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L’intervento 09- Ilaria Borletti Buitoni- Marisa Montegiove- Maria Rita Parsi

In copertina 14- Antonella Lambri

Economia 20- Alessandra Perrazzelli - Maria Bianca Farina- Marina Brogi- Donatella Visconti

Le sfide della politica 32- Alessandra Ghisleri- Patrizia Catellani- Maria Ida Germontani

Formazione 38- Elena Ugolini- Licia Viscusi

L’informazione in tv 42- Anna La Rosa- Maria Concetta Mattei- Simona Branchetti

Esteri 48- Marta Dassù - Emanuela D’Alessandro - Paola Imperiale- Rosa Maria Chicco Ferraro

In prima linea 58- Silvia Greco- Chiara Aldi

Donne d’impresa 66- Antonella Mansi- Luisa Todini- Lisa Ferrarini- Patrizia Di Dio- Carla Gardino

- Brunella Malvicino- Eufemia Ippolito

Export 84- Maria Luisa Speranzini- Paola Borzino

Imprese e sviluppo 90- Paola Palmerini

Modelli d’impresa 94- Marisa Bano Roncato- Silva Bernardoni Salomoni- Gabriella Rimoldi- Maria Brassiolo Anderlini- Paola Casali- Maria Rosa Sguinzi- Sonja Blanc - Nadia Vezzani- Maria Paola Lorenzini Rinieri- Germana Ipponi- Valentina Schiavi- Edda Gilardoni

Innovazione 120- Iris Bilardo

Tecnologie 122- Roberta Viglione- Ingrid Monaco- Carmela Maria Pariani

Delocalizzazione 128- Rita Bellazzi

SommarioNea

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Dicembre 2012

Gestione d’impresa 130- Marina Benvenuti- Barbara Lucci

Consulenza 134- Cinzia Rossi- Laura Restelli- Anna Rota- Sabina Palumbo

Comunicazione 144- Elisabetta Olivari- Laura Rossi- Lorena Fragassa

Eventi 152- Milena Mineo- Anna Ceraso

Stile Italiano 156- Lucia Totaro- Alessandra Chiavelli- Giovanna Ceolini- Silvia e Maura Mainetti

Mercato del lusso 164- Valeria Verga

Turismo 166- Simonetta Bamfi- Martine Duprè

Premio Bellisario 170- Lella Golfo- Giorgina Gallo- Elisabetta Tripodi

Strategie 176- Cristina Rossello

Imprese e ambiente 180- Luana Grossi

Gestione rifiuti 182- Loredana Lezoche- Giusi Lonoce

Edilizia 188- Pamela Onorati- Loretta Villa

Restauro 192- Silvia Baldis

Trasporti 194- Martina Montebovi- Rita Pellegrino

Delitti al femminile 198- Cinzia Tani- Annamaria Bernardini De Pace

Diritto di famiglia 204- Giusy Bascià- Rosangela Liberti

Contraffazione 208- Selvaggia Segantini

Diritto tributario 212- Paola Ruggieri Fazzi

Notariato 214- Maria Emanuela Vesci

Ricerca scientifica 218- Lucia Monaco

Politiche antidroga 222- Elisabetta Simeoni

Odontoiatria 226- Francesca Pedoto- Daniela Pasquarelli

Foniatria 232- Donatella Croatto

Dispositivi medici 234- Licia Tiberi

Strutture sanitarie 236- Maria Stella Giorlandino

Benessere 238- Elisabetta Vedres

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L’intervento

Il nostro Paese ospita unostraordinario patrimoniostorico artistico e paesaggi-stico che è stato sempre più

aggredito dal cemento e trascu-rato con la più colpevole incuria eche abbiamo oggi il compito di pre-servare e promuovere per le gene-razioni future. In un Paese che ri-conosce la propria identitàculturale si vive meglio e credoche la “rinascita” dell’Italia, in unmomento così difficile comequello che stiamo attraversando,dovrebbe passare proprio dallariappropriazione di un sentimentocomune verso un Paese che tutto ilmondo ci invidia, consapevoli cheuna possibilità di sviluppo sia for-temente legata al connubio tra di-fesa e valorizzazione.All’estero la ricchezza culturaleporta frutti nella misura in cui ètutelata, mentre da noi non si ri-tiene che i beni culturali e paesag-gistici possano costituire unachiave per la crescita e per lo svi-luppo economico e questo sfociain un atteggiamento di indiffe-renza verso un tesoro che ci rende

unici. Ecco allora la necessità diuna consapevolezza che ci porti aincentivare sempre più un turismosensibile e attento, adatto al no-stro bellissimo territorio. In Italia oggi questo settore rap-presenta solo il 2,5 per cento del Pil,dato triste che però con una poli-tica adeguata e interventi miratipotrebbe triplicare. Bisognerebbeadeguare le strutture, migliorare icollegamenti e, in politica, avereun’azione coordinata dei ministeridei Beni e le attività culturali, delTurismo e dello Sviluppo. Certo, si tratta di un lavoroenorme, di un processo che ri-chiede sforzi e sinergia tra i diffe-renti attori in gioco ma che puòdare importanti frutti. Ben ven-gano allora gli “aiuti” privati persalvare il nostro patrimonio. Sipensi al “caso Colosseo”; non puòche essere accolto positivamenteil contributo di uno sponsor comeDella Valle per il restauro del mo-numento simbolo italiano. L’impe-gno dei privati e soprattutto delterzo settore - associazioni, coo-perative, fondazioni come il Fai,

fondazioni di partecipazione nellaconservazione e nella valorizza-zione dei Beni culturali - è un fon-damentale supporto all’azione delministero, che è ormai troppo in-debolito dai drammatici tagli su-biti negli ultimi anni. Anche il Fai da oltre 35 anni si battestrenuamente per la conservazione,la tutela e la valorizzazione del no-stro patrimonio grazie al sostegno ealla sensibilità di tante persone e alvitale slancio di tanti volontari checredono nella missione della Fon-dazione. Da pochi mesi la Provinciadi Lecce ha affidato al Fai l’Abbaziadi Cerrate, uno splendido com-plesso duecentesco nel Salento, chesarà restaurata, e restituita alla col-lettività: un esempio virtuoso dicome pubblico e privato possanocollaborare nella tutela e nella va-lorizzazione di “uno straordinariopezzo d’Italia”.Bisogna allora ripartire dalla cul-tura, dall’orgoglio per la nostra iden-tità e per la nostra inestimabile ric-chezza: il riscatto per un’Italia mi-gliore può nascere solo dalla bellez-za che, nonostante tutto, vince.

di Ilaria Borletti Buitoni,presidente del Fai

Italia“museo diffuso”

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L’intervento

Da più parti si sente direche le imprese rosa, go-vernate da imprenditri-ci o manager, stanno af-

frontando meglio la crisi. Alloravale la pena chiedersi se è vero enel caso domandarsi perché.Partiamo da un assunto. Il sessonon determina la capacità di gui-dare aziende e organizzazioni, perònel mondo e ancor più in Italia ledonne sono ampiamente minori-tarie nelle posizioni di vertice. Ep-pure indagini fatte in USA (J. Zen-ger e J. Folkman 2011) chiedendo aicollaboratori più stretti (100milaintervistati) di valutare i loro capi(oltre 7.000), vedono le donne mi-gliori in 12 delle 16 competenzebase della leadership. Ma la realtàdice altro e cioè che nel 64 percento dei casi quei manager sonouomini e se guardiamo solo a livel-li alti di management arriviamoaddirittura al 78 per cento. Vista lamaggiore presenza di donne ai ver-tici in Usa, la situazione da noi è an-cora più tragica.Oggi i fatti ci dicono che le impre-se avviate e gestite da donne, par-

tendo da percentuali basse, sono increscita nonostante la crisi. Nel2011 in Italia le imprese femmini-li sono aumentate di 7.000 unità(+0,5 per cento), mentre quelle ma-schili calate di 6.000 unità (-0,1).Però le imprese femminili restanosolo il 23,5 per cento del totale.Parimenti, crescono le donne ma-nager (+15,4 per cento negli ultimidue anni, contro -3,3 degli uomini).Quindi, perché succede questo?Perché le giovani donne sono oggipiù istruite e nell’economia dellaconoscenza questo conta eccome.Perché per dialogare, avere rap-porti e scambi commerciali con unmondo di clienti fatto di culturemolteplici e per più della metà dadonne, è meglio avere ai verticimanager più capaci di essere insintonia con il loro stesso sesso.Ma soprattutto oggi, crisi o noncrisi, le aziende che funzionano ecompetono meglio sono quelle chesanno unire produttività e benes-sere dell’azienda e degli individui,sviluppando maggiore collabora-zione interna ed esterna, incenti-vando l’innovazione. Insomma,

creare un clima e un’organizzazio-ne che lascino gli individui più li-beri di esprimersi slegati da inuti-li lacci e lacciuoli burocratici, inmodo che possano integrare al me-glio vita professionale e personale.Da questo punto di vista le donneche lavorano, ancor più se a livellialti, sanno benissimo quanto siaimportante e produttivo avere fles-sibilità negli orari di lavoro, poteradempiere al meglio alle incom-benze in entrambe le sfere riu-scendo così a dare il massimo in en-trambe. E proprio perché lo sanno,lo applicano nelle loro aziende e ailoro collaboratori. Non sembri poco:lavorare per obiettivi, collabora-re, innovare, per fare di un’aziendauna squadra vincente questo è tan-to, forse tutto. Allora, al di là di stereotipi che cisono anche verso gli uomini, la ve-rità sta tutta qui. Prima lo capiamoe lo valorizziamo, prima la paritàtra i due sessi, fatta di uguali con-dizioni di partenza e di possibilitàdi esprimersi nel lavoro, darà van-taggi a tutti, uomini e donne, ma so-prattutto al Paese.

di Marisa Montegiove, coordinatriceGruppo Donne Manager Manageritalia

e presidente Manageritalia Servizi

Le donnee la crisi

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L’intervento

Quando si parla della vio-lenza perpetuata sulledonne, si parla, anche esoprattutto, della viola-

zione dei principi e dei valori san-citi dalla Dichiarazione universaledei diritti umani del 1948 e dai suc-cessivi atti nazionali e internazio-nali in difesa e a tutela dei dirittiumani. Se è vero, infatti, che tuttigli individui godono di uguali di-ritti in quanto esseri umani, nes-sun alibi dovrebbe mai essere im-piegato per legittimare,minimizzare o addirittura tollerarela violenza di genere. Ma questo -ahimè - accade ancora oggi in con-siderazione dal fatto che, proprionella discriminazione e negli ste-reotipi legati ai ruoli, la violenzasulle donne affonda le sue radicipiù profonde. Anche per questo,con il supporto della giornalista Le-tizia Magnani, sto lavorando aDonne in piedi, un libro per e sulledonne che cadono. Ma che poi, difronte a un maschile sempre piùviolento, intimidatorio e vigliacco,si rialzano e, alla fine, vincono sullepiù comuni forme di violenza do-

mestica fino a quelle più estreme.Primo fra tutti, il femminicidio:l’omicidio della donna “in quantodonna” che, assai spesso, per il solofatto di aver trasgredito al ruolo di“angelo del focolare”, soccombe. InItalia, ne muore una ogni due giorniper mano del marito, del partner odell’ex compagno, laddove segnalidi violenza psicologica, fisica o ses-suale erano già, nella stragrandemaggioranza dei casi, presenti. Se-condo l’Osservatorio nazionalestalking, dal 2009 il numero deifemminicidi è in aumento, insiemea quella che definisco l’“invidia delgrembo”: quel rifugio caldo e acco-gliente di cui gli uomini hanno go-duto nella vita prenatale e che, na-scendo, hanno dovuto abbandonareper sempre. La donna quel para-diso ce l’ha dentro e fuori di sé.Così, intorno a esso gira il mondo.L’uomo, assai spesso, cerca di col-mare il paradiso perduto cercandodi “impadronirsi” del corpo fem-minile, coartandolo, limitando lalibertà di movimento delle donne,sottomettendole, negando loro idiritti fondamentali all’autonomia

e allo studio, umiliandole, facendoloro violenza fisica e psicologica.L’aborto selettivo, l’infanticidio, lemutilazioni genitali, i delittid’onore, i matrimoni obbligati, iltraffico delle donne, le molestiesessuali e gli stupri sono alcunetra le ferite più profonde quoti-dianamente inflitte all’anima delmondo, passando per il corpo delledonne e delle bambine, rese vit-time silenziose e invisibili. Va po-tenziata, allora, la formazione diquanti vivono a stretto contattocon la violenza, a cominciare da-gli operatori delle case e dei centriantiviolenza. Alle vittime, ledonne - le sole capaci, come dicevail Mahatma Gandhi, “di soffrire edi gioire in un modo così puro e no-bile” e di dar prova di “una non vio-lenza così eroica da sconfiggere labomba atomica come se fosse unsemplice pallone” - occorrono spe-cifici percorsi terapeutici. Per tor-nare a essere nuovamente “donnein piedi”. E trasformare così, comeaccade nella sintesi clorofilliana,l’anidride carbonica della violenzanell’ossigeno della creatività.

di Maria Rita Parsi,psicoterapeuta e scrittrice

Le donne vinconosulla violenza

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In copertina

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antonellalambriI nuovi assetdel risparmio

di Andrea Moscariello

Dai materassi ai fondi finanziari,il rapporto degli italianicon il risparmio si è trasformatoprofondamente. Specie in un’economiain crisi. Scenario in cui emergonole figure dei private banker, chiamatia tutelare “le tasche” dei cittadini.L’analisi di Antonella Lambri

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La dottoressaAntonella Lambriesercitaa Fidenza (PR)

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Antonella Lambri

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Osservare la crisi economica senza coglierne una lezione di carat-tere culturale, equivale a offrire una lettura miope dell’econo-mia contemporanea. Ciò che accade sui mercati internazionali, idefault, le ristrutturazioni societarie, gli interventi delle banche

federali, sono tutti sintomi di un sistema che cambia in maniera viscerale,profonda. Un mutamento che tocca inevitabilmente anche la gestione dei li-quidi di ogni singolo cittadino. Il risparmio, concettualmente, cambia forma.Si raccoglie, si gestisce e si reinveste necessariamente in maniera diffe-rente rispetto al secolo scorso. Ed ecco che dal settore terziario ci appaionopiù nitide figure professionali come quelle dei private banker e dei promo-ter finanziari, un tempo sconosciute ai più, oggi presenti nella vita di milionidi italiani, al pari dell’avvocato o del commercialista. A testimoniarlo è ancheAntonella Lambri, tra i più affermati esponenti della categoria sullo scena-rio emiliano romagnolo. «La recente crisi dei mercati finanziari ha contri-buito a chiarire il ruolo dei vari operatori del settore - spiega Antonella Lam-bri -. Le vecchie banche italiane tendono a rientrare nel loro campo d’azionepreferito, che è quello della raccolta dei depositi e dell’erogazione dei prestiti.Le reti di promotori, invece, raccolgono per valorizzare il portafoglio delcliente con il quale creano una relazione personale». Secondo la consulente,«presto si potrà dire che da un “terremoto” si è ottenuto un chiarimento di ri-levanza storica per il nostro mercato finanziario».

L’epoca dei “soldi sotto il materasso” è finita?«Quasi. Una volta finita l’epoca del cosiddetto “flight to quality”, dei rendi-menti inferiori all’inflazione, il risparmio gestito finirà in gran parte nel re-cinto esclusivo dei consulenti finanziari e previdenziali, una professionedestinata a essere esercitata da monopolisti e non più da persone “ in con-dominio” con i dipendenti bancari e gli assicuratori».

I numeri della raccolta, infatti, testimoniano una crescita della sua ca-tegoria.«Siamo divenuti gli angeli custodi della ricchezza di buona parte degli ita-liani, quei patrimoni fatti di sudati risparmi e frutto del lavoro di varie ge-nerazioni. Per questo è fondamentale essere consapevoli del ruolo sociale chela mia categoria ricopre. Ciò mi spinge a passare dal ruolo di puro collocatoredi prodotti finanziari verso quello di consulente evoluto, che ha a cuore l’in-tero ciclo di vita del risparmiatore per rispondere in modo integrato alle sueesigenze».

Si dice sempre che quello italiano è un popolo di risparmiatori. È ancoracosì?«Sì, l’Italia è un popolo di risparmiatori, e rimane uno dei paesi più ricchi almondo, ma è innegabile che nel decennio appena trascorso la capacità di ri-sparmio è scesa dal 16 per cento del reddito disponibile all’inizio del 2008, al

In copertina

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Antonella Lambri

12 per cento del 2011, un dato ben lontano dal 25 per cento dei primi anni’90(fonte Bankitalia)».

Risparmiatori, ma molto meno attenti alla tematica finanziaria rispettoai nostri cugini anglosassoni, è corretto?«Purtroppo è vero. Il 46 per cento degli italiani dichiara di non aver alcun tipodi educazione finanziaria. Ma al tempo stesso la quasi totalità dichiara chel’insegnamento dovrebbe partire dalla scuola dell’obbligo. Il consulente fi-nanziario può fare tanto in tal senso. Trasmettendo più conoscenza, porte-rebbe gli investitori a commettere meno errori nella gestione del risparmio,oltre che a dominare meglio le emozioni».

Emozioni?«È innegabile che il denaro ci emoziona, di fronte al denaro ci comportiamocome giovani fidanzati al primo appuntamento: vogliamo apparire comenon siamo, ci eccitiamo dinanzi ai guadagni eccezionali, perdiamo luciditàquando si verificano perdite».

Quali sono gli errori che riscontra più frequentemente?«È nella natura umana desiderare risultati rapidi. Ma investimenti e pa-zienza non hanno mai costituito un binomio solido. Molti investitori abban-donano spesso i buoni propositi iniziali e nel saliscendi delle quotazioni fi-niscono per acquistare a valutazioni eccessive. In sostanza, si preferisceconsumare oggi piuttosto che ottenere un guadagno futuro. Questo spiegaperché è cosi difficile convincere la gente a investire in piani pensionistici,i cui frutti potranno essere raccolti solo in un futuro abbastanza lontano. Unuomo di 65 anni sa perfettamente quanto siano importanti i risparmi accu-mulati. Tuttavia, senza una macchina del tempo, farlo capire allo stessouomo quando ha appena 20 anni è abbastanza complicato, perché inevita-bilmente tende ad attribuire valore minore alle rendite più distanti neltempo. Questa inerzia, però, fa perdere anni preziosi di crescita compositadegli investimenti. La soluzione per attenuare questo difetto nella perce-zione è quella di prendere in considerazione tutti i bisogni dell’investitore».

Molti italiani si rifugiano nei Piani di Accumulo. È uno strumento va-lido?«Il Piano di Accumulo (PAC) può risultare particolarmente adatto perché in-centiva gli investitori ad agire con un’ottica a lungo termine. Altresì i fondicon distribuzione (mensile, semestrale o annuale) dei proventi, possono for-nire sia prospettive di crescita, sia un beneficio tangibile per gli investitori.Per contro, gli investimenti acquistati in un’unica soluzione e senza distri-buzione dei proventi, potrebbero rappresentare una sfida “comportamentale”in un contesto in cui la fiducia può esser repentinamente messa a duraprova. Nel 1940 negli Stati Uniti la durata media di un investimento o su unsingolo titolo era di circa 7 anni, dopo la bolla della New Economy del 2000

IL PIANO DI ACCUMULO(PAC) PUÒ RISULTAREPARTICOLARMENTEADATTO PERCHÉINCENTIVA GLIINVESTITORI AD AGIRECON UN’OTTICAA LUNGO TERMINE

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è sceso a 1 anno, arrivando a 7 mesi nel 2007».Dunque gli investitori stanno perdendo l’autocontrollo.

«Buona selezione dei titoli e tempo: una formula semplice che ha ispiratomolti dei migliori investitori di sempre».

Ad agevolare l’avvicinamento delle nuove generazioni agli strumenti fi-nanziari sono anche le tecnologie. Oggi quali sono le più utili?«Il risparmiatore è diventato molto più sensibile ai nuovi strumenti di co-municazione e di presentazione. Presentarsi con il computer o con il tabletper illustrare la soluzione migliore nell’investimento o per condividere l’an-damento del portafoglio, non solo rende il lavoro del promotore più effi-ciente, ma anche più gradevole e comprensibile agli occhi del cliente. Un ad-visor di successo parla con il cliente, non al cliente. In un mondo sempre piùdigitale e digitalizzato, occorre un private banker al passo coi tempi. Se è veroche i pionieri della professione uscivano di casa con la valigetta e uno o duesoluzioni d’investimento, oggi questa borsa non riuscirebbe più a contenerel’ampia e diversificata offerta di prodotti e soluzioni d’investimento».

Lei si è definita, molto ironicamente, una “donna in corriera”. Non temedi ricadere nella “trappola” delle logiche di genere?«È inutile far finta che il conflitto di genere non esista, molte donne nella car-riera fanno un passo avanti e due indietro, vivono in perenne senso di colpaquando sottraggono tempo agli affetti o alla famiglia oppure in perenne in-soddisfazione per la mancata realizzazione professionale. Negli ultimi anniabbiamo assistito non solo a un massiccio inserimento delle donne nella re-altà socio-lavorativa, ma abbiamo anche visto come sia cresciuto il fenomenodella donna in carriera. È difatti sempre più numeroso il numero di quelledonne che non si limitano a un’attività lavorativa, bensì ambiscono a ricoprirealte cariche, le stesse che un tempo erano privilegio pressoché esclusivo de-gli uomini. Le donne studiano, s’impegnano nell’attività di ricerca, sono sem-pre più lanciate verso attività imprenditoriali, il loro lavoro non è più soltantoun completamento al regime familiare, ma esprime il bisogno di affermarsia pieno diritto in quel mondo che va oltre le mura domestiche».

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LE VECCHIE BANCHEITALIANE TENDONOA CONCENTRARSISULLA RACCOLTADEI DEPOSITIE SULL’EROGAZIONEDEI PRESTITI

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La leadership femminile in Italia vale oggi solo il 4per cento, un dato che deve far riflettere, soprat-tutto se lo si pone a confronto con il 12 per cento diBulgaria e Romania. La Legge Golfo-Mosca porterà

nei consigli di amministrazione delle società italiane700 donne nei prossimi tre anni. “Valore D - Donne alvertice per l’azienda di domani”, la prima associazionedi grandi imprese creata in Italia per sostenere la lea-dership femminile in azienda, ha sostenuto con i fattiil provvedimento. È stato, infatti, avviato lo scorso lu-glio “In the Boardroom”, un programma di formazionespecificatamente rivolto alle donne che siederannonei Cda, frutto, come spiega la presidente AlessandraPerrazzelli, «dell’impegno di Valore D e della lungi-miranza di un uomo, Paolo Braghieri, ceo di Ge Capi-tal, insieme al quale l’associazione ha progettato e so-stenuto il programma». Responsabile dell’ufficioInternational regulatory e antitrust affair di IntesaSanpaolo e amministratore delegato di Intesa San-paolo Eurodesk, Alessandra Perrazzelli rivela le suepositive impressioni sulla prima “classe”, al lavoro dasettembre: «Mi hanno colpito la forte motivazione e ilsenso di appartenenza che si è subito creato».

Quali sono le competenze necessarie alle donneche siederanno nei Cda?«“In the Boardroom” prevede non solo i classici ele-menti legati a una preparazione economico-giuridica,ma è un programma che consente una conoscenza piùampia e strutturata. Sono stati immessi elementi rela-tivi alla gestione delle dinamiche psicologiche all’in-terno dei gruppi e all’utilizzo delle tecnologie e dei so-cial network in supporto al lavoro prodotto nel Cda.Vorremmo che le donne che inizieranno questa espe-rienza, attraverso le opportunità fornite dalla Legge

Golfo-Mosca, dispongano di tutte le frecce al proprioarco. Accanto alla preparazione tecnica, la stessa pre-senza di una donna - spesso più giovane dell’età mediadei componenti dei board - può innescare un’innova-zione di governance».

Basterà l’approccio normativo rappresentato

Un cambiamento culturaleCon l’ingresso delle donne nei Cda delle società quotate e delle controllatepubbliche nuovi scenari si aprono. Aumentare la rappresentanzafemminile ai vertici delle aziende è l’obiettivo dell’associazione Valore D,guidata da Alessandra Perrazzelli

di Francesca Druidi

Economia

Alessandra Perrazzelli, presidente di Valore D,responsabile dell’ufficio International regulatorye antitrust affair di Intesa Sanpaolo e Ad di IntesaSanpaolo Eurodesk

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senza pregiudizi di sorta». Il modello di mentorship sostenuto da Valore D

vuole superare il gap italiano per quanto riguarda lefigure di riferimento della leadership femminile.Quali sono i vantaggi di questo modello? «La funzione svolta dai modelli di ruolo, identificati dadonne che ce l’hanno fatta e che quindi si propongonocome punti di riferimento, è fondamentale. Se siguarda agli esempi veicolati nell’ultimo decennio - conuna polarizzazione tra modelli femminili prettamenteseducenti e modelli di donne al potere dotati di scarsafemminilità - emerge come la stragrande maggioranzadelle professioniste e delle donne in carriera in Italianon siano rappresentate. Far conoscere alle giovanigenerazioni questi modelli, in grado di unire compe-tenza e femminilità, è centrale. La Legge Golfo-Moscaha acceso un faro enorme sul talento e sul merito delledonne italiane. Non basta, ma è il necessario “step one”.Per quanto riguarda le aziende, Valore D le sta stimo-

dalla legge sulle quote rosa per un effettivo cambiodi rotta?«L’approccio della legge è quello giusto. Per ridimen-sionare ogni monopolio servono leggi di liberalizza-zione del settore; per questo, ritengo che l’orienta-mento regolatorio offerto dalle quote sia vincente.Credo però che non sia abbastanza. Mentre possiamoinserire quote nei Cda e nella rappresentanza politica,non possiamo inserire quote a livello manageriale delleaziende. È qui che dobbiamo agire con il secondo brac-cio della tenaglia, intervenendo a livello culturale. Bi-sogna cambiare i criteri in base ai quali si fa carriera.Invece di premiare l’uso indiscriminato del tempo ouna visione a brevissimo periodo, occorre incoraggiarequelle caratteristiche più tipiche della donna manager:condivisione, creazione del consenso, una visione più alungo periodo. Valore D, inoltre, sta promuovendopresso le imprese la creazione di bacini di talento, il so-stegno a candidature rispettose delle differenze di ge-nere, la concessione di permessi parentali ai padri

LA FUNZIONE SVOLTA DAI MODELLI DI RUOLO, IDENTIFICATI DA DONNECHE CE L’HANNO FATTA E CHE QUINDI SI PROPONGONO COME PUNTIDI RIFERIMENTO, È FONDAMENTALE

Alessandra Perrazzelli

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lando verso il mentoring. Siamo giunti alla terza edi-zione del progetto mentorship, ossia dell’accompa-gnamento uno a uno. Abbiamo finora sostenuto 70 cop-pie formate da un mentor - uomo o donna - e unamentee, sviluppando una modalità di affiancamentoche risulta molto utile per le giovani in carriera».

Lei è responsabile per Intesa Sanpaolo del pro-getto Gemma, teso alla valorizzazione delle donneall’interno del gruppo bancario. Come sta evolvendoil progetto? «Il mondo bancario continua a essere un settore alquale le donne accedono con larghissimi numeri.Nell’ambito di Intesa Sanpaolo, si registra una po-polazione femminile stabile pari a più del 50 percento, ma al vertice salgono ancora pochissimedonne. Serve un grosso sforzo per operare un cam-biamento culturale. Intesa Sanpaolo ha, in questosenso, compiuto già uno sforzo e proseguirà nel fu-turo su questa strada».

Ha lavorato molti anni all’estero. Qual è la situa-zione oltre confine per quanto riguarda il rapporto

tra donne e mondo della finanza e dell’economia? «Anche all’estero non sono rose e fiori, si tratta di untema trasversale che interessa tutta l’Europa continen-tale e la Gran Bretagna. Ma a livello di aiuti alla famigliae di mentalità relativa alla gestione della quotidianitàdomestica e familiare l’Italia è uno dei paesi più arre-trati. La gestione del potere non è più facile altrove, maoltre confine esiste una cultura di fondo che permettealle donne una capacità di espressione maggiore. Ri-spetto alla mia esperienza all’estero, in Italia è più rarotrovare donne che riescano a conciliare famiglia e pro-fessione. Sono soprattutto le donne che hanno maggioripossibilità economiche, e che quindi possono permet-tersi un aiuto nella crescita dei figli o nella gestionedella casa, a farcela. Le donne che percepiscono uno sti-pendio medio soffrono di più, perché senza aiuti e senzaflessibilità. È tutto troppo rigido e burocratico. È unacultura che deve cambiare, in maniera trasversale e atutti i livelli. Inoltre, a mio parere, le donne italiane de-vono compiere uno sforzo interiore e non pretendere daloro stesse la perfezione a tutti i costi».

Alessandra Perrazzelliin occasione del primo convegnonazionale di Valore D

Economia

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Maria Bianca Farina

Da quando, nel 2007, Maria Bianca Farinaha assunto l’incarico di amministratoredelegato di Poste Vita e poi di Posta Assi-cura, compagnie assicurative vita e danni

del Gruppo Poste Italiane, i risultati non sono tardatiad arrivare. Il Gruppo Poste Vita è oggi il secondooperatore vita italiano, con oltre 9 miliardi di premiraccolti nel 2011, grazie anche alla leadership nelmercato della previdenza complementare. Poste As-sicura, nata solo nel 2010, sta registrando numeri ditutto rispetto, caratterizzandosi come l’operatorepiù recente nel panorama nazionale in grado di sti-molare la crescita del mercato danni non auto. Fa-rina, attuale vice presidente di Ania (Associazionenazionale fra le imprese assicuratrici), svela i segretidi questo successo, lanciando uno sguardo al futurodel mercato insurance italiano.

Quali fattori ritiene decisivi nella crescita delGruppo Poste Vita? Aver puntato su prodotti assicura-tivi piuttosto che esclusivamente finanziari? Avercompreso le esigenze di fasce di popolazione “a ri-schio” prima della “grande crisi”?«Credo sia un mix di tutto ciò. Sono anni che pun-tiamo su prodotti vita con una forte componente as-sicurativa e da sempre svolgiamo un ruolo a“protezione” e “supporto” del tessuto sociale ed eco-nomico nazionale, offrendo soluzioni assicurative eprevidenziali in grado di intercettare e soddisfare i“veri” bisogni di risparmio e protezione delle fami-glie e delle imprese. Un ruolo che, a mio avviso, riu-sciamo efficacemente a ricoprire grazie a dueelementi distintivi».

Sicurezza e welfare,i nuovi bisogniIn un settore ancora in larga parte declinato al maschile,l’esperienza di Maria Bianca Farina assume ancor più risalto.L’amministratore delegato del Gruppo Poste Vitaparla delle prospettive del mercato assicurativo

di Francesca Druidi

Maria Bianca Farina,amministratore delegato del gruppo Poste Vita

Quali nello specifico?«Innanzitutto, una visione comune e un forte spiritodi squadra che ci uniscono ai colleghi della rete diPoste Italiane, quotidianamente impegnati ad “ascol-tare attivamente il territorio”, aiutandoci a trasfor-mare le richieste che ci arrivano in soluzioniassicurative mirate. Inoltre, possiamo contare su una“macchina assicurativa innovativa” e orientata al

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continuo miglioramento dei propri prodotti, del pro-prio modus operandi e delle proprie prestazioni ope-rative, come investimenti in tecnologia eottimizzazione dei processi operativi».

Di fronte a un bisogno di protezione sociale che siacuisce sempre più, su quali temi si concentrerannogli italiani nel prossimo futuro? «Abbiamo sicuramente una spiccata vocazione diutilità sociale e di supporto al welfare pubblico. Il no-stro impegno mira a proporre prodotti che sappianorispondere sempre meglio alle richieste dei cittadiniin termini di sostegno al reddito, assistenza, salute.In particolare, abbiamo già avviato un programmaper lo sviluppo del welfare integrativo, affrontandoin modo sinergico tematiche fra loro contigue comela previdenza, l’assistenza, la protezione della salutee dello stile di vita anche nella vecchiaia. Tutto que-sto è in linea con i valori della compagnia e delgruppo a cui apparteniamo, in risposta alle nuove esi-genze, ancor più acuite dalla attuale crisi economica.L’impegno nel mondo dei servizi assicurativi non si

esaurisce però alla protezione della famiglia, mastiamo dedicando particolare attenzione anche alleimprese e ai professionisti, potenziando ad esempioil meccanismo di tutele per le aziende. Stiamo, in-fatti, rafforzando la gamma di offerta di soluzioni as-sicurative per le pmi, volte a garantire la piena tuteladei rischi e le relative peculiarità settoriali, salva-guardando però semplicità e accessibilità, principichiave del nostro modello di offerta».

A soffrire oggi è il ramo vita. Quali sono le previsionie le prospettive per il mercato assicurativo nel pros-simo futuro?«La nostra società sta subendo una forte trasforma-zione, che già sta avendo forti riflessi sullo sviluppo esul ruolo dell’assicurazione nella società moderna. Seprima potevamo contare su lavoro stabile, certezza delrisparmio, pensione pubblica - tutte sicurezze econo-miche e tutele a cui siamo stati da sempre abituati -constatare oggi il loro progressivo declino ha pur-troppo alimentato grande incertezza tra i cittadini, co-stringendoli ad assumersi, in prima persona,responsabilità un tempo delegate ad altri. In un conte-sto caratterizzato, quindi, da una contrazione delle ri-sorse destinate alla politiche sociali, il mercatoassicurativo ha grandi potenzialità di sviluppo e il no-stro settore può svolgere veramente un ruolo essen-ziale e determinante per la crescita economicadell’Italia, oltre che per il mantenimento del welfaredei cittadini. È, quindi, indispensabile che le assicura-zioni si impegnino al massimo nel sensibilizzare laclientela, creando maggiore consapevolezza sui biso-gni di sicurezza e sul ruolo che il prodotto assicurativoè in grado di ricoprire, sviluppando anche prodottiadeguati alle possibilità economiche e ai vincoli quo-tidiani di tutta la popolazione italiana».

Economia

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I COLLEGHI DELLA RETE DI POSTE ITALIANE, QUOTIDIANAMENTEIMPEGNATI AD “ASCOLTARE ATTIVAMENTE IL TERRITORIO”,CI AIUTANO A TRASFORMARE LE RICHIESTE IN ARRIVOIN SOLUZIONI ASSICURATIVE MIRATE

Dal suo punto di vista, come si può sostenere il pro-cesso di parificazione delle donne a livello sociale, eco-nomico e politico? «Il maggiore ostacolo a una migliore partecipazionedelle donne in ambito lavorativo, e soprattutto in po-sizioni di vertice, sono gli atavici e precostituitischemi sociali che vedono ancora oggi l’uomo prota-gonista per “diritto”. Le donne che lavorano non de-vono però uniformarsi al modello maschile.Dovrebbero, invece, valorizzare ed enfatizzare qualitàe propensioni tipiche del nostro genere – prudenza,attenzione, migliore rapporto con la ricchezza – al finedi creare un mix equilibrato e in pieno connubio conquelle maschili. A mio avviso, per dimostrare piena-mente il valore delle donne in campo lavorativo ser-vono interventi strutturali capaci di cambiare leregole che hanno da sempre modellato la nostra so-cietà, e ancor più le strutture e organizzazioni lavora-tive, sulla figura dell’uomo. Ad esempio le quote rosa,

di cui condivido peraltro solo in parte il principio: laloro istituzione denota una chiara discriminazione.Ben vengano però in quanto strumento di disconti-nuità, con cui sempre più donne potranno far sentirela loro voce e il loro peso nei luoghi del potere, avendola possibilità di cambiare queste regole dall’interno».

Si parla sempre di battaglia culturale.«È altrettanto fondamentale, per valorizzare al me-glio capacità e competenze femminili sensibilizzandoopinione pubblica e realtà aziendali: così si creanoconsenso e consapevolezza sul valore delle donne.Questo è un tema cui tengo molto: le donne rappre-sentano un asset di grande valore, ancora parzial-mente inesplorato, del patrimonio socio-economicodel nostro Paese come manager e professioniste. Unapolitica e un sistema industriale più attenti alle pecu-liarità della donna consentirebbero di disporre di unaleva essenziale della futura crescita economica, cul-turale e sociale dell’Italia».

Maria Bianca Farina

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Economia

Legare le pari opportunitàallo sviluppo economico.Proseguire nel percorso di riformeintrapreso, sfruttando le levecompetitive e contenendo la spesapubblica. Marina Brogi indicale possibili exit strategy per l’Italia

di Francesca Druidi

Strategie per la crescita

Womenomics, ossia le donne come motoredi crescita dell’economia. Il termine èstato coniato da Kevin Daly della Gol-dman Sachs in una ricerca del 2007, poi

ripresa e diffusa dall’Economist, in cui stimava l’impattoin termini di aumento del Pil del raggiungimento dellaparità di genere tra gli occupati. «In questi ultimi anni –commenta Marina Brogi, docente di Economia dei mer-cati finanziari presso l’Università la Sapienza di Roma –al di là delle stime di Daly, si è registrata un’ondata dicrescente attenzione nei confronti del contributo delledonne nell’economia».

Qual è la situazione in Italia su questo fronte?«Laddove, come nel nostro Paese, le donne rappresen-tano una quota così bassa della forza lavoro, nonché unaquota irrisoria delle posizioni di vertice, è presumibileche ci siano talenti femminili in qualche maniera “spre-cati”. In base alle statistiche, le donne conseguono ri-

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Marina Brogi

sultati migliori lungo il percorso universitario o neiconcorsi pubblici. Poi però il meccanismo verso le po-sizioni apicali si inceppa. E perdere dei talenti perstrada non solo è uno spreco di risorse, ma inevitabil-mente finisce anche per determinare una minore op-portunità di crescita del Paese. Vanno dunque rimossiquegli ostacoli - sociali, economici, culturali - che oggiimpediscono la piena espressione del potenziale fem-minile nell’economia. La legge Golfo-Mosca può argi-nare la mancanza finora riscontrata di modelli di ruolofemminili ai vertici».

Lei presiede il charter italiano di WomenCorpora-teDirectors (Wcd), associazione internazionale cheriunisce oltre 1.600 consigliere di amministrazione.Quali istanze sono all’ordine del giorno?«Wcd ha l’obiettivo di promuovere le migliori pratichedella governance a livello mondiale, favorendo il con-fronto costruttivo e la condivisione di esperienze al-l’interno del network. In primo piano oggi c’è la sfida disedere nei Cda - compito che già di per sé richiede no-tevoli competenze e preparazione - in un momento dicrisi come questo».

Quali incognite politiche ed economiche si profi-lano verso la stabilizzazione dei mercati finanziari?«Il detto “gli esami non finiscono mai” calza perfetta-mente all’Italia, che deve impegnarsi più di altri a fare icompiti a casa, in quanto deve collocare ogni mese di-versi miliardi di titoli di Stato. Se, infatti, i mercati do-vessero pensare che l’Italia non ha intenzione dicontinuare nel percorso di risanamento delle finanzepubbliche, lo spread ritornerebbe a livelli elevati, ren-dendo più difficile la sostenibilità del debito pubblico epeggiorando la situazione competitiva delle impreseitaliane, che si troverebbero a pagare di più il credito. Èimportante perciò alimentare la fiducia in modo che suimercati permanga una situazione ordinata».

Quali le priorità?«Diminuire la spesa pubblica in maniera significativa;premessa necessaria per rendere più sostenibili i contipubblici e per ridurre un po’ le tasse. L’azione del Go-verno Monti è stata in prima battuta incentrata sulletasse, in quanto variabile maggiormente controllabilerispetto alla riduzione della spesa. Chiaro però comenon possano essere mantenuti livelli di tassazione ele-vati per sempre; occorre incidere diminuendo la spesa,cosa che peraltro il governo sta facendo, con la spen-ding review e le altre analisi condotte da Bondi, Gia-

vazzi e Amato. Anche un’eventuale misura straordina-ria per abbattere il debito non è risolutiva se prima nonsi riduce la spesa pubblica. Occorre proseguire nel cam-mino delle riforme: i mercati ritengono che il debitopubblico italiano sia sostenibile solo se il Paese prose-gue su questa strada».

Bankitalia prevede per l’Italia l’uscita dalla reces-sione nel 2013. Cosa dobbiamo aspettarci, anche nelrapporto tra banche e imprese?«L’Italia risente anche della difficile congiuntura in di-versi paesi industrializzati. Le stime di Bankitalia po-trebbero rivelarsi ottimistiche. È un momento difficileper tutti, anche le banche devono fronteggiare soffe-renze elevate ed è bene che restino selettive nel finan-ziare le imprese più meritevoli. L’eccessivo ricorso alcredito e la scarsa capitalizzazione delle aziende ita-liane sono criticità che oggi pesano ancora più che inpassato. L’Italia, però, può contare sulla sua vocazionemanifatturiera, su bellezze e potenzialità nel turismo,nell’arte e nella cultura, in larga parte inespresse. Dob-biamo guardare avanti con fiducia, correggendo queimali che da decenni affliggono il nostro Paese - debitopubblico, corruzione, lentezza della giustizia - sapendoperò di avere punti di forza straordinari».

Marina Brogi, docente di Economiadei mercati finanziari presso

l’Università la Sapienza di Roma

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La capacità di parlare la stessa lingua delle impresee delle banche diventa per Banca Impresa Lazio, secondo la presidenteDonatella Visconti, un elemento cruciale per la concessione di creditoa medioe lungo termine, strumento che dà ossigeno alle imprese lazialiin attesa della ripresa

di Renata Gualtieri

Donatella Visconti,presidente

di Banca Impresa Lazio

Una sana gestionefinanziaria

Economia

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Donatella Visconti

Nel 2012 Banca Impresa Lazio ha ricevuto do-mande di garanzia da circa 350 imprese perun valore di oltre di 100 milioni di euro di fi-nanziamenti da garantire. Al netto delle ri-

chieste risultate non conformi o ritirate, Bil ha offertogaranzia a 221 imprese, accordando finanziamenti percirca 52 milioni di euro. In questo contesto, ha avutogrande rilievo l’intervento ad hoc destinato alle impresedanneggiate dalle nevicate di febbraio con il Fondo neve.Le domande pervenute per ottenere la garanzia a valeresul Fondo neve ammontano a 105, per un totale di fi-nanziamenti richiesti pari a circa 27,6 milioni di euro.Dei 25 Comuni danneggiati dagli eventi atmosferici chela Regione ha ritenuto di sostenere, 19 sono stati inte-ressati dall’intervento. «Quanto alle risorse pubblicheimpiegate per la concessione di garanzia, grazie all’ef-fetto leva del nostro modello operativo, possiamo evi-denziare che esse ammontano a circa il 10 per cento delvolume dei finanziamenti assistiti. Ovvero – spiega lapresidente di Banca Impresa Lazio Donatella Visconti –ogni singolo euro di risorse pubbliche impegnate ha ge-nerato credito alle imprese per almeno 10 euro».

Con quali strumenti Banca Impresa Lazio tenta didare una risposta alla stretta creditizia?«La stretta creditizia percepita dal tessuto imprendito-riale, confermata pure dal monitoraggio dell’Europeanbanking authority, è figlia della crisi economica. La con-giuntura negativa di mercato ha messo in discussione ipresupposti di mutua fiducia tra il tessuto produttivo eil sistema del credito, che sono alla base della domandae dell’offerta di finanziamento. D’altro canto, alla lucedelle recenti disposizioni regolatorie europee di Basilea2 e 3, la precarietà dei mercati finanziari costringe lebanche ad applicare una politica conservativa sull’as-sunzione di rischi. Bil interviene per ripristinare il rap-porto di fiducia tra banca e impresa, offrendo garanziecapaci di rassicurare le banche in merito alla certezzadel rimborso del credito, minimizzando i rischi di insol-venza. L’intervento di Banca Impresa Lazio è rivolto aquella fascia di imprese che, pur essendo struttural-mente sane, per effetto della crisi si trovano indebolitenel dialogo con il sistema bancario».

Con quali progetti l’ente opera sul territorio per so-stenere il tessuto imprenditoriale?«In collaborazione con venti banche convenzionate, Bil

gestisce quattro programmi di garanzia a valere sufondi disposti dalla Regione Lazio e da Roma Capitale.Essi si caratterizzano per un’ampia gamma di strumentidi credito a breve, medio e lungo termine finalizzati aesigenze diverse che includono l’investimento produt-tivo, il consolidamento del debito, la provvista di liqui-dità, il finanziamento dell’attivo circolante».

Gli imprenditori laziali si dimostrano interessatialle opportunità da voi offerte o, come ha sottoli-neato in passato, serve una comunicazione adeguataper mettere le imprese in condizione di accedere alcredito?«Le imprese laziali, specie le più piccole, non sono par-ticolarmente avvezze a considerare in via prioritaria ilricorso alle garanzie: il Fondo centrale di garanzia regi-stra un tasso di utilizzo pari allo 0,6, inferiore rispettoalla media nazionale del 2,6. Fondamentale c’è unascarsa conoscenza dello strumento della garanzia, perquesto stiamo investendo sulla comunicazione siaverso le imprese che verso i gestori del sistema del cre-dito, moltiplicando i nostri canali di contatto e fornendonuovi servizi di consulenza e orientamento. Inoltre, Bilsta costruendo sinergie con le associazioni imprendi-toriali e di categoria, da cui ci aspettiamo una preziosacollaborazione».

In cosa più si esprime l’importanza del ruolo cheBanca Impresa Lazio ricopre sul territorio? «Oltre all’attività di sostegno, Banca Impresa Lazio sipone come obiettivo quello di diffondere tra le impreseuna nuova cultura finalizzata allo sviluppo del tessutoproduttivo. Vogliamo contribuire a creare imprese so-lide, autosufficienti e con un’adeguata collocazione sulmercato, che siano competitive non solo a livello localema internazionale, che sappiano fronteggiare la crisi ecrescere nonostante la selettività del credito. Il perse-guimento di tale obiettivo necessita di una grande ca-pacità di individuare e comprendere tempestivamentele istanze e le esigenze del tessuto imprenditoriale. Sein passato, con l’accordo delle autorità regionali, ab-biamo deciso di ampliare le finalità del nostro inter-vento per consentire alle imprese di superare la fase piùdifficile della crisi per l’immediato futuro contiamo dirilanciare i prodotti di garanzia a medio-lungo terminelegati agli investimenti, così da contribuire al rilanciodell’economia regionale».

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Le sfide della politica

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Il cammino della parità di genere è stato ed è ancora lungo. Ma ledonne hanno voglia di partecipare, credono nella politica, per questovogliono contare di più e sedere al tavolo delle decisioni, ma hannobisogno di una mano

di Teresa Bellemo

Qual è la situazione delle donne nello sce-nario sociale di oggi? Quale la reazione del-l’elettorato femminile alle tematiche del-l’antipolitica? La ricerca “Il cammino della

coscienza politica femminile” di Euromedia rese-arch, presentata a Cernobbio in occasione del semi-nario internazionale “Donne, economia e potere”,cerca di dare una risposta a queste domande. Un la-voro complesso, partito dai primi anni del Ventesimosecolo, quando le donne non votavano ancora, ave-vano un livello di istruzione bassissimo e vivevano inuna condizione di totale subalternità nei confronti dipadri, fratelli e mariti. C’è ancora molto lavoro dafare, ma sarebbe sbagliato non tenere conto del per-corso che ha portato allo stato odierno delle cose.Basti pensare che, per quanto riguarda la rappre-sentanza femminile, nella prima legislatura il Se-nato vedeva 4 donne e oggi si è giunti a 59. Alla Ca-mera invece si è passati da 45 alle attuali 134deputate. Alessandra Ghisleri, amministratore de-legato dell’istituto di sondaggi, ci aiuta a fare unapanoramica della società italiana al femminile. «Vo-levamo costruire un percorso storico su come in Ita-lia si sono costituiti la coscienza politica e il ruolodelle donne. Abbiamo scoperto molte cose interes-santi: per esempio che il suffragio universale ha vi-sto una partecipazione femminile straordinaria. Do-

dici milioni di donne sono andate a votare su un to-tale di 26 aventi diritto, e addirittura in Sicilia e Sar-degna hanno superato i votanti uomini».

Quale quadro emerge dalla sua ricerca “Il cam-mino della coscienza politica femminile”?«Siamo ancora indietro. Questa consapevolezzapassa attraverso tanti tabù: non c’è mai stato un pre-sidente del Senato donna, non c’è mai stato un pre-mier donna, l’unica senatrice di nomina presiden-ziale è Rita Levi Montalcini; infine, nella storiarepubblicana, solo 75 donne hanno ricoperto ruolidi governo. Ci siamo resi conto che le donne voglionopartecipare soprattutto perché nella politica vedonouna mancanza di trasparenza, concretezza, respon-sabilità e senso pratico; insomma, le classiche dotifemminili. Inoltre le donne parlano di politica, si in-formano, ascoltano: il 38 per cento delle donne lo faquotidianamente. A questo punto può sembrare unparadosso, ma anche l’astensione è femminile. Que-sto può essere interpretato in due modi: da una parteun esercizio discontinuo per dimostrare di poter ge-stire il diritto, oppure si potrebbe trattare di disin-teresse. Serve ricordare però che la donna ritienefondamentale andare a votare nel 2013 (il 44 percento, più del totale Italia)».

La politica e l’economia vedono pochissime donneai loro vertici. Cosa è mancato finora e cosa fare per

L’italia oggi,parola alle donne

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Alessandra Ghisleri

che l’intera società italiana, che il blocco del cam-biamento è fermo a causa della forza dell’apparatoburocratico, per questo spesso, quando facciamo lerilevazioni, emerge la percezione che chiunque vincanon cambieranno le regole del sistema. Le donne,che sono più pragmatiche, si sono accorte più degliuomini di questa mancanza».

Qual è, invece, lo stato d’animo delle donne neiconfronti di una situazione così complessa a livelloeconomico ed occupazionale dato che solo il 49,1per cento lavora?«Intanto bisogna uscire dall’assunto che le donne nonvotano le donne, le donne si uniscono per le loro batta-glie. Prova ne è la legge portata avanti da due deputatedi due partiti opposti, Alessia Mosca per il Pd e LellaGolfo per il Pdl. L’Italia è in una spirale di bassa crescita,di poter di acquisto calante, recessione dei consumi erisparmio delle famiglie che si abbassa. Da questopunto di vista le donne sono sicuramente una risorsache può contribuire a far ripartire il Paese: più per-sone lavorano, più aumenta la produttività. A questoproposito penso ai paesi nordici dove c’è un welfareefficiente che tutela e incentiva le donne che partori-scono, sono paesi leader e non hanno problemi di oc-cupazione. Le donne si stanno mobilitando, però hannobisogno di aiuto e di sostegno».

Alessandra Ghisleri,amministratore delegatodell’istituto di sondaggiEuromedia research

cambiare passo?«Dobbiamo sempre tener presente il nostro back-ground culturale: la diversità è evidente già nellepaghette che si ricevono da bambini. La paghettadella bambina è sempre inferiore, il che si traducepoi in una richiesta di remunerazione e di salariopiù bassa. Per risolvere questa discrepanza, la poli-tica ha attuato la legge Golfo-Mosca. È un passo im-portante anche se la politica è fatta di individui enon di generi. Questa legge potrebbe aiutare ad au-tomatizzare questo sistema, dopotutto dobbiamo ri-cordare che questa consapevolezza è relativamenterecente, basti pensare al fatto che all’inizio del secoloscorso le donne non votavano».

Quale fotografia può fare dell’Italia al femminilein questo momento di crisi produttiva e istituzio-nale?«Le donne chiedono delle proposte, più degli uomini.A spingere una donna a votare sono soprattutto leproposte concrete (il 40 per cento, più del totale Ita-lia che è il 32 per cento), mentre l’uomo si ancoramaggiormente ai candidati e al fatto contestualedella crisi. La differenza quindi la fa la proposta, chedeve essere originale e credibile, ma anche attua-bile e condivisibile. Le donne chiedono di fare ri-forme perché hanno compreso, e non solo loro ma an-

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La presenza delle donne nelle istituzioni e nel sistema produttivova affrontata non come una questione femminile, ma come un aspettoimprescindibile della qualità e dell’efficienza della democrazia.Ne è convinta Maria Ida Germontani

di Teresa Bellemo

Mentre in America Marissa Mayer a trenta-sette anni e in dolce attesa viene eletta daundici uomini Ceo di Yahoo e Anne-MarieSlaughter rinuncia al suo ruolo di diret-

trice del Dipartimento di Stato americano per dedicarsidi più alla famiglia, nel nostro Paese l’occupazione fem-minile non supera il 47 per cento. Le donne italiane de-vono dunque fare i conti ogni giorno con una realtàcomplessa, che in molti casi le vede in difficoltà. Leggicome la Golfo-Mosca e la normativa sulla parità di ge-nere nei Comuni cercano di sciogliere, seppur in manieraforzosa, questi nodi, con l’obiettivo che presto la paritàdi genere e dei diritti possa diventare una ovvia compo-nente del nostro Paese. Un meccanismo che non giove-rebbe soltanto alle donne, ma all’intera società: se, adesempio, si raggiungesse l’obiettivo del 60 per cento didonne occupate fissato a Lisbona il Pil aumenterebbe del7 per cento. È prioritario quindi ridisegnare le politichedi welfare, dato che in Italia l’incidenza sulla spesa pub-blica delle politiche familiari è ben al di sotto della mediaOcse. Ne parliamo con Maria Ida Germontani, membrodella Commissione pari opportunità del Senato che hada dato vita a una proposta legislativa, oggi all’esamedella Commissione Finanze del Senato, che prevede in-terventi sulla leva fiscale per favorire l’occupazionefemminile.

Sta andando avanti l’iter per la normativa sulla pa-rità di genere nei Comuni. Come membro della Com-missione sulle pari opportunità è soddisfatta?«Mi ritengo molto soddisfatta. La sottorappresentanzafemminile nelle istituzioni è uno dei temi maggiormentedibattuti a livello internazionale, ma il problema non èsolo questione di numeri ma di parità sostanziale e qua-litativa. L’Italia non può continuare a permettersi ulte-

Più donne per la crescita

Maria IdaGermontani, membrodella Commissionepari opportunitàdel Senato

Le sfide della politica

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riori ritardi rispetto all’obiettivo di ottenere parità di di-ritti tra i generi. Il testo approvato dal Senato è un giustocompromesso, frutto di un intenso lavoro in commis-sione, l’auspicio ora è che il provvedimento venga rapi-damente licenziato anche dalla Camera. Spero che tuttele forze politiche che hanno sostenuto questo disegno dilegge sappiano cogliere il segnale e ne tengano contoanche per quanto riguarda le elezioni nazionali».

Di recente una rivista statunitense ha pubblicato unsaggio, Why women still can’t have it all, di Anne-Marie Slaughter, che ha deciso di lasciare il posto diresponsabile del Dipartimento di Stato americano. Ilmito della super-donna sta forse esaurendosi?«Ciascuno di noi nella vita deve operare alcune scelte,e credo non siano solo le donne a non poter averetutto. Nel nostro Paese il punto è un altro, le donnepossono realmente scegliere? Slaughter ha avuto lapossibilità di decidere se rimanere ai vertici del Di-partimento di Stato americano o rallentare la carrierain favore dei figli. Voglio ricordare che per lei rallen-tare la carriera significa insegnare a tempo pieno al-l’università, scrivere analisi di politica estera,partecipare regolarmente a dibattiti radio e televisivie mettere un nuovo libro in cantiere. Una posizione in-vidiabile. È cruciale la parità in partenza, che è stato ilmotivo vincente della campagna elettorale di BarackObama alle recenti presidenziali, le scelte personalisono un’altra cosa».

Quasi in contemporanea Marissa Mayer, 37enne indolce attesa, è stata nominata ceo di Yahoo. Qual è lasua opinione in merito?«L’America, come sempre, non smentisce se stessa edimostra ancora una volta la sua lungimiranza, il suoessere un paese libero e moderno. La notizia di una

giovane donna al sesto mese di gravidanza, nominataall’unanimità da 11 uomini amministratore delegatoda noi suscita meraviglia. In Italia le donne devonoinserire nel curriculum anche informazioni sui figliperché questa spesso è la discriminante in base allaquale si decide un’assunzione. Dobbiamo anche am-mettere che le stesse donne risentono e sono in-fluenzate inconsapevolmente da quei pregiudizi e,spesso, sono rinunciatarie rispetto a quelli che sono iloro diritti. È quindi necessario mettere in campo unavera e propria strategia per l’occupazione femminilee, più in generale, una riforma del rapporto tra donnee lavoro. È necessario assicurare, oltre alla parità trauomo e donna, anche pari opportunità che attenganoa un’eguaglianza sostanziale e non più formale».

Nel rapporto 2012 del World Economic Forum il no-stro Paese è sceso dal 74simo all’80simo posto. Quali lepriorità per la politica ma anche per la società?«L’Italia rispetto alle principali nazioni sconta certa-mente un gap in tema di pari opportunità, ma si staregistrando negli ultimi anni un’importante inver-sione di tendenza che le statistiche internazionalinon hanno forse saputo ancora cogliere. L’Italia èstato il secondo paese in Europa ad approvare lalegge che ha introdotto la norma sull’equilibrio tra igeneri nelle società quotate e controllate dalle pub-bliche amministrazioni. Le quote rosa, va ricordato,sono uno strumento transitorio che avvia un pro-cesso che deve diventare naturale e ovvio. Senza di-menticare che la partecipazione delle donne aivertici e ai processi decisionali porta solo maggioribenefici alle società. L’Italia fortunatamente in que-sto caso è all’avanguardia e può essere presa comemodello positivo».

Maria Ida Germontani

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Negli ultimi venti anni abbiamo vissuto unaserie di cambiamenti che oggi conside-riamo quasi scontati ma che hanno rivo-luzionato il modo di fare televisione.

Quando la giornalista Anna La Rosa ha cominciato acondurre il programma di approfondimento politicoTelecamere, Internet era ancora uno strumento mar-ginale. Poi non si è potuto fare a meno di utilizzarlonella preparazione di una puntata. Negli anni è cam-biato anche il rapporto con gli spettatori, diventatosempre più interattivo, consentendo uno scambiocontinuo di stimoli reciproci. «Ma mai si poteva im-maginare – spiega la giornalista – quello che è suc-cesso con i social network e in particolare con Twit-ter, che ormai con la tv ha un rapporto simbiotico aldi là di ogni previsione». Si diceva “Internet ucciderà la tv”. Oggi molti “hashtag”nascono in funzione di ciò che la televisione trasmette.Twitter si nutre di tv, che a sua volta è condizionata daicontenuti di Twitter. Negli anni è cambiata completa-mente la fruizione. «Ciò che oggi ci sembra banale, cioèpoter vedere una puntata su Internet, non solo in di-retta ma anche on demand quando decidiamo noi, èuna rivoluzione totale». Il continuo progresso tecnolo-gico poi ha reso più snella ed economica la produzionedi contenuti. Sempre più spesso si ricorre all’utilizzo diun ftp che permette attraverso il web il trasferimentodi file molto grandi come quelli prodotti dalle imma-gini, ormai quasi tutte digitalizzate.

Telecamere Salute è un viaggio attraverso la sanitàitaliana. Quali tra le piccole e le grandi realtà ospeda-liere e universitarie l’ha più impressionata negativa-mente e positivamente?«Quando ho ideato il programma volevo far conoscereai cittadini le tante eccellenze che abbiamo in Italia.Ancora più di oggi, 18 anni fa era importante far capireche il nostro sistema sanitario nazionale è capillare evivo. Non è un caso che l’Organizzazione mondiale dellasanità lo reputi uno tra i migliori al mondo, non solo perla qualità delle prestazioni erogate ma anche per lacopertura totale offerta ai cittadini. Purtroppo c’eragià allora, e se possibile si è accentuato in questo pe-riodo di crisi economica, il divario tra nord e sud. Ed èun paradosso, ma proprio nelle regioni dove le presta-zioni sono più carenti e spesso inadeguate, i costi sonosuperiori a tante regioni del nord. Comunque, Teleca-mere in questi anni ha acceso i riflettori sulle tantestrutture sanitarie di qualità presenti a macchia di leo-pardo anche nelle regioni meridionali».

Siete stati i primi ad aver portato le telecamere insala operatoria.«È stato davvero rivoluzionario allora riprendere gliinterventi chirurgici dal vivo. A parte i telefilm ame-ricani tipo E.R., era la prima volta che in tv si potevaassistere agli interventi chirurgici più svariati, quellidei quali avevamo solo sentito parlare in caso di in-terventi subiti da persone a noi care, avevamo attesol’esito dietro le porte delle sale operatorie. In tutti

Telecameresul mondoLa conduttrice tv Anna La Rosa percorre un viaggio tra internet e tv ericorda ai suoi colleghi giornalisti di non perdere mai di vista il loroobiettivo: «Comunicare bene»

di Renata Gualtieri

L’informazione in tv

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Anna La Rosa

questi anni abbiamo visitato centinaia di ospedali,strutture di ricerca, istituti universitari eccellenti espesso all’avanguardia non solo in Italia».

Ritiene adeguato lo spazio dedicato in tv alla salutee qual è il ruolo che possano avere i mass media pertemi delicati quali la prevenzione e la ricerca?«La salute tira, si dice in gergo televisivo; ogni pro-gramma dedicato alla salute attira l’attenzione, nelbene e nel male. Negli ultimi anni abbiamo assistito,proprio per la logica degli ascolti, a una moltiplica-zione dell’offerta, che però non sempre è adeguata.Purtroppo spesso la scienza, la ricerca e la medicinavengono banalizzate all’inverosimile. La televisione è ilmezzo che più direttamente arriva alle persone equando si informa sui sistemi che riguardano la no-stra salute e la nostra vita, noi giornalisti dobbiamolavorare quasi come un medico, in “scienza e coscienza”.Ma non vuol dire ovviamente dare consigli o suggeri-menti, anzi andrebbero abolite le rubriche televisive,radiofoniche e sulla carta stampata che suggerisconorimedi, terapie o addirittura “interventi miracolosi”anche per patologie spesso gravi. Guai se un giornali-sta, pure esperto, tenta di scimmiottare il medico, epurtroppo spesso avviene. Il programma di medicinadeve approfondire, informare, deve essere un pro-gramma di servizio nel vero senso della parola, perchéquando comunichiamo, presentiamo ricerche, ma met-tiamo anche in collegamento pazienti».

Quali sono oggi le caratteristiche necessarie a ungiornalista che si occupa di salute?«Fare informazione scientifica mette il giornalista difronte a una doppia responsabilità, perché deve essere ri-goroso nella trattazione degli argomenti e nello stessotempo è responsabile nei confronti dei telespettatori.Ogni volta che si sceglie un tema, non bisogna mai di-

menticare che dall’altra parte c’è una persona che, po-tenzialmente, può essere affetto da questa o quella pa-tologia, o magari ha un figlio, un genitore, un amico, chevive il dramma di una malattia. Diffondere notizie chepoi risultano false, o che potrebbero essere smentite,crea un dramma; le persone hanno delle aspettative,delle speranze, e fare una cattiva informazione scienti-fica vuol dire andare ad agire su un piano personale giàaltamente minato dalla malattia, creando danni spessoirreparabili. È per questo che la scelta degli ospiti deve es-sere valutata in maniera molto, molto approfondita. Lostesso vale per la scelta dei servizi e dei temi».

Lei nasce come giornalista parlamentare e poi hainiziato a occuparsi anche di salute. Qual è l’approcciogiusto nella conduzione di programmi di informazionepolitica e scientifica?«Tutto si deve basare sul rigore. Certo, il mondo della po-litica va fatto conoscere in un certo modo. Telecamere 18anni fa nasceva con l’intento di “umanizzare” la politicae ci siamo riusciti. All’inizio eravamo itineranti, perchévolevamo entrare nei palazzi del potere per far cono-scere a tutti i luoghi in cui si svolgeva la vita istituzionaledel Paese. Era un modo per dire agli italiani: “riappro-priatevi della politica”. Poi la formula è cambiata. Nelleultime edizioni abbiamo cercato di combattere il con-cetto crisi, portando in primo piano quel tessuto im-prenditoriale che è vivissimo e che rende ancora oggil’Italia uno dei Paesi più imitati al mondo. Il made in Italydel quotidiano, io lo definisco. Telecamere Salute inveceè stata la realizzazione di un sogno. È nata dalla mia pas-sione per la scienza e dall’ammirazione che avevo fin dapiccola per gli scienziati come Rita Levi Montalcini, Re-nato Dulbecco, o ancora Camillo Ricordi, per i grandi me-dici e per coloro che, attraverso i loro studi, possono aiu-tare l’umanità a progredire».

LA TELEVISIONEÈ IL MEZZOCHE PIÙDIRETTAMENTEARRIVA ALLEPERSONE

Anna La Rosa,giornalistae conduttricetelevisiva

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L’informazione in tv

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Per essere tecnologica-mente all’avanguardia,il Tg2 si prepara al pas-saggio in digitale e

questo significa maggiore velocitàe migliore qualità tecnica. Quanto aicontenuti si caratterizza per un rac-conto sempre più immediato dellarealtà. «I nostri inviati – sottolinea ilvolto del Tg2 Maria Concetta Mattei – sonosui grandi eventi così come sulle storie appa-rentemente minori, fra la gente che soffre lacrisi: ragazzi disoccupati, lavoratori delle molteaziende in difficoltà, famiglie che non arrivanoa fine mese. Ascoltiamo tutte le testimonianze,dando voce a chi spesso non riesce a farsisentire».

In cosa la sua emittente televisivadovrebbe essere in grado di rischiare eproporre modelli innovativi?«Sono orgogliosa di appartenere al

Un’informazioneaccessibileLa presenza femminile ha “ingentilito”la conduzione dei telegiornali ma ora,secondo Maria Concetta Mattei,occorre avere la capacità di stareal passo con le moderne tecnologie

di Renata Gualtieri

La conduttrice del Tg2Maria ConcettaMattei

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Tg2 perché è una testata giornalistica che ha fattodell’indipendenza e dell’onestà intellettuale la suabandiera. Credo che questo sia il vero servizio pub-blico: dobbiamo continuare a garantire ai cittadini,

raccogliendo la voce di tutti e testimoniando larealtà, così complessa e variegata. Questa è la

nostra forza».A quali notizie darebbe più spazio e a quali meno?

«È ora di mettere in soffitta il vecchio dettoun po’ snob del giornalismo anglosassone“good news is no news”, secondo il qualeuna buona notizia non è una notizia. Obbli-gati come siamo a dar conto diprovvedimenti duri, di corruzione dila-gante, di aggressività in crescita, oggi c’èbisogno di esempi virtuosi, di far postoanche a storie di speranza. Nei nostri sup-

plementi del sabato, Tg2 Dossier, Storie eMizar, portiamo in video personaggi che

fanno dell’etica la propria bandiera e ricor-diamo, per esempio, quanto sia forte e

preziosa la rete del volontariato in Italia.Diamo spazio ai nostri migliori ricercatori, a

uomini di ingegno, imprenditori di successo egrandi artisti».

Il tono e il tipo di linguaggio utilizzato nel dare unanotizia quanto influiscono su come l’informazioneviene percepita?«Lo influenzano eccome! Il pubblico è molto attentoe sensibile: lo dimostrano i messaggi, le lettere e le e-mail che arrivano in redazione e confermano che ilracconto del conduttore è più apprezzato se fluido,chiaro e semplice».

Quali sono le caratteristiche necessarie a una tele-giornalista ai giorni nostri?«Oggi come ieri valgono la preparazione, un

ottimo background culturale e una grande espe-rienza, ma devono convivere con la freschezza e laspontaneità».

Quali tra i suoi colleghi del passato è stato per lei “unmodello” come stile nella conduzione?«Ognuno ha la sua cifra: se si vuole essere convin-centi è bene essere se stessi, senza copiare modelli ostili altrui. Ma c’è un giornalista che ho sempreammirato per la sua capacità di comunicare in modolimpido anche messaggi molto complessi. È PieroAngela, ancora oggi, a 80 anni, autore di libri einchieste televisive».

Da quando conduce il telegiornale qual è il cambia-mento più evidente a cui ha assistito? E come saràsecondo lei il tg del futuro?«La presenza femminile ha arricchito e ingentilito,nel corso di questi ultimi vent’anni, la conduzione deitelegiornali. I servizi di tante bravissime inviatehanno aggiunto spunti, percezioni e umanità aireportage. Adesso credo che molta importanza avràla capacità di stare al passo con le moderne tecnolo-gie, per rendere la nostra informazione sempre piùaccessibile, in ogni momento, in rete, sugli smar-tphone e i tablet».

Qual è la notizia che vorrebbe dare? E quale quella cheavrebbe preferito non comunicare ai telespettatori?«Quella che ricordo con più dolore, nonostante sianotrascorsi dieci anni ormai, è l’edizione straordinariaper il terremoto che a San Giuliano di Puglia ha fattocrollare una scuola elementare, fra le cui macerie siè scavato per ore, nel vano tentativo di salvare 27alunni con la loro maestra. È stato difficile repri-mere le lacrime. La notizia che mi piacerebbe dare èquella del pieno rilancio, sia delle attività produttiveche culturali e artistiche, delle aree ferite dal sisma:da L’Aquila all’Emilia, fino al Pollino».

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Maria Concetta Mattei

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L’informazione in tv

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Dall’ottobre 2007 è alla conduzione del Tg5.Simona Branchetti da allora ha assistito auna “fastfoodizzazione” del tg, cioè, come ri-vela, «tutto è diventato rapido, da consumare

in fretta. Si fa molto meno approfondimento di untempo. La tendenza è stata quella di dare priorità allaquantità delle notizie piuttosto che alla qualità». Manegli ultimi mesi qualcosa sta cambiando. Le piace-rebbe condurre un format più dinamico, più live, magaricon meno notizie ma più approfondite, ospiti in studio,opinionisti e servizi mirati per annunciare magari, ungiorno, che i grandi del pianeta hanno deciso di azzerareil debito dei Paesi.

Come viene utilizzato oggi la televisione attraversoil telegiornale? E come racconta i cambiamenti che av-vengono nel nostro Paese?«Di fronte al moltiplicarsi dei mezzi di comunicazioneil telegiornale resta comunque il punto di riferimentodella formazione culturale della maggior parte dellepersone. Sono dunque convinta che abbia ancora unruolo centrale di informazione e formazione sulla cuibase ciascuno può formare la propria opinione. Oggi sitende alla mera cronaca dei fatti, dove molte notizietalora rimangono “sfumature” tra le righe. In questomomento storico i temi economici e politici la fanno dapadrone e credo sia corretto assecondare questa ten-denza. I tg ora più che mai devono saper raccontare espiegare cosa sta accadendo, cosa aspettarsi e comemuoversi in questo contesto».

Il modo e il tono di comunicare le notizie – come in-segnano i grandi teorici della comunicazione – è fon-damentale per far arrivare il messaggio. «Assolutamente sì. Se utilizzo un tono allarmistico

chi sta dall’altra parte del video lo percepirà. Cosìcome se voglio sdrammatizzare anche un fatto per-cepito come grave. Nonostante si tenda a una sper-sonalizzazione del tg rimane poi fondamentale ilruolo del conduttore e la sua credibilità. Il che signi-fica che chi guarda da casa deve apprezzarlo anche, eprima che come conduttore, anche come redattore.Dal punto di vista estetico poi la bella presenza è oggiun plus molto apprezzato».

Chi tra i suoi colleghi apprezza di più?«Ho una grande stima per Cesara Buonamici. Credo cheil suo modo garbato e chiaro di dare le notizie sia unaformula vincente in ogni tempo. È capace di sedersi conil telespettatore “in poltrona” senza mai apparire ec-cessiva, né invasiva. Ci sono poi fuoriclasse come EnricoMentana che non possono che essere considerati comeicone più uniche che rare».

Una finestra sul mondo«I telegiornali ora più che mai devono saper raccontare e spiegare cosasta accadendo». La conduttrice del Tg5 Simona Branchetti ribadisceil ruolo centrale dell’informazione televisiva

di Renata Gualtieri

La conduttrice del Tg5 SimonaBranchetti

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È un mezzo essenziale per tutelare gli interessi di un paese, anchequelli economici ed energetici. Come spiega Marta Dassù: «L’Italiavuole diventare il principale hub del gas per il sud Europa»

di Elisa Fiocchi

In tempi di crisi economica e globalizzazione ilruolo della diplomazia internazionale nell’atti-vazione di nuovi processi di sviluppo e di coo-perazione tra i paesi è un fattore decisivo per la

crescita. Così com’è avvenuto per l’export, ago dellabilancia nell’esprimere la capacità competitiva delleimprese sui mercati internazionali. Lo sostiene il sot-tosegretario di Stato del Ministero degli affari esteri,Marta Dassù, che nella sua lunga esperienza in poli-tica estera traccia le linee guida indispensabili nelcammino diplomatico dell’Italia. Partendo da un pre-supposto: «Bisogna riuscire a tutelare direttamentegli interessi del Paese, seppure all’interno dell’Eu-ropa e della Nato, altrimenti nessuno lo farà al postonostro come avveniva nel mondo statico delle alle-anze della Guerra Fredda». Tra i passi decisivi elencapriorità geopolitiche e di politica estera rivolta airapporti con l’Asia e l’America Latina, oltre all’uti-lizzo di strumenti europei comuni, anzitutto nelcampo della difesa, dove, spiega Dassù: «Il problema

culturale è capire che per diventare un attore inter-nazionale che funzioni l’Europa deve unire le forze,perché se unirà solo le debolezze fallirà».

Quali condizioni si rendono necessarie affinchéstrategie economiche e diplomatiche collimino?«La ripartizione dei compiti fra governo e attori eco-nomici deve essere chiara. All’imprenditore è chiestodi sviluppare prodotti capaci di competere sui mer-cati globali; questa capacità non è mai mancata inItalia, specie in alcuni settori. Le istituzioni prepostealla diplomazia economica e all’internazionalizza-zione devono creare le condizioni perché le impresepossano agire nelle migliori condizioni possibili,senza essere penalizzate dalle deficienze del cosid-detto “sistema Paese”».

Come si traduce questa volontà da parte del go-verno?«Sul piano interno si sta impegnando, con progressipiù o meno rapidi, a rimuovere gli ostacoli che limi-tano la competitività delle nostre aziende come l’ac-

Diplomazia,strumentodi crescita

Esteri

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cesso al credito, la sottocapitalizzazione, il red tape,il costo del lavoro, la giustizia, la corruzione e altroancora. Mentre sul piano esterno l’Italia negozia, bi-lateralmente e nel quadro dell’Unione europea, gliaccordi che servono a favorire i flussi commerciali,la conclusione di joint venture, l’attrazione degli in-vestimenti industriali e finanziari, l’eliminazionedella doppia imposizione fiscale».

Quali sono le priorità del nostro paese nel meritodei flussi commerciali? «Per l’Italia e l’Europa è interesse concludere unampio accordo di libero scambio tra gli Stati Uniti el’Ue, due economie che valgono circa la metà del Pilmondiale e coprono un terzo del totale dei flussicommerciali. Le stime indicano che la rimozionedella metà delle barriere non tariffarie e delle diffe-renze regolamentari esistenti tra i due blocchi eco-nomici produrrebbe un aumento di oltre 160 miliardidi Pil nell’arco di soli cinque anni. Al momento è incorso un perimetraggio del quadro negoziale, mal’obiettivo è di avviare il negoziato vero e proprioentro la prima metà del 2013. In un’accezione piùampia, il Governo Monti ha compiuto uno sforzo con-tinuativo per rassicurare gli investitori esteri sulla

credibilità e la tenuta del sistema economico ita-liano. Uno degli obiettivi essenziali - come dimostrala visita recente del premier in Kuwait, Qatar e negliEmirati - è di attrarre risorse finanziarie in Italia».

Quali importanti missioni imprenditoriali sonostate condivise finora e verso quali mercati strategici?«Il ministro Terzi ha guidato missioni in Egitto, Alge-

ria, India, Vietnam, Singapore, Indonesia e in altri paesiancora. Come sottosegretario, sono stata fra l’altro, de-legata a curare i rapporti con l’America Latina, dove esi-stono ormai rapidi tassi di sviluppo. Ho svolto missioninei paesi della cosiddetta “alleanza del Pacifico” comeColombia, Cile, Messico, e fra poche settimane sarò inPerù. Ho visitato anche l’Argentina, dove sono in au-mento i problemi per le nostre imprese, e il Brasile,dove il ministro Passera ha guidato una grossa mis-sione imprenditoriale. Ma ho ritenuto utile dedicarmianche ai paesi che si potrebbero definire mini-Bric, opre-Bric che non hanno le dimensioni di colossi comela Cina o l’India ma presentano una serie di nuove op-portunità per le imprese italiane».

Quali ad esempio?«Si distinguono tutti per l’apertura del mercato agliinvestimenti e al commercio, per gli alti

Marta Dassù, sottosegretario diStato del Ministero degli affariesteri

Marta Dassù

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tassi di crescita, per la presenza di una classe mediain espansione e per la determinazione a realizzaregrandi opere infrastrutturali, in molti casi di portatacontinentale, come i cosiddetti corridoi ferroviari bi-oceanici. Aggiungerei che il relativo rallentamentodella Cina ha colpito nel 2012 anche il nostro export.Nella mia altra area di delega, ovvero i Balcani e ingenere la Eastern partnership fino alla Russia, misono concentrata su due dossier: la creazione della"macro-regione" adriatico-ionica, che avrà al centroprogetti infrastrutturali, ambientali e turistici, e lenuove vie dell’energia».

Sotto il profilo economico, quali futuri scenariinfrastrutturali ed energetici potrebbero riguar-dare il nostro Paese? «L’84% del fabbisogno energetico del nostro Paese ècoperto da importazioni, contro una media del 53 percento nel resto d’Europa, perciò è evidente come ilversante internazionale abbia un impatto immediatosul nostro equilibrio. Per l’Italia, la sicurezza degliapprovvigionamenti e la diversificazione delle fontisono obiettivi centrali anche di politica estera. Nelladomanda futura di energia, le fonti tradizionali comeil petrolio perderanno terreno a fronte di gas e rin-novabili, con carbone e nucleare che manterranno

grosso modo la quota attuale. Alcuni sviluppi, comela ripresa della produzione petrolifera in Iraq e inLibia, la realizzazione di nuovi gasdotti per portarein Europa il gas del Caucaso e dell’Asia Centrale e so-prattutto la “tight oil and shale gas revolution” negliStati Uniti, avranno conseguenze di vasta portata suimercati e sui flussi energetici, con conseguenze geo-politiche difficilmente prevedibili».

Come cambieranno gli interessi energetici tra ipaesi?«Il World Energy Outlook 2012, appena pubblicato,stima che gli Usa diventeranno il primo produttoredi petrolio nel 2020 e raggiungeranno l'autosuffi-cienza energetica entro il 2035, grazie alle nuove tec-niche estrattive. Stiamo valutando in che modoquesto influirà sulla politica statunitense in MedioOriente. In questo scenario fluido, l’Italia aspira asfruttare la propria posizione geografica per diven-tare il principale hub del gas per il sud dell’Europa eper questo, guarda con favore al cosiddetto “corri-doio Sud” per il gas proveniente dal Caucaso attra-verso la Turchia, in particolare con il progetto digasdotto Tap. Così com’è rilevante il progetto SouthStream che, attraverso il Mar Nero e i Balcani, por-terà gas dalla Russia all’Italia».

Esteri

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Italia e Kenya hanno rinsaldato lo scorso giugno laloro collaborazione, siglando un nuovo accordo ven-tennale sulla base spaziale “Luigi Broglio” di Ma-lindi, gestita fin dagli anni Sessanta dall’Univer-

sità La Sapienza mediante il Centro ricerche progettoSan Marco.La ratifica dell’accordo è un riconoscimento degli sforzicongiunti dell’Asi e del Ministero degli esteri nel rinno-vare la presenza italiana già da tempo attiva in Kenya, acui seguiranno protocolli tematici per la realizzazione, intempi brevi, di una serie di progetti comuni come il cen-tro regionale di osservazione della Terra. «Oltre alla tra-dizionale cooperazione in ambito spaziale, è in costantecrescita il numero di keniani che hanno scelto l’Italiaper completare gli studi» racconta Paola Imperiale dal-l’Ambasciata italiana di Nairobi, che illustra gli scenarieconomici in costante crescita e gli interessi delle nostreimprese sul territorio.

Quali sono i temi di maggiore attualità che l’Italiapersegue con il governo keniano?«Le relazioni bilaterali sono eccellenti, puntualizzate dafrequenti incontri al più alto livello e declinate non sol-tanto sugli aspetti di cooperazione bilaterale ma anche

sui temi più importanti di attualità internazionale. L’Ita-lia è tra i principali paesi donatori del Kenya e la nostraazione si sviluppa nel settore dell’approvvigionamentoidrico, della salute e dello sviluppo urbano della grandebaraccopoli di Korogocho. Nel distretto di Malindi, adesempio, l’Italia è intervenuta per migliorare l’ospedalepubblico, costruire scuole e offrire incentivi ai pesca-tori. Colgo l’occasione per ringraziare privati, Ong e mis-sionari che con il loro operato contribuiscono al miglio-ramento delle condizioni di vita delle comunità localipiù svantaggiate e per quanti in Italia contribuiscono asostenere le loro attività».

In ambito di sviluppo e crescita economica, come idue paesi cooperano e intensificano gli scambi com-merciali e il trasferimento delle conoscenze?«Il Kenya, come tutta l’Africa, registra in questo periodoun tasso di crescita notevole rispetto ad altre aree geo-grafiche mantenendo un incremento del Pil del 5% an-nuo, grazie anche a un settore privato in rapida espan-sione. Esistono qui nuove opportunità nel settorepetrolifero, a cui sono interessate anche aziende ita-liane, e minerario. L’affermazione di una classe mediakenyota può consentire nuovi sbocchi per il mercato ita-

Kenya,nuove opportunitàdai privatiIl Pil cresce del 5% annuo e si afferma una classe media che puòconsentire nuovi sbocchi per il mercato italiano del design e della moda.«Le aziende del nostro Paese guardano con interesse anche al settorepetrolifero» afferma l’ambasciatrice Paola Imperiale

di Elisa Fiocchi

Esteri

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Paola Imperiale

dal sottosegretario Marta Dassù da cui è chiaramenteemersa la natura strategica dell’obiettivo di allargarela rappresentanza femminile nel mondo diplomatico.È una sfida non certo facile da raggiungere nel breveperiodo, che potrebbe anche consentire una leader-ship dal volto più umano».

Quali azioni e scelte politiche future, ritiene impor-tanti per rafforzare e rendere sempre più accessibileil ruolo delle donne nella diplomazia internazionale?«Restano ancora poche le donne in diplomazia. Misureimportanti sono già state adottate dalla Farnesina,come la decisione di favorire le donne nel concorso di-plomatico e l’adozione di un piano triennale 2012-2014per la trasparenza e l’integrità in cui si incoraggia ilconferimento e l’assunzione di incarichi di responsabi-lità da parte del personale femminile. Nel Piano diazioni positive si promuovono, inoltre, politiche di con-ciliazione tra le esigenze di lavoro e la vita privata.L’empowerment delle donne è il tema prioritario dellanostra cooperazione allo sviluppo anche in Kenya e ilnostro contributo allo svolgimento delle prossime ele-zioni sarà interamente dedicato all’educazione civicadell’elettorato femminile».

Paola Imperiale, a capo dell’Ambasciata italiana di Nairobi in Kenya

liano del design e della moda. La bilancia commerciale èda sempre a noi favorevole, grazie soprattutto alle nostreesportazioni nei settori della meccanica, dell’impianti-stica e delle macchine utensili».

Come s’intrecciano gli scambi economici con quelliculturali e scientifici?«A novembre abbiamo organizzato a Nairobi un eventoper promuovere le eccellenze italiane e il made in Italycon l’obiettivo di aumentare la conoscenza del sistemaproduttivo italiano e del nostro patrimonio culturale.Al fine di favorire lo scambio scientifico tra le univer-sità locali e i nostri atenei, sono in corso numerose col-laborazioni, soprattutto nel settore dell’innovazionesanitaria».

Parlando della sua carriera, lei è entrata nella di-plomazia nel maggio 1978. Come giudica il ruolo e ilpeso delle donne in ambito internazionale?«Sono entrata in quell’anno ma solo più tardi ho presocoscienza delle difficoltà di conciliare gli impegni dilavoro con le responsabilità della famiglia e di madrein particolare. Oggi mio figlio Federico è ormai stu-dente all’università. Poco tempo è trascorso dal re-cente convegno “Women in Diplomacy” organizzato

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Nelle terre croate, principalmente in Istria,Fiume e Dalmazia, circa 35mila italiani sisono organizzati nel corso dei secoli in qua-rantasei comunità autoctone che hanno man-

tenuto cultura, lingua e identità del nostro Paese pur in-tegrandosi perfettamente con la popolazione locale. Èsolo una delle peculiarità che legano a doppio filo i rap-porti tra Italia e Croazia, due paesi che, dal luglio 2013,condivideranno anche l’appartenenza all’Unione euro-pea e porteranno avanti progetti comuni per la creazionedella macroregione adriatico-ionica. Emanuela D’Ales-sandro, ambasciatore italiano a Zagabria, illustra i com-piti politici e le attività di assistenza che scandiscono ilsuo lavoro e accende i riflettori sul ruolo delle donnenelle carriere internazionali che oggi, in Italia, raggiun-gono le 167 presenze, pari al 18,5%, su un totale di 904 di-plomatici. «In Italia le cose stanno finalmente cambiando– afferma D’Alessandro – e nei bandi di concorso per lacarriera diplomatica è espressamente incoraggiata lacandidatura femminile, così come in quelli delle orga-nizzazioni internazionali». Attualmente sono tredici leambasciatrici impegnate nella carriera internazionalesu un totale di 130, un numero mai registrato prima nelnostro paese che lascia ben sperare per il futuro.

La prima donna a diventare segretario di Stato ame-ricano, Madeleine Albright, diceva che le donne se siorganizzano e lo vogliono davvero possono avere tutto.È davvero possibile in un paese come l’Italia?«Non solo è possibile ma si deve fare. In Italia c’è oggipiù attenzione e consapevolezza alla problematica. Aluglio, il ministro Terzi in occasione di una conferenzainternazionale sul ruolo delle donne in diplomazia inFarnesina ha richiamato l’attenzione sul peculiare con-tributo delle donne nella politica estera. Penso alletante azioni svolte dal nostro paese, ad esempio la ri-soluzione 1325 del 2000 su donne pace e sicurezza,l’aumento del numero di donne nei contingenti delleforze armate, una maggiore partecipazione femminileai processi di pace, la protezione dei diritti delle donnenelle situazioni di conflitto».

Tornando alla sua carriera, lei ha prestato servi-zio prima a Budapest, presso l’Ambasciata d’Italia,poi a Vienna e dal 2011 è ambasciatore italiano aZagabria. Cosa l’ha spinta a intraprendere la car-riera diplomatica?«La nomina di ambasciatore a Zagabria rappresenta ilcoronamento di un’intera carriera in cui tra i miei va-lori c’è senz’altro l’appartenenza a una famiglia di fun-

Il camminoeuropeodella CroaziaEmanuela D’Alessandro, ambasciatore italiano a Zagabria,rivela le strategie politiche ed economiche che legano questo paeseall’Italia anche in vista dell’ingresso, nel luglio 2013, nell’Unione europea

di Elisa Fiocchi

Esteri

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Emanuela D’Alessandro

canica, dove la Croazia gioca un ruolo rilevante. È, in-fatti, un modello nel suo percorso d’inserimento nell’Ueper quei paesi che procedono verso l’adesione. Vi è,inoltre, la possibilità di cooperare nella difesa della li-bertà di religione, essendo la Croazia un paese in cui ol-tre l’80% della popolazione è di fede cattolica e cri-stiana. Quanto ai rapporti bilateriali, l’Italia è il primopartner commerciale della Croazia, con centinaia diaziende che operano sul territorio, legame che vo-gliamo ulteriormente sviluppare. Infine, ci sono inte-ressi comuni nelle politiche culturali».

Come sta lavorando per contribuire alla formazionedella macroregione adriatico-ionica?«La strategia è stata lanciata nella primavera del 2010 in-sieme alla Grecia e alla Slovenia e ha visto in seguitol’adesione della Croazia, alla quale si sono associati Al-bania, Montenegro, Bosnia e Serbia, otto paesi uniti conl’obiettivo condiviso di ottenere il conferimento del man-dato del Consiglio europeo alla commissione per l’elabo-razione operativa della strategia. L’approvazione defini-tiva avverrà nel 2014 e si tratterà di un passo importanteanche in termini economici, oltre che di uno strumentoper tenere i paesi balcanici occidentali ancorati alla pro-spettiva europea».

Emanuela D’Alessandro,ambasciatore italianoa Zagabria

zionari pubblici che ha dedicato la vita allo Stato e chesin da piccola mi ha trasmesso un esempio importante.Chi intraprende questa carriera deve, infatti, pensareal Paese, al desiderio di essere utile e di lavorare per glialtri. Per fare questo mestiere serve anche tanta pas-sione grazie alla quale si superano i sacrifici che unavita del genere comporta».

Dall’1 luglio 2013 la Croazia entrerà a far parte del-l’Unione europea: come cambieranno i rapporti diplo-matici con gli altri paesi e il suo ruolo all’interno del-l’ambasciata?«L’Italia ha sempre dato un costante supporto a questocammino, rettificando per prima il trattato di adesioneche è poi stato siglato da altri diciotto membri. Un chiarosegno di eccellenza nei rapporti che intercorrono tra idue paesi, rafforzato anche dall’incontro avvenuto loscorso anno tra i due presidenti della Repubblica. La co-mune appartenenza di Italia e Croazia all’Unione europeaaprirà nuove prospettive di collaborazione che l’amba-sciata avrà il compito di consolidare a tutti i livelli».

Quali sono gli interessi comuni condivisi dai duepaesi?«In ambito politico, si opererà per valorizzare l’areadel Mediterraneo con una comune politica in area bal-

SONO TREDICILE AMBASCIATRICI IMPEGNATENELLA CARRIERA INTERNAZIONALE.TREDICI SU UN TOTALE DI 130,UN NUMERO MAI REGISTRATOPRIMA NEL NOSTRO PAESE

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Alla scoperta del mondoNiente internet, e-mail e spostamenti low cost. Negli anni Sessantaviaggiare era un privilegio, così come ricoprire un ruolo nella diplomazia.Soprattutto per le donne, come racconta Rosa Maria Chicco Ferraro

di Elisa Fiocchi

Afine novembre è terminato l’incarico diambasciatore d’Italia a Tallinn di Rosa Ma-ria Chicco Ferraro, unica donna nel nostroPaese a entrare in carriera diplomatica nel

1968, lo stesso anno in cui consegue la laurea in Giu-risprudenza all’Università di Milano. «Quando ho ini-ziato l’università, nel 1964, era stata appena abolitala norma che vietava alle donne l’accesso ad alcunecarriere, tra cui quella diplomatica» racconta l’am-basciatore uscente, classe 1945. «E, forse, la mia de-cisione di tentare il concorso diplomatico che ho su-perato quale unica donna, è stata anche una forma diprotesta diretta a dimostrare che le donne sono ingrado di svolgere, con perizia sicuramente non infe-riore a quella degli uomini, le attività dalle qualierano state escluse». Seguono anni in giro per ilmondo tra Berna, Pretoria, Francoforte, Dublino,

Roma, Bonn, Capodistria. Perchè allora viaggiare eraun lusso per pochi e «la motivazione più profonda ecomune a molti diplomatici» era il desiderio di sco-prire il mondo.

Com’era considerata negli anni Sessanta la figuradel diplomatico?«Non c’erano internet, l’e-mail e i voli low cost. I di-plomatici erano sotto quest’aspetto dei privilegiatipoiché avevano la possibilità di stabilire contatti eamicizie in tutto il mondo e di accedere a un grandepatrimonio di informazioni da tanti paesi. Il deside-rio di viaggiare, vedere il mondo, entrare in contattocon tante diverse culture fu il motore principale perintraprendere questa carriera».

Oggi come giudica la presenza e l’influenza delledonne italiane nella diplomazia internazionale?«Fino a una decina di anni fa le donne entravano in di-

Esteri

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Rosa Maria Chicco Ferraro

ai coniugi dei diplomatici il perseguimento di unapropria carriera, e rinunciare al proprio lavoro perseguire il consorte diplomatico in giro per il mondoè ancora più difficile per i mariti di quanto non lo siaper le mogli».

Cosa le ha lasciato l’esperienza a Tallinn?«Quando si arriva colpisce l’elevatissimo grado di in-formatizzazione in Estonia, o meglio E-stonia, comel’ha recentemente chiamata un articolista del NewYork Times, impressionato dal fatto che in questopaese lo studio dei principi elementari di program-mazione informatica è stato introdotto fin dai primianni delle scuole elementari».

Italia ed Estonia quali interessi e strategie con-dividono?«Questi due paesi condividono numerose caratteri-stiche, e vi è un grande interesse in Estonia per lamusica, l’arte e la cultura italiana. Ad esempio, è inforte crescita il numero dei turisti e studenti estoniche si recano in Italia e viceversa, ed anche l’inter-scambio di beni e merci è aumentato di molto negli ul-timi anni. Vi sono ancora in Estonia numerose inte-ressanti prospettive e possibilità per le nostreimprese, da esplorare e approfondire, rivolgendosiproprio all’ambasciata a Tallinn».

plomazia in un numero non superiore a poche unitàper ogni concorso, ma il loro numero negli ultimi anniè andato aumentando e nell’ultimo concorso che si èappena svolto le donne sono state 15 su 35, e le primecinque classificate sono di sesso femminile».

Per quanto riguarda, invece, le donne al vertice diun’ambasciata?«Purtroppo, in questi casi, il numero è ancora moltoesiguo, poiché la carriera diplomatica procede moltolentamente: per svolgere funzioni di ambasciatoreoccorre almeno una ventina d’anni di anzianità e ledonne diplomatiche che entravano in carriera unaventina di anni fa erano poche e si trovavano, nel-l’avanzamento di carriera, a fronteggiare difficoltàmaggiori di quelle dei colleghi uomini. Per cercare dirisolvere queste situazioni di svantaggio è nata, un-dici anni fa, l’associazione Donne italiane diplomati-che e dirigenti (Did), alla quale sono iscritte circa il70% delle donne diplomatiche e dirigenti che occu-pano posizioni apicali del Ministero degli affari esterie della sua rete estera».

A quali ostacoli si va incontro scegliendo una car-riera diplomatica?«Con i continui spostamenti in giro per il mondoogni 3-4 anni, la vita diplomatica rende impossibile

CIÒ CHE COLPISCE, QUANDO SI ARRIVA IN ESTONIA,È L’ELEVATISSIMO GRADO DI INFORMATIZZAZIONE

Rosa Maria Chicco Ferraro,ambasciatore d’Italia uscente in Estonia

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Ha guidato oltre cento militari nel difficile teatro operativo afgano.Un’esperienza impegnativa e ad alto tasso emotivoche ha portato Silvia Greco a «valutare diversamentegli aspetti che caratterizzano la mia vita in Italia»

di Giacomo Govoni

Per sei mesi a tu per tu con i ribelli afghani. Èstato questo lo scenario che, fino allo scorsosettembre, ha caratterizzato le giornate diSilvia Greco, comandante della III compa-

gnia del 9° reggimento di fanteria “Bari” di stanza aTrani. A soli 34 anni e alla sua prima missione in Af-ghanistan, la giovane ufficiale in forza all’Esercitoha condotto un’unità operativa costituita da 110 mi-litari tra uomini e donne, operando principalmentefra Shindand e Camp Arena, la base italiana a Herat.«Sono tornata da circa tre mesi dall’Afghanistan –spiega Greco – dove la mia Compagnia, equipaggiatacon mezzi, armamenti e sistemi tecnologicamenteavanzati quali i veicoli blindati medi 8X8 “Freccia”, siè occupata del pattugliamento di aree ad alto rischio,al fine di proteggere la popolazione afgana e le nostrebasi dalle minacce degli insurgents».

Come si sono svolte le operazioni?«Le attività erano sempre in coordinamento con leforze di sicurezza afgane per sviluppare in manierarapida ed efficace il processo di transizione: lo scopodell’operazione Isaf oggi è appunto restituire agli af-gani la responsabilità della sicurezza del loro Paese.Io, in prima persona, ho pianificato alcune attivitàoperative con giovani ufficiali afgani, instaurandoproficui rapporti umani e professionali».

Così giovane e già alla testa di un’unità operativamolto nutrita. Ricorda momenti in cui le difficoltà,umane e professionali, hanno superato le attese? «Per i comandanti le difficoltà in un teatro impegna-tivo come quello afghano sono all’ordine del giorno edi varia natura: il clima torrido nei mesi estivi, le li-nee telefoniche che impazzivano per giorni interiisolandoci dal mondo, le notti insonni per paura degliattacchi con razzi alla nostra base. E non ultimo il di-sagio per la precarietà logistica, visto che si dormivain branda, con i servizi igienici distanti decine di me-tri. Ammetto che queste criticità mi hanno costrettoa un grande sforzo di concentrazione e a un costanteriesame delle azioni intraprese per fronteggiarle».

Su cosa ha fatto affidamento nei momenti più duri?«In molti casi mi è tornato utile l’addestramentoagli “imprevisti” condotto insieme alla mia Compa-gnia in vista dell’impiego operativo. Altre volte hofatto ricorso agli strumenti acquisiti durante la miaformazione in Accademia. E nelle occasioni, per for-tuna poche, in cui l’indeterminatezza obbligava aimprovvisare, ho agito mettendo al primo posto lasicurezza del personale alle dipendenze, a cui in-fondevo coraggio e assicuravo il mio costante af-fiancamento. Mai, però, queste difficoltà hanno su-perato le mie aspettative. I ritmi incalzanti

Nella terra degli insorti

In prima linea

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Silvia Greco, comandantedella III compagnia del 9°reggimento di fanteria “Bari”di stanza a Trani

dell’impiego in Afghanistan non concedono spaziall’incertezza. In ogni caso, lo spirito di gruppo e laguida di straordinari comandanti mi hanno dato laforza di superare anche i momenti più delicati».

Quali immagini dell’esperienza afgana le sono ri-maste negli occhi?«L’Afghanistan rimane soprattutto impresso nelcuore: mi hanno indotto a riflettere e valutare diver-samente gli aspetti che caratterizzano la mia vita inItalia. Uscire dalla base significava fare un salto in-dietro di secoli: i villaggi di misere capanne di terra,paglia e acqua, le donne che attingevano l’acqua dasottili fiumiciattoli. Un’immagine che non scorderòmai è quella dei bambini che chiedevano l’acqua alnostro passaggio nei villaggi: in estate, con una tem-peratura superiore ai 50 gradi, i ragazzini non ave-vano di che sfamarsi e dissetarsi».

Altre scene difficili da dimenticare?«Era frequente vedere coppie di coniugi al bordo dellestrade in cui la donna rivolgeva sempre le spalle allastrada benché coperta da un burqa integrale. A di-mostrazione del fatto che, in alcune aree dell’Afgha-nistan, a molte donne è ancora negata la possibilità di“affacciarsi” alla conoscenza del mondo. Ma soprat-tutto gli sguardi degli uomini e delle donne della miaCompagnia, i miei ragazzi che, nonostante i rischi e lecondizioni critiche, erano sempre tranquilli e deter-minati. Per me era una vista rassicurante perché sa-pevo di poter contare su di loro».

Prima di partire ha dichiarato che l’integrazione digenere nell’Esercito è ormai compiuta. Quali valori in-novativi ha portato la donna nella sfera militare?«Il mio impiego da “comandante di uomini”, in unteatro operativo come quello afgano, dimostra che

Silvia Greco

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mente competitivi e anchetra colleghi dello stessosesso. L’attitudine militare

non ha sesso. È un’inclinazione innata, che si per-feziona con studi e addestramento. Posso affermarein tutta onestà che le donne impiegate alle mie di-pendenze in Afghanistan hanno sopportato situa-zioni di altissimo stress con uguale fermezza deicolleghi uomini. È chiaro che un ambiente esclusi-vamente maschile per decenni, abbia avvertito l’in-gresso delle donne. Ma la diversità non può che co-stituire un arricchimento».

Dopo l’impegno nel contingente italiano in Afghani-stan, a quali sfide aspira in futuro?«Da buon soldato non posso che dirmi pronta ad as-solvere qualsiasi incarico la mia Forza armata vorràaffidarmi. Nel futuro spero ci siano ancora occa-sioni per comandare unità operative. Comando in-teso non in senso autoritario, ma come occasioneper guidare e orientare i soldati con l’esempio, con-dividere con loro sentimenti ed esperienze extra-ordinarie, nella consapevolezza che il nostro con-tributo serve a sostenere Paesi dilaniati da conflittied elevare l’immagine dell’Italia nel mondo».

le forze armate italiane, e in partico-lare l’Esercito, hanno mantenuto lapromessa di impiegare le donne in in-carichi assolutamente paritetici agli uomini. Conl’entrata delle donne, i valori dell’ambiente mili-tare non sono cambiati: sono eterni e immutati. Si-curamente in Afghanistan la presenza delle donneha consentito ai contingenti di comunicare con lapopolazione femminile del posto, altrimenti im-possibile da raggiungere. Mi riferisco ai “femaleengagement team” che hanno raccolto le istanzedelle donne afghane traducendole in input per ilcontingente che ha potuto così adottare un ap-proccio molto più vicino alla popolazione afghanae soddisfarne i reali bisogni».

Talvolta, tuttavia, si registrano casi di colleghi uo-mini che si appellano alla presunta “insufficienza inattitudine militare” delle donne. Come interpreta que-ste forme di ostruzionismo e quanto toccano anche larealtà armata italiana?«Per la mia esperienza posso dire di non aver maisubito atteggiamenti di ostruzionismo. Detto ciò,non posso escluderne l’esistenza. Credo, tuttavia,che tali casi si verifichino in tutti i settori alta-

DELL’AFGHANISTANNON SCORDERÒMAI I BAMBINICHE CHIEDEVANOL’ACQUA AL NOSTROPASSAGGIO

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Armata di passione

Le forze armate italiane contribuiscono con pocomeno di 4.000 militari alla missione Isaf dellaNato in Afghanistan. Il nostro contingente,schierato nella regione di Herat e impegnato in

attività di mantenimento della sicurezza in coopera-zione con le forze di sicurezza afgane, sta assistendo ne-gli anni a una progressiva crescita della componentefemminile, impiegata anche in posizioni delicate e di re-sponsabilità. È il caso di Chiara Aldi, capitano dell’Aero-nautica presso il 102° Gruppo Volo del 6° stormo di Ghedi(Bs) con l’incarico di capo nucleo informazioni operative,rientrata da poche settimane da «una delle esperienzepiù interessanti della mia vita in Aeronautica militare».Sono cariche di orgoglio le parole di Aldi che nel riper-correre a mente i passaggi salienti di una missione chel’ha tenuta per mesi lontana da casa e dalla piccola figliadi 3 anni, non nasconde la soddisfazione di averla con-dotta a termine con successo. E soprattutto in quella ve-ste professionale che, fin dagli anni della scuola, si sen-tiva cucita addosso.

Vocazione, voglia di servire il Paese, passione per leforze armate. Saprebbe riconoscere le molle chel’hanno spinta a indossare l’uniforme e quando sonoscattate?«Quando nell’agosto del 2000 è stata concessa la possi-bilità alle donne di accedere ai concorsi per indossare ladivisa, ho pensato che il mio sogno poteva realizzarsi. Hosempre guardato con ammirazione i militari che incro-ciavo per la strada e quasi invidiavo i miei amici che po-tevano andare a fare l’anno di militare. Servire il mioPaese in armi, indossare la divisa, far parte di quelmondo di “fratelli” in cui amicizia, solidarietà, spirito diabnegazione e sacrificio sono elementi fondamentali,era davvero il mio sogno».

Da ragazza invidiava i suoi amici maschi «che potevano andarea fare l’anno di militare». Oggi, da ufficiale dell’Aeronautica militare,si misura con teatri caldi come quello afghano.La vocazione per la divisa di Chiara Aldi è diventata realtà

di Giacomo Govoni

A Herat ha ricoperto l’incarico di mission monitor deiPredator. Può spiegarci quali mansioni ha svolto nelconcreto?«Il mission monitor è stato tra gli incarichi più interes-santi che ho svolto fino a oggi nella mia carriera in Ae-ronautica militare. Il Predator è un aereo a pilotaggioremoto con compiti di intelligence, sorveglianza e rico-gnizione. Il mission monitor rientra nel processo di pia-nificazione di una missione operativa assieme ai piloti,sensor operator e analisti d’immagine. La missione deveessere pianificata nei minimi dettagli».

Chiara Aldi, capitanodel 6° stormo 102° Gruppo Volodell’Aeronautica a Ghedi,in provincia di Brescia

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Chiara Aldi

Come si sviluppa sul campo?«Quando per esempio viene richiesta una scorta a unconvoglio di truppe a terra, il mission monitor deve ren-dere sicuro il suo movimento lungo il tragitto. Oppurenello scovare eventuali ordigni lungo le strade: nel mo-mento in cui, come accade, gli operatori dovessero in-cappare in qualcosa di sospetto, passano l’informazionealla componente terrestre che mette in essere tuttequelle procedure per disinnescare gli ordigni senza farliesplodere. Altre volte il Predator è chiamato a creareuna cornice di sicurezza di un’area calda, in modo daneutralizzare eventuali attentati terroristici evitandoin questo modo la morte e il ferimento sia di personalemilitare Isaf sia che civile».

In base alla sua esperienza, quali differenze coglienell’approccio femminile a contesti bellici? In altreparole, quanto la sensibilità di genere si riflette nellaconduzione di operazioni militari?«In Aeronautica le donne possono accedere senza pre-clusioni a tutte le specialità e ruoli e pertanto anche nei

teatri operativi i compiti assegnati sono gli stessi delpersonale maschile. Posso tranquillamente affermareche le donne si sono integrate alla perfezione».

Da madre in divisa, a quali traguardi di crescitaprofessionale aspira all’interno dell’Aeronautica esu quali palcoscenici, di pace o di guerra, si vede neiprossimi anni?«Una risposta precisa a questa domanda non possofornirla, in quanto non sono a conoscenza dei pro-getti che mi riserverà l’Aeronautica militare. Non sodove servirà la mia presenza e dove il mio Comandoavrà la necessità di impiegarmi. Per il momento sonoimpiegata al Comando operativo di vertice inter-forze. Tuttavia, devo dire che aver scelto di essere unmilitare mi porta a dire che la mia bambina sa che lasua mamma potrebbe andare a “lavorare lontano”così com’è successo, allo stesso modo di come fannoi miei colleghi papà. Anche noi donne dobbiamo pri-varci dell’affetto dei nostri cari per assolvere la mis-sione che ci viene assegnata».

POSSO TRANQUILLAMENTEAFFERMARE CHE IN AERONAUTICAMILITARE LE DONNE SI SONOINTEGRATE ALLA PERFEZIONE

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Donne d’impresa

Antonella Mansi,consigliere di amministrazione

e dirigente di Nuova Solmine e di SolBat,è vicepresidente di Confindustria

con delega all’organizzazione

L’approccio cooperativo delle donneè una delle caratteristiche vincentiche caratterizza l’impresaal femminile. Antonella Mansispiega perché le aziende in rosaspesso hanno una marcia in più

di Nicolò Mulas Marcello

In uno scenario di incertezza diffusa a livello eco-nomico e imprenditoriale, emerge un dato impor-tante che rivela come le imprese al femminileresistano alla crisi maggiormente rispetto a quelle

a conduzione maschile: «In molti casi le imprenditrici –spiega Antonella Mansi, vicepresidente di Confindustria– si relazionano con i propri collaboratori con una mo-dalità dialogante e partecipativa, che si traduce anchein un’attenzione alla persona, particolarmente necessa-ria in situazioni lavorative stressanti».

Di fronte agli ultimi dati del Pil lei ha affermato:«Non siamo molto sereni, saranno mesi molto impor-tanti e caldi». Cosa si aspetta dal futuro?«Non posso che confermare quanto avevo già affermato.Il periodo che abbiamo di fronte è estremamente com-plesso. I dati purtroppo non consentono di pensare a sce-nari a tinte più chiare: ci sono ancora troppe ombre,l’economia globale rimane debole, gli indicatori dell’Eu-

La forza delle idee

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Antonella Mansi

rozona mostrano un peggioramento della recessione. Siè allontanato il rischio della deflagrazione dell’Europamonetaria ma non si riesce ancora a trovare il bandolodella matassa per dipanare l’intricata questione della re-cessione da una parte e le necessarie restrizioni di bi-lancio dall’altra. Non possiamo essere sereni, mapossiamo e dobbiamo essere fiduciosi. Non possiamo es-sere sereni perché nel nostro Paese abbiamo di frontemolte incognite e molti nodi politici da sciogliere che oc-cupano l’agenda dell’Italia nel prossimo semestre. Do-vremmo andare compatti e spediti verso una politica dicrescita che sappia premiare la parte produttiva delPaese, quella in grado di essere volano di ripresa a van-taggio di tutti. Tuttavia siamo fiduciosi, perché crediamonelle capacità delle nostre imprese, nella loro forza e inquel coraggio che dimostrano quotidianamente andandoavanti nonostante tutto, nel reinventarsi ogni giorno al-largando i propri orizzonti. E poi dobbiamo avere fiduciaperché il mondo va avanti, pezzi di mondo “spingono” conritmi ancora sostenuti».

Cosa manca secondo lei nell’operato del governo,che aiuti l’economia ad avere un nuovo slancio?«Manca forse il coraggio di essere più incisivi nel breveperiodo. Nell’operato del governo ci sono sicuramentemolti buoni spunti che potranno dare qualche segnale,

LA DISOCCUPAZIONE GIOVANILERISCHIA DI DEPAUPERARE

IL PAESE E LE NOSTRE IMPRESEDI UN GRANDE PATRIMONIO

DI CONOSCENZE

ma in differita. Ci sono scelte di politica economica chevanno nella giusta direzione di modernizzare il Paese ecreare un ambiente più favorevole alle attività impren-ditoriali. Quello che mi sembra non sia stato ancora fattoè il varo di misure incisive dirette a sostenere la crescitain tempi rapidi. Il contesto richiede misure eccezionaliperché viviamo una situazione eccezionale. Quello cheè mancata finora, in un momento così drammatico, è lacapacità di incidere in modo diretto, e in tempi rapidi,sulla ripresa delle attività economiche. Confindustria ri-tiene che si debba fare di più per ridare nuovo slancio al-l’economia e abbiamo anche indicato nelle sediistituzionali quali dovrebbero essere le misure più ur-genti per sostenere nell’immediato il nostro sistemaproduttivo e le imprese nel loro complesso. Fra questeabbiamo ribadito la necessità di intervenire sul cuneofiscale e contributivo, che ha raggiunto livelli non piùtollerabili e su cui è urgente incidere in modo significa-tivo. Un altro fattore centrale di competitività e di cre-scita è dato dagli investimenti in infrastrutture. Altri

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temi prioritari per la crescita sono certa-mente la ricerca e la semplificazione bu-rocratica».

Secondo un rapporto di Unioncamerele imprese al femminile sembrano resi-stere alla crisi di più di quelle guidatedai colleghi uomini. Questa è anche lapercezione di Confindustria?«Le imprese femminili dimostrano unamaggiore vitalità in questa fase di crisi, come anche unamaggiore capacità di adattamento e di diversificazione.Credo che, in questo caso, entri in gioco la capacità tuttafemminile di essere multitasking, di saper gestire con-temporaneamente i diversi aspetti della vita e del lavoro,ma anche assicurare una maggiore concretezza. Un altrofattore di successo di un’impresa al femminile può esserela capacita delle donne di avere un approccio cooperativoanche all’interno della propria azienda. Tengo comunquea sottolineare che la resistenza delle imprese non è sololegata a una “differenza di genere”, ciò che fa la differenzaè la forza delle idee, dell’intuito, della determinazione e lacapacità nell’andare avanti, caratteristiche queste tra-sversali a buone attività di intrapresa, femminili o ma-schili che siano».

Le imprese femminili continuano a essere media-mente più giovani di quelle maschili. Le imprenditricicredono di più nella giovane forza lavoro secondo lei?«I giovani in genere sono propulsori di innovazione erappresentano la linfa vitale per le imprese, e una as-

sicurazione per la loro continuità. Penso che questosia un dato di fatto riconosciuto da tutti gli imprendi-tori. Una maggiore presenza dei giovani nelle impresefemminili credo possa essere collegata in molti casiall’età delle aziende stesse. Le imprese al femminilesono statisticamente più recenti, i dati ci dicono in-fatti che fra le nuove imprese molte sono al femmi-nile. È un dato di fatto che nelle imprese più anzianec’è anche un problema di basso turn over aggravatodal periodo di crisi. La disoccupazione giovanile, comeci ricorda spesso anche il nostro presidente della Re-pubblica, è un problema del Paese che negli ultimianni ha visto riprendere un flusso migratorio soprat-tutto nelle fasce d’età più basse. Questo rischia di de-pauperare il paese e le nostre imprese di un grandepatrimonio di conoscenze, valore cui non possiamo ri-nunciare. Confindustria ha dato il buon esempio inquesti ultimi due anni con programmi specifici di in-serimento di giovani nelle proprie strutture ed è unimpegno che intendiamo rinnovare».

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Il coraggiodi cambiareLuisa Todini ne è convinta: per fare l’imprenditore serve amareil proprio lavoro e metterci la faccia. Ciò vale anche per gestirela cosa pubblica, che per tornare vicina ai cittadinideve saper rispondere ai loro bisogni

di Teresa Bellemo

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l’imprenditriceLuisa Todini

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Presidente della Todini Finanziaria, ex par-lamentare europea tra le fila del Pdl, ex pre-sidente della Fiec (i costruttori europei),siede in diversi consigli di amministrazione,

non ultimo quello della Rai dallo scorso luglio. Perquesto a Luisa Todini non piace la distinzione tra im-prenditore e imprenditrice, perché ciò che caratte-rizza il fare impresa sono e devono essere le idee, lacostanza, la capacità di rischiare e non l’apparte-nenza di genere. È così in molti paesi europei e do-vrebbe esserlo anche in Italia, ma spesso nel nostroPaese per una donna fare l’imprenditrice è più com-plicato, soprattutto per la mancanza di reti di assi-stenza per quelle donne che oltre a fare le imprendi-trici devono seguire anche la famiglia. Una difficoltàche si riscontra anche a livello finanziario: una ri-cerca condotta dalla Fondazione Bellisario ha, infatti,dimostrato che le donne incontrano maggiori diffi-coltà a ottenere credito dei loro colleghi uomini.Luisa Todini non nasconde le sue perplessità riguardoun momento storico che sta facendo emergere tutti imotivi, oltre alla crisi economica, per cui il nostroPaese riscontra difficoltà ad essere competitivo: undistacco sempre più ampio tra classe dirigente e cit-tadini, pesantezza della burocrazia e un welfare chenon favorisce l’occupazione femminile. Ma qualcosasta cambiando, prova ne è che nel 2009 proprio dei

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colleghi uomini l’hanno eletta presidente dell’Asso-ciazione dei costruttori europei. «Sono stata la primadonna a presiedere l’associazione. Credo che la leggesulle quote rosa nei consigli di amministrazione dellesocietà quotate e pubbliche, approvata di recente, im-porrà un significativo e positivo cambiamento dirotta, dimostrando che una maggiore presenza fem-minile al vertice potrà migliorare la performanceeconomica dell’intero sistema economico nazionale».

La situazione economica continua a essere com-plessa. Da cosa occorre ripartire, su cosa scommettere?«Dobbiamo essere grati al Governo Monti per avercicondotto sul binario giusto lontani dal default e con-divido la spending review purché vada a colpire dav-vero spese ed enti inutili. Ritengo che il 2013 debbaessere l’anno degli investimenti e degli stimoli allacrescita, attraverso la riduzione del cuneo fiscale edell’Irap, l’alleggerimento di tutti quegli oneri buro-cratici che allungano i tempi senza aggiungere va-lore o maggior sicurezza nel rispetto delle regole: oc-corrono 10 anni per le grandi opere, di cui 5 per laprogettazione - che comunque spesso non è di livellosoddisfacente - e 26 firme da parte di 11 enti diversi.Poi servono investimenti in ricerca e sviluppo e so-stegno all’export riorganizzando la rete estera e coni fondi recuperati finanziare attività promozionalidi sostegno al made in Italy. Infine, rilanciare le in-frastrutture anche attraverso i project bond, pianifi-care interventi per il territorio attuando sinergie trainfrastrutturazione, logistica e ambiente attraversol’edilizia sostenibile, la mobilità verde, l’efficienzaenergetica, la prevenzione idrogeologica».

È un momento di forte diffidenza nei confrontidella politica. Quanto tutto questo è giustificato? Leiha avuto anche un’esperienza politica, cosa può farela classe dirigente per frenare questo distacco?«La diffidenza verso la politica e la cosa pubblica, inparte sempre presente nel sostrato culturale e civico

di noi italiani, si è acuita negli ultimianni a causa delle ruberie e degliabusi di chi, in nome proprio odel partito, ha pensato atutt’altro che al bene co-mune. Le responsabi-lità sono di tutti noi,imprenditori inclusi,che dobbiamo faredi più per selezio-nare una classe po-litica degna del suoruolo. Penso peròche non sia tutto dabuttar via, esistonotanti casi virtuosi chenon fanno notizia e sinotano poco. Dobbiamosostenerli con un profondorinnovamento della classe diri-gente del Paese, dando molto piùspazio ai giovani e alle donne. Queste ultime,in particolare, hanno dato grande dimostrazione disaper essere oneste e competenti e le quote rosaconsentiranno un riequilibrio fino a quando ledonne saranno scelte solo per meriti e questo, sonoconvinta, avverrà sempre più spesso. Tutte le donneche conosco che hanno ricoperto o ricoprono ruoli divertice in regioni e comuni si sono comportate moltobene».

Cosa si è inceppato, a suo avviso, nel meccanismodei servizi al cittadino e delle imposte? Come tor-nare a una relazione maggiormente bilanciata?«I servizi pubblici lasciano spesso a desiderare perquesto diventa odioso pagare le tasse. Le nostrecittà avrebbero bisogno di avere trasporti pubbliciefficienti con strutture meno degradate, maggiori

Luisa Todini

IL 2013DEVE ESSERE

L’ANNO DEGLIINVESTIMENTI

E DEGLI STIMOLIALLA CRESCITA

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incentivi alla green mobility, decentramento dei mi-nisteri. Il basso tasso di occupazione delle donne è do-vuto anche all’insufficienza di politiche della mobi-lità e degli asili che favoriscano le famiglie con figli.L’ipertrofia amministrativa di regioni e province, acui finalmente questo governo sta ponendo rimedi,ha causato disaffezione dei cittadini e appesantito lagestione nazionale dei grandi progetti. Occorre unalegge elettorale che consenta la scelta dei candidati,che a loro volta non devono essere scelti solo dalle se-greterie di partito, ben vengano le primarie e le listeciviche espressione della società civile».

In Europa molti paesi hanno un welfare moltostrutturato che tenta di favorire le donne e la fami-glia. Quale, secondo lei, il modello da imitare?«In molti paesi europei dimostrano molta attenzionein tema di politiche di conciliazione tra lavoro e curadella famiglia. Penso alla Svezia, alla Norvegia, allaDanimarca e alla Finlandia, ma anche alla Francia,dove esistono politiche come facilità d’accesso agliasili nido, flessibilità d’orario e congedi parentali al-

ternati. E non è un caso che in molti di questi paesi itassi di occupazione femminile siano tra i più altid’Europa. Possiamo mutuare da questi Paesi moltebuone idee, non servono grandi programmi, ma pic-coli e diffusi interventi a livello locale come la co-struzione di asili nido di quartiere, l’aumento dellecorse dei mezzi pubblici al mattino o il car-sharingper permettere alle madri che lavorano di raggiun-gere agevolmente il posto di lavoro. Parallelamente sidovrebbe agire per rafforzare le pari opportunità nel-l’accesso delle donne alle posizioni di senior mana-gement. Ad esempio, in Svezia è attivo un programmaper accrescere la capacità manageriale delle donne,attraverso strumenti come il mentoring, la creazionedi network tra donne manager e corsi di aggiorna-mento, mentre in Austria, Belgio e Danimarca sonostati creati dei database con profili di donne qualifi-cate per far parte dei Cda delle società quotate. Suquesto punto è molto attiva in Italia la FondazioneBellisario, che sta colmando velocemente il gap ac-cumulato in passato».

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Puntare sui mercati esteri

In questi ultimi anni si è dovuto constatare comel’intera filiera suinicola fatichi a produrre valoreper i soggetti che la costituiscono. Tutto questo haprodotto alcune tensioni: «Per superarle – spiega

Lisa Ferrarini, presidente di Assica – dobbiamo prenderecoscienza del fatto che questa crisi si supera attraversoazioni comuni e condivise che da un lato aumentino il va-lore aggiunto di salumi e carne fresca, riequilibrino i rap-porti con la distribuzione in Italia e aumentino la pene-trazione dei nostri prodotti sui mercati internazionali».

Assica riunisce circa 180 aziende che ruotano at-torno al settore delle carni. Da due anni lei è presi-dente di questa associazione. Qual è stato l’impatto conquesto incarico?«Per carattere accolgo sempre con entusiasmo le nuovesfide. Ho accettato questo incarico con la voglia e la de-terminazione di sostenere e rafforzare il nostro set-tore. Il mio impegno in Assica è molto intenso, ancheperché le questioni sul piatto sono tante, diverse e tuttefondamentali: il rilancio dei consumi, l’espansione del-l’export, il recupero del valore per tutta la filiera, dal-l’allevamento del suino alla trasformazione della ma-teria prima, e i rapporti istituzionali».

Quali sono i fronti sui quali lei è impegnataattualmente?«Sono impegnata in più fronti. Sono presidente del co-mitato per la tutela del made in Italy e la contraffazionedi Confindustria. Si tratta di un ruolo importante che ri-conosce il lavoro fatto in tutti questi anni da Assica sumolti temi chiave per l’industria alimentare ma anchel’industria italiana in generale. Il tema del made in Italye la contraffazione è, infatti, fondamentale. Soprattuttoin momenti di crisi come questi, la crescita dell’economia

passa dalla capacità di penetrare i mercati più dinamici». Come difendere il valore del made in Italy?

«Bisogna evitare che il marchio made in Italy sia illegal-mente sfruttato da altri. Questo è un passaggio chiaveper sostenere la produzione nazionale, la crescita delPaese, delle nostre imprese e, quindi, dell’occupazione.Come presidente di Assica, i progetti sono molteplici e ri-guardano molti ambiti. Continueremo la nostra attivitàper consentire l’esportazione dell’intera gamma dellasalumeria italiana con stagionatura più breve e anche lacarne fresca in importanti Paesi extra Ue in cui oggi è an-cora bloccata, come gli Stati Uniti, la Corea, la Cina. Inol-

Valorizzare il made in Italy e aumentare la capacitàdi penetrazione dei nostri prodotti nei mercati internazionali.Questi sono i principali obiettivi secondo Lisa Ferrarini, che spiegaqual è la situazione del settore lavorazione carni nel nostro paese

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Lisa Ferrarini

differenza: nel2011, infatti, nono-stante le barriereancora esistenti, ab-biamo superato per laprima volta nella storia ilmiliardo di euro di esportazioni.Ma anche in quel campo abbiamomolti problemi da risolvere e che impediscono latotale esportazione dei nostri prodotti».

Cosa occorre fare?«Per noi è fondamentale superare il problema allabase, completando l’eradicazione delle malattie ani-mali che vengono spesso sfruttate dai Paesi per inse-rire barriere non tariffarie. Questi ostacoli impedi-scono al nostro export di decollare e che bloccanol’accesso ai Paesi oltre oceano di molti dei nostri pro-dotti a breve stagionatura, come i salami. Abbattererapidamente queste barriere è fondamentale perchéil tempo non è una variabile indipendente».

tre, stiamo chiedendo a gran voce la possibilità di avereall’interno delle ambasciate più strategiche, tra cui Usa,Cina e Giappone, una figura tecnica agroindustriale, per-manente e specializzata, che possa essere un valido so-stegno per le industrie che esportano».

Cosa occorre fare per migliorare la situazione ditutto il comparto in Italia?«I problemi oggi sono tanti. Ci troviamo di fronte a unacrisi economica mondiale molto forte. Abbiamo un mer-cato interno ormai saturo, che negli ultimi due anni haportato a un rallentamento dei consumi. È un momentodifficile per il nostro settore: subiamo aumenti esaspe-rati delle materie prime, costi troppo alti dell’energiaelettrica e del lavoro. Per migliorare la situazione delleimprese in questo momento sarebbe utile un dialogo co-struttivo con la Gdo. Abbiamo chiesto loro di riassorbiregli aumenti dei costi che mettono in crisi le nostreaziende, ma non ci hanno risposto. È evidente che le no-stre aziende per crescere devono guardare all’estero.Negli ultimi anni è stato proprio l’export a segnare la

BISOGNA EVITARECHE IL MARCHIO

MADE IN ITALYSIA ILLEGALMENTE

SFRUTTATO DA ALTRI

In apertura,Lisa Ferrarini, presidentedi Assica, l’associazioneche riunisce le industriedelle carni e dei salumi

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Silvia Altran,sindaco diMonfalcone

Così il terziario reagisce alla crisiL’imprenditoria femminile sfida la congiuntura economica negativae lo fa con la tenacia propria delle donne. Patrizia Di Dio, presidentenazionale di Terziario Donna, svela qual è il giusto approccio versoil mercato che le imprenditrici devono adottare

di Nicolò Mulas Marcello

Patrizia Di Dio, presidentedi Terziario Donna di Confcommercio

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Nella complessa fase che l’Italia sta vi-vendo da qualche anno il terziario, e inparticolare quello femminile, continua aconfermarsi come una delle componenti

più sane e vitali del nostro tessuto imprenditoriale.Malgrado, infatti, la crisi abbia messo a dura prova lacapacità di resistenza degli imprenditori, il settoredei servizi ha complessivamente tenuto, cercando dicompensare quelle perdite che in altri comparti - sipensi all’industria - hanno prosciugato visibilmentela base produttiva. «Questo è stato possibile – spiegaPatrizia Di Dio, presidente di Terziario Donna di Con-fcommercio – grazie al supporto decisivo delle im-prenditrici, che anche durante la crisi sonoaumentate, contribuendo in modo significativo allatenuta del settore, andando per certi versi a consoli-dare ancora di più quella vocazione femminile che nerappresenta da sempre uno dei tratti distintivi».

Ci sono ancora difficoltà particolari che unadonna incontra nel cammino imprenditoriale?«Rispetto ad altri ambiti della società in cui la pre-senza e l’accesso delle donne è nettamente inferiore,il mercato possiamo dire che dà pari opportunità. Cisono ovviamente alcune difficoltà dovute alla con-ciliazione tra il proprio lavoro e gli altri ruoli, mal’accesso nel fare impresa non è discriminatorio,perché il mercato è meritocratico. Semmai le im-prenditrici hanno maggiori difficoltà per l’accesso

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Patrizia Di Dio

al credito perché l’impresa rosa è percepita come piùfragile, anche se non è così, ma questo è un altro pro-blema che riguarda i pregiudizi. Per esempio quellodel sistema bancario verso la microimpresa, che rap-presenta la tipica dimensione delle imprese femmi-nili, anche se oggi tutto il mondo sta rivalutandoquesta formula».

Lei è un’imprenditrice nel settore dell’abbiglia-mento. Qual è la situazione di questo comparto oggi?«A prescindere dall’impresa rosa, tutto il compartotessile e dell’abbigliamento al dettaglio è fortementepenalizzato dalla grave crisi dei consumi; le aziendedel made in Italy come la mia scontano le difficoltàdi una miope politica nazionale, che già nel passatonon ha tutelato il manifatturiero italiano a favoredelle importazioni dai paesi low cost, e oggi anche diuna sconcertante politica dell’Unione europea. Doposette anni di battaglia intensa in difesa delle nostreaziende, della specificità e della qualità del prodottoitaliano, il 23 ottobre scorso la Commissione euro-pea ha definitivamente stralciato la proposta di re-golamento numero 611 del 2005 sul cosiddetto“made in”, sull’obbligo di tracciare le merci di prove-nienza extra-Ue. La proposta di regolamento è stata

bocciata in quanto definita obsoleta dalla Commis-sione del presidente Barroso».

Cosa può consigliare a una donna cheaspira a diventare un’imprenditrice nel settoredell’abbigliamento?«A prescindere dal settore, consiglio alle imprendi-trici, soprattutto a quelle giovani, di mettersi ingioco. Dobbiamo portare avanti la creazione di nuoveimprese, anche micro, per trovare nuovi motori dicrescita e di sviluppo del nostro paese. Le donne, ilcosiddetto capitale dormiente di questa società, nonpossono non rappresentare una risorsa su cui pun-tare, anche in campo imprenditoriale. Per quanto ri-guarda il settore dell’abbigliamento, il mio consiglioè di puntare sulle novità del design, sull’innovazione,sui servizi, sulle “nicchie” di mercato, che non neces-sariamente sono da individuare nel settore del lusso.Si può puntare sul consumo consapevole e sulla moda“etica” oppure sul valore di scegliere un capo made inItaly che sostiene il Pil nazionale invece di acqui-starne uno il cui costo elevato è dato dall’investi-mento pubblicitario per renderlo appetibile e fare diesso uno “status symbol”, ma che poi se si guardabene l’etichetta è realizzato in Cina».

A PRESCINDERE DALL’IMPRESA ROSA, LA SITUAZIONE DI TUTTO ILCOMPARTO TESSILE ABBIGLIAMENTO AL DETTAGLIO È FORTEMENTEPENALIZZATA DALLA GRAVE CRISI DEI CONSUMI

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Donne d’impresa

Veste gli equipaggi dei velistipiù competitivi del mondo conun occhio all’estero, ma con cuoree tecnologia made in Italy.Carla Gardino, presidente di Slam,ha appena ricevuto l’onorificenzadi Cavaliere del lavoro

di Teresa Bellemo

La passione al timone

Avolte può essere l’amore il motore, la micciascatenante, anche negli affari. È stato cosìper Slam, azienda genovese leader nell’abbi-gliamento per la vela e il tempo libero fon-

data da Carla Gardino insieme a un gruppo diappassionati di questo sport. Fondata nei primi anni ’80con l’obiettivo di creare prodotti in grado di migliorareil comfort e le performance dei velisti, oggi l’azienda èpresente in Italia e all’estero con 35 punti vendita mo-nomarca e una rete di rivenditori ufficiali. Tra i suoipunti di forza, la continua ricerca di prodotto e processo,che vanta anche collaborazioni con centri universitari.Una realtà dunque impegnata nell’innovazione, dovel’età media dei 195 dipendenti è di 35 anni e il 70 percento è composto da donne. Devono essere stati questodinamismo, questa passione e questa continua ricerca lecarte vincenti che hanno permesso a Carla Gardino di ri-cevere dal presidente della Repubblica Giorgio Napoli-

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Carla Gardino

tano l’onorificenza di Cavaliere del lavoro. «È ungrande onore che mi ha riempito di enorme gioia. Nonè un traguardo ma un punto di partenza perché offrenuovi stimoli e nuova forza per navigare in questo mo-mento di “mare in burrasca” per il nostro Paese».

In cosa si può riconoscere il cuore italianodi Slam?«Slam è un’azienda italiana in tutto e per tutto e si ri-conosce dalla passione di chi l’ha fondata e di tutti co-loro che contribuiscono a farla crescere. E poi daldesign e dallo stile, figli della cura maniacale per i det-tagli tecnici».

Nel settore dell’abbigliamento tecnico come sievolve la progettazione di nuovi tessuti e modelli?Quali sono le ultime novità in questo settore? «Ogni nuovo tessuto in casa Slam nasce dalla stretta si-nergia fra ricerca e sviluppo, centri di studio di eccel-lenza, come ad esempio i politecnici di Milano e Torino,aziende della filiera, marketing e sponsorizzazione.Tutto inizia con l’analisi dell’utilizzo, delle necessità e ditutte le varianti: il clima, la tipologia di imbarcazione, ilruolo di chi indosserà il capo. Poi si passa alla mappaturadel corpo e alla ricerca dei tessuti e delle tecnologie chegarantiscono il raggiungimento delle massime perfor-mance. Il passo successivo è produrre i prototipi, perfarli testare dai team sponsorizzati. Dopo il feedback eil perfezionamento entrano finalmente in produzione evengono lanciati sul mercato. Le novità sono principal-mente legate allo sviluppo della nanotecnologia: sem-bra fantascienza ma produciamo maglie con filati al cuiinterno è presente il carbonio, che ha proprietà cardio-regolatorie; così come utilizziamo tessuti con filati d’ar-gento vivo, le cui proprietà antibatteriche sonouniversalmente riconosciute».

Slam è partner di molti degli equipaggi più quotatia livello mondiale. Cosa significa questo per la vostraazienda e quali sono le skill necessarie per consoli-dare queste partnership?«Le sponsorizzazioni e il supporto al mondo della velasono sempre stati al centro della strategia di comunica-

zione fin dagli esordi. Basti pensare che a soli sei mesidalla nascita di Slam, alle Olimpiadi di Mosca del 1980,è salito sul podio il nostro primo capo. Venendo alla sto-ria più recente, i risultati che mi hanno resa maggior-mente orgogliosa sono quelli ottenuti negli ultimi dueanni. Sto pensando alla vittoria della 33sima America’scup con il team Bmw Oracle racing, a quella dello scorsoluglio della Volvo Ocean race, il giro del mondo in barcavela considerata l’Everest delle regate; quella con Grou-pama e la vittoria di 6 medaglie - 4 oro e 2 argento - dellefederazioni australiana e neozelandese alle recentiOlimpiadi di Londra. Per dare vita a queste partnershipè necessaria una conoscenza approfondita del segmentodi riferimento, molta competenza in termini di prodotto,elasticità, reattività e disponibilità ad assecondare leesigenze del team».

Quanto è importante il mercato interno per Slam equanto conta invece l’export?«L’azienda è Italiana e il mercato principale è semprestato ed è ancora oggi quello italiano, con un’incidenzadel 75 per cento. Naturalmente in questo momento cosìdifficile per la nostra economia, è stato inevitabile inve-stire all’estero, per cui il nostro export sta crescendofortemente e ci sta dando tanta soddisfazione».

Carla Gardino, presidente di Slam,da poco nominata Cavaliere del lavoro

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Donne d’impresa

Rendere disponibili servizi tecnologici che consentano agli utentidi migliorare lo svolgimento delle proprie attività professionali.È questa la mission che si è data Dylog Italia, ne parla Brunella Malvicino,neo Cavaliere del lavoro

di Nicolò Mulas Marcello

Ricevere l’onorificenza di Cavaliere al me-rito del lavoro è senza dubbio un tra-guardo importante per la carriera di unimprenditore. Ogni anno il capo dello

Stato insignisce di questo titolo i cittadini che più sisono distinti per aver portato importanti risultati peril nostro paese grazie al loro lavoro. Tra le donne chehanno ricevuto quest’anno la prestigiosa onorifi-cenza dalle mani del presidente Napolitano c’è Bru-nella Malvicino, amministratore delegato di Dylog,azienda torinese specializzata nello sviluppo di soft-ware gestionale. Un settore che negli ultimi anni hafatto molti passi in avanti ai quali anche le aziendedevono adeguarsi: «La recessione che ha investitol’economia nazionale – spiega – riguarda ovviamenteanche il nostro comparto. Ciò non toglie che vi sianoaziende che stanno ottenendo brillanti risultati».

Cosa rappresenta per lei il titolo che ha ricevuto? «È innanzitutto un grandissimo onore e una gratifica-zione importante per il lavoro svolto in questi anni. Ve-dere riconosciuto il proprio impegno in un momento digrande difficoltà dell’economia italiana rappresenta,inoltre, un forte stimolo a non mollare nonostante ledifficoltà che quotidianamente un imprenditore in-contra. Ritengo che gli organi di governo dovrebberovalorizzare maggiormente i Cavalieri del lavoro, anchesolo come fonte di informazione».

Il settore dello sviluppo software è diventato sem-pre più importante nel tempo. Come è cambiato ilmondo della progettazione informatica da quando leiè entrata a farne parte? «Dylog è nata nel 1980. I sistemi operativi e i linguaggiutilizzati in quegli anni erano molto più “semplici” di

Una carriera votataall’innovazione

Brunella Malvicino,amministratoredelegatodi Dylog Italia

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Brunella Malvicino

quelli attuali e consentivano al programmatore di farel’analisi, definire la base dati, disegnare l’interfacciautente, effettuare i test. In pratica una stessa personaera in grado di realizzare un programma. Oggi non è piùcosì. Per realizzare prodotti efficienti e “user friendly”occorrono come minimo analisti, sistemisti, data basearchitect, user interface designer. Questo comporta lanecessità di figure professionali molto più specializ-zate e, conseguentemente, la pianificazione di benmaggiori investimenti in termini di formazione conti-nua e la necessità di una maggiore “mobilità” di figurespecializzate. Purtroppo il mercato del lavoro in Italia èmolto rigido e impedisce di fatto quella continua “ri-strutturazione” dei reparti produttivi richiesta dallavelocità con cui si evolvono le piattaforme applicative».

La crisi economica ha coinvolto anche questo settore?«La recessione che ha investito l’economia nazionaleriguarda ovviamente anche il nostro comparto. Ciònon toglie che vi siano aziende che stanno ottenendotuttora brillanti risultati, come Dylog, accanto adaltre che non hanno saputo o potuto adeguarsi ai

cambiamenti avvenuti negli ultimi anni. Anche seper un imprenditore l’ottimismo è d’obbligo, è fortela preoccupazione che l’elevatissimo costo che leaziende devono sostenere in Italia ci esponga a unaprogressiva riduzione della nostra capacità produt-tiva a favore di una “colonizzazione” da parte diaziende estere che, basate in stati efficienti, possonofacilmente conquistare il nostro mercato».

In termini di concorrenza, quali sono i principalifattori che in questo campo rendono un’azienda piùcompetitiva rispetto alle altre?«Al primo posto vedo senz’altro la capacità di effet-tuare gli investimenti resi indispensabili dai semprepiù rapidi cambiamenti della tecnologia. Questa si-gnifica, da un lato, la disponibilità economica e, dal-l’altro, la capacità di orientare le risorse disponibilisui progetti più adeguati alla richiesta di mercato at-tuale e futura. Il secondo fattore distintivo è senz’al-tro la velocità nel comprendere la portata deicambiamenti in corso e nel realizzare i conseguentiobiettivi che l’azienda deve porsi».

VEDERE RICONOSCIUTO IL PROPRIO IMPEGNO IN UN MOMENTODI GRANDE DIFFICOLTÀ DELL’ECONOMIA ITALIANA RAPPRESENTAUN FORTE STIMOLO A NON MOLLARE

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Ho il privilegio di esserea capo di un’associa-zione che conta 12.000donne, la Fidapa Bpw

Italy. Dodicimila donne impegnategiorno dopo giorno, su tutto il ter-ritorio nazionale, a dar voce e so-luzione ai problemi dell’universofemminile. Forte di questa espe-rienza sul campo, ritengo decisivoil ruolo della donna nella costru-zione di una nuova società che pri-vilegi i valori della legalità, del-l’onesta e della professionalità. Ledonne sono pronte a svolgere ruolidi leadership nella società, nei luo-ghi di lavoro, nelle istituzioni pub-bliche, in politica, dappertutto. Equando le donne occupano ruoli diprimo piano, agiscono con deter-minazione ma anche con quellaparticolare intelligenza emotivache mette il fattore umano alprimo posto. Ecco allora che la diversità delledonne da fattore problematico sipuò trasformare in un punto diforza, perché le donne sono ingrado di portare innovazione nei

metodi produttivi, concretezza,coraggio nell’affrontare qualun-que ostacolo legato ai momenti dicrisi. Come ha evidenziato la Bancamondiale nella sua relazione 2012sullo sviluppo mondiale, aumentidi produttività, prospettive di cre-scita avanzate e risultati miglioriper la prossima generazione si ri-scontrano solo se associati a unmaggiore accesso delle donne allerisorse produttive. Lo hanno ca-pito e dimostrato le socie Fidapa,che hanno saputo provocare l’ema-nazione di norme come la doppiapreferenza di genere nel sistemaelettorale italiano a livello locale ela legge 120/2011 sulla presenzadelle donne nei Cda delle societàquotate e partecipate; e ancora, fa-vorendo la formazione di start upa beneficio delle giovani donneche vogliano avviare un’impresa. In parallelo occorrerà pretenderedal prossimo governo, la soluzionedi problemi antichi e mai risoltiquali la creazione di asili nido neiluoghi di lavoro, il supporto nella

cura agli anziani e in generaletutti quelli attinenti alla concilia-zione lavoro-famiglia. La mater-nità non deve essere più vissutacome un problema se è vero, comedimostrato dalle statistiche dellaBanca d’Italia, che mentre bassitassi di occupazione femminilerappresentano un fattore di debo-lezza dell’economia italiana, un in-cremento dell’occupazione fem-minile determina puntualmenteun importante aumento del Pil. Ènecessario dunque pretendere ilrafforzamento dei servizi per laprima infanzia, rafforzamento cherappresenta uno degli obiettivi po-sti a suo tempo dalla Commissioneeuropea con la Strategia di Li-sbona e che, invece, è un punto de-bole del sistema italiano. È ancora lunga la strada per il con-seguimento della piena parità digenere: tocca a chi può dare voceall’universo femminile lottare, co-minciando dall’educazione al ri-spetto delle donne come personenella pienezza della loro autono-mia e del loro ruolo.

di Eufemia Ippolito,presidente di Fidapa,

Federazione italiana donnearti professioni e affari

Diamo voceall’universofemminile

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Più produttività,ma tutelata

Il ministro dello Sviluppo economico CorradoPassera si è recato a fine Novembre in Cina perpromuovere il made in Italy che, per i cinesi,rappresenta un vero e proprio brand. Un viaggio

che, secondo una nota del ministero, cade in un mo-mento di importante trasformazione economica epolitica della società cinese e servirà a rinsaldareulteriormente le relazioni economico-commerciali

tra Italia e Cina. A Pechino il ministro Corrado Pas-sera ha tenuto una serie di incontri istituzionali, inparticolar modo con il ministro del Commercio, ChenDeming, e il ministro dell'Amministrazione nazio-nale cinese per l'Industria e il Commercio, Zhou Bo-hua. Tra i principali temi affrontati c’è la facilita-zione dell'accesso al mercato cinese per i prodottiitaliani e lo snellimento delle procedure ammini-

Per sollevarsi l’Italia dovrà puntare sulla produttività. Realizzazioni chedovranno però essere salvaguardate dalla contraffazione. L’analisi diMaria Luisa Speranzini

di Nicoletta Bucciarelli

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Maria Luisa Speranzini

strative e doganali; la maggiore tutela della pro-prietà intellettuale e la lotta alla contraffazione; leopportunità di investimento cinese in macro aree lo-gistiche italiane quali porti, interporti, aree indu-striali. Il made in Italy in Cina si sta sempre più af-fermando come simbolo d’innovazione e di qualità,ma non sempre ciò rappresenta un bene per le pmiitaliane che molto spesso vedono proprio nella con-traffazione un grande nemico. «Per abbassare i costi- spiega Maria Luisa Speranzini, titolare della dittaEnne Elle - la produzione viene mandata all’estero enoi perdiamo così un grande valore a favore di altriStati in cui la produzione è agevolata e avviene a co-sti minori. In questo modo la Cina o i Paesi dell’Estpossono però copiare il nostro prodotto». Un pro-dotto, quello della ditta di Carpi, frutto della creati-vità italiana.

La vostra è una produzione molto particolare cheha avuto riscontri positivi ultimamente.«Merito del ritorno a una moda vintage. La nostraproduzione è composta da fibbie, borchie e strass equest’anno è stata di grande successo visto il riscon-tro che hanno avuto le borchie sul mercato. Siamotornati alla moda degli anni sessanta».

Lo stato generale del mercato però non è posi-tivo.«Il nostro settore è molto influenzato dall’anda-mento del comparto dell’abbigliamento, un compartomolto colpito dalla crisi. Una crisi che sta colpendosoprattutto la piccola e media imprenditoria, comenel nostro caso. Ciò che noi del settore ci chiediamoè perché lo Stato italiano non salvaguardi il made inItaly e soprattutto la creatività di tutte quelle pic-cole e medie aziende, anche artigiane, che hannoreso il made in Italy importante nel mondo. La nostracreatività, l’inventiva che ci distingue dagli altriStati non è riconosciuta dallo Stato in alcun modo.Anzi nella maggior parte dei casi oltre a non essere

In apertura, Maria Luisa Speranzini,titolare della Enne Elle di carpi (MO)www.enne-elle.it

salvaguardata o valorizzata, viene addirittura osta-colata».

Che cosa chiedete come imprenditori?«Chiediamo dei cambiamenti nel più breve tempopossibile. Noi abbiamo una grande fortuna e un fortepotenziale che però, in questo modo, vengono lasciatimorire. Chi resiste è chi ha le spalle coperte. Noi chesiamo piccole realtà non possiamo sicuramente con-tare sull’aiuto delle banche, che finanziano solo chiha già i soldi. Inoltre, nel nostro caso, abbiamo anchedovuto far fronte alle spese per la ricostruzione post-terremoto. Ma noi emiliani siamo forti».

IL NOSTRO È UN PRODOTTORICHIESTO SOPRATTUTTO INRUSSIA, NEI PAESI ARABI E INGIAPPONE. QUESTI PAESI VOGLIONOIL MADE IN ITALY DELLE PMI

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Qual è la vostra tattica per continuare a esserecompetitivi?«Investire. Mi sono trovata in un settore che non co-noscevo quasi per caso, ma dopo molti anni conti-nuiamo a credere nel nostro lavoro e a investire suquello che facciamo. Ora stiamo attraversando unmomento cruciale, anche perché non siamo aiutatidall’instabilità governativa. Ci auguriamo che qual-cosa cambi».

Quali sono i problemi più importanti con cui viconfrontate?«Sicuramente il prezzo. Ci viene chiesto un prezzo alribasso ma se il prezzo della materia prima è moltoalto non possiamo rimetterci. Noi per ora riusciamoa stare a galla, soprattutto perché abbiamo conti-nuato a investire. Un imprenditore deve sempre in-vestire. Questo comunque è un momento molto par-ticolare, in cui le tasse sono elevate e in cui citroviamo a lavorare fondamentalmente per lo Stato.Per risolvere tutti questi problemi dobbiamo con-tare su noi stessi. Ciò che farà ripartire l’Italia sarà laproduttività, dobbiamo lavorare maggiormente; seè necessario dobbiamo farlo. L’Italia nel dopoguerra

è ripartita grazie alla grande produzione. Dobbiamofar ripartire l’economia e rivalutarci».

Qual è la vostra area d’interesse a livello territo-riale?«Noi siamo un’azienda che lavora conto terzi perdelle aziende che lavorano soprattutto per l’esteroperché in questo momento l’Italia è ferma, il mercatoè soprattutto estero. Il nostro è un prodotto riccoche è richiesto soprattutto in Russia, nei Paesi Arabie in Giappone. I Paesi ricchi vogliono il made in Italydelle pmi. Per questo chiediamo di essere salva-guardati. La stessa cosa vale per l’artigianato, che èstato pesantemente colpito dalla crisi. È necessariorivalutare il lavoro di una volta e investire in for-mazione come un tempo. Speriamo in un cambia-mento, perché la creatività e la voglia di lavorare anoi non manca ma deve essere modificato qualcosa amonte, dello Stato italiano, che potrebbe rendersiprotagonista di aiuti nei confronti dei giovani im-prenditori che vogliono aprire un’attività. La stessacosa vale per le banche nostrane, che non hannonulla da invidiare a quelle tedesche. È necessario ri-partire».

LA NOSTRA CREATIVITÀ, L’INVENTIVA CHE CI DISTINGUE DAGLI ALTRI PAESINON È RICONOSCIUTA DALLO STATO IN ALCUN MODO

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Seppure la crisi abbia influito sui consumi, le ca-tene specializzate sono certamente i vincitori intermini di tassi di crescita e quindi di quota dimercato relativa. Queste catene hanno brand

che si stanno imponendo al pubblico in ragione di un fa-vorevolissimo rapporto prezzo/qualità, ma anche per-ché presentano collezioni diversificate sempre in ten-denza e offrono un’esperienza di acquisto molto piùgratificante per i clienti. Paola Borzino, titolare della Sa-bor di Milano, che si occupa della distribuzione organiz-zata sia delle grandi superfici che delle catene specia-lizzate, racconta la sua realtà imprenditoriale.

Come si colloca la vostra azienda all’interno del mer-cato?«Per cogliere le opportunità offerte dal mercato e perrispondere al meglio alle sfide, Sabor ha in questi anniaggiornato le fonti di approvvigionamento al fine dibilanciare in maniera ottimale il triangolo prezzo,qualità e tempo di consegna. Pur operando nel campodella distribuzione allargata, non abbiamo mai perso divista l’aspetto creativo che costituisce per noi la basedella capacità competitiva. Nell’ultimo biennio, infatti,nonostante l’attuale crisi di settore il fatturato è stato po-sitivo. In più, ci tengo a precisare che l’azienda è compo-sta al 90 per cento da donne».

Come nasce l’idea di orientarvi, nell’ambito dell’ab-bigliamento, alle major dell’animazione internazio-nale?«L’idea di diventare licenziatari delle major dell’anima-zione è stata una felice intuizione di una decina di annifa, quando abbiamo deciso di proporre i personaggi deicartoon, non solo ai clienti del settore bambino, ma so-

Distinguersi, realizzare prodotti unici e soddisfare esigenze semprenuove è il giusto modo di affrontare il mercato della grande distribuzione.Il punto di Paola Borzino

di Serena Tudisco

La grande distribuzione creativa

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Paola Borzino

prattutto al teen e all’adulto. Il successo è dovuto al fattoche il nostro prodotto rimane ad alto contenuto fashione si fonde perfettamente con i vari personaggi che di-ventano a loro volta delle icone di stile. Nelle relazionicon i licenzianti abbiamo saputo far valere la nostra ca-pacità creativa che ci permette di offrire ai clienti colle-zioni ben differenziate. Abbiamo così acquisito un por-tafoglio di licenze importante che ci pone ai vertici diquesto particolare segmento».

A chi si rivolgono le vostre linee e quali caratteristi-che hanno?«Le nostre linee di prodotto si rivolgono a una clientelagiovane, dai 15 ai 40 anni, che cerca capi attuali, da cam-biare spesso, anche nel segmento bambino – dove con-tano qualità, fantasia e innovazione – siamo dei player dirilievo».

In quali mercati siete presenti e a quali intendeterivolgervi, eventualmente?«Distribuiamo in Gd, in quasi tutti i formati, e nelle ca-tene specializzate in Italia, Europa, Medio Oriente e Rus-sia. La nostra peculiarità è che siamo estremamente Cu-stomer Oriented, cioè personalizziamo il prodotto perogni cliente, garantendo loro un prodotto ad hoc sia intermini di stile, che di rapporto qualità/prezzo, che dilogistica. Le collezioni, disegnate a Milano, con unostretto rapporto fra l’ufficio stile e i clienti, vengono poirealizzate direttamente da noi sui luoghi di produzionepiù adatti alle esigenze di prezzo e consegna del cliente.

I paesi in cui operiamo, con uffici e personale proprio,sono l’India, la Cina e il Bangladesh, mentre manteniamostretti rapporti con partner produttivi in Turchia e Italiaper le consegne short term».

Quali obiettivi intendete concretizzare in futuro, nelbreve e nel medio termine?«Vogliamo innanzitutto aumentare il nostro campod’azione commerciale, per non perdere opportunità dicrescita legate alla dinamica relativa dei vari canali di-stributivi. Per questo vogliamo implementare anche unapiattaforma e-commerce per raggiungere sia gli attualipartner che in futuro, anche il consumatore finale. Inambito produttivo, proseguiremo sulla strada dell’inter-

nazionalizzazione, con logiche di qualità applicabili a li-vello globale e governata dagli standard di social com-pliance, che dovrebbero essere ormai un patrimonio“etico” di tutte le multinazionali che per razionalità di co-sti spostano la produzione all’estero. I nostri clienti, in-fatti, necessitano, per ridurre i tempi ed essere compe-titivi, che la merce prodotta all’estero sia conforme aglistandard chimico-fisici e di sicurezza, che prescindonodal valore intrinseco. Il tema della responsabilità sociale,nei confronti dei Paesi produttori, si sta giustamenteimponendo come condizione essenziale per poter conti-nuare a fruire delle condizioni lavorative favorevoli of-ferte in altre aree geopolitiche».

PUR OPERANDO NEL CAMPO DELLA DISTRIBUZIONE ALLARGATA,NON ABBIAMO MAI PERSO DI VISTA L’ASPETTO CREATIVOCHE COSTITUISCE LA BASE DELLA CAPACITÀ COMPETITIVA

In apertura, Paola Borzino, Titolare della Sabor Srl Milanowww.sabor.it

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Imprese e sviluppo

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Il Parlamento è alle ultime fasi di dibattito per l’ap-provazione del Disegno di Legge 3270 volto a rego-lamentare le professioni non inquadrate in ordini ealbi. Un passo davvero importante, poiché dare una

dimensione precisa alle tantissime professioni che nongodono di un riconoscimento legislativo e che versano incondizioni lavorative precarie significa proteggere i con-sumatori e far emergere professionalità quasi scono-sciute. Come spiega la dottoressa Paola Palmerini,presidente di Atema, associazione per il temporary ma-nagement, è il caso della figura del temporary manager.«Finalmente, grazie a questa proposta di legge stiamoassistendo a un cambio culturale. Non si parlerà più didirigenti, ma dei veri e propri manager, ovvero di una ca-tegoria di professione e non più di uno stato derivato dauna tipologia di contratto di lavoro. Per la nostra asso-ciazione, che rappresenta la professione del temporarymanager e promuove l’utilizzo del temporary manage-ment come strumento e servizio di sviluppo, innova-zione, applicazione delle competenze e consapevolebilanciamento tra costi e disponibilità di eccellenze èfondamentale poter parlare di qualificazione. Atema, in-fatti, definisce l’identità professionale del TM, ne ga-rantisce le competenze, le abilità e il continuoaggiornamento al mercato e accompagna i TM nel per-corso formativo. Questa è una proposta di legge non solodi tutela ma anche di sviluppo volta a far emergere il va-lore delle professionalità manageriali singolarmente e

associate: la rete e le alleanze innalzano il valore del sin-golo, permettendo a chi acquista il servizio di fare scelteoggettive e consapevoli e sviluppare logiche di competi-tività che rendono più efficiente il mercato».

Quali sono i presupposti su cui si struttura l’operadi Atema?«Senz’altro il networking e lo sviluppo imprenditoriale,e la qualificazione professionale. Relativamente alprimo, Atema rende possibili le cooperazioni tra mana-ger, ampliando il sistema delle relazioni del singolo at-

L’impresa versoil cambiamentoParlare di qualificazione non solo per le professioni regolamentate da albie ordini, ma anche per quelle non inquadrate deve diventare qualcosa dinormale. Così come integrare professionalità femminili nei Cda societari.La parola a Paola Palmerini

di Emanuela Caruso

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Paola Palmerini

traverso la nascita di startup imprenditoriali. È peresempio il caso di ACTISS Italia Srl, branch italiana diuna società francese, sostenitore di Atema. Per la quali-ficazione professionale, invece, abbiamo istituito un pro-cesso unico nel mercato, non autoreferenziale, chepermette al TM di validare e pesare le proprie compe-tenze come libero professionista nell’esercizio del ruolodi manager in contesti applicativi diversi».

Secondo la sua opinione, quali sono gli aspetti da ri-visitare nella cultura d’impresa italiana?«Sicuramente la redditività, in quanto la crisi ha dimo-strato che a tenere meglio il mercato sono quelle im-prese a governance familiare, che accelerano ilpassaggio generazionale per la risoluzione dei pro-blemi, creando migliori performance. Poi le aggrega-zioni, oggi per le Pmi è più che mai importante cercaredi cooperare in reti di impresa; e la managerializza-zione, una necessità per le imprese con forte identitànel fondatore che però va attuata come un progetto,quindi pianificata e gestita fase per fase. Significativaè anche la nostra presenza nei tavoli di Unioni Indu-striali e di Reti di Imprese. Atema è pronta a fare for-mazione per il “matching”, la sinergia, traimprenditore e manager esterno (Temporary Synergy™, un nuovo modo di guardare alle due culture) , svilup-pato insieme a noi dal nostro Socio Onorario, M.Croci.Non solo. L’associazione avrà a breve una “finestra”pronta a informare e facilitare l’impresa che sceglie lastrada del Temporary Management per lo sviluppo dipassaggi chiave della propria azienda».

Quanta attenzione riponete nei confronti dell’im-prenditoria femminile?«Parlare di imprenditoria e management al femminileva visto come fattore economico di sviluppo e supera-mento della crisi. Quando interviene una crisi, infatti,si cercano tutte le risorse per rimanere a galla, e solo inquei momenti ci si ricorda di una popolazione che si oc-cupa di valore economico da sempre. Se pur distante

da logiche di “quote rosa”, credo che senza porre deitarget per misurare le capacità di esprimere valoreeconomico e stare sul mercato non sia possibile riu-scire a ottenere risultati concreti. Oltre alla qualifica-zione della professione, oggi la vera sfida è quella diportare presenze femminili nel management che pro-duce e guida i cambiamenti».

Com’è nato il suo impegno nell’ambito delle asso-ciazioni no profit?«È nato dal desiderio di trasmettere quanto credo diaver imparato in oltre 25 anni di professione ai giovanie alle organizzazioni non profit, che troppo spesso di-menticano di essere delle imprese che, per assicurarecontinuità alla propria missione, devono agire con lo-giche economico-finanziarie, di pianificazione e ge-stione ben precise».

La dottoressa Paola Palmerini, presidente dell’ AssociazioneAtema e Managing Partner di BMC-Mission Continuitywww.atema.net

REGOLAMENTARE LE PROFESSIONINON INQUADRATE IN ORDINI E ALBIFARÀ EMERGERE PROFESSIONALITÀQUASI SCONOSCIUTEE CONTRIBUIRÀ ALLO SVILUPPODI UNA NUOVA CULTURA D’IMPRESA

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Modelli d’impresa

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«L’imprenditoria femminile rappre-senta una garanzia per riuscire asuperare momenti economici duricome quello che stiamo vivendo».

A sostenerlo è Marisa Bano Roncato, che insieme almarito e alle sue tre figlie – Fabiana, Federica e Fran-cesca – gestisce la società Roncato, che da oltre cin-quantacinque anni realizza valigie caratterizzatedall’eccellenza del made in Italy, e non solo. «La no-stra è una realtà imprenditoriale “rosa” che ha sa-puto dimostrarsi caparbia, tenace e sensibile. Chi la-vora e collabora con noi, così come chi apprezza inostri prodotti, sa benissimo che non lasciamo mainulla al caso, che riusciamo a creare nuove linee diprodotto con quel quid in più che serve in periodi dicrisi, che sappiamo avere fiducia nonostante tutto equindi investiamo senza lasciarci influenzare dallarecessione. In altre parole, l’essere donne ci aiuta aportare avanti l’attività in maniera ottimale e ci per-mette di affrontare la crisi con la grinta necessariaper non temerla e batterla».

Quale bilancio può trarre a seguito dell’attivitàsvoltasi nell’ultimo anno dalla Roncato?«Vorrei poter dire che tutto l’anno è andato bene eche abbiamo continuato a crescere senza problemi.In realtà, questo è stato un anno molto particolare eanche se siamo per natura attenti ai cambiamentidel mercato, quelli del 2012 ci hanno comunquespiazzato, primo fra tutti l’atteggiamento negativodelle banche, che ci ha costretto molto spesso ad al-lungare i pagamenti dei clienti. Nonostante questo,possiamo lo stesso dirci soddisfatti dei risultati ot-tenuti in questo 2012 che sta finendo».

Quali strategie avete messo in atto per fronteg-giare la crisi del mercato?«Già da qualche anno la nostra strategia è stataquella di differenziare la produzione, proponendoci

Individuare le giuste strategie concui affrontare il periodo di crisi.Realizzare prodotti, in questo casovaligie, in base alle specificheesigenze del mercato. Tutto questoè l’imprenditoria “rosa”. Ne parlaMarisa Bano Roncato

di Emanuela Caruso

Da sinistra, Fabiana, Francesca, Federica, Carlo Roncatoe Marisa Bano Roncato, amministratore delegato

della Roncato Srl di Campodarsego (PD)www.ciakroncato.com

Inseguiamo con tenaciail mercato

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Marisa Bano Roncato

con tre diversi marchi: Ciak Roncato, prodotti daviaggio, business e tempo libero per il mercato me-dio-alto; R Roncato, valigeria, piccola pelletteria eborse da donna per il mercato generale; e infine SOSby Roncato, valigeria specializzata per la grande di-stribuzione. Grazie alla nostra esperienza e alle no-stre competenze abbiamo creato prodotti in base allespecifiche esigenze del mercato attuale e siamo riu-sciti a rifornire tutti i negozi specializzati. Inoltre,abbiamo perfezionato il servizio post vendita, cheassicurando forniture di pezzi di ricambio e ripara-tori autorizzati ci permette di dare garanzie di dueanni su ogni prodotto».

Cosa chiede il mercato per le prossime collezioni?«Oggi, il mercato chiede insistentemente prodotti chegarantiscano un elevato valore estetico abbinato allafunzionalità e all’innovazione tecnologica e dei ma-teriali. Inoltre, più che mai prima d’ora, le esigenzevengono influenzate dalle compagnie aeree, e di con-seguenza bisogna saper ridurre misure e pesi rivo-luzionando materiali, forme e look».

Lei è presidente della Delegazione Veneto-Tren-tino AA di Aidda, l’Associazione imprenditrici edonne dirigenti d’azienda. Su questo fronte, quali sa-ranno i suoi prossimi impegni?«È in programma l’organizzazione di seminari e con-vegni, così come la preparazione di premi e borse distudio. Inoltre, saremo impegnate nel promuovere il

dialogo con le istituzioni, e nella creazione di una solidarete di contatti tra le socie e di opportunità per le loroaziende. Stiamo cercando di coinvolgere i media e diistituire dei premi per quelle aziende dal managementfemminile, così da dar modo a ognuna di pubbliciz-zarsi e far conoscere i propri prodotti, molto spessoinnovativi e poco conosciuti in Italia».

LE DONNE SANNO ESSERE METICOLOSE, CAPARBIE E FIDUCIOSE.CARATTERISTICHE NECESSARIE PER AFFRONTARE E SCONFIGGEREIL PERIODO DI RECESSIONE CHE IMPERVERSA SUL MERCATO

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Modelli d’impresa

Se oggi la risorsa primaria per l’Italia si chiamaexport, le imprese sono chiamate sempre piùa puntare su ricerca e innovazione e sui pro-cessi di internazionalizzazione per far fronte

alle sfide imposte, in termini di competitività, daun’economia che evolve a velocità siderali. La D.t.m.Ricambi Srl, specializzata in ricambi per pompe inie-zione diesel per autovetture, camion, trattori e settorenautico, ha fatto dell’apertura al nuovo e ai mercatiglobali la leva strategica determinante: da piccola at-tività artigianale, fondata nel 1978, è cresciuta fino acostruire una solida rete di vendita a livello mondiale.

L’innovazione made in Italy

Se l’automotive continua a soffrire,non è così per il commercio deiricambi dell'iniezione diesel.Si guarda ai nuovi scenari apertidal common rail. Puntandosu prodotti interamente ideatie costruiti in Italia. L’esperienzadi Silva Bernardoni Salomoni

di Leonardo Testi

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Silva Bernardoni Salomoni

E se nel 2011 l’azienda ha festeggiato i trent’anni di at-tività con un evento internazionale, invitando i distri-butori dai cinque continenti. Il fatturato dell’anno,chesi sta chiudendo con un ragguardevole incremento, in-vita a guardare con ancora più ottimismo al futuro «Intempi di crisi – spiega la presidente della D.t.m. Ri-cambi Silva Bernardoni Salomoni, affiancata dal vicepresidente e fondatore Franco Salomoni – il nostro set-tore è favorito dall’esigenza di non ricorrere al nuovo,ma di riparare».

Quali sono le prospettive di sviluppo del compartoe dell’azienda?«La diffusione dei sistemi di iniezione elettronica die-sel common rail sta incentivando la progettazione e laproduzione di nuovi prodotti finalizzati proprio allariparazione del common rail. È un segmento sul qualeintendiamo puntare e rappresenta per l’azienda un’ul-teriore sfida, considerando che già il nostro magaz-zino dispone di 15mila articoli. Lavorando, infatti, sumolte tipologie di motore, e dunque in funzione di piùimpieghi, uno degli obiettivi è quello di mantenere unagamma di prodotti completa. Ci stiamo, inoltre, con-centrando sull’ampliamento dei prodotti del settorenautico, considerando che anche le grandi compagniedi navigazione impiegano motori diesel. In generale, lanostra priorità è quella di non essere chiusi e obsoleti,ma sempre ben attenti e ricettivi nei confronti dellenuove esigenze del mercato».

Come si produce innovazione in D.t.m.?«L’innovazione individua una voce molto importantenell’ambito della nostra azienda. La fase di studio, diprogettazione, di valutazione e di test viene effettuatadirettamente da noi, internamente. A dirigere la partetecnica è mio marito,Franco Salomoni, affiancato danostro figlio Nico e dai disegnatori e dall’assistenzatecnica».

Silva Bernardoni Salomoni,presidente della D.t.m. Ricambi s.r.l. di Bolognawww.stardiesel.com

Qual è la chiave che ha aperto alla D.t.m. Ricambi lastrada per i mercati esteri?«Tra gli anni 80 e 90, abbiamo assemblato i ricambisfusi in kits di riparazione studiati per il monoutilizzo:non sarebbe più stato necessario per i clienti acqui-stare quantitativi consistenti di materiale che poi nonavrebbero utilizzato e che sarebbe rimasto a inventarioper anni. L’idea è stata un successo. Il secondo passo èstato quello di creare uno specifico logo “STAR” depo-sitato in tutto il mercato europeo ed extra-Ue, doveoperano i distributori ufficiali. Questo logo ha com-portato notevoli investimenti di partenza per glistampi necessari a imprimere il logo sui prodottistessi».

Quale fattore è stato decisivo nel processo di inter-nazionalizzazione?«A partire dal 1994, partecipiamo con grande successoalla fiera Automechanika di Francoforte, il più impor-tante appuntamento del settore automotore a livellomondiale. La presenza dell’azienda alla fiera ha rap-

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Modelli d’impresa

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presentato per noi un vero e proprio trampolino di lan-cio e ci ha, infatti, consentito di acquisire, nel corso diquesti anni, una clientela distribuita in tutto il mondointeressata a recepire la nostra tipologia di prodotti».

Come opera la rete di vendita?«Preferiamo fare riferimento a un unico distributore inuna nazione, il quale a sua volta gestisce la struttura diagenti che vende ai riparatori. Copriamo tutta l’Europa– in forte crescita sono, in particolare, i paesi dell’Eu-ropa dell’Est – e la Turchia. Vendiamo, inoltre, in paesicome l’Indonesia, la Corea, l’Iran, la Malesia, l’Africal’Australia, l’America del Sud – Cile, Brasile, Argentina,Venezuela, Colombia, Panama – e il Messico. Siamo ta-gliati fuori dagli Stati Uniti a causa di macchinari, vei-coli e attrezzature del tutto peculiari, e che quindi nonrendono conveniente la concorrenza con le case madriamericane».

Negli ultimi due anni, il vostro logo è stato con-traffatto. Dove è accaduto nello specifico?«Abbiamo registrato casi di contraffazione in Marocco,nell’area della Bosnia-Herzegovina e in Cina, in con-seguenza dei quali stiamo agendo tramite vie legali. Asegnalare gli episodi è stato il servizio di sorveglianzamondiale messo a punto, per le nostre categorie mer-ceologiche di riferimento, dall’ufficio dello studio mar-

chi. Per quanto questi casi non siano di certo piacevolida gestire, lasciano emergere quanto il made in Italysia ancora un fattore importante e di successo nelmondo. Nonostante il livello di prezzo dei nostri pro-dotti sia più elevato rispetto a quello dei nostri com-petitor, a fare la differenza è la qualità del nostro knowhow, che si traduce nell’effettiva resa dei prodotti».

Nel 2007 l’azienda, che dal 2003 è sponsor uffi-ciale del Ferrari Challenge Trofeo Pirelli, si è tra-sferita in uno stabile di circa 4.000 mq. Avete in pro-gramma ulteriori espansioni?«Il 1 gennaio 2013 inaugurerà un nuovo laboratorio diconfezionamento prodotti in uno spazio attiguo al-l’azienda. Abbiamo assunto nuovo personale, che andràad affiancarsi alle 20 unità che già lavorano con noi».

�ABBIAMO REGISTRATO CASIDI CONTRAFFAZIONE IN MAROCCO,NELL’AREA DELLA BOSNIA-HERZEGOVINA E IN CINA,IN CONSEGUENZA DEI QUALI STIAMOAGENDO TRAMITE VIE LEGALI

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Modelli d’impresa

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Nuovi processi tecnologici

Nuove tecnologie, sia per aumentare la pro-duttività, migliorando le relative perfor-mance, sia per abbattere i costi, attra-verso una gestione aziendale sempre più

ottimizzata. I passi si rivelano vincenti se si accostauna modalità operativa improntata al lavoro di squa-dra. Sono queste le chiavi di accesso ai mercati in-ternazionali, credenziali che si esprimono nella ca-pacità di essere innovativi, anche nel settore delleguarnizioni, rivolte ad ampi segmenti merceologici:dall’automotive al chimico, passando per l’alimentare,la manutenzione industriale, l’utensileria. «Quello checi prefiggiamo per il 2013 – spiega Gabriella Rimoldi,co-titolare della Vito Rimoldi, insieme al fratello Clau-dio – è diventare leader nella progettazione, costru-zione e commercializzazione di guarnizioni, settore incui la nostra realtà è attiva da settant’anni. A concor-rere alla realizzazione di questo obiettivo, è la nostrasquadra, composta da collaboratori , le cui compe-tenze s’intrecciano, arrivando a costituire il nostropunto di forza. Nella nostra azienda le competenzedel gruppo sono decisamente superiori alla somma-toria delle competenze del singolo, e questo ci dàforza. Da non trascurare sono le “quote rosa”, nume-rose nella nostra squadra; oltre alla dedizione e pas-sione per il lavoro, le nostre collaboratrici eviden-ziano la capacità di organizzarsi su molteplici frontiper gestire gli impegni quotidiani e di saper affron-

Lavoro di squadra, internazionalizzazione, automazione hi-tech,sono i punti chiave, secondo Gabriella Rimoldi, per consentirela crescita nel settore delle guarnizioni

di Roberta De Tomi

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Gabriella Rimoldi

tare il cambiamento, senza paura».Una squadra solida, motivata, che ha accompagnatola Vito Rimoldi nelle scelte effettuate per affron-tare la crisi. «Abbiamo puntato – prosegue l’inter-pellata – sui nuovi mercati, obiettivo questo che ci haportato a investire in nuovi impianti per aumentatele capacità produttive, automatizzando le linee diproduzione con progetti innovativi messi a punto incollaborazione con il Politecnico di Milano». La società, che è presente in diversi paesi dell’Eu-ropa, dell’Asia e del Sud-America, all’inizio del 2012ha aperto lo stabilimento di Borsano (VA) per con-sentire l’inserimento dei nuovi impianti e assicurarela produzione con tecniche diversificate, integrate aquelle di un terzista che è divenuto nel tempo unodei principali collaboratori: una Cooperativa socialeche offre lavoro a persone disagiate. Inoltre, per ab-battere i costi gestionali, ha introdotto nuovi Sw di-rettamente collegati all’Erp aziendale, integrando ilsistema informativo del terzista con quello della Spaper l’acquisizione e la gestione dei dati di fattura-zione e per la gestione e il controllo della produzione

e del magazzino. «I dati che confluiscono nell’Erp – precisa GabriellaRimoldi – sono trattati per consentire di visualiz-zare in tempo reale le informazioni con un solostrumento di Business Intelligence. Con tale si-stema vengono ridotti drasticamente i tempi perprodurre e rielaborare gli indici, ottimizzando itempi decisionali in tutte le aree». Automazione etecnologia, che non sostituiscono le persone, unitenel conseguimento di un ambizioso obiettivo. «Perdiventare leader nel settore di riferimento – con-

clude la co-titolare – il lavoro di squadra è indi-spensabile. La verifica è sempre sui risultati con-cretamente ottenuti, fermo restando che la moti-vazione in azienda è un bene da coltivare evalorizzare ogni giorno. Accanto al gioco di squadra,ReS in collaborazione con il Politecnico, interna-zionalizzazione sono punti fondamentali che ven-gono monitorati e messi in discussione per con-sentirci un costante sviluppo, che ci consenta diaffrontare le sfide del mercato, ben oltre le situa-zioni congiunturali che lo caratterizzano».

ABBIAMO AUTOMATIZZATO LE LINEE DI PRODUZIONECON PROGETTI INNOVATIVI MESSI A PUNTO IN COLLABORAZIONECON IL POLITECNICO DI MILANO

La Vita Rimoldi Spa ha sede a Legnano (MI)www.vitorimoldi.it

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Modelli d’impresa

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Per le realtà che si occupano di commercializzazione di granuli plastici lacontinua oscillazione del prezzo del petrolio non permette di fareprevisioni certe. «Per questo è necessario coprire tutti i settori di utilizzodei materiali in questione». La parola a Paola Casali

di Matteo Grande

L’economia realee il prezzo del petrolio

Tecnoplastica si trova a Parmawww.tecnoplasticaparma.com

Nel 2013, i mercati petroliferi mondiali sa-ranno guidati dai grandi temi di crescitaeconomica globale e dalla fiducia degliinvestitori. Lo dice Daniela Corsini, ma-

croeconomic e fixed income researcher di IntesaSanpaolo. «Date le significative incertezze che gra-vano ancora sullo scenario macroeconomico - af-ferma l’analista – l’attitudine dei mercati finanziariin oscillazione fra propensione e avversione al ri-schio si rifletterà sui mercati petroliferi in un’alter-nanza di preoccupazioni legate a possibiliinterruzioni improvvise dell’offerta e debolezzadella domanda, esposta ai rischi di rallentamentodel ciclo economico internazionale. Di conseguenza,stimiamo per il petrolio Brent un prezzo medio di107 dollari al barile per il 2013, ma ci attendiamoampi movimenti di prezzo all’interno di un tradingrange compreso tra i 90 e i 120 dollari al barile». Unavariazione che si riflette a livello d’incertezza suquelle realtà come Tecnoplastica, azienda sita aParma e inserita nel commercio e nella distribu-zione di granuli plastici, che ha fatto del petrolio lamateria prima per la produzione. «L’oscillazione chesta avendo la materia prima in questione, è moltoimportante – commenta Paola Casali, a capo del-l’azienda fondata dal padre, attuale presidente del

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Paola Casali

Consiglio d’Amministrazione, Giuseppe Casali -. Ilnostro è un mercato molto difficile, in cui non si pos-sono fare previsioni. Il prezzo potrebbe variare nelgiro di poche ore. Siamo in balia di oscillazioni».I prodotti commercializzati da Tecnoplastica si ri-volgono a settori molto specifici. «La nostra impresadistribuisce svariati tipi di granuli plastici, dalle re-sine plastiche ai granulati termoplastici, dalle ma-terie plastiche al polistirolo, fino ad arrivare alpolipropilene e ai tecnopolimeri. Siamo in grado dicoprire tutti i settori di utilizzo di questi materiali ein particolare il campo del giocattolo, la farmaceu-tica, l’edilizia e l’imballaggio, in modo da garantireall’azienda una notevole differenziazione settoriale.Questa strategia si è dimostrata vincente soprat-tutto nell’ultimo periodo perché ha evitato riper-cussioni negative sul trend di sviluppo dell’attivitànei casi di calo di domanda di alcuni specifici settoridi applicazione. Il nostro mercato di riferimento èquello nazionale e le vendite si concentrano in Lom-

bardia, Emilia Romagna, Veneto e Piemonte». PaolaCasali segue le attività di due aziende che operanonello stesso settore. «Una delle aziende, che si oc-cupa di polipropilene, è rivolta a un mercato mediogrande e ha continuato nell’attività senza problemi,non risentendo della crisi. Un’annata regolare seconfrontata al 2011. L’altra azienda invece, che hauna clientela medio piccola, ha molto risentito dellacrisi anche perché si rivolge a delle piccole realtàche hanno dovuto chiudere. Una delle realtà si oc-cupa della vendita del polietilene, quindi soprattuttoimballaggio, con tutte le problematiche riguardantel’utilizzo dello shopper e il nuovo business delloshopper biodegradabile. Si tratta, in ogni caso, di pic-cole aziende che nel tempo hanno dovuto chiudere.Per questo, per la società che si occupa del polieti-lene, vogliamo consolidarci e non andare incontro adaltre perdite. In quella del polipropilene invece in-tendiamo continuare a espanderci, grazie alle re-centi acquisizioni di clientela importante».

SIAMO IN GRADO DI COPRIRE IL SETTOREDEI GIOCATTOLI, LA FARMACEUTICA, L’EDILIZIAE L’IMBALLAGGIO. IN QUESTO MODOGARANTIAMO ALL’AZIENDA UNA NOTEVOLEDIFFERENZIAZIONE SETTORIALE

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Modelli d’impresa

Il progetto di diversificazione è un elemento fonda-mentale per la crescita di Sireg. Al momento, in-fatti, la società è impegnata in diversi settori. Ladivisione Geotecnica realizza prodotti indispensa-

bili per il rinforzo e il consolidamento di terreni deboli efranosi e in tutte le situazioni in cui si presentano diffi-coltà nella realizzazione di scavi per opere in sotterra-neo. La divisione Ingegneria Civile realizza prodottiimpiegati nel rinforzo e nel restauro di strutture esi-stenti (ponti, viadotti e silos), così come nel recupero diedifici storici e monumenti. La divisione Acqua dedicanotevoli risorse al settore del trattamento acque realiz-zando sempre più sofisticati impianti di dissalazione epotabilizzazione di acqua di mare o salmastra e per iltrattamento delle acque reflue. Infine, la divisione Se-paratori produce componenti per batterie industriali.

Quali sono stati i principali risultati raggiunti nel2012 e quali, invece, le maggiori criticità?

«L’andamento del fatturato di Sireg nell’ultimo anno èstato positivo. A fine novembre, abbiamo registrato unincremento dell’11 per cento rispetto allo stesso periododell’anno precedente. Si è quindi invertita la tendenza esiamo tornati a crescere dopo tre anni incerti. Questo misoddisfa e rappresenta il risultato del nostro importanteimpegno in questi anni complessi. Direi che il principalerisultato raggiunto è stato l’incremento delle esporta-zioni (+25 per cento), mentre, per quanto riguarda lemaggiori criticità, abbiamo riscontrato enormi difficoltànel recuperare i nostri crediti, in particolare dalla clien-tela italiana, con fastidiosi conseguenze sul cash flow e

Differenziare il prodotto e dedicareimportanti risorse alla ricerca e allosviluppo di nuovi materiali, semprepiù avanzati, è ciò che fa crescereSireg. Il punto di Sonja Blanc

di Serena Tudisco

La diversificazioneè crescita

Sonja Blanc,titolare di Sireg di Arcore (MI)

www.sireg.it

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Sonja Blanc

sul costo degli oneri finanziari».In quali mercati state registrando le performance

migliori? Avete in programma di ampliare il vostroraggio di azione a livello territoriale?«I mercati dove stiamo registrando le migliori per-formance sono quelli dell’Europa dell’est e dell’Ame-rica centrale e latina. Siamo determinati ad ampliareil nostro raggio di azione, espandendoci tramite ac-cordi di collaborazione e distribuzione con societàlocalizzate nei paesi in forte sviluppo e dove è previ-sta la realizzazione di importanti infrastrutture.Siamo presenti con rivenditori o agenti nei paesichiave per il nostro fatturato. L’attività è coordinataprincipalmente dalla sede arcorese e, per quantoconcerne l’area dell’America centrale e latina, dallanostra sede colombiana Sireg LA».

Quale strategia adoperate per attuare una mag-giore diversificazione? «Sireg ha nel suo dna la vocazione per la ricerca e losviluppo. In un periodo complesso come quello at-

tuale, stiamo impegnando importanti risorse econo-miche e di personale per sviluppare soluzioniinnovative, sia ripensando ai nostri prodotti sia svi-luppandone di nuovi, utilizzando materie prime ter-moplastiche e termoindurenti di nuova concezione».

Quali percentuali di fatturato rappresentano at-tualmente le diverse divisioni e quali sono le pro-spettive di crescita di ciascuna?«Le percentuali di fatturato attualmente realizzatedalle varie divisioni sono le seguenti: divisione geo-tecnica e ingegneria civile 75 per cento, divisioneacqua 15 per cento, divisione separatori 10 per cento.Le prospettive di crescita sono rispettivamente + 20per cento , + 15 per cento, +3 per cento. Investiamo

tra il 5 per cento e il 10 per cento del nostro fatturatoin ricerca e sviluppo anche a livello internazionale.Gli investimenti sono principalmente rivolti al mi-glioramento dei processi produttivi esistenti e allosviluppo di nuovi impianti e prodotti».

Quali sono le prospettive e gli obiettivi per il fu-turo?«Le prospettive e gli obiettivi per il medio e lungo pe-riodo sono quelli di crescere e di costruire le basi perrendere sempre più forte e solida la nostra azienda,in modo da poter garantirle la possibilità di stare “inpiedi” anche in condizioni difficili e critiche comequelle attuali e di poter affrontare le difficoltà che,inevitabilmente, incontreremo nel futuro».

SIREG HA NEL SUO DNA LA VOCAZIONE PER LA RICERCA E LO SVILUPPO.IN UN PERIODO COMPLESSO COME QUELLO ATTUALE, STIAMO IMPEGNANDOIMPORTANTI RISORSE ECONOMICHE E DI PERSONALE PER SVILUPPARESOLUZIONI INNOVATIVE

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Modelli d’ impresa

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Il mercato degli elettrodomestici, tra i più im-portanti del Paese, è in difficoltà. L’elettrodo-mestico è il settore manifatturiero più floridod'Italia ma sta risentendo delle sempre più fre-

quenti delocalizzazioni, inoltre la crisi economicasta colpendo proprio quei consumatori su cui le mul-tinazionali italiane e straniere avevano puntato pervendere i prodotti made in Italy. Tra le altre cause troviamo il costo del lavoro sempre

più alto e l’ascesa dei paesi in via di sviluppo, chehanno ridotto il gap di competenze organizzative eindustriali nei confronti delle imprese italiane. «Ètangibile la contrazione dei consumi, in particolareil settore degli elettrodomestici è sofferente - con-ferma Nadia Vezzani, amministratore unico di Elet-trocasa - l’immissione sul mercato, da parte dei pro-duttori, degli apparecchi aspiranti senza sacco, alfine di ridurre i costi anche se a scapito della salute

Anche il settore degli elettrodomestici, tra i fiori all’occhiello del madein Italy, è in crisi. Grazie a flessibilità, innovazione e sostenibilità, però,le aziende possono invertire il trend. Lo testimonia Nadia Vezzani,amministratore unico di Elettrocasa

di Lorenzo Brenna

Qualità di gestionee sostenibilità ambientale

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Nadia Vezzani

e della praticità, incide negativamente sulla venditadel nostro prodotto base. Per compensare abbiamoinserito nuovi prodotti tra gli accessori e nonostantela criticità del mercato, la nostra società riesce amantenere il target previsto». Elettrocasa è specia-lizzata nella produzione e vendita di sacchetti incarta filtro per la casa e per l’industria, in particolareper gli aspirapolvere. Accanto a questo storico corebusiness, l’azienda propone una linea di accessoriper apparecchi elettrici e di filtri. Per l’azienda lom-barda ricerca, innovazione e sostenibilità ambien-tale sono aspetti necessari. È costante, infatti, l’atti-vità di ricerca, attraverso la quale lo staffdell’azienda crea linee di prodotti personalizzate ene sviluppa l’immagine. La vasta produzione è ga-rantita da un team specializzato, soggetto ad un co-stante controllo, e da un sistema di qualità certifi-cato. Dal 2001 la produzione è certificataconformemente alle norme di qualità Uni En Iso9001:2008 e ha ottenuto il rinnovo della certifica-zione Icim, che è attendibile prova del corretto man-tenimento del sistema di gestione per la qualità edel rafforzamento dell’immagine aziendale nel con-testo dei mercati internazionali. La società, per ri-spondere alle costanti evoluzioni del mercato, puntaad adattare i propri prodotti alle più diversificaterichieste della clientela, al fine di garantire la riso-luzione dei problemi e delle esigenze specifiche. Gra-zie alla propria flessibilità e alla capacità di rispon-dere ai trend in modo adeguato Elettrocasa stasuperando indenne il momento di crisi. «Nonostantele difficoltà congiunturali ed economiche nel Paese,

la nostra società ha mantenuto costante il trend divendite nell’ultimo triennio e con una gestione ocu-lata ed una attenta riduzione dei costi i nostri bilancisono costantemente in attivo». Nella clientela Elettrocasa annovera la quasi totalitàdella distribuzione specializzata, le grandi catenesono quasi tutte nel portafoglio dell’azienda. I clientidel canale specializzato, nel corso degli anni, hannopremiato l’affidabilità di Elettrocasa sotto il profilo,non solo della qualità anche ecologica della produ-zione, ma anche del packaging. «Una squadra gio-vane, la collaborazione con i nostri agenti che ope-rano in tutta Italia, la gentilezza di trattativa con iclienti, la pazienza di risolvere le problematiche tracorrieri e magazzinieri dei grandi gruppi di distri-buzione - rivela Nadia Vezzani - sono il valore ag-giunto della nostra società. I nostri direttori di mar-keting hanno saputo valorizzare e consolidare ilrapporto esistente con i grandi clienti».

In apertura, stile espositivo chiaro e ordinato in confezionidi solo due formati. Nadia Vezzani, amministratore unicodi Elettrocasa Srl di Agrate Brianza (MI), insieme allesue collaboratriciwww.elettrocasasrl.it

LO STAFF DELL’AZIENDA CREA LINEEDI PRODOTTI PERSONALIZZATEE NE SVILUPPA L’IMMAGINE

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Modelli d’impresa

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Èancora oggi Maria Paola Lorenzini Rinieri allaguida dell’azienda fondata negli anni 50 in-sieme al marito Alberto Rinieri. Una coppia,nell’impresa e nella vita, che da subito intra-

prende una fruttuosa collaborazione, completandosia vicenda nel curare gli aspetti tecnici e commercialidella gestione aziendale. «Da subito ci siamo cimentatinella costruzione di apparecchiature di sollevamentoad azionamento elettrico, pneumatico e oleodinamicoper svariati settori, tra i quali quello ferroviario, indu-

striale, nucleare, militare, siderurgico e della cantieri-stica navale e off shore» spiega la titolare. Ma è so-prattutto nello sviluppo delle risorse umane che si sonoattuati gli sforzi maggiori. Nella ricerca dei collabora-tori si è data importanza, oltre alle capacità e cono-scenze tecniche, alla serietà e impegno delle persone,che sono state formate anche nella competenza del la-voro con istruzioni ed esempi evidenti, tanto che moltepersone sono state disponibili a dare il meglio e sono ri-maste fino alla pensione.

L’impresa puntasull’innovazioneLe aziende che danno speranza all’economia italiana sono quelleche puntano sull’innovazione, sulla forza lavoro e sulla specializzazionedei prodotti. Maria Paola Lorenzini Rinieri fa il punto sulle costruzionimeccaniche

di Emanuela Caruso

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Maria Paola Lorenzini Rinieri

La Rinieri Alberto Costruzioni Meccaniche si è evo-luta rispetto al passato.«Negli anni ci siamo concentrati sulle attrezzature spe-cialistiche, e oggi siamo specializzati in particolarenella progettazione e realizzazione di macchinari e ap-parecchiature destinati alla manutenzione dei rota-

bili ferroviari e alla sicurezza. Grazie a un continuoavanzamento tecnologico, siamo stati in grado di cre-scere, acquisire notevoli quote di mercato e quindi diespandere il nostro raggio d’azione anche all’estero.Oltre che dalle aziende italiane, infatti, riceviamomolte richieste anche da realtà europee e da impresedei paesi in via di sviluppo».

Qual è la filosofia aziendale che sta alla base dellavostra attività?«Sin dall’inizio della nostra avventura le linee guidafondamentali che ci hanno guidato sono state la co-stante innovazione e personalizzazione del prodotto,nonché la flessibilità produttiva. Allo stesso modo, ilmantenimento e il miglioramento della qualità di ciòche costruiamo sono sempre stati i cardini dell’im-presa, condivisi non solo da noi, ma anche da tutto il no-

stro personale, che senza dubbio rappresenta uno deipunti di forza maggiori dell’azienda. Queste linee guidasono state portate avanti anche dopo la scomparsa dimio marito e ritengo essenziale per noi mirare semprealla totale soddisfazione del cliente, ragion per cui lesue esigenze e necessità vengono viste come uno stru-

mento strategico per realizzare un prodotto davveroutile, efficiente e capace di soddisfare le aspettative».

In relazione all’attuale crisi economica, come èstato l’ultimo biennio di attività della Rinieri AlbertoCostruzioni Meccaniche?«In realtà, a differenza di altre aziende, noi non ab-biamo subito tracolli economici o produttivi. Degli in-flussi negativi della crisi abbiamo risentito in misuraleggera, e questo perché oltre a essere una ditta contanti anni di esperienza alle spalle, da circa vent’anniusufruiamo per la produzione di brevetti studiati emessi a punto da noi , ottenendo riscontri positivi datutte le imprese del trasporto su rotaie. Anche l’es-sere diventati un punto di riferimento per la manu-tenzione e la sicurezza ci ha consentito di mantenere laposizione sul mercato».

OGGI SIAMO SPECIALIZZATI NELLA PROGETTAZIONE E REALIZZAZIONEDI MACCHINARI E APPARECCHIATURE DESTINATI ALLA MANUTENZIONEDEI ROTABILI FERROVIARI E ALLA SICUREZZA

Maria Paola Lorenzini Rinieri, titolare dellaRinieri Alberto Costruzioni Meccaniche di Castel Maggiore (BO)www.rinierialberto-bo.net

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Modelli d’impresa

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La ricerca del dettaglio, per andare incontro alle esigenze di una clienteladiversificata che appartiene a nazionalità e culture diverse è fondamentale.Il punto di Valentina Schiavi

di Roberta De Tomi

Un salottointernazionale

Valentina Schiavi, Amministratore delegatodella Paolucci & C. Intenational Spa, che ha sede a Roma www.paoluccidutyfree.it

Il mercato del duty free si configura non solo comeluogo di scambi commerciali, ma anche di rela-zioni interpersonali. La peculiarità del settoreconsente a una realtà come la Paolucci & C. In-

ternational, di consolidarsi, distinguendosi all’internodel difficile contesto congiunturale, con l’attenzione aidettagli e alle offerte più raffinate. La società è natasessant’anni fa come piccola realtà, fondata dallamadre dell’attuale amministratore delegato, ValentinaSchiavi e dedicata alla fornitura del corpo diplomaticoresidente a Roma. In seguito, la Paolucci si è ampliatatanto che a oggi, detiene il 95 per cento del mercato di-plomatico in Italia. Parallelamente l’azienda è diven-tata anche fornitrice di grandi e importantiorganizzazioni internazionali.

Quali sono le peculiarità e le criticità del mercatodiplomatico?«Ci si deve rivolgere a una clientela molto esigente. No-nostante le inevitabili differenze tra le diverse nazio-nalità, il mercato diplomatico presenta le stessecaratteristiche da sempre: una grande attenzione aiprodotti di qualità e al servizio offerto. Non basta uncatalogo di alcolici, vini e tabacco per ottenere risul-tati vincenti: questo tipo di clientela è abituata a es-

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Valentina Schiavi

sere costantemente seguita e consigliata anche su ar-ticoli diversi, che qualificano maggiormente la nostraofferta».

Può fornire un esempio di vostre proposte, in talsenso?«Alcuni anni fa, per soddisfare un’esigenza del mer-cato che avevamo percepito già da tempo, abbiamocreato una ricercata e raffinata linea di biancheria e ditessuti per la casa, che ho voluto chiamare “MonnaLisa”. Nella diplomazia, infatti, l’arte di ricevere è unmust che fa parte del quotidiano; per questo, già datempo, abbiamo affiancato ai prestigiosi e classici ar-ticoli di cristallerie, posaterie e porcellane, anche que-sta esclusiva linea di biancheria per la casa».

Un tipo di offerta che non si trova facilmente in unclassico duty free.«Esatto, nella logica di fornire un servizio d’eccellenza,abbiamo allestito un ampio show room, dove acco-gliamo quotidianamente un gran numero di diploma-tici. Nel nostro “salotto internazionale” ci si incontrasia per conoscere nuovi prodotti, ma anche per parte-cipare a eventi che sottolineano la vocazione di socia-lità del corpo diplomatico. Per ogni cliente c’è,comunque, una costante assistenza nell’acquisto enelle pratiche relative alle franchigie diplomaticheche devono percorrere una burocrazia complessa chepassa attraverso il Ministero degli Esteri e quello delleFinanze. Noi crediamo che i risultati migliori si produ-cano quando riusciamo a presentare un articolo sele-zionato e calibrato sulle esigenze e le specifiche delcliente, cercando, il più possibile di parlare la sua lin-gua e curando in tutti i dettagli l’accoglienza».

Accanto a quelli già elencati, quali sono gli altrivostri punti di forza?«La storia lineare della nostra impresa e la profonda ecapillare conoscenza del mondo diplomatico con ilquale sono stati stabiliti, nel corso degli anni, moltirapporti interpersonali».

Tornando alla socialità: il mondo diplomatico èanche quello delle feste e dei ricevimenti?«Sì, ogni ambasciata organizza annualmente la suafesta nazionale ed è per noi un grande piacere parte-

cipare ai numerosi ricevimenti. Sicuramente è un im-pegno rilevante in termini di tempo ma per fortunariusciamo a dividere le presenze su tre componenti deivertici aziendali».

Chi la affianca nel suo lavoro e con che ruolo?«Le mie figlie, Camilla e Carlotta, cresciute entrambecon un’educazione internazionale. Camilla si occupadegli acquisti e Carlotta dei rapporti con la clientela;ricoprono il loro ruolo con molto entusiasmo, fortianche dei valori e del senso del dovere che ho tra-smesso loro e che ci hanno consentito di arrivare allaterza generazione».

Qual è la sua visione sul futuro della sua attività?«Credo che si debba puntare alle novità del mercato ea investimenti ragionati, anche in questo momento cri-tico per l’economia. L’esperienza mi ha infatti inse-gnato che una piccola dose di rischio calcolato spessopaga sui risultati a lungo termine».

NONOSTANTE LE INEVITABILIDIFFERENZE TRA NAZIONALITÀ, ILMERCATO DIPLOMATICO PRESENTALE STESSE CARATTERISTICHE DASEMPRE: UNA GRANDE ATTENZIONEALLA QUALITÀ E AL SERVIZIO

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Innovazione

È scontata l’importanza che l’innovazione ricopre nella competizionesfrenata del mercato globale. Non è altrettanto scontata, però, la protezionedei risultati della ricerca industriale. Iris Bilardo spiega come difendersi

di Remo Monreale

La dottoressa Iris Bilardo, presidente del Cdadella società Racheli, con sede a Milanowww.racheli.it

«Ènotorio che nel contesto globale l’of-ferta è sempre più standardizzata:come è possibile imporsi sul mercato?La risposta è “innovazione”». La dotto-

ressa Iris Bilardo, presidente del Cda della società Ra-cheli, non ha dubbi circa il fatto che la ricercarappresenti un fattore decisivo per le imprese. Si direbbeuna conclusione banale, eppure, dall’esperienza con lasocietà da lei guidata, che si occupa di consulenza in pro-prietà industriale, non risulta altrettanto semplice la di-fesa del vantaggio competitivo ottenuto dalle aziendeattraverso la ricerca innovativa. «Per risultare competi-tivi – spiega la Bilardo – bisogna operare scelte strategi-che anche e soprattutto in tema di protezione e gestionedella proprietà industriale. Scelte che non solo favori-scono la crescita e la competitività dell’impresa, ma tu-telano nel tempo gli investimenti, spesso ingenti, che leattività di ricerca, di sviluppo e di marketing implicano.Una mancata scelta nell’Intellectual Property protec-tion, o una scelta non oculata, può determinare la per-dita di mercati importanti, nonostante lo sforzo profusonella ricerca».

Un rischio che sembra spesso sottovalutato.«Sono molte le imprese, oggi, che devono ancora com-prendere l’importanza di procedere alla protezione tem-pestiva ed efficace dei diritti di proprietà industrialeprima di entrare nei mercati locali. Solo attraverso una

Difendere la proprietà intellettuale

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Iris Bilardo

tutela preventiva in materia di IP si possono evitare operlomeno limitare i rischi connessi all’ingresso nelmercato internazionale. Detta tutela non solo è oppor-tuna, bensì necessaria, soprattutto in quei paesi ove lacontraffazione è connaturata al sistema impresa».

Non è sufficiente depositare marchi, brevetti emodelli?«Purtroppo non è così semplice. In tema di brevetti, peresempio, è solo attraverso una completa conoscenzadello stato della tecnica esistente, cioè delle tecnologiegià brevettate e quindi delle opportunità presenti nelmercato, che le imprese possono valutare quali siano letendenze emergenti del proprio settore e dove stiano in-vestendo i competitor. Il compito non è certamente di fa-cile soluzione. Inoltre, ci sono possibilità da considerare,come lo strumento del licensing, che determina un ri-torno economico dei propri investimenti e consente diessere presenti su mercati nei quali non si opera diret-tamente».

E per quanto riguarda i marchi e i modelli?«Anche qui di fronte alla standardizzazione dei prodottie dei servizi sono i segni distintivi e il design che orien-tano il consumatore nelle scelte. Il marchio, in partico-lare, oltre a identificare l’origine del prodotto, costruisceveri e propri contesti culturali, di status e d’immagine,destinati ad affermarsi nel tempo. In più il marchio co-stituisce per l’impresa stessa un fattore di reddito e ungrande strumento di fidelizzazione dei clienti».

In che modo, quindi, una società come la vostracerca di affiancare le imprese?«Prima di tutto la nostra filosofia prevede di lavorare in

sinergia con i clienti affinché il brevetto, il marchio e l’IPprotection in genere divengano componenti essenzialidella cultura aziendale. La nostra mission è sostenere leimprese affinché possano operare scelte concrete e con-sapevoli nella tutela dell’innovazione. Per fare ciò ci av-valiamo all’estero di una rete selezionata di esperti delsettore che collaborano con i nostri consulenti interni,al fine di individuare la migliore strategia di protezionedegli assets di IP. Questo modus operandi ci consente,prima di proporre delle soluzioni adatte alla realtà delcliente, di valutare i fattori di rischio inerenti all’inno-vazione e all’internazionalizzazione sui mercati locali».

Che progetti avete nell’immediato futuro?«Ultimamente registriamo una tendenza sempre piùdiffusa a effettuare fusioni e acquisizioni societarie.Pertanto, sempre nell’ottica di un modello gestionale si-nergico, stiamo lavorando all’implementazione della no-stra piattaforma on-line che a breve consentirà, per iclienti, l’accesso protetto e in tempo reale al proprio por-tfolio brevetti, modelli e marchi, anche attraverso la se-lezione multipla e contestuale di più società, facenticapo ad un medesimo gruppo».

SOLO ATTRAVERSO LA CONOSCENZADEI BREVETTI ESISTENTI,LE IMPRESE POSSONO VALUTAREQUALI SIANO LE TENDENZEEMERGENTI

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Tecnologie

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Il sistema informativo aziendale è ormai deter-minante per il buon funzionamento di qualsiasiorganizzazione, tanto da poter diventare il fat-tore di successo di una società. Le aziende che si

occupano di integrazione dei sistemi, perciò, svol-gono per le imprese un ruolo chiave nel percorso ob-bligato verso l’innovazione. In questa corsa verso ilfuturo, però, il mercato IT impone agli operatori delsettore il continuo aggiornamento e la capacità ditrasformarsi di pari passo con le nuove esigenze deiloro clienti. Ecco perché nell’anno in cui cadono i suoi25 anni di attività, Mauden è particolarmente fiera difesteggiare questo importante compleanno propo-nendosi in una veste molto diversa – più ampia – daquella che la vide muovere i primi passi, nel 1987,come broker di hardware usato. Oggi, infatti,l’azienda non solo vanta grande esperienza e profes-sionalità in ambito storage, che per anni ha rappre-sentato il suo core business, ma ha esteso le sue com-petenze a software, servizi e presidio di data center.

Signora Viglione, quali sono stati i vostri più re-centi investimenti in innovazione e tecnologia?«Gli investimenti in innovazione riguardano princi-palmente le nostre risorse. Per restare sul mercato,infatti, oggi serve avere collaboratori di talento a di-sposizione e una rete di partner specializzati da coin-volgere nei progetti».

Quello dell’hardware è un mercato che ha i suoiriferimenti principali all’estero. Quale scenario sidelinea per i prossimi anni e quali saranno, se-

In continuo mutamento, il mercato IT richiede straordinarie capacitàdi trasformazione e progettualità. In occasione del 25° anniversariodella sua azienda, Roberta Viglione, presidente e amministratoredelegato di Mauden, racconta strategia e aspettative di questosystem integrator italiano

di Lorenzo Brenna

Esperienza, risorse e innovazione

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Roberta Viglione

condo lei, le prossime tecnologie sulle quali si con-centreranno gli investimenti delle imprese cherappresentano il vostro target?«È ormai evidente il trend relativo ai sistemi “inge-gnerizzati”, integrazione massima per salvare spaziofisico e virtualizzare il più possibile. Anche lo storagesta cambiando profondamente, in relazione al-l’enorme mole di dati e informazioni necessarie albusiness. “Big Data” non è solo un concetto, è una re-altà».

Qual è la sua valutazione sull’anno che sta perconcludersi? Quali sono stati i principali risultatiraggiunti e quali le maggiori criticità?«Nel corso del 2012 Mauden ha operato un consoli-damento nell’area servizi professionali e ha seguitodiversi progetti di innovazione tecnologica, confi-gurandosi così come system integrator in ambito in-frastrutturale. La principale criticità, invece, è laflessione del business tradizionale di rivendita, fre-nato dall’evidente rallentamento degli investi-menti».

La vostra offerta è concentrata in settori o in areegeografiche specifiche? Avete in programma diampliare il vostro raggio di azione settoriale o ter-ritoriale?«Attualmente siamo presenti soprattutto nelle aree

più attive, come quelle di Milano, Roma e Torino.Tuttavia, quest’anno abbiamo cominciato una primaespansione territoriale che prevediamo di ampliarenei prossimi mesi. Stiamo anche pensando a un al-largamento del nostro business all’estero».

Nell’ultimo anno, qual è stato l’andamento del vo-stro business? Questo risultato economico in quale si-tuazione di mercato si colloca?«L’anno fiscale di Mauden si chiude ad aprile. Perciò, sevogliamo fare una proiezione al 31 dicembre, in que-st’anno solare abbiamo due valori da considerare: l’eser-cizio chiuso il 30 aprile scorso e i primi otto mesi del “fi-scal year” 2013. L’esercizio 2012 ha visto un incrementodel fatturato, cresciuto a due cifre percentuali rispettoall’anno precedente. Invece, la prima parte del nuovoesercizio 2013 accusa difficoltà di mantenimento del re-gime precedente. Tali difficoltà, sebbene allineate allasituazione corrente del mercato, non sono confortanti».

Quali sono le prospettive e gli obiettivi per il medioe lungo periodo?«Nel medio periodo non c’è dubbio: continuare a pri-vilegiare i progetti, sviluppare ulteriormente l’areadei servizi e migliorare quella relativa alla vendita disoftware. Per fare previsioni sul lungo periodo, in-vece, purtroppo di questi tempi ci vorrebbe una sferadi cristallo».

In apertura, Roberta Viglione, presidente e amministratoredelegato della Mauden Spa di Milano (MI).

A fianco, la nuova sede di Mauden in via Stephenson 43/A,a Milano, inaugurata lo scorso settembre

www.mauden.com

È EVIDENTE IL TREND RELATIVO AISISTEMI INGEGNERIZZATI:

INTEGRAZIONE MASSIMA PERSALVARE SPAZIO FISICO E

VIRTUALIZZAREIL PIÙ POSSIBILE

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Tecnologie

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Attraverso internet rendiamo vulnerabili informazioni che potrebberoessere sfruttate contro i nostri interessi privati e commerciali.Ingrid Monaco fa il punto sulla sicurezza informatica

di Sebastiano Vinti

Le nostre vite sono sempre più online: rapportipersonali, studio, attività lavorativa. Non sem-pre però siamo attenti ai dati che sono acces-sibili agli altri. «Un servizio completo di

consulenza può essere la soluzione ideale per essere alsicuro dai pericoli legati alla navigazione Internet edalle possibili intrusioni nel proprio sistema informa-tivo», suggerisce Ingrid Monaco della Nest2 Spa. Inol-tre, «la conoscenza dei rischi legati a un uso scorrettodelle tecnologie e la consapevolezza che l’integrazionedi sistemi tecnologici è indispensabile per favorire losviluppo e la crescita delle Pmi».

Qual è il target maggiormente interessato alla si-curezza informatica?«Il nostro target sono le aziende del mercato Enter-prise, per il quale Nest2 ha firmato un RTI con la cineseHuawei e la romana Tecnonet, poi spazia dalle ammi-nistrazioni alle assicurazioni, dal settore del commer-cio alle forze armate, dall’industria agli istituti dicredito. Il mercato su cui opera Nest2 è quello dell’Ict:telecomunicazioni, reti locali e geografiche, sistemi eservizi di rete, comunicazioni integrate, monitoraggioe sorveglianza, con specializzazione sulla sicurezza in-formatica. Tuteliamo i dati dei clienti tramite il nostro

Come tutelarsi dalle minacce online

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Ingrid Monaco

“Soc – Security Operation Center”, connesso a Internetcon la più moderna e sicura tecnologia di trasporto, ingrado di monitorare costantemente lo stato degli ap-parati di sicurezza installati presso i clienti e di inter-venire per la gestione e risoluzione delle minacceinformatiche. L’esperienza maturata con le grandiaziende ci ha permesso di proporre anche alle Pmi so-luzioni di sicurezza informatica e servizi integrati ge-stiti di alta qualità. Tra questi spicca Giano “sicurezzainformatica gestita”».

Quale strategia vi ha permesso di raggiungere iltarget delle Pmi? Quali specificità comporta questafascia di mercato rispetto a quella di fascia medio-alta (finanza, Gdo, industria)?«Abbiamo capito che è importante il modo di comuni-care con le Pmi. Il titolare di una Pmi spesso ricopreruoli diversi e, talvolta, è colui che decide l’architetturadi sicurezza della rete, pur non essendo esperto. Perquesto motivo è importante rivolgersi alle Pmi par-lando un linguaggio non tecnico, ma semplice, che sap-pia calarsi con esempi pratici nella quotidianitàlavorativa, e che evidenzi con chiarezza le funzioni cheassolvono i servizi di sicurezza informatica».

Qual è stato il riscontro che avete ottenuto con ilservizio Giano Family?«Nest2, da sempre interessata agli aspetti che ruotanoattorno al concetto di qualità della vita per mezzo dellenuove tecnologie, ha deciso di mettere a disposizione ilproprio know-how alle famiglie e ai minori, attraversoil servizio gratuito di prevenzione “Giano Family: sicu-rezza informatica per la famiglia”. Giano Family hacome obiettivo quello di favorire un corretto utilizzodi Internet per evitarne i rischi nascosti. Per diffon-dere il corretto utilizzo del Web organizziamo eventirivolti a genitori e ragazzi. Il sito www.gianofamily.org– in 3 anni di attività – ha già raggiunto oltre 394.000contatti».

Su quali progetti state lavorando in questo mo-mento? «Nest2 investe costantemente nella ricerca di nuovesoluzioni e nell'aggiornamento del personale tecnicoe commerciale. Per il 2013, condividendo le lineed’azione dell’Agenda Digitale Italiana, abbiamo inprogramma la messa a punto di nuovi servizi inte-grati gestiti, che spaziano dalle soluzioni di comuni-cazione e collaborazione per le Pmi e per gli studiprofessionali di ogni settore e dimensione, fino ai si-stemi di videosorveglianza e monitoraggio».

È IMPORTANTE LA CONOSCENZA DEIRISCHI LEGATI A UN USO SCORRETTODELLE TECNOLOGIE

In apertura, il SOC (Security Operation Center) della Nest2 Spadi Limena (PD). Sotto, Ingrid Monaco, responsabile comunicazionee marketing della società www.nest2.com

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«Le idee che anticipano i tempi sonoquelle che cambiano il futuro. Eccola,la filosofia che guida da ormai qua-rantacinque anni l’impegno lavora-

tivo e professionale di Carmela Maria Pariani, am-ministratore delegato dell’azienda di famigliaGiuseppe Giana. Assunta nel lontano 1967 presso lasocietà Giana, Carmela Maria Pariani ha saputo di-mostrarsi da subito efficiente, interessata e deter-minata, tanto da assumere incarichi sempre più im-pegnativi nei settori amministrativo e commercialedell’impresa. «Quando nel 1990 l’intuizione impren-ditoriale e la grande professionalità di mio marito lohanno portato a costituire una nuova azienda spe-cializzata su macchine utensili di grandi dimensionie soluzioni speciali, ad alto livello di automazione inessa, come amministratore delegato, ho concentratotutte le competenze, la forza di volontà e la lungimi-ranza di cui dispongo e che ritengo necessarie persuperare anche i periodi più difficili, proprio comequello che l’Italia sta affrontando in questi ultimianni».

Nello specifico, dal 1967 a oggi quale ruolo haavuto in azienda?«Oltre a occuparmi con efficienza e puntualità ditutte le questioni amministrative, commerciali e fi-nanziarie della Giuseppe Giana, ho anche effettuatonumerosi viaggi d’affari sia nei paesi più industria-lizzati del mondo che in quelli in via di sviluppo. Inol-

tre, da sempre sono impegnata sul fronte dell’orga-nizzazione e della gestione delle nostre partecipa-zioni a fiere del settore macchine utensili per la la-vorazione dei metalli».

Qual è il core business della Giuseppe Giana ecome è riuscita a trasmettere i valori per lei im-portanti alla sua attività?«La nostra azienda è specializzata nella progetta-zione e costruzioni di torni paralleli a due e quattroguide a Cnc, di foratrici/barenatrici per fori profondia Cnc e di lappatrici. Si tratta di un’offerta di mac-chine utensili a elevato contenuto tecnologico, e per

Tecnologie

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“Le idee che anticipano i tempi sono quelle che cambiano il futuro”è la filosofia che guida l’impegno lavorativo e professionaledi Carmela Maria Pariani che presenta macchine utensili versatili,semplici da utilizzare, e con bassi costi di gestione

di Emanuela Caruso

La tecnologia ha un’impronta femminile

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Carmela Maria Pariani

questo motivo vengono apprezzate in tutto il mondo.Sin dall’inizio della nostra avventura, prima mio ma-rito, poi io e adesso i miei due figli Giulio e Carolinaabbiamo sempre cercato di ragionare così: “le ideeche anticipano i tempi sono quelle che cambiano il fu-turo”. Ecco perché, non avendo per carattere paura diosare, ho sempre spronato tutti a credere nell’eccel-lenza, nell’innovazione, negli investimenti mirati eintelligenti, e nella possibilità di raggiungere stan-dard qualitativi sempre più elevati».

Cosa significa nell’azienda il suo essere donna?«Oltre che determinazione e perseveranza la sensi-bilità di costruire un rapporto umano innanzituttocon i dipendenti e con tutti coloro che ruotano at-torno perché, si faccia squadra e tutti si sentano pro-tagonisti di un’impresa».

La sua capacità di motivare gli altri a fare del loromeglio e a puntare alla realizzazione di prodotti in-novativi ha senza dubbio permesso di raggiungereimportanti traguardi.«Sì, infatti a livello innovativo le nostre macchinesono sempre un passo avanti, in particolare l’ultimagenerazione di macchine multitasking di grandi di-mensioni, le prime a montare le guide a ricircolo dirulli precaricati. Queste apparecchiature consentonouna grande versatilità, semplicità di utilizzo, bassi co-sti di gestione e rispetto ambientale, e non solo rap-presentano il fiore all’occhiello della società, ma rac-chiudono perfettamente i valori e la filosofia che dasempre ci guidano nella nostra attività. Poi, promuo-vendo a spada tratta l’importanza degli investimenti,nel corso degli anni abbiamo cercato di sviluppare concostanza i prodotti e i processi di lavorazione e ab-

biamo dotato il nostro parco macchine di attrezzatureall’avanguardia per le lavorazioni in conto terzi digrandi dimensioni e precisione».

Cosa significa per lei conciliare la vita di tutti igiorni con l’impegno in azienda?«Se mi è consentito un riferimento personale l’avercontratto in questi ultimi anni una malattia rara chemi porta anche a difficoltà di deambulazione, mi è diulteriore stimolo per lottare non solo per me stessama anche per pianificare il futuro dell’azienda e peressere da stimolo ai miei collaboratori in quantopenso che il «Il lavoro è indispensabile al completa-mento della personalità di ciascuno».

DETERMINAZIONE, LUNGIMIRANZA,FORZA DI VOLONTÀ E CAPACITÀDI OSARE SONO I VALORICHE HO CERCATO DI TRASMETTEREIN AZIENDA

Carmela Maria Pariani, amministratore delegatodella Giuseppe Giana Spa di Magnago (MI)www.giana.it

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Gestione d’impresa

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La crisi ha rimesso in discussione molti aspettidella gestione d'impresa, ribaltando alcunicardini della cultura aziendale italiana. In par-ticolare, è emersa la necessità di rivedere, in

maniera scrupolosa, la gestione e l'amministrazionefiscale. Marina Benvenuti, commercialista attiva aRoma, spiega perché il rapporto con i commercialisti è

centrale.Quali sono gli aspetti maggiormente mutati nel

corso degli ultimi due anni nel rapporto tra la suacategoria e le imprese?«Gli ultimi due anni sono stati molto difficili per le im-prese in genere e i problemi non sono ancora risolti. Lacategoria dei commercialisti è sempre stata in grande

Commercialisti, banche e impreseIn tempi di crisi, la gestione d’impresa e l’amministrazione fiscale pongonoproblemi nuovi. Marina Benvenuti spiega l’importanza di una relazionesinergica tra la categoria dei commercialisti e le imprese

di Viviana Vignola

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Marina Benvenuti

sinergia con le imprese e sicuramente le ulteriori re-sponsabilità integrate legislativamente (l'antiriciclag-gio, per esempio) hanno fatto chiaramente compren-dere agli imprenditori quanto sia importante la figuradel professionista».

Quali saranno le sfide maggiori che la sua categoriasarà chiamata ad affrontare nei prossimi mesi?«Con le aziende in crisi, nell’ambito del risanamentoaziendale, della pianificazione strategica, della ricon-versione industriale e di settore, il ruolo del commer-cialista è centrale. La categoria dei commercialisti stadando una grande mano all'economia del paese e lasfida maggiore sarà trovare altri strumenti per esseredi supporto a lungo termine cosi che le aziende rie-scano a garantire sia il rendimento aziendale che ilmantenimento dei posti di lavoro».

Cosa pensa delle ultime novità in tema di controllifiscali, come il redditest?«L'amministrazione finanziaria sta cercando di porrein essere degli strumenti sempre più allineabili allostandard di vita del nostro millennio. Il redditest è unodi questi ma, sinceramente, manifesto qualche per-plessità sulla sua effettiva utilità. La nostra norma-tiva tributaria non è paragonabile a quella americanae credo che il redditest segua quella linea».

Gli attori interessati (cittadini, imprese e Fisco) do-vrebbero coinvolgere maggiormente i commercialistinell'utilizzo di tali strumenti?«Se il Fisco, prima di porre in essere strategie di con-trollo e verifica, coinvolgesse maggiormente i com-mercialisti, sicuramente si potrebbe arrivare a dellenorme meno pressanti per quei cittadini e quelleaziende che con grande sacrificio contribuiscono con leimposte al sostentamento del "servizio Italia". Si riu-scirebbe a trovare il giusto meccanismo, pagando tuttied equamente. La collaborazione della categoria deicommercialisti esiste, è massima e riconosciuta dal-

l'amministrazione finaziaria. Credo in sincerità che lacollaborazione maggiore debba essere supportata dalpotere legislativo».

Uno dei problemi maggiormente avvertiti è quellolegato all'accesso al credito. Quali sono gli errori piùcomuni che gli imprenditori commettono nel pre-sentare i proprio progetti alle banche?«Non credo che la mancanza di accesso al credito per leimprese dipenda da come l'imprenditore presenti ilprogetto. Attualmente gli istituti di credito eroganoesclusivamente a chi ha supporto finanziario e non va-lutano più la fattibilità industriale di un progetto. At-tualmente le banche stanno facendo notevoli pressionialle aziende chiedendo il rientro delle esposizioni equesto, oltre a togliere serenità all'imprenditore, nonconsente il rilancio dell'impresa. L'attuale carenza disemplificazioni amministrativo-burocratiche vienedall’assenza di una consultazione preventiva da partedel governo della categoria dei commercialisti. La pre-parazione e la professionalità di un singolo commer-cialista sarebbero sicuramente una grande ricchezzaper qualunque politico».

LA NOSTRA NORMATIVATRIBUTARIA NON È PARAGONABILEA QUELLA AMERICANA E CREDO CHEIL REDDITEST SEGUA QUELLA LINEA

La dottoressa Marina Benvenuti esercita a [email protected]

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Consulenza

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Adifferenza di altri paesi, come America e In-ghilterra, il mercato del lavoro italiano non èunico e uniforme. Esistono molteplici mer-cati del lavoro caratterizzati da approcci, di-

namiche, interlocutori e modalità completamente dif-ferenti, quando si parla di incrocio tra domanda e offerta.Per questo motivo la società di outplacement e consu-lenza di carriera Cross Srl è da considerarsi come unicum

sul panorama italiano. Si tratta dell’unica rete organiz-zativa specializzata a intero capitale italiano, diffusa sututto il territorio nazionale, completamente dedicata asviluppare interventi specialistici di “transition servi-ces”. «È una società di seconda generazione – affermal’Amministratore unico di Cross, Cinzia Rossi, con 25anni di esperienza nel settore – perché fonda i suoi pre-supposti su consulenti professionali formati attraverso

Per offrire risposte efficaci in materia di cambiamento lavorativo,occorre conoscere i diversi mercati del lavoro presenti in Italia.Cinzia Rossi spiega perché la territorialità è fondamentalenel settore dell’orientamentodi Valeria Garuti

La territorialitàdel mercato del lavoro

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Cinzia Rossi

network internazionali, che hanno contribuito a diffon-dere in Italia la consulenza di carriera e di tutti i servizilegati alla transizione professionale prendendo comeesempio l’esperienza di modelli americani e anglosas-soni, ma riadattandoli alle logiche e alla cultura del no-stro Paese. Si tratta di approcci e metodi giunti in Italiaa partire dall’86 sotto forma di imprese di servizi perl’outplacement, al fine di proporre sul mercato italianoun genere di servizio che mancava. Nel corso degli anni,insieme ai colleghi, abbiamo compreso che le logiche an-glosassoni, così come quelle d’oltreoceano, non erano ap-plicabili all’attuale situazione italiana “dei mercati del la-voro”».

In che modo i vostri servizi hanno saputo adattarsiall’attuale situazione italiana?«Strutturata sotto forma di rete organizzativa, oggi Crossè l’unica società ad avere 14 sedi in Italia specializzate inoutplacement e consulenza di carriera. Le diverse realtàsono fortemente collegate alle logiche peculiari del ter-ritorio, seguendone le diverse dinamiche. Questo parti-colare modello organizzativo consente alla nostra re-altà di risalire ad un centro di informazioni nazionali erendere visibili a tutti i nostri clienti le informazioni checondividiamo. Il primo elemento di innovazione è dun-que caratterizzato dalla forte territorialità della nostrarete e dalla profonda conoscenza dei diversi mercati dellavoro italiani, allo scopo di offrire risposte reali, efficacie effettive sul cambiamento lavorativo. Un altro ele-mento di innovazione è rappresentato dai nostri inve-stimenti nel mercato del lavoro del sud Italia. Prima delnostro intervento molte società multinazionali teme-vano di investire in queste zone, considerandole realtàdifficili e poco governabili, al di fuori delle logiche le-gate alle competenze ed alla meritocrazia. Abbiamo for-mato professionisti e consulenti di queste zone in mododa entrare in contatto con le realtà industriali del terri-torio, attraverso persone riconosciute localmente, e rag-giungere grandi risultati».

A quale fascia di persone si rivolgono i servizi of-ferti?«Ci rivolgiamo esclusivamente alle persone che devonoaffrontare un cambiamento lavorativo. Quest’ultimo può

Cinzia Rossi, Amministratore unico della Cross Srle Coordinatrice nazionale dei Servizi di Orientamentodi Confindustria. Autrice di libri sull’Outplacementcon Franco Angeli ed Edizioni Lavoro www.e-cross.it

essere dettato da una scelta personale o dell’azienda,nel caso in cui si trovi in difficoltà economica o scelga diavviare un processo di ridimensionamento aziendale. Leimprese ci affidano il personale rimasto senza occupa-zione e noi ci adoperiamo per offrire supporto al fine diindividuare nuove opportunità lavorative. Fondamen-tale è per noi il principio di supportare le persone fino almomento in cui trovano l’opportunità lavorativa futurae adatta alle loro caratteristiche. In Cross, la ricerca dellavoro non avviane in modo meccanico, come accade neicasi delle agenzie interinali. Il nostro punto di partenzaè rappresentato da un “Progetto Professionale” che lapersona sceglie e sottoscrive. È quindi lo stesso soggettoche ci indica il percorso da seguire, ovviamente tenendoin giusto conto la possibilità realizzativa e la spendibilitàdel proprio obiettivo professionale nel contesto territo-riale prescelto».

Secondo la sua esperienza, perché esiste una scarsainformazione e visibilità sui diritti dei lavoratori?

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Consulenza

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Quali strumenti informativi, oltre che legislativi, oc-correrebbero per facilitare una maggiore diffusionedella cultura del diritto del lavoro?«Trovo che in Italia la cultura all’orientamento, fattore amio avviso fondamentale, non sia abbastanza sviluppata.Manca l’attenzione informativa e legislativa di una cul-tura di base su questi temi. Troppo di rado l’orientamentoviene considerato come tema sociale e di sviluppo dellapersona, quando invece dovrebbe essere un insegna-mento proposto già dalla scuole medie. Da anni l’UnioneEuropa richiama l’Italia su questi temi, proponendo l’isti-tuzione di un vero e proprio sistema di orientamento or-ganizzato a livello nazionale. Nell’evoluzione di ognuno dinoi sono riscontrabili diversi bivi, che vanno affrontati sindalla scuola dell’obbligo ponendo la base per un’educa-zione alla scelta e non attraverso atteggiamenti imitativio per tentativi ragionevoli (affidandosi al buon senso diun professore che però non conosce le dinamiche deimercati del lavoro), come oggi ancora accade. La nostrasocietà, benché tenti di risolvere alcuni di questi gap isti-tuzionali, non ha mai posto l’orientamento come levastrategica per la crescita dei cittadini italiani, attraversola realizzazione di un sistema trasparente del serviziopubblico in forte relazione con il sistema dell’orienta-mento privato. La dispersione scolastica, l’inoccupazione

di lunga durata sono alcuni degli effetti tangibili di unamancanza delle politiche di “orientamento” che produ-cono altresì una forte diseconomia a livello di SistemaPaese».

Quanto ha inciso la riforma Fornero sulla formula-zione strategica del vostro operato professionale?«Il tema della riforma è importante in quanto ha contri-buito, per la prima volta nel nostro Paese, alla legittima-zione governativa delle politiche attive del mercato dellavoro, dando all’outplacement un ruolo primario e stra-tegico. In questo modo, i servizi che offriamo sono stati ri-conosciuti a tutti gli effetti come strumenti da affiancarein modo sistematico ai nuovi ammortizzatori sociali».

Quali saranno le sfide più importanti che la vostra re-altà dovrà affrontare nel 2013?«Cross è una società che, con grande soddisfazione e ri-conoscimenti nazionali, quest’anno ha festeggiato i 13anni di esperienza lavorativa. Negli anni ha visto a capodelle sue attività, diverse figure professionali di alto li-vello; si tratta di ex amministratori delegati di società chehanno portato la cultura dell’outplacement in Italia (Al-ternative, in particolare, è stata la prima), che oggi hannosposato la logica organizzativa della rete Cross. Nel 2013con il nostro modello organizzativo varcheremo i confinieuropei».

NEL NOSTRO PAESE, LA CULTURA DELL’ORIENTAMENTO NON ÈSUFFICIENTEMENTE SVILUPPATA. I NOSTRI SERVIZI CONTRIBUISCONO

IN PARTE A COLMARE QUESTE MANCANZE DI SISTEMA

Cinzia Rossi in riunione con lo staff della Cross Srl

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Comunicazione

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È al centro di qualsiasi strategia di crescita. Ma quali sono i piani disviluppo di chi fa della comunicazione la propria professione? ElisabettaOlivari spiega differenze e affinità. «Il nostro non è solo un servizio»

di Renato Ferretti

«Non facciamo solo comunicazione eorganizzazione di eventi, il nostro èun network relazionale». Quello diElisabetta Olivari, una dei soci fon-

datori della bergamasca Servizi C.E.C., è un riassuntoche ben si adatta a descrivere il campo della comunica-zione e le attività a questa connesse. Da dieci anni la so-cietà di servizi che la Olivari guida insieme ai due soci,Matteo Salvi e Katia Gissi, affianca aziende private eistituzioni pubbliche, passando dal no profit, quindi, alleimprese che intendono promuoversi. Con una convin-zione: «Quando ti proponi come partner strategico – dicela Olivari – non vendi semplicemente un servizio, ma inun certo senso le persone: cioè le loro competenze, crea-tività e professionalità».

Riguardo alle competenze, che struttura si è data laC.E.C.?«Io sono laureata in scienze politiche a indirizzo inter-nazionale, con una propensione al diritto e alla strate-gia e ho fatto un master in comunicazione d’impresa; imiei soci, invece, sono organizzatori di eventi “puri”, conun ottimo profilo internazionale. Abbiamo figure al no-stro interno che si occupano di copy, relazioni esterne,editoria. Per essere il più possibile flessibili e persona-lizzare il servizio, non abbiamo un solo web designer oufficio grafico: secondo le esigenze del cliente creiamoil team ad hoc, appoggiandoci anche a partneresterni, perché le esigenze cambiano continuamente. Eperché ci piace sperimentare, anche».

E che risultati avete ottenuto finora?

«Il nostro business non ha particolari problemi, nono-stante il periodo nero. Dipende molto anche dagli eventiche seguiamo. Un esempio su tutti è BergamoScienza.Si tratta di un grande festival della scienza, di prestigio

Comunicazionestrategica

BERGAMO SCIENZA È UN GRANDEEVENTO CULTURALEINTERNAZIONALE CHE SI TIENEDI SOLITO NEL MESE DI OTTOBREE CHE MUOVE 150MILA PERSONE

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Elisabetta Olivari

internazionale, che si tiene nel mese di ottobre e chemuove oltre 150mila persone. a Bergamo, vengono ospi-tati grandi personaggi, come l'astrofisica MargheritaHack, l'astronauta Paolo Nespoli, e Premi Nobel comeLinda Buck, James Dewey Watson, papà del DNA, cheproprio quest'anno, nell'edizione del decennale, cihanno regalato grandi emozioni. È un grande evento didivulgazione scientifica, che la C.E.C. segue, nella pro-gettazione e organizzazione sin dal 2007».

Più in generale, invece, il vostro settore come stareagendo all’interno dei confini nazionali?«Il nostro è un mondo molto competitivo. Penso che sia

positivo, perché la competizione fa tirare fuori il megliosoprattutto volendo prendere il punto di vista delcliente. Certo, da parte del cliente ci vuole una certacapacità di capire qual è il partner giusto, cosa che nonè scontata. Ma ci tengo a dire che se la competizione èsulla qualità noi siamo della partita. Non ci stiamo, in-vece, alla competizione solo sul prezzo: in quel casonon concorriamo. Va bene cercare di venire incontroal cliente, ma bisogna capire che non si può andare alribasso. Ad ogni modo il nostro tentativo attualmenteè quello di creare delle dimensioni utili a competere in

un mercato sempre più variegato».Quindi, in un certo senso, anche per voi si può par-

lare di diversificazione.«Ci occupiamo di settori anche molto diversi fra loro,dalla cultura all'economia, dai motori alla medicina,con una serie di servizi molto diversi che variano dalpubblico al privato, come dicevo. Questa è sicuramenteuna nostra caratteristica che può essere definita unplus rispetto ai nostri competitor: un conto è seguireuna onlus e un conto è accompagnare un cliente nellapromozione dei suoi prodotti o servizi. Dunque si puòparlare di diversificazione: ci occupiamo dall’imma-

gine coordinata all’organizzazione di un evento, al-l’ufficio stampa alle relazioni pubbliche eistituzionali».

In che modo intendete muovervi per il futuroprossimo?«La strategia è quella di porsi sempre di più sul mer-cato della comunicazione d’impresa. Mentre la pros-sima sfida per noi è rappresentata dai servizi web perla comunicazione: ultimamente il social media mar-keting è un ambito che stiamo scoprendo e ci interessasempre di più».

Elisabetta Olivari, una dei soci fondatoridella Cec di Bergamo

www.servizicec.it

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Comunicazione

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Nell’ultimo anno l’impegno delle imprese asostegno delle attività culturali è aumen-tato notevolmente. Il progressivo modi-ficarsi del rapporto tra pubblico e privato

nel settore, la consapevolezza da parte delle impresedel valore della cultura e la mancanza di risorse pub-bliche per i beni culturali sono i fattori che hannomodificato il comportamento delle aziende. Tra leeccellenze imprenditoriali che hanno rivolto mag-giore attenzione al settore e l’hanno sostenuto at-traverso progettualità specifiche e strategie di co-municazione innovative spicca la Laura RossiInternational. «Oggi – spiega Laura Rossi, titolaredell’agenzia – il panorama generale di questo set-tore sta cambiando completamente. Per esercitare esvolgere questa professione c’è bisogno di altissimecompetenze e professionalità, soprattutto in un mo-mento come questo, di restrizioni nell’utilizzo dellerisorse, dove le aziende non permettono nessun tipodi errore e hanno bisogno di soluzioni concrete». Tra le proposte della Laura Rossi International ri-volte all’imprenditoria giovanile rientra un bellis-simo progetto, in collaborazione con il gruppo En-labs di Luigi Capello e il sostegno dei business angel,dedicato allo sviluppo di start up e al rilancio degliantichi mestieri: «Siamo riusciti a lanciare, e lo inau-gurerermo a breve, il primo spazio dedicato ai gio-vani talentuosi e ai creativi, per cercare di investirenelle start up italiane legate alla tecnologia e pronteper diventare impresa. Abbiamo deciso di puntare

Il panorama nel settore delle pubbliche relazioni e della comunicazionesta cambiando sostanzialmente e resiste alla crisi.Più spazio a start up, creazione d’impresa, ai giovani e al mondodella cultura. La mission di Laura Rossi

di Viviana Dasara

Laura Rossi della Laura Rossi International di Romawww.laurarossi.it

La cultura è sempreun investimento

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Laura Rossi

anche sulle professioni più semplici, offrendo glistrumenti necessari alla creazione di impresa e alrilancio dell’occupazione attraverso la formazionee l’inaugurazione di una scuola prevista per il 2013,perché il nostro futuro sono i giovani. Partner connoi, a sostegno di questa iniziativa, la Luiss, la Ca-mera di commercio di Roma, Roma Capitale e un ge-mellaggio con la Silicon Valley». La Laura Rossi International è una fucina di novità,non mancano altresì lo sguardo al made in Italy, cheracchiude numerosi progetti rivolti alla comunica-zione istituzionale per le aziende, legati in modo par-ticolare alla cultura, e iniziative solidali. Il Natale2012 della capitale, infatti, si accende all’insegnadella solidarietà e della creatività senza trascurarela sostenibilità e il risparmio energetico. Anche que-st’anno via Del Corso si trasforma in un percorso il-luminato grazie al progetto “Roma si mette in luce”,lanciato dall’agenzia: «Lo scorso anno – evidenzia latitolare – abbiamo lanciato questo progetto cometributo ai 150 anni dell’Unità d’Italia accendendo lacittà con le illuminazioni tricolore. Quest’anno tor-niamo a far splendere la luce nel cuore di tutti congrandissime iniziative di sostegno e di raccolta fondi,

quali la lotteria “Illumina i sogni” a favore dei bam-bini delle associazioni So.Spe e Peter Pan e un eventoper il Natale, unico al mondo, il tour di Babbo Na-tale. Si tratta di un trambus open con trenta BabbiNatale in giro per la città, che tra musica, balli e pic-coli doni natalizi, raccoglieranno nelle scuole e neipunti più difficili delle periferie le letterine di Na-tale, per poi consegnarle alle istituzioni e premiarei desideri delle più belle. Abbiamo coinvolto giovanitalenti, ballerini e attori, per sostenere gli artisti chehanno difficoltà ad emergere e nello stesso tempolanciare un messaggio positivo alla cittadinanza. Intutti i nostri progetti c’è una parte dedicata alla so-lidarietà sociale e, specialmente in un momento cosìdifficile come quello che stiamo vivendo oggi, desi-deriamo trasmettere un messaggio di positività e disperanza».

ABBIAMO ORGANIZZATO UN TOURCON TRENTA BABBI NATALECHE RACCOGLIERANNO LELETTERINE PER POI CONSEGNARLEALLE ISTITUZIONI E PREMIAREI DESIDERI DELLE PIÙ BELLE

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Comunicazione e tecnologie

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Una comunicazione che si snoda lungo una gamma assortita di canali,sviluppando contenuti e tecnologie innovative. Dai new media al travelmanagement, per dare a prodotti ed eventi una dimensione ad alto valoreaggiunto. La parola a Lorena Fragassa

di Aldo Freddi

In un’epoca in cui anche il Papa scopre l’importanzadei nuovi canali di divulgazione di massa e sbarcasu Twitter, si capisce come il legame fra prodotto ecapacità di comunicarne le qualità si faccia sempre

più inscindibile. Esempio non casuale, se riferito a unarealtà di primo piano come Micromegas ComunicazioneSpa, che nei mesi scorsi ha collaborato con il PontificioConsiglio delle comunicazioni sociali per realizzare undocu-film sul Concilio Vaticano II. Un biglietto da visitache “blinda” il «profilo di serietà e affidabilità che datempo ci contraddistingue», sottolinea Lorena Fragassa,direttore risorse umane e vicepresidente del gruppo.

Quali valori vi hanno consentito di fare la diffe-renza sul mercato?«I risultati maturati in molti anni di lavoro a livello na-zionale e internazionale sono misurabili e ci hanno per-messo di raggiungere grandi gruppi industriali eimportanti realtà world-wide. Un esempio concreto: Mi-cromegas è nella short list delle agenzie accreditate perle gare in Qatar insieme a pochi selezionati operatori in-glesi e francesi. Altra testimonianza è la partnership conAmerican Express, con cui Micromegas ha presentatouna nuova soluzione integrata per l’utilizzo dei sistemi dipagamento Bta American Express dedicati al Marke-ting&Communication Industry, che innova radical-mente la gestione "end-to-end" delle iniziative,dall'ideazione alla realizzazione, incluso il pagamento».

Quali elementi non devono mancare in un piano dicomunicazione integrato e moderno?

Lorena Fragassa, direttore risorse umane e vice presidenteMicromegas Comunicazione S.p.A.www.micromegas.it

La comunicazione senza confini

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Lorena Fragassa

«Siamo convinti che alla base di tutto debba restare an-cora oggi il concept. Solo partendo da un’idea solida e ori-ginale, capace di fare la differenza, si può parlare diintegrazione. A questo vanno certamente abbinate letecnologie altamente innovative, come ad esempio la re-altà aumentata, il Viral o il Guerrilla Marketing oltre ov-viamente a tutti i social network».

Uno dei vostri cavalli di battaglia è la comunica-zione multicanale. Quali nuovi canali si stanno rive-lando più performanti in chiave di marketingstrategico? «Nell’ambito della produzione multimediale e dei newmedia, Micromegas opera oggi nei settori dell’edutain-ment, dell’entertainment, delle produzioni televisive ecinematografiche, attingendo al mondo dello spettacoloe creando connessioni attive fra tutti gli attori coinvolti.Abbiamo creato Micromegas Studios, con un’ampiastruttura dedicata alla produzione e post-produzione eun teatro di posa con tecnologie all’avanguardia per larealizzazione di prodotti televisivi e cinematografici,spot pubblicitari, video e set fotografici. Una soluzioneche si sta rivelando performante è Micromegas mobileTv, un’innovativa stazione mobile di post-produzioneaudio/video e grafica, integrata da una redazione e datroupe leggere, in grado di realizzare filmati, servizigiornalistici in tempo reale, pubblicarli on-line, dovepossono essere visualizzati subito tramite un’app per ta-blet e smartphone».

Vi occupate di travel management. Come avete per-fezionato questo filone di attività negli ultimi tempi?«Micromegas Travel ha due obiettivi: integrare le atti-vità del travel management legate al mondo degli eventi

e offrire un servizio travel assistance ad alto valore ag-giunto. Abbiamo sviluppato piattaforme software per-sonalizzate, in grado di dialogare con i sistemiinformatici dei nostri clienti e fornendo supporto all’or-ganizzazione dei servizi di formazione del personale. Aquesto si aggiunge Caretaker, un servizio personalizzatodi customer assistance con alti standard qualitativi, cheoffre proposte e soluzioni per qualunque necessità».

Il vostro raggio d’azione supera i confini nazionali.Su quali mercati vi siete proiettati finora?«Da anni siamo operativi nei principali paesi europei:Inghilterra, Francia, Spagna e Germania. Grande ri-scontro abbiamo trovato negli Emirati Arabi e nel Mid-dle East, dove a gennaio è prevista l’organizzazione diun importante seminario internazionale. Abbiamo poiuna grande attenzione verso la Cina, l’India e il SudAmerica, area di grande interesse con ottime prospet-tive di crescita».

Che genere di servizi mettete a disposizione delleaziende che hanno necessità di diffondere in ma-niera rapida il loro brand?«Tante sono le soluzioni attuabili: dalle applicazioniweb interattive a strumenti anche più articolati, perso-nalizzati per lo sviluppo di processi di fidelizzazione oper la diffusione di informazioni riguardanti un pro-dotto, come ad esempio la creazione di “Card” per la ge-stione on line di tutti i servizi. Negli ultimi 4 anniMicromegas ha potuto verificare l’efficacia di attivitàdi comunicazione sul territorio, creando un contatto di-retto con la popolazione, attraverso la realizzazione diroad-show in oltre 30 città in Italia e in Europa, regi-strando più di 500.000 visitatori».

MICROMEGAS È NELLA SHORT LIST DELLE POCHE E SELEZIONATEAGENZIE INTERNAZIONALI ACCREDITATE PER LE GARE IN QATAR

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Eventi

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Milena Mineo, ceo Mil Srl di Milano.Nella pagina successiva, tecnologia 3D

per la presentazione al Keeclub di Shanghai; accanto,spedizione sul Perito Moreno in Argentina www.m-i-l.it

Sebbene dal 2008 a oggi il settore degli eventie dell’incentive abbia registrato una certacontrazione di mercato, ciò non significa chenon continui a rappresentare uno dei pochi

strumenti davvero utili per contrastare il clima distagnazione e apatia che affligge il mondo impren-ditoriale italiano. In questi anni, l’evento motivazio-nale, il congresso e il viaggio incentive hanno saputodimostrarsi fondamentali per il marketing di qual-siasi azienda. È quindi facile capire come la voglia difar tornare alla ribalta questi strumenti adeguan-doli alle nuove esigenze del mercato sia elevatis-sima. Come spiega Milena Mineo, ceo della Mil, so-cietà di marketing incentive leisure dal 1999:«Attualmente, l’incentive sta attraversando una ra-dicale mutazione, che spinge verso i valori, l’inno-vazione e i contenuti. Ciò vuol dire niente più sprechie frivolezze. L’evento motivazionale, oggi, deve averecome focus il contatto degli ospiti con personaggi eprotagonisti di storie aziendali diverse da quelle acui siamo abituati, e ancora deve esplorare quei paesiemergenti che rappresentano la nuova geografiaeconomica – per esempio San Paolo, Shangai, CapeTown, Buenos Aires – e quelle zone d’Italia che pos-sono ancora essere una grande fonte d’ispirazione».

Nata come agenzia di eventi e incentive, la Mil siè poi evoluta in uno studio creativo multidiscipli-nare in grado di occuparsi di qualsiasi tipo di viag-gio motivazionale. Quali in particolare?«La nostra struttura è in grado di occuparsi di viaggidai vari orientamenti. L’incentive geografico è pen-sato per far sperimentare un “altrove” fatto di idee e

Gli eventi motivazionali oggi puntano ai contenuti, ai valori e alla creativitàche solo viaggi stimolanti possono mostrare. La parola a Milena Mineo

di Emanuela Caruso

Nuovi obiettivi per il settore eventi

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Milena Mineo

paesaggi reali ai dealer, ai giornalisti, ai promotori eal top management. L’incentive contenutistico èquello delle conferenze stampa, delle convention,dei road show, ed è inteso come trasferimento di va-lori e di contenuto. Il viaggio del disorientamentoemotivo – guerrilla e viral marketing – gioca suglistimoli improvvisi in luoghi improbabili. Infine,l’evento dall’orientamento interattivo è quello dovei new media azzerano le barriere di spazio e di tempo,trasformando il viaggiatore in navigatore e le emo-zioni in emoticon».

La Mil si distingue da sempre per la creativitàdelle soluzioni proposte ai clienti. Ma che cos’è lacreatività per voi?«Per noi della Mil la creatività è l’ideare viaggi in-centive ed eventi che sappiano rendere proattivi ipartecipanti, ovvero li costringano a lasciare i propriuffici, la casa, la routine per confrontarsi e calarsi inrealtà molto diverse, realtà di paesi che stanno vi-vendo un boom economico e culturale importante.Per chi fa un lavoro come il nostro, la creatività è unbene prezioso per anticipare le tendenze future esoddisfare le esigenze degli utenti in modo diverso,unendo cioè a contenuti e valori momenti forte-

mente emozionali e ludici, vitali».Anticipare le tendenze è anche uno degli aspetti

che meglio rappresenta l’innovazione nel vostrosettore.«L’innovazione è capire quali saranno le tendenze fu-ture e usare la creatività per far convivere rigore emultidisciplinarità. Ultimamente, poi, un altro cam-biamento che sta rendendo innovativo il metodo dilavorare e il settore è quello di non poter più vivereun’esperienza a senso unico, in quanto essendo nel-l’era 2.0 tutti possono avere contatti con tutti e par-tecipare alle esperienze altrui. I social media e i videosi stanno trasformando in strumenti di comunica-zione potentissimi, tanto da riuscire ad aumentarel’effetto e la portata degli eventi motivazionali».

Da chi è composto il team di Mil e come si rela-ziona con il cliente?«Il team della nostra società si compone di profes-sionisti esperti di incentive, scenografi, grafici e re-gisti totalmente dediti a un numero selezionato diclienti. In questo modo garantiamo loro uno studioaccurato e approfondito degli obiettivi da raggiun-gere, la scelta del progetto più adatto, e una costantesupervisione della parte operativa».

L’INNOVAZIONE È CAPIRE QUALI SARANNO LE TENDENZE FUTURE E USARELA CREATIVITÀ PER FAR CONVIVERE RIGORE E MULTIDISCIPLINARITÀ

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Stile Italiano

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Materie prime di elevata qualità, finiture pregiate, design raffinatoe cura maniacale per i dettagli. Sono questi i punti di forza del madein Italy apprezzati all’estero quando si parla di capi d’abbigliamento.Il commento di Lucia Totaro

di Emanuela Caruso

La società Distribuzione Stella Srl ha sede a Putignano (BA)www.distribuzionestella.it

Nonostante il difficile periodo di contrazionee stagnazione, il made in Italy regala an-cora varie soddisfazioni agli imprenditori,soprattutto in termini di export e soprat-

tutto nel settore dell’abbigliamento per bambini. Imercati internazionali, infatti, sembrano continuare

ad apprezzare la qualità, la cura e lo stile tipici delle la-vorazioni tessili totalmente italiane. Lo confermaanche Lucia Totaro, imprenditrice pugliese che con in-traprendenza, lungimiranza e spirito di sacrificio hafondato treant’anni fa Distribuzione Stella, società aconduzione familiare specializzata nella produzionedi abbigliamento per neonati e bambini da zero a dueanni. «La competitività internazionale dei nostri capi èdata dal fatto che sono interamente realizzati sul ter-ritorio nazionale, con materie prime e tessuti di pre-gio in prevalenza italiani. La qualità del nostro madein Italy ci ha portato a maturare un buon 40 per centodel fatturato totale grazie all’export in paesi quali:Russia, Cecenia, Slovenia, Romania, Arabia e Kuwait.Per affrontare al meglio questi mercati, alla forza delprodotto italiano abbiamo unito un ottimo rapportoqualità-prezzo, un efficiente servizio di pre e post ven-dita e un adattamento delle collezioni alle mode e aigusti degli utenti stranieri». Per quanto riguarda il mercato interno, quello italiano,invece, Lucia Totaro considera un risultato positivol’essere riusciti a mantenere la propria posizione.«Data la situazione, rivestire ancora un ruolo di asso-luto rilievo nel mercato nazionale, onorare costante-mente tutti i creditori e mantenere lo standard

Il made in Italyche fa la differenza

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Lucia Totaro

qualitativo dei nostri capi d’abbigliamento è un tra-guardo molto importante. Questo significa che lavo-rare con passione, umiltà, tenacia e spirito diabnegazione – valori che da sempre coltivo e che dasempre cerco di trasmettere a chi collabora con me –ripaga gli sforzi in qualsiasi periodo storico ci si trovia operare. Per riuscire comunque a potenziare la no-stra presenza sul mercato interno, puntiamo ad au-mentare la competitività sul prezzo, senza peròdiminuire la qualità dei prodotti». E proprio la qualitàdei capi, la ricercatezza dei filati e dei tessuti, la curadel dettaglio, il garbo e l’eleganza del design sono glielementi che contraddistinguono i due brand dellaDistribuzione Stella. «Le due collezioni realizzatesono la Linea Stella e la Linea Marlù. La prima è unbrand destinato a una fascia di mercato medio alta,mentre Marlù è un brand di alta gamma, più raffinatoe ricercato. Entrambe le linee vengono sviluppate eprodotte seguendo i principi dell’innovazione co-stante, che nel settore tessile significa stare al passocon le tendenze attuali della moda, ovvero realizzare

per ogni cambio stagionale collezioni nuove che sap-piano rispondere tanto alle esigenze del mercato, chevuole prezzi contenuti, quanto alle esigenze dellemamme, che desiderano acquistare per i loro bambinivestiti, moderni, belli e soprattutto lavabili in lava-trice. La nostra produzione annuale ammonta a oltre100mila capi d’abbigliamento, con cui la società ri-fornisce la grande distribuzione, con i prodotti digamma media, e i negozi e le boutinque di vendita aldettaglio, con i prodotti di fascia alta». E nonostantele aspettative per il prossimo futuro siano incerte enon troppo positive, la Distribuzione Stella ha già benchiari gli investimenti da effettuare. «Per il futuro ciauguriamo che lo Stato torni a prendere in conside-razione il settore tessile, che per decenni è stato ilfiore all’occhiello dell’economia italiana, mettendo inatto strategie volte al risollevamento del comparto,ormai appannaggio di quello cinese. Nel frattempo,noi abbiamo deciso di investire sulla tecnologia, su undesign ancora più ricercato e sull’internazionalizza-zione dell’impresa».

IL 40 PER CENTO DEL NOSTRO FATTURATO COMPLESSIVO VIENE MATURATOGRAZIE ALLE ESPORTAZIONI VERSO I PAESI EST-EUROPEI E ORIENTALI

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Stile Italiano

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Creare capi che si distinguono per identità e “italianità”, rappresentauna strategia vincente nel settore della moda per bambini graziea proposte uniche, come rileva Alessandra Chiavelli

di Roberta De Tomi

Massima attenzione alla qualità del pro-dotto, ricerca di tessuti sempre piùconfortevoli e di alta qualità, ma ancheespressione di un’estetica che, da sem-

pre, distingue il fashion italiano, anche quello cheveste i più piccoli. Sono queste le credenziali dei capi,rivolti ai più piccoli, proposti da Il Gufo, azienda in-ternazionale con sede ad Asolo. Diversi gli elementidistintivi delle linee in vendita, come rileva Alessan-dra Chiavelli, Retail & Marketing Manager de Il GufoSpA e titolare de Il Gufo Retail Srl che gestisce i mo-nomarca e gli outlet di proprietà.

Che ruolo strategico ricoprono i sette mono-marca da voi gestiti?«Gli otto monomarca, locati uno a New York e gli altria Roma, Milano, Torino, Treviso, Firenze, Cortinad’Ampezzo e Pordenone, rappresentano per l’aziendaun grande ritorno d’immagine e brand awareness neiconfronti del consumatore finale. In particolare, ilflagship di Milano, ubicato nel quadrilatero dellamoda, rappresenta un bacino di riferimento, sia per

Alessandra Chiavelli, Retail & Marketing Manager de Il Gufo SpAe titolare de Il Gufo Retail Srl. La società ha sede ad Asolo (TV)

www.ilgufo.it

Il made in Italydei bambini

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Alessandra Chiavelli

la clientela estera sia per le numerose personalitàdello sport e del fashion che ne hanno fatto un puntodi riferimento abituale. Di recente apertura sono leboutique di Roma e di New York che stanno dando unulteriore slancio alla riconoscibilità del nostrobrand, proprio perché collocate in due contesti co-smopoliti, frequentati da una clientela internazio-nale».

Quale valore aggiunto offre il negozio mono-marca secondo la vostra realtà aziendale?«I negozi monomarca sono una grande opportunità:per stabilire un contatto diretto col nostro pubblico,per affermare con forza e coerenza la nostra imma-gine e comunicare con efficacia i nostri valori. Sonoun momento di marketing fondamentale che ci per-mette di affermare e consolidare il marchio, e inmolte occasioni rappresentano anche un businesseconomicamente molto interessante. I punti venditamultibrand, nonostante lo sviluppo del retail diretto,rimangono altrettanto importanti perché garanti-scono capillarità alla distribuzione e permettono unconfronto paritario con i competitor».

Che cosa distingue le vostre linee da altre pre-senti sul mercato del fashion rivolto bambini?«Le nostre linee sono dotate di una loro identità, chene permette la facile riconoscibilità. I capi, frutto di

un’attenta ricerca anche sui tessuti, sono garbati,raffinati, in tonalità prevalentemente sobrie, checomprendono tutte le declinazioni dei pastelli e deineutri. Le tendenze della moda adulto, sono adattateai più piccoli, nel rispetto delle loro esigenze di com-fort e benessere».

A quale target d’età si rivolgono i capi e qualisono i più rappresentativi del marchio?«Le collezioni arrivano fino ai 14 anni, ma il core –business è rappresentato dalla fascia 0-6 anni. Pro-poniamo diversi capi e anche calzature, anche se, aoggi, quelli che meglio incarnano il nostro immagi-nario e la ricerca condotta su forme, materiali edestetica, sono i piumini in colori e fogge unici, arric-chiti di dettagli che esprimono la filosofia diun’azienda che cura il dettaglio e la personalizza-zione delle proposte, create secondo le stagionalitàcanoniche».

Quali sono le prospettive per i retail?«Il Gufo crede nella forza espressiva e commercialedei monomarca, tanto da contemplare lo sviluppodella rete retail diretta, ponendolo al centro degliobiettivi strategici prossimi venturi. L’anno prossimopunteremo soprattutto sui negozi di recente aper-tura: New York, Roma e Firenze e su quello di Milanoche ancora ottiene i risultati migliori».

I NOSTRI CAPI SONO SEMPRE STATI GARBATI, RAFFINATI, IN TONALITÀPREVALENTEMENTE SOBRIE

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Modelli d’impresa

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Il valoredell’artigianato

In un’epoca in cui la tecnologia compie grandi passinon è facile mantenere le tradizioni artigianali.Nessuna macchina, anche quella più sofisticata, èin grado di sostituire la mano dell’uomo. Al giorno

d’oggi la fabbricazione delle scarpe avviene in un con-testo tecnico-produttivo moderno in cui il vero fonda-mento resta sempre l’ingegno umano e le sue antiche co-noscenze. Giovanna Ceolini, titolare della ParabiagoCollezioni di Milano, spiega la sua politica aziendale.

Com’è strutturata la vostra azienda?«L’obiettivo aziendale, fino dagli esordi, è stato quello dioffrire, a una fascia alta di mercato, una scarpa molto co-moda, meticolosamente curata nella lavorazione e con-notata dall’ingegnosità ideativa. Questa la premessa cheha portato al lancio del marchio Thierry Rabotin, il cuirafforzamento internazionale è testimoniato oggi dallapresenza in più di 800 prestigiosi punti vendita nei prin-cipali paesi del mondo, dall’apertura di due negozi mo-nomarca a Parigi e del flagship store a New York e dallaconsistente quota aziendale di fatturato estero. Perse-guendo l’obiettivo di rispettare i più alti standard quali-tativi, le calzature vengono fabbricate quasi intera-mente all’interno della struttura aziendale ubicata aBusto Garolfo, nelle vicinanze di Milano, per poter ge-stire direttamente e in maniera capillare ogni fase dellaproduzione. La scelta di questa località trova la sua ra-gione nella disponibilità di servizi e infrastrutture ade-guate, in una consolidata cultura imprenditoriale dellazona e, soprattutto, nella disponibilità di risorse umane

Il coinvolgimento delle risorse umane e gli importanti contributidi conoscenza ed esperienza possono apportare al miglioramentodei processi produttivi nel calzaturiero. Ne parla Giovanna Ceolini

di Serena Tudisco

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Giovanna Ceolini

altamente specializzate».Che tipo di rapporto instaurate con i clienti?

«Un marchio deve rappresentare certezza, assicurareche ciò che si acquista dia effettivamente tutte le ga-ranzie di qualità e provenienza. Un rapporto correttocon la clientela non può prescindere da questi valori, chedevono essere alla base di un legame onesto marchio-cliente, se si desidera che questo sia destinato a durarenel tempo. Mantenere le promesse fatte, questa la prio-rità per un’azienda che voglia tutelare la propria credi-bilità. In tempi come questi, dove spesso vige la man-canza di chiarezza, è stato facile fare di questo marchioun importante punto di riferimento per chi ama indos-sare calzature di grande qualità».

Quali sono i punti di forza che vi contraddistinguonoall’interno del mercato?«Parabiago Collezioni è convinta che la qualità comples-siva di una scarpa dipenda soprattutto dall’apporto del-l’uomo, essa non può che essere fabbricata interamentein Italia dove è possibile ancora avvalersi di una culturaartigianale che, nel caso scomparisse, cancellerebbeun’importante pagina di storia del costume italico.L’azienda ha sempre considerato la valorizzazione del-l’individuo il punto di forza dell’impresa portando ri-spetto assoluto a chi ogni giorno contribuisce a determi-narne il successo. Inoltre, la fabbrica all’avanguardia inmateria di eco-sostenibilità recentemente inaugurata

dalla Parabiago Collezioni è considerata non solo la baseindispensabile per rafforzare l’eccellenza del prodottocalzatura made in Italy, ma essenziale per un equilibriosociale, ambientale ed economico in grado di soddisfarele necessità delle generazioni presenti, senza compro-mettere le esigenze e i bisogni di quelle future».

Quali le prospettive future?«L’azienda diffonde la cultura dell’apprendimento co-stante e capillare sperimentando una formula di for-

mazione flessibile capace di conciliare gli interessi deicollaboratori con quelli dell’azienda e di continuare atenere vivo il circolo virtuoso innovazione – sviluppo –crescita – occupazione che è propedeutico al raggiun-gimento di un livello di vita migliore per tutti. Attual-mente Parabiago Collezioni si avvale della collabora-zione di 85 dipendenti. La prospettiva però è quella diarrivare, entro due o tre anni, ad una forza lavoro di140/150 occupati».

LA QUALITÀ DI UNA SCARPA DIPENDE SOPRATTUTTO DALL’APPORTODELL’UOMO, ESSA NON PUÒ CHE ESSERE FABBRICATA INTERAMENTEIN ITALIA DOVE È POSSIBILE AVVALERSI DELLA CULTURA ARTIGIANALE

Giovanna Ceolini, titolare della Parabiago Collezionidi Busto Garolfo Milano (MI)

www.thierryrabotin.com

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Stile italiano

Gusto, ricercae qualità

Nel settore della moda la parola d’ordine èinnovazione. Senza di essa la competi-zione su scala globale diventa difficile senon impossibile. In Italia il comparto

moda sta vivendo una fase di transizione determi-nata dall’avvento dell’euro e dal capovolgimento pro-vocato dalla crisi economica. I paesi asiatici importano in misura sempre minore leproduzioni occidentali e, d’altro canto, si vanno con-figurando come concorrenti, anche su fasce di mer-cato più ampie rispetto a quelle in cui erano specia-lizzati, proponendo prodotti a basso costo.

Nell’ambito del lusso, seppur la crisi si sia fatta sen-tire in maniera molto meno accentuata, le scelte delleaziende sono state indirizzate ancora di più sulla qua-lità e sull’innovazione. La ricercatezza dei materialie il valore della creatività sono infatti gli elementiche rendono un prodotto unico e di assoluta eccel-lenza. Per questo anche le boutique nelle nostre cittàoperano spesso una scelta di prodotti da proporre aiclienti in base all’eccellenza che offre il mercato.«Nella scelta dei brand da commercializzare nellanostra boutique – spiegano Silvia e Maura Mainettititolari insieme al fratello Livio di New Galles Bouti-que di Brescia, una realtà giovane, che si è impostasul mercato locale in pochi anni – teniamo conto sonodi gusto, ricerca e qualità».

Qual è l’andamento del mercato della moda se-condo la vostra esperienza e come ha reagito la bou-tique New Galles alla crisi dei consumi?«La nostra è una boutique di lusso, i marchi, le colle-zioni scelte son frutto di un’attenta e innovativa ri-cerca che caratterizza da sempre la nostra realtà. Eanche la selezione dei brand è fondamentale: Jil San-der, Giambattista Valli, Michael Kors, Missoni sonosolo alcuni dei marchi di cui siamo rivenditori, che sirivolgono comunque a una fascia alta di mercato. La

Silvia e Maura Mainetti,titolari di New Galles Boutique di Brescia

www.newgalles.it

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Le nuove collezioni moda passano attraverso la scelta delle boutique.Silvia e Maura Mainetti spiegano cosa cercano le donne di oggiin un capo di abbigliamento

di Paolo Rocchi

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Silvia e Maura Mainetti

moda, comunque, come dice la parola stessa, è in con-tinua evoluzione, per superare la crisi non bisognaguardare al passato, ma investire sulla creatività».

Possiamo fare un bilancio, anche in termini di fat-turato, dell’attività nell’ultimo biennio? «Beh, il momento non è facile, possiamo comunqueritenerci soddisfatti per tutte le clienti che anche re-centemente si sono avvicinate al nostro mondo».

Quale particolare legame vi unisce al territoriobresciano e quale tipologia di clientela rappresentala fetta maggiore del vostro target?«Siamo nati a Brescia e la amiamo, la nostra clientetipo è una donna di forte personalità. L’età non conta.La donna di New Galles è forte, dinamica, con perso-nalità, alla ricerca di nuove tendenze senza mai ca-dere nel banale o nell’inflazionato».

La vostra famiglia possiede anche una boutique

per uomini. Ci sono dei tratti, una filosofia, che ac-comuna entrambi i negozi?«La nostra boutique è frutto di una tradizione di fa-miglia: i nostri genitori hanno infatti aperto nel 1992,New Galles uomo, punto di riferimento della modamaschile di altissimo livello che da sempre veste gliimprenditori e gli uomini d’affari bresciani con ungusto impeccabile e preciso proponendo marchi pre-stigiosi come Loro Piana, Brunello Cucinelli, Isaia. Untratto comune di queste due realtà è senza dubbiol’amore incondizionato per il nostro lavoro, unico epieno di stimoli».

Quali obiettivi e sfide attendono New Galles nelnuovo anno?«Per carattere siamo ottimisti e sempre pronti ad af-frontare nuove sfide e, perché no, nuovi progetti im-prenditoriali legati al mondo della moda e non solo».

PER SUPERARE LA CRISI DELSETTORE MODA NON BISOGNAGUARDARE AL PASSATO, MAINVESTIRE SULLA CREATIVITÀ

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Mercato del lusso

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L’orologio,un bene prezioso

Il mercato del lusso continua a crescere, tanto che,secondo alcune stime, la fine del 2012 dovrebbechiudersi con un più 6-7 per cento. Dati da confer-mare, anche se, entrando nei casi specifici, l’anno in

corso ha comportato alcune difficoltà connesse al con-testo globale, compensate dall’attenzione e dalla capa-cità di mantenere un ruolo nel mercato, grazie all’at-tenzione ai servizi alla clientela, che, per gli acquisti, èsoprattutto straniera. A contare su un ruolo consolidatonell’alta orologeria dalla Luigi Verga Orologi, è ValeriaVerga, che, raccogliendo il testimone del nonno, da oltrequindici anni è presente nella sede di Corso Vercelli.

La fascia più alta di mercato, in diversi settori, ri-sente meno di altri target della crisi economica. Qualè la vostra esperienza in merito?«L’attuale situazione economica non favorisce in gene-rale gli acquisti. Anche chi ha grande potere di acquistocompra meno. In questo momento il cliente italiano è piùpresente per le riparazioni o i cambi di cinturino, ma c’èanche chi è alla ricerca di modelli di alta gamma, a voltecon caratteristiche che implicano investimenti note-voli. Tuttavia, essendo locati a Milano, città di businesse turismo, non mancano clienti stranieri che, anzi, sonoquelli che ci consentono di mantenerci attivi: grazie aquesta clientela, negli ultimi due anni abbiamo riscon-trato una tenuta sostanziale, pur con riduzione dellamarginalità».

Attualmente, come vengono percepiti gli orologi dilusso?«L’orologio è un oggetto che si desidera possedere più

Crescono gli stranieri che acquistano beni di lusso in Italia. Tra questi,orologi di alta gamma, prodotti dalle più importanti maison elvetiche, percui è fondamentale anche garantire l’assistenza, come nota Valeria Verga

di Roberta De Tomi

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Valeria Verga

per piacere personale che non per l’uso della misura-zione del tempo, in quanto oggi possiamo leggere l’ora sudiversi supporti. L’orologio, in particolare quello di altagamma, è uno dei principali accessori che il genere ma-schile ama esibire e sempre più spesso lo si abbina al-l’abbigliamento e alle situazioni quotidiane. Quindi sipassa dall’acquisto di orologi sportivi, ai classici, ai supercomplicati – questi ultimi a volte in edizioni speciali, li-mitate o uniche – che quindi nel tempo possono acqui-sire un valore maggiore. Il cliente, oggi più oculato nellespese, si rivolge con maggiore frequenza alle marchepiù consolidate della tradizione orologiera elvetica inquanto, oltre ad articoli di alta qualità e design costitui-scono un “bene di rifugio”».

Relativamente alla clientela straniera, da qualipaesi proviene?«Il negozio Verga di Corso Vercelli è tipicamente dedi-cato alla città e alla provincia allargata, che negli ultimidue anni ha visto l’affluenza di clienti stranieri, in par-ticolare proveniente dall’Est, europeo e asiatico».

Vi distinguete per i servizi offerti dal laboratoriotecnico. Quale valore aggiunto rappresenta perl’azienda?«Il nostro laboratorio di assistenza interno, certificatoUni En Iso 9001:2000 è un servizio fondamentale, su cuiil cliente può sempre contare, sia per la sostituzione dicinturini, che per riparazioni meccaniche, assicurandosempre l’originalità dei componenti utilizzati durantegli interventi. I nostri tecnici, altamente qualificati, sonoin grado di intervenire anche su modelli d’epoca».

Cosa vi prospettate per il 2013? «Ponendoci in un’ottica positiva rispetto alla risolu-zione della crisi, attendiamo a gennaio il Sihh (Sa-lone Internazionale dell’Alta Orologeria) a Ginevra ead aprile Baselworld (Fiera Internazionale dell’Oro-logeria e Gioielleria) a Basilea, per vedere le nuoveproposte dei marchi di cui siamo concessionari, spe-rando che possano consentirci di ampliare la nostraclientela. Ci auguriamo inoltre che le Maison sviz-zere ci vengano incontro con condizioni di collabora-zione che ci permettano di mantenere attiva la nostraprofessione, sperando in tempi più proficui».

Valeria Verga, titolare della Luigi Verga Orologi,che è presente a Milanowww.luigiverga.it

ATTENDIAMO A GENNAIOIL SIHH (SALONE INTERNAZIONALEDELL’ALTA OROLOGERIA) A GINEVRAE AD APRILE BASELWORLD (FIERAINTERNAZIONALE DELL’OROLOGERIAE GIOIELLERIA) A BASILEA

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Turismo

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Anche il turismo sembra subire gli effettidell'attuale crisi economica: in particolare,se è calata la vendita dei viaggi per turi-smo, appare invece stabile quella dei viaggi

per affari.Negli ultimi anni questo mercato vive quindi la diminu-zione dei clienti di “fascia media”, che permettevano alleagenzie di aumentare il volume delle loro vendite.«Ciò che è cambiato, afferma la titolare di BonanzaViaggi, Simonetta Bamfi, è il cliente che oggi, troppospesso, sceglie il viaggio non tanto per la destinazionedesiderata quanto in base al suo “Costo”. La nostra stra-tegia quindi, è quella di offrire “qualità” e “innovazione”diversificando i nostri servizi».La storica Agenzia di Treviglio (BG), oltre ad essere una

struttura accreditata Iata, con emissione in tempo realedi biglietteria aerea, si è specializzata in “viaggi su mi-sura”. «Il nostro - continua la titolare - è diventato dun-que un servizio di consulenza dettagliata che nulla lasciaal caso, dalla vacanza più semplice al giro del mondo ag-giungiamo alla nostra esperienza professionale, quellapersonale, curando nello specifico ogni particolare deiservizi offerti.Per quanto riguarda le prenotazioni alberghiere adesempio contattiamo gli hotels di tutto il mondo e spesso

Tiene il turismo d’affari Simonetta Bamfi fa il punto sulle

possibilità del settore turistico,in calo per quanto riguardail “vacanziero”, ma stabilesul versante “d’affari”.E rilancia con viaggi personalizzati

di Valeria Garuti

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Simonetta Bamfi

effettuiamo sopralluoghi di persona per assicurarcidella qualità delle strutture. In particolare, a questo pro-posito, poniamo molta attenzione alle aziende, sianoesse piccole o medie imprese o multinazionali con sedein Italia ma anche all’estero, offrendo assistenza nonsolo per la biglietteria aerea ma anche nella “ricerca” dihotels che maggiormente rispettino le esigenze dei diri-genti, dei loro dipendenti e dei “colleghi stranieri”, otte-nendo visti consolari ove si rendano necessari ecc.». L’agenzia Bonanza Viaggi, situata in un antico edificionel centro della Città, “vive” da più di quarant’anni ri-scuotendo favorevoli consensi da clienti di tutte le età eprovenienze.«Ultimamente - specifica la titolare di Bonanza Viaggi -la nostra attività si è ulteriormente ampliata, offrendoanche servizi finanziari come il trasferimento di denaroin Italia, dall’estero e per l’estero. Grande inoltre, è lasoddisfazione di molti clienti stranieri che si rivolgonoalla nostra Agenzia per acquistare non solo biglietteria

aerea ma anche ferroviaria e marittima».Lo “Staff Bonanza Viaggi” è tutto al femminile e non è uncaso: «La mia esperienza, iniziata in questa azienda du-rante gli studi - spiega Simonetta Bamfi - mi ha inse-gnato che le donne, nel nostro settore, sono per naturadotate di una pazienza e di un’empatia ammirevoli, qua-lità indispensabili per svolgere al meglio l’attività di con-sulenza turistica. Negli anni, comunque, ho avuto lafortuna di collaborare anche con figure maschili dallaprofessionalità impeccabile, in particolare il mio men-tore, fondamentale non solo per la formazione profes-sionale ma anche per quella umana e a lui dunque ungrazie per il successo della mia attività».Simonetta Bamfi si augura per il “futuro” un auspicabileritorno al “passato” dove la qualità e la professionalitàpossano, non solo essere una prerogativa, ma soprat-tutto una privilegiata nota di distinzione per chi ognigiorno fa questo lavoro con lo stesso entusiasmo e pas-sione di un tempo.

LA NOSTRA STRATEGIA, QUINDI, È QUELLA DI OFFRIRE “QUALITÀ”E “INNOVAZIONE” DIVERSIFICANDO I NOSTRI SERVIZI

A sinistra, Simonetta Bamfi, direttore tecnico della Bonanza Viaggi Srl di Treviglio (BG) www.bonanzaviaggi.it

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Premio Bellisario

Talenti italianinel management«La leadership è un mix di qualità naturali e cultura del lavoroche si può apprendere e affinare». Giorgina Gallo è riuscitaad affermarla in l’Oréal Italia

di Renata Gualtieri

Le donne premiate durante l’ultima edizione delPremio Marisa Bellisario, la XXIV, rappresen-tano l’eccellenza femminile del Paese «che èriuscita a esprimersi e a mettere il proprio mat-

tone – ricorda Lella Golfo, presidente della Fondazione –sulla grande casa che è questo Paese». Sono imprendi-trici, manager e donne delle istituzioni che nel loro am-bito lavorano ogni giorno, e con grandi risultati, per losviluppo dell’Italia. Tra le premiate c’era l’amministra-tore delegato di L’Oréal Italia, Giorgina Gallo, per un suc-cesso maturato tappa dopo tappa in cui «ha contatomolto la tenacia – sottolinea la stessa Gallo – la forza dicombattere e di non mollare mai. Il mio background nelmarketing mi è stato utile per la capacità di “visione”,mentre l’esperienza nel commerciale per la concretezzae la rapidità d’azione. È stato, inoltre, importante ascol-tare sia l’esperienza dei collaboratori senior che le ideenuove dei giovani e poter contare su squadre motivate ecreative; ho sempre cercato di privilegiare l’attenzionealle persone e “l’esempio” per creare un modello di lea-dership condiviso e aziendale».

Perché le donne italiane laureate e più brave delleloro colleghe europee fanno meno carriera?«In realtà le donne italiane stanno cominciando a con-tare davvero a livello mondiale. Nella nostra azienda ilmanagement femminile italiano - e anche quello ma-schile - è molto apprezzato. Tanto che la nazionalità ita-liana nel management è la più rappresentata dopo ifrancesi. Il che è un evidente riconoscimento del nostrotalento e della nostra preparazione. È vero, invece, chenel nostro Paese le donne hanno ancora poco spazio neiposti di responsabilità. Questo dipende in gran parte,come dicono anche gli studi della Commissione europea,

Giorgina Gallo,amministratore delegato di L’Oréal Italia

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Il premio “For womenin science”, che vede

la collaborazionedi L’Oréal e Unesco

dal fatto che la carriera delle donne tra i 25 e i 35 annisubisce una battuta d’arresto a causa della necessità diintegrare le scelte personali con quelle professionali.Inoltre, i problemi dell’economia italiana non favori-scono certo le carriere, soprattutto quelle femminili. Unritorno alla crescita può essere un’importante spintaanche alla soluzione di questo problema».

L’accesso alla carriera continua a essere più facilein una multinazionale che in una realtà più piccola?«Nelle multinazionali ci sono più opportunità e maggioripossibilità di confronto. L’ambiente internazionale fa-vorisce l’esempio e la cultura d’impresa. È quindi più fa-cile per una persona con le giuste capacità averericonoscimenti. La struttura delle aziende italiane èspesso basata sulle piccole dimensioni e, frequente-mente, su geniali e coese famiglie di imprenditori. Sem-pre più spesso capita che il manager sia la donna, laquale assume anche nell’impresa quel ruolo di perno cheha sempre avuto in famiglia. Nelle aziende medio-grandi, invece, è la stessa necessità di internazionaliz-zazione che spinge a cercare anche donne al top perpoter avere talenti sufficienti. Vedo molto talento fem-minile attivo in Italia. Ma non dobbiamo mai abbassarela guardia né smettere di chiedere con forza che i meriti

femminili vengano riconosciuti».Cosa fa L’Oreal Italia per sostenere la ricerca fatta

dalle donne?«Noi crediamo molto nella valorizzazione del talentofemminile e nella ricerca scientifica. Per questo mo-tivo nel 1998 è nato su iniziativa di L’Oréal e Unesco,“For women in science”, il primo premio internazionalededicato alle donne che operano nel settore scientifico.Questo programma premia cinque candidate, una perciascuno dei cinque continenti. Oltre a ciò, vengono as-segnate ogni anno quindici borse internazionali a gio-vani ricercatrici. Dal 1998 a oggi sono state sostenutenel loro percorso di carriera ben 1.300 scienziate. InItalia il programma “L’Oréal Italia per le donne e lascienza”, declinazione locale del precedente, è giuntoalla sua decima edizione. Ogni anno assegna cinqueborse di studio, a cura di un’autorevole giuria presie-duta dal professor Umberto Veronesi. Finora sonostate assegnate cinquanta borse di studio ad altret-tante scienziate. Molte di loro grazie al premio hannoavuto la possibilità di poter progredire in un campo diricerca che altrimenti avrebbero abbandonato permancanza di fondi. Questo è senza dubbio uno dei pro-getti di cui sono più orgogliosa».

GRAZIE A “L’ORÉAL ITALIA PER LE DONNE E LA SCIENZA” MOLTE PREMIATECONTINUANO A PROGREDIRE IN UN CAMPO DI RICERCA CHE ALTRIMENTIAVREBBERO DOVUTO ABBANDONARE PER MANCANZA DI FONDI

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Premio Bellisario

Il Premio Marisa Bellisario consegnato a unadonna delle istituzioni fa di lei il simbolo di unpossibile cambiamento in una terra di “confine”.Elisabetta Tripodi, sindaco di Rosarno, si dice lu-

singata davanti al riconoscimento ricevuto lo scorsogiugno a Roma, premio che accresce la responsabilitàdi amministrare un Comune che a causa della rivoltadei migranti del 2010 è stato conosciuto dai media in-ternazionali come un esempio negativo. «Vorrei di-mostrare che la mia città ha una enorme voglia diriscatto morale e culturale – rivela – e che un cambia-mento è possibile solo se i cittadini ci crederanno».

Come pensa di “trascinare” Rosarno nell’impresadi contrastare la ‘ndrangheta?«Non mi sento né un simbolo né una paladina dell’an-timafia. Credo che la ‘ndrangheta vada combattutacon comportamenti personali non inclini al compro-messo, alla collusione o alla compiacenza a un poterecriminale che è sempre più pericoloso quando si nutredi consenso sociale. La ‘ndrangheta perderà il suo po-tere quando si capirà che essa distrugge il territorioimpoverendolo e sarà risolto il problema della Cala-bria, la mancanza di lavoro».

Quanto la preoccupano le intimidazioni ricevute?«Le intimidazioni le avevo messe in conto, non pen-savo però che la mia vita sarebbe uscita stravolta dal-l’assegnazione di una tutela personale. Il mio primopensiero è sempre la sicurezza della mia famiglia».

Il progetto “Sentieri di carta” può disegnare unanuova politica culturale del territorio?«La riscoperta delle radici culturali di una città è es-senziale per il suo sviluppo. Il sapere è la medicina ne-

Il riscattoparte dalle donne«Restare nella propria terra significa mettersi in gioco in prima lineae non delegare agli altri le proprie responsabilità».L’esperienza di Elisabetta Tripodi

di Renata Gualtieri

Elisabetta Tripodi, sindaco di Rosarno,in provincia di Reggio Calabria

cessaria per aprire le menti e sottrarle al richiamodella criminalità. Solo attraverso un sistema scola-stico che riesca ad aiutare i ragazzi deboli, sottraen-doli all’emarginazione culturale, si potrà sconfiggereil substrato sociale in cui si fonda la ‘ndrangheta».

Nel suo programma amministrativo c’è spazio perla parità di genere e per le quote rosa?«Abbiamo già compiuto una piccola rivoluzione: inconsiglio comunale, oltre a me, vi sono quattro donnesu ventuno consiglieri tra maggioranza e opposizione.Stiamo pensando con le consigliere del Pd di proporreper l’anno prossimo un bilancio di genere e di far de-collare la consulta delle donne».

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Strategie

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La continuità dell’impresa

Cresce oggi il numero delle imprese familiaricontrollate da holding. A commentare l’attualescenario legato alla governance aziendale, il-lustrandone criticità e prospettive, è Cristina

Rossello, che ha partecipato al dibattito su alcune delle ri-forme del diritto più significative degli ultimi anni, tra cuiil Testo unico della finanza, la riforma del processo civilee quella del diritto societario.

Se e come sta avvenendo il passaggio verso la ge-stione finanziaria dell’impresa? «La holding è una forma di risposta tecnica complessaperché, rispetto ad altri sistemi, raduna portatori di esi-genze diverse e talvolta contrapposte. Il che non significache ciò sia negativo, ma la scelta della holding è di tipo“partecipativo” e non verticistico. Come per le altre formeclassiche di risposta alle varie esigenze del passaggio ge-nerazionale - ad esempio il fondo patrimoniale, le fonda-zioni, le donazioni, il testamento, la private equity, ilfondo immobiliare - la holding ha per scopo quello di as-sicurare la continuità dell’impresa. Questa produce van-taggi per l’imprenditore e per la collettività, nella misurain cui contribuisce a stabilizzare le previsioni di risul-tato, favorendo le politiche di investimento, il rimborsodei finanziamenti e il mantenimento dell’occupazione; amassimizzare il numero di operatori economici efficienti,stimolando la domanda e l’offerta, in regime di concor-

renza; a ridurre il rischio che numerose aziende venganomeno, con gravi conseguenze per l’intero Paese. L’im-piego delle holding è diffuso quando il gruppo di famigliaè più articolato e dislocato in diversi paesi».

Quali restano i fattori critici insiti nel passaggio ge-nerazionale?«Secondo i dati della Commissione europea dell’ultimodecennio, circa un terzo delle imprese ha dovuto, deve ovorrà affrontare le problematiche relative al cambia-mento della proprietà e all’avvicendamento generazio-nale. Ecco perché diventano impellenti lo studio e l’in-troduzione di apposite norme che tengano conto dellepeculiarità dell’impresa familiare e ne salvaguardino l’in-tegrità, anche di fronte al rischio di controversie in sededi divisione dell’eredità o di rotture dei legami familiariper separazioni o divorzi».

Come si può intervenire?«Ho lavorato in una specifica commissione dell’Aidaf aimportanti progetti di riforma sulla quota legittima,sulla porzione disponibile, sugli accordi prematrimo-niali e sui patti di famiglia, specie riguardo al passaggiogenerazionale. Purtroppo, molti senza esito e, vista la si-tuazione attuale, tutti in alto mare. Il nostro diritto po-sitivo ha già fatto un primo passo per evitare il frazio-namento di determinati beni e di favorire la continuitàimprenditoriale, introducendo il concetto del patto di

La sopravvivenza e la crescita dell’impresa dipendonoanche dalla permanenza di una gestione unitaria e competente,in grado di far fronte alle incognite del passaggio generazionale.Ne parla l’avvocato Cristina Rossello

di Francesca Druidi

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Cristina Rossello

zione del patrimonio imprenditoriale e, riguardo ai pattiprematrimoniali, la realizzazione di un accordo che fa-vorisce un positivo progetto di vita, salvaguardando lacontinuità dell’azienda».

Quale profilo avrà l’impresa, passata la “grandecrisi”?«Le aziende italiane stanno lottando disperatamenteper la sopravvivenza. Stanno facendo sacrifici dram-matici, riducendo i margini per recuperare quote dimercato all’estero puntando nella forza competitiva delmade in Italy. Una buona notizia su questo fronte vienedal Consiglio dell’Ue che ha approvato l’introduzione didazi sui radiatori in alluminio provenienti dalla Repub-blica popolare cinese. Grazie all’azione intrapresa dame, dai professionisti incaricati dal consorzio Airal edal commercialista Arrigo Bandera nei confronti delleaziende produttrici cinesi, l’Ue ha finalmente ricono-sciuto la sussistenza del dumping e l’impatto che haavuto questa pratica di concorrenza sleale sul mercatoeuropeo, già provato dalla crisi economica».

famiglia, anche se la formulazione non è ancora pro-priamente la più felice. Anche la prassi ha già manife-stato una certa propensione per la pianificazione anti-cipata della successione dell’imprenditore, favorendol’erede più capace attraverso strumenti e processi de-dicati quali trust, holding di famiglia, family buy out.Non sono mancate, inoltre, le proposte di regolamen-tazione della trasmissione delle piccole e medie im-prese o di modificare la successione necessaria».

La successione è solo un aspetto del problema: unasoluzione compiuta richiederebbe appositi interventianche nelle ipotesi di matrimonio, separazione e di-vorzio. «I tempi sarebbero maturi per introdurre una riformaorganica - previsione degli accordi prematrimoniali emodifica della quota di legittima - che garantisca gli in-teressi della famiglia, dell’impresa e della collettività. Losforzo di proporre tali revisioni si configura come un’op-portunità in più consentendo all’imprenditore, nel casodella riduzione della legittima, una ragionata assegna-

Cristina Rossello, avvocatocassazionista, esperta di dirittosocietario, bancario e dei valorimobiliari e presidentedi Progetto Donne e Futuro

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Imprese e ambiente

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Consulenzaper l’ambienteCon la crescita della sensibilità verso il settore ambientale, le aziendespecializzate nella consulenza per la protezione dell’ambiente,stanno assumendo un ruolo particolarmente importante.Approfondiamo l’argomento con Luana Grossi

di Emanuela Caruso

Investire nella tutela dell’ambiente è doveroso eva fatto nella maniera giusta. Infatti per esserein grado di individuare le soluzioni ottimali perle varie esigenze del settore, è necessario un ap-

proccio chimico e impiantistico che solo le impreseimpegnate da tanti anni nel campo dell’ingegneria edelle scienze ambientali possono aver maturato. LaDepura Chimica e Tecnologia dell’Ambiente è propriouna di queste imprese. «La nostra esperienza – chia-risce Luana Grossi, titolare dell’azienda – deriva daoltre vent’anni di attività nel settore della consu-

lenza e analisi ambientale. Grazie alle competenzeacquisite siamo in grado di occuparci di tutto ciò cheriguarda le problematiche del settore, in particolaredella caratterizzazione e del trattamento delle acqueprimarie, superficiali e reflue; dei fluidi di processosia liquidi che aeriformi; dei rifiuti solidi sia civiliche industriali».

Nei tre ambiti cui rivolgete i vostri servizi, qualisono le soglie previste, gli obblighi e i nodi criticimessi in evidenza dalle relative normative?«La costante e crescente evoluzione delle modalità

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Luana Grossi

di gestione di acqua, aria e suolo – in particolare deirifiuti urbani e industriali – richiede la continua ve-rifica delle tecnologie proposte dal mercato rispettoalle normative ambientali. È necessaria una partico-lare attenzione volta sia alla salvaguardia dell’am-biente sia alla tutela del cliente, mettendolo incondizione di evitare di commettere errori di ge-stione che porterebbero a sanzioni amministrative,fermi produttivi e conseguenze penali. Uno dei no-stri compiti è proprio quello di supportare gli utentinella risoluzione di tali adempimenti».

La Depura CTA si occupa anche di monitoraggi,supervisioni e controlli di impianti di depurazione.Come operate in tale ambito?«Con la collaborazione di un team di specialisti of-friamo ai clienti operanti nel settore dell’industria,dell’artigianato, del commercio e della pubblica am-ministrazione un servizio di gestione degli impiantidi depurazione comprensivo di attività specificheper le singole esigenze; servizio globale analitico,operativo, chimico ed elettromeccanico; servizio disupervisione e controllo di impianti di trattamentoacque primarie e di scarico; manutenzioni straordi-narie e programmate».

Chi sono in generale i principali interlocutoridella Depura CTA?«Tra i nostri clienti fidelizzati annoveriamo aziendedi produzione e servizi e imprese impegnate in trat-tamento, smaltimento e recupero dei rifiuti – me-talli, carta, plastica, vetro e multimateriali. Tutti gliutenti che si rivolgono alla nostra impresa sono con-centrati nel nord e centro Italia, in particolare Lazio,Umbria, Marche e Toscana».

In termini di fatturato, quale andamento aveteregistrato nell’ultimo biennio e come ha influito lacrisi economica sulla vostra attività?«Successivamente a una buona crescita di fatturatoregistrata nel triennio 2009-2011, che ha consentitoalla Depura CTA di effettuare vari e interessanti in-vestimenti, il 2012 ha fatto riscontrare invece unalieve diminuzione del fatturato dovuta al particolaremomento storico, che costringe tutti i potenzialiclienti a prestare una maggiore attenzione ai costi di

gestione e investimento relativi anche al settore am-bientale».

Quali sono le prospettive e gli obiettivi futuridella Depura CTA?«Nonostante il duro periodo di stagnazione econo-mica, il nostro obiettivo primario è quello di riportarein crescita il fatturato per ricominciare a investire instudi per la realizzazione di nuovi sistemi di separa-zione automatizzata dei materiali da recupero. Inparticolare, un progetto di separazione di metalli nonferrosi verrà portato a termine entro febbraio 2013,mentre successivamente verrà avviata la ricerca suimultimateriali per la produzione di energia alterna-tiva da CSS».

LA COSTANTE EVOLUZIONE DELLEMODALITÀ DI GESTIONE DI ACQUA,ARIA E SUOLO E RIFIUTI RICHIEDELA CONTINUA VERIFICA DELLETECNOLOGIE PROPOSTE RISPETTOALLE NORMATIVE AMBIENTALI

Luana Grossi, titolare della Depura CTA Srl di Romawww.depuracta.it

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Gestione rifiuti

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Anche il settore dei rifiuti, come molti altri,subisce gli effetti dell’attuale congiunturaeconomica che sta caratterizzando il no-stro Paese. Ad un calo della produzione si

abbina infatti un calo dei consumi, con conseguentediminuzione dei rifiuti. L’azienda barese di raccolta e trattamento di rifiutispeciali Glob Eco resta sul mercato attuando un si-stema che permette di ottenere ricavi e, allo stessotempo, di rispettare l’ambiente. «Abbiamo propostoalle aziende – spiega Loredana Lezoche, direttorecommerciale di Glob Eco – di separare il rifiutoquando lo producono. Ciò comporta un risparmio deicosti di smaltimento sia per l’azienda sia per la nostrasocietà».

Fattore decisivo del vostro sviluppo economico èl’inserimento in una filiera particolare: il rifiutotecnologico. Oggi sono molte le aziende italiane chenecessitano di smaltire questo genere di rifiuti. Alivello economico che cosa rappresenta questoaspetto? «Siamo una delle prime realtà in Italia che si è inte-ressata allo smaltimento del rifiuto tecnologico enegli anni abbiamo acquisito una grande conoscenzadi questo settore. Siamo quindi in grado di evitare lafrantumazione, concentrandoci in particolar modosul disassemblaggio manuale del materiale, al finedi ricavare materia prima. Questa nostra peculia-rità ci permette di operare su tutto il territorio na-zionale».

In che modo vi impegnate relativamente alla sen-

Separare i rifiuti nel momento in cui vengono prodotti consente alleaziende di abbassare i costi di smaltimento. Loredana Lezoche spiegaperché è importante sensibilizzare i giovani su questi temi

di Valeria Garuti

Superare la crisi salvando l’ambiente

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Loredana Lezoche

sibilizzazione culturale nei confronti della filieradi cui voi fate parte?«Da sempre offriamo consulenza sulla normativa ine-rente allo smaltimento dei rifiuti. In particolare, lasensibilizzazione dei giovani è un aspetto fonda-mentale del mio lavoro. Se il singolo soggetto contri-buisce in prima persona alla separazione dei rifiuti, infuturo sarà possibile migliorare la nostra esistenza equella delle generazioni future».

Dove si concentreranno e su quali presupposti av-verranno i prossimi investimenti da parte dellaGlob Eco?«Nonostante alcuni problemi di liquidità dovuti alledilazioni dei pagamenti da parte dei clienti, abbiamoottima credibilità a livello bancario . Stiamo inve-

stendo in un impianto del valore di 1,5 milioni di euro,che consentirà di smaltire in Italia quei rifiuti inqui-nanti che ancora oggi, troppo spesso, vengono espor-tati illegalmente fuori dal confine italiano. Inoltre imateriali che questo impianto riciclerà, saranno ma-teria prima e seconda pronta ad essere riutilizzatasullo stesso mercato italiano».

Quanto è diffusa la cultura della legalità in ma-

teria di riciclo di rifiuto? Quanto è grave la situa-zione con cui lei si confronta?«Fino a pochi anni fa circa il 90 per cento delleaziende esportava illegalmente rifiuti inquinanti.Questo accadeva principalmente perché la culturadello smaltimento era ancora molto carente. Oggi,nonostante esista una normativa precisa che regolalo smaltimento dei rifiuti, è ancora difficile istruire

gli imprenditori che hanno adottato determinaticomportamenti per lunghi periodi di tempo. Vero èche il settore in cui opera Glob Eco presenta infiltra-zioni di ogni genere che contribuiscono a lasciare in-variate la situazione. Ciò nonostante credo che unamigliore sensibilizzazione al tema dello smaltimentosin dall’infanzia potrebbe contribuire a migliorare lasituazione attuale».

CULTURA DELLO SMALTIMENTO E VALORIZZAZIONE DEI RIFIUTISONO ASPETTI IMPORTANTI PER MIGLIORARE LA NOSTRA ESISTENZAE QUELLA DELLE GENERAZIONI FUTURE

In apertura, Loredana Lezoche, direttore commercialedi Glob Eco Srl, Molfetta (BA)

www.globeco.info

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Gestione rifiuti

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Al passocon la normativaLa diversificazione dei servizi, ma anche il costante aggiornamentoper adeguare l’attività alle normative, in continuo cambiamento,sono i requisiti principali per le aziende che si occupano di gestiree smaltire i rifiuti. Il punto di Giusi Lonoce

di Roberta De Tomi

Un quadro normativo in continua evoluzione èquello cui il settore dei rifiuti fa continua-mente riferimento, sia in merito alle tecni-che e modalità d’interventi, che alla

tecnologia di cui avvalersi, per agire nel rispetto del-l’ambiente. Una regolarizzazione che, in passato, ha la-titato, determinando dei ritardi, rispetto ad altri paesieuropei; malgrado ciò, diverse imprese del settore sisono “attrezzate”, mostrando una notevole lungimi-

ranza, come nel caso della Cometalf. Attiva da sessan-t’anni, la società ha incorporato in sé la vocazione algreen, cogliendo sin da subito le opportunità offertedalle tecnologie più avanzate, per creare un centro rac-colta, concepito come parco ecologico. Un altro mo-mento importante per la Cometalf, è stato il ricambiogenerazionale: l’attuale titolare, Giusi Lonoce, gestiscela società, raccogliendo l’eredità del padre e fondatoredell’impresa, specializzata nella trasformazione e pre-

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Giusi Lonoce

parazione di materiali ferrosi e metallici.Quali elementi ha conservato della gestione di suo

padre e quali novità ha introdotto?«Con la mia amministrazione, l’azienda è sicuramentecambiata, anche perché è mutato il modo di interpretarequesto settore».

Dal vostro punto di vista, quali configurazioni ha as-sunto o sta assumendo il settore dello smaltimento ri-fiuti? «Negli ultimi anni il legislatore ha introdotto numerosenorme ambientali e sulla sicurezza, perché ora, fortuna-tamente, si sta cercando di regolarizzare in manieraesaustiva questo settore, che probabilmente negli annipassati è stato gestito in modo non consono al rispettodell’ambiente. All’interno di questo quadro, il mio intentoè quello di dotare l’impianto di tutte le tecnologie piùavanzate, messe a punto per operare, conformementealle esigenze e al rispetto dell’ambiente».

Nell’ultimo biennio, in che entità ha influito la con-giuntura economica, sulla vostra attività?«Sulla cosiddetta crisi circolano numerose frasi di cir-costanza, che non rispecchiano il nostro andamento. Seconsideriamo la situazione in cui versa il mercato na-zionale, ritengo che la Cometalf, pur tra alti e bassi, siacaratterizzata da una situazione positiva, soprattutto sela si paragona a quella di altre realtà. Per noi si tratta diun risultato importante, che ci dà la possibilità di guar-dare al futuro con fiducia».

Come riuscite a distinguervi nel settore in cuioperate?«In questo settore ciò che fa la differenza è la competi-tività del servizio: più servizi offri, maggiori possibilitàhai di ampliare la clientela. Non basta, però soltanto que-sto, poiché il cliente, sia esso un privato o un’azienda, habisogno di essere tenuto informato e aggiornato sullenormative del settore, che sono in continuo e costantemutamento. Tutti i tipi di materiali, di smaltimento e di

recupero, devono seguire un percorso preciso e prede-terminato, fattibile solo con l’impiego di macchinari ade-guati e con le autorizzazioni. Adeguarsi, quindi, anchetecnologicamente, oltre che dal punto di vista norma-tivo, sono le condizioni indispensabili per mantenere eampliare la competitività sul mercato».

Cosa intendete realizzare nel nuovo anno? «In primo luogo, occorre stilare un bilancio per capirecosa si può migliorare rispetto all’anno che sta per ter-minare. Sicuramente intendiamo proseguire sullastrada delle politiche collaudate e si stanno valutandoinvestimenti per accrescere ulteriormente l’azienda.E naturalmente, si spera in un miglioramento dellecondizioni dell’economia, da cui tutti trarrebberovantaggio».

IL MIO INTENTO È QUELLODI DOTARE L’IMPIANTO DI TUTTELE TECNOLOGIE PIÙ AVANZATE,MESSE A PUNTO PER OPERARE,CONFORMEMENTE ALLE ESIGENZEE AL RISPETTO DELL’AMBIENTE

Giusi Lonoce, titolare della Cometalf Srl,con sede a Francavilla Fontana (BR)www.cometalf.it

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Edilizia

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Pamela Onorati è a capo della Edil O.P. di Tivoli Terme, Roma www.impresaedileguidoniaroma.it

L’etica, motoredel cambiamento

La provincia di Roma nell’anno 2011, ha fatto re-gistrare nel suo complesso 51.824 compraven-dite immobiliari con un aumento rispetto al-l’anno precedente dello 0,7 per cento. È quanto

ha appena pubblicato l’Agenzia del Territorio nei suoi“Quaderni dell’Osservatorio. Appunti di Economia Im-mobiliare”. Secondo quanto riportato l’IMI, ovvero l’indice dell’in-tensità del mercato immobiliare, si attesta intorno al 2,4per cento rimanendo stabile rispetto al 2010. La quota-zione media provinciale delle abitazioni nel 2011 risultapari a 2.901 euro/m2, anche in questo caso con varia-zione positiva del +0,9 per cento. La distribuzione terri-toriale delle transazioni e dell’IMI nel 2011 evidenziauna forte concentrazione in alcuni comuni dell’area dellitorale sud (Anzio) dell’asse tiburtina (Guidonia Monte-celio) e nell’asse litorale nord dove l’indice IMI supera il3 per cento nei comuni di Cerveteri, Civitavecchia e La-dispoli. Vivacità del mercato si riscontra anche nellezone interne (Capena, Fiano Romano, Labico, Manziana,Marino, Riano, Rignano Flaminio, Trevignano Romano).Un quadro di riferimento della situazione immobiliare ededilizia della provincia che vede protagonista anche laEdil O.P., attiva nell’ambito della cantieristica per leopere che vanno dalla pittura alle decorazioni di internie esterni. «Possiamo contare su un personale qualificato– spiega Pamela Onorati, oggi a capo dell’azienda - in

Malgrado la profonda crisi che ha colpito il mercato edile, la provinciadi Roma si è resa protagonista di una certa vivacità immobiliare.Ne abbiamo discusso con Pamela Onorati che, per la sua impresa edile,ha fatto leva sull’etica

di Marco Tedeschi

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Pamela Onorati

grado di effettuare finiture sia interne che esterne di pit-ture industriali, civili, sanitarie e decorative: marmoriz-zazioni, finti marmi e travertini, finte pietre, stucco an-tico, cera antica, ottocento, laccature lucide e sanitarie,effetti moderni, effetti metallici, finti legni, invecchia-ture e prestigiose finiture per esterni con silicati, silos-sanici o velature».

Qual è la situazione che riscontra nel mercato del-l’edilizia e su che cosa puntate per essere competitivi?«La situazione nel mercato edile non è facile, come ènoto agli occhi di tutti. Certo è che visti i tempi di oggi,messi a dura prova dalla profonda crisi economia, io fac-cio leva sul mio modello di fare impresa, dove è l’etica chefa la differenza. L’etica deve sempre più diventare baseimportante per azionare un cambiamento e farci muo-vere dal periodo di difficoltà. È ovvio che l’etica richiedemaggiore dedizione e sacrificio per poter accedere a unaproduzione che pretende sempre più qualità comparataa una giusta adeguatezza professionale delle mae-stranze. Ma è il giusto prezzo da pagare. Il problema è che

oggi purtroppo molte aziende sono costrette a rinun-ciarvi per via dei vincoli di bilancio».

Oltre all’etica la sua realtà si basa anche su investi-menti significativi. Potrebbe farci qualche esempio?«Investiamo moltissimo sul personale, altamente qua-lificato e costantemente aggiornato, oltre tutelare laloro sicurezza in ogni ambiente di lavoro con adeguateed indispensabili misure di prevenzione e tutela dellasicurezza, in quanto quello del cantiere edile è uno deisettori che più necessitano di accortezza. Altri inve-stimenti riguardano le notevoli innovazioni tecnolo-giche che consentono di risparmiare energia fisica;mi riferisco alla recente acquisizione di nuove mac-chine per carteggiare, per spruzzare tinte e smalti emezzi per il carico di materiali. Dare il miglior risultatoa un prezzo etico significa poter andare avanti e assi-curare un impiego stabile ai dipendenti. Questi sonotutti insegnamenti che mi sono stati trasmessi da miopadre, figura fondamentale e che sono onorata di averaffiancato».

DARE IL MIGLIOR RISULTATO A UN PREZZO ETICO SIGNIFICA POTER ANDAREAVANTI E ASSICURARE UN IMPIEGO STABILE AI DIPENDENTI

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Restauro

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Riportare all’antico splendore i manufatti arti-stici, permettendo la conservazione di unvero e proprio patrimonio culturale. Da que-sto obiettivo prende le mosse l’attività del re-

stauro, una disciplina preziosa e delicata, che richiedeminuzia artistica e la profonda conoscenza delle tecni-che più disparate, adatte a intervenire sui diversi mate-

riali. Silvia Baldis è un’esperta restauratrice che operanel campo della conservazione di manufatti artistici dal1985, nell’omonimo laboratorio Silvia Baldis Restauri.«Gli ambiti in cui opera la mia ditta spaziano dai dipintimurali agli elementi architettonici, lapidei e in stucco,dalle opere dipinte su tela a quelle su tavola, policromee dorate. Gli interventi di conservazione e recupero, pro-

L’innovazionenel restauroServirsi di metodologie innovative permette di recuperare la bellezzadi manufatti antichi, attraverso un approccio non invasivo. L’esperienzadi Silvia Baldis nel recupero dei dipinti della cripta del duomo di Bergamo

di Carlo Gherardini

Silvia Baldisal lavoro all’internodel suo laboratorioSilvia Baldis Restauridi Bergamowww.baldisrestauri.it

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Silvia Baldis

grammati e diretti dalle Sovrintendenze ai Beni Storicie Artistici e ai Beni Ambientali ed Architettonici delleprovince di Bergamo, Milano, Como, Lecco, Lodi, Son-drio, Brescia, Cremona e Mantova, sono effettuati suopere provenienti da Musei ed Enti pubblici e privati» af-ferma Silvia Baldis che nel suo curriculum vanta lavoridi grande pregio, uno dei più recenti effettuato que-st’estate sui dipinti della cripta del duomo di Bergamo delsecolo XIII. Gli scavi effettuati tra il 2004-2006 nella zona sotto-stante il pavimento dell’attuale Cattedrale di S. Ales-sandro in Bergamo avevano infatti portato alla luceun’importante testimonianza dell’antica chiesa di S. Vin-cenzo. Si tratta di un setto murario con alla base unazoccolatura impreziosita da lastre in pietra di recuperopaleocristiane sulla quale si eleva una muratura in late-rizio, scandita da cinque nicchie per lato, che nella por-zione di destra risultano intonacate e dipinte con unateoria di Santi risalente all’ultimo ventennio del XIII sec.In realtà il dipinto è un palinsesto su cui si distinguonoanche un ulteriore livello con un frammento di crocifis-

sione attribuito al maestro di Angera ed un terzo, data-bile alla metà del ‘300. Al XV secolo risalgono invece i di-pinti votivi sulle pareti laterali, create a chiusura dellazona rimasta in uso fino alla prima metà del XVII quandodefinitivamente venne edificata e conclusa la costru-zione della nuova cattedrale. A dimostrazione della con-tinua attività della fabbrica della Cattedrale ci sono an-che degli schizzi con elementi architettonici chericoprono il muro retrostante la recinzione presbiteriale,probabilmente dovuti ai lavori di fine ‘600 avviati del-l’architetto Carlo Fontana.«Il restauro dell’importante apparato decorativo è statocondotto sotto l’attenta direzione di uno dei funzionaridella soprintendenza ai beni storico-artistici di Milano edel progettista e direttore dei lavori incaricato del recu-pero dell’intera area ipogea destinata a diventare sede

del museo della Cattedrale – continua Silvia Baldis –. Trattandosi di un ciclo di dipinti inediti e di grande im-portanza dal punto di vista storico-artistico, si è deciso dioperare un restauro che non solo rientrasse nella miaconsueta filosofia improntata al minimo intervento, maanche di impiegare metodologie innovative che garan-tissero un approccio rispettoso verso le opere. Nelle ope-

razioni preliminari di protezione ci si è dunque orientativerso il ciclododecano, prodotto che riesce a sublimarecompletamente dalle superfici senza creare interferenzacon i materiali costitutivi, mentre per il consolida-mento della pellicola pittorica, fortemente decoesa,sono state usate dispersioni di nanocalce che graziealle ridotte dimensioni delle particelle hanno permessouna penetrazione ottimale negli intonaci di finitura, ri-donandogli stabilità chimica. Ed ancora sono stati ri-solti i problemi di pulitura supportando le soluzioni disali inorganici con una particolare alga, chiamata agaragar, usata nel settore alimentare e prestata al re-stauro per consentire di prolungare i tempi di contattodei tradizionali impacchi e assicurare una rimozionegraduale e attenta dei depositi soprammessi alle operesia mobili che immobili».

ABBIAMO EFFETTUATO UN RESTAURO IMPRONTATO AL MINIMOINTERVENTO, CON L’UTILIZZO DI METODOLOGIE INNOVATIVE CHE HANNOGARANTITO UN APPROCCIO RISPETTOSO VERSO LE OPERE

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Donne assassineUccidono per gli stessi motivi che spingono gli uomini a farlo.«Fatta eccezione per la gelosia e l’abbandono, che non le portanoad atti estremi ma ad allontanarsi», racconta Cinzia Tani,che ha studiato e raccolto i casi più agghiaccianti dal 1600 a oggi

di Elisa Fiocchi

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Negli annuali criminali le assassine occupanouno spazio esiguo se paragonato ai delitticompiuti dagli uomini e rappresentano circail 10-12 per cento del totale. Il loro numero è

tuttavia inversamente proporzionale al grado d’atrocitàdei delitti compiuti perchè le donne, dotate di minorforza fisica rispetto agli uomini, sono ricorse nei secoli astrategie più tortuose per compiere i propri delitti.«L’arma storicamente preferita era il veleno, quindil’omicidio durava molto tempo, era centellinato», spiegala giornalista e sociologa Cinzia Tani, autrice del libro“Assassine”, in cui narra quattro secoli di delitti tutti alfemminile. Altro particolare interessante è che la donna,se aveva intenzione di uccidere non vi rinunciava mai:«Gli uomini, più violenti e impulsivi, lo facevano per ec-cessi di rabbia in risse, raptus alcolici o nel corso di rapine,per commissione ma anche per ambizione, rivalità, per-dite al gioco o dopo una sconfitta». Raramente, insomma,il delitto al maschile celava un movente passionale comeinvece accade nella società contemporanea dove, in fattodi delitti, le cose sono totalmente cambiate.

Quali sono le differenze sostanziali che contraddi-stinguono gli omicidi passionali in cui l’assassino èuna donna e non un uomo?«Prima dell’emancipazione femminile le donne uccide-vano quasi sempre in famiglia per motivi cosiddetti pas-sionali: odio, amore, vendetta. Per amore di un uomo po-tevano uccidere il padre tiranno oppure il marito pervendetta e, quindi, per odio l’amante».

Delitti al femminile

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A sinistra, Cinzia Tani.Sopra, Annamaria Franzoni, condannata a 16 anniper l’omicidio del figlio samuele

Quali sono oggi i principali moventi negli omicidicompiuti dalle donne?«La donna non uccide quasi mai per passione. Non uccideper gelosia, per abbandono o dopo una separazione. Que-sti sono i motivi per i quali, invece, oggi è l’uomo a ucci-dere la sua compagna o l’ex. A gennaio prossimo uscirà unmio saggio su questo tema che s’intitola “Mia per sempre.Quando lui la uccide per rabbia, vendetta, gelosia”. È il fe-nomeno agghiacciante degli ultimi venti anni: uominiche uccidono la compagna perché non sopportano di es-sere abbandonati e spesso anche i figli. Uomini che sof-frono della Sindrome di Otello, per la quale sono con-vinti del tradimento della loro compagna, anche se nonne hanno le prove. Naturalmente non si può parlare diamore in questi casi, io non parlerei neppure di passionema di senso del possesso, di incapacità di sopportare lafrustrazione, la perdita».

Qual è il filo conduttore che lega le trentacinque sto-rie contenute nel libro?«Il mio desiderio era quello di trattare un tema quasimai affrontato in Italia: il racconto degli omicidi com-messi dalle donne. La maggior parte degli studiosi del fe-nomeno erano uomini ed è sempre stato difficile per loroammettere l’esistenza del crimine femminile. L’omicidiofemminile era considerato un’aberrazione, qualcosa dicui non parlare, da evitare. Ho fatto ricerche, acquistatolibri anche molto rari, trovato atti di processi, scelto lestorie. Ho iniziato un percorso e da allora sono diventataun’esperta, una storica del delitto. Con “Assassine” hocolmato un vuoto raccontando delitti commessi dalledonne dal 1600 all’emancipazione femminile in diversipaesi del mondo e per motivi differenti. Ho scelto casi ce-lebri nel paese in cui si sono verificati, in modo da poterrecuperare gli atti dei processi, articoli di giornale e do-cumenti vari. Sono tutte donne considerate sane dimente che hanno ucciso sole o aiutate dal loro amantepadri, figli, amanti e rivali. Nel più recente “Io sono un'as-sassina” ho completato il lavoro trattando i casi di giova-nissime che hanno ucciso in epoche e paesi diversi».

E chi sono le principali vittime delle donneassassine?«La principale vittima è sempre stata il figlio. Nel pas-sato, non essendoci una maniera per regolare le nascite,molte donne partorivano bambini di cui non potevano oc-cuparsi. A volte erano state violentate o avevano avuto

SONO DIFFERENTI I MOTIVIPER CUI UNA DONNA UCCIDEIL PROPRIO FIGLIO, TRA QUESTILA DEPRESSIONE POST PARTUM,LA VENDETTA NEI CONFRONTIDEL MARITO

Cinzia Tani

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amanti segreti. Era facile nascondere la gravidanza neivestiti ampi e lunghi. L’infanticidio era molto diffuso.Negli Stati Uniti e in Gran Bretagna venivano condan-nate a morte, di solito bruciate vive, perchè il loro non erasolo un delitto contro l’uomo, ma uccidere un bambinoprima del battesimo era un delitto contro la religione. Eraanche il delitto femminile punito più severamente».

E oggi quanti sono i casi di infanticidio?«Negli ultimi anni abbiamo assistito a diversi casi delgenere, a cominciare da Cogne. Sono differenti i mo-tivi per cui una donna oggi uccide il proprio figlio, traquesti la depressione post partum, la vendetta neiconfronti del marito, problemi psicologici, il suicidioallargato e altri ancora. Le altre vittime nel passatoerano soprattutto uomini: padri violenti, mariti pre-potenti e maltrattatori, ma anche mariti consideratiun ostacolo per il coronamento del sogno di amorecon un altro uomo, visto che non esisteva il divorzio ela donna, non lavorando, non poteva separarsi. C’eranoanche delitti per denaro. Mai la donna ha ucciso permotivi legati a perversioni sessuali come accade in-vece alla maggior parte degli assassini seriali».

Quali trasformazioni sociali e psicologiche della fi-gura femminile hanno inciso in maniera preponde-rante nel ritratto della donna assassina?«L'emancipazione femminile, la conquista di spazi di

lavoro e dell’indipendenza ha portato la donna a nonricorrere più all’omicidio per liberarsi di un padre o diun marito violento. Se s’innamora di un altro uomo,più semplicemente, si separa. Oggi la donna continuaa uccidere i propri figli, continua a commettere delittiper denaro, può in casi di tradimento vendicarsi dellarivale, raramente del proprio uomo. Uccide per que-stioni economiche ma anche al culmine di una situa-zione di maltrattamento da parte del proprio marito.È recentissima la sentenza emessa per Luciana Cri-stallo, assolta per l’omicidio dell’ex marito DomenicoBruno, compiuto per legittima difesa dopo una lungastoria di soprusi e violenze».

L’incidenza dei casi di omicidi al femminile in Italiache dimensioni sta assumendo?«È sempre la stessa: il 10-12% degli omicidi è commessoda donne. Per gli omicidi maschili, il fenomeno nuovo, epurtroppo in aumento, è quello del delitto dopo un ab-bandono o per gelosia o al termine di un percorso di stal-king; per la donna invece il fenomeno nuovo è l’abbassa-mento dell’età dell’omicida. Negli ultimi anni abbiamoassistito a diversi matricidi commessi da giovani assas-sine, oltre a delitti per futili motivi: pensiamo a Erika eOmar; al caso di Castelluccio dei Sauri in cui due ragazzehanno ucciso una loro amica, Nadia Roccia; a quello diChiavenna, in cui tre ragazze hanno ucciso una suora».

IL FENOMENO NUOVOCHE RIGUARDA IL DELITTOAL FEMMINILE È L’ABBASSAMENTODELL’ETÀ DELL’OMICIDA

Delitti al femminile

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Alivello mondiale, la diffusione degli omi-cidi basati sul genere, nelle loro diversemanifestazioni, ha assunto oggi propor-zioni allarmanti. Durante la ventesima ses-

sione dei Diritti umani delle Nazioni Unite, tenutasiin ottobre, la relatrice speciale sulla violenza di ge-nere, Rashida Manjoo, ha presentato il rapporto perl’Italia e quello tematico sul femminicidio in cui èemersa una certa ipocrisia in chi continua a definiregli omicidi basati sul genere come delitti passionali inOccidente, riferendosi a un atto di un singolo indivi-duo, e come delitti d’onore a Oriente, quale esito dipratiche religiose o culturali. L’analisi non ha trascu-rato neanche il diverso significato dei concetti di fem-micidio e femminicidio, riconoscendo che questitermini sono diventati d’uso comune grazie alle lotte

del movimento femminista come alternativa alla na-tura neutra del termine omicidio che trascura la re-altà di disuguaglianza, oppressione e violenzasistematica nei confronti delle donne. Anche Anna-maria Bernardini de Pace, celebre avvocato matrimo-nialista del foro di Milano, pone l’accento sulmaschilismo, «da sempre imperante in Italia e cherende la donna sempre più esposta ad atti violenti poi-ché vista e identificata come soggetto debole, oppurecome mero strumento sessuale».

A fine aprile in Italia erano 54 le donne assassinatee oggi il numero delle vittime è quasi raddoppiato.Quale idea si è fatta dell’incidenza di questi delitti?«I dati relativi alla violenza sulle donne sono a dir pocoallarmanti. Questo fenomeno è drammaticamente dila-gato nel nostro paese e penso che sia un chiaro sintomo

Vittime di stereotipidi genere«La separazione è un atto necessario perché si possano evitareconseguenze irreparabili per la donna e per i figli» dichiaraAnnamaria Bernardini De Pace. «Purtroppo, le donne maltrattate spessosottovalutano la gravità della loro situazione e giustificano l’uomo»

di Elisa Fiocchi

Delitti al femminile

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Annamaria Bernardini De Pace

AnnamariaBernardini de Pace,avvocato matrimonialista

di quanto il problema sia tuttora sottovalutato o trattatocon superficialità. È importante ricordare che la vio-lenza non è solo quella fisica ma anche psicologica, eco-nomica e legata al fenomeno dello stalking».

In molti delitti al femminile, il movente è passionalee la strada della separazione potrebbe, per alcuni co-niugi, evitare il peggio. Ma quali fattori frenano unadonna dall’intraprendere questa strada?«La maggior parte delle violenze fisiche e psicologiche adanno delle donne sono perpetrate e si consumano al-l’interno delle mura domestiche, esercitate da familiari,partner abituali, occasionali o conviventi. La strada dellaseparazione dal partner violento è un atto di coraggio daparte della donna ormai annientata dalle violenze su-bite. Quelle psicologiche creano spesso ferite ben piùprofonde e indelebili di quelle corporee».

Da avvocato matrimonialista s’è occupata di tantis-sime cause di separazione, molte delle quali tra perso-naggi famosi. Come si differenzia il camminopsicologico di una donna, rispetto a quello di un uomo,nell’affrontare l’iter legale?«Quando all’interno di un nucleo familiare vengono allaluce i problemi, è solitamente la donna a cercare di risol-vere le incomprensioni della coppia, mentre l’uomo tendea chiudersi nel silenzio e rifugge le situazioni difficili. O,piuttosto, cerca divagazioni. Se, nonostante i tentativi dirappacificazione, i problemi persistono è ancora ladonna, come dimostrano anche le statistiche, a scegliereil percorso della separazione coniugale. Durante l’iter le-gale, pur consapevole della necessità di separarsi, ladonna tende a colpevolizzarsi o a ricercare in se stessa lecause della fine della serenità del rapporto di coppia. Alcontrario l’uomo, tendenzialmente meno propenso allaseparazione e al divorzio, una volta intrapreso l’iter, nonmostra solitamente segni di ripensamento».

Ha scritto “La donna ancora in bilico tra dignità, di-scriminazione e facilitazioni”: quali sono i pericolimaggiori del nostro tempo che ricadono sulle donne equali le tutele legali cui fare riferimento?«In Italia gli stereotipi di genere sono profondamente ra-dicati e sono veicolati attraverso programmi didattici, lacultura e i mass media. A causa della totale assenza di

strategie, anche politiche, di lungo termine per la deco-struzione degli stereotipi sessisti, anche nelle giovanigenerazioni vi è la concezione che la donna debba con-formarsi ai ruoli tradizionali. Basta vedere come vienerappresentata, o come si presenta, la donna, in partico-lare in televisione».

Tra gli atti persecutori c’è anche lo stalking: oggi ledonne hanno trovato il coraggio di denunciarlo?«L’approvazione della legge sullo stalking ha rappre-sentato un momento molto rilevante per il contrastodei reati di violenza sulle donne, anche se sono ancoratroppe quelle che subiscono senza dire niente. Pur-troppo le istituzioni non sono sempre accorte e tempe-stive. La particolare difficoltà nel denunciare questesituazioni sta nel fatto che chi mette in atto il compor-tamento persecutorio è nel 90% dei casi l’ex fidanzatoo l’ex coniuge. La donna, quindi, è sempre restia a de-nunciare, sbagliando, perché si sente in colpa o pensadi esagerare, o per quella maledetta paura che a voltefinisce con il farla morire».

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Diritto di famiglia

L’attuale crisi economica ha accresciuto iconflitti tra i coniugi, ma il numero delleseparazioni non è aumentato di conse-guenza, perché separarsi è costoso ed è

divenuto un “lusso” che non tutti possono permet-tersi. Ad indurre i coniugi a continuare una intolle-rabile convivenza, non sono solo le spese legali, gra-zie anche all’accesso al gratuito patrocinio per isoggetti meno abbienti (nella maggior parte dei casile donne), ma soprattutto i costi necessari per intra-prendere una nuova vita. L’avvocato Giusy Bascià diLecce, specialista in diritto civile e commerciale, cispiega il ruolo fondamentale della professione fo-rense nell’ambito del diritto di famiglia nel ventu-nesimo secolo.

Quali sono i principi su cui l’avvocato deve incen-trare il proprio modus operandi?«Nelle separazioni coniugali l’avvocato riveste unruolo fondamentale, non limitato alla mera assi-stenza tecnica, potendo con il proprio modus ope-randi “influenzare” in modo preponderante il rag-giungimento o meno di un accordo sulle condizionidella separazione e la scelta del rito, ossia se intra-prendere la via di un procedimento consensuale ogiudiziale. Nell’affrontare le questioni matrimoniali,l’avvocato deve tener presente che in gioco non sono

Far comprendere che con la separazione si interrompono i rapportitra i coniugi ma si continua a essere genitori e ad avere le responsabilitàdell’affidamento. Giusy Bascià spiega i termini dell’affido condiviso

di Serena Tudisco

L’avvocato Giusy Bascià, specialista in diritto civile, dirittodel lavoro e della previdenza, diritto commerciale e tributario,

esercita a [email protected]

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L’affido condiviso,norme e responsabilità

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Giusy Bascià

solo gli aspetti economici ma i sentimenti e i risenti-menti di ciascun coniuge e soprattutto, in presenza difigli, i bisogni psico-affettivi-economici di questi ul-timi. L’avvocato non deve in alcun caso farsi coinvol-gere emotivamente, perché ciò comprometterebbela qualità dell’assistenza difensiva e la possibilità diraggiungere un accordo soddisfacente per i coniugi,evitando una estenuante querelle giudiziaria, cheinevitabilmente si riverbera sui figli e in generalesui rapporti tra le parti coinvolte».

In che modo l’avvocato assume un ruolo di sup-porto nel rapporto tra figli e genitori separati?«Il compito primario dell’avvocato è di far compren-dere ad entrambi i coniugi che con la separazione siinterrompe il rapporto di coniugio ma si continua adessere genitori; che il minore ha il diritto di mante-nere un rapporto continuativo con ciascuno di essi, diricevere amore, attenzione ed educazione da en-trambi; ha il diritto di mantenere rapporti con i nonnie con i parenti di ciascun genitore».

Che cosa prevede esattamente l’affidamento con-diviso?«Anteriormente alla riforma i rapporti tra il minore- il padre - la famiglia di origine paterna venivanospesso a cessare o a diventare assolutamente super-ficiali, essendo limitato il diritto di incontro tra ilpadre e i figli a poche ore settimanali ed essendo ilpadre di fatto estromesso dalla loro vita. Oggi, il Tri-bunale, nel pronunciare la separazione personale deiconiugi, adotta i provvedimenti relativi ai minori conesclusivo riferimento al loro interesse morale e ma-

teriale e, salvo rarissimi casi in cui lo ritenga svan-taggioso per i minori, li affida a entrambi i genitori(affido condiviso). Il Tribunale, tenuto conto deglieventuali accordi raggiunti dai coniugi, stabilisce itempi e le modalità della presenza dei figli pressociascun genitore e fissa la misura e il modo in cuiciascuno di essi deve contribuire al mantenimento».

Nei casi di affidamento condiviso, come è possi-bile accertarsi della responsabilità genitoriale diognuno dei due ex coniugi per garantire la sicu-rezza morale e materiale della prole?«L’affidamento condiviso certamente non è garan-zia di pari impegno da parte di entrambi i genitorinella cura dei figli ma d’altronde anche in costanza dimatrimonio spesso, purtroppo, accade che uno deidue genitori sia meno presente nella vita della prole.Né l’avvocato né il Tribunale possono imporre a ungenitore di amare il proprio figlio».

L’AFFIDO CONDIVISO DETERMINAI TEMPI E LE MODALITÀ DELLAPRESENZA PRESSO CIASCUNGENITORE, FISSANDO LA MISURAE IL MODO CON CUI CIASCUNODI ESSI DEVE CONTRIBUIREAL MANTENIMENTO

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Diritto di famiglia

Rosangela Liberti, avvocato presso lo studio Luigi Libertie Associati di Bari, componente della commissione famigliae minori del consiglio dell’Ordine degli avvocati e membro

del direttivo dell’Osservatorio nazionalesul diritto di famiglia, sezione di Bari

[email protected]

«Ritengo che questa legge, da molti anniattesa, costituisca una vera e propriarivoluzione culturale prima ancorache giuridica». È questa l’opinione del-

l’avvocato Rosangela Liberti – avvocato civilista e cassa-zionista, specializzata in diritto di famiglia e minorilenello studio Luigi Liberti e Associati di Bari – sulla re-centissima equiparazione normativa fra figli nati den-tro e fuori dal matrimonio. «Ora tutti i figli sono uguali.E sono abolite quelle antiche distinzioni tra figli nati dacoppie coniugate e figli nati da coppie di fatto, che in Ita-lia attualmente costituiscono circa il 30 per cento».

Qual è la ratio di questa riforma, da tempo e da piùparti attesa?«È una legge che rispecchia l’evoluzione dei tempi, se siconsidera appunto che le coppie coniugate in Italia rap-presentano appena il 36,4 per cento delle famiglie (nel1998 erano invece circa il 46,2). Si è passati da una vi-sione più cattolica, che privilegiava il matrimonio e ri-servava ai figli legittimi una tutela più forte, a una piùlaica. La riforma ridefinendo la nozione di parentela (ar-ticolo 74 cc), ricomprende in questa anche i legami co-siddetti “non biologici”, quali per esempio quelli chediscendono dall’adozione dei minori di età. Addiritturapotranno essere riconosciuti (secondo l’articolo 251 cc)i figli incestuosi, se ciò risponde al loro interesse. E nonesisterà più distinzione tra figli legittimi e figli naturali.Basti pensare che i figli nati fuori del matrimonio, finora,avevano legami di parentela esclusivamente con i pro-pri genitori, e non con i nonni e gli zii. Inoltre potranno,per la prima volta, entrare nell’asse ereditario di tutta lafamiglia d’origine e non più soltanto dei genitori».

Quali saranno gli altri effetti pratici della ri-forma?«Noi operatori del diritto assisteremo a numerosemodificazioni, perché questa nuova legge ha ampliato

«Tutti i figli sono uguali, che siano nati da coppie coniugate, da coppiedi fatto o siano stati adottati». Così ha deciso il Parlamento approvandola legge sull’equiparazione. L’analisi dell’avvocato Rosangela Liberti

di Luca Càvera

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Cessano le distinzionitra figli legittimi e naturali

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Rosangela Liberti

la competenza del Tribunale ordinario (modificandol’articolo 38 delle disposizioni di attuazione al codicecivile), svuotando e riducendo quella invece del Tri-bunale per i Minorenni, che sopravvive solo per i pro-cedimenti de potestate, ovvero di decadenza dellapotestà genitoriale e per l’adozione dei minori. In fu-turo, in caso di controversie sui figli all’interno di unacoppia di fatto, la competenza sarà esclusivamentedel Tribunale ordinario (che fino a ora si occupavasolo dei figli legittimi). Per altro verso, questa leggeha esteso le garanzie patrimoniali, già contemplatedalla legge sul divorzio (ovvero il sequestro dei benidell’obbligato, il pagamento diretto dell’assegno daparte di chi era tenuto a corrispondere somme di da-naro, in genere il datore di lavoro) a tutti i procedi-menti che riguardano il “mantenimento della prole”in genere. Sono ottimista e penso che questa riformaconsentirà a noi avvocati di tutelare al meglio i no-stri clienti, offrendo ai figli una tutela più reale, piùconcreta e rispettosa dei principi già sanciti dalleconvenzioni europee in materia. Sotto altro aspetto,i nonni potranno finalmente far valere il loro dirittoa mantenere rapporti significativi con i nipoti; vienecosì rafforzato un principio, già adombrato dall’im-portante e precedente legge 8.2.2006 n. 54 cosid-detta dell’affido condiviso, ma poi svilito dallasentenza della Corte di Cassazione n. 28.902 del27.12.11 secondo cui i “nonni non godono di un auto-nomo diritto di visita”. A tal proposito resta vivo l’au-spicio che si giunga all’istituzione di un tribunaledella famiglia, perché diversità di riti (ovvero di pro-cedure) e di uffici giudiziari non agevolano la risolu-zione dei problemi».Su quali temi sono stati condotti gli ultimi dibattitigiurisprudenziali?«Con orgoglio posso dire che la sezione territorialedi Bari dell’Osservatorio sul diritto di famiglia e laCommissione Famiglia e Minori del Consiglio del-l’Ordine di Bari sono molto attive e propositive. Nel-l’ultimo anno, e soprattutto dopo l’entrata in vigore

della legge sull’affido condiviso (legge n. 54/06), il di-battito è stato incentrato sul ruolo importantissimoche ha assunto il minore. Si pensi all’audizione obbli-gatoria, compiuti i dodici anni e anche infradodi-cenne, se capace di discernimento, in tutti iprocedimenti che lo riguardano. Nonché sul nuovoruolo dei genitori (ex coniugi in conflitto) alla lucedella ridefinizione della bigenitorialità e dell’affidocondiviso che ha cancellato il vecchio concetto di ge-nitore principale (rispetto all’altro secondario), tu-telando così la figura del padre, spesso mortificata.Molto interesse – sul piano del dibattito e del con-fronto anche con i magistrati – ha suscitato poi lostrumento dell’articolo 709 ter cpc (introdotto dal-l’articolo 2 della legge n. 54/06), la cui natura sanzio-natoria colpisce tutti i comportamenti (ancheomissivi) posti in essere dal genitore in danno e pre-giudizio del minore. Altro argomento, oggetto di in-numerevoli conversazioni e incontri, attiene gliaspetti deontologici nel diritto di famiglia, ovvero icomportamenti che gli avvocati, più di altri, devonomantenere e rispettare in siffatta materia, che defi-nirei sensibile. È indispensabile quindi “mediare ilconflitto” e non esasperarlo. A tal proposito sarebbeauspicabile che nei procedimenti di famiglia, la me-diazione (oggi introdotta solo in maniera facoltativa),diventasse condizione di procedibilità della do-manda, onde insegnare alle parti a “dominare le di-vergenze e i rancori”, soprattutto quando a pagare lespese sono i figli».

GRAZIE ALL’INTRODUZIONEDELL’EQUIPARAZIONE TRA FIGLILEGITTIMI E NATURALI, SAREMOIN GRADO DI TUTELARE AL MEGLIOI NOSTRI ASSISTITI E SOPRATTUTTOI LORO FIGLI

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Contraffazione

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In periodo di crisi, come aumentano i fenomeni dicriminalità, aumentano i fenomeni di contraffa-zione e i tentativi di sottrarre illecitamente, ancheattraverso mezzi di diffusione come internet, l’al-

trui patrimonio di marchi, creatività e know how messia punto in anni di lavoro con sacrifici e investimenti. In-vestimenti che rischiano, se non idoneamente tutelati,e se non bloccati in tempi rapidi, di essere posti nel nulla.«È necessario – spiega l’avvocato Selvaggia Segantini -conoscere gli strumenti a disposizione per la tutela delproprio patrimonio aziendale, patrimonio che ormaisempre più è costituito dai beni immateriali, come mar-chi, domain names, know how, creazioni di design, bre-vetti».

L’ambito della proprietà industriale e intellettualesembra quasi in controtendenza con il resto della giu-stizia italiana considerati i suoi tempi rapidi.«È vero. In un generalizzato clima di timore che leaziende esprimono, un utilizzo corretto degli strumentiche l’ordinamento consente in questa materia, soprat-tutto tramite l’uso adeguato degli strumenti cautelarid’urgenza come la richiesta di inibitoria, di descrizioniindustriali per l’acquisizione delle prove, di sequestri, di

Cresce la necessità di una maggiore tutela del patrimonio aziendale,soprattutto a causa della crisi. Con Selvaggia Segantini parliamodi un ambito in cui la Giustizia agisce rapidamente

di Marco Tedeschi

Proteggere il know how

L’avvocato Selvaggia Segantini ha lo studio legale a Trevisoed esercita la professione forense avanti le Sezioni Specializzate

italiane in materia di Impresa dei Tribunali, in particolaredel Tribunale di Venezia

www.studiolegalesegantini.com

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Selvaggia Segantini

ritiro dei prodotti dal mercato, di pubblicazione deiprovvedimenti cautelari d’urgenza, consente all’impresadi ottenere risultati veloci».

È possibile per l’azienda riuscire a ottenere prov-vedimenti, come ordini di inibitoria o di ritiro dal mer-cato dei prodotti contraffatti, anche senza che lacontroparte venga previamente avvertita? «Si è possibile. Ove la convocazione della contropartepossa pregiudicare l’attuazione del provvedimento (adesempio ove si tratti di prodotti facilmente occultabili)e naturalmente ne sussistano i presupposti, ossia la fon-datezza della domanda, seppure in fase sommaria, e ilcosì detto periculum in mora, ossia il pericolo del ri-tardo, i provvedimenti d’urgenza possono essere con-cessi senza la previa convocazione della controparte.Naturalmente viene poi fissata un’udienza per la costi-tuzione della controparte all’esito della quale il Giudiceconfermerà, revocherà o modificherà i provvedimenticoncessi».

Se l’azienda riceve tutela inibitoria anche in pochimesi in via d’urgenza, deve poi necessariamente farela causa di merito?«No, non necessariamente. Dipende dalle richieste cau-telari che l’azienda ha chiesto e si è vista concedere. Edipende se l’azienda vuole comunque chiedere anche ilrisarcimento dei danni, per i quali deve instaurare lacausa di merito, oppure reputi sufficiente aver fatto ces-sare i comportamenti avversari, magari ottenendo pureuna pubblicazione su uno o più giornali o su Internet. Inpiù casi, infatti, i clienti si reputano soddisfatti dopo aver

ottenuto un provvedimento d’inibitoria garantito da unasomma stabilita dal giudice come penale in caso di suaviolazione e l’ordine di pubblicazione dell’ordinanza. Lalegge consente infatti di ottenere, in presenza dei ne-cessari presupposti, che l’autorità giudiziaria ordinianche la pubblicazione dell’ordinanza cautelare inte-gralmente o in sunto o nella sola parte dispositiva, inuno o più giornali dalla parte ricorrente indicati, a spesedel soccombente».

A proposito di pubblicazione di un provvedimentogiudiziale, è possibile ottenere la stessa non solo sugiornali ma magari anche in Internet?«Si, è possibile. Ed è indiscutibile che una comunicazionein internet amplifichi le potenzialità di diffusione dellanotizia, qualunque essa sia. È peraltro da ritenersi ac-quisito che la pubblicazione di un provvedimento ha unapluralità di scopi diversi, in senso riparatorio delle le-sioni poste in essere, con efficacia preventiva di fronteal rischio di nuovi futuri atti lesivi, al fine di circoscri-vere conseguenze ulteriori, o evitare il protrarsi del pre-giudizio. E una pubblicazione on line del provvedimentocautelare è stata dunque ritenuta ammissibile e piùvolte concessa dai giudici italiani».

Se un’azienda ha un marchio registrato, può ambirea vietare a terzi di commercializzare prodotti recantidetto marchio senza il proprio consenso?«Sì se, ovviamente, il marchio sia valido, e se il prodotto

IL PATRIMONIO INDUSTRIALE ÈORMAI SEMPRE PIÙ COSTITUITO DAIBENI IMMATERIALI, COME MARCHI,DOMAIN NAMES, KNOW HOW,CREAZIONI DI DESIGN, BREVETTI

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Contraffazione

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avversario sia in contraffazione. Da tenere tuttavia pre-sente che ove non si verta in materia di prodotti falsi, mail titolare della privativa voglia vietare o controllare ul-teriori commercializzazioni dei propri prodotti originalida esso marchiati (o brevettati) vige il principio dell’‘esaurimento’. Tale principio prevede, in sostanza, che lefacoltà di utilizzo esclusivo riconosciute al titolare di undiritto di proprietà industriale incontrino dei limitiquanto alla commercializzazione dei prodotti. Tali limitisi sostanziano nel fatto che una volta che il prodotto siastato legittimamente immesso nel mercato, nazionale ocomunitario, il titolare di un diritto di proprietà indu-striale su tale prodotto non avrà più la possibilità di con-trollarne, o condizionarne, il destino, salvo che non vi

siano ‘motivi legittimi’ ostativi a tale ulteriore circola-zione».

Ci sono strumenti per riuscire a scoprire chi sta die-tro i fenomeni di contraffazione, ossia da dove e da chiprovenga la merce contraffatta?«La risposta, anche in questo caso, è positiva. Nel ‘codicedella proprietà industriale’ sono infatti previsti stru-menti di ‘discovery’, ritenuti applicabili anche nei proce-dimenti cautelari; tali strumenti consentono, sempreove ne ricorrano i presupposti, di poter ottenere che ilgiudice ordini alla controparte di fornire gli elementi perl’identificazione dei soggetti implicati nella produzionee distribuzione dei prodotti o servizi costituenti viola-zione dei diritti di proprietà industriale».

IL GIUDICE PUÒ ORDINARE ALLA CONTROPARTE DI FORNIRE GLI ELEMENTIPER L’IDENTIFICAZIONE DEI SOGGETTI IMPLICATI NELLA PRODUZIONEE DISTRIBUZIONE DEI PRODOTTI O SERVIZI COSTITUENTI VIOLAZIONEDEI DIRITTI DI PROPRIETÀ INDUSTRIALE

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Diritto tributario

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«Di fronte a un Fisco sempre più affamato di entrate anche le vie ritenuteimpraticabili e improponibili per oltre sessant’anni possono appariresostenibili, quando le esigenze della “ragion di Stato” divengono assai piùpressanti di quelle della certezza del diritto». L’intervento dell’avvocatoPaola Ruggieri Fazzi

di Gloria Martini

A destra, l’avvocato Paola Ruggieri Fazzi, del foro di Lecce, insieme alla collaboratrice, avvocato Giuseppa Cristina [email protected]

L’abuso del diritto in ambito tributario

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Paola Ruggieri Fazzi

Per lunghi anni l’indirizzo prevalente nella giu-risprudenza della Cassazione è stato volto anegare la contestabilità tout court dell’abusodi diritto, giacchè l’utilizzo di norme fiscali

secondo modalità conformi al loro dettato nella forma,ma dirette a ottenere risparmi fiscali indebiti nella so-stanza, poteva determinare il disconoscimento o la ri-qualificazione fiscale degli atti, fatti e negozi posti inessere dal contribuente solo in presenza di un’espressaprevisione normativa in tal senso. La più recente giu-risprudenza ha invece sterzato con decisione nella di-rezione opposta «consentendo - ricorda l’avvocatoPaola Ruggieri Fazzi, che come da tradizione nello stu-dio fondato dal padre Mario si occupa ormai da anni dicontenzioso tributario – la possibilità del disconosci-mento o della riqualificazione sul piano fiscale dei com-portamenti elusivi dei contribuenti anche a prescin-dere dall’esistenza di norme antielusive espresse che loconsentano e anche con riferimento a tributi diversi daquelli armonizzati a livello europeo».

Sia colui che evade, sia colui che elude, giungono almedesimo risultato di un risparmio fiscale del tuttoindebito, rispetto alle finalità dell’ordinamento tri-butario, ma vi giungono attraverso vie diverse.«Esatto. Colui che evade adotta comportamenti con-trari al sistema, che lo pongono in diretto contrastocon singole norme dell’ordinamento giuridico; coluiche elude, al contrario, adotta comportamenti con-formi al sistema, che presi singolarmente sono coe-renti con le norme dell’ordinamento giuridico a essiriferite, ma le combina tra loro in modo tale da realiz-zare un risultato finale contrario all’ordinamento giu-ridico nel suo complesso. L’elusione, del resto, consisteproprio nell’utilizzo consapevole delle scappatoie edelle imperfezioni contenute nelle disposizioni fiscaliper ridurre l’onere tributario pur se nel rispetto for-male delle singole disposizioni in cui l’ordinamentotributario si articola».

A suo parere i comportamenti elusivi in ambito tri-butario sono facilmente individuabili?«Non direi. In ambito tributario eludere significa so-stanzialmente compiere uno o più atti giuridici aventiquali finalità l’ottenimento di un vantaggio fiscale in-debito, come tale disapprovato dal sistema, perché con-trario alle finalità della norma. Tuttavia nell’ operareprofessionale dello studio ci capita di assistere a si-tuazioni in cui l’Amministrazione Finanziaria stravolgele finalità perseguite dal contribuente, intravedendointenti elusivi/abusivi anche laddove il più delle voltesi tratta di operazioni imprenditoriali perfettamentelecite. Ecco perché si può parlare di “abuso dell’abuso”.Tale modus operandi viene poi ad essere avvaloratodalla stessa giurisprudenza di legittimità che, a di-stanza di anni, d’ufficio, considera dati comportamenticome elusivi. Da qui a mio avviso la necessità di sot-trarre l’abuso all’equivoco».

Davanti a quali scelte si trova il legislatore fiscale?«Ha due alternative: dare piena cittadinanza nell’ordi-

namento giuridico alla nozione di “elusione fiscale”,prevedendo dunque una sua valenza illimitata; ovvero,introdurre la nozione di “elusione fiscale”, non comeprincipio generale dell’ordinamento fiscale, ma limi-tandone l’operatività a un ambito espressamente indi-viduato. Il legislatore fiscale, pur avendo piena consa-pevolezza del pericolo rappresentato dal fenomenodell’elusione fiscale, ha fino ad oggi, comunque, rite-nuto di non poter elevare la perseguibilità di tale com-portamento a livello di principio generale dell’ordi-namento tributario. La scelta del legislatore fiscale, amio avviso, dovrebbe essere dunque quella di rendereperseguibili i comportamenti elusivi dei contribuentisolo nella misura in cui gli stessi risultino espressa-mente qualificati come tali da apposite norme inse-rite nei diversi ambiti impositivi, si da consentire alcontribuente la certezza della legittimità dei com-portamenti posti in essere ».

QUANDO RICORRONO GLI ESTREMI DELL’ELUSIONE, I FATTI SONOMANIFESTATI AL FISCO, CIOÈ REGOLARMENTE RENDICONTATINELLE DICHIARAZIONI, NEGLI ALLEGATI, NEI BILANCIO NELLE SCRITTURE CONTABILI

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Notariato

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Dalla Bibbia a Mozart, dai geroglifici a Pier delle Vigne, attraversotutta la storia la responsabilità notarile è sempre stata centraleall’interno delle società. Maria Emanuela Vesci ne spiega la funzionee le nuove prospettive

di Renato Ferretti

Garanzia di legalità

Lo studio notarile Vesci si trova a [email protected]

«Uno degli obiettivi è cercare di far ca-pire come e quanto il notariato sianecessario, oggi come è sempre statoin passato». Il ruolo storico ricoperto

dal notaio, fondamentale nella vita legale di una comu-nità, rivive nelle parole di Maria Emanuela Vesci, del-l’omonimo studio notarile romano. Storico è la parolachiave, perché fin dai primi documenti scritti (con cui siinizia a parlare di “storia”, appunto) si attesta il peso chegli atti, diventati poi propri di questa professione,hanno. «Il primo vero contratto notarile è scritto nellaBibbia (Libro di Geremia), altri atti si trovano nei docu-menti degli Ittiti, degli Egiziani e così via, passando peri poeti siciliani, che avendo l’allora raro dono della scrit-tura, oltre che poeti erano anche i tutori dei contrattiscritti e quindi erano notai. E poi Iacopo da Lentini, Pierdelle Vigne e tanti altri arrivando fino alle opere di mu-sicisti come Mozart, Haydn e Rossini». La storia dunque sancisce l’importanza del compito, macos’è che lo rende così decisivo all’interno della società?La risposta della dottoressa Vesci è articolata, e descrivecome è cambiata la responsabilità affidata ai notai. «Ilnotariato – afferma –dà sicurezza, garantisce certezzadi quanto certificato. Non a caso il notaio usa il sigillodello Stato, coniato appositamente per ciascun notaio,esattamente come il sigillo dei Ministri e del Presidentedella Repubblica. Proprio riguardo al rapporto con laPubblica Autorità, c’è da dire che è molto cambiato nel-l’ultimo periodo in Italia. In questi anni, infatti, il ruolo

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Maria Emanuela Vesci

del notariato è stato oberato di compiti di sussidiarietànei confronti, non dico delle Istituzioni e del Governo,ma nei confronti della macchina pubblica stessa. Il ruolodi certezza nella contrattazione fra le parti si è arric-chito e il notaio ha quindi il compito, non solo di aggior-namento continuo rispetto ai suoi doveri tradizionali,ma rispetto ad ogni nuovo ghiribizzo governativo, par-lamentare, regionale, comunale. E se qualche minuziasfugge "l'atto è nullo" e le sanzioni ricadono sul notaio».Gli esempi a sostegno del quadro offerto dalla dotto-ressa sono tanti, e la stessa Vesci indica alcune respon-sabilità della figura che lei stessa ricopre da cui si evincela grande flessibilità che si richiede, tanto da far diven-tare il notaio «ora geometra, architetto, lattoniere equant'altro. Per esempio, come si fa a imporre a tuttiquelli che hanno compiuto un abuso edilizio a denun-ciarlo? Semplice, l'atto di trasferimento o di divisione(atti quindi notarili) è "nullo ed il notaio non può rice-verlo" se non riscontra la regolarità della sanatoriaedilizia. Oppure, per fare un altro esempio, il notaio èreso responsabile se non accerta la conformità dellaplanimetria catastale alla reale situazione di fattodell'immobile e la corretta intestazione catastale». Ma il carico di responsabilità non si ferma qui. «Lecancellerie dei Tribunali – continua la Vesci – eranodevastate dalle procedure d'asta, per le quali eraspesso prevista un'attesa di molti anni. Come rime-diare? Si affidano le procedure relative ai notai. L'in-tervento dei notai è stato tale che le cancellerie

hanno smaltito tutto il pregresso e oggi se la cavanobenissimo e in tempi abbastanza brevi, con gran gua-dagno di debitori e creditori». Ultimamente si parladi centralità del notariato nei processi di semplifica-zione per cittadini e imprese. «Per semplificare leprocedure – risponde la dottoressa – si affiderannoaltri compiti e altri incarichi ai notai, come è semprestato, da che mondo è mondo. Questo perché lo “sca-ricabarile” è sempre necessario quando qualcuno,anche la Pubblica Amministrazione, si trova in diffi-coltà. Quanto sopra dimostra che in questi anni ilruolo del notariato ha molto esercitato la sua attivitàcon compiti di sussidiarietà nei confronti della mac-china pubblica».

IN QUESTI ANNI IL RUOLODEL NOTARIATO È STATO OBERATODI COMPITI DI SUSSIDIARIETÀNEI CONFRONTI DELLAMACCHINA PUBBLICA

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Ricerca scientifica

Viene definita rara una malattia che colpi-sce meno di 5 persone ogni 10.000 ed èproprio in virtù della loro specificità edella bassa incidenza sulla popolazione

che le malattie rare risultano trascurate dai grossiinvestimenti pubblici e industriali. Il loro numerooscilla oggi tra 5.000 e 8.000, in Italia si stima che a

essere affetti da patologie rare siano almeno 3 mi-lioni di persone. Un popolo di pazienti, famiglie e as-sociazioni aggrappato ai progressi della ricercascientifica. Da vent’anni, Telethon si occupa di stu-diare e curare le malattie genetiche, cercando unpunto di equilibrio tra le esigenze dei pazienti, dellasocietà civile e della ricerca. L’obiettivo non è soloquello di sensibilizzare gli italiani e renderli parte-cipi dei progetti resi possibili dalle loro donazioni,ma anche di assegnare fondi a progetti e ricercatorid’eccellenza (371 i milioni di euro investiti nel com-plesso da Telethon). Lucia Monaco, direttore scienti-fico della Fondazione Telethon, fa il punto dellasituazione sullo stato della ricerca nel nostro Paese.

Dal 1990 a oggi Telethon ha finanziato 1.510 ricer-catori che hanno sviluppato 2.431 progetti su 445 ma-lattie genetiche. Quali i più significativi progressinella cura delle malattie genetiche che avete regi-strato? E quali i prossimi step da raggiungere?«I risultati più significativi sono quelli raggiunti nelcampo della terapia genica, in cui l’istituto Telethonper la terapia genica (Tiget) di Milano ha conquistatoun primato mondiale. Qui è stato realizzato uno studioclinico che ha dimostrato, per la prima volta, la sicu-rezza e l’efficacia di questa terapia innovativa controuna grave immunodeficienza congenita (Ada-Scid).Oggi il programma clinico del Tiget riguarda altre seimalattie aggredibili con questa strategia: sono già incorso due nuovi studi contro una malattia metabolicache causa fatale neurodegenerazione in bambini moltopiccoli e contro un’altra forma di immunodeficienza. Iprossimi obiettivi riguardano lo sviluppo dei risultati

Una squadra efficientee trasparenteIl cammino della ricerca verso la cura delle malattie rare passain Telethon attraverso la valorizzazione del merito, l’attenzioneal paziente e una gestione efficiente dei fondi. Lo spiega Lucia Monaco,direttore scientifico della Fondazione

di Francesca Druidi

Lucia Monaco, direttore scientifico della Fondazione Telethon

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della ricerca Telethon per ottenere terapie fruibili peri pazienti: per Ada-Scid il percorso è già stato intra-preso, in collaborazione con un’azienda che ha credutonella ricerca Telethon, investendo in terapie innova-tive per malattie rarissime».

Ricerca significa anche raccolta fondi e allocazionedei finanziamenti. In base all’esperienza di Telethon,dove la ricerca è improntata a principi di qualità ed ef-ficienza? E in basi a quali linee guida dovrebbero svol-gersi questi processi? «I principi che ispirano il nostro operato e che tradu-ciamo in azioni concrete e verificabili - questo tengoa sottolinearlo - sono la piena valorizzazione del me-rito, l’adesione alla missione, l’efficienza nella ge-stione delle risorse e la visione strategica nellosviluppo della ricerca finanziata a beneficio dei pa-zienti. Concretamente, questo vuol dire essere sicuriche ogni euro che i cittadini italiani decidono di affi-darci sia impiegato al meglio. Ogni donazione, anchela più piccola, deve avere un impatto sulla realizza-zione del nostro obiettivo di ottenere terapie dispo-nibili per persone affette da malattie genetiche rare.In senso figurato, questo denaro passa nelle mani didiversi soggetti - amministratori, membri della Com-missione medico scientifica, i miei stessi collabora-tori della direzione scientifica - ciascuno dei quali, inbase al proprio ruolo, deve garantire i livelli più altidi trasparenza, competenza e rigore nella gestione diun patrimonio così prezioso».

Qual è la situazione della ricerca italiana? E comerilanciarla anche nell’ottica del programma Horizon

Lucia Monaco

LA PARTECIPAZIONEA RETI INTERNAZIONALI

CHE METTONO A SISTEMALE COMPETENZE COSTRUITE

NEL TEMPO È UN’OPPORTUNITÀDA SFRUTTARE E A CUI CONTRIBUIRE

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2020 e dell’esigenza di sintonizzare e sincronizzare lanostra programmazione, i nostri meccanismi e i nostristrumenti con quelli europei?«Prima di ragionare sulla quantità di fondi di cui laricerca avrebbe bisogno è fondamentale rifletteresulle modalità con le quali sono allocati. Assegnarlisulla base dei criteri che illustravo in precedenza -quindi valorizzazione del merito, efficienza della ge-stione e visione strategica rispetto alla finalità per ilpaziente - è particolarmente cruciale in periodi comequello attuale in cui le risorse sono limitate. È im-portante anche considerare che ciò che si intenderealizzare nel nostro Paese, in tutti gli ambiti ma so-prattutto nella scienza, è inserito in una dimensioneinternazionale che non si può perdere di vista. Perquella che è la nostra esperienza, la partecipazionea reti internazionali che mettono a sistema le com-petenze costruite nel tempo è un’opportunità dasfruttare e a cui contribuire. Questo è ancora più im-portante quando si parla di malattie rare, dove lamassa critica si raggiunge solo stabilendo delle col-laborazioni a livello globale».

Sebbene oltre la metà della popolazione studente-sca dell’Unione europea e il 45% dei titolari di dotto-rato siano donne, le ricercatrice rappresentano solo unterzo del totale. Quali sono le ragioni? È possibile pen-sare a un’inversione di tendenza?«Non entro nel merito delle politiche di sostegno al-l’occupazione femminile e alla progressione nellacarriera per le donne, fattori che hanno una rile-vanza per tutte le professioni. Penso che per ledonne nella scienza sia auspicabile promuovere uncambio di paradigma socio-culturale che permettaloro di acquisire, prima di tutto, autorevolezza nellacomunità scientifica. Parlo di regole che incentivinoe proteggano il possesso della ricerca svolta e la ti-tolarità dei risultati. Politiche che, ad esempio,stiamo applicando per i giovani ricercatori del nostroprogramma carriere: uomini e donne selezionati perfar parte dell’Istituto Telethon Dulbecco e che soste-niamo nell’avvio di una carriera indipendente in Ita-lia. Può essere interessante notare che, in questoprogramma, le donne ricoprono il cinquanta percento delle posizioni».

VOGLIAMO ESSERE SICURICHE OGNI EURO CHE I CITTADINI

ITALIANI DECIDONO DI AFFIDARCISIA IMPIEGATO AL MEGLIO

Ricerca scientifica

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Nasce il consorzio di solidarietà internazionale per la prevenzionedell’uso di sostanze stupefacenti voluto dal Dipartimento per lepolitiche antidroga della Presidenza del Consiglio dei ministri.Elisabetta Simeoni spiega di cosa si tratta

di Fiorella Calò

Il problema della droga, divenuto globale, sipotrà sconfiggere con un approccio sinergicotra tutti i Paesi. Questo è il principio su cui sibasa il Consorzio di solidarietà internazionale,

una delle ultime azioni di prevenzione poste in es-sere dal Dipartimento politiche antidroga dellaPresidenza del Consiglio dei ministri che afferisceal ministro Andrea Riccardi. Il mese scorso si è te-nuta a Roma la due giorni della Prevention strategyand policy makers, di cui la dottoressa ElisabettaSimeoni, direttore generale dell’area tecnico-scien-tifica Dipartimento, è stata la fautrice.

Quali sono stati i principi ispiratori di questoimportante convegno? «Oggi un Paese non può pensare di affrontare unaproblematica così importante, e nel contempo deli-cata come quella della droga, senza volgere losguardo al di fuori dei propri confini geografici,senza considerare l’importanza che hanno l’inte-grazione, la cooperazione, lo scambio fra i popoli.Noi abbiamo fatto proprio questo, abbiamo riunitoattorno a un tavolo 60 diversi Paesi affinché, attra-verso un confronto democratico, potessero interlo-quire fra loro per confrontarsi su un tema cosìparticolare, contribuendo con la propria esperienzaad arricchire ognuno il bagaglio dell’altro. Come ho

L’approccio internazionaledella lotta alle droghe

Politiche antidroga

Elisabetta Simeoni, direttore generaledell’area tecnico-scientificadel Dipartimento politiche antidroga

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detto nel corso del mio intervento, facendo mia unacitazione del ministro Riccardi: “Il mondo della coo-perazione internazionale ha preparato uomini edonne che hanno la misura di un mondo globale”, eio aggiungo, attrezzati a pensare e agire di conse-guenza. È stato impegnativo mettere insieme knowhow, buone pratiche, religioni, tradizioni e realtàpolitiche e sociali così diversi fra loro, ma lo sforzodi questa società contemporanea è proprio l’impe-gno di favorire la civiltà del convivere, cercando direndere radicale la possibilità di coabitazione trauomini e donne differenti anzi, direi, rispettandoproprio le differenze che sono ormai presenti nelquotidiano, data la multietnicità delle nostre città».

Come possono i vari Paesi raccordarsi perun’organica gestione dei problemi che lei ha ap-pena evidenziato?«La cooperazione internazionale, i partenariati e i ge-mellaggi si dimostrano, ancora una volta, fonti dibuone prassi condivise per un fine comune. L’impegnodei vari Stati deve essere interpretato come un plu-svalore alle iniziative preesistenti. Lo scambio, infatti,sta alla base di qualsiasi azione, realtà istituzionale oconfigurazione culturale, a prescindere da quali sianole differenze che intercorrono tra istituzioni e culture.A tal proposito torno a citare il ministro Riccardi: “UnPaese che coopera crede nel suo futuro, un Paese checoopera è un Paese che crescerà”, che presterà atten-zione a donne e minori, a disuguaglianze e a ingiusti-zie. Questi Paesi “dovranno essere come le tegole di untetto, dovranno darsi l’acqua l’un l’altro”».

Come si articolerà questo progetto? Che sboccoavrà la convention?«Con il patrimonio di esperienze e conoscenze reso di-sponibile in questo convegno, si creerà un vero “con-sorzio di solidarietà”, una serie di percorsi che

metteranno in contatto i policy makers dei diversiPaesi e consentiranno loro di implementare i sistemidi prevenzione nazionale. Un Paese accompagnerà cosìun altro in un’ottica solidale, nella consapevolezza divoler perseguire un intento comune, dando spazio a si-nergie operative. Da sempre i Paesi che cooperano, chesi uniscono in rete, sono quelli in grado di sostenere iproblemi e le prove più difficili».

Cosa lega tutti questi Paesi che la conventionha riunito?«Questa assise è la testimonianza dell’interesse per unlavoro comune, per la costruzione di una partnership ne-cessaria ad affrontare il delicato e complesso problemadella tossicodipendenza e la tematica delle strategie diprevenzione. La cooperazione fra tanti Paesi aiuta, in-fatti, a creare una rete che permette a tutti di vivere laglobalizzazione come una grande opportunità e noncome qualcosa di incomprensibile in cui perdersi».

Quale l’impegno del Dipartimento politiche an-tidroga per questa iniziativa?«Il dipartimento ha investito molte risorse per l’at-tuazione di questo progetto perché la prevenzione ele politiche contro l’uso di droghe devono essere con-siderate una priorità in campo sanitario, sociale edeconomico. Avere a disposizione offerte di preven-zione deve essere considerato un diritto umano sulquale concentrare le politiche e le strategie per il fu-turo. La prevenzione può essere il primo dei valoricomuni che questa convention ha l’obiettivo di indi-viduare per rendere più efficace la lotta alla droga».

Sin dal suo insediamento, dunque, il diparti-mento si è impegnato fortemente sul fronte dellaprevenzione.«Sì, perché le risorse utilizzate per questo obiettivonon vengono considerate una spesa, bensì uninvestimento». �

Elisabetta Simeoni

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Nel corso dei lavori è stato affrontato anche ilrapporto tra droga e carcere. Cosa è emerso dal con-fronto su questa delicata tematica?«Innanzitutto è stata unanime la constatazione chela tossicodipendenza, essendo ritenuta una malat-tia prevenibile, curabile e guaribile, può e deve tro-vare soluzioni fuori dal carcere. A questo propositoè stata portata la testimonianza del giudice RobertRancourt, magistrato delle Drug Courts statuni-tensi: tribunali speciali che si occupano dell’indivi-duazione di misure alternative per i detenutitossicodipendenti. Buone pratiche che possono es-sere non solo efficaci ma anche sostenibili, rispar-miando denaro pubblico e inutile sofferenza allepersone tossicodipendenti. Quanto alla sostenibi-lità finanziaria di queste misure, necessari e irri-nunciabili appaiono essere i sistemi di valutazionesia dei risultati, attraverso indicatori concreti, siadel rapporto costi-benefici».

Quali spunti fornisce l’esperienza americanaal sistema italiano per migliorare il proprio

funzionamento?«I dati emersi dall’ultima relazione al Parlamento met-tono in evidenza che i detenuti con diagnosi di tossicodi-pendenza sono circa il 20% del totale della popolazionecarceraria. Cifre che sottolinea la fondamentale neces-sità di migliorare la partnership tra il sistema peniten-ziario e quello sanitario per promuovere misurealternative, al fine di evitare l’entrata in carcere per i tos-sicodipendenti e agevolare l’uscita di coloro che devonoessere curati. Le misure alternative funzionano quandoesiste uno staff integrato tra magistrati e operatori sani-tari e rappresentano delle scelte valide anche perché va-lorizzano le convenzioni internazionali, rispettose deidiritti umani. I detenuti tossicodipendenti non possonoessere considerati dei criminali solo per il fatto di fareuso di sostanze stupefacenti e il carcere non è luogo dicura e riabilitazione della tossicodipendenza. È necessa-rio quindi rimodulare meglio gli interventi rivolti a que-ste persone, approfittando della necessità che debbanoscontare una pena, trasformandola così in un’occasionedi un vero recupero sociale e lavorativo».

Politiche antidroga

ABBIAMO RIUNITO ATTORNO A UN TAVOLO 60 DIVERSIPAESI AFFINCHÉ POTESSERO CONTRIBUIRECON LA PROPRIA ESPERIENZA AD ARRICCHIREOGNUNO IL BAGAGLIO DELL’ALTRO

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Odontoiatria

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«La crisi economica nel momento in cuiincide sulle scelte riguardanti la sa-lute, mostra di essere giunta a un li-vello di grande criticità. Lo stesso

SSN manifesta grandi difficoltà soprattutto in certearee geografiche. A questo punto il cittadino, in casodi scarsa disponibilità economica, soprattutto nel-l’ambito dell’odontoiatria, non può permettersi di er-rare in quanto questo comporterebbe un ulterioreaggravio di spese sia per l’iter diagnostico che tera-peutico». Si riassume così il pensiero di FrancescaPedoto, dottoressa in Odontoiatria e Protesi denta-ria a Roma, che identifica nella figura del medico unruolo chiave, soprattutto nel periodo che stiamo at-traversando.

Quali strumenti potrebbero essere utili a opera-tori sanitari, medici e cittadini per superare que-sto momento?«Credo che gli strumenti per superare questo diffi-cile momento siano passione, preparazione e inve-stimenti economici. Non dobbiamo dimenticare cheè l’università che costruisce le fondamenta sullequali si ampliano, approfondiscono e partono pro-

«Quando il denaro ha difficoltà di circolazione i valori moralisono l’unica moneta che torna in termini di soddisfazione professionale».Con Francesca Pedoto parliamo dell’importanza di agire nel rispettodel paziente

di Marco Tedeschi

Un approccio più sano all’odontoiatria

Francesca Pedoto è dottoressa in Odontoiatriae Protesi dentaria a Roma. Foto di Andrea Chiarucci

[email protected]

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Francesca Pedoto

getti originali. Personalmente ho avuto grandi mae-stri a livello universitario, l’opportunità di frequen-tare il reparto universitario del “La Sapienza” diRoma di patologia speciale odontostomatologica esuccessivamente il pronto soccorso e il reparto diortodonzia prechirurgica dell’ospedale G.Eastmandi Roma».

La sua struttura, nonostante la congiuntura, re-siste e cresce. In che modo ci siete riusciti?«Ho semplicemente continuato se non incremen-tato, l’aggiornamento professionale e gli investi-menti economici senza paura, con ottimismo grazieanche al sostegno degli istituti bancari con i qualiho operato in questi 21 anni di professione. Credoche le parole chiave per superare la crisi siano: en-tusiasmo, volontà, affidabilità, in una parola solaetica».

Perché, ancora nel 2012, in un paese come l’Ita-lia occorre sottolineare l’importanza dell’etica?«Purtroppo oggi sentiamo come cittadini una

grande crisi di valori morali, crisi che non ha rispar-miato il rapporto medico-paziente. La medicina di-fensiva è uno degli aspetti che più ha minato lapossibilità del paziente di essere curato: il medico,ancor prima di curare il malato, è preoccupato dicome tutelare la sua figura professionale anchesotto il profilo economico. Questo impedisce diprendere decisioni coraggiose ma l’esercizio dellamedicina richiede inevitabilmente coraggio e as-sunzione di responsabilità nell’interesse primariodel paziente. Anche il paziente a volte ha un atteg-giamento aggressivo, alla ricerca dell’errore profes-sionale per trarne vantaggio economico. Ma hosperimentato in questi anni che l’animo aperto, inascolto e l’onestà intellettuale del medico possonoscardinare questo meccanismo negativo per tutti».

È giusto affermare che l’etica è una delle armipiù potenti per affrontare la crisi? «Sono convinta che l’etica sia l’unica strada, quandoil denaro ha difficoltà di circolazione i valori moralisono l’unica moneta che torna in termini di soddi-sfazione professionale, umana ma anche in vista diun’economia sana e reale. Nell’ambito sanitariol’etica si manifesta nell’agire sempre nell’interessedel paziente con l’obiettivo di raggiungere la mi-gliore prognosi nel rispetto dello “stato dell’arte” maanche della personalità e dei desideri del malato. Inparticolare, nell’odontoiatria, l’etica deve esseresempre presente nella scelta di materiali e attrez-zature. Purtroppo l’etica richiede, per manifestarsi,lunghi periodi di tempo. Infine l’etica si manifestanel riuscire a coniugare qualità erogata e giusto

L’ETICA DEVE ESSERE SEMPRE PRESENTENELLA SCELTA DI MATERIALI E ATTREZZATURE

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Odontoiatria

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compenso professionale».Parlando, nello specifico, della sua professione,

quali sono le novità, le innovazioni, più recenti? «In odontoiatria gli investimenti in tecnologia e in-novazione sono particolarmente importanti poiché,rispetto ad altre branche della medicina, essa si oc-cupa di dare al paziente, molto spesso, cure che ria-bilitano il cavo orale o attraverso manufatti omediante l’uso di attrezzature. Negli ultimi annil’odontoiatria ha subìto una vera e propria rivolu-zione. Parliamo del laser, dell’endodonzia mecca-nica, della protesi e conservativa sostenuta dasistemi cad-cam, della sedation machine, dell’edu-

cazione funzionale, della radiografia digitale, delletelecamere intraorali».

Soprattutto su quali patologie, problematiche, siconcentrano i suoi aggiornamenti e le sue ricer-che?«Ho sempre cercato di curare il paziente nel suocomplesso, dalla raccolta anamnestica alla valuta-zione del profilo psicologico per passare poi alla vi-sita del cavo orale vera e propria considerando labocca un distretto anatomico che ci può forniremolte informazioni oltre quelle prettamente odon-toiatriche. Nel mio studio mi occupo di patologiaorale, di chirurgia, di gnatologia e in particolaredelle riabilitazioni dell’articolazione temporoman-dibolare e quindi conseguentemente di correzioniposturali mediante l’uso di varie apparecchiatureanche ortodontiche in collaborazione con fisiotera-pisti, di riabilitazioni protesiche complesse implan-tari e non. Grazie al laser, di cui mi occupo dal 1998,possiamo fare una chirurgia di altissimo livello,sbiancamenti permanenti senza danneggiare losmalto, eliminare l’ipersensibilità dentinale, risol-vere in prima seduta ascessi dentari senza dolore eeffettuare molte altre applicazioni. Grazie alla se-dation machine che eroga una miscela di ossigeno eprotossido di azoto possiamo desensibilizzare le mu-cose orali quindi effettuare pulizie dei denti, cou-rettage, anestesie, senza alcun dolore. Il protossidod’azoto rimuove paura, stress e ansia, riduce note-volmente la percezione del tempo, rimuove il ri-flesso del vomito.Tali applicazioni hanno una grandeefficacia sia nell’adulto che nei bambini, la mia mag-gior fonte di realizzazione professionale ed umana».

Con quali altri professionisti collabora nel suo

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Francesca Pedoto

HO SEMPRE CERCATO DI CURARE IL PAZIENTE NEL SUO COMPLESSO,DALLA RACCOLTA ANAMNESTICA ALLA VALUTAZIONE DEL PROFILOPSICOLOGICO PER PASSARE POI ALLA VISITA DEL CAVO ORALE

lavoro?«Collaboro da 21 anni con uno dei maggiori implan-tologi e patologi italiani, uno dei massimi esperti dilaser, il professor Luigi Rossi. Per realizzare il suc-cesso professionale è determinante la scelta dei col-laboratori sia all’interno dello studio che all’esterno.Per questo mi avvalgo della collaborazione di un la-boratorio odontotecnico che coniuga odontotecnicatradizionale come forma di “arte” all’utilizzo di tec-nologie industriali quali sistemi cad-cam per la rea-lizzazione di capsule e intarsi con altissimocontenuto estetico e precisione».

La sua disciplina, oggi, è chiamata a coniugarepresupposti di estetica e di funzionalità. Ma i pa-zienti, spesso, inseguono la prima a discapito dellaseconda. Cosa può e deve fare un medico affinché

si diffonda un approccio più sano all’odontoiatria?«La richiesta di estetica in odontoiatria è anch’essauna manifestazione delle necessità della nostra so-cietà in cui la bellezza rappresenta un valore. Fortu-natamente oggi riusciamo a rispondere alle fortiesigenze estetiche senza perdere di vista la funzionee senza mettere a rischio la salute dentale. Gli stru-menti a nostra disposizione sono molteplici: pas-siamo dallo sbiancamento laser alle corone ceramicametal free, alle corone in zirconio, agli intarsi indi-retti e ricostruzioni dirette in composito, in cui l’ec-cellente risultato estetico immediato si coniuga conla durata nel tempo. Con l’ortodonzia e l’ortodonziaprechirurgica possiamo ottimizzare il sorriso, maaddirittura modificare sensibilmente il volto del pa-ziente con l’aiuto dei colleghi maxillofacciali».

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Foniatria

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Trattare la sorditàdei bambini

Ogni anno, in Italia, un bambino su mille nascesordo. Dalla sordità possono derivare altri seriproblemi di natura psicologica e linguistica:ogni bambino, fin dalla nascita, è esposto alle

parole e sviluppa così la comprensione e la produzionedel linguaggio. La presenza di un deficit uditivo alla na-scita interrompe tale processo, impedendo quindi l’ap-prendimento verbale. «È fondamentale che la sorditàvenga diagnosticata precocemente, per evitare che siinstaurino disturbi di linguaggio, relazionali e compor-tamentali – afferma la dottoressa Donatella Croatto delCentro Medico di Foniatria, che si occupa della preven-zione, diagnostica, terapia medica e chirurgica e riabili-tazione logopedica –. Alla diagnosi deve seguire un per-corso riabilitativo articolato che consente, se attuatoprecocemente, di attivare quelle aree cerebrali necessa-rie allo sviluppo del linguaggio».

Quale iter segue il percorso riabilitativo?«Le tappe fondamentali sono la protesizzazione e l’adat-tamento protesico, cioè la regolazione delle protesi acu-stiche in funzione del grado di perdita uditiva e l’avvio deltrattamento riabilitativo logopedico. I cardini fonda-mentali dell’intervento riabilitativo sono rappresentatida una corretta messa a fuoco da parte di un’equipe mul-tidisciplinare del profilo del bambino, la messa a punto diun progetto riabilitativo individuale, e la realizzazione ditale piano rieducativo in un’ottica di interazione tra glioperatori».

Come influisce l’innovazione tecnologica nel tratta-mento della sordità?

Una diagnosi precoce e un approccio multidisciplinare possonopermettere di ottenere risultati apprezzabili nel trattamentodella sordità infantile. Il punto di Donatella Croatto

di Lucrezia Gennari

La dottoressa Donatella Croatto,del Centro Medico di Foniatria di Padova www.centrofoniatria.it

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Donatella Croatto

«Oggi grazie all’adozione di strategie digitali nelle protesie all’avvento degli impianti cocleari, che sostituiscono apieno titolo una coclea mal funzionante, è possibile nellastragrande maggioranza dei casi ottenere ottimi risultatipercettivi e verbali, a patto che vengano realizzate quellecondizioni riabilitative necessarie a sfruttare in manieraadeguata gli stimoli uditivi».

In che cosa consiste, più nello specifico, il tratta-mento logopedico?«Rappresenta il cuore della riabilitazione e nelle primetappe verte sul training acustico, per consentire al bam-bino di riconoscere i suoni, sull’avvio dei prerequisiti co-gnitivi alla comunicazione, e sul counseling ai genitori;successivamente può essere affiancato da altri inter-venti quali la psicomotricità, e la musicoterapia».

Quali risultati si possono ottenere attraverso il per-corso riabilitativo?«Gli studi segnalano una considerevole variabilità neirisultati uditivi e linguistici: a fronte di un largo cam-pione di bambini con ottime capacità di percepire il par-lato e di esprimersi correttamente, altri manifestano ri-dotte capacità verbali e necessitano di continuare adappoggiarsi alla labiolettura. In taluni casi esistonospecifiche difficoltà associate che ovviamente au-mentano la complessità diagnostica e riabilitativa: spe-cie in tali casi la possibilità per audiologi, foniatri, oto-chirurghi, neuropsichiatri infantili, logopedisti,audiometristi e audioprotesisti, psicologi, neuropsico-motricisti di lavorare fianco a fianco all’interno di unavera e propria rete riabilitativa sinergica, che copratutte le tappe dalla diagnosi alla protesizzazione, al-l’intervento chirurgico qualora necessario, alla riabili-tazione, consente di ottenere il massimo dei risultatigrazie al continuo confronto tra operatori ed alla con-divisione di informazioni e competenze».

Proprio la multidisciplinarietà è una delle peculia-rità del vostro centro.«Il Centro offre servizi ambulatoriali e di ricovero e, ol-tre alla sordità infantile, tratta una vastissima gamma didisturbi nell’ambito foniatrico, disturbi del linguaggio,dell’apprendimento, gravi psicopatologie dell’infanzia

(autismo), esiti di ictus, malattie degenerative (SLA, Par-kinson) e traumi cranici, disturbi dalla memoria, disturbidella deglutizione conseguenti a patologie neurologi-che. A tutto ciò si affianca l’attività medico-chirurgica di-retta alla patologia ORL con particolare attenzione allafonochirurgia, all’otochirurgia e alla chirurgia dei seniparanasali. Vi sono inoltre un ambulatorio di allergo-logia, un laboratorio dedicato ai disturbi del sonno eun laboratorio di neuro fisiopatologia. Ciò che carat-terizza questo centro è proprio la multidisciplinarietàdegli operatori che rende possibile attuare il com-pleto iter terapeutico dal momento della diagnosi aquello della terapia e della riabilitazione nella stessasede, a vantaggio dei tempi e della comunicazione tragli operatori».

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Dispositivi medici

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Ricerca, qualità e tecnologia favoriscono lo sviluppo del settoredei dispositivi medici, che rappresenta uno dei pochi fattori positivinell’ambito farmaceutico. Grazie anche a una Direttiva europea.Spiega di cosa si tratta Licia Tiberi, presidente di Italdevice

di Lorenzo Brenna

Licia Tiberi, presidente della Italdevice Srl di Pomezia (RM) www.italdevice.com

La medicina allopatica sta attraversano unaprofonda crisi, generata, oltre che dalla si-tuazione economica, dallo scarso investi-mento nella ricerca nel corso dell’ultimo

decennio. Il mercato è stato invaso dai farmaci gene-rici, i brevetti delle grandi aziende sono scaduti escarseggiano prodotti innovativi. I dispositivi mediciappartengono a una categoria di prodotti relativa-mente nuova nell’ambito del settore farmaceutico,sono stati regolamentati nel 1993 da una direttivaeuropea. Approfondiamo l’argomento con la dotto-ressa Licia Tiberi, presidente di Italdevice. L’aziendalaziale è specializzata nella progettazione e produ-zione di una nicchia particolare di dispositivi medici,detti “sostanza”.

In un contesto di tagli alla ricerca come si ponela vostra realtà? Quali strategie vi consentono diproseguire sulla strada dell’innovazione?«La ricerca nel nostro Paese non ha prodotto grandirisultati negli ultimi anni. La riflessione di quanto èaccaduto porta ad identificare diverse cause, nontutte imputabili ai tagli. Molti finanziamenti sonostati sprecati, inoltre i prodotti realizzati negli annipassati hanno generato grandi profitti, ma poche ri-sorse sono state reinvestite in ricerca. Nella nostra

La ricerca tra tagli e finanziamenti sprecati

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Licia Tiberi

realtà, nata e cresciuta in tempi non floridi, abbiamoutilizzato esclusivamente le nostre risorse economi-che, reinvestendo tutti gli utili aziendali nello svi-luppo e nell’innovazione tecnologica».

Quali sono stati i vantaggi introdotti dalla diret-tiva europea del 1993?«Il primo vantaggio è quello di aver favorito la liberacircolazione delle merci nell’ambito dell’Unione eu-ropea. Prima di questa direttiva, recepita in Italia nel1996, molti prodotti erano difficili da esportare acausa della diversa classificazione e quindi della ri-spondenza a leggi diverse di paese in paese. Il se-condo riguarda un iter burocratico di approvazionemeno complesso, che da una parte espone il fabbri-cante a maggiori responsabilità, ma che permettetempi di realizzazione molto più veloci. Già solo que-sti due punti hanno rappresentato per una giovaneazienda una grande possibilità di sviluppo».

Che caratteristiche hanno i vostri prodotti, a chisono rivolti? «I nostri dispositivi medici “sostanza” offrono una so-luzione terapeutica innovativa rispetto ai farmacipoiché, agendo attraverso meccanismi non farmaco-logici, non immunologici né metabolici sono in gradodi offrire un’alternativa alla medicina tradizionale e,soprattutto, hanno meno effetti collaterali. Non vo-gliono sostituirsi al farmaco, ma possono coadiuvarloo essere risolutivi per alcune patologie. Il bacino diutenza è vastissimo. Per quanto riguarda la nostraattività, i clienti non sono gli utenti finali ma leaziende che intendono realizzare dispositivi medicida immettere sul mercato con il proprio brand».

In quali aree geografiche siete presenti e chequota del vostro business rappresenta, l’export?«I nostri clienti sono grandi aziende italiane ed eu-ropee, con le quali abbiamo instaurato un rapportosolido e collaborativo. Attualmente circa il 25 percento dei nostri prodotti è destinato ai mercatiesteri. Siamo presenti oltre che in diversi paesi co-munitari e anglosassoni, anche nei paesi dell’Est (Po-

lonia, Bulgaria, Turchia)». Nell’ultimo biennio quale andamento ha seguito

il vostro fatturato?«Dal 2005 a oggi abbiamo costantemente incremen-tato il nostro fatturato con un trend annuo del 20 percento. Nell’ultimo anno, però, abbiamo avuto un ral-lentamento della crescita dovuto alla crisi che inve-ste le aziende farmaceutiche e quindi anche i nostriclienti».

Quali sono gli obiettivi per il futuro, nel breve-medio termine?«L’obiettivo principale è quello di continuare ad essereun punto di riferimento per lo studio e la realizzazionedi soluzioni innovative, avendo in pipeline nuove solu-zioni terapeutiche già pronte. L’obiettivo per il 2013,in termini di fatturato, è crescere del 25 per cento, at-traverso il consolidamento dei rapporti con gli attualipartner e la collaborazione con nuovi clienti, tutti allaricerca di nuove idee per il mercato».

MOLTI FINANZIAMENTI SONO STATISPRECATI, INOLTRE CERTI PRODOTTIHANNO GENERATO GRANDIPROFITTI, MA POCHE RISORSE SONOSTATE REINVESTITE IN RICERCA