'insegnante di

musica di Neda) ad osservare le proteste è stata colpita da un proiettile sparato da un membro

dei Baij nascosto sul tetto di una abitazione privata. Ha chiaramente mirato alla ragazza e non

poteva mancarla. Comunque, ha mirato dritto al cuore. Sono un medico, così sono corso a

soccorrerla. Ma l'impatto del proiettile è stato così forte che è esploso dentro il petto della

vittima, che è morta in meno di 2 minuti. I manifestanti erano circa un chilometro avanti nella

strada principale e alcuni manifestanti stavano correndo, per scappare dai gas lacrimogeni

usati contro di loro, verso via Salehi. Il video è stato ripreso da un mio amico, che era lì accanto

a me. Per favore, fate in modo che il mondo sappia.

Così è stato, mentre il regime è intento a cacciare via dal paese i giornalisti stranieri,

oscurare le linee telefoniche e minacciare la chiusura di blog e siti internet, la morte di

Neda fa il giro del mondo grazie a YouTube, Facebook ed il passaparola di Twitter. I

giornali “rincorrono” la notizia, riprendono e citano i tweet lasciati dagli utenti, come ha

fatto la CNN46

riportando le parole di un chitarrista di Nashville nel Tennesee:

“RIP NEDA, The World cries seeing your last breath, you didn't die in vain. We remember you”,

“Riposa in pace. Il mondo piange nel vedere il tuo ultimo respiro. Non sei morta invano, ti

ricordiamo”. Oppure quello postato da uno spagnolo: “Neda, ojala que tu muerte no sea en

vano” “Neda, spero che la tua morte non sia invano”.

Nei giorni successivi l‟accaduto, l‟argomento è stato tra i più popolari su Twitter,

identificato con l‟hashtag #neda. Il filmato in poco tempo ha fatto il giro del mondo, ha

avuto un effetto virale ed è stato rilanciato da una piattaforma all‟altra per poi essere

ripreso dalle Tv e dai giornali di qualsiasi paese, eccetto che quelli iraniani tacitati dalla

censura. Neda, il cui nome in persiano significa “voce”, diventerà il simbolo delle

proteste anti regime e la sua morte, filmata senza filtri in tutta la sua crudezza, passerà

nel mainstream mediatico come “la voce dell‟Iran”47

.

46

http://articles.cnn.com/2009-06-21/world/iran.woman.twitter_1_neda-peaceful-protest-cell-phone?_s=PM:WORLD

47 http://www.nydailynews.com/news/world/neda-young-girl-brutally-killed-iran-symbol-rebellion-article-1.375714;

http://threatswatch.org/rapidrecon/2009/06/neda-the-voice-of-iran/

35

Una voce, quella delle proteste, che è stata monitorata da Sysomos, una società

specializzata nell‟analisi di mercato sull‟utilizzo dei social media48

. L‟analisi, effettuata

a giugno 2009 nelle settimane precedenti e successive il voto, da un lato evidenzia

l‟aumento degli utenti iscritti a Twitter in Iran nel periodo elettorale mentre dall‟altro ha

calcolato la quantità di informazioni riguardante le elezioni in Iran circolate su Twitter e

proveniente sia dall‟interno che dall‟esterno del paese49

.

Nelle ultime due settimane dalle elezioni presidenziali iraniane e le successive proteste

in merito ai risultati che hanno visto il presidente in carica Mahmoud Ahmadinejad

attirare il 66% dei voti mentre il rivale Mir-Hossein Mousavi ha ricevuto il 33%,

Twitter è emerso come uno strumento chiave utilizzato da molti iraniani per parlare di

ciò che stava accadendo.

Il valore di Twitter è stato evidente quando il Dipartimento di Stato americano ha

chiesto a Twitter di rinviare la manutenzione programmata50

in modo che gli iraniani

potessero accedere al servizio nel momento in cui migliaia di persone stavano per

scendere in piazza per protestare. Il 21 giugno gli iscritti al portale erano 19235, rispetto

agli 8654 di metà maggio.

Per avere un'idea degli argomenti trattati dagli utenti di Twitter in Iran prima e dopo le

elezioni presidenziali, sono stati presi in considerazione due giorni: l‟11 giugno (il

giorno prima delle elezioni) ed il 19 giugno. L'11 giugno, la maggior parte delle

conversazioni riguardava il candidato Mousavi, associato a termini quali "libertà",

"Iran" e "voto".

Al contrario il 19 giugno, la maggior parte delle conversazioni provenienti da utenti di

Twitter iraniani aveva tra le parole chiave "Iran", "Mousavi", "Teheran" e "Protest". Ciò

riflette il carattere delle proteste dei sostenitori di Mousavi che si stavano svolgendo a

Teheran. Inoltre è stata esaminata la provenienza dei tweet contenenti le parole

"Election Iran". L'11 giugno, il 51,3% dei tweet postati proveniva dall‟ Iran, il 27% da

altri paesi del mondo, mentre il 21,6% dei tweet non includeva una posizione. Il 19

48 http://www.sysomos.com/

49 http://blog.sysomos.com/2009/06/21/a-look-at-twitter-in-iran/

50 http://www.reuters.com/article/2009/06/16/us-iran-election-twitter-usa-idUSWBT01137420090616

36

giugno, il 40,3% dei tweet riguardante l'elezioni proveniva fuori dall'Iran, segno di

come le proteste di Teheran avessero attirato l‟attenzione mondiale di media e blog. Nel

frattempo, la percentuale di tweet dall'Iran era scesa al 23,8%, mentre il restante 35,7%

degli utenti non aveva fornito una posizione.

2.3 Il testimone Ushahidi e FrontlineSMS

A parte i social network più famosi e diffusi, la cultura informatica open source ha

permesso la nascita di tante altre piattaforme meno note ma che si prestano a diversi

utilizzi sia politici sia informativi e che hanno contribuito a far fronte a diverse

situazioni di crisi o emergenze. È il caso di Ushahidi termine che in lingua swahili

significa “testimone”, un Cms( Content Management System) creato da un gruppo di

studiosi durante i disordini verificatisi in Kenya all'indomani delle elezioni del

2007/2008 con l'obiettivo di rendere pubblico ciò che stava accadendo nel paese in un

momento in cui le informazioni ufficiali erano carenti, così come la stampa tradizionale,

e non affidabili. Contando sulla capacità di mettere insieme le diverse funzionalità

dell‟Ict (Information and Communication Technologies), Ushahidi è stato creato come

un software open source in grado non solo di raccogliere informazioni attraverso il

crowdsourcing, ma anche per georeferenziarle su una mappa visiva interattiva.

La caratteristica open source, in base alla quale il codice sorgente di una

programmazione è disponibile a tutti gli utenti i quali in questo modo sono in grado di

interagire con gli sviluppatori e se ne hanno le capacità possono modificare e integrare il

codice, ha fornito un‟adattabilità della piattaforma a scopi diversi. Infatti Ushahidi è

stato utilizzato nelle sue diverse distribuzioni per obiettivi diversi (ad esempio il

monitoraggio della disponibilità farmaceutica), che vanno dai casi di calamità naturali,

alle operazioni di salvataggio al monitoraggio elettorale. Dal 2008 al marzo 2011, ci

sono state oltre undici mila implementazioni di Ushahidi, che può essere definito come

un "piattaforma che combina SMS, Twitter e Google Maps per ottenere dalla folla

(crowdsourcing) informazioni sulle situazioni di emergenze", ma ha inoltre dimostrato

di essere un utile supporto ai metodi tradizionali di analisi e di raccolta dati.

37

Una volta installato su un computer portatile o pc connesso ad Internet, il software è in

grado di ricevere informazioni provenienti da telefoni cellulari, e-mail e social media,

come Twitter, che vengono elaborati e geo-situati su una mappa interattiva e quindi

verificate. Ogni messaggio viene analizzato in modo da essere adattato ad una o più

categorie, utili a identificare i diversi tipi di problemi che appaiono in una data

situazione. Nel caso di utilizzi finalizzate al monitoraggio di un processo elettorale, le

categorie possono fare riferimento a episodi di irregolarità nei seggi elettorali, molestie

da parte dei candidati, discorsi d‟odio o frodi commesse durante il giorno delle elezioni.

Una volta completate le procedure di caricamento, le informazioni passano al team di

verifica e solo dopo se ritenute affidabili, appaiono sulla pagina principale. Il suo uso ha

dimostrato che le persone possono essere una fonte pronta e affidabile di informazioni

in situazioni di crisi, come abbiamo visto nel caso di Youtube in Iran nel 2009 e Twitter

ad Haiti nel 2010.

La piattaforma nata in Kenya si è dimostrata uno strumento utile anche per la ribellione

egiziana, nella quale i cittadini hanno potuto, prima e dopo il blocco totale della rete

imposto dal governo di Mubarak, condividere informazioni sul numero delle vittime,

sugli aiuti necessari ai manifestanti e sul posizionamento dei checkpoint. Il sito “Open

Egypt” ha utilizzato il sistema crowdmap di catalogazione e mappatura fornito da

Ushaidi per monitorare le manifestazioni in Egitto. Attualmente viene utilizzato anche

in Liberia,51

paese recentemente uscito da una guerra civile(2003).

Rimanendo nel campo dell‟open source un software particolare e unico nel suo genere è

invece FrontlineSms,52

creato nel 2005 dall‟antropologo Ken Banks e scaricabile

gratuitamente. L'obiettivo primario dichiarato era quello di aiutare le autorità

sudafricane nel coinvolgere il pubblico nella salvaguardia della fauna selvatica. La sfida

maggiore era quella di pensare ad un sistema che non si affidasse soltanto a Internet,

visto che in quegli anni le infrastrutture web non erano così sviluppate come lo sono

ora. Il sistema funziona anche senza una connessione ad Internet ed è in grado di

inviare, ricevere e organizzare messaggi di testo attraverso un dispositivo mobile(un

51 http://www.ushahidiliberia.com/

52 Stefania Perna 2012, Social media and new technologies in Egypt and Tunisia:two examples of innovative forms of

democratization, Ed. Universidad del País Vasco –Argitalpen Zerbitzua, Bilbao, pag 39

38

cellulare) e un computer portatile. Una volta che il software è stato installato su un

computer portatile, non c'è bisogno di essere sul web, dal momento che il programma

trasforma ogni computer in un hub per la comunicazione e permette ad ogni utente di

comunicare e ricevere messaggi di testo. Tutto quello che serve è un cavo Usb per

collegare un telefono cellulare o modem Gsm con una scheda Sim. Una volta fatto il

collegamento, FronlineSMS permette di creare una rete di contatti e di comunicare con

altre persone attraverso l'invio e la ricezione di messaggi, che appaiono sullo schermo

ed è possibile registrare in un database adeguato.

FrontlineSMS non è mai stato annunciato come uno strumento per uno scopo specifico.

Al contrario, ogni utente è stato lasciato libero di decidere come utilizzarlo e i risultati

sono stati sorprendenti. In tanti infatti hanno dimostrato di avere diverse idee e

iniziative per utilizzare il software secondo i propri obiettivi, adattandolo alle diverse

esigenze. Ad oggi, FrontlineSMS è stato scaricato oltre 16000 volte, viene utilizzato in

oltre 70 paesi e in ogni caso gli utenti lo hanno adattato alle esigenze locali53

.

In particolare ne hanno beneficiato le Ong, poiché è diventato un mezzo attraverso il

quale sono riuscite a tagliare i costi e semplificare le comunicazioni sul campo. L'utilità

di FrontlineSMS è direttamente collegata alla rapida diffusione della tecnologia mobile

nel mondo, specialmente nei paesi in via di sviluppo, dove la connessione Internet non

esiste oppure è presente solo nelle zone urbanizzate.

La situazione attuale vede vaste aree del mondo tagliate fuori dal World Wide Web, e di

conseguenza le persone che abitano queste zone fanno sempre più affidamento sui

telefoni cellulari per comunicare. Secondo il più recente rapporto di International

Telecommunication Union, nel 2011 gli abbonamenti con i telefoni cellulari hanno

raggiunto i 5,9 miliardi, con una penetrazione che va dal 87%, nel mondo sviluppato al

79% in via di sviluppo.

Molte distribuzioni di FrontlineSMS sono state utilizzate in particolare nei settori della

sanità, nei campi dello sviluppo agricolo o umano, ma uno degli usi più comuni

riguarda il monitoraggio delle elezioni. Il primo caso di un impiego di questo genere è

53 Ibidem

39

stato fatto in occasione delle elezioni nigeriane del 2007. Il software venne utilizzato per

ricevere testi da parte di persone che partecipavano alle votazioni e che sono state

testimoni di incoerenze o frodi nel processo elettorale. Queste informazioni sono state

applicate sulle liste del corpo elettorale (cioè su tutti coloro che avevano votato) e

collocate su una mappa di georeferenziazione, dove le segnalazioni venivano

visualizzate tramite punti sulla mappa. Il primo obiettivo di questo progetto, così come

Ushahidi è stato un tentativo di mettere di nuovo la democrazia nelle mani degli elettori,

rendendo loro il potere e fargli riacquisire un ruolo importante nella società.

40

41

3. L’evoluzione del giornalismo tra mass media e new

media

Nel capitolo precedente abbiamo visto come new media e social network si siano

intromessi in un campo, quello del giornalismo, che storicamente è stato da sempre

appannaggio di una categoria di professionisti, cioè coloro che stabilmente operano

presso una struttura organizzativa il cui principale compito non è altro che quello di

produrre e diffondere notizie. Prima di Internet, carta stampata, radio e Tv detenevano

l‟esclusiva per parlarci dei fatti, erano i soli a svolgere la funzione di medium e proprio

in virtù di ciò hanno preso il nome di mass media: il messaggio parte da una sorgente e

arriva a migliaia o milioni di persone.

L‟avvento di internet, la possibilità che chiunque sia testimone di un fatto e possa

raccontarlo all‟istante senza spendere un centesimo e senza essere retribuito, sta

sconvolgendo un mondo, quello statico dei giornali cartacei (ma anche della radio e

della tv), abituato a concepire il giornalismo come “lezione” e via via sta prenderà piede

una concezione del mestiere quale “conversazione”. Perché? La risposta è articolata,

sicuramente un elemento è rappresentato dalla varietà delle fonti che oggi si presentano

ai giornalisti, un altro è il carattere dinamico delle news. Si pensi ad esempio alla

possibilità che hanno i lettori di commentare le notizie online, potendo smentirle

qualora vengano presentate in maniera non puntuale e scorretta. Con il giornale cartaceo

c‟è sempre stato il giornalista da un lato ed il lettore dall‟altro, con rare possibilità di

conversazione (le lettere della domenica?). Soprattutto in Italia, come si vedrà nel

prossimo paragrafo, dove il giornalismo è nato nei secoli scorsi da elite culturali e partiti

politici il cui scopo primario era quello di “dettare una linea”.

Un altro fattore non trascurabile è la pubblicazione delle news e la loro fruizione a ciclo

continuo senza soluzione di continuità: davanti al mare di Internet il lettore non deve

più aspettare la mattina quando il quotidiano verrà stampato e portato in edicola, non

deve attendere la nuova edizione del Tg oppure l‟ultimo notiziario radiofonico. Ha la

possibilità, magari rimanendo fermo nel luogo in cui si trova, di andare alla ricerca di

informazioni su una determinata notizia che può essere magari approfondita sui siti web

di giornali stranieri.

42

Una delle maggiori innovazioni apportate dal web, nello specifico da new media e

canali sociali, è la possibilità di personalizzare l‟informazione: alcuni ipotizzano che,

con il passare del tempo svanirà la lettura delle notizie secondo il concetto di “testata”54

e all‟orizzonte si delineerà un cambiamento nel mercato dell‟informazione simile a

quello avvenuto oltre dieci anni fa nel mercato discografico con l‟avvento del formato

musicale mp3. La personalizzazione delle notizie porta con sé la frammentazione del

giornalismo: “Immaginare che i lettori digitali pensino in termini di testata è il postumo

di una sbornia di giornali di carta, di media fisici; le unità di sentimento umano non

possono essere tenute insieme dalle graffette della rilegatura”55

. L‟informazione sta

dunque subendo cambiamenti sia dal punto di vista della creazione dei contenuti sia da

quello riguardante la loro fruizione. Ciò negli anni a venire comporterà delle

conseguenze su entrambi i fronti, tuttavia difficili da ipotizzare con univoca certezza.

Non v‟è dubbio però che per la produzione delle notizie, soprattutto per quanto

concerne la stampa e la distribuzione dei quotidiani cartacei, un ruolo non trascurabile

verrà giocato dai fattori economici, soprattutto in un momento di crisi come quello

attuale. Un altro interrogativo riguarda quindi la sopravvivenza o meno dei mass media

tradizionali e la sostenibilità dell‟editoria digitale, come dimostrato da uno studio

condotto dalla Columbia Journalism School56

che ha ampiamente affrontato la

questione nel contesto dell‟editoria negli Stati Uniti. L‟introduzione del report è

emblematica degli anni di cambiamento che l‟informazione “di carta” sta vivendo:

Sono poche le testate in grado di uguagliare la location del Miami Herald. Il quartier generale

del quotidiano, abbarbicato sulla costa della baia di Biscayne, offre un‟ ampia visuale delle

isole che dall‟ Oceano Atlantico circondano la città di Miami. Pellicani e gabbiani planano

attorno all‟edificio; navi da crociera colorate solcano le acque a poche miglia di distanza.

E i dirigenti del giornale, dal quinto piano del quartier generale, hanno goduto a lungo di una

delle più belle visuali della città.

Ma ora non più. L‟Herald, come la maggior parte dei quotidiani Usa, negli ultimi anni ha

affrontato diversi problemi finanziari, subendo pesanti tagli alla redazione e ad altri settori.

54 Jack Riley è responsabile dell‟edizione online della testata The Indipendent

55 http://www.poynter.org/latest-news/media-lab/mobile-media/119604/how-the-independent-uses-facebook-likes-to-push-

specialized-content-to-readers/ .

56 Bill Grueskin-Ava Seave -Lucas Graves 2011, The Story So Far: What We Know About the Business of Digital Journalism, Ed

Columbia Journalism School, Tow Center for Digital Journalism.

43

Così, in uno dei ripetuti tentativi di risollevare le entrate, i dirigenti hanno affisso un cartellone

pubblicitario sul lato est della sede, oscurando completamente il panorama sulla baia per molti

dipendenti del giornale, incluso l‟ editore.

I benefici del cartellone sono ovvi: una entrata a sei cifre da aggiungere ai ricavi annuali,

secondo un dirigente dell‟ Herald, o per pagare gli stipendi a qualche giovane reporter. Ed è

scontata anche l‟ ironia che si può fare sulla vicenda, poiché ad acquistare lo spazio è stata la

Apple – marchio che controlla un sistema di commercializzazione e pubblicazione cruciale per il

futuro del business dell‟ informazione. E il prodotto pubblicizzato sulla facciata della sede dell‟

Herald è l‟iPad, un dispositivo allo stesso tempo deleterio e salvifico per l‟ economia dei media

tradizionali.

Di fatto, i due marchi sono una fotografia del processo di distruzione e di creazione attraversato

dai media nel corso dell‟ultimo decennio. Alla fine del marzo 2001, la Knight-Ridder, società

editoriale a cui faceva capo l‟ Herald, era quotata sul mercato con lo stesso valore di Apple: 3,8

miliardi di dollari. Dieci anni dopo, la valutazione della Apple supera i 300 miliardi di dollari,

mentre la Knight-Ridder non esiste più come società indipendente.

44

3.1 Excursus: il modello del giornalismo italiano prima del Web

Dando un rapido sguardo alla storia del giornalismo italiano è possibile comprendere

meglio la portata di novità introdotta dai nuovi media nel nostro paese. Se in Italia il

sistema d‟informazione presenta determinati caratteri peculiari, ciò non capita

casualmente e in maniera accidentale, al contrario è la fase finale di un processo che ha

sintetizzato empiricamente57

sistemi sociali e sistemi di stampa. In sintesi se la stampa è

di un certo tipo bisogna guardare alla storia dalla quale è derivata, ai rapporti attuali e

trascorsi con la sfera politica e, cosi come affermato da Siebert, Peterson e Schramm in

“Four theories of the press”58

, anche a quelle che sono le supposizioni di base che la

società possiede circa la natura umana, la natura della società e dello stato, la

relazione tra uomo e stato e la natura della conoscenza e della verità.

Tenendo ben saldo un tale presupposto di base, verrà preso in considerazione lo schema

proposto da Hallin e Mancini, che distingue tre diversi modelli di giornalismo aventi

ciascuno propri caratteri: un modello “liberale”, sviluppatosi per lo più in Gran

Bretagna, Irlanda e Nord America; un modello cosi detto “democratico – corporativo”

che prevale nell‟Europa continentale; infine quello che fa al caso nostro, un modello

“pluralista – polarizzato”. Una distinzione di questo tipo risponde a differenze che i tre

modelli presentano in relazione a quattro parametri: a) lo sviluppo dei mercati della

comunicazione; b) il grado di parallelismo politico: integrazione tra èlite politica e

dell‟informazione; c) lo sviluppo della professionalità giornalistica; d) il grado e la

natura dell‟intervento statale59

.

Il mercato della comunicazione

Una delle differenze sostanziali nell‟evoluzione dei mercati della comunicazione sta

nello sviluppo di una stampa più o meno a circolazione di massa, la quale in alcuni

paesi è nata e proseguita tra la fine dell‟800 e l‟inizio del „900 mentre in altri questo

processo non è avvenuto con la medesima intensità. Una differenza storica che ancora

57 Hallin - Mancini 2004, Modelli di giornalismo, Ed Laterza Bari, pag 13

58 Siebert, Peterson e Schramm - Four Theories of the press – Ed University of Illinois Press 1956 - in Hallin - Mancini 2004,

Modelli di giornalismo, Ed Laterza Bari, pag 1

59 Hallin - Mancini 2004, Modelli di giornalismo, Ed Laterza Bari, pag 23

45

oggi permane: si va da un massimo di 720 copie vendute ogni giorno ogni mille abitanti

in Norvegia alle 121 dell‟Italia60

. Dunque circa un italiano su dieci oggi legge un

quotidiano. Quali sono le ragioni di un risultato del genere? Un fattore certamente

determinante va ricercato nella struttura dei quotidiani dell‟Europa meridionale, i quali,

ab origine, rivolgendosi perlopiù a èlite urbane, educate e politicamente attive, si

inseriscono a un livello orizzontale di negoziazione e dibattito tra fazioni elitarie,

lasciando in un cono d‟ombra i restanti cittadini (nel 1870 l‟Italia aveva circa il 60%

della popolazione analfabeta, e nel territorio esisteva una forte eterogeneità

linguistica61

). Ricuperati descrivendo la lettura dei giornali italiani del XIX secolo

afferma:

Troviamo un mondo di letterati, che è un pubblico di eruditi, teologi, professori universitari,

membri di accademie scientifiche: una forte e importante presenza di clericali62

.

Al contrario ad esempio di quanto avviene nei paesi nord europei nei quali la stampa si

pone come intermediario ( a un livello verticale di comunicazione) tra centri del potere

politico e normali cittadini. Ciò accadde in virtù del fatto che nell‟Europa settentrionale

e nel nord America la borghesia commerciale, il cui successo dipendeva dal flusso

costante di informazioni attendibili su commercio, navigazione, tecnologia e politica, ha

svolto un ruolo chiave nella nascita dei primi giornali, che cominciarono a circolare

rapidamente tra classi medie, operaie, agrarie63

. Ovvio dunque che un tipo di

comunicazione verticale si rivolga e raggiunga una ben più ampia fetta di popolazione,

avendo così maggiore diffusione di massa. Non godendo di una simile diffusione

invece, i quotidiani italiani storicamente non hanno dato vita a vere e proprie imprese

economiche ma si sono affidate, e tuttora continuano a farlo, per la maggiore a

sovvenzionamenti di attori politici, fatto questo che ha avuto importanti implicazioni sul

grado di parallelismo politico e di professionalità giornalistica.

60 Fonte: World Association of Newspapers (2001)

61 Vincent, The rise of Mass Literacy: Reading and Writing in Modern Europe, Polity Press, Cambridge,2000, pag 39

62 Ricuperati, I giornalisti italiani fra potere e cultura dalla origini all‟Unità, in Storia d‟Italia. Annali vol.4, Ed Einaudi 1981

Torino, pag 1087

63 Hallin - Mancini 2004, Modelli di giornalismo, Ed Laterza Bari, pag 80

46

La bassa circolazione dei quotidiani va fatta risalire anche ad una forte disparità di

genere nei lettori italiani. Secondo uno studio condotto nel 1999 dalla “World

Association of Newspapers” emerge che in Italia la percentuale di maschi che leggono

quotidiani è pari al 50,2% mentre quella femminile si ferma solo al 29,8%. Un tale

risultato riflette peraltro le differenze nelle funzioni dei media che, come citato in

precedenza, nel modello mediterraneo sono strettamente legati al mondo politico e

poiché le donne sono state storicamente escluse da questa sfera, l‟abitudine alla lettura

dei quotidiani non si è mai marcatamente sviluppata64

. Un altro fattore che incide sulla

situazione del mercato della comunicazione può essere individuato tenendo conto di una

variabile economica: il grado di concentrazione dei capitali. Si potrebbe ipotizzare che

laddove il capitale è altamente concentrato, lì esisterà un rapporto più stringente tra

Stato e proprietari dei mezzi di comunicazione, sia sotto forma di regolamenti e sussidi

che sotto forma di alleanze o patti clientelari e, rimanendo inalterati altri fattori, sarà più

facile che i media siano influenzati da interessi esterni ( es. L‟impero di Berlusconi in

Italia)65

.

Il grado di parallelismo politico: l‟integrazione tra èlite politica e dell‟informazione

Lasciando da parte le variabili economiche, un ulteriore carattere di differenziazione dei

diversi modelli di giornalismo va ricercato nel grado di affiliazione dei quotidiani alla

sfera politica, in particolare partitica. Sin dall‟inizio dell‟era della stampa, la

legittimazione politica ha giocato un ruolo cardine tant‟è che nel XVIII e XIX secolo i

giornali emersero come una nuova forza nella vita politica italiana. Il giornalista politico

aveva il compito di influenzare l‟opinione pubblica in nome di una fazione portatrice di

una determinata ideologia. Prova ne sia il fatto che intorno agli inizi dell‟800 in Italia

emerse una vigorosa stampa d‟opinione che esercitò una funzione importante

nell‟istituzione dello Stato liberale durante il Risorgimento. Allora grandi leader quali

Camillo Benso conte di Cavour e Giuseppe Mazzini erano giornalisti politici: usavano i

giornali come strumenti per l‟organizzazione dei movimenti che guidavano66

. Non a

caso il 15 marzo del 1847 nacque, sotto la direzione di Cavour, il quotidiano liberale “Il

64 Ibidem pag 25

65 Ibidem pag 45

66 Hallin - Mancini 2004, Modelli di giornalismo, Ed Laterza Bari, pag 83

47

Risorgimento” nella cui testata si definiva giornale politico, economico, scientifico e

letterario67

.

Mutatis mutandis al giorno d‟oggi, si intravede la potente influenza del passato, quella

che North nel 1990 ha definito “dipendenza di sentiero”: in molti casi i giornali italiani

odierni sono stati fondati da partiti politici. Gettando uno sguardo al ventaglio delle

testate italiane ora in circolazione possiamo averne qualche concreto esempio: L‟unità

dal 1921 organo del Partito Comunista Italiano, La Padania della Lega Nord, Il

Manifesto il quale si dichiara apertamente come “quotidiano comunista”, Il giornale

appartenente alla famiglia Berlusconi e apertamente schierato dal punto di vista politico,

Liberazione sotto la direzione del partito di Rifondazione Comunista, Il Popolo

all‟epoca dalla parte della Democrazia Cristiana, Il Secolo d‟Italia dell‟ormai ex Msi, e

per finire L‟Avvenire, quotidiano della Chiesa cattolica. Queste le testate che più

esplicitamente si dichiarano da una parte o dall‟altra dell‟arena politica. Ve ne sono altre

poi che, nonostante non siano formalmente appoggiate ad uno specifico partito, hanno

una loro identità e si fanno portatrici di determinati valori, scansando tutte, in un modo

o nell‟altro, quel dogma, tanto caro al giornalismo anglosassone, che va sotto il nome di

“obiettività”. Lo si legge chiaramente nell‟editoriale che Eugenio Scalfari, fondatore de

“La Repubblica” scrisse il 14 gennaio 1976, giorno d‟uscita del primo numero:

“Questo è un giornale un po‟ diverso dagli altri: è un giornale d‟informazione che non pretende

di inseguire una neutralità politica illusoria, ma dichiara che ha preso posto nella battaglia

politica. È fatto da uomini che appartengono al vasto arco della sinistra italiana”.

Merita attenzione, a proposito, nel novero dei quotidiani citati, il caso dell‟

“Indipendente”, quotidiano nato per essere l‟esempio esportato in Italia dell‟imparzialità

anglosassone: neutrale, con fredde titolazioni e un livello basso di drammatizzazione

delle notizie. Non ebbe successo, il livello di diffusione rimase circoscritto (20.000

copie nel periodo peggiore) e il suo fondatore (Ricardo Franco Levi) fu costretto a

dimettersi per lasciar spazio a Vittorio Feltri, giornalista impetuoso e pronto a prendere

parte alla battaglia politica68

.

67 “Storia d‟Italia - Dal primo settecento all‟unità” vol 3– ed Luigi Einaudi 1973 – pag 695 sezione illustrazioni.

68 Hallin - Mancini 2004, Modelli di giornalismo, Ed Laterza Bari, pag 90

48

Presentare un esempio concreto del grado di partigianeria nei giornali italiani non è cosa

ardua. Una notizia di un medesimo fatto viene presentata in maniera totalmente diversa

da due quotidiani di sponda opposta: a seguito della morte dei sei militari italiani il 17

settembre 2009 in Afghanistan, la Padania titola “STRAGE DELL‟ISLAM A

KABUL”, La Repubblica invece “Kabul, la strage degli italiani”.

Soltanto scorgendo l‟affiliazione politica di questi cinque quotidiani, e leggendo i due

esempi sopra citati è facile intuire come si caratterizzi il parallelismo politico (cioè il

rapporto media-politica) italiano: è evidente che le notizie non descrivano fatti isolati,

neutri e oggettivi, al contrario queste incorporano valori ideologici, influenze storico-

culturali, interessi, elementi che assieme forgiano punti di vista sulla realtà. E non è un

caso perché, ritornando all‟influsso che la storia ha sul presente, il modo italiano di fare

giornalismo può essere spiegato anche da un punto di vista giuridico: come spiega

Oliviero Bergamini in “La democrazia della stampa”69

. I costituenti rivelano con

l‟articolo 21, di concepire e tutelare i giornali più come strumenti di opinione che di

diffusione di notizie oggettive e non si preoccupavano di assicurare un quadro

normativo che favorisse l‟indipendenza dai poteri forti70

.

Lo sviluppo della professionalità giornalistica

Come detto precedentemente, nei paesi mediterranei il giornalismo nacque quale

emanazione diretta di politica e letteratura. Accadeva spesso che i giornali

valorizzassero maggiormente politici, scrittori ed intellettuali. Con ciò dunque risultava

difficile che si sviluppasse la figura del “Giornalista”, inteso come professionista

dell‟informare, autonomo da altri scopi. Questo è uno dei motivi per i quali oggi si

afferma che il livello di professionismo nel nostro caso italiano, è più basso rispetto a

quello di altri paesi nord europei e nord americani: questo non vuol dire che i giornalisti

69 Oliviero Bergamini 2006, La democrazia della stampa, Ed. Laterza. Da un‟analisi letterale dell‟articolo 21 della Costituzione

“emerge il retaggio di una stampa concepita come veicolo di opinione prima ancora che di informazione; manca un chiaro

riferimento al diritto - appunto – all‟informazione, cioè a una conoscenza dei fatti in sé, distinti dalle idee e dalle contrapposte

interpretazioni”.

70 Beppe Lopez 2007, La casta dei giornali, Ed. Stampa alternativa, Roma, pag 39/40

49

dei paesi pluralisti – polarizzati siano meno preparati degli altri, ma significa che la

preparazione formale si è delineata abbastanza tardi71

.

Nonostante l‟Italia si sia dotata dal 1963 per legge di un “Ordine dei Giornalisti”,

quest‟ultimo non ha svolto una funzione decisiva nel promuovere standard comuni di

condotta professionale “Per anni è stato possibile diventare giornalisti tramite amicizie o

relazioni familiari72

”. Fatti del genere testimoniano come il giornalismo non si sia

sviluppato quale istituzione autonoma, ma anzi sia stato regolamentato da forze esterne,

su tutti il mondo della politica e degli affari; è così accaduto che le regole del gioco del

giornalismo si siano spesso sovrapposte a quelle della politica del momento, è capitato (

e capita) che siano parte delle trattative intraprese tra i vari attori politici o addirittura

fungano da strumento per l‟azione politica. La forma di strumentalizzazione più

significativa è l‟uso da parte di imprese sia pubbliche che private per intervenire nel

mondo politico. Illustri esempi di questo fenomeno sono il “Corriere della Sera” per

anni di proprietà di gruppi industriali, “La Stampa” molto vicino alla Fiat, “La

Repubblica” e “L‟espresso” della Cir di De Benedetti, “Il Messaggero” appartenente a

una grande impresa edile, “Il Giornale” della famiglia Berlusconi (Fininvest)73

.

Traendo le conclusioni, un corollario di questa “strumentalizzazione” dei quotidiani che

porta ad un basso livello di autonomia professionale, può essere trovato nelle parole di

Giampaolo Pansa in riferimento al giornalista italiano come “un giornalista dimezzato”,

appartenente per metà a se stesso e per l‟altra metà appannaggio dei proprietari dei

media, politici e finanziatori.

Sin qui sono state analizzate sostanzialmente tre caratteristiche del modello di

giornalismo italiano, rimane l‟ultimo che si ricollega per diversi aspetti ai precedenti.

Gli stati con un sistema pluralista – polarizzato presentano un intervento statale sulla

stampa ed in generaliter sui media tradizionali, abbastanza forte. Un mercato che come

abbiamo visto si presenta scarsamente sviluppato ha favorito politiche di sostegno alla

stampa e tentativi di costituire il servizio pubblico televisivo quale arena aperta a tutti i

71 Hallin - Mancini 2004, Modelli di giornalismo, Ed Laterza Bari, pag 100

72 Bechelloni 1995, Giornalismo o post-giornalismo? Studi per pensare il modello italiano, Ed. Liguori

73 Hallin - Mancini 2004, Modelli di giornalismo, Ed Laterza Bari, pag 103

50

gruppi politici. Dal momento però che lo Stato ha un‟importanza prevalente, molti attori

sociali cercano di influenzarne la linea di condotta e uno dei mezzi principali adottati è

il ricorso ai media – per accedere a contratti statali, sussidi e incentivi74

.

74 Hallin - Mancini 2004, Modelli di giornalismo, Ed Laterza Bari, pag 120

51

3.2 Carta stampata e new media oggi

Il settore della carta stampata, in Italia, soffre da anni una diminuzione di lettori e

abbonati, come sintetizzato dall‟ultimo rapporto annuale del Censis75

: i quotidiani a

pagamento tra il 2009 ed il 2011 hanno perso il 7% di lettori (complessivamente -19,2%

rispetto al 2007). La free press è cresciuta ma di poco (+1,8%, salendo al 37,5%). I

periodici hanno resistito, specie i settimanali, grazie agli sforzi di innovazione e di

marketing, a cominciare dagli allegati venduti unitamente ai rotocalchi.

Un altro studio più approfondito condotto dalla Fieg76

(Federazione Italiana Editori

Giornali) conferma lo stato di crisi del settore editoriale, ma ne individua anche le

cause:

Le ricadute della crisi economica sul settore dell‟editoria giornalistica nel biennio 2008-2009

sono state pesanti. Ai contraccolpi della congiuntura di forte intonazione recessiva che non ha

risparmiato alcun settore merceologico, si sono sommati gli effetti di squilibri strutturali da

lungo tempo presenti e irrisolti, nonché quelli derivanti dalle intense trasformazioni

tecnologiche che hanno profondamente cambiato il sistema dell‟informazione. Nuovi mezzi,

nuovi processi di integrazione multimediale, nuove modalità di fruizione e di condivisione dei

contenuti: tutti fenomeni il cui comune denominatore è rappresentato dall‟impiego esteso delle

tecnologie digitali che hanno alterato gli squilibri preesistenti.

L‟arrivo delle news su nuovi dispositivi digitali, come certificato dal Censis, sta

cambiando il modo in cui le persone si tengono informate.

Anche nella dimensione mediatica si riconosce quel primato della soggettualità individualistica

che ha segnato lo sviluppo sociale italiano degli ultimi cinquant‟anni. Si riconosce nei percorsi

individuali di fruizione dei contenuti e di acquisizione delle informazioni da parte dei singoli, nei

processi orizzontali di utilizzo dei media in base a palinsesti multimediali personali e autogestiti,

basati sulla integrazione di vecchi e nuovi media. È l‟utente a spostarsi all‟interno dell‟ampio e

variegato sistema dei mezzi di comunicazione per scegliere il contenuto che più gli interessa

secondo le modalità e i tempi che più gli sono consoni: ognuno si costruisce una nicchia di

consumi mediatici a misura di se stesso77

.

75

Nono Rapporto Censis/Ucsi sulla comunicazione, luglio 2011: “I media personali nell‟era digitale”

76 La Stampa in Italia 2008 – 2010, Roma – 13 aprile 2011. Pag 15

http://www.fieg.it/upload/studi_allegati/La%20Stampa%20in%20Italia%202008-2010.pdf

77 Nono Rapporto Censis/Ucsi sulla comunicazione, luglio 2011: “I media personali nell‟era digitale” cap “La personalizzazione dei

palinsesti” pag. 5

52

I dati raccolti infatti evidenziano come sempre più ognuno possa costruirsi palinsesti

“fatti su misura”. Indipendentemente dall‟uso del televisore, il 12,3% della popolazione

attinge ai siti Internet delle emittenti tv per seguire i programmi prescelti, il 22,7%

utilizza YouTube, il 17,5% segue programmi scaricati tramite il web da altre persone.

Tabella 2. Il pubblico che segue programmi televisivi via Internet

Totale Età

14-29 anni 30-64 anni 65-80 anni

Dai siti web delle emittenti tv 12,3 24,7 10,7 3,8

Da Youtube e altri siti web simili 22,7 47,6 20,1 3,3

Ha seguito programmi scaricati da altri 17,5 36,2 14,6 6,1

Fonte: Rapporto Censis/Ucsi sulla comunicazione, luglio 2011

Il dato relativo ai giovani (14-29 anni) che cercano i programmi su YouTube sale al

47,6% (il 20,1% lo fa abitualmente). Il 36,2% dei giovani, inoltre, guarda programmi tv

scaricati da altri (per cui si tratta di ragazzi che si scambiano file tra di loro) e il 24,7%

ricorre ai siti web delle emittenti tv.

Un altro dato che indica i cambiamenti nella fruizione dell‟informazione è rappresentato

dalla figura 1: La centralità dei telegiornali pare essere ancora fuori discussione, visto

che l‟80,9% degli italiani vi fa ricorso come fonte. Tra i giovani, però, il dato scende al

69,2%, avvicinandosi molto al 65,7% raggiunto dai motori di ricerca su Internet e al

61,5% di Facebook. A livello generale, al secondo posto si collocano i giornali radio,

complessivamente con il 56,4% delle indicazioni, dato che diventa il il 62,1% tra gli

adulti. Nel campo della carta stampata, si registra il 47,7% di preferenze accordate ai

giornali acquistati in edicola e il 46,5% a favore dei settimanali e dei mensili. Dopo il

televideo (45%), dall‟elenco delle fonti indicate dal pubblico emergono anche i motori

di ricerca come Google (41,4%), i siti web di informazione (29,5%), Facebook (26,8%),

i quotidiani on line (21,8%). Nel caso delle tv all news risultano discriminanti l‟età (il

dato sale al 20,1% tra gli adulti) e il titolo di studio (il 21,7% tra i diplomati e laureati).

Le applicazione per gli smartphone sono al 7,3% di utenza e Twitter al 2,5%.

53

Tabella 3

Per le nuove generazioni la pluralità di fonti informative è un fatto ormai assodato e,

secondo la ricerca del Censis, le nuove tecnologie sono più credibili dei media classici.

In un range che va da 1 (minimo) a 10 (massimo), televisione e carta stampata non

raggiungono il punteggio della sufficienza in termini di reputazione, secondo l‟opinione

degli italiani: 5,74 è il voto medio registrato dalla credibilità delle informazioni tratte

dalla televisione (solo i giovani di 14-29 anni assegnano un punteggio sopra la

sufficienza, pari a 6,12) e 5,95 è il voto dato ai giornali (sono ancora i giovani a salvarli,

54

con un punteggio di 6,65). Maggiormente credibili sono ritenute le informazioni date

alla radio(6,28) e soprattutto quelle pubblicate su Internet (6,55). Ancora una volta sono

i giovani i più fiduciosi, che assegnano un 6,80 alla radio e un 6,78 web, percepito come

un mezzo più libero e “disinteressato”.

Grafico 1

Infine alcuni numeri sui social network: il 67,8% degli italiani conosce almeno un social

network tra quelli più noti (Facebook, Twitter, Messenger, YouTube, fino a Skype). Si

tratta di 33,5 milioni di persone, in crescita rispetto ai 32,9 milioni del 2009.

Stilando una classifica dei social network in base alla popolarità, Facebook (65,3%)

risulta essere il più conosciuto insieme a YouTube (53%); seguono Messenger (41%),

Skype (37,4%) e Twitter (21,3%). Non stupisce che tra i più giovani è quasi impossibile

trovare qualcuno che non sappia a cosa ci si riferisce quando si pronuncia il nome di

uno dei social network più noti (il 91,8% li conosce). Ma anche il 31,8% degli ultra

sessantacinquenni è a conoscenza di tali realtà. È poi esploso il dato che riguarda i veri e

propri utenti dei social network. Facebook è, oltre che il social network più conosciuto,

anche tra quelli più utilizzati (dal 49% degli italiani che accedono a Internet, l‟88,1% tra

i giovani), insieme a YouTube (54,5%, l‟86,5% tra i giovani). L‟incidenza degli

utilizzatori tra quanti conoscono i social network è pari al 93%: conoscere Facebook,

YouTube o qualche altra comunità virtuale determina quasi automaticamente il loro

55

utilizzo. E la tendenza sembra inarrestabile, se si raffronta l‟incidenza del 2011 con

quella del 2009 (60,2%).

Davanti a questo nuovo panorama, le macchine organizzative dell‟Informazione si

stanno adattando? Come?

56

3.3 Citizen journalism e ruolo del giornalista

Il giornalista non esce “distrutto” da questo modello di lavoro, soltanto rinnovato. Il suo ruolo

rimane centrale nel saper mettere insieme i diversi aspetti, fare le adeguate verifiche, scrivere in

modo chiaro, accattivante i propri articoli, ponderare i punti di vista. Ciò che cambia

radicalmente è il riconoscere le rinnovate dimensioni dell‟arena in cui il processo si compie, e

adattarvisi. (…) Il cambio di "paradigma" richiesto è piuttosto l'apertura alla possibilità di

un'interazione vera, influente tra chi scrive e chi abitualmente legge78

.

Il citizen journalism, altrimenti detto giornalismo partecipativo, si sviluppa proprio

grazie all‟interattività dei nuovi media che hanno permesso a una moltitudine di persone

di partecipare alla creazione dell‟informazione. Questo è avvenuto dapprima tramite

blog e siti internet personali attraverso i quali chiunque ha potuto raccontare un fatto di

cui era stato testimone. Successivamente sono nati veri e propri siti ad hoc: le prime

esperienze di tal genere riguardano “L'Echo du village”, tra i pionieri in Francia nato nel

1998, le piattaforme di Indymedia (Indipendent Media Center) apparso per la prima

volta sul web nel 1999 con l‟obbiettivo di supportare i movimenti No Global nei giorni

delle proteste contro il Wto (World Trade Organization) di Seattle. Successivamente

sono arrivati il sudcoreano OhmyNews(2000), Agora Vox nel 2005, Youreporter (dove

è possibile inserire video). Il filo conduttore che unisce tutte queste realtà è il

rovesciamento di chi è autore delle informazioni: non più giornalisti professionisti

pagati per un lavoro, bensì cittadini del mondo, siano essi dilettanti o meno, eruditi o no,

che spontaneamente decidono di mettere a disposizione di tutti ciò a cui assistono. I

numeri sono sorprendenti, basti pensare che in Corea del Sud OhmyNews

quotidianamente è visitato da un milione di persone che si connettono per leggere

notizie inviate da circa 35 mila citizen journalist i quali producono circa il 70%

dell‟informazione del giornale. Il restante è opera della redazione, formata da circa

cinquanta dipendenti. Agora Vox, nato in lingua francese e sviluppatosi poi con una

versione inglese ed una italiana, nel 2009 in Francia poteva contare su 40 mila

volontari, in Italia ad un anno dalla nascita aveva 1500 autori e circa 400 mila lettori.

Quando questi progetti videro luce per la prima volta, i social network muovevano i

primi passi e non erano diffusi quanto lo sono oggi. Il loro avvento non ha fatto altro

78

Ugo Vallauri 2003, Blog, blog, blog. Sembrava una nicchia. Sta cambiando il giornalismo (anche quello tradizionale) in “I

problemi dell‟informazione”, ed. Il Mulino Bologna, pagg. 68-78

57

che accelerare la spinta verso un giornalismo partecipativo, perché sono stati in grado di

dare maggiore velocità nella pubblicazione dei contenuti, forme diverse, feedback

immediati (si pensi ad esempio al “like” di Facebook oppure al “Retweet” di Twitter) e

mettere in contatto istantaneamente le persone. Paradossalmente non è un azzardo

pensare che un fenomeno di questo genere abbia rappresentato una sorta di rivoluzione

copernicana in quanto se classicamente la comunicazione dei media parte da un

ricevente per arrivare alle masse, ora la comunicazione parte dalle moltitudini e si

canalizza in un sito internet per poi essere fruito dalle masse. In sostanza il messaggio

mandato dal citizen journalism è che il news making può fare a meno di una struttura

organizzativa professionale. Di fronte ad un cambiamento simile, a livello mondiale (la

situazione è differente nelle situazioni della cronaca locale) le grandi testate hanno

dovuto fare i conti con questo fenomeno, finendo necessariamente per inglobare alcuni

strumenti promossi dal giornalismo partecipativo.

Alcuni in realtà hanno capito quasi subito l‟opportunità di un cambiamento nel lavoro

delle redazioni. Rupert Murdoch, nel suo discorso all‟American Society of Newspaper

Editors dell‟aprile 2005, ammonì i direttori delle testate: “Dobbiamo incoraggiare i

lettori a pensare al web come il luogo in cui coinvolgere i nostri inviati e redattori in

discussioni più estese sul modo in cui una particolare notizia è stata riportata o costruita

o presentata. Allo stesso tempo dovremmo sperimentare l‟uso dei blogger per integrare

la nostra copertura quotidiana delle notizie su internet”.

Tuttavia sono sorti diversi dubbi per quanto riguarda il ruolo del giornalista e la capacità

di coprire avvenimenti in tempo reale nell‟immediato. In particolare una problematica

ha riguardato l‟affidabilità e la verifica delle fonti: chi garantisce al lettore la veridicità e

correttezza dell‟informazione che riceve nel momento in cui non conosce l‟autore e non

ha elementi per fidarsi di quest‟ultimo? È indubbio infatti che delle “grandi firme” del

giornalismo il lettore si fidi, altrimenti non si spiegherebbe il motivo dell‟affiliazione

dei lettori ai giornali (ad esempio chi compra La Repubblica si suppone non diffidi

dell‟affidabilità dei giornalisti che ci scrivono). Come abbiamo visto nei capitoli

precedenti per la copertura di eventi di crisi (terremoto di Haiti e proteste in Iran), la

velocità dei new media brucia sul tempo la macchina organizzativa di un giornale

tradizionale, sia esso una tv oppure un sito internet. I social network riescono ad avere

la caratteristica dell‟ubiquità. Per questo portali come Twitter vengono incorporati

all‟interno dei siti web delle testate, come l‟esempio che viene riportato di seguito: Il

58

Fatto Quotidiano trasmette in diretta una manifestazione attraverso due riquadri, uno (in

rosso) nel quale scrivono i giornalisti della redazione e un altro (azzurro) a disposizione

dei lettori e di chi segue l‟evento.

Tra le testate all‟avanguardia nell‟utilizzo degli strumenti proprio del citizen journalism

un ruolo di primo piano è svolto senza dubbio dal The Guardian, che negli ultimi mesi

sta investendo le proprie risorse, in termini di capacità finanziarie e capitale umano,

nella ricerca dell‟interazione e del coinvolgimento dei lettori sia nel dibattito sulle

notizie sia nella loro creazione. Basti pensare al fatto che nel sito del giornale è stata

creata un‟apposita sezione intitolata “open journalism”79

. A proposito, per spiegare la

nuova strada intrapresa dal quotidiano britannico, la redazione ha pubblicato un efficace

79 http://www.guardian.co.uk/media/open-journalism

59

videoclip80

che esemplifica il nuovo processo redazionale: per spiegarlo viene rivisitata

una storia radicata e condivisa nell‟immaginario collettivo, ovvero la favola dei tre

porcellini e il lupo.

Nel filmato di due minuti viene interpretata come un fatto di cronaca investigativa nella

quale il lupo cattivo, che con un soffio ha tentato di buttare giù le case dei tre porcellini,

viene catturato e bollito dai tre per difendersi. Ma grazie all‟interazione e al

coinvolgimento dei cittadini, in particolare attraverso i social network (Twitter), la

narrazione della storia si evolve e assume nuovi contorni portando alla luce la verità: il

lupo è innocente e i tre porcellini si sono inventati tutto per truffare l‟assicurazione e

salvarsi dai debiti con le banche.

Un messaggio, quello trasmesso dal video, che mette in luce l‟innovazione e le

potenzialità del nuovo giornalismo: creare una nuova cultura dell‟informazione nella

quale addetti ai lavori (i giornalisti di professione) e cittadini collaborino insieme alla

lettura e alla scrittura di ciò che accade nella società. Ognuno ha il suo ruolo, le sue

conoscenze ed i suoi limiti nell‟interesse del bene comune, di una società migliore, di

un giornalismo meno autoreferenziale e più trasparente.

I due fotogrammi finali, prima dei titoli di coda, sono emblematici del nuovo compito

che si richiede al giornalista: in sovraimpressione appare la scritta “The whole picture”

e nello sfondo il susseguirsi di due immagini.

Nella prima sono rappresentate quattro persone che attraverso mezzi differenti mezzi

(un tablet, il giornale cartaceo, un cellulare, un notebook) leggono la notizia. Nella

seconda invece un mosaico ricostruisce le dinamiche che hanno portato a far venire a

galla la verità. “Get the whole picture”, ovvero riuscire ad ottenere il quadro completo,

mettere assieme i frammenti di storie, gli innumerevoli tasselli che provengono da una

realtà che con i nuovi media si è allargata notevolmente, per poi avere chiaro il disegno

80 http://www.guardian.co.uk/media/video/2012/feb/29/open-journalism-three-little-pigs-advert

60

d‟insieme. E soprattutto avere l‟umiltà, come afferma il direttore del Guardian Alan

Rusbridger81

, di non credere che “i giornalisti non sono gli unici esperti nel mondo”, un

messaggio totalmente opposto a quello classico del giornalismo italiano dove nel corso

del tempo sono state le élite a muovere l‟informazione.

Tornando al primo dei due fotogrammi analizzati è possibile intraprendere il discorso

riguardante i mezzi e dispositivi materiali con i quali oggi e in futuro sarà possibile

accedere all‟informazione. Il dibattito a proposito ai giorni nostri è tra i più accesi e può

essere suddiviso tra coloro che sostengono la morte definitiva dei quotidiani cartacei, e

chi invece è convinto che l‟arrivo dei new media e di Internet non sostituiranno la

stampa bensì saranno complementari a quest‟ultima. In sintesi questa seconda ipotesi è

racchiusa all‟interno del fotogramma di cui parliamo dove vengono rappresentati in un

riquadro un giornale cartaceo, un tablet, un notebook, un telefono cellulare. Il Guardian

oltre a puntare sull‟open journalism (anche sul data journalism ovvero un giornalismo

che si basa sull‟analisi degli open data), è orientato alla convergenza di più mezzi

comunicativi: audio,video e comunicazione online sul sito internet, approfondimenti sul

quotidiano stampato dal lunedì al sabato (domenica viene sostituito dal settimanale The

Observer, del medesimo editore). Tuttavia a parte il modello perseguito dal famoso

quotidiano britannico, uno dei temi aperti è quello della sostenibilità economica della

nuova informazione che, nell‟era di Internet, non tutti sono disposti a pagare. Al

contrario si va facendo strada l‟idea che l‟informazione debba essere gratuita.

81 http://www.guardian.co.uk/media/video/2012/feb/29/alan-rusbridger-open-journalism-guardian-

video?INTCMP=ILCNETTXT3486

61

4. Open Source e intelligenza collettiva: il caso wikipedia

Internet ha già dimostrato come sia possibile mettere assieme conoscenze che prima

erano slegate tra loro come isole in mezzo all'oceano: prima del web si faceva una

grande fatica per passare da un'isola all'altra, a parte la possibilità di viaggiare la

conoscenza per grandi linee era circoscritta ai confini di queste isole. Oggi internet è il

nostro traghetto virtuale che ci permette di approdare in lidi diversi e da ognuno di

questi di cogliere le informazioni che ci servono. Un esempio su tutti è la

programmazione informatica in ambito Open Source.

Pensiamo al saggio scritto dall'informatico statunitense Eric Steven Raymond nel 1998,

La cattedrale e il bazar, da molti considerato il manifesto del movimento open source.

L'argomento trattato riguarda in generale i meccanismi di sviluppo del software libero.

Viene descritto un nuovo modello di sviluppo, attraverso il quale per verificare le

proprie ipotesi, Raymond decide di utilizzare lo sviluppo collaborativo con altri utenti.

Secondo l'autore esisterebbero due modelli di sviluppo: uno chiamato modello "a

Cattedrale", mentre l'altro cosiddetto "a Bazar".

Nel primo caso i software vengono studiati e realizzati da un numero ristretto di esperti

che lavorano in quasi totale "isolamento", le fasi del progetto sono portate avanti tramite

una precisa suddivisione del lavoro come in una catena di montaggio nella quale

ognuno è addetto ad un compito e di conseguenza conoscerà una parte di "codice".

Viene utilizzato per la maggiore dalle imprese commerciali e esempi famosi di questo

approccio possono essere considerati la Microsoft e la Apple.

Viceversa nel "bazar" l'intero codice sorgente è disponibile liberamente, gli utenti

possono interagire con gli sviluppatori e se ne hanno le capacità possono modificare e

integrare il codice. Lo sviluppo è decentralizzato e non esiste una netta suddivisione dei

compiti. In questo modo un programmatore di buona volontà può modificare e integrare

qualsiasi parte del codice. In sostanza lo sviluppo è molto più libero. Si è in

associazione piuttosto che in organizzazione. Questo modello è stato seguito per la

realizzazione del Kernel Linux.

62

Elemento ordinante del Bazar, secondo Raymond, è un aforisma che lui stesso definisce

Legge di Linus (elaborata dall'informatico finlandese Linus Torvalds):

"Dato un numero sufficiente di occhi, tutti i bug (ovvero gli errori nda) vengono a galla".

Dunque se a lavorare su un programma sono più persone, se questo si apre ad un alto

numero di utenti che lo controllano e collaborano tra loro, il risultato sarà sicuramente

migliore perchè si realizzerà “l'intelligenza collettiva”. In concreto? da quello che alcuni

potrebbero definire come disordine da bazar è nato ad esempio il sistema operativo

Ubuntu (totalmente gratuito e competitivo in quanto a prestazioni in confronto a

Windows), oppure OpenOffice il pacchetto di programmi di videoscrittura che al giorno

d'oggi è presente in numerosi computer in concorrenza con Office di Microsoft.

Applicando una concezione di questo tipo in altri campi si è arrivati ad importanti

innovazioni. Lo abbiamo visto nel giornalismo, che sta andando verso forme sempre più

collaborative tra addetti ai lavori e lettori, così come nel settore delle analisi statistiche

tramite gli Open Data cioè il rilascio da parte delle pubbliche amministrazioni delle

banche dati in loro possesso e che per legge sono di pubblico interesse. Lo stesso

discorso vale per la sfera politica: ad esempio il programma politico del 2009 del

movimento Cinque Stelle, fondato da Beppe Grillo, è stato stilato e modificato in Rete

da migliaia di utenti82

. In diverse realtà locali invece, sulla scia di esperienze europee

già consolidate (la più famosa è la piattaforma inglese “fix my street”) stanno

prendendo piede forme di collaborazione e comunicazione tra amministrazione e

cittadini, così come casi di progettazione partecipata online. In Italia il comune di

Venezia dal 2008 ha lanciato “Amministrare 2.0”, un tentativo di applicare le

potenzialità del web 2.0 alla Pubblica Amministrazione con l‟obbiettivo di far diventare

quest‟ultima una rete sociale composta da partecipazione attiva e interattività dei

cittadini. Tra le novità di maggiore interesse c‟è Fixami, una piattaforma aperta con la

quale è possibile segnalare online la necessità di interventi per manutenzioni; VoIp e

chat per mettere in comunicazione i liberi professionisti con i tecnici dello Sportello

Unico, un altro software per visualizzare le entrate e le uscite del bilancio comunale in

modo da garantire trasparenza.

82 http://www.beppegrillo.it/2009/10/il_programma_de/index.html

63

Ultimamente anche a Cagliari si sono sviluppate esperienze simili, anche se non

avvallate dall‟amministrazione comunale o da altre istituzioni locali. All‟indomani delle

elezioni comunali che hanno portato alla vittoria il centrosinistra di Massimo Zedda, è

nato “l‟ideario per Cagliari”, una piattaforma online che punta a raccogliere le idee dei

cittadini per il futuro sviluppo della città, creata grazie a http://ideascale.com/, un

portale che offre in modo assolutamente gratuito un database altamente personalizzabile

dai fruitori. Ideascale è utilizzato tra gli altri anche dal Governo degli Stati Uniti

(http://opengov.ideascale.com/). Chiunque può accedere tramite una registrazione

direttamente al sito oppure mediante il proprio account dai più noti social network

(Facebook, Twitter) oppure dalla propria mail di Google.

Dopo di che può inviare “una nuova idea” e categorizzarla tra i temi presenti. Agli

utenti è inoltre permesso esprimere la propria preferenza su ogni idea posta da altri

tramite un sistema di feedback: “Sono d‟accordo” oppure “Non sono d‟accordo”. È

possibile segnalare abusi ma anche la copiatura di determinate idee.

I temi più sentiti e nei quali i cittadini partecipano più attivamente salgono una scala

gerarchica di importanza costituita da “ranghi”. Spetterà poi agli amministratori fare

sintesi tra le tante opinioni emerse.

In questa comunità puoi scrivere idee, votare idee esistenti, oppure aggiungere commenti. Nota

importante: l‟ideario per cagliari è un‟iniziativa dal basso, nata per creare partecipazione sulla

nostra città dopo l‟elezione del nuovo sindaco, Massimo Zedda.

Nella homepage del sito viene sottolineato come l‟iniziativa nasca dal “basso”, cioè da

comuni cittadini che hanno deciso di mettere a disposizione uno strumento per il

miglioramento della vita nella propria comunità, ovvero la città.

Lo stesso spirito si può ritrovare su Wikipedia, probabilmente il pioniere di un tentativo

di concepire il web come aiuto per la crescita della società. L‟enciclopedia online più

diffusa sembra concretizzare la teorizzazione dell‟intelligenza collettiva del filosofo

francese Pierre Lèvy, messa nero su bianco nel 199483

:

83 Pierre Lèvy 1994, L‟intelligenza collettiva, per un‟antropologia del cyberspazio, Ed. Feltrinelli, Milano, pag. 34

64

Che cos‟è l‟intelligenza collettiva? È un‟intelligenza distribuita ovunque, continuamente

valorizzata, coordinata in tempo reale, che porta a una mobilitazione effettiva delle competenze.

Aggiungiamo alla nostra definizione questa precisazione indispensabile: il fondamento e il fine

dell‟intelligenza collettiva sono il riconoscimento e l‟arricchimento reciproco delle persone e

non il culto di comunità feticizzate o ipostatizzate.

Una intelligenza distribuita ovunque: questo è il nostro assioma di partenza. Nessuno sa tutto,

ognuno sa qualcosa, la totalità del sapere risiede nell‟umanità. Non esiste alcuna riserva di

conoscenza trascendente e il sapere non è niente di diverso da quello che sa la gente. La luce

dello spirito brilla anche lì dove si vuol fare credere che non ci sia intelligenza: “insuccesso

scolastico”, “semplice esecuzione”, “sottosviluppo” ecc. Il giudizio globale di ignoranza si

ritorce contro colui che se ne fa portatore. Se foste indotti a pensare che qualcuno è ignorante,

individuate in quale contesto ciò che egli sa può diventare prezioso.

Un‟intelligenza continuamente valorizzata. L‟intelligenza è distribuita ovunque, è un dato di

fatto. Ma è necessario passare dalla constatazione al progetto. Infatti questa intelligenza è

troppo spesso disprezzata, ignorata, inutilizzata, umiliata, non viene correttamente valorizzata.

Mentre ci si preoccupa sempre più di evitare lo sperpero economico ed ecologico, pare si

sprechi allegramente la risorsa più preziosa rifiutandosi di prenderla in considerazione, di

svilupparla e impiegarla ovunque essa sia. […]

Il coordinamento in tempo reale delle intelligenze implica dispositivi di comunicazione che, al di

là di una certa soglia quantitativa, dipendono obbligatoriamente dalle tecnologie digitali

dell‟informazione. I nuovi sistemi di comunicazione dovrebbero offrire ai membri di una

comunità i mezzi per coordinare le loro interazioni nello stesso universo virtuale di conoscenza.

[…] Avvenimenti, decisioni, azioni e persone sarebbero situati sulle carte dinamiche di un

contesto condiviso, e trasformerebbero continuamente l‟universo virtuale all‟interno del quale

acquistano senso.

Giungere a una mobilitazione effettiva delle competenze. Se si vogliono mobilitare le competenze

è necessario almeno identificarle. E per reperirle, bisogna riconoscerle in tutta la loro diversità.

Oggi i saperi ufficialmente riconosciuti rappresentano solo una minima parte di quelli reali. Il

problema del riconoscimento è fondamentale, poiché ha come fine non solo una migliore

gestione delle competenze nelle imprese e nelle collettività in genere, ma implica anche una

dimensione etico-politica. Nell‟era della conoscenza, non riconoscere l‟altro nella sua

intelligenza, significa negargli la sua reale identità sociale, alimentare il suo risentimento e la

sua ostilità, contribuire ad aumentare l‟umiliazione, la frustrazione dalle quali trae origine la

violenza. Al contrario quando si valorizza l‟altro in base al ventaglio diversificato dei suoi

saperi, gli si permette di identificarsi in modo nuovo e positivo, si contribuisce a motivarlo, a

sviluppare in lui, in contraccambio, sentimenti di riconoscenza che facilitano, di conseguenza, il

65

coinvolgimento soggettivo di altre persone in progetti collettivi... […] L‟intelligenza collettiva,

ricordiamolo, è un‟intelligenza distribuita in ogni luogo, permanentemente valorizzata,

coordinata e mobilitata in tempo reale.

La nascita nel 2001 di Wikipedia (termine formato dall‟hawaiano wiki cioè veloce e dal

suffisso greco pedia ovvero “formazione”) può essere interpretata attraverso il

significato delle parole di Pierre Lèvy. Si tratta infatti di un‟enciclopedia accessibile sul

web, gratuita e collaborativa. Contrariamente a quanto avviene per le enciclopedie

tradizionali non viene redatta da esperti, ma viene elaborata da una moltitudine di

volontari, che utilizzano un software chiamato wiki per scrivere gli articoli a più mani

pur trovandosi lontani gli uni dagli altri. Questo sistema di formulazione dei contenuti

risponde a due regole: la prima è che non esistono filtri sugli autori. Chiunque, in

qualsiasi momento, può registrarsi, correggere gli articoli esistenti o scriverne nuovi. La

seconda regola permette di modificare i contenuti senza filtri. Una volta che un autore

ha finito di scrivere e salva, il suo lavoro risulta istantaneamente disponibile sul portale.

Wikipedia è un cantiere perennemente aperto, in divenire: viene aggiorna e arricchita in

continuazione e finchè questo accadrà non sarà mai finita. Tuttavia è possibile, anzi

succede spesso, che i singoli autori commettano errori o anche atti “vandalici”; ma

vengono scoperti e riparati da altri autori in modifiche successive. L‟architettura

informativa così aperta di Wikipedia la rende vulnerabile agli errori, ma ne aumenta

anche la capacità di autoriparazione.

Diversi studi hanno confrontato l‟accuratezza e l‟affidabilità di Wikipedia con quella di

enciclopedie redatte in modo tradizionale – dall‟enciclopedia Britannica a Encarta di

Microsoft84

: tutti hanno riscontrato che gli articoli dell‟una non sono, in media, meno

accurati di quelli delle altre. Semmai, tendono ad essere più completi e aggiornati.

Diversi ricercatori hanno provato a introdurre deliberatamente informazioni false negli

articoli di Wikipedia, scoprendo che la maggior parte viene scoperta e corretta dagli

autori in tempi piuttosto brevi, che variano da pochi minuti a qualche giorno. La causa

vera della capacità di autoriparazione di Wikipedia è che un numero sufficientemente

grande di persone la ama abbastanza da impegnarsi personalmente per la sua integrità.

84 Alberto Cottica 2010, Wikicrazia l‟azione di governo al tempo della rete: capirla, progettarla, viverla da protagonista, Ed. Navarra

Editore, Palermo, pag. 45

66

Clay Shirky, in un articolo scritto sul Guardian in occasione del decimo anniversario di

Wikipedia, afferma: “Grazie all‟impegno collettivo di milioni di persone, basta un clic

per scoprire la definizione di infarto miocardico, la causa della guerra nella striscia di

Agacher o chi era Spangles Muldoon. È un miracolo non programmato, proprio come il

meccanismo in base al quale il mercato decide quanto pane arriva nei negozi.

Wikipedia, però, è più anomala del mercato: il materiale non solo è fornito

gratuitamente, ma è anche reso disponibile gratuitamente. Perfino i server e gli

amministratori di sistema sono pagati grazie alle donazioni. Non era affatto ovvio,

all‟inizio, che avrebbe avuto tutto questo successo”.

Dieci anni fa, Jimmy Wales e Larry Sanger crearono Nupedia, un‟enciclopedia online

con un processo di pubblicazione suddiviso in sette tappe. Dopo un anno di lavoro –

afferma Shirky - non era stato pubblicato neanche un articolo. “Così, il 15 gennaio di

dieci anni fa, Wales e Sanger decisero di snellire il processo, provando a usare un wiki.

Sanger mandò un‟email ai collaboratori di Nupedia spiegando la novità e concludendo:

„Fatemi questo piacere. Andate sul sito e aggiungete un articoletto. Vi ci vorranno

cinque, dieci minuti‟.

Il wiki è un social media allo stato puro. Inventato nel 1995 da Ward Cunningham, alla

base ha un‟unica funzione: quella di modificare. Non è necessaria un‟autorizzazione per

aggiungere, cambiare o cancellare qualcosa, e tanto meno per pubblicare.

“La cosa ancora più significativa, però, è che alla base del wiki c‟è un‟unica condizione

sociale: „ci tengo‟. Chi interviene su una pagina lo fa perché ci tiene. Affidare la

responsabilità dei contenuti a chi ci teneva, anziché a esperti e luminari era un‟idea

davvero radicale. Ma i collaboratori decisero di far andare le cose diversamente. La

possibilità di creare un articolo in cinque minuti e di migliorare quelli esistenti ancora

più rapidamente ebbe un effetto contagioso. Dopo qualche giorno gli articoli sul nuovo

wiki erano più numerosi di quelli di Nupedia. Il wiki era così ben fatto, e così diverso da

Nupedia, che fu ben presto trasferito su un sito a parte. Era nata Wikipedia. Qualche

mese dopo Nupedia fu chiusa, mentre Sanger si ritirò da Wikipedia nel 2002”.

In dieci anni è migliorata perché qualcuno ha deciso di migliorarla: a volte creando un

nuovo articolo, spesso modificando quelli già esistenti, ogni tanto difendendola da

interventi vandalici, e dimostrando sempre di tenerci. La maggior parte degli utenti ci

67

tiene un po‟ e modifica un solo articolo. Un gruppo ristretto cioè gli amministratori,

invece, ci tiene tanto, e negli anni ha fatto centinaia di migliaia di modifiche in migliaia

di articoli.

“Immaginate – conclude - un muro su cui fare dei graffiti sia più difficile che

cancellarli: la quantità di graffiti su quel muro dipenderà dall‟impegno dei suoi

difensori. Lo stesso vale per Wikipedia. Se tutti i suoi utenti più entusiasti smettessero

di tenerci, Wikipedia sparirebbe nel giro di una settimana, travolta da vandali e spam.

Se in questo momento avete accesso a Wikipedia, vuol dire che anche oggi i buoni

hanno vinto.

“Ma Wikipedia non è un‟attività legata solo agli articoli. Dalle modifiche individuali

alla cultura dell‟insieme, è un bene pubblico creato dal pubblico: per questo spetta alle

persone che ci tengono affrontare anche questi problemi. Finché uno dei valori

fondamentali di questa cultura sarà be bold, sii audace, Wikipedia rimarrà uno dei più

grandi atti collettivi di generosità della storia”.85

85 http://www.guardian.co.uk/commentisfree/2011/jan/14/wikipedia-unplanned-miracle-10-years traduzione su rivista

Internazionale, numero 881, 21 gennaio 2011

68

69

5. Ricerca

Al fine di studiare eventuali cambiamenti riguardo il modo di informarsi delle nuove

generazioni rispetto alle precedenti e per considerare i risultati in relazione all‟ultimo

rapporto del Censis che certifica una diversificazione e frammentazione nella fruizione

delle notizie, si è scelto di proporre un questionario agli studenti che frequentano

l‟Università degli Studi di Cagliari. Il questionario, composto da trentuno domande, è

stato sottoposto tramite intervista face to face a cento studenti scelti in quattro diversi

poli dell‟ateneo cagliaritano: il polo giuridico-economico di viale Fra‟ Ignazio

comprendente le facoltà di Scienze Politiche, Economia e Giurisprudenza; il polo

scientifico nelle facoltà di Medicina e Farmacia (cittadella di Monserrato); il polo di Sa

Duchessa alla facoltà di Lettere; infine quello di Ingegneria e Architettura. Al fine di

evitare uno squilibrio a favore di un determinato polo universitario, si è cercato, per

quanto possibile, di omogeneizzare le interviste: sono stati interpellati 25 studenti del

polo giuridico, 35 di Ingegneria-Architettura, 21 del polo di Monserrato, 19 della facoltà

di Lettere.

Lo stesso ragionamento è stato fatto per quanto riguarda il genere degli intervistati: in

totale nelle diverse facoltà hanno risposto 54 femmine e 46 maschi.

Al contrario per quanto riguarda l‟età non è stata fatta una scelta a priori degli

intervistati, in considerazione del fatto che l‟età degli studenti universitari risulta

mediamente circoscritta, eccetto casi estremi. Nella successiva suddivisione degli

intervistati nelle varie classi di età è risultato che il 49% è compreso tra i ventiquattro ed

i trentuno anni, un 15% tra i ventisette ed i ventinove, un altro 15% tra i ventidue e

ventitre, l‟8% ha dai diciotto ai venti anni, il 7% ne ha oltre ventinove, infine il 6% ne

ha ventuno. Le interviste sono state condotte dal lunedì al venerdì per un mese e mezzo,

tra novembre e dicembre, precisamente dal 1 novembre 2011 al 20 dicembre dello

stesso anno.

Sostanzialmente i quesiti sono stati orientati lungo due direttrici tematiche, una

riguardante l‟atteggiamento nei confronti della politica e la partecipazione attiva, l‟altra

invece si è focalizzata sul grado di informazione per capire se e in quale modo oggi si

informano gli studenti universitari (carta stampata, televisione, radio, internet, social

network). La scelta del target di intervistati non è casuale e ricade su uno scopo preciso,

70

ovvero quello di indagare il futuro dell‟informazione sulla base delle giovani

generazioni in un momento dinamico per i mezzi di comunicazione.

Entrando nel merito del questionario, è stato diviso in diverse sezioni: la prima dedicata

alla rilevazione delle caratteristiche socio-demografiche degli intervistati (domande

riguardanti facoltà frequentata, età, comune di nascita e residenza), la seconda intitolata

“Partecipazione ed esperienza politica”, la terza riguardante il consumo

dell‟informazione.

Tracciando un breve quadro socio demografico degli intervistati la maggior parte di loro

è risultata essere nata a Cagliari (90%) e residente nel capoluogo (70%). Il 3% risulta

essere nata e residente a Iglesias, il 2% è di origini sassaresi. Il 6% risiede a Quartu

Sant‟Elena, il 5% a Selargius, 4% a Capoterra. I restanti risiedono ad Assemini,

Carbonia, Decimoputzu, Elmas, Nuraminis, Olbia, Quartucciu, Samatzai, San Sperate,

Sarroch, Sinnai, Tuili. Inoltre il 91% ha dichiarato di aver sempre vissuto in Sardegna.

Politica e partecipazione

In linea generale per ciò che riguarda il campo della politica emerge un dato

inconfutabile: gli universitari si considerano informati e al corrente di quanto avviene

sulla scena politica ma di norma in modo passivo, ovvero non prendono parte

direttamente, non partecipano. Una minoranza invece si considera impegnata. Dunque

politica e partecipazione giovanile viaggiano su binari paralleli, non si incontrano.

Tabella 4. Atteggiamento nei confronti della politica (val. %)

%

Mi tengo al corrente della politica, ma di norma senza parteciparvi personalmente 76

La politica mi disgusta 3

Mi considero politicamente impegnato 16

Penso che bisogna lasciare la politica a persone che hanno più competenza di me 4

Non so 1

Totale 100,0

Fonte: ns elaborazione su indagine

L‟evidenza si ha riflettendo su un quesito specifico riguardante gli strumenti della

partecipazione politica attiva, ossia il tempo dedicato al lavoro in un partito o

71

movimento, la partecipazione ad un corteo di partito oppure a uno sciopero, l‟aver

firmato per un referendum/iniziativa legislativa popolare. A colpo d‟occhio emergono

valori estremi che potrebbero essere particolarmente significativi. Ad esempio per

quanto riguarda il “tempo e lavoro dedicato ad un partito o movimento” il 44% degli

intervistati dice di non aver mai speso il proprio tempo in questo modo, segno che il

prendere parte alla politica non rientra affatto nelle loro vite. Il 39% dice di non averlo

fatto nell‟ultimo anno: ciò vuol dire che in passato sono stati politicamente coinvolti.

Questo elemento potrebbe essere letto sotto forma di un segno di disaffezione,

considerando anche l‟attuale scenario di difficoltà dei partiti italiani, lontani anni luce

dai partiti di massa di vent‟anni fa.

Il secondo quesito invece riguarda specifiche occasioni che non necessariamente

implicano un impegno costante nella politica: il 53% dice di non aver partecipato ad un

corteo nell‟ultimo anno, il 10% non l‟ha mai fatto e il 35% è la somma di chi l‟ha fatto

almeno una volta nell‟ultimo anno. Per quanto riguarda una forma di partecipazione

differente, cioè l‟aver assistito ad un “dibattito politico in tv” c‟è da dire che questo è

elevato in quanto l‟81% degli intervistati risponde positivamente. La tendenza di questo

dato è la stessa della rilevazione della tab.4 dalla quale emerge che il 76% degli studenti

afferma di “tenersi al corrente della politica”.

Tabella 5– Frequenza con la quale l’intervistato svolge attività politica (val. %)

Ded

icato

tem

po

e

lavo

ro p

er u

n

pa

rtit

o/m

ovi

men

to

Pa

rtec

ipato

ad

un

cort

eo

Ass

isti

to a

d u

n

dib

att

ito

po

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n

tv

Fir

mato

per

un

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rendu

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‟iniz

iati

va

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Pa

rtec

ipato

ad

un

a

ma

nif

esta

zion

e d

i

pa

rtit

o/c

oa

lizi

one

Mai 44,0 10,0 4,0 3,0 48,0

Non nell‟ultimo anno 39,0 53,0 9,0 16,0 31,0

Non so / Non risp. 2,0 2,0 1,0 2,0 4,0

Più di una volta nell‟ultimo anno 11,0 13,0 81,0 40,0 6,0

Una volta nell‟ultimo anno 4,0 22,0 5,0 39,0 11,0

Totale 100,0 100,0 100,0 100,0 100,0

Fonte: ns elaborazione su indagine

Gli intervistati non partecipano attivamente alla politica, ma utilizzano gli strumenti

istituzionali di cosiddetta “democrazia diretta”: ben il 79% nell‟ultimo anno almeno una

72

volta ha firmato per referendum o iniziative legislative popolari (il 40% più di una volta,

il 39% almeno una volta). Il 16% dice di averlo fatto nella sua vita anche se non nel

corso dell‟ultimo anno. Questo dato tuttavia va rapportato all‟attualità contingente,

infatti non bisogna dimenticare che l‟anno appena trascorso è stato caratterizzato da

diversi eventi referendari (a giugno ci sono stati quelli per acqua pubblica, “nucleare” a

livello sia regionale che nazionale, legittimo impedimento nei quali si è registrata

un‟affluenza di votanti di circa il 54,8%).

Infine nell‟ultimo quesito viene presa in considerazione la partecipazione a

manifestazioni di partito: il 48% afferma di non aver mai preso parte (mentre chi non ha

mai partecipato ad un corteo come abbiamo visto è il 10%), il 31% l‟ha fatto ma non

nell‟ultimo anno. La percentuale di coloro che nell‟ultimo anno ha partecipato (11%) è

la metà di coloro che hanno preso parte ad un corteo (22%).

Si può dunque dedurre che la partecipazione politica si mantiene a livelli contenuti,

ancora di più se si considera il grado di partigianeria: risulta più difficile che gli studenti

partecipino a cortei e manifestazioni apertamente schierati verso una parte politica.

Questo anche alla luce del dato relativo al voto referendario.

Contrariamente alla partecipazione, il discorso sulla politica fa parte dei dialoghi degli

studenti: la maggior parte, ovvero il 55%, dichiara di trattare a livello colloquiale

argomenti politici quotidianamente, mentre il 37% li affronta almeno una volta alla

settimana. Complessivamente, sommando ambedue le risposte si ottiene una

percentuale del 92%.

Tabella 23 – Parlare di politica (val.%)

%

Mai 3

Qualche volta al mese 4

Qualche volta all‟anno 1

Qualche volta alla settimana 37

Tutti i giorni 55

Totale 100,0

Fonte: ns elaborazione su indagine

73

La lettura di notizie a contenuto politico su quotidiani e periodici conferma quanto gli

intervistati siano (o meglio si ritengano) informati: il 45% dichiara che quasi sempre

legge notizie di genere politico, inoltre il 48% dichiara di farlo abbastanza spesso. Il

numero totale è molto elevato 93%. Così come lo è quello relativo a news apprese

tramite Internet dove le cifre sulla lettura sono molto simili: il 47% quasi sempre, il

48% abbastanza spesso. (Tab 17-18). Un‟altra conferma arriva dall‟ascolto dei dibattiti

politici alla radio (la domanda è Con quale frequenze ascolti il giornale radio o segui

dibattiti politici alla radio?): il 24% 3-4 volte durante la settimana, il 23% tutti i giorni,

un altro 24% meno di una volta alla settimana.

Tabella 34 – Lettura settimanale d’opinione (val.%)

%

Due-tre volte al mese 33

Mai o quasi mai 32

Tutte le settimane 25

Una volta al mese 10

Totale 100

Fonte: ns elaborazione su indagine

Tabella 35 – Generi di notizia letti (val.%)

PO

LIT

ICA

CR

ON

AC

A

INF

O.

LO

CA

LI

SP

OR

T

CU

LT

UR

A

SP

ET

TA

CO

L

O E

TV

EC

ON

OM

IA

E F

INA

NZ

A

SC

IEN

ZA

CR

ON

AC

A

RO

SA

Abbastanza spesso 48 50 41 34 54 44 17 36 9

Di rado 4 9 26 19 28 37 49 54 47

Mai 3 3 4 19 5 14 24 7 40

Non sa / non risponde 0 0 0 0 0 0 1 0 0

Quasi sempre 45 38 29 28 13 5 9 3 4

Totale 100 100 100 100 100 100 100 100 100

Fonte: ns elaborazione su indagine

L‟81% degli intervistati dice di riconoscersi all‟interno di una scala di valori che va

dall‟estrema sinistra all‟estrema destra, mentre solo l‟11% afferma il contrario (l‟8%

74

preferisce non rispondere). Il profilo degli studenti, che hanno dichiarato di riconoscersi

tra i valori della destra e della sinistra, risulta così composto: il 6,2% appartiene

all‟estrema sinistra, il 58% è vicino al centrosinistra, l‟8,6% si dichiara al centro, il

27,2% al centrodestra. Più in dettaglio alle ultime elezioni (intendendo l‟ultima volta

che ci si è recati alle urne) il 46% ha votato per il Partito Democratico, il 22% per il

Popolo delle Libertà, il 15% ha votato scheda bianca oppure non ha votato, il 6%

Sinistra Ecologia e Libertà, mentre i restanti si suddividono tra Italia dei Valori, Unione

di Centro, Radicali e La Destra di Storace (tutti assieme arrivano al 7%). Il restante 4%

afferma di non saper rispondere alla domanda.

Giornali e settimanali cartacei

Secondo le ultime indagini dell‟Istat86

in Italia nel 2011 ogni settimana le persone che

hanno letto un quotidiano almeno cinque giorni sono state il 39%. In Sardegna la

percentuale è più alta e arriva al 52,8%. Coloro che invece hanno letto un quotidiano

almeno una volta alla settimana sono stati in Italia il 54%, in Sardegna il 68,4%.

Tra gli studenti dell‟ateneo cagliaritano intervistati il 46% “tutti i giorni o quasi” legge

un quotidiano sia nazionale che locale (la percentuale è identica), il 40% dice di

leggerne uno nazionale da “2 a 5 volte durante la settimana” (37% chi legge solo quello

locale), il 7% una volta in sette giorni, un altro 7% non legge mai, o quasi. (Tab.7)

Confrontando queste due fotografie emerge che gli universitari del capoluogo sardo

leggono il giornale cartaceo con meno frequenza rispetto al resto della Sardegna.

Tra tutti i quotidiani più letti (assieme nazionali e locali) oltre Repubblica (41%) ed Il

Corriere della Sera (27,3%) ci sono Il Fatto Quotidiano (11,5%) ed il quotidiano più

diffuso in Sardegna, cioè L‟Unione Sarda (8,4%). L‟orientamento politico dei primi tre

quotidiani maggiormente letti rispecchia il profilo politico degli intervistati che, come

abbiamo visto sono in maggioranza vicini al centrosinistra: La Repubblica è un giornale

che fin dalla sua nascita si colloca nelle idee della sinistra italiana, mentre il Corriere

della Sera recentemente(soprattutto nell‟ultimo anno) ha assunto posizioni più vicine al

86 Istat, Annuario statistico italiano, 2011 (Indagine multiscopo sulle famiglie “aspetti della vita quotidiana”). Interviste fatte su 100

persone “dalle stesse caratteristiche”.

75

centrosinistra piuttosto che al centrodestra. Il Fatto Quotidiano per sua stessa natura si

pone come un giornale più d‟inchiesta e “giustizialista” rispetto agli altri. (Tab. 8)

Tra i quotidiani locali sardi (Tab. 9) il più letto è L‟Unione Sarda (64%) che, va

ricordato, per la maggior parte vende copie nel sud Sardegna e tratta maggiormente temi

riguardanti quest‟area, soprattutto cronaca di Cagliari. Considerando che le interviste

sono state effettuate tra gli studenti dell‟Università di Cagliari si spiega anche il

bassissimo grado di lettura de La Nuova Sardegna (6%), quotidiano che dedica

maggiore copertura ai territori del centro e nord dell‟isola (si pensi al fatto che

mediamente alla copertura della cronaca cittadina il quotidiano del gruppo Espresso

dedica una o due pagine contro le sei dell‟Unione Sarda).

Grafico 2: quotidiani locali letti con maggiore frequenza

Per certi aspetti risulta inaspettato il risultato riguardante il quotidiano free press Metro

(19%), pubblicato dal lunedì al venerdì e distribuito gratuitamente in diversi punti della

città. Presente presso stazioni e bar è un quotidiano di facile e veloce lettura destinato ad

un target giovanile (i temi maggiormente trattati sono università, giovani, ambiente-

trasporti e pochissima cronaca nera). Senza dubbio il fatto che sia gratuito (e affermato

a livello internazionale) spiega l‟alta percentuale di lettura tra i giovani. Va peggio per

gli ultimi quotidiani editi nell‟isola ovvero Sardegna 24 e Sardegna Quotidiano: il primo

letto dal 5% degli intervistati ha cessato le pubblicazioni a gennaio, fino ad allora si

presentava con una linea fortemente orientata a livello politico ma con poche notizie

locali. Il secondo letto dal 6% degli intervistati viene sia venduto in edicola (al costo di

76

80 centesimi) sia distribuito gratuitamente: probabilmente il nome simile a Sardegna 24

e la stessa data di uscita (tra giugno e luglio) ha confuso i lettori.

Rimanendo nell‟ambito della carta stampata ma concentrandosi sulla lettura di

settimanali d‟opinione (Tab. 16), quali ad esempio Panorama e L‟espresso, si nota come

il grado di lettura rimanga elevato anche in rapporto ai quotidiani. Il 33% dichiara di

leggere un settimanale due/tre volte al mese, il 25% tutte le settimane, il 10% una volta

al mese, mentre il 32% mai o quasi mai. Nonostante un terzo dica di non leggere

settimanali, sommando il numero di coloro che li legge 2/3 volte al mese con quello di

coloro che è lettore abituale si arriva al 58%, cioè il numero di chi lo fa “quasi sempre”.

Tv, radio, Internet

La televisione si conferma tra i media più utilizzati: è seguita dal 30% degli intervistati

dalle due alle cinque volte a settimana, dal 61% tutti i giorni o quasi. Dunque la quasi

totalità degli intervistati (91%) la guarda assiduamente (Tab. 10). Per quanto riguarda i

telegiornali seguiti con maggiore frequenza le percentuali più elevate si registrano per

l‟edizione nazionale del TG3 (31%) e per quella di LA7 (29%) diretta da Enrico

Mentana. A seguire il Tg di Canale 5 (18%), il telegiornale di Sky (10%), infine Tg2

(3%), Videolina (3%), Studio Aperto(2%), Tg1(2%), Tg3 regionale(1%). (Tab.24).

Inoltre la Tv ha avuto una notevole influenza nella formazione delle scelte di voto degli

intervistati: il 59% ritiene che influisca “abbastanza” sull‟orientamento dell‟opinione

politica.

Se la televisione dopo decenni si è radicata nelle abitudini degli italiani, Internet

rappresenta il nuovo che avanza. Soprattutto per quanto riguarda la lettura di notizie

tramite i siti internet dei maggiori quotidiani e social network, seppur a diverse

dimensioni. Gli studenti si rivelano essere una generazione “sempre connessa”: infatti il

96% conferma di connettersi al web tutti i giorni. Inoltre il 91% si collega per tenersi

informato quotidianamente, mentre un altro 6% dalle due alle cinque volte durante la

settimana. Se considera il dato della tabella 7 secondo il quale il 46% legge tutti i giorni

i quotidiani, si nota una differenza enorme: quasi il doppio. Solo il 2% degli studenti

non utilizza mai internet per tenersi informato.

77

Per comprendere il grado di penetrazione delle testate giornalistiche sul web è stato

chiesto agli intervistati di indicare da una lista quale fosse il sito web delle rispettive

testate visitato più abitualmente. Così come per la lettura su carta stampata La

Repubblica si è confermata essere la testata letta online con maggiore frequenza (56%).

A sorpresa sul web il secondo posto è occupato da Il Giornale (18%) seguito dal

Corriere della Sera e dal Fatto Quotidiano (entrambi con un seguito pari al 10%).

Ma cosa viene letto online? I generi di notizie più letti sui quotidiani cartacei sono gli

stessi che ricevono più audience sulle edizioni online? Per spiegare le differenze è

d‟aiuto dare uno sguardo alle tabelle 17 e 18.

Sommando le risposte “abbastanza spesso” e “quasi sempre” è possibile stilare una

classifica dei generi più seguiti: il dato che appare importante è la pressoché identica

specularità dei generi letti, caratteristica che indica come la lettura online sia in grado di

sostituire quella tradizionale, anche in virtù dei numeri riguardanti gli studenti che

leggono i quotidiani tutti i giorni (46%) e coloro che si informano su internet (91%).

Grafico 3 - Frequenza lettura generi di notizie che si trovano online e sui quotidiani (val.%)

0 20 40 60 80 100

Politica

Cronaca

Informazione locale

Sport

Cultura

Spettacolo e Tv

Economia e Finanza

Scienza

Cronaca rosa -…

Generi di notizie più letti

Online Stampa

Fonte: ns elaborazione su indagine

Dal grafico si nota come i generi più letti siano politica, cronaca, notizie locali, sport e

cultura. Tuttavia il dato da sottolineare è quello relativo all‟informazione locale e allo

sport, unici due generi di notizie nei quali prevale la lettura della carta stampata. Questo

78

risultato è riferibile al mercato giornalistico isolano nel quale le testate online sono

poche, poco sviluppate e soprattutto non hanno un‟organizzazione tale da fornire una

copertura delle notizie equiparabile a quella dei colossi Unione Sarda e Nuova

Sardegna.

La lettura dell‟informazione online passa non soltanto attraverso l‟utilizzo di personal

computer, notebook e netbook. Parallelamente a questi dispositivi, definibili “classici”,

come confermato da diverse ricerche a livello nazionale ed internazionale, sta

prendendo piede il consumo dell‟informazione tramite dispositivi cosiddetti “mobili”,

quali ad esempio telefoni cellulari di ultima generazione (smartphone) e tablet. Gli

ultimi due quesiti presentati agli studenti avevano il preciso scopo di sondare l‟utilizzo

dei nuovi strumenti. Alla domanda “Utilizzi i dispositivi mobili come tablet e cellulari

per connetterti a Internet?” l‟84% ha risposto positivamente e tra questi il 78,6% ha

detto di utilizzare smartphone e tablet per leggere le notizie online. A proposito il dato è

tendenzialmente vicino a quello rilevato in uno studio condotto da Google a fine aprile

2011 insieme a Ipsos OTX sull‟utilizzo degli smartphone negli USA e sul

comportamento d‟acquisto degli utenti mobile87

. Qui alla domanda “Per che tipo di

attività utilizzi internet da smartphone?” l‟82% risponde “per fare ricerche e leggere

notizie”.

Social network

Capitolo a parte i social network, sempre più diffusi nella vita delle nuove generazioni.

Il 92% degli universitari interpellati afferma di utilizzarli tutti i giorni, il 5% dalle due

alle cinque volte durante la settimana, solo il 2% mai o quasi mai e l‟1% una volta alla

settimana. La maggior parte di loro (58%) si connette su Facebook e Twitter per passare

il “tempo libero” mentre solo il 3% li utilizza per lavoro o studio. Ma il dato

interessante arriva dal rimanente 39% che dichiara di utilizzare le nuove piattaforme per

tenersi informato: si affaccia dunque un nuovo fenomeno nella fruizione delle notizie,

non solo attraverso i siti e le testate online ma anche tramite le reti sociali. Non si tratta

di un dato circoscritto agli studenti cagliaritani in quanto è confortato anche da altre

ricerche. Come quella realizzata a ottobre 2011 dall‟istituto britannico Lightspeed

87 http://www.gstatic.com/ads/research/en/2011_TheMobileMovement.pdf

79

Research88

, secondo la quale Facebook nel Regno Unito sta diventando una

destinazione per l‟informazione: il 15% di tutti gli intervistati (che sale al 30% dei

giovani di 18-34 anni) durante la settimana utilizza Facebook per informarsi.

Grafico 4 – Fonte di informazione mediatica (val.%)

69

52

43

2722

30

124

83

5455

3024

8 4 3

89

4553

38

19

3 2 2

0

20

40

60

80

100

Tv Quotidiano online

Radio Stampa Freepress Facebook Twitter Altri social network

Durante la settimana da quali media ti informi?

18-34 35-54 55-64

Fonte: dati Lightspeed Research (campione di 1000 utenti, val. %)

A ottobre ”Lightspeed Research” ha intervistato online tramite il proprio sito mille

persone per capire quale fosse il loro consumo di notizie. I risultati hanno mostrato che

le fonti di notizie variano a seconda del momento della giornata: la TV domina la

mattina, mentre la radio viene ascoltata maggiormente durante gli spostamenti casa-

lavoro e viceversa. La televisione domina anche la sera soprattutto nelle case mentre

Facebook, nello stesso periodo della giornata, ormai è quasi alla pari con la radio (10%

vs 11%).

A parte questo il dato interessante è che Facebook, secondo i risultati della ricerca, sta

iniziando a diventare una fonte di notizie per chi vuole tenersi informato on-line. Al

momento i “consumatori d‟informazione” più giovani, nella fascia d‟età compresa tra i

18 ed i 34 anni, sono i più propensi a rivolgersi ai social network per le notizie(non solo

Facebook ma anche Twitter e altri con minor successo), ma non sono soli.

88 Light Speed Research 2011, Hold the Facebook page: 15% logging on to the social networking site for news,

http://www.lightspeedresearch.com/press-releases/hold-the-facebook-page-15-logging-on-to-the-social-networking-site-for-news/

80

Grafico 5 – Principale fonte di informazione (val.%)

38

29

12

59

4 3 1

53

17 16

9

1 3 1 0

53

1319

14

0 1 0 00

10

20

30

40

50

60

Tv Quotidiano online

Radio Stampa Freepress Facebook Twitter Altri social network

Qual è la tua principale fonte di informazione

18-34 35-54 55-64

Fonte: dati Lightspeed Research (campione di 1000 utenti, val. %)

La mattina il 3% sul totale degli intervistati per prima cosa legge le proprie notizie su

Facebook, la cifra sale al 9% tra i giovani (18-34 anni). Il 4% legge notizie su Facebook

durante gli spostamenti (11% dei giovani di 18-34 anni), e il 10% di tutti gli intervistati

utilizza Facebook come fonte di notizie la sera, una volta tornati a casa (tra i giovani la

percentuale sale al 23%).

La miriade di nuovi dispositivi mobili (netbook, tablet, smartphone. nda), con i quali ai giorni

nostri si può accedere alle notizie ha alterato le abitudini di consumo, con più persone che

utilizzano computer portatili, telefoni cellulari e tablet per ottenere gli aggiornamenti tempestivi

per tutta la giornata, anche in viaggio89

.

Le giovani generazioni tra i 18 e 34 anni si stanno allontanando sempre di più dai media

„tradizionali‟ come fonte primaria di notizie. Secondo i dati dello studio solo il 38%

dice di utilizzare la televisione come principale fonte d‟informazione, il 29% invece

utilizza internet. Per uno su dieci Facebook è la principale fonte di notizie. La ricerca

inoltre evidenzia anche come i diversi canali di comunicazione vengano integrati tra

loro: il 74% degli intervistati dopo aver sentito una notizia alla Tv oppure alla radio va a

online per saperne di più e approfondire.

I giovani dell‟università di Cagliari intervistati si informano su internet e social

network, tuttavia, come avviene per la loro partecipazione politica reale, non si

89 Ralph Risk, direttore marketing di Lightspeed Research Europe

81

impegnano in discussioni sul web (social network e forum). Solo il 20% dichiara di

partecipare a questo genere di attività, l‟80% no.

Genere, politica e media

Per quanto riguarda la politica il genere femminile si mostra meno propenso alla

partecipazione rispetto a quello maschile. In particolare, come mostrato dalla tabella …

l‟81,4% delle intervistate dichiara di tenersi al corrente degli avvenimenti politici ma

non partecipa. Soltanto l‟11,1% si considera politicamente impegnato. Al contrario tra

gli uomini chi afferma di essere impegnato in campo politico è il 17,3%, un numero in

aumento rispetto alla media generale (16%) ma comunque basso.

Tabella 6 -Atteggiamento verso la politica

Femmine Maschi

Mi tengo al corrente della politica, ma senza partecipare personalmente 81,4 71,7

La politica mi disgusta 0 6,5

Mi considero politicamente impegnato 11,1 17,3

Penso che bisogna lasciare la politica a persone che hanno più competenza di me 5,5 4,3

Non so 1,8 0

Totale 100 100

Fonte: ns elaborazione su indagine

Il discorso sulla politica riguarda maggiormente gli uomini, infatti quasi il 59% dice di

parlarne tutti i giorni, le donne si fermano ad una percentuale più bassa (48%), infatti tra

queste aumenta il numero di coloro che trattano l‟argomento solo qualche volta alla

settimana (42,6%).

Nella lettura dei quotidiani nazionali l‟andamento a tra uomini e donne non si discosta

di tanto, anche se in prevalenza chi li legge con maggiore frequenza sono gli uomini. La

differenza invece appare notevole nella lettura dei quotidiani locali: la forbice tra

uomini e donne nella lettura quotidiana arriva ad una distanza dell‟11,5% (52,2% contro

40,7%). Se si considerano unitamente le risposte “2-5 volte la settimana” e “tutti i giorni

o quasi” la differenza sale ancora al 17,3% (91,3% contro 74%). Da questo si deduce

che gli uomini sono più interessati all‟informazione locale rispetto alle donne.

82

Tabella 7 – Lettura quotidiani locali (val.%)

Femmina Maschio

2-5 volte la settimana 33,3% 39,1%

Mai o quasi mai 13,0% 8,7%

Tutti i giorni o quasi 40,7% 52,2%

Una volta la settimana 13,0% 0,0%

Totale 100,0 100,0

Fonte: ns elaborazione su indagine

Anche tra gli spettatori tv il primato spetta agli uomini che settimanalmente stanno più

davanti allo schermo rispetto alle donne: nonostante siano in maggioranza (63% contro

60,9%) le donne che guardano la televisione tutti i giorni, coloro che la guardano dalle 2

alle cinque volte a settimana sono rispettivamente il 32,6% degli uomini ed il 25,9%

delle donne.

I più connessi alla Rete sono ancora una volta gli uomini, seppur si parli di uno scarto

percentuale molto basso (3,8%) considerando l‟altissima percentuale di giovani(maschi

e femmine) che utilizza internet tutti i giorni ovvero il 96% degli intervistati. Dunque la

percentuale dei giovani che si informa tramite internet è altissima: il 93,5% dei maschi e

l‟87% delle femmine lo fa tutti i giorni. Percentuali simili si possono notare nell‟utilizzo

dei social network (Facebook e Twitter) frequentati in prevalenza dai maschi, con uno

scarto del 6,8% ma in generale da quasi tutti (92%). Va considerato inoltre che c‟è un

3,7% delle universitarie che afferma di non utilizzare mai i social network contro lo 0%

degli universitari. Le differenze di genere nel grado di informazione tra universitari si

notano anche passando da un mezzo all‟altro. È evidente soprattutto nel tipo di uso che

viene fatto dei social network: i ragazzi si informano maggiormente tramite Facebook e

Twitter (ben il 43,5% di loro afferma di utilizzarli per “informazione”) contro il 35,25

delle donne. Queste ultime prediligono l‟uso delle reti sociali quale momento di svago,

infatti il 62,1% dice di utilizzarli nel “tempo libero” contro il 54,3% degli uomini.

Tuttavia, seppur si tratti di percentuali molto basse, le donne che li utilizzano a fini

lavorativi sono più rispetto uomini.

83

Tabella 8 – Frequenza utilizzo social network (val.%)

Femmina Maschio

2-5 volte la settimana 5,6% 4,3%

Mai o quasi mai 3,7% 0,0%

Tutti i giorni o quasi 88,9% 95,7%

Una volta la settimana 1,9% 0,0%

Totale 100,0 100,0

Fonte: ns elaborazione su indagine

Tabella 9 – Genere di attività sui social network (val.%)

Femmina Maschio

Tempo libero 61,1% 54,3%

Informazione 35,2% 43,5%

Lavoro 3,7% 2,2%

Totale 100,0 100,0

Fonte: ns elaborazione su indagine

Come abbiamo visto in precedenza la partecipazione alle discussioni sul web (su forum,

blog, social network) è bassa, solo un quinto degli intervistati dichiara di partecipare:

ma tra questi ancora una volta ad essere in maggioranza sono gli studenti maschi. Infatti

il 28% ha risposto positivamente, le donne si fermano al 13%. Sotto il profilo delle

nuove tecnologie 84 universitari su 100 dichiarano di navigare sul Web tramite telefoni

cellulari e tablet: tra questi il 79% sono femmine mentre l‟89% maschi.

Tabella 10 – Partecipazione a discussioni sul web (val.%)

Femmina Maschio

No 87,0% 71,7%

Si 13,0% 28,3%

Totale 100,0 100,0

Fonte: ns elaborazione su indagine

Ordinamento universitario, politica e media

Per quanto riguarda l‟attenzione verso la politica, chi si tiene più al corrente (ma senza

partecipare) sono gli studenti delle facoltà di Lettere (17,2%), Ingegneria e Medicina

(entrambe al 15,2%), Scienze Politiche e Architettura (12,1%). Percentuali molto basse

invece per le facoltà di Giurisprudenza e Economia , rispettivamente al 4% e 1%. Tra

gli studenti maggiormente impegnati in politica, pur essendo le percentuali basse, il

84

primo posto va alla facoltà di Scienze Politiche (5,1%), seguita da Architettura e

Medicina (3%).

Tabella 11 - Atteggiamento nei confronti della politica (val.%)

Facoltà

Polticamente

impegnato

Mi tengo al corrente della

politica, ma non partecipare

Lascio la politica a persone

con più competenza di me

La politica mi

disgusta

Non

so

Architettura 3,0% 12,1% 0,0% 2,0% 0,0%

Ingegneria 0,0% 15,2% 3,0% 0,0% 0,0%

Scienze Politiche 5,1% 12,1% 0,0% 0,0% 0,0%

Economia 2,0% 1,0% 0,0% 0,0% 0,0%

Giurisprudenza 0,0% 4,0% 0,0% 0,0% 1,0%

Lettere 1,0% 17,2% 1,0% 0,0% 0,0%

Medicina 3,0% 15,2% 1,0% 1,0% 0,0%

Totale 14,1% 76,8% 5,1% 3,0% 1,0%

Fonte: ns elaborazione su indagine

Chi affronta maggiormente discorsi riguardanti la politica tutti i giorni sono gli studenti

di Lettere (18%), seguiti da quelli di Architettura (13,1%). Sorprende che solo il 9,1%

degli studenti di Scienze Politiche affronti l‟argomento tutti i giorni, alla luce soprattutto

di quelli che sono gli indirizzi e le materie trattate nei corsi di laurea della facoltà. Infine

la facoltà di Medicina con il 7,1%.

Tabella 12 - Parlare di politica (val.%)

Facoltà Tutti i giorni Qualche volta alla settimana Qualche volta al mese Qualche volta all'anno Mai

Architettura 13,1% 3,0% 0,0% 1,0% 0,0%

Ingegneria 1,0% 14,1% 1,0% 0,0% 2,0%

Scienze Politiche 9,1% 8,1% 0,0% 0,0% 0,0%

Economia 3,0% 0,0% 0,0% 0,0% 0,0%

Giurisprudenza 2,0% 2,0% 0,0% 0,0% 1,0%

Lettere 18,2% 0,0% 0,0% 0,0% 1,0%

Medicina 7,1% 10,1% 3,0% 0,0% 0,0%

Totale 53,5% 37,4% 4,0% 1,0% 4,0%

Fonte: ns elaborazione su indagine

Per quanto riguarda i quotidiani, i lettori più assidui si trovano ancora una volta nel polo

di Sa Duchessa: nella facoltà di Lettere la percentuale di chi sfoglia i giornali cartacei

tutti i giorni è del 18,2%. Seconda Scienze Politiche (10,1%), poi arrivano Medicina e

Ingegneria (ambedue 5,1%). Nelle facoltà scientifiche crescono i lettori definibili

saltuari cioè coloro che leggono il giornale dalle due alle cinque volte settimanalmente:

85

13,1% in Architettura, 11,1% in Ingegneria, 12,1% Medicina. Il quadro cambia nella

lettura dei giornali locali sardi: assieme agli studenti di Lettere (16,2%), i lettori dei

quotidiani isolani tutti i giorni sono il 12,1% nella facoltà di Ingegneria 12,1% seguita

da Scienze Politiche (8,1%), Medicina e Architettura (3%).

Tabella 13 - Lettura quotidiano d'informazione nazionale (val.%)

Facoltà Tutti i giorni o quasi 2-5 volte la settimana Una volta la settimana Mai o quasi mai

Architettura 2,0% 13,1% 0,0% 2,0%

Ingegneria 5,1% 11,1% 1,0% 1,0%

Scienze Politiche 10,1% 3,0% 3,0% 1,0%

Economia 2,0% 1,0% 0,0% 0,0%

Giurisprudenza 3,0% 0,0% 1,0% 1,0%

Lettere 18,2% 0,0% 0,0% 1,0%

Medicina 5,1% 12,1% 1,0% 2,0%

Totale 45,5% 40,4% 6,1% 8,1%

Fonte: ns elaborazione su indagine

La televisione viene guardata tutti i giorni per la maggior parte dagli studenti di Lettere

(19,2%) e Ingegneria (17,2%), meno da quelli di Medicina (10,1%) e Scienze Politiche

(8,1%). Quelli di Architettura invece saltuariamente (12,1%).

Per quanto riguarda l‟utilizzo di Internet, le percentuali tra le facoltà sembrano

distribuirsi equamente ad eccezione di Economia e Giurisprudenza. Infatti a fronte del

fatto che rispettivamente solo il 3% e 4% degli studenti di queste facoltà tutti i giorni si

connette alla Rete, per le altre il discorso cambia: i più connessi sono gli studenti di

Lettere (19,2), poco dopo Medicina e Ingegneria(18,2%), Architettura (17,2%), Scienze

Politiche (16,2%). La stessa tendenza si registra per il grado d‟informazione online: chi

si informa maggiormente davanti a un computer sono gli studenti di Medicina (19,2%) e

Lettere (18,2%), a scalare arrivano le altre facoltà.

Al quesito “Per cosa utilizzi i social network?” le risposte si diversificano: premesso che

la maggior parte in generale utilizza i social network per trascorrere il tempo libero

(58%), un‟altra parte per informarsi (39%) e solo una minima percentuale (3%) per

scopi lavorativi, dall‟incrocio dei dati relativi alle tre variabili prese in considerazione

con le singole facoltà emerge che non tutti gli studenti delle sette facoltà fanno un uso

omogeneo dei social network: esemplificando si nota che mediamente il 14,47% degli

86

studenti che utilizza i social network nel tempo libero appartiene alle facoltà di

Architettura, Ingegneria e Medicina. In Scienze Politiche gli universitari che li

utilizzano per il tempo libero si limitano al 5,1%, infine a Economia, Giurisprudenza e

Lettere la percentuale è del 3% per ogni facoltà. Al contrario per quanto riguarda

l‟informazione tramite social network il 16,2% degli studenti appartiene alla facoltà di

Lettere, l‟11,1% a quella di Scienze Politiche infine il 5,1% a Medicina, il 3% a

Ingegneria il 4% si divide tra Architettura e Giurisprudenza.

Tabella 14 - Con quale frequenza utilizzi Internet (val.%)

Facoltà Tutti i giorni o quasi 2-5 volte a settimana Una volta la settimana

Architettura 17,2% 0,0% 0,0%

Ingegneria 18,2% 0,0% 0,0%

Scienze Politiche 16,2% 1,0% 0,0%

Economia 3,0% 0,0% 0,0%

Giurisprudenza 4,0% 0,0% 1,0%

Lettere 19,2% 0,0% 0,0%

Medicina 18,2% 1,0% 1,0%

Totale 96,0% 2,0% 2,0%

Fonte: ns elaborazione su indagine

Tabella 15 - Genere d’uso dei social network (val.%)

Facoltà Lavoro Tempo libero Informazione

Architettura 1,0% 14,1% 2,0%

Ingegneria 0,0% 15,2% 3,0%

Scienze Politiche 1,0% 5,1% 11,1%

Economia 0,0% 3,0% 0,0%

Giurisprudenza 0,0% 3,0% 2,0%

Lettere 0,0% 3,0% 16,2%

Medicina 1,0% 14,1% 5,1%

Totale 3,0% 57,6% 39,4%

Fonte: ns elaborazione su indagine

Questi i risultati invece per i quesiti relativi all‟utilizzo dei più moderni dispositivi

tecnologici “mobile”: il 17,2% di chi utilizza smartphone e tablet per connettersi ad

Internet, studia in Ingegneria, altrettanti in Lettere, il 15,2% in architettura ed il 12,1%

in Scienze Politiche. Tra tutti questi l‟84% li utilizza per informarsi e leggere news: in

prima linea gli studenti di Lettere, Architettura, Medicina rispettivamente con il 19,3%,

il 18,1% ed il 16,9%.

87

Tabella 16 - Utilizzo dispositivi mobile (telefoni cellulari o tablet) per connessione a Internet (val.%)

Facoltà Sì No

Architettura 15,2% 2,0%

Ingegneria 17,2% 1,0%

Scienze Politiche 12,1% 5,1%

Economia 2,0% 1,0%

Giurisprudenza 4,0% 1,0%

Lettere 17,2% 2,0%

Medicina 16,2% 4,0%

Totale 83,8% 16,2%

Fonte: ns elaborazione su indagine

Tabella 17 –Utilizzo per informazione (val.%)

Facoltà Sì No

Architettura 18,1% 0,0%

Ingegneria 9,6% 10,8%

Scienze Politiche 9,6% 4,8%

Economia 2,4% 0,0%

Giurisprudenza 2,4% 2,4%

Lettere 19,3% 1,2%

Medicina 16,9% 2,4%

Totale 78,3% 21,7%

Fonte: ns elaborazione su indagine

88

89

Conclusione

Quanto esposto finora conferma come attualmente il mondo dell‟informazione stia

subendo una trasformazione epocale. Sotto diversi aspetti: il modo di informarsi dei

lettori non è più lo stesso di dieci anni fa, così come l‟approccio al lavoro giornalistico

dei professionisti i quali saranno costretti ad adeguarsi all‟avanzare del modello cross

mediale dell‟informazione. Saranno ormai obbligati ad aprire il proprio lavoro alle

istanze che arrivano dall‟ubiquità del citizen journalism, pur mantenendo saldamente tra

le mani il fondamentale precetto della verifica delle fonti. La pluralità sempre più

elevata di fonti di informazione che arrivano alle redazioni giornalistiche, la velocità dei

social network che spinge a cercare di essere “primi” sulla notizia porta con sé la facilità

all‟errore, le cui conseguenze (gravi o meno che siano) andranno a danno dei lettori. A

proposito Indro Montanelli nell‟ormai lontano 199790

, vista la tematica in

considerazione, ammoniva

Il giornalismo dovrebbe trasformarsi completamente, in un senso che non so prevedere. Sono

attaccato a dei ricordi e provengo da una certa scuola, e a quest‟età mi è molto difficile pensare

a qualcosa di diverso. Spero per voi(studenti nda.) che abbia luogo una trasformazione

completa, che tenga conto dei fatti gravi accaduti nel tempo - tra cui molte colpe e deviazioni dei

giornalisti -, dell‟ingresso di tecnologie nuove, di tutto un ribaltamento del costume. Il

giornalismo classico, dal quale non mi saprei mai distaccare, è impossibile che si possa

adeguare.

[…]L‟Italia, oltre ad aver sempre mescolato il serio con il futile, ha sempre preso il futile come

l'unica cosa seria. E noi non facciamo che adeguarci, portando agli eccessi questa perversione

del nostro costume. Ma c‟è di peggio. La televisione insegna ed apre la strada al protagonismo,

che portato nel giornalismo ha effetti catastrofici. La televisione aizza quel pessimo incentivo

tipico dei cattivi giornalisti, la ricerca a tutti i costi dello scoop. Se qualcuno di voi vorrà fare

questo mestiere, sfuggite alla tentazione dello scoop! Ricordate che esso è la scorciatoia dei

somari. Consente di arrivare prima, ma male. Il pubblico è uno strano animale, sembra uno che

capisce poco ma si ricorda, e se vi giocate la sua fiducia siete perduti. Questa fiducia bisogna

conquistarsela seriamente e faticosamente, giorno per giorno. Questo non ci mette al riparo

dall‟errore, ma impone l‟obbligo di denunziare noi stessi, quando ci accorgiamo dell‟errore, e

di chiedere scusa al lettore. Se volete fare questo mestiere, ricordatevelo bene. È un mestiere che

richiede molta umiltà, molta, e il protagonismo è in contrasto con questa legge fondamentale.

90 Discorso dell'ultima lezione di giornalismo di Indro Montanelli. Università di Torino, 12 maggio 1997

90

Dunque rimangono le regole base da seguire ma cambiano i mezzi che, come tutti gli

strumenti, rispondono all‟uso che si fa di essi. Attualmente l‟esperienza e i dati

dimostrano come non sembra esserci una via chiara su quale sia il medium che prenderà

il sopravvento su tutti e quale invece sia destinato a scomparire: i giornali sono

sopravvissuti all‟avvento di radio e televisione, lo stesso ha fatto la radio quando è nata

la Tv e quest‟ultima sta resistendo all‟avvento di Internet. Ciascuno di questi ha saputo

adattarsi, mutare per resistere ed evolversi. Seguendo questo filo logico la carta

stampata per non perire dovrà essere in grado di recepire i cambiamenti apportati dai

New Media: battuta sul tempo nel fornire le notizie in tempo reale può prediligere

l‟approfondimento come linea base. Quello che si prospetta nell‟immediato per le

aziende editoriali è infatti un modello “convergente” composto da diversi mezzi di

comunicazione. Nel Regno Unito su questo il Guardian è un felice esempio da seguire:

un quotidiano cartaceo in edicola dal lunedì al sabato, un settimanale (The Observer)

per i lettori della domenica, un sito web multimediale(con approfondimenti video e

audio) che integra Twitter e Facebook per le notizie in tempo reale e si apre al

cosiddetto “open journalism”, giornalismo partecipativo. Ovviamente non può essere

trascurato il discorso economico, perno fondamentale per ogni testata giornalistica che

pur sempre rimane un‟azienda che come tale deve essere sostenibile.

Discorso a parte invece per quanto riguarda i lettori di oggi e quelli di domani. La

ricerca sul campo ha mostrato come gli studenti universitari, e dunque le nuove

generazioni, abbiano necessità e voglia di essere informati. Leggono i quotidiani

cartacei con frequenza giornaliera (il 46%) o quasi (il 40% da due a cinque volte la

settimana), ma la novità principale è la fruizione dell‟informazione su Internet, social

network e dispositivi mobili cioè tablet e smartphone: il 96% tutti i giorni utilizza

Internet e nove universitari su dieci si informano(cioè leggono notizie) sulla Rete

quotidianamente. Il 91% poi sta sui social network tutti i giorni e sebbene questi ultimi

vengano utilizzati per trascorrere il “tempo libero”, un‟alta percentuale (39%) li utilizza

per tenersi informato. Infine un segnale importante arriva da coloro che affermano di

utilizzare tablet e telefoni cellulari per connettersi al web, 84 studenti su 100. Tra questi

ben il 79% li utilizza per “leggere notizie”.

91

I risultati della ricerca sono in sintonia con altri studi citati nei capitoli precedenti, in

ordine quello condotto da Cisco, Google, Lightspeed Research e testimoniano la portata

del cambiamento in atto.

Ora nell‟immediato futuro per il giornalismo si delineano tre sfide, due vanno sotto il

nome di New Media e Internet. Le abbiamo viste con Wikipedia, l‟enciclopedia online

“collaborativa” che ogni giorno si arricchisce e vive grazie al contributo volontario e

gratuito di migliaia di cittadini di tutto il mondo. Le abbiamo viste con la cultura open

source che ha permesso la creazione di sistemi operativi gratuiti e la nascita di social

network quali Twitter e Ushahidi, oppure di software come Frontline Sms, grazie ai

quali vengono veicolate notizie, denunciati crimini di guerra, brogli elettorali, aiutati i

contadini nei paesi in via di sviluppo, in sintesi viene migliorata la vita delle persone. Le

abbiamo viste nel citizen journalism in Iran e ad Haiti.

Infine la terza va sotto il nome di partecipazione, probabilmente la vera novità apportata

da Internet e nuovi media. È questo l‟elemento che, se sfruttato, marcherà la differenza

tra il vecchio ed il nuovo modo di concepire l‟informazione ed il giornalismo:ovvero

creare partecipazione e valore civico trasformando il capitale tecnico, cioè i nuovi

dispositivi mobili e le avanzate tecnologie informatiche, in capitale sociale capace di

migliorare nel suo insieme la conoscenza di una realtà che appare sempre più complessa

e articolata. Solo così quello che il Guardian ha definito“the whole picture”, ovvero il

quadro d‟insieme degli avvenimenti, sarà più chiaro e migliorerà la fiducia dei lettori

verso i giornali. Il cui compito sarà maggiormente responsabilizzato, ma pur sempre lo

stesso. Un‟attività indipendente di ricerca dei fatti a beneficio delle comunità di

cittadini.

92

93

Appendice statistica

Tabella 18 – Intervistati per genere

Sesso

Intervistati

n %

Femmina 54 54,00

Maschio 46 46,00

Totale 100 100,00

Tabella 19 – Intervistati per facoltà

Facoltà

Intervistati

n %

Architettura 17 17,0

Economia 3 3,0

Giurisprudenza 5 5,0

Ingegneria 18 18,0

Lettere 19 19,0

Medicina 20 20,0

Scienze Politiche 17 17,0

Altro (farmacia) 1 1,0

Totale 100 100,00

Tabella 20 – Intervistati per classi d’età

Classi di età

Intervistati

n %

fino a 20 8 8,0

da 20 21 6 6,0

da 22 23 15 15,0

da 24 26 49 49,0

da 27 a 29 15 15,0

oltre 29 7 7,0

Totale 100 100,0

94

Tabella 21 - Atteggiamento verso la politica (val.%)

%

Mi tengo al corrente della politica, ma di norma senza parteciparvi personalmente 76

La politica mi disgusta 3

Mi considero politicamente impegnato 16

Penso che bisogna lasciare la politica a persone che hanno più competenza di me 4

Non so 1

Totale 100,0

Tabella 22 – Svolgimento attività politica (val.%)

Ded

icat

o t

empo

e

lav

oro

per

un

par

tito

/mov

imen

to

Par

teci

pat

o a

d u

n

cort

eo

Ass

isti

to a

d u

n

dib

atti

to p

oli

tico

in

tv

Fir

mat

o p

er u

n

refe

rendu

m o

un

‟iniz

iati

va

popo

lare

Par

teci

pat

o a

d u

na

man

ifes

tazi

on

e di

par

tito

/co

aliz

ion

e

Mai 44 10 4 3 48

Non nell‟ultimo anno 39 53 9 16 31

Non so / Non risp. 2 2 1 2 4

Più di una volta nell‟ultimo anno 11 13 81 40 6

Una volta nell‟ultimo anno 4 22 5 39 11

Totale 100 100 100 100 100

Tabella 23 - Parlare di politica (val.%)

%

Mai 3

Qualche volta al mese 4

Qualche volta all‟anno 1

Qualche volta alla settimana 37

Tutti i giorni 55

Totale 100,0

95

Tabella 24 - Lettura quotidiani (val.%)

Informazione

nazionale

Informazione

locale

2-5 volte la settimana 40 37

Mai o quasi mai 7 10

Tutti i giorni o quasi 46 46

Una volta la settimana 7 7

Totale 100 100,0

Tabella 25 – Quotidiano più letto (val.%)

Tabella 26 – Quotidiano locale più letto (val.%)

%

Repubblica 41

Corriere della Sera 27,3

Il fatto quotidiano 11,5

Unione Sarda 8,4

Altro 4,2

Metro 2,1

Sardegna Quotidiano 2,1

Unità 1,05

Sardegna 24 1,05

Il Giornale 1,05

Totale 100,0

%

Unione Sarda 64

Metro 19

Sardegna Quotidiano 6

La Nuova Sardegna 6

Sardegna 24 5

Totale 100,0

96

Tabella 27 – Frequenza utilizzo Tv e Internet (val.%)

Guardo la Tv Utilizzo Internet

2-5 volte la settimana 30 2

Mai o quasi mai 5 0

Non so / Non risponde 3 0

Tutti i giorni o quasi 61 96

Una volta la settimana 1 2

Totale 100,0 100,0

Tabella 28 – Lettura notizie tramite Internet (val.%)

%

2-5 volte la settimana 6

Mai o quasi mai 2

Tutti i giorni o quasi 91

Una volta la settimana 1

Totale 100,0

Tabella 29 – Utilizzo social network (val.%)

Su internet con quale frequenza utilizzi i social network? %

2-5 volte la settimana 5

Mai o quasi mai 2

Tutti i giorni o quasi 92

Una volta la settimana 1

Totale 100,0

97

Tabella 30 – Sito web più visitato (val.%)

Tabella 31 – Utilizzo dei social network (val.%)

%

Tempo libero 58

Informazione 39

Lavoro 3

Totale 100,0

Tabella 32 – Partecipazione a discussioni sul web (val.%)

%

No 80

Si 20

Totale 100,0

Tabella 33 – Lettura settimanali d’opinione (val.%)

%

Due-tre volte al mese 33

Mai o quasi mai 32

Tutte le settimane 25

Una volta al mese 10

%

Repubblica.it 56

Ilgiornale.it 18

Ilfattoquotidiano.it 10

Corriere.it 10

Beppegrillo.it 1

Altro 5

Totale 100,0

98

Tabella 34 – Frequenza lettura genere di notizie su quotidiani e periodici

PO

LIT

ICA

CR

ON

AC

A

INF

O.

LO

CA

LI

SP

OR

T

CU

LT

UR

A

SP

ET

TA

CO

L

O E

TV

EC

ON

OM

IA

E F

INA

NZ

A

SC

IEN

ZA

CR

ON

AC

A

RO

SA

Abbastanza spesso 48 50 41 34 54 44 17 36 9

Di rado 4 9 26 19 28 37 49 54 47

Mai 3 3 4 19 5 14 24 7 40

Non sa / non risponde 0 0 0 0 0 0 1 0 0

Quasi sempre 45 38 29 28 13 5 9 3 4

Totale 100 100 100 100 100 100 100 100 100

Tabella 35 - Frequenza lettura genere di notizie online

Con quale frequenza ti capita di leggere i seguenti generi di notizie online?

PO

LIT

ICA

CR

ON

AC

A

INF

O.

LO

CA

LI

SP

OR

T

CU

LT

UR

A

SP

ET

TA

CO

LO

E T

V

EC

ON

OM

IA

E F

INA

NZ

A

SC

IEN

ZA

CR

ON

AC

A

RO

SA

-

GO

SS

IP

Abbastanza spesso 48 50 36 30 63 47 16 42 14

Di rado 4 9 28 25 22 35 43 47 42

Mai 1 3 5 14 5 12 11 10 40

Non sa / non risponde 0 0 1 0 0 0 18 0 0

Quasi sempre 47 38 30 31 10 6 12 1 4

Totale 100 100 100 100 100 100 100 100 100

99

Tabella 36 – Tg più visto

Tabella 37 – Frequenza ascolto giornale radio e dibattiti politici alla radio

%

3-4 volte la settimana 24

Mai 28

Meno di una volta alla settimana 24

Non risponde 1

Tutti i giorni 23

Totale 100,0

%

TG 3 NAZIONALE 31

TG LA 7 29

TG 5 18

SKY TG 24 10

TG2 3

TG VIDEOLINA 3

STUDIO APERTO (ITALIA 1) 2

TG 1 2

TG3 REGIONALE 1

Non guardo TG 1

Totale 100,0

100

Tabella 38 – Voto alle ultime elezioni

%

PD 46

PDL 22

Non ho votato/scheda bianca 15

SEL 6

Non sa / Non risponde 4

IDV 4

UDC 1

RADICALI 1

LA DESTRA DI STORACE 1

Totale 100,0

Tabella 38 – Utilizzo dispositivi mobile per connessione a Internet

n %

SI 84 84

NO 16 16

Totale 100,0 100,0

Tabella 39 – Utilizzo dispositivi mobili per lettura notizie

n %

SI 66 78,6

NO 18 21,4

Totale 84 100,0

101

Fig 1 Suddivisione studenti per facoltà frequentata

Fig 2 Suddivisione studenti intervistati nei quatto poli universitari

Fig 3 Suddivisione studenti intervistati per genere

102

Fig 4 Suddivisione studenti intervistati per classi d‟età

Fig 5 Atteggiamento nei confronti della politica

Fig6 Tempo e lavoro dedicati a un partito/movimento?(val.%)

103

Fig 7 Partecipazione a un corteo(val.%)

Fig 8 Assistito ad un dibattito politico in Tv(val.%)

Fig 9 Firmato per un referendum o iniziativa popolare(val.%)

104

Fig 10 Partecipato ad una manifestazione di partito (val.%)

Fig 11 Frequenza con la quale ti capita di parlare di politica (val.%)

Fig 12 Frequenza con la quale sfogli o leggi un quotidiano di informazione nazionale (val.%)

105

Fig 13 Frequenza con la quale sfogli o leggi un quotidiano di informazione locale (val.%)

Fig 14 Quotidiano locale più letto (val.%)

Fig. 17 Con quale frequenza guardi la televisione? (val.%)

106

Fig 18 Con quale frequenza utilizzi internet? (val.%)

Fig 19 Utilizzi internet per tenerti informato? Se sì, con quale frequenza? (val.%)

Fig 20 Su internet con quale frequenza utilizzi i social network? (val.%)

107

Fig 21 Sul web quale sito tra questi visiti abitualmente? (val.%)

Fig 22 Per cosa utilizzi i social network?

Fig 23 Partecipi a discussioni su forum o social network?

108

Fig 24 Con quale frequenza leggi settimanali d‟opinione? (Espresso, Panorama etc..)

Fig 25 Generi di notizie più letti

Fig 26 Telegiornale maggiormente seguito

109

Fig 27 Con quale frequenza ascolti il giornale radio o ascolti dibattiti politici alla radio?

Fig 28 Quale di questi schieramenti hai votato alle scorse elezioni?

Fig 29 Utilizzi dispositivi mobile per connetterti ad Internet (tablet, smartphone)?

110

Fig 30 Se sì, li utilizzi per leggere notizie e informarti?

111

Bibliografia

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