N°13 Febbraio 2013
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Transcript of N°13 Febbraio 2013
02
La redazione:
http://www.diecieventicinque.it/ 1968
Pag. 3 Orfani di politica di Valeria Grimaldi
Pag. 4 Porcellum dentro e fuori (sede) di Emilio Roberto Brucato
Pag. 5 Emilia-Romagna, qui la politica è di casa di Salvo Ognibene
Pag. 6 Rivoluzione Civile: vera alternativa? di Giulia Silvestri
Pag. 7 “International” http://issuu.com/dvc.international
Ci siamo quasi. A breve, tutti a votare. Il
24 e 25 febbraio sarà l'ora della politica,
forse, dopo la parentesi del governo
tecnico. Gli scenari sembrano mutare, in
quanto a volti: alcuni sempre gli stessi,
altri per fortuna diversi. Il centrosinistra,
nella coalizione PD-SEL-Centro
democratico, è reduce dalla volata
guadagnata attraverso le Primarie, che
hanno visto vincitore il segretario Bersani.
Renzi, lo sconfitto, nonostante il pressing
dei sostenitori, è tornato nella sua bella
Firenze e si è messo a disposizione del
partito, dunque senza crearne uno proprio,
al contrario di come siamo stati abituati in
questi anni. Il centrodestra, nella
di Valeria Grimaldi
coalizione PDL-LEGA (sempre quella),
vede il ritorno di Berlusconi (anche se a
detta di tutti non è lui il candidato
premier, nonostante si comporti come
tale), alla faccia delle primarie tanto
invocate: dopo l'anno di silenzio è tornato
sulla scena più in forma che mai,
portandosi dietro i suoi successi migliori
(i giudici comunisti, le colpe della
sinistra, la riforma costituzionale per dare
più poteri al premier) e individuando nel
suo radar l'obiettivo rosso da distruggere:
l'ex premier tecnico. Infatti il professor
Monti è sceso in campo, e ricopre l'area di
centro: insieme a Fini e Casini
(politicamente moribondi) crea la "lista
civica con Monti per l'Italia", ponendosi
come alternativa al duopolio
destra-sinistra, che secondo l'illustre
bocconiano, in Italia non funziona
granchè. E poi c'è Grillo: via i sindacati,
via i partiti, via il vecchio, via la destra e
la sinistra, via tutto. Colui che è contro la
televisione, ma che riesce ad utilizzarla
più di tutti gli altri. Novità delle novità è
Antonio Ingroia: l'ex pm antimafia della
Procura di Palermo, dopo il suo breve
soggiorno in Guatemala (ancor più breve
di quello prefissato con l'ONU), ottiene
l'aspettativa e si candida con "Rivoluzione
Civile": convergono in questa nuova
leghisti).
La bella politica italiana.
E noi, che stiamo quaggiù...eilà, ci
sentite?
Siamo uomini, donne, e soprattutto
giovani che stanno cercando di capire. La
crisi economica ci sta mangiando uno per
uno, non c'è lavoro, non c'è futuro, non c'è
presente. C'è solo l'attimo: l'attimo in cui
pagare le bollette e le tasse senza avere i
soldi; in cui realizzi che non potrai mai
arrivare non a fine mese, ma alla seconda
settimana del mese; in cui realizzi che hai
35 anni e non puoi permetterti una casa,
una famiglia, una vita autonoma.
C'è la mafia, la corruzione, l'ignoranza, la
paura del diverso, l'egoismo, il curarsi il
proprio orticello.
Questo nostro immane sacrificio, ci date
garanzia che serve e servirà a
qualcosa?Qualcosa di reale che
riusciremo in futuro a vedere con i nostri
occhi?
Una sola è la verità: ci sentiamo tutti
orfani, soprattutto noi giovani. Orfani di
quella politica che al tempo dei nostri
genitori e nostri nonni, era un rito di
passaggio e di iniziazione alla vita
pubblica e sociale, dove formarti, dove
capire il mondo e il Paese in cui ti trovi,
per cercare di migliorarlo.
Al contrario dei nostri padri e nonni,
reduci dalla guerra o figli del sessantotto,
che hanno visto i giorni migliori
trasformarsi in quelli peggiori, noi
abbiamo potuto vivere nei risultati
inconcludenti, nei comportamenti
meschini, sull'orlo di quel baratro che non
abbiamo contribuito a creare ma che pesa
tutto sulle nostre spalle.
La vera antipolitica è quella dove siamo
nati e cresciuti in questi venti anni.
Ma forse, proprio per questo, riusciremo
in futuro a mettere in atto una nuova
ricostruzione.
"Un impegno costruito giorno per giorno,
alle prese con le gravi contraddizioni del
reale. Sempre per costruire anzichè
distruggere" Benedetta Tobagi
esperienza il Movimento Arancione del
sindaco di Napoli Luigi De Magistris, e il
leader dell'IDV Antonio Di Pietro. Tra
delusioni ed entusiasmi per questo
"impegno" (come gli piace chiamarlo)
nella sua schiera di ammiratori e
sostenitori per il suo lavoro da
magistratro, recluta come plotone di
battaglia personalità tra le più diverse
(Ilaria Chucchi, Sandra Amurri, Saverio
Lodato, Franco La Torre e molti altri).
Facce nuove e vecchie, dicevamo. Una fra
tutte, la più insopportabile: il Porcellum,
questo odioso sistema elettorale che non
garantisce alcuna stabilità e che mette
tutto il potere nelle mani dei segretari di
partito, di buona parte di quegli stessi
partiti che in questi sei anni "non sono
riusciti" a cambiarlo. Il PD ha provato a
dare rimedio, riuscendoci in parte, tramite
le "Parlamentarie" del 29 e 30 Dicembre,
e successivamete, eliminando gli
"impresentabili" (come Crisafulli) ma al
tempo stesso tenendosene altri (come il
più votato, il messinese Francantonio
Genovese). Anche il PDL è propenso
nell'eliminare i "perseguitati dai giudici"
(da un Nicola Cosentino che non ne vuole
sapere, a persino il braccio destro del
Premier Marcello Dell'Utri). Staremo a
vedere se saranno dei veri silurati
(improbabile), o dove verrano ricollocati.
Le cose sembrano lineari e trasparenti, e
probabilmente è questo un primo punto di
partenza. Ma se si fa qualche passo
indietro e si guarda al quadro d'insieme, la
situazione di oggi è meno confortante che
mai.
Grillo corre da solo. Ingroia corre da solo.
Bersani apre-non apre a Monti, ma si
ritrova con il suo coalizzato Vendola che
non vuole Monti al governo, al massimo
per le riforme. Allo stesso modo, Casini
non vuole Vendola (e il sentimento è
perfettamente corrisposto). Maroni non
vuole Berlusoni premier (ma intanto il suo
nome è lì sul simbolo), e fa il nome di
Tremonti (con Berlusconi all'Economia):
Tremonti non vuole Berlusconi
all'Economia, e Berlusconi non vuole
Tremonti come capo del governo. Intanto
Alfano ha compreso che è meglio sedersi
per aspettare di capire se continuerà ad
essere il Delfino (di Berlusconi) o se
potrebbe subentrare qualche Trota al suo
posto (sembra ce ne siano tante fra i
03
Orfani di politica
Alla fine del 2011 viene formato un
comitato spontaneo che in pochissimo
tempo raccoglie 1,2 milioni di firme per
l'abrogazione totale della legge. Qui però
la Corte Costituzionale ne ha negata la
validità perchè lo Stato rimarrebbe senza
legge elettorale. Infatti la precedente, il
Mattarellum, è stata abrogata.
Per non parlare poi delle vane promesse
di politici di tutti i colori che hanno
vaneggiato lungamente su sistema
maggioritari o proporzionali, sul collegio
uninominale a mono o doppio turno,
ispirandosi abusivamente a sistemi
tedeschi, francesi, inglesi, spagnoli...
senza concludere un bel niente.
Ultimo in ordine di tempo è il governo
tecnico che avrebbe avuto un senso solo
se fosse stato capace di mettere d'accordo
tutti su una nuova legge elettorale.
Ennesimo fallimento e rieccoci di nuovo
alle elezioni con quella “legge porcata”
E come se non bastasse esiste anche un
altro porcellum che fin dalla notte dei
tempi (repubblicani) punisce il voto degli
italiani all'estero.
Negli scorsi giorni è stato molto dibattuto
sui giornali la proposta di uno studente
Erasmus che vorrebbe far votare chi si
trova nelle sue condizioni per le politche.
La proposta non è stata neanche presa in
discussione dal Parlamento che in realtà
soffre di inerzia anche su un'altra proposta
(ddl 3054 al Senato) che permetterebbe ai
circa 800mila fuori sede di votare nella
prefettura del domicilio in tutta Italia. E'
stata scritta da un gruppo di studenti
siciliani e portata in Commissione dai
senatori Ceccanti e Pardi. Il ddl è fermo lì,
l'unico risultato concreto è stato l'impegno
del Governo (dimissionario) a farsene
carico. Purtroppo ancora oggi nell'Italia
del voto universale e dell'uguaglianza
sociale, la legge non prevede il voto di chi
si trova fuori dalla propria residenza per
studio o lavoro. I malpensanti potrebbero
sospettare che proprio quelle sono le
persone che, dotate di cultura elevata
possano votare chi non regge con
sfacciataggine le lusinghe del potere.
E al potere conviene stare così.
regioni della stabilità sono sempre
Lombardia, Sicilia, e Campania rendendo
il meccanismo elettorale scorretto e
inadeguato.
L'unica certezza è che oggi come ieri, il
porcellum consegna alle segreterie dei
partiti il potere di decidere chi verrà eletto
in parlamento perché impedisce agli
elettori di scegliere il candidato preferito.
Non proprio in linea con il principio
costituzionale di sovranità del popolo
nella scelta dei propri rappresentanti.
Tecnicamente è una legge elettorale di
tipo proporzionale corretto con premio di
maggioranza, un sistema che non piace a
nessuno. In questi anni sì è parlato molto
di modificarla o cancellarla ma ogni
tentativo è andato a vuoto. Come i
referendum.
Ci hanno provato nel 2007, Mariotto
Segni e e il so entourage con tre referen-
dum abrogativi che modificavano solo
alcune delle parti della legge neanche
troppo controverse. Peccato che la
calendarizzazione prevista nel maggio
2008 è stata stoppata a causa della stessa
legge che ha reso il governo Prodi
instabile. Il governo cade e i referendum
sono rinviati all'anno dopo il 15 giugno.
Quorum mancato come da tradizione
balneare.
L'8 settembre del 2007 in piazza
Maggiore a Bologna Beppe Grillo
raccoglie le firme per tre leggi di inizia-
tiva popolare (Parlamento Pulito) di cui
una sulle preferenze della legge Calderoli.
Le firme però non verrano mai discusse in
parlamento e si estinguono con la fine di
questa legislatura.
di Emilio Roberto Brucato
"Un po' meno orgoglioso sono della legge elettorale che si dovrà riscrivere, glielo dico francamente, l'ho scritta io ma è una porcata. Una porcata fatta volutamente per mettere in difficoltà una destra e una sinistra che devono fare i conti col popolo che vota"
Era il 15 marzo 2006, sono passati 7 anni
e la “porcata” ben presto rinominata
Porcellum da Giovanni Sartori (già
battista del Mattarellum), non solo non è
stata riscritta ma vive e lotta insieme a
noi. Per non morire, s'intende.
Le incredibili parole dell'allora ex
ministro delle riforme si riferiscono
all'attuale legge elettorale.
Una legge che all'epoca, con le imminenti
elezioni, era mirata essenzialmente a
impedire o ridurre al minimo la vittoria
del centrosinistra. Infatti così fu, vinse la
coalizione di Romano Prodi con una
maggioranza risicata al Senato che non gli
permise di durare più di 2 anni. Nel 2008
si tornò a votare di nuovo con la stessa
legge ma il risultato fu l'opposto: il
centrodestra vinse con una larghissima
maggioranza. Oggi si torna a votare
ancora con la stessa porcata e non
sappiamo tuttora chi favorirà perchè nel
frattempo le carte si sono mescolate ma le
04
Porcellum dentro e fuori (sede)
“colonia” per candidati di ogni regione
La Lega Nord conferma i parlamentari
uscenti Gianluca Pini (capolista alla
Camera) e Fabio Rainieri, secondo nella
lista per il Senato alle spalle di Giulio
Tremonti.
Il capolista alla Camera per l’Udc è Gian
Luca Galletti, parlamentare bolognese
uscente.
Al secondo posto della lista c’è Silvia
Noè, cognata del leader dallo scudo
crociato e attuale consigliera regionale.
Sia l’Udc che Futuro e libertà di Fini
hanno esibito le loro liste solo per Palazzo
Montecitorio mentre al il Senato si
presentano “Con Monti per l’Italia”.
Nel movimento a 5 stelle le capoliste per
Camera e Senato sono Giulia Sarti e
Michela Montevecchi, 372 e 234 voti
nelle consultazioni online. Insomma, per i
“grillini” le cose non vanno come per le
scorse amministrative nel territorio.
Matteo Viscardi, nono in lista al Senato,
esce allo scoperto. “Per eleggermi l’M5S
dovrebbe ottenere il 36% in
Emilia-Romagna", ero stato zitto solo
"per non rovinare il risultato elettorale del
movimento". La reazione è dovuta alle
dichiarazioni di Grillo "Ce li abbiamo
ancora 3 o 4 rompicoglioni dentro le liste,
per fortuna sono giù in basso ma ce li
siamo tenuti".
A seguito della candidatura di Giovanni
Favia nella lista “Rivoluzione Civile”, si
giocherà una partita nella partita. In
Emilia Romagna i cinque stelle per la
prima volta sono entrati nel consiglio
comunale di una grande città, con Favia a
Bologna, poi l’exploit in regione e
Pizzarotti a Parma. Insomma la tenuta (o
resa dei conti) del movimento cinque
stelle passa da questa regione e non è un
caso.
Il caso “terremerse” è passato, il
Presidente Errani, dopo il tragico evento
della scorsa primavera, è stato nominato
commissario straordinario per la
ricostruzione e rumors dalla buvette di
Viale Aldo Moro lo danno già nel
prossimo governo se il Pd vincerà le
elezioni.
Sarà che si torna a votare prima
dell’estate?
anni, precaria, che a sorpresa ha
sbaragliato gli avversari alle primarie, è al
ventiduesimo posto in lista.
Insomma, niente Genovese o roba simile.
I capilista per Camera e Senato sono
Franceschini (seguito da De Maria) e
Josefa Idem (campionessa mondiale e
olimpica di canoa) seguita da Maurizio
Migliavacca.
Centro Democratico schiera Bruno
Tabacci alla Camera e Gianni Rivera al
Senato con qualche malumore del partito
di Donadi. Sel inceve propone il suo
leader Nichi Vendola per la Camera e
Massimo Mezzetti e Elena Tagliani per
Palazzo Madama.
Per l’Italia dei Valori potremmo anche
parlare di “questione bolognese”, dopo le
vicende che hanno coinvolto tutto il
partito, adesso si ritrova senza simbolo ad
appoggiare l'espulso più celebre dei 5
Stelle che accetta la chiamata per correre,
dietro al capolista Antonio Ingroia e
davanti ad Antonio Di Pietro, nella lista
Rivoluzione Civile in Emilia Romagna.
Al Senato Oliviero Diliberto, Antonio
Borghesi, Mario Galasso. Resta fuori
Silvana Mura.
Anche Berselli dopo 30 anni saluta il
Parlamento insieme a Bettamio e
Garagnani. Capolista alla Camera sarà l'ex
ministro Michela Vittoria Brambilla e al
Senato Silvio Berlusconi, seguito da Anna
Maria Bernini, Carlo Giovanardi e l'ex
presidente del Coni Franco Carraro.
Rivoluzione nel partito berlusconiano. Il
Pdl perde quasi tutta Forza Italia ed
implode così l’Emilia diventa una
05
di Salvo Ognibene
Primarie. Primarie. Primarie. Adesso i
manifesti "L’Italia giusta" con Pierluigi
Bersani capeggiano per le vie di questa
regione e per il suo capoluogo, Bologna,
punto fermo di quest’Italia, per tutti.
Qui la politica è di casa e la
partecipazione è sempre alle stelle, ma
questa è un’altra storia come direbbe
qualcuno.
Nella campagna elettorale che si sta
affrontando, personalità e vicende legate a
questa regione sono passate alla ribalta
nazionale non sono mancate sorprese e
malumori, in tutti gli schieramenti.
Dalla partecipazione record delle primarie
dei “padroni di casa”, alla candidatura di
Giovanni Favia, passando per il caso
“Bolognesi-Zampa” ed arrivando perfino
a Silvia Noè, cognata di Casini.
Fini, Casini, Bersani, leader di diversi
partiti che provengono tutti dalla stessa
terra
Insomma l’Emilia Romagna non si fa
mancar nulla.
Cécile Kashetu Kyenge, vive a
Castelfranco Emilia ed è stata inserita al
settimo posto nel listino regionale dei
democratici, sarà la prima deputata
“africana”. Di Modena è Giuditta Pini, 28
Emilia-Romagna, qui la politica è di casa
di Giulia Silvestri
Dieci punti esposti nel manifesto Io ci sto
riassumono il pensiero di Rivoluzione
Civile e dei partiti e movimenti che la
compongono. Dieci punti che riprendono i
principi sanciti nella Costituzione:
dall’affermazione della legalità a quella di
uno Stato laico; dal sostegno alla scuola
pubblica, tramite la valorizzazione della
cultura, a uno sviluppo economico
rispettoso dell’ambiente e dei diritti,
ribadendo soprattutto quelli dei lavoratori;
da una politica antimafia efficace ad una
lotta più profonda alla corruzione,
passando attraverso gli incentivi per
l’imprenditoria, l’eliminazione dei partiti
dai consigli d’amministrazione e dagli
enti pubblici, il ripristino del falso in
bilancio e una vera legge sul conflitto
d’interessi.
Ciò che sorge spontaneo domandarsi è
cosa in concreto voglia fare Rivoluzione
Civile, per far sì che questo programma
venga attuato.
Antonio Ingrioia ha deciso di impegnarsi
in prima persona a queste elezioni, a metà
Dicembre. Preceduta dalle voci di
corridoio, la sua decisione è arrivata
contestualmente al lancio del manifesto e
con essa ha chiesto l’aspettativa per
motivi elettorali al Consiglio Superiore
che in una votazione online rispondono
positivamente.
È Pepino che, in una lettera pubblicata sul
sito del comitato, spiega le ragioni che
hanno portato a una rottura: Cambiare si
può aveva posto al centro del proprio
programma due opzioni irrinunciabili . La
prima è “una netta alternativa al liberismo
e al governo Monti, sulla base di una
diversa idea di Europa, di sviluppo, di
politiche per uscire dalla crisi e di
centralità del lavoro”. L’altra è, come
accennato, “una netta alternativa al
sistema politico che ha caratterizzato gli
ultimi decenni”.
Seguendo il cammino verso le elezioni
sorgono altre perplessità e alcune delle
persone che prima hanno sostenuto
Ingroia, chi con dei dubbi e chi con
slancio e voglia di cambiamento, adesso
cominciano a ritirare il loro appoggio.
Nei giorni scorsi sembrava facesse parte
di questa lista di persone, anche Salvatore
Borsellino, ma lui stesso ha in seguito
smentito ciò che hanno scritto alcuni
giornali, spiegando che le sue critiche
erano rivolte, ancora una volta, al metodo
in cui si sta realizzando il progetto di
Antonio Ingroia, e non al progetto stesso.
La conferma di questi timori si è avuta
proprio con la presentazione delle liste:
Ingroia è primo alla Camera in tutte le
circoscrizioni.
Scorrendo, poi, i nomi di coloro che, se
verrà raggiunto il 4%, verranno eletti,
viene da chiedersi nuovamente dove sia la
tanto preannunciata società civile,
composta da persone capaci e attive in
vari campi e nuove alla politica, così
schiacciata dai partitini che, in un nuovo
tentativo di auto-riciclarsi e accaparrarsi
l’agognata poltrona, rischiano di ripetere
l’errore della Sinistra Arcobaleno.
Antonio Ingrioia ha deciso di impegnarsi
in prima persona a queste elezioni, a metà
Dicembre. Preceduta dalle voci di
corridoio, la sua decisione è arrivata
contestualmente al lancio del manifesto e
con essa ha chiesto l’aspettativa per
motivi elettorali al Consiglio Superiore
della Magistratura.
Varie voci dell’antimafia hanno espresso
la loro contrarietà alla sua candidatura per
vari motivi: la più grande preoccupazione,
espressa molto bene da Nando dalla
Chiesa in un articolo di fine anno su La
Stampa, è la strumentalizzazione della sua
candidatura a causa delle grandi inchieste
di cui si è occupato in magistratura. Dalla
Chiesa scrive: “Proprio perché sei stato su
un terreno così minato devi garantire agli
occhi di tutti una personale condizione di
terzietà”.
Una nascita tra luci e ombre, quella di
Rivoluzione Civile: ciò che si prefigge
inizialmente è il mettere in prima fila la
società civile e solo dopo i partiti che la
sostengono (Italia dei Valori,
Rifondazione Comunista, Comunisti
Italiani, Federazione dei Verdi,
Movimento Arancione, La Rete 2018).
Ciò che è emerso in questi giorni e che
continua a emergere, tuttavia, è che i
partiti non hanno fatto quel passo indietro
che avrebbero dovuto fare; in più è stato
contestato il metodo di scelta dei
candidati, perché proprio sulla scia di
quello dei partiti, e poco incline a dare
ascolto ai territori.
Quest’ultimo aspetto si è risentito anche
in Emilia Romagna con la candidatura di
Giovanni Favia, ex Movimento 5 Stelle: il
comitato Cambiare si può della regione ha
espresso il suo dissenso su come il
candidato è stato scelto, cioè con
un’imposizione dall’alto. Una scelta che
Ingroia ha preso senza consultare chi vive
dove Favia ha operato fino ad ora.
Proprio queste imposizioni e questo
metodo sono stati uno dei motivi della
rottura del comitato di gestione di
Cambiare si può con Rivoluzione Civile.
Dopo un’iniziale collaborazione, infatti,
Livio Pepino, Marco Revelli e Chiara
Sasso si distaccano rimettendo la
decisione di proseguire insieme a Ingroia,
ai promotori stessi di Cambiare si può,
06
Rivoluzione Civile: vera alternativa?
a BOLOGNA in PIAZZA MAGGIOREmaggiori informazioni su diecieventicinque.it
Faccia-mocil’Eu-ropa
L’Italia ormai è troppo piccola per risolvere da sola i suoi problemi: Cina, India,
Giappone, Russia, l’America che raddoppia...Va bene, ma non abbiamo l’Europa per questo?Eh no che non ce l’abbiamo. L’Europa, fatta così, non ci
appartiene: al massimo siamo utenti, non cittadini.Ma se provassimo a rifarla in un altro modo? Con più, come dicono i greci, più “dimokratìa”? E quindi con meno banchieri, per logica conseguenza.
L’occasione ci sarebbe: nel 2013 in tre dei principali paesi europei (Francia, Germania, e noi) avremo con ogni probabilità tre governi di centrosinistra.
Saranno tre altri governi delle banche? O possiamo provarea chiedergli qualcosa di meglio, a gran voce e tutti insieme?
(1914-2014: fra poco è un secolo che l’Europa non c’è più)
Ma�a
ma ionon sono Stato
Operai
e Sud
E’ il principale problema d’Italia, quello che ci impoverisce di più. Non è una patologia criminale ma
il principale potere economico del paese, che ormai fa da modello anche a molta economia legale. “Tratta” con tutti, e sempre ottiene qualcosa. Ma ha un punto debole: è molto vulnerabile alla mobilitazione popolare. Negli anni Novanta è andata molto vicina ad essere sconfitta, e s’è salvata solo grazie alla “timidezza” dello Stato. Adesso bisogna:- Confiscare TUTTI i beni mafiosi o frutto di malversazione, di corruzione o di grande evasione fiscale;- Assegnarli alle cooperative di giovani lavoratori, e sostenerle adeguatamente; anagrafe dei beni confiscati; sgravi fiscali ai commercianti che se ne fanno clienti; - Vigilare (comuni, regioni, assemblee cittadine) sull’applicazio-
ne, cacciando i funzionari incapaci;- Punire seriamente gli scambi politico-mafiosi (riforma 416ter).
La mafia, se ci decidiamo davvero, può essere non solo sconfitta, ma eliminata del tutto. A condizione di cominciare dai sedicenti “non-mafiosi” (nelle imprese, nella politica, nello Stato) senza il cui aiuto e complicità non potrebbe sopravvivere un solo giorno.
Era una parola nobile, adesso è schiavitù. La crisi economica non pesa perché gli operai
“pretendono”, ma perché troppi imprenditori non sanno fare il loro mestiere (vedi Fiat) o portano
tutto all’estero, alla faccia della (nostra) economia. Bisogna:- Applicare l’art.41 della Costituzione (”programmi e controlli opportuni perché l'attività economica pubblica e privata possa essere indirizzata e coordinata a fini sociali”);- Applicare l’art.42 della Costituzione (”esproprio per motivi di interesse generale”) per sanzionare le delocalizzazioni, l’abuso di precariato e il mancato rispetto degli accordi di lavoro;- Separazione fra capitale finanziario e industriale; tetto alle partecipazioni finanziarie nell’editoria; Tobin tax;- Regolarizzare i rapporti di lavoro precari o di fatto;- Gestione pubblica dei servizi pubblici essenziali (scuola, università, difesa, acqua, energia, infrastrutture tecnologiche, credito internazionale); ristrutturazione della Rai su base pubblica; limite regionale per l’emittenza privata;- Progetto nazionale di messa in sicurezza del territorio, sul modello TVA, come volano economico soprattutto al Sud; divieto di ulteriori cementificazioni;- Responsabilità degli amministratori per il mancato uso di fondi;- Controllo del territorio nelle province ad alta intensità mafiosa.
ncora questo non è i Siciliani, ma
solo un foglio in cui si parla
di loro. I Siciliani
giovani è in rete da
un anno, è presente in una decina di
città con una rete di giovani giornalisti che ha pochi eguali in Italia.E allora, come mai non siamo ancora in edicola? Semplice: i soldi. La sottoscrizione è riuscita bene fra i lettori poveri, ma non fra gli amici più titolati: la maggior parte dei quali ci colma generosa- mente di auguri e lodi, che però tipografi e cartiere tendono a non accettare.
* * *Dopo un anno di buon lavoro, sul livello professio- nale dei Siciliani giovani c’è poco - crediamo - da eccepire. In Lombardia come in Sicilia i nostri redattori fanno il loro dovere, scrivono, fanno inchieste, subiscono avverti-menti e querele. Vecchi colleghi e giornalisti nuovi lavorano tranquillamente a questo prodotto collettivo, che ha il suo baricentro (2013!) nella rete ma che ha bisogno anche dell’edicola come fatto simbolico e di “ritorno in campo” pieno e totale.Perciò abbiamo poco da aggiungere. Sostenete i Siciliani, in quest’ennesima incarnazione della sua lunga storia. E’ un giornale di giovani, è un giornale di profondissime radici. Ne ha bisogno la Sicilia, ne ha biso-gno il Paese. Non tradite con la vostra indifferenza coloro che stanno lottando anche per voi.
TRATTATIVEL’anellomancante
MILANO
CATANIA
CULTURA
“Expo fugit”,sospiròil poeta...
“Ragazzo,niente sport:sei di Librino”
Tutto il cinemadi GiuseppeFava
Murodi gomma
“La mafia? A Catania non esiste”. “La mafia? Non c’è mafia a Roma”. “La ‘ndrangheta? Qualche caso isolato, qui a Milano”. Quante volte s’è sentito questo discorso, borbottato da un politico o elaborato con molti particolari mediatici da un giornale. Eppure la mafia c’era, fin dal primo momento. Pochi magistrati a combatterla, e fra noi giornalisti qualche collega eccentrico e qualche ragazzo. Così siamo arrivati fin qui. Ed ecco cosa c’era dietro il loro muro di gomma. Adesso, tutti i problemi sono esplosi - ma la mafia per prima, perché è la cultura mafiosa, l’economia mafiosa, il potere mafioso a far da modello per tutto il resto. La mafia, e tutti i suoi inconsapevoli allievi a ogni livello.Forse non è ancora troppo tardi, a condizione di muoversi subito e con durezza. A monte, una scelta precisa: non ci
fidiamo più della loro informazione. Perciò ce la facciamo da noi. Facciamola tutti insieme (noi diciamo “in rete”, in più sensi), e oggi tecnicamente si può. Ma senza vip e senza guru. Da noi, al centro della nostra moderna e sofisticata rete c’è in fondo un modesto doposcuola di quartiere.
ISICILIANI.IT
DA’ UNA MANOA RIPORTARE IN EDICOLA I SICILIANI:IBAN Banca EticaIT 28 B 05018 04600 000000148119(“Associazione Culturale I Siciliani Giovani")
oppure C/C 001008725614(Conto corrente postale “Assoc.CulturaleI Siciliani Giovani, via Cordai 47, Catania”)
“A che serve essere vivi,se non c’è
il coraggio di lottare?”Giuseppe Fava
Il foglio de
gennaio 2013
www.
OCCHIELLOOCCHIELLORicordarelavorandoOgni anno a Catania i cittadini liberi si incontrano, il 5 gennaio, nel luogo dove i padroni della città fecero uccidere Giuseppe Fava. Saremo tutti lì alle 17. Più tardi, al Centro Zo, c’è un ricordo organizzato dalla Fondazione Fava. Infine, alle 21 a Cittàinsieme in via Siena, c’è l’assemblea dei Siciliani giovani, per fare il punto sul giornale e organizzare il lavoro e la solidarietà.Senza grandi parole ma col laoro
MILANO
Alla faccia dei Maya(e della ‘ndrangheta)Non è finito il mondo, creduloni che non siete altro. Niente asteroidi infuocati nè pestilenze. Almanacco gregoriano batte calendario Maya, un sospiro di sollievo per le agende 2013 di politici, tecnici e magistrati in coda alle urne dorate: son colme di appuntamenti, peccato dar buca a qualche coalizione. Siamo salvi, per Giunone! Ci si era allarmati tutti, qualcuno è fuggito sui monti, altri han fatto scorta di farina. Una pendolare su un treno lombardo, più carro merci che passeggieri: "Io non voglio morire al lavoro, domani non vado in ufficio!". Signori miei, non bisogna campar cent'anni per profetizzare che questo mondo finirà solo quando finiremo noi di farci solleticare le orecchie coi talk show di prima e seconda serata. Fuori dalla scatola parlante del salotto, oltre gli angoli del maxi schermo full hd, sono accaduti fatti incredibili: operai di destra e sinistra sono scesi insieme nelle piazze d'Italia e hann occupato le fabbriche. Giovani studenti milanesi hanno sostenuto con presidi e manifestazioni le vittime del potere mafioso: come la piccola Denise Cosco, loro coetanea, o Loreno Tetti, paninaro strozzato dagli usurai. E mentre addobbavamo l'alberello mettendo al fresco lo champagne, il direttore di Altomilanese, settimanale d'inchiesta di Magenta, riceveva un proiettile in busta chiusa con
tanto di auguri per un felice anno nuovo e la sua foto.Quasi in contemporanea, la casa editrice Blu Edizioni decide irrevocabilmente di chiudere i battenti con la testata, condan-nando l'intera redazione a morire senza uscire nelle edicole. A meno che qualcuno, riconoscente di essere sopravvis-suto ai Maya, dia il suo sostegno evitando l'estinzione di questi
Tanti giornali giovaniIn rete e per le stradeL’idea dei Siciliani giovani è nata (in quest’ultima versione) in una riunione a casa di Giambattista Scidà nell’estate del 2011: fare una rete di testate giovani di base, sia su carta che su web, sviluppare insieme un sito, una rivista pdf e una serie di ebook e, prima o poi, riportare in edicola un giornale ispirato ai Siciliani di Giuseppe Fava. Le testate che hanno aderito finora sono I Cordai, La Periferica e Ucuntu (Catania), Il Clandestino (Modica), Telejato (Partinico), Stampo Antimafioso (Milano), Diecieventicinque (Bologna), CtZen (Catania), La Domenica Settimanale (Napoli), Generazione Zero (Ragusa),
GENERAZIONI
Non illusi,non rassegnatiE’ possibile ricominciare la lotta, una generazione dopo,di un giornale come I Siciliani? Noi siamo sicuri di sì, perché noi questo filo non l’abbiamo interrotto mai. Molti dei nostri redattori non erano nati, al tempo dei primi Siciliani. Ma adesso, i Siciliani sono loro.
Catalano, Carmelo Catania, Giulio Cavalli, Antonio Cimino, Giancarla Codrignani, Dario Costantino, Tano D’Amico, Fabio D’Urso, Jack Daniel, Riccardo De Gennaro, Giacomo
Di Girolamo, Rosa Maria Di Natale, Francesco Feola, Norma Ferrara, Pino Finocchiaro, Paolo Fior, Enrica Frasca, Renato Ga- lasso, Rino Giacalone, Giuseppe Giustolisi, Carlo Gubitosa, Sebastiano Gulisano, Bruna Iacopino, Massimiliano Nicosia, Max Guglielmino, Diego Gutkowski, Bruna Iacopino,
Margherita Ingoglia, Kanjano, Gaetano Liardo, Sabina
Longhitano, Luca Salici, Michela Mancini,
Antonio Mazzeo, Martina
Mazzeo, Emanuele
Midoli, Lu-
ciano Mirone, Pino
Maniaci, Attilio Occhipinti, Salvo
Ognibene, Antonello Oliva, Riccardo Orioles, Pietro Orsatti, Salvo Perrotta, Giulio Petrelli, Aaron Pettinari, Giuseppe Pipitone, Antonio Roccuzzo, Vincenzo Rosa, Luca Rossomando, Giorgio Ruta, Luca Salici, Daniela Sammito, Miriana Schillaci, Mario Spada, Sara Spartà, Giuseppe Spina, Giudrppe Teri, Marilena Teri,
Fabio Vita, Salvo Vitale, Chiara Zappalà, Andrea
Zolea.
OCCHIELLO
La nave per Catania,i carbonari, la Marsigliese
Inutile girarci intorno: Napoli non è una città normale. Il giornalista deve fare il giornalista: documentare, indagare e fare domande e se non ti rispondono fare di nuovo domande. Almeno io cosi intendo la professione di cronista. L'esperienza più bella di quest'anno passa per l'imbarco sulla nave Napoli-Catania. Il tempo dell'ormeggio e già ero a gustarmi un cannolo alla crema. Arriva la vecchia 500 di un volontario ed eccomi al Gapa nel cuore di San Cristoforo - zona della famiglia mafiosa dei Santapaola. Qui un manipolo di “pazzi” guidati dal capitano Giovanni Caruso da circa 20 anni lavora con le bambine e i bambini, le ragazze e i ragazzi e le famiglie del quartiere realiz. zando un mensile porta a porta
(in senso buono), i “Cordai”.Mi sono ritrovato in una riunione di carbonari composta da volontari, attivisti, colleghi e ex redattori di Pippo Fava, per i nostri “Siciliani Giovani”. Passione, grinta, scambi accesi, maleparole, riflessioni, visioni del mondo: è come aver partecipato ad una sinfonia di orchestra che intonava la Marsigliese. Ecco la stampa, bella, non la fermi.
Arnaldo Capezzuto
Radio Marsala.it (Marsala), DaSud (Calabria), Mamma! (Bologna), Antimafia Duemila, Liberainformazione, Agoravox.Il giornale è fatto da Gian Carlo Caselli, Nando dalla Chiesa, Giovanni Caruso, Giovanni Abbagnato, Francesco Appari, Lorenzo Baldo, Valerio Berra, Nando Benigno, Mauro Biani, Lello Bonaccorso, Paolo Brogi, Luciano Bruno, Anna Bucca, Elio Camilleri, Giulio Cavalli, Arnaldo Capezzuto, Giovanni Caruso, Ester Castano, Salvo
cronisti di provincia che tenacemente rompono le scatole a 'ndrangheta e malapolitica. Per un 2013 libero nel diritto al lavoro, libero nella pura bellezza della lotta antimafia.
Ester Castano
GIORNALI
Il disastro nascostoe il tempo di ricostruireSono stati pochi, nel giornalismo italiano, i giornali come i Siciliani di Giuseppe Fava, completamente liberi e senza - neanche indiretto - alcun padrone. Se tutti fossero stati così. Se tutti avessero potuto scrivere solo e semplicemente la verità. Se avessero avvertito in tempo chi si fidava di loro di ciò che l’Italia stava diventando.La mafia, non denunciata in tempo, è molto più potente di prima. Speculatori e corrotti, trattati come grandi industriali, hanno portato avanti la crisi. La politica stessa, fra adulazioni e carriere, s’è trasformata in un’altra cosa. Adesso, toccato il fondo, molti sentono che è tempo di risalire.
5 GENNAIO
I Siciliani giovani, registr.TribunaleCatania n.23/2011 del 20/09/2011,dir.responsabile Riccardo Orioles
Progetto grafico diPiergiorgio Maoloni(da un inedito del 1993)
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IT 28 B 05018 04600 000000148119(“Assoc.Culturale I Siciliani Giovani")
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NAPOLI
CON I SICILIANI
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Stazione Bologna Centrale
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