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NEGRI NEWS 145 Cari Amici che seguite con interesse le nostre attività, sono lieto di darVi una buona notizia. È già in fase avanzata la costruzione di un nuovo edificio che ospiterà laboratori e uffici dell’Istituto Mario Negri, nonché un residence per accogliere ricercatori italia- ni e stranieri. Abbiamo atteso un po’ di tempo ad informarVi perché alla posa della prima pietra ….. preferiamo sempre la posa del- l’ultima! A pag. 6-7-8 in questo stesso Negri News sono pubblicate le caratteristiche costrut- tive e i dettagli della nuova sede colloca- ta alla Bovisa, mentre alcune fotografie Vi indicano lo stato di avanzamento dei lavo- ri a tutto il mese di ottobre. Abbiamo ricercato una localizzazione strategica (siamo vicini al nuovo Poli- tecnico di Milano con cui ci attendiamo di stabilire fruttuose collaborazioni e siner- gie) e abbiamo voluto acquisire un’area sufficientemente grande per poter, se necessario, inserire altri edifici. Lasceremo la vecchia sede di via Eritrea dopo quasi 44 anni con un po’ di nostalgia e con molti ricordi, ampiamente compen- sati da quello spirito di avventura e di fidu- cia nel futuro che nel 1963 ci aveva indot- ti a lasciare l’Università per rivolgerci a nuove forme di ricerca indipendente dalla burocrazia, dall’industria e dalla politica. È stato un periodo lungo, la parte attiva di una vita, in cui il “Mario Negri” è passato da una ipotesi di lavoro ad una realtà con- solidata. Conoscere i farmaci L’Istituto Mario Negri, una Fondazione indipendente senza scopo di lucro, è sorto per studiare il farmaco nel suo com- plesso. Il lavoro iniziale, che continua tuttora, è stato rivolto a meglio conoscere i mecca- nismi attraverso cui il farmaco esercita non solo i suoi effetti benefici ma anche inevitabilmente quelli tossici che sempre accompagnano l’azione di un farmaco. Per conoscere questi meccanismi è necessario sfruttare tutte le tecnologie Anno XXXVII - N. 2 - Novembre 2005 Poste Italiane S.p.A. - Sped. in A.P. - D.L.353/2003 (conv.in L. 27/02/2004 n.46) art.1, comma 2, DCB Milano MENSILE DELL’ISTITUTO DI RICERCHE FARMACOLOGICHE MARIO NEGRI www.marionegri.it IL NUOVO ISTITUTO MARIO NEGRI Cari Amici Dopo 44 anni in via Eritrea, il “Mario Negri” nel 2007 si trasferirà in via La Masa, zona Bovisa. Una localizzazione strategica che favorirà sinergie e collaborazioni con il Politecnico di Milano. Un investimento di 60 milioni per il quale chiediamo il Vostro aiuto. Fedele allo spirito del 1963 (fare ricerca indipendente dalla burocrazia, dall’industria e dalla politica), l’Istituto continuerà ad operare come Fondazione privata senza scopo di lucro al servizio degli ammalati. Negri News 145, Novembre 2005, pag. 1 SILVIO GARATTINI (continua in seconda pagina) IMMAGINE VIRTUALE DELL’EDIFICIO PRINCIPALE DEL NUOVO ISTITUTO

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NEGRI NEWS 145

Cari Amici che seguite con interesse lenostre attività, sono lieto di darVi unabuona notizia. È già in fase avanzata la costruzione diun nuovo edificio che ospiterà laboratori euffici dell’Istituto Mario Negri, nonché unresidence per accogliere ricercatori italia-ni e stranieri. Abbiamo atteso un po’ di tempo adinformarVi perché alla posa della primapietra ….. preferiamo sempre la posa del-l’ultima! A pag. 6-7-8 in questo stesso Negri News

sono pubblicate le caratteristiche costrut-tive e i dettagli della nuova sede colloca-ta alla Bovisa, mentre alcune fotografie Viindicano lo stato di avanzamento dei lavo-ri a tutto il mese di ottobre.Abbiamo ricercato una localizzazionestrategica (siamo vicini al nuovo Poli-tecnico di Milano con cui ci attendiamo distabilire fruttuose collaborazioni e siner-gie) e abbiamo voluto acquisire un’areasufficientemente grande per poter, senecessario, inserire altri edifici.Lasceremo la vecchia sede di via Eritrea

dopo quasi 44 anni con un po’ di nostalgiae con molti ricordi, ampiamente compen-sati da quello spirito di avventura e di fidu-cia nel futuro che nel 1963 ci aveva indot-ti a lasciare l’Università per rivolgerci anuove forme di ricerca indipendente dallaburocrazia, dall’industria e dalla politica.È stato un periodo lungo, la parte attiva diuna vita, in cui il “Mario Negri” è passatoda una ipotesi di lavoro ad una realtà con-solidata.

Conoscere i farmaci

L’Istituto Mario Negri, una Fondazioneindipendente senza scopo di lucro, èsorto per studiare il farmaco nel suo com-plesso. Il lavoro iniziale, che continua tuttora, èstato rivolto a meglio conoscere i mecca-nismi attraverso cui il farmaco esercitanon solo i suoi effetti benefici ma ancheinevitabilmente quelli tossici che sempreaccompagnano l’azione di un farmaco.Per conoscere questi meccanismi ènecessario sfruttare tutte le tecnologie

Anno XXXVII - N. 2 - Novembre 2005 Poste Italiane S.p.A. - Sped. in A.P. - D.L.353/2003 (conv.in L. 27/02/2004 n.46) art.1, comma 2, DCB Milano

MENSILE DELL’ISTITUTO DI RICERCHE FARMACOLOGICHE MARIO NEGRIwww.marionegri.it

IL NUOVO ISTITUTO MARIO NEGRI

Cari AmiciDopo 44 anni in via Eritrea, il “Mario Negri” nel 2007 si trasferirà invia La Masa, zona Bovisa. Una localizzazione strategica che favoriràsinergie e collaborazioni con il Politecnico di Milano. Un investimentodi 60 milioni € per il quale chiediamo il Vostro aiuto. Fedele allo spirito del 1963 (fare ricerca indipendente dalla burocrazia, dall’industria e dalla politica), l’Istituto continuerà ad operare comeFondazione privata senza scopo di lucro al servizio degli ammalati.

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SILVIO GARATTINI(continua in seconda pagina)

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che si sviluppano nel corso del tempo.Misurare le concentrazioni dei farmaci neitessuti, determinarne l’effetto sulle funzio-ni cellulari, sulla espressione dei geni,sulla composizione proteica, integrarequesti aspetti nel complesso di un organi-smo vivente, rapportarli a modelli di pato-logia umana: sono alcune delle ricercheche abbiamo applicato a varie classi difarmaci. In particolare la ricerca del “Mario Negri”ha permesso di portare contributi nelcampo degli psicofarmaci, dei farmaciantitumorali, cardiovascolari, renali, anti-rigetto d’organo. Conoscere meglio i farmaci esistentisignifica permettere di sviluppare nuoveidee per ottenere prodotti più specifici, piùattivi, meno tossici.Il “Mario Negri” con il tempo ha allargatola sua sfera di interesse accentuando l’at-tenzione anche sulla ricerca clinica, unlogico sviluppo della ricerca di laboratorio.Coordinando il lavoro di molti centri italia-ni e stranieri, sono state poste domandefondamentali sulla reale efficacia dei far-maci soprattutto nei campi che eranosostenuti dalla ricerca sperimentale. Studi di grandi dimensioni che hanno coin-volto decine di migliaia di pazienti hannopermesso ad esempio di diminuire inmodo consistente la mortalità da infartocardiaco, di ritardare la progressione dellemalattie renali, di precisare meglio le com-binazioni di farmaci da impiegare nellachemioterapia antitumorale con particolareriferimento al tumore dell’ovaio, di cono-scere con maggior precisione la incidenzae la storia naturale della malattia diAlzheimer in rapporto con le classi d’età, dicapire in modo più approfondito l’influenzadell’ambiente e dell’inquinamento ambien-tale sul determinismo delle malattie.Ma non basta la ricerca clinica controlla-ta, si deve anche verificare se i risultatiottenuti possono essere trasferiti al lettodegli ammalati. Per rispondere a questa domanda il“Mario Negri” ha realizzato studi con lacollaborazione dei medici di medicinagenerale.

Farmaci e implicazioni sociali

Inoltre abbiamo sviluppato la farmacoepi-demiologia per capire se nella realtà diuna intera popolazione i farmaci rappre-sentino veramente un miglioramentodella salute pubblica. Infine una istituzione come il “Mario Negri”che si occupa di farmacologia non puòdisinteressarsi delle implicazioni “sociali”del farmaco: dalla spesa pubblica alla par-tecipazione degli ammalati alle decisionidel Servizio Sanitario Nazionale, dalla far-macoeconomia alla ecofarmacologia chestudia le conseguenze della dispersionedei farmaci nell’ambiente. Il “Mario Negri” non si è preoccupato solodella ricerca, ma ha voluto essere vicinoagli ammalati attraverso informazioni econsigli in un’epoca in cui i farmaci ten-dono a divenire sempre più “beni di con-sumo” anziché “strumenti di salute”.Perché quindi un nuovo Istituto? Per continuare il lavoro già svolto e perrispondere alle nuove sfide della ricercagenomica e proteomica che esige oggi

nuove strategie, adeguate tecnologie esofisticate attrezzature. Pur continuando le linee di ricerca tradi-zionale si prevede di estendere l’impegnodell’Istituto alle malattie collegate all’au-mento dell’età della popolazione. In primo luogo il problema delle demenzesenili, che aumenta con l’aumentare dellapopolazione anziana, richiede studi dibase sui processi della neurodegenera-zione e ricerche cliniche che identifichinoi fattori determinanti in senso negativo epositivo per poterli riproporre per lo svi-luppo di farmaci capaci di arrestare il pro-cesso degenerativo. L’aumento dell’incidenza dei tumoririchiede nuovi sforzi che, utilizzando leconoscenze della biologia molecolare,permettano di identificare bersagli signifi-cativi attuando il sinergismo derivantedalla combinazione di più farmaci. La ricerca in campo cardiovascolare, cheha già dato notorietà all’Istituto, riceveràimpulso soprattutto a livello delle compo-nenti genetiche e dei fattori di rischio conparticolare riferimento al diabete.

Il nuovo Istituto

È previsto un potenziamento dello studiodelle malattie rare come base indispensa-bile per sviluppare farmaci orfani a bene-ficio di una minoranza di pazienti spessoabbandonati. Infine la conoscenza più approfondita del-l’inquinamento ambientale permetteràuna adeguata valutazione dell’influenzareciproca fra ereditarietà ed ambiente neldeterminismo delle malattie.In questi ultimi anni il “Mario Negri”, che

ha sempre privilegiato la formazione digiovani ricercatori (sono circa 4000 italia-ni più 600 stranieri) è entrato più formal-mente nel campo della educazione avan-zata attraverso alleanze strategiche conUniversità straniere ed in particolare conla Open University di Londra e conl’Università di Maastrich, potendo conferi-re il prestigioso titolo accademico di PhD.In questo modo i giovani che voglionointraprendere la carriera del ricercatore al“Mario Negri” possono imparare non soloil “mestiere”, ma avere un titolo, corri-spondente al dottorato di ricerca, cheviene riconosciuto in tutto il mondo.

Salto di qualità

Dalla realizzazione del nuovo Istituto ci siaspetta un salto di qualità. Sarà pronto per la fine del 2006 ed è per-ciò già in uno stato di avanzata costruzio-ne. L’investimento previsto è di circa 60 milio-ni di Euro. Non abbiamo finanziamenti pubblici equindi la possibilità di restituire il mutuorealizzato dipenderà fondamentalmentedall’aiuto dei privati.La risposta che verrà data alla nostrarichiesta di aiuto, grande o piccola chesia, sarà per noi non solo un impulso a farsempre meglio, ma anche uno stimolo acontinuare ad operare in modo indipen-dente dalla politica, dalle lobby e dagliinteressi di parte in armonia con il nostroprogetto originale: una Fondazione priva-ta, senza scopo di lucro, al servizio degliammalati.

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IL NUOVO ISTITUTO MARIO NEGRI

Contributi per la realizzazioneCosto previsto 60.000.000 €

1 mattone 15 Euro20 mattoni 300 Euro1 parete 1.000 Euro4 pareti 4.000 Euro

1 scrivania 500 Euroarredamento per uno Studio 5.000 Euro1 ufficio attrezzato 30.000 Euro1 sala riunioni 45.000 Euro

1 banco da laboratorio 10.000 Euro1 laboratorio 50.000 Euro*1 sala riunioni informatizzata 90.000 Euro*1 laboratorio attrezzato 100.000 Euro*1 unità di ricerca (1 ufficio + 2 laboratori) 220.000 Euro*1 unità di ricerca con apparecchiature 350.000 Euro*

apparecchi o strumenti1 apparecchiatura piccola 5.000 Euro1 apparecchiatura media 50.000 Euro*1 apparecchiatura grande 200.000 Euro*1 apparecchiatura speciale 500.000 Euro*

* la struttura verrà intestata al nome indicato dal Donatore

Il ricordo, la memoria storica del propriopassato è una ricchezza per ogni popoloanche il “popolo” del “Mario Negri” puòguardare con soddisfazione ed orgoglio ilsuo lungo cammino.Mentre l’Istituto si appresta a compiere unpasso molto importante per il suo futuro, iltrasferimento nella nuova sede di via LaMasa, vogliamo ripercorrere alcune tappeche hanno avuto un significato nella sto-ria dei suoi 42 anni di attività iniziati in viaEritrea.La storia dell’Istituto incomincia con unfortuito incontro di due persone nel lonta-no 1958: Mario Negri e Silvio Garattini.Mario Negri era un imprenditore milane-se, proprietario di una gioielleria in viaMonte Napoleone, una via del centro sto-rico di Milano, senza una specifica cultu-ra scientifica ma con una grande passio-ne: la medicina ed un grande impulsofilantropico. Garattini era un giovane ricercatore pocopiù che trentenne ma già Aiuto dellaCattedra di Farmacologia dell’Universitàdi Milano, anche lui con una grande pas-sione: la medicina e la farmacologia.Tanto che pur avendo fatto degli studi tec-nici ed avendo incominciato a lavorareagli altiforni della Dalmine, aveva conse-guito la maturità scientifica, si era laurea-to in medicina e, a solo un anno dalla lau-rea, aveva ottenuto la Libera Docenza inFarmacologia.

Al servizio della salute

Quando Mario Negri lo conobbe era diritorno dal suo primo viaggio negli StatiUniti, dove aveva potuto conoscere larealtà scientifica di quel Paese, tantodiversa da quella italiana che era appan-naggio esclusivo delle Università e utiliz-zata prevalentemente a scopi di carriera odall’industria farmaceutica a scopi utilitari-stici.Garattini sognava una ricerca libera eindipendente che avesse come fine l’ac-quisizione di nuove conoscenze sulla bio-medicina e come traguardo l’applicazionedi queste conoscenze nella cura dellemalattie.Ma occorrevano i mezzi! Mario Negri con l’intuito che contraddi-stingue i mecenati ricchi e filantropi, ebbefiducia nel valore scientifico e nelle capa-cità manageriali del giovane Garattini ealla sua morte avvenuta nel 1960 lasciòper testamento circa un miliardo di lireperché venisse eretto un Istituto di ricercache portasse il suo nome e fosse diretto avita dal Prof. Garattini. Un Istituto privato

al servizio della salute pubblica.Così nacque l’Istituto Mario Negri, costrui-to a Quarto Oggiaro, nell’estrema perife-ria di Milano, dove, a cantiere non ancoraultimato, iniziarono a lavorare il 1° feb-braio 1963 Garattini ed un gruppo di gio-vani ricercatori che già da anni collabora-vano con lui e che con lui lasciarono ilaboratori dell’Università. Erano in tutto 22. Molti di loro erano giovani con poca espe-rienza ma erano tutti animati da una granvoglia di fare, da un enorme entusiasmo edalla convinzione di intraprendere uncammino difficile ma affascinante. Difficile perché, come il mondo accademi-co aveva allora preconizzato, un Istituto diricerca che volesse essere indipendentedall’Università e dall’industria non potevache essere considerato un’iniziativa vel-leitaria senza possibilità di sviluppo.Affascinante perché i 22 ricercatori eranoconsci che se “ce l’avessero fatta” avreb-bero potuto dare un contributo al progre-dire delle conoscenze al servizio degliammalati.Ma furono anche in molti a credere inquesta iniziativa e a sostenerla. Ad unmese dall’apertura Piero Ottone scrissesul Corriere di Informazione del 13 marzo1963: “Ho attraversato un grigio quartieredi periferia … e ho trovato un gruppo di

giovani in camice bianco insediati neipiani superiori di un edificio non ancoraultimato … Io non so descrivervi quelloche i giovanotti stavano facendo perché sitratta di scienziati e le mie conoscenzescientifiche sono assai misere. So tuttaviache la loro iniziativa riguarda tutti noi”.

Niente brevetti

E ci credettero soprattutto i giovani cheaffluirono nei laboratori triplicando inpochi anni il numero dei ricercatori, con-vinti come i 22 fondatori di fare qualcosadi socialmente utile perché la ricerca bio-medica è alla base di ogni possibilemiglioramento della salute umana.Il Negri non brevetta le proprie scoperte,produce solo idee e risultati scientifici chevengono pubblicati sulle riviste internazio-nali e messe a disposizione della comuni-tà scientifica. Svolge sostanzialmente un servizio rivol-

LA STORIA DELL’ISTITUTO

Quarantaquattroanni dopoDal fortuito incontro nel 1958 tra l’imprenditore Mario Negri e il ricercatore Silvio Garattini il via all’avventura dell’Istituto di RicercheFarmacologiche intitolato al filantropo milanese. Nel 1963 i 22 fondatori iniziano l’attività il 1° febbraio, giorno-simbolo per il “popolo” del ”Mario Negri”. Alfredo Leonardi anima e immaginedell’Istituto insieme a Garattini. Le tappe dello sviluppo. Dopo Milano,aperte le sedi di Bergamo e del Negri Sud. Scuole e formazione.

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I fondatori con gli allievi del primo Corso dei “Laboratoristi biologici”

Il Cavaliere del Lavoro Mario Negri

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to alla tutela e al miglioramento dellasalute umana, in assoluta libertà ed indi-pendenza da organi governativi, daUniversità, da industrie. Era quanto Mario Negri aveva indicato nelsuo testamento e quanto ancora oggi si fa.Forse sono questi i motivi, la trasparenzae l’assenza di interessi economici nell’at-tività, che inducono molte persone, priva-ti cittadini a sostenere anche economica-mente l’Istituto. Negli ultimi vent’anni più di 5.000 cittadinihanno elargito contributi che variano dallecifre a sei zeri ai pochi euro, e circa 1.800di loro hanno fatto donazioni che ripetonoogni anno.Ma procediamo con ordine.

Benefattori, filantropi, mecenati

Già nel 1970 l’aumento del numero deiricercatori e delle apparecchiature scienti-fiche rese necessario un ampliamentodegli spazi con il sopraelevamento di unpiano dell’edificio e nel 1982 iniziò lacostruzione di una nuova ala di 6 piani, lacosiddetta Torre Valenti, resa possibiledai contributi di diversi Enti ed in partico-lare dalla Fondazione Valenti e dallasignora Angela Valenti che anni più tardilascerà all’Istituto ogni suo avere.In quegli anni il campus del Mario Negri siarricchisce di un altro edificio: la CasaInternazionale Residence George W.Pfeiffer, destinata ad ospitare i ricercatoristranieri e italiani provenienti da altreRegioni che compiono in Istituto periodi diformazione. La Pfeiffer Foundation avevagià donato al “Mario Negri” la Bibliotecache a lei è stata intitolata.Ed altri benefattori contribuiscono allarealizzazione delle iniziative che neltempo l’Istituto mette in cantiere. Sempre nel campus di via Eritrea nel1987 viene costruito il Centro per leMalattie Rare del Bambino “Catullo eDaniela Borgomainerio” che la signoraBorgomainerio, una delle finanziatrici,volle edificato in memoria del marito edella figlia morta di leucemia in giovanis-sima età. Incominciava infatti a sviluppar-

si in quegli anni una delle linee di ricercache in Italia il “Mario Negri” fu tra i primi aproporre e sviluppare: la ricerca clinicadelle malattie rare, quelle malattie detteanche orfane in quanto colpiscono unnumero esiguo di persone (da 1 a 500casi per milione) e a causa di questaridotta incidenza (ma si tratta di più di5.000 malattie!) ridotte sono le conoscen-ze sulla loro eziologia, scarse le compe-tenze cliniche, pochi i farmaci disponibili. Nel 1987 a Ranica in provincia di Bergamo,nella bella ottocentesca Villa Camozziristrutturata, è entrato in attività il Centro diRicerche Cliniche sulle Malattie Rare “Aldoe Cele Daccò” dal nome dei mecenati chene permisero la realizzazione.Nel complesso sono in funzione unCentro di informazione a disposizione dimedici e pazienti per fornire informazionisulle malattie rare e sugli ospedali dimaggior specializzazione esistenti inItalia e all’estero, un day-hospital e, unicoin Europa, un reparto clinico riservatoesclusivamente alla ricerca su pazientiaffetti da malattie rare. Sicuramente anche grazie all’opera disensibilizzazione svolta dal “Mario Negri”,

da quegli anni sono stati compiuti passiavanti nel nostro Paese a livello pubblicoe legislativo sul problema delle malattierare. Nel 2001 un Decreto Ministeriale haistituito la rete nazionale per le malattierare e il “Centro Daccò” del “Mario Negri”ha assunto le funzioni di Coordinamentoper la Lombardia.

Il Negri Bergamo e il Negri Sud

Nel 1983 era nato il Negri Bergamo. Fu ristrutturato un settecentesco edificiobergamasco, il “Conventino”, ottenendoun ottimo connubio tra lo stile architettoni-co della struttura e le attrezzature scienti-fiche necessarie per la realizzazione degliefficientissimi laboratori: “It’s a very beau-tiful and solid building”, esclamò il Prof.Steward Cameron una delle massimeautorità mondiali in tema di malattie rena-li, mentre visitava in anteprima quello chesarebbe divenuto il Negri Bergamo. La costruzione si mostrò davvero adattaal lavoro di ricerca che viene realizzatonei suoi laboratori dedicati alle malattierenali e il Negri Bergamo è attualmenteconsiderato uno dei centri di ricerca piùimportanti nel settore.Giuseppe Remuzzi, il coordinatore dellericerche fin dalla fondazione, ha ottenutoproprio quest’anno, primo italiano, il pre-stigioso Premio Hamburger assegnatodalla Società Internazionale di Nefrologia. Le ricerche condotte presso l’Istituto inparallelo con gli Ospedali Riuniti diBergamo hanno contribuito a chiarire l’e-voluzione della malattia renale e la possi-bilità di arrestarne il processo, il meccani-smo del rigetto del trapianto e come que-sto può essere attenuato. Per approfondire le ricerche sul trapiantorenale è stato aperto da pochi anni (nel2003) il Centro per la Ricerca sulTrapianto con il contributo del-l’Associazione per la Ricerca sulTrapianto (ART) in un’ala restaurata diVilla Camozzi. Ed ancora il “Mario Negri” ha dato vita adun altro Istituto localizzato nel Sud d’Italia,a Santa Maria Imbaro (CH), appunto ilConsorzio Negri Sud per poter contribuirea reclutare “intelligenze” che altrimentiN

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Il Prof. Silvio Garattini negli anni ’60

Così si lavorava, a cantiere aperto, nei primi mesi del 1963

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sarebbero andate perdute per la ricerca.È entrato in funzione nel 1987 ed attual-mente è diretto da Giovanni Tognoni, unapresenza storica del “Mario Negri”, ani-matore della ricerca clinica controllata:nei primi anni settanta Tognoni è statoCapo Laboratorio del Laboratorio diFarmacologia Clinica e dal 1996 CapoDipartimento di Ricerca Cardiovascolaresino al suo trasferimento al Negri Sud.

La scuola del “Mario Negri”

Già dai primi anni e poi successivamentein tutte le sue Sedi l’attività dell’Istitutonon si limitava alla sola ricerca, ma comeMario Negri aveva indicato nelle suevolontà testamentarie, molto dell’impegnoveniva dedicato alla didattica e alla for-mazione dei giovani. Subito venne istituita una Scuola per“Laboratoristi Biologici” a cui si potevaaccedere con il diploma di terza media.La Scuola dei “Ragazzini”, come ci piace-va chiamarla, ebbe due meriti: di portarein un quartiere di estrema periferia e a quei tempi molto disagiato, un’occasione

per degli adolescenti di trovare una collo-cazione imparando un mestiere qualifi-cante e di metterli in un contesto ricco distimoli e di interessi nuovi. Molti di loro, altrimenti destinati a lavoriroutinari, vissero l’entusiasmo che anima-va i ricercatori dell’Istituto e alla fine dellascuola interna ripresero gli studi e si lau-rearono. Attualmente occupano posizionidi rilievo nell’industria farmaceutica e inenti pubblici. Alcuni di loro, a distanza dipiù di trent’anni, sono ancora in Istituto ea loro volta hanno istruito le nuove gene-razioni.La scuola esaurì il suo compito e si chiu-se quando venne innalzata in Italia l’etàdella scuola dell’obbligo. Ma l’impegno dell’Istituto nel campo dellaformazione dei giovani ricercatori conti-nua con le due Scuole triennali, attive intutte le sue Sedi e riconosciute dallaRegione Lombardia, di “Tecnico di Ricer-ca Biochimica” e post-dottorale di “Spe-cialista in Ricerca Farmacologica”.Gli allievi sono impegnati nei laboratori atempo pieno e ricevono fin dal primo announa Borsa di Studio. Sono stati diplomatiormai più di 4.000 giovani. Dal 2001 l’Istituto offre anche la possibili-tà di ottenere un Ph.D (Dottorato di ricer-ca riconosciuto a livello internazionale)in affiliazione con la Open University diLondra. Fino ad oggi ne sono stati asse-gnati 15. Da quest’anno parte anche una collabo-razione con l’Università di Maastricht perspecializzandi in medicina.

Alfredo Leonardi e l’1 febbraio

Per molti anni, quando ormai i ricercatoridell’Istituto erano diventati parecchie cen-tinaia, si mantenne la tradizione di festeg-giare il 1° di febbraio, giorno dell’iniziodell’attività dell’Istituto, con manifestazio-ni particolari in modo che i più giovani, inuovi arrivati, rivivessero con noi quellagiornata. Ricordo il Simposio organizzato per cele-brare il 25° anniversario dal titolo: “Doveva la farmacologia italiana”. Vi partecipa-rono i più importanti nomi del mondo

accademico ed industriale rappresentati-vo della ricerca italiana. Ricordo l’inaugurazione della Torre Va-lenti con la presenza dell’allora Presi-dente del Consiglio. Ricordo il 1° febbraio del 1993 quando, inoccasione del trentennale, una benefattri-ce che volle mantenere l’anonimato donòun miliardo di lire da destinare all’acquistodi apparecchiature scientifiche per ilCentro di Ricerche Cliniche sulle MalattieRare. In quella giornata l’Istituto ricevette unaltro dono molto particolare: una statuache ancora oggi campeggia nel nostrogiardino e che lo scultore intitolò “L’Ecodella Pace”. Sembra un grande orecchioe suggerisce una disponibilità all’ascoltoche nella dedica dell’autore è la disponi-bilità dell’Istituto ad ascoltare la voce degliammalati e per essi a lavorare silenziosa-mente ma con determinazione e fermez-za contribuendo così ad un’opera di pace.Da molti anni non si festeggia più il 1° feb-braio. Alfredo Leonardi che ne era l’ani-matore, è mancato nel 1995. Leonardi è stato non solo il SegretarioGenerale dell’Istituto dalla sua fondazio-ne, ma insieme a Garattini la sua anima esotto alcuni aspetti anche la sua immagi-ne. La sua scomparsa ha lasciato in tutti noiun vuoto non facilmente colmabile.Dei 22 fondatori molti, troppi purtropposono scomparsi. Per ricordarli, perché illoro esempio non vada disperso, da alcu-ni anni a primavera viene celebrato ilMemorial Day. È una cerimonia internariservata ai membri dell’Istituto che nellasola Sede di Milano sono ormai quasi500. Non è una giornata triste. Vengonoin quell’occasione assegnate le Borse diStudio che portano il nome dei ricercatoriscomparsi che hanno contribuito a fare lastoria scientifica dell’Istituto. È come un passaggio del testimone aigiovani ricercatori che faranno la storiascientifica di domani, che porterannonella nuova sede di via La Masa l’entu-siasmo e la dedizione che hanno caratte-rizzato i nostri primi 42 anni di attività. Così l’Istituto riparte dal passato per vin-cere la sfida del futuro.

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La sede attuale dell’Istituto Mario Negri

Il Centro Catullo e Daniela Borgomainerio

G. W. Pfeiffer International House

La Torre Valenti

Il Consiglio d’Amministrazione dell’Istitutoha deliberato di costruire a Milano unanuova sede.Le motivazioni alla base di questa iniziati-va sono da ricercare nella necessità dirispondere alle sfide poste dai recentistudi sulla genomica e sulla proteomica,conoscenze che permettono inaspettateed interessanti opportunità nello sviluppodi farmaci più selettivi e di nuove metodo-logie di ricerca.Quanto sopra specificato richiede struttu-re adeguate, nuove apparecchiature enuovi modelli sperimentali capaci di ripro-durre in laboratorio patologie che attendo-no ancora soluzioni terapeutiche.La sede attuale, dove sono state svolteattività di ricerca e di formazione per piùdi 40 anni, verrà pertanto lasciata e sosti-tuita da una nuova struttura che ospiteràlaboratori più moderni dove i ricercatoripotranno aprire nuove frontiere al pensie-ro scientifico.Descriviamo qui di seguito le fasi chehanno avviato questo processo e stannoportando alla nascita del “nuovo” IstitutoMario Negri in corso di realizzazione sem-pre nella zona Nord di Milano.

La scelta dell’area

L’area su cui edificare la nuova sededell’Istituto di Ricerche Farmacologiche“Mario Negri” doveva avere i seguentirequisiti: ■ Trovarsi nel Comune di Milano.L’Istituto è nato a Milano e, per tradizione,vuole rimanere in questa città. ■ Essere sufficientemente ampia.Gli indici urbanistici di edificabilità permet-tono grosse volumetrie solo quando sihanno a disposizione grandi superfici. ■ Avere un costo relativamente contenu-to. Da sempre, molta attenzione viene rivoltaall’utilizzo delle risorse e riserve economi-che. ■ Essere ubicata in una zona interessan-te da un punto di vista culturale. La possibilità di interagire con realtà tec-niche, scientifiche, artistiche e letterarie èdi sicuro stimolo per la creatività del ricer-catore. ■ Trovarsi, possibilmente, in prossimitàdella attuale sede.La maggior parte del personale scientificoed amministrativo (circa 500 unità) abita,

infatti, nelle immediate vicinanze dell’Isti-tuto.La ricerca dell’area non è stata cosa faci-le in considerazione delle dimensionidella stessa (più di 4 ettari) e del fatto chela città di Milano è “stretta” nei suoi confi-ni. È stata scelta via La Masa 19, una gros-sa realtà industriale in disuso, circa150.000 metri cubi di uffici e capannoni, diproprietà di una multinazionale, la PPGIndustries Italia.Furono presi immediatamente contatticon i vertici di questa industria e, dopouna lunga trattativa, soprattutto rivolta atutelare l’Istituto da spese per operazionidi bonifica, il 7 ottobre 2002 è stato sotto-scritto l’atto di compravendita.

La localizzazione

L’Istituto è così entrato in possesso di unaarea di 42.000 mq ubicata in una partedel quartiere Bovisa denominata “goccio-ne”.Questa zona di Milano, destinata in pas-sato ad area produttiva, descritta nellemalinconiche ed introspettive interpreta-zioni pittoriche di Mario Sironi, è oggettodi un importante progetto di riqualificazio-

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LA NUOVA SEDE ALLA BOVISA

Appuntamentoall’inizio del 2007Si lavora a pieno ritmo, al quartiere Bovisa, nel cantiere di via LaMasa dove sta sorgendo il “nuovo” Istituto Mario Negri. 5.600 mqcoperti, 24.000 mq di superficie lorda di pavimento, 83.000 mc divolume: numeri che valgono tre volte l’attuale sede di via Eritrea. Tra le dotazioni, a parte uffici e laboratori, due sale conferenze percomplessivi 600 posti, in ogni Dipartimento sale riunioni per 60 persone, residence per i ricercatori, palestra e giardino d’infanzia.

Fig. 1 - Immagine virtuale della futura sede:davanti l’edificio ristrutturato, dietro quello nuovo

Fig. 2 - Ristrutturazione dell’edificio, affacciato su via La Masa, adibito a “residence”. Il piano rialzato dell’edificio a destra ospiterà il giardino d’infanzia per i figli dei dipendenti ed una palestra, il piano superiore e l’edificio a sinistra saranno completamente divisi in appartamenti per i ricercatori

ne che le conferirà, in un futuro ormaiprossimo, una valenza prevalentementeculturale e scientifica. È già operativa la Facoltà di IngegneriaAeronautica e sono in corso di realizza-zione i laboratori di Ingegneria Mecca-nica. Inoltre, è stato indetto un concorso inter-nazionale finalizzato alla progettazionedella nuova Facoltà di Architettura delPolitecnico di Milano e dei nuovi ufficidella AEM. A distanza di 42 anni dalla sua nascita, il“Mario Negri” si trasferisce, pertanto, inun settore meno periferico e meglio servi-to dai mezzi pubblici. Questo aspetto riveste una grande impor-tanza per l’attività didattica, congressualee di informazione dell’Istituto.

Le demolizioni e la bonifica

Nel mese di novembre del 2002 hannoavuto inizio le demolizioni dei fabbricatiindustriali e nell’estate del 2003 l’area sipresentava libera da edifici, eccezionefatta per una palazzina fronte via La Masae per la torre piezometrica per le quali eraprevista una futura destinazione.La bonifica del terreno (la PPG IndustriesItalia produce vernici) è stata ultimatanella primavera del 2005 ed è stato tra-smesso all’Autorità un Rapporto sugliscavi completo della documentazionecirca lo smaltimento del terreno inquinatonelle differenti discariche. L’Autorità ha infine imposto, come ulterio-re tutela, che il piano interrato, il pianoterra (ove non sia previsto il piano interra-to) ed i muri contro-terra del nuovo edifi-cio vengano completamente impermeabi-lizzati. Tali lavori inizieranno a breve e, al termi-ne di questi, verrà rilasciato un certificatodi avvenuta messa in sicurezza dell’area.

Il progetto

Il progetto, opera dell’architetto GiovanniRemuzzi, prevede tre interventi principali:■ la costruzione di un nuovo edificio ■ la ristrutturazione dell’edificio che siaffaccia su via La Masa (ex uffici dell’in-dustria preesistente)■ la costruzione di una centrale tecnolo-gica. Il nuovo edificio si svilupperà su quattropiani fuori terra (Figura 1).Al piano terra saranno ubicati: l’atrio ed ilricevimento, due sale conferenze (400 e200 posti), gli uffici direttivi ed ammini-strativi, il laboratorio per la salute mater-no-infantile, il laboratorio di informaticamedica, la biblioteca, la mensa e l’infer-meria (Figura 3).I piani superiori ospiteranno i Dipartimentidi Oncologia, Ricerca Cardiovascolare,Biochimica e Farmacologia Molecolare,Neuroscienze, Ambiente e Salute. Ciascun piano sarà così organizzato: l’e-dificio longitudinale, a corpo doppio, ospi-terà, lungo la muratura d’ambito, i labora-tori e gli uffici (due Dipartimenti perpiano).La zona centrale sarà destinata agli spo-gliatoi con servizi igienici ed ai localisenza permanenza continua di persone

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COME È CRESCIUTO L’ISTITUTO

I numeri del “Mario Negri”PERSONALE (SEDE DI MILANO)

1963 1981 1993 2005(a)

Persone 22 331 436 486Età media 26 28 34,4 38,2Donne 13 181 234 296Uomini 9 150 202 189Laureati 16 171 229 313Diplomati 6 83 125 94

RISULTATI (b)

Pubblicazioni scientifiche 1.574 4.341 9.542Volumi pubblicati 82 148 193

ATTIVITÀ DIDATTICA (b)

Specializzazioni triennali 225 554 892di cui:Laboratorista Biologico 108 — —Tecnico di Ricerca Biomedica 46 153 267Specialista in Ricerca 71 293 517Farmacologica

A partire dal 2001Laureati PhD — — 15Studenti PhD — — 39

(a) = Aggiornati al mese di agosto 2005(b) = Relativi alle Sedi di Milano e Bergamo

Fig. 3 - Pianta del piano terra dell’edificio principale con la destinazione degli spazi

Fig. 4 - Pianta di un piano dell’edificio principale che ospiterà i Dipartimenti di ricerca con indicata la destinazione degli spazi

(continua a pagina 8)

(lavanderie, locali strumenti, camere fred-de, camere oscure, depositi, archivi, etc.). In prossimità dell’innesto con il corpo tra-sversale sarà disponibile, per ciascunDipartimento, una sala riunioni che potràospitare sino a 60 persone. Nel corpo trasversale saranno collocatiuffici e laboratori per attività comuni aiDipartimenti. Il corpo a pianta quadrata “diamante” checonclude l’edificio sarà destinato ai labo-ratori speciali (camere sterili, radioisotopi,sostanze tossiche, etc.) (Figura 4).L’edificio da ristrutturare ospiterà gliappartamenti per i ricercatori provenientida altre città o paesi (residence), un giar-dino d’infanzia per i figli dei dipendenti eduna palestra.All’estremità sud dell’area sarà collocatala centrale tecnologica degli edifici. Sarà mantenuta la torre piezometrica alta60 m. che, in futuro, potrà essere oggettodi un intervento che ne renda possibile unappropriato utilizzo (spazio espositivo perla storia e le memorie dell’Istituto).

Caratteristiche e costruzione

Il nuovo edificio avrà una superficiecoperta di 5.600 mq. ed una superficielorda di pavimento di 24.000 mq. per unvolume complessivo di 83.000 mc. Per avere una idea delle dimensioni diquesto edificio è sufficiente dire che èesattamente tre volte più grande dellaattuale sede di via Eritrea. La struttura portante (pilastri, travi, solai)è di tipo prefabbricato, assemblato inopera. I tamponamenti di facciata sonoeseguiti in graniglia di marmo, i serra-menti in alluminio (taglio termico, vetrocamera di sicurezza). Le tramezzature interne verranno realiz-

zate in cartongesso isolato acusticamen-te per gli uffici e saranno del tipo specialeed attrezzato per i laboratori. Lungo il perimetro dei piani alti dell’edifi-cio correrà un camminamento sostenutoda colonne in acciaio inossidabile. La struttura esterna è stata pensata nonsolo al fine di permettere una via di fugadai laboratori verso le scale antincendioma anche per migliorare le condizioniambientali degli spazi maggiormenteesposti ai raggi solari e, non ultimo, perridurre le spese relative alla manutenzio-ne delle facciate. Particolare attenzione sarà dedicata agliimpianti antincendio attivi e passivi, allarete informatica, al controllo degli accessied ai dispositivi antintrusione. Un locale presidiato verrà destinato almonitoraggio della parte impiantistica.La costruzione della nuova sede dell’Isti-tuto è stata affidata ad una AssociazioneTemporanea di Imprese costituita da:Pedercini S.p.A., Brenta S.r.l. e Precom-pressi S.p.A., quest’ultima incaricata difornire le strutture prefabbricate. La parteimpiantistica è stata invece affidata allaTermigas Bergamo S.P.A. I lavori di costruzione sono iniziati nell’ot-tobre del 2004 e ad oggi, un anno dopo,sono giunti al seguente stato di avanza-mento:■ Edificio fronte strada (Residence): gliintonaci e le tinteggiature esterne sonostati completati, i serramenti sono in fasedi istallazione. Le finiture a gesso internestanno per essere ultimate e sono com-pletate le predisposizioni impiantistichemeccaniche ed elettriche (Figura 2).■ Edificio principale: la struttura portantedell’edificio è stata montata e sono statiinstallati i pannelli prefabbricati di faccia-ta. I camminamenti esterni in acciaio inoxsono in corso di installazione. Si sta pro-cedendo con la realizzazione delle operemurarie interne ed il montaggio delle dor-

sali impiantistiche (Figura 5). ■ Centrale tecnologica: sono state ulti-mate le opere murarie e sono in corso direalizzazione i cunicoli di distribuzionedelle reti impiantistiche.I lavori procedono alacremente e confi-diamo di poterci trasferire nella nuovasede entro i primi mesi del 2007 per con-tinuare e progredire con gli studi e lericerche, unici strumenti che possonoconsentire all’uomo il miracolo di combat-tere le malattie.

CLAUDIO A. PANTAROTTO

NEGRI NEWSDirettore Responsabile

SILVIO GARATTINI

Istituto di Ricerche FarmacologicheMario Negri - Ente Morale

via Eritrea 62 - 20157 MilanoTel. 02.39014.1

Fax 02.354.6277www.marionegri.it

Stampa: Stamperia Stefanoni BergamoIscritto nel registro del Tribunale di Milano

al N. 117 in data 28 marzo 1981Tiratura 40.000 copie

Finito di stampare nel novembre 2005

Per garantire la privacy. In conformità a quantoprevisto dalla legge n. 675/96 art. 10 sulla tutela

dei dati personali, l’Istituto di RicercheFarmacologiche “Mario Negri” garantisce tutti i

suoi lettori che i più assoluti criteri di riservatezzaverranno mantenuti sui dati personali forniti daognuno. A tal fine si fa presente che le finalità

dell’Istituto Mario Negri sono relative solo alla spe-dizione del “Negri News”. Con riferimento all’art.13 della legge n. 675/96, le richieste di eventuali

variazioni, integrazioni o anche cancellazionidovranno essere indirizzate a:

Segreteria Generale - Istituto di RicercheFarmacologiche “Mario Negri”Via Eritrea 62 - 20157 Milano

Citando la fonte, articoli e notizie possonoessere ripresi, in tutto o in parte, senza pre-ventiva autorizzazione.

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Fig. 5 - Stato di avanzamento (ottobre 2005) della costruzione dell’edificio principale

(continua da pagina 7)