NEOPLASIE DEL SISTEMA NERVOSO CENTRALE NEL CANE … · metastasia livello cerebrale del mesotelioma...
Transcript of NEOPLASIE DEL SISTEMA NERVOSO CENTRALE NEL CANE … · metastasia livello cerebrale del mesotelioma...
UNIVERSITÀ DEGLI STUDI DI PISA
Facoltà di Medicina Veterinaria
Corso di Laurea in Medicina Veterinaria
Tesi di Laurea
NEOPLASIE DEL SISTEMA NERVOSO
CENTRALE NEL CANE GIOVANE
Candidato: Relatori:
Emma Fanfani Prof. Mario Arispici
Dott. Carlo Cantile
Anno Accademico 2005-2006
INDICE
1 NEOPLASIE DEL SISTEMA NERVOSO CENTRALE DEL
CANE ………………………………………………………………………5
1.1 Incidenza dei tumori del SNC nel cane…………………………………….8
1.2 Eziologia dei tumori del Sistema Nervoso Centrale…………………….11
1.3 Insorgenza dei tumori del SNC in cani giovani e relativa classificazione
secondo la World Health Organization (WHO………………………………..12
2 CLASSIFICAZIONI DEI TUMORI DEL SNC DEL CANE……. 14
2.1 Tumori primari e Tumori secondari……………………………………… 15
2.2 potenziale metastatico……………………………………………………… 17
2.3 Classificazione dei tumori del SNC in base al tipo istologico secondo la
World Health Organization (WHO)…………………………………………… 18
2.4 Quadri clinici in soggetti neurologici con neoplasia al
SNC………………………………………………………………………………….20
2
2.5 Classificazione dei tumori del Sistema Nervoso Centrale in base alla
localizzazione secodo la World Health Organization (WHO)……………... 28
3 TUMORI INTRACRANICI RISCONTRABILI NEL CANE
GIOVANE………………………………………………………………...32
3.1 Meningiomi…………………………………………………………………....33
3.2 I gliomi e altri tumori intracranici…………………………………………38
3.3 Neoplasie disontogenetiche……………………………………………60
3.4 Tumori di stirpe neuronale o mista neuronale-glial……………………..62
4 NEOPLASIE DEL MIDOLLO SPINALE RISCONTRABILI
NEL CANE GIOVANE…………………………………………………..63
4.1 tumori del midollo spinale e classificazione……………………………...64
4.2 Tumori disontogenetici………………………………………………………71
5 SCOPO DELLA TESI………………………………………………..72
3
CAP. 6 MATERIALI E METODI
6.1 Animali e tessuti……………………………………………………………...73
6.2 Immunoistochimica………………………………………………………….78
CAP. 7 RISULTATI…………………………………………………..81
CAP.8 DISCUSSIONE………………………………………………..98
BIBLIOGRAFIA………………………………………………………..108
4
1. NEOPLASIE DEL SISTEMA NERVOSO CENTRALE (SNC) NEL
CANE
1.1. Incidenza dei tumori del SNC nel cane
Le neoplasie del SNC costituiscono un problema sempre più frequente nella
clinica dei piccoli animali. L’allungamento della vita media, la maggior
attenzione dei proprietari e l’avvento di metodiche di diagnostica per
immagini sempre più avanzate, hanno permesso notevoli passi avanti nella
diagnosi di queste patologie.
Una considerevole quantità di pubblicazioni in letteratura descrivono
l’insorgenza di tumori spontanei a carico del SNC; questi studi sono stati
riportati da diversi neurologi e neuropatologi come, Dahme e Schiefer (1),
McGrath (2), Innes e Saunders (3), Luginbuhl e colleghi (4), Hayes e
Schiefer (5), Fankhauser e altri (6) e Zaki (7).
Un trattato largamente esaustivo è stato redatto da Fankhauser e Lunginbuhl
(8) dove, molti casi descritti riguardano proprio il cane e il gatto, mentre
dati raccolti riguardanti altre specie domestiche sono piuttosto scarsi (9,
10).
Questi tumori sono meno frequenti nei gatti, dove, le forme principali sono i
meningiomi e i linfomi.
Tra le altre specie domestiche, l’insorgenza di neoplasie a carico del
cervello e del midollo spinale sono eventi abbastanza rari. Vengono anche
riscontrati in animali da laboratorio, soprattutto in ratti e topi.
5
In linea di massima l’età media di presentazione di accrescimenti neoplastici
nel SNC nel cane è di 9 anni pertanto, è opportuno, in un cane che si
presenta alla consulta con un quadro sintomatologico neurologico,
considerare anche la possibile causa neoplastica, includendola così
nell’analisi differenziale soprattutto se l’età dell’animale è maggiore o
uguale a 5 anni.
Le informazioni relative all’incidenza dei tumori del SNC sono disponibili
soltanto per il cane dove si riscontrano con maggiore frequenza. I dati
raccolti nei diversi studi dimostrano che, questi tumori, vengono
diagnosticati per il 60-80% nel cane e per un 10-20% nelle altre specie. In
uno studio nel 1975 la percentuale riscontrata in sede necroscopica era
all’incirca dell’1-3% (11).
Nel cane l’incidenza e la varietà dei tumori del SN è simile a quella
evidenziata nell’uomo (4, 12). A questo proposito possiamo dire che, in
medicina umana le neoplasie del SNC sono abbastanza rare e rappresentano
poco più dell’1% di tutti i tumori. Più precisamente, si osservano, con
maggiore frequenza, accrescimenti neoplastici all’interno del cervello, ma
che hanno origine da cellule metastatiche provenienti da altri distretti, come
per esempio la mammella, il fegato e il polmone.
Una casistica del 1962 riporta l’incidenza delle neoplasie a carico del
sistema nervoso in cani sottoposti all’esame necroscopico, evidenziando
che il 2,83% di 6.175 cani presentava neoplasie intracraniche (13).
6
A distanza di anni, altri Autori, riportano che 14,5 cani su 100.000 sono a
rischio per l’insorgenza di una neoplasia intracranica (14).
Oggi si può affermare che i tumori intracranici rappresentano dall’1 al 3%
di tutti i tumori di cui è affetto il cane (15, 16) e che le neoplasie del SNC si
verificano molto più frequentemente a carico del cervello piuttosto che del
midollo spinale o dei nervi periferici.
Grazie all’avvento di metodi sofisticati di diagnostica per immagine, si può
affermare che i tumori cerebrali stanno assumendo una maggiore
importanza nella medicina del cane e del gatto e l’incidenza riportata, per
quelli primitivi, è di 14,4 su 100.000 cani e di 3,5 su 100.000 gatti (17).
La maggior parte dei tumori cerebrali si presenta come lesione singola,
possono insorgere in qualsiasi razza, ma è riportato un maggior rischio nel:
Boxer, Golden Retriever, Doberman, Scottish Terrier e Bob Tail.
E’ dimostrato che possono svilupparsi a qualsiasi età, ma si è osservato un
aumento della loro incidenza in cani con età superiore ai 5 anni e l’età
media riportata è di 9 anni (18).
Inoltre non sembra sussistere, fino ad oggi, una predisposizione di razza
eccetto per i tumori della glia, dove è stata appurata una predilezione per i
cani brachicefali, soprattutto Boxer.
Dalle osservazioni fatte quindi è emerso che sono le razze brachicefale ad
essere ad elevato rischio di insorgenza verso alcune determinate forme
tumorali, precisamente quelle di origine neuroectodermica e che per tutte le
7
altre razze invece sono i tumori mesenchimali, come i sarcomi e i
meningiomi, quelli più diffusi (19, 20, 21, 22).
Il midollo spinale è solo raramente sede di sviluppo neoplastico; inoltre,
essendo disponibile in letteratura solo una limitata serie di casi, i dati
riguardanti età, predisposizione di razza e di sesso non vengono ancora
ritenuti pienamente attendibili.
E’ dimostrato però, che questi tumori, si possono riscontrare in cani di tutte
le età e, in uno studio relativo a 29 cani, il 27% degli animali colpiti
presentava una età di 3 anni o meno (23).
Non risulta che ci sia una predisposizione di razza o di sesso, ma pare
sussistere un maggior rischio nei cani di grossa taglia.
1.2. Eziologia dei Tumori endocranici e dei Tumori del midollo spinale
L’eziologia sia per i tumori endocranici che del midollo spinale non è nota,
vengono infatti ritenute malattie spontanee del SNC.
Alcuni modelli di neoplasie del SNC sono stati però valutati
sperimentalmente ad esempio mediante l’inoculazione di composti di
nitrosourea a ratti gravidi inducendo così la formazione di gliomi nella loro
progenie (24); l’ inoculazione di virus del sarcoma aviario che induce i
gliomi nei cani e una linea cellulare di gliosarcoma canino che deriva da un
virus del sarcoma aviario inoculato nel cane. Queste neoplasie possono
essere trapiantate intracerebralmente (25).
8
E’ anche importante il fatto che siano stati potuti trasferire due tumori
spontanei di due linee cellulari di astrocitoma canino, a topi nudi (26).
Studi intrapresi in medicina umana, sperimentati su animali, dimostrano che
numerosi agenti cancerogeni di natura chimica o fisica possono produrre in
maniera diretta o indiretta effetti patologici acuti e/o cronici a carico del
SNC. La sua complessa struttura e le funzioni vitali che esso svolge
sottolineano la criticità e l’ impatto che tali agenti possono avere sull’
organismo. Inoltre la scarsa capacità rigenerativa dei tessuti nervosi spesso
determina, nelle aree oggetto della lesione, quadri clinici di una certa
gravità. Gli agenti cancerogeni, come il cloruro di vinile monomero, la cui
esposizione causa l’insorgenza di glioblastomi cerebrali, possono essere
chiamati in causa per lo sviluppo di neoplasie primarie del SNC, e di
metastasi cerebrali secondarie a neoplasie insorte in altre sedi
dell’organismo (27).
Per quanto riguarda i tumori cerebrali possiamo asserire che i dati oggi
disponibili sono pochi e di difficile interpretazione per i seguenti motivi:
1. bassa incidenza dei tumori del SNC : l’incidenza negli animali
domestici, nel nostro caso nel cane è molto bassa, come abbiamo già notato
precedentemente, mentre, per quanto riguarda l’uomo, l’incidenza dei
tumori cerebrali maligni è di circa 10-15 su 100.000 ogni anno (27).
2. eziologia multifattoriale della patologia neoplastica. il meccanismo della
carcinogenesi consta di diverse fasi in ciascuna delle quali possono
intervenire molteplici fattori in senso favorente o inibente, in maniera
9
sinergica o antagonista. Da ciò ne deriva la difficoltà di individuare il ruolo
eziopatogenetico dei singoli agenti sospettati di essere responsabili
dell’insorgenza di neoplasie cerebrali.
3. disponibilità di dati prevalentemente sperimentali (sperimentazione su
ratti): la mancanza di dati in letteratura e le scarse conoscenze
sull’argomento, hanno già rappresentato uno stimolo per la realizzazione di
studi sperimentali con lo scopo di ottenere dei risultati evidenti sul
potenziale effetto cancerogeno di alcuni agenti. La disponibilità di dati
significativi relativi all’esposizione di animali, potrebbe consentire di
ampliare le conoscenze sull’esposizione umana formando utili conoscenze
di patologia comparata.
Alcuni composti chimici noti per essere cancerogeni umani, quali il cloruro
di vinile monomero e l’ossido di etilene, ed altri considerati come possibili o
probabili cancerogeni per l’uomo, l’acrilamide e l’acrilonitrile, inducono
l’insorgenza di tumori primitivi a livello del SNC negli animali da
esperimento (28).
La prolungata esposizione all’asbesto è responsabile dello sviluppo di
mesoteliomi a livello pleurico e di metastasi in determinate sedi
dell’organismo e fra questo negli ultimi anni è stato segnalato il riscontro di
metastasia livello cerebrale del mesotelioma pleurico (29). Sono stati
riportati casi di mesotelioma metastatizzanti al cervello anche in soggetti
non esposti all’asbesto (30, 31). L’asbesto potrebbe essere un fattore
eziologico anche di tumori cerebrali primitivi, quali l’astrocitoma (32).
10
Il glioblastoma multiforme, uno degli istotipi più aggressivi, è stato
associato all’esposizione di cloruro di vinile monomero e PCB (33).
Sempre più consistenti sono le evidenze che l’1,3-Propano Sultone,
considerato un possibile cancerogeno umano dalla IARC, provochi tumori
cerebrali. Infatti negli animali da esperimento l’esposizione a tale composto
provoca gliomi. Tale ipotesi è supportata dal fatto che diversi lavoratori
esposti a questo agente abbiano sviluppato negli anni tumori cerebrali, in
particolare glioblastomi. (34). Da alcuni studi emerge inoltre che
l’esposizione ad arsenico e piombo aumenta il rischio di sviluppare gliomi e
meningiomi. (35). Tra gli agenti cancerogeni di natura fisica, le radiazioni
ionizzanti sono certamente causa di tumori del SNC. Il SNC è composto da
tessuti a media radioinducibilità. E’ dimostrato che l’esposizione ad alte
dosi di radiazioni a scopo terapeutico può provocare a distanza di tempo,
specialmente nei bambini, la genesi di neoplasie cerebrali (33, 36).
Ancora discusso rimane il ruolo svolto dalle radiazioni ionizzanti,
nell’insorgenza di tumori cerebrali, utilizzate nelle indagini diagnostiche in
radiologia e sul personale sanitario esposto (37, 38).
Allo stato attuale è possibile soltanto affermare che l’esposizione ad alcuni
agenti chimici e fisici può essere associata ad un aumento dell’incidenza
delle neoplasie cerebrali.
11
1.3 Incidenza dei tumori del SNC in cani giovani e relativa
classificazione (WHO) e (ARP)
Negli animali giovani, al di sotto di 4-5 anni di vita, l’insorgenza delle
neoplasie del SNC non è comune (18, 39). Già dal 1968 era emerso che,
segnalazioni di tumori del SN insorti in animali con età inferiore ad 1 anno
di vita, sono possibili, ma infrequenti (4).
Tuttavia alcune forme tumorali sono tipiche dei cani giovani nei primi 2-3
anni di vita, a tal punto che rientrano nella diagnosi differenziale in corso di
comparsa di quadri sintomatologici neurologici (40, 41, 42).
La classificazione di queste neoplasie non è semplice. Classificandoli tra i
“tumori embrionali”, la World Helth Organization (WHO) e l’American
Registry of Pathology (ARP), li inserisce tra i tumori primitivi
neuroectodermici (PNET). A questa categoria appartengono:
1. medulloblastomi cerebellari: identificati come tumori altamente maligni,
tendono a svilupparsi a carico del verme, con successiva compressione del
sottostante tronco encefalico (43). La localizzazione cerebellare infatti
costituisce un entità anatomo-clinica e caratteristica per questi tipi di
neoplasia.
2. Neuroblastomi: classificati dalla WHO-HCTDA tra i ”tumori
embrionali” è considerato un raro tumore neuroectodermico (15) che origina
da elementi primitivi del neuroepitelio (elementi epiteliali della placca e del
tubo neurale) e si caratterizza per una limitata differenzizione, orientata
verso i neuroblasti post-mitotici. Le sedi di origine sono i gangli simpatici
12
addominali, la midollare del surrene e la mucosa olfattiva (neuroblastoma
olfattorio o estesioneuroblastoma, derivante da precursori del neuroepitelio
nasale). E’ denominato anche simpatoblastoma. Il neuroblastoma può
evolvere talvolta verso il ganglioneuroma con la maturazione delle cellule
neoplastiche (ganglioneuroblastoma) (15).
3. Ependimoblastomi: forma embrionale dell’ependimoma che presenta
una differenziazione ependimale primitiva.
4. “Neoplasia midollare toracolombare dei cani giovani”: segnalata in
passato anche come ependimoma, medulloepitelioma, nefroblastoma o
neoplasia intradurale-extramidollare del cane giovane. La sua origine è
sconosciuta, viene segnalata in cani con età inferiore a 5 anni, con picco
intorno ai 2 anni. Non esiste predilezione di sesso, mentre la razza più
frequentemente coinvolta sembra essere il pastore tedesco a livello dei
segmenti midollari T10-L2.
I tumori così detti “embrionali”, sono neoplasie maligne di aspetto
microscopico molto indifferenziato e biologicamente aggressive.
Inoltre, negli animali giovani, vengono segnalate anche neoformazioni di
difficile classificazione, ma equiparate a tumori per il loro “effetto massa” a
danno del parenchima cerebrale. Esse originano da isole di tessuto
eterotopico (cisti dermoidi ed epidermoidi ) o tessuto normalmente presente
in quella sede (amartomi, spesso di origine vascolare ).
13
2. CLASSIFICAZIONI DEI TUMORI DEL SNC NEL CANE
E’ sulla base dei criteri utilizzati in medicina umana, che è stata realizzata la
classificazione dei tumori del Sistema Nervoso Centrale nel cane (72, 73).
La classificazione è basata sulle seguenti caratteristiche:
• tipo cellulare costitutivo;
• comportamento biologico;
• localizzazione topografica;
• alterazioni secondarie evidenziabili nel tumore e nei tessuti circostanti
(44).
Le conoscenze di oggi, per quanto riguardano i tumori del SNC,
comprendono necessariamente studi di tipo immunoistochimico e grazie alle
tecniche di diagnostica per immagini ( TC e RM) con più facilità è stato
possibile classificare i diversi tumori e rendere la loro diagnosi sempre più
frequente (45, 17, 46).
Uno studio immunoistochimico sui tumori neuroectodermici canini, è stato
pubblicato nel 1985 da Vandevelde e colleghi. Gli Autori concludono
affermando che la maggior parte dei tumori cerebrali canini sono
indifferenziati e quindi difficili da classificare, rispetto ad altri casi di
glioma umano (47).
Fankhauser e colleghi sono stati incapaci di classificare da un 15 ad un 20%
dei gliomi dei piccoli animali che avevano studiato e un numero ancora più
elevato di gliomi incontrati nei grossi animali (6).
14
Per stabilire la classificazione dei tumori a carico del SN procederemo
tenendo in considerazione più punti di vista.
2.1 Tumori Primari e Tumori Secondari
Una prima distinzione fondamentale è quella di separare i tumori primari,
cioè quelli che originano dal tessuto nervoso, da quelli secondari.
I tumori primari del Sistema Nervoso (SN) traggono origine dalle cellule
neuroectodermiche, ectodermiche e/o mesodermiche che sono normalmente
presenti all’interno del cervello, del midollo spinale e dei nervi periferici o
che sono collegate a tali strutture anatomiche (14, 16).
I tumori primari, nella maggior parte dei casi, presentano una crescita lenta
e progressiva, mentre i tumori secondari, o metastatici, tendono ad essere
aggressivi e causano una sintomatologia acuta, come succede per i tumori
ossei che frequentemente presentano una progressione più rapida.
Quelli secondari sono maggiormente frequenti nel cane rispetto alle altre
specie; possono trarre origine dalle strutture circostanti, come ossa e
muscolo o possono arrivare da una diffusione metastatica ematogena di un
tumore primitivo originato in un altro organo (48). Nel cane tutti i tumori
possono potenzialmente metastatizzare all’encefalo; sono stati riportati
carcinomi prostatici o mammari, come anche casi di melanomi, tumori
venerei (49, 50), seminomi (51), emangiosarcomi (52) e germinomi.
15
E’ importante precisare come gli emboli neoplastici possono impiantarsi e
svilupparsi ovunque nel cervello, nelle meningi, nei plessi corioidei e nel
midollo spinale e come qualsiasi tumore periferico può dare metastasi a
livello del SNC (53).
In alcuni casi, si possono verificare infrequenti localizzazioni al SNC di
neoplasie caratteristiche di determinate razze, quali l’ istiocitosi maligna del
Bovaro del Bernese (54), o di tumori che solitamente non coinvolgono il
SNC, quali plasmocitoma (55), tumori a cellule granulari (56), leucemia
linfoblastica (57) e tumori rabdoidi; tumori rabdoidi del cervello sono stati
descritti in tre giovani cani (58, 59).
Infine, alcuni tumori, possono coinvolgere anche i tessuti circostanti,
mediante un processo di diffusione diretta. Quando tumori di strutture
adiacenti si espandono, possono causare fenomeni compressivi o invasivi.
Nel cane sono riportati casi di carcinomi delle cavità e dei seni nasali e casi
di osteosarcoma multilobulare delle ossa craniche; queste sono forme
neoplastiche che possono provocare compressione a livello cerebrale.
Possono comprimere il midollo spinale tumori a localizzazione vertebrale
come il mieloma multiplo, il carcinoma prostatico metastatico, il tumore dei
corpi aortici e infine anche i linfomi (15, 48).
I tumori dell’ipofisi e quelli dei nervi cranici sono considerati tumori
secondari poiché interessano il cervello per estensione locale (60).
16
2.2. Potenziale metastatico delle forme tumorali primarie del SNC
Le neoplasie primitive del nevrasse danno soltanto eccezionalmente
metastasi al di fuori della cavità cranica o del canale vertebrale (15). Questo
perché sia l’encefalo che il midollo spinale mancano anatomicamente di un
sistema linfatico; in realtà, il processo si può verificare attraverso il flusso
del LCR soprattutto se i tumori sono localizzati in contiguità con lo spazio
subaracnoideo o le cavità ventricolari ( papillomi dei plessi corioidei,
ependimomi, pinealoblastomi, neuroblastomi e infine medulloblastomi ).
Un’altra possibile via di diffusione è attraverso il circolo sanguigno, come
nel caso dei vasi dei seni durali, con conseguente sviluppo di metastasi
remote, nella maggior parte dei casi a carico dei polmoni; difatti l’approccio
diagnostico al paziente, sospettato di essere portatore di neoplasia del SNC,
prevede uno studio radiografico del torace prima di qualsiasi altro esame
collaterale, in quanto, il reperimento di metastasi polmonari rende
sconsigliabile qualsiasi altro approfondimento, specialmente se invasivo, per
la prognosi infausta che ne deriva.
Uno studio risalente al 1992 descrive in tre cani la diffusione metastatica di
un meningioma intracranico ai polmoni (16, 22).
2.3. Classificazione dei Tumori del SNC in base al tipo istologico
Secondo la World Health Organization (WHO) (Koestner A., Bilzer T.,
Fatzer R., Schulman F.Y., Summers B.A., Van Winkle T.J. 1999
“Histological Classification of Tumors Nervous System of domestic
17
Animals, Second series (V) i tumori del Sistema Nervoso possono essere
classificati in base al loro tipo istologico in:
Tumori del tessuto neuroepiteliale:
-tumori astrocitari:
basso (Fibrillare, Protoplasmatico, Gemistocitico) , medio (anaplastico), alto
grado (Glioblastoma);
-tumori oligodendrogliali: (oligodendroglioma, oligodendroglioma maligno
anaplastico);
-altri gliomi: Glioma misto (Oligoastrocitoma), Gliosarcoma, Gliomatosis
cerebri, Spongioblastoma;
-tumori dei plessi corioidei: Plessopapilloma, Plessocarcinoma;
-tumori ependimali: Ependimoma, Ependimoma (maligno) anaplastico;
-tumori neuronali e misti neuronali-gliali: Gangliocitoma, Ganglioglioma,
Neuroblastoma olfattorio o estesioneuroblastoma;
-tumori embrionali:
Tumori Primitivi Neuroectodermici (PNET): medulloblastoma, PNETs di
origine non cerebellare;
-neuroblastoma, ependimoblastoma, nefroblastoma del midollo spinale;
-tumori del parenchima pineale: pineocitoma, pineoblastoma;
Tumori delle meningi
-Tumori delle cellule menigoteliali: meningioma (Meningoteliomatoso,
Fibroso, Transizionale, Psammomatoso, Angiomatoso, Papillare, Cellule
granulari, Mixoide, Anaplastico (maligno) );
18
-Tumori mesenchimali, nonmeningoteliali: Fibrosarcoma, Sarcomatosis
meningeale diffusa;
Linfomi e tumori ematopoietici
-Linfoma (linfosarcoma), Neoplasia leucocitica Non-B, non T (reticulosis
neoplastica), Microgliomatosis, Istiocitosis maligna;
Tumori della Regione Sellare
-Adenoma pituitario, Carcinoma pituitario, Craniofaringioma;
Altre neoplasie primarie e cisti
-Amartoma vascolare, Cisti epidermoidi, Cisti dermoidi, altre cisti;
Tumori metastatici
Estensione locale tumori regionali
-Carcinoma nasale, Osteosarcoma multilobulare, Cordoma;
Tumori del Sistema nervoso Periferico
-Ganglioneuroma, neuroblastoma periferico, Paraganglioglioma, tumore
delle guaine dei nervi periferici (Schwannoma e Schwannoma maligno;
Neurofibroma e Neurofibrosarcoma).
Sebbene molte neoplasie che si verificano negli animali presentino
caratteristiche analoghe alle forme corrispondenti riscontrabili nell’uomo, il
15-20% dei tumori neuroectodermici (soprattutto i gliomi) rimane non
classificato. La caratterizzazione immunoistochimica dei tumori cerebrali
neuroectodermici evidenzia che una quota fino al 26% dei tumori si presenta
indifferenziata nel cane come negli altri animali.
19
Una patologia neoplastica pertanto può originare da qualunque componente
del SNC, per questo esistono molti tipi di tumore che tendono quasi
sempre ad essere identificati con il nome delle cellule coinvolte (Gliomi:
astrocitomi, oligodendrogliomi, ependimomi; Meningiomi).
Indipendentemente dal tipo, i tumori alterano le funzioni del SN attraverso
la distruzione del tessuto, mediante compressione di strutture circostanti,
inducendo disturbi di circolo o edema cerebrale e disturbi nella circolazione
del liquido cefalorachidiano (61).
2.4 Quadri clinici in soggetti neurologici con neoplasia al SNC
Come sempre in neurologia, la sintomatologia dipende dalla localizzazione
e non dalla natura della patologia (62, 63). Piccole masse che comprimono il
tronco encefalico causano ben presto gravi sintomi; al contrario, le neoplasie
che coinvolgono il cervello anteriore devono spesso raggiungere notevoli
dimensioni prima di manifestare la loro presenza in maniera
sufficientemente chiara da indurre il proprietario dell’animale a richiedere
una visita specialistica (61).
Di norma una neoplasia determina una sintomatologia cronica progressiva,
mentre l’esordio clinico può apparire acuto o subacuto, quando lo sviluppo
del tumore determina improvvise variazioni della pressione intracranica, o
coinvolge centri di vitale importanza. Pertanto i quadri clinici possono
risultare molto variabili (64). I tumori anche di notevoli dimensioni, che
coinvolgono i lobi frontali sono spesso asintomatici fino alla comparsa di
20
sintomatologia convulsiva. Le neoplasie sono probabilmente responsabili
della maggior parte dei quadri convulsivi focali (65) . A volte, la presenza di
una neoplasia può causare per lunghi periodi solo cambiamento di
comportamento, in soggetti con esame neurologico normale (66). Cecità a
rapidissima insorgenza può essere l’unico segno di neoplasia intracranica,
che coinvolge il chiasma ottico (67). Anche segni extraneurologici, quali
bradicardia, possono essere riconducibili a determinate forme tumorali
intracraniche come i meningiomi (68).
In molti casi, il quadro clinico può essere complicato dalle variazioni della
pressione intracranica causata dalla massa stessa che, a seconda della
posizione e del volume, può provocare la formazione di notevole edema
peritumorale, ostruzione alla circolazione del liquido cefalorachidiano, ernie
di porzioni di parenchima cerebrale con secondaria compressione di
strutture contigue (61).
Queste variabili, associate con la diversa velocità di crescita della massa,
possono influenzare fortemente anche il decorso dei segni clinici.
Spesso l’esordio è subdolo e i segni sono lentamente progressivi, ma le
neoplasie possono rimanere a lungo silenti e manifestarsi improvvisamente
con fenomeni epilettici o altri sintomi acuti e con decorso rapido.
Questa evenienza è più probabile quando la crescita di una massa extra-
assiale è lenta e il parenchima cerebrale può adattarsi alla compressione,
oppure quando l’alterazione funzionale della zona colpita non provoca segni
clinici rilevabili all’esame neurologico.
21
I tumori intracranici possono quindi manifestarsi in molteplici forme,
frequenti sono le alterazioni del comportamento e dell’indole quali:
• Status mentale anormale;
• Disorientamento;
• Perdita dei comportamenti abituali.
Come già detto precedentemente, la loro insorgenza può essere subdola.
Talvolta, inoltre i segni possono essere confusi, soprattutto nei cani anziani,
con alterazioni legate all’età. La comparsa di segni neurologici più specifici
dipende soprattutto dalla sede di insorgenza del tumore all’interno
dell’encefalo e dalle sue dimensioni e velocità di crescita; inizialmente tali
sintomi possono essere transitori, ma divengono più gravi e permanenti con
l’aumento del volume della massa.
Le crisi convulsive sono frequenti e rappresentano spesso uno dei primi
segni di neoplasie della corteccia cerebrale.
Deficit di più nervi cranici possono essere indicativi di tumori del tronco
encefalico mentre, in caso di tumori del cervelletto, si possono rilevare
dismetria, tremori intenzionali e atassia.
L’indebolimento della vista o la cecità possono invece associarsi ai tumori
dell’ipotalamo, della regione sellare o ai meningiomi del nervo ottico.
I tumori endocranici possono anche esitare in aumento della pressione
intracranica, sia per effetto della massa che per l’edema cerebrale, con
possibile erniazione dell’encefalo attraverso il forame magno (69).
22
I segni clinici correlati a tali effetti secondari comprendono alterazioni dello
stato della coscienza, letargia o irritabilità, deambulazione compulsiva,
maneggio, testa incuneata contro i muri e disturbi della locomozione:
l’erniazione dell’encefalo esita in insufficienza respiratoria e morte (70, 71).
Nel caso delle neoplasie midollari i sintomi sono sovrapponibili a quelli
dovuti a degenerazione midollare conseguente a compressioni o a
mielopatia degenerativa (61).
Ai differenti tipi di neoplasie che possono colpire la colonna vertebrale sono
associati comportamenti diversi ma, tutti i tumori a questo livello esitano
comunque nella compressione del midollo spinale. Ciò può essere graduale,
in caso di lesione extradurale a crescita lenta, ma può dar luogo anche ad un
evento acuto, come conseguenza di ischemia o emorragie oppure nel caso in
cui l’osteolisi vertebrale associata al tumore finisca per causare una frattura
patologica o osteolisi.
La gravità degli effetti locali causati da un tumore primario è generalmente
maggiore rispetto al rischio di metastasi che invece tende a manifestarsi in
tempi più lunghi. I segni clinici di un tumore spinale sono variabili e
dipendono dalla localizzazione della lesione e della sua velocità di crescita.
Possono instaurarsi gradualmente e progredire in gravità in un tempo
variabile; talvolta, però possono manifestarsi in modo acuto per le ragioni
precedentemente elencate:
23
• il dolore rappresenta una caratteristica comune dei tumori extradurali e
intradurali-extramidollari a causa del coinvolgimento dei nervi spinali, delle
radici nervose e/o dell’osso;
• i deficit neurologici dipendono dalla localizzazione della lesione.
Generalmente, si assiste a perdita progressiva della funzionalità neurologica
caudalmente alla lesione, con esito in atassia, paresi o paralisi. Tale
progressione può essere rapida in caso di tumori endomidollari.
La compressione monolaterale del midollo può causare deficit sull’arto
omolaterale. Pertanto si può affermare che i tumori che si presentano come
masse occupanti spazio avranno conseguenze più marcate in quelle
localizzazioni in cui lo spazio epidurale totale è limitato.
L’evoluzione tumorale provoca una sequenza di danni che si possono
raggruppare in alterazioni focali e alterazioni regionali.
Alterazioni focali:
1. alterazioni della massa tumorale: solitamente l’aumento della
dimensione del tumore suole essere lenta e progressiva, al contrario la
formazione di una cisti e la presenza di emorragie nel tumore può
provocare aumenti bruschi con aumento repentino delle dimensioni della
massa neoplastica.
2. alterazioni del parenchima adiacente possono essere dovuti a processi
compressivi con spostamento del parenchima stesso o possono essere dovuti
a processi di infiltrazione con distruzione del tessuto coinvolto.
Alterazioni regionali:
24
1. edema crerebrale per alterazione della vascolarizzazione;
2. alterazioni della circolazione del liquido cefalo rachidiano: idrocefalo;
3. ernie cerebrali e cerebellari.
Per quanto riguarda l’evoluzione del tumore possiamo affermare che le
recidive sono molto rare nei tumori benigni e se si manifestano sono dovute
ad una asportazione chirurgica incompleta, mentre i tumori maligni hanno
una maggiore tendenza a recidivare. Gli scopi principali del trattamento
delle neoplasie cerebrali sono quelli di controllare gli effetti secondari come
l’aumento della pressione intracranica e l’edema, di eradicare la neoplasia e
di ridurre le dimensioni.
Accanto agli sforzi di mantenere l’omeostasi cerebrale, la terapia di
supporto nei cani e nei gatti affetti da neoplasia intracranica, consiste nella
somministrazione di glucocorticoidi. Inoltre, se è necessario dobbiamo
istaurare una terapia per le crisi epilettiche e a tale proposito i farmaci
indicati sono il fenobarbitale o il bromuro di potassio.
La somministrazione di glucocorticoidi solitamente viene intrapresa
immediatamente dopo che la diagnosi viene raggiunta. In tutte le neoplasie
intracraniche che colpiscono il sistema nervoso, la terapia a base di
glucocorticoidi è ritenuta minimamente efficace, anche se spesso si rileva
oltre che necessaria, utile. Lo scopo è quello di tenere sotto controllo gli
effetti secondari, come l’idrocefalo acquisito e l’edema peritumorale, e di
ridurre la pressione intracranica.
25
I glucocorticoidi somministrati a dosaggi antinfiammatori sono in grado di
ridurre la produzione di liquido cefalorachidiano, di ridurre l’edema e
l’apporto sanguigno nei confronti della neoplasia nelle 24 ore. Alcuni
pazienti presentano un miglioramento dei sintomi clinici non appena la
terapia steroidea viene intrapresa e questo può dare delle indicazioni
riguardo l’invasività della neoplasia e l’eventuale risposta alla chirurgia .
I glucocorticoidi vengono sempre somministrati almeno una settimana
prima dell’intervento chirurgico con lo scopo di ridurre l’edema cerebrale e
quindi di migliorare l’esposizione del tessuto cerebrale. Se viene effettuata
un adeguata decompressione chirurgica, il dosaggio può essere ridotto
gradualmente ed interrotto 1-2 settimane dopo l’intervento. Alcuni pazienti
invece necessitano di una terapia di mantenimento, a causa della presenza di
un elevato volume neoplastico residuo, del coinvolgimento del tronco
encefalico o perché hanno sviluppato una certa resistenza al farmaco,
avendolo assunto per un lunghi perodi. I pazienti che hanno interrotto
l’assunzione del farmaco nel periodo post-operatorio, potrebbero averne
ulteriormente bisogno nel caso in cui venga effettuata la radioterapia, sia
durante che dopo tale trattamento. Infatti, è possibile che in corso di
radioterapia le condizioni cliniche peggiorino transitoriamente per lo
sviluppo dell’edema, per cui potrebbe essere necessario somministrare i
glucocorticoidi.
Non esiste nessuna terapia in grado di ridurre la massa neoplastica talmente
velocemente come quella chirurgica. Le tecniche di diagnostica per
26
immagine avanzata, i farmaci somministrati per ridurre l’edema, la
neuroanestesia e la chirurgia effettuata con il microscopio hanno permesso
di effettuare un’asportazione completa della massa e a decomprimere il più
possibile il tessuto nervoso. La tipologia di intervento varia in base alla
localizzazione della neoplasia e alle condizioni del paziente. I soggetti che
presentano una lesione altamente infiltrante e appaiono già compromessi
non sono considerati i candidati ideali.
La possibilità di effettuare un’asportazione completa dipende dalla tipologia
e dalla localizzazione della neoplasia. Gli studi riguardanti la terapia
chirurgica come unico trattamento delle neoplasie cerebrali primarie
riguardano soprattutto i meningiomi superficiali rostrotentoriali e riportano
una sopravvivenza media di 4-7 mesi.
L’obiettivo della terapia chirurgica è anche quello di ottenere materiale
sufficiente da poter sottoporre ad esame istopatologico.
Idealmente, le neoplasie non possono essere trattate con la radioterapia, o
con la chemioterapia, senza aver aver raggiunto una diagnosi istologica. Nei
pazienti che presentano neoplasie inaccessibili, si procede invece alla
biopsia eco-guidata. I soggetti che vengono sottoposti all’intervento
chirurgico per l’asportazione di neoplasie sopratentoriali, devono
preventivamente essere trattati una settimana prima con farmaci
antiepilettici e steroidei. Spesso i farmaci antiepilettici vengono
somministrati per tutta la vita del paziente.
27
2.5. Classificazione (WHO) dei tumori del SNC in base alla loro
localizzazione
Per quanto riguarda la localizzazione topografica della massa neoplastica, la
WHO classifica i tumori del SN in tumori intracranici o tumori cerebrali
(sopratentoriali o retrotentoriali; intra-assiali o extra-assiali) e tumori
midollari (extradurali, intradurali-extramidollari, intramidollari).
A sua volta i tumori cerebrali e i tumori midollari si classificano in:
tumori intracranici
tumori primari:
1. tumori del neuroepitelio
2. tumori delle meningi
3. tumori del tessuto linfoide;
4. tumori delle guaine nervose;
5. tumori dell’ipofisi e del condotto craniofaringeo.
tumori secondari:
1. tumori metastatici;
2. tumori primitivi delle strutture adiacenti.
Tumori midollo spinale:
Neoplasie extradurali, localizzati fuori dalla dura madre:
1. Neoplasie primarie delle vertebre;
28
2. Neoplasie vertebrali metastatiche;
3. Neoplasie primarie dei gangli spinal;
4. Neoplasie metastatiche del midollo spinale.
Neoplasie intradurali intradurali-extramidollari,
1. Meningiomi;
2. Tumore delle guaine dei nervi periferici;
3. Tumore del tratto toraco lombare;
Neoplasie intramidollari, localizzati dentro il parenchima del midollo
spinale:
1. ependimoma;
2. astrocitoma;
3. oligodendroglioma;
4. altre neoplasie (emangioblastoma);
5. metastasi.
Tumori dei nervi
Primari:
I tumori delle guaine dei nervi periferici si denominano con i termini che
seguono: Schwannoma, neurilemmoma , neurofibroma; la maggior parte dei
tumori primitivi delle guaine nervose nel cane sono neoplasie mal
differenziate e infatti la maggior parte degli autori preferisce usare il termine
“neoplasie delle guaine nervose” per evidenziare l’origine cellulare dubbia.
Secondari:
29
tumori che si sono originati in cellule non neurali possono invadere o
comprimere i nervi periferici.
La classificazione istologica dei tumori del tessuto nervoso degli animali
domestici si basa su quella realizzata dalla WHO (6) ideata nel 1974 e in
lavori posteriori come quelli condotti da Braund (12) e Cordy .
Nonostante tutto per una classificazione più accurata e precisa si ricorre alla
classificazione di Russel e Rubinstein utilizzata in neurologia umana (72).
La distinzione tra “benigno” e “maligno”, per i tumori del cervello, rispetto
a quelli di altre sedi, è meno importante. Infatti molte neoplasie
endocraniche sono a crescita relativamente lenta, ma possono essere causa
di una sintomatologia clinica acuta o rapidamente progressiva quando i
meccanismi compensatori sono sopraffatti.
Un tumore endocranico può presentare caratteristiche citologiche suggestive
di comportamento benigno e non essere dotato di potenziale metastatico ma,
nonostante questo, può ancora risultare pericoloso per la vita dell’animale
dal punto di vista biologico.
Alcuni tumori, per esempio il meningioma del cane, sono classificati come
benigni, ma possono essere localmente invasivi nei confronti del tessuto
cerebrale normale. Nel gatto invece il meningioma è ben definito, con netta
demarcazione tra tessuto cerebrale normale e neoplastico.
Va pertanto tenuto presente che se pur semplicisticamente si tende a
distinguere i tumori in benigni e maligni, in realtà vi sono diverse neoplasie
biologicamente benigne che possono evolvere verso la malignità o che, a
30
causa della loro localizzazione, non possono essere rimosse totalmente con
la chirurgia.
E’ possibile utilizzare l’osso tentorio come punto di repere per localizzare le
differenti aree cerebrali all’interno della volta cranica, allora parleremo di
tumori infratentoriali o della fossa posteriore per quelli a carico del tronco
cerebrale e del cervelletto, mentre quelli che si verificano a carico degli
emisferi cerebrali vengono spesso definiti tumori supratentoriali o della
fossa anteriore.
Un’altra cosa da precisare è che i tumori possono essere interni ed esterni
all’encefalo e allora parleremo rispettivamente di tumori intra-assiali e
extra-assiali (WHO); in generale un tumore intra-assiale è “maligno” e un
tumore extra-assiale è “benigno”, di conseguenza la prognosi degli intra-
assiali è (con differente possibilità evolutiva) prognosticamente sfavorevole
quanto invece è favorevole la prognosi degli extra-assiali (73).
Intra-assiali:
• Astrocitomi;
• Oligodendrogliomi;
• Ependimomi;
• Pinealomi;
• Linfomi;
• Emangioblastomi;
• Papillomi dei plessi corioidei;
• Medulloblastomi;
31
• Germinomi;
Extra-assiali
• Meningiomi;
• Neurinomi;
• Adenomi ipofisari;
• Cisti epidermoidi;
3. TUMORI INTRACRANICI RISCONTRABILI NEL CANE
GIOVANE
I risultati di uno studio retrospettivo del 1992, effettuato su cani giovani di
età inferiore ai 6 mesi, hanno evidenziato che i tre siti più comuni di
insorgenza di neoplasia in ordine decrescente sono risultati: il Sistema
ematopoietico, il cervello e infine la cute (40). Segnalazioni di tumori del
SN insorti in animali con età inferiore a 4-5 anni di vita, sono possibili ma
infrequenti (4, 18, 39).
3.1 I Meningiomi
Tra le neoplasie intracraniche del cane i tumori più frequenti sono i
meningiomi (44, 74). Sono tumori primari mesodermici che originano dalle
cellule aracnoidee delle meningi. Prediligono le razze dolicocefale e si
insediano ai lati della grande falce (meningioma parasagittale), sulla
32
convessità degli emisferi cerebrali, nell’area tentoriocerebellare e alla base
del cranio (75).
Nell’uomo le sedi dove si riscontrano maggiormente sono: la regione
parasagittale, la fossa cranica posteriore, l’angolo ponto cerebellare e la base
del cranio. Circa il 50% si presenta nella localizzazione parasagittale.
Talvolta, anche se molto meno frequentemente, nel cane, occorre nel
midollo spinale (meningioma spinale) ma è stato anche descritto nell’orbita
(meningioma retrobulbare) dove origina dalla guaina del nervo ottico ed
eccezionalmente come caratteristica esclusiva del cane, si può riscontrare un
meningioma cutaneo primario (meningioma extraneurassiale) (15, 76).
Un’altra possibile localizzazione è quella paraipofisaria: in questo caso essi
possono simulare, sia sintomatologicamente sia durante esami TC, la
presenza di un macroadenoma ipofisario (77).
Presentano un’ incidenza nei cani adulti compresa tra il 30 e il 39% (18, 40,
53, 62, 84), ma sono presenti anche in soggetti giovani con età inferiore ai 6
mesi (40). Il midollo spinale può essere la sede di meningioma sia perché
coinvolto in seconda tappa da una prima localizzazione intracranica, sia per
sede di insorgenza primaria. Secondo quanto riportato da Yeomans
S.M.(78) un meningioma spinale è stato riscontrato in un cane di cinque
mesi, maschio, di razza Rhodesian Ridgeback. Si trattava di un meningioma
diffuso, infatti si estendeva dal tratto cervicale fino al tratto lombosacrale:
istologicamente è stato classificato come meningoteliale con
mineralizzazione focale. In un altro lavoro è stato riportata, come per il caso
33
precedente, la descrizione di un meningioma disseminato, in un cane
Golden retrivier di 6 anni (79). L’esame neurologico faceva già presupporre
l’interessamento da parte del tumore di una vasta zona della colonna
vertebrale in quanto non vi erano segni clinici specifici di una precisa
localizzazione topografica della massa neoformata. L’esame mielografico
seguito da quello autoptico ha dimostrato che il tumore si estendeva dalla
zona cervicale fino alla zona lombosacrale. Hopkins A.L., et al. (80) hanno
riferito l’insorgenza di un meningioma spinale in un cucciolo di 11
settimane di razza Rottweiler. All’esame radiografico e mielografico,
presentava una aumento di diametro del canale vertebrale ed un
rimodellamento di alcune vertebre lombari per la presenza della massa
tumorale. Inoltre, è stato condotto uno studio su 13 cani con meningioma
spinale (81), di cui 9 maschi, dove è stato evidenziato che la sede di
localizzazione principale era a livello cervicale, precisamente in 10 casi; nei
restanti la localizzazione era a livello lombare.
Talvolta la presenza di determinati quadri sintomatologici, quali cecità e
degenerazione della retina, possono essere considerati un “campanello
d’allarme” della possibile presenza di forme di meningiomi del nervo ottico,
come riportato, ad esempio, in uno studio condotto da Frith C.H. (82).
Sono stati descritti anche meningiomi cerebellari che, se localizzati in
prossimità dei peduncoli, possono essere responsabili di sindromi vestibolari
paradosse (83).
34
I meningiomi nel cane sono rappresentati da masse singole e solitamente si
sviluppano dall’aracnoide. Sono quindi tumori extrassiali che provocano
compressione, raramente si infiltrano nella profondità del neuroparenchima,
che di conseguenza viene dislocato.
Nell’uomo la loro comparsa è legata soprattutto al sesso femminile e
precisamente in donne di mezza età, mentre solo l’1,5% di tutti i
meningiomi si presentano nell’infanzia.
Sono ritenuti ormono dipendenti per la presenza di recettori per gli ormoni
steroidei sessuali e per l’associazione con la gravidanza, la fase luteale e il
carcinoma mammario. Un’analogia in questo senso è stata accertata da
McGrath che ha osservato che su 100 cani con meningiomi, 69 erano
femmine e 34 maschi (85).
Altri neuropatologi veterinari hanno constatato nei meningiomi del cane e
del gatto la presenza di recettori per gli estrogeni e per il progesterone, con
una correlazione invertita tra l’espressione di recettori per il progesterone e
l’indice di proliferazione dei tumori (86, 127, 128).
Risulta confermato che i meningiomi sono pertanto molto più frequenti nei
soggetti di sesso femminile.
Questi tumori nel cane presentano solitamente un carattere benigno, con
tendenza ad una crescita lenta al di sotto della dura madre, e penetrano nella
sostanza nervosa senza infiltrarla ma comprimendola e atrofizzandola
(crescita espansiva) (87,88).
35
Il normale flusso del liquido cefalo rachidiano può venire alterato in
maniera tale da causare aumento diffuso della pressione intracranica. Si può
quindi verificare un anormale funzionalità di strutture nervose distanti alla
sede della neoplasia. In questi casi, la sintomatologia può essere varia e dare
l’impressione che sia in atto un processo multifocale o diffuso (false
localizing sign) (89).
Da un punto di vista istologico, queste neoplasie sono generalmente
meningoteliali o transizionali, più raramente psammomatose, fibroblastiche,
angiomatose o papillari (16).
In molti casi si presentano fissi, con una superficie levigata, incapsulati e
solitamente ben distinti dal tessuto normale. La massa neoplastica è in
superficie liscia o lobulata di consistenza soda, biancastra e dotata di una
sottile capsula.
In certi casi il tumore si accresce in prossimità della teca cranica e questa va
incontro ad un processo di iperostosi reattiva, visibile anche con l’esame
radiografico.
Sulla superficie di sezione l’aspetto è per lo più fibroso, nelle forme
psammomatose stride al taglio per la presenza di granuli calcifici. Talvolta
si notano rammollimenti necrotici ed emorragie.
Le caratteristiche microscopiche sono varie, talvolta anche nello stesso
tumore. Nei meningiomi l’immunoistochimica rivela spesso l’espressione di
vimentina e di proteina S-100. In ultrastruttura è tipica la presenza di
36
prolungamenti cellulari interdigitali, di desmosomi e di emidesmosomi (90,
91).
In uno studio, in cui è stata utilizzata la TC, sono risultati chiaramente
distinguibili dai tumori del parenchima cerebrale poiché in linea di massima
apparivano come masse delimitate caratterizzate da un’ ampia base e che
assumevano in maniera omogenea, il mezzo di contrasto (53).
3.2. I Gliomi e altri tumori intracranici
Al secondo posto per la frequenza si registrano i gliomi, tumori maligni
intracranici che si differenziano (39) in:
1. astrocitomi;
2. oligodendrogliomi;
3. ependimomi;
4. glioblastoma multiforme;
I gliomi sono neoformazioni che originano dalle cellule gliali appartenenti
al tessuto nervoso, componente cellulare più numerosa dell’encefalo.
Queste cellule hanno un enorme potenziale di crescita anormale e sono la
principale fonte di degenerazione tumorale.
Infatti, circa la metà dei tumori primitivi dell’encefalo, sono neoplasie gliali
e nell’uomo più di tre quarti di tutti i gliomi sono astrocitomi. Essi
rappresentano il 50% di tutte le neoplasie intracraniche mentre nei bambini
la percentuale si aggira attorno ad un 70% (92). Per i restanti tumori
intracranici di origine gliale è possibile affermare che negli adulti il 5%
37
sono oligodendrogliomi mentre la percentuale nei bambini è meno dell’1%;
il 5% sono ependimomi mentre nei bambini la percentuale aumenta ad un
15%; il 10% sono astrocitomi mentre nei bambini la percentuale è di un
45%; infine il restante 30% sono astrocitomi anaplastici/ glioblastomi
mentre nei bambini la percentuale si riduce ad un 7%. Infatti i tumori
primitivi cerebrali dell’infanzia sono spesso astrocitomi cerebellari,
medulloblastomi, ependimomi, gliomi del tronco cerebrale e del nervo
ottico, germinomi o tumori congeniti (fra cui craniofaringioma, cordoma,
germinoma, teratoma, cisti dermoide, angioma, emangioblastoma) (92).
Nei bambini, dopo le neoplasie ematopoietiche, i tumori del SNC, sono la
seconda più comune forma di malignità; i dati riportano del resto che il 20%
dei tumori che colpiscono l’età pediatrica originano nel SNC (93).
L’incidenza di questi tumori sembra essere aumentata negli ultimi anni e
questo sembrerebbe dipeso in parte per il miglioramento delle tecniche
diagnostiche che oggi permettono di individuare un maggior numero di casi
in fase sempre più precoce. Il picco massimo di incidenza è nella prima
decade di vita (93).
Nel cane sono le razze brachicefale (Boston terrier, Boxer, Bulldog) ad
essere particolarmente soggette all’ insorgenza dei gliomi (94).
La classificazione istologica, come già precedentemente detto, non è sempre
facile, essendo numerosi i casi di forme molto indifferenziate (95, 47).
La moderna classificazione dei gliomi deriva da quella istogenetica di
Bailey e Cushing del 1926 (96), basata sulla rassomiglianza degli elementi
38
tumorali con quelli della citogenesi, ma con l’introduzione del concetto di
anaplasia e con i numerosi contributi della genetica molecolare (97).
I tumori gliali infatti costituiscono un raggruppamento polimorfo dal punto
di vista istologico e si distinguono in astrocitomi, oligodendrogliomi,
spongioblastomi (tutte forme più spesso differenziate) e in glioblastomi
(astrocitomi anaplastici) e medulloblastomi (forme indifferenziate,
classificate dalla WHO tra i tumori embrionali) (PNET) (15).
I medulloblastomi si riferiscono a neoplasie in cui le cellule non hanno
assunto una chiara differenziazione verso elementi della serie gliale. Taluni
ritengono che nel medulloblastoma si possono rinvenire elementi in
evoluzione verso la serie neuronale e lo classificano nel gruppo dei tumori
di stirpe neuronale tra i neuroblastomi considerati: “tumori embrionali” con
limitata differenziazione neuronale. Altri includono nell’unica categoria
degli astrocitomi anche gli spongioblastomi e i glioblastomi e considerano
come gliomi solo gli astrocitomi (differenziati e indifferenziati) e gli
oligodendrogliomi.
I diversi criteri classificativi riflettono la difficoltà di operare una
classificazione rigida, e ciò dipende dal fatto che i tumori gliali esibiscono
spesso aspetti istologici misti o li modificano nel corso del loro sviluppo.
I numerosi gliomi misti (oligodendroglioma-astrocitoma, oligoastrocitoma)
dimostrerebbero che la cellula progenitrice è dotata di un doppio potenziale
di differenziazione.
39
A parte la malignità relativa alla sede di localizzazione, malignità comune a
tutti i gliomi, i veri gliomi maligni sono i medulloblastomi e i glioblastomi.
La caratteristica di queste forme tumorali è quella di diffondersi lungo i
fasci nervosi inducendo distruzione locale del tessuto nervoso, quindi sono
per definizione infiltranti.
La diffusione delle cellule tumorali nel parenchima cerebrale si realizza sia
a livello macroscopico e quindi visibilmente apprzzabile, sia a livello
microscopico. La diffusione microscopica non è evidenziabile con un esame
di diagnostica per immagini avanzata; essi sono infatti costituiti da “fila” di
cellule che si distaccano dal nucleo del tumore e diffondono nelle regioni
vicine, o controlateralmente lungo il corpo calloso raggiungendo sedi
lontane anche di molti centimetri rispetto alla sede originaria. Vi è
naturalmente anche la via liquorale di diffusione e non ultima, la via
attraverso gli spazi perivascolari.
Ma tornando alla infiltrazione lungo le fibre mieliniche, si può affermare
che normalmente il tessuto nervoso è impermeabile a qualsivoglia cellula.
Come è possibile dunque, che il tessuto nervoso normale si lasci infiltrare
dalle cellule dei gliomi?
A questa domanda la biologia molecolare risponde dicendo che vi sono dei
fattori solubili che inducono, nelle cellule dell’astrocitoma, sia la
moltiplicazione sia la migrazione, questi sono i cosiddetti growth factor
(99). Altre sostanze come le integrine e la tenascina (una proteina della
40
matrice che stimola la migrazione), sono state identificate su tutto il fronte
di contatto fra tumore e tessuto normale.
La capacità migratoria delle cellule di astrocitoma dipenderà quindi dalla:
• qualità della ECM (extra-cellular-matrix) neoformata dalle cellule
tumorali più esterne. Tale matrice potrà presentare più o meno ligandi al
recettore per l’integrina;
• Riduzione della adesione cellula-cellula.
Va poi sottolineato un altro fenomeno e che cioè, esiste una proporzione
inversa fra la capacità proliferativa delle cellule e la loro attitudine ad
invadere e ad infiltrare (73).
Le cellule che si sono staccate per migrare dal tumore sono quelle con
indice mitotico molto basso. E’ come dire che le cellule tumorali o si
riproducono o si muovono, quindi quando si muovono non si riproducono.
La conseguenza è che proprio le cellule infiltranti il tessuto cerebrale
normale sono a basso indice mitotico e quindi sono assai meno vulnerabili
da parte delle terapie antiblastiche (che come è noto sono efficaci contro le
cellule che hanno indice di mitosi alto).
L’astrocitoma elabora un enzima proteolitico per il quale il tessuto nervoso
o se si vuol dire, lo spazio interstiziale, diventa permeabile alle cellule
invasive, inoltre le cellule tumorali si muovono meccanicamente forse
grazie a dei recettori presenti nella matrice a cui le dette cellule aderiscono
e, come lungo una fune, si spostano.
41
Un altro punto da approfondire è quello dell’angiogenesi e dell’aumentata
permeabilità degli endoteli vasali nei tumori cerebrali. Più un tumore è ad
alto grado di malignità, maggiore è la sua attitudine a neoformare vasi e
precisamente microvasi. Attraverso determinate sostanze farmacologiche, si
può ottenere una riduzione dell’angiogenesi che corrisponderebbe ad un
rallentamento della crescita tumorale e non solo, potremmo avere una
riduzione dell’edema inibendo la patologica permeabilità dei vasi
neoformati (73).
Nei gliomi l’apoptosi aumenta di frequenza con la malignità e rappresenta la
causa più importante di perdita cellulare. Infatti non tutte le cellule sono atte
dopo la duplicazione alla successiva replicazione; una gran parte di esse e
quindi del tumore, va incontro a morte programmata (detta appunto
apoptosi). La progressione e la regressione del tumore possono dipendere
dal bilanciamento fra l’apoptosi e la proliferazione cellulare.
L’apoptosi può essere indotta da danni al DNA per cui si può bloccare il
ciclo cellulare e sfruttando lo stesso meccanismo possono agire
l’irradiazione e la chemioterapia. E’ però importante tenere conto che alcune
cellule possono sfuggire alla morte cellulare, sopravvivendo così con un
DNA interrotto e da questo può derivare un accumulo di mutazioni con
significato sinistro per la possibilità di sviluppo di tumori.
E’ sorprendente come le conoscenze di patologia e biologia dei gliomi si
siano enormemente accresciute a partire dalla classificazione istogenetica di
Bailey e Cushing del 1926 (96), mentre contrariamente a quanto è successo
42
per altri tumori solidi, nessuna forma di terapia è stata trovata capace di
modificare sostanzialmente la prognosi. Infatti la radioterapia ha prodotto
vantaggi indiscussi, momentanei, ma non è stata in grado di modificare la
prognosi a lunga distanza, mentre molto scarsi sono stati i vantaggi portati
dalla chemioterapia. Eppure, conosciamo oggi una infinità di meccanismi
molecolari che regolano la proliferazione e la trasformazione dei gliomi, ma
evidentemente la massa critica dei dati, utili per produrre possibilità
terapeutiche, non è stata raggiunta.
Come per altri tumori, si ritiene che i tumori cerebrali nascano monoclonali
e, per instabilità genetica, vadano incontro ad una eterogeneità genotipica,
accompagnata da un aumento del grado di mutazionalità e della capacità
proliferativa. All’eterogeneità genotipica segue quella fenotipica.
Nascono nuovi cloni che hanno migliore capacità di adattamento
all’ambiente ed un maggiore potenziale proliferativo e competono con i
predecessori in una sorta di selezione per competizione.
Contemporaneamente questi perdono le capacità differenziative. Questo
processo di trasformazione si chiama anaplasia, che classicamente viene
definita come la perdita di caratteri differenziativi di un determinato stadio
della citogenesi per regredire a stadi precedenti.
Fenotipicamente si manifesta con una serie di segni istologici che di solito
consentono di rilevare il carattere “maligno” nei tessuti (72). L’anaplasia
può essere realizzata anche con altri meccanismi, per esempio con la
43
crescita accelerata di elementi in differenziazione o con l’arresto maturativo
(100).
Dal punto di vista processuale non fa nessuna differenza che in un tumore
gli elementi anaplastici, di solito piccoli, con nucleo scuro, scarso
citoplasma e dotati di grande capacità proliferativa rappresentino i nuovi
cloni selezionati, elementi primitivi ed immaturi oppure che si identifichino
nelle cellule staminali. Questi concetti sono stati a lungo discussi quando è
sorta la nuova entità tumorale dei PNET (101).
I tumori intracranici riscontrabili nel cane giovane sono, in ordine di
frequenza: i medulloblastomi (PNET), che sono tipicamente localizzabili a
livello cerebellare (102, 126) e al secondo posto gli astrocitomi, secondo
tumore in ordine di frequenza nel soggetto pediatrico (92), come anche nel
cane giovane.
Per quanto riguarda gli astrocitomi, sebbene vengano riscontrati di solito nei
cani di età compresa tra i 5 e gli 11 anni, la loro insorgenza viene segnalata
anche in cani di età inferiore ai 6 mesi. In uno studio, risalente al 2003, si
descrivono tre casi di astrocitoma in cani giovani (103, 40).
In uno studio effettuato su 215 cani affetti da tumori neurogliali, è risultato
che 118 forme tumorali (55%) erano astrocitomi, di cui 80 localizzati
nell’encefalo, 20 nel tronco cerebrale e 17 nel cervelletto (84).
44
Questi tumori sono caratterizzati da cellule di dimensioni relativamente
ampie, ricche di protoplasma, o da cellule di dimensioni più piccole
provviste di numerosi processi.
Pertanto sulla base della geometria dei loro processi si distinguono in forme
protoplasmatiche, quando sono presenti corti e rari prolungamenti e in
forme fibrose, quando hanno lunghi e sottili prolungamenti citoplasmatici.
Alcuni astrociti sono chiamati gemistocitici perché presentano un aspetto
rigonfio con scarsi e corti prolungamenti.
Nella maggior parte degli astrocitomi le cellule presentano la tendenza a
disporsi attorno ai vasi sanguigni.
Gli astrocitomi sono stati rilevati anche a livello del disco (104) e nervo
ottico (105), ma ciò non dovrebbe meravigliare, vista l’origine embriologica
di queste strutture dell’occhio. Questi di solito non penetrano nel sistema
ventricolare e non danno metastasi (15).
L’astrocitoma può rappresentare la forma morfologicamente più
differenziata dei gliomi con orientamento evolutivo verso le cellule della
serie gliale astrocitaria, ma certe sue varianti hanno caratteri citologici
scarsamente differenziati, anaplastici .
Questa forma tumorale si riesce ad individuare macroscopicamente con
difficoltà, in quanto spesso i suoi margini non sono netti, specialmente se vi
è edema perifocale e la massa neoplastica ha un colore omogeneo alquanto
simile al tessuto nervoso normale, a meno che, come nelle forme meno
differenziate, non vi siano intervenuti processi necrotici od emorragici.
45
La consistenza, più compatta di quella del tessuto nervoso, e la deviazione
strutturale indotta nell’encefalo dal suo sviluppo, lo rendono sovente palese
più di quanto comporti il suo aspetto in sezione (15).
Gli astrocitomi si distinguono in:
1. astrocitomi a basso grado, ben differenziati che sono gli astrocitomi
tipici e di cui si può evidenziare la derivazione dagli astrociti
protoplasmatici o dagli astrociti fibrillari. Di conseguenza si distinguono in
astrocitomi protoplasmatici e astrocitomi fibrillari, in relazione alle
attitudini fibrillogenetiche delle cellule neoplastiche.
Oltre a questi due tipi fondamentali, si distinguono altre due varietà:
l’astrocitoma pilocitico contraddistinto dalla forma allungata, bipolare
delle cellule, mentre le fibrille gliali si riuniscono a fasci orientati
parallelamente all’asse principale delle stesse cellule (106). Questa forma
tumorale è tipica del soggetto pediatrico, è stata infatti descritta anche in una
bambina di 22 mesi (107). La seconda varietà è l’astrocitoma
gemistocitico, nella quale gli astrociti mostrano un citoplasma alquanto
ampio, omogeneo, decisamente acidofilo, con nucleo eccentrico,
prolungamenti citoplasmatici rigonfi e corti contenenti numerosi filamenti
intermedi che esprimono la GFAP (proteina acida gliale fibrillare).
Queste varianti possono in certi casi costituire aree diverse nello stesso
tumore, ma in generale il polimorfismo è limitato. Molti sono positivi alla
GFAP (proteina acida fibrillare gliale) (47). Il più frequente di tutti gli
astrocitomi è l’astrocitoma fibrillare.
46
In questa neoplasia gli astrociti proliferati, piccoli e ridotti quasi al solo
nucleo, sono distribuiti in forma rada tra una fitta rete di fibrille che da essi
si dipartono.
Negli astrociti neoplastici si può dimostrare con l’immunoistochimica la
coespressione di proteina acida gliale (GFAP) e di vimentina. La GFAP, il
cui equivalente al microscopio elettronico sono i gliofilamenti, viene
espressa più intensamente dagli astrocitomi più differenziati.
Secondo studi condotti in campo umano gli astrocitomi a basso grado sono
tipiche neoplasie dei bambini e dei giovani adulti (93). Inoltre è emerso che
benché molti pazienti possano sopravvivere per molti anni, il 50% dei casi
presenta un evoluzione del tumore verso un maggior grado di malignità e
questo costituisce la causa più comune di morte dei pazienti con astrocitoma
di basso grado.
2. L’astrocitoma a grado intermedio presenta caratteristiche morfologiche
di anaplasia (maggiore cellularità, pleomorfismo, atipie nucleari, attività
mitotica spiccata).
Anaplasia significa infatti perdita della differenziazione cellulare e pertanto
gli astrocitomi anaplastici sono costituiti principalmente da cellule
immature. Alcuni astrocitomi di minor grado possono subire una
trasformazione maligna in astrocitomi anaplastici.
Talvolta può risultare difficile la distinzione dall’astrocitoma a grado
intermedio e il glioblastoma, ma di quest’ultimo sono presenti la
proliferazione vasale glomeruloide e la necrosi (15).
47
3. L’astrocitoma ad alto grado (glioblastoma multiforme), come lo
spongioblastoma, è considerato da alcuni Autori una variante polimorfa, la
più maligna, dell’astrocitoma. Ha una crescita rapida, invasiva e distruttiva.
In medicina veterinaria più frequentemente è stato riscontrato soprattutto nel
cane (15), mentre nelle altre specie animali raramente è stato descritto.
Nell’uomo di solito si osserva in soggetti con età maggiore ai 50 anni.
E’ una neoplasia molto eterogenea, di aspetto decisamente anaplastico, nella
quale tuttavia persistono aree di astrocitoma differenziato a significare
l’origine dall’astrocitoma a basso grado.
Macroscopicamente appare variegato essendo soggetto ad emorragie ed a
frequenti necrosi focali.
Una caratteristica istologica tipica è la formazione di pseudopalizzate di
elementi cellulari neoplastici fusati attorno alle aree di necrosi. Ma le cellule
componenti esibiscono aspetti variabilissimi, non soltanto apparendo fusate,
ma anche poligonali, rotondeggianti e giganti polinucleate.
I glioblastomi multiformi crescono rapidamente e metastatizzano
ampiamente entro altre regioni del SNC. La variante a cellule giganti è rara
negli animali. Nel cane è stato descritto un caso di Glioblastoma a cellule
giganti tumore nella corteccia frontale in un Doberman Pincher maschio di 5
anni, osservato alla necroscopia (108).
Nell’ambito della medicina umana, dove gli studi sono di gran lunga più
estesi e mirati, è stato affermato che i tumori primitivi cerebrali dell’infanzia
sono spesso i tumori astrocitari cerebellari (109), come anche i
48
medulloblastomi, gli ependimomi, i gliomi del tronco cerebrale e del nervo
ottico, germinomi o tumori congeniti ( fra cui il craniofaringioma, cordoma,
germinoma, teratoma, cisti dermoide, angioma, emangioblastoma)
considerati anch’essi tumori primitivi cerebrali dell’infanzia. Il
medulloblastoma rappresenta circa il 20% di tutti i tumori cerebrali
pediatrici, mentre il craniofaringioma ne rappresenta circa il 3-9%.
I medulloblastomi: sono “neoplasie embrionali” maligne ad elevata
cellularità e secondo la World Health Organization e l’American Registry of
Pathology, vengono classificati come Tumori Primitivi Neuroectodermici
(PNET) (15,73). Sono tumori altamente maligni e tendono a sviluppare a
carico del verme (medulloblastomi cerebellari) con successiva compressione
del sottostante tronco encefalico. E’ ritenuto il più comune tumore maligno
dell’età pediatrica del sistema nervoso centrale.
Molto raramente, altri tumori primitivi neuroectodermici, istologicamente
indistinguibili dal medulloblastoma cerebellare, vengono segnalati al di
fuori del cervelletto.
Nell’uomo sono conosciuti come PNET sopratentoriali (PNETs),
caratterizzati per il fatto che originano preferibilmente a livello degli
emisferi cerebrali e rappresentano il 2-3% di tutti i tumori cerebrali del
bambino mentre tra gli adulti questi tumori sono ancora più rari (110). Più
precisamente la classificazione della World Helth Organization, relativa ai
tumori embrionali (2000) nell’uomo, conta molte varianti di
medulloblastoma riportate qui di seguito.
49
World Health Organization Classification (2000) dei tumori embrionali
del SNC
• Medulloepitelioma
• Ependimoblastoma
• Medulloblastoma
Varianti:
Medulloblastoma Desmoplastico
Medulloblastoma a grandi cellule
Medullomioblastoma
Medulloblastoma melanocitico
• Tumore neuroectodermico primitivo sopratentoriale
Varianti:
Neuroblastoma
Ganglioneuroblastoma
• Tumore atipico rabdoide/teratoide.
Le varianti desmoplastiche rappresentano nell’uomo circa il 15% dei
medulloblastomi e in prevalenza colpiscono gli adulti. Circa l’80% dei
medulloblastomi non sono classificati come varianti ma rappresentano la
forma classica del medulloblastoma cerebellare.
50
Nel cane, per quanto riguarda il medulloblastoma, si può affermare che è
frequente nei giovani animali mentre è assai raro nei cani con età avanzata,
sebbene anche nell’uomo siano stati riportati casi di medulloblastoma anche
nei soggetti adulti.
Appare costituito da una massa molle, sporgente, grigio-rossastra, senza
emorragie e necrosi, abbastanza circoscritta, ma tendente a comprimere o ad
invadere il quarto ventricolo ed ad infiltrare le strutture circostanti e le
meningi, inoltre ha tendenza a dare metastasi per disseminazione attraverso
la via liquorale (15).
Il quadro istologico è improntato ad una struttura riccamente cellulare e con
attributi primordiali. Il termine medulloblastoma non è stato coniato in
riferimento ad un particolare tipo di cellula, ma per indicarne la derivazione
da elementi primordiali, capaci di partecipare alla genesi sia delle cellule
gliali sia di quelle neuronali.
Infatti alcuni lo considerano composto da cellule primitive delle cellule
dello strato granulare del cervelletto (neuroblastoma o medulloblastoma
cerebellare). Tuttavia una propensione alla differenziazione in senso gliale è
documentata dall’occasionale rinvenimento di spongioblasti.
Sotto il profilo immunoistochimico, parte dei medulloblastomi, sono
positivi per uno o più marcatori neuronali o gliali come NSE (Neuronal
specific enolase), NFP (Neurofilament protein), proteina S-100,
sinaptofisina e GFAP (gliar fibrillar acidic protein) (111, 112).
51
Le cellule componenti sono strettamente giustapposte, hanno citoplasma
scarso e pallido, nucleo ricco di cromatina ed ovale o a forma di carota,
comuni sono le disposizioni a palizzata delle cellule e occasionalmente si
rinvengono figure a pseudorosetta, simili a quelle del neuroblastoma e da
alcuni ritenute il contrassegno della differenziazione neuronale. Frequenti
fenomeni mitotici e cariorettici denunciano l’attitudine maligna della
neoplasia.
Esso è conosciuto come il tumore cerebrale più frequente nell’infanzia in
quanto rappresenta tra il 15 ed il 20% di tutte le neoplasie infantili del SNC,
mentre negli adulti è raro rappresentando solo l’1% di tutti i tumori cerebrali
(113). Nell’uomo l’età di esordio è prevalentemente compresa tre i 3 e i 6
anni; il 25% dei soggetti ha una età compresa tra i 15 e i 44 anni (113, 114).
Per definizione il medulloblastoma origina dalla fossa cranica posteriore,
solitamente dal verme cerebellare nel tetto del quarto ventricolo. Ha una
spiccata tendenza a disseminare nel liquor cerebrospinale e tale evenienza
nel soggetto pediatrico si verifica per un 35% dei casi, mentre la diffusione
metastatica è molto ridotta negli adulti (115, 116, 117).
La diffusione metastatica al di fuori del SNC è un evento raro e le metastasi
ossee sono la manifestazione più frequente sia negli adulti che nei bambini
rappresentando più dell’80% delle metastasi al di fuori del sistema nervoso
centrale (118). E’ stato anche osservato che le metastasi al polmone sono
molto più frequenti nell’adulto rispetto ai bambini, mentre le metastasi al
fegato si verificano frequentemente nei bambini (119, 120, 121).
52
Il sintomo clinico predominante del medulloblastoma del IV ventricolo e del
verme è l’incremento della pressione endocranica, specialmente quando il
tumore ostruisce il flusso del LCR, con conseguente idrocefalo. Il sintomo
più comune con cui si manifesta il medulloblastoma è la comparsa di
vomito di grave entità, disturbi della vista e difficoltà di equilibrio (122,
123). Tutti questi sintomi dipendono dalla localizzazione cerebellare del
tumore. Per esempio il vomito persistente è dovuto all’elevata pressione
che si sviluppa all’interno del cervello poiché il tumore ostacola la normale
circolazione liquorale.
In medicina umana molti studi sono mirati all’identificazione dei fattori di
rischio; ma le cause del medulloblastoma sono del tutto sconosciute. Dagli
studi fatti, emerge che nei maschi è maggiormente comune rispetto alle
femmine e più spesso si presenta nei bianchi rispetto ai neri (124, 125).
La citologia del LCR e quella del midollo spinale possono essere in grado di
rilevare una possibile diffusione metastatica.
L’ependimoma è una rara neoplasia del cane e risulta anch’essa riscontrabile
nei cani giovani. Costituisce l’1% dei tumori intracranici nell’uomo, dove
rappresenta circa il 6% di tutti i gliomi e si manifesta nei bambini con una
frequenza che ammonta al 19%. Segue, in ordine di comparsa, gli
astrocitomi e i medulloblastomi ed è considerata una tipica neoplasia della
prima decade di vita, con un secondo picco se pur più piccolo intorno ai 30
anni di età (15, 135).
53
Per quanto riguarda il cane sono forme tumorali di raro riscontro che si
osservano più frequentemente nelle razze brachicefale (4) mentre, se pur
sempre riscontrabili, sono più rare nelle altre razze canine (136). In uno
studio effettuato su 215 neoplasie neurogliali tali tumori costituivano solo il
2% del totale e tre di quattro ependimomi sono stati osservati nell’ambito
del terzo ventricolo (84). Per una buona percentuale si presentano nella
fossa cranica posteriore, solitamente ben circoscritti ed originano dal
pavimento del quarto ventricolo; in questo caso possono proliferare fino a
circondare il tronco cerebrale.
Anche nell’uomo è stato osservato che circa il 90% degli ependimomi si
presenta nella fossa cranica posteriore ed originano dal pavimento del
quarto ventricolo, inoltre circa il 10% di questi tumori, con grado di
maggior malignità, diffondono lungo gli spazi liquorali.
Gli ependimomi si presentano come masse lobulate da grigio a rossastro,
caratterizzate dalla tendenza ad invadere il sistema ventricolare, provocando
idrocefalo. Alcuni ependimomi si presentano emorragici.
Istologicamente si nota un tessuto riccamente cellulare, con uno stroma
gliale assai vascolarizzato, le cellule sono caratterizzate da isomorfismo, con
citoplasma chiaro o invisibile e nuclei arrotondati ricchi di cromatina (129).
Inoltre, in uno studio effettuato, è risultato che un solo ependimoma su 9 è
positivo per la proteina acida gliale fibrillare (GFAP) (47), ma sono riportati
altri casi di positività a questo marker (136).
54
La tendenza delle cellule ependimali a delimitare cavità si manifesta
occasionalmente con la formazione di rosette in cui le cellule circondano a
corona un piccolo lume vuoto. In molti casi si osservano anche
pseudorosette perivasali: le cellule si dispongono attorno ai piccoli vasi,
lasciandovi un manicotto privo di nuclei.
Nei casi maligni, (ependimoma anaplastico), le cellule acquisiscono
l’aspetto simil-epiteliale polimorfo e mostrano numerose mitosi.
La formazione embrionale chiamata ependimoblastoma (PNET) presenta
una differenziazione ependimale primitiva e viene considerato tra i tumori
embrionali nella classificazione della WHO e dalla ARP, risultando una tra
le neoplasie tipiche del cane giovane (137, 138, 40, 15).
Questa forma tumorale viene descritta nel cane come anche nel gatto (139,
140). Sviluppandosi a carico del sottilissimo strato dell’epitelio ependimale
cellulare che riveste il sistema ventricolare si può manifestare sia a livello
intracranico che a livello midollare (141).
Il Plessopapilloma tumore neuroepiteliale, risulta essere una delle forme
tumorali cerebrali riscontrabili nel soggetto pediatrico, infatti sono riportati
casi di plessopapilloma in bambini di 3 anni (142).
Per quanto riguarda la medicina veterinaria il plesso papilloma è molto più
frequente dell’ependimoma (143) e viene considerato come una forma
neoplastica comune nel cane con età uguale o inferiore a 5 anni.
Istologicamente solo lievi e non sempre chiare differenze permettono di
differenziarla dagli ependimomi (39 ): presenta strutture papillari ramificate
55
di cellule epiteliali cuboidali o colonnari con ricca componente connettivale
e vascolare. Da un punto di vista diagnostico, sono riconoscibili per la
localizzazione a livello ventricolare (specialmente III e IV ventricolo) e
perché captano bene il mezzo di contrasto. I segni clinici associati a tale
localizzazione da parte della massa tumorale sono riconducibili a forme di
tetraparesi spastica, vomito e sindrome vestibolare centrale.
Il plesso corioideo può anche essere interessato da carcinomi, variante
maligna (carcinoma dei plessi, o plessocarcinoma), che si diffonde alle
meningi mediante la via liquorale con reimpianto negli spazi subaracnoidei.
Istologicamente è caratterizzato da anaplasia, frequenti mitosi, atipie
nucleari ed elevato indice mitotico (15). E’ segnalato molto raramente nel
cane, anche se uno studio condotto recentemente ha descritto l’insorgenza di
questa forma tumorale in 4 cani (3 maschi e 1 femmina), con un’età
compresa tra i 2,5 e i 10 anni e che quindi ha riguardato anche soggetti di
giovane età; da questo studio è anche emerso che la sede di localizzazione
per due casi era a livello del quarto ventricolo, mentre negli altri due erano
coinvolti in un caso il ventricolo laterale e nell’altro il terzo ventricolo
(133).
Un’altra forma tumorale osservata, seppur raramente nel cane, è la forma
neoplastica originata dagli oligodendrociti. Gli oligodendrogliomi tra tutti i
tumori intracranici sono considerati gliomi non comuni. Originano dalle
cellule gliali chiamate oligodendrociti che sono una normale costituente
56
cellulare dell’encefalo, ma rispetto agli astrociti sono numericamente
inferiori.
Nell’uomo sono considerati tumori dell’adulto e tendono a manifestarsi con
l’insogenza di quadri convulsivi (93). Inoltre è riportato in letteratura che la
sede di localizzazione nell’uomo solitamente è a livello degli emisferi
cerebrali e secondo la IARC i lobi frontali assommano il 65% degli
oligodendrogliomi.
Negli animali si sviluppa per lo più nel cane, mentre, se pur più raramente, è
stato osservato nel bovino e nel gatto (15). Per quanto riguarda la nostra
ricerca abbiamo trovato un caso in letteratura di oligodendroglioma che
aveva riguardato un giovane cane di 5 anni di razza Bulldog Francese, che
fra i vari sintomi aveva manifestato bradicardia. Infatti segni
extraneurologici, quali bradicardia, possono essere riconducibili a
determinate forme tumorali intracraniche (68). La massa neoplastica in
questo caso si presentava singola di 1,5x2,0x1,5cm di aspetto gelatinoso, di
color grigio e chiaramente delineata. Il fatto che il soggetto in causa fosse
proprio un Buldog Francese conferma ulterormente quanto riportato fino
adesso in letteratura sugli oligodendrogliomi a proposito del fatto che le
razze maggiormente coinvolte sono proprio le brachicefale (144, 130),
colpendo soprattutto i Boxer, Boston terrier, Bulldog. In un altro lavoro
sono stati riportati 14 casi di oligodendroglioma in soggetti di età compresa
tra i 2.5 e i 10 anni, tra questi 8 erano di razza Boxer, dallo studio non è
emersa nessuna predilezione di sesso (132), inoltre due dei casi sono
57
risultati essere oligodendrogliomi anaplastici. L’oligodendroglioma
anaplastico istologicamente è contraddistinto da cellule neoplastche in
mitosi, pleomorfismo nucleare, proliferazione glomeruloide, talvolta necrosi
e formazioni di pseudopalizzate (132).
Le sedi predilette nel cane sono i lobi frontali, piriforme, olfattorio,
temporale. Altre possibili localizzazioni sono i lobi parietale ed occipitale
nonché il setto interventricolare (15). Il tumore ha tendenza ad invadere i
ventricoli e le meningi, ma assai raramente diffonde per via liquorale.
Macroscopicamente appare come una massa sferica, abbastanza delimitata
rispetto al tessuto circostante, di consistenza molle spesso gelatinosa ed
accompagnata da emorragie.
La diagnosi istologica (47) è facilitata dall’aspetto peculiare delle cellule
neoplastiche che avendo tendenza a rigonfiarsi, appaiono rotondeggianti e
con prolungamenti retratti o scomparsi. Il loro nucleo si trova nel mezzo di
un ampio vacuolo vuoto per autolisi e della cellula sembra colorarsi soltanto
la membrana esterna. Ciò conferisce al tessuto neoplastico l’aspetto
microscopico ad alveare o “ad uovo fritto”.
Seppur rara, altri Autori descrivono nei cani giovani un’ ulteriore forma
tumorale gliale, la gliomatosis cerebri . Questa è una neoplasia primaria del
cervello di origine incerta caratterizzata da una infiltrazione diffusa di
cellule neoplastiche che può coinvolgere settori multipli dell’encefalo.
Secondo la classificazione della WHO risulta tra i tumori di origine
neuroepiteliale (145, 146). La morfologia delle cellule del tumore è spesso
58
molto varia tale da poter far supporre la presenza o di astrociti,
oligodendrociti o cellule di Schwann, pertanto viene considerata una forma
tumorale mista (146). A conferma di ciò il fatto che vi sono casi in cui la
gliomatosis cerebri, all’indagine immunoistochimica, esprime la GFAP e
altre in cui risulta negativa (147, 148). Inoltre queste cellule hanno una
variabile attività mitotica. La natura diffusa della gliomatosis cerebri causa
aumento di volume del cervello, cervelletto e troncoencefalico e solitamente
le cellule neoplastiche sembrano prediligere la sostanza bianca
presentandovi in numero elevato; in medicina umana, si è osservato che
maggiormente si riscontrano nella sostanza bianca dei lobi frontali degli
emisferi cerebrali.
L’età di comparsa è varia e sono riportati casi di gliomatosis cerebri in cani
di ogni età anche in soggetti giovani (148, 149) Porter et al in una recente
pubblicazione (148) hanno descritto l’insorgenza di questa forma tumorale
in 6 cani di cui due di tre anni e precisamente si trattava in un caso di una
femmina sterilizzata di razza Boxer, mentre nell’altro caso si trattava di un
cane maschio Bull Mastiff; per i restanti casi i soggetti presentavano un’età
non più giovane e precisamente di 8-9 anni. Fino ad oggi non è stata
dimostrata l’esistenza di una predilezione di sesso o di razza.
Nell’uomo questa neoplasia solitamente si presenta nella quarta, terza
decade di vita (147), ma in realtà si può manifestare a tutte le età.
Le manifestazioni cliniche sono poco specifiche ed includono quadri di
depressione, con letargia e nell’uomo sono stati osservati stati di demenza
59
più o meno marcati, si può inoltre osservare deficit dei nervi cranici e
circling, tutto ciò è a conferma della natura diffusa delle neoplasia (150).
3.3 Neoplasie Disontogenetiche
Negli animali giovani vengono talvolta segnalate neoformazioni di difficile
classificazione, ma equiparate a tumori soprattutto per il loro effetto massa a
danno del parenchima cerebrale.
Queste neoformazioni originano da isole di tessuto eterotopico o da tessuto
normalmente presente in quella sede. Nel primo caso si parla di cisti
dermoidi e cisti epidermoidi; mentre nel secondo caso si parla di amartomi,
spesso di origine vascolare, corrispondono allo sviluppo abnorme di tessuti
normalmente presenti.
Sono patologie non neoplastiche del SN che per patogenesi e soprattutto per
presentazione clinica, possono mimarne la presenza. Ma per alcuni Autori
vengono identificate come neoplasie disontogenetiche (15).
Le cisti epidermoidi e dermoidi derivano dall’inclusione di componenti
epiteliali di tessuto embrionale al momento della chiusura del tubo neurale .
Le forme descritte hanno evidenziato una predilezione per i cani giovani ad
esempio Kornegay et al hanno descritto il ritrovamento di cisti epidermoidi
in 3 cani con un’età compresa tra i 3 mesi i 2 anni (151). Le cisti
presentavano un diametro di 2,5 cm, la successiva compressione a livello
del midollo allungato e del cervelletto aveva causato disfunzioni
neurologiche in due dei cani. Tipicamente coinvolgono l’angolo
60
cerebellopontino o il quarto ventricolo, o entrambi (4, 151, 15). Le cisti
epidermoidi sono rivestite da epitelio squamoso stratificato e contengono
materiale cheratinico, cellule epiteliali desquamate e, in alcuni casi, cellule
infiammatorie, mentre le cisti dermoidi contengono strutture degli annessi
come follicoli piliferi, ghiandole sebacee e ghiandole sudoripare.
Le cisti possono presentare dimensioni superiori ai 2,5 cm di diametro e a
causa della loro localizzazione, i cani possono presentare segni clinici di
sindrome pontomidollare tra cui disfunzioni del trigemino, del facciale, del
cervelletto e/o disfunzioni vestibolari.
La loro diagnosi è possibile tramite RM, che evidenzia lesioni iperintense in
T1 e T2, che non captano il mezzo di contrasto e sono circondate da un
modesto edema.
Rarissimi nel cane, gli amartomi sono caratterizzati da crescita eccessiva e
disordinata di cellule normalmente presenti in un determinato sito. La
crescita limitata nel tempo impedisce di classificarli come veri e propri
tumori. Con il termine di amartomi vascolari si designa un gruppo nutrito di
malformazioni vascolari (angiomi cavernosi, ectasie vasali, aneurismi, etc.),
raramente segnalate nel cane, molto simili ad angiomi, rinvenibili anche in
soggetti non più giovani (152, 153).
Nonostante siano alterazioni congenite, la sintomatologia esordisce spesso
in età adulta o senile, con emorragie improvvise o sintomi tipici di massa
occupante spazio.
61
Qualche segnalazione in più nel cane, riguarda la meningoangiomatosi
(154): patologia proliferativa dei vasi leptomeningei, che invade il
parenchima cerebrale.
3.4 Tumori di stirpe neuronale o mista neuronale-gliale
Sia i processi neoplastici dei neuroni centrali sia quelli dei neuroni situati al
di fuori del sistema nervoso centrale sono di solito entrambi denominati con
la radice “ganglio” (gangliocitomi, ganglioneuromi), sebbene le cellule
gangliari siano convenzionalmente solo quelle situate al di fuori del SNC. Il
ganglioneuroma, come la forma immatura, embrionale, dello stesso gruppo,
il neuroblastoma, non deriva dalla sdifferenziazione di cellule nervose
mature, ma dalle cellule precorritrici dei neuroni, i neuroblasti. Questi
tumori sono perciò da considerare veri tumori embrionali. A meno che non
si accetti l’ipotesi, da taluno avanzata, che le cellule nervose già
differenziate possono moltiplicarsi per amitosi (15).
I gangliocitomi (ganglioneuromi) e i gangliogliomi sono neoplasie che
contengono neuroni maturi. Il termine gangliocitoma è riservato a tumori
che sono prevalentemente neuronali con una componente trascurabile di
cellule gliali e il termine ganglioglioma a quei tumori in cui sono
significativamente rappresentate anche le cellule gliali (15).
Nel cane la localizzazione più frequente è quella cerebrale, più rara la
localizzazione nella midollare del surrene e nei gangli autonomi. La
neoplasia si presenta come una massa ben circoscritta, di pochi centimetri di
62
diametro, quando è localizzata nell’encefalo, invece può raggiungere
dimensioni ben più grandi, fino a 20 cm, quando è localizzata nell’addome,
che solitamente si presenta di consistenza e aspetto fibroso, irregolarmene
lobulata.
Istologicamente la neoplasia è composta da cellule neuronali (riconoscibile
per la presenza di sostanza tigroide e delle neurofibrille) e da una
componente stromale, di solito abbondante, rappresentata da una variabile
quota di elementi gliali, cellule di Schwann e collageno; sono presenti anche
fibre nervose, mieliniche e amieliniche. Quando la componente gliale è
abbondante si configura un ganglioglioma, neoplasia etremamamente rara.
Uchida K., et al, riportano l’insorgenza di un ganglioglioma a livello del
talamo in un cucciolo di 4 mesi, all’esame necroscopico era visibile una
massa bianca approssimativamente di 1,5 cm di diametro. I neuroni si
trovano solitamente (15) isolati o raggruppati, rivelano nuclei spesso
eccentrici, hanno forma e dimensioni varie, talvolta appaiono giganteschi e
multinucleati. In molti casi si rinvengono anche zone occupate da elementi
ritenuti neuroblastici, cioè immaturi, ma non disposti a rosetta come nei
neuroblastomi. In questi casi si parla di ganglioneuromi solo parzialmente
differenziati o ganglioneuroblastomi. Kuwamura M., et al riportano
l’insorgenza di un ganglioneuroblastoma in un cane di 8 mesi di razza
Golden Retriever, la presenza di una grande massa a livello del lobo frontale
del talamo ha in questo caso fatto optare per la eutanasia dell’animale.
63
(Kuwamura M., et al “Cerebral Ganglioneuroblastoma in a Golden
Retriever dog” 2004. Vet Pathol 41: 282-284).
Nel cane giovane viene riportata, come già citato precedentemente, anche la
rarissima forma tumorale del neuroblastoma classificato secondo la WHO
tra i “tumori embrionali” (15).
4. NEOPLASIE DEL MIDOLLO SPINALE RISCONTRABILI NEL
CANE GIOVANE
4.1 Classificazione dei tumori del midollo spinale
Le neoplasie del midollo spinale possono essere classificate in base alla
relazione con il midollo spinale e le meningi in: extradurali, intradurali-
extramidollari, intramidollari, oppure in relazione al tessuto di origine in
primarie e metastatiche (155).
Dal punto di vista diagnostico neuropatologico la corretta identificazione
oncotipica della neoplasia, come per le neoplasie intracraniche, oltre che su
base istomorfologica, viene effettuata con marker immunoistochimici volti a
caratterizzare fenotipicamente le cellule neoplastiche.
A questo livello, si possono riscontrare gli stessi tumori dell’encefalo, ma
l’incidenza e il comportamento possono variare notevolmente.
La maggior parte di queste neoplasie nel cane sono extradurali e
coinvolgono il midollo spinale cervico-toracico (156). Per la diagnosi
tumorale a livello del midollo spinale, l’esame radiografico diretto della
colonna vertebrale può permettere l’identificazione di una lesione
64
extradurale. Generalmente è però necessaria una mielografia per localizzare
in modo esatto la lesione definendo anche la sede (extradurale-intradurale) e
la estensione.
Le neoplasie extradurali segnalate nel 50% dei casi si sviluppano all’esterno
della dura madre e causano compressione del midollo spinale. Sono le
forme che vengono riscontrate con maggiore frequenza nel cane,
riguardano, se più raramente, i soggetti giovani e coinvolgono anche il gatto
(61).
La maggior parte di essi è costituita da tumori maligni ossei primari e da
tumori metastatizzati alle ossa e ai tessuti molli (157, 158).
Pertanto si possono osservare nel cane (159, 160, 161, 162, 163):
1. Neoplasie primarie delle vertebre con conseguente compressione del
midollo spinale: osteocondroma, oteosarcoma, condrosarcoma,
fibrosarcoma, emangiosarcoma, emangioendotelioma, mieloma multiplo.
Vengono descritti anche in cani giovani, quale ad esempio l’osteocondroma
(164, 165) riportato in una giovane cagna di 7 mesi di razza Pastore
Tedesco, con progressiva paresi del treno posteriore, aveva manifestato alla
radiografia e alla mielografia un tumore a livello delle vertebre T13-L1. Da
quanto descritto l’osteolisi vertebrale a livello della vertebra T13 era
sfociata in frattura della vertebra stessa e ciò aveva fatto optare per
l’eutanasia dell’animale.
2. Neoplasie vertebrali metastatiche: carcinoma mammario, carcinoma
prostatico, tumori anaplastici, carcinoma delle cellule di transizione,
65
osteosarcoma, carcinoma della tiroide, carcinoma delle ghiandole perianali,
chemodectoma, ganglioneuroma, fibrosarcoma, carcinoma bronchiale,
carcinoma tonsillare, emangiosarcoma, carcinoma delle cellule del Sertoli,
linfosarcoma, rabdomiosarcoma, adenocarcinoma pancreatico, melanoma
maligno, carcinoma a cellule squamose, neoplasia del corpo della aorta
(166, 167, 168, 169), sono riscontrabili in soggetti di età avanzata.
3. Neoplasie primarie dei gangli spinali (ganglioneuroma,
ganglioblastoma);
4. Neoplasie metastatiche del midollo spinale (linfosarcoma, melanoma
uveale).
Le neoplasie intradurali-extramidollari segnalate nel 35% dei casi, si
sviluppano a livello dello spazio subaracnoideo e determinano un effetto
compressivo sul midollo spinale, causando una sintomatologia cronica e
progressiva, che spesso è sovrapponibile a quella di una ernia discale;
tuttavia non sono infrequenti casi acuti.
Tra i tumori intradurali-extramidollari quelli più frequentemente
diagnosticati nel cane sono (155, 157):
• meningiomi, nel cane i meningiomi che coinvolgono il midollo spinale
sono numericamente inferiori rispetto a quelli ad insorgenza intracranica (il
27% il tratto cervicale, il 47% nel toracico e il 27% nel lombare) (84),
mentre nel gatto solo il 4% di tutti i meningiomi si verifica nel midollo
spinale (13).
66
• “il tumore delle guaine dei nervi periferici”comprendente tutte le
neoplasie che originano dalle cellule di Schwann, dette anche neurinoma,
neurilemmoma, schwannoma, schwannoma maligno, neurofibroma,
neurofibrosarcoma (neoplasie della radice: neurofibroma, neurilemmoma,
Schwannoma);
• “tumori del tratto toraco-lombare”, come il nefroblastoma, forma
tumorale che si riscontra prevalentemente in soggetti giovani, di razza
medio-grande.
I meningiomi spinali, come avevamo già precedentemente precisato, sono
molto meno frequenti rispetto a quelli ad insorgenza intracranica.
Nell’uomo è stato appurato che per un 90% dei casi sono intracranici (93).
Alcuni Autori riportano l’insorgenza di questi tumori anche in cani giovani
(81, 78, 170). Secondo quest’ultimi i meningiomi nel cane che hanno una
localizzazione spinale, sviluppano con maggiore frequenza nel tratto
toracico, seguito dalla regione cervicale e lombare (156).
Le forme tumorali intradurali extramidollari primitive, sono descritte da
molti tra cui anche da Summers et al in uno studio risalente al 1988 (171).
In questo studio ha potuto osservare ben 12 cani, tutti di giovane età, affetti
da un tumore intradurale extramidollare. La forma tumorale intradurale
extramidollare è considerata una neoplasia tipica e esclusiva del cane
giovane, ha come sede di elezione i segmenti del midollo spinale compresi
tra T10-L2 e si manifesta in animali di 1-2 anni di età (171, 39), in
particolare si osserva nelle razze medio grandi come il Pastore Tedesco e il
67
Golden Retrievers (157, 23, 171). Il nome generico con cui si identifica
questa forma tumorale deriva dalla localizzazione intradurale-
extramidollare, mentre esiste una classificazione più variabile, per i diversi
quadri evidenziabili volta per volta, quali il nefroblastoma o
neuroepitelioma, considerato dalla WHO come una neoplasia embrionale
intradurale-extramidollare a istogenesi indeterminata (172, 173).
L’immunoistochimica non rivela antigeni neuronali o gliali; alcuni lo
ritengono un nefroblastoma ectopico (15).
Istologicamente si evidenzia una popolazione cellulare duplice, una
composta di cellule fusiformi disposte in lunghi fasci intrecciati e l’altra
formata da cellule epiteliali, talora ciliate che poggiano su una membrana
basale e costituiscono tubuli e strutture simili a rosette, o talvolta simili a
glomeruli renali primordiali.
Non è stata dimostrata nessuna correlazione di sesso, mentre per quanto
riguarda l’età si può affermare che è maggiore l’ incidenza nei soggetti che
hanno una età che va da 5 ai 36 mesi (171, 156).
Nel 1999 Vaughan et al. (174), hanno descritto un caso di nefroblastoma
spinale in un cane di un anno che all’esame neurologico presentava una
sindrome toracolombare, dovuta alla presenza di una massa intradurale
extramidollare, localizzata a livello della vertebra T13. Dall’esame del
liquido cefalorachidiano è stata rilevata la presenza di cellule neoplastiche.
Analogamente, è stato riportato un caso di nefroblastoma in un cane
femmina di 8 mesi (175), che presentava all’esame mielografico una massa
68
neoplastica a livello della prima vertebra lombare (L1). In un recente studio
(176) è stato descritto il caso di un cane di 3 anni che presentava un
nefroblastoma a livello delle prime vertebre lombari (L1-L2). Da questo
studio inoltre è emerso che dopo la prima asportazione chirurgica, a distanza
di 12 mesi la neoplasia è stata nuovamente riscontrata con conseguente
eutanasia dell’animale.La neoplasia tende ad accrescersi dorso-lateralmente
al midollo spinale e può incarcerare le radici nervose.
Infine tra le forme neoplastiche a localizzazione intradurale extramidollare è
stato descritto un insolito caso di lipoma, riscontrato in un cane meticcio di
sesso femminile di 4 anni, portato a visita perché presentava algia lombare
cronica e persistente, incontinenza urinaria saltuaria, incontinenza fecale e
diminuizione del tono dello sfintere anale (177). Poiché il soggetto
presentava agenesia della coda, presenza di 8 vertebre lombari e una
increspatura nella regione lombosacrale, è stato ipotizzato che tale lipoma
costituisse una malformazione.
Le neoplasie intramidollari sono meno frequenti rispetto alle altre due
categorie sopra menzionate, presentano una incidenza del 15-24% (155,
23).Vi fanno parte tutti i tumori gliali primari (astrocitoma,
oligodendroglioma, sarcoma indifferenziato, ependimoma) (178, 179, 180,
181, 182), l’emangioblastoma (134), le neoplasie metastatiche (183, 184),
considerate evenienza molto rara.
In uno studio condotto da Neer et al. (179) è stato diagnosticato un
astrocitoma midollare in un cane di 3 anni che presentava un quadro
69
neurologico caratterizzato principalmente da tetraparesi. Questo tipo di
tumore viene riscontrato raramente e le sue manifestazioni cliniche, non di
rado, possono essere confuse con altre malattie del sistema nervoso. Tra le
forme tumorali intramidollari possiamo ricordare gli ependimomi,
riscontrati non solo in cani adulti ma anche in soggetti giovani (185, 186).
Michimae et al. hanno descritto l’insorgenza di un ependimoma anaplastico
a livello del tratto cervicale C4-C5 in un cagna di 6 mesi, di razza Maltese
(187). Dall’esame neurologico sono stati evidenziati deficit propriocettivi e
mancanza di risposta al dolore. All’esame post-mortem è stata rilevata una
massa neoplastica localizzata a livello del tratto cervicale. All’esame
istologico la massa appariva costituita da cellule ependimali neoplastiche,
che all’esame immunoistochimico sono risultate negative al marker per
GFAP, mentre sono risultate positive alla vimentina e citokeratina.
Solitamente le neoplasie intramidollari primarie si presentano come masse
occupanti spazio e pertanto espletano un’azione compressivo-distruttiva sul
tessuto nervoso limitrofo.
I tumori intramidollari sono molto rari e molto spesso la loro immagine
mielografica può essere confusa con quella di altre cause di rigonfiamento
del midollo spinale come in caso di edema ed emorragie.
Di solito essi non causano dolore e se coinvolgono l’intumescenza cervicale,
tendono a provocare una sintomatologia molto più grave a livello di
estremità anteriori rispetto alle posteriori.
70
L’esame del LCR può essere utile nelle forme intradurali, mentre risulta
negativo in caso di masse epidurali.
A conclusione di quanto detto fino adesso su tale argomento, è possibile
aggiungere che, l’età media di sviluppano di tumori spinali è tra i 5 e i 6
anni di vita. Tuttavia l’indicazione dell’età non è un elemento che da solo
può precludere una diagnosi di tumore spinale infatti, 8 animali su 29
(30%), in uno studio effettuato sui tumori spinali, avevano 3 anni di età o
meno (23), inoltre tale studio evidenzia che circa il 90% dei tumori spinali è
stato osservato in cani di taglia grande.
Per quanto riguarda il decorso clinico non è stato ancora chiaramente
definito in riferimento al tipo di tumore e alla sua localizzazione .
In uno studio effettuato su queste forme tumorali è stata osservata la
velocità di progressione che si è rilevata più rapida nei tumori intramidollari
(1-7 settimane), seguiti dai tumori extradurali (3-4 settimane) e dai tumori
intradurali extramidollari (5-7 settimane) (23).
4.2 Tumori Disontogenetici del midollo spinale
I tumori disontogenetici che coinvolgono il midollo spinale sono
estremamente rari. E’ stato descritto un caso di cisti epidermoide
intramidollare riscontrata in un Rottweiler femmina di 2 anni di età, portata
a visita perché presentava i segni di una sindrome toracolombare (188). E’
stata evidenziata una cisti intramidollare di colorito grigio-perlaceo, di circa
2 cm di lunghezza ed 1 cm di diametro che si estendeva nei segmenti
71
midollari tra T13 e L1. La cavità vuota all’interno, era rivestita da un
epitelio squamoso stratificato semplice o, meno diffusamente, da e pitelio
cheratinizzato di desquamazione contenente granuli cheratoialini. Il midollo
spinale si presentava gravemente compromesso.
Queste cisti possono trarre origine dallo sviluppo di cellule dell’epitelio
primordiale intrappolate durante la chiusura del tubo neurale.
5. SCOPO DEL LAVORO
Le conoscenze che abbiamo a disposizione in letteratura per quanto riguarda
le neoplasie del SNC riscontrabili nel cane giovane non sono molte in
quanto l’incidenza di queste forme tumorali è bassa.
Lo scopo del nostro lavoro è stato quello di evidenziare le varietà di forme
tumorali che si possono riscontrare nel cane giovane e esaminare alcuni dei
casi pervenuti al Dipartimento di Patologia Animale, Profilassi e Igiene
degli alimenti dell’Università di Pisa che potessero rientrare nel nostro
studio, evidenziando i mezzi diagnostici utilizzati per poter risalire alla loro
identificazione.
Attraverso lo studio istologico e mediante la tecnica di indagine
immunoistochimica, abbiamo potuto identificare i diversi tipi di tumore
tipizzandoli e abbiamo potuto evidenziare l’esistenza di eventuali
correlazioni tra le caratteristiche istopatologiche e il tipo di comportamento
della massa neoplastica nei confronti del tessuto sano.
72
6. MATERIALI E METODI
6.1 Animali e tessuti
I casi sono stati selezionati dall’archivio di neuropatologia del D.P.A. sulla
base della localizzazione primaria della neoplasia a carico della SNC e
dell’età dei soggetti inferiore ai 4 anni, considerata la soglia al di sotto della
quale la frequenza della patologia neurooncologica nel cane è ritenuta
molto bassa (39).
I dati relativi al segnalamento di ogni singolo soggetto e i valori anamnestici
relativi a ciascun animale ci sono stati forniti da i Veterinari liberi
professionisti che hanno seguito il caso dal punto di vista clinico.
Il primo caso esaminato corrispondeva al numero d’ archivio 6641, si
trattava di un cane maschio di 6 mesi, di razza Pastore Tedesco, che
presentava un quadro sintomatologico riconducibile ad una sindrome
cerebellare progressiva complicata con una grave depressione del sensorio.
Il secondo caso corrispondeva al numero d’archivio 7140, si trattava un
Boxer femmina di 3 anni, che presentava un quadro sintomatologico
neurologico anormale contraddistinto principalmente da crisi convulsive con
fasi post ictali stuporose, mentre nelle fasi interictali non mostrava deficit
neurologici. Altri dati relativi a questo caso riguardavano l’esame condotto
sul liquido cefalorachidiano, che risultava contenere cellule neoplastiche e il
fatto che la cagna era deceduta in seguito ad erniazione del cervello.
73
Il terzo caso, che corrispondeva al numero d’archivio 9192, era un Pastore
Tedesco maschio di 2 anni. Il cane all’esame neurologico presentava un
quadro sintomatologico tipico di una sindrome toracolombare e pertanto
faceva supporre l’esistenza di una massa comprimente a livello del tratto
lombare. La conferma di ciò è avvenuta all’autopsia dove è stata evidenziata
una massa intradurale in corrispondenza della vertebra T11.
Il quarto caso selezionato corrispondeva al numero d’archivio 9413, si
trattava di una cagna sterilizzata di 2 anni, meticcia Husky. Dai dati
pervenuti riguardanti il quadro sintomatologico eravamo a conoscenza del
fatto che il cane aveva manifestato un insieme di sintomi che indicavano la
presenza di stati di ipermetria, deficit propriocettivi sui quattro arti, deficit
della reazione al gesto di minaccia per entrambi gli occhi (NC II, VII) e
diminuzione del riflesso della deglutizione (NC IX, X via afferente e via
efferente) evidenziato anche dal fatto che l’animale mangiava non
deglutendo completamente il cibo.
Il quinto caso, corrispondente al numero d’archivio 9566, si trattava di una
cagna di razza Dogue de Bordeaux dell’età di un anno. Il quadro
anamnestico di riferimento indicava la presenza di una tetraparesi non
deambulatoria, depressione del sensorio, propriocezione assente negli
anteriori e diminuita al posteriore destro, riduzione della reazione al gesto di
minaccia all’occhio sinistro e paralisi della lingua. In più, rispetto a tutti gli
altri casi, avevamo avuto una ulteriore indicazione, derivante da una
74
metodica di indagine di diagnostica per immagine (RMN), che aveva
evidenziato e confermato la presenza di una massa nel tronco encefalico.
Il sesto caso, corrispondente al numero d’archivio 9912, era un Boxer
maschio di un anno e mezzo. Il quadro anamnestico iniziale del soggetto
indicava la presenza di alterazioni nella deambulazione e dondolamento
della testa. Successivamente, dai dati a noi pervenuti il cane aveva
manifestato un peggioramento progressivo con stati di atassia, ipermetria,
tremori intenzionali, larga base di appoggio, deficit propriocettivi su i
quattro arti e deficit della reazione alla minaccia bilaterale.
Il settimo caso selezionato dall’archivio corrispondeva al numero 10026, si
trattava di un cane Pastore Tedesco maschio, di tre anni. Il quadro
anamnestico di riferimento evidenziava fenomeni convulsivi
progressivamente ingravescenti non rispondente ai trattamenti
farmacologici.
Nella pagina seguente (TAB. 1) vengono riportati i casi, che fanno parte del
nostro materiale di studio, indicando per ciascun animale la razza, il sesso,
l’età e i segni del quadro sintomatologico di riferimento più caratteristici e
significativi.
75
TAB. 1: Segnalamento e storia clinica relativa ai 7 cani
Caso N° Archiv. razze Sesso età Segni clinici
I 6641 Pastore Tedesco M 6 mesi
Sindrome cerebellare progressiva, seguita da grave depressione del
sensorio.
II 7140 Boxer F 3 anni crisi convulsive, fasi post-ictali stuporose
III 9192 Pastore Tedesco M 2 anni Sindrome toracolombare
IV 9413 Meticcio Husky Fs* 2 anni
Ipermetria; deficit della deglutizione; deficit
propriocettivi sui 4 arti, deficit al riflesso della
minaccia bilaterale.
V 9566 Dogue de Bordeaux F 1 anno
Tetraparesi non deambulatoria e depressione del sensorio. Propriocezione
assente negli anteriori diminuita nel posteriore
destro, riflesso della minaccia ridotto a sinistra e paralisi della lingua. Alla RMN evidente massa nel
tronco encefalico.
VI 9912 Boxer M 1,5 anni
Alterazioni della deambulazione e
dondolamento del capo. Peggioramento progressivo: atassia, ipermetria, tremori intenzionali, larga base di
appoggio, deficit propriocettivi su tutti gli arti
e deficit della minaccia bilaterale
VII 10026 Pastore Tedesco M 3 anni
Fenomeni convulsivi progressivamente
ingravescenti
*Femmina sterilizzata
In tutti i casi i soggetti sono stati sottoposti ad esame necroscopico con
prelievo del SNC e fissazione con formalina tamponata al 4%. L’encefalo e
76
il midollo spinale sono stati quindi esaminati seguendo la procedura
standard con l’osservazione delle sezioni trasversali dell’encefalo e dei tratti
cervicali, cervicotoracico e toracolombare del miollo spinale.
Oltre al prelievo delle aree encefaliche o midollari affetti da processi lesivi
macroscopicamente evidenti, sono state prelevate a campione porzioni di
tessuto encefalico rappresentative delle principali strutture neuroanatomiche
(nuclei della base, talamo, ippocampo, mesencefalo, cervelletto, midollo
allungato, corteccia frontale e temporoparietale).
I tessuti sono stati inclusi in paraffina, sezionati a 5 micron e colorati con
ematossilina- eosina. Sezioni delle aree più significative sono state allestite
su vetrini superfrost® allo scopo di eseguire indagini immunoistochimiche.
6.2 Immunoistochimica
L’immunoistochimica nasce dall’unione di tecniche immunologiche e
istochimiche e permette di rilevare ed interpretare la presenza di specifici
antigeni all’interno di un contesto morfologico dato. Gli enzimi
maggiormente impiegati, per le colorazioni immunoistochimiche, sono le
perossidasi (PM=40 kD), estratte dal rafano e presenti normalmente in
tessuti e cellule umane e animali; esse si legano all’anticorpo con legami
covalenti. Per rilevare l’avvenuto legame tissutale tra antigene e anticorpo,
le metodiche da noi impiegate sono state la PAP ( perossidasi-anti-
perossidasi) e il complesso avidina-biotina (ABC, ); in entrambi i casi
abbiamo ottenuto un segnale colorimetrico, con l’aggiunta di un substrato
77
cromogeno: la DAB (diamminobenzidina). Il fatto che le perossidasi siano
enzimi normalmente presenti nei tessuti può determinare una riduzione della
specificità della colorazione (background), per ovviare a questo è necessario
inibire gli enzimi endogeni pretrattando i campioni da colorare con acqua
ossigenata.
I marker utilizzati sono stati “glial fibrillar acid protein” (GFAP, Dako
Z0334), i neurofilamenti fosforilati (2F11, Dako), la enolasi specifica
neuronale (NSE, Dako) e la pancitocheratina. Nella tabella 2 sono riportati il
nome commerciale, la ditta e la diluizione per ciascuno degli anticorpi
impiegati.
La GFAP marca i gliofilamenti che sono proteine tipiche delle cellule
astrocitarie, la cui espressione da parte delle cellule tumorali permetterebbe
di confermare una origine gliale del tumore (glioma) e di identificare la
massa neoplastica come un possibile astrocitoma. Nel nostro caso il
protocollo immunoistochimico (PAP), impiegato per marcare la GFAP,
prevedeva una sequenza di fasi ben precise riassumibili nei punti seguenti:
1. xilolo I per 5 minuti;
2. xilolo II per 5 minuti;
3. alcool 100 per 5 minuti;
4. alcool 95 per 5 minuti;
5. soluzione 8% di acqua ossigenata in metanolo, per 25 minuti;
6. .7 .8 alcool 70/ 50/ 30 gradi per 5 minuti ciascuna;
9. acqua distillata, per completare l’idratazione del tessuto;
78
10. lavaggio con PBS per pulire il tessuto e portarlo alla neutralità PH=7,4;
11. NSS (Siero Normale di Suino, Dako x0901) 4% in PBS per 30 minuti;
12. anticorpo primario policlonale, GFAP (Rabbit anti-cow GFAP;
Dako Z0334) overnight a 4 ‘C;
13. lavaggio in PBS;
14. anticorpo secondario (non biotinilato): Swine Anti-rabbit
immunoglobulins (Dako Z0196) 1:200 con 4% NSS in PBS;
15. PBS
16. PAP; rabbit (dako Z0113);
17. PBS lavaggio;
18. TRIS lavaggio;
19. TRIS+DAB+acqua ossigenata;
20. acqua di fonte lavaggio;
21. acqua distillata;
22. ematossilina
23. acqua distillata
24. acqua di fonte acidulata (con gocce di acido acetico);
25. alcool 70 gradi
26. alcool 100 gradi
27. montaggio
Per quanto riguarda il protocollo (ABC) impiegato con il marker per i
neurofilamenti fosforilati (NPF), le fasi e i tempi della reazione sono simili
al precedente con le differenze che l’anticorpo primario impiegato è un
79
monoclonale prodotto da neurofilamenti di origine umana (human
neurophylament protein 2F11 dako) diluito 1:1000, mentre l’anticorpo
secondario è l’anti-mouse IGg biotinilato prodotto nella capra ( Dako)
diluito 1:200 con 4% NGS (normal goat serum) in PBS. Inoltre
differentemente dal precedente protocollo per indicatore del legame
specifico abbiamo utilizzato l’ABC (avidin-biotin complex), che è un
sistema di rivelazione che sfrutta la capacità della biotina (vitamina H) di
legarsi all’avidina (una glicoproteina dell’albume dell’uovo) a sua volta
legata alle perossidasi. Questo marker utilizzato è specifico per i
neurofilamenti non fosforilati, che si ritrovano prevalentemente negli assoni
dei neuroni, pertanto in caso di positività da parte delle cellule avremo
l’assone colorato mentre il pirenoforo non risulterà coinvolto dalla
colorazione in condizioni di normalità.
Il campione 6641 e il campione 9192 sono stati sottoposti ad una ulteriore
indagine immunoistochimica per il marker delle citocheratine. Le
citocheratine, come filamenti intermedi, fanno parte del citoscheletro delle
cellule epiteliali perciò l’anticorpo anti-citocheratine è utilizzato nella
diagnosi differenziale di neoplasie scarsamente differenziate: la positività
citoplasmatica indica la natura epiteliale delle cellule marcate.
Un altro marker neuronale impiegato su tutti i campioni tissutali è la NSE
(Neuronal specific enolase). Tale marker permette di evidenziare l’origine
neuronale delle cellule neoplastiche ed escludere la possibile origine gliale
della massa neoplastica in esame. Nella sottostante tabella vengono riportati
80
gli anticorpi che abbiamo impiegato nella nostra indagine
immunoistochimica..
Tabella 2 Pannello degli anticorpi impiegati
Antigene Comm.nome ditta Diluizione
GliallFibrillarAcidProtein GFAP Dako 1:200
NeuronalSpecificEnolase Rabbit anti-
NSE
BioGenex
Laboratories
Prediluted
in PBS
1:1000
Citokeratina α-pan
Keratin
Ventana
Medical
System
Prediluted
in PBS
NeuroFilamentPhosphorilated 2F11 Dako 1:1000
In conclusione è possibile affermare che le indagini immunoistochimiche
hanno fornito importanti dati per poter risalire alla corretta identificazione
oncotipica della neoplasia.
7. RISULTATI
Caso n. 1 (fig. 1a).
Macroscopicamente la massa tumorale si presentava localizzata sulla faccia
laterale sinistra dell’encefalo e la sua parte più voluminosa era apprezzabile
tra l’emisfero cerebellare sinistro e il midollo allungato. L’aspetto
81
superficiale era quello di una neoformazione piuttosto irregolare in cui si
potevano apprezzare anche piccole emorragie. Al taglio (fig 1b), la struttura
neoformata si presentava granuleggiante e si estendeva a partire dal lume
del quarto ventricolo ed intercalandosi tra gli emisferi cerebellari e il tronco
encefalico si proiettava esternamente.
Fig. 1a Fig. 1b
Istologicamente (fig. 2a) la componente proliferante ha confermato essere
quella dei plessi coriodei del quarto ventricolo, ora organizzati in
voluminose arborizzazioni occupanti il lume ventricolare. L’epitelio dei
plessi si è mantenuto cuboide/colonnare, ma gli strati di cellule sono
aumentati fino anche a tre o quattro, senza però mostrare marcati aspetti di
anisocitosi. I nuclei si presentavano ovoidali e senza anisocariosi né atipie e
lo stroma fibrovascolare, era moderatamente incrementato. Evidente era la
tendenza che alcuni plessi avevano la tendenza a rompere il rivestimento
ependimale ed infiltrare il sottostante parenchima.
82
Fig. 2a (marcatore GFAP) Fig. 2b (marcatore GFAP)
Marcando con gli anticorpi anti-GFAP (Fig. 2b), NFp e citocheratine, la
massa non ha dato segnale positivo rilevabile (fig.2c). Il tessuto sano, ove
appropriato, ha confermato la specificità degli anticorpi impiegati mettendo
in risalto il tentativo di infiltrazione del tumore che ha scompaginato
strutture come la glia limitante ed il tragitto degli assoni sottoependimali.
Dall’esame macroscopico, istologico e immunoistochimico la massa
neoplastica è risultata essere un Plessopapilloma.
Fig. 2c (NFp)
Caso n. 2.
La massa si estendeva a partire dall’area del nucleo caudato (fig. 3),
diffondendosi tangenzialmente al ventricolo laterale, si espandeva
occludendolo, comprimendo le strutture ippocampali ed il parenchima del
83
lobo temporale, fino a distruggerlo. La neoformazione presentava un
considerevole sviluppo volumetrico ed appariva di colore scuro, di aspetto
traslucido e con un elevato numero di aree emorragiche irregolarmente
sparse entro la massa.
Fig. 3 Microscopicamente le cellule , che costituivano la massa, si presentavano
apparentemente ben circoscritte e non incapsulate, con moderata tendenza
ad invadere il tessuto sano circostante. Apparivano come una cospicua
distesa di cellule, talvolta organizzate in piccole file ai margini del tumore; i
nuclei si presentavano picnotici, tutti molto simili tra loro ed erano separate
da un caratteristico alone citoplasmatico, conferendo alla popolazione delle
cellule neoplastiche un aspetto a “uovo fritto”
Dall’esame macroscopico, istologico e immunoistochimico la massa
neoplastica è risultata essere un oligodendroglioma.
84
Caso n.3.
La massa sembrava risiedere in sede extramidollare e mantenersi entro i
limiti della dura madre. Si presentava come un aggregato compatto di
cellule ben delimitato, costituito da cellule pleomorfe, talvolta cuboidali ben
affiancate, talvolta fusate organizzate in fascetti (Fig. 4a).
Le prime cellule presentavano nucleo rotondo ed erano arrangiate a
descrivere tubuli dal lume ampio, le seconde avevano un nucleo allungato e
limiti citoplasmatici indistinti, a disegnarne lo stroma (Fig.4b). Il lume di
alcuni tubuli appariva contenere detriti cellulari (Fig 4c). Porzioni di radici
dei nervi spinali apparivano incluse entro la massa neoformata (Fig.4a, 4c).
Fig. 4a Fig. 4b
85
Fig. 4c
Dall’esame macroscopico, istologico e immunoistochimico la massa
neoplastica è risultata essere un nefroblastoma spinale.
Fig. 4d (α-pan Keratin) Fig. 4e (α-pan Keratin)
Caso n.4.
All’esame della superficie di taglio degli emisferi cerebrali, l’ispessimento
mucoide della sostanza bianca e grigia si estendeva a contatto dei ventricoli
laterali, dilatati non simmetricamente, nel contesto del lobo temporale. Nelle
aree interessate, la distinzione tra sostanza bianca e grigia non era più
facilmente apprezzabile (fig. 5°).
86
Fig. 5a
La neoplasia risulta contraddistinta da un elevata tendenza ad infiltrare più
che ad organizzarsi in strutture compatte. Le cellule mostrano sovente un
andamento radiale, hanno piccoli nuclei rotondi od ovalari, talvolta indentati
ed un citoplasma confusamente delineato. Il grado di anisocariosi è
moderato ed il numero di mitosi è elevatissimo. Sono apprezzabili numerosi
macrofagi con vacuoli citoplasmatici otticamente vuoti (gitter cells) nel
contesto di aree malaciche (Fig. 5b).
La marcatura con GFAP ha evidenziato l’elevato numero di cellule positive
nelle aree a più alta cellularità, con le caratteristiche di astrociti attivati, ma
le cellule in attiva mitosi sono invece negative. Ciò depone a sfavore di
un’origine astrocitaria del tumore.
I marcatori per NSE e NFp hanno indicato l’estraneità dei neuroni alla
genesi neoplastica e la sofferenza degli assoni, rispettivamente.
87
Dall’immunoistochimica condotta con il marker per la GFAP (Fig. 5b),
NSE (Fig. 5d), NFp (Fig. 5c) abbiamo potuto osservare che le cellule
neoplastiche hanno risposto negativamente.
Fig. 5b
Attraverso l’osservazione macroscopica del tumore, l’esame
istomorfologico e l’indagine immunoistochimica possiamo affermare che la
forma tumorale presa in esame, è risultata essere una Gliomatosis cerebri.
Fig. 5c (NFp) Fig. 5d (NSE)
Caso n.5.
La massa tumorale era visibile sulla faccia ventrale della regione ponto-
bulbare del midollo allungato come una voluminosa neoformazione chiara
88
di aspetto mucoide, che si estendeva dalla porzione caudale del ponte a tutto
il bulbo (Fig. 6a).
Fig. 6°
Sulla metà di sinistra, apparentemente più interessata dalla proliferazione
neoplastica, anche la porzione ventrale dell’emisfero cerebellare
corrispondente era coinvolta. Nelle sezioni coronali, la massa sembrava
coinvolgere il midollo allungato in tutto il suo spessore (Fig. 6b).
89
Fig. 6b
Istologicamente la neoplasia era caratterizzata dalla mancanza dell’effetto
massa e l’alta cellularità, sembrava diffusa ed infiltrante. I nuclei cellulari
erano da rotondi ad ovalari, più spesso eterocromatinici, con un citoplasma
fusato, di cui erano apprezzabili i contorni. Le cellule proliferanti
mostravano modesta anisocitosi ed anisocariosi ed un indice mitotico di 3-4
mitosi per campo (HPF). Lo spazio subaracnoideo era infiltrato da un
elevatissimo numero di cellule, che in alcuni casi avvolgevano anche
l’emergenza dei nervi cranici (Fig.6d).
Con l’uso dell’anticorpo anti-GFAP, la neoplasia ha mostrato un
significativo grado di positività, a carico di un elevato numero di cellule
sparse, irregolarmente distribuite all’interno del tronco encefalico, mentre
nell’area di sviluppo extrassiale della neoplasia (spazio subaracnoideo) il
segnale si è originato da un numero minore di cellule. Il pattern di
colorazione della cellule positive è risultato spesso diffuso e sfumato, non
90
disegnando un profilo dei prolungamenti citoplasmatici ben netto né sempre
ben demarcato (fig 6c).
Fig. 6c
Con i restanti marcatori utilizzati, diretti verso antigeni neuronali, è stato
valutato il rapporto istologico contratto dalle cellule proliferanti con il
tessuto nervoso sano (Fig 6d, 6e). Dall’esame macroscopico, istologico e
immunoistochimico la massa neoplastica è risultata essere una Gliomatosis
cerebri.
Fig. 6d (NFp)
91
Fig. 6e (NSE)
Caso n.6.
La massa neoplastica coinvolgeva la porzione caudale del verme del
cervelletto, estendendosi dal lobulo flocculo-nodulare a tutte le strutture che
costituivano il tetto del quarto ventricolo e per tutta la sua lunghezza,
occludendolo (Fig. 7a).
Fig. 7a
Da un punto di vista microscopico le cellule presentavano una distribuzione
spaziale molto regolare, affollando lo strato sub-piale del cervelletto come
92
un denso strato. La tendenza ad infiltrare risultava imponente e le cellule
penetravano attraverso lo strato molecolare per occupare come nidi e vortici
lo strato granulare in formazione, contornate da cordoni di cellule normali.
Le cellule avevano un nucleo fusato eterocromatinico ed un citoplasma i cui
contorni non erano visibili. Non erano apprezzabili aspetti di anisocitosi ed
anisocariosi, mentre alto risultava l’indice mitotico (Fig. 7b).
Fig. 7b
Marcando con l’anticorpo anti-GFAP, anti-NSE ed anti-NFp, le cellule
neoplastiche erano risultate chiaramente negative, ma positivi erano i
cordoni di tessuto sano che separavano e demarcavano i nidi di cellule
93
neoplastiche, denunciando la normale presenza di cellule gliali e neuronali
interposte (Fig. 7c, 7d).
Fig. 7c (GFAP)
Fig. 7d (NFp)
Dall’esame macroscopico, istologico e immunoistochimico la massa
neoplastica è risultata essere un medulloblastoma.
94
Caso n.7.
In questo caso la neoplasia è stata evidenziata solo nel momento del
campionamento dell’encefalo fissato, la massa era localizzata nel lobo
parietale coinvolgendo in primo luogo la sostanza grigia cerebrale. Appariva
come una formazione gelatinosa e brunastra, più scura del tessuto
circostante, piriforme, ben circoscritta e di modeste dimensioni (5-6 mm) ed
erano apprezzabili piccolissime aree emorragiche all’interno della massa
traslucida (Fig. 8a).
Fig. 8a
Microscopicamente le cellule, che costituivano la massa, si presentavano
apparentemente ben circoscritte e non incapsulate, con moderata tendenza
ad invadere il tessuto sano circostante. Apparivano come una cospicua
distesa di cellule, talvolta organizzate in piccole file ai margini del tumore
alcune di esse presentavano morfologia allungata, bipolare delle cellule
riconducibili per tale aspetto alla forma tumorale dell’astrocitoma pilocitico;
in altre, i nuclei si presentavano picnotici, tutti molto simili tra loro ed erano
95
separate da un caratteristico alone citoplasmatico, che conferiva alla
popolazione delle cellule neoplastiche un aspetto a “uovo fritto”. L’indice
mitotico da noi valutato non è risultato elevato (Fig. 8b).
Fig. 8b (GFAP)
Marcando con l’anticorpo anti-GFAP, per la maggior parte delle cellule
non sono state rilevate positività all’interno della massa, eccetto che per
poche cellule sparse, più facilmente reperibili alla periferia, con aspetto
astrocitico e forte positività da parte dei loro prolungamenti citoplasmatici.
Il reperto di tali cellule poteva essere interpretato come astrociti maturi
intrappolati all’interno della neoformazione. Forte e specifico, risultava il
segnale proveniente da astrociti presenti nel tessuto sano di confine (Fig.
8b). Marcando con anticorpi specifici per strutture neuronali, NSE e NFp, la
massa non ha rilevato elementi di positività. Solo con l’anticorpo anti-NSE,
alcune cellule sparse nella massa avevano risposto con discreta positività,
interpretabili come neuroni (Fig 8c,8d).
96
Fig. 8c (NSE) Fig. 8d (NFp)
Dall’esame macroscopico, istologico e immunoistochimico la massa
neoplastica è risultata essere un oligodendroglioma.
I dati ottenuti da ogni indagine immunoistochimica, eseguita su ogni singolo
campione tissutale, sono stati riportati nella tabella seguente (Tab 3).
Tabella3 Risposte ottenute da ogni singolo caso per ogni reazione immunoistochimica.
Casi GFAP NFp Citocheratine NSE
1 negativo negativo positivo negativo
2 negativo negativo n.v. negativo
3 negativo negativo positivo negativo
4 negativo negativo n.v. negativo
5 positivo negativo n.v. negativo
6 negativo negativo n.v. negativo
7 negativo negativo n.v. negativo
* n.v. : non valutato
97
8. DISCUSSIONE
Lo studio da noi condotto ha fornito ulteriori informazioni per quanto
riguarda le forme tumorali del SNC del cane giovane che indubbiamente
rientrano a far parte di quei tumori su cui ancora poco è stato detto in
letteratura a causa della loro bassa incidenza. Il cane giovane, con età
inferore ai 4 anni, molto raramente è coinvolto da queste forme tumorali,
rispetto al cane anziano, anche se in letteratura sono riportati dei tumori del
SNC considerati propri della giovane età e che vengono raggruppati dalla
WHO tra i “tumori embrionali” (PNET).
Dalla nostra esperienza che si è basata sull’osservazione diretta di queste
forme tumorali è emerso che le neoplasie da noi incontrate in un gruppo di
soggetti con età inferiore ai quattro anni sono il plessopapilloma, il
medulloblastoma, la gliomatosis cerebri, l’oligodendroglioma e il
nefroblastoma e solo due di esse rientrano a far parte dei PNET, “tumori
embrionali”, mentre le altre forme tumorali sono tipiche dell’età anziana,
ma da molti Autori sono state studiate anche nei soggetti giovani.
E’evidente dai nostri casi che i tumori incontrati sono principalmente
tumori primari intracranici, che, come riportato in letteratura (4, 18, 39)
rappresentano le forme tumorali più frequentemente riscontrate nel cane a
livello del SNC, mentre per quanto riguarda le forme tumorali del midollo
spinale abbiamo incontrato un solo caso, che è risultato essere una forma
tumorale intradurale-extramidollare (nefroblastoma). In letteratura sono
riportati numerosi casi di questa forma tumorale che rientra nel grande
98
gruppo dei “tumori toracolombari del cane giovane”, considerati dalla WHO
tra i “tumori embrionali” (PNET) esclusivi del soggetto di giovane età (40,
41, 42, 43). Si riscontrano frequentemente in cani di taglia medio-grande e
come per il nostro caso la razza che è maggiormente coinvolta da questa
forma tumorale risulta essere proprio il Pastore Tedesco. La localizzazione
della massa neoplastica a livello del tratto toracolombare era già stata intuita
all’esame neurologico da dove era emerso un quadro sintomatologico tipico
di una sindrome toracolombare, poi all’esame autoptico è stato possibile
indicare precisamente la sede di localizzazione che è risultata essere
all’altezza della vertebra T11. Infatti come descritto in letteratura il
nefroblastoma ha una sede fissa di presentazione che è precisamente
compresa tra i corpi vertebrali T10-L2 (127, 23, 171).
Da un punto di vista clinico è doveroso evidenziare come tutti i nostri
soggetti con neoplasia al SNC presentassero una sintomatologia neurologica
più o meno significativa, che per alcuni dei casi ha permesso di ipotizzare la
sede, se pur approssimativa, della localizzazione della massa tumorale. A
tale proposito possiamo citare il caso del medulloblastoma cerebellare
(MDB) anch’esso appartenente secondo la WHO ai “tumori embrionali”
(PNET). In letteratura (102, 103) viene riportato che il sintomo clinico
predominante del medulloblastoma del IV ventricolo e del verme è legato
all’incremento della pressione endocranica, specialmente quando il tumore
ostruisce il flusso del LCR, con conseguente idrocefalo. Il quadro
sintomatologico osservato nel cane, rientrato nella nostra casistica, era
99
caratterizzato da alterazioni della deambulazione, dondolamento del capo,
ipermetria, atassia, tremori intenzionali che aveva fatto supporre il
coinvolgimento cerebellare da parte della lesione; coinvolgimento che poi è
stato possibile confermare all’esame autoptico dove macroscopicamente era
apprezzabile una massa ingombrante a livello del verme cerebellare con
coinvolgimento del sottostante quarto ventricolo. La neoformazione
appariva costituita da una massa molle, sporgente, grigio-rossastra, senza
emorragie e necrosi, abbastanza circoscritta, ma tendente a comprimere o ad
invadere il quarto ventricolo, infatti questa forma tumorale ha tendenza a
infiltrare nel parenchima cerebrale circostante e a dare metastasi per
disseminazione attraverso la via liquorale (15). Così come per il
nefroblastoma, anche il medulloblastoma ha una sede fissa di presentazione
(15), che risulta da noi confermata.
Per quanto riguarda la razza e il sesso, dalla nostra esperienza possiamo
constatare che su 7 cani 4 erano maschi e 3 erano femmine di cui una
sterilizzata e che le razze più rappresentative del nostro gruppo di studio
sono la razza Boxer (2 casi) e Pastore Tedesco (3 casi).
Da quanto riportato in letteratura (15, 39), l’incidenza delle forme
neoplastiche intracraniche aumenta per alcune razze, quali Boxer, Golden
Retriever, Doberman, Scottish Terrier e Bob Tail, mentre nel nostro caso,
oltre alle due razze precedentemente citate, abbiamo riscontrato la neoplasia
al SNC anche in un cane meticcio Husky e in un Dogue de Bordeau.
100
Per quanto riguarda i tumori intracranici in letteratura è riportato che per le
forme neoplastiche di origine gliale esiste una predilezione di razza e le
razze coinvolte sono le brachicefale. Dal nostro studio quattro sono risultate
le neoplasie di origine gliale e precisamente sono i due casi di
oligodendroglioma e i due casi di Gliomatosis cerebri. Entrambe le forme
neoplastiche sono considerate in letteratura rarissime e spesso riscontrabili a
livello cerebrale nel cane, infatti sono poche le pubblicazioni che rigurdano
queste forme tumorali e ancora meno quelle che hanno rigurdato
direttamente i soggetti di giovane età. Per quanto riguarda la Gliomatosis
cerebri in letteratura non viene descritta una possibile predisposizione di
razza, differentemente dagli oligodendrogliomi che come gli astrocitomi
sviluppano solitamente in razze brachicefale, dalla nostra esperienza solo
una caso di oligodendroglioma ha rigurdato una razza brachicefala (Boxer)
mentre l’altro caso è stato riscontrato in un Pastore Tedesco. In letteratura
(15) si riporta che le sedi predilette di localizzazione dell’oligodendroglioma
sono i lobi frontali, piriforme, olfattorio, temporale e il peduncolo
cerebellare. Altre possibili localizzazioni sono i lobi parietale ed occipitale
nonché il setto interventricolare. Nel nostro caso la sede di localizzazione è
risultata essere per un caso a livello del lobo parietale e riguardava
sostanzialmente la sostanza grigia, mentre per l’altro caso la massa si
estendeva a partire dal nucleo caudato e correndo tangenzialmente al
ventricolo laterale si espandeva occludendolo e comprimendo le strutture
ippocampali ed il parenchima del lobo temporale fino a distruggerlo.
101
Per entrambi i casi, macroscopicamente era apprezzabile l’ aspetto mucoide
e gelatinoso, con aree emorragiche della massa neoplastica che, da quanto
riferito in letteratura, è spesso osservabile in questa forma tumorale. Infatti
secondo quanto riportato dalle diverse pubblicazioni (15) che hanno
descritto questa forma tumorale, macroscopicamente appare come una
massa sferica, abbastanza delimitata rispetto al tessuto circostante, di
consistenza molle spesso gelatinosa ed accompagnata da emorragie. In uno
dei due casi (settimo caso) dall’esame macroscopico abbiamo potuto
osservare che si trattava di una piccola massa all’incirca piriforme, questo
ha permesso di supporre che ancora avessimo a che fare con un processo
neoplastico da poco sviluppato. Dalla nostra esperienza è pertanto risultato
che già era osservabile nel cane un quadro sintomatologico neurologico e
che si era reso manifesto con la comparsa di quadri convulsivi che
progressivamente sono andati ad aggravarsi. Il secondo caso di
oligodendroglioma, osservato in una cagna di razza Boxer di tre anni, era
anch’esso associato ad un quadro neurologico caratterizzato da convulsioni
con fasi postictali stuporose. Secondo quanto detto in letteratura (93) in
ambito umano gli oligodendrogliomi, che solitamente prediligono la
corteccia cerebrale, comunemente si manifestano con quadri convulsivi e
nel nostro caso sembra esistere una analogia con quanto riportato.
Il cane di minor età rispetto agli altri (caso n°1, plessopapilloma) aveva
manifestato un quadro sintomatologico riconducibile ad una sindrome
cerebellare, seguita da una grave depressione del sensorio. All’esame
102
autoptico la massa tumorale macroscopicamente si presentava piuttosto
irregolare e di aspetto granuleggiante, in cui erano apprezzabili anche
piccole emorragie. Il tumore si estendeva a partire dal lume del quarto
ventricolo determinando risentimento a livello cerebellare. Si trattava della
forma tumorale del Plesso-papilloma, tumore extrassiale, descritto
raramente in letteratura anche nel cane giovane. Nel nostro caso si trattava
di un Plessopapilloma del IV ventricolo, che secondo quanto citato da varie
fonti letterarie corrisponderebbe alla sede più comune di insorgenza al pari
della localizzazione a livello del terzo ventricolo e seguita da quella a livello
dei ventricoli laterali (15, 133). Questa forma tumorale è stata descritta in
letteratura soprattutto in soggetti con età intorno ai 4-5 anni, mentre nel
nostro caso ha riguardato un cucciolo di 6 mesi. Secondo quanto riportato
non esistono per il momento fattori che facciano supporre una
predisposizione di razza o di sesso. Da un punto di vista diagnostico, da
quanto citato da più neuropatologi, sono riconoscibili per la localizzazione a
livello ventricolare (specialmente III e IV ventricolo) e perché captano bene
il mezzo di contrasto.
Per quanto riguarda i due casi di Gliomatosis cerebri, dalla nostra esperienza
è emerso che le manifestazioni cliniche sono poco specifiche. Nel quarto
caso abbiamo potuto osservare un’evidente ipermetria accompagnata da
deficit propriocettivi sui quattro arti, problemi nella deglutizione e riflesso
della minaccia diminuito, mentre nel quinto caso l’animale aveva
manifestato tetraparesi non deambulatoria, propriocezione assente negli
103
anteriori e diminuita nel posteriore destro, paralisi della lingua e depressione
del sensorio, in letteratura (145, 146) sono stati descritti casi che
includevano anche quadri di depressione, con letargia e nell’uomo sono stati
osservati stati di demenza più o meno marcati.
Il tumore nel quarto caso si estendeva nel contesto del lobo temporale a
contatto dei ventricoli che apparivano dilatati non simmetricamente, mentre
nel quinto caso la massa era visibile sulla faccia ventrale della regione
ponto-bulbare del midollo allungato come una voluminosa neoformazione
chiara di aspetto mucoide, estesa dalla porzione caudale del ponte a tutto il
bulbo.
Su 8 cani di età inferiore ai 3 anni rientrati a far parte del nostro studio in
quanto giovani e colpiti da una forma tumorale coinvolgente il SNC,
solamente due di queste neoplasie , medulloblastoma e nefroblastoma, sono
caratteristiche dell’età giovanile. Le restanti forme esaminate risultano
essere non esclusive dell’età giovanile ed hanno, al contrario, una età media
di insorgenza più tardiva.
L’indagine immunoistochimica ha fornito importanti dati per poter risalire
alla corretta identificazione oncotipica delle neoplasie. Per effettuare una
diagnosi completa del tumore le sezioni sono state infatti marcate con
anticorpi di routine come GFAP, NFp, NSE e per le Citocheratine, così da
poter documentare l’origine epiteliale, gliale o neuronale delle cellule che
costituivano il parenchima tumorale. La GFAP, da quanto riportato in
letteratura (15), viene espressa maggiormente dagli astrocitomi più
104
differenziati, mentre le forme anaplastiche potrebbero non esprimerla. Negli
astrociti neoplastici si può dimostrare la coespressione di proteina acida
gliale fibrillare e di vimentina. Ma in realtà la positività a questo marker è
espressa anche da altre forme tumorali. Veraul e altri Autori riportano la sua
espressione in corso di ependimoma (glioma) e in questo studio condotto è
emersa anche la positività alla vimentina (47). Gli oligodendrogliomi
(gliomi) da quanto riportato in letteratura invece non sono positivi alla
GFAP (15) . Questo succede anche per i tumori dei plessi corioidei dove
attraverso studi immunoistochimici condotti da più neuropatologi, hanno
evidenziato che questi tumori esprimono una differenziazione epiteliale, ma
non gliale, sulla base della mancanza di colorazione con la proteina acida
fibrillare gliale (GFAP). A tale proposito per il caso numero uno
(Plessopapilloma), l’indagine immunoistochimica condotta per la GFAP,
NSE e NFp ha dato esito negativo, mentre ha risposto positivamente alle
citocheratine. Gli stessi risultati sono stati ottenuti anche per il caso numero
tre (nefroblastoma), che infatti corrisponde ad una forma tumorale di origine
neuroepiteliale.
I casi di Gliomatosis cerebri invece non hanno dato gli stessi esiti alle
indagini immunoistochimiche, infatti da quanto riportato in letteratura (147)
possono dare o meno la positività alla GFAP a seconda delle cellule
progenitrici che costituiscono la massa neoplastica (148).
Questo viene riportato anche per il medulloblastoma, infatti sotto il profilo
immunoistochimico, parte dei medulloblastomi, sono positivi per uno o più
105
marcatori neuronali o gliali come NSE (Neuronal specific enolase), NFP
(Neurofilament protein), proteina S-100, sinaptofisina e GFAP (gliar
fibrillar acidic protein) (111, 112), nel nostro caso è risultato negativo sia
alla GFAP che ai marker specifici neuronali, (NSE, NFp).
I due casi di oligodendroglioma invece hanno dato esiti uguali manifestando
negatività sia ai marker specifici neuronali (NSE, NFp) sia alla GFAP. Nel
settimo caso (oligodendroglioma) infatti marcando con l’anticorpo anti-
GFAP, la positività all’interno della massa era risultata nulla eccetto che per
poche cellule sparse, tali cellule possono essere interpretate come astrociti
maturi intrappolati all’interno della neoformazione, mentre marcando con
anticorpi specifici per strutture neuronali, NSE e NFp, solo con l’anticorpo
anti-NSE, alcune cellule sparse nella massa avevano risposto con discreta
positività, e potrebbero essere interpretati come neuroni.
Nel caso specifico della nostra esperienza diagnostica, su 7 dei casi presi in
esame, in 6 di questi l’indagine immunoistochimica ha confermato quanto
derivava dallo studio clinico, macroscopico ed istologico. Solo per il settimo
caso (oligodendroglioma, P.Tedesco) la ipotetica diagnosi di astrocitoma
pilocitico non è stata avvalorata, visto la totale assenza di una specifica
risposta delle cellule tumorali alla marcatura per la proteina gliofibrilare
acida ( GFAP).
La metodica immunoistochimica si è rivelata un utile strumento diagnostico
con cui affiancare le routinarie indagini istologiche al fine di giungere ad
una opportuna identificazione delle diverse forme tumorali.
106
Il reperimento di queste neoplasie, considerate non comuni, potrebbe essere
spiegato dal fatto che in realtà sono stati molto pochi gli studi condotti su
questo argomento per quanto riguarda il cane giovane e forse l’incidenza di
queste forme tumorali in età giovanile è più alta di quanto è stato osservato.
Infatti, negli ultimi tempi, grazie alle tecniche di diagnostica per immagini (
TC e RM) sempre più avanzate, con più facilità è stato possibile classificare
i diversi tumori e rendere la loro diagnosi sempre più praticabile (45, 17,
46). L’incidenza di questi tumori sembra essere aumentata negli ultimi anni
e questo sembrerebbe dipeso in parte proprio dal miglioramento delle
tecniche diagnostiche che oggi permettono di individuare un maggior
numero di casi in fase sempre più precoce (93).
107
BIBLIOGRAFIA.
1 Dahme E. Schiefer B., 1960. "Intracranielle Geschwiilste bei Tieren".
Zentralbl Veterinarmed. 7: 341-363
2 McGrath S.T., 1960. “Examination of the dog”. ed.2, Philadelphia, Lea &
Febiger.
3 Innes J.R.M., Saunders L.Z., 1962. “Comparative Neuropathology”.
New York, Ac. Press.
4 Luginbuhl H., Fankhauser R., McGrath J.T., 1968. “Spontaneous
neoplasms of the nervous system in animals”. In Krayenbuhl H., Maspes
P.E., Sweet W.H., Editors : Prog. Neurol. Surg. 2: 85-164.
5 Hayes K.C., Schiefer B., 1969. “Primary tumors in the CNS of
carnivores”. Pathol. Vet. 6: 94-116.
6 Fankhauser R., Luginbuhl H., McGrath J.T., 1974. “Tumours of the
nervous system”. Bull Word Health Organ.50: 53-69.
7 Zaki F.A., 1977. “ Spontaneous central nervous systems tumors in the
dog”. Vet. Clin. North Anim., Small Am. Pract. 7: 153-163.
108
8 Fankhauser R., Luginbuhl H., Dobberstein J.,Palascke G., Stunzi H.,
1968. " Central Nervous system: handbook of the special pathological
anatomy of domestic animals". Vol. 3, Berlin, Verlog Paul Parcy.
9 Fatzer R., Fankhauser R., 1977. “Beitrage zur Neurophotologie der
Wicderkäuer: II Neoplasmen, Schweiz Arch. Tierheilkd. 119: 67-78.
10 Luginbuhl H., 1962. “Geschwülste des Zentralnervensystems bei Tieren”.
Acta Neuropathol. 1 (suppl.): 9-18.
11 Hayes H.M. Jr., Priester W.A., Pendergrass T.W., 1975. “Occurrence of
nervous-tissue tumors in cattle, horse, cats, dogs”. Int. J. Cancer. 15: 39-47.
12 Braund K.G., 1984. “Neoplasia of the Nervous system”. Compend.
Contin. Ed. 6: 717-722.
13 McGrath J.T., 1962. “Intracranial pathology of the dog”. Acta
Neuropathol (suppl.). 1: 3-4.
14 Vandevelde M., 1984. “Brain tumour in domestic animals”An overview,
abstract for conference on brain tumors in man and animals. National
Toxicology Program, national Institute of Environmental Health Sciences.
Research Triangle Park, North Carolina.
109
15 Marcato Paolo Stefano, 2002. "Patologia sistematica veterinaria". Cap.
15-13 neoplasie del sistema nervoso pag. 1326- 1337 Ed. Bologna.
16 Ribas J., Carperter J.L., Mena H., 1991. "Central nervous system
meningioma in the dog: a review of 50 cases". J. Neuropathol Exp Neurol.
50:373.
17 Moore M.P., Bagley R.S., Harrington M.L., Gavin P.R., 1996.
“Intracranial tumours: Veterinary clinics of North America". Small animal
practice. 26: 759-777.
18 Heidner G.L., Kornegay J.N., Page J.N., Dodge R.K, Thrau D.E., 1991.
“Analysis of survival in a retrospective study of 86 dogs with brain
tumours”. Journal of Veterinary Internal Medicine. 5: 219-226.
19 Kraft S.L., Gavin P.R., Dehann C., 1997. " Retrospective review of 50
canine intracranial tumors evaluated by MR imaging". J. Vet Intern Med.
11:218.
20 Ribas J.L., 1991. “Growth and dissemination of central neuroepithelial
and meningeal neoplasms”. Procedings of the 9th Annual Medical Forum,
New Orleans. American College of Veterinary Internal Medicine, p.891.
110
21 Patnaik A.K., Kay W.J., Hurviz A.I., 1986. "Intracranial meningioma: a
comparative pathologic study of 28 dogs". Vet Pathol. 23:369-373.
22 Braund K.G., Ribas J.L., 1986. "Central nervous system meningiomas".
Compend Contin Ed. 8:241-248.
23 Luttgen P.J., et al., 1980. "A retrospective study of twenty-nine spinal
tumours in 29 dogs". J. Small Animall Pract. 21:213-226.
24 Koestner A., Swenberg J.A., Wechsler W., 1971. “Transplacental
production with ethylnitrosource of neoplasms of the nervous system in
Sprogue Dawley rats”, Anim. J. Pathol. 63: 37-56.
25 Britt R.H., Lyons B.E., Eng L.F. et al., 1987. “Magnetic Resonance
brain tumor imaging in canine glioma”. Neurology. 37: 1235-1239.
26 Dahme E., Müller B., Schröder B., et al., 1980. “Morphologische und
zytochemische Befunde on zwei in vitro etablieten spontanem Hirntumoren
des Hundes”. Berl Munch Tierärtze Wochenschr. 93: 21-27.
27 Tomei G., Anzelmo V., Carbone M., 2003. Agenti cancerogeni e sistema
nervoso centrale. 1-5. Review.
111
28 Rice J.M., Wilbourn J.D., 2000. “ Tumors of the nervous systems in
carcinogenic hazard identification”. Toxicologic Pathology. 28:202-214
29 Huncharek M., Bseiso A., Hutchins L., Warner J., 2004. “Presentation
of malignant pleural mesothelioma with symptomatic brain metastasis:
report of a case”. Tumori. 90: 424-427
30 Winfree C.J., Mark W.J., Sisti M.B., 2004. “Solitary cerebellar
metastasis of malignant pleural mesothelioma: case report”. Surg. Neurol.
12(1): 34-38.
31 Kaye J.A., Wang A.M., Joachim C.L., Seltzer S.E., Cibas E., Skarin A.,
Antman K.H., 1986. “Malignant mesothelioma with brain metastases”.
Am. J. Med.80(1): 95-97
32 Kishimoto T., Hashimoto H., Ono T., Okada K., 1992. “Synchronous
double malignancy: adenocarcinoma of lung and malignant astrocytoma
induced by asbestos exposure”. Cancer Invest. 10: 129-133
33 Ohgaki H., Paul K., 2005. “Epidemiology and etiology of gliomas”. Acta
Neuropathol. 1109(1): 93-108 review
112
34 Bolt H.M., Golka K., 2004. “1,3-Propane Sultone, an extremely potent
experimental carcinogen: what should be expected in humans?”.
Toxicology Letters. 15;151: 251-254 review
35 Navas-Acien A., Pollan M., Gustavsson P., Pluto N., 2002. “Occupation,
exposure, to chemicals and risk of gliomas and meningiomas in Sweden”.
American Journal of Industrial Medicine. 42(3): 214-227
36 De Tommasi A., Occhigrosso M., De Tommasi C., Cimmino A.,
Sanguedolce F., Vailati G., 2005. “Radiation-induced intracranial
meningiomas: review of six operated cases”. Neurosurg. Review. 28: 104-
114
37 McKinney P.A., 2004. “Brain tumors: incidence, survival and a etiology”.
Journ. Neurol. Neurosurg. Psychiatry. 75 suppl 2: ii 12-17
38 Phillips L.E., Frankenfeld C.L., Drangsholt M., Koepsell T.D., Van
Belle G., Longstreth W.T. Jr., 2005. “Intracranial meningioma and
ionizing radiation in medical occupation and occupational settings”.
Neurology.
39 Bernardini M., 2004. “Neurologia del cane e del gatto”.
Cap.13:Neoplasie e sindromi paraneoplastiche pag. 221-235, ed. Poletto.
113
40 Keller E.T., Madewell B.R., 1992. “Locations and types of neoplasms in
immature dog: 69 cases (1964-1989)”. J. Anim. Vet. Med. Assoc. 200:
1530-1532.
41 Kube S.A., Bruyette D.S., Hanson S.M., 2003. "Astrocytoma in young
dogs". Am Anim Assoc. 39(3): 288-93.
42 Uchida K., Nakayama H., Endo Y., Kai C., Tatewaki S., Yamguchi R.,
Doi K., Tateyama S., 2003. “Ganglioglioma in the talamus of a puppy”.
J.Vet. Med. Sci. 65: 113-115.
43 Katayama K.I., Kuroki K., Uchida K., Nakayama H., Sakai M.,
Mochizuki M., Nishimura R., Sasaki N., Doi K., 2001. "A case of canine
primitive neuroectoderma tumor (PNET)". J Vet Med Sci. 63:103-105.
44 Kraft S.L., Gavin P.R., 1999. “Intracranial neoplasia”. Clin. Tech., Small
Anim. Pract. 14: 112-123.
45 Kraus K.H., McDonnel J., 1997. "Identification and management of brain
tumors". Semin Vet Med Surg (Small Anim). 11:218.
114
46 Le Couteur R.A., 1999. "Current concepts in the diagnosis and treatment
of brain tumours in dogs and cats". J Small Anim Pract. 40:411.
47 Vandevelde M., Fankhauser R., et al., 1985. “Immunocytochemical
studies in canine neuroectodermal brain tumors”. Acta Neuropathol. 66:
111-116.
48 Vandevelde M., Fatzer R., Guarda F., in Guarda F., Mandelli G., 2002.
"Trattato di anatomia patologica veterinaria". Cap. 20 UTET III ed..
49 Ferreira A.J., Jaggy A., Varejao A.P., 2000."Brain and ocular metastases
from a transmissible venereal tumour in a dog". J. Small Anim Pract,
41:165.
50 Placke M.E., Hill D.L., Yang T., 1987. "Cranial metastasis of canine
trasmissible venereal sarcoma". Zentralbl veterinarmed A, 34:125.
51 Hogen Esch H., Whiteley H.E., Vicini D.S., 1987. "Seminoma with
metastases in the eyes and the brain in a dog". Vet Pathol, 24:287.
52 Waters D.J., Hayden D.W., 1989. "Intracranial lesions in dogs with
hemangiosarcoma". J Vet Intern Med, 3:222.
115
53 Turrel J.M. et al., 1986. “Computed tomographic characteristics of
primary brain tumor in 50 dogs”. J. Anim. Vet. Med. Assoc. 188: 851-856.
54 Chandra A.M., Ginn P.E., 1999. "Primary malignant histiocytosis of the
brain in a dog". J Comp Pathol, 121:77.
55 Sheppard B.J., Chrisman C.L., Newell S.M., 1997. "Primary encephalic
plasma cell tumor in a dog".Vet Pathol. 34:621.
56 Higgins R.J., LeCouteur R.A., Vernau K.M., 2001. "Granular cell tumor
of the canine central nervous system: two cases". Vet Patol. 38:620.
57 Vernau K.M., Higgins R.J., Bollen A.W., 2001. "Primary canine and
feline nervous system tumors: intraoperative diagnosis using the smear
techinique" Vet Pathol. 38:47.
58 Steele K.E., Schulman F.Y., Mena H., Strimpler E.O., 1997. "Rabdoid
tumor in the brain of a dog". Vet Pathol. 34:359-363.
59 White A.E., 1966. “Rhabdomyosarcoma in a puppy”. Modern Vet. Pract.
47:74.
116
60 Le Couteur R.A., Koblik P.D., Higgins R.J., Fick J., Kortz G.D.,
Vernau K.M., Sturges B.K. E Berry W.L., 1998. "Computed
tomography CT - guided stereotactic brain biopsy in 25 dogs and 10 cats
using de pelorus Mark III biopsy sistem". Journal of Veterinary Internal
Medicine. 12:207.
61 Oliver J.E., Lorenz M.D., Kornegay J.N., 1997. "Handbook of veterinary
neurology saunders." Philadelphia, III edizione.
62 Foster E.S., Carrillo J.M., Patnaik A.K., 1988. “Clinical signs of tumors
affecting the rostral cerebrum in 43 dogs”. J. Vet. Clinic Pathol..
63 Nafe L.A., 1990. “The clinical presentation and diagnosis of intracranial
neoplasia”. Semin. Vet. Med. Surg. (Small animal). 5: 223-231.
64 Bagley R.S., Wheeler S.J., Klopp L., et al., 1998. " Clinical features of
trigeminal nerve - sheath tumor in 10 dogs". J Am Anim Hosp Assoc.
34:19.
65 Gavin P.R., fike J.R., Hoopes P.J., 1995. “Central Nervous system
tumors”. Seminars in veterinary medicine and surgery (Small Animal),
10:180-189.
117
66 Fatjo O.J., Martin S., Manteca X., et al., 1999. "Animal behavior case of
the month dominance aggression and pathologic aggression secondary to a
brain tumor". J. Am Vet Med Assoc. 215:1254.
67 Davidson M.G., Nasisse M.P., Breitschwerdt E.B., 1991. "Acute
blindness asociated with intracranial tumors in dogs end cats eight cases
(1984-1989) J. Am Vet Med Assoc. 199:755.
68 Freeman K.P., Monlux A.W., Heal D., et al., 1985. "Bradycardia
associated with meningioma in a dog". J. Am Vet Med Assoc. 187:838.
69 Jeffery N.E., Brearley M.J., 1993. " Brain tumours in the dog : treatment
of 10 cases and review of recent literature". Journal of Small Animal
Practice. 34:367.
70 Brearley M.J., Jeffery N.D., Phillips S.M., e Dennis R., 1999.
"Hipofractionated radiation therapy of brain masses in dogs: a retrospective
analysis of survival of 83 cases (1991-1996)". Journal of Veterinary
Internal Medicine. 13: 408-12.
71 Gavin P.R., Fike J.R. e Hoopes P.J., 1995. "Central nervous system
tumours". Seminars in Veterinary Medicine e Surgery (small animal).
10:180-189.
118
72 Russell D., Rubistein L.J., 1989. "Pathology of tumours of the nervous
system" 5th edn Arnold, London.
73 Kleihus P., Burger P.C., Scheithaver B.W., 1993. "The new WHO
classification of brain tumours". Brain Pathology. 3:255-68.
74 Snyder J.M., Shofer F.S., Van Winkle T.J., Massicotte C., 2006.
"Canine intracranial primary neoplasia: 173 cases (1986-2003)". J. Vet
Med 20:669-675.
.
75 Patnaik A.K., Kay W.J., Hurviz A.I., 1986. "Intracranial meningioma: a
comparative pathologic study of 28 dogs". Vet Pathol. 23:369-373.
76 Zaki F.A., Prata R.G., Hurvitz A.I., 1975. "Primary tumors of the spinal
cord and meninges in six dogs". J. Am Vet Med Assoc. 166:511-517.
77 Miller W.H. 1991. "Parapituitary meningioma in a dog with pituitary
dependent hyperadrenocorticism". J. Am Vet Med Assoc. 198:444.
78 Yeomans S.M., 2000. "Extensive spinal meningioma in a young dog". J.
Comp Pathol. 122:303.
119
79 Hay W.H., Ogilvie G.K., Parker A.J.,et al.,1987."Disseminated
meningeal tumor in a dog".J Am Vet Med Assoc. 191:692-694.
80 Hopkins A.L., Garner M., Ackerman N., Chrisman C.L., Eskin T.,
1995 "Spinal menigeal sarcoma in a Rottweiler puppy". Small Anim Pract.
36 (4):183-186.
81 Fingeroth J.M., Prata R.G., Patnaik A.K., 1987. " Spinal Meningiomas
in dog 13 cases (1972-1987)". J. Am Vet Med Assoc. 191:720-726.
82 Frith C.H., 1975. "Meningioma in a young dog resulting in blindness and
retinal degeneration". Vet Med Small Anim Clin. 70 (3):307-302.
83 Adamo P.F., Clinkscales J.A. 1991. "Cerebellar meningioma with
paradoxycal vestibular signs". Progr vet neurol, 2:137.
84 McGrath J.T., 1984."Morphology and classification of brain tumor in
domestic animals. Proceedings,brain tumor in man and animals reserch".
Veterinary Radiology & Ultrasound. Review.
85 McGrath J.T., 1962. "Meningiomas in animals". J. Neuropathol Exp
Neurol. 21:327-328.
120
86 Speciale J., Koffman B.M., Bashirelahi N., et al., 1990. "Identification of
gonadal steroid receptors in meningiomas from dogs end cats". Am J. Vet
Res. 51:833-835.
87 Braund K.G., Ribas J.L., 1986. "Central nervous system meningiomas".
Compend Contin Ed. 8:241-248.
88 Andrews E.J., 1973. "Clinicopathologic characteristics of meningiomas in
dogs". J. Am vet med assoc 163:151-157.
89 Adams R.D., Ropper A.H., Victor M. 1997. "Principles of neurology".
McGraw-Hill, New York 645, IV edizione.
90 Schwechheimer K., Kartenbeck J., Moll R., et al., 1984. "Vimentin
filament-desmosome cytoskeleton of diverse types of human meningiomas:
a distinctive diagnostic feature". Lab Invest. 51:584-591.
91 Kepes J.J., 1986. "Presidential address: the histophathology of
meningiomas a reflection of origins and expected behavior?". J.
Neuropathol Exp Neurol. 45:95-107.
92 Rickerit C.H., Gullotta F., 1997. "Central nervous system of infancy".
Radiol Clin North Am. 35:1301-1328.
121
93 htt:/www neurochirurgia-udine.it/chirurgica.htm
94 Holland C.T., Chiarles J.A., Smith S.H., et al., 2000.
"Hemixhyperestesia and hiperresponsiveness resembling central pain
syndrome in a dog with a fere brain oligodendroglioma". Aust Vet J.
78:676.
95 Lenz S.D., Janoviz E.B., Lockridge K., 1991. "An anaplastic astrocytoma
(gliobastoma) in the cerebellum of a dog". Vet Pathol. 28:250.
96 Bailey P., Cushing H., 1926. "A classification of the tumors of the glioma
group on histogenetic a basic with a correlation study of prognosis".
Lippincott, Philadelphia.
97 Kernohan J.W., Mabon R.F., Svien H.J., Adson A.W., 1949.
"Simplified classification of gliomas". Proc Staff Meet. Mayo Clin. 24:71-
75.
98 Bagley R.S., Gavin P.R., Moore M.P., 1999. "Clinical signs associated
with brain tumors in dogs". 97 cases (1992-1997). J Am Anim Hosp Assoc.
215 : 818.
99 Plate K.H.,Breier G.,Wich H.A.,Risau W.U.I.,1992."Vascular
endothelial growth factor is a potential tumour angiogenesis factor in
122
human gliomas in vivo".Nature. 359:845-848.
100 Cairncross J.G., 1987. "The biology of astrocitomas: les on learned from
chronic myelogenous leukemia". Hypothesis. J. Neurooncol. 5:99-104.
101 Schiffer D., 1997. "Brain tumors biology, pathology and clinical
correlates". Springer, Berlin-Heildeberg- New York.
102 Steinberg H.S., Galbreath E.J., 1998. "Cerebellar medulloblastoma with
multiple differentiation in a dog". Vet Pathol. 35:543.
103 Kube S.A., Bruyette D.S., Hanson S.M., 2003. "Astrocytoma in young
dogs". Am Anim Hosp Assoc. 39(3):288-93.
104 Caswel J., Curtis C., Gibbs B., 1999. "Astrocytoma arising at the optic
disk in a dog". Can Vet J.. 40:427.
105 Spiess B.M.,Wilcock B.P.,1987. "Glioma of the optic nerve with
intraocular and intracranial involvement in a dog". J Comp Pathol, 97:79.
106 Siso S., Lorenzo V., Ferrer I., Villagrassa M., Pumarola M., 2003. "An
anaplastic astrocytoma (optic . Chiasmatic - hypotalamic glioma) in a dog".
Vet Pathol. 40:567-569.
123
107 Ronal L., Hamilton M., 1997. "Cervicomedullary tumor". Brain
phatology 7:841-842.
108 Uchida K., Kuroki K., Kato K., Yano Y., 1995. "Giant cell glioblastoma
in the frontal cortex of a dog". 32:197-199.
109 Giannini C., Scheithauer B., 1997. "Classification and grading of low-
grade astrocytic tumors in children". Brain pathology 7:785-798.
110 Rorke L., John Q., Roger J., 1997. "Primitive neuroectodermal tumors of
the central nervous system". Brain Pathology 7:765-784.
111 Rorke I.B., 1983. "The cerebellar medulloblastoma and its relationship to
the primitive neuroectodermal tumors". J. Neuropathol Exp Neurol. 42:1-
15.
112 Hermann M.M., Rubinstein L.J., 1984."Divergent glial end neuronal
differentiation in a cerebellar medulloblastoma in an organ culture system:
in vitro occurence of sinaptic ribbons". Acta Neuropathol (bere). 65:10-24.
113 ENCR: European Network of Cancer Registries. Eurocim vision 4.0.
European incidenc V2.2 Lyon 2001.
114 Allen J.C., Epstein F., 1982. "Medulloblastoma and other primary
malignant neuroectodermal tumors of the CNS". J Neurosurg. 57:446-451.
124
15 Frost P.J., Laperriere N.J., Wong C.S., Mildsevic M.F., Simpson W.I.,
Pintilie M., 1995. "Medulloblastoma in adults". Int J. Radiat Oncol Biol
Phys. 32:951-957.
116 Carrier C., Lasset C., Alapette C., Haie-Meder C., Hoffstetter S.,
Demaille M.C., et al., 1994. "Multiv. Analysis of prognostic factors in
adult patients with medulloblastoma retrospective study patients". Cancer.
74: 2352- 2360.
117 Pollack I.F., 1994. "Brain tumors in children". N Engl J Med. 331:1500-
1507.
118 Rochkind S., Blatt J., Sadem ., Glodhammer J., 1991. "Extracranical
metastases of medulloblastoma: literature review". J. Neurol Neurosurg
Psychiatry. 54:80-86.
119 Bloom H.J., Bessell E.M., 1990. "Medulloblastoma in adults: a review of
47 patients ". Int J Radiat Oncol Biol Phys, 18:763-772.
120 Abacioglu U., Uzel O., Sengoz M., Turkan S., Ober A., 2002. "Medullo
blastoma in adults: treatment and prognostic factors". Int J. Radiat Oncol
Biol Phys, 54:855-860.
125
121 Albright A.L., Wisoff J.H., Zeltzer P.M., Boyett J.M., Rorke L.B.,
Stanley P., 1996. " Effects of medulloblastoma resections on out come in
children: a report from the childrens". Cancer Group Neur. 38:265-271.
122 Brandes A.A., Palmisano V., Monfardini S., 1999. "Medulloblastoma in
adults: clinical characteristic treatment". Cancer Treat Rev. 25:3-12.
123 Trojanowski J.Q., Fung K.M., Rorke L.B., 1994. "In vivo and in vitro
models of medulloblastomas and other primitive neuroectodermal brain
tumors of childhood". Mol Chem Neuropathol. 17:121-135.
124 Surawicz T.S., Mc Carthy B.J., Kupelian V. J., Jukich P.J., Bruner
J.M., Davis F.G., 1999. "Descriptive epidemiology of primary brain and
CNS tumors: results from the central brain". Tumor Registry of the
states(1990-1994) Neurol Oncol. 1:14-25.
125 Preston-Martin S., Lewis S., Wikelmann R., Borman B., Auld J.,
Pearce N., 1993. "Discriptive epidemiology of primary cancer of the brain,
cranial nerves, and cranial meninges in New Zeland. Cancer Causes
Control. 4:529-538.
126 Becker L.E., Hinton D., 1983. “Primitive neuroectodermal tumors of the
central nervous system”. Hum Pathol. 14(6): 538-550.
126
127 Mandara M.T., Ricci G., 2002. “Immunohistochemical identification and
image analysis quantification of oestrogen and progesterone receptors in
canine and feline meningioma”. 127 (2-3): 214-218.
128 Adamo P.F., Cantile C., 2003. “Evaluation of progesterone and estrogen
receptor expression in 15 meningiomas of dogs and cats”. Am J Vet Res.
64(10) : 1310-1318
129 McKay J. S., 1999. “Histological characterization of an ependymoma in
the fourt ventricle”. J Compt Pathol. 120 (1): 105-113.
130 Triolo A. J., Howard M. O., Miles K. G., 1994. “Oligodendroglioma in a
15 month old dog”. J Am Vet Med Assoc. 205 (7) 986-988.
131 Gavin P.R., fike J.R., Hoopes P.J., 1995. “Central Nervous system
tumors”. Seminars in veterinary medicine and surgery (Small Animal),
10:180-189.
132 Salvatori C., Arispici M., Cantile C., Mauro A., 2005. “Morphological
features of canine and feline oligodendrogliomas”. Clin Neuropathol. 24:
150.
133 Cantile C., Campani D., Menicagli M., Arispici M., 2002. “Pathological
and Immunoistochemical Studies of Choroid Plexus Carcinoma of the
127
dog”. J Comp. Path. 126: 183-193
134 Cantile C., Baroni M., Tarterelli D., Campani C., Salvadori C.,
Arispici M., 2003. “Intramedullary Hemangioblastoma in a dog”. Vet
Pathos. 40: 91-94.
135 Ronald L., Hamilton M.D. Ian F., 1997. "The molecular biology of
ependymomas". Brain Pathology 7:807-822.
136 Vural S.A., Besalti O., Ilhan F., Ozak A., Haligur M., 2006. "Ventricular
ependymoma in a german shepherd dog". Vet J. 172-185-187.
137 Mork S.J., Rubistein L.J., 1985. "Ependymoblastoma: a reappraisal of a
rare embryonal tumor". Cancer 55:1536-1542.
138 Rubinstein L.J., 1970. "Definition of the ependymoblastoma". Arch
Pathol. 90:35-45.
139 Tremblay C., Girard C., Quesnel A., 1998. “Ventricular ependymoma in
a cat” Can Vet J. 39:719.
140 McKay J.S., Targett M.P., Jeffery N.D., 1999. "Histological
characterization of an ependymoma in the 4th ventricle of a cat". J. Comp
128
Pathol. 120:105.
141 Simpson D.J., Hunt G.B., Tisdall P.L. et al,.1999. "Surgical removal of
an ependymoma from the third ventricle of a cat". Aust Vet J.. 77:645.
142 Sala P., Colarusso E., Mazza C., Talacchi A., Bricolo A., 1999. “Brain
tumors in children under 3 years of age” Pediatr Neurosurg 31:18-26
143 Lipsiz D., Levitski R.E., Chauvet A.E., 1999. "Magnetic resonance
imaging of a choroid plexus carcinoma and meningeal carcinomatosis in a
dog". Vet Radiol Ultrasound 40:246.
144 Park C.H., 2003."Oligodendroglioma in a french bulldog".J. Vet. Sci.
4(2):195-197.
145 Lantos P.L., Bruner J.M., 2000. Gliomatosis cerebri in: WHO of
tumours: "tumours of the nervous system". Ed. Kleihues P., Cavenee W.K.,
pp 99-93 IARC Press, Lyon, France.
146 Nevin S., 1938. "Gliomatosis cerebri brain". Vet Pathol 61:170-191.
147 Koslow S.A., Claaseen D.N., Hirsch W.L., 1992. "Gliomatosis cerebri : a
case report with autopsy correlation". Neuroradiol 34:331-333.
129
148 Porter B., De Lahunta A., Summers B., 2003. " Gliomatosis cerebri in 6
dogs". Vet Pathol 40:97-102.
149 Gruber A., Leschnik M., Kneissl S., Schmidt P., 2006. "Gliomatosis
cerebri in a dog". Vet Med A Physiol Pathol Clin Med 53:435-438.
150 Kim D.G., Yang H. J., Park I.A., Chi J.G., Cho B.K., 1998. "Gliomatosi
cerebri: clinical features, treatment, prognosis". Acta Neurochir 140-755-
762.
151 Kornegay J.N., Gorgacz E.J., 1982. "Intracranial epidermoid cysts in
three dogs". Vet Phatol. 19(6):646-650.
152 Smith A., Van Winkle S., 2001."Cerebral vascular hamartomas in five
dogs". Vet Pathol 38: 108-112.
153 Cook R.W., 1977. "Hypothalamic hamartoma in a dog". Vet Pathol
14:138-145.
154 Bishop T.M. 2004. “Meningioangiomatosis in young dogs : a case series
and literature review” J Vet med 18 (4): 522-528.
130
155 Prata R.G.,1977. "Diagnosis of spinal cord tumor in a dog". Vet-Clin.
North. Am. 7:165-185.
156 Levy M.S., Kapatkin A.S., Patnaik A.K., et al., 1997. "Spinal tumor in
37 dogs: clinical outcome and long-derm survival (1987-1994)". J. Am
Anim Hosp Assoc. 33:307.
157 Wright J.A., 1989. "The pathological features associated with spinal
tumours in 29 dogs". J. Compt Pathol. 95:549-557.
158 Braund K.G., et al., 1979. "Neurologic complications of multiple
myelomas associated with crioglobulinemia in a dog". J. Am Vet Med
Assoc. 174:1321-1325.
159 Moore G.E.,Mathey W.S.,Eggers J.S.et al 2000. "Osteosarcoma in
adjacent lumbar vertebrae in a dog". J. Am Vet Med Assoc. 217:1038.
160 Thomas W.B., Daniel G.B., McGavin T.E., 1997. "Parosteal
osteosarcoma of the cervical vertebra in a dog". Vet Radiol Ultrasound,
38:120.
161 Chauvet A.E., Hogge G.S., Sandin J.A., et al., 1999. "Vertebrectomy,
bone allograf fusion, and antitumor vaccination for the treatment of
vertebral fibrosarcoma in a dog". Vet Surg. 28:480.
131
162 Suess R.R., Martin R.A., Shell L.G., et al,.1990. "Vertebral
limphosarcoma in a cat". J. Am Vet Med Assoc. 197:101.
163 Van Ham L., Van Bree H., Maenhout T., 1990."Metastatic
pilomatrixoma presenting as paraplegia in a dog". J. Small Anim Pract.
32:27.
164 Ness M.G., 1993. "Osteochondroma causing progressive posterior paresis
in a lakeland terrier puppy". Vet Rec. 132:(24): 608-609.
165 Santen D.R., Payne J.T., Pace L.W., et al., 1999. "Thoracolumbar
vertebral osteocondroma in a young dog". J. Am Vet Med Assoc. 10:(2):
54.
166 Callanan J.J., Mc Neil P.E., Anderson T.J. Et al., 1991. "Metastatic
aortic body tumour causing neck pain in a dog". J.Small Anim Pract. 32:
525.
167 Carlisle C.H., Kelly W.R., Samuel J., et al., 1978. "Spinal cord
compression caused by a metastatic lesion from an aortic body tumour".
Aust Vet J. 54: 311.
132
168 Alexander J.W., Appel G.O., De Lahunta A., et al., 1976. " A malignant
neoplasm resembling a circumanal gland adenocarcinoma in a dog".
Cornell Vet, 66: 97.
169 Lee-Parritz D.E., Lamb C.R., 1988. "Prostatic adenocarcinoma with
osseous metastases in a dog". J. Am Vet Med Assoc. 192: 1569.
170 Van Winkle T.J., Steinberg H.S., De Carlo. 1994. "Mixoid meningiomas
of the rostral cervical spinal cord and caudal fossa in four dogs". Vet
Pathol. 31: 468.
171 Summers B.A., 1988. "A novel intradural extramedullary spinal cord
tumor in young dogs". Acta neuropathol. 75: 402-410.
172 Moissonnier P. e Abbott D.P., 1993. "Canine neuroepithelioma: case
report and literature review". Journal of the American Animal Hospital
Assoc. 29:397-401.
173 Clark D.M., Picut C.A., 1986. "Neuroepitelioma in a middle age dog". J.
Am Vet Med Assoc. 189:1330.
174 Vaughan- Scott T., Goldin J. Nesbit j.W. 1999. "Spinal nephroblastoma
in an Irish wolfhound". J. S. Afr Vet Assoc. 70:25.28.
133
175 Macri N.P., Van Alstine W., Coolman R.A. 1997. "Canine spinal
nephroblastoma". J. Am Hosp Assoc. 33 (4) : 302-304.
176 Sale C.S., Skerritt G.C., Smith K.C., 2004. "Spinal nephroblastoma in
crossbreed dog". J. Small Anim Pract 45:267-271.
177 Umphlet R.C., Vicini D.S., Godshalk C.P., 1989. "Intradural
extramedullary lipoma in a dog". Compend Contin Educ Pract Vet.
11:1192-1196.
178 Haynes J.S., Leininger J.R., 1982. " A glioma in the spinal cord of a cat".
Vet Pathol. 19:713.
179 Neer T.M., Kreeger J.M., 1987. "Cervical spinal cord astrocytoma in a
dog". J. Am Vet Med Assoc. 191:84.
180 Wilson R.B., Beckman S.L., 1995. "Mucinous oligodendroglioma of the
spinal cord in a dog". J. Am Anim Hosp Assoc. 31:26.
181 Jeffery N.D., Phillips S.M., 1995. "Surgical treatment of intramedullary
spinal cord neoplasia in two dogs". J. Small Anim Pract. 36:553.
134
182 Dallman M.J., Saunders G.K., 1986. "Primary spinal cord
lymphosarcoma in a dog". J. Am Vet Med Assoc. 189:1348.
183 Macpherson G.C., Chadwick B.J., Robbins P.D., 1993. "Intramedullary
spinal cord metastasis of a primary lung tumour in a dog". J. Small Anim
Pract. 34:242.
184 Waters D.J., Hayden D.W., 1990. "Intramedullary spinal cord metastasis
in the dog". J. Vet Intern Med. 4:207.
185 Teusher E., Cherrstrom E.C., 1974. “Ependymoma of the spinal cord in
young dog” J Vet Med Sci 116: 461-466.
186 De Vries - Chalmers Hoynk Van Papendrecht H.R., Vos J.H., Van Nes
J.J., 1988. "Spinal cord ependymoma in two young dogs". Vet Q.. 10:205.
187 Michimae Y., Morita T., Sawada M., Shimada A., 2004. "Anaplastic
ependymoma in the cervical spinal cord of a maltese dog". J. Vet Med Sci.
66 (4):1155-1158.
188 Tomlinson J., 1988. "Intraspinal epidermoid cyst in a dog". J. Am Vet
Med Assoc. 193:1435-1436.
135
RINGRAZIAMENTI
Desidero ringraziare in particolar modo il professore Mario Aruspici
e il dott. Carlo Cantile per i consigli e la disponibilità durante lo
svolgimento di questa ricerca.
Un ringraziamento speciale è rivolto a tutta la mia famiglia, in
particolar modo ai miei genitori, Olga e tutti gli altri che mi hanno
permesso di raggiungere questo traguardo supportandomi e
sostenendomi in questi anni universitari.
Un pensiero particolare và ai miei nonni, agli zii e zie e cugini tutti.
Volevo ringraziare tutti i miei amici pisani e non, che nel corso degli
anni sono entrati a far parte della mia vita:
a Fabio Forzale, Rita, Simona, Federica, Emanuele Ricci, Fabio
“Modena”, Sara, Letizia e Giulia, Corinne, Emiliano, Riccardo,
Alessio, Ilaria e tutti quelli che in questi anni hanno condiviso con me
questa bella avventura.
136