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    EditorialeMILANO: COME SFUMANO 21 MILIARDI DI EURO?L.B.G.

    Ci ricordiamo certo tutti quell'impa-reggiabile coppia di attori comici -Gabriele Albertini e Riccardo de Co-rato, nella loro riuscitissima masche-ra di sindaco e vicesindaco - quandoa chi si lamentava dell'alto prezzodelle case a Milano rispondevano: " Imilanesi dovrebbero ringraziarci sele case costano care perche li abbia-mo fatti ricchi". Poi si sono accortiche dovendone comprare una miseramanciata (niente rispetto al fabbiso-gno) per sistemare alcune famiglie insituazione insostenibile, il Comuneper primo le pagava care, troppo ca-re. Ma veniamo a oggi. Le ultime ri-levazioni dei prezzi a Milano ci di-cono che mediamente nellultimoperiodo i valori immobiliari sonoscesi del 10%. Allora, tanto per ca-pirci, facciamo due conti con in ma-no i dati del censimento del 2001 edunque certamente per difetto.A Milano ci sono 60 milioni e 772mila metri quadri di superfici desti-nate a residenza e se le valutiamo alprezzo medio di 3.500 al metroquadro, per star bassi, farmo Ia bellasommetta di 212.701 milioni di euroo se preferite 212 miliardi e rotti d: laperdita di valore e quella che dice-vamo: 21 miliardi. Davvero le casevalevano quelle cifre? Davvero sia-mo pili poveri? Si ma. Ma dobbiamodistinguere tra valore di mercato evalore d'uso, tra chi 1a possiede e laabita e chi la vuol compare 0 vende-

    reo II discorso ci porta lantana: quan-do si parla della casa bisogna andarcauti, non e un bene commercialecome tutti gli altri e il mercato nonha mai le caratteristiche di un liberomercato competitivo ma piuttosto diun oligopolio diffuso. Per i cultoridel libero mercato oggi la sua manainvisibile ha fatto ai risparmiatori ilgesto dell' ombrello e non solo ai pro-prietari di casa. Ma i dati statisticisulle abitazioni sollecitano anchequalche altra curiositaQuanto vale 1a rendita di posizionecomplessiva a Milano, quella chevolgarmente chiamiamo speculazio-ne? Presto fatto: dai 212 miliardi divalore togliamo il costo di costruzio-ne, progettazione, oneri di urbanizza-zione e ci restano almeno 140 miliar-di di euro di rendita di posizione purasolo per Ie case d'abitazione e ag-giungiamoci gli uffici e tutto il resto.Sono stato prudentissimo in tutte Iecifre, probabilmente si tratta di moltodi pili. Un ultimo dato, poi veniamo anoi: i1patrimonio pubblico di ediliziaresidenziale rappresenta il 6% deltotale, il pili basso in Europa toltaforse la Grecia. Ma dove vogliamoarrivare con questi discorsi? In primoluogo e evidente che la casa (hou-sing, public housing, social housing ecosi via neologicizzando) ha bisognodi strutture pubbliche cha tenganomonitorato il mercato quasi quanto edi pili del mercato finanziario, e dun-

    que va ripristinato il Ministero dellacasa e l' Assessorato alla casa neiCornuni, senza questa strana vergo-gna di usare il termine "popolare" enon certo per compiacere Berlusconiche di "popolo" si riempie vanamen-te la bocca rna perche popolare non eun insulto.Dobbiamo separare il problema dellacasa da quello pili generale dell'ur-banistica: e vero che non c'e edi1iziase non ci sono aree urbanisticamentedisponibili ma non e asso1utamentevero che basta questa disponibilitaperche le case si facciano. Illoro va-lore dipende da molti fattori che at-tengono al val ore complessivo di unacitta, che non si misura solo in termi-ni monetari come ho fatto io sinora inquest'articolo ma anche pensando adaltre e ben pili articolate fattispecie divalori, dalle infrastrutture ai servizisociali, dalle istituzioni alIa perce-zione di benessere.II val o re e quindi la "ricchezza" diuna citra sararmo l'oggetto di una se-rie di articoli che compariranno suquesto giomale, cominciando da og-gi, con quello firmato da Franco Mo-rganti.Vogliamo capire in che cosa consistala ricchezza della citra per capire do-ve vadano indirizzati gli sforzi e lescelte politiche per mantenere, possi-bilmente accrescere ma anche megliodistribuire questa ricchezza.

    Ambiente e scienzaLAMBRO E LEE RIVER. UN CONFRONTO IMPOSSIBlLE

    Francesco BorellaAnche gli inglesi avevano, nei din-torni della grande Londra, una speciedi Lambro: un fiume, il Lee River,affiuente in sponda sinistra, e quindida nord, del Tamigi, assai degradatoe inquinato, lungo il quale si eranovenute localizzando nel tempo vastearee destinate all' escavazione dighiaia.e sabbia.M a, in un paese in cui la pianifica-zione del territorio non c'e solo sullacarta, dopa amri di studi e proposte,maturati nell'immediato dopoguerracome sviluppi del piano di Londra diAbeJl;.t;Qmbie, il Parlamento ne1 19-67 a~a assunto una decisione po1i-tica idonea a innescare una decisainversione di tendenza e aveva isti-tuito ilLee Valley Regional Park. Si

    era cosi avviato un processo, svilup-patosi per quarant'armi e che in partee ancora in corso, con un obiettivomolto chiaro: l 'area fluviale della Le-e doveva essere sottratta a ulterioricompromissioni e doveva essere tute-lata e, per le parti gia degradate, pro-gressivamente recuperata, per fameun parco destinato al tempo liberodei cittadini, alla ricreazione, allosport e dunque alla vita all'aria aper-ta, in un ambiente naturale e in unpaesaggio risanato.Un parco della superficie di circa4000 ettari, con un'estensione in di-rezione nord - sud, lungo le spondedel Lee River, di circa 42 Km., daWare (nell'Hertfordshire) fino alTamigi (nei pressi dell'East India

    Dock Basin) e che tocca e serve dun-que tre regioni, l'Hertfordshire ap-punto, l'Essex e la Grande Londra;un parco che si presenta come ungrande mosaico di campagna aperta,di spazi verdi urbani, di parchi natu-rali, di riserve, di laghetti, di luoghistorici, ma anche di centri sportivi ericreativi, campeggi, ostelli e attrez-zature varie, con il doppio forte con-nettivo del fiume, in primo luogo, epoi del ricchissimo sistema di per-corsi, pedonali, ciclabili, equestri,che innerva l'intero parco e 10 inter-connette fortemente al territorioCi sono stato l'armo scorso, con unviaggio di studio promosso da ItaliaNostra diMilano. Un itinerario moltointeressante tra le aree verdi londine-

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    si, a partire dai Royal Parks piu clas-sici e centrali , per passare a quelli piuvasti e pin estemi (sempre con appro-fondimento dei criteri di gestione, in-contri tecnici, visite guidate e verelezioni di management del verde, daparte dei responsabili dei parchi viavia incontrati) e che si e conc1uso ap-punto con questo grande parco terri-toriale, risultato stupefacente ed e-semplare di quarant'anni di lavoro,un polmone verde che riqualifica eche da un respiro, un carattere eun' anima verde all' intero settore me-tropolitano del nord-est londinese.Ci siamo stati per apprezzare i risul-tati di questo lavoro di lungo perio-do, in attuazione di un progetto dipianificazione territoriale (cosa danoi non molto frequente), rna ci sia-mo stati anche per vedere e capirequel che si sta facendo oggi, e come:perche in quest'area sono stati collo-cati due degli interventi piu impor-tanti programmati per Ie Olimpiadi2012, e ci stanno appunto lavorando.

    Abbiamo visitato il cantiere dell 'OI-ympic White Water Canoe Centre aWaltham Abbey, circa a meta parco(l'altra zona olimpica, piu vasta eimportante, e piu a sud, a un paio dimiglia dal Tamigi) e abbiamo cosiappreso che intenzionalmente si sonocollocate queste attrezzature olimpi-che su aree inquinate da bonificare,cosi da usare i soldi stanziati per leOlimpiadi per bonificare Ie aree, rea-lizzare le attrezzature (in tempo! an-zi, il Centro per Ie Canoe sara gia adisposizione dei cittadini, per essereanche collaudato, alcuni mesi primadei giochi olimpici!) e per avere, agiochi conclusi, nuove attrezzatureper il Parco, in gestione al Parco e inestensione del Parco stesso.Non voglio fare troppo facili raffronti(ad esempio su quanto diversi sianostati da noi i criteri di localizzazionedell'area EXPO). Proviamo a vedereil bicchiere mezzo pieno. Anche danoi, sull'asta del Lambro, ci sono treparchi.

    Manca perc il coraggio (e Ie risorse)per interpretarli come strumenti, nonsolo di conservazione del residuoverde esistente, rna anche di riquaIi-ficazione e bonifica territoriale (eambientale e paesaggistica) di areavasta, affrontando il problema dellearee inquinate, degradate e variamen-te compromesse.Manca la consapevolezza, la cultura,di quanto importante, essenziale eurgente sia per la nostra epoca storicail recupero dei guasti ambientali dicinquant'anni di urbanistica selvag-gia e di mancata manutenzione e ge-stione del territorio.Manca la cultura, e infatti la prospet-tiva di un'inversione di tendenzanon e affatto all' orizzonte: e non esolo questione di mancanza di piani,di progetti e di investimenti pubblici,rna anche di mancanza di buone pra-tiche sociali, di idee, di sensibilita dalbasso, per un rapporto col territoriofatto di cura e tutela anziche di sem-plice predazione 0consumo.

    Primo PianoGLI ALBERI DI PIAZZA CADORNA. COME IN DUOMO?Antonio Piva

    Una bella domenica assolata dopotanta pioggia, freddo e vento annun-cia la primavera che accogliamo perriconquistare la citta nei suoi percorsipedonali consueti. Piazzale Cadoma,suI cui progetto i piu sono sempreperplessi per il disordine formale e lasciatteria delle offerte commercialilungo Ie pensiline esteme alla stazio-ne, offre una campionatura di quelloche potrebbe accadere in futuro inPiazza Duomo rna anche in via Dan-te secondo il progetto presentato dal-la stampa che prevede l'inserimentodi filari di carpini che, in piazza ver-rebbero a formare un boschetto elungo via Dante una prospettiva cheavra come riferimento prospettico lastatua equestre di Garibaldi e la Tor-re del Filarete del Castello Sforzesco.Piazzale Cadoma era state dotato diquattordici grandi fioriere realizzatecon dovizie di dettagli come 10 ste-mma del comune di Milano e suffi-cientemente grandi per imporsi pae-saggisticamente e ospitare Tassi aforma piramidale come possiamovedere spesso a Parigi e in altre cittafrancesi.ITassi, che per loro natura sono resi-stenti come quasi tutte le conifere,non hanno mai goduto di una grandesalute tanto che oggi Ie fioriere sonovuote perche pochi esemplari hanno

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    resistito all'abbandono. E' naturaleche Ie fioriere siano diventate conte-nitori d'immondizia che giace e siaccumula. Va da se che se non ci so-no i denari per la manutenzione e i-nutile protestare per tanta desolazio-ne.Ma il progetto che incombe su piazzaDuomo fa riflettere suI destine cheabbiamo sotto gli occhi e che, perdesiderio di veder sempre ilbicchieremezzo pieno, ci illudiamo possa es-sere diverse e realizzabile trovandosponsor capaci di sostenere Ie spesedi una manutenzione inesorabile.La manutenzione non da tregua perle esigenze, questa volta dei bellis-simi carpini che perdono parte dellefoglie in autunno e parte in primave-ra, richiedono un buon drenaggio e, aseconda delle specie, salgono in al-tezza sino a 25 metri. Si presume chela manutenzione sia molto pesante eper molti aspetti proibitiva per ilComune di Milano se a piazza Ca-vour non si e ancora provveduto ametter mana al dissesto dei marcia-piedi che circondano ilmonumento aCavour.Le radici degli alberi hanno sollevatoI'asfalto creando montagnole cheimpediscono il passaggio pedonalesconnettendo anche i contomi di gra-nito che un tempo delimitavano

    I'aiuola. Pure questa piazza e abban-donata alla casualita senza regole neun pensiero coordinato. Nessuno ve-de 0 si e stancato.Le stesse perplessi-ta nascono al persistere di situazionigrottesche alIa Darsena e lungo i Na-vigli.Ottanta chilometri di degrade titola-va i Corriere della Sera del 9 marzoriassumendo i misfatti del NaviglioGrande e del Naviglio Pavese. CarlaDi Francesco e Antonello Boatti han-no dato la lora testimonianza nellamedesima pagina che gronda di re-sponsabilita eluse, di scelte non ap-profondite, di occasioni che si ripre-sentano periodicamente con Ie lorapromesse e precipitano poco doponelnulla.II Naviglio grande non ha un gocciod'acqua e lungo Ie due sponde nelladomenica che precede la fine di ognimese si radunano i milanesi per ilmercato antiquario.n letto del Naviglio sta diventandouna discarica a cielo aperto e quandoraggiunge la Darsena ci si domandaperche si debba vivere in questasporcizia di promesse, notizie appro-simative, senza programmi, senzaun'informazione che costruisca conserieta un futuro con risposte checorrispondono a programmi sosteni-bili. Povero Garibaldi, povero Parini

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    I'uno chiuso in una scatola da auniper restauro, l'altro avvolto dagli 0-dori delle frittelle e dei panzarottiche si consumano fritti nei negozidegli arnbulanti che parcheggiano aisuoi piedi!

    Illustri amrninistratori che citra cistate consegnando? Cosa potra porrefine a questo scempio?

    Dall' ArcipelagoSINISTRA MILANESE: VUOTO A PERDERE E ROMA LADRONA

    Franco D' Alfonso

    La vicenda delle finne elettorali avraeffetti sui risultati in quasi tutte leRegioni che andrauno al voto, tranneche in Lombardia, dove pure si esvolto un capitolo importante dellasaga. E ' questo ilparere sintetico es-presso su Arcipelagomilano da Wal-ter Marossi e confermato dalla ricer-ca di Mannheimer sul Corriere dellaSera.La stima per g1i autori di quest'a-ffennazione ci obbliga a interrogarcisuI come sia possibile che nella Ro-rna partitocratrica e palazzinara laradieale ed etema outsider della poli-tiea Emma Bonino sia scattata invantaggio mentre nella Milano ehe sierede aneora efficiente ed europeaFilippo Penati continui a essere con-siderato il testimonial della "Lo-mbarda sartoria, eleganza per chiun-que ei sia ".La Bonino nel Lazio si e "imposta"come candidata a dispetto dei solitistrateghi del Pd colpiti dalla pestepolitica degli armiDuemila, la "son-daggite acuta": non diversarnentechein Puglia e in Piemonte, si affanna-vano a cercare un candidato laico rnaanche cattolico, gradito ai palazzinarie agli affittuari, rna soprattutto a Ca-sini per poter sommare le percentualisulla carta per mantenere il controllodel Palazzo della Regione, impresache il povero Marrazzo, esagerandocon la trasversalita, aveva reso ma-tematicamente irnpossibile. Emma harivendicato sin dal primo momento lasua diversita dal candidato che i dot-tor Frankenstein Democratici conti-nuano a cercare imperterriti anchedopo aver generato mostri come ilsindaco dei sei mesi a Bologna DelBono, offrendo come risposta all'il-legalita diffusa 1apropria storia liber-taria e nel contempo di rigoroso ri-spetto della legalita, che 1ha vistadisubbidire a leggi che considera in-

    giuste chiedendo di essere punita fi-no a otteneme l'abrogazione formale,senza scorciatoie del "cosi fan tutti"e contrapporre all'inefficienza dellaburocrazia la sua esperienza di "mae-strina dalla penna rossa" con una ca-pacita di lavoro mostruosa e un rigo-re sostanziale e non fonnale di atten-zione ai risultati concreti che le rico-noscono anche gli avversari politici .Conscia del fatto che questo era unpunto di partenza, buono per imporsicome candidata effettiva rna non pervincere, la Bonino e andata subitooltre i sondaggi che la davano per-dente, rifiutando i soliti consigli dichi pensa che per battere il centrode-stra si debba apparime come la copiasbiadita e per motivi misteriosi"mi-gliori", accelerando sugli elementicornuni di un patto a suo sostegnoancora da costruire (rispetto della le-galita, trasparenza dei cornportamen-ti, indipendenza, diffusione dei dirit-ti) rispetto a quelli di diversita (dosieccessive di liberismo che da inno-vazione sono diventate conservazio-ne), riuscendo cosi ad aprire la mani-festazione di Roma fatta da gente chein stragrande maggioranza non l'a-veva rnai presa in considerazione peril voto con un magistrale appello acombattere una battaglia nelle umein nome di obiettivi comuni e alter-nativi.Insomrna, Emma Bonino ha imposta-to e combattuto una battaglia politicapartendo dai dati dei sondaggi e nonfermandosi a essi, riportando la Sini-stra in partita.Filippo Penati si e candidato sullabase di sondaggi che sancivano l'ine-sistenza di candidature credibili neldeserto lombardo che non fosseroquelle dell'ultirno titolare di una ca-rica di un certo rilievo persa da nontroppo tempo. Soprattutto si e verifi-cato come, in una situazione numeri-

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    camente impossibile da ribaltare, ilpartito detentore delle risorse finan-ziarie da finanziamento pubblico in-dispensabili per fare una campagnaelettorale decente ha deciso di inve-stire su se stesso, attraverso il neocapo della segreteria nazionale e difatto maggior dirigente organizzativodi partito, piuttosto che imbarcarsi inquelle che evidentemente sono con-siderate avventure politiche, cercan-do di costruire una politica e unaclasse dirigente altemativa: e 10 stes-so schema che funziona onnai solonelle regioni rosse e rosate, Ie unichenelle quali dove sarebbe stato possi-bile vincere se Bonino nel Lazio,Vendola in Puglia, Bresso in Pie-monte e 10 stesso De Luca in Cam-pania non 10 avessero rotto rimetten-do, malgrado la propria dirigenza, laSinistra in grado di competere.Preso atto del fatto che si perde, ci sie occupati di posizionarsi il rnegliopossibile nella partita dei perdenti: leliste a sostegno della candidatura Pe-nati sono state incoraggiate ad au-rnentare in rnaniera da disperdere ivoti e far recuperare al Pd un paio diseggi; il "listino" che avrebbe dovutoessere il segno distintivo della plura-lita di culture politiche che cercanodi unirsi per fonnulare un'alternativaal Celeste Formigoni e diventatol'elenco dei trombati amici del can-didato, che cosi s'illudono di essereancora in vita (politica) per qualchesettimana, senza eccessivi costi; l' at-tenzione si e concentrata su Milanocitta, per vedere se Penati riesce adottenere un esito utile per potersicandidare il prossimo auno a Sinda-co, sfidando le leggi della logica edella politica, contando ancora unavolta sul pragmatismo di chi pensache a Milano contro la Moratti e isuoi "petroeuro" possa provarci solochi ha accesso al denaro del finan-

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    ziamento pubblico . Ma soprattuttonessun segnale di politica, nessunaindicazione "pro choice", solo qual-che stanco e sfumato accenno di e-terna "no choice"."Colore che sognano di notte negliangoli polverosi del lora cervello si

    svegliano al mattino per scoprire chetutto e vanita; rna coloro che sognanoad occhi aperti, di giomo, sono uo-mini pericolosi, poiche possono far siche il loro sogno divenga realta":stabilito che Penati non e un uomopericoloso, secondo la definizione di

    T. E. Lawrence, sara meglio che ci siattrezzi per cercare in fre tta una so-gnatrice 0 un sognatore per Milano,altrimenti si resta nel deserto e senzanemmeno l'effimera gloria di La-wrence d' Arabia.

    CulturaL'OMAGGIo. DI MILANO. A Mo.RANDo. Mo.RANDINI

    Rita P. Bramante

    'Gente di Milano' e una collana divideodocumentari curata da Media-logo, Servizio audiovisivi della Pro-vincia di Milano, dedicata a persona-lita del mondo della cultura, dell'artee della spettacolo (da Giovanni Ro-boni ad AIda Merini, da Enzo Biagi aNatalia Aspesi, da Arnaldo Pomodo-ro a Gabriele Basilico, per citamesoltanto alcune), particolarmente at-tive a Milano, persone che hanno e-letto il capoluogo lombardo a luogodella loro attivita e rappresentano unpunto di riferimento importante percomprendere 10 sviluppo culturaledella citta (*).Obiettivo della collana e quello diconservare attraverso i documentarila memoria d'idee, parole, gesti,sguardi di personalita che hanno e-spresso, ed esprimono, can la loroopera, significative testimonianze cu-lturali legate al territorio. Tra le ulti-me produzioni Morando Morandini.Non sono che un critico, dedicata aldecano dei critici cinematografici ita-liani. Fin da giovanissimo appassio-nato di letteratura e di cinema, aquindici anni ricevette in dono dallamadre ilprimo libro di cinema con ladedica 'a Morando che vuol fare ilregista'. Non ha fatto il regista, rnada una vita si occupa di cinema come

    critico e nell 'ultimo decennio ha le-gato il suo nome al Dizionario deifilm pubblicato a cadenza annualedal 1999 da Zanichelli, rivolto a unpubblico eterogeneo di cinefili edesperti, noto come IIMorandini (**).Una vita di lavoro come spettatore diprofessione, impegnato non tanto aemettere giudizi di val ore, rna adanalizzare i film, cercando di com-prendeme i meccanismi espressivi eideologici e di individuarne i conte-nuti latenti oltre a quelli evidenti. Inseconda serata il primo lunedi dimarzo il videodocumentario. Nonsono che un critico, che ripercorre lalunga e appassionata biografia pro-fessionale di Morandini, e stato pre-sentato al Cinema Mexico, presentioltre al critico e ai registi Tonino Cu-ragi e Anna Gorio, anche molti amiciche hanno condiviso con Morandiniesperienze di lavoro, come NataliaAspesi e Gabriele Porro. La salagremita anche di giovani allievi dellascuola di cinema, che hanno volutocon la loro presenza rendere omaggioa un professionista.Amante della solitudine, si definisceun empirico e poco teorico, usa anco-ra la macchina da scrivere con cuiprepara le schede dei film, che poi lafiglia Luisa, coautrice del Dizionario,

    trascrive al computer. Da vecchiosaggio, nato all' epoca del cinemamuto, adora Le Giomate del CinemaMuto di Pordenone, una delle piliimportanti manifestazioni cinemato-grafiche intemazionali dedicate alIar iscoperta e alIo studio del cinemadelle origini, ma sente anche ildove-re morale di prestare attenzione allavoro cinematografico dei pili gio-vani registi. Le qualita di un criticoriuniscono secondo Morandini altempo stesso quelle dell'attore - gu-sto, talento, tenacia - e quelle del re-gista - curiosita, umilta e onesta. Sefosse stato un regista, che film a-vrebbe voluto fare? - gli chiede ungiovane in platea. E Morandini nonesita: 'vorrei fare i film di Clint Ea-stwood, ilpili classico dei registi a-mericani che contano'. Non a caso ilDizionario Morandini 2010 attribui-se e 5 stellette a Gran Torino e inconclusione di serata Morandini pro-nuncia parole di elogio sulla bellabiografia di Mandela, Invictus, dapochi giorni nelle sale italiane.

    (*)htlp:lltemi. provincia.milano.itlcultura!medialogo/gentedimilano.html(**)htlp:!/dizionari.zanichelli.itlindex.php?itl126/catalogo/266

    MetropoliUN GRANDE RUGBY PER UNA GRANDE MILANO.

    Giovanni Zanchi"IIfootball e uno sport bestiale gio-cato da bestie./ Il calcio e uno sportda gentiluomini giocato da bestie.r IIRugby e uno sport bestiale giocato

    da gentiluomini. ". H. Blaha. A Mi-lano, come nel resto d'Italia, il rugbysta diventando uno degli sport pilipraticati dai ragazzi: da dieci anni a

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    questa parte e protagonista di unacrescita costante. La data che segnala svolta per 10 sviluppo di questosport e il 5 febbraio del 2000, quando

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    la nazionale italiana trascinata da unostraordinario Diego Dominguez, ot-tiene la prima storica vittoria al "SeiNazioni" centro Ia Scozia.Da allora la diffusione del rugby nonha incontrato pili alcun ostacolo, ri-cevendo la definitiva consacrazionecon i test match di questinverno neipili grandi stadi d'Italia contro le piliforti nazionali del mondo. L'apicedell' entusiasmo e state raggiunto 10scorso 14 novembre per la sfida Italia- All Blacks che ha fatto registrare iltutto esaurito allo stadio di San Siro.Proprio a Milano, in tempi nei qualipuntare sui giovani sembra essereun'utopia, c'e una societa che ha de-ciso di fare dei ragazzi che amanoquesto sport un autentico punto diforza. La Rugby Grande Milano na-sce con l' intento di radunare sottoun 'unica bandiera le giovani promes-se del rugby meneghino, il modellocui s' ispira proviene dai Paesi con lamigliore tradizione rugbystica: SudAfrica, Australia e Nuova Zelanda.Dal 2003 sei storiche societa milane-si, superando campanilismi e interes-si di bottega, hanno deciso di colla-borare a quest'ambizioso progetto

    che si propone di dare l' opportunitaai nuovi talenti di esprimersi ad altilivelli senza dover necessariamenteemigrare verso le capitali del rugbyitaliano: Treviso, Padova, Viadana.In controtendenza rispetto alla politi-ca dei club pili prestigiosi, la "Gran-de Milano" concentra i propri sforziesclusivamente sulla formazione, lacrescita e il consolidamento del viva-io, evitando cosi di spendere cifreesorbitanti per giocatori gia afferma-ti. E' infatti consuetudine delle squa-dre pili importanti investire la mag-gior parte delle risorse economiche alora disposizione per acquistare i mi-gliori atleti in circolazione, trascu-rando troppo spesso I'importanza chehanno i settori giovanili.Grazie a questa modo di operare la"RGM" e attualmente tra le squadrefavorite ad accedere alla serie A ita-liana per la prossima stagione. Ma ladiversita della "Grande Milano" nonsi limita all'aspetto meramente eco-nomico. L'intento della dirigenza edi coinvolgere i giovani atleti incompiti che trascendano Ie battagliesul campo da gioco. Su proposta deigiocatori si sta seriamente prendendo

    in considerazione l'idea di affidarel'intera gestione del marketing e del-la comunicazione ai giocatori stessi."RGM" puo creare una realm e unnuovo modello al quale ispirarsi: 1'0-biettivo di questa societa va oltrel'insegnamento di uno sport e dei su-oi valori, ma cerca di dare responsa-bilita ai ragazzi ampliandone Ie pro-spettive professionali, formandoli a360 gradi.Grazie a quest'esperienza, da Milanoparte un messaggio importante: 10sport puo dare ai giovani una mana atrovare risposte alle incertezze suIlore futuro.La sfida e di provare a indicare ai ra-gazzi anche una strada nel mondo dellavoro che possano intraprendere con10 stesso amore, 10 stesso entusiasmoe la stessa passione che nutrono per ilrugby.Ancora una volta e il mondo ovale adiventare terreno fertile per esperi-menti innovativi e coraggiosi, un mo-ndo che non ha mai fatto misterodell'ambizione di educare e far ere-scere uomini, e non solo buoni gioca-tori.

    LetteraUSCENDO DALLA SORMANI: "VENCEREMOS1"

    Giulio RubinelliIn un fugace intervallo fra Ie lungheore di studio trascorse nella bibliote-ca Sormani, ho deciso di fare duepassi e godere di un raro tepore nellaMilano di marzo.Brevi e fresche mi giungono Ie notebarbaramente pestate su uno stru-mento da poche lire di una canzone ame anche fin troppo nota. L'impo-nenza di un cuba grigio che si me-scola al cielo che pesa sulla citra equattro accordi ripetuti con violenzada un vecchio beone lercio di espe-rienze e lotte.Passa un ragazzo, sulla trentina. Bel-lo, curato, la barba rasata di frescoche quasi emana ancora il dolciastrodi una lozione a buon mercato. Portala divisa da carabiniere. II vecchios'interrompe e 10 ingiuria. II ragazzo

    non se ne cura e sorride malinconico,allora il vecchio se la prende con meesplodendo in una feroce invettivacontro polizia e magistrati. Non a-spetta che io possa replicare e riat-tacca Ie note del celebre canto parti-giano.Vado a comprare il tabacco, poco piliavanti, e ripassando di fronte al vee-chio lascio cadere nel suo berrettoqualche spicciolo del resto. Lui miguarda come implorandomi muto diuna qualche parola di conforto. Allo-ra abbozzo un sorriso e alzo il pugnochiuso. Lui sillurnina e grida: "Vin-ceremo!" Vinceremo. Vinceremo,vecchio. 0 forse abbiamo gia perso eun ragazzo come me e un beone co-me te non riescono, non possonoconvincersene. "Couto su di te, su

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    voi giovani." Fai male compagno, faimale. Perche siamo noi i primi a noncontare su se stessi. Canta, continua asuonare vecchio bastardo illuso. Cioin cui crediamo, non arrivera. 0 forsesi. Tu mi guardi, gioisci del mio pu-gno chiuso, gioisci come se io ti a-vessi dato una nuova speranza rnanon e cosi. Sono disperato quanto teoDiceva, gridava il Comandante:"Venceremos, adelante!! 0 victoria 0muerte!"E il comunismo non c'e pili. Viveancora nell'anima di pochi. Arde ne-gli occhi tuoi, vecchio, e nel mio in-cosciente euore di ragazzo. E cadutoun muro e Fidel e anziano e stanco.Giustizia, pace, tolleranza, rispetto,liberta. Parole vane, che pulsano nel-le vene di due straccioni che vivono

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    nella capitale della moda e che il de-stino ha unite qui, oggi, di fronte adun tribunale di architettura fascista.Diceva Gramsci che "I'indifferenza eil peso morto della storia". Una paro-la: "morto". Ricorre continuamenteed io e ti siamo come due vedove chenon accettano la morte del lora de-funto marito. 0 meglio, tu vedova ioorfano. Orfano di un padre che m i estato solo narrato. Ma che mi sembradi avere conosciuto, in tutto il suosplendore e rettitudine, raccontatoattraverso gli ocelli di chi 10 conobbe.E mi ostino. Sono nato testardo e miostino a credere in un mondo miglio-reoUn mondo pili giusto.Un mondo di veri ta e rispetto. 1 1 ri-spetto vero, sincero, per I'altro. Unsenso della Stato pili compiuto, doveIe persone pagano Ie tasse orgogIiosedi contribuire alIa causa comune,all'istruzione per i giovani, all'assis-tenza per gli anziani, alIa sanita per imalati. All'abbattimento dell "io' edel "mio" e si crei un sentimento co-mune! Un ascolto in questo silenzioassordante di quelli che Guccini de-finirebbe: c c nani, ballerine e canzo-ni." Una societa nuova, basatasull' ordine e la rettitudine morale.Con meno denaro e pili ideali, menoprodotti e pili qualita, meno interessie pili liberta, meno furbi e pili sinceri.Quello che siamo ora e un arto incan-

    Domenica 28 febbraio: ancora unavolta la risposta alIa compatta e 0-mogenea nube di polveri sottili cheavviluppa quasi in permanenza pres-soche tutta la Padania e risultata a"pelle di leopardo" ovvero a macchiesparse qua e lao Sarebbe meglio dire"macchiette" se il residuo rispettoverso Ie istituzioni, in questa casolocali, non imponesse il ritegno chela serie ta della situazione richiede.La diagnosi del problema e arcinota:polveri sottili oltre le soglie di sicu-rezza per ILl1 periodo tollerabile an-nuale gia superato a febbraio. E la

    crenito. E come ogni medico farebbe,amputerei. Amputerei una classe po-litica corrotta e democristiana, ampu-terei un sistema mafioso che corrodele nostre citra, i nostri paesaggi, lanostra societa tutta. Amputerei bru-talmente i nostri mezzi d'informa-zione che ci suggeriscono cattivi m o-delli. Amputerei il razzismo. Fe r m e -rei questa emorragia del progressoper riflettere un attimo su dove ci hacondotto, i benefici che ci hanno por-tato a scapito di tante buone idee epensieri confluiti in uno sporco cana-le di scolo.Amputerei e ricomincerei da capo.Qualche settimana fa guardavo intelevisione il programma di AlbertoAngela in seconda serata. Descrivevache cosa succederebbe al nostro pia-neta se il genere umano scomparisseda un momenta con I'altro. Dopodieci minuti, dopo un giomo, duemesi, dieci, cento, mille anni. IIpia-neta si mangerebbe e ingoierebbeogni singola briciola del nostro crea-to. Qualsiasi cosa. Nel giro di qual-che migliaio di anni, del nostro pas-saggio non rimarrebbe pili assoluta-mente nulla. Qui. Mi sono stupito,madi noi rimarrebbe qua1cosa, ma nonsu l pianta Terra. Dove? Sulla Luna.La non c'e l'atmosfera e se mai qual-cuno dove sse raggiungerla trovereb-be della nostra civilta solo una picco-

    MobilitaBLOCCO AUTO: 60 MILIONI DI CTValentino Ballabio

    terapia? Sarebbe ovvio cominciarecol rispondere alIa domanda: a chicompete? Chi deve fare che cosa?SuI che cosa fare le ricette si spreca-no. A cominciare dalle sentenze suglisporadici blocchi domenicali (peraltro ricolmi di eccezioni e deroghe)della circolazione delle auto. Cosicome in ltalia esistono 60 milioni diCT della nazionale di calcio, cosi esi-stono 60 milioni di potenziali deten-tori della ricetta risolutiva che, inter-vistati a caso, rispondono (anche per"par condicio") per circa meta che"non serve a niente" e per I'altra che

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    la navetta bianca, una bandiera degliStati Uniti d'America, una macchinafotografica e delle impronte nel ter-reno. E basta. In tutto il cosmo nes -suno sapra mai, se non per queglioggetti,che noi siamo esistiti. Ric-chezza, prestigio, fama. Tutte illusio-ni che ci creiamo da soli per noi s tes-si. Nasci, consumi, crepi.E quando non ci sarai pili, nulla sararimasto di teo Ma se provi a viverecon rettitudine, facendo il bene, a-venda dei sani ideali in cui credere,creando un po' di amore e di forzanell' anima di chi ti circonda, moriraicon la consapevolezza di avere dato,di avere condiviso.E se mai qualcuno dovesse arrivaresulla Luna, non pensera che abbiamovissuto da cinici, ma che abbiamolottato, faticato e pianto per migliora-re noi e il pianeta su cui viviamo.Noi, caro vecchio, siamo diversi. Tuhai visto un mondo, un'Italia che iot'invidio.H ai visto i Falcone, i Berlinguer, haivisto il Che, Allende, hai visto ilDr.King e Bob Kennedy, illoro can-dore squarciato nel rosso fluido delsangue per la Liberta.Ed io? Cosa vedra? Sai cosa, ve e -chio? Dipende da me. E forse ungiorno, tornera a chiamarci con or-goglio Compagni.

    "occorrerebbero blocchi pili frequen-ti".SuI "chi" deve fare e "dove" invecesilenzio assoluto. Viene accettato a-criticamente che la competenza siaaffidata ai comuni, poiche il potere diregolamentare la segnaletica stradalee di comandare la polizia municipaleappartiene tradizionalmente ai sinda-ci, senza considerare che pili di re-cente non solo il traffico automobili-stico bensi anche l' a ria inquinata siconcedono la lora brava "mobilita",attraversando impunemente i confiniamministrativi i quali per altro, al-

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    menD nell'ambito della padanissima"citra infinita", sono sempre pill dif-ficilmente riconoscibili.II risultato, dai contorni comici, eche se durante il blocco annunciato epraticato dal Sindaco di Milano 1mmilanese qualunque volesse raggiun-gere, poniamo, i laghi prealpini do-vrebbe by-passare Sesto S.Giovanniil 20 febbraio (rna non il 31 gennaio:blocco precedente) procedere per laBrianza (oppure evitarla in pari data),seguire a slalom tra altri 10 0 12Comuni informandosi di volta in vol-ta cos'ha deciso il rispettivo sindacoil giomo prima. Oppure infischiarse-ne di divieti considerati fasulli. Op-pure rinunciare volontariamente perpuro e benemerito senso civico. Seper i comuni vige il"fai da te" per-che non dovrebbero fare altrettanto inormali cittadini?E Ie province? Ov-vero le istituzioni natural mente so-

    Appunti sul mausoleo assiro-babilonese, situato in fonda a viaVittor Pisani a Milano. Questa storiadura un secolo. Inizia il 15 gennaiodel 1906 e si conclude il 14 dicembredel 2008 con la consegna dei lavoridell'ultimo restauro rna molto e an-cora da compiere. Bisogna affermarecon forza che poche architetture inItalia harmo quella forza evocatrice,gia molto elevata nelle stazioni ingenerale rna che, in questo gigante dimarmo, di pietra e di ferro raggiun-gono Ia dimensione del mito metro-politano.Si dice oggi che e la porta di Milanoper il viandante che giunge dall 'Eu-ropa rna molto diverso era il clima el'idea degli architetti che la immagi-narono, quelli che persero il concor-so, quelli che vinsero e quanti la mo-dificarono nel corso della progetta-zione, della realizzazione e dei re-stauri successivi. II concorso del 19-06 vide la partecipazione delle "mi-gliori matite milanesi" tutte legatedall'afflato classicista ed eclettico deltempo, una sorta d'infatuazione decostruttivista ante-litteram. In quel

    vraordinate, se non altro per perti-nenza territoriale? (Lasciamo perdereIe regioni sotto stress pre-elettoraleove candidati, liste e listini harmoben altro a cui pensare).Per le province sarebbe un'occasionebuona per demistificare la propria, dapili parti asserita, inutilita. Invecepurtroppo la confermano, limitando ilproprio ruolo a offrire lID "tavolo"per la rituale riunione dei sindacimessi in allarme dall'annuncio unila-terale del(la) Sindaco con la esse ma-iuscola, la quale poi neppure si pre-senta. Ma non e lID problema: se simostrasse il tavolo ospiterebbe Bian-caneve e non s e t te , bensi settantasettenanetti, con risultato scontato. Ebbe-ne questa scena si ripete da ormai 20armi: da quando si comincio ad av-vertire l'allarme inquinamento atmo-sferico, e da quando (la legge 142sull' ordinamento locale risale al 6

    ArchitctturaLA STAZIONE CENTRALE

    Maurizio De Caroclima Cantoni vince rna il progettonon piaceva a molti potenti dell' e-poca e quindi rimase appeso aIle pa-reti della studio dell'architetto. Perarrivare ad lIDpasso successivo sononecessari sei anni e l'amministra-zione pubblica premio Ulisse Stac-chini. L'architetto fiorentino pocopili che quarantenne, dopo essersilaureato aRoma, si era trasferito aMilano per realizzare alcuni negozied esercizi commerciali (come il Ri-storante Savini), mediando le espe-rienze della scuola liberty viennesecon l' esercizio retorico dell' ecletti-smo imperante nella nostra citra.II progetto vinci tore e ancora moltolontano dalla po sa della pietra cheavverra dopo il 1915, con lavori ov-viamente sospesi per la guerra e ri-presi con grande lentezza nel '19, rnasospesi ancora fino al 1925. Dopo lacrisi del delitto Matteotti, Mussolinivolle trasformare il cantiere di Mila-no in un segno simbolico di ripresaeconomica e ovviamente politica, rnasolo nel 1931 la Stazione venne i-naugurata da Ciano con uno strascicodi lavori che furono conclusi solo nel

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    giugno 1990) si rinuncio ad attuare lanecessaria redistribuzione delle fun-zioni e delle responsabilita nella di-mensione metropolitana, appiattendola riforma su una cieca assolutizza-zione dell'autonomia comunale, se-condo il principio egemone che "cia-scuno e padrone in casa propria".II risultato e la "pelle di leopardo" dicomuni e comunelli, insieme alIa pel-le di zigrino delle province, tantoinutili quanto prolificate fino a spez-zare in due la stessa area metropoli-tana milanese, ovvero I'unita omoge-nea sotto il profilo del terrirorio, del-la mobilita e dell'ambiente, non go-vernata e invece abbandonata all'im-potenza di una governance pubblicamalferma nonche all'in-gordigia dipoteri forti e abnorrni interessi priva-ti.

    1935, quando il sessantaquattrennearchitetto pote dirsi finalmente sod-disfatto del risultato. L'architettura diStacchini e , francamente, gia vecchiaquando viene concepita, monumenta-le al punto da suscitare, successiva-mente, dubbi nell'establishment fa-scista, ma all'epoca dell'inaugura-zione appare un impressionante mau-soleo in pietra d' Aurisina, cui pero fada contraltare la splendida coperturadelle pensiline dell'ingegner Fava,bellissima struttura che non riesce acontrobilanciare l'estraneita del cor-po principale a qualsiasi contesto diriferimento dopo il periodo Assiro-babilonese, 0 forse egizio.II pachiderma inoltre e poco flessibi-le, poco adatto aIle trasformazioni,rna gia nel 1942 si discute della ne-cessita di trasformarla.Con Palanti inizia una lunghissimateoria di progettisti che harmo tentatoinvano di rendere praticabile e fun-zionale un edificio che era nato peressere soltanto un monumento di pie-tra, una scultura immensa capace disignificare una precisa idea di citta edi societa che Stacchini aveva in

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    mente. Provate solo a pensare checosa veniva realizzato nel periododella sua inaugurazione, a quante aquali avanguardie esplodevano inEuropa e nel mondo. Dunque eredita-to il monumento vengono indetticoncorsi, Ie FS cercano autonoma-mente di rendere agibile attraversoscale mobili i diversi settori dell' e-dificio e soprattutto si tenta di colle-gare in quaiche maniera 10 stile irri-petibile della facciata con la piazza econ gli altri edifici che la sovrastano:Grattacielo Pirelli in testa.Le modifiche, le aggiunte, le tra-sformazioni funzionali, e gli spaziabbandonati sono enormi, fino al re-cente tentativo (scellerato) di giunge-re a un a definitiva e contemporanearazionalizzazione. Impresa impossi-bile perche la stazione non e antiea,non e modema, non e un' opera diriferimento di un periodo e/o di unostile e solo un'ingombrante eredita,un cassettone kitch regalo della non-na, con cui le generazioni di milanesiimparano a convivere, e con un certoaffetto, anche nei lora loft. Ricor-diamo il fallimento di un concorsodei ruggenti anni ottanta per una si-stemazione generale che porta allasempliee pedonalizzazione della gra-Inde piazza per l' o pposizione de lIarpotcntc lobby de; taxisti. E intine'l

    "Vaste programme" direbbe il Gene-rale. Capire le cause della ricchezzadelle citta e un compito impari, alquale fra I'altro si sono dedicati inmolti. A Oxford ad esempio ho tro-vato in questi giorni un giovane ri-cercatore irlandese, Roman Lyons,che sta per scriverci sopra una tesi didottorato, ma mi ha anche segnalatoche nel marzo 2009 E. Glaeser e J.Gottlieb, della Harvard Universityhanno scritto un paper che s'intitolaproprio "The Wealth of Cities". Sen-za dimenticare che nel 2009, invitatodalla Fondazione Mattei, e venuto aMilano Daron Acemoglu del MIT, arivisitare i concetti smithiani sullaricchezza delle nazioni, che negli an-

    oggi, Mario Tamino architetto giaattivo nelle collaborazioni con FS,imposta un progetto di re-styling, chegia nell' artificio dei render sembraun comprornesso che esplicita ulte-riormente i problemi, che negli annisono diventati anche di ordine pub-blico, pili che un progetto di ristruttu-razione funzionale s embra un make-up su un volto troppo vecchio peressere riportato a illla giovinezza ehenon ha mai posseduto.Ora sarebbe troppo facile dopo la re-alizzazione deIl'uItimo episodio diquesta seeolare impresa, di quest'a-nabasi estetica, esplicitarne l'inade-guatezza, l'implicita ammissione d'i-mpossibilita che la "scocca" imponeall "'interior design". Non si avver teil eoraggio programmatico che ognigrande progetto comunica. Qualchetaglio aIle solette, un alleggerimentoai percorsi verticali, ci si ritrova nel"cul de sac" di un dialogo difficile tracontemporaneita male interpretata evetusta ingombrante. La stazione ecentrale tra i progetti che non siamoriusciti a rendere contemporanei.E' una miscela di episodi scorrettiche imbastiscono un dialogo fatto diurla e di spintoni, con il risultato chel'eclettismo rimane, aggiungendoconfusioni morfologiche nuove aIletante originarie.

    CitraLARICCHEZZA DELLE CITTA. (*)Franco Morganti

    ni scorsi e venuto a Milano RichardFlorida a spiegarci come nasce e sisviluppa una "creative class", che nel2007 Luca Beltrami ed io abbiamoscritto "La Milano della Lista Civi-ca'' con un capitolo su "Sviluppo edEconomia", che nel 2005 Milano a-veva ospitato una Conference su"Community and Technologies", cheda tempo Guido Martinotti svolgeconsiderazioni sui cambiamenti inatto nella morfologia urbana, utili suipiano conoscitivo pili che per indivi-duare dei rapporti di causal ita.In poche righe e possibile solo identi-ficare alcune linee-guida. Comincia-mo da Acemoglu e dalla sua rifles-sione su Adam Smith: ci sono cause

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    Non e chiaro il sistema della cornu-nicazione ai viaggiatori, non si per-cepisce una volonta di costruire unadialettica tra esistente e nuovo spaziopubblico, che toglie identita al mo-numento ma non costruisce "il luogonuevo", rna un "non luogo", da cuiammirare la facciata definita daWright, molti decenni fa"la pili belladel m ondo" : una bellissima quintateatrale per un' Aida infmita. Un pro-getto grande pili che un grande pro-getto, fuori scala rispetto alle funzio-ni, accademico completamente spu-rio rispetto all'immagine d'avan-guardia che la citra vuole dare al visi-tatore che, esa t tamente in quel luogo"tocca e percepisce" Milano.Un labirinto poco affascinante resoancora pili lugubre da un progetto,I 'ultimo che ha subito le solite itali-che interpretazioni e ripensamenti.Non ultime la sostituzione dei diret-tori dei lavori e altre amenita ammi-nistrative. Trecentoventimila personeogni giorno arrivano in questo "nonluogo?e nell'indifferenza dei pendo-lari e nella sconcerto dei turisti sicompie l'amaro destine di una ci ttache e incapace di imporsi una volon-ta di trasformazione radicale, ma se-rena, di scegliere con stile l'avan-guardia rispetto all' accademia affet-tuosa dell'incolpevole Stacchini.

    prossime nelle differenze nel capitalefisico, nel capitale umano, nelle tee-nologie, nei mercati. Ma quali incen-tivi, sempre secondo Smith, per mi-gliorare queste cause prossime? Pace(oggi diremmo sicurezza), tasse pra-ticabili e un'accettabile amministra-zione della giustizia. IIresto vienedal naturale corso delle cose. Dicia-mo quindi che la risposta smithianasta nelle istituzioni, nelle regole delgioco. Ma quali istituzioni incorag-giano investimenti in capitale fisico,in capitale umano, in tecnologie?Qui ci puo aiutare l'analisi compara-tiva che Raimondo Cubeddu e Alber-to Vannucci dell'Universita di Pisaconducono annualmente per Societa

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    Libera (si tratta di dati nazionali). Unprimo set di dati riguardano DoingBusiness, la raccolta annuale dellaWorld Bank: si tratta delle procedureistituzionalmente previste per avviareun'impresa, ortenere una licenza, re-gistrare u na p ro pr ie t a, risolvere unacontroversia su un contrarto.L'Italia e messa molto male nell' am-bito dei paesi DE e G8: sest'ultimanella somma delle procedure, penul-tima nel tempo necessario, penultimanel tempo delle procedure pubbliche,quart' ultima nel costo. Su tutto que-sto pesa molto, in Italia, la comples-sita dei procedimenti giudiziari. Unsecondo set riguarda ilgrado di aper-tura concorrenziale dei servizi pro-fessionali che si manifesta attraversoI'intensita della regolazione pubblica,la liberta di accesso per i nuovi en-tranti, le modalita di definizione delletariffe professionali, ecc. Qui l'Italiae addirittura ultima, mentre e terz'u-ltima nel grado di regolazione ammi-nistrativa ed economica dei mercati.Di qui la vivacita dei processi di "in-novazione parassitaria", che finisco-no per assorbire grandi quantita ditempo, denaro ed energie creativeagli aspiranti imprenditori, i1 cui ro-vescio della medaglia e la debolezzadell'innovazione creativa, che e cosifortemente correlata, secondo Ri-chard Florida, alla felicita delle per-sone che vivono nelle aree metropoli-tane. Anche Glaeser e Gottlieb dico-no c he I a c on ce n tra zi on e urbana puoessere efficace nella crescita perchefacilita la velocita di scambio delleidee. Invece il risultato di tutto que-sto e che siamo terzi nel numero diavvocati per milione di abitanti: 3019nel 2006. Senza dimenticare l'indi-catore della corruzione fornito daTransparency International, che vedel'Italia al sertultimo posto. Forse idati di questi giomi ci faranno peg-giorare. Se dunque istituzioni e rego-le sono importanti "it fa Smith" per laricchezza di un territorio, siamo mes-si male.

    Ma lasciamo l'analisi macro per en-trare in qualche parametro micro. Inun'analisi di Peter J. Taylor, che di-rige il Globalization and World Ci-ties Study Group, citata in "La Mila-no della Lista Civica", Milano figu-rava all' ottavo posto in una classificamondiale di "connettivita globale inrete", non lontana da Chicago e Sin-gapore. La classifica riguarda la pre-senza in loco delle 100 principali im-prese mondiali di servizi. Questo eun dato molto positivo, anche se leultime vicende delle telecomunica-zioni italiane ci stanno facendo per-dere qualche posizione. Vuol direche queste imprese hanno riconosciu-to, quanto meno, a Milano, condizio-ni di agibilita che potrebbero tradursiin insediamenti.Ma tutto questo riporta al concerto di"citra digitale" che tante volte vieneevocato dagli esperti di crescita me-tropolitana. Citra in cui le reti abbia-no un tale sviluppo da consentire dilavorare pili facilmente e da qualsiasiluogo, di ridurre gli spostamenti, diconsentire analisi pili tempestive nel-la sanita, nella scambio delle infor-mazioni fra gli enti e la gestione delleinformazioni rivoIte ai cittadini, nellagestione degli edifici e nell'ottimiz-zazione energetica, solo per citarealcuni esempi. Milano aveva un pro-getto di Wi-Fi distribuita e gratuitache avrebbe utilizzato la palificazio-ne A2A come antenne e la rete Me-troweb per il trasporto, rna se ne sonoperse le tracce.Un vice ministro della Repubblica,interpellato sui fondi per la largabanda di cui anche si sono perse letracce, ha risposto che in questo mo-mento abbiamo altre priorita, comel'occupazione in aziende come Ital-tel, Ericsson, ecc.Ma non e proprio con gli investimen-ti in infrastrutture di banda larga chcsi potrebbero risolvere questi pro-blemi? Mall.Siamo partiti da Adam Smith e siamosaltati alIa citra digitale.

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    In mezzo ci stanno tanti altri passag-gi che Smith liquidava con la metafo-ra del birraio, che abbiamo riassuntocon la frase: "IIresto viene daI corsonaturale delle cose". E' proprio cosi?Anche la disponibilita di case a buonprezzo? Tremonti direbbe di no persostenere il primato della politi ca.Anche di questa politica?(*) Con Franco Morganti inizia una seriedi articoli tutti dal titolo "La ricchezzadella citta ", II titolo, ovviamente mutuatodal famosissimo libra La ricchezza dellenazioni, vi si riallaccia solo in manieraonomatopeica.In realta if nostro disegno, malta piu mo-desto, vuole essere di investigare su qualisiano gli aspetti della ricchezza di Mila-no. La ricchezza della quale parliamonon e certo solamente quella che in ter-mini stretti normalmente si definisce"ricchezza" da parte degli economistiossia la quantita di beni tangibili e in-tangibili che abbiano valore di mercato eche poi in molti casi siano in grado diprodurre a lora volta un reddito.Noi ci riferiamo anche a tutto queilo che,a partire dalle istituzioni, va a formarenel sensa piu largo possibile la qualitadella vita che e fatta non soltanto dallaricchezza materiale ma anche dalla di-sponibilita e dall 'accesso a tutti i beniimmateriali, dai servizi aile aspettative divita dalla pace sociale alia salubritadell 'ambiente.Non abbiamo certo I ' ambizione di fareuno scorfinato repertorio e di esaminaredun q ue tutto, anche perche ognuno dinoi, ovviamente, ha una diversa perce-zione della realta che 10 circonda e delleaspettative che porta in se.Vogliamo pero incamminarci per questastrada con un obiettivo abbastanza preci-so: individuare gli aspetti e le forme diricchezza, nel sensa ampio del quale ab-biamo parlato, per capire quali siano leazioni politiche che possano portare al-mena al mantenimento di queste forme diricchezza ma soprattutto al loro accre-scimento in un quadro di compatibilitareciproca.Chiedo dunque a tutti gli amici di questacuriosa comunita virtuale che e fatta dachi scrive 511 Arcipelagomilano e dai let-ton' di aiutarci in questa iniziativa conconsigli ma soprattutto can scritti.

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    Speciale elezioni 1QUANTO PESERA DI PIETRO IN LOMBARDIA?Walter Marossi

    L'IDVe un partito giovane. Fondato,sciolto, aggregato prima ai demoera-tici, poi a Occhetto; inizialmente euna pum appendice del leader che atutti gli effetti si comporta comeLombardo, Casini, Mastella, uominipolitici che personalizzano al massi-mo il partito sia in termini program-matici (nel senso che il programma eriassunto dalla lora figura), ehe eeo-nomico organizzativi.Diversamente da questi, Di Pietro,dopo l'insperato regalo di Veltroni,comineia a organizzarsi sul territorioin forme e modi pili simili a quelle diun partito tradizionale: apertura disedi, partecipazione con il propriosimbolo a tutte le elezioni locali,congressi ecc. Per fare questo l'IDVda una parte coopta politiei presentisul territorio e provenienti da altreforze politiche, dall'altra cerea altrefigure simbolo.Il risultato porta ana fuoriuscita dialcuni soci della prima ora, a fortidifferenziazioni regionali e provin-ciali, a una dialettiea interna pili ac-centuata che in passato, a oscillazionisu temi e proposte che spaziano dallatradizionale attenzione alla legalita atemi pili tipici della tradizione sinda-calcomunista. Ma soprattutto porta auna crescita dell 'importanza politicadel dipietrismo, ehe e oggi la compo-nente pili strutturata dell'opposizionedopo il PD.Nella Lombardia formigoniana ilquadro e i1 se gu en te , L 6Jle regionalidel 2005 l'IDV prende 61000 con1'1,4%, per intenderci circa la metadel partito dei pensionati. A Milanocitra ivoti sono 8860, in pratiea a

    Molti anni fa quando iniziarono adessere trasmessi gli spot elettoralisulle tv locali, il direttore di una diesse disse:"ma chi glielo fa fare aquesti di mettersi in video, perdonosolo voti". Oggi oltre alle tv locali

    ogni voto all'IDV ne corrispondeva-no 15 dell'ulivo. AIle elezioni eomu-nali dell'anno successive i voti sono8843: e un partitello dallo searso pe-so politico.AIle politiche del 2008 il salta diqualita: i voti a Milano (senato) sono32000 e in regione 215000. Per ognielettore IDV in Lombardia ce ne so-no 7,5 del PD.AIle europee del 2009 350000 votipari al 6,5%. A Milano 48561 pari al7,86% in pratica a ogni voto all'IDVne eorrispondono 3,5 al PD.Secondo I'analisi dei flussi elettorali(relativa all' anna scorso) di Buttaro-ni, il maggior contribuente al succes-so dell'IDV e stato il PD, rna vi e sta-ta una capacita di attrazione ancheverso il centro e il centro destra chehanno riversato un numero di votipari 0 forse superiore a quelli prove-nienti dalle sinistre radicali.L'ascesa elettorale del dipietrismo eevidente: recupera voti dagli alleatied anche dagli avversari mentre de-clinano gli altri ex partner dell 'u-nione (verdi, rifondazione ecc.)In Lombardia il fenomeno e genera-lizzato su tutto il territorio regionalesia pure a macchia di leopardo.Le elezioni amministrative del 2009sono un successo anche se inferiore edi molto alle europee; l'IDV infatti epenalizzata dalle molte liste civicheche pescano nella stesso bacino.Comunque a Bergamo ha raddoppia-to Ie percentuali, a Cremona idem, aPavia quasi triplicato. AIle provincia-li milanesi prende 100000 voti (con-tro i357000 del PD) pari al 7%. Indiverse elezioni poi ha scelto di cor-

    Speciale elezioni 2ULTIME DAL FRONTECarneade

    c'e youtube, il risultato non e diver-so: e peggio.Per gli amanti del genere suggeriamola visione di:l) video Stefano Zamponi ( il videosemora girato nella sala d'aspetto del

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    rere da sola 0 in alleanze senza: Sa-ronno, Cinisello Balsamo, Melzo,provinciali di Brescia, dimostrandolocalmente una spiccata voglia dicontare.Oggi l'IDV e l'unico partito del cen-trosinistra dotato di significativo pe-so elettorale e dell'autonomia politi-ca necessaria a condizionare le seeltedi un PD che oscilla tra il 21% delleeuropee e i1 28,2% delle politiche(senato).In poche regioni come la Lombardiait sogno del PD come partito a voca-zione maggioritaria e svanito eosinettamente.L'IDV tuttavia, priva di leader regio-nali di peso (gli eletti al parlamentonazionale sono fedelissimi al leaderrna seonosciuti ai pili), non ha fm oralocal mente palesato una scelta signi-ficativa e caratterizzante, sia essa po-litiea 0 sulle candidature.Probabilmente la posizione politieapili rilevante che ha assunto e stata lacontrarieta espressa a un molto im-probabile accordo con l'UDC; aceor-do cui non eredeva nessuna rna sulquale Casini e Di Pietro si sonoscambiati un po' d'insulti, salvopragmaticamente poi essere alleati inPiemonte.Queste elezioni regionali sono dun-que per il dipietrismo lombardo unbanco di prova fondamentale, se in-fatti manterra i voti delle europee lasua forza di attrazione e destinata acrescere ed e facile prevedere che sipresentera all'appuntamento delleeomunali con una diversa voglia dicontare, tanto pili ehe Ie elezioni eo-munali sono a doppio turno.

    dentista, il candidato ha l'espressioneeonseguente)2) video Sara Valmaggi (parte sorri-dente, rna i video durano 28 voIte ilnecessario) 3)Angelo Ciocca ( ehesta sempre con un pallone in mana

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    per significare che in regione va pergiocare a pallone)4) Mauro Parolini (da oscar il suosguardo di soddisfazione tra svinco1ie parcheggi)5) 10 spot diMario Agostinelli (ritrat-tato sghignazzante in decine di foto,ma che c'avra da ridere? E soprattut-to perche farsi ritrarre come un bo-xeur)6)Carlo Safiotti (che ha inserito deitestimonial dalla spontaneita di undefunto)7) Enzo Lucchini (ripreso il giomo incui non aveva digerito cotiche di ma-iale e uova di struzzo)8)Enrico Marcora (che sublime for-ma di masochismo: spende anchesoldi per pubblicizzare i suoi video)

    "Lei ha 40 anni come me" COS1 Sllegge nella lettera che Pasquale Sal-vatore ha spedito ai nati nel 1969.Bell' esempio di segmentazione deglielettori sulla base dei dati estratti dal-le liste elettorali( a proposito, i1 co-mune glie li ha dati su base informa-tica? 0 ha dovuto ricopiarseli tutti")Meno brillante ricordare I'eta aIlesignore. Brillantissima l'idea invecedi ridurre, diciamo cosi, I'ingombrodelle orecchie dalle prime fotografieutilizzate alle ultime. Miracoli diphotoshop***Giovanni Colombo si dichiara perl'astensione. Solo pochi mesi fa eraimpegnato nel congresso PD perMarino. II gran rifiuto sara mica con-seguente al fatto che il PD limita imandati in consiglio a 2?***Nel sito del PD di Brescia compare lapagina "O rganizza un e ve nto" . Tu

    9)Alessandro Alfieri (che pare affettoda inguaribile tristezza ma sul mani-festo alle sue spalle ride).Ci sono poi uomini politici ehe riten-gono doveroso documentare la vita dipartito secondo la logica "ho fatto ilvideo della prima comunione e vo-glio che 10 veda 1anonna immobiliz-zata a letto"; come tale Titta Magnolida Cremona; se se 10 evitasse ne trar-rebbe giovamento lui, ilweb e ilsuopartito.Lo so bisognerebbe mettere il link aisiti, ma poi se li guardate da quasmettete di leggenni e allora _***Due Iettori li abbiamo!' Dopo la 110-stra segnalazione anche il sito diPezzotta ha cambiato correggendola

    fai una proposta e il PD ti organizzaun evento. Da non crederci** *La battaglia dei manifesti si infiam-mao Un tempo le squadre dei partiticoprivano quelle dei partiti avversari,non pochi schiaffoni riusuonavanoneUa notte. Oggi si copre quella delconcorrente aIle preferenze, quindidel compagno di lista, magari con-cordando I'operazione con quello diun altro partito cui si restituisce i1favore.***Dal sito di Roberto Biscardini psi ,-Oggi volevo farmi multare ... e nonci sono riuscito' . Neanche qucsto.Come sono cambiati isocialisti a Mi-lano***Le biografie dei candidati sono ric-che di notizie: cosi di Penati non siconosce il titolo di studio ne che ma-teria insegnasse nelle scuole (forse

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    I'indicazione di come contribuire (inmoneta) alla sua campagne elettorale.Giulio Cavalli (fascinoso e bel rene-broso nelle foto) invece ci informsche al 18 febbraio a ricevuto dona-zioni per 307 euro e all' 1 marzo per374 euro con un donatore che ita ver-sato 0,62 euro. Poi non 11apili ag-giornato idati. Forse per disperazio-ne.***Le preferenze dei trombati sono deigiacimenti per icandidati. Ad esem-pio Monguzzi chi appoggia? Civati aMonza Sarfatti, Angiolini a Milano,tutti, ma non Baruffi. E Prosperini?Chissa, Sul sito resta,malinconica,questa immagine

    applicazioni tecniche"), di Forrnigonisi capisce che non ha mai lavorato ungiomo fuori dalla politica; di Vagliatisi sa che e state per 9 anni presidentevicario (?) della commissione taxi manessuno e come Marco Granelli chein 3 fitte pagine, ci informa di tutto edi pili, manca solo sapere chi e il vi-cino di ombrellone.***Le amenita dei manifesti sono straor-dinarie: a Brescia Quadrini (udc)mette una foto con bell'intabar-ramento; a Mantova Giovanni Pavesiha questo payoff: "una politica perservire non per avvilire" mentre ilsuo avversario di lista Carra si limitaal modesto "un altro mondo e possi-bile"; ma i pili politici sono quelli diSinistra e liberta che metteno sui ma-nifesti "anche in Lombardia con NikiVendola": pur di non mettere Penatiscrivono qualsiasi cosa;***

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    A volte ritomano: i Repubblicani inlista al comune di Mantova; un Ania-si in lista (la figlia) con Sinistra e li-berta; i fotomontaggi (quasi tutti icandidati pdl hanno un Berlusconi

    che li r iverisce); il quarto stato (allespalle di Alessandro Colucci); EmilioMolinari che come 50 anni fa dice"Penati e Formigoni sono la stessacosa";

    UDe

    @. . ,.

    ***Se pensavate di averle viste tutte,guardate questa: pagina web dell 'udccon pubblicita di Fonnigoni.

    Scrive Scrive Pietro Cafiero rispondendo a Gregorio Praderio- 10 per natura sono portato a rispet-tare le idee di tutti, anche quando nonle condivido. Pen), per educazione eformazione, non mi permetto di defi-nire "superficiale e disinformato" cioche non mi trova concorde. Dettoquesto, chiariamo alcune cose. Gliarticoli di Arcipelago non sono arti-coli tecnici, fatti per gli addetti ai la-vori. Sono rivolti a un pubblico piliampio. Di qui alcune semplificazioni.Necessarie. Questo dovrebbe essereevidente. E neppure questa rispostaaIle critiche di Gregorio Praderio saratroppo tecnica. Per gli stessi motivi.Poi possiamo discutere dei contenuti.

    Ma bisognerebbe farlo nel modo cor-retto. Attribuendo ivirgolettati (rna-gari senza modificarli) ai giusti para-grafi. Lo "straccio d'idea" non e rife-rito ai piani prebel1ici (Beruto, PaviaMasera, Albertini), che -ribadisco-non sono Piani Regolatori cosi comeIi intendiamo comunemente. E checomunque non ho criticato, come lalettera di Praderio -qui si, disinfor-mando- sembra far intendere.La mia lettura critica e rivolta al pia-no del '53, praticamente mai attuatoa causa delle sue (troppe) varianti. Epro segue con la variante generale del'73. Ribadisco: piani con cosi tante

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    varianti, che ne stravolgono,l'impianto iniziale, non portano a-vanti nessuna idea di citta, Possiamogiustificare --come ho detto- questevarianti a causa di mille motivi con-tingenti, rna i fatti rimangono tali.Poi possiamo giocare con le parole,rna una variante generale (quella del'76), per quanto diversa e sempre unavariante. Non un nuovo piano.Ed e verissimo che il comune abbiaaccettato -subito- la vicenda dellaBicocca - Pirelli senza fiatare. Glianni passano (e cosa centra"), rna inumeri che cambiano, introducononuova residenza a discapito del

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    ..Centro Tecnologico Polifunzionalee Integrate", svelando cosi il verovolta di quell'operazione. E anch'iopotrei continuare a lungo ...Confermo che nel "dramma" (rnanon attacchiamoci a una scelta less i -cale) ci viviamo da tempo e che certedinamiche appartengono aI nostro

    Non ci era mai successo di assistereal recital di un dottor Jekyll che sitrasforma pin volte, durante il con-certo, in mister Hyde; eppure e acca-dsto la settimana scorsa aI Conserva-torio milanese dove ufficialmente siesibiva il trentatreenne pianistaFreddy Kempf - ingiese di padre te-desco (senza parentele con il grandeWilhelm Kempff) e di madre giap-ponese - assai noto al pubblico delleSerate Musicali delle quali e ospiteda ben tredici anni (fu un ragazzo-prodigio e per certi versi, come ve-dremo, 10 e ancora).II programma era succulento, conpezzi molto impegnativi di Schu-mann e Listz, aIcuni molto noti aItrimeno, tutti eseguiti in modo tecni-camente ineccepibile da entrambi ipianisti che si sono alternati alIa ta-stiera lasciandoci credere di esseresempre 10 stesso.La cronaca. II concerto inizia con laToccata in do maggiore di Schumanneseguita a una velocita letteralmentesupersonica (tanto appunto da nonpermettere agli ascoltatori di discer-nerne i suoni) che Iascia il pubblicointerdetto e indispettito. Esce il pes-simo Hyde ed ecco che, sotto le stes-se spoglie, entra il magnifico Jekyllche, con incredibile dolcezza, rapiscee incanta il pubblico con tre deliziosee delicate composizioni dello stessoSchumann: l' Arabesque opera 18, ilBlumenstiick opera 19 e la GrandeHumoresque opera 20. Durante

    DNA. E se qualcuno ha voglia, sivada a ripescare in archivio quantaha scritto Alberto Mioni ("Alcunecostanti genetiche dello stile milane-se") in uno dei primi numeri di Arci-pelago. E ... si, la citra va avanti dasola. Spes so Ie infrastrutture arrivanodopo. Quando arrivano. Per conclu-

    RUBRICHEMUSICA

    Questa rubrica e curata da Paolo [email protected] e Hyde a Lipsia

    l 'intervallo tutti si dichiarano soddi-sfatti, il Kempf-Jekyll ha fatto di-menticare 0 perdonare il Kempf-Hyde della Toccata, qualcuno parlad'intemperanza giovanile 0 di un ap-proccio agitato per vincere la timi-dezza.Rientrati in sala di ottimo umore, ciaspettavamo di riascoltare il dolcis-simo Jekyll ed ecco invece ricompa-rire il perfido Hyde che si butta coninaudita violenza su due capolavorilistziani - la seconda Rapsodia Un-gherese (nel testa trascritto per ilpianoforte dal magico Horowitz) e ilprimo Mephisto- Valzer - usati comepalestra per esercizi di funamboli-smo; sono due opere che un po' invi-tano al virtuosismo, bisogna ricono-scerlo, rna il troppo e troppo e siamoarrivati alla fine del programma cheil buon umore totalmente svanito.Ma ecco il colpo di scena: aI pubbli-co che, esausto dalla prova muscola-re del Kempf-Hyde si tratteneva insala a commentare l'accaduto, si ri-presenta ilKempf- Jekyll con duegenerosi bis, un intenso studio diChopin, galantemente dedicato ailesignore presenti (era 1'8 marzol), el'appassionata parafrasi listziana del-la notte d'amore fra Isotta e Tristano:due splendide esecuzioni, piened'intensita e di passione, che ci han-no riconciliato con il pianista la-sciandoci basiti . L'accostamento fraListz e Wagner ci riporta aIla memo-ria la bella storia di Cosima, figlia

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    dere una domanda. Se Ie mie sonoconsiderazioni qualunquiste, il "fa-moso detto secondo cui al peggionon c'e mai fine" e un postulato diassoluto rigore scientifico?P.S. Confermo l'invito ad andare 01 -tre 10 sterile dibattito suI PGT. PietroCafiero

    dell'uno e moglie dell'altro. Cosimanacque da una relazione adulterinadel grande pianista la sera della vigi-lia di Natale del 1837 a Bellagio do-ve, sulla casa in cui la contessad' Agoult la partori, una vecchia lapi-de ricorda 10 scandaloso episodio; igenitori si separarono ben presto e sioccuparono molto poco di Cosimache, appena ventenne, sposo un allie-vo sia di suo padre che del padre diClara Shumann rna sopratutto adora-tore di Wagner, quel-l'Hans Von Bu-low che presto divenne un celeberri-mo direttore dor-chestra.Ma anche il loro matrimonio duroassai poco perche Wagner, nonostan-te fosse molto piu vecchio di Cosi-ma, se ne invaghi e - dopo essernestato scandalosamente e pubblica-mente l'amante - la "rubo" al suogrande amico e ammiratore. Cosimasopravvisse ben 47 anni al secondomarito, total mente dedita alIa conser-vazione della sua memoria e dellasua gloria).Quattro giomi dopo al teatro DalVerme Roberto Prosseda, pianistadella stessa generazione e altrettantonoto al pubblico milanese, ha "co-struito" un concerto molto particolaree di grande interesse che inanellavauna serie di pagine scritte intorno al1840 da Clara e Robert Schumann,Mendelssohn, Chopin, Liszt, Mo-scheles; un gruppo di compositoriche in quegli anni (ben pochi se sipensa che Mendelssohn e Chopin

    mailto:[email protected]:[email protected]
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    non raggiunsero i quarant'anni eSchumann mori prima di compiernecinquanta) vivevano e insegnavano aLipsia, 0 venivano invitati a tenereconcerti nella famosa sala della Ge-wandhaus, e si trovavano tutte le serenelle bellissime case di Mendelssohno degli Schumann a provare, a farascoltare vicendevolmente le loromusiche, spesso a dedicarle 1'uno

    II 16 marzo andra in scena Diventareuomo - frammenti estremi di donnealbanesi di Livia Grossi con la colla-borazione di Maria Arena e LauraFacchi all'Elfo Puccini."Tre linguaggi per raccontare la dif-ficile scelta di alcune donne albanesiin bilico tra i due sessi, donne nonpiu donne, uomini mai verarnentediventati tali. Un esperimento narra-tivo che prende a prestito brant di unreportage, di una sceneggiatura, diun rornanzo letti da una coppia diattrici, Lucia Vasini ed ErnanuelaVillagrossi, in una serata che misce-la le immagini del fotografo AlexMajoli, la musica di Gaetano Liguorie le testimonianze raccolte sul cam-po; voci di donna dalle identita in-certe che hanno segnato la storia so-ciale dell 'Albania."L' argomento trattato riguarda il dirit-to della donna di proclamarsi uomo,di comportarsi come uomo e di ac-quis ire tutti i diritti che iI Kanun, co-dice comportamentale albanese, ri-serva esclusivamente agli uomini.Questo e possibi1e se 1afamiglia del-la donna viene privata da tutti i ma-

    all'altro. Prosseda, che e un grandeconoscitore (e scopritore d'inediti) diMendelssohn, con grande professio-nalita e con esecuzioni sempre moltointense e ispirate sa immergere il suopubblico nel clima avvolgente delromanticismo europeo; ed anchel'altra sera, davanti a un teatro in-spiegabi1mente vuoto, e riuscito acreare un'atmo-sfera trasognata e

    TEATROQuesta rubrica e curata cia Guendalina MUITOlllrubriche02arcipelagomilano.org

    Diventare uomo.

    schi cosi, una volta dato questo dirit-to, la donna cambia il suo vestiario ecomportamento e il suo potere vienelegittimato. Si presume che la donnadebba essere vergine e si esige la to-tale astensione dalla vita sessuale,motivo per cui queste donne vengonoanche conosciute come Ie VerginiGiurate.Questo incontro e estremamente im-portante, sia per la sua delicatezza siaper 1a possibile apertura a molte ri-flessioni anche su altre situazionicontemporanee della donna.Questa lettura e all'interno di Alza tlvolume: se /eggi fatti sentire, unarassegna che durera fino al 28 marzo.Altri appuntamenti nelle prossimesettimane sono Visioni della citra. 1 1racconto di Milano con AlessandroBertante, Antonio Scurati e Alessan-dro Zaccuri, il 19 marzo e La 'qui lavite disperse, a cura di Ivana Trevi-sani, il28 marzo.Cosa c'e da cercare questa setti-mana:Per documentarsi ulteriormente sulfenomeno delle vergini giurate si

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    commossa. II pubblico milanese, cheriempie le sale solo quando 1eggesulle locandine i nomi di musicistiarcinoti (come per l'architettura, bi-sognerebbe coniare per la musica laparola corrispondente ad "archi-star"!), si e lasciato scappare un'oc-casione ghiotta e preziosa e si e persouna serata di grandissima musica.

    possono consultare le ricerche di El-vira Dones, scrittrice, giornalista edocumentarista albanese, vincitricedel premio Grinzane, per "VergineGiurata", pubblicato ne12007.Cosa c'e da vedere questa settima-na:Debutta Zio Vanjia, di Anton Ce-chov con la regia di Gabriele Scac-chetti, all' interno del master di regiateatrale del Teatro Litta "Work inprogress", dal 16 marzo fino all'1aprile.L 'Aggancio, regia di Serena Siniga-glia, dal romanzo di Nadine Gordi-mer, in scena il 22 marzo al TeatroRinghiera. Replica della spettacolodopa il debutto al Ringhiera nel2009.Aneora in cartellone La Caccia,scritto e diretto da Luigi Lo Cascio,liberamente ispirato dalle Baccanti diEuripide, in scena dal 9 al 21 marzoall'Elfo Puccini.

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    Alla Triennale di Milano le serie pilifamose del fotografo statunitense A-lee Soth, Sleeping by the Mississippidel 2004 e Niagara del 2006. II per-corso di visita comprende una qua-rantina di immagini e materialid'archivio che documentano la nasci-ta e 10 sviluppo dei due progetti e deilibri collegati. Questi due luoghi ca-ratteristici che danno il titolo alla ras-segna raccontano gli insediamenti ela natura soffermandosi su storie mi-nime, marginali, nel solco di una tra-dizione tutta americana di fotografiache trova espressione in maestri co-me Walker Evans, Robert Frank,Stephen Shore, William Eggleston:

    ArteQuesta mbrica e curata da

    Michele SantinoliAlec Sotho Mississippi Niagara.

    ritratti e paesaggi colgono senza reto-rica la realta pili autentica, tipica-mente provinciale, di quei territori.La stessa tradizione americana con-solidatasi attraverso la letteratura 0 lacinematografia (Huckleberry Finn,Jack Kerouac e Easy Rider): la vo-lonta di viaggiare, di muoversi e diraccontare storie. Proprio questoconcetto e centrale nell' opera di Soth(e in particolar modo in queste dueserie), che afferma infatti: AI di ladel fatto che le fotografie sono fon-damentalmente statiche, la ragioneper cui io fotografo il mondo e permuovere. II mio procedimento consi-ste nel muoversi attraverso il mondo.

    10 non cerco un equilibrio, rna vogliopiuttosto farmi trascinare dalla cor-rente. Mississippi e pili incentratosui paesaggi, dove l' acqua e la naturasono protagoniste, entrando nella vitaquotidiana di personaggi ordinari rnaintensi. Niagara narra delle persone edelle loro relazioni: spose, fidanzati,madri e figlie, rna anche lettered'amore.Alec Sotho Mississippi Niagara.Triermale di Milano. Viale Alema-gna, 6. Orari: lO.30-20.30, lunedichiuso. Giovedi e venerdi 10.30-23.00. Biglietti: intero 4; ridotto 3. Fino al21 marzo.

    Nudo per Stalin. II corpo nella fotografia sovietica negli anni Venti.Nudo per Stalin e la mostra di foto-gratia storico artistica, prodotta dalComune di Roma e presente a Milanofino al 30 marzo 20 lO, nell'ambitodelle commemorazioni per iI venten-nale della caduta del Muro di Berlino.Attraverso 71 fotografie realizzatedai pili grandi fotografi russi del No-vecento, questa mostra si ponel'obiettivo di studiare la perenne anti-tesi tra liberta d'espressione e poterepolitico. La mostra si colloca tempo-ralmente tra l'inizio degli anni Ventie il culmine del regime staliniano,nella seeonda meta degli anni Trenta.I fotografi pittorialisti degli anni Ven-ti (Grinberg, Eremin e Zimin) rappre-sentavano nudi femminili sia comesoggetto idoneo a esplorare le possi-bilita di movimento, sia all'intemo dipaesaggi dai toni quasi impressioni-

    Chi non conosee Afghan Girl, la fo-tografia che immortala i bellissimioechi di una ragazza afgana? Certo,

    sti. I risultati di questi studi furonoesposti nelle quattro mostre dell 'Artedel Movimento che si tennero a Mo-sca tra il 1925 e il 1927. Conl'inasprirsi del regime negIi anniTrenta le raffigurazioni di nudi furo-no sottoposte a restrizioni e censureda parte dei vertiei politiei. Fotografiprima acclamati, come Grinberg, fu-rona intemati in campi di lavoro per-che aceusati di trasgredire Ie disposi-zioni di Stalin in materia di corpo.Questo non doveva pili essere uno deitanti temi studiati dalla fotografia, rnadoveva invece adattarsi alle esigenzepropagandistiche sovietiche. II corpoumano viene ora ritratto non pili co-me singolo individuo, ma comemembro di una collettivita che, nellegrandi parate imposte dal regime,vuole esaltare il suo dittatore attra-

    Steve McCurry. Sud Est.la fotografia offre immagini semplici,dirette e veloci entrate ormai nellanostra vita quotidiana e che quindi

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    verso pose acrobatiche, piranlidi u-mane e posizioni ginniche. Gli UOIni-ni rappresentati sono portati a model-10 di bellezza, salute e forma fisica,contribuendo alIa costruzionedell'immagine del cittadino sovieticoideale, ornamento per Ie gigantogra-fie del dittatore (come nelle fotogra-fie di Rodcenko), Chiudono la mostraalcune lettere autografe di Grinbergche, dopo la sua prigionia, testimo-niano le difficolta di reinserimentonelle grazie del regime.Nudo per Stalin. II corpo nella fo-tografia sovietica negli anni Venti.Fondazione Luciana Matalon. ForoBonaparte, 67. Orari: da martedi asabato 10-19. Ingresso libero. Fino al30marzo.

    pensiamo di conoscere a fondo. Sem-brerebbe dunque facile descriverequesta mostra. Quando si entra a Pa-

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    lazzo della Ragione, invece, ci si ri-trova circondati da facce , occhi e rna-ni di uomini, donne e bambini che tiraccontano storie semplicemente coni lora sguardi e i loro gesti: storie divita e umanita che segnano l'identitadi paesi come Afghanistan, Iraq,Birmania, Tibet e India. Attraversoun poetico allestimento che richiamauna fitta foresta dai cui rami ricadono200 scatti di grande formato, il visita-tore viaggia con McCurry alIa sco-

    Dopo il successo delle mostre suWarhol, Haring e Basquiat, la Trien-nale di Milano presenta un altrogrande nome dell' arte contemporane-a, l'artista Pop Roy Lichtenstein. Unamostra antologica che sara visitabiledal 26 gennaio al 30 maggio e chesara poi ospitata al Ludwig Museumdi Colonia. Una retrospettiva suddivi-sa in sezioni tematiche che partonodalle opere pre-pop degli anni ' 50 earrivano agli ultimi lavori dell' artista,morto nel 1997. La mostra non espo-ne le classiche icone pop 0 i famosi"fumetti'tin formato gigante, rna e-splora la produzione legata al lavorodi rivisitazione che l'artista fece

    Shutter Island di Martin ScorseseClaustrofobia. E' questa la prima sen-sazione che scaturisce da questo film.Non solo per l'ambientazione in unpenitenziario su di un'isola, rna so-prattutto per il lavoro del regista, chenon riesce ad andare oltre alla perfe-zione del genere, consegnandoci unprodotto di ottima fattura, che nonrispecchia quel senso naturale di a-vanguardia e sperimentazione che, dasempre, hanno caratterizzato il geniodi Martin Scorsese. E' come se laproduzione non avesse voluto ri-schiare un flop ai botteghini, cosa atquanta difficile direi, quando in car-tellone vi sono inomi di Scorsese e

    perta di questi volti e di questi pae-saggi, fatti di luce e colore. Le sei se-zioni che segnano it ritmo della m o-stra ci parlano di Silenzio, scatti digrande intimita dell'uomo di frontealla natura; ci parlano dell'Altro; del-la Guerra, fotografie che rappresen-tano il dramma dell'umanita contro sestessa; della Gioia, immagini fatte dicolore e movimento; ci parlanodell'ln!anzia e ci parlano della Bellez-za, in cui ci ritroviamo a fissare gli

    Roy Lichtenstein. Meditations on art.dell'iconografia medievale, dellescene di storia americana e in genera-te di opere famose di artisti del passa-to pili 0 m e n o recente, come Monet,Carra, Dali, Magritte, Picasso e Ma-tisse.A partire dalla riproduzione diun'immagine celebre, una banale co-pia, Lichtenstein trasfigurava e rein-terpretava il soggetto negli stilemisuoi tipici: bidimensionalita, coloriaccesi e i punti Benday, ovvero quei"puntini" risultato di un processo distampa che combina due (0 pili) di-versi piccoli punti colorati per ottene-re un terzo colore. Questo era il pro-cedimento tipico dei fumetti delle 0-

    CINEMAQuesta rubrica e curatada Simone Mancuso

    Di Caprio, richiedendo al regista edalIa sceneggiatrice Laeta Kalogridis,uno sviluppo il pili lineare e classicopossibile. Niente di sbagliato, in se lesceneggiature a sviluppo classico, seben dirette, possono creare ottimifilm. II problema e che qui, l'hannochiesto al regista a mio avviso menoadatto.Comunque, alla fine ilprodotto e no-tevole, Scorsese e pur sempre un o-scar. Pen) mi e sembrata una snatura-lizzazione, e nel film si vede. Labuona riuscita e sicuramente dovutaalIa gia citata sceneggiatrice, e a unodei nriei preferiti direttori della foto-grafia, soprattutto nei lavori conScorsese, Robert Richardson. Cito

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    occhi verdi della ragazza afgana. 0forse sono quegli occhi a guardarenoi?

    Steve McCurry. Sud Est. Palazzodella Ragione. Piazza Mercanti, 1.Orari: da martedi a domenica 9.30-19.30. Giovedi 9.30-22.30. Lunedi14.30-19.30. Biglietti: intero 8; ri-dotto 6,50; ridotto speciale adulto ebambino 10. Fino al 21 marzo.

    rigini e che divenne il leitmotivdell'intera opera dell'artista. Una ras-segna per capire chi rappresento Cu-bismo, Espressionismo, Futurismo,Action Painting, Minimalismo, ritrattie nature morte con un'ironia dissa-crante tipicamente americana. Tuttoquesto e Lichtenstein, tutto questo ePop.

    Roy Lichtenstein. Meditations onart. Triennale di Milano. Viale Ale-magna, 6. Orari: 10.30-20.30, lunedichiuso. Giovedi e venerdi 10.30-23.00. Biglietti: intero 9; ridotto 6,50 0 5,50. Fino al 30 maggio.

    solo alcuni dei film in cui era cine-matographer, da Platoon, Kill Bill 1-2, AI di la della vita, The Aviator,fino all'ultima nomination agli oscarscon Inglorious Basterds. Non dimen-tichiamoci la montatrice che da sem-pre segue Scorsese, Thelma Scho-onmaker. oi ci sono le conferme, dal-la musa Di Caprio a Ben Kingsley,fino ad arrivare per Ie scenografie aiconiugi italiani pili famosi a Hol-lywood, i premi oscar Dante Ferrettie sua moglie Francesca Lo Schiavo.Insomma un cast elaborato da unaproduzione che non voleva lasciareminima dubbio suI fatto di fare in-cassi, senza scontentare troppo la cri-tica. Operazione riuscita.

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    Invictus di Clint EastwoodContinua la ricerca di Eastwood suitemi a sfondo sociale. Sull'onda di"Gran Torino", riemerge il tema,sempre attuale, dell'integrazione, toe-cando i punti cardine di una morale edi un'etica ormai confuse nella socie-ta contemporanea.Mandela disse: "II perdono cancellala paura, libera I'anima. Per questo eun'arma cosi potente." Suggerimentodi Eastwood su un elemento crucialedella religione cattolica, il perdono.Evocato anche nel precedente filmper abbattere i superficiali pregiudizisulle diverse culture, a favore di unavera integrazione. Quindi questo film

    Avatar di James CameronE' da tempo che sostengo la rivolu-zione della terza dimensione nel ci-nema. Avatar sancisce questa teoriain maniera definitiva. Forse e esage-rata affermare che dopo le rivoluzionidel sonoro prima e del colore poi, ar-rivi il 3D. Di sicuro, almena perquanto riguarda la modalita di visone,e quindi Ia fruizione del film da partedello spettatore, quest'ultima vienestravolta per diventare pili perfor-manteo E' chiaro che questo film euno dei pochi casi tra i 3D, che puoessere apprezzato anche in 2D, rnachiaramente la performance dellospettatore sulla visione cambia.Unkolossal in tutto e per tutto, nel gran-de stile hollywoodiano, una confe-zione tipica della struttura americana,soprattutto nella sceneggiatura. Vi siriconosce tutto il cinema post-moderno: dal western, ai film di guer-ra, al fantasy, ai film di fantascienza.Eterogenia concentrata anche nelsoggetto, che ingloba tutti i temidell 'attualita: dal confiitto in Iraq el'amore per l'esportazione della de-mocrazia che qui si trasforma in e-sportazione della civilta, ai temi eco-

    usa il racconto degli anni di presiden-za della Repubblica sudafricana diMandela, e la sua intuizione sulla po-tenzialita politica di una squadra, iverde-oro, e uno sport, il rugby, perparlare della rinascita di un paese,che porta in se iproblemi di qualsiasialtro paese che affronta un cambia-mento. E 1 0 fa trarnite una regia per-fetta ed elegante, come al solito, e unriuscitissimo adattamento dal libro"Ama il tuo nemico" di John Carlin,con la sceneggiatura di Anthony Pe-ckham. Fotografia affidata al fedelis-simo Tom Stem.Ben due le candidature all'oscar 20-10, l'impeccabile Morgan Freemannei parmi di Mandela come attore

    logisti, a quelli new-age versol'energia della terra madre che portaequilibrio, ecc...Su di un soggetto cosi corposo, forsesi poteva sviluppare una sceneggiatu-ra un po' pili studiata, perche la sen-sazione e che sia stata tralasciata afavore di un'attenzione maggioreverso tutta la parte tecnologica e laregia del film. Forse affiancarsi di unaltro sceneggiatore sarebbe stato uti-le. Tecnologia che e stata applicata inmaniera massiccia, come forse maiprima, a favore del tridimensionale,con l'uso di una macchina da presainnovativa, la fusion-cam. E' unacamera, progettata tra gli altri dallostesso Cameron, che permette di gira-re le scene con gli attori, riuscendo adintegrare nel monitor della stessa ca-mera il 3D, in maniera che il registapossa vedere contemporaneamente, lascena ehe sta girando nell'am-bientetridimensionale. Questa e una delletante rivoluzioni ehe il 3D ha portatonel modo di fare i film, quindi nonsolo nella visione, rna anehe nella eo-struzione della stessa.Cameron dimostra, aneora una volta,di essere uno dei pili capaei registi eproduttori cinematografici che ci sia

    protagonista e il capitano della nazio-nale sudafricana Matt Damon, per lacategoria di attore non protagonista.Forse avrebbe meritato la candidaturaanche per la sceneggiatura, Ina vistigli altri candidati, va bene cosi.Nella produzione, ovviamente comeormai di consueto a Hollywood, figu-ra il regista, mentre nella produzioneesecutiva, c'e la partecipazione diMorgan Freeman.Evidentemente l'avere anche un pesoeconomico e quindi decisionale sulset, ha infiuenzato molto sulla libertad'espressione del suo personaggio,fruttandog1ila candidatura.

    no oggi nel mondo, eonfezionando unprodotto di due ore e quaranta minuti,senza un momento di pausa(a partequella forzata che fanno i peggioricinema per vendere pop-com), cheanzi per come si sviluppa il film, hotrovato anche corto, si poteva esten-dere un po di pili la sceneggiatura,sviluppando cio che avviene dopo ilfinale. Gli attori hanno tutti fatto ungrandissimo lavoro, sostenuto, ov-viamente dal gande lavoro registico,soprattutto l' attrice che interpretaNeytiri, Zoe Saldana, magnifica neldare a1 suo personaggio tutta la sen-sualita se1vaggia che solo un' afro-americana avrebbe potuto dare inquel modo. Da tenere d'occhio ne1cast di questo film e il direttore dellafotografia Mauro Fiore, il cui lavoro10 ritroveremo nel 2010 con il filmsull'A-Team.Ancora una volta James Cameron rie-see a colonizzare il nostro immagina-rio, ed in questo caso anche 1anostramodalita di visione, senza darciscampo ne scelta di fuga, come feeemolti anni fa con Terminator, la-sciando un traceia sempre pili indele-bile nella storia del cinema.