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E TECNICA MENSILE DI INFORMAZIONE DELLA SOCIETÀ ITALIANA PER IL PROGRESSO DELLE SCIENZE ANNO LXIX - N. 430 - giugno 2006 - Poste Italiane SpA - Sped. in A.P. - D.L. 353/2003 (conv. in L. 27/2/2004, n. 46) art. 1, comma 2, DCB Roma T T rento e Bolzano hanno accolto con animo cordiale ed augurale i partecipanti alla LXVIII riunione della SIPS per discutere fra esperti (e non), un tema di partico- lare interesse culturale e scientifico titolato Dalla ricerca scientifica all’innovazione tecnologica: il ruolo della cultura scientifica nella società del futuro al fine di:1. raccogliere delle indicazioni ma anche di sviluppare dei confronti sui percorsi più adatti a rafforzare la competitività dei nostri prodotti nei mercati internazionali mediante l’in- nalzamento dei loro livelli tecnologici con inno- vazioni di rilievo generate dalla ricerca, con van- taggi per l'economia, l’occupazione e l’immagi- ne del nostro Paese; 2. rievocare il Congresso SIPS del 1930, vale a dire la XIX Riunione tenu- tasi tra Bolzano (7/10 settembre) e Trento (11/15 settembre), che fu tra le più importanti della storia scientifica d’Italia, sia per le illu- stri partecipazioni che per gli argomenti trattati, molti dei quali tuttora attuali e, nell’occasione, esaminati con visione profetica. Alla XIX Riunione parteciparono insigni scienziati e studiosi, fra cui: Orso Mario Corbino che si soffermò sull’utilizzazione dell’e- nergia solare; Guglielmo Marconi, che trattò dell’importanza delle comunicazioni e della radio come strumenti di pace (così concluse: “…è certo destinata al bene gene- rale col promuovere la reciproca conoscenza tra i popoli, favorendo in tal modo la pace… annientando quell’elemento potente di separa- zione che si chiama distanza…”, due anni dopo inaugurò la Radio Vaticana); Enrico Fermi, che svol- ARRIVEDERCI TRENTO ARRIVEDERCI BOLZANO Trento, la Loggia del Romanino: uno degli esempi più alti della pittura murale del ‘500 italiano

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E TECNICAMENSILE DI INFORMAZIONE DELLA SOCIETÀ ITALIANA PER IL PROGRESSO DELLE SCIENZE

ANNO LXIX - N. 430 - giugno 2006 - Poste Italiane SpA - Sped. in A.P. - D.L. 353/2003 (conv. in L. 27/2/2004, n. 46) art. 1, comma 2, DCB Roma

TT rento e Bolzano hanno accolto conanimo cordiale ed augurale i partecipantialla LXVIII riunione della SIPS per

discutere fra esperti (e non), un tema di partico-lare interesse culturale e scientifico titolato Dallaricerca scientifica all’innovazione tecnologica: ilruolo della cultura scientifica nella società delfuturo al fine di:1. raccogliere delle indicazioni

ma anche di sviluppare dei confronti sui percorsipiù adatti a rafforzare la competitività dei nostriprodotti nei mercati internazionali mediante l’in-nalzamento dei loro livelli tecnologici con inno-vazioni di rilievo generate dalla ricerca, con van-taggi per l'economia, l’occupazione e l’immagi-ne del nostro Paese; 2. rievocare il CongressoSIPS del 1930, vale a dire la XIX Riunione tenu-

tasi tra Bolzano (7/10 settembre) eTrento (11/15 settembre), che futra le più importanti della storiascientifica d’Italia, sia per le illu-stri partecipazioni che per gliargomenti trattati, molti dei qualituttora attuali e, nell’occasione,esaminati con visione profetica. Alla XIX Riunione parteciparono

insigni scienziati e studiosi, fracui: Orso Mario Corbino che sisoffermò sull’utilizzazione dell’e-nergia solare; Guglielmo Marconi,che trattò dell’importanza dellecomunicazioni e della radio comestrumenti di pace (così concluse:“…è certo destinata al bene gene-rale col promuovere la reciprocaconoscenza tra i popoli, favorendoin tal modo la pace… annientandoquell’elemento potente di separa-zione che si chiama distanza…”,due anni dopo inaugurò la RadioVaticana); Enrico Fermi, che svol-

ARRIVEDERCI TRENTOARRIVEDERCI BOLZANO

Trento, la Loggia del Romanino: uno degli esempi più alti della pittura muraledel ‘500 italiano

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se la relazione “Atomi e stelle”; Serafino deCapitani da Vimercate, che illustro “il problemadei carburanti sussidiari specialmente per l’auto-trazione pesante, nei riflessi dell’economianazionale e della difesa dello Stato”; GaetanoFichera, che rese noti i suoi studi per la “curabiologica dei tumori maligni”; Giovan BattistaTrener, che trattò “l’organizzazione scientifica diuno Stato moderno”; Gaetano Scorza, che rela-zionò su “la matematica come arte”.

Altre significative relazioni furono svolte da:padre Agostino Gemelli (fondatore dell’Univer-sità Cattolica); Giuseppe Gerola, Roberto Alma-già, Luigi Devoto (fondatore della prima clinicamedica del lavoro), Alberto De Stefani, FrancoRasetti, Giovanni Gentile, Francesco Severi, Let-terio Laboccetta e da altri illustri personaggi.Presidente del Comitato ordinatore della Riunio-ne fu il sen. prof. Paolo Orsi, insigne archeologo.

Giova ricordare che con la XLIX Riunionedi Siena (1967), dedicata ai problemi della con-servazione della natura e del patrimonio artisti-co-archeologico e bibliografico, la Società Italia-na per il Progresso delle Scienze abbandona defacto l’organizzazione dei lavori in “classi” e“sezioni” iniziando la prassi di studi ed incontriinterdisciplinari per l’approfondimento di pro-blematiche di viva attualità come: le risorse ener-getiche dell’Italia (Pescara/Chieti, 1969); le altevelocità, lo spazio, il tempo e l’uo-mo (Pugnochiuso, 1971); i tra-sporti e loro riflessi sociali ed eco-logici (Padova, 1973).

Con il D.P.R. n. 434 del 18giugno 1974, la SIPS modifica ilproprio statuto per perseguirenella sua azione basata sulla com-partecipazione delle varie compe-tenze culturali ispirate a queideterminati centri di interesse checaratterizzano in modo attuale iproblemi e le tematiche dellasocietà contemporanea, secondoalcune direttrici che rispondonoalle esigenze dei nuovi tempi.

Conseguentemente, nelle riu-nioni successive vengono discussi,sempre con approccio interdisci-plinare, i seguenti temi: l’elabora-

zione elettronica nel mondo moderno (Pisa,1975); le risorse ambientali della nutrizione(Brescia, 1977); le scienze per la qualità dellavita (Torino, 1979); la città come sistema (Lecce,1981); scienza, industria e politica di fronte aiproblemi della società (Ancona, 1983); evoluzio-ne demografica e prospettive ambientali (Parma,1985); il mare nella vita dell’uomo (Genova,1987); l’età della Rivoluzione e progresso dellescienze (Bologna, 1989); l’acqua: situazioneattuale e prospettive (Catania, 1991); aspettiinnovativi del progresso delle scienze biologiche(Viterbo, 1993); l’uomo tra natura e cultura(Urbino, 1995); la scienza per i beni culturali(Roma, 1997); le biotecnologie: situazione attua-le e scenari futuri (Cassino, 1999); ruolo dellesocietà scientifiche in Italia (Roma, 2001); per-sonaggi ed istituzioni scientifiche nel Mezzo-giorno dall’unità d’Italia ad oggi (Avellino,2003).

La LXVIII Riunione, posta sotto l'AltoPatronato del Presidente della Repubblica, è stataarticolata in due sessioni: Trento e Bolzano.

SESSIONE DI TRENTO, venerdì 21 aprile -Museo Tridentino Scienze NaturaliINDIRIZZI DI SALUTO di: Giuliano Castelli, pre-sidente Museo Tridentino di Scienze Naturali;Alberto Pacher, sindaco di Trento; Maurizio

Bolzano, Museo delle Scienze Naturali dell’Alto Adige. Edificio tardo - gotico,costruito intorno al 1500

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SCIENZA E TECNICA, N. 430, 2006 3

Cumo, presidente SIPS; Davide Bassi, rettoreUniversità di Trento; Lorenzo Dellai, presidentePAT.RELAZIONI: moderatore Ferruccio De Stefano,consigliere SIPS;Giorgio Salvini, Tempi difficili, e ragioni perfuture speranze, letta da Rocco Capasso; FabioPistella, Il CNR e l’innovazione tecnologica;Giacomo Elias , La complessitàdell’innovazione; Francesco Balsano, Il cliniconell’era della post-genomica; Andrea Zanotti,Il futuro e le sue narrazioni: la tecnica e il lavo-ro dell’uomo; Mafalda Valentini, L’innovazionetecnologica in ENEA; Gianluca Salvatori, Ilruolo di un governo locale nelle politiche dellaricerca e dell’innovazione; Stefano Vitale, Spa-zio, tempo e gravitazione: da Einstein all’inno-vazione tecnologica passando per la “Big Scien-ce”; Corrado Priami, La convergenza dellescienze abilitata dalla società dell’informazione

SOMMARIO

Arrivederci Trento, arrivederci Bolzano pag. 1

Come è nato l’antidoping moderno » 5

Coorporate Social Responsabilityovvero Responsabilità Sociale d’Impresa » 8

Il Ponte sullo stretto di Messina » 10

La nuova Enciclica » 13

L’energia solare dal passato al futuro:storia, arte, scienza, tecnologia » 14

Energia per l’Europa » 14

Incarico europeo per la rettrice dellaLibera Università di Bolzano » 15

Effetto serra, la Terra comincia a difendersi » 15

Creati in laboratorio i primi topi senzacolesterolo » 16

Costruito l’occhio artificiale:è molto simile a quello di un’ape » 16

Una proteina difettosa all’originedell’invecchiamento » 16

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ed applicata in ambito biologico; Bruno Mura-ri, Il futuro del silicio: i prossimi dieci anni.Dalla “silicosi” all’amore per il silicio; MarioZen, Il contributo della ricerca ITC-irst all’inno-vazione e allo sviluppo; Andrea Simoni, L’ap-porto della ricerca scientifica e tecnologica allaconservazione e la valorizzazione delle ereditàculturali; Michele Lanzinger, La cultura scien-tifica per la società del futuro e il ruolo deimusei; Margherita Cogo, Cultura, scienza esocietà, i progetti della Provincia Autonoma diTrento.

SESSIONE DI BOLZANO, sabato 22 aprile - Libe-ra Università di BolzanoINDIRIZZI DI SALUTO: Rita Franceschini, rettoreUniversità di Bolzano; Luigi Spagnolli, sindacodi Bolzano; Luisa Gnecchi, Vicepresidente dellaGiunta Pronvinciale di Bolzano; MaurizioCumo, presidente SIPS; Walter Huber, in rap-presentanza dell’assessore Provinciale alle Risor-se Energetiche Michel Lainer.RELAZIONI: moderatore Francesco Balsano,consigliere SIPS; Waldimaro Fiorentino, Rievo-cazione del Congresso SIPS del 1930; FelixUnger, The role of the European Academy intechnology innovations; Francesco Zofrea, L’in-novazione tecnologica come leva strategica dellosviluppo economico nei mercati competitivi;Ernesto Vallerani, Future attività di esplorazionispaziali: Luna, Marte ed altri pianeti; CarloBernardini, L’arte di insegnare la scienza; Mau-rizio Cumo, Linee di sviluppo dell’energianucleare; Antonio Miotello, Idrogeno e scienzadei materiali: nuove prospettive per uno svilupposostenibile nel campo dell’energia; RobertoBiasi, Ottiche adattive per grandi telescopi: unimportante contributo italiano; Giorgio Nebbia eCesare Silvi, Il futuro dell’energia solare. Qualiinsegnamenti dal futuro?; Stefano Podini, Espe-rienze di un giovane imprenditore nell’attivitàdell’energia, anche alternativa, con particolareriguardo all’energia eolica; Wolfram Sparber,Raffrescamento solare: stato attuale, tecnologia efuturi sviluppi per l’Italia.

In ricordo della XIX Riunione del 1930 laSIPS, con il sostegno del Comune di Bolzano, harealizzato un’edizione anastatica di alcune signi-

ficative relazioni svolte settantasei anni fa. Ilvolume, formato 17x24 cm, 288 pp., 4 foto,appropriatamente intitolato RELAZIONI PRO-FETICHE, è stato accolto con vivo interesse dallacomunità scientifica locale e nazionale.

Il Comitato ordinatore della LXVIII Riunio-ne della Società Italiana per il Progresso delleScienze ha avuto, come è noto, le calorose ade-sioni di: Lorenzo Dellai, presidente ProvinciaAutonoma di Trento; Alberto Pacher, sindaco diTrento; Giuliano Castelli, presidente Museo Tri-dentino di Scienze Naturali; Davide Bassi, rettoreUniversità degli Studi di Trento; AndreaZanotti, presidente ITC; Michele Lanzinger,direttore Museo Tridentino di Scienze Naturali;Luis Durnwalder, presidente della ProvinciaAutonoma di Bolzano; Maria Luisa Gnecchi,vicepresidente della Giunta provinciale ed asses-sore provinciale all’intendenza scolastica italiana,lavoro, innovazione, ricerca, cooperative, forma-zione professionale italiana di Bolzano; MichlLaimer, assessore provinciale all’Urbanistica,ambiente ed energia di Bolzano; Luigi Spagnolli,sindaco di Bolzano; Rita Franceschini, rettoredella Libera Università di Bolzano; GerhardBrandstätter, presidente della Fondazione Cassadi Risparmio di Bolzano; Peter Höllrigl, inten-dente scolastico in lingua tedesca; Bruna RauziVisintin, sovrintendente scolastica in lingua ita-liana; Roland Verra, intendente scolastico per lascuola di lingua ladina; Hubert M. Hofer, ammi-nistratore delegato del BIC, Business InnovationCentre; Renato Bonsignori, presidente USEB;Maurizio Cumo, presidente SIPS; RoccoCapasso, segretario generale SIPS; WaldimaroFiorentino, Comitato scientifico SIPS.

La stampa e la radiotelevisione, locale enazionale, hanno diffusamente rilevato l’impor-tanza dell’evento e degli argomenti trattati nelquadro dei lavori della LXVIII Riunione.

È in corso la sbobinatura e la collazione deitesti dei discorsi e delle relazioni per pubblicarlinel volume degli atti congressuali insieme allecomunicazioni di M. L. Gnecchi e M. Laimer,nonchè del BIC, dell’USEB e dei consoci E. Cia-netti, G. D’Orazio, A. Liberati e A. Sanò.

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PP er partecipare ad un dibattito così estensivoche dal gioco del calcio si allarga alle tecni-che della scienza e poi fino alla pedagogia

sociale, consentitemi di dire che ciò riempie di sod-disfazione un umile ricercatore che ha voluto pro-muovere in questa Città, dalla quale ormai è statoadottato, questo Convegno i cui lavori sono apertidalle due brevi relazioni introduttive, questa mia equella dell’amico Paolo Cartoni, perchè quasi cin-quant’anni fa abbiamo sperimentato ed applicatotecniche nuove della chimica analitica nelle indagi-ni antidoping nello sport.

E paradossalmente, in uno con l’introduzione dinuove tecniche di controllo del doping, ed anchedelle droghe in generale, si è anche ampliata ladimensione sociale dello sport che nelle società con-temporanee, sull’esem-pio di quella della Gre-cia antica (le Olimpia-di), sempre più si col-loca come elemento diformazione di un citta-dino responsabile; insostanza la pedagogiaattraverso questa colla-bora alla formazione diun cittadino non solofisicamente e mental-mente sano, ma ancheresponsabile e leale.

Perciò appareessenziale il contributoche al dibattito posso-no e devono dare il sociologo, il bioeticista, il giuri-sta, ampliando così la prospettiva e la dimensioneglobale del Convegno; contributo e collaborazioneche già dagli inizi degli anni settanta, qualche annodopo l’applicazione delle nuove tecniche diagnosti-che, si concretizzò con l’emanazione di leggi orga-niche volte a vietare e definire come reato l’uso disostanze dopanti ed a regolare meglio la produzio-ne, la distribuzione ed il consumo di numerosi far-maci a ciò utilizzati.

Questo Convegno è per me anche occasioneper ricordare un grande amico ed un grande Presi-dente della nostra SIPS, Società Italiana per il Pro-gresso delle Scienze, il Prof. Arnaldo Liberti che è

stato un grande ed innovativo caposcuola della chi-mica analitica in Italia, ed anche promotore di que-ste specifiche ricerche che oggi ricordiamo.

Ma come è iniziata questa storia?Una domenica dell’estate 1960 il Prof. Liberti si

presentò a casa mia con in mano una bottiglietta con-tenente l’urina di un ciclista, il danese Knut Jensen,deceduto il giorno prima colpito da un malore nelcorso della gara ciclistica dei cento chilometri asquadre alle Olimpiadi di Roma, sul circuito delleTerme di Caracalla. Questo campione di urina gli erastato consegnato dai dirigenti sportivi della Federa-zione perchè lo analizzasse, e lui mi chiese come sisarebbero potute applicare le sue nuove tecniche dianalisi gas-cromatografiche ai liquidi organici perl’individuazione ed il dosaggio preciso di eventualicomposti aminici di interesse biofarmacologico.

Nell'estate 1960 ioero a Roma assistenteuniversitario; ma con ilProf. Liberti (e con isuoi allievi) avevo giàstabilito una affettuosaamicizia ed una colla-borazione feconda,culturale e scientifica,già negli anni prece-denti a Messina doveeravamo giunti insie-me, io Assistente allaFacoltà di Medicina elui Professore allaFacoltà di Chimica.

Progettammo un piano di lavoro, insieme con ilsuo allievo Paolo Cartoni, e fu possibile mettere apunto un nuovo e specifico metodo gas-cromatogra-fico di determinazione delle anfetamine nei liquidiorganici, soprattutto urine, con documentazione gra-fica quantitativa. Fu così possibile dimostrare anche,per la prima volta, che nell’uomo la metil-anfetami-na assunta (commercialmente Pervitin o Metedrina,molecole parenti dell’attuale Ecstasy) veniva inparte metabolicamente trasformata in anfetamina(cioè la nota Benzedrina o Simpamina) e si aveval’escrezione di ambedue i composti nelle urine.

I nostri studi suscitarono interesse quando licomunicammo dapprima a Viareggio nel 1963 in

Come è nato l’antidoping moderno

Relazione introduttiva del Prof. Ferruccio DE STEFANO al Convegno “La Medicina Sportiva: doping, etica, sociologia, dirit-to” - Sala dei Convegni Confindustria Frosinone - 10 maggio 2006. Sotto l’Alto Patronato del Presidente della Repubblica,indetto dalla SIPS, dall’Ordine dei Medici di Frosinone e dalla Confindustria di Frosinone.

inostri studi suscitarono interesse quando licomunicammo dapprima a Viareggio nel1963 in occasione del Torneo Internazionale

Giovanile di Calcio e poi a Firenze nel 1964 alCongresso Nazionale sui Problemi della Prevenzio-ne in Medicina dello Sport. Già allora inchiestecondotte nell’ambiente sportivo italiano avevanomesso in luce che oltre il 50% dei calciatori ricorre-vano all’uso di farmaci a scopo dopante ed il feno-meno era rilevante anche fra i giovani dilettanti.

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occasione del Torneo Internazionale Giovanile diCalcio e poi a Firenze nel 1964 al Congresso Nazio-nale sui Problemi della Prevenzione in Medicinadello Sport. Già allora inchieste condotte nell’am-biente sportivo italiano avavano messo in luce cheoltre il 50% dei calciatori ricorrevano all’uso di far-maci a scopo dopante ed il fenomeno era rilevanteanche fra i giovani dilettanti.

Poichè la nostra tecnica si rivelò rapidamenteefficace (tra l’altro ricevetti una richiesta dal segreta-rio di una associazione ippica per il controllo dellecorse a Longchamp, per analisi a pagamento o coninvito a trasferirmi a Parigi per qualche tempo; edun’altra da Londra) fu accettata ed applicata ufficial-mente per la prima volta in Italia per il controlloantidoping nella finalissima - spareggio proprio aBologna per assegnare il titolo di campione d’Italiafra Bologna ed Inter. Fu un fiasco clamoroso; maquesta è un’altra storia tutta italiana e potrò raccon-tarvela, come un pettegolezzo, nel corso della pausapranzo.

Desidero invece, in pochi minuti, dirvi sintetica-mente perchè si può morire dopandosi; e poi, in altripochi minuti, accennarvi alle gravi difficoltà dell'an-tidoping del futuro, tanto che il titolo di questo miointervento più efficacemente avrebbe potuto essere: èancora possibile un controllo antidoping in futuro?Questo perchè l’antidoping moderno, quello di cui vistavo parlando, ed al quale ho contribuito, è soltantol’ultima fase, l’ultimo atto dell’antidoping antico,come cercherò di spiegarvi.

Il doping ha una sua storia lontana, e già i roma-ni drogavano i cavalli con l’idromele, una miscela diacqua e miele, per la corsa con i cocchi; gli Indiosmasticavano foglie di coca per vincere la fatica.

La parola doping deriva dal verbo inglese to

dope che significa, nello racing slang, somministra-re una mistura, una droga, ai cavalli impegnati nellecorse, sia per aumentare che per diminuire l’effi-cienza fisica, in funzione della quantità di drogasomministrata.

Ma quale è la base fisiopatologica del doping,il cui scopo è influire sul rendimento energeticodell’atleta? (Non solo però, poichè vi è anche unrendimento psichico, che ha una sua base fisiopato-logica diversa).

Anche dopo allenamento il rendimento energe-tico di un atleta non supera il 70-80%della disponi-bilità energetica totale dell’organismo, poichè unaquota residua del 20-30% deve rimanere comunquenella sua disponibilità per esigenze estreme emer-genti; in sostanza questo 20-30%rappresenta quellache viene indicata come “riserva energetica autono-mamente protetta”, sostanzialmente inaccessibile,ed è una salvaguardia a tutela di processi metabolicivitali dell’organismo.

Segnale del raggiungimento di questo limitedel 70-80% è la fatica, il dolore, la stanchezza, cheimpedisce di attingere a questa riserva energeticaper aumentare la prestazione atletica; la sostanzadopante ha proprio l’obiettivo di superare questolimite ed attingere a questa riserva.

Così questo 70-80% rappresenta il “limite sog-gettivo di rendimento” il quale, attraverso un “inter-vallo di sicurezza (cioè il 20-30% di “riserva ener-getica autonomamente protetta”), consente di passa-re nel cosiddetto “limite oggettivo di rendimento”.

Ma quando con l'aiuto della sostanza dopante,(che impedisce di avvertire gli stimoli della fatica,del dolore, della stanchezza, neutralizzando i mec-canismi endogeni di salvaguardia e superando l’in-tervallo di sicurezza) si attinge alla riserva energeti-ca autonomamente protetta e si raggiunge, anzi siesaurisce, il limite oggettivo di rendimento, se l’a-tleta necessita per le sue funzioni vitali (cardio-cir-colatorie, termoregolatrici, ed altre) di ulterioriquote energetiche per esigenze vitali riequilibraticidell’organismo, la sua vita è in pericolo.

Così morirono Knut Jensen nel caldo ed afosopomeriggio romano ed il campione del mondo TomSimpson nella torrida e rarefatta atmosfera delMont Ventoux; raggiunti i limiti oggettivi di rendi-mento, esaurite al 100% le riserve energetiche,mancarono loro le necessarie disponibilità energeti-che per i processi essenziali di termoregolazione edi altre funzioni vitali.

Come vi accennavo prima è già nato il verodoping moderno, il doping cosiddetto naturale, ildoping cosiddetto genetico, cioè il doping del futu-ro; ma l'altidoping vero moderno, questo antidoping

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del futuro non so se mai nascerà, non so se mai sipotrà realizzare. E tutto questo per colpa, o meritoinsieme, della moderna scienza medica, del pro-gresso inarrestabile della Medicina.

Gli studi genetici sull’uomo hanno già accerta-to che numerosi geni, oggi circa un centinaio, sonoin qualche modo associati alle prestazioni atletiche.Ma due esempi paradigmatici si conoscono meglio,riferiti a due apparati del nostro corpo, fondamenta-li per l’esercizio dell’attività sportiva, agonistica onon: l’apparato emopoietico e l’apparato muscolare.

Per quanto riguarda l'apparato emopoietico,fondamentale per l’apporto di ossigeno ai muscolied a tutti gli organi impegnati in vario modo nellosforzo agonistico, desidero segnalare questo caso.Nel 1964 un atleta finlandese conquistò due meda-glie d’oro nelle faticosissime gare di fondo sciisti-che alle Olimpiadi invernali; successivamente si èappurato che lui stesso e tutta la sua famiglia eranoportatori di una mutazione genetica dell’eritropoie-tina (la cui forma sintetica in commercio è il famo-so EPO) per cui il suo tasso di emoglobina ed ilnumero dei globuli rossi era naturalmente più eleva-to del normale.

Per quanto riguarda l’apparato muscolare, oggisi sa che la normale strutturazione ed il trofismo deimuscoli sono assicurati da tre fattori principali: 1)la miostatina, 2) la distrofina, 3) un fattore di cresci-ta insulino - simile (IGF-I)

La miostatina controlla e blocca l’eccesso disviluppo muscolare, la distrofina ripara i danni pro-curati alle miofibrille dai continui movimenti el’IGF-I attiva le cellule staminali muscolo-specifi-che, dalle quali poi deriveranno le cellule che pro-ducono la distrofina.

Ora, ad esempio, si sospetta che un campioneeuropeo di sollevamento pesi sia affetto da unamutazione genetica che blocca l’attività della mio-statina, donde le sue masse muscolari ipertrofiche.C’è anche il sospetto che qualche Casa farmaceuti-ca possa produrre un farmaco, un fattore che bloc-chi la miostatina, ad esempio anticorpi specifici,che poi l’atleta possa utilizzare.

Inoltre oggi la Medicina è seriamente impegna-ta nella cura della malattia di Duchenne, una graveforma di distrofia muscolare, nella quale una muta-zione genetica ereditaria comporta l’assenza delladistrofina, una proteina la cui produzione dipendeda geni specifici dei nuclei delle cellule muscolariche, normalmente, vengono riprodotte per attivazio-ne delle cellule staminali muscolo-specifiche daparte del fattore IFG-I. Pertanto si sta tentando l’in-serimento, nei nuclei delle cellule muscolari, delgene per l’IFG-I utilizzando come vettore un virus

che infetta elettivamente i muscoli ma è privato delsuo DNA per evitare che proliferi per suo contocausando una malattia.

Ma questa tecnica terapeutica potrebbe essereutilizzata anche dagli atleti e non sarebbe di fattoaccertabile, e quindi non sanzionabile, come nonpotrebbero essere sanzionati i “mutanti naturali”.

Dunque la Medicina cerca di curare le malattiee guarirle; e non è illecita la sua attività di produzio-ne di EPO, o il tentativo di produrre inibitori dellamiostatina, o infine di utilizzare l’IGF-I inserendolonel muscolo in modo così rocambolesco. Ed inoltreil futuro è nello scoprire le varianti genetiche natu-rali, le quali non possono essere definite “sleali”peril vantaggio “biologico” che assicurano all’atleta.Ecco quindi che il commercio illegale nel settoredel miglioramento genetico sarà difficile da control-lare, se non proprio impossibile.

E così l’orizzonte, non so quanto lontano, dellosport si annebbia nello scontro, imprevedibile nellenuove forme create dalla tecnica (!), tra il fattibiledoping genetico da un lato e l’etica e l’organizza-zione sociale dall’altra.

Gentili ascoltatori, non avevo l’intenzione di stu-pirvi; sono io sconcertato per essermi accorto troppotardi, riguardando in questi giorni le troppe carte sulmio tavolo, di quanto può cambiare la Medicinadello Sport, e di quanto è proprio necessario edurgente discutere di Etica, di Sociologia e di Diritto.

Così ho malinconicamente concluso con mestesso che è proprio difficile distrarre l’Uomo dall’u-nico sport vero che conosce, quello (forse) del Paliodi Siena. Vorrei tanto avere prove nuove del contra-rio, proprio dal dibattito di questo Convegno. Grazie.

Ferruccio De Stefano

La Medicina cerca di curare le malattie e guarir-le; e non è illecita la sua attività di produzionedi EPO, o il tentativo di produrre inibitori dellamiostatina, o infine di utilizzare l’IGF-I inseren-dolo nel muscolo in modo così rocambolesco.Ed inoltre il futuro è nello scoprire le variantigenetiche naturali, le quali non possono esseredefinite “sleali”per il vantaggio “biologico”che assicurano all’atleta. Ecco quindi che il com-mercio illegale nel settore del miglioramentogenetico sarà difficile da controllare, se non pro-prio impossibile.

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8 SCIENZA E TECNICA, N. 430, 2006

Coorporate Social Responsabilityovvero Responsabilità Sociale d’Impresa

UU n concetto quasi nuovo… abbastanza nuovoper il Bel Paese. Un qualcosa che evoca“solidarietà” e “socialità” se non proprio

altruismo. Ma forse proprio per i fantasmi che evocadovrebbe trovare una diversa “traduzione”: altrimentiil comune lettore si sentirà sempre “tradito” di frontead un'Azienda che, magari, ha pure il suo bel bilancio“sociale” certificato da un rigoroso “bollino blu” diuna delle famigerate società di revisione, ma che infatto di altruismo e solidarietà è meglio non parlarne.Anche perché altrimenti che Azienda votata al profittosarebbe?

A ciò non fanno certo eccezione le industrie far-maceutiche. Qualche lettore affezionato - alla Rivistae non a me - potrebbe pensare che tra me e il settore cisia un “particolare” feeling ma come dice il detto: lasalute prima di tutto! Proprio per tale motivo questosettore dovrebbe essere il più sensibile ai problemiconnessi alla “responsabilità” sociale d'impresa consi-derando l'immediata relazione che esiste tra la loroproduzione e la salute dell'umana gente.

Una sensibilità d'elefante - senza offesa per i deli-ziosi pachidermi che, invece, ne hanno molta - visti itrascorsi, anche recenti, che hanno interessato più diun'industria farmaceutica impelagatasi in prodotti -farmaci - che poi così curativi non si sono mostrati,anche a causa di gravi “effetti” collaterali. Il problema

non è stato solamente nell'aver commercializzato far-maci “dannosi” - cosa di per sé sufficiente a tacciare lestesse di “irresponsabilità” - ma nel comportamentoseguito una volta che il danno è emerso (la famosa far-macovigilanza). Lo scenario che si presenta è quasisempre lo stesso: mancanza di trasparenza (nellecomunicazioni relative alla pericolosità pur “registra-ta” del farmaco) con gravi ritardi nella sua necessariaeliminazione dai banchi delle farmacie nonché dallecassette medicinali di molti cittadini, in cui non èescluso che qualche campione dei farmaci killer anco-ra stazioni.

Il “dio Denaro” ha presto preso il sopravvento suipur nobili principi della “responsabilità sociale” nonvolendo scomodare il povero Ippocrate ed il suo giura-mento. Ed ecco che si paventa (cfr. Salutest n. 61 apri-le 1996) la “mistificazione” dei risultati clinici preven-tivi ottenuti per cui, con abili manovre di marketing, sievidenziano le “positività” del prodotto mentre si met-tono in ombra, se non addirittura in “cantina”, le nega-tività registrate.

La cosa che lascia perplessi è la “scarsa lungimi-ranza” di questi geni del marketing: difatti per quantopossono essere elevati i guadagni delle industrie far-maceutiche - e lo sono - anche i costi collegati alla“astuta” vendita - salvo dover sospettare l'insospettabi-le - dovrebbero esserlo. Costi diretti, rimborsi perdanni (soprattutto in quei Paesi di più elevata civiltà

ove è prevista l'azione collettiva, visti icosti che il privato dovrebbe sostenere perottenere una parvenza di giustizia quandola controparte è una multinazionale), maanche indiretti (danni di immagine, perché“bene o male” con la salute non si scher-za!).

Recentemente, in tema, è uscito unreport (outlook) di un progetto finanziatodalla Commissione europea (direzionegenerale Impiego e affari sociali) aventeper oggetto la “responsabilità socialed'impresa” ed il risultato - per il settorefarmaceutico - non è naturalmente entu-siasmante.

Per partire dall'inizio, se è vero cheun qualsiasi farmaco ha i suoi bravi “effet-ti collaterali” è altrettanto vero che primadella sua commercializzazione lo stessodovrebbe aver dovuto superare “brillante-mente” una serie di test volti a valutarne il

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rapporto - che governa tutte le nostre decisioni - tracosti (effetti collaterali) e benifici (capacità curative).Test che prevedono esperimenti sugli animali, prima eper tutto “scuorno” degli animalisti più convinti, esulle persone, dopo e qui non si oppone alcuno - lavita umana varrà pur qualcosa, cfr. recenti fatti nellaterra di Albione -. Pertanto solamente se i benefici(proprietà curative) superano sensibilmente i costi(effetti collaterali) il prodotto dovrebbe essere messo adisposizione. Ma sembrerebbe, purtroppo, che nonsempre sia andata così.

Nel report viene evidenziato come, per comincia-re, le sperimentazioni non, sottolineo il NON, identifi-cano tutti gli effetti collaterali ma solamente i più fre-quenti, se qualcuno ogni tanto rischia di “lasciarci lapelle” cosa fa'… è statisticamente irrilevante. Ma que-sto atteggiamento cosa comporta: in pratica ci sonoeffetti collaterali “anche gravi” ma che “si verificanoraramente” per cui non vengono presi in considerazio-ne ai fini dell'autorizzazione alla commercializzazionedel farmaco - o presunto tale -. Però quando il presun-to medicinale “è utilizzato da migliaia di persone” lestatistiche lasciano il passo alle probabilità. Per ciò ilprimo consiglio - prezioso - è “è sempre bene evitaredi assumere un medicinale di recente produzione se cisono alternative più sperimentate” (un compendio di“fiducia”, una dimostrazione che nessuna “procedura”è buona se gli uomini che ne sono alla direzione nonsono “onesti”).

Sembrerebbe che se la prima fase è deficitaria -dal punto di vista delle garanzie per la salute - laseconda - quella della farmacovigilanza - non siamigliore (come già accennato) almeno nel VecchioContinente. L'autorità di controllo europea (una certaEMEA) cade - manco a farlo apposta - sotto la Dire-zione Generale dell'Industria quale fulgido esempio -nel Bel Paese ne siamo abituati - di Controllori con-trollati dai Controllati (a qualcuno forse sovvengono ifatti della Banca d'Italia). Forse sarebbe auspicabile -come sostiene “Altroconsumo - Associazione dei con-sumatori” - portarla sotto la Direzione Società e Con-sumatore, ma sarebbe un'altra musica.

I risultati: nel corso del 2004 l'EMEA ha diffusoben 5 allarmi riguardanti la sicurezza d'impiego deifarmaci mentre nel corso dell'anno passato - il 2005 -gli allarmi sono stati ben ZERO. Un paragone: la Foodand Drug Administration - il corrispondente organo a“Stelle e Strisce” - nel 2004 ha “elevato” 107 allarmi!Ma forse in Europa i farmaci sono migliori…

Ricapitolando: “può capitare” che effetti “indivi-duali” gravi registrati “raramente” nel corso delle spe-rimentazioni non siano pubblicizzati in quanto leIndustrie non hanno un obbligo - sic! - di legge che lecostringa a rendere pubblico l'esito di tutti i risultati

registrati nella fase di sperimentazione.Continuiamo, anche in fase di produzione “si

manifestano dei problemi”: i controlli di qualità nonsono perfetti - anche questo!! - e possono verificarsicontaminazioni pericolose. Su un campione di 20industrie messe sotto osservazione, ben 10 (il 50%)avevano ricevuto da parte della FDA (naturalmente!)almeno un ammonimento (nemmeno uno dallaEMEA, ma se esiste un motivo ci sarà?) per aver vio-lato le regole che sono alla base di una “buona praticadi fabbricazione”.

Non basta: le industrie, pur non essendo propriolegale, sovente fanno in modo di “allargare il mercato”promuovendo non ufficialmente il prodotto anche perutilizzi per cui non è registrato (né testato): malattiediverse o fasce d'utenza non incluse. Ciò grazie aimolto nobili “medici di famiglia”. Sembrerebbe, infat-ti, che “le vendite per l'uso al di fuori delle indicazionirappresentino una fetta importante del mercato”. InFrancia, il Revue Prescrire ha sottolineato come nel2004 gli informatori scientifici nel 35% delle loro pro-mozioni avevano “venduto” i farmaci per proprietàcurative non “ufficiali”. Già, le informazioni propinateai medici di famiglia non sarebbero complete anzi,non raramente, sarebbero addirittura “fantasiose” …ma i medici, anche quelli di famiglia, sono laureati eleggere le informazioni ufficiali - e sarà un caso chevengono chiamate “bugiardini” - non dovrebbe esserecosì complesso.

Certamente si potrebbe ragionare del caso Glaxo-SmithKline - discusso in tribunale - circa il comporta-mento “corruttivo” delle industrie farmaceutiche che,senza arrivare a riconoscimenti in denaro, tentano inostri medici di famiglia con regalie varie e faciliospitalità in occasione di “eventi scientifici”. Sarà uncaso che sovente le spese “amministrative” e le spesedi “marketing” sono accorpate nella medesima voce?

Per concludere, se da un lato abbiamo un deside-rata quale la “responsabilità sociale d'impresa”, dal-l'altro abbiamo: a) l'assenza dell'obbligo di pubbliciz-zare tutti i risultati ottenuti nella fase sperimentale; b)la pubblicità “ingannevole” profusa tramite gli infor-matori scientifici (stessa Revue Prescrire, anno 2004nel 9% dei casi analizzati gli informatori scientificisono arrivati ad “inventare” indicazioni terapeutichetotalmente differenti da quelle ufficiali); c) un Con-trollore (EMEA) controllato dai Controllati (Direzio-ne Generale dell'Industria). Stando così le cose ilrisultato non può che essere: l'immissione sul mercatoda parte di quasi tutte le industrie farmaceutiche dimedicine risultate inutili “me too” se non addiritturaveri e propri attentati alla salute. E che buon pro cifaccia...

Lorenzo Capasso

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HH oo letto con molto interesse l’intervento diun amico messinese relativamente allacostruzione del ponte sullo Stretto, e si

vede chiaramente che esso è scritto con il cuore di unbuon siciliano innamorato della sua terra. Infatti, asostegno della sua tesi sull’urgenza di costruire ilponte e sulla sua utilità, riporta uno studio di VAS(Valutazione Ambientale Strategica) fatto da un rag-gruppamento di imprese molto vicine a quelle chedovranno costruire il ponte.

La Valutazione Ambientale Strategica assolve alcompito di verifi-care la coerenzadelle proposte pro-grammatiche everificatorie con gliobiettivi di sosteni-bilità, a differenzadel VIA (Valutazio-ne di ImpattoAmbientale), che siapplica a singoliprogetti di opere.

Da un primoesame non sembrache la VAS siastata fatta da unorganismo al diso-pra delle parti, nelrispetto dei criteridi estrema obiettività.

E’ scritto nella VAS, al primo punto: “La solu-zione ponte è risultata fortemente preferibile allasoluzione del traghettamento potenziato, in partico-lare per il raggiungimento di un drastico abbatti-mento delle emissioni di gas di scarico”. Attual-mente, durante la fase di traghettamento, i motoridei mezzi trasportati dalle navi sono spenti, e quindiinquinamento zero. L’inquinamento atmosferico èdovuto soltanto allo scarico del motore della nave.Tenendo conto che ogni nave porta mediamente 50automezzi, non penso che una nave possa dar luogoad una emissione gassosa superiore a quella cheemetterebbero tutti gli automezzi contemporanea-mente nella fase di attraversamento del ponte. D’al-tra parte non ho dati statistici, e le mie sono consi-derazioni dell’uomo della strada.

Comunque, mettere al primo posto il “drasticoabbattimento delle emissioni di gas di scarico”,come benefici derivanti dalla costruzione del ponte,a mio giudizio è un modo di buttare fumo negliocchi perchè il problema dell’inquinamento atmo-

sferico nello Stretto non esiste, e penso che non esi-sterà mai, trattandosi di zona molto ventilata.

Bisogna ricordare che il ponte è un’opera gran-diosa e innovativa, che sorgerà in una terra inquieta,con fortissimi venti e a rischio di terremoti.

Quando l’opera sarà completata, avremo chequattro cavi di acciaio lunghi 5300 metri e due torrialte quasi 400 metri (più della torre Eiffel) sorreg-geranno l’intera struttura a 65 metri sopra il livellodell’acqua. Realizzare un’opera di questo generepresenta enormi difficoltà, non solo per le dimen-sioni, ma soprattutto a causa delle caratteristiche

geofisiche delloStretto di Messina.Secondo Gianluca

Velensise, responsa-bile dell’unità di tet-tonica attiva e strut-ture sismogenetichedell’Istituto Nazio-nale di Geofisica eVulcanologia,”tuttoil sud Italia è insta-bile dal punto divista sismico. Inparticolar modo losono la Sicilia e laCalabria”. Le lorocoste tendono a sol-levarsi rispetto al

livello del mare. Il moto convergente della zollaafricana e di quella euroasiatica spinge la Siciliaverso Nord-Ovest e la Calabria verso Nord-Est aduna velocità di circa un centimetro l’anno.

Proprio sotto le acque dello Stretto passa unafaglia sismica attiva, quella che nel 1908 provocò ilcatastrofico terremoto che distrusse le città di Mes-sina e di Reggio Calabria.

Nonostante il previsto spostamento sopradescritto, gli strumenti installati da decenni sulledue sponde dello Stretto non rilevano alcun movi-mento, perchè in quella zona agisce la faglia, cheassorbe la tensione ed impedisce alle coste di allon-tanarsi. Quando la faglia sarà completamente cari-ca, libererà improvvisamente tutta l’energia accu-mulata e la sfogherà in un violento terremoto.

Il meccanismo descritto da Valensise è quelloche nel 1908 produsse il sisma più violento nellastoria del nostro Paese: il terremoto di Messina.“Durante quel terremoto – prosegue l’esperto – ledue coste della Sicilia e della Calabria, improvvisa-mente libere di muoversi, si allontanarono di colpo

IL PONTE SULLO STRETTO DI MESSINA

Durante quel terremoto le due coste dellaSicilia e della Calabria, improvvisamente liberedi muoversi, si allontanarono di colpo di settan-ta centimetri. Contemporaneamente la costacalabra sprofondò di 55 centimetri rispetto allivello del mare, e quella siciliana di 75. Nell’e-ventualità di un nuovo terremoto dagli effettiparagonabili a quello, il ponte subirebbe unostrappo improvviso, un allontanamento bruscodell’ordine di grandezza di un metro.

““

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di settanta centimetri. Contemporaneamente lacosta calabra sprofondò di 55 centimetri rispetto allivello del mare, e quella siciliana di 75. Nell’even-tualità di un nuovo terremoto dagli effetti parago-nabili a quello, il ponte subirebbe uno strappoimprovviso, un allontanamento brusco dell’ordinedi grandezza di un metro”.

Il ponte sarà in grado di resistere a una solleci-tazione di questo tipo?

Alberto Castellani, ordinario di Tecnica delleCostruzioni al Politecnico di Milano (uno degliingegneri che hanno preso parte alla progettazionedel ponte) dice che: “Il disegno del ponte tieneconto dell’eventualità di un terremoto di grandeintensità. La struttura può sopportare scosse cheimprimono un’accelerazione fino a 0,7 volte l’acce-lerazione di gravità, un valore molto elevato, regi-strato per esempio durante il terribile sisma nellacittà giapponese di Kobe nel 1995. Abbiamo sceltoquell’evento come riferimento in mancanza di datistrumentali relativi al terremoto di Messina. Ilponte è un pendolo, che può oscillare liberamentecon una ampiezza di svariati metri. Per quantoriguarda l’allontanamento improvviso delle coste, igiunti posti alle estremità dell’impalcato sarebberoin grado di assorbire lo strappo”. I giunti, spiegaancora Castellani, servono a compensare la dilata-zione termica delle parti metalliche del ponte: nellegiornate molto calde l’intero impalcato si allunga diquasi sette metri. Ciascun giunto è fatto come unacoppia di pettini con i denti intersecati che possonoscivolare allontanandosi reciprocamente fino a tremetri e mezzo.

Ma che cosa accadrebbe se il terremoto si veri-ficasse in una giornata fredda, quando il ponte è alminimo della sua dilatazione termica e i giunti fos-sero a fine corsa? “In tal caso, ovviamente, i giunti siromperebbero”, risponde l’ingegnere,”e l’impalcatosi spaccherebbe. Il ponte resterebbe in piedi, perchèsono le torri e le funi a sostenerlo, ma le auto in tran-sito in quel momento avrebbero dei problemi”.

Vento massimo: 150 kilometri all’ora. Unadelle ragioni per cui il ponte avrà una strutturasospesa, libera di oscillare, è il forte vento che spes-so batte lo Stretto, toccando velocità di 200 kilome-tri orari. “Il ponte è percorribile fintanto che ilvento si mantiene sotto i 150 kilometri all’ora, spie-ga Castellani, perchè è dotato di barriere frangiven-to capaci di riparare le auto, ma troppo basse perproteggere camion e treni. Se le raffiche dovesserosuperare i 150 kilometri orari, i veicoli più altipotrebbero sbandare e le oscillazioni della struttu-ra potrebbero creare dei problemi alla guida”.

Azzardiamo un’altra ipotesi: che cosa accadreb-

be se un terremoto della massima intensità colpisseil ponte in una giornata di forte vento? La struttura èin grado di resistere alle due sollecitazioni combina-te? “Considerato che la durata media di in sisma èdi mezzo minuto, che quelli di intensità estrema siverificano in media una volta ogni cinquecento anni,e che il vento raggiunge la velocità massima solopochi giorni all’anno, risponde l’ingegnere, la pro-babilità che i due eventi si sovrappongano è pratica-mente nulla. Il progetto tiene conto delle combina-zioni più probabili, come la sovrapposizione di unterremoto di media intensità con un vento di mediaintensità”. La sfida del ponte alla natura può quindiessere vinta secondo la tesi dei suoi progettisti.

Ma è il contesto geologico a rendere inquietinell’analizzare la fase progettuale. Il rischio dicostruire il ponte a campata unica più lungo delmondo nella zona a più forte sismicità del Mediter-raneo sembra, in realtà, elevato. Reggerà al terre-moto prossimo venturo un ponte che è stato commi-

C’è poi il problema della tenuta del pontedurante la fase di costruzione, tenendo pre-senti anche i dati recenti, che indicano lapossibilità di enormi “scivolamenti gravita-tivi profondi” sul versante calabrese (in pra-tica frane colossali), con piani di rottura chepossono arrivare a interessare le strutture disostegno. Altre frane di varia entità vengonomesse in luce su quel versante da molti geo-logi, che individuano piani di scivolamentoattivi, fratture e faglie un poco dovunque.

Il ponte Nord di Bonn

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surato a 7,1 Richter, tenendo presente che il famige-rato sisma di Messina e Reggio del 1908, visto chesi tratta di una stima indiretta su dati incerti, e chequindi quello futuro potrebbe essere di magnitudo7,2 o 7,5? La teoria del terremoto caratteristico (chefa ipotizzare qui un tempo di ritorno di 1500 anni el’impossibilità di avere, nel frattempo, terremotimeno forti, ma comunque catastrofici) è applicabileall’area dello Stretto? Va inoltre ricordato che ilponte risulta efficacemente difeso da un terremoto7,1 Richter solo una volta interamente realizzato,ma nulla viene assicurato per le lunghissime fasicostruttive (alcuni anni), in cui le strutture sarebbe-ro vulnerabili, insieme a ciò che è fuori dall’impal-cato. Ma la domanda che si pongono alcuni geologiè: a cosa servirebbe un ponte che rimane in piedi seil terremoto fosse soltanto 7,1 Richter?

Invece di unire due future aree devastate (quelloche diventerebbero Reggio e Messina) non sarebbemeglio spendere prima quelli e altri denari nellaristrutturazione di città che hanno appena il 20 percento di costruzioni antisismiche? La Sicilia nordo-rientale e la Calabria meridionale sono notoriamentele regioni a più alto rischio sismico dell’intero Medi-terraneo. A partire dal IX secolo, tale area è statacolpita da almeno 13 terremoti di intensità superioreal settimo grado della scala Mercalli. Inoltre, sulquadro geologico dello Stretto di Messina esistonotuttora discordanti interpretazioni sulla genesi stessadello Stretto. E’ in corso da anni un acceso dibattitoscientifico, e persino la faglia del terremoto del 1908resta da definire con certezza. All’obiezione che, inaltre regioni sismiche (Stati Uniti e Giappone), iponti si costruiscono, è fatale rispondere che, però,molte volte crollano in seguito a terremoti, come èaccaduto a Kobe, in Giappone, nel 1995. Strutturemolto più basse e con decine di piloni di sostegno incemento armato, piegate come burro.

C’è poi il problema della tenuta del pontedurante la fase di costruzione, tenendo presentianche i dati recenti, che indicano la possibilità dienormi “scivolamenti gravitativi profondi” sul ver-sante calabrese (in pratica frane colossali), conpiani di rottura che possono arrivare a interessare lestrutture di sostegno. Altre frane di varia entità ven-gono messe in luce su quel versante da molti geolo-gi, che individuano piani di scivolamento attivi,fratture e faglie un poco dovunque.

I progettisti sostengono che l’impostazionedelle torri e dei blocchi di ancoraggio sposterebbesolo un milione di metri cubi di materiale, e che talespostamento non porterà alcun dissesto; sugli scivo-lamenti profondi non sono previsti approfondimen-ti. Anzi, gli stessi progettisti ammettono che “leopere previste... possono provocare fenomeni diinstabilità... e la modificazione degli alvei fluviali”(dalla relazione di progetto).

Poco chiara è inoltre la destinazione di quelmateriale estratto e la provenienza di quello che ser-virà come inerte per il calcestruzzo. Come verrà trat-tato? E che prezzo pagheremo in termini ambientalie per l’incremento del dissesto provocato dall’aper-tura di nuove cave? Lo stesso approvvigionamentoidrico per la costruzione sarebbe un serio problemain un’isola in via di desertificazione dove, durante lastagione estiva, ci sono molti paesi che non riesconoa dissetarsi, e dove si sta combattendo una vera epropria guerra per l’acqua potabile.

Ci sono infine i dati geodinamici recentementemessi in luce dall’ENEA, che indicano un solleva-mento verticale differenziale della costa calabrese(1,5 mm/anno) rispetto a quella sicula (0,4mm/anno) e una divaricazione della Calabria rispettoalla Sicilia per una deriva di 1 cm/anno: in pratica uncomportamento non omogeneo di cui si dovrebbetenere conto nella costruzione, con un incrementosignificativo di spesa.

Vediamo un pò la parte economica.Un buon padre di famiglia si indebiterebbe

pesantemente per realizzare qualcosa di non urgen-te, poco necessaria, non sicura al 100%, e cheapporterebbe benefici solo ad una limitata partedella famiglia stessa?

L’Italia sta attraversando un periodo nel qualele finanze presentano grossi problemi.

Sarebbe opportuno fare delle scelte e dare lapriorità alle opere sicure, e delle quali possanobeneficiare tutti i cittadini.

Ho cercato di considerare il problema nella suaglobalità, spogliandomi di quel campanilismo cheogni buon siciliano dovrebbe avere.

Giuseppe Ugo Amodeo

Il ponte Verrazzano a New York che collega Brooklyn a Staten Island

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La nuova EnciclicaSCIENZA E TECNICA, N. 430, 2006 13

LLe due importanti espressionidella Chiesa cattolica apostoli-ca romana, erga omnes, sono i

Concili e l’Encicliche.Il Concilio, dal latino concilium

(cum e calare) significa convocare.Nell’antica Roma era un’assembleapopolare o comizio (concilia plebis).Nel cattolicesimo è un’assemblea divescovi riunita per deliberare sumaterie ecclesiastiche. Uno tra i piùsignificativi fu quello di Trento delXVI secolo, in cui, dopo aver appa-rentemente presa in considerazione laRiforma luterana, si finì per respin-gerla e condannarla, dando inizio allaControriforma.

E veniamo all'enciclica. Discendedal greco ekyklios, circolare. Antica-mente venivano usate lettere circolarida prìncipi e magistrati per comunicareal popolo disposizioni. Ora il termine è divenutoesclusivo del linguaggio ecclesiastico e riferito aparticolari e significative lettere pontificali indi-rizzate a tutta la Chiesa ed ai credenti in genere.E’ usanza che le prime parole del testo, costitui-scano anche il titolo, donde la nuova enciclica diBenedetto XVI: Deus caritas est, Dio è carità.

La carità che si vuole intendere è chiaramen-te quella dell’amore per il Signore e per estensio-ne alle sue creature, cioè agli uomini. Ed è unacarità nel senso lato dell’accezione, quasi a ricor-dare il significato etimologico del termine latino:caritas, come amore, tenerezza, affetto, risalenteal greco agape.

Ma il Papa ha ricordato anche un secondoconcetto dell’amore: l’eros (dal greco erotikos)che è appunto l’aspetto materiale, o meglio fisico,del rapporto tra gli uomini. Ebbene nell’agapepensiamo che credenti e non, religiosi e laici,possano essere tutti d’accordo; è nel secondoconcetto che, pur cogliendo nelle parole di PapaRatzinger un timido prodromo aperturista, riman-gono da superare ancora annosi tabù, come adesempio i rapporti sessuali prematrimoniali enon, nonché il forzato celibato dei sacerdoti e

religiosi in genere, compresi gli ordini femminili,che nel Protestantesimo sono equiparate aimaschi. Tutto ciò senza poi toccare il delicatissi-mo tema del rapporto scienza-religione, afferentela contraccezione, l’aborto e la ricerca medica.

Ci sarebbe inoltre un terzo concetto dell’a-more che il Papa ha omesso, ergo quello di filia,per i greci l'amore nel senso della passione per ilbello, l’arte, la cultura ed i beni terreni.

Ritornando al concetto di carità è doverososottolineare l'altruismo dei missionari, i quali damolto tempo si dedicano, oltre al canonico com-pito di diffondere la fede, al compimento di operesociali verso i malati ed i più poveri, espletando ilvero verbo del Cristo. Per tutti vale ricordare illuminoso esempio di Madre Teresa di Calcutta.Ecco che la caritas diviene solidarietà umana,come nel caso di chi dona il proprio sangue e nonsa spesso neanche chi ne usufruirà, oppure chidestina aiuti in soccorso dei popoli colpiti dacalamità naturali o da guerra.

Ci piace concludere con un commoventepensiero estrapolato dal Diario di Anna Frank,l’ebrea olandese morta nel campo nazista di Bel-sen: “Non prego per me, ma prego per gli altri”.

Fulvio Roccatano

Papa Ratzinger

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14 SCIENZA E TECNICA, N. 430, 2006

L’energia solare dal passatoal futuro: storia, arte,scienza e tecnologia

Manifestazione nazionale itinerantein centri urbani e rurali promossadal Comitato Nazionale “La Storiadell'energia solare” (CONASES)e dal Gruppo per la storiadell'energia solare (GSES).Scopo della manifestazione èrichiamare l'attenzione del grandepubblico sull'uso dell'energia solarerinnovabile sulla Terra, attraversoun percorso che combinando storia,arte, scienza e tecnologia, inviti ariflettere sul ruolo svolto da questafonte nel passato e su quello cheessa potrebbe avere nel nostrofuturo. Istituzioni e organizzazioniinteressate ad impegnarsi nelpromuovere e sostenerefinanziariamente la manifestazionenei propri ambiti locali potrannoricevere gratuitamente variomateriale espositivo e sostegnotecnico come esemplificato diseguito:• Mostra di oltre 20 pannelli inforex di un metro per ottantacentimetri con testo, fotografie egrafici su storia e futurodell'energia solare.• Filmato “The Power of the Sun”in inglese con sottotili in italiano,in due formati: DVD di 20 minutisugli sviluppi scientifici alla basedella cella fotovoltaica; DVD di 56minuti, sulla tecnologia

fotovoltaica dalla luce alla storia ealla scienza che ne hanno resopossibile l'invenzione e gli sviluppisuccessivi. I due filmati sonorealizzati con la collaborazione, perla narrazione, dello storicostatunitense dell'energia solareJohn Perlin, e per i contenutiscientifici e tecnologici, dei premiNobel Walter Kohn e Alan Heeger. • Filmati e proiezioni di immaginidi scienziati, inventori, fisici,chimici, ingegneri, architetti e altristudiosi che con il loro talento e leloro attività pionieristiche hannocontribuito a aprire le stradedell'utilizzo moderno dell'energiasolare rinnovabile. Tra i pionieri:Farrington Daniels (1889-1972),Padre Himalaya (1868-1933),Giacomo Ciamician (1857-1922),Gaetano Vinaccia (1889-1971),Ferruccio Grassi (1894-1972),Giovanni Francia (1911-1980).• Video e tele consultazioni didocumenti e altro materiale storicodel costituendo “Archivio nazionalesulla storia dell'energia solare”presso il polo di Rodengo Saiano -Centro Servizi Cultura del Museodell'Industria e del Lavoro diBrescia e altre localizzazioniselezionate di volta in volta.• Conferenze e seminari su storia efuturo dell'energia solare.• Riscoperta e valorizzazione distrutture urbanistiche e abitativeprogettate e costruite quando non siconosceva ancora o era pocodiffuso l'uso dei combustibili

fossili, nelle quali sonorintracciabili evidenti elementisolari. Le richieste per ospitare lamanifestazione, indirizzate [email protected], saranno esaminate daesperti del CONASES e del GSESin collaborazione con i proponenti. Sarà data priorità alle proposte diprogrammi fortemente centrati sustoria e futuro dell'energia solarerinnovabile nel proprio ambitolocale e che siano destinati a farecultura solare tra le nuovegenerazioni e tra il pubblico ingenerale, attraverso un calendariodi eventi e una serie di progettirealizzati in un arco di tempo noninferiore ai due anni. Per informazioni e corrispondenzaVia Nemorense, 1800199 RomTel/fax 06 84 11 649E-mail: [email protected] -www.gses.it/conases/

Energia per l’Europa

Lunedì 5 giugno mattina,nell'ambito del convegno Energiaper l'Europa organizzato da Fast eAeit con la collaborazione di Apere Ati Lombardia, il direttoregenerale aggiunto dellaCommissione europea FabrizioBarbaso ha trattato “La strategiaeuropea per l'energia”.Sono Seguiti i contributi degliesperti italiani impegnati nei gruppidi lavoro comunitari che hannoillustrato i contenuti e gliorientamenti delle 6 Piattaformetecnologiche europee sull'energia edel 7° Programma quadro. Venerdì 9 giugno, sempre presso laFast, è stato presentato il progettoL'idrogeno fa strada, in occasionedella partenza del Doblò dellaRegione Lombardia per il Whec diLione con a bordo ladocumentazione e il materiale perallestire lo stand sui programmieducativi.Il 14 giugno si è svolto il corso: Glistudi di impatto ambientale dicave.Immagine della struttura interna del polo museale bresciano di Rodengo Saiano

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SCIENZA E TECNICA, NN. 430, 2006 15

Con l'occasione si segnala chescade il 30 giugno il secondo bandoper presentare idee innovativenell'ambito dell'iniziativa ObiettivoIct-Idee per imprese(www.obiettivoict.it).I programmi della Fast e delle sueassociate sono sul sitowww.fast.mi.it.

Incarico europeo per larettrice della LiberaUniversità di Bolzano

Un prestigioso incarico è statoconferito a Rita Franceschini,rettrice della Libera Università diBolzano. Il commissario dell'UnioneEuropea Ja’n Figel ha invitatopersonalmente la professoressaRita Franceschini, linguistaconosciuta e apprezzata a livelloeuropeo, a far parte di un gruppodi alto livello di riflessione sul multilinguismo nell'ambitodell'Unione europea, che riuniscedieci personalità di chiara fama''scelte direttamente dallaCommissione sulla base della loronotorietà e indipendenza'', come silegge nella comunicazione giuntada Bruxelles. Il gruppo di lavoro analizzerà perconto della Commissione Europeai progressi fatti dagli Stati membrisul fronte del multilinguismo eoffrirà sostegno e consulenza permettere a punto iniziative, darenuovi impulsi e fornire idee nuove. Il primo incontro del gruppo dilavoro è fissato per il 28 giugno aBruxelles. Il lavoro del gruppo di esperti sibaserà da un documento strategicoelaborato dalla CommissioneEuropea lo scorso novembre. Inquesto documento si ricorda chel'Europa, con le sue 20 lingueufficiali e le 60 lingue autoctone,''è fondata sull'unità nelladiversita''', e il multilinguismoviene celebrato come una fonte diricchezza e va, di conseguenza,sostenuto e incentivato.

(Waf, Adnkronos)

Effetto serra, la Terracomincia a difendersi

Giornate grigie, cieli coperti, nuvolebasse. Estati e primavere sempremeno assolate e sempre piùnuvolose: lo stiamo vedendo anchein questi giorni che la bella stagionestenta a decollare.Ma cosa sta accadendo? Potrebbeessere un modo imprevisto, almenofino ad ora, messo in atto dal nostropianeta per difendersi dal devastanteeffetto serra.Gli studiosi dell’Università diCamberra, Australia, hanno infattinotato che sulla Terra cresconosempre più specie vegetali arboree(legnose e d’alto fusto) a scapito

delle specie erbacee.Il fenomeno porterebbe a unmaggiore incremento dell’umiditàglobale.Quest’ultima, a sua volta, provocauna aumento dei processiatmosferici che determinanol’evoluzione di nuvole eperturbazioni.Cieli grigi e nuvolosi spingonoinfine i vegetali a un’attivitàaccelerata della fotosintesi, einducono le foglie degli alberi aimmagazzinare ingenti quantità digas serra, come l’anidride carbonicae l’ossido nitroso.«La Terra sta in sostanzaincrementando la concentrazionemedia di vapore acqueonell’atmosfera - comunica ChrisMitchell, responsabile dello studio -.In particolare questa situazione èalla base di un circolo vizioso che si

è da poco venuto a creare, e checoinvolge specificatamente l’attivitàdella biosfera e i gas diffusinell’aria, parte dei quali sonoresponsabili appunto delsurriscaldamento del globo».Le conseguenze? La possibilità chel’effetto serra possa essere tenutosotto controllo direttamente dallavegetazione. Questo significa che lestime fatte dagli esperti delComitato Intergovernativo suiCambiamenti climatici(Intergovernamental Panel onClimate Change, IPCC) potrebberonon essere più attendibili.Dunque potrebbe non essere veroche da qui al 2100 le temperaturesaranno destinate ad aumentare

ulteriormente (come ritengono glistudiosi dell’IPCC) da 1,4 e 5,8°C.Conseguenza secondaria, la Terrapotrebbe progressivamente cambiareil suo aspetto subendo drasticicambiamenti a livello ecosistemico.Ad andarci di mezzo sarebberosoprattutto le praterie, mari d’erbadelle pampas dell’Americameridionale e delle steppe asiatiche.Qui, dove le piogge si concentranoesclusivamente nei mesi primaverilie all’inizio dell’estate, si potrebbeassistere a un repentinocambiamento di clima con unaumento coonsiderevole delleprecipitazioni e con lo sviluppo dimolte specie arboree.Infine molti animali comel’armadillo, il canguro, il caracul, eil pangolino potrebbero estinguersi.

Gianluca Grossi(Libero, 3-06-2006)

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LA SIPS, SOCIETÀ ITALIANA PER IL PROGRESSO DELLE SCIENZE - ONLUS, trae le sue origini nella I Riunione degliscienziati italiani del 1839. Eretta in ente morale con R.D. 15 ottobre 1908, n. DXX (G.U. del 9 gennaio 1909, n. 6), svolge attività interdisciplinare e multidisciplinare dipromozione del progresso delle scienze e delle loro applicazioni organizzando studi ed incontri che concernono sia il rapporto della collettività con il patrimonio culturale,reso più stretto dalle nuove possibilità di fruizione attraverso le tecnologie multimediali, sia ricercando le cause e le conseguenze di lungo termine dell’evoluzione dei fattorieconomici e sociali a livello mondiale: popolazione, produzione alimentare ed industriale, energia ed uso delle risorse, impatti ambientali, ecc.Allo statuto vigente, approvato con D.P.R. n. 434 del 18 giugno 1974 (G.U. 20 settembre 1974, n. 245), sono state apportate delle modifiche per adeguarlo al D.Lgs. 460/97sulle ONLUS; dette modifiche sono state iscritte nel Registro delle persone giuridiche di Roma al n. 253/1975, con provvedimento prefettizio del 31/3/2004.In passato l’attività della SIPS è stata regolata dagli statuti approvati con: R.D. 29 ottobre 1908, n. DXXII (G.U. 12 gennaio 1909, n. 8); R.D. 11 maggio 1931, n. 640 (G.U.17 giugno 1931, n. 138); R.D. 16 ottobre 1934-XII, n. 2206 (G.U. 28 gennaio 1935, n. 23); D.Lgt. 26 aprile 1946, n. 457 (G.U. - edizione speciale - 10 giugno 1946, n. 1339).Oltre a dibattere tematiche a carattere scientifico-tecnico e culturale, la SIPS pubblica e diffonde i volumi degli ATTI congressuali e SCIENZA E TECNICA,palestra di divulgazione di articoli e scritti inerenti all’uomo tra natura e cultura. Gli articoli, salvo diversi accordi, devono essere contenuti in un testo di non oltre4 cartelle dattiloscritte su una sola facciata di circa 30 righe di 80 battute ciascuna, comprensive di eventuali foto, grafici e tabelle.CONSIGLIO DI PRESIDENZA:Carlo Bernardini, presidente onorario; Maurizio Cumo, presidente; Luciano Bullini, vicepresidente onorario; Michele Marotta, vicepresidente;Luciano Caglioti, consigliere onorario; Francesco Balsano, Enzo Casolino, Gilberto Corbellini, Ferruccio De Stefano, Salvatore Lorusso,Carmine Marinucci, Pier Paolo Poggio, Maurizio Stirpe, consiglieri; Alfredo Martini, amministratore; Rocco Capasso, segretario generale.Revisori dei conti:Salvatore Guetta, Rodolfo Panarella, Antonello Sanò, effettivi; Giulio D’Orazio, Roberta Stornaiuolo, supplenti.COMITATO SCIENTIFICO:Michele Anaclerio, Mauro Barni, Carlo Bernardini, Carlo Blasi, Elvio Cianetti, Waldimaro Fiorentino, Michele Lanzinger, Gianni Orlandi, RenatoAngelo Ricci, Fiorenzo Stirpe, Roberto Vacca, Bianca M. Zani.SOCI:Possono far parte della SIPS persone fisiche e giuridiche (Università, istituti, scuole, società, associazioni ed in generale, enti) che risiedono in Italia e all’estero,interessati al progresso delle scienze e che si propongano di favorirne la diffusione (art. 7 dello statuto).

SCIENZA E TECNICAmensile a carattere politico-culturalee scientifico-tecnico

Dir. resp.: Rocco Capasso

Reg. Trib. Roma, n. 613/90 del 22-10-1990 (già nn. 4026 dell’8-7-1954 e 13119 del 12-12-1969). Direzione,redazione ed amministrazione: Società Italiana per il Progresso delle Scienze (SIPS) Viale dell’Università 11,00185 Roma • tel/fax 06.4451628 • 06.4440515 • 340.3096234 • sito web: www.sipsinfo.it - e-mail:[email protected] • Cod. Fisc. 02968990586 • C/C Post. 33577008 • Banca di Roma • Filiale 153 C/C 05501636,CAB 03371.2, ABI 3002-3 - Università di Roma «La Sapienza», Ple A. Moro 5, 00185 Roma.Stampa: Tipografia Mura - Via Palestro, 28/a - tel./fax 06.44.41.142 - 06.44.52.394 - e-mail: [email protected]

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Creati in laboratorio i primitopi senza colesterolo

Creati in laboratorio i primi topisenza colesterolo. L’esperimento èstato compiuto da scienziati dellaQuark Biotech, aziendabiotecnologica californianaspecializzata in ingegneriagenetica, che con una tecnicainnovativa hanno dato vita adanimali geneticamente modificati,privi dei tipici “mattoni” lipidiciche contraddistinguono ognicellula.Questi topi gm sono piu piccolidella norma e sterili, ma godono dibuona salute anche senzacolesterolo, al posto del quale essihanno un altro tipo di sterolo: ildemosterolo. Saranno di grandeaiuto per comprendere quali sistemie quali organi sono dipendenti dalcolesterolo e quali no.

Costruito l’occho artificiale:è molto simile a quello di un’ape

Somiglia a quello di un’ape il primoocchio artificiale costruito inlaboratorio e descritto su Scienze.L’occhio, messo a punto negli usa daricercatori dell’università dellacalifornia ha la forma di unasemisfera composta da migliaia diminuscole sfere esagonali, ognunacon il diametro di un capello eorientata in modo diverso rispettoalle altre. Grazie a questa struttural’occhio ha un grandissimo campovisivo e cattura immagini che simuovono molto velocemente. Il dispositivo potrebbe essere allabase di nuovi sistemi divideosorveglianza, di mini-apparecchiature biomediche e avereapplicazioni anche nell’industria ein campo militare.

Una proteina difettosaall’originedell’invecchiamento

Una studiosa italiana che lavora inUsa ha scoperto un’importante causadell’invecchiamento cherivoluzionerà il modo di studiare ilfenomeno: la comparsa fisiologicanelle cellule sane di piccole quantitàdi una proteina difettosa, già notacome causa della progeria, malattiadell’invecchiamento precoce neibimbi. Finora la proteina difettosanon era mai stata associata alfisiologico avanzare dell’eta inpersone sane. Paola Scaffidi e TomMisteli del National Cancer Istitutedi Bethesda hanno dimostrato inveceche questa proteina difettosa èprodotta, sia pure in piccole quantità,in tutti gli individui e che col temposi accumula contribuendoall’invecchiamento.