New Jazz Ladies - · PDF fileme bambina, avrò avuto dieci anni, ... musicisti che...

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    New Jazz LadiesANGELICA SANCHEZ, INGRID LAUBROCK, KRIS DAVIS e SUSANA SANTOSSILVA: alla scoperta di alcune delle pi affascinanti e originali improvvisatrici della

    scena avant di oggi.di Enrico Bettinello

    Angelica Sanchez (foto Eliseo Cardona - Chromatic Blues)

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    CHI SEGUE il sempre pi vivace mondo deljazz creativo in modo particolare quella traNew York e Europa che letichetta portogheseClean Feed sta in questi anni documentandocon straordinaria precisione sa bene quanteoriginali figure femminili si stiano muovendoin questambito, musiciste non solo dotate digrandissima preparazione, ma anche in gradodi declinare sguardi sempre nuovi sulle dina-miche della composizione e della improvvisa-zione.

    Alcune di queste figure stanno ottenendomeritata visibilit e successo, pensiamo perfare un esempio alla chitarrista Mary Halvor-son, altre sono ancora non troppo conosciute,ma sono coinvolte in un quasi febbrile e conti-nuo lavorio di progettualit, costruzione diidentit musicali complesse, condivisione dipercorsi creativi, che le rende davvero interes-santi.

    Ne ho scelte quattro, le pianiste americaneAngelica Sanchez e Kris Davis, la sassofonistatedesca Ingrid Laubrock e la trombettista por-toghese Susana Santos Silva, che ho intervi-stato secondo uno schema che consentisse diaffiancare e confrontare le loro risposte. Attra-verso la loro stessa voce, come in una chiac-chierata tra amiche bevendo una birra o unth, andiamo cos alla scoperta dei mondi so-nori in cui abitano e che contribuiscono ognigiorno a creare e modificare, lasciandovi poi ilpiacere di scoprirne la biografia completa, lamusica, i video e ogni altro dettaglio attra-verso i loro siti web, che trovate alla fine del-larticolo insieme a qualche primosuggerimento discografico.

    Per quanto romantiche le si possa immagi-nare, difficile che le biografie di un o di unamusicista di oggi prescindano da una solidaformazione di tipo classico o comunque for-malizzata, in cui il jazz si affaccia con modalitdifferenti.

    Ho incominciato a studiare il pianoforteche avevo solo dieci anni racconta AngelicaSanchez e mio padre aveva un sacco di dischiche mi piaceva ascoltare, da Stan Getz & JoaoGilberto a Dave Brubeck, il Modern Jazz Quar-tet, Tito Puente e George Shearing, solo perdire quelli che mi vengono in mente. Quandoavevo dodici anni mi ha regalato un disco chea lui non interessava, ma che pensava che misarebbe piaciuto: era Miles Smiles di MilesDavis. Lascolto di questo disco mi ha letteral-mente stesa e mi ha spinto a conoscere anchealtri giganti come Thelonious Monk, CharlieParker e via dicendo.

    Mio nonno suonava la tromba per hobbye mi ha insegnato le prime note quando avevosette anni ricorda invece Susana Santos Silva.A dieci mi hanno iscritta al Conservatorio e adiciassette sono stata invitata a far parte dellaOrquestra de Jazz de Matosinhos, con cui con-tinuo a suonare ancora oggi. stato un punto

    di partenza molto importante per altri viaggimusicali, ma nonostante questo ho seguito co-munque un percorso formativo classico primadi quello jazz e del master in jazz perfor-mance. A un certo punto poi, probabilmentedurante il master a Rotterdam, ho incomin-ciato a interessarmi sempre pi alla musica im-provvisata e a scoprire molti musicisti diquella scena.

    La radio ha un ruolo essenziale nei primipassi di Ingrid Laubrock: Ho un ricordo dime bambina, avr avuto dieci anni, che ascoltofree jazz alla radio. Allepoca cerano alcuniprogrammi della radio tedesca dedicati a quelgenere di musica, contrariamente a quanto ac-cade oggi. Ricordo di avere amato subitoquella musica senza nemmeno sapere cosafosse, tuffata solo dentro questo mondo so-noro, che registravo su cassetta e che ho ascol-tato un sacco di volte.

    Pochi anni dopo prosegue la sassofoni-sta uno zio, morendo, ci lasci una scatola didischi jazz degli anni Quaranta e Cinquanta,cose di Miles Davis, Thelonius Monk, SonnyRollins, Bix Beiderbecke, Charlie Parker e cosvia. Un vero tesoro per me! Poco dopo qual-cuno mi ha fatto ascoltare Kind Of Blue e nerimasi completamente affascinata. Per quantoriguarda il sassofono, ho iniziato a suonarloalle scuole superiori, ma il mio primo stru-mento fu schiacciato da un autobus pochi mesidopo e quindi ci volle un po prima che lo so-stituissi, ragion per cui se dovessi realmentefissare un momento in cui ho iniziato dav-vero a suonare il sax, questo coincide con ilmio trasferimento a Londra nel 1989.

    Se in una sorta di par condicio familiare per la Sanchez la figura chiave stata quellapaterna, per la Santos Silva il nonno e per laLaubrock lo zio, Kris Davis ha invece avuto lafortuna di incontrare un insegnante illumi-nato: Ho incominciato a studiare pianoforteclassico, Bach, Mozart, Beethoven, ma quandoavevo circa tredici anni linsegnante di musicaa scuola mi ha fatto conoscere Miles Davis,Herbie Hancock e Keith Jarrett. stato allorache mi sono letteralmente innamorata del jazze che mi sono incuriosita al mondo dellim-provvisazione. Leducazione classica mi ha in-segnato come ci si esercita e come si legge lamusica, cosa che trovo molto importante nelprocesso creative e formativo riflette la piani-sta. Spesso studio lavori di compositori clas-sici e questo mi aiuta molto a concretizzare poiunidea, sia dal punto di vista tecnico adesempio una tecnica specifica al pianoforte che di forma complessiva o di concezione ar-monica su cui improvvisare o comporre.

    Il trasferimento, lo spostamento in un altroluogo, un momento chiave nelle vicendecreative di queste musiciste: il confronto conscenari differenti e stimolanti, la possibilit direlazionarsi, specialmente a New York, con

    musicisti di tutte le estrazioni e idee consenteloro da un lato una pi rapida maturazioneespressiva, dallaltro lopportunit di farsi co-noscere su una scena di respiro internazionale.

    Cos ricorda Angelica Sanchez: Lestateprima che mi trasferissi a New York nel 1995,mi ero iscritta a un corso estivo diretto dal con-trabbassista Ed Schuller. Tra i docenti ceranoJoe Lovano, Kenny Werner e Billy Hart e aquelle lezioni ho incontrato molti ottimi musi-cisti che gi abitavano a New York. Questo miha permesso di conoscere e suonare gi conmolti di loro appena trasferita e, pi tardi, hoformato il mio quartetto con Tom Rainey, TonyMalaby e Michael Formanek, musicisti da cuiho imparato tantissimo sia in termini di im-provvisazione che di composizione.

    New York pu essere un posto davveroostico se arrivi in citt e non conosci tante per-sone nota Kris Davis sono tutti cos incredi-bilmente impegnati con le loro cose, asopravvivere nella citt e tentare di fare car-riera. Lentamente ho incominciato a frequen-tare musicisti che mi hanno aperto le loroporte, uno di loro il sassofonista Tony Ma-laby. la persona che ha cambiato le mie tra-iettorie musicali, perch prima di stabilirmi aNew York la mia esperienza jazzistica era pre-valentemente legata agli standards o a suonarecomposizioni originali di altri, ma sempre benradicate nella tradizione. Tony mi ha fatto co-noscere un approccio pi legato alla texture, altimbro, e modalit improvvisative che hanno ache fare con un approccio pi orizzontale chenon il classico lavoro su scale e accordi. A par-tire da queste idee ho iniziato a comporre e misono trovata a riconsiderare seriamente ilmodo in cui mi rapporto con la forma: volevoche la mia musica evitasse tutta una serie diovviet legate alla forma, cos ho iniziato asperimentare specifiche strutture per le miecomposizioni.

    La Laubrock ha potuto confrontare i si-stemi tedesco, inglese e americano, avendostudiato a Londra prima del trasferimentonella Grande Mela.

    Ho limpressione che la scena berlinesesia costantemente in crescita e ho conosciutomusicisti eccellenti in Germania come altrove.Ma, precisa la sassofonista mi sono trasferitadalla Germania prima di iniziare a suonare equindi non ero coinvolta in alcuna scena, percui non posso parlare. Londra, ovviamente, hauna scena pazzesca: come accade a New Yorkc un flusso costante di rinnovamento tra imusicisti creativi e essendo una citt cosmopo-lita, consente laccesso a musiche di culturemolto differenti tra loro. La Gran Bretagna hasempre avuto uninteressante scena legata al-limprovvisazione, molto personale e radicale,con tante voci autentiche. La differenza conNew York sta pi che altro nel numero altis-simo di musicisti e artisti in generale: ci sonotante scene differenti, dal momento che molti

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  • musicisti che sentono stretta la citt dorigine oquella in cui hanno studiato, o che voglionoconfrontarsi con persone che hanno idee si-mili, alla fine finiscono sempre l. Per non diredi quelli che vengono a New York a studiare oa tentar fortuna. Chiaramente quello che hodetto di Londra e del suo multiculturalismovale a maggior ragione per New York, dovepuoi ascoltare un sacco di cose diverse e tuttedi livello pazzesco: mi piace latteggiamentoche vedo in molti musicisti, che lavorano tan-tissimo, convinti di quello che stanno facendoe guidati da quella che mi pare una brama col-lettiva di espressione e di realizzazione perso-nale.

    Venendo dal Portogallo [nazione in cui attiva quella che, come abbiamo detto, inquesti anni letichetta di riferimento dellascena avantjazz/impro, la Clean Feed] eavendo studiato in Olanda, la traiettoria di Su-sana Santos Silva ancora differente.

    Sono stata completamente al di fuoridella scena davanguardia se si eccettuanoquesti ultimi due e tre anni. Il mio percorsomusicale stato piuttosto sinuoso, per moltianni stato solo un hobby, poi la musica clas-sica, poi il jazz, il master e solo dopo il mio in-teresse nella libera improvvisazione, nellaricerca di nuove sonorit e nuove modalit peresprimere me stessa. In un certo senso, nel mo-mento in cui sono approdata a una scena, tut