Francesca D'Onofrio & Stefano Negri

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Francesca D’Onofrio & Stefano Negri Portfolio Editing di pubblicazioni e cataloghi aziendali

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Portfolio. Editing di pubblicazioni e brochure aziendali.

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Francesca D’Onofrio& Stefano Negri

PortfolioEditing di pubblicazioni e cataloghi aziendali

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Francesca D’Onofrio& Stefano Negri

Critica e progettoArchitettura italiana contemporanea 2010

Dario Costi (a cura di), Franco Angeli edizioni, Milano 2012

libro illustrato a colori, formato 15 x 19 cmnumero di pagine 184

Nella primavera del 2010 Parma Urban Center ha organizzato la prima edizione della rassegna “Architettura italiana contemporanea”, un ciclo d’incontri sul tema dell’abitare pensato per riattivare e promuovere il confronto tra storici e progettisti: Marco Biraghi con Baukuh, Federico Bucci con Enrico Molteni, Giovanni Leoni con Paolo Desideri, Marco Mulazzani con Mauro Galantino, Sergio Pace con Vincenzo Melluso.Il volume raccoglie i materiali degli incontri, in seguito ulteriormente dibattuti, approfonditi e affinati a quattro mani dagli autori.

172 ı Vincenzo Melluso Architettura dello sguardo ı 173

Casa Dusenszky_VitaleIl progetto ricalca in parte le condizioni di partenza per Casa Costanza:

una grande residenza, con un programma funzionale ricco, collocata

all’interno di un paesaggio naturale ricco di straordinarie suggestioni.

Se pure il mare non si vede, è la lussurreggiante campagna della Valle

d’Itria a tessere lo straordinario territorio. Costellato da minuti e sem-

plici manufatti, segnati spesso da un carattere stereometrico e mono-

materico, dove l’artificio della costruzione trova un valore eloquente

nella mutevole e morbida conformazione del panorama naturale.

Tutto il paesaggio antropizzato è punteggiato dai complessi delle an-

tiche masserie, il cui forte valore figurativo esplicita la loro presenza

senza nessun tentativo di mimetizzazione, con logiche compositive

che trovano il loro segno preminente nella essenzialità delle forme:

semplici, salde aggregazioni di solidi elementari.

Prestando attenzione al carattere dei luoghi, il progetto non fa altro

che declinare in chiave contemporanea, questa logica insediativa,

utilizzando tuttavia i materiali e i caratteri figurativi che sono propri

della dimensione dell’abitare contemporaneo che richiede e suggeri-

sce canoni, costruttivi e organizzativi, ovviamente diversi da quelli del

passato.

Anche in questo caso, la lettura del luogo si offre ad un forte radica-

alla misura più minuta e frantumata del contesto edilizio circostante.

La realizzazione alla fine si configura come una grande scatola bianca

che trova nel portale a quadrupla altezza sul mare – interamente rive-

stito in ceramica smaltata a pennello di colore nero - l’elemento che si

dispone a misurarsi con la forza del paesaggio: una sorta di ordine gi-

gante che re-impagina le quattro vetrate, che si estendono per l’intero

spazio domestico, e che si dilata decisamente verso il mare, restituen-

do una prospettiva che ricorda l’interno di una tolda di nave.

Un piccolo volume, posto in basso alla quota del giardino, completa l’inte-

ro assetto. Accoglie lo spazio della piccola cucina: un annesso costruttiva-

mente ideato come sistema in acciaio, autonomo rispetto alla struttura

principale e in teoria smontabile, al fine di assecondare indicazioni legate

ai fatti normativi che diventano, nella nostra esperienza, occasioni per ul-

teriormente elaborare e non per contenere la nostra capacità d’invenzio-

ne. Era consentito infatti la realizzazione di un manufatto, in un piccolo

patio interno, che avesse caratteristiche rimovibili; un’indicazione dive-

nuta poi il pretesto per trovare una soluzione figurativa capace di dare un

carattere ed una funzionalità all’uso dello spazio esterno: rivestito intera-

mente con assi di legno, per comunicare in qualche modo un carattere di

temporaneità, delle quali si lasciano sporgere quelle poste in copertura in

modo tale da costituire un piccolo ombraio a ridosso della cucina.

Qui e a seguire:Val d’Itria, 2006-2010, Casa Dusenszky-Vitale

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58 ı Giovanni Leoni Vitalità dell’opera vs autorialità ı 59

complessità del progetto, come sforzo costante di messa a sintesi delle

differenze e, nel suo risultato visibile, come esito finale, inizialmente

non prevedibile, del processo.

Si tratta di una forzatura del metodo progettuale moderno, che acco-

muna le ricerche di molti architetti appartenenti alla stessa generazio-

ne di ABDR, operanti in diverse realtà internazionali, impegnati a gesti-

re studi professionali di dimensioni non artigianali; una forzatura del

principio d’autore dominante la cultura architettonica del secolo scorso,

un ritorno alla attenzione per l’opera, per la sua specificità, per la sua

singolare complessità, anche a discapito di un indebolimento della

identità artistica del progettista, nel caso di ADBR già stemperata in un

lavoro collettivo pervicacemente mantenuto tale negli anni.

In realtà si osserva, nell’operare di quella generazione, una condizione

mutante, una doppia natura: da un lato l’artista creativo accompa-

gnato dalle sue mitologie, per quanto ormai espresse nella forma più

effimera della celebrazione mediatica piuttosto che nel primonovecen-

tesco culto della personalità, dall’altro lato una forte tensione di ricerca

orientata soprattutto all’opera, alle sue specificità, alla sua singolare

complessità, dunque alla assenza di un principio autoriale singolare

dominante.

Del resto si tratta di architetti nati, anagraficamente, nel momento

storico della crisi dei grandi linguaggi autoriali del primo Novecento;

culturalmente cresciuti, pur con le ovvie differenze geografiche e bio-

grafiche, nell’ora del massimo allontanamento della architettura dalle

sue specificità disciplinari, la fine anni Sessanta, l’epoca della architettu-

ra come…, dell’illusione semiologica, della massima astrazione, dell’ab-

bandono della costruzione a favore della parola, spesso dell’ideologia.

Un distacco dalla disciplina che questa generazione non ha però costru-

ito e governato, piuttosto subìto, soprattutto nella fase della formazio-

ne, con maggiore o minore coinvolgimento, ma, volendo sintetizzare in

un dato generazionale, quanto basta per sviluppare, da un lato una pro-

fonda disillusione riguardo alla architettura come disciplina taumatur-

gica e salvifica rispetto alla bruttezza e ingiustizia del mondo generato

dall’economia e, dall’altro, una forte attrazione per il progetto costruito,

con tutto il carico di realismo che tale scelta richiede.

Quel distacco dalla disciplina, subìto, pone tale generazione in una po-

sizione del tutto speciale, probabilmente un po’ velata dalla diffusa e

quanto mai illusoria convinzione che il Novecento, e questi primi anni

di secolo ventunesimo, siano, per quanto riguarda l’architettura, una

unità storica, complessa ma sostanzialmente dominata dalla riforma

disciplinare dovuta alla azione delle avanguardie storiche e alle inven-

zioni linguistiche di alcuni maestri del primo Novecento.

Ma l’atteggiamento di questi architetti nei confronti dei maestri del

Moderno è radicalmente differente rispetto alle generazioni che li han-

no immediatamente preceduti poiché non hanno vissuto l’illusione di

poter essere essi stessi parte della rifondazione novecentesca della ar-

chitettura, di poter essere inventori di grandi e risolutivi linguaggi, non

hanno nemmeno vissuto in prima persona, come si diceva, la disillu-

sione postbellica riguardo alla reale efficacia salvifica di quei linguag-

gi, così come non sono stati protagonisti della ribellione alla soluzione

estetica in favore della soluzione politica. Si è dunque posta, tra que-

sta generazione e la stagione eroica del Moderno, una distanza ampia

abbastanza per trasformare i grandi linguaggi primonovecenteschi da

terreno di viva e partecipe ricerca in mappa di un nuovo genoma della

architettura, non certo un sistema di nuove regole, come Zevi lamenta

nostalgico nei suoi scritti, ma nemmeno una storia conclusa e osserva-

Roma, 2008-2010, complesso residenziale Giustiniano Imperatore, disegni di studio per il trattamentomaterico dellefacciate

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Marco Mulazzani

Una presentazione

Una presentazione ı 25

PremessaConosco Mauro Galantino da poco più di una decina d’anni e in questo

arco di tempo ho avuto modo di apprezzare le molte qualità del suo

lavoro. In più occasioni (meno di quante avrei voluto) ho scritto di suoi

progetti ed opere realizzate e ciò ha sempre comportato, preliminar-

mente, lunghe e stimolanti discussioni: sulle sue idee, sulle rispettive

predilezioni e idiosincrasie, sul diverso ruolo che abbiamo scelto di gio-

care – lui in campo come ala sinistra, io in panchina come osservatore

– in una partita che continua a coinvolgerci con immutata passione.

La presentazione di Parma mi ha dunque fornito un motivo ulteriore

per leggere con attenzione il volume curato da Silvia Milesi, con saggi di

Kenneth Frampton e Vittorio Gregotti (Electa 2010) e confrontarmi una

volta ancora con il lavoro di Mauro. Il quale, nel libro, ricopre la duplice

parte di oggetto dell’indagine e autore di un racconto che ha per tema il

pensiero e la pratica quotidiana dell’architettura.

Una ricerca trentennaleIl percorso – in senso non metaforico – di Galantino ha inizio subito

dopo la laurea, conseguita a Firenze nel 1980. Vincitore di una borsa di

studio ministeriale, frequenta nel 1981-82 la scuola di architettura di Pa-

ris Belleville e poi, tornato in Italia, collabora dal 1982 al 1987 con lo stu-

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Milano, 2002, progetto per la facoltà privata di Medicina Humanitas

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Nella ricostruzione condivisa con gli storici e la Soprinten-denza è stata proprio questa caratterizzazione stilistica il di-scrimine tra gli elementi da mantenere e valorizzare e quelli da sostituire.8

Il progetto interpreta e mette in valore l’assetto tipo-morfo-logico e il carattere figurativo del complesso a partire dalla lettura appena ricostruita.La suddivisione per fasce, la centralità dello spazio racchiu-so tra i due edifici e la disposizione in sequenza degli episodi architettonici lungo il viale di circonvallazione sono i criteri compositivi con cui si confronta il nostro lavoro.

Su questa base si sedimentano nel tempo successive pro-poste e considerazioni, condivise con i vari interlocutori coinvolti.Una questione decisiva riguarda le funzioni insediate e il conseguente ruolo urbano del complesso.La richiesta della Provincia di collocare nel complesso la sede dell’indirizzo di Teatro del Liceo d’Arte è soddisfatta

3. Veduta aerea (2004) della bar-riera Nino Bixio prima del proget-to realizzato.

Capitolo quarto

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Il complesso delle tramvie elettriche parmensi a Barrieria BixioStoria e progetto

Giovanni Leoni (a cura di), Officina Edizioni, Roma 2012

libro illustrato a colori, 16 x 24 cmnumero di pagine 160

L’esigenza della collana Architetture e Arti scaturisce da una attenta riflessione sulle vicende contemporaneee dell’architettura e della possibilità di descriverne i caratteri, le qualità, le potenzialità in stretta correlazio-ne con le diverse manifestazioni della arti figurative. Il rapporto che ne deriva muove dalla convinzione di dovere e potere istituire le necessarie interconnessioni con i processi storici consolidati e con quelli in atto. L’obiet-tivo è quello di provare a tenere unite in un unico solco le complesse tematiche relative alle arti e all’architettura, definendo di volta in volta gli approfondimenti specifici che le argomentazioni trattate richiederanno.

Il libro coglie l’occasione del progetto di “Piazza delle scuole,” realizzato a Parma all’interno del complesso delle tramvie elet-triche di Barriera Bixio, per aprire un dia-logo sul rapporto tra storia e progetto d’ar-chitettura articolato in due fasi. La prima racconta il confronto attivato sul campo in occasione dell’intervento dello studio di ar-chitettura MC2, mentre la seconda svolge un’azione critica a posteriori dai due punti di vista, con interessi scientifici e sensibilità differenti.A partire da un’esperienza specifica, i contri-buti raccolti, nella loro diversa impostazio-ne e finalità, assumono, così, il significato di una riflessione metodologica a più voci sul ruolo e l’atteggiamento progettuale dell’ar-chitettura contemporanea nel rapporto con i centri storici e con la città del Novecento.

Giovanni Leoni (Modena 1958) si è laureato e addottorato allo IUAV di Venezia in Storia dell’Architettura, materia di cui è attualmen-te professore ordinario presso l’Università di Bologna, dove dirige il Dipartimento di Ar-chitettura. I suoi interessi scientifici princi-pali riguardano l’architettura e l’arte dell’Ot-to e Novecento.

Carlo Mambriani (Milano 1963) professo-re associato in Storia dell'architettura presso l'Università di Parma. Si occupa d'architettu-ra emiliana in età moderna, studiando in par-ticolare l'architettura parmense dal Seicento all'Ottocento, i rapporti tra Italia e Francia nel Settecento e la storia del giardino.

Stefano Negri (Parma 1984) e Fabio Stocchi (Parma 1978) sono architetti laureati in Sto-ria dell’architettura e svolgono attività di ri-cerca su Nicolò Bettoli e la città neoclassica.

Dario Costi (Parma 1971) è ricercatore in Composizione architettonica e urbana pres-so l?Università degli Studi di Parma, presi-dente di Parma Urban Center e titolare, con Simona Melli, dello studio MC2. Svolge ri-cerca scientifica e progettuale sul contesto emiliano, sul tema dell’edificio e degli spazi pubblici, degli allestimenti museali.

Andrea Sciascia (Palermo 1962) è profes-sore straordinario di Composizione archi-tettonica e urbana presso l’Università degli Studi di Palermo.Svolge attività didattica, di ricerca e profes-sionale in Sicilia. I suoi studi vertono prin-cipalmente sul Novecento, sul restauro del moderno e sull’architettura liturgica.

Le fotografie in copertina sono di Carlo Gardini.

IL COMPLESSO DELLE TRAMVIE ELETTRICHE PARMENSI A BARRIERA BIXIO

STORIA e PROGETTO

a cura di Giovanni Leoni

Officina Edizioni

Giovanni Leoni

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Il libro coglie l’occasione del progetto di “Piazza delle scuole,” realizzato a Parma all’interno del complesso delle tramvie elettriche di Barriera Bixio, per aprire un dialogo sul rapporto tra storia e progetto d’architettura articolato in due fasi. La prima racconta il confronto attivato sul campo in occasione dell’intervento dello studio di architettura MC2, mentre la seconda svolge un’azione critica a posteriori dai due punti di vista, con interessi scientifici e sensibilità differenti.

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11

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Immagini del progetto

54

da Montecchini, nominato direttore del cantiere.54

Intanto l’instancabile Angelucci aveva inviato ai colleghi accademici parmensi anche dieci esemplari di un suo opu-scoletto con la proposta di un monumento a Cavour, appe-na edito a Torino.55 Aveva capito che l’esclusione del mo-numento al re dal bando esecutivo del Ministero rischiava di precludere per sempre la sua esecuzione e prefigurò una soluzione alternativa di finanziamento, che espose a Enrico Scarabelli Zunti, segretario del Regio Archivio di Parma, il 15 novembre 1861 in una lunga lettera,56 dalla quale si riportano alcuni brani. Oltre a mandargli diversi dei suoi scritti editi, ricorda che aveva

«in pensiero di pubblicare tutti i disegni della Barriera non per vanagloria, ma perché si conoscesse ancora fuori di Parma l’opera piuttosto grandiosa della quale va a farsi la costruzione. Incominciai pertanto dal farne disegnare in litografia il Monumento quando non sapeva che nell’appalto dei lavori questo poteva essere escluso perché non stanziati dal Governo i fondi per costruirlo. Dopo saputo ciò, trovandomi io pure in disaccordo col mio Cassiere che rifiutava darmi i fondi per proseguire l’opera pel ridicolo motivo che in cassa non c’erano fondi (!!!), lasciai da un canto questa mia idea e posi a dormire le 1000 tavole tirate con intenzione di romper loro l’alto sonno nella testa57 quando la cassa si fosse rifatta – speranza fallita! Intanto ne mando a lei un esemplare facendole nello stesso tempo la esposizione di un mio progetto affinché trovatolo attuabile mi aiuti potentemen-te dell’opera sua. Ed ecco il progetto. Il Monumento non sarà eseguito per conto dello Stato, perché, e lo trovo giustissimo, non conviene che lo Stato innalzi un monumento a se stesso. Dunque bisogna cercare che questa memoria di un fatto compiuto sia posta nella piazza della Barriera a spesa de’ privati. Io dunque proporrei di aprire una soscrizione per azioni da prendersi esclusivamente dai Comuni di tutto lo Stato dell’Emilia, dal cui Governo nel 1860 fu decretato lo innalzamento della Barriera. Primieramente dovrebbesi fare una esatta perizia del lavoro, e su questa stabilire il numero delle azioni. Quindi farei

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11. Anonimo (già attr. ad A. Ange-lucci), Prospetto e pianta parziale di uno dei fabbricati di barriera Vitto-rio Emanuele, 1882 (FCPr, F14).

Capitolo secondo

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Francesca D’Onofrio& Stefano Negri

Catalogo delle vulnerabilitàdel patrimonio culturale in Provincia di Parmaa cura delDipartimento di Ingegneria Civile, dell’Ambiente, del Territorio e Architetturadell’Università degli Studi di Parma

AlbaretoBardiBedoniaBercetoBoreBorgo Val di TaroBussetoCalestanoCollecchio ColornoCompianoCorniglioFelinoFidenzaFontanellatoFontevivoFornovo di TaroLanghiranoLesignano de’ BagniMedesanoMezzaniMonchio delle CortiMontechiarugolo

Catalogo delle vulnerabilità

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Catalogo delle vulnerabilitàdel patrimonio culturale in Provincia di Parma

a cura del DiCATEA dell’Università degli Studi di Parma, Coordinatore arch. Stefano Negri, 2012

Catalogo in tre tomi, 21 x 29.7 cmnumero di pagine 805

Il Catalogo delle vulnerabilità del patrimonio culturale in provincia di Parma intende fornire un elenco puntuale e aggiornabile delle situazioni che necessitano di interventi urgenti nel territorio di competenza della Fondazione, anche in considerazione delle potenzialità che ciascun bene architettonico o artistico-culturale presenta a livello di possibile recupero (restauro, fruizione e valorizzazione).Da un lato sono stati censiti e valutati i beni architettonici, dall’altro i beni storico-artistici.

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Francesca D’Onofrio& Stefano Negri

Casa Editrice Spaggiari S.p.A.via Bernini 22A, 43126 Parma

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Catalogo generale 2012/13Spaggiari Distribuzione S.p.A.

2012

Catalogo aziendale illustrato a colori, 21 x 29.7 cmnumero di pagine 356

Il catalogo raccoglie i prodotti commercializzati dall’azienda, divisi in 16 sezioni in base alla tipologia.Ogni prodotto è ben identificato da fotografie, descrizioni e tabelle.Il catalogo comprende una guida alla consultazione, box informarivi, indici e modulo d’ordine.

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Francesca D’Onofrio& Stefano Negri

Il titolare è

Svolge anche altra attività

Ha sempre avuto la stessa natura giuridica?

112 Dieci quartieri artigianali

Paradigna Destinazioni possibiliSareste favorevoli all’inserimento di funzioni che renda-no il quartiere più vissuto nell’arco dell’intera giornata (24 ore)?

Se è favorevole, quali?

Lo spazio pubblicoÈ soddisfatto dell’attuale gestione e manutenzione degli spazi pubblici?

È interessato alla gestione diretta degli spazi comuni median- te un coordinamento nalizzato al contenimento dei costi?

La normativa urbanistica vigenteHa esigenze di ampliamento dell’attività?

esercizi pubblici (bar, luoghi per lo spettacolo…)

servizi di interes-se collettivo (mense, asili…)

commerciale55%

36% 9%

Se sì, in merito a cosa?

Qualità architettonicaL’aspetto estetico/architettonico degli edi ci della sua azienda ha importanza per la sua attività?

4%

88%

n.d.

installazione impianti

Ha mai riscontrato esigenze non consentite dalla norma-tiva vigente?

29% 46%no sì

88% 12%no sì

54% 4%21%no abbastanza n.d.

Considera importante la qualità degli spazi aperti privati (aree cortilizie, zona di ingresso…) della sua attività?

AccessibilitàRitiene che Lei o gli impiegati della sua azienda utilizzi-no/utilizzerebbero mezzi di trasporto pubblico?

Segnaletica urbanistica eRitiene utile un progetto coordinato dei quartieri artigianali del-la città per migliorare e uniformare la segnaletica esistente?

46% 38%no sì

75%17%abbastanza sì

Ritiene che i parcheggi esistenti siano suf cienti alle esigenze del quartiere?

Infrastrutture per la mobilitàRitiene che le strade esistenti siano adeguate ai mezzi che si muovono nel quartiere?

Quali interventi edilizi ritiene utili al miglioramento della sua attività imprenditoriale?

38% n.d.

21%

ampliamento spazi produttivi

33% 8%21%no sì n.d.

21% 4%no n.d.

42% 17%no

16%sì n.d.

67%29%abbastanza sì

21%50%abbastanza sì

38% 33%29%no abbastanza sì

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artigianato

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Il volume presenta gli esiti di una attività di ricerca sui temi della riqualificazione urbanistica dei quartieri artigianali svolta dal Centro Studi Parma Urban Center su incarico dell’Assessorato alle Politiche urbanistiche ed edilizie del Comune di Parma e delle associazioni Confartigianato APLA, CNA Associazione Provinciale e Gruppo Imprese Artigiane di Parma.

Parma. I luoghi del lavoroAnalisi e scenari per una riqualificazione urbanistica nella città di Parma

MiCheLe ZaZZi (a cura di), MUP editore, Parma 2011

libro illustrato a colori, 22 x 22 cmnumero di pagine 224

Permanenze e trasformazioni nelle previsioni dei piani regolatori generali 129129

Zone di completamento PRG 1959

Zone di completamento PRG 1968

Zone di completamento PRG 1978

Zone di completamento PRG 1989

Zone di completamento PRG 1998

Zone di completamento POC 2007

Scala 1:150.000

Evoluzione delle zone di completamento per attività produttive nei piani urbanistici comunali considerati (1959-2007)

Euro 15,00

Il volume presenta gli esiti di una attività di ricerca sui temi della riqualificazione urbanistica dei quartieri artigianali svolta dal Centro Studi Parma Urban Center su incarico dell’Assessorato alle Politiche urbanistiche ed edilizie del Comune di Parma e delle associazioni Confartigianato APLA, CNA Associazione Provinciale e Gruppo Imprese Artigiane di Parma.La prima parte della pubblicazione, dopo aver definito gli obiettivi e l’impostazione metodologica del programma di ricerca, propone un quadro interpretativo dell’evoluzione e delle caratteristiche degli insediamenti produttivi nel Comune di Parma. In essa viene documentato il lavoro di ricognizione sull’esistente, che ha comportato la ricostruzione del quadro di pianificazione e la descrizione dell’assetto urbanistico degli insediamenti. Particolare attenzione è stata riservata all’indagine su dieci quartieri artigianali selezionati per la loro rappresentatività.La seconda parte raccoglie contributi finalizzati a definire adeguati riferimenti culturali propedeutici a una successiva fase di approfondimento progettuale. Ad esperti e giovani studiosi, che nel corso di questi anni si sono cimentati in questo campo di ricerca presso la Facoltà di Architettura di Parma, è stato chiesto di esplorare alcuni nuclei tematici che appaiono di sicuro interesse per prefigurare una plausibile opera di riqualificazione degli insediamenti artigianali.

Michele Zazzi, dottore di ricerca in Pianificazione dei sistemi urbani e territoriali, ricercatore e docente in Tecnica e pianificazione urbanistica prima presso l'Università di Bologna e poi presso l’Università degli Studi di Parma, dove è anche membro del Collegio docenti del Dottorato di ricerca in Forme e strutture dell’Architettura. Fa parte di diverse associazioni scientifiche: Istituto Nazionale di Urbanistica (INU), di cui è membro del Consiglio direttivo regionale dell’Emilia-Romagna; Società Italiana degli Urbanisti (SIU); Associazione Gruppo 183 per la Difesa del Suolo e delle Risorse Idriche, di cui è coordinatore nazionale dal 2008. È, inoltre, membro del Consiglio dell’Ordine degli Ingegneri della Provincia di Parma. È stato coordinatore scientifico di attività di ricerca promosse da numerosi enti pubblici sui temi della pianificazione urbana e territoriale, paesaggistico-ambientale e di bacino idrografico.

PARMAI LUOGHI DEL LAVORO

140 L’evoluzione degli insediamenti produttivi nella città di Parma

“Il cuore agitato”Potenzialità e prospettive dei quartieri produttivi in trasformazione a Parma Dario Costi

Dietro quelle che possono apparire imperfezioni, la città delle pietre nasconde mobilità dei va-lori giuridici, economici, funzionali che stanno moltiplicando le possibili ragioni del costruire.1

1. Il divenire delle coseRi ettendo recentemente sul neologismo non luogo2 ho maturato la convinzione che quel-lo che oggi leggiamo come lo spazio senza qualità della città contemporanea sia, in real-tà, uno stato provvisorio dell’insediamento in attesa di compimento ed il primo stadio di un’evoluzione avviata da troppo poco tempo. Mi è rimasto impresso quanto scriveva Jean-Luc Nancy in La città lontana: “Urbs, la ville, si oppone alla fortezza (arx) quanto alla campagna (rus). Polis, inizialmente la cittadella, sovrappone lo spazio giuridico, quello della cité, allo spazio sico. Ma in de nitiva, la città deforma e deborda questi spazi. Non si riduce all’urbanità, né all’urbanistica, né alla citta-dinanza, né alla civiltà [civilté]. La città non è civile [civilisée]: è piuttosto il cuore agitato, la crescita e l’assalto della civilisation, intesa, appunto, come movimento e non come stato, dissodamento e invasione, irruzione, febbre, propagazione e contagio, piuttosto che pulizia e polizia [polissage et police] dei consumi. Oggi la cité designa un insieme di caseggiati di banlieue, con il suo territorio e i suoi riferimenti, lontano del centrocittà e dalla città stessa, un pezzo di città distanziato dalla città, staccato come un iceberg alla deriva, che galleggia in un oceano incerto”.3 I quartieri produttivi sono, così, pezzi di città alla deriva. Sono anche, però, sempre usando le parole di Nancy, febbre e irruzione, uno stato iniziale dell’insediamento al di fuori dell’insediamento, una prima delimitazione ed occupazione dello spazio libero di prossimità alla città storica che deve ancora subire una serie di suc-cessive, costanti e anche scomposte trasformazioni. È questa, al contempo, una dinamica evolutiva e una condizione permanente della città. Una dinamica evolutiva che si basa sull’ormai veri cata dialettica selettiva che ricostruisce costantemente nuclei originari e addizioni intorno ad alcune polarità.4 Una condizione per-manente nella necessità di seguire le variazioni dei modi d’uso del territorio e adeguare l’as-setto costruito alle esigenze della società. La città è, così, l’esito provvisorio di un processo aperto che vede nella contemporaneità un salto di scala dimensionale ed un’accelerazione talmente intensi da allontanare, se non interrompere, il rapporto con l’esistente. I quartieri produttivi sono, così, il più evidente di questi fenomeni di ricerca identitaria per la loro impostazione iniziale monofunzionale, senza intenzione rappresentativa, e per l’at-tuale azione di recente ricon gurazione spontanea. Il loro assetto futuro è una prospettiva lontana che oggi non possiamo prevedere in termini di forma e carattere ma che dobbiamo attendere anche seguendo le recenti indicazioni di Marc Augé che sembrano mettere in

L. Ghirri, Parma, Via Emilia (da L. GHIRRI, Il pro lo delle nuvole, Milano 1989).

M. Corso, Parma, quartiere artigianale di Vicofer-tile, 2010.

Nelle pagine seguenti

M. Corso, Parma, quartiere artigianale di Vicofer-tile, 2010.

M. Corso, Parma, quartiere artigianale Ex Salami-ni, 2010.

Page 7: Francesca D'Onofrio & Stefano Negri

Francesca D’Onofrio& Stefano Negri

Parma 2020Un confronto a più voci verso il nuovo PSC

Dario Costi (a cura di), MUP editore, Parma 2010

libro illustrato a colori, 22 x 22 cmnumero di pagine 65

Presentazione delle linee guida del nuovo Piano Strutturale del Comune (PSC). L’associazione Parma Urban Center avvia una nuova stagione di confronto e partecipazione, proponendo i contenuti analitici e gli indirizzi programmatici del nuovo strumento urbanistico in corso di elaborazione da parte di Richard Burdett, CAIRE-Urbanistica e Ambiter con l’aggiornamento sulla pianificazione comunale.

Euro 8,00

Con la presentazione delle linee guida del nuovo Piano Strutturale del Comune (PSC), l’associazione Parma Urban Center avvia una nuova stagione di confronto e di partecipazione, proponendo in questa prima occasione alcuni temi rivelatori di intenzioni e di prospettive di lavoro.Innanzitutto i contenuti analitici e gli indirizzi programmatici del nuovo strumento urbanistico in corso di elaborazione da parte di Richard Burdett, CAIRE-Urbanistica e Ambiter con l’aggiornamento sulla pianificazione comunale di Tiziano Di Bernardo e Emanuela Montanini a nome dell’Assessorato all’Urbanistica.In secondo luogo una riflessione meta-progettuale sull’identità e sulla storia antica e recente di Parma, curata da Luca Boccacci per l’Ordine degli Architetti, da Michele Zazzi per l’Ordine degli Ingegneri e da Dario Costi e Carlo Mambriani per l’urban center.In terzo luogo l’apertura della sede che il Comune ha affidato a Parma Urban Center, una straordinaria architettura dimenticata, l’oratorio di San Quirino.Carlo Mambriani ne ricostruisce le vicende storiche dal tardo Medioevo alla ricostruzione di primo Settecento a opera di Edelbero Dalla Nave, fino agli utilizzi impropri del Novecento e alla sua nuova funzione di museo/laboratorio della città, come luogo permanente di confronto e strumento di elaborazione critica della cultura urbana, nei suoi aspetti storici, analitici e progettuali.

Con contributi di

Richard BurdettDario CostiLuca BoccaciMichele ZazziTiziano Di Bernardo e Emanuela MontaniniCarlo Mambriani

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Dario Costi, Carlo Mambriani

L’oratorio di San Quirino 61

esporre per tre giorni la testa di San Bernardo, reliquia celebrata per il suo potere di con-trastare le avversità meteorologiche.21 Ma quella volta neppure la miracolosa testa riuscì a placare il maltempo. Tra il 27 e il 28, alimentato dalle continue precipitazioni, il torrente scalzò alla base un tratto della muraglia tra la chiesa del Carmine e il Ponte di Mezzo, rovi-nando “parte della casa Tamagni, e seco lei pure la Sagristia dell’Oratorio [di San Quirino] apertosi nel 1602, colla sovrapostavi Camera dell’Archivio (nella qual circostanza si perdet-tero non poche suppellettili dell’Oratorio, Arredi Sacri, ed argenterie, e segnatamente due insigni Reliquie, poste in due grandi custodie coperte di Lastra d’Argento, Una d’un Osso

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coronamento con balaustra e timpano sorretto da volute avrebbero senza dubbio compor-tato una spesa superiore a quella sborsata per la fronte eseguita. Probabilmente i problemi economici, sempre assillanti per la Confraternita, imposero in seguito una riduzione delle spese e quindi a una facciata più semplice. La scelta del progetto dalla Nave comportò delle modifiche ai lavori di fondazione già ese-guiti. Derivano forse da un compromesso con le fondamenta preesistenti le discrepanze planimetriche tra disegno ed esecuzione cui si accennava prima. Dal 1727 i fratelli Grazio e Giambattista Poma, nuovi capimastri, avanzarono più speditamente nella costruzione, basandosi sul modello ligneo approntato da Gaetano Banzi, falegname e personaggio di spicco della Confraternita. Già nel 1730 si iniziavano i lavori per coprire il vano centrale con la cupola e due anni dopo venivano contattati i pittori Giovanni Bolla, per la decorazione del-la medaglia nella volta e dei pennacchi, e Clemente Ruta per la pala dell’altar maggiore. Le pioggie torrenziali che afflissero Parma alla fine d’ottobre del 1732 furono causa di gran-de preoccupazione non soltanto per i confratelli, ma per l’intera cittadinanza; si arrivò a

3. Edelberto dalla Nave, Pianta per San Quirino, (inchiostro seppia e acquerellatura grigia), mm 391 x 582.

4. Edelberto dalla Nave, Sezione longitudinale per San Quirino, (inchiostro seppia e acquerellatura az-zurrata), mm 376 x 555.

5. Edelberto dalla Nave, Progetto non realizzato di facciata per San Quirino, 1719 (inchiostro seppia e acquerellatura azzurrata), mm 286x410.

6. Progetto per la facciata di San Quirino, realizza-to con alcune riduzioni, (inchiostro seppia e acque-rellatura grigia), mm 335 x 535.

50

Michele Zazzi

zionale. Si richiama solamente, ed è questo un tema di rilievo poiché apprezzabile al di là delle competenze del sapere esperto dei tecnici, il grande cambiamento che attiene al trattamento della forma della città nei piani urbanistici. Vi è qui un discrimine netto tra vicende ante e post seconda guerra mondiale: tra quando ancora si poteva pensare che il piano fosse prevalentemente questione di arte e igiene urbana e quando i temi e le emergenze dello sviluppo sociale ed economico, e dei sistemi di proprietà soggiacenti, del rapporto pubblico-privato, diventano ineludibili. Il disegno dell’urbanistica cerca fati-cosamente di adeguarsi, perde le certezze della geometria e si invischia sempre più nei faticosi processi di governo della città e poi del territorio. Non abbiamo dubbi che vi sia necessità di ricostruire su diverse basi una visione storica della nostra città del XX secolo e del secondo dopoguerra in particolare. Con ogni pro-babilità, l’indagine sugli strumenti di pianificazione costituisce un percorso obbligato per dare risposta a molte domande rilevanti.

a quello del 1998. Non solo in conseguenza delle mutate condizioni al contorno, che a partire dalla fine degli anni Settanta vedono l’affievolirsi delle dinamiche di sviluppo inse-diativo e l’affermarsi, negli anni Novanta, della riqualificazione urbana, quanto anche per l’applicazione estesa, e probabilmente incontrollata, dell’istituto della variante parziale al piano urbanistico.I piani sono riproposti nelle tavole che meglio rappresentano una visione d’insieme del progetto per la città,7 permettendo di decifrare con una certa immediatezza i criteri in-formatori delle diverse stagioni del Piano Regolatore Comunale. Non ci è qui concesso di entrare nel merito dei contenuti e degli stili di ogni strumento di pianificazione: è questa, come anticipato, l’occasione per iniziare un discorso sul progetto della città e sulla mu-tevole consapevolezza dimostrata nelle scelte di pianificazione che ne hanno contraddi-stinto l’evolversi nel tempo. Ma anche la sola visione delle immagini riprodotte permette di intuire i profondi mutamenti che hanno interessato gli strumenti di pianificazione della città (e la città stessa, ovviamente) in analogia con quanto accadeva nel panorama na-

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Francesca D’Onofrio& Stefano Negri

Casa pubblica e cittàUna sintesi delle esperienze progettuali sull’housing sociale in Europa ed in Italia e la sperimentazione progettuale a Parma

Dario Costi (a cura di), MUP editore, Parma 2009

libro illustrato in bianco e nero, 22 x 22 cmnumero di pagine 284

Il volume raccoglie una serie di esperienze progettuali che, dal dopoguerra ad oggi e per quattro nazioni europee, sono state ripercorse, analizzate ed attualizzate come quadro conoscitivo di riferimento per le più aggiornate tipologie di alloggi sociali flessibili e sostenibili.

Il volume raccoglie i contributi del convegno internazionale di Parma dell’ottobre 2008 e gli esiti di un programma di ricerca svolto all’interno di una convenzione tra il Comune di Parma e il Dipartimento di Ingegneria dell’Ambiente, del Territorio e Architettura dell’Università degli Studi di Parma sul rapporto tra casa pubblica e città.La pubblicazione è articolata in tre momenti collegati: l’analisi e la messa a confronto delle esperienze europee in Italia, Francia, Spagna e Portogallo, la presentazione delle ricerche in essere in Italia e la sperimentazione progettuale applicativa svolta a Parma.Nella prima parte sono raccolti i saggi di Antonio Pizza dall’ETSAB Barcellona e Carlos García Vázquez dall’ETSAS Siviglia per la Spagna, Nuno Portas e Francisco Barata dalla FAUP di Porto per il Portogallo, Nathalie Simonnot dal CERMA di Nantes e Thierry Mandoul da Paris-Malaquais per la Francia, Rosalia Vittorini da Roma Tor Vergata e Marco Mulazzani dall’Università di Ferrara per l’Italia. La seconda presenta una serie di contributi dalle Facoltà di architettura italiane: Andrea Sciascia da Palermo, Sergio Stenti da Napoli, Andrea Vidotto da Roma Tre, Elena Marchigiani da Trieste, Matteo Agnoletto da Bologna. La terza parte documenta il lavoro svolto dal gruppo di ricerca coordinato da Dario Costi e finalizzato all’individuazione di Tipi di casa pubblica flessibile e sostenibile, adottati come Linee guida per la progettazione dell’Edilizia Residenziale Sociale nel Comune di Parma.

Dario Costi (Parma, 1971) è Ricercatore in Composizione Architettonica ed urbana presso la Facoltà di Architettura di Parma dove insegna.Dal 2004 al 2007 è coordinatore del Festival dell’Architettura di Parma e, al suo interno, del Workshop Europeo nonché curatore di numerose iniziative e mostre.È membro dal 2007 del Collegio Docenti del Dottorato di Ricerca in Progettazione con sede presso l’Università di Palermo. Nello stesso anno fonda Parma Urban Center di cui diviene presidente. Svolge attività progettuale e ricerca scientifica sul tema dello spazio e dell’edificio pubblico con una particolare attenzione ai temi della sostenibilità. È autore e curatore di pubblicazioni come, tra le altre, Identità urbana dell’architettura, FA Edizioni, Parma 2005.

ISBN 978-88-7847-252-5

9 788878 472525

Ragioni e struttura della ricerca 13

Ragioni e struttura della ricerca 9

M. Lods, J.J. Honneger, Les Grandes Terres, Marly-le-Roi, 1951-1960.

Á. Siza, Quinta da Malagueira, Évora 1977-1997.

abitativo. Molti fattori esterni alle discipline del progetto inducono questa nuova attenzione: l’opinione pubblica, le normative ai vari livelli, ma anche le condizioni di accesso ai nanziamenti sembrano sollecitare, infatti, una trasformazione del convenzionale modo di progettare e di costruire.L’architettura è, così, chiamata a farsi interprete di un poco sperimentato, soprattutto in Italia, modo di concepire la costruzione secondo scelte mirate alla riduzione dei consumi, al miglioramento del comfort ed all’utilizzo delle energie rinnovabili quasi mai previsto in fase progettuale. Un’apparente rivoluzione forse più correttamente da interpretare come necessità di recuperare un dimenticato bagaglio di conoscenze che si fonda sulla radice tipologica e costruttiva dell’architettura.A Parma il tema della essibilità dell’alloggio è poi divenuta un esigenza prioritaria per le politiche abitative e sociali. Chi si occupa di gestione del patrimonio residenziale pubblico all’interno del Comune riscontra esigenze di organizzazione degli ambienti e di suddivisione dei nuclei abitativi che tengano conto della mutevolezza e della variabilità della domanda.I Servizi Sociali dell’Amministrazione hanno più di una volta veri cato come la distanza temporale tra l’individuazione dell’esigenza e la concretizzazione della risposta insediativa ha, in molti casi, visto nel frattempo cambiare le necessità. In questa chiave una nuova concezione di alloggi adattabili nel tempo si rende necessaria per adeguare la risposta alla variazione della domanda.In questo contesto politico e legislativo ed a partire dalla necessità di interpretare i temi della sostenibilità e della essibilità l’Amministrazione Comunale ci ha chiesto, verso la metà del 2007, di elaborare soluzioni architettoniche capaci di interpretare le nuove esigenze.

Spagna 18La casa pubblica in Spagna (1939-1975) 20Antonio Pizza Universitat Politécnica de Catalunya, ETSAB Poblado dirigido de Caño Roto 36 Polígon de Montbau 38 Grupo de viviendas Santa María Micaela 40 Tre decadi di casa pubblica nella Spagna democratica 42Carlos García Vázquez Universidad de Sevilla, ETSAS Palomeras 56 Salburúa 58 Torresana 60

Francia 62I grands ensembles in Francia (1951-1973) 64Nathalie Simonnot École Nationale Supérieure d’Architecture de Nantes, CERMA Cité du Colonel Fabien 78 Cité des Courtillières 80 Grand ensemble de Sarcelles 82 Uno sguardo sull’alloggio sociale contemporaneo in Francia 84Thierry Mandoul École Nationale Supérieure d’Architecture Paris-Malaquais, ACS Operazione Nemausus 98 Edi cio d’abitazioni in rue Durkheim 100 14 alloggi città manifesto 102

Portogallo 104I processi disegnano (anche) 106I programmi residenziali 110Nuno Portas Faculdade de Arquitectura da Universidade do Porto Torri e bande d’abitazioni a Olivais Sul 114 Urbanizzazione di Restelo 116 Edi cio d’abitazioni a Chelas 118Il programma SAAL 120Nuno Portas Faculdade de Arquitectura da Universidade do Porto

Le forme della casa nella forma della città 126Francisco Barata Faculdade de Arquitectura da Universidade do Porto Quinta da Malagueira 138 Bairro de Aldoar 140 Quartiere PER 142

Italia 144La casa popolare della ricostruzione 146Rosalia Vittorini Università degli Studi di Roma Torvergata, Facoltà di Ingegneria Quartiere INA Casa Tiburtino 160 Quartiere INA Casa di via Cavedone 162 Quartiere coordinato CEP 164

INDICE

La casa pubblica in Europa

Ragioni e struttura della ricerca 6Dario Costi

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Francesca D’Onofrio& Stefano Negri

Identità urbana dell’architetturaI luoghi dell’Emilia occidentale ed il gioco compositivo della città

Dario Costi (a cura di), Festival Architettura Edizioni, Parma 2005

libro illustrato in bianco e nero, 25 x 21 cmnumero di pagine 203

Il sistema territoriale, le cittá ed i luoghi sono i tre livelli di approfondimento della sintesi storica sviluppata nel testo in termini dichiaratamente strumentali alla messa a fuoco di una condivisa identitá di sistema e di specifiche idee di cittá.

Identità urbana dell’architetturaI luoghi dell’Emilia occidentale ed il gioco compositivo delle città

Dario Costi

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Dario C

ostiIdentità urbana dell’architettura

Battistero (fotograph by Michele Corso©)

Euro 15,00

L’assetto dell’Emilia occidentale, terra di passo riprendendo la defin-izione leonardesca attribuita alla sola Piacenza, la sequenza dei suoi centri lungo la strada consolare e le varie polarità che ne caratteriz-zano la struttura urbana sono gli esiti di una continua dialettica tra componente insediativa e componente infrastrutturale.In quest’accezione il sistema territoriale, le città ed i luoghi sono i tre livelli di approfondimento della sintesi storica sviluppata nel testo in termini dichiaratamente strumentali alla messa a fuoco di una condivisa identità di sistema e di specifiche idee di città.A partire dalle premesse culturali e dall’esperienza metodologica della conosciuta tradizione italiana di ricerca in ambito urbano, lo studio, pensato come supporto didattico ai laboratori progettuali applicati, ripercorre il divenire del sistema policentrico emiliano e l’avvicendarsi delle diverse fasi delle sue città indagandone i carat-teri invarianti nei nuclei rappresentativi principali e delineando per ognuna di esse specifiche attitudini tipo-morfologiche.In questa chiave una riflessione sull’identità urbana dell’architettura viene proposta come riferimento utile ad un fondamento epistemo-logico del progetto ed ad un suo radicamento contestuale.

Dario Costi (Parma, 1971) si laurea alla Facoltà di Architettura del Politecnico di Milano con Guido Canella nel 1996. Sviluppa ricerca sul contesto emiliano dal 1998 nell’ambito, prima, del Dottorato di Ricerca in Ingegneria Edile del Politecnico di Torino e, poi, dell’Assegno di Ricerca in Compo-sizione architettonica e urbana presso la Facoltà di Architettura di Parma dove insegna. Partecipa ai Seminari di Progettazione di Parma a partire dal 1994, è docente nel 1998 e coordinatore nel 2000. È coordinatore del Festival dell’Architettura di Parma per il quale è anche curatore di numerose mostre ed eventi, tra i quali il Workshop Europeo di cui è responsabile organizzativo e componente del Collegio Docenti.

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20. Cattedrale di Modena, analisi modulare e rico-struzione della conf iguraz ione originaria.

21. Cattedrale di Parma, analisi modulare e rilievo, sezione trasversale attuale.

22. Cattedrale di Modena, impianto tipologico iniziale e analisi modu-lare.

23. Cattedrale di Parma, impianto tipologico iniziale e analisi modu-lare.

24. Cattedrale di Piacenza, plani-metria.

25. Cattedrale di Borgo S. Donnino (Fidenza), la chie-sa lanfranchiana e il progetto incom-piuto di Benedetto Antelami, ricostru-zione tipologica

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84. Modena, ve-duta aerea zeni-tale.

85. La rotazione della Cattedrale ri-spetto alla basilica extra-murana, nel-la sovrapposizione planimetrica.

86. La torre della Ghirlandina tra via Emilia e Cattedra-le, foto aerea.

87. Duomo. Fac-ciata occidentale, falso transetto nel crescendo del lato meridionale e lato orientale absida-to.

88. Platea Com-munis (diorama urbano).

disposizione.La deviazione del tracciato viario e la rotazione

dell’assialità del Duomo lasciano spazio ad un luogo interstiziale dove sorge la Ghirlandina, componente finale di un programma rappresentativo che intende affermare una centralità al tempo stesso trascendente e terrena, religiosa e civica.

Questa è, così, riferimento alla larga scala, perfettamente in asse con la giacitura della strada consolare agli accessi occidentali e orientali della città, apice di un dispositivo rappresentativo tuttora funzionante che sembra giustificare la dimensione non convenzionale e la stereometrica sezione quadrata. Forse solo la necessità di una percezione dalla lunghissima distanza ne giustifica, infatti, la mole e l’effetto della sua enfatizzazione che la disposizione frontale dei quattro lati assicura a chi proviene da Reggio o, all’opposto, da Bologna.

Il progetto complessivo si è forse trovato di fronte a un quadro fortemente vincolato dalla larghezza obbligata della facciata della Cattedrale, incastonata nel complesso degli edifici episcopali. La prima mossa nella definizione della nuova centralità può essere stata quella di porre al centro del retrostante spazio della composizione il campanile religioso dall’evidente significato civico. La seconda può essere stata l’omologazione dei prospetti esterni del Duomo che tratta tutti i lati nello stesso modo: il consueto rapporto di subalternità dei fronti laterali rispetto alla facciata principale viene così annullato da un partito che ne uniforma il trattamento, mentre il rivestimento omogeneo in pietra bianca la lega alla Ghirlandina in un insieme intelligibile come composizione unitaria distinta dal tessuto urbano.57

Nel tempo si inseriranno sullo spartito dei fronti una serie di elementi di variazione che ridefiniranno le gerarchie della fabbrica: il falso transetto che emerge al termine delle navate e il gioco vario e composito della disposizione dei protiri. Sul lato settentrionale la Porta della Pescheria viene aperta a fianco della

105

MODENA DUCALE

A COMPLESSO DUCALE ESTENSE1 Palazzo Ducale (1629)2 Giardino Ducale (XVII sec.)3 Palazzina del Giardino (XII sec.)4 Darsena5 Espansione seicentesca di Terranova

B PIAzzA MAGGIORE6 Cattedrale di San Geminiano7 Torre Ghirlandina8 Palazzo vescovile9 Palazzi Comunali10 Limite della città medioevale

C CITTADELLA

D PIAzzA D’ARMI

11 Corso Canal Chiaro12 Corso Canal Grande13 Chiesa e convento di S. Sisto14 Palazzo dell’Università

Scala 1:8000

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Francesca D’Onofrio& Stefano Negri

European workshopIl laboratorio di progettazione del Festival dell’Architettura.Prima edizione, 20-26 Settembre 2004

Dario Costi (a cura di), Festival Architettura Edizioni, Parma 2005

libro illustrato in bianco e nero, 25 x 21 cmnumero di pagine 71

Al termine di una settimana esplorativa di lavoro comune e reciproca conoscenza, l’esperienza della prima edizione dell’European Workshop è raccontata attraverso gli elaborati della mostra Scuole d’architettura d’Europa ed i progetti del Laboratorio che le tredici delegazioni hanno redatto condividendo il tema di un’area da riconfigurare nel centro storico di Parma.

European Workshop

a cura di Dario Costi

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a cura di Dario C

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Immagine dalla giornata conclusiva del Workshop Europeo

Euro 8,00

Nel palinsesto programmatico del Festival dell’Architettura, il Workshop Europeo costituisce lo strumento per la costituzione di una rete universitaria di scuole d’architettura che ricercano un confronto approfondito su metodologie didattiche ed interessi di ricerca.Al termine di una settimana esplorativa di lavoro comune e reciproca conoscenza, l’esperienza della prima edizione di Settembre 2004 è raccontata attraverso gli elaborati della mostra Scuole d’architettura d’Europa ed i progetti del Laboratorio che le tredici delegazioni hanno redatto condividendo il tema di un area da riconfigurare nel centro storico di Parma.

Dario Costi (Parma, 1971) si laurea alla Facoltà di Architettura del Politecnico di Milano con Guido Canella nel 1996. Sviluppa ricerca sul contesto emiliano dal 1998 nell’ambito, prima, del Dottorato di Ricerca in Ingegneria Edile del Politecnico di Torino e, poi, dell’Assegno di Ricerca in Compo-sizione architettonica e urbana presso la Facoltà di Architettura di Parma dove insegna. Partecipa ai Seminari di Progettazione di Parma a partire dal 1994, è docente nel 1998 e coordinatore nel 2000. È coordinatore del Festival dell’Architettura di Parma per il quale è anche curatore di numerose mostre ed eventi, tra i quali il Workshop Europeo di cui è responsabile organizzativo e componente del Collegio Docenti.

Il laboratorio di progettazionedel Festival dell’Architetturaprima edizione, 20-26 Settembre 2004

The Festival dell’Architettura’s project unitfirst edition, September, 20th-26th 2004

In the programmatic palimsest of Festival dell’Architettura, the European Workshop constitutes the tool to create a university web of Schools of Architecture which seek a deep confrontation about didactic methods and research interest.At the end of a week of common work and mutual acquaintance, the experience of the first edition in September 2004 is related through the tables of the “European Schools of Architecture” exhibition and the projects of the stage which the thirteen delegations have worded sharing the theme of retraining an area in the historical centre of Parma.

Progetti di / Projects byAlessandro Armando, Francesca Argentero, Mariarita Baragiotta, Domenico Chizzoniti, Dario Costi, Ronin Gilles, Renè Lippek, Monica Maggi, Madalena Pinto Da Silva e Francisco Barata, Paola Porretta, Marco Scarpa, Bertrand Terlinden, Rinaldo Zanovello

Università degli Studi di Camerino, Facoltà di Architettura di Ascoli PicenoInstitut Superiéur d’Architecture Communauté Française de La Cambre, BruxellesUniversità degli Studi di Bologna, Facoltà di Architettura, Polo scientifico-didat-tico di CesenaPolitecnico di Milano, Facoltà di Architettura Civile, sede di BovisaFachhochschule Fachbereich Architektur MünsterEcole d’Architecture de Paris-Malaquais Università degli Studi di Parma, Facoltà di ArchitetturaUniversità degli Studi di Chieti-Pescara, Facoltà di ArchitetturaFAUP, Faculdade de Arquitectura da Universidade do PortoUniversità degli Studi Roma Tre, Facoltà di Architettura Politecnico di Torino, Prima Facoltà di ArchitetturaUniversità degli Studi di Trieste, Facoltà di ArchitetturaIUAV, Istituto Universitario di Architettura di Venezia

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3. Pianta icnografica della Pilotta e degli edifici adiacenti, P. Mazza 1851.Ichnographic plan of the Pilotta and adjacent buildings, P. Mazza 1851.

4. SS. Annunziata, planimetria.SS. Annunziata, planimetry.

5. S.M. della Stec-cata, planimetria. S.M. della Steccata, planimetry.

6. Parco Ducale, E. Petitot, Plan du jardin de Leurs Altesses Royales , disegno sec. XVII. Parco Ducale, E. Pe-titot, Plan du jardin de Leurs Altesses Royales, drawing, XVII century.

7. La Pilotta oltre il muro farnesiano. The Pilotta building beyond the farne-sian wall.

8. L’affaccio sul torrente e l’Annun-ziata sullo sfondo.The window on the torrent and the An-nunziata church in the background.

9. Il passaggio verso il Parco Ducale.The passage towards the Parco Ducale.

10. L’ingresso al Parco e la Reggia Ducale.The entrance of the park and Palazzo Ducale.

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Per-correre il luogoLe Corbusier appuntava che l’architettura si percorre, si

cammina, e poneva inevitabilmente come questione prima la misura: qui il nostro progetto trova il suo fondamento; misuriamo l’area percorrendola, come azione preliminare; misuriamo il progetto modulando i percorsi, per carattere, continuità, volumetrie. Per-correre significa attraversare lo spazio al suo interno e conoscerlo. È un’operazione che im-plica una delimitazione di tale spazio attraverso la costruzione di un recinto, come atto fondativo progettuale.

La delimitazione è data dall’individuazione di un percorso che si manifesta formalmente come traslazione tridimen-sionale di una suggestione del luogo, ovvero la possibilità di percorrere l’intera città a due differenti velocità, che dettano implicitamente diverse possibili relazioni con ciò che del tessuto costruito, della città vissuta, riusciamo a cogliere: la dimensione del pedone e la dimensione della bicicletta.

Il luogo dunque, il contesto, il corpo della città consolida-ta. Riconosciamo un riferimento nella Pilotta e non sul piano figurativo formale, bensì come modo altro di percorrere lo spazio: l’elemento del corridore (storicamente la prima parte costruita dell’intero complesso) si manifesta come momento di collegamento tra diversi fatti architettonici. In tale senso il progetto non esprime la volontà di unificare singoli fatti ma piuttosto riconosce momenti diversi all’interno di un segno conclusivo.

In pianta leggibile come sistema figurativamente coerente, il progetto trova forma compiuta nel legare due diversi ap-procci compositivi e metodologici, che portano ad avere, da un lato, elementi perfettamente riconoscibili e quindi misurabili e sezionabili (il fronte continuo, il sistema dei tre corpi di fabbrica), dall’altro elementi non sezionabili, organici (i percorsi). Progetto diviene il controllo delle relazioni tra questi due diversi approcci.

Nella composizione organica un percorso ciclabile e un percorso pedonale si manifestano come traduzione architet-

tonica della circolazione che, a seconda dei momenti, viene a stabilire rapporti diversi con gli altri oggetti in campo: il percorso è una rampa-muro, è un anello sospeso, è un elemento di distribuzione interna.

Dall’altro lato i corpi degli alloggi per studenti si rap-presentano come volumetrie materiche, i prospetti sono volutamente silenziosi, fino all’estremizzazione delle dimen-sioni delle aperture, i volumi hanno un carattere monolitico, una propria corporeità dettata da fronti continui silenziosi, dove è solo la sezione a svelare le regole della composizione interna. Ci affascinava l’idea che i ballatoi, affacciati sul vuoto interno, venissero a delineare una sorta di spazio scenico nella saturazione del tessuto consolidato, una scena costruita da setti muti, da muri assimilabili a quinte.

I volumi si percepiscono compressi da due spinte: da un lato la spinta della città, del lotto medievale, che detta gli sfalsamenti interni e delle facciate, e si rende leggibile all’esterno attraverso l’inclinazione delle coperture, dall’altro il percorso costruito, che instaura un rapporto di ambiguità tra interno ed esterno.

Un sistema apparentemente chiuso ma che svela la sua penetrabilità in molteplici punti e che vuole essere ricono-sciuto nella città anche attraverso la matericità tattile dei suoi corpi costruiti, la ruvidezza palpabile dei materiali sotto la luce. (M.B.)

To go throughout the place Le Corbusier noticed that architecture must be gone along must

be treaded even and the first question was measure: this is the founda-tion of our design project. We measure the area by going it along, as first preparatory action. We measure the plan by modulating journeys according to character, continuity and disposition of volumes. To go through means to cross the space from inside and come to know it. It is an operation implying the presence of limits as well represented by the building of a fence as project’s establishing act.

Limits are given by the singling out of a journey formally showing as three-dimensional transfer of a place, that is the possibility of run-ning through the whole city at two different speeds, which correspond to different possible relations between us and what we can perceive from the fabric of the city, from the city we live: the pedestrian and the bicycle dimensions.

We mean the place, the context, the body of the consolidated city.

We acknowledge the Pilotta area as a reference not from the formal figurative point of view but as an other way to run the space through. The element of the runner (historically the first part built of the whole

TutorMariarita Baragiotta

TeamRomana CendakTatjana CorlukAleksandar CosicRoberto MoretMara PellizzariNathan PiluttiMarco PinamontiAmbra Prato

Progetto selezionatoUniversità degli Studi di Trieste, Facoltà di Architettura

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complex) shows itself as a link between different architectural facts. In this sense the plan does not want to unify single facts but rather acknowledges different moments within a conclusive sign.

The plan appears as a consistent system from the figurative point of view and finds its complete form in connecting two different ap-proaches as regards composition and method. That leads from one side to perfectly recognizable elements thus measurable and able to be dissected (the unbroken front, the three factory bodies) and from the other to organic elements that cannot be dissected at all (the journeys). The project identifies itself with the control of the relationships between these two different approaches.

In the organic composition a cycle track and a pedestrian way

show as circulation architectonic translation, which differently relates to other objects on the scene: it can be a wall-slope, a hanging ring, an internal distribution element.

From the other side, student residences appear as concrete disposi-tion of volumes, prospects are intentionally silent, till extreme openings’ dimensions. Volumes have a monolithic character, an own corporeity due to unbroken silent façades, where it is only the section to reveal internal composition.

We were attracted by the idea that balconies overlooking internal void could become a sort of a stage within the saturation of built ele-ments, a scene made of silent sets and walls looking like wings.

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Francesca D’Onofrio& Stefano Negri

Bio

Nata a Sassuolo il 22/02/1983, mi sono laureata in design del prodotto presso lo IUAV di Venezia, il mio lavoro è la curiosità.Dalla musica alla letteratura, dal cinema alla cucina, tutti gli stimoli sono funzionali allo sviluppo di un’idea di design totale.Progettare non è (solamente) un lavoro, è un’esigenza quotidiana di buona vita.

ESPERIENZE LAVORATIVE

da giugno 2012 ad oggilavoro autonomoweb e graphic designer

dal gennaio 2012 ad oggicollaborazione con Brainhaus come web designer, collettivo artistico dell’artista Matteo Ferretti

da gennaio 2010 a maggio 2012associazione culturale Parma Urban Center dove ho svolto prevalentemente:- progettazione e aggiornamento del sito web;- organizzazione di eventi;- allestimento mostre;- editing di pubblicazioni, brochure, locandine e presentazioni.

da gennaio 2010 a maggio 2012studio di architettura Dario Costi e Simona Melli architetti dove ho svolto prevalentemente:- progettazione e aggiornamento del sito web;- editing di immagini e presentazioni;- disegno automatico e rendering.

ESPERIENZE FORMATIVE

Master in Food DesignIED di Roma, diploma conseguitoil 2 aprile 2012

Corso di Laurea Specialistica in disegno industriale del prodottoIUAV di Veneziatitolo di dottore magistrale in disegno industriale del prodotto conseguito il 23 aprile 2009 con votazione 108/110.

Corso di Laurea triennale in disegno industriale d’architetturaUniversità degli Studi di Parmatitolo di dottore in disegno industriale d’architettura conseguito nell’a.a. 2004/05 con votazione 101/110.

maturità scientificaconseguita nell’a.s. 2001/02

COMPETENZE INFORMATICHEIn Design, Illustrator, Photoshop, Dreamweaver, Linguaggio Html, Suite Grafica Corel Draw, Rhinoceros, Autocad, Word, Power Point, Excel, Solid Edge, Flash.

COMPETENZE LINGUISTICHEbuona comprensione della lingua inglese parlata e scritta; buona capacità di elaborazione della lingua inglese.

Nato a Parma il 26/04/1984, mi sono laureato in Architettura presso l’Università di Parma.Da sempre i miei studi si sono concentrati sulla ricerca storico-architettonica, presentandone i risultati in conferenze e pubblicazioni.

ESPERIENZE LAVORATIVE

da maggio 2011 ad oggilavoro autonomoarchitetto e graphic designer

dal luglio 2011 a ottobre 2012coordinatore della ricerca del Dipartimento di Ingegneria civile dell’Università di Parma per Fondazione Cariparma: Catalogo delle vulnerabilità del patrimonio culturale in Provincia di Parma

da aprile 2010 a aprile 2011associazione culturale Parma Urban Center dove ho svolto prevalentemente:- collaborazione e ricerca scientifica;- allestimento mostre;- editing di pubblicazioni, brochure, locandine e presentazioni.

dal 2004 a aprile 2011studio di architettura Dario Costi e Simona Melli architetti dove ho svolto prevalentemente:- consulenza storica;- collaborazione alla progettazione- collaborazione alla redazione degli elaborati;- disegno automatico e rendering.

ABILITAZIONE PROFESSIONALEabilitato alla professione di architetto dal settembre 2011; sono iscritto all’albo dell’ordine degli architetti di Parma dal gennaio 2012 al n. 1074

ESPERIENZE FORMATIVE

Corso di Laurea Specialistica Magistrale in ArchitetturaUniversità degli Studi di Parmatitolo di dottore in architettura conseguito il 29 aprile 2010 con votazione 110/110 con lode.

Corso di Laurea triennale in Scienze dell’architetturaUniversità degli Studi di Parmatitolo di dottore in Scienze dell’Architettura conseguito nell’a.a. 2005/06 con votazione 111/110 con lode.

diploma per geometriconseguita nell’a.s. 2002/03

COMPETENZE INFORMATICHEIn Design, Illustrator, Photoshop, Dreamweaver, Suite Grafica Corel Draw, Autocad, Word, Power Point, Excel.

COMPETENZE LINGUISTICHEdiploma di lingua spagnola, livello B2, riconosciuto dal Ministero della Cultura di Spagna; sufficienti capacità nella lingua inglese.

Francesca D’Onofrio Stefano Negri

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Francesca D’Onofrio& Stefano Negri

Contatti

strada Giovanni Inzani 21/143125 Parma

tel. 0521 712044cell. 333 3618218

[email protected]

via Primo maggio 443125 Parma

tel. 0521 286989cell. 347 4063655

[email protected]

Francesca D’Onofrio Stefano Negri