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TAXE PERCUE – BUREAU DE POSTE 06081 ASSISI ITALIE ISSN 0391 108X periodico quindicinale Poste Italiane S.p.A. Sped. Abb. Post. dl 353/2003 (conv. in L. 27/02/2004 n. 46) art. 1, comma 1, DCB Perugia e 3.50 Rivista della Pro Civitate Christiana Assisi ISSN 2498-955X la rivolta degli studenti Medioriente l’inizio della fine di Netanyahu politica italiana le coalizioni dei sopportati manovra 2020 tra ostacoli e freni una discontinuità sostanziale il rapporto tra giustizia e legalità suicidio assistito le ragioni della sentenza costituzionale i paradigmi ecologici orientali 20 15 ottobre 2019

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TAXE PERCUE – BUREAU DE POSTE – 06081 ASSISI – ITALIE ISSN 0391 – 108X

periodico quindicinalePoste Italiane S.p.A. Sped. Abb. Post.dl 353/2003 (conv. in L. 27/02/2004 n. 46)art. 1, comma 1, DCB Perugiae 3.50

Rivistadella

Pro Civitate ChristianaAssisi ISSN 2498-955X

la rivolta degli studenti

Mediorientel’inizio della finedi Netanyahu

politica italianale coalizionidei sopportati

manovra 2020tra ostacoli e freniuna discontinuitàsostanziale

il rapportotra giustiziae legalità

suicidio assistitole ragionidella sentenzacostituzionale

i paradigmiecologici orientali

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46 Lilia SebastianiIl concreto dello spiritoGrido di un popolo o grido di tutti?

49 Lidia MaggiSpezzare le cateneLa parola pubblica

50 Carlo MolariTeologiaChiesa nei primi scritti cristiani

52 Stefano CazzatoPensatori controJoan Martinez-AlierEcologia popolare

54 Giuseppe MoscatiNuova AntologiaCarlo CassolaUna scrittura che disarma

56 Mauro ArmaninoAllerta rossa nel SahelA un anno dal rapimento di padre Gigi

57 Paolo VecchiCinemaBurning-L’amore brucia

58 Roberto CarusiTeatroValentina dov’è?

58 Renzo SalviRf&Tv1919. Fiume città di vita

59 Mariano ApaArteCalzolari

59 Michele De LucaFotografiaLee Miller

60 Alberto PellegrinoFotografiaMagnum a Milano

60 Giovanni RuggeriSiti InternetIl lavoro che verrà

61 Libri

62 Carlo TimioRocca SchedeOrganizzazioni in primo pianoEaso (Ufficio europeo di sostegno per l’asilo)

63 Luigina MorsolinFraternitàEcuador: il sorriso di Zacarias

som

mari

o4 Ci scrivono i lettori

7 Anna PortoghesePrimi Piani Attualità

11 VignetteIl meglio della quindicina

13 Maurizio SalviMedio OrienteL’inizio della fine di Netanyahu

15 Tonio Dell’OlioCamineiroVotare a 16 anni

16 Andrea GaiardoniPolitica italianaLe coalizioni dei sopportati

19 Oliviero MottaTerre di vetroTourbillon

20 Roberta CarliniManovra economica 2020Tra ostacoli e freni una discontinuità sostanziale

22 Giannino PianaSuicidio assistitoLe ragioni della sentenza costituzionale

26 Fiorella FarinelliClimaLa rivolta degli studenti

29 Pietro GrecoAmbienteI giovani in cattedra, gli adulti dietro la lavagna

32 Ritanna ArmeniSalvezza del pianetaChi protesta e chi mugugna

34 Gian Carlo CaselliLa giustizia in ItaliaIl rapporto tra legalità e giustizia

37 Rosella De LeonibusI volti del disagioDipendenza affettiva, il dolore di restare appesi...

40 Anna Maria CiminoL’angolo di EsculapioLa collana

42 Marco GallizioliLa natura come esperienzaI paradigmi ecologici orientali

45 Aldo AntonelliAltro e oltreA campo aperto

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i giovani in cattedragli adulti dietro la lavagna

rano in otto milioni, a fine settem-bre, i giovani e i giovanissimi chesono scesi in piazza in tutto il mon-do per avanzare una richiesta sem-plice e radicale e concreta: abbat-tere fino ad azzerare le emissio-

ni antropiche di gas serra perché sia loroconcesso di avere un futuro climatico de-siderabile.Come sono cambiati, i giovani! O, almeno,come sono cambiate le loro richieste.Cinquant’anni fa i loro padri e nonni ditutto il mondo (o quasi) scendevano in piaz-za per chiedere qualcosa di molto meno

tangibile: la fantasia al potere, gridavano,per esempio, gli allora ragazzi francesi.L’aria con meno gas climalteranti (come lichiamano, con brutta locuzione, gli esper-ti) invece della fantasia. Come sono cam-biati i giovani, in cinquant’anni!No, non lasciatevi fuorviare dalle apparen-ze. I giovani non sono cambiati così tanto.Oggi come allora si sentono e agisconocome cittadini del mondo. Oggi come oggili lega la voglia di cambiarlo, il mondo. Eoggi come allora a riunirli è un moto spon-taneo di solidarietà. Che questa volta siestende non solo alle generazioni presen-

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ti, ma anche a quelle future.I giovani non sono affatto cambiati. Quel-lo che chiedono oggi come allora è unmondo migliore. Con più libertà, nel 1969;con un ambiente più favorevole, oggi.Non è cambiata neppure la reazione degliadulti. Oggi come allora non capiscono.Non capivano nel 1969 le istanze di liber-tà, la voglia di abbattere ogni tipo di auto-ritarismo e di conformismo. Non capisco-no oggi le istanze per un presente e unfuturo sostenibile: più giustizia e un am-biente migliore. Oggi come allora, le rea-zioni degli adulti sono due. Da un lato chili deride, li irride, li condanna. Dall’altrochi, semplicemente, non li ascolta. Fingedi porgere l’orecchio ma non ne intendele parole.

gli antefatti

Chi volesse un esempio, plastico, di que-sta risposta degli adulti alla domanda di«diritto al futuro» dei giovani non ha cheda scorrere il brogliaccio dell’incontro chesi è tenuto al palazzo delle Nazioni Unitenel bel mezzo delle manifestazioni dei gio-vani, tra lunedì 23 e martedì 24 settem-bre. L’incontro è stato voluto dal segreta-rio generale Antonio Guterres che ha chie-sto a molti capi di stato e di governo dirispondere anche alle domande dei giova-ni e di rendere pubbliche quali intenzioniconcrete hanno gli stati di contrastare icambiamenti del clima, ovvero di contra-stare quella che molti considerano la piùgrave minaccia che pende sul capo del-l’umanità in questo secolo.Antonio Guterres aveva chiesto la formu-lazione di dichiarazioni esplicite e chiaree concrete per un impegno concreto cherappresentasse un passo in avanti rispet-to a quello assunto a Parigi nel 2015 e inprevisione del negoziato sul clima che siterrà nel 2020, in sede da destinarsi, e chedovrebbe segnare un punto di svolta poli-tico (l’ennesimo) sul tema.Ricordiamo gli antefatti. La comunità

scientifica in maniera pressoché unanimesostiene che sono in atto rapidi cambia-menti del clima indotti dall’uomo; che an-che se gli accordi di Parigi del 2015 venis-sero rispettati, a fine secolo l’aumento dellatemperatura del pianeta sarà superiore dialmeno 3 °C a quella dell’epoca pre-indu-striale; che per sopportare conseguenzenon del tutto disastrose dovremmo conte-nere l’aumento entro gli 1,5 °C; che perraggiungere questo obiettivo abbiamo solodieci anni, dopodiché saremo oltre quel-l’obiettivo e ne pagheremo (e le future ge-nerazioni ne pagheranno) salatissime con-seguenze.

come hanno risposto i rappresentantidei vari Stati alle Nazioni Unite?

Beh, forse la riunione è stata organizzatain maniera un po’ troppo affrettata. ForseGuterres ha accelerato troppo i tempi.Forse i governi a quasi trent’anni dallaConvenzione sui cambiamenti climatici(proposta alla firma nel 1992 a Rio de Ja-neiro) non si sono sentiti ancora pronti.Ma sta di fatto che degli impegni chiari econcreti chiesti dal Segretario generaledelle Nazioni Unite nel brogliaccio dell’in-contro non c’è traccia. Ecco, in sintesi, qualè stata la risposta dei rappresentanti deipaesi che hanno più peso nelle emissioniantropiche di gas serra. Questi paesi sonoresponsabili dei tre quarti delle emissionidi anidride carbonica negli ultimi due se-coli.Per meglio capirci, ecco i numeri. La con-centrazione di anidride carbonica, rispet-to all’epoca preindustriale, è passata da280 a oltre 410 parti per milione: con unaumento quasi del 47%. Ebbene questo au-mento è dovuto per il 25% agli Stati Uniti,per il 22% all’Unione Europea (dei 28 sta-ti), per il 13% alla Cina, per il 7% alla Rus-sia, per il 4% al Giappone, per il 3% all’In-dia, per il 26% al resto del mondo. Que-ste, in quota parte per paese, le responsa-bilità storiche.

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E queste sono state le risposte date tra il23 e il 24 ottobre a New York.

Stati Uniti. Il presidente Donald Trumpaveva annunciato che non avrebbe parte-cipato. Poi, a sorpresa, si è presentato alpalco degli oratori e ha parlato di tutto,tranne che di clima. Letteralmente. Haostentatamente evitato di affrontare iltema. La sua posizione, peraltro, è nota.Nega che i cambiamenti del clima sianoeffetto delle attività umane e vuole sem-plicemente ritirare gli Stati Uniti dagliaccordi (peraltro timidi e su base volonta-ria) di Parigi.

Cina. Xi Jinping, il presidente cinese, nonsi è presentato. Il suo rappresentante,Wang Yi, ha denunciato la latitanza di al-tri paesi (in primis degli Usa); ha confer-mato che la Cina rispetterà gli accordi diParigi e, dunque, l’intenzione di Pechinodi raggiungere un massimo delle emissio-ni entro il 2030 per poi iniziare ad abbat-terle. Ma non ha annunciato nessun pas-so in avanti. Fosse uno studente, potrem-mo dire che la Cina ha buone intenzioni epossibilità, ma non si impegna abbastan-za.

Unione Europea. Molti i leader europeipresenti, compreso il Presidente del Con-siglio Giuseppe Conte in rappresentanzadell’Italia. Molta l’attenzione riservata algrido disperato dei giovani. I governi del-l’Unione (molti, non tutti) prestano l’orec-chio ma non intendono bene le parole deigiovani. Fuor di metafora: gli annunci dinuovi passi concreti da parte degli euro-pei sono stati pochi e poco incisivi. Unicaeccezione di rilievo, la Germania di Ange-la Merkel che, invece, ha annunciato uninvestimento di 54 miliardi di euro neiprossimi anni per una politica concreta diabbattimento dei gas serra. Peccato, però,che anche la Germania si riserva di chiu-dere le centrali a carbone – massima fon-te di inquinamento – solo entro il 2030. IVerdi tedeschi chiedono che vengano chiu-

se subito. Quanto all’Italia, si attende ildecreto che il governo varerà prossima-mente.

India. Le emissioni dell’altro gigante asia-tico sono relativamente poche, ma in ra-pida crescita. L’uso della fonte più inqui-nante, il carbone, ancora intenso. A NewYork, il premier Narendra Modi ha annun-ciato un’accelerazione nello sviluppo difonti rinnovabili e carbon free di energiaentro il 2022. Ma ha annunciato i tempi,non i modi e le quantità in gioco. Insom-ma, nulla di concreto.

Russia. Di nuovo, c’è solo l’annuncio chela Russia di Putin non denuncerà gli ac-cordi di Parigi. Ma è evidente che, fon-dando la sua economia sulle esportazionidi ingenti quantità di petrolio e gas natu-rale, Mosca cercherà quanto meno di ri-tardare i tempi dell’azione.

Brasile. Il nuovo e controverso presidenteJair Bolsonaro ha inteso ribadire chel’Amazzonia appartiene al Brasile e non èun patrimonio dell’umanità. Come a dire,l’integrità della maggiore foresta tropica-le del mondo non è garantita e, in ognicaso, le decisioni verranno prese a Brasi-lia non in sede di nazioni Unite.Alla luce di questi annunci risulta fin trop-po facile constatare che i ruoli generazio-nali si sono in parte invertiti. I giovanihanno smesso di chiedere l’avvento al po-tere della fantasia e ci chiedono azioni tan-gibili. Spiegano agli adulti, molti reduci del’68 e del ’69, che stanno vestendo loro ad-dosso un futuro climatico indesiderabile.Che glielo stanno rubando, il futuro. Cosìimpartiscono ai più grandi di età una le-zione forte e chiara. Loro, gli adulti, di-mostrano di non ascoltare e comunque dinon intendere.Sì, i giovani sono in parte cambiati rispet-to a cinquant’anni fa. Gli adulti, invece,commettono gli stessi errori.

Pietro Greco

dello stesso Autore

pp. 124 - i 15,00(vedi Indice in RoccaLibriwww.rocca.cittadella.org)

per i lettori di Roccai 10,00 anziché i 15,00spedizione compresa

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SALVEZZA DEL PIANETA

chi protestae chi mugugna

i lamentano perché i giovani sonoindifferenti, apatici, non si stacca-no dal telefonino e poi li criticanose scendono in piazza in difesa delpianeta.Brontolano perché gli adolescenti

vivono in un mondo virtuale fregandose-ne di quello reale e poi li guardano malese del mondo reale si fanno carico e vo-gliono evitarne la distruzione.Mugugnano perché sono consumisti, di-pendono dalle merci («noi invece quandoeravamo giovani ci accontentavamo dipoco»), ma loro non riescono a pensare dirinunciare alla bottiglietta di plastica mi-nerale o alla carne rossa.In questi giorni si è scritto molto sui gio-vani, sul loro esteso movimento per la sal-vezza del pianeta. Si sono tenuti gli occhipuntati su Greta Thunberg, la sedicenneleader che non teme di attraversare l’oce-ano in barca a vela per parlare ai potentidella terra. Ma è sugli adulti, sulla lorocoerenza, sui loro giudizi che occorrereb-be scrivere; sulle tante reazioni arrabbia-te, indispettite, a volte violente nei con-fronti del nuovo movimento ambientalista.Il pensiero di chi in questi mesi ha iniziatola nuova battaglia ambientalista è di unasemplicità sconcertante: la terra soffre, lasovraproduzione, l’attenzione esclusiva al-l’aumento del pil, l’egoismo economico, ilconsumo indiscriminato delle risorse staportando alla distruzione del pianeta. Il glo-bo fra poco non sarà più quello che è stato

RitannaArmeni S finora. Il riscaldamento globale, le sue con-

seguenze sui ghiacciai e sul mare lo stannogià modificando. Per questo occorre fermar-si. Pensare, ripensare, modificare atteggia-menti, modi di produzione, porre nuovi li-miti ai consumi, ai comportamenti, ai pro-dotti. Quel che è in gioco oggi non è la so-pravvivenza o il benessere di questa o quellaparte del mondo, non la ricchezza o la po-vertà di questo o di quella fetta di società,ma la vita di tutti, proprio di tutti coloroche abitano il globo terrestre.Semplice no? Non essere d’accordo signi-fica pensare che viviamo nel migliore deimondi e che tale rimarrà nei prossimi anni.Non è così. Lo sappiamo tutti. Anche gliadulti che criticano e mugugnano non pos-sono negare l’esistenza dei problemi. In-fatti in questi anni si sono fatti convegni econferenze, scritto libri cercato accordi frastati. Quello che non va bene ai criticoni èche siano i giovani ad affrontarli e che siauna giovane donna – donna, è bene sotto-linearlo – a dirigere il movimento, ad at-taccare i potenti, a chiedere il cambiamen-to. Che siano loro ad accusare e a chiede-re che si faccia qualcosa subito.Questi problemi «non si affrontano in termi-ni ideologici, sentimental-patetici ma in ter-mini scientifici» ha detto il filosofo MassimoCacciari, come se la scienza fosse garantedella salute del pianeta, delle sue risorse, delbenessere di chi la abita. «Do you rememberHiroshima?» verrebbe da chiedergli.Ci sono poi i marxisti puri. È un movimen-

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to trasversale – dicono – che non tiene contodella questione sociale, della differenza frale classi, fra i ricchi e i poveri del pianeta.Non a caso Greta e i ragazzi che manife-stano con lei appartengono al mondo ric-co. Per i ragazzi dei paesi poveri altri sonoi problemi e le contraddizioni più impor-tanti. Chiusi nelle loro idee preferisconorimpiangere il passato invece che vederecome i problemi si declinano al presente.È vero, il nuovo movimento ambientalistaè trasversale, ma chiede un nuovo mododi produrre. Fermare l’inquinamento sal-vare il pianeta lo esige. Non si può pensa-re di fermare il surriscaldamento che fasciogliere i ghiacciai, inaridisce i continen-ti, distrugge colture e popoli senza elimi-nare le storture produttive. La contraddi-zione di classe non proclamata emergefortissima nella richiesta di un mondonuovo. E il mondo nuovo non era il sognoe l’obiettivo di tanti adulti?Eppure insistono. E guardano con sospet-to il nuovo giovane movimento. Critici emalmostosi non sopportano di dover ac-cettare dei limiti che esso propone, di do-ver ridimensionare il progresso, di doverpensare che quanto è stato fatto fino adadesso non sia tutto positivo. Il progresso– dicono – è sempre bene, la ricerca, latecnologia, la produzione hanno reso l’esi-stenza di tutti più sana e più comoda. Lemalattie sono state debellate, la comuni-cazione fra gli umani resa più facile, lavita meno precaria. E adesso vorremmo

rinunciare a tutto questo?Sembrano nati ieri i signori – in genere ma-schi e intellettuali – che fanno queste criti-che. Terrorizzati dal limite, impauriti dallarinuncia. Eppure lo sanno. Sanno bene checosa sta accadendo. Sanno bene che porrelimiti non significa eliminare il progresso,ma indirizzarlo, evitarne le storture. Limitenon significa decrescita (e neppure questaè una parolaccia) ma idea diversa del pro-gresso, nuove finalità per la ricerca scienti-fica. Un’idea nuova del lavoro.Possibile che non lo capiscano? E che per igiovani, i giovanissimi, persino per i bambiniquesto sia così semplice? Possibile che di fron-te ad un movimento che esige un cambia-mento veloce gran parte degli adulti, anchequelli che in un’altra parte della vita hannogridato «tutto e subito» appaiano cinici pe-danti, qualche volta persino incarogniti?Un movimento, i suoi fini, la sua utilitàsociale e culturale si possono capire in tan-ti modi.Per comprendere il nuovo movimento am-bientalista c’è a mio parere un modo mi-gliore degli altri. Osservare la reazione de-gli adulti, guardare la loro diffidenza, letante parole sprecate, l’assenza di gene-rosità, la paura di perdere qualcosa. Capi-rete immediatamente perché di quel mo-vimento noi – il mondo intero – ha dispe-ratamente bisogno. E perché per il piane-ta le cose finora siano andate così male.

Ritanna Armeni