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nei parchi nazionali del vesuvio e del cilento

il vino

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l Parco Nazionale del Vesuvio è la culla di una terra viva che da millenni si rinnova donando

a chi la percorre tutti i segni di una storia unica ed entusiasmante. Il nostro vulcano è il centro di un patrimonio di inestimabile valore che abbiamo il dovere di curare e preservare. La natura dei luoghi, la storia geologica ed archeologica, i paesaggi, le coltivazioni secolari, le tradizioni rurali, rendono l’area vesuviana uno dei luoghi più suggestivi da scoprire.

Nel parco del Vesuvio la forza della natura si rivela in tutta la sua bellezza. Dai cognoli del Somma, allo spettacolo del Gran Cono con la sua inconfondibile sagoma, dalla riserva Tirone Alto-Vesuvio, con le sue centinaia di specie vegetali e animali fino a Punta Nasone e alla Valle del Gigante il complesso Somma Vesuvio è uno spettacolo unico in termini naturalistici e di biodiversità.

Fin da tempi antichissimi la terra vesuviana è stata il luogo in cui diverse civiltà si sono sviluppate, la stessa terra che in seguito ci ha restituito il patrimonio archeologico più importante ed affascinante del mondo. La straordinaria città archeologica di Pompei, gli scavi di Ercolano, Oplonti, quelli recenti di Somma Vesuviana, Villa Regina a Boscoreale, Terzigno.

I Una storia di intrecci e interazione tra gli uomini e il vulcano che nel ciclo di distruzione e rinascita è arrivata fino ad oggi portando i propri tratti distintivi anche nei sapori, nei mestieri e nelle tradizioni di questo territorio.L’agricoltura vesuviana, infatti, è da considerarsi unica per varietà e originalità delle produzioni, grazie proprio al suolo lavico ricco di minerali unito al clima mediterraneo. Dalle albicocche di centinaia di specie differenti ai pomodorini del piennolo legati in grappoli sospesi, fino alle ciliegie, gli agrumi, le noci, le olive, tutti prodotti inimitabili dal sapore marcato ed inconfondibile. E poi le uve, coda di volpe, falanghina, piedirosso, e naturalmente l’aglianico sono i vitigni che producono i vini vesuviani, il Lacryma Christi è tra i vini italiani più conosciuti all’estero. E ancora la catalanesca, ottima uva bianca da tavola portata dagli spagnoli e coltivata alle falde del Somma.

Andy Warhol disse “Il Vesuvio è molto più di un mito: è una cosa terribilmente reale”, una realtà che stupisce chiunque provi a scoprirne la sua vera essenza.

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PARCO NAZIONALE DEL VESUVIO

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ll’Edizione 2016 di “Terra Madre - Salone del Gusto” di Torino, in programma dal 22 al 26 settembre l’Ente Parco nazionale del

Vesuvio vorrebbe presentare al grande ed attento pubblico del Salone il forte legame che da sempre lega la civiltà Vesuviana con l’agricoltura. Questo inscindibile legame rappresenta una delle peculiarità del territorio Vesuviano e di ciò ne sono testimonianza due siti archeologici, cosiddetti “minori” dove i lavori di scavo hanno fatto giungere a noi copiose tracce dell’agricoltura praticata nella fertilissima campagna vesuviana già dai tempi dei Romani.A “Terra Madre”, con l’aiuto delle Soprintendenze ai Beni Archeologici, dell’Università degli studi Suor Orsola Benincasa e dell’ Università di Tokyo, vorremmo presentare e far conoscere la vocazione del territorio vesuviano per l’agricoltura di qualità sin dai tempi dei Romani. L’invito più caloroso che si possa rivolgere ad un viaggiatore curioso in giro per il Parco nazionale del Vesuvio è quello di commettere peccati di gola. Non potrà certo sfuggire alla tentazione dei sapori che i prodotti di questa terra offrono.Ad ogni mutazione di paesaggio corrisponde una diversa tradizione gastonomica: man mano che dal mare ci si avvicina alla montagna, i profumi e i colori del mediterraneo lasciano il posto ai sentori tipici del vulcano. Così avviene per l’artigianato che evoca suggestioni che sembrano venire da epoche lontane, e a quelle epoche riportare, e che cantraddistinguono in maniera unica e irripetibile il rapporto tra uomo e vulcano. L’agricoltura vesuviana, grazie al suolo lavico ricco di minerali, all’ottimo drenaggio e al clima mediterraneo, è da considerarsi unica per varietà di produzioni e per originalià di sapori.

Per la frutta costituiscono prodotti tipici le albicocche e le ciliege. Tra le circa cento specie di albicocche esistenti le più conosciute sono la Pellecchiella, che è considerata la migliore per il suo gusto particolarmente dolce e per la compattezza della polpa, la Boccuccia liscia di sapore agro dolce e la Boccuccia spinosa, così detta per la buccia meno liscia, la Cafona, la Carpone con sapore zuccherino. Tra gli altri cultivar, tutti molto gustosi, sono da ricordare: Baracca, Vitillo, Monaco bello, Prete, Palummella. Le ciliege, meno numerose, sono coltivate per lo più alle falde del Monte Somma.

Tra le più famose ricordiamo la Ciliegia Malizia, con polpa rossa e consistente dal gusto succoso e aromatico e la Ciliegia del Monte che è considerata la migliore da tavola: ha colore giallo e rosso e la polpa è chiara, succosa e profumata. Altro prodotto tipico sono i famosi Pomodorini da serbo. Sono di piccole dimensioni, tondeggianti, con una caratteristica punta alla base e hanno un sapore dolce-acidulo dovuto alla particolare concentrazione di zuccheri e sali minerali. Vengono raccolti acerbi in estate e conservati legati ad uno spago attorcigliato a cerchio. Riposti in luoghi asciutti e lontano dai raggi del sole, maturano lentamente, conservando la polpa gustosa e succulenta, protetta dalla buccia che appassisce. I grappoli di pomodorini cos“ raccolti sono detti piennoli. Vengono usati sulla pasta, sulla pizza e fanno ottimi sughi per il pesce e la carne.

A Il complesso vulcanico del Somma-Vesuvio è inoltre famoso (e lo è fin dal tempo degli antichi romani!) per la bontà dei suoi vini. Alle falde del vulcano sono coltivate l’uva Falanghina del Vesuvio, la Coda di Volpe (chiamata localmente Caprettone) e il Piedirosso del Vesuvio, dalle quali si ricava il famoso Lacryma Christi, un vino dall’odore gradevolmente vinoso e dal sapore secco e aromatico. Si vinifica nelle varietà di rosso, rosato e bianco e diventa DOC quando raggiunge i 12° alcolici.

Un cenno particolare va fatto all’uva Catalanesca, ottima uva da tavola per la sua polpa carnosa e zuccherina, che si coltiva in piccole quantità per lo più alle falde del Monte Somma. A livello familiare se ne ricava un vino singolare dal colore opaco e retrogusto forte. Tra gli ortaggi sono da segnalare, oltreai finocchi e alle fave, i cosidetti friarielli, broccoli dal gusto forte e amarognolo che nella cucina napoletana condiscono pasta, carne e pizza. Per la frutta secca sono eccellenti le noci e le noccioline. Da assaggiare tutti i latticini e in particolare, oltre allla classica mozzarella, il fior di latte e la provola. Diffusa anche la produzione del miele.Grazie anche al recupero e l’utilizzo funzionale dei siti archeologici e storici (Ville Vesuviane) l’agricoltura sta oggi superando l’antica diffidenza per l’associazionismo vincolandosi e promuovendo i suoi prodotti ai più alti livelli internazionali.

L’Area Vesuviana è nota fin dall’antichità per i suoi prodotti agricoli di eccellenza, la folta vegetazione e la fertilità della terra, diventata celebre con l’eruzione del Vesuvio il 24 agosto 79 d.C., quando intere città, tra cui Pompei, Oplonti, e Ercolano furono distrutte. Sono state queste attività del Vesuvio che hanno permesso di far giungere fino a noi testimonianze di cosa si coltivava, come si coltivava e finanche le tecniche di conservazione di alcuni prodotti.Queste testimonianze sono emerse, copiose, grazie agli scavi effettati in siti cosiddetti “minori”, come la Villa Augustea di Somma Vesuviana e nei siti di Villa Regina di Boscoreale i cui resti sono raccolti nell’Antiquarium di Boscoreale. Di seguito riportiamo due brevi schede dei siti archeologici.

Il sito sorge in una delle zone più interessanti dal punto di vista agricolo. E’ pianeggiante, e degrada dolcemente a nord verso la piana campana. E’ sui 50 metri sul livello del mare, ma quando spira la brezza (marina) leggera del pomeriggio sembra di stare molto più in alto. E’ come se fosse in riva al mare pur non vedendolo. I terreni sono sabbiosi quanto basta a renderli teneri e permeabili per lo spessore di circa due metri necessario alle colture arboree.

In pratica sono i materiali caduti dell’eruzione del 1631 misti a limo per dilavamento. Sotto trovi i materiali delle eruzioni del 530 e poi del 472. Ma sempre con un leggero spessore superficiale di limo prezioso utilissimo alle radici più profonde.

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E’ la fertile terra delle viti a radice profonda, catalanesca e piedi rosso soprattutto. Ma ci va bene quasi tutto: albicocchi giganteschi, ma anche ciliegi monumentali. Tutto a coltura asciutta ma non te ne accorgi neanche in pieno agosto. Fino a pochi decenni fa (dall’arrivo delle macchine agricole che hanno allargato i sesti d’impianto) sembrava un “bosco agricolo” tanto la natura era fitta, ricca e lussureggiante. Gli Angioini e gli Aragonesi vi tenevano una segretissima residenza estiva (Starza della Regina) utile alla mensa regale per il vino ma indispensabile per frutta ed ortaggi di alta qualità. La nostra Villa è nata dopo l’eruzione del 79, intorno al 120 d. C., appena dopo la ripresa vegetativa della natura devastata dai terremoti accompagnati ad una delle più violenti eruzioni della storia antica. Sicuramente l’area comprendeva un punto d’acqua potabile. Ci doveva stare necessariamente qualche sorgente nei pressi.

Lo dimostra la grande cisterna che sta venendo alla luce. Ma ancor di più lo dimostra la vicinanza a valle dell’Acquedotto Augusteo (circa due kilometri) che con forte probabilità prendeva acqua da questo sito. Doveva essere una meraviglia lo scenario che si presentava. Una sorgente (o più sorgenti?) a monte irreggimentata in una grande cisterna che alimentava la villa (o le ville?) ed un condotto (o un canale?) che da qui, scendendo a valle, incrociava il condotto principale dell’ Acquedotto Augusteo (in galleria) cha da Serino portava acqua alla Piscina Mirabilis. L’opera della natura e l’opera dell’uomo insieme in un panorama da paradiso terrestre.

La Villa Augustea presenta già alla nascita decorazioni legate alle culto di Dioniso ed al culto di Pan con grappoli d’uva e foglie di vite e statue dappertutto. In seguito all’abbandono da parte dei ricchissimi proprietari (intorno al 3. secolo d. C.) si trasforma in una grande azienda vitivinicola. Probabile sia stata l’antesignana delle grandi cantine campane per superficie e capacità produttiva. Per il momento rappresenta il più grande impianto “industriale” vinicolo scoperto in Italia. Il tutto è stato distrutto dall’eruzione del 472 d. C.

Quest’altra devastante eruzione vesuviana oltre a distruggere la villa a cambiato i connotati geografici a tutta l’area. Scompaiono le sorgenti, si prosciuga la cisterna, si modifica la portata dell’Acquedotto Augusteo all’epoca (472) ancora efficiente. Tutto è risultato travolto da decine di metri di fango di spessore. Tutto il bello possibile è stato completamento e definitivamente “tombato” e senza nessun testimone. L’opera di recupero è appena agli inizi.

L’Antiquarium di Boscoreale è un museo di tipo archeologico ed è sito a Boscoreale: al suo interno sono custoditi reperti provenienti dagli scavi di Pompei,Ercolano, Stabia, Oplonti, Boscoreale ed offre uno spaccato sugli usi e costumi della vita romana nonché della natura durante tale periodo.L’Antiquarium è stato inaugurato nel 1991 ad opera della Soprintendenza archeologica di Pompei[1] per offrire ai visitatori la possibilità di conoscere il territorio vesuviano durante l’epoca antecedente l’eruzione del Vesuvio del 79, con reperti della flora e fauna del luogo, della vita agricola e degli usi quotidiani degli abitanti della zona.

l percorso museale si sviluppa in un corridoio, nel quale sono esposte alcune illustrazioni che raffigurano l’evoluzione nel corso degli

anni del bosco e della palude formata dal fiume Sarno[2], e in due sale: la prima dedicata alla flora e alla fauna, alla cosmesi, all’allevamento, all’agricoltura e alla medicina[3], mentre la seconda raccoglie reperti provenienti per la maggior parte dalle ville di Boscoreale ma anche da degli altri siti vesuviani.Nella prima sala si trovano reperti come zappe, ami, resti vegetali di pini e pigne, anfore vinarie, il calco di una foglia di una villa stabiana e calchi di animale come quello di un cane con ancora indosso il collare e quello di un maiale. Nella seconda sala sono conservati reperti provenienti da Villa Regina, come un’ermetta marmorea, una tazza in ceramica e delle lucerne, da Villa della Pisanella, come un frantoio in pietra lavica, dei sigilli in bronzo ed un plastico dellavilla che riproduce la grande cella vinaria con ben 84 dolia infossati; sono inoltre presenti reperti provenienti dalla villa di Marcus Livius Marcellus, diNumerius Popidius Florus e di altre ville parzialmente scavate nel territorio di Boscoreale.Accanto all’Antiquarium, i resti dell’unica villa romana della zona interamente scavata e ricostruita, chiamata Villa Regina: si tratta di una villa agricola, di modeste dimensioni, dedicata alla produzione del vino, così come testimoniato dalla vasca di pigiatura dell’uva, dal torchio vinario ligneo, di cui oggi rimane il calco e dalla cella vinaria con gli orci posti sotto terra per la conservazione del vino.

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Vesuvio

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albicocca vesuviana

AUna delle prime testimonianze precise della presenza di albicocchi in Campania è dovuta a Gian Battista Della Porta, scienzato napoletano, che, nel 1583, nell’opera “Suae Villae Pomarium” distingue due tipi di albicocche: bericocche e crisommele, più pregiate. Da questo antico termine deriverebbe, quindi il napoletano “crisommole” ancora oggi usato per indicare le albicocche, e da cui sarebbero derivate, inoltre, le crisomele alessandrine, che ancora esistono nell’area vesuviana. Nel secolo scorso il testo ad opera di autori vari, ”Breve ragguaglio dell’Agricoltura e Pastorizia del Regno di Napoli”, del 1845, riconosce l’albicocco come l’albero più diffuso, dopo il fico, nell’area del napoletano, e precisamente in quella vesuviana, “dove viene meglio che altrove e più maniere se ne contano, differenti nelle frutta …”. Evidentemente vi era già una discreta varietà di ecotipi che offrivano frutta diverse a seconda delle caratteristiche della varietà di appartenenza, di cui oggi si riconoscono oltre 40 nella sola area vesuviana.

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DESCRIZIONECon il termine “albicocca Vesuviana” si indica un insieme di oltre quaranta diversi biotipi tutti originari dello stesso luogo. I più diffusi sono: Ceccona, Palummella, S. Castrese, Vitillo, Fracasso, Pellecchiella, Boccuccia Liscia, Boccuccia Spinosa e Portici. La coltivazione è attualmente estesa a tutto il territorio dell’area vesuviana, dove infatti è nota la particolare fertilità dei terreni, che, essendo di natura vulcanica, sono ricchi di minerali e in particolare di potassio, elemento noto per la sua influenza sulla qualità organolettica dei frutti e dei vegetali in genere, e che, in questo caso contribuisce a conferire alle albicocche un gradevole e caratteristico sapore. Data la variabilità degli elementi che caratterizzano le numerose varietà, si potrebbe generalizzare la loro descrizione definendole come varietà per la maggior parte a maturazione precoce e medio-precoce: Sono apprezzate sul mercato per le loro caratteristiche organolettiche,soprattutto per sapidità e dolcezza. Si distinguono dal punto di vista estetico per la presenza di un sovracolore rosso sfumato o punteggiato sulla base giallo- aranciata della buccia di una buona parte di esse.STAGIONALITÀ DEL PRODOTTOSi raccolgono verso metà giugno.

AREA DI PRODUZIONEIl territorio interessato alla produzione è compreso nei seguenti comuni della provincia di Napoli: Boscotreale, Boscotrecase, Ercolano, Massa di Somma, Ottaviano, Pollena Trocchia, S. Anastasia, S. Sebastiano al Vesuvio, S. Giuseppe Vesuviano, Somma Vesuviana, Terzigno, Trecase, Torre Annunziata e Torre del Greco. La Campania è la regione più importante, nella coltivazione di albicocche, con quasi 50.000 tonnellate di prodotto, proveniente per la maggior parte dal Parco nazionale del vesuvio, che rappresenta circa l’80% della produzione regionale. Nell’area del Parco del Vesuvio attualmente vi sono circa 2000 ettari di albicoccheti, con una produzione che in condizioni climatiche normali si dovrebbe attestare sui 400.000 quintali. La maggior parte è destinata al consumo fresco. Una quota variabile di anno in anno viene trasformata in nettari, ossia in succo e polpa, mentre una piccola parte viene trasformata in confetture, essiccati e canditi, e in ultimo una quota molto limitata è trasformata in prodotti surgelati e sciroppati.

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Azienda Agricola Angrisani MarioVia Collegiata,22|80049 – Somma Vesuviana (NA)Tel. 0818931597 [email protected]

Azienda Agricola Angrisani SalvatoreVia Castello,18|80049 – Somma Vesuviana (NA)Tel. 08189311062

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ciliegia del monte

CIn Campania esiste una grande tradizione per la coltivazione delle ciliegie in particolare in provincia di Napoli. La zona vesuviana, alle pendici del Monte Somma, è rinomata per la produzione della cosiddetta “ciliegia del Monte” o “Durona Del Monte”, che ha fatto la storia della cerasicoltura di quest’area. La coltivazione del ciliegio è concentrata soprattutto alle falde del Monte Somma dove è sicuramente presente, come tipologia colturale di rilievo, almeno sin dall’epoca della dominazione angioina.Anche in questo caso, così come accade spesso sul Vesuvio a causa dei frequenti incroci spontanei, si è in presenza di una moltitudine di cultivar che, nella congiuntura specifica, non sono state ancora del tutto censite. La ciliegia Del Monte, anche conosciuta con il nome di Ciliegia di Montagna o Durona del Monte, è considerata la migliore tra le ciliegie da tavola campane. Si presenta con frutti grossi, ma la colorazione di questi ultimi è giallo-rosata, su un lato e rossa, con punteggiatura gialla, sull’altro.

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uva catalanesca

UQuesto frutto deve il suo nome alla sua origine geografica: fu importata qui dalla Catalogna, da Alfonso I d’Aragona nel XV secolo, e impiantato sulle pendici del Monte Somma, fra Somma Vesuviana e Terzigno. Su questi fertili terreni vulcanici l’uva fu presto sfruttata per vinificare dai contadini vesuviani negli imponenti cellai delle masserie, dove ancora oggi è possibile trovare torchi che risalgono al ‘600. Solo il prodotto eccedente veniva utilizzato come uva da tavola. Può permanere sulla pianta fino alla fine dell’anno: un tempo vi era la consuetudine di lasciare sulla pianta i grappoli più belli, eliminando via via gli acini guasti, così da favorirne il mantenimento fino al periodo natalizio. AREA DI PRODUZIONEIl territorio interessato alla produzione è compreso nei seguenti comuni: Somma Vesuviana, Sant’Anastasia, Pollena Trocchia . DESCRIZIONE L’uva catalanesca ha un grappolo di grandezza media, acini di forma lievemente allungata ed una buccia di colore verdastro, che vira al giallo dorato quando raggiunge la completa maturazione. La polpa e’ bianca e carnosa e viene molto apprezzata per il suo sapore dolce, l’elevato tasso zuccherino la rende adatta alla vinificazione, eseguita solo localmente ed esclusivamente a livello familiare. Dal 2006 è stata ufficialmente aggiunta all’elenco delle uve da vino.STAGIONALITÀ DEL PRODOTTOSi raccoglie tra ottobre e novembre

Si tratta di una varietà più tardiva che si raccoglie tra la fine di maggio e l’inizio di giugno. La polpa è chiara, molto succosa e soda fino ad essere quasi croccante. Notevole anche il profumo e il gradevole retrogusto acidulo. AREA DI PRODUZIONEIl territorio interessato alla produzione è compreso nei seguenti comuni del Parco: Massa di Somma, Ottaviano, Pollena Trocchia, S. Anastasia, Somma Vesuviana. DESCRIZIONE Il frutto si riconosce per la sua buccia di colore giallo-rosato su di un lato e rosso scuro dall’altro, con punteggiatura gialla. La polpa è giallastra, croccante e molto succosa; matura tra la fine di maggio e la seconda decade di giugno.STAGIONALITÀ DEL PRODOTTOFine di maggio inizio di giugno

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Azienda Agricola Angrisani SalvatoreVia Castello,18|80049 – Somma Vesuviana (NA)Tel. 08189311062

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pomodorino del piennolo del vesuvio dop

PLa coltivazione del Pomodorino del Piennolo sulle falde del Vesuvio ha senza dubbio radici antiche e ben documentate. Per limitarci alle testimonianze storiche più illustri, notizie sul prodotto sono riportate dal Bruni, nel 1858, nel suo “Degli ortaggi e loro coltivazione presso la città di Napoli”, ove parla di pomodori a ciliegia, molto saporiti, che “si mantengono ottimi fino in primavera, purché legati in serti e sospesi alle soffitte”. Altra fonte letteraria attendibile è quella di Palmieri, che sull’Annuario della Reale Scuola Superiore d’Agricoltura in Portici (attuale Facoltà di Agraria), del 1885, parla della pratica nell’area vesuviana di conservare le bacche della varietà p’appennere in luoghi ombrati e ventilati. Francesco De Rosa, altro professore della Scuola di Portici, su “Italia Orticola” del novembre 1902, precisava che la vecchia “cerasella” vesuviana era stata via via sostituita dal tipo “a fiaschetto”, più indicato per la conservazione al piennolo. Il De Rosa è anche il primo ricercatore che riporta in modo esaustivo l’intera tecnica di coltivazione dei pomodorini vesuviani, facendo intendere così che si stava sviluppando nell’area un’intera economia intorno a questo prodotto, dalla produzione delle piantine da seme alla vendita del prodotto conservato. Anche il prof. Marzio Cozzolino, della Facoltà di Agraria di Portici, nel suo testo del 1916, concorda

36 SENTIERI DEL GUSTOcon le fonti precedenti, sia sulla descrizione varietale che sui metodi di produzione, dedicando intere parti del testo a descrivere minuziosamente la tecnica colturale e soprattutto fornendo dati, anche economici, che aiutano a capire la laboriosità e la complessità di questa tipologia di prodotto. L’area tipica di produzione e conservazione del pomodorino del piennolo coincide con l’intera estensione del complesso vulcanico del Somma-Vesuvio, includendo le sue pendici degradanti sino quasi al livello del mare. In particolare, la zona di produzione e condizionamento prevista dal disciplinare del “Pomodorino del Piennolo del Vesuvio DOP” comprende:l’intero territorio dei seguenti comuni della provincia di Napoli: Boscoreale, Boscotrecase, Cercola, Ercolano, Massa Di Somma, Ottaviano, Pollena Trocchia, Portici, Sant’Anastasia, San Giorgio a Cremano, San Giuseppe Vesuviano, San Sebastiano al Vesuvio, Somma Vesuviana, Terzigno, Torre Annunziata, Torre del Greco, Trecase, la parte del territorio del comune di Nola delimitata perimetralmente: dalla strada provinciale Piazzola di Nola – Rione Trieste (per il tratto che va sotto il nome di “Costantinopoli”), dal “Lagno Rosario”, dal limite del comune di Ottaviano e dal limite del comune di Somma Vesuviana.DESCRIZIONEIl Pomodorino del Vesuvio viene apprezzato sul mercato sia allo stato fresco, venduto appena raccolto sui mercati locali, che nella tipica forma conservata in appesa -“al piennolo”-, oppure anche come conserva in vetro, secondo un’antica ricetta familiare dell’area, denominata “a pacchetelle”, anch’essa contemplata nel disciplinare di produzione della DOP.

Ordinariamente la raccolta viene effettuata recidendo i grappoli interi, quando su di essi sono presenti almeno il 70% di pomodorini rossi, mentre gli altri sono in fase di maturazione. Questa antica pratica consente di procrastinare il consumo delle bacche,

integre e non trasformate, per tutto l’inverno successivo alla raccolta, fino a sette-otto mesi, utilizzando locali areati e senza il supporto delle moderne tecnologie di conservazione. Le peculiarità del “Pomodorino del Piennolo del Vesuvio DOP” sono la elevata consistenza della buccia, la forza di attaccatura al peduncolo, l’alta concentrazione di zuccheri, acidi e altri solidi solubili che lo rendono un prodotto a lunga conservazione durante la quale nessuna delle sue qualità organolettiche subisce alterazioni. Tali peculiarità sono profondamente legate ai fattori pedoclimatici tipici dell’area geografica in cui il pomodorino è coltivato dove i suoli, di origine vulcanica, sono costituiti da materiale piroclastico originato dagli eventi eruttivi del complesso vulcanico Somma-Vesuvio.In quest’ambiente di elezione, la qualità del pomodorino raggiunge punte di eccellenza. Proprio la ricchezza in acidi organici determina la vivacità o “acidulità” di gusto, che è il carattere distintivo del pomodorino del Vesuvio. Ciò, oltre a derivare da una peculiarità genetica, è indice di un metodo di coltivazione a basso impatto ambientale e con ridotto ricorso ad acque d’irrigazione, che rende tale coltura particolarmente adatta ad un’area protetta, quale quella del Parco Nazionale del Vesuvio. Il “Pomodorino del Piennolo del Vesuvio DOP” per le sue qualità è un ingrediente fondamentale della cucina napoletana e campana in generale, ed ha una grande versatilità in cucina. Accanto ai tradizionali spaghetti alle vongole e agli altri frutti di mare, gli chef locali si impegnano ad utilizzarlo in tanti altri piatti, tra cui una variante alla prelibata pizza napoletana.STAGIONALITÀ DEL PRODOTTOSi raccoglie in estate

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Azienda Agricola Le prelibatezze di Nonno LuigiVia S Leonardo 93, S. Giuseppe Vesuviano (NA) Tel: 081/ 8279330, Fax: 081/8279330 [email protected].

Azienda Agricola “Casa Barone”Via Panoramica Fellapane-Massa di Somma, Via Delle 4 Giornate, 35 - Torre Annunziata, Tel: 081/3621048, Fax: 081/3621049, www.casabarone.it, [email protected].

Azienda Agricola “L’Orto del Vesuvio” di Laura Guidone, Via Panoramica 43-S. Sebastiano al Vesuvio (NA), Tel: 081/7714392, Fax: 081/7711688,www.ortodelvesuvio.com,| [email protected].

Azienda Agricola “Sapori Vesuviani” di Pasquale Imperato Strada Prov.Le Pugliano, 16 80055-Portici (NA) Tel: 081/7753949,www.saporivesuviani.it|[email protected].

Azienda Agricola Angrisani MarioVia Collegiata,22| 80049 – Somma Vesuviana (NA)Tel. [email protected]

Azienda Agricola Angrisani SalvatoreVia Castello,18 80049 – Somma Vesuviana (NA)Tel. 08189311062

Azienda EligoVia Prisco di Prisco,190 | Ottaviano NATel. 333 627 5495www.eligofoods.com, [email protected]

Azienda Agricola Angrisani MarioVia Collegiata,22 | 80049 – Somma Vesuviana (NA)Tel. 0818931597 | [email protected]

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miele

MTra i boschi del Somma Vesuvio viene prodotto uno dei migliori mieli d’Italia Il miele è un alimento dalle origini remote, noto già agli antichi egizi per le sue proprietà antisettiche e perché ritenuto simbolo di purezza e genuinità, grazie al suo aspetto limpido e trasparente. colore e il profumo del miele dipendono dalla pianta frequentata dalle api, e quindi, dal tipo di polline utilizzato per produrlo; la ricca e variegata vegetazione vesuviana ha fatto sì che nei secoli fiorisse una gran produzione di diversi tipi di miele, che, oltre a essere consumato fresco, è anche l’ingrediente principale di numerosi piatti della tradizione dolciaria, si pensi solamente al torrone o agli struffoli, prodotti con il miele di acacia. Quest’ultimo è una specialità di tutta la Regione.AREA DI PRODUZIONEIl territorio interessato alla produzione è compreso nei seguenti comuni: Somma Vesuviana, Sant’Anastasia, San Giuseppe Vesuviano, San Sebastiano al Vesuvio.DESCRIZIONE Ricavato dal nettare dell’acacia: ha un colore molto chiaro e un profumo leggero ma caratteristico; il suo sapore ricorda il profumo vanigliato dei fiori. Il miele di acacia viene raccolto manualmente tra aprile e ottobre e viene lasciato a maturare per 3-4 settimane; è poi confezionato in contenitori di vetro e posto in commercio non oltre l’autunno dell’anno successivo a quello

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nocillo

NL’origine del nocillo si perde nei secoli e la sua preparazione è legata ad una metodologia precisa e quasi rituale. L’ingrediente principale da cui è costituito, le noci verdi, devono essere raccolte e tagliate. Alla vigilia del giorno di San Giovanni, il 23 giugno; in quel giorno, infatti, si trovano nel loro momento “balsamico” poiché il gheriglio, protetto dal mallo verde e dal guscio morbido, non presenta gocce d’acqua al suo interno ma è ricco di oli essenziali. Le noci, comprensive di mallo, vengono lasciate macerare in alcool per trenta quaranta giorni in bottiglie di vetro ben tappate ed esposte al sole, che devono essere agitate di tanto in tanto. Al termine del periodo di macerazione il composto viene filtrato e diluito a freddo con uno sciroppo preparato a parte con acqua sterilizzata e zucchero, ed aromatizzato con chiodi di garofano e cannella: dopo l’imbottigliamento si lascia riposare per almeno due mesi prima di consumarlo. Il nocillo prodotto originario delle aree interne della regione, più precisamente dell’Irpinia e del Sannio, ma da tempo la produzione si è diffusa anche ad opera di alcuni piccoli laboratori artigianali vesuviani.AREA DI PRODUZIONESant’AnastasiaDESCRIZIONE Il nocillo o nocino è un rosolio antichissimo, di colore scuro e gradazione alcolica molto elevata, intorno ai 40°, dalle spiccate proprietà digestive e dal prelibato sapore amaro

di raccolta. Anche il miele di castagno è antichissimo e occupa un posto importante nella tradizione alimentare campana, poiché costituisce, spesso accompagnato dalla frutta essiccata, un ingrediente fondamentale nell’artigianato dolciario tradizionale. Derivato dal nettare di fiori di castagno, questo miele ha un colore che varia dall’ambrato al marrone scuro. Ha un odore molto tipico, forte e penetrante e un sapore pungente lievemente amaro. Anche il miele di castagno non cristallizza e viene raccolto tra aprile e ottobre per poi essere confezionato in contenitori di vetro e posto in commercio entro l’autunno dell’anno successivo a quello di raccolta. Degno di rilievo è anche quello di melata di bosco, in questo caso il miele deriva da melate prodotte da molte specie vegetali diverse parassitizzate da un unico insetto. E’ di colore ambrato scuro, talvolta quasi pece e viene presentato quasi ovunque allo stato liquido. Il profumo è intenso, vegetale, fruttato, ha un sapore dolce ma non troppo, con retrogusto salino appena percettibile. L’aroma, mediamente intenso, di malto d’orzo, caramello, è poco persistente.

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E’ Curti, Via Garibaldi, 57|80048 S. Anastasia (NA), Tel: 081/5312797, Fax: 081/5313840www.e-curti.it, [email protected].

Distilleria Amato SASVia Croce Rossa, 10880047,San Giuseppe Vesuviano (NA) Tel. +39 081 827 1754 - Fax +39 081 827 4344E-Mail: [email protected]

Azienda Agricola Le prelibatezze di Nonno LuigiVia S Leonardo 93, S. Giuseppe Vesuviano (NA) Tel: 081/ 8279330, Fax: 081/8279330 [email protected].

Apicoltura “La Fattoria” di Nocerino SantinaVia Bisignano, 13 - Barra (NA) Tel: 081/5721508, Fax: 081/[email protected]

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pane

PI fornai dei comuni dell’area vesuviana, sono considerati dei maestri nella produzione delle forme di pane che hanno visto negli anni mantenere invariate le regole produttive e gli ingredienti utilizzati così da rimanere un prodotto genuino e di altissima qualità. AREA DI PRODUZIONETutti i comuni del Parco DESCRIZIONE Quella della panificazione è una tradizione, che alle falde del Vesuvio si tramanda di padre in figlio. La sua caratteristica è la lievitazione, che avviene in maniera naturale con il «criscito» - lievito madre: ovvero acqua, farina e parte dell’impasto delle precedenti infornate, lasciato a fermentare per oltre dieci ore.Il tipico palatone ha forma allungata e altezza superiore alla base; per preparalo si utilizza farina di grano tenero, lievito di birra, acqua, rigorosamente locale e la giusta dose di sale. La farina viene aggiunta al lievito di birra sciolto in acqua tiepida e il composto viene lasciato lievitare per diverse ore. La pasta viene poi modellata in forme dal peso che può variare dal mezzo chilogrammo a due kg che vengono cotte in forno caldo a legna. Le caratteristiche del pane vesuviano sono la crosta sottile e dorata e la deliziosa mollica bianca, che si conserva fragrante per parecchi giorni.

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Panificio Da RosaVia nuova Casaraia – IV Traversa, 180049 – Somma Vesuviana (NA) Tel.. 081 8993402

Unipan Consorzio Di Prodotti Campani Da FornoPiazza Masaniello, 31 80133 - NapoliTel. 081 57 41 042www.consorziounipan.com|[email protected]

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pasta

PLa tradizione nella produzione di paste alimentari di Napoli e provincia ,risale agli ultimi decenni dell’Ottocento, epoca in cui si affermò un vero e proprio distretto produttivo localizzato nel cuore dell’area vesuviana. Alla fine dell’800 erano presenti nella provincia di Napoli circa 213 pastifici in grandissima parte localizzati a Torre Annunziata e nei comuni limitrofi. Sicuramente per motivi legati alla commercializzazione via mare. Torre annunziata diventò uno dei centri commerciali più importanti dell’epoca assorbendo nella produzione della pasta tutta la manodopera locale e parte di quella dei dintorni. L’avvento della meccanizzazione nei processi produttivi di tale settore, in particolare, nei processi d’essiccamento comportò la perdita di competitività derivante dalle condizioni climatiche dell’area indispensabile per l’essiccamento della pasta effettuato, mediante ventilazione naturale.Tuttavia la mancata trasformazione del settore in grande industria ha favorito nascita delle attuali imprese “di pastai”, eredi del grande sviluppo passato e ad esso strettamente connesse in relazione ai caratteri di naturalità e tipicità del prodotto finito.Le produzioni dei pastifici della costa Vesuviana hanno conosciuto momenti alterni ma hanno sicuramente formato pastai con know how che continua ad essere la specificità della pasta.

Negli ultimi anni pastifici con produzioni di riconosciuta qualità sono nati nei comuni del Parco Nazionale del Vesuvio. I pastai sono di Torre Annunziata le tecniche di lavorazione e di essiccamento sono quelle che hanno reso famosa la pasta nel mondo.AREA DI PRODUZIONETorre Annunzaita, Boscoreale.DESCRIZIONE Per quanto riguarda la metodica produttiva, la prima operazione che si esegue nella fabbricazione della pasta consiste nell’impastare la semola di grano duro (prodotto granulare ottenuto dalla prima macinazione del grano) con acqua calda. L’impasto, portato al giusto grado d’omogeneità, passa alla fase della trafilatura. Con quest’ultima si conferisce alla pasta la forma voluta, comprimendola e facendola passare attraverso delle piastre metalliche munite di fori. La forma dei fori corrisponde, naturalmente, al formato di pasta che si vuole ottenere. La pasta trafilata deve poi essere asciugata in modo da portarla al grado d’umidità previsto dalla legge (Max 12,50%). L’essiccamento, che un tempo si praticava all’aria aperta, oggi è effettuato ponendo la pasta in ambienti più o meno vasti, e ben ventilati, nei quali si fa circolare artificialmente una corrente d’aria calda e secca.Una buona pasta si riconosce, infine, per come “tiene la cottura”, caratteristica, quest’ultima, connessa alla quantità di glutine (la proteina che trattiene l’amido e non permette la sfaldatura del prodotto) contenuta nella pasta stessa.

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Pastificio “Arte e Pasta”Via Ponte Mastrilli,18 - 80041 Boscoreale (NA)Tel.: 081 8594976 Fax.: 081 8593959 [email protected]

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stoccafisso e baccalà

BL’origine storica della lavorazione dello stoccafisso e baccalà è usualmente individuata tra la fine del 1500 e l’inizio del secolo successivo. Più incerta è, invece, l’individuazione dei motivi che portarono a localizzare proprio nell’area del Vesuvio detta lavorazione che si presume sia legata alla presenza delle vicine sorgenti del fiume Sebeto, ricco di acqua indispensabile per la lavorazione della materia prima importata: il merluzzo. Secondo alcuni studiosi la ragione va individuata nel grande incremento della domanda di pesce, con conseguente inadeguatezza dell’offerta locale, scaturente dalle prescrizioni della chiesa della controriforma, circa l’astinenza dal mangiar carne nei giorni comandati. Tale assunto potrebbe essere avvalorato dal divieto di mangiare carne durante i festeggiamenti delle Feste della Montagna che si tengono a Somma Vesuviana dal primo sabato dopo Pasqua a Maggio e dove stoccafisso e baccalà hanno un ruolo preponderante nell’ambito dei convivi consumati durante i festeggiamenti.

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AREA DI PRODUZIONESomma VesuvianaDESCRIZIONE La lavorazione e la commercializzazione di questo prodotto, pone le sue radici sul Vesuvio, e precisamente nella cittadina di Somma Vesuviana, sede delle più grandi aziende italiane operanti nell’importazione e nella lavorazione del merluzzo, secondo un processo produttivo particolare: innanzitutto, vi è l’essiccazione naturale del merluzzo nordico, che avviene in Norvegia e tale processo, permette un’ottima conservazione del prodotto, dopodiché il pesce così trattato viene mandato intero direttamente agli stabilimenti dove viene tagliato e selezionato. Il passaggio più importante, è quello dell’“ammollaggio” nell’acqua del luogo, la quale, secondo antiche leggende possiede caratteristiche particolari. Proprio le valide tecniche di lavorazione artigianali, unite all’acqua ricca di calcio e ferro magnesio, permettono la riuscita di prodotto eccellente. Inoltre, è un alimento ricco di proteine vitamine e sali minerali, e nonostante sia concentrato e gustoso, è sicuramente un piatto altamente digeribile e perfetto per ogni tipo di alimentazione.

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SCANFISH S.r.lSede Legale : Via Ferrante D’Aragona, 64Stabilimento: Via San Sossio80049 Somma Vesuviana - Napoli ItalyPh. +39 081.899.61.79 / 893.32.00Fax +39 [email protected].

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vinoLACRYMA CHRISTIdel VESUVIO D.O.C.

VIl vino del vesuvio è un prodotto che entra a pieno titolo nella storia dell’enologia nazionale ed internazionale; noto ed affermato in tutto il mondo. Haec iuga quam Nysae colles plus Bacchus amavit . “Bacco amò queste colline più delle native colline di Nisa” (Marziale). Qui l’uva ha un sapore e un profumo inconfondibile. La fama di questo meraviglioso angolo di mondo e del suo vino ha fatto fiorire miti e leggende: “Dio riconoscendo nel Golfo di Napoli un lembo di cielo asportato da Lucifero, pianse e laddove caddero le lacrime divine sorse la vite del Lacryma Christi”. Sulla leggenda ritornò Curzio Malaparte che ne La pelle, invita a bere “questo sacro, antico vino”.La zona di produzione comprende solo le aree a vocazione viticola di 15 comuni, in provincia di Napoli, localizzati sulle pendici del Vesuvio, dove i vigneti ospitano varietà autoctone, da sempre coltivate in questa zona, come il Caprettone, la Falanghina. AREA DI PRODUZIONEBoscotrecase, Trecase, San Sebastiano al Vesuvio, Ottaviano, San Giuseppe Vesuviano, Terzigno, Boscoreale, Torre Annunziata, Torre del Greco, Ercolano, Portici, Cercola, Pollena Trocchia, Sant’Anastasia e Somma Vesuviana.

DESCRIZIONE Lacryma Christi Bianco*Colore: dal paglierino tenue al giallo paglierino; Odore: vinoso gradevole;Sapore: secco, leggermente acidulo;Vitigni: Coda di volpe bianca (loc. detta Caprettone) e/o Verdeca (min. 80 %), Falanghina e/o Greco (max 20 %);Gradazione alcolica min.: 12%vol;Pietanze da abbinare : sautè di vongole veraci, zuppe di pesce, risotto alla scoglio in bianco, crostacei, piatti di verdure con formaggi freschi e teneri; si sposa ottimamente con impepata di cozze o pomodorini col pizzo del Vesuvio areganati.Lacryma Christi RossoColore: rosso rubino;Odore: gradevolmente vinoso;Sapore: secco, armonico;Vitigni: Piedirosso (loc. detto Palummina) e/o Sciascinoso (loc. detto Olivella) (min. 80 %), Aglianico (max 20 %);Gradazione alcolica min.: 12%vol; Pietanze da abbinare : selvaggina, arrosti, pollame nobile, formaggi piccanti; da privilegiare l’abbinamento con ruspantino alla cacciatora con patate al forno e con spaghetti aglio e olio.Lacryma Christi RosatoColore: rosato più o meno intenso;Odore: gradevole;Sapore: asciutto, armonico;Vitigni: Piedirosso (loc. detto Palummina) e/o Sciascinoso (loc. detto Olivella) (min. 80 %),Aglianico (max 20 %); Gradazione alcolica min.: 12%vol;Pietanze da abbinare : arrosti di carne bianche, soufflé e risotti, torte di verdure; è in eccellente armonia con polipetti alla Luciana o affogati in sugo di pomodorini con il pizzo del Vesuvio e cavatelli con capperi.

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Villa Dora Via Nazionale, 26 - 80040 Terzigno (NA) Tel. 081/5295016, Fax: 081/8274905, www.cantinevilladora.it/, [email protected].

Industria Vinicola Campana di Gabriele De Falco Via Figliola, 2 I° trav. - 80047 S. Sebastiano al Vesuvio (NA),Tel: 081/7713755, Fax:: 081/5745510, http://www.defalco.it, [email protected].

Fioravante RomanoVia Mozzoni, 25, 80044 Ottaviano (NA) Tel: 081/8278389, Fax: 081/8278389 http://www.fioreromanovini.it, [email protected].

Casa Vinicola Setaro Via Bosco del Monaco, 34, Trecase (NA)Tel: 081/8628956 www.casasetaro.eisuoivini.it, [email protected].

Azienda Vinicola Sorrentino Via Casciello, 5 - 80042, Boscotrecase (NA) Tel: 081/8584963, Fax: 081/8584963,[email protected].

Azienda Agricola Cantine OlivellaVia Zazzera 14 80048 Sant’Anastasia_(NA)phone +39 081 5311388 fax +39 081 5311388www.cantineolivella.com, [email protected]

Azienda Vitivinicola Vigna PirontiSede operativa Via Cortile Ammirati,10/11/13B80047 – San Giuseppe Vesuviano (NA)www.vignapironti.it, [email protected]

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PARCO NAZIONALE DEL CILENTOtesti a cura di Assunta Niglio e Nerio Baratta

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