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Vela la N.17 aprile 2017 Pro Manuscripto Santa Pasqua 2017 Periodico d’informazione della Parrocchia SS.Pietro e Paolo di Ospedaletto Lodigiano Sacrestia, chiesa parrocchiale di Ospedaletto

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Velala N.17 aprile 2017

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Santa Pasqua 2017

Periodico d’informazione della Parrocchia SS. Pietro e Paolo di Ospedaletto Lodigiano

Sacrestia, chiesa parrocchiale di Ospedaletto

PROGRAMMA DELLE FUNZIONI RELIGIOSE

Domenica delle Palme 9 aprileOre 10.15 Ritrovo davanti all’oratorio Inizio della Processione con i rami di ulivo verso la chiesa parrocchiale

Giovedì Santo 13 aprileOre 10.00 Lodi CattedraleS. Messa con tutti i sacerdoti della Diocesi per la benedizione degli olii

Ore 21.00 Ospedaletto S. Messa in Coena Domini con la partecipazione dei ragazzi che quest’anno riceveranno i Sacramenti, accompagnati dai loro genitori

Venerdì Santo 14 aprileOre 9.00 Ufficio delle Letture con LodiOre 15.00 Via Crucis con bacio della CroceOre 20.30 Ritrovo al parcheggio di via Balbi - processione verso la chiesa Ore 21.00 Azione Liturgica

Sabato Santo 15 aprileOre 9.00 Ufficio delle Letture con LodiOre 21.30 Solenne Veglia Pasquale

Domenica di Pasqua 16 aprileOre 8.00 - 10.30 Sante Messe

Lunedì dell’Angelo 17 aprileOre 8.00 - 10.30 Sante Messe

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Le Formelle di San Zeno, Verona:dall’alto “Cristo di fronte al Sinedrio”, “La crocifissione“, “Le Donne al Sepolcro“

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Non vince la morte, ma vince l’amore

È mattino di Pasqua. C’è come un fremito nei racconti della risurrezione, il fremito del correre di

Pietro e di Giovanni. Si dice che corsero. E uno, il più giovane, più veloce dell’altro.

Ma, ancor prima di loro, ci fu il correre di Maria, la donna di Magdala: il fatto che si sia recata al sepolcro di buon mattino, quando ancora era buio, dice molto del desiderio, dell’amore, del correre del desiderio. E forse una prima preghiera che ci potrebbe nascere in cuore, leggendo le Scritture, potrebbe essere questa: che non venga meno questo correre. E che la vita non sia un dormire ad occhi spenti. E che la casa non sia senza finestre spalancate. E che la chiesa non sia a passi lenti o chiusa nell’immobilità dei cenacoli. Che la chiesa

ritorni, le case ritornino, ognuno di noi ritorni ad essere la donna del mattino di Pasqua. La suggestione del correre, l’apertura sconfinata del desiderio si accompagna nel racconto dei vangeli al filtrare di una luce fatta di silenzi e di parole sussurrate. Non c’è l’invadenza dell’apparizione, non c’è una luce folgorante che ti vince e ti piega. Forse dovremmo più a lungo riflettere su questo modo di fare che Dio ha scelto. Dio non sceglie a caso. Dentro le sue scelte abita un pensiero. Perché non ha voluto, per quel suo figlio morto di croce, una modalità diversa, imponente, come avremmo voluto e scelto noi? Perché non la spettacolarità del morto che esce dalla tomba? Perché Dio ha scelto che nessuno lo vedesse uscire?

auguri

“Il mattino della resurrezione”, Pietro e Giovanni corrono al

sepolcro, Eugène Burnand 1898

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auguri

La risurrezione di Gesù è una voce silenziosa, non grida, non si impone, si propone. Come la fede, la fede vera. Chiede un abbandono a questi piccoli segni, per alcuni insignificanti! Segni che parlano a chi ha un cuore in ricerca, a chi non è assopito mortalmente dalla notte, a chi sa uscire di casa, come Maria di Magdala. Che cosa vede Pietro, che cosa vede Giovanni alla fine della lunga corsa del desiderio? Pietro vide le bende e il sudario per terra. Bende e sudario per terra, che ci rimangono nella mente e nel cuore come il simbolo della sconfitta della morte. Sono segni inerti, per terra, in disparte, segni disabitati. Dio abita altrove. Abita nella vita, Dio. Dio non è nei segni di morte, Dio è nei segni della vita. È risorto il crocifisso, ha ritrovato la vita colui che ha dato la vita. Più forte della morte è la vita. O forse dilatando la parola del Cantico dei Cantici potremmo dire: «Più forte della morte è l’amore». Infatti questo giardino dei racconti della risurrezione assomiglia molto al giardino del Cantico dei Cantici, dove l’amata si aggira alla ricerca struggente del suo amato scomparso. Ebbene, il giardino della Risurrezione ci dice che l’amore è più forte della morte. L’amore in eccesso, in sproporzione, nella sproporzione della dismisura, l’amore che sulla Croce sembrava perdente, ha vinto, ha sconfitto la morte. E allora va’, Maddalena, va’ dai tuoi fratelli e di’ questo: che non vince la morte, ma vince l’amore. Dillo coi tuoi gesti e non solo con le parole. Dillo con la tua tenerezza. Questo l’annuncio essenziale. Ora tocca a noi. A ciascuno di noi dire che è risorto.

Dillo anche tu. Dillo con i tuoi gesti e non solo con le parole. Dillo con la tua tenerezza. Che più forte della morte è l’amore. Signore Gesù, con il profumo della tua morte e risurrezione hai inondato di letizia e di passione la terra. Fa’ di tutti noi il tuo profumo nel mondo. L’angelo - è scritto - «si pose a sedere su la pietra», quasi un segno di vittoria, di sfida alla morte. La pietra, la grande pietra, il grande masso che con la sua durezza, con la sua imponenza, con la sua freddezza è simbolo di tutto ciò che soffoca la terra, di tutto ciò che ostacola la sete di vita degli umani, è stata rimossa. È stata rimossa la pietra. Non vince la durezza, non vince l’imponenza, non vince la freddezza. Vince la luce. Vince la vita. Vince la vita dentro le nostre paure, dentro le nostre delusioni, dentro le nostre frustrazioni, dentro le nostre aridità, che, a volte, ci sembrano macigni. L’angelo del Signore con l’annuncio del Cristo risorto smuove i macigni. E noi non siamo più abitati dalla morte, siamo abitati dalla speranza. Certo, non ce lo nascondiamo, la vita in cui rientreremo dopo la notte di Pasqua è la vita di sempre, le case in cui rientreremo sono le case di prima, forse anche i problemi saranno quelli vecchi di sempre. Ma lo spirito con cui possiamo affrontare la vita, rientrare nelle case, affrontare i problemi, lo spirito può essere uno spirito nuovo, se ci lasceremo investire, investire nel cuore, dal vento, il vento nuovo della Risurrezione. Buona Pasqua!

don Luca

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triduo pasquale

I tre giorni della misericordia

GIOVEDI, VENERDI e SABATO SANTO

Il Triduo Pasquale è un gran-de mistero di amore e di misericordia. Il mistero che

adoriamo in questa Santa Settimana è una grande storia

d’amore che non conosce limiti. La Passione di Gesù durerà fino alla fine del mondo, perché è una storia di condivisione con le sofferenze di tutta l’umanità e una presenza permanente nelle vicende della vita personale di ognuno di noi. È il memoriale di un dramma d’amore che ci dona la certezza che non saremo mai abbandonati nelle prove della vita. Gesù si dona a noi e ci chiede di rimanere in Lui affinché anche noi possiamo donarci agli altri.

Inizio del Triduo Pasquale è il Giovedì Santo. Durante la Messa Crismale del mattino, il vescovo e con lui tutti i presbiteri della diocesi rinnovano le promesse sacerdotali pronunciate il gior-no dell’Ordinazione, un gesto in cui i sacerdoti ribadiscono la loro fedeltà a Cristo che li ha scelti come suoi ministri. Sempre nella Messa Crismale verranno benedetti gli olii per la celebra-zione dei sacramenti: l’Olio dei Catecumeni, l’Olio degli Infermi e il Sacro Crisma. Alla sera, nella Messa in Cena Domini, si

fa memoria dell’Ultima Cena con l’istituzione dell’Eucaristia. Nel darsi a noi come cibo, Gesù desidera sfamare ogni uomo, soprattutto i più deboli. Ci dice che dobbiamo imparare a spez-zare con altri questo nutrimento, perché diventi comunione vera di vita con quanti sono nel biso-gno. L’Eucaristia è l’amore che si fa servizio. Con il gesto umile e significativo della lavanda dei piedi, siamo invitati a ricordare quanto Gesù fece ai suoi Apo-stoli: lavando i loro piedi Gesù proclamò il primato dell’amore che si fa servizio fino al dono di se stessi. Noi che ci nutriamo dell’Eucaristia siamo dunque chiamati dal Maestro a lavare i piedi degli altri e a lasciarceli lavare. Questo giorno Santo si

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triduo pasquale

conclude con la bella tradizione di sostare in adorazione del Santis-simo Sacramento, rivivendo l’ora triste che Gesù trascorse in solitu-dine e preghiera nel Getsemani, prima di essere arrestato per poi venir condannato a morte. La preghiera di Gesù, “Non la mia volontà ma la tua”, esprime l’avversione naturale contro la sua missione di morire per noi; trasforma questa sua volontà naturale in volontà di Dio, con un “sì”. L’uomo di per sé è tentato di opporsi per seguire la pro-pria volontà, per sentirsi libero. Qui sta il dramma dell’umanità… Entrare nella volontà di Dio non è un rinnegare se stessi, ma è en-trare nella verità e nell’amore, nel bene. E Gesù at-tira la nostra vo-lontà verso l’alto, verso la volontà di Dio per unirla alla Sua: “Non la mia volontà ma la tua”. Qui sta la trasformazione del “no” in “sì”; solo il Padre può trasformare l’umanità, la può redi-mere e per fare questo ci invita a entrare in questo suo movimento: uscire dal nostro “no” ed entrare nel “sì” del Figlio.

Centrato sul mistero della Pas-sione è il Venerdì Santo, tutto orientato alla contemplazione

di Cristo sulla Croce, al grande mistero del male e del peccato che opprimono l’umanità. Blaise Pascal affermava: “Gesù sarà in agonia fino alla fine del mondo; non bisogna dormire durante questo tempo!”. Se il Venerdì Santo è giorno pieno di tristezza, al tempo stesso è giorno quanto mai propizio per ridestare la nostra fede, per rinsaldare la nostra speranza e il coraggio di portare ciascuno la propria croce con umiltà, fiducia e abbandono in Dio, certi del suo sostegno e della

sua vittoria. Alla fine della sua vita Gesù ha consegnato lo spirito

al Padre dicendo “È com-piuto” (Gv 19,30). L’opera

di salvezza è compiuta, tutte le Scritture trova-no il loro pieno com-pimento nell’amore di Cristo. Gesù, col suo sacrificio, ha trasformato la più grande iniquità nel più grande amore. L’adorazione della croce è per ognuno di noi un momento

di grazia per riflettere sulla nostra vita e sulla

nostra morte. Sarebbe bello, alla fine della nostra

vita, con i nostri sbagli, i nostri peccati, anche con le

nostre opere buone, con il nostro amore al prossimo, poter dire al Padre come Gesù: “È compiuto”; non con la perfezione con cui lo ha detto Lui, ma dire: “Signore, ho fatto tutto quello che potevo fare. È compiuto”.

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triduo pasquale

La speranza di salvezza racchiu-sa nel nostro cuore si alimenta nel grande silenzio del Sabato Santo, in attesa della risurre-zione di Gesù. In questo giorno le chiese rimangono spoglie e non sono presenti riti liturgici particolari. La Chiesa veglia in preghiera, come Maria e insie-me a Maria, condividendone gli stessi sentimenti di dolore e di fiducia in Dio. In questo “giorno del silenzio di Dio”, Dio tace ma per amore. In questo giorno l’amore diventa attesa della vita nella Risurrezione. È l’amore che non dubita, ma che spera nella parola del Signore. Il raccogli-mento e il silenzio del Sabato Santo ci conducono nella notte, alla solenne Veglia Pasquale. Nel buio di questa notte santa Cristo accende il fuoco dell’amore di Dio: un bagliore che irrompe nell’oscurità dell’anima e la pe-netra per annunciare un nuovo inizio. Facciamo così memoria del nostro Battesimo, nel quale anche noi siamo stati sepolti con Cristo. La nostra vita però non finisce davanti alla pietra di un sepolcro, la nostra vita va oltre con la speranza in Cristo che vuo-le risorgere proprio dal “nostro sepolcro”. Come cristiani veri allora, siamo chiamati ad essere sentinelle del mattino, capaci di scorgere i segni del Risorto nella nostra vita.

Questi giorni Santi ci aiutino a comprendere lo stato d’animo con cui Gesù ha vissuto il mo-

mento della prova, per cogliere ciò che ispirava il suo agire. Il criterio che ha guidato ogni scelta di Gesù durante tutta la sua vita è stata la ferma volontà di amare il Padre e di essergli fedele; questa decisione di corrispondere al suo amore lo ha spinto ad abbracciare, in ogni circostanza, il progetto del Padre, per ricondurre a Lui ogni cosa. La nostra libera decisione di corrispondere al suo amore ci disponga ad accogliere la Sua volontà, consapevoli che nella volontà di Dio, anche se appare dura, in contrasto con le nostre intenzioni, si trova il nostro vero bene, la via della vita.

“Resurrezione di Cristo”, Pieter Paul Rubens 1616

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Una giornata specialeDomenica 26 marzo 2017, un giorno normale, un pomerig-gio in casa coi miei figli, Diego

studia, Dario sta guardando un film con me, mia moglie a Milano

per accompagnare dei ragazzi a vedere l’opera di Pechino... suona il telefono, è Don Luca, e chiede: “Ciao Franco, mi fai un pezzo per la Vela sulla giornata di ieri?”Mamma mia, proprio io che non c’entro nulla con l’italiano!!!La giornata di ieri, sì, perché se oggi è una normale domenica, (se normale si può definire il giorno del Signore) ieri è stata una giornata speciale, di quelle che non si dimenticano neanche a distanza di anni. Il nostro papa

il Papa a Milano

Papa Francesco è venuto a trovarci a Milano e ci ha regalato la possibilità di trascorrere una giornata ricca di emozioni, vissuta insieme agli amici della nostra comunità e a tutta la Chiesa ambrosiana

Francesco è venuto a trovarci e ci ha regalato la possibilità di trascorrere una giornata straor-dinaria e di celebrare l’Eucarestia insieme a lui.Una giornata ricca di emozioni, vissuta insieme agli amici della nostra comunità e a tutta la Chiesa di Milano per ricevere dal suo Pastore la Buona Novella.

Ma ora riavvolgiamo un po’ il nastro, e torniamo al giorno in cui don Luca durante gli avvisi a fine Messa, ha annunciato la possibilità di vivere insieme la partecipazione alla Messa del Papa, il 25 marzo 2017 al parco di Monza. Subito ripensai ai bei momenti passati alla Festa Mon-diale delle Famiglie nel 2012 e all’incontro con Benedetto XVI, quindi ho pensato di partecipa-re insieme a Diego, mio figlio maggiore. Passano i giorni e il viaggio viene organizzato, con l’ausilio della Diocesi di Lodi, ed infine ci viene consegnato il programma della giornata: partenza al mattino, pranzo al sacco, Messa e ritorno in serata.Wow! Una giornata in-tensa, che sicuramente ci darà la possibilità di vivere in comunionecon i nostri amici lo spirito cristia-no e l’unità della Chiesa.Ritrovo al mattino e viaggio in treno, poi in cammino verso il parco di Monza, arrivo al luogo

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il Papa a Milano

della Messa ed attesa... è proprio questo momento, oltre la Messa, che ci lascia i ricordi migliori... ci siamo riuniti tutti sul prato, abbiamo steso i nostri teli da campeggio e abbiamo pranzato insieme, vivendo un bel momento di convivialità, dimenticandoci rancori e malumori, dividendo con gli altri il nostro tempo ci siamo regalati un paio d’ore di felicità e condivisione. Ancora più forte l’attesa per l’ar-rivo di papa Francesco, che ci ha regalato un sorriso e una benedi-zione al suo passaggio vicino al luogo dove ci siamo fermati per ascoltare la Messa.Una vera emozione sentire il Papa salutare la folla e introdurre la Celebrazione Eucaristica, seppur con un leggero affanno provocato

dalla lunga e faticosa giornata che stava vivendo con noi, che l’aveva portato in mattinata a visitare la periferia di Milano, allargando il suo abbraccio alle persone più bisognose e anche ai fratelli musul-mani, poi in Duomo per incontrare il clero milanese, e al carcere di S.Vittore dove ha incontrato i detenuti e ha pranzato con loro, prima di riunirsi con la grande folla che l’aspettava al parco di Monza.Durante l’omelia il Papa ha ricor-dato innanzitutto l’annunciazione di Gesù a Maria, avvenuta in un paese di periferia, in una casa, un luogo anonimo. A questo annuncio è legato il nostro smarrimento, uguagliabile a quello di Maria, nel vivere la quotidianità del giorno d’oggi. Il Papa ci chiede come è possibile

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il Papa a Milano

vivere ancora nella gioia, in un tempo dove la frenesia delle cose e la velocità a cui siamo abituati ci stanno portando via il tempo che dovremmo dedicare alla famiglia, agli amici ed ai più bisognosi. Ed è proprio guardando con auda-cia il presente, ci si può rendere conto della gioia che vive Maria nella casa di Nazareth, ed il Papa indica chiaramente come l’angelo consegni le chiavi per uscire dallo smarrimento: evocare la memoria, l’appartenenza al popolo di Dio, la possibilità dell’impossibile. Poi il Papa si è soffermato sulle terre milanesi, che hanno dato i natali a tanti carismi e missionari, che hanno vissuto tante difficoltà, tra cui 2 guerre mondiali, terre a volte citate

come esempio di laboriosità ed altre volte purtroppo inquinate da sregolate ambizioni.Tutti insiemi ci siamo emozionati nel sentire le belle parole di papa Francesco, e abbiamo vissuto bene tutti i momenti della Celebrazione fino al termine.Terminata la Santa Messa ci siamo rimessi in cammino, con tanta gioia nel cuore, per far ritorno ad Ospe-daletto. Il viaggio è stato abbastanza movimentato! La folla che ha parteci-pato all’evento era molto numerosa, e quando ci siamo ritrovati tutti insie-me in stazione per prendere il treno, ci siamo accorti della gran quantità di persone che doveva accedere al mezzo di trasporto.Vista la coda e il tempo che do-vevamo aspettare, abbiamo in un primo momento pensato a visitare il centro di Monza, ma poi tutti in-sieme, prima in bus, poi in metro e poi ancora in treno abbiamo fatto ritorno al nostro paese.Come ho già ripetuto più volte, abbiamo vissuto una giornata fantastica, che ci ha lasciato nel cuore tanta gioia e seppur con la stanchezza sarei pronto a riviverla in ogni momento.

Prima di finire vorrei ringraziare tutti gli amici con i quali abbiamo affrontato il viaggio, che ci hanno aiutato a vivere bene la giornata, e un pensiero a tutti gli amici che non hanno potuto partecipare, perché l’onda di gioia e di felicità che noi abbiamo portato da questo even-to li possa trasportare nel grande oceano di Cristo che è la Chiesa.

11n.17 aprile 2017 - la Vela

Visita all’Abbazia di Ospedalettodell’Associazione Pro-HNelle scorse settimane gli amici dell’Associazione Pro-H di Lodi Vecchio sono venuti a visitare la nostra bella Chiesa. L’associa-zione si occupa di persone svan-taggiate e diversamente abili, il CENTRO DI LAVORO E ARTE gestito dall’Associazione ha lo scopo di garantire un processo formativo per il raggiungimento di una vita il più possibile auto-noma e socialmente integrata. All’interno del percorso edu-cativo l’Associazione organizza uscite sul territorio lodigiano per far conoscere ai ragazzi che frequentano l’associazione i capolavori artistici e culturali presenti sul territorio.

Accompagnati dai loro educa-tori e dal Presidente e guidati da don Luca il gruppo dell’As-sociazione Pro-H ha visitato la nostra Abbazia apprezzando la bellezza della Chiesa, del coro, del coro d’inverno e della sacrestia, intervenendo con alcune domande per co-noscere meglio la storia e le opere artistiche custodite ad Ospedaletto Lodigiano.Dopo una preghiera davanti alla Madonna del Rosario e una sosta nel nostro Oratorio sono rientrati a casa soddisfatti della piacevole mattina trascorso insieme e con la promessa di ritornare a trovarci presto.

cultura

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Così si vive in oratorioPensate che io sono il testimo-nial della campa-

gna “Cresciuto in oratorio”, gliel’ho

detto al Cardina-le: “Guardi che in tutta la mia vita mi sono sforzato ma non sono riuscito a superare il metro e 60”. Il Cardinale mi ha rassicurato dicendomi “Non ti preoccupare la gente non se ne accorge”, ma se la prima cosa che mi dicono quando mi vedono è “Sa che la facevo più alto…” e io rispondo “e lo sa che io la facevo meno insolente…?”.Però dovete sapere che io sono stato un bambino prodigio: ero un fenomeno fino alla terza elementare, ero il più alto della classe, io a 9 anni ero alto 1,57, il problema che poi mi sono fermato li. Mano a mano che mi superavano i miei compagni mi prendevano per il… per i fondelli… a questo proposito vorrei far un appello: basta con questi nomignoli odiosi: basset-to, tappetto, o nanetto, poi c’era un soprannome che mi faceva …zzzzzzre “ piscinela”...e allora basta, da domani pretendiamo che ci si cambi nome: i ciechi li chiamate non vedenti, i sordi non

il Papa a Milano

Un racconto dell’infanzia trascorso sui campetti da calcio: per far crescere (non l’altezza... ) ma il cuore

GIACOMO PORETTI A SAN SIRO CON PAPA FRANCESCO:

udenti, da domani noi piccoli vogliamo essere considerati dei PORTATORI DI NON ALTEZZA!!!

Ma torniamo al no-stro tema: che mera-viglia l’Oratorio! nel mio c’era di tutto: il calcio balilla, il ping

pong, e quando ti veniva  sete c’era anche un bar, solo che l’unica bevanda disponibile era la gazzosa, c’erano alcuni bambini che ne bevevano tre o quattro ogni pomeriggio e verso le 17 si sfidavano ad una gara di rutti. Ma la cosa straordinaria del mio oratorio era il campo da calcio in erba da 11 giocatori! l’unico pro-blema è che li sopra ci giocavamo in 280, ossia tutti i bambini dai 6 ai 13 anni del paese. Le porte erano fatte con i maglioni o i cappotti ammonticchiati; quando alla sera si andava a casa spesso si ritornava con gli indumenti di un altro…..una volta mi è capitato di sbagliarmi e di portare a casa il maglione di un certo Barlocco il quale si era lavato solo una volta nella sua vita,  al battesimo,  e quindi puzzava come una capra di alta montagna: la mia mamma ha cercato di lavarlo in lavatrice il maglione ma puzzava talmente

13n.17 aprile 2017 - la Vela

il Papa a Milano

tanto che abbiamo dovuto dargli fuoco.L’arbitro di quelle decine di par-tite, che si svolgevano contem-poraneamente sul campo, era il don, il nostro prete che alle ore 17 fischiava la fine delle competizioni e ci trascinava tutti e 280 nella cappella. Lì abbiamo imparato i Dieci comandamenti, i sette vizi capitali, le 4 virtù teologali, le tre virtù teologali e i sette doni dello Spirito Santo; tutti abbiamo imparato tranne Martignoni che faceva un gran casino tra speranza e temperanza, si confondeva tra pru-denza e sapienza; per non parlare dei 10 comandamenti che ne sapeva solo 3. Allora don Gian-carlo si innervosiva e diceva che Marti-gnoni, nonostante fosse un somaro, forse anche lui sarebbe andato in Paradiso: perché  in Paradiso, diceva don Giancarlo non ci vanno solo i Santi, ci vanno anche i somari, l’impor-tante che abbiano il cuore buono.Quando i bambini della mia ge-nerazione andavano all’oratorio funzionava così: ore 13.30 dopo la scuola, tutti i 280 ragazzi del paese erano con le gambe sotto il tavolo di una delle nonne, la quale aveva preparato la pastasciutta al sugo, ore 13.50 tutti i bambini avevano già finito di mangiare ed erano davanti alla porta dell’oratorio,

tutti tranne Gervasoni che stava facendo il tris di pastasciutta.Ore 14 don Giancarlo apriva la porta dell’oratorio, tutti scema-vano dentro urlando a più non posso, il don, era abituato, riusciva a contarli ad uno ad uno anche se correvano come Candreva e Perisic (non ce n’erano di juventini nel nostro oratorio, il don diceva che andavano tutti all’inferno). Alla fine ne mancavano sempre

2: Gervasoni e Martignoni, arriva-vano verso le 14 e 20, Gervasoni sempre più grasso e Martignoni che ripassava ad alta voce le virtù teologali. Con un calcio nel sedere il don li spingeva dentro poi chiu-deva la porta con un catenaccio. Tutti i bambini stavano li dentro al sicuro fino alle ore 18, nessun pericolo si sarebbe abbattuto su di loro tranne i calci del don.Il don del mio oratorio aveva quasi sempre la faccia imbronciata e tutti i bambini pensavano che a lui il buon Dio non gli avesse distribuito il sorriso, ma quando,

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il Papa a Milano

2 volte all’anno, don Giancarlo apri-va la porta del teatrino il suo viso si illuminava, diventava affabile e smetteva perfino di dare calci e di insultare Martignoni. Don Giancarlo amava più Pirandello e Goldoni di San Pietro e Paolo, ed il suo sogno era creare una compagnia teatrale amatoriale: ci riuscì ed io debbo la fortuna di aver  scoperto il gioco meraviglioso del teatro grazie a lui: ero uno dei 3 bambini  che dovevano recitare nella commedia che si sarebbe rappresentata per la fine dell’anno scolastico, servivano un bimbo piccolissimo, uno grasso e uno smemorato. Divenne anche un trio famoso in paese: Poretti Gervasoni Martignoni.Ai miei tempi con la scusa che gli oratori funzionavano bene, i genito-ri non avevano bisogno di assumere le tate e di iscrivere i figli ai corsi di judo, karate, nuoto, tennis, rugby ed equitazione e soprattutto l’inglese: ci sono delle famiglie che iscrivono i loro figli ad una scuola inglese, dove ho scoperto che nell’ora  di italiano la professoressa spiega in inglese ( lei chiede “ What is this… l’alunno risponde “ Ma non vede proff? questo è un banco e questa è una sedia..” , “not in italian you must speack in english..”)Non contenti poi questi genitori il pomeriggio gli fanno fare le ripeti-zioni di inglese, e d’estate invece di mandarli in vacanza al mare li mandano in Scozia a fare una full immersione di inglese, a parte che gli scozzesi non li capisce nessuno, il risultato qual è : che i genitori si lamentano perché non riescono a

comunicare con i loro figli: per forza i figli parlano inglese e i genitori in italiano (tipo che se il figlio per dire passami il sale si esprime così: mami please give me a salt… come tesoro? a salt … devo fare un salto?)

Il don, il mio prete, don Giancarlo era la tata di tutti i ragazzi del paese. Tutti lo temevano, ma tutti si sentiva-no al sicuro quando c’era lui, anche quando si andava in pullman a fare la gita sulla Grigna: lui correva avanti e indietro lungo il serpentone dei ragazzi per assicurarsi che ci fossero tutti, che nessuno dicesse parolacce; ogni tanto menava qualche scapel-lotto, ma così bonariamente, come fanno i cani dei greggi che abbaiano non per spaventare ma per far sen-tire alle pecore che sono al sicuro che c’è qualcuno che le protegge…

Ma oggi voi siete qua in quanto futuri cresimandi, per ascoltare il nostro amato Papa al quale potrete chiedere tutto quanto riguardo alla Cresima, e lui, conoscendolo, vi illu-minerà e vi dirà che condizione per ricevere la Cresima è confermare la volontà di essere dalla parte di Dio, di essere un giocatore della sua squadra e poi se siete preoccupati vi rassicurerà: se dipendesse da lui questo Papa misericordioso, la Cresima la darebbe a tutti quelli che la desiderano e anche ai somari in inglese!Per salutarvi vorrei rassicurare tutte le mamme, che andando all’orato-rio non si va per diventare alti un metro e 80, all’oratorio si va per far crescere il cuore.

15n.17 aprile 2017 - la Vela

adolescenti e servizio

Ancora insieme!

In puro stile Sermig ci siamo dedicati subito al servizio! Abbiamo infatti im-piegato tutta la nostra buona volontà

per pulire il cortile, sbucciare la frutta, lavare per terra, riordinare gli armadietti

della cucina e preparare i piatti per la cena. La casa in cui abbiamo trascorso tutto il pomeriggio si chiama “porta aperta” ed accoglie, sia a mangiare sia a dormire, per-sone senza fissa dimora oppure persone che altrimenti non riuscirebbero a mangiare un pasto caldo tutti i giorni. Dopo un pomeriggio di volontariato, alla sera ci siamo spostati all’oratorio di Casinalbo (ricco di vita e colori!). Qui, una quindicina di loro ci avevano preparato una straordinaria accoglienza. In primis

un incontro via Skype con il fondatore dell’Arsenale della Pace, Ernesto Oliviero. Ma la cosa più spettacolare, a mio parere, sono state le altre attività che sono riusciti a preparare dei ragazzi tra i 16 e i 18 anni! Con un gioco estremamente ben riuscito abbiamo simulato la terribile traversata dei migranti. Abbiamo vissuto un momento di riflessione e condivisione veramente importante. E da ultimo, ma non per im-portanza una straordinaria cena emiliana a base di gnocco fritto!Anche se abbiamo faticato tanto non abbiamo sentito la stanchezza perché era-vamo soddisfatti e felici, consapevoli che non avremmo potuto spendere il nostro tempo in qualcosa di migliore.

Quell’incontro iniziato a Settembre all’Arsenale della Pace di Torino non poteva non avere un seguito. Così il 18 febbraio ci siamo recati a Casinalbo, vicino a Modena, per rivedere gli amici conosciuti l’estate scorsa, accompagnati da don Carlo Groppi.

16 la Vela - n.17 aprile

Gli esercizi spirituali sono, lo capiamo bene dal nome, de-gli “esercizi”, ma non servono

per allenare il corpo, bensì il cuore e lo spirito.

Ogni anno, l’Azione Cattolica Diocesi di Lodi organizza degli esercizi spirituali di tre giorni per diverse fasce di età: ragazzi, giovani, famiglie, adulti, terza età… Quelli dei Giovani e 18enni, si sono svolti quest’anno a Lenno Loc. Tremezzina (CO), presso la Casa di Spiritualità Lenno delle Suore Adoratrici SS. Sacramento. Gli esercizi di quest’anno erano intitolati “Coltivare la vita nello Spirito, Il libro dei Salmi” e siamo stati accompagnati nella meditazione dalle parole di Suor Agnese, che fa parte delle

Gli “esercizi” per allenare il cuore e lo spirito

Suore di Carità, dette di “Maria Bambina”, risiedente in Cascina Mariet (Sellere, BG), che si dedica alla pastorale giovanile e voca-zionale e accompagna gruppi di spiritualità familiare.Papa Benedetto XVI, in un’udien-za del 2011, in riferimento ai Salmi dice: “Poiché sono Parola di Dio, chi prega i Salmi parla a Dio con le parole stesse che Dio ci ha donato, si rivolge a Lui con le parole che Egli stesso ci dona. Così, pregando i Salmi si impara a pregare. Sono una scuola della preghiera”. Capiamo bene quin-di l’importanza di “ri-allacciare” il dialogo con Dio, poiché da que-sta relazione/dialogo dipende la relazione con noi stessi, gli altri, le cose, la vita. La vita dipende dalla

Il gruppo dei giovani e 18enni della diocesi, tra

cui Sofia, che quest’anno

ha partecipato agli esercizi,

con don Carlo e don Stefano

testimonianza di fede

17n.17 aprile 2017 - la Vela

qualità delle nostre relazioni: tutti desideriamo relazioni belle, ma quando manca la relazione/dialogo con Dio, tutte le relazioni fanno fatica a “girare”. In Gesù, Dio ci ha insegnato a pregare, con la preghiera del Padre Nostro e con le preghiere dei Salmi, che Dio stesso ha ispirato e fatte sue. In questi giorni abbiamo impa-rato e sperimentato che, come tutte le relazioni che funzionano, anche quella con Dio ha bisogno di alcune “regole” che ci aiutano a fare ordine e chiarezza:“Fermati”: per prima cosa è necessario fare spazio a Dio nella nostra vita; nella frenesia delle nostre giornate è importante trovare un momento in cui riti-rarci in un luogo che scegliamo, cercare il silenzio e iniziare questo incontro con un segno, che può essere il segno di croce.“Ascolta”: non possiamo aprire nessun dialogo con Dio se non lo riconosciamo per quello che è, un “Tu” con cui si può dialogare; pregare è dare del “Tu” a Dio. Per un buon ascolto è necessario mettere in atto due azioni: leg-gere la Parola di Dio, perché Lui ci parla e parla al nostro cuore, che ha buon gusto e ha sete di verità e l’altra cosa da fare è immaginare quello che stiamo leggendo, ovvero immergerci completamente nella scena. “Medita”: a questo punto dob-biamo collegare quello che il Signore ci ha detto con la nostra vita e per fare questo dobbiamo mettere in gioco il nostro cuore.

“Dialoga”, ovvero “parla con Dio”: “Non abbiate paura di fissare i suoi occhi colmi di amore infinito nei vostri con-fronti e lasciatevi raggiungere dal suo sguardo mi-sericordioso, uno sguardo capace di cambiare la vostra vita e di guarire le ferite della vostra anima. Uno sguar-do che sazia la sete profonda che dimora nei vostri cuori, sete di amore, di pace, di gioia, di felici-tà vera” (dal messaggio di papa Francesco per la XXXI Giornata Mondiale della Gioventù 2016).“Fai silenzio”: le parole giungono nel profondo del cuore e solo così possono maturare per portare frutti abbondanti.“Custodisci”: scelgo una cosa da custodire nel cuore, affinché i miei passi siano nuovi.Non abbiamo paura allora di sta-re sotto lo sguardo di Dio, uno sguardo che fa vivere, che ama e che, come sulla croce, si apre in un abbraccio che non si chiude mai.Una volta finiti gli Esercizi, sia-mo tornati a casa con un cuore rinnovato e le parole del Salmo 139 avevano un sapore del tutto diverso: “Ti lodo, perché mi hai fatto come un prodigio.Sono stupende le tue opere,tu mi conosci fino in fondo”.

testimonianza di fede

Sopra, la Casa di Spiritualità delle Suore Adoratrici SS. Sacramento a Lenno dove si sono tenuti gli Esercizi, sotto la cappella affrescata da Padre Marko Ivan Rupnik

18 la Vela - n.17 aprile 2017

«Dj Fabo, non andare a morire»

Tenere dietro alla velocità con cui la mano di Matteo vola da una lettera all’altra

sulla tavoletta di legno è impossibile per chi non sia

allenato come sua madre: ave-va 6 anni quando ha iniziato a comunicare in questo modo con il mondo, dimostrando che dietro il presunto vegetale (così lo definivano i neurologi) c’era un’acuta ironia, e da allora è diventato un razzo. Mamma Ivana gli regge il polso e legge ad alta voce i pensieri che lui “scrive”. Ed è così che il ragazzo si presenta accogliendoci nella sua casa di Milano, zona San Siro: «Mi chiamo Matteo Nassigh, ho 19 anni e sono uno che pensa». Non c’è male.

«Anch’io ho voluto morire»

Come le antiche dattilografe, tutto guarda meno che la “ta-stiera”, non ne ha bisogno. Evita i preamboli perché – dice – «ho troppe cose importanti da dirle e ho paura di non fare in tempo». È lui ad aver convocato la gior-nalista, «l’ho cercata quando ho letto l’appello di dj Fabo, l’uomo che chiede l’eutanasia dopo che

Non parla, non cammina, non fa nulla da solo a causa di un’asfissia alla nascita. Ma all’uomo che chiede l’eutanasia dice (sfiorando una tastiera): “Noi possiamo pensare e il pensiero cambia il mondo”

L’APPELLO DI MATTEO, 19 ANNI, DISABILE GRAVISSIMO

un incidente lo ha reso tetraple-gico e cieco. Voglio rispondergli perché io conosco bene la fatica di vivere in uncorpo che non ti obbedisce in niente. Voglio dirgli che noi persone cosiddette disa-bili siamo portatori di messaggi molto importanti per gli altri, noi portiamo una luce. Anch’io a volte ho creduto di voler morire, perché spesso gli altri non ci trattano da persone pensanti ma da esseri inutili”. “È vero - continua l’ap-pello del ragazzo - noi due non possiamo fare niente da soli, ma possiamo pensare e il pensiero cambia il mondo. Fabo, noi sia-mo il cambiamento che il mondo chiede per evolvere».Pesa 25 chili Matteo, è inchiodato alla carrozzella, non cammina, non parla, non fa niente da solo... o meglio, da solo pensa tantissi-mo, è una fucina di idee che si accavallano, anche quando non c’è nessuno lì con la tavoletta alfabetica a tradurle in voce.La gravidanza era andata bene fino in fondo, raccontano Ivana e Aldo, medico lei e fisico nu-cleare lui, poi durante il parto l’asfissia per una negligenza dei medici (in seguito riconosciuta e risarcita dall’ospedale). Dato

attualità

19n.17 aprile 2017 - la Vela

per spacciato («ma io sono uno tosto», interrompe la mano di Matteo), invece è sopravvissuto, pur con una prognosi pesantissima e la prospettiva (risultata errata) di crescere cieco e sordo. «I miei colleghi medici erano scettici, ma con il tempo noi ci rendevamo conto che capiva tutto, che era perfino umorista... oggi posso dire che i più ottusi paradossalmente erano i più specializzati». La prima a vedere giusto è stata la fisiatra Laura Bertelé, «questo bambino ha dentro una grandissima presenza, lavorate con lui sulla comunicazio-ne», ha consigliato ai genitori.«Dopo vari tentativi, quando avevo 6 anni siamo arrivati alla lettoscrittura – riprende Matteo – e io ho imparato in fretta a leggere e scrivere perché avevo molto da dire ed ero stufo di non potermi esprimere ». Bisogna provare a restare chiusi nel proprio corpo per anni e dover sentire che gli altri

ti credono un vegetale: «Appena ho potuto comunicare, la prima cosa che ho detto a mia mamma è stato di piantarla di vestirmi in quel modo. Ero sempre in grigio e io volevo il giallo, l’arancione».Il problema di dj Fabo e dei tanti che la pensano come lui, asserisce, è che «vedono la disabilità come un’assenza di qualcosa, invece è una diversa presenza». Insomma, i disabili non sono persone che devono diventare il più possibile uguali agli altri, «cambiate lo sguar-do e lasciateci la libertà di restare noi stessi, allora noi saremo liberi quanto voi...». Non è questione di leggi in Parlamento, ma proprio di sguardo: «Se le persone vengono misurate per ciò che fanno, è ovvio che uno come me o dj Fabo vuole solo morire. Ma se venissero capite per quello che sono, tutto cambie-rebbe. Ci vedete come mancanza di libertà, ma noi siamo libertà, se ci viene permesso di essere diversi».

attualità

20 la Vela - n.17 aprile 2017

DettoFattoPossiamo dirlo: ci siamo!

Ancora una volta, quella stra-ordinaria avventura chiamata “Grest” sta per prendere il

via. Una partenza anticipata, lo sappiamo, rispetto al tempo

dell’estate. Dice l’inizio di questi mesi – altrettanto importanti – ricchi di incontri, di riunioni e di appuntamenti per preparare al meglio l’esperienza estiva.Sarà un’estate in cui l’attenzione sarà rivolta al tema del Creato: opera meravigliosa nata dalla parola di Dio e donata all’uomo, che è chiamato a custodirla. Il mondo che viviamo, i suoi colori, i suoi profumi. La grandezza di un orizzonte, la bellezza delle piccole cose. Tutto sarà luogo dove riscoprire la Grazia del

Signore, la Sua benedizione e il Suo invito ad esserne custode.La bellezza è una questione di volo. Facciamo indossare al cuore un paio di ali. Portiamolo in alto, in attesa dell’alba, quel momento speciale del giornoin cui sembra che il mondo nasca di nuovo, come dev’essere stato in quel tempo lontano, quando tutto è incominciato, quando Dio ha creato il cielo e la terra e poi l’uomo. All’inizio ci sono solo buio e silenzio. Poi però - all’improvviso - la luce dispiega le sue dita leggere per

restituirci gli alberi, i ori, le case come se fossero nuovi di zecca. Guardiamoci intorno: è uno spetta-colo che ogni volta ci toglie il respiro.In quei momenti, colmi di splendore, quasi fatichiamo a credere che questo sia proprio il nostro posto. Eppure è così:

Grest 2017

21n.17 aprile 2017 - la Vela

questo è il mondo che ci è stato donato e di cui noi - tutti gli uo-mini insieme - dall’inizio dei tempi siamo custodi.

Un disegno perfetto Se guardiamo dall’alto una città ne vediamo il disegno, l’incastro perfetto delle strade, le piazze, i campanili, in un equilibrio ordi-nato di pieni e di vuoti. Ma se allarghiamo ancora l’oriz-zonte, se per un giorno diventia-mo astronauti, se guardiamo dalla nostra navicella la terra intera, ai nostri occhi compare un intreccio ancora più grande e perfetto, da lontano ne distinguiamo le linee come su un mappamondo, fatto non solo di forme, di oggetti, ma brulicante di vita. Dio, come un grande ingegnere, ha progetta-to il mondo donando un posto a ciascuno: a creature piccolissime come le formiche che smuovono la terra e la rendono fertile, alle pecore che la percorrono e bruca-no l’erba, ai lupi che le inseguono per mangiarle. Ma nel Suo lavoro ha messo un ingrediente segre-to che fa da motore a tutti gli altri: l’amore.

Custodi di talento Vola soltanto chi osa farlo: ma i sogni, il corag-gio e la speranza sono un carbu-rante potente, possono portare il nostro cuore lontano, dove il sole si specchia nelle onde del mare, sulle cime dei monti, sui campi di grano maturo, nel fitto dei boschi, sulle distese immense dei deserti. C’è un incanto speciale nelle pic-cole cose ma per trovarlo occorre guardare, ascoltare, meravigliarsi. C’è sempre qualcosa di nuovo nel colore e nel profumo di un fiore appena sbocciato. La tela del ragno ha una trama finissima, come la seta più preziosa. E i semi di un soffione dispersi dal vento sono perfetti per volare, come piccoli paracadute. É bello sapere che tutto questo ci è stato donato. Dio l’ha creato per noi: ha trovato un posto per ogni cosa. Per chi è grande e potente, per chi è piccolo e fragile. Per gli animali che volano nel cielo, per quelli che camminano sulla terra, per quelli che nuotano nel mare. Ci riempiamo gli occhi, ma è forte

Grest 2017

22 la Vela - n.17 aprile 2017

Grest 2017

la tentazione di riempirci le mani: vorremmo impadronirci di quella bellezza. Ne vorremmo, anzi, sem-pre di più. É una storia lunga quanto l’uomo. Ci guida l’istinto: come quando un bambino tende la mano per afferrare un giocattolo e dice: “Mio!”. Ne diventa padrone, per disporne come vuole, e poi magari lo rompe e lo abbandona quando non gli interessa più. A noi, però, Dio ha chiesto di cu-stodire il mondo che ci ha donato. Custode viene dal latino “custos”: è una parola antica e magnifica, che scorre sulla lingua con un suono insieme grave e dolce. Non è una guardia, non usa la forza bruta. É piuttosto qualcuno che veglia, assiste, protegge, ma soprattutto si prende cura: previene i pericoli, provvede alle necessità. Ha talenti speciali, ma in-visibili. Il bello, però, è che chiunque con un po’ di pazienza può svilupparli. Servono grandi occhi per osservare, grandi orecchie per ascoltare, un po’ di silenzio nel cuore per fare spazio agli altri: è difficile prendersi cura di qualcuno che non conosciamo, se non comprendiamo di che cosa ha bisogno.

Mettiamo le ali al cuore Papa Francesco ha detto ai giovani: “Vi chiedo di mettervi al lavoro per un mondo migliore. Non guardate la vita dal balcone, immergetevi in essa come ha fatto Gesù”. È un appello fatto con passione e può sembrare che chieda cose difficili: come può un bambino o un ragazzo cambiare il futuro, riparare gli errori che tanti altri hanno fatto prima di lui? La rispo-sta è nel cuore di ognuno, un cuore capace di custodire, proteggere e di volare. Per fargli dispiegare le ali però, bisogna lavorare un po’, lasciar emergere la sua forza e il suo deside-rio di libertà, fargli spazio e scoprire, per esempio, che il rispetto per la terra rispecchia quello che abbiamo per noi stessi e per le persone che ci stanno intorno. Se davvero vogliamo giustizia, pace ed armonia dobbiamo cominciare da qui. Ognuno di noi - dicevamo - ha i ta-lenti che servono per essere un buon custode del Creato. Ognuno di noi è stato pensato da Dio per esserlo. Ma in concreto che cosa possiamo fare per diventarlo? Ci sono pochi piccoli passi da seguire, anche se la strada è diversa per ciascuno. Il primo è coltivare la riconoscenza: dire grazie è una preghiera semplice, una sola bellissima parola che ne contiene molte alle quali a volte è difficile dare una forma. Il secondo è imparare ad essere sobri, a tenere per sè solo l’essen-ziale: chiedersi, per ogni cosa, ogni oggetto, ogni risorsa che usiamo se ne abbiamo davvero bisogno. Il terzo è prendersi cura dei legami

23n.17 aprile 2017 - la Vela

Noi adolescenti ci stiamo già preparando all’esperien-za del Grest, partecipando ad alcuni incontri tenuti da Fabio Meola, un ragazzo che ha deciso di dedicare il suo tempo agli altri. Fabio ha circa trent’anni e di lavoro fa il clown. No, non nei circhi, lui fa il clown soprattutto negli ospedali e per i bambini bisognosi di un sorriso. È un ragazzo semplice, capace di far sorridere chiunque e di rendere ogni esperienza in cui è presente, un ricordo felice. Durante gli incontri, insegna attraverso esempi, giochi e riflessioni ad affrontare eventuali situazioni che potrebbero presentarcisi. Spesso ci racconta le sue esperienze che ci aiutano a capire meglio il tipo di rapporto che dovremmo instaurare con i bambini e i ragazzi che parteciperanno al Grest. Insieme a lui ricordiamo ciò che ci piaceva fare da bambini, di che cosa ci piaceva parlare e a che cosa ci piaceva giocare. Ci insegna ad essere spontanei, a stupire e far ridere i bambini ma, allo stesso tempo, a far passare loro il messaggio di Gesù.L’esperienza del Grest, per essere vissuta a pieno, va vissuta e condivisa con gli altri, collaborando per renderla unica e indimenticabile.

Essere animatori è un gioco serioAnche gli adolescenti della nostra parrocchia si stanno preparando a diventare bravi animatori

Grest 2017

Il gruppo degli adolescenti “al lavoro” con Fabio

con le persone che abbiamo vicino. Come accadde al Piccolo Principe: “È lei che ho annaffiato. Sono i suoi lamenti, le sue vanterie e persino i suoi silenzi che ho ascoltato. Perché lei è la mia rosa”. Il quarto, in ne, è un invito a ricor-darsi che non siamo mai da soli in questo compito, e che è importan-te saper lavorare insieme, costruire comunità e comunione. Come una famiglia unita diventa un nuovo soggetto che ha qualcosa in più degli individui che la compongono, così possiamo imparare a dire “noi” di un gruppo di cui facciamo parte, unito da un valore più grande. Quattro elementi, quattro at-teggiamenti, quattro passi sulla strada che porta a riscoprirci custodi del Creato. Proteggere e salvaguardare il dono più grande che ci sia stato fatto, il mondo in cui viviamo, è insieme un compito e un privilegio. È grande, quindi, l’av-ventura che attende quest’estate i bambini e gli educatori del Grest. Per viverla in pienezza bisogna mettere davvero le ali al cuore, per vedere di quante cose si può essere grati e di quante altre si può fare a meno. Lungo il cammino si può scoprire com’è bello avere tante persone intorno a sè con cui condividere esperienze, pren-dersi cura degli amici, dei legami che nascono, scoprire vincoli che tengono uniti per sempre. È grande l’avventura che attende quest’estate i bambini e gli Anima-tori del Grest. E dunque possiamo dirlo… DETTOFATTO!

24 la Vela - n.17 aprile 2017

La musica non manca maiQuando nel 2013 la par-rocchia lanciò la rassegna “Adotta una canna” per

raccogliere fondi per il re-stauro dell’organo, uno degli

obiettivi e delle promesse che ci eravamo prefissati era quello di non far mai mancare la musica nella nostra chiesa, sia durante le celebrazioni liturgiche sia con concerti durante l’anno pastora-le. A due anni dall’inaugurazione dell’organo, posso dire, anzi possiamo dire, che veramente la musica nella nostra chiesa non è mai mancata!

Diamo uno sguardo a quest’anno pastorale. Lo scorso novembre abbiamo avuto la possibilità di ascoltare ad Ospedaletto l’orga-nista del Duomo di Firenze, il M° Daniele Dori, che con un ricco programma di brani apparte-nenti alla letteratura organistica è riuscito a mettere in risalto le capacità foniche e timbriche del nostro organo. Questo concerto autunnale, che fa parte della rassegna “Autunno organistico nel Lodigiano”, è diventato da diversi anni un appuntamento fisso nella nostra parrocchia, in

organo

Il M° Lorenzo Lucchini che suonerà il nostro organo il 25 giugno 2017

25n.17 aprile 2017 - la Vela

grado di attrarre anche diversi visitatori al di fuori di Ospeda-letto che rimangono sempre affascinati dalla magnificenza e dalla qualità del nostro organo. Nel periodo natalizio, invece, si è tenuto l’ormai consolidato Concerto di Natale, che ha visto la partecipazione di diverse “for-ze” musicali della nostra parroc-chia: dal coro parrocchiale ai vari strumentisti che hanno dedicato tempo e passione per la prepa-razione di un evento, che ormai da 9 anni, riscuote successo e una gradita partecipazione. Da sottolineare quest’anno è anche la nascita del “Piccolo coro San Giovanni Bosco” che ha preso parte al concerto portando una nuova aria di gioia e allegria che solo i bambini possono regalare. A giugno, in occasione della fe-sta patronale dei Santi Pietro e Paolo, ci sarà un altro concerto all’organo: il 25 giugno alle 17:30 si esibirà il M° Lorenzo Lucchini in un concerto che fa parte della rassegna “Vox organi – percorsi organistici lungo l’Adda”. Il concerto sarà preceduto alle ore 16:00 da una visita guidata alla nostra splen-dida chiesa, che riesce sempre a far nascere stupore e meraviglia a chi si sofferma a visitarla.Per concludere, vorrei soffer-marmi ancora qualche riga per porre l’attenzione sulla necessi-tà di vivere la musica all’interno di una parrocchia, ma soprattut-to all’interno di una celebrazione liturgica: non pensiamo che sia

sito

Una nuova parrocchia 2.0Con il nuovo anno pastorale che inizieremo a settembre ci sarà una novità che lancerà la nostra Parrocchia sul web e nel mondo virtuale di Internet: verrà, infatti, realizzato un sito web per la Parrocchia di Ospedaletto Lodigiano. Questo sarà possibile grazie all’impegno di un piccolo gruppo di giovani che collaboreranno tra loro e con don Luca per definire tutto ciò che sarà necessario per far conoscere la nostra comunità parrocchiale anche fuori dalle mura di Ospedaletto. Il sito conterrà tutto ciò che riguarda la nostra realtà: dalla chiesa parrocchiale all’oratorio, dagli articoli storici sulla chiesa alle novità in oratorio, dalle informazioni sulle messe agli avvisi per i vari incontri in oratorio; inoltre, se sarà possibile, saranno anche inserite raccolte di fotografie e video realizzati durante tutte le attività che si svolgono nella nostra parrocchia. Il sito web affiancherà la pagina “Oratorio don Bo-sco – Ospedaletto Lodigiano” tutt’ora presente sul social network Facebook. Appena il sito sarà realizzato e pronto per essere lanciato sul web, tutta la comunità parrocchiale di Ospedaletto verrà informata da quando e come sarà possibile utilizzare i servizi del nuovo sito web.

un qualcosa in più! Colgo sem-plicemente questa occasione per dire un grazie sincero da parte di tutta la comunità ai coristi, ai giovani e tanti altri che offrono con dedizione il loro tempo per preparare un servizio musicale degno di una celebrazione. Sicuramente c’è la necessità di altre persone, di nuove “forze”… ma per parlare di questo servirebbero altre righe e un altro articolo!

26 la Vela - n.17 aprile 2017

Nella tradizionale elevazione musicale natali-zia si sono esibiti il Piccolo Coro San Giovanni Bosco, il Coro parrocchiale, voce solista Cinzia Mola, alla chitarra Lorenzo Cattabriga, al flauto traverso Sofia Galli, all’ottavino Liu Jing, alla tromba Gianni Satta, all’organo

Marco Lazzarini e Filippo Cipolla. È stato proposto un programma molto vario ispirato al Natale, dalle melodie tradizionali ai brani appartenenti al repertorio della musica stru-mentale; un’altra occasione per accogliere con serenità e con gioia la nascita di Gesù.

Joy to the world!Elevazione musicale natalizia

Domenica 8 gennaio 2017

oratorio e dintorni

Il gruppo dei giovani e adolescenti delle parrocchie di S. Alberto e Ospedaletto in visita alla Mostra dei Presepi di Verona

Verona28 dicembre 2016

27n.17 aprile 2017 - la Vela

Siamo le ragazze e i ragazzi che hanno vissuto un’esperienza particolare: il cam-po regionale MSAC (Movimento Studenti Azione Cattolica) insieme ai circoli di Lodi, Bergamo, Pavia e Como. Il campo si è svolto nei luoghi in cui don Lorenzo Milani, un pre-te toscano del secolo scorso (1923-1967), ha svolto la sua attività pastorale (Firenze e in particolare Barbiana) e che ci ha fatto da guida durante le attività. Il suo motto, “I CARE” (mi riguarda, mi interessa), è stato fatto proprio dal MSAC come slogan associativo; ci richiama come studenti a vivere ogni aspetto della vita scolastica (e non) attivamente con gioia e passione. Il primo giorno siamo stati introdotti, grazie ad un’attività, all’evento che si terrà il prossimo 5 febbraio: il Congresso, nel quale verranno eletti i membri d’Equipe (il gruppo di ragazzi che organizzano gli incontri) e i Segretari del Movimento. Il secondo giorno ci siamo recati nel luogo più significativo della storia di don Milani: Barbiana, una piccola località nell’en-troterra toscano, vicino al comune di Vicchio, dove si trovano la chiesa e la scuola (tre stanze ricavate dalla canonica), questa è stata infatti il labora-torio in cui don Milani ha potuto mettere in pratica le sue novità in ambito pedago-

gico. Nonostante il freddo, l’esperienza è stata significativa e interessante per tutti noi, oltre che un momento di confronto grazie alla testimonianza di uno dei colla-boratori di don Milani; nel pomeriggio ci siamo recati alla parrocchia di San Donato in Calenzano, in cui don Milani svolse il compito di viceparroco, per il momento di “deserto” (un momento di spiritualità a partire dalla Parola). Il terzo giorno è stato il momento dell’in-contro con l’Equipe del MSAC di Firenze, insieme abbiamo partecipato alla Messa e abbiamo condiviso insieme la cena. Alla sera è stata poi organizzata una caccia al tesoro per Firenze che ci ha permesso di conoscere meglio la città e i nostri com-pagni di viaggio. Purtroppo l’ultimo giorno è arrivato più in fretta di quanto tutti noi volessimo e tra gli abbracci e le promesse di rivederci, ci siamo dovuti lasciare. Per noi questo campo è stato indimenticabile sia dal punto di vista formativo sia per le nuove amicizie strette.

Sulle orme di don MilaniDal 2 al 5 gennaio 2017

Il gruppo che ha partecipato al campo-invernale, tra questi i nostri adolescenti: Anna, Erica, Federica, Lorenzo, Luca, Zoe

oratorio e dintorni

28 la Vela - n.17 aprile 2017

Festa di S.Giovanni BoscoDomenica 29 gennaio 2017

oratorio e dintorni

Il 29 Gennaio scorso abbia-mo celebrato la giornata de-dicata a San Giovanni Bosco e

abbiamo cercato di conoscere meglio la sua figura durante la

Santa Messa delle ore 10.30, aiutati anche da alcuni oggetti:I birilli colorati, simbolo dell’Al-legria, che secondo Don Bosco era un elemento che non può mancare nella vita di un cristia-no, in quanto «La gioia è la più bella creatura uscita dalle mani di Dio dopo l’amore».La Bibbia invece ci richiama una delle condizioni che erano indispensabili per entrare a far parte della Società dell’Allegria, un’organizzazione creata da

Don Bosco, ovvero l’adempi-mento ai propri doveri scolastici e religiosi. Un’icona religiosa ci fa capire che «Chi prega si occupa della cosa più importante di tutte. Mentre state giocando, nelle conversazioni o in altro passa-tempo, alzate qualche volta la mente al Signore offrendo a Lui quelle azioni».Le mani che si stringono, sim-bolo di accoglienza, ricordano le parole di Don Bosco: «Chi sa di essere amato, ama. E chi è amato, ottiene tutto, special-mente dai giovani”.Don Bosco era solito tenere sempre con sé in tasca il croci-fisso, simbolo della Provvidenza, che gli era stato regalato da un sacerdote quando era ancora un ragazzo. Lo portava con sé, perché aveva bisogno di affidare a Dio ogni sua preghiera, ogni

29n.17 aprile 2017 - la Vela

oratorio e dintorni

sua decisione, ogni sua azione.Don Bosco accoglieva e intratte-neva i suoi ragazzi con esercizi di giocoleria e anche noi abbiamo trascorso, durante il pomerig-gio, dei momenti di gioco e divertimento in compagnia del Mago Action, che ha coinvolto bambini e non, in giochi di ma-gia e illusioni. La bella e ricca giornata è stata conclusa con una merenda insieme.

30 la Vela - n.17 aprile 2017

CarnevaleDomenica 26 febbraio 2017

oratorio e dintorni

Musica, Colori, allegria e divertimento non potevano non mancare anche quest’anno alla sfilata di Carnevale che, tra coriandoli e stelle filanti, ha attraversato le vie del nostro paese con i due fantastici carri di Frozen e Masha e l’Orso su cui i bambini sono potuti salire e divertirsi! Il pomeriggio di festa è terminato in piazza con balli di gruppo, la merenda e con la tanto attesa premiazione delle maschere più belle e originali.

31n.17 aprile 2017 - la Vela

UNA FIRMA: UN GESTO LIBERO, UNA SCELTA DI SOLIDARIETÀ

7 maggio 2017 - Giornata nazionale dell’8XMILLE

La Chiesa povera per i poveri di Papa Francesco è di tutti ed è per tutti. Anche l’8xmille è di tutti ed è per tutti. Perciò queste risorse, destinate alla Chiesa

cattolica attraverso il semplice gesto di una firma, sono im-portanti. Perché ogni giorno ci sono poveri sfamati nelle mense Caritas, sacerdoti che celebrano l’Eucarestia, ragazzi che giocano negli oratori, volontari che offro-no un sostegno ai bisognosi nei centri d’ascolto e d’accoglienza. Destinare l’8xmille è un appun-tamento con l’altruismo e contro l’individualismo. Non deve man-care perché renderà più dignitosa la vita di tante persone.

“La Vela” - n. 17 aprile 2017. Parrocchia SS. Pietro e Paolo OSPEDALETTO LODIGIANO.Direttore responsabile: Mario Borra - Direttore editoriale: Don Luca PomatiHanno collaborato: Lucia Bellaspiga, Anna Brizzolari, Chiara Brizzolari, Giusi Campagnoli, Filippo Cipolla, Giovanna Danelli, Enrico Galli, Sofia Galli, Daniele Malusardi, Franco Malusardi, Giacomo Poretti, Lucia VolpiFotografie: Umberto Brizzolari, Massimo Grazioli, Alessandro Malusardi, Simona Tomasi, Gruppo adolescentiProgetto grafico e impaginazione: Giografica - Stampa: Sollicitudo (Lodi)

Velala

oratorio e dintorni

32 la Vela - n.17 aprile 2017

prossimi appuntamenti

giovedì 13 aprile 2017 GIOVEDÌ SANTOIstituzione dell’Eucarestia - I ragazzi con i loro genitori saranno presenti alla S.Messa delle ore 21.00 in chiesa parrocchiale

domenica 23 aprile 2017PRIMA CONFESSIONEOre 15.00 in chiesa parrocchiale.

maggio 2017S. ROSARIO - Il mese dedicato a Maria ci troverà impegnati nella preghiera con la recita del S. Rosario alle ore 20.45

domenica 7 maggio 2017S. MESSA DI PRIMA COMUNIONEOre 10.30 in chiesa parrocchiale

domenica 14 maggio 2017S. CRESIMAOre 10.30 in chiesa parrocchiale

domenica 28 maggio 2017CHIUSURA ANNO CATECHISTICOdomenica 4 giugno 2017 - PentecostePROFESSIONE DI FEDE 14enni e 18enniOre 10.30 in chiesa parrocchiale

CONFESSIONI PASQUALILunedì 10 aprile a Orio Litta14.30 Confessioni anziani e casalinghe 17.30 Confessioni medie ed adolescenti 21.00 Confessioni adultiMartedì 11 aprile a Ospedaletto14.30 Confessioni anziani e casalinghe 17.30 Confessioni medie ed adolescenti 21.00 Confessioni adultiMercoledì 12 aprile a Livraga9.00 Confessioni anziani e casalinghe 17.30 Confessioni medie ed adolescenti 21.00 Confessioni adulti

domenica 18 giugno 2017SOLENNITÀ DEL CORPUS DOMINISanta Messa solenne alle ore 20.30 seguirà la processione per le vie del paese

dal 12 giugno al 2 luglio 2017 TEMPO DI GREST

luglio 2017CAMPI SCUOLA I ragazzi e gli adolescenti vivranno l’esperienza del campo scuola insieme ai loro coetanei delle parrocchie del vicariato e della diocesi. CAMPO MEDIE dal 3 al 9 luglio a Redagno (BZ)CAMPO ELEMENTARIdal 9 al 15 luglio a Torgnon (AO)Maggiori informazioni verranno date in seguito dai catechisti

La parrocchia dei Santi Pietro e Paolo

e l’oratorio San Giovanni Bosco,

porgono a tuttigli auguri per unaserena S.Pasqua