Neviano degli Arduini, loc. Scurano; Turismo di …...3 INQUADRAMENTO STORICO ARCHEOLOGICO Per una...

COMMITTENTE:

UNIONE MONTANA APPENNINO PARMA EST

Piazza G. Ferrari, 5 Langhirano Fax. 0521 858260

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SOPRINTENDENZA:

Archeologia Emilia Romagna

ELABORATO: R3 PROTOCOLLO ABACUS: 441 Comune

Neviano degli Arduini Provincia

PR FOGLIO 1 di 31

CODICE FILE POSIZIONE FILE 441-00 RELAZIONE

441-01 TAVOLA CON SEGNALAZIONI

441-02 SCHEDE SEGNALAZIONI

441-03 TAVOLA DI RISCHIO

File mod.: Neviano- loc. Scurano File doc.: 441/00

ABACUS s.r.l. a socio unico cap. soc. € 20.000,00 i.v.

Sede: via Emilia Ovest n. 167 San Pancrazio 43126 Parma

tel./ fax 0521.673108 P.I. – C.F. 02343500340

Neviano degli Arduini, loc. Scurano;

Turismo di comunità nell’area Monte Fuso – Scurano. Intervento di

adeguamento e potenziamento delle strutture del centro sportivo

polifunzionale di Scurano. Impianti sportivi. Lotto 2: Ampliamento e

adeguamento del campo sportivo di Scurano.

Valutazione di rischio archeologico

Soprintendenza Committente Codice Elaborato Comune Provincia Data Pag

Soprintendenza Archeologia Emilia

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UNIONE MONTANA APPENNINO PARMA

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Neviano degli Arduini

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INDICE

Neviano degli Arduini, loc. Scurano; ............................................................................................................. 1

Turismo di comunità nell’area Monte Fuso – Scurano. Intervento di adeguamento e potenziamento delle strutture del centro sportivo polifunzionale di Scurano. Impianti sportivi. Lotto 2: Ampliamento e adeguamento del campo sportivo di Scurano. .......................................................................................... 1

Valutazione di rischio archeologico .............................................................................................................. 1

1 PREMESSA ............................................................................................................................................. 3

1.1 Quadro normativo................................... ............................................................................................... 3

1.2 Fasi operative .................................... ..................................................................................................... 3

1.3 Schedatura ........................................ ..................................................................................................... 3

2 INQUADRAMENTO GEOLOGICO E GEOMORFOLOGICO ................................................................. 4

3 INQUADRAMENTO STORICO ARCHEOLOGICO ................................................................................ 6

4 BIBLIOGRAFIA ..................................................................................................................................... 19

5 RICOGNIZIONE .................................................................................................................................... 22

6 ANALISI FOTO AEREE ........................................................................................................................ 25

7 CONCLUSIONI ...................................................................................................................................... 27

8 ALLEGATI ............................................................................................................................................. 29

8.1 Tavola con Segnalazioni ....................... .................................................................................................. 29

8.2 Schede Segnalazioni ........................... .................................................................................................... 30

8.3 Tavola di rischio.............................. ......................................................................................................... 31



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1 PREMESSA

1.1 Quadro normativo

Il presente studio (redatto ai sensi dell’art. 95 del D.L.vo 163/20061) intende affrontare la valutazione del rischio archeologico nell’ambito della progettazione di spogliatoi per il campo sportivo di Scurano Mercato, in comune di Neviano degli Arduini (PR). Il terreno è ubicato in una zona periferica della frazione di Scurano Mercato in comune di Neviano degli Arduini, a margine e in adiacenza ad aree sportive esistenti, vicino alla Pieve di Scurano. L’area è limitrofa alla Strada Provinciale n. 97 Scurano – Ponte di Vetto, è delimitata a sud dal Rio Gulghino e farà parte del complesso sportivo polivalente “Piscina di Scurano”. Gli spogliatoi saranno costruiti a nord-est del campo esistente e a questo saranno collegati tramite un piccolo ponticello ligneo sul Rio. 1.2 Fasi operative

L’articolazione dello studio, che rispecchia la sequenza delle attività operative svolte, può essere così schematizzata: 1) Analisi delle foto aeree e analisi geologica. 2) Ricerca bibliografica e d’archivio, sia nelle biblioteche e archivi di Musei e Soprintendenze (rinvenimenti archeologici editi e inediti), sia negli archivi Comunali e di Stato, soprattutto per quanto concerne la cartografia e i cosiddetti catasti cessati. 3) Analisi dell’ambiente antropico antico, che valuta il contesto geomorfologico, il mutamento del paesaggio e le modalità del popolamento dalla preistoria al medioevo e oltre. 4) Ricognizione sul territorio al fine di localizzare eventuali preesistenze architettoniche che potrebbero, a seguito di ristrutturazione / restauro, portare al rinvenimento di strutture d’interesse archeologico. 5) Ricognizione sul territorio al fine di localizzare eventuali spargimenti di materiali archeologici nei campi a seguito di arature, piantumazioni, realizzazione drenaggi, ecc. 1.3 Schedatura

Al termine della ricerca i siti conosciuti sono stati cartografati con simbologie e colori differenti secondo le epoche (dal Paleolitico all’età Moderna) e gli esiti dell’indagine sono confluiti in schede normalizzate in un database, così redatte: NUMERO PROGRESSIVO: corrisponde a quello indicato nella Tavola in allegato 12. DATI AMMINISTRATIVI E LOCALIZZAZIONE GEOGRAFICA : Provincia Comune Frazione

1 Redazione di questa valutazione di rischio per ABACUS srl: Dott.ssa Gloria Bolzoni, in possesso dei requisiti previsti ai sensi dall’art.95 del D.L.vo 163/06 e s.m.i. 2 D’ora in avanti indicata anche come Tavola.



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Località: denominazione della località in cui è situato il sito. Toponimo: indica, se possibile, il toponimo del sito. Nei siti urbani la voce è modificata con la specifica via/piazza. Dati cartografici: riferimento topografico alla CTR, o all’IGM o ai Mappali. Geomorfologia: pianura, dosso, ecc. Destinazione d’uso: area agricola, cortiliva, ecc. Vincoli esistenti: indica se il sito è sottoposto a vincoli ai sensi del D.lg. 42/04 e s.m. DATI IDENTIFICATIVI : Tipologia del ritrovamento: indica la categoria tipologica alla quale può essere riferito l'oggetto della scheda (es. necropoli, abitato, tomba isolata, materiale sporadico, paleosuolo, ecc.). Descrizione: riporta in forma sintetica la descrizione del ritrovamento. Cronologia: indica il periodo (es.: età del Ferro, età Medievale). Ove sia possibile si fornisce una datazione puntuale. Grado di ubicabilità : indica il grado di affidabilità nel posizionamento del sito (non ubicabile, incerto, approssimativo, certo); il dato può variare sensibilmente soprattutto in relazione all’epoca del rinvenimento. Anno di rinvenimento: si riporta l’anno o gli anni in cui il sito è stato scoperto o scavato o pubblicato. Modalità di rinvenimento : si indicano le motivazioni o le circostanze che hanno costituito la causa del recupero (es. rinvenimento fortuito, scasso per lavori agricoli, scavo archeologico, ecc.). NOTIZIE D’ARCHIVIO BIBLIOGRAFIA

2 INQUADRAMENTO GEOLOGICO E GEOMORFOLOGICO

L’area in esame è ubicata in Comune di Neviano degli Arduini (PR), in località Scurano Mercato, frazione che ricade all’interno della “conca di Scurano”, ovvero un settore di territorio strutturalmente (oltre che morfologicamente) più depresso, dove si rinviene un’estesissima coltre di depositi quaternari, prevalentemente, “di versante” (litotipi eterogenei ed eterometrici più o meno caotici, con tessitura a clasti di dimensioni variabili in una matrice pelitica e/o sabbiosa, a volte localmente stratificata e/o cementata) e, in minor misura, “palustri” (limi e dei depositi di materiale organico alloggiati in depressioni).

Il substrato marino è costituito dalla Formazione di Cigarello – membro delle Arenarie di Vetto, affiorante poco ad est dell’area in esame lungo la Strada Provinciale n. 97 Scurano - Ponte di Vetto: si tratta di “Torbiditi arenaceo-pelitiche, con areniti calcilitiche medio-grossolane con clasti a componente calcarea e bioclasti, in strati medi e spessi, gradati, piano-paralleli, localmente cuneiformi; peliti grigie e peliti emipelagiche con Pteropodi (A/P >/= 1). Colore grigio-nocciola, giallo-ocraceo per alterazione”. All’estremità occidentale della porzione di territorio è rappresentata anche una frana quiescente complessa.



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Fig. 1 Stralcio da Sez B-B’ della Carta Geologica dell’Appennino Emiliano-Romagnolo, Sezione 217080 – Scurano (da Relazione Geologica Dott. Cerutti, Febbraio 2015)

Fig. 2 Stralcio della Cartografia Geologica scaricata dal sito del Servizio Geologico, Sismico e dei Suoli della Regione Emilia Romagna (da Relazione Geologica Dott. Cerutti, Febbraio 2015)

Da un punto di vista morfologico, l’area in esame si inserisce nella porzione orientale dell’Appennino parmense ad una quota di poco superiore ai 600 m s.l.m. Essa ricade all’interno della “conca di Scurano”, ovvero un settore di territorio più depresso rispetto ai rilievi circostanti, parzialmente colmata da depositi quaternari. Ne consegue che la zona è caratterizzata da bassi gradienti topografici e assenza di movimenti gravitativi, se si eccettua la frana quiescente complessa, che non comporta alcun pericolo per l’area oggetto di studio perché priva di problematiche di dissesto, con piano campagna leggermente degradante verso sud; fatto che favorisce lo scarico naturale delle acque nel Rio Gulghino.



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Il confine occidentale coincide con una scarpata di natura antropica, di altezza crescente avvicinandosi al corso d’acqua, dovuta al fatto che nell’appezzamento adiacente sono stati riportati dei terreni in modo da renderlo pianeggiante.

3 INQUADRAMENTO STORICO ARCHEOLOGICO

Per una più incisiva analisi, viste le peculiarità della zona, è indispensabile iniziare da un inquadramento dell’ambito territoriale d’interesse. Nonostante la quota dei valichi sul torrente Enza e la difficoltosa percorribilità di alcune valli al di là dello spartiacque (nel territorio toscano) commerci e transiti dovevano infatti, esistere sia per la transumanza stagionale degli animali da pascolo sia per il traffico di cavalli dalla Garfagnana3. Siamo in possesso, anche per questa zona, di una serie di dati che si sono incrementati nel tempo e che ci forniscono il quadro di un carico antropico apparentemente inimmaginabile se rapportato a quest’ambito montano. Questi dati, anche se non sempre confortati da scavi, studi e ricognizioni (purtroppo non sistematici) portano alla conoscenza di “siti” che occupano indistintamente alture, paleofrane, terrazzamenti e fondo valli. Oltre a materiale in affioramento e resti ancora in alzato (ad esempio castelli, chiese), altre testimonianze del carico antropico succedutosi nel tempo ci vengono dall’analisi dei toponimi e dallo studio delle fonti, come ad esempio, ove disponibili, gli atti notarili e la cartografia antica.

3 BARAVELLI – RAGGIO 2000, p. 32.

Fig. 3 Panoramica dell’area oggetto di Variante, ripresa dall’estremità nord-orientale (da Relazione Geologica Dott. Cerutti, Febbraio 2015)



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3.1 Preistoria e Protostoria

Nell’area di Neviano degli Arduini4, la ricerca sulle fonti inedite (archivio della Soprintendenza per i Beni Archeologici dell’Emilia Romagna) ad oggi attesta per il lungo periodo della preistoria solo alcune segnalazioni (frutto non di uno studio sistematico ma di segnalazioni di studiosi e appassionati). In particolare nell’area della località di Scurano si segnalano alcuni rinvenimenti ascrivibili all’età paleolitica (Scheda 5 in Tavola archeologica)5, neolitica (Schede 6, 8), eneolitica (Scheda 7), all’età del Bronzo (Scheda 4). Tuttavia, per un inquadramento più efficace della storia del popolamento di questo territorio durante la preistoria, è opportuno allargare lo sguardo al comprensorio della porzione meridionale delle Valli del Parma, del Termina e dell’Enza. Sono davvero rare le segnalazioni relative al Paleolitico: oltre a quella di un frammento di nucleo in selce proveniente proprio da Scurano (Scheda 5) si può aggiungere la segnalazione della seconda metà dell’800 di ‘manufatti riferibili al paleolitico inferiore in fase finale’ provenienti dall’alta pianura tra Enza e Parma riferita dalla Marini Calvani6. Generiche segnalazioni per il Mesolitico si contano a Campero di Lodrignano e al Monte Veròla7. Grazie alle ricognizioni di superficie è possibile localizzare quantomeno una probabile frequentazione del terrazzo di fondovalle su cui sorge Scurano durante il Neolitico (Schede 6, I Groppi, e 8, Palazzo Tizzore), cui si possono aggiungere, più a nord, i siti di Sella e Campero di Lodrignano, Monte Veròla, Fossa di Ceretolo8. Per l’età del Rame si segnala l’importante rinvenimento di strumenti in selce e diaspro sul terrazzo di fondovalle di Scurano digradante verso l’Enza (Scheda 7)9. Sul finire dell’antica età del Bronzo (tra fine XVII e inizi XVI secolo a.C.) l’area pedecollinare tra Piacenza e Modena fu occupata in seguito ad un movimento migratorio di genti provenienti dai territori palafitticoli a nord del Po. Durante il XVI sec a.C. il popolamento interessò soprattutto aree che coniugassero le esigenze di difendibilità a determinati requisiti di protezione, di sfruttamento agricolo e di controllo del territorio circostante. Gli insediamenti si localizzarono preferibilmente quindi lungo la fascia pedecollinare emiliana, allo sbocco delle valli verso il piano, allo scopo di controllare la viabilità collinare transappenninica, ad una quota compresa tra i 250 e i 300 mt circa10: per esempio Montata dell’Orto, Scipione, Bargone, Cedola, Guardasone, Monte di S. Maria, e, aldilà dell’Enza, S. Polo. In quest’area l’ultimo censimento conta circa 200 insediamenti localizzati in modo estremamente capillare sul territorio (in media un sito ogni 25 Kmq, fino ad un sito ogni 10 Kmq nelle aree indagate a survey intensivo).

L’Appennino parmense accolse sia comunità terramaricole (nelle medie-basse valli dell’ Enza, del Parma e nella bassa valle del Baganza) sia comunità appartenenti al cosiddetto “aspetto occidentale dell’età del Bronzo” (media e alta val Baganza, valle del Taro sopra Fornovo e valle del Ceno). Si assiste, a partire dalla Media età del Bronzo, ad un’occupazione capillare e

4 Per alcuni dati sul territorio si vedano, ad esempio, i quaderni: Le valli dei Cavalieri, storia e vita dell’alta Val d’Enza e della Val Cedra; CAPACCHI 1997, pp. 26-38; DALL’OLIO 1975, pp. 62-82. 5 D’ora in avanti la citazione del numero scheda si ritiene riferito come posizionamento alla Tavola Archeologica in Allegato 1. 6 Archivio Schede preistoriche SBAER. 7 Archivio Schede preistoriche SBAER. 8 Archivio Schede preistoriche SBAER. 9 Archivio Schede preistoriche SBAER. 10 DE MARCHI 2003.



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sistematica delle colline (ad esempio in comune di Lesignano si possono citare Bersatichello, Monte la Pila, Monte Pelato di Mulazzano, Monte di Ciola, Montestone di Mulazzano11) e delle montagne che interessa anche il territorio di Neviano (Monte Veròla12 e Monte Castello13). È del 1862 la segnalazione da parte dello Strobel e del Pigorini della presenza di materiale ascrivibile alla cultura ‘terramaricola’ a Neviano14 (Fig. 4).

Fig. 4: Ubicazione delle “terramare”, con indicati i siti sulla sinistra e sulla destra idrografica del Torrente Parma conosciuti alla fine del XIX secolo (da PIGORINI - STROBEL 1864).

11 DE MARCHI 2003, pp. 62- 87, 168-169. 12 DE MARCHI 2003, pp. 59-62. 13 DE MARCHI 2003, pp. 85-62. 14 Archivio Schede Preistoriche SBAER.



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Durante il Bronzo Recente l’accentramento abitativo in siti strategicamente rilevanti è testimoniato dalla persistenza dell’insediamento di Monte Veròla15, per giungere alla crisi e al collasso del sistema nel Bronzo Finale16. Per l’età del Bronzo, le segnalazioni custodite negli archivi della Soprintendenza disegnano un territorio fittamente occupato e frequentato, soprattutto lungo i percorsi di crinale dell’alta Val Termina e dell’alta Val D’Enza (Fig. 5). A questo proposito sembra utile ricordare la frequentazione del pianoro di Scurano segnalata in Scheda 4.

Fig. 5: localizzazione selle segnalazioni relative all’età del Bronzo dal territorio di Neviano. Cerchiata in bianco è quella di Scurano. (Elaborazione Bolzoni su base MyMaps).

3.2 Età del Ferro

Per i secoli che vanno dall’XI all’VIII a.C. (tra Bronzo finale ed inizi età del Ferro) si registra un momento di progressiva rarefazione del popolamento, parzialmente colmato dall’arrivo, nel VII sec a.C., delle prime comunità etrusche, che si stanziarono nella pianura e nella prima collina. Grazie ad una recente mostra tenutasi al Museo Archeologico Nazionale di Parma è stato

15 DE MARCHI 2003, p. 180. 16 DE MARCHI 2003, p. 182.



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infatti possibile fare un quadro sempre più completo e chiaro per il territorio, anche se per il territorio in esame non si sono rivelati nuovi aspetti17.

Ricerche di superficie condotte sul finire del secolo scorso hanno permesso di individuare numerosi insediamenti relativi alla prima età del Ferro nelle vallate tra Baganza, Enza e Parma. In particolar modo in quest’ultima: Bersatichello, la Pila, S. Maria del Piano, Faviano di Sopra, San Michele Cavana in comune di Lesignano18, Monte Corno in comune di Langhirano19, Zermagnone, Monte San Carlo, Monte Veròla, Lupazzano in comune di Neviano degli Arduini20. In alcuni casi questi siti si sovrappongono agli abitati d’altura terramaricoli dell’età del Bronzo (Monte Veròla, ma anche Monte S. Carlo e Zermagnone). I percorsi di fondovalle collegavano poi questo territorio con le città dell’Etruria Settentrionale (Chiusi, Volterra, Volsini, Perugia), che furono i fulcri irradiatori dai quali probabilmente si mosse il secondo movimento di colonizzazione diretto verso l’Emilia centro-occidentale nord, tra VI e V secolo a.C..

A proposito delle successive fasi dell’età del Ferro21, è Livio a tramandarci che Parma venne fondata nel territorio dei Galli Boi22: per la fase ‘celtica’ il quadro delle attestazioni è ad oggi ancora piuttosto lacunoso23. Tuttavia è doveroso segnalare come alcuni siti della zona, genericamente attribuiti alla fase etrusca, abbiano in realtà restituito materiale ascrivibile genericamente anche alla cultura celto-ligure.

1.1. Età romana

La fondazione della colonia romana di Parma nel 183 a.C. nel settore occidentale della pianura padana, in posizione strategica a controllo dello sbocco in pianura delle vallate dei sistemi fluviali Taro-Ceno, Parma– Baganza ed Enza24, ebbe anche una funzione di contenimento dei Liguri, popolo stanziato su colline e montagne contro il quale Roma si scontrava da tempo25.

Il territorio di Parma in età romana appare caratterizzato da una fitta maglia insediativa, normata da percorsi di viabilità disposti a raggiera da partire dalla città, affiancati da una tessitura territoriale basata sul modulo della centuria. Ogni parcella era poi ulteriormente suddivisa al suo interno da fossati (le antiche strigae romane), carraie, filari arborei, limiti tra i campi. Tali percorsi stradali (Fig. 6) tagliavano obliquamente la centuriazione e collegavano la città al porto di Brescello, al Po, a Cremona a nord, a sud essi conducevano verso la Val d’Enza e Lucca, la Val Taro, Luni, la Val Parma: quest’ultimo asse, interpretato da molti studiosi come cardine

17 Per la mostra: LOCATELLI – MALNATI – MARAS 2013; per il punto della situazione antecedente alla mostra: SASSATELLI, MACELLARI 2009, DE MARCHI 2005, MALNATI 2000. 18 DE MARCHI 2005, pp. 105-109, 118-121, 166-172, 183-186, 188-189 ; SASSATELLI - MACELLARI 2009, pp. 140-143. 19 DE MARCHI 2005, pp. 199-200. 20 DE MARCHI 2005, pp. 110-113, 138-141, 166, 170, 187-188. 21 Per una trattazione dell’argomento: MALNATI 2000, pp. 9-17. 22 LIVIO, Ab Urbe Cond., Lib. XXXIX, 55, 6. 23 Per una trattazione recente sull’età celtica nel parmense: VITALI 2009 pp. 146-179. 24 DALL’AGLIO 1990, pp. 18–19. 25 Per una trattazione recente sull’età romana nel parmense: BANDELLI 2009 pp. 181-217; VERA 2009 pp. 219-307; CATARSI 2009 pp. 367-449 e DALL’AGLIO 2009 pp. 555-601.



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massimo della centuriazione, è in parte ricalcato oggi da via Langhirano, perlomeno fino a Pilastro26.

Fig. 6: Rete stradale principale d’età romana con i supposti percorsi originari di Parma e Taro; in rosso gli originari assi stradali (da DALL’AGLIO 2009).

I coloni romani, dopo aver ricevuto in assegnazione il fundus, edificavano le loro abitazioni all’interno della centuria: tale rigido comportamento insediativo ci è testimoniato da numerose villae, spesso dotate di un settore artigianale e di uno residenziale, oppure da insediamenti rustici più o meno grandi27. In collina e in montagna, invece, non sono riconoscibili schemi distributivi regolari e le scelte insediative sono guidate dalla presenza di declivi molto dolci, stabili, facilmente e proficuamente coltivabili: sono infatti prediletti i terrazzi alluvionali, i condotti “fossili”, le paleosuperfici e le paleofrane.

26 BOTTAZZI 1984, DALL’AGLIO 1990, DALL’AGLIO 2009. 27 Per una trattazione delle villae di età romana si veda CATARSI DALL’AGLIO 2000, pp. 343-352.



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Anche in questo caso le segnalazioni si riferiscono a ritrovamenti sporadici, che pur attestando la presenza del popolamento di queste zone, non ci hanno ancora fornito indicazioni precise sulle aree abitate e sui tipi di insediamento. Sono però fondamentali i rinvenimenti effettuati nella conca di Scurano, che riportano di strutture murarie in pietre squadrate e laterizi di modulo romano in località Campo Laurenti (Scheda 1) e di una struttura probabilmente artigianale (fornace) in località I Groppi , più a valle (Scheda 2).

Anche la toponomastica storica della zona viene a confortare il dato archeologico:

- sicuramente deriva da un toponimo prediale in –anum il nome di Scurano, da Scurianum, come ci tramanda il documento del X sec. riportato dal Drei (Scheda 9, medievale);

- la presenza del nome Quinzo potrebbe essere collegata al computo miliario: potrebbe derivare da Quintus e trattarsi forse della quinta stazione di posta tra due luoghi ai vertici di un percorso, forse la Parma – Lucca?

Fig. 7: Localizzazione selle segnalazioni relative all’età romana dal territorio di Neviano. Cerchiata in bianco è quella di Scurano. (Elaborazione Bolzoni su base MyMaps).

A tal proposito è utile segnalare che alla ricchezza delle notizie riguardanti l’età romana provenienti dall’area di montagna compresa tra i torrenti Parma e Enza si incrocia il ricchissimo dato toponomastico, che annovera numerosi prediali: a partire da Neviano (Nevianus), forse un fundus appartenente alla medesima gens citata anche sulla Tabula Alimentaria di Veleia, e che



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attesta la presenza sul territorio dei Naevii, importantissimi possidenti di età romana; a questo si possono aggiungere anche Formiano, Laurano, Lupazzano, Magrignano, Mediano, Mozzano e Mussatico (entrambi forse derivanti da Mucius/Mussius), Urzano, Provazzano, Bazzano, presenti tutti nel territorio limitrofo (vedasi paragrafo 3.3.2).

Tali attestazioni sono supportate dai ritrovamenti più o meno sporadici di materiali di età romana28 (Fig. 7), che ci restituiscono l’immagine di un territorio fittamente abitato e frequentato.

3.3 Età Medievale – Rinascimentale – Moderna

3.3.1 Le attestazioni

Di questi secoli sono testimonianza i rinvenimenti di Scurano – I Groppi (Scheda 2) e di Scurano – Palazzo Tizzore (Scheda 3), da cui provengono forti indizi di frequentazione stabile della zona, confortati anche dalle fonti antiche: come riportato dal Drei infatti, la presenza di un fundus Scuriano è testimoniata in un documento redatto nel 991 d.C. da Prangarda del fu Adalberto marchese, ‘qui professa sum ex nacione mea lege vivere Lamgobardorum’, che con questo documento dichiarava di vendere i suoi possedimenti pertinenti alla corte di ‘Viliniano’ al diacono di borgo S. Donnino29. La presenza di una plebs, dedicata ai Santi Ippolito e Cassiano (Scheda 9), è attestata nel Rotulus Decimarum del 1230 (…plebis di Scurano…) e aveva alcune cappelle sotto la sua giurisdizione (S. Michele di Midiliano – Mediano, S. Martino di Rozano – Ruzzano e la capelle de Carbognano)30. Intorno a questa pieve doveva sorgere l’abitato medievale e la zona dove aveva luogo il Mercato: abitualmente infatti in età medievale i mercati, dove si commerciavano i prodotti locali, si svolgevano proprio nei pressi delle chiese e, in particolare, di cattedrali e pievi. Il mercato attorno alla pieve di Scurano doveva avere una certa rilevanza, rispecchiata ancora oggi nella permanenza del toponimo. La presenza di un fitto popolamento di età medievale e rinascimentale ci è testimoniata anche dalla ricchezza delle segnalazioni riconducibili a questo momento in tutto il territorio (Fig. 8)31, nonché da attestazioni documentarie e toponimi (vedi paragrafo sottostante) che testimoniano non solo la presenza di piccoli possedimenti (Ariolla, Cavandola…) ma anche alcune Curtes o possedimenti di Curtes (Cedogno, Corticone, Lodrignano…). Chiaramente riconducibili all’occupazione altomedievale di origine longobardo/germanica sono inoltre, oltre al già citato Corticone, anche Sasso e Scorcoro. Se molto probabilmente è oggi difficilmente verificabile la presenza di un Castello sul monte Castellaro certo è che ancor oggi sono visibili le testimonianze di una “Bastia”, a Scurano in loc. Pozzolo (Scheda 10), proprio sulle pendici del monte Castellaro. Questo fortilizio fu residenza di Bartolomeo da Correggio verso la fine del ‘300, nel 1403, durante lo scontro tra le fazioni Rossi/Da Correggio Terzi/Avogari, fu incendiato per essere sicuramente ricostruito dai Da Correggio. Nel 1475 passa a Lodovico Maria Sforza, nel 1476 la “fortissima torre di Scurano” fu distrutta, nel 1479 passa agli Este che la fecero “munire”. Secondo il Capacchi è proprio questa la fortificazione che è giunta fino a noi32.

28 Archivio Schede Storiche SBAER. 29 DREI 1928, p. 239. 30 FALLINI et Al. 2006, pp. 113-115 e app. p.32. GRECI 2005, cartografia fuori testo. 31 Archivio Schede Storiche SBAER. 32 CAPACCHI 1997, pp. 26-35.



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3.3.2 Analisi toponomastica

Di seguito riportiamo l’analisi toponomastica delle località esistenti nel territorio comunale, alcuni dei quali riconducibili ad un’occupazione già romana, proseguita poi nel medioevo: ANTREOLA Forse Antleula da prediale Antellula < Antellus33. ARIOLLA Da areola dimensioni di area: ‘piccola aia’. È quasi sicuramente l’Ariola in cui possedeva terre il monastero di San Salvatore di Leno (BS), confermate in un privilegio di Corrado II del 102634.

Fig. 8: Localizzazione delle segnalazioni relative alle età medievale e rinascimentale dal territorio di Neviano. Cerchiata in bianco è quella di Scurano. (Elaborazione Bolzoni su base MyMaps).

BARBUGLI Onomatopeico riferito al ribollire (barbugliare) dei fanghi della zona35.

33 BARUFFINI 2005, p. 4. 34 BARUFFINI 2005, p. 6.



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BAZZANO Prediale da Badius o Baccius/Baggius. La villa Bagiano è documentata nel 92136. BRICOLA, la Aferetico da [A]pricula , diminutivo di apricus, ‘aperto’37. CAMPORA Dal latino campora ‘campi’, anomalo attraverso un abbastanza frequente genitivo –oris rispetto al corretto campi. Il loco ubi dicitur Campore (luogo detto Campora) è attestato per la prima volta nel 97938. CAVANDOLA Probabilmente dal tardo latino capannula, diminutivo di capanna39. CEDOGNO Con il significato di ‘luogo riparato’ o più probabilmente di ‘bosco ceduo o tagliato’. Se ne ha una prima notizia nel 995, quando è incluso nella curtis di Viliniano. Sempre alla fine del X sec. beni della curte de Citonio sono elencati in un inventario reggiano del Monastero di San Tommaso40. CERETOLO Da fitonimo cerrus. Secondo lo Schiavi sarebbe il loco qui dicitur Ceritulo di una carta del 1027, ma nel documento mancano elementi per un’identificazione precisa della località41. CORTICONE Da curtis più un andronimo di origine germanica che potrebbe essere Icho o Iko42. FORMIANO Prediale da Formius43. LAURANO Prediale da Laurus44. LODRIGNANO Prediale forse da *Lodrinius, analogamente al bresciano Lodrino. Documentato come Lodriniano nel 991 tra le pertinenze della corte di Vilignano45.

35 BARUFFINI 2005, p. 10. 36 BARUFFINI 2005, p. 13. 37 BARUFFINI 2005, p. 21. 38 BARUFFINI 2005, p. 28. 39 BARUFFINI 2005, p. 39. 40 BARUFFINI 2005, p. 40. 41 BARUFFINI 2005, p. 41. 42 BARUFFINI 2005, p. 48. 43 BARUFFINI 2005, p. 63. 44 BARUFFINI 2005, p. 82. 45 BARUFFINI 2005, p. 85.



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LUPAZZANO Prediale probabilmente da soprannome Lupatius ‘dotato di denti di lupo’. Menzionato per la prima volta nel 1017 come Lovazano nel testamento del prete Adelberto di Antesica46. MAGRIGNANO Prediale da Macrinianus da Macrinius47. MEDIANO Prediale da Metilianum da Metilius/Metellius. Notizie del 94848. MOLE, le Dal latino volgare molleus: “intriso d’acqua”, ad indicare un terreno acquitrinoso49. MOZZANO Prediale da gentilizio Mucius/Mussius. La capella Sancti Martini de Mozano è documentata nel 123050. MUSSATICO Prediale con suffisso –aticum da Mussius o da gentilizio Mucius51. NEVIANO DEGLI ARDUINI Prediale da gentilizio Naevius, frequente in regione e attestato in più fondi della Tabula Alimentaria di Veleia. La specificazione fa riferimento agli Arduini da Palù che ne possedevano il castello. Prima notizia nel 1033 quando il prete Rimperto, abitator in loco Nuviano ubi dicitur Valle (abitante nel luogo di Niviano chiamato Valle), acquista terre in vari luoghi della zona52. ORZALE Fitotoponimo: ‘campo di orzo’. Documentato nel 99953. PADERNA Da praedia paterna: ‘terreni ereditati dal padre’. Il termine è attestato abbondantemente nella Tabula Alimentaria di Veleia54. PILLA Da pila: ‘abbeveratoia’55. PROVAZZANO

46 BARUFFINI 2005, p. 86. 47 BARUFFINI 2005, p. 90. 48 BARUFFINI 2005, p. 95. 49 BARUFFINI 2005, pp. 96-97. 50 BARUFFINI 2005, p. 100. 51 BARUFFINI 2005, p. 101. 52 BARUFFINI 2005, p. 103. 53 BARUFFINI 2005, p. 107. 54 BARUFFINI 2005, p. 111. 55 BARUFFINI 2005, p. 117.



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Documentato come Proviciano nel 948, si tratta evidentemente di un prediale: probabilmente Provincialianum da *Provincialis56. QUINZANO Prediale da Quintius. Prima menzione come Quintiano nel 94857. SARIGNANA Prediale forse da Serenius58. SASSO Il toponimo fa chiaro riferimento al rialzo roccioso (saxum: ‘rupe’) sul quale è costruita la plebs Sancte Marie, ricordata nel 1005. Poco probabile, anche se non in assoluto, che esso serbi traccia di uno stanziamento sassone59. SCORCORO Forse da altotedesco Stodigard ‘recinto per il pascolo dei cavalli’, attraverso un non documentato *stordigarium, da cui, con le consuete modificazioni fonetiche t > c e d > t, scortigarium. Il toponimo richiama palesemente un insediamento longobardo60. SCURANO Forse prediale, o da cognomen della gens Aemilia Scarus, o da Scurra, ma potrebbe anche essere da latino obscurus, con riferimento all’impenetrabilità delle selve. Documentato nel 991 tra le dipendenze di Viliniano61. TIZZORE Prediale su genitivo fossilizzato Titiorum: ‘della famiglia dei Tizi’62. URZANO Prediale da gentilizio Ortius. Attestato come Orceano nel 94863. VEROLA Probabilmente dal latino tardo viriola con il significato di ‘piccolo cerchio’, forse riferito al parapetto (la vera) di un pozzo. Meno convincente la derivazione da un andronimo germanico Werila64. VEZZANO Prediale da andronimo Vettius. La prima notizia di Vezano nell’835 nel testamento della regina Cunegonda65.

56 BARUFFINI 2005, p. 121. 57 BARUFFINI 2005, p. 125. 58 BARUFFINI 2005, p. 143. 59 BARUFFINI 2005, p. 143. 60 BARUFFINI 2005, p. 146. 61 BARUFFINI 2005, p. 147. 62 BARUFFINI 2005, p. 160. 63 BARUFFINI 2005, p. 167. 64 BARUFFINI 2005, p. 172.



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La testimonianza dell’antropizzazione del territorio ci viene inoltre in buona parte dai toponimi che attestano: - la tipologia di vegetazione66 ma anche la geomorfologia (Noceto, Costola, Chiastra, la Pietra); - la testimonianza di accampamenti fortificati e castelli come Monte Castellaro (un paio di kilometri a sud di Scurano) e la Torre (a nord/ovest di Scurano); - insediamenti (Casella, Casale: da casa medievale), utilizzo del suolo (Campomagrino, Campo Dolce) e peculiare attività lì esercitata (Molino, Pozzo, Pozzuolo, La Vignetta, La Stalla, Corchio, Mercato, ecc.). Accanto alle segnalazioni di rinvenimenti sporadici, si devono citare gli scavi stratigrafici condotti nel territorio su emergenze relative a questo periodo (tutti fuori cartografia ): le Chiese di Bazzano67 e di Mozzano68, le calcare di Campora69 e di Mediano70, mentre i sondaggi effettuati nelle immediate vicinanze del Cimitero di Sasso, nonostante le contermini segnalazioni di rinvenimenti preistorici e longobardi nei pressi della Pieve, non hanno rivelato alcuna emergenza71.

3.3.3 Il carico antropico

Di fronte alla scarsità di segnalazioni, quindi, una notevole serie di notizie ci giunge, come abbiamo visto, dalla toponomastica, sia degli abitati sia dei luoghi naturali. Nel primo caso il dato toponomastico testimonia l’evoluzione delle caratteristiche insediative del territorio: ne sono esempio quei toponimi che richiamano la presenza in quest’area della dominazione Longobarda, purtroppo confortata da sporadici rinvenimenti archeologici (in

particolare la necropoli della Pieve di Sasso)72

. Nel secondo caso identifichiamo le tracce “fossilizzate” di qualcosa che non c’è più o si è talmente ridotto di dimensioni da essersi trasformato in un semplice retaggio mnemonico: termini quali ‘castello’, ‘castellazzo’, ‘castellaro’, ‘bastia’, attribuiti ad un monte o ad un campo, rimandano con buona probabilità alla presenza di una struttura fortificata antica oggi scomparsa e difficilmente rintracciabile. In base all’incrocio di tutti i dati è possibile tuttavia capire come questa tipologia di struttura fosse ampiamente diffusa sul territorio, basti citare la ‘Bastia’ di Pozzolo. Decisamente importante per la storia del territorio è anche la viabilità antica. Per quanto concerne le strade che nei secoli hanno collegato l’alto bacino del Parma con la Val d’Enza, attraversando un territorio certamente già occupato da Arimannie Longobarde prima e in seguito da corti e fortilizi medievali e infine da strade utilizzate fino all’età del Ducato, non mancano ipotesi di tracciati basate su studi geo-morfologici, toponomastici, e su materiali archeologici,

65 BARUFFINI 2005, p. 173. 66 Nei dintorni di Scurano è da rilevare l’assenza di toponimi derivati da runcare, ad attestare il mancato disboscamento. 67 Scavo GEA - SBAER. 68 Scavo Comis – SBAER. 69 Scavo Abacus – SBAER. 70 Scavo Ghiretti – SBAER. 71 Sondaggi Abacus – SBAER. 72 Sulla presenza longobarda in zona, TAGLIAVINI 1990; per una recente analisi dell’occupazione nel territorio parmense: CATARSI et. Al. 2014, dove viene citata anche la Pieve di Sasso, p. 210.



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quali i cippi miliari che fino a poco tempo fa si potevano vedere ancora in loco73

. Molti studiosi hanno a lungo dissertato circa l’andamento di questi tracciati viari e in alcuni casi fu anche ipotizzato un percorso che già in età romana, dalla via Aemilia, giungeva sino a Lucca, trovando

in Luceria uno snodo vitale lungo il corso dell’Enza74

. Questa strada, secondo alcuni studiosi locali, si sarebbe in realtà divisa in due tronchi: uno in

sponda destra dell’Enza passando per Luceria, l’altro in sponda sinistra75

, non lontano dalla zona di Scurano. Da questa strada doveva inoltre staccarsi un asse val d’Enza – Parma, ricostruibile, non tanto sulla scorta dei rinvenimenti archeologici, quanto piuttosto attraverso lo studio della distribuzione delle Pievi e degli hospitalia medievali, e aiutandosi con la lettura della geomorfologia: dallo spartiacque della valle dell’Enza doveva infatti esistere un percorso che, attraversando la paleofrana di Scurano e utilizzando il tracciato del Parmozza, scendeva verso la

val Parma nei pressi di Antesica76

.

4 BIBLIOGRAFIA

BACCHINI 2000 = F. BACCHINI, “Una variante della via Romea passante per Vairo. Classificazione della monete trovate a Vairo”, in Le Valli dei Cavalieri rassegna di storia e vita dell’alta Val d’Enza e della Valle del Cedra, n. 17 (2000), Parma 2000, pp. 65-114. BANDELLI 2009 = G. BANDELLI, “Parma durante la Repubblica. Dalla fondazione della colonia a Cesare”, in D. VERA (a cura di), Storia di Parma II, Parma Romana, Parma 2009, pp. 181-218. BARAVELLI – RAGGIO 2000 = P. BARAVELLI –P. RAGGIO, “Architettura rurale antica, abbandono, degrado, recupero”, in Le Valli dei Cavalieri rassegna di storia e vita dell’alta Val d’Enza e della Valle del Cedra, n. 17 (2000), Parma 2000, pp. 31-42. BARUFFINI 2005 = G. BARUFFINI, Dizionario toponomastico parmense, Parma 2005. BOTTAZZI 1984 = G. BOTTAZZI, Dieci anni di ricerche archeologiche in val Parma, in Archivio Storico per le Province Parmensi XXXVI, 1984, pp. 377-393. BOTTAZZI 2000 = G. BOTTAZZI, “La rete itineraria”, in M. CALVANI (a cura di), Aemilia, la cultura romana in Emilia Romagna dal III secolo a. C. all’età costantiniana, Mostra (18 marzo-16 luglio 2000), Pinacoteca Nazionale Accademia di Belle Arti, Sale delle Belle Arti, via Belle Arti 56, Bologna, Venezia 2000, pp. 79-85. CAPACCHI 1997 = G. CAPACCHI, Castelli Parmigiani, Parma 1997. CATARSI DALL’AGLIO 2000 = M. CATARSI DALL’AGLIO, “ Territorio e produzioni: le ville” in M. CALVANI (a cura di), Aemilia. La cultura romana in Emilia Romagna dal III secolo

73 ROZZI 2008, pp. 3-27. 74 BOTTAZZI 2000, pp. 84-85. 75 BACCHINI 2000, p. 68. 76 DALL’AGLIO 2009, p. 593.



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a. C. all’età costantiniana, Mostra (18 marzo-16 luglio 2000), Pinacoteca Nazionale Accademia di Belle Arti, Sale delle Belle Arti, via Belle Arti 56, Bologna, Venezia 2000, pp. 343-352. CATARSI 2009 = M. CATARSI, “Storia di Parma. Il contributo dell’archeologia”, in D. VERA (a cura di), Storia di Parma, II, Parma romana, Parma 2009. CATARSI et Al. 2014 = M. CATARSI, C. ANGHINETTI, P. BARALDI, D. BERSANI, L. CENCI, A. LOSI, P. RAGGIO, G. REBONATO, E. MARIANI SALVIOLI, L. USAI, G. ZANCAN, P. ZANNINI, “I Longobardi nel parmense: revisione di vecchi dati e nuove acquisizioni”, in E. POSSENTI (a cura di) Necropoli Longobarde in Italia. Indirizzi della ricerca e nuovi dati, Atti del Convegno Internazionale, 26-28 settembre 2011, Castello del Buonconsiglio, Trento 2014, pp. 188-227. DALL’OLIO 1975 = E. DALL’OLIO, Itinerari turistici della Provincia di Parma, Parma 1975, vol. 1. DALL’AGLIO 1990 = P. L. DALL’AGLIO, Parma e il suo territorio in età romana, Parma 1990. DALL’AGLIO 2009 = P. L. DALL’AGLIO, “Il territorio di Parma in età romana”, in VERA D. (a cura di), Storia di Parma, II, Parma Romana, Parma 2009, pp. 555-601. DE MARCHI 2003 = L. DE MARCHI, Archeologia della preistoria tra Parmense e Reggiano. L’Età del bronzo nelle Valli Parma, Enza e Baganza, Parma 2003. DE MARCHI 2005 = L. DE MARCHI, Archeologia globale del Territorio tra Parmense e Reggiano. L’Età del Ferro nelle Valli Parma, Enza Baganza tra civilizzazione etrusca e cultura ligure, s.n.t., 2005. DREI 1928 = G. DREI, Le carte degli Archivi Parmensi dei sec. X-XI, vol. I, Parma 1928. FALLINI et Al. 2006 = M. FALLINI - M. CALIDONI - C. RAPETTI - L. UGHETTI, Terra di Pievi, Parma 2006. GRECI 2005 = R. GRECI, Il governo del vescovo. Chiesa, città, territorio nel Medioevo parmense, Parma 2005. LOCATELLI – MALNATI – MARAS 2013 = D. LOCATELLI – L. MALNATI – D.F. MARAS (a cura di), Storie della prima Parma. Etruschi, galli, Romani: le origini della città alla luce delle nuove scoperte archeologiche, Mostra Museo Archeologico Nazionale di parma, Palazzo della Pilotta (12 gennaio – 2 giugno 2013), Roma 2013. MALNATI 2000 = L. MALNATI, “ La documentazione archeologica: l’Emilia Occidentale”, in M. CALVANI (a cura di), Aemilia, la cultura romana in Emilia Romagna dal III secolo a. C. all’età costantiniana, Mostra (18 marzo-16 luglio 2000), Pinacoteca Nazionale Accademia di Belle Arti, Sale delle Belle Arti, via Belle Arti 56, Bologna, Venezia 2000, pp. 9-17.



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5 RICOGNIZIONE

La ricognizione per quanto concerne questo territorio non ha portato a nessun dato in quanto la stagione invernale non ha permesso visibilità a causa della coltre nevosa coprente, presente in tutto l’areale (le foto sono state scattate dalla S.P. 97). Occorre comunque rimarcare come anche in condizioni climatiche migliori non si avrebbero avuto dati a causa della coltre a prato stabile, come visibile grazie alle foto da progetto.

Fig. 9-10: Ricognizione eseguita all’atto dell’incarico, sul fondo si intravede la recinzione del campo da calcio (scatti ripresi da nord, lato est dell’areale)

Fig. 11-12: Ricognizione eseguita all’atto dell’incarico, sul fondo si intravede la recinzione del campo da calcio (scatti ripresi da nord, lato centrale e ovest dell’areale)



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Fig. 13: Ripresa aerea in cui sono riportati gli scatti di seguito inseriti (estratti dal progetto e gentilmente forniti dalla D.L.) che evidenziano la copertura a prato stabile.



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6 ANALISI FOTO AEREE

Per quanto concerne le foto aeree queste non hanno evidenziato anomalie d’interesse archeologico (ripresa 2014), occorre comunque rimarcare che in casi di spiccata siccità si notano crop marks77 (= anomalie vegetative) sia da rarefazione che da infittimento. Mentre nel primo caso possono essere, viste le notevoli estensioni, depositi naturali a tessitura differente, nel secondo caso (evidenziazione tramite linea azzurra) potrebbe essere un fossato sepolto (forse un vecchio colatore poderale dismesso con la meccanizzazione delle attività agricole).

77

Si tratta di conformazioni del suolo che si manifestano attraverso la sua superficie sia per motivi naturali (cambio nella sedimentazione naturale sepolta) che antropici (nel sottosuolo sono presenti depositi archeologi). Si manifestano a causa della crescita differenziata delle piante sul suo suolo, condizionata ovviamente da quanto sepolto. Per esempio, un muro di pietra sepolto influenzerà negativamente la crescita delle colture al di sopra di esso, poiché la sua presenza incanala l'acqua per portarla via dalla sua area, mentre un fossato sepolto, riempito con più materia organica rispetto alla terra naturale, fornisce molte più condizioni favorevoli per l'acqua che vi confluirà naturalmente, nutrendo le piante che vi crescono sopra.



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Fig. 14: Ripresa aerea recente.

Fig. 15: Ripresa aerea del 2003.



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7 CONCLUSIONI L’areale di progetto si colloca in una paleofrana antichissima, profondamente interessata dal carico antropico succedutosi dall’età paleolitica ad oggi, attraversata da un percorso storico che collega la valle dell’Enza (e quindi lo spartiacque) con la val Parma, fattore che ha sicuramente favorito l’insediamento umano, oggi attestato da sopravvivenze del solo tessuto medievale, incentrato sulla Pieve.

In sintesi si possono calcolare i rischi: assoluto (intendendo le segnalazioni e i ritrovamenti certi) e relativo, valutato grazie al carico antropico del territorio circostante. Per quanto concerne il rischio assoluto sotto il nostro areale, ad oggi, non abbiamo nessuna segnalazione (Tavola in Allegato 1, schede in Allegato 2). Un rischio medio (Fig. 16 retino blu) va comunque attribuito, relativo, a causa dell’analisi delle segnalazioni contermini, in particolare la prossimità con la Pieve di Scurano (Scheda 9, distanza circa 110 m) e il rinvenimento di strutture romane a circa 200 m (Scheda 1).

Fig. 16: ubicazione del progetto (retino blu) con segnalazioni contermini.

Nonostante l’evidente passaggio del rio Gulghino, che separa la Pieve con le fasce ad essa prossimali e quindi più a rischio, potrebbero, infatti, essere presenti tracce dell’insediamento medievale che sicuramente qui doveva esistere, visto inoltre che nella zona si svolgeva un mercato di rilevanza (come attestato dalla sopravvivenza del toponimo).



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Per quanto concerne la segnalazione romana questa si colloca come già accennato lievemente spostata a sud/est e attesta il rinvenimento non tanto di un generico affioramento segnalato da studiosi locali quanto la presenza di strutture murarie sepolte visionate da funzionari della Soprintendenza. Non si può quindi escludere l’eventuale presenza di puntuali rinvenimenti, quali piccole strutture e/o tombe. Parma 23/03/2015

Redatto

Dott.ssa Gloria Bolzoni



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8 ALLEGATI 8.1 Tavola con Segnalazioni

Fig. 17: Estratto dalla Tavola 1 (seguente), in magenta l’areale di progetto. Cerchiati in arancio i toponimi. Con i retini larghi sono evidenziate le segnalazioni in affioramento o sporadiche, con retino pieno le attestazioni di strutture sepolte. I colori si riferiscono a: paleolitico (azzurro), neolitico ed eneolitico (verde chiaro), età del bronzo (verde scuro), età romana (rosso), età medievale-moderna (arancio).



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8.2 Schede Segnalazioni



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8.3 Tavola di rischio

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