Nerèidi / Stefania Pennacchio

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Galerie Carré Doré Monaco

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nerèidistefania pennacchio

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un progetto diFederica Morandi art projects

Lavorare la terranon può essere definito contemporaneo,lavorare la terra è eterno. (Stefania Pennacchio)

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Testi criticiFederica Morandi, Direzione Artistica e ProgettualePhilippe Daverio, Storico dell’Arte

InterventiAntonio Morabito, Ambasciatore d’Italia nel Principato di MonacoGiuseppe Scopelliti, Governatore della Regione CalabriaSanto Versace, Presidente Maison VersaceMirella Setzu, Art Director CARRE’ DORE’ Gallery Monaco

Poesie e prosaStefania Pennacchio

Progetto graficoGiovanni Longo

FotoGiulio Manglaviti (copertina, pp. 4, 8, 15, 18-23, 41-47)Isabella Innamorato (pp. 16-17, 24-39)

Galerie Carré Doré5 rue Princesse Caroline - 98000 Monaco

Vernissage: 24 ottobre 2013 ore 18.00Durata della mostra: 23 - 31 ottobre 2013dal martedì al venerdì 13.00/18.00

InfoFederica Morandi+39 338 4939 [email protected]

In copertinaElmo I, 2013

NeréidiStefania Pennacchio

un progetto diFederica Morandi art projects

Regione CalabriaAssessorato al turismoe beni culturali

Con il patrocinio

Mois de la Cultureet de la langue italienneAmbassade d’Italie enPrincipauté de Monaco

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sommariocontents

IntroduzioneAntonio MorabitoAmbasciatore d’Italia nel Principato di Monaco

Materia, arte, naturaGiuseppe ScopellitiGovernatore della Regione Calabria

Energie creatriciSanto VersacePresidente Maison Versace

MeditazioneMirella SetzuArt Director CARRE’ DORE’ Gallery, Monaco

Le Nerèidi tra fuoco e materiaFederica MorandiDirezione Artistica e Progettuale

Dei ed eroi tra Scilla e CariddiPhilippe DaverioStorico dell’Arte

Opere 2013

Stefania Pennacchio

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Il “mese della Cultura e della Lingua Italiana” giunge alla sua terza edizione proseguendo un percorso di eventi ed iniziati-ve volti a rinsaldare e valorizzare la presenza culturale italiana nel Principato di Monaco e promuovere il Sistema Paese nel suo insieme. Con la mostra “Néréidi” di Stefania Pennacchio l’Ambasciata d’Italia a Monaco rinnova la collaborazione con l’arte con-temporanea, con l’obiettivo di favorire lo sviluppo della cultu-ra internazionale attraverso la promozione di un’esposizione di riconosciuta eccellenza.La mostra saprà sicuramente attirare l’interesse di tanti ap-passionati di arte contemporanea che avranno il piacere di scoprire le sculture di Stefania Pennacchio e lasciarsi traspor-tare in un tempo indefinito: un tempo lontano, a metà strada tra l’età del bronzo e le civiltà pre-elleniche, ma al contempo attuale, grazie alla potenza dell’espressione e all’intensità dei pigmenti. Un’eccezionale mostra che consente di conoscere, apprezzare e godere l’arte contemporanea; un viaggio at-traverso cui l’artista svela i segreti della terra e delle acque degli abissi, culminando in un concerto di colori, energia e materia.Auguro un grande successo a questa mostra, in cui trova ac-coglienza la passione, l’entusiasmo, la volontà e la creatività: elementi che sono essenziali per creare un ambiente culturale favorevole alla nascita di idee innovative, cambiamento e svi-luppo dell’arte contemporanea.

The “Month of Italian Culture and Language”, now at its third edition, develops a program of events and initiatives aimed at strengthening and enhancing the presence of Italian culture in the Principality of Monaco and promoting the Italian eco-nomic system as a whole.With Stefania Pennacchio’s exhibition “Néréidi”, the Italian Embassy in Monaco renews its commitment to contemporary art, an effort aimed at facilitating the development of inter-national culture through the promotion of an exhibition of clearly excellent quality.

The exhibition will certainly attract many fans of contempo-rary art who will be swept away by Stefania Pennacchio’s sculptures in a mysterious time – a remote dimension, midway between the age of Bronze and the pre-Hellenistic civiliza-tions, at the same time vibrantly contemporary in its powerful expression and the intensity of its pigments. An exceptional exhibition that promotes the knowledge, appreciation and enjoyment of contemporary art; a trip through which the art-ist reveals the secrets of the earth and the watery abysses in a culminating concert of colors, energy and substance.

I wish this exhibition all the best as it demonstrates passion, enthusiasm, will and creativity – all the elements of a cultural environment that can bring about innovative ideas, change and development for contemporary art.

introduzioneintroduction

Antonio MorabitoAmbasciatore d’Italia nel Principato di Monaco

Italian Ambassador to the Principality of Monaco

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materia, arte, naturamatter, art, nature

La Calabria è una terra dai tratti forti ed intensi. Il suo cuore è antico ma al contempo intriso di futuro, di promesse, di energie intellettuali e di talenti. Di persone che investendo su se stesse e sui propri sogni coniugano sapientemente etica, coerenza e laboriosità.Credo fortemente che sia un onore, oltre che un dovere, per le istituzioni valorizzare e dare adeguato risalto a tutte quelle potenzialità artistiche e culturali che regalano lustro alla Ca-labria. Proprio per tali motivi desidero esprimere il mio sincero com-piacimento ed il mio sostegno alla perseverante ricerca artisti-ca di Stefania Pennacchio, in cui sono rintracciabili le diverse sfaccettature dei valori culturali della nostra terra.Le mostre di Stefania Pennacchio, divenute ormai di livello in-ternazionale, sono limpida dimostrazione delle innumerevoli qualità che il nostro territorio offre. “Nereidi”, in particolare, rappresenta un valido strumento per veicolare l’immagine della Calabria tra preziosi retaggi storici declinati, con ele-ganza, secondo la femminilità mediterranea ed arcaica che caratterizza la nostra regione.

Although Calabria is an archaic, powerful, intense region, its ancient heart is charged with future and promise, and full of intellectual energies, talents and people who, by investing in themselves and their own dreams, bring together a potential of ethics, coherence and industriousness.

I strongly believe the best of politics should take it as its honor and duty to nurture such amazing potential. For this reason I support Stefania Pennacchio and her ongoing artistic research as it preserves and embraces all the cultural values of our region. Her exhibitions, now international level events, are a demonstration of the quality and value our land can express.

The exhibition Nerèidi promises a remarkable return in terms of image, culture and art for all of Calabria, with its charge of valuable historical and territorial heritage masterfully com-bined with the Mediterranean and archaic femininity of our land.

Giuseppe ScopellitiGovernatore della Regione Calabria

Governor of the Calabria Region

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energie creatricicreative energies

L’energia è sempre creatrice di qualcosa. Qualunque sia la sua natura innesca processi di trasformazione.Le energie artistiche sono frutto di un insieme articolato di elementi filtrati dalle “maglie” della sensibilità umana, ma anche “mistici” processi creativi. Il prodotto di qualità arti-stica è senz’altro un racconto personale, ma anche cronaca di tempo e storia contemporanea. Il passato sedimentando diventa tessuto connettivo e strutturale per offrire poi un racconto del presente completo e organico. Il racconto che Stefania Pennacchio va maturando in questi anni è di cre-scente qualità come attestano i maggiori esponenti critici del settore. Nel suo modo di fare arte è presente la radice di ap-partenenza territoriale, con un passato denso e ricco di me-morie, ed un presente che vede la Calabria, terra dal valore arcaico, decollare facendo della sua straordinaria bellezza il suo fulcro vitale.Ritengo che l’arte sia il racconto umano più nobile ed eterno. Stefania attraverso il suo fare non solo ci mostra la sua perso-nale straordinaria sensibilità, ma dà un volto alla Calabria ed un corpo storico dal valore contemporaneo.

Energy always creates something. Whatever its nature, it trig-gers processes of transformation.Artistic energies result from an articulated compound of ele-ments that are filtered through the “sieve” of human sensitiv-ity but are also “mystical” as creative processes. The result of artistic quality is undoubtedly both a personal narration, and a reflection of its time and contemporary history. Once it set-tles, the past becomes a connective and structural tissue that makes the present complete and coherent.As recognized by influential art critics, in the past few years Stefania Pennacchio has developed her narration with in-creasing quality. Her way of creating art is rooted in her physi-cal place of origin, in a past drenched in memories, and in a present that sees Calabria, a land of archaic value, flourish from the vital inspiration of its extraordinary beauty.I believe that art is the noblest and most enduring form of hu-man narration. With her art, Stefania does more than dem-onstrate her amazing personal talent, she also offers Calabria a face and a historical shape with a contemporary value.

Santo VersacePresidente Maison VersacePresident Maison Versace

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meditazionemeditation

L’incontro con l’artista Stefania Pennacchio ha rappresentato per me una sorta di « meditazione karmica »: il perfetto con-nubio tra modernità e antiche radici di un mondo arcaico.Credo che la sua vena artistica nasca da questo gioco, una sorta di meditazione interrogativa, dove si odono e prestano ascolto voci che non abbiamo mai udito,ne’saremmo in gra-do di percepire, un rapporto intenso che noi non possiamo neppure sospettare, ma solo immaginare, riportandolo a un mondo di antiche e misteriose mitologie.Le opere di Stefania Pennacchio raffigurano tracciati tem-porali e spaziali, interagiscono con il tempo in movimento apparente estatico e conducono lo sguardo a raggiungere molteplici punti di vista di un cosmo intersecato da invisibili coordinate assiali, con insito il senso virtuale della lontananza e della profondità.Le sue sculture appaiono come un filo sottile all’orizzonte tra passato e presente, quasi a permettere la maggiore dilatazio-ne di una realtà impalpabile che vive di suggestioni irrazionali di là dalla nostra concretezza fisica, sottraendo al peso per aggiungere in leggerezza.Una lezione storica che non da’ più spiegazioni ne’certezze, ma propone suggestioni, anamorfosi, suggerimenti per mez-zo di piccoli indizi, tracce minime e lievitanti, spostamenti di masse cromatiche, attivate da energie endogene che simu-lano forme dove lo spazio si fa corpo e il corpo si trasfigura nello spazio.

Meeting the artist Stefania Pennacchio was for me like an experience of « karmic meditation »: a perfect combination of modernity and the ancient roots of an archaic world.I believe her artistic vein results from such combination, a sort of inquisitive meditation that generates voices we never heard and listened to, nor would be able to capture, an in-tense relationship we cannot even infer, perhaps just imag-ine, that she brings back into a world of ancient and mysteri-ous mythologies.Stefania Pennacchio’s works depict time and space paths, interact with a seemingly static time and direct the eye to the multiple points of view of a cosmos crossed by invisible axial coordinates, with an inherent virtual sense of remote-ness and depth.Her sculptures look like a thin thread at the border between past and present that almost allows for the further expan-sion of an intangible reality nourished by irrational sugges-tions beyond our physical condition, subtracting weight to add lightness.

A historical lesson that refrains from explanations or certain-ties, and instead proposes suggestions, anamorphosis, inti-mations offered by small clues, minimal and floating traces, shifting chromatic masses, activated by inherent energies that mimic shapes where the space becomes body and the body morphs in space.

Mirella SetzuArt Director CARRE’ DORE’ Gallery

Monaco

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le nerèidi tra fuoco e materiathe nereids between fire and matter

Stefania Pennacchio’s sculptures have the power to embody ideas and attitudes, and thus express the endless and ever vibrant trepidation of the soul. The exhibition Nereids fully conveys the torment of the human soul by using nature and its transmutation into matter and fire to shape sculpture.By retracing the steps of the artist’s own cultural background and its peculiar connection with the great archetype of clas-sical mythology, the exhibition explores the many-sided psy-chology of the feminine universe. The sculptures on display, crafted in raku and experimental ceramics and iron, interpret a historical research about the 50 daughters of Nereus. By stimulating the visitors’ own genetic memory, the aesthetic and plastic promenade aims at bringing an ancient space-time into the present in order reveal new interpretation mod-els of our reality through the woman’s peculiar perspective. The blue route of the sea is the great network where so many civilizations interbred and evolved over time. The action of the sea makes aesthetic models, concepts and mysticisms flow-ing and as meaningful today as they were in ancient times.While in the Odyssey the Nereids, the exhibition’s subjects, represent the connection to an another, alienating and de-structive place, here they are rather a metaphor of the rela-tionship with an emotional state free of superficial features, a true and naked essence. Any Ulysses who encounters and is brave enough to listen to them, will be delicately put in touch with himself, and thus rediscover a truly sincere way of feel-ing. Therefore, the sea provides a connection between these two worlds, the traveler and the real.The Nereids (in Greek: Νηρείδες or Νηρηίδες, Νηρείς in the sin-gular) were characters of the Greek mythology, sea nymphs

Federica Morandi

Le sculture di Stefania Pennacchio hanno il potere di incar-nare idee e atteggiamenti, esprimendo quella trepidazione dello stato d’anima sempre infinita e viva. La mostra Nerèdi esprime a pieno il tormento dell’animo umano, attraverso la natura che diventa materia e il fuoco che forgia la scultura. La mostra, procedendo sulle orme della cultura territoriale dell’artista che manifesta la peculiare affiliazione al grande archetipo della mitologia classica, narrerà la poliedrica psico-logia dell’universo femminile. Le sculture in mostra realizzate in ceramica raku, ceramica sperimentale e ferro, interpretano una ricerca storica sulle 50 figlie di Nereo. Il percorso estetico e plastico, facendo appello alla memoria genetica del fruito-re, vuole traslare nella contemporaneità uno spazio-tempo antico per riscoprire nuove rotte di lettura della nostra realtà attraverso la privilegiata prospettiva muliebre. La strada az-zurra del mare è il grande circuito nel quale le civiltà si sono incontrate ed evolute. Grazie al mare, schemi estetici, concet-ti e misticismo diventano fluidi e comunicano nell’antichità come ai giorni nostri.Le Nereidi, protagoniste della mostra, che nell’Odissea rap-presentano la congiunzione ad un altrove alienante e distrut-tivo, qui sono invece metafora del rapporto con l’emozio-nalità senza sovrastrutture, con il vero e lo scabro. L’Ulisse che le incontra e ha il coraggio di ascoltare, verrà condotto dolcemente a se stesso, per un riscatto verso un’autenticità del sentire. Il mare diventa così l’elemento di congiunzione tra questi due mondi, tra il viaggiatore e il reale. Le Nereidi (in greco: Νηρείδες o Νηρηίδες, al singolare Νηρείς) erano delle figure della mitologia greca, ninfe marine, figlie di Nereo e della Oceanina Doride. Erano considerate creature

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and the daughters of Nereus and the Oceanid Doris. They were considered immortal creatures of a kind disposition who belonged to the retinue of Poseidon, the God of the Sea, along with the Tritons. They were depicted as maidens with hair ornate with pearls, riding dolphins or sea-horses. Amphitrite, wife of Poseidon, Galatea, loved by the shepherd Aci and the Cyclops Polyphemus, and Thetis, mother of the hero Achilles, are the most notable Nereids. In the legends of Calabrian Greece (Bovesia), the figure of the Nereid later be-came a menacing creature who roamed the forests and took the name of “anarada”, a term of the Greek-Bovesian dialect derived from the classical Greek νηρείς -δος.* The works on display were crafted in the raku technique, a process originated in mid-16th century Japan that the artist used with originality and vibrancy – the result is a collection of powerfully evocative pieces that clearly connect to the an-cient and contemporary ages at the same time. The solemn figures straddle material and spiritual: the sculptures are so drenched in passion, eroticism and power they become hosts to metamorphosis. The Nereids are embodiments of human passions: the play of curves and counter-curves, the sinuous roundness of their body, their breasts and full hips are sym-bols of sensuality and femininity, skillfully transformed by Ste-fania Pennacchio into graceful gestures and shapely bodies.Through the Nereids, Stefania Pennacchio tells us about her-self: the Calabrian blood burning in her veins, mixed with in-fluences from the Japanese culture by the technique of firing that creates a mix of inspirations and symbolisms free of spa-tial or time boundaries. Matter blossoms like the source of life and infuses the environment with its power and warmth.

immortali e di natura benevola. Facevano parte del corteo del dio del mare Poseidone insieme ai Tritoni e venivano rappre-sentate come fanciulle con i capelli ornati di perle, a cavallo di delfini o cavalli marini. Le Nereidi più note sono Anfitrite, spo-sa di Poseidone, Galatea, amata dal pastore Aci e dal ciclope Polifemo e Teti, madre dell’eroe Achille. Nelle credenze della Calabria greca (Bovesia) la figura della nereide subisce una modifica finendo per indicare una creatura mostruosa che si aggira nei boschi e conosciuta, nel dialetto greco-calaboro, come anarada, termine che risulta essere una deformazione del greco classico νηρείς -δος.* I lavori in mostra sono eseguiti con la tecnica raku, procedi-mento che s’insedia in Giappone nella metà del XV secolo e di cui l’artista s’impossessa con personalità e carattere: ne risultano lavori potentemente evocativi, con rimandi antichi e contemporanei allo stesso tempo. Le figure sono solenni, a metà tra il materiale e lo spirituale: la passione, l’erotismo e la forza invadono le sculture, che diventano luogo della meta-morfosi. Le Nerèidi sono testimonianza delle passioni umane: il gioco di curve e controcurve, le rotondità ondeggianti del corpo, i seni e i fianchi marcati sono simbolo della sensualità e dell’essere donna, che Stefania Pennacchio trasforma sapien-temente in gesti aggraziati e corpi armoniosi. Stefania Pennacchio ci racconta di sé attraverso le Nerèidi: brucia nelle vene il sangue calabrese, mescolato dalle influen-ze della cultura giapponese nella tecnica della cottura della materia, che crea una mescolanza di citazioni e simbolismi senza confini spazio-temporali. La materia cresce come il sor-gere della vita e pervade l’ambiente con la sua forza e il suo calore.

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dei ed eroi tra scilla e cariddigods and heroes between scilla and cariddi Philippe Daverio

Si sa che i giapponesi più che inventori sono trasformatori metafisici. La scrittura l’hanno presa bella e fatta dalla Cina, come gran parte della cosmogonia religiosa, e ne hanno pla-smato cosa propria trasformandola. Così capitò dalle parti di Kyoto nel Cinquecento quando Chojiro, il fabbricante di ciotole per la cerimonia del tè, si mise a copiare una tecnica, ovviamente cinese, e ne fece una reinvenzione. Il ceramista era protetto da un influente personaggio che ospitava i suoi forni nel palazzo chiamato Jurakudai e il prodotto da questo luogo prese il nome di Rakuyaki. L’operazione ebbe tale suc-cesso che il geniale ceramista si ritrovò, si dice per decreto imperiale, il diritto di trasformare il suo cognome in Raku e di renderlo ereditario. Il successo dell’impresa proveniva innegabilmente dalla sor-presa estetica del risultato. Questo era profondamente adat-to allo spirito zen del Giappone in quanto evitava ogni deco-razione e lasciava alla materia la fortuna d’una spontaneità carica di misteri insospettati. Il metodo del lavoro era particolarmente curioso in quanto consisteva in una doppia cottura dove la prima serviva a sta-bilizzare la forma a bassa temperatura e la seconda la de-corava con materia vetrosa in una seconda cottura ad alta temperatura. Ma a differenza del secondo fuoco che viene impiegato da secoli anche nella tradizione europea, il signor Chojiro scoprì una complessa perversione, giocando con il fuoco. Durante la seconda cottura decise di aprire il forno, estrarne la terra incandescente e porla a far bruciare, in un altro contenitore, una serie di materiali suscettibili di generare fumi. Poi, chiudendo questo secondo contenitore appunto, operava una riduzione chimica e bloccava la combustione in mancanza d’aria in modo da consentire un’ulteriore modifi-cazione ai sali minerali che si erano liquefatti per generare la glassatura. Gli americani, che scoprirono il raku intorno al 1920 introdussero un’ulteriore sfida alle leggi della cera-mica tradizionale, immergendo il manufatto ancora caldo nell’acqua, col che si otteneva una sofisticata quanto casuale

Japanese are well known to be less inventors than metaphysi-cal transformers. They took writing from China, as well as a remarkable part of its religious cosmogony, and transformed it into their own thing. That is what happened in Kyoto dur-ing the 16th century when Chojiro, a potter who produced tea ceremony bowls, decided to copy and reinvent a tech-nique, again a Chinese creation. The potter was protected by an influential man who let him keep his kilns in a palace called Jurakudai – for this reason the pieces produced there were named Rakuyaki. The operation was so successful that the ingenious potter earned the right, seemingly by imperial decree, to adopt Raku as his own family name.The success of Chojiro’s venture undeniably resulted from its aesthetically surprising result, which was particularly attuned to Japan’s Zen spirit as it avoided all decoration and produced pieces that were charged with a spontaneous freshness full of unsuspected mysteries.The working method was peculiar in that it implied a dou-ble firing – one to stabilize the shape at a low temperature, the other to decorate the object with glazed material at a high temperature. But, unlike the second firing also used in the European tradition for centuries, Chojiro found out that fire could give rise to a complex perversion when, during this phase, he decided to open the kiln to remove the still glow-ing hot piece and put it in another container for a further firing, where the materials were likely to generate fumes. Once this second container was closed, a chemical reduction stopped combustion due to lack of oxygen and induced a further alteration of mineral salts that melted to create the glazing. The Americans, who found out about raku only around 1920, challenged the laws of traditional pottery even more by putting the still hot piece in water, thus inducing an elegant although random cracking of the surface, which resulted in an utterly uncontrolled miracle.Therefore, the Japanese process was the opposite of what the Europeans had pursued since the Neolithic age trying to

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produce a result that would increasingly reflect their expecta-tions. This is a practice we have gradually refined over time by achieving a control of the chromatic alteration occurring across design and production until the final result.The encounter with Japan, about 150 years ago, turned our way of thinking upside down. We discovered the poetry of undefined things, the pleasure of embracing shapes that, only partially planned, also resulted from an independent proc-ess. Their stimulated and desired independence made us see again the beauty of a chaos that could be chosen rather than suffered. As a result, we have all become slightly Japanese. And today Stefania Pennacchio can proudly say she brought a deeply Calabrese touch to her being Japanese.Raku reappears daily on the Strait of Messina under the sur-prised gaze of the Sirens who enchanted Ulysses. Here its altered, although still deep, vocation relies on the constant connection with Mount Etna where fire burns eternally rather than on Zen theosophy. The passion roused by its boiling hot seismic powers, terrible and dangerous, is redeemed by the waters of the restless sea, the colors and mysteries of which it embraces, in a combination of light blue hues and duller red ones. But all of this happens, in a way that once more contradicts the Japanese approach, in a dramatic mix of vital inspirations, where the rising, melting heat evokes the rising of life from the source of femininity. It embraces that most Mediterranean practice that plays with color while it applies it to the piece physically, thickly, vibrantly. In other words, Pen-nacchio’s raku has an unavoidably Calabrese character.It is amazing to see the piece rising from such process, and such amazement is quite similar to the excitement triggered by Gaetano Pesce’s recent work, his molded plastic pieces that result in their final complexity from a combination of his play with colors and their random combination. It is ab-solutely exciting to see how both Pesce’s cold procedure and Pennacchio’s hot one openly derive their gestural expressive-ness from painting, the very first artistic gesture in our part

screpolatura della superficie. Ne proveniva un miracolo total-mente incontrollato. Il metodo giapponese era quindi l’opposto di quello che gli europei dagli anni profondi nel neolitico avevano perseguito alla ricerca sempre più attenta di combinare il risultato con le aspettative. Dalle parti nostre siamo diventati abilissimi in questa pratica e con gli anni abbiamo imparato a dominare la mutazione cromatica fra progetto, esecuzione e risultato. L’incontro con il Giappone, circa un secolo e mezzo fa fece saltare alla radice il nostro modo di pensare. Da allora abbia-mo scoperto la poesia dell’indeterminato, il piacere del dialo-go con forme che in parte avevamo voluto e che si erano però formate seguendo una loro indipendenza. In quest’indipen-denza stimolata e desiderata abbiamo riscoperto la bellezza d’un caos voluto e non subito. Siamo diventati tutti un poco giapponesi. E oggi Stefania Pennacchio si può vantare d’esse-re la più calabrese dei giapponesi. Il raku riappare quotidianamente sullo stretto di Messina e sotto lo sguardo attonito delle Sirene che incantarono Ulisse. Qui trova una vocazione alterata ma altrettanto profonda, perché non trae più la sua legittimità dal concetto della teo-sofia zen, bensì dallo sguardo che corre regolarmente verso la montagna dell’ Etna dove il fuoco domo non fu mai. La passione affascinata dalle forze telluriche incandescenti, terri-bili e temibili, si riscatta poi nelle acque d’un mare in costante movimento, ne prende i colori, ne sposa i misteri. Dialogano le trasparenze e gli azzurri con le opacità e i rossi. Ma tutto ciò avviene, anche qui all’opposto della mente giapponese, in una drammatica mescolanza delle citazioni vitali, dove il sorgere del calore, il suo fondersi, si paragona con il sorgere della vita, con la fonte del femminile. Si combina con la più mediterranea delle pratiche, quella che non può prescindere nel giocare col colore dall’applicarlo alla materia, nella sua stesura più fisica, spessa, carica. Il raku della Pennacchio è quindi per necessità calabrese. E lo è, nello stupore del vedere la materia che sorge, in un

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modo assai similare alla sorpresa che riserva il lavoro recente di Gaetano Pesce che modella le colate della sua plastica, gio-cando con i colori, ma aspettando che la loro combinazione accetti la scommessa del caso per assumere la complessità definitiva. La questione assolutamente stimolante sta nel ve-dere quanto, sia il percorso freddo di Pesce che quello caldo della Pennacchio, abbiano la volontà dichiarata di voler trarre la loro gestualità dalla pittura, dal più antico dei gesti di chi fa arte nella parte nostra del mondo. Solo nella pittura, nel suo segno minimo di stesura della materia, da sempre si ritrova l’abilità di gestire il caso, e dalla pittura, questa volta per noi quanto per i popoli del Sol Levante, s’è disseminata la vo-glia primaria della sperimentazione. Questa sperimentazione diventa astratta per definizione. Un vaso, una ciotola, una coppa sono per loro stessa natura figurativi. Sono la figura d’un vaso, d’una ciotola, d’una coppa. Aspettano una deco-razione, la quale può a sua volta essere rappresentativa di fi-gure o di segni “astratti”. Ma nulla altera il senso “concreto” dell’oggetto. Il Giappone ha scoperto secoli fa la via opposta, quella nella quale il “concreto” si sottomette al “concetto” e quest’ultimo acquista una tale libertà definitoria da far na-scere oggetti concreti che sono nella loro materia “astratti” dalla citazione reale. E’ qui che si fonda tutto, astratto, con-creto, concetto, materia. Si fonda perché nella casualità dei misteri incandescenti si fonde. E’ in questa fucina controllata da magie arcane che Stefania Pennacchio elabora le sue stre-gonerie.

of the world. Only painting, its minimal spreading sign, has always been able to control randomness – and painting, in this case for West and East alike, is the source of the pri-mary impulse of experimentation. An experimentation that becomes abstract by definition. A vase, a bowl, a cup are inherently figurative – they are the figure of a vase, a bowl, a cup. They await decoration, which can in turn represent “abstract” figures or signs. But nothing alters the “physical” sense of the object. Several centuries ago, Japan discovered the opposite approach by submitting the “physical” to a “concept”, which becomes such a powerful defining agent as to induce the creation of physical objects the very substance of which is “abstracted” from their physical inspiration. This is the foundation of everything because abstract, physical, con-cept, substance are all fused together in the randomness of the incandescent mysteries. In this forge controlled by arcane magic, Stefania Pennacchio concocts her enchantment.

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opere2013

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Antigone, 2013 ceramica raku, ossa, ferrocm. 140 x 35 x 15

Nelle pp. precedentiXantes, 2013 ceramica rakucm. 50 x 20 x 40

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Maiesta, 2013 ceramica raku e legno di recuperocm. 50 x 20 x 20

Ali di terracotta con respiriconsumantid’ansia,d’amoree carne

dolce forzaassoluta:sono dentro di tesono in tesono Te.

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Elmo I, 2013 ceramica rakucm. 60 x Ø 40

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Elmo II, 2013 ceramica rakucm. 55 x Ø 35

Nelle pp. successiveMedusa (particolare), 2013 ceramica rakucm. 100 x 70 x 50

Il vento rivoltale viscere verdi del maremille sirenecon teste di rocciadalle ondeguardano con occhi cavi.

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Naides, 2013 ceramica rakucm. 130 x Ø 30

Persefone

resta il tempoche dondola sospeso su culle vuote

resta il telaiosfilacciato nelle attese

e promesse dal vento del Nordche corre ad inseguire la saliva dello Jonio

restano Sirenecon la lingua annodata alle ultime lacrimecantano musica mutaper chi non torna

restano memorieechicorpi d’argillain un nodo di carnenell’amplesso eterno della morte

Persefone e il chicco di melogranotra le dita d’osso di Ade.

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‘Narada, 2013 ceramica raku e ferrocm. 40 x 30

Anarada, 2013 ceramica raku e ferrocm. 50 x 20

Nereides, 2013 ceramica rakucm. 55 x 15 x 30

Anarade

vita sacra rituale e fluida

scivola sul greto ruvidodella fiumara silenziosa

indifferentea stagioni e ore

mentre involucri di case vuoteripetono l’eco persadell’ultima voce di madre dell’ultima anarada.

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Aura, 2013 ceramica raku e ferrocm. 167 x 40

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Ogive rosse, 2013 maiolicacm. 60 x Ø 30

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Thetis, 2013 maiolicacm. 130 x Ø 60

Nelle pp. successiveEos, 2013 maiolicacm. 160 x Ø 40

Ah il silenzioquesto mantra circolareche misura respiri e sangue spina dorsale della memoria congiunzione astraletra la fiamma delle ovaiee le pulsazioni del cuoretra l’alito di Dioe le infinità siderali

questo grano di rosario scarlattoche inghiotte pianoverità e tempo.

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Elpis I, 2013 stoffa e filocm. 40 x 40

Era una preghierala pioggia diritta verde contro la verticalità del buio

era una preghierail tuo confinedi strade sconosciutedi mosaici di giorni

era una preghieraal Dio del silenzioal blu freddo del mareal bianco delle mie lenzuolache misurano la mia solitudine.

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Elpis II, 2013 stoffa e filocm. 40 x 30

Elpis III, 2013 stoffa e filocm. 30 x 40

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Elpis IV, 2013 stoffa e filocm. 100 x 70

Elpis V, 2013 stoffa e filocm. 40 x 40

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Principali esposizioni / Selected exhibitions2013Il mistero della forma, con M. Arnaboldi & L. Ammaturo, Palazzo Isimbardi, Milano.

2012Magarie, antologica 1995-2012, Hotel Enterprise, Milano.

2011Il miti del Vero, situation, Palazzo Pirelli Milano, a cura di G.M. Prati & P. Lesino. Ulisse sono io, personale, Galleria Lazzaro di Corsi, presentazione P. Daverio & S. Versace, catalogo Tallarico Editore.

2010Il telaio di Ulisse, personale a cura di F. Benini, Galleria Casa Dugnani, Milano.Mezzo-Terr- Aneo, collettiva a cura di A. Schwarz, Fornace Alba Docilia, Albissola.Ananke, dei ed eroi tra Scilla e Cariddi, personale a cura di P. Daverio & J. Blanchaert, Istituto Italiano di Cultura, Berlino, catalogo Mondadori. / Istituto Italiano di Cultura di Colonia, a cura di P. Daverio & J. Blanchaert, presentazione C. Otto direttore Museo della Ceramica, Colonia, Germania, catalogo Mondadori.Il passato rinnovato, Mater-Matrice, a cura di J. Ceresoli, Fondazione Zucchi, fuori Salone del Mobile, Milano.Divinità Imperfette - Astraia, personale a cura di L. Barbera, Teatro F. Ciliea, Reggio Calabria.

2009Cosciente Soglia Incosciente, personale a cura di V. Bossi, Galleria Dugnani, Milano, presentazione P. Daverio.

2008Il mito di Venere, collettiva, Museo della ceramica, Grottaglie, Taranto.

2007Il graffito, collettiva, Museo della ceramica, Grottaglie, Taranto.Sensoriali Involucri Scarlatti, personale, Galleria Blanchaert, Milano, testi critici P. Daverio & J. Blanchaert.

2006Laboratorio Italia - 57° Premio Michetti, collettiva a cura di P. Daverio, Chieti, catalogo Vallecchi.

2005-200113x17 Esserci, Biennale di Venezia, collettiva a cura di P. Daverio, Chiesetta S. Gallo, Venezia, catalogo Rizzoli.Modart, collettiva, Galleria Monogramma e Alta camera della moda di Roma.L’Aracne dal Telaio Volante: Memorie di Una Tessitrice di Giorni, personale, Padiglione Regione Calabria, Fiera di Messina.

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www.turiscalabria.itITALY

Dalle indimenticabili coste al suggestivo entroterra in pochi minuti, immersi nei colori e nella cultura del Mediterraneo, alla scoperta di sapori piccanti e dell’ospitalità che ci rende unici per tradizione. C'è sempre un buon motivo per vivere la Calabria.

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Ai segni incisisulla Terrasulla Pellenel Sangue

a mio Padre.