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NEW MAGAZINE IMPERIA bimestrale

n. 2/2011 Marzo / Aprile

ANNO X X I I

Direttore responsabile: Emilia Amirante Ferrari

Hanno collaborato a questo numero: Paola Aliprandi, Franco Amirante, Daniela Bencardino, Ercole Bonjean, Nedo Canetti, Karen Carboni, Simona Carrera, Pierluigi Casalino, Giuseppe Cassinelli, Mario Ca­stellano, Maria Antonietta Cecamore, Fraga Ciobanu Marchetti, Antonino Faraci, Mau­rizio Fusco, Caterina Garibbo Siri, Lucia Ghidoni Grosso, Marco Ghiglione, Giustino Languasco, Mareike Languasco, Lorenzo Lanteri, Anna Maria Larcher, Nerina Neri Battistin, Zaverio Niggi, Ambra Noè, Laura Novaga, Patrizia Ortalli, Domenico Qua­glia, Veronica Raineri, Sara Riello, Sara Rodolao, Graziella Rossotti, Emanuele Sa-racini, Viviana Spada, Luciano Spalla, Tere­sio Spalla, Fabio Strafforello, Elisabetta To-nelli, Flavia Varaldo Grottin, Annamaria Vitale

COPERTINA I L GATTONE

di C r i s t i n a B e r a r d i

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Redazione Piazza Bianchi, 5 1 8100 Imperia Tel/fax 0183 290.584

e-mail: [email protected]

Aut. Tribunale di Imperia N. 2/90 del 16/11/90

Proprietà Centro Editoriale Imperiese Piazza Bianchi, 5 18100 Imperia

UNA COPIA: €3,00

A B B O N A M E N T O A N N U A L E 6 numeri = € 16,00

c/c postale n. 11139185 «Centro Editoriale Imperiese Piazza Bianchi, 5 18 100 Imperia (IM)»

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S O M M A R I O L'infinita attesa del Museo navale di Nedo Canetti 4 Allegria, allegria! di Maurizio Fusco 7 Ventotto dollari di D. G 8 Controcorrente di Ercole Bonjean 10 ... ma rapida passasti di Caterina Garibbo Siri 11 Di palo in frasca n. S di Maria Antonietta Cecamore 14 // mio piccolo semplice paese di Veronica Raineri 17 Sulle ali dell'Altrove di Paola Aliprandi 18 Per insegnare ad amare la storia di Flavia Varaldo Grottin 22 Restaurato l'altare della Rovere di Graziel la Rossotti 28 Ottocento romantico: Tacito orror di solitaria selva... di Anna Maria Larcher . . .32 La rivoluzione araba di Pierluigi Casalino 39 Lo Spazio Sacro 3° parte di Giustino Languasco e Emanuele Saracini 40 Una poesia per Martin di Karen Carboni 47 Vocaboli nel greco moderno di origine italiana e... di Lorenzo Lanteri 48 Vittorio Emanuele I di Antonino Faraci 53 L'Italia dei suoi massimi autori di Giuseppe Cassinell i 58 la ragazza di Boemia di Teresio Spalla 65 Le relazioni pericolose di Ch. de Laclos di Daniela Bencardino 70 Vuol note o banconote? di Marco Ghiglione 72 Una botta di vita di Zaverio Niggi 79 Una donna di Annamaria Vitale 81 Non solo storici atri di palazzi di serie a MA... di Franco Amirante 82 Amleto contemporaneo di Ambra N o è 86 Abelardo ed Eloisa - Il dramma di un amore di Luciano Spalla 88 La parola agli invisibili di Veronica Raineri 91 Necessità involutiva e senso dell'uomo di Fabio Strafforello 93 // polo magnetico si sposta di Domenico Quaglia 97 Lettera aperta sulla poesie di Ambra N o è 98 Una santa per il Terzo Millennio di Viviana Spada 99 Ha chiuso la libreria "La Talpa" di Mario Castellano 101 Edhèra e la sua arte di Lucia Ghidoni Grosso 102 De André in scena di Sara Rodolao 106 Torna il prestigioso Video Festival di Laura Novaga 108 Un maestro esemplare di Patrizia Ortall i 112 Larcher. i magici incontri della memoria d i Luc ia Ghidoni 114 La filmoteca vaticana di Simona Carrera 116 Le ricette della Zia di Elisabetta Tonelli 118 Piccolo sport cerebrale di Fraga Ciobanu Marchetti 120 Centro Studi leonardiani. Giornata della donna di Sara Riello 121 Se non ora? di Marejke Languasco 122 Una buona idea 124

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Musica e soldi... e soldi alla musica!

Vuol note o banconote? prendendo spunto da una romanza di Tosti di M A R C O G H I G L I O N E

Cosa significa per un artista occu­parsi di soldi? Solamente pensare al proprio compenso? No, i veri artisti utilizzano l'argomento eco­nomico prima di tutto per immor­talarlo nelle loro creazioni. Il bi­nomio D'Annunzio - Tosti ha prodotto una romanzetta dal titolo Vuol note o banconote?, titolo che oggi si presterebbe a numerose facili interpretazioni. Tosti è cer­tamente il compositore che pre­senta il maggior numero di titoli con i testi del Vate, anche in virtù della loro consolidata amicizia, che ha come esaltante momento il pe­riodo nel quale nel Cenacolo del pittore Francesco Paolo Ciccillo Michetti a Francavilla al Mare (Chieti) o nel suo salotto romano si riunivano vari artisti. La nostra romanza risale al 1882, ed è il se­condo titolo dannunziano messo in musica da Tosti. La composi­zione ha una curiosa origine, ac­compagnata da uno scherzoso di­segno di Ugo Fleres nella pubbli­cazione su Cronaca bizantina, rivi­sta fondata appena un anno prima a Roma dall'editore Sommaruga,

che proprio nel 1882 pubblica a D'Annunzio Canto Novo e Terra Vergine. La vita travagliata della rivista vede l'editore fuggito all'estero a seguito di uno scanda­lo, e la direzione dello stesso D'Annunzio tra il 1885 ed i 1886. La romanzetta nasce da un'idea di Tosti, complice il sommo Gabrie­le, che offre la composizione a pa­gamento dell'abbonamento alla rivista. Ecco allora il testo: "Vuol note o banconote? Vuole una can­zoncina ? O il vaglia per la dolce Cronaca Bizantina? Lei preferisce i fumi, direttore, agli arrosti? E allo­ra ecco le note, sole: Paolo Tosti! ". Non è solo Tosti a firmarsi musi­calmente in una composizione in­serita in una rivista: si veda Sole e amore che Puccini fece pubblicare dalla rivista genovese Paganini condotta da Camillo Sivori, della quale ho parlato nell'articolo ine­rente al sole nella musica nel nu­mero di ottobre 2010 di questa rivista. Curiosità: Puccini dedicò quella romanza a Tosti!

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Una canzone popolare è sicura­mente Mamma mia dammi cento lire, della quale tutti conosciamo a memoria i primi quattro allegri versi. Il resto è invece una triste storia: ecco il testo. "Mamma mia dammi cento lire che in America voglio andar...! Cento lire io te li dò, ma in America no, no, no. (2v.) I suoi fratelli alla finestra, mamma mia lassela andar. Vai, vai pure o figlia ingrata che qualcosa succederà. (2v.) Quando furono in mezzo al mare il bastimento si sprofondò. Pescatore che peschi i pesci la mia figlia vai tu a pescar. <2v.) II mio sangue è rosso e fino, i pesci del mare lo beveran. La mia carne è bianca e pura la balena la mangierà. (2v.) Il consiglio della mia mamma l'era tutta verità. Mentre quello dei miei fratelli l'è sta quello che m'ha inganna. (2v.)"

Ne esiste una versione più positi­va. Inoltre, il musicista lecchese Francesco Sacchi ne riporta una versione ancora diversa nella sua pubblicazione Canto Corale Pre-manese, stampato a Premana (Lecco) nel 1986. Dal quinto ver­so così recita: "Se in America non vuoi che vada volontario farò il soldà. Se per caso succede guerra un saluto ti manderò. Se per caso dovrò morire su nel cielo ti rivedrò".

Ho già parlato dell'operetta-ballo / milioni di Arlecchino del padovano Riccardo Drigo nel mio articolo Carnevale Italiano del numero di febbraio 2009. Ecco poi l'operetta La principessa dei dollari di Leopold (Leo) Fall, autore moravo. Lo spettacolo va in scena il 2 novembre 1907 a Vien­na ed è ambientata in epoca con­temporanea.

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Qui non si parla più di nobiltà da operetta, ma di una facoltosa ra­gazza, Alice, figlia del solito re del carbone americano, gratificato dal fatto di avere alle sue dipendenze nobili europei decaduti. Fredy, di­pendente che si finge nobile, si mette in proprio e fa fortuna e, grazie ai suoi dollari, ottiene la mano di Alice. Troviamo gustose scene, con un coro di dattilografe, una marcia dell'auto e, ovviamen­te, il valzer dei dollari. Per quanto riguarda l'opera lirica italiana, non posso non citare L'elisir d'amore di Gaetano Doni-zetti, che vede l'emerito ciarlatano Dulcamara che imbonisce i villici

per vendere il suo elisir, che è una vera sola, come dicono i romani. C'è anche Nemorino, che diventa ricco grazie a una eredità e con­quista il cuore di Adina. Per essere un'opera che parla di amore, direi che circolano parecchi soldi! Al contrario, The Beggar's Opera (L'opera del mendicante) di John Gay con musiche di Johann Chri­stoph Papusch è un collage di ar­rangiamenti di melodie popolari e d'autore (Frescobaldi, Haendel, Bononcini...), è ambientata nei bassifondi londinesi di inizio Set­tecento e rappresentata la prima volta al Lincoln's Inn Fields Thea-tre nel 1728.

MARTEDÌ' 16 DICEMBRE - O re 2 1 Teatro Verga - Via G.Vorya S • Milano

*»• INGRESSO LIBERO ***

É L ' O p e r a d a 3 S o l d i

Fu a quest'opera che si ispirarono Bertolt Brecht e Kurt Weill per L'Opera da tre soldi due secoli do­po, nel 1928. In Italia la prima rappresentazione dell'opera di Brecht-Weill avvenne l'8 marzo 1830 al Teatro degli Indipendenti

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di Roma, con la traduzione di Corrado Alvaro e Alberto Spaini. Il titolo italianizzato era La veglia dei lestofanti. Togliamo il 33% circa ed ecco Canzone da due soldi scritta da Carlo Donida e presentata con successo da Katyna Ranieri al IV Festival di Sanremo (1954), dove si classificò seconda. Gossip: si sposa in prime nozze con l'ufficiale dell'Aviazione Euse-pio Sterpini, da cui ha il figlio En­rico (nato il 14 gennaio del 1949); si separa dal marito nel 1954 e conosce il maestro Riz Ortolani, che sposa nel 1956 a Città del Messico. Non essendo il matrimo­nio valido in Italia, viene denun­ciata da Sterpini per bigamia e condannata ad otto mesi di reclu­sione (condanna poi amnistiata nel maggio 1960); la situazione si ri­solverà definitivamente solo nel 1964 con l'annullamento del primo matrimonio da parte della Sacra Rota. Curriculum: nello stesso an­no debutta anche al cinema con Fermi tutti, arrivo io!, al quale fanno seguito Viva la rivista! e Ca­pitan Fantasma. Il vero successo popolare arriva con il Festival di Sanremo 1954, in cui presenta tre brani, tra cui Canzone da due sol­di, che si classifica al secondo po­sto. A maggio partecipa anche al Festival di Napoli, portando in f i ­nale Pulecenella in coppia con Giacomo Rondinella e Mannaggia

'o suricillo con Maria Paris. È l'u­nica cantante italiana ad aver can­tato alla notte degli Oscar nel 1964. È molto famosa all'estero ed ha fatto tournée in tutto il mondo. Nel suo repertorio figura anche la cover del brano musicale fohnny Gttitar, dalla colonna sonora del film western del 1954 Johnny Gui-tar, diretto da Nicholas Ray. Come cantante ha collaborato assieme a Nino Rota anche per qualche film di Federico Fellini. Ecco il testo:

"Nelle vecchie strade/ del quartiere più affollato/ verso mezzogiorno op­pure al tramontar/ una fisarmonica e un violino un po' stonato/ capita assai spesso d'ascol­tar/ accompagnano un cantante d'occasione/ che per poco niente canta una canzon./ E una semplice canzone da due soldi/ che si canta per le strade dei sobbor­ghi/ e risveglia in fondo all'anima i ricordi/ d'una dolce e spensierata gioventù./ E una semplice canzone per il cuore/poche note con le solite parole/ ma c'è sempre chi l'ascolta e si commuove/ ripensando al tempo che non torna più./ Si vede aprire piano pian/ qualche finestra da lon-tan/ c'è chi s'affaccia ad ascoltar e sospirar./ E una semplice canzone da due soldi/ che si canta per le strade dei sobborghi/per chi spera per chi ama per chi sogna/ è l'eterna dolce storia dell'amor./ Il suo motivo al-l'indoman/ seicento orchestre suone-ran/ vestito di mondanità ovunque

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andrà/ ma la semplice canzone da due soldi/ finirà per ritornare dove è nata/per la strada su una bocca in­namorata/ che cantando sogna la felicità./ Canzone da due soldi/ due soldi di felicità. " Infine, alcuni ulteriori titoli: Mo­nete al mio bel suon, madrigale guerresco di Claudio Monteverdi (1638); La casa degli spiriti o sia i falsatori di monete, ballo tragico pantomimo di Luois Henry (1814); Di monete ho qualche sacco dall'opera " I l birraio di Pre-ston" di L. Ricci (1847); L'elemosina di un soldo di A l i ­ghieri/Angelo Cunio (tra il 1850 e il 1869); Una moglie per un soldo, opera buffa di Giuseppe Migliac­cio (1874); Lire d'argento dai Canti dei Gondolieri di Serafino Alassio (1893); 'A lira 'e carta di Giovanni Capurro / Vincenzo Va­lente (1899); Polka delle monete di Luigi Caccavaio (XIX sec); Nu gelato nu soldo, canzone d'attualità di Luigi Locorotondo (1902); Amore e dollari danza americana di Vincenzo Billi

(1920) ; Senza soldi, one-step per pianoforte di V. Mascheroni (1921) ; Alla banca di Dio, mac­chietta di Luigi Castellotti (1927); Dollari e sterline, fox-slow di L. Gramantieri (1931); Son lieto senza soldi, fox moderato di }. Burke/L van Heunsen (1942). E ora, finalmente, soldi alla musi­cal Ovviamente estendo il concetto

all'istruzione, alla cultura e a tutte le arti, di spettacolo e non. Il mondo occidentale sta evidente­mente attraversando una crisi che sarebbe pericolosamente riduttivo confinare entro limiti economici: la nostra è una crisi di civiltà. Da musicista, mi permetto di fare una piccola considerazione di marke­ting: se la propensione alla spesa rimane bassa nonostante un picco­lo miglioramento e la propaganda ottimistica, magari anche veritiera, significa che agli italiani non man­cano soprattutto i soldi, ma manca la fiducia, che è una variabile fon­damentale nell'equazione della r i ­presa economica. Questo nelle famiglie e nell'imprenditoria. Allo­ra, perché manca la fiducia? E, so­prattutto, manca la fiducia in che cosai Dopo aver osato adden­trarmi in un campo non mio, ma temo di averci preso abbastanza bene, parlerò da musicista. Dalla crisi di civiltà si esce con le cono­scenze, la competenza e le capaci­tà, il possesso delle quali fornisce anche la fantasia e, se vogliamo, la genialità necessarie per trovare le soluzioni. Quindi, in tempo di crisi economica e di civiltà è imprescin­dibile un cospicuo aumento degli investimenti nell'istruzione, nella cultura, nella scienza, nell'arte e nello spettacolo professionalmente serio (non mi si fraintenda: non ho detto serioso). Certo, i risultati non saranno immediati, ma non c'è

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altra soluzione. Ad esempio, gli incentivi statali sono un labile pal­liativo che non potrà mai risolvere il problema. Basta vedere l'andamento del mercato automo­bilistico: spariti gli incentivi, spari­ta la produzione. Certo, l'aumento del finanziamento della cultura e dell'arte andava fatto da tempo, perché una classe politica di livello avrebbe dovuto capire e prevenire cosa sarebbe successo: non ci vo­leva molto, no? Certo, sono stati fatti degli sprechi negli ambiti an­zidetti, ma invece di accusare do­centi ed artisti di godere di privile­gi (cosa vera a livelli minimi r i ­spetto ad altri, ma questa è un'altra storia), bisognerebbe por­re le seguenti domande: chi ha de­ciso e voluto tutto ciò? Chi non ha controllato? Chi ha tratto vantag­gio di qualche tipo? E tutto que­sto, perché? E allora, quanto pe­sano le colpe di insegnanti, perso­ne di cultura, scienziati ed artisti rispetto alla situazione generale? Direi abbastanza poco, e mi fermo qui con il discorso. Bene, quante riflessioni attualissi­me può far nascere il testo di Vuol note o banconote? dal quale ho tratto spunto per questo articolo! In particolare, vorrei soffermarmi sul passaggio «Lei preferisce i fu­mi, direttore, agli arrosti? E allora ecco le note, sole... » È evidente che i fumi rappresentano la musi­ca, e, in tre parole, l'arte,

l'istruzione e la cultura, mentre gli arrosti sono evidentemente i soldi. È forse questo concetto al quale si è sgradevolmente ispirato quel no­to personaggio italiano nello stabi­lire che la cultura non si mangia? Ecco alcune frasi riportate tra vir­golette su alcuni siti internet: «La gente non si mangia mica la cultu­ra», «Di cultura non si vive, vado alla buvette a farmi un panino alla cultura, e comincio dalla Divina Commedia», «Per alleviare le u-mane sofferenze dell'amico... vor­rei rammentargli che in tutta Eu­ropa c'è la crisi [...] non è che la gente mangia cultura.» Ora, che in Italia un buon numero di persone non mangi cultura ce ne siamo ac­corti... dal proliferare con grande successo e seguito di pubblico di insulsaggini televisive e non (rea-lity show, veline, prostitute, par­don, escort spacciate per oraco­l i . . . ) , ma che questo principio sia innalzato ad indirizzo politico mi sembra veramente triste. In secon­do luogo, io continuo a ritenere che l'esempio debba venire dall'alto, ma mi pare che questa sia destinata a rimanere una pia illusione, e mi viene il dubbio che sia stato male interpretato il con­cetto che il politico debba rappre­sentare la volontà del popolo. Giu­sto, ma vi sono dei limiti etici: è in nome di concetti distorti (per mo­tivi che qui non indago) come questo che Gesù Cristo è stato

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messo in croce. Non ritengo ne­cessario enumerare le atrocità che sono state commesse nei secoli intendendo seguire la volontà po­polare. D'altra parte anche le varie dittature non sono state da meno, anzi... Conclusione? La ripeto: l'esempio deve venire dall'alto. Di­struggendo la cultura e l'arte si vuole in definitiva che l'esempio non possa venire neppure dal bas­so. Il fanatismo straniero con il quale abbiamo purtroppo a che fare da diversi anni è sicuramente aberrante e va combattuto, ma come? Con i Grandi Fratelli e le veline non ci si può opporre intel­lettualmente a logiche sbagliate, ma che sono, appunto, perfetta­mente logiche. Partendo da pre­supposti sbagliati si può costruire una logica perfetta che porta a

conseguenze disastrose. «Man­giando cultura», forse, potrebbe andare meglio e difendere il vivere civile in modo intelligente...e non sto parlando dei calciatori, che vengono definiti intelligenti per il solo fatto di passare la palla a uno piuttosto che a un altro compa­gno. E poi, visto che parliamo del 150° dell'Unità d'Italia, a suo tem­po qualcuno non aveva detto «Ab­biamo fatto l'Italia, ora facciamo gli Italiani»? Allora, il punto di arrivo della nostra filosofia nazio­nale dopo 150 anni è che non si mangia la cultura? Chiudo qui, è meglio. Vado a farmi un panino di Sogni d'amore di Liszt e di Idol mio che maccheroni! da L'alloggio militare di Vincenzo Mela. Alla prossima.

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