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didascalie PROVINCIA AUTONOMA DI TRENTO Rivista della scuola in Trentino n.4 aprile 2009 08/02/2006 AUT DR/CB Centrale/PTMagazine EDITORI/213/2006 19 n.4 aprile 2009 DENTRO L’ISTITUTO… Il doier I pragonisti La scuola Il percorso La cerimonia Il dirigente Le immagini Inserto a cura di: Mario Caroli Interventi di: Mario Caroli, Patrizia Lucca, Loris Taufer, Insegnanti scuola primaria Pressano: Carla Brugnara, Chiara Cazzanelli, Maria Vitto- ria Clementi, Renata Nalini, Federica Vulcan L’intitolazione della scuola primaria di Pressano a don Milani “NEL NOME DEL PRIORE…” il doier

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DOSSIER: “Nel nome del Priore… ” Pressano, don Milani

Transcript of n. 4 aprile 2009

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didascalie

PROVINCIA AUTONOMADI TRENTO

Rivista del la scuola in Trentino

n. 4 aprile 2009

08/02/2006AUT DR/CB Centrale/PTMagazine EDITORI/213/2006

19

n.4 aprile 2009

DENTRO L’ISTITUTO…Il dossier

I protagonistiLa scuola

Il percorso

La cerimoniaIl dirigente

Le immagini

Inserto a cura di: Mario Caroli

Interventi di:

Mario Caroli, Patrizia Lucca, Loris Taufer,

Insegnanti scuola primaria Pressano: Carla Brugnara, Chiara Cazzanelli, Maria Vitto-

ria Clementi, Renata Nalini, Federica Vulcan

L’intitolazione della scuola primaria di Pressano

a don Milani

“NEL NOME DEL PRIORE…”

il dossier

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DIDASCALIE Rivista della scuola in TrentinoPeriodico mensileAnno XVIII, numero 4 aprile 2009

Rivista promossa dallaProvincia Autonoma di Trento(L. P. 3 maggio 1990, n.15, art. 22)Autorizzazione del Tribunale di Trento n. 745dell’11.1.1992

Direttore responsabile:Giampaolo Pedrotti

Coordinatore:Mario CaroliE-mail: [email protected]

In redazione:Patrizia LuccaManuela Saltori (segreteria)

In questo numero:Cristiana Bianchi, Carla Brugnara, Mario Caroli, Chia-ra Cazzanelli, Maria Vittoria Clementi, Antonio Di Seclì, Enzo Falagiarda, Patrizia Lucca, Francesca Jurman, Anna Mattedi, Renata Nalini, Nadia Nicoletti, Massimo Paroli-ni, Loris Taufer, Federica VulcanAlunni classi 1A e 1Bscuola primaria Villazzano TN

Redazione: Via Gilli 3,38100 Trentotel. 0461/497268 - 69fax 0461/497267

Realizzazione e StampaLitografia Effe e Erre - Trento

Per richiedere la rivista Didascalietelefonare o mandare un fax o scrivere a:Redazione Didascalie,Palazzo Istruzione via Gilli, 3 – 38100 TrentoE-mail: [email protected]

Didascalie è stampata su cartaecologica, sbiancata senza cloro

Le foto di questo numero sono di:archivio Didascalie, fornite dai diretti interessati, Ufficio stampa Pat

In copertina in alto: un’immagine della classe quinta della scuola primaria di Zivi-gnago per il servizio sulle LIM (vedi servizio nelle pagine 9-18); a destra, sempre in alto, la copertina del libro di Davide Modena presentato nel Segnaliamo (pagine 44-45); in basso, la copertina e un’immagine del dossier interno su “Nel nome del Priore” (vedi pp. 19-30)1n.4 aprile 2009

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PROVINCIA AUTONOMADI TRENTO

Rivista del la scuola in Trentino

n. 4 aprile 2009

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SOMMARIO

la notizia/Consiglio autonomie: la notizia/intervista a Luca Arighi e Elina Massimo 1-5provincia/La scuola in Finanziaria 6-8dalle scuole/L’indagine: Lavagne interattive multimedialidalle scuoleprimaria Zivignago 7-9dalle scuoleMedia “D.Chiesa” Roveretodalle scuoleLiceo “Prati” Trentodalle scuoleIstruzioni per l’uso 9-18

il dossier

“Nel nome del Priore”L’intitolazione della scuola primaria di Pressano a don Milanidentro il testo: Il dossierI protagonistiLa scuolaIl percorsoLa cerimoniaIl dirigenteLe immagini

Inserto a cura di: Mario CaroliInterventi: Mario Caroli, Patrizia Lucca, Loris TauferInsegnanti scuola primaria Pressano:Carla Brugnara, Chiara Cazzanelli, Maria Vittoria Clementi, Renata Nalini, Federica Vulcan

Inserto 19-30

dalle scuole/Primaria Villazzano: L’orto: perché a scuola?dalle scuole/Primaria Villazzano: L’esperienzadalle scuole/Primaria Villazzano: Il libro e la parola ai bambinidalle scuole/Primaria Villazzano: Consigli a una collega 31-36dalle scuole//Conservatorio Bomporti Trento: dalle scuole/Babar, progetto per le scuole 37-38formazione professionale/AFP: Artigianelli Trento ed Enaip Tione 39-41la scuola al museo/Castello di Avio: Studenti ciceroni 40dentro le scuole paritarie/LIA Rovereto-Liceo Modena: dentro le scuole paritarie/Cattedrali a confronto 42-43segnaliamo/Il libro di Davide Modena: Bestia e sapone 44-45la recensione/Mauro Lando: Dizionario trentino 46-47la scuola al museo/Castello Buonconsiglio: Egitto mai visto 48offerta varia/Il concorso per le scuole: Ferrovia Trento-Malè terza di copertina/Il convegno: La nuova istruzione tecnica quarta di copertina

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LA NOTIZIA

Luca Arighi e Elina Massimo sono rispettivamente Presidente e Vicepresidente del primo Consiglio delle Autonomie scolastiche del Trentino. Indicati per traghettare il nuovo organismo per il primo breve periodo, sono stati confermati praticamente per il triennio. Accanto al Con-siglio del sistema educativo provinciale (ex CSP), la Legge 5/2006 ha previsto il Consiglio del-le autonomie scolastiche e formative.luca arighi: “Sono presidente del consiglio di istituto del Comprensivo di Levico, sono in-gegnere, lavorando per un’impresa che ha un livello di risorse umane elevato sono da sempre attento per lavoro alla qualità della formazione e all’interazione possibile tra il mondo delle imprese e quello dell’istruzione e della formazione. Lombardo d’origine, sono da tredici anni in Trentino.”elina massimo: “Sono dirigente scolastico da settembre 2005 del comprensivo Trento 6, lau-rea in Lettere, quindi formazione umanistica, ho insegnato storia dell’arte ed ho nella mia carriera un percorso in molte scuole, prima alle superiori poi nel comprensivo e sono stata in comando per cinque anni in Provincia fino al 2005. Queste esperienze precedenti mi consen-tono di avere una visione abbastanza ampia della scuola trentina che mi serve nel ruolo del consiglio delle autonomie.” L’intervista è stata realizzata a Levico martedì 7 aprile 2009.

CONSIGLIO AUTONOMIELa parola a Luca Arighi ed Elina Massimo

IL NUOVO ORGANISMO

Le scuole protagoniste, ma come istituzioni autonome

Iniziamo dal “Chi è” il Consiglio del-le autonomie, come lo definireste?

arichi: La legge prevede questo consiglio come una grossa novità che non ha ugua-li nel resto d’Italia e lo prevede come un incontro di tutti i dirigenti ed i presiden-ti dei consigli di istituto di tutte le istitu-zioni scolastiche del Trentino. Questo lo rende un punto di incontro di tutte le scuole, viste per quella che è la loro autonomia di istituti ed è significativo da questo punto di vista che a rappresentare le scuo-le ci siano il dirigente che ne è il titolare e legale rappresentante, ma anche il presidente del consiglio di istituto. Quindi un organo collegiale rappresentativo della collegialità della scuola, che riunisce le scuo-le e le rende protagoniste nella loro specificità di istituzione autonoma.massimo: A me piace anche enfatizzare molto il fatto che questo organo è il luogo istituzionale di in-contro di tutte le scuole, comprese le paritarie e la formazione provinciale attraverso la rappresentanza delle due componenti fondamentali: quella dei dirigenti (quindi dei docenti, della gestione) e quella dei genitori. E’ un luogo istituzionale con delle funzioni istituzionali formalizzate dalla legge di rac-cordo tra la scuola praticata e l’amministrazione che del sistema scolastico provinciale gestisce e coordi-na i gruppi.

La prima domanda che farebbe un esterno è: “Ma questo organismo non è un doppione di altri già esistenti (il consiglio del sistema educativo provinciale, le riunioni di servizio dei presidi e magari anche la ventilata consulta dei genitori)?”

massimo: Il rischio c’è. La legge definisce la costituzione di questi organi e ne definisce le differenze: il consiglio delle autonomie scolastiche è la rappresentanza della scuola, il consiglio del sistema edu-

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cativo provinciale è la rappresentanza di chi ha interes-se al sistema educativo, quindi anche enti locali e mondo produttivo, però c’è il rischio di una richiesta di pare-ri ridondanti che non sempre sono coerenti e rischiano di sovrapporsi. Sarebbe importante la definizione mol-to precisa dei ruoli anche a costo di ridefinirli in alcu-ni momenti, ruoli e funzioni di vari organismi; secondo me al consiglio del sistema educativo provinciale compe-te un ruolo “politico”, un po’ più spostato sul piano tecni-co è quello del consiglio delle autonomie scolastiche, che ha il compito di proporre, oltre a essere consulenziale ri-spetto all’amministrazione e contribuire, “supportare” la gestione. Tutti aspetti che dovrebbero essere studiati e ar-meggiati.arighi: Nella pratica, noi con l’ex consiglio scolastico provinciale non abbiamo sperimentato alcun tipo di con-trapposizione o di doppioni, non abbiamo avuto intera-zioni e tanto meno sovrapposizioni. Non so come incida, come sia gestito, che rapporti abbia anche con l’ammini-strazione, so che noi siamo coinvolti abbastanza su alcu-ni argomenti cruciali in questo momento per l’attuazio-ne della legge. Penso che ci sia comunque un significato e un ruolo per un organismo che rappresenti le scuole, per-ché se sono istituzioni autonome che fanno parte di un si-stema il fatto che si sia pensato di metterle insieme e dare loro un’espressione comune credo che abbia un significato un po’ come per analogia, fatte le debite proporzioni, il consorzio delle autonomie locali, i comuni vengono senti-ti in quanto tali nel loro insieme, poi in consiglio provin-ciale ci sono altri tipi di rappresentanza della comuni-tà trentina. Le competenze sono diverse ma non sia mal pensata l’idea di dare una voce comune alle istituzioni scolastiche a fianco di altri organismi pensati su una base diversa di rappresentanza. massimo: Importante è rispettare i ruoli, chiarirli per evitare di sovrapporsi e lavorare anche in sinergia. Ri-spetto ai dirigenti il ruolo del consiglio delle autonomie è “politico”, mentre le riunioni di servizio sono esclusiva-mente tecniche, dove si ragiona e si discute anche sul pro-getto complessivo, la la loro visione in quella sede è più tecnico-gestionale anche di sistema, ma con una visione più unilaterale del dirigente. arighi: I Dirigenti sono venuti maturando una chia-rificazione al proprio interno in questi anni sul possibi-

le loro doppio ruolo. In Consiglio qualcuno ha cercato di chiarire bene che quando il dirigente va ad una riunione di servizio indetta dall’Assessorato per i presidi, va come dipendente e collaboratore della provincia; quando viene in Consiglio delle autonomie è rappresentante della scuo-la e si pone in questi termini, dell’intera scuola, insieme al presidente del consiglio di istituto in termini di rap-porto verso l’amministrazione, non è più il dirigente che col proprio “capo” ragiona su come attivare determinate cose, ma è un tecnico, il rappresentante di un’istituzione nel suo complesso che si rapporta con gli altri, non è sem-pre semplice.

CHI RAPPRESENTA CHI…

Il rapporto col consiglio dell’istituzione e con il collegio docenti

Vien fuori che il ruolo forte del Consiglio dell’au-tonomia sta proprio nella rappresentanza delle scuole. Chi rappresenta chi? Il genitore che viene in Consiglio come rappresentante di chi? E il diri-gente scolastico rappresenta davvero la scuola? Che rapporto c’è con il consiglio di istituto, da una par-te, e con il collegio docenti, dall’altra?

arighi: Penso che ci siano rapporti diversi, dipende da come il dirigente e il presidente si rapportano all’interno della propria scuola. A me è capitato in più di un’occa-sione, o in vista di una riunione del Consiglio delle au-tonomie o a seguito di una riunione dello stesso, di ripor-tare in Consiglio di istituto notizie o richiedere parere su un tema discusso, ad esempio sul regolamento per le ele-zioni dei consigli di istituto. Ne ho parlato sia in Consi-glio di istituto che in Consulta dei genitori. Mi pare che così i Presidenti partecipano più attivamente anche al Consiglio, mi sembrano persone che mantengono il le-game con la propria scuola, poi onestamente non saprei dire con certezza come poi gestiscono le dinamiche al pro-prio interno.

Per i presidi? Vale ancora l’idea dell’eletto/delegato a rappresentare la scuola?

massimo: Il problema è ancora aperto. Questo spazio c’è già nel Consiglio del sistema educativo provinciale, che è elettivo, con una rappresentanza anche dei dirigenti. Il dirigente ha un doppia “faccia”, il termine è improprio, un doppio ruolo: da una parte, rappresentante del pro-prio personale, quindi il tramite del proprio collegio ( do-centi, ata, gli stessi genitori) e, dall’altra, il ruolo di diri-gente scolastico che è anche altro. Credo che la relazione

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con il collegio all’interno della scuola è ancora tutta da costruire perché ci siamo concentrati su altro per quan-to riguarda noi dirigenti, però è un terreno che può essere molto fertile. Se noi riuscissimo ad agganciare proprio il Consiglio delle autonomie attraverso una rappresentanza reale e quindi portare in consiglio d’istituto, in collegio docenti alcune discussioni che abbiamo in Consiglio del-le autonomie credo che rafforzeremo molto il ruolo istitu-zionale del Consiglio stesso. Ripeto, tutto da costruire.arighi: Facciamo l’esempio sul Regolamento per l’utiliz-zo delle strutture scolastiche in orario extrascolastico. Io ho percepito dal dibattito che tutti avevano la presa sul problema, sia i genitori, sia i presidenti che i dirigenti, ma sugli aspetti pratici, attuativi, organizzativi di que-sti temi, mi sembra che tutti facessero sempre riferimen-to a situazioni reali discusse, approfondite e concrete per la situazione della loro scuola. Non ho assistito a prese di posizione di principio, parapolitiche; mi è sembrato che sempre le discussioni sono state ancorate tendenzialmente alla realtà della propria scuola, per cui desumo che bene o male ci sia un ancoraggio. Certo i presidenti dei consi-gli di istituto sono al sesto anno di proroga e questa è sta-ta una difficoltà specifica, spero venga risolta. Ci sono ge-nitori/presidenti che sono stati eletti quando ancora non c’era il Consiglio delle autonomie, ora sono al sesto anno di proroga e fanno un po’ fatica a svolgere il ruolo di pre-sidente. La partecipazione è stata finora più bassa rispet-to ai dirigenti, però decisamente attiva come capacità di intervento.

IL FUNZIONAMENTO DEL CONSIGLIO

Un regolamento che finora pare faccia funzionare bene l’organismo

Presidente il Consiglio delle autonomie si è dato un Regolamento per funzionare…

arighi: Siamo andati per adattamenti successivi con due obiettivi per far funzionare davvero un organismo di duecento persone: farle venire da tutte le valli senza un rimborso spese per due-tre riunioni all’anno, avviare forme di comunicazioni che creassero questo tessuto. Ab-biamo privilegiato la collegialità all’inizio, con qualche difficoltà, recentemente abbiamo strutturato un il nostro organismo per dare maggiore efficienza al lavoro, con un Comitato di delegati (85% dei dirigenti e 60% dei ge-nitori) che ha la delega di prendere decisioni ed espri-mere pareri in nome del Consiglio, rimanendo riservate però al Consiglio in seduta plenaria due-tre volte all’an-no alcune competenze molto specifiche, la riunione del comitato delegati è circa mensile, poi ci sono dei gruppi

di lavoro sia con componenti del comitato che con altri consiglieri per approfondire vari argomenti. Il Consiglio nella sua complessità ha comunque delle prerogative che abbiamo voluto lasciare per non svuotarne il ruolo e che riguardano eventuali linee di indirizzo vincolanti per il Comitato delegati e, una volta all’anno, l’approvazione dell’attività del comitato, quindi un rinnovo di fiducia. Il rischio di assemblarismo è stato in qualche modo con-tenuto con aggiustamenti successivi, di volta in volta e siamo arrivati a questa strutturazione che mi sembra stia prendendo piede anche in termini di risultati.massimo: E’ chiaro che perché funzioni bene e perché non venga vanificato poi il senso del Consiglio delle au-tonomie deve essere presidiata la collegialità nel momen-to in cui si danno le linee di indirizzo e si fa il rendicon-to, ma anche in itinere dando le informazioni, quindi un grosso lavoro di comunicazione che stiamo perfezio-nando, abbiamo un portale da perfezionare e garantire a tutti la possibilità di accedere alla documentazione, la-vorare nei gruppi ecc..

Serve una periodicità almeno triennale

Secondo voi, qual è la periodicità ideale per un or-ganismo di questo tipo?

arighi: È importante che sia ancorata al rinnovo del Consiglio di istituto, perché i presidenti dei consigli di istituto che sono metà del Consiglio delle autonomie sono eletti con quella periodicità, quindi una periodi-cità triennale penso che vada bene. Proprio per questo abbiamo progettato un percorso formativo per i nuovi presidenti in maniera tale che appena eletti possano ave-re rapidamente queste informazioni, proprio per entrare più rapidamente nel ruolo.massimo: Bisogna curare molto il passaggio di consegne per non vanificare tutto il percorso fatto, perché i diri-genti restano, ma i presidenti dei consigli di istituto cam-biano.

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COMPETENZE E CONTENUTI

“Esprime solo pareri, quindi conta poco…”

Dall’esterno questi organismi collegiali sono vi-sti come poco incisivi perché esprimono solo pa-reri…

massimo: È un lungo cammino in salita, questo del-la tenuta della individuazione dei contenuti e di dare autorevolezza al Consiglio stesso nel momento in cui si esprime, credo che l’autorevolezza si conquista attraverso la coesione del consiglio e la decisione, compatti e decisi, attraverso forme di accordo e collaborazione, chiarendo l’opinione e il parere del consiglio stesso espresso nella sua complessità. Siamo partiti dando dei pareri rispetto ai Regolamenti, su richiesta dell’amministrazione, il nostro sforzo è quello adesso di spostarci sul piano della propo-sta, quindi di anticipare la richiesta dell’amministrazio-ne, senza particolare presunzione, individuando anche linee di indirizzo, piste di lavoro, percorsi da suggerire all’amministrazione perché noi la scuola la conosciamo, come dirigenti e come presidenti.arighi: Quando si è chiamati ad un organo consulti-vo, quello che conta molto è l’autorevolezza e il rappor-to con chi deve recepire questi pareri o queste risposte. Gli altri nodi credo che siano innanzitutto la qualità di quello che si produce, quindi pareri e proposte di quali-tà elevata, così l’autorevolezza aumenta e si ha maggiore probabilità di essere ascoltati. Poi, il rapporto. Abbiamo avuto esperienze in cui i nostri pareri non sono stati re-cepiti, in questi casi abbiamo migliorato un processo an-che di restituzione delle motivazioni, in qualche passag-gio questo non c’era stato, ma ora è diventato prassi. Direi

che negli ultimi tempi, se c’è una impossibilità da parte dell’amministrazione di recepire il nostro parere, di soli-to c’è un’interazione per spiegare le ragioni per cui non è possibile fare questo ed eventualmente per trovare delle forme di accordo e di condivisione su un’alternativa, ad esempio sugli utilizzi del personale questo è successo, così sul regolamento per l’elezione negli organi collegiali, l’as-sessore Dalmaso ha voluto dialogare con il Consiglio per trovare quello adatto, sul Regolamento delle paritarie c’è stata una interazione su quelli che erano i contenuti delle nostre proposte elaborate dal gruppo di lavoro e la mag-gior parte di questi sono stati recepiti. C’è la qualità delle proposte, da una parte, e il rapporto con chi deve decide-re, c’è una forma di interazione che comunque dà valore al ruolo del Consiglio.

Rapporto col “Palazzo”: ce lo siamo guadagnato passo per passo

Prima abbiamo visto il rapporto verso il basso, con le scuole; questo fa parte del rapporto verso l’alto, verso il “palazzo”, l’amministrazione ….

massimo: Quello che diceva il presidente è verissimo, è stato un percorso di conquista, ce lo siamo guadagnato passo per passo. Un riconoscimento del ruolo del Consi-glio c’è. Mi piacerebbe che ora l’intervento del Consiglio si spostasse sempre di più sul piano della proposta e che sempre di più l’amministrazione riconoscesse nel Consi-glio uno degli interlocutori privilegiati, proprio sul piano della proposta, non solo della verifica, della richiesta di parere di fronte a cose già definite, quali i regolamenti.arighi: Ora ci stiamo muovendo in anticipo, anche di nostra iniziativa, su alcuni regolamenti che si dovranno esaminare, in anticipo raccordato, se ci occupiamo di un certo argomento e sappiamo che in assessorato lo stanno già trattando, ci andiamo a raccordare, in questo modo si entra nel meccanismo e si può dare maggiore influenza.

C’è qualche passaggio, da quando c’è il Consiglio, in cui avreste voluto essere più coinvolti?

arighi: Direi che forse nella prima fase c’era stato qual-che incidente di percorso da questo punto di vista, noi avevamo espresso dei pareri su certi temi e ci eravamo tro-vati il parere rigettato nella delibera, in questi momenti ci siamo un po’ confrontati e abbiamo detto “dobbiamo trovare un altro modo, non è che dobbiamo sempre pen-sare che presidente, assessore provinciale debbano sempre recepire i nostri pareri , però siccome ci siamo, siamo pre-visti dalla legge, abbiamo un ruolo istituzionale”, mi-nimo minimo ce lo siamo costruiti, abbiamo visto oggi non potrei assolutamente dire come l’assessorato, il palaz-

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zo guardi il consiglio, a me interesse quello che noi riu-sciamo a guadagnare, mi sembra che da questo punto di vista ci stiamo creando i nostri spazi e troviamo un in-terlocutore aperto…massimo: Il fatto che l’assessore sia stato presente, subito dopo la nomina, all’ insediamento del comitato dei dele-gati e alla riunione plenaria del Consiglio, è un segnale.arighi: Il fatto che sia stato presente non per fare un di-scorso, ma per entrare nel merito di alcuni argomenti o per ascoltare, va bene così.

Modificheresti qualcosa della legge? Magari la defi-nizione più puntuale di funzioni…

massimo: Mi verrebbe da dire di sì, perché il nostro e il consiglio del sistema educativo provinciale sono due orga-nismi molto diversi, uno è elettivo e uno è rappresentante di comunità completa. Forse andrebbe precisato meglio il ruolo del consiglio, il campo di interessi. Mi pare che l’al-tro consiglio provinciale potrebbe avere un ruolo più po-litico di gestione di sistema, mentre noi siamo rappresen-tativi delle singole scuole.arighi: Noi non abbiamo avuto problemi di contrappo-sizione, ma credo che l’altro Consiglio dovrebbe rappre-sentare valori o sensibilità culturali e politiche, ammesso che ce ne siano e che siano significative nella comunità, infatti secondo me una delle crisi è proprio questa...

Il nostro sguardo sulla scuola trentina

Una domanda non come “rappresentanti dell’isti-tuzione”, ma come soggetti che nella scuola ci siete e da molto tempo. Nel dibattito ci sono problemi di relazioni col governo nazionale, di tenuta della scuola trentina ai vertici (secondo qualcuno abbia-mo rallentato il ruolo di “apripista”…). Il vostro sguardo sulla scuola trentina qual è?

arighi: Voglio richiamare due snodi. Uno mi interes-sa di più come genitore, quello della partecipazione dei genitori e delle famiglie, un campo molto difficile quello di incentivare la partecipazione reale dei genitori alla vita della scuola. So che ci sono delle iniziative per

favorire la scuola partecipata, è una scommessa molto forte. Personalmen-te, a Levico come presidente del consi-glio di istituto, ho fatto partire la con-sulta dei genitori quando ancora era facoltativa. Con alterne fortune per-ché la partecipazione è sempre un po’ altalenante, è sempre da ricostruire da motivare; questo è un campo decisa-mente importante e non semplice, uno

snodo cruciale, sono contento che ci siano anche delle ini-ziative di sistema da questo punto di vista. L’altro aspetto sulla scuola trentina, che mi interessa per storia persona-le ed un po’ per lavoro: la formazione professionale e l’alta formazione. Come genitore ho un’opinione com-plessivamente molto positiva della scuola trentina anche avendo degli esempi di confronto con la Lombardia, qui trovo degli elementi di forza notevoli, la possibilità di po-ter incidere con l’autonomia anche su alcuni processi, la formazione professionale come fiore all’occhiello che non è mai una cosa guadagnata per sempre ma ci si continua a lavorare, le forme di alternanza, interpretate corretta-mente, sono una ricchezza secondo da me da estendere anche alle scuole superiori perché possono portare, se cor-rettamente attuate, un ulteriore contributo. Ripeto che non è mai una cosa guadagnata per sempre, è importan-te che ci siano anche tramite questi organismi delle forme di partecipazione e di confronto col livello nazionale, di cui non possiamo fare a meno pur avendo l’autonomia, bisogna lavorare per mantenere questi livelli e per garan-tire un’evoluzione che non può fermarsi.massimo: Dal punto di vista del dirigente anch’io credo che il sistema scolastico trentino tutto sommato funzioni bene, i risultati ci sono e sono positivi che ci gratificano molto. Tra l’altro, la scuola trentina è capace di grande coesione di visione complessiva unitaria, e credo che pro-prio per questo, perché abbiamo anche i mezzi e gli stru-menti culturali, mi piacerebbe fossimo capaci di andare ancora più avanti. Ora abbiamo sul piatto questi pia-ni di studio che sono una scommessa forte, mi piacerebbe che fossimo capaci di una spinta in avanti, individuare percorsi anche di sperimentazione molto propositivi sul piano dei contenuti e sul piano organizzativo. Da di-rigente scolastico ho anche un’attenzione particolare per l’organizzazionearighi: È importante che la specificità non diventi un fai da te, un chiudersi, noi siamo in una dinamica che è quella europea e mondiale, mi pare che in questo senso ci sia consapevolezza. Sarebbe gravissimo se l’autonomia venisse vissuta come chiusura provincialistica, ma non mi pare che sia così.

Mario Caroli

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FINANZIARIACosa cambia per la scuola

PROVINCIA

l’evento

LEGGE PROVINCIALE 28 marzo 2009, n.2“Disposizioni per l’assestamento Del bilancio an-nuale 2009 e pluriennale 2009-2011 Della provin-cia autonoma Di trento”(legge finanziaria di asse-stamento 2009)

Graduatorie insegnanti

L’articolo 66 della legge finanziaria di assestamen-to 2009 dispone:

Aggiornamento straordinario delle graduatorie provinciali per titoli del personale docente per gli anni 2009-20131. In deroga all’articolo 92, comma 2, lettera b), del-la legge provinciale sulla scuola le graduatorie provin-ciali per titoli formate per il quadriennio 2009-2013 sono aggiornate dopo il primo anno di validità. Con-testualmente gli aspiranti docenti in possesso dei re-quisiti possono chiedere di essere inseriti nella terza fa-scia e sono collocati nella posizione spettante in base ai punteggi attribuiti e ai titoli posseduti, fermo restan-do quanto previsto dall’articolo 92, comma 2 bis, del-la legge provinciale sulla scuola.

In sostanza: invece di avere il previsto aggiornamen-to ogni due anni, le graduatorie provinciali per tito-li per il quadriennio 2009-2012, si aggiorneranno e quindi si riapriranno dopo un anno, quindi con valore effettivo dall’anno scolastico 2010/2011, un anno prima del previsto. Non solo: non si tratta di un’apertura solo per aggiornamento, per consenti-re cioè solo a chi è già dentro le graduatorie di ag-giornare titoli e servizi, ma ci sarà un’apertura tout court per tutti, fermi restando però i paletti già pre-visti per coloro che provengono da graduatorie ad esaurimento, i quali verranno comunque colloca-ti in fondo a tutte le fasce, come previsto dal com-ma 2 bis dell’articolo 92 della legge provinciale n. 5/2006:

“A partire dall’anno scolastico 2009-2010 gli iscritti nelle graduatorie ad esaurimento previste dall’artico-lo 1, comma 605, lettera c), della legge 27 dicembre 2006, n. 296, che chiedono l’inserimento nelle gra-duatorie provinciali per titoli sono inseriti nelle mede-sime in posizione subordinata a tutte le fasce, sempre-ché siano in possesso dei requisiti previsti dal decreto del Presidente della Provincia 28 dicembre 2006, n. 27-80/Leg, concernente “Regolamento per la forma-zione e per l’utilizzo delle graduatorie provinciali per titoli del personale docente delle scuole provinciali a carattere statale della provincia di Trento (articolo 92

Sabato 28 marzo 2009 è stata approvata in Consiglio provinciale la legge finanziaria di as-sestamento 2009 con 20 sì e 11 no; nella notte dello stesso giorno è stata anche approvata con gli stessi voti la legge recante “Norme di sem-plificazione e anticongiunturali di accompa-gnamento alla manovra finanziaria provinciale di assestamento per l’anno 2009”.

Vediamo così brevemente, con l’aiuto del re-sponsabile del settore legale in Dipartimen-to istruzione, dr. Livio Degasperi, di capire le implicazioni per “la scuola”, dopo l’approvazio-ne della:

LEGGE PROVINCIALE 28 marzo 2009, n.2“Disposizioni per l’assestamento del bilancio annuale 2009 e pluriennale 2009-2011 della Provincia autonoma di Trento”(legge finan-ziaria di assestamento 2009)pubblicata sul bollettino ufficiale del 30 marzo 2009 14 bis, straord.asieme alla:

LEGGE PROVINCIALE 3 aprile 2009, n. 4“Norme di semplificazione e anticongiuntu-rali di accompagnamento alla manovra fi-nanziaria provinciale di assestamento per l’anno 2009”pubblicata sul bollettino ufficiale del 7 aprile 2009 15 supll. n. 1

Ovviamente riportiamo una sintesi divulgativa dei principali argomento toccati dalla finanzia-ria e dalla legge di accompagnamento all’asse-stamento di bilancio per il 2009, senza adden-trarci nella lettura articolata in termini giuridici delle norme, da fare in altra sede. Nel commen-to facciamo quasi sempre riferimento non solo agli articoli di legge, ma anche alle note illustra-tive degli stessi.

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l’evento

della legge provinciale 7 agosto 2006, n. 5)”.

Sissini ed altri…

Naturalmente, trattandosi di un’apertura a tutti gli effetti, ci sarà comunque un aggiornamento di fatto di servizi e titoli per chi si troverà già inserito nelle imminenti nuove graduatorie provinciali per tito-li 2009-2013. Così come, resta pacifico che non ci sarà più la prevista precedente apertura per aggior-namento biennale, ma queste nuove graduatorie re-steranno ferme fino al 2013.Va ricordato che con tale soluzione vengono risolti e superati i problemi e le paure dei cosiddetti “do-centi sissini del IX ciclo” di rimanere fuori dalle gra-duatorie provinciali per titoli per altri quattro anni, se non addirittura per sempre, qualora tali gradua-torie dovessero diventare definitivamente chiuse e ad esaurimento, come peraltro già successo a livel-lo nazionale.Stesso problema per chi, come gli ultimi docenti delle SSIS, ha già completato o sta appena comple-tando il percorso di abilitazione in didattica musi-cale o altro percorso anche di laurea abilitante che diversamente non poteva entrare nelle graduatorie 2009-2010.

Scuola equiparate, lingue straniere… L’articolo 67 della legge finanziaria di assestamen-to 2009 è di natura tecnica, come molti altri artico-li che riguardano la scuola, ma lo ricordiamo solo in breve.Per le scuole dell’infanzia equiparate, si tratta in sostanza di un modifica della legge provinciale 13/1977 e riguarda la definizione di un finanzia-mento unico per “le spese di organizzazione, com-prese quelle di consulenza pedagogico-didattica e amministrativa, quelle per l’aggiornamento del per-sonale insegnante, quelle per la formazione in ordi-ne alla normativa in materia di sicurezza sul posto di lavoro del personale in servizio presso le scuo-le e quelle relative all’attività di ricerca, innovazio-ne e sperimentazione;”. Viene inoltre quantifica-to tale finanziamento unico per l’anno scolastico 2008-2009 e, a partire dal prossimo anno scolasti-co 2009/2010 il finanziamento, sempre unico, vie-ne rivalutato in base a dei parametri definiti.

Lo stesso articolo, nel comma successivo, stabilisce che: “per gli anni scolastici 2008-2009 e 2009-2010 il finanziamento delle spese necessarie per la forma-zione del personale in materia di sicurezza sul

posto di lavoro e per l’utilizzo di operatori quali-ficati per la sperimentazione dell’insegnamento delle lingue straniere previsto dall’articolo 3 della legge provinciale 14 luglio 1997, n. 11 (Insegnamento delle lingue straniere nella scuola dell’obbligo. Modifi-che delle leggi provinciali 29 aprile 1983, n. 12 e 23 giugno 1986, n. 15), è corrisposto nella misura massi-ma di 620.000 euro.”

LEGGE PROVINCIALE 3 aprile 2009, n. 4“norme Di semplificazione e anticongiunturali Di accompagnamento alla manovra finanziaria provin-ciale Di assestamento per l’anno 2009”

Semplificazione e modifiche L.P. 5/2006

Con la legge in oggetto sono stati approvati una serie di articoli, che riguardano sì la scuola, ma – alme-no per la maggior parte dei casi – non modificano il contenuto della legge di riforma bensì cambiamo lo strumento o le modalità applicative della stes-sa con l’obiettivo dichiarato della semplificazione di alcuni atti e passaggi anche importanti; citiamo alcuni qui di seguito. Rimane il fatto che per tutti quei passaggi per i quali prima erano previsti Rego-lamenti con parere della IV Commissione del Con-siglio Provinciale ed ora sono stati sostituiti da una delibera, è necessario acquisire comunque il parere della Commissione stessa.

Piano provinciale per il sistema educativo

L’iter per l’approvazione del Piano provinciale per il sistema educativo rimane invariato, resta sempre la delibera della giunta provinciale ed i pareri richiesti ad altri organismi, ma le scuole zona per zona sono individuate dal documento attuativo del piano stes-so, che comunque specifica:a) gli indirizzi generali delle politiche educative,

anche con riferimento ai fabbisogni del contesto economico-sociale e alle esigenze culturali delle minoranze linguistiche;

b) gli obiettivi generali del sistema educativo pro-vinciale;

c) i criteri e gli standard dimensionali delle istitu-zioni scolastiche e formative.

Resta come già detto invece, “ai fini della forma-zione del piano”, il vincolo di sentire “la competente commissione permanente del Consiglio provinciale, il Consiglio delle autonomie locali, il consiglio del siste-ma educativo provinciale, il consiglio delle autonomie

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scolastiche e formative nonché le parti sociali che ne hanno fatto richiesta, ed è valorizzato il confronto con i soggetti erogatori del servizio educativo.”La semplificazione riguarda inoltre l’eliminazione del Regolamento attuatibvo della legge di riforma e quindi dell’iter che il Piano deve percorrere prima di diventare realtà.

Consiglio del sistema educativo provinciale

Forse la cosa principale che c’è da dire, in termini di semplificazione dei passaggi è che per regolare le modalità di elezione del Consiglio stesso e di fun-zionamento sarà sufficiente una delibera di Giunta e non un Regolamento.

Passerelle tra percorsi del secondo ciclo superiore

Anche qui, per le passerelle, si snellisce la procedu-ra, ma resta ancora necessario un Regolamento per stabilire i criteri e le modalità e non i singoli casi. La provincia approva indirizzi per la definizione dei criteri, ma saranno poi le singole istituzioni scola-stiche e formative che individueranno criteri per ri-conoscere crediti e recuperare eventuali debiti.

Alternanza scuola-lavoro

Per l’alternanza scuola-lavoro sarà la Giunta con propria delibera a individuare modalità per la pro-mozione e la valorizzazione dell’apprendimento in alternanza tra scuola e lavoro, ma resta necessario un Regolamento per la valutazione degli apprendi-menti degli studenti.

Alta formazione, diritto allo studio universitario, utilizzi…

Niente Regolamento, ma solo delibera anche per definire i Piani di studio relativi ai percorsi si Alta Formazione professionale. E niente Regolamento ma solo delibera anche per il diritto allo studio universitario e per altri interven-ti rivolti a stranieri coinvolti nei progetti di scam-bio e mobilità interuniversitaria, borse di studio e servizi vari.Lo stesso discorso (delibera e non più regolamento) per gli utilizzi del personale insegnante, periodi sabbatici, esoneri e semiesoneri, ecc..

Vincolo cinque anni per docenti

Il vincolo di permanenza di cinque anni nelle scuo-le del Trentino esteso anche ai docenti con incari-co a tempo indeterminato che provengono da fuori provincia attraverso la mobilità territoriale. Prima questo vincolo valeva solo per i docenti che pren-devano il ruolo in Trentino.

“Il personale docente assunto con contratto di lavoro a tempo indeterminato o trasferito con mobilità ter-ritoriale o professionale da altra provincia, garantisce comunque la permanenza effettiva per almeno cinque anni nelle scuole a carattere statale della provincia”

Reclutamento dirigenti scolastici

La novità più importante, rispetto alle modalità fi-nora utilizzate anche per l’ultimo corso-concorso per reclutare i dirigenti scolastici, riguarda chi ha diritto a partecipare: non serve più avere sette anni di ruolo, ma è sufficiente essere di ruolo (anche al primo anno), ed avere maturata un’anzianità di ser-vizio di almeno sette anni anche non di ruolo. Ecco la modifica all’articolo 100:

“Al corso-concorso è ammesso il personale docente in servizio a tempo indeterminato, in possesso di diploma di laurea, che ha maturato almeno sette anni di servi-zio effettivo, anche a tempo determinato, nelle scuole statali o provinciali.”

Doppio lavoro nella Formazione professionale

Il personale docente della Formazione professionale che già oggi, autorizzato dal dirigente può svolgere una libera professione, d’ora in poi può avere anche un’attività commerciale (es. un negozio, un’impre-sa…) con alcuni vincoli:

“Il personale docente della formazione professionale, previa autorizzazione del dirigente del servizio com-petente in materia di personale, può svolgere altre at-tività professionali e commerciali, purché non diano luogo a rapporti di lavoro subordinato, non siano di pregiudizio all’assolvimento dei compiti inerenti alla funzione docente e siano compatibili con l’orario di insegnamento e di servizio.”

A cura di M.C.

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DALLE SCUOLE

l’indagine

La mattina del 7 aprile 2009, scuola primaria di Zivignago, I. C. Pergine 1.Nella classe quinta con la maestra anna roatNella classe seconda con la maestra flora paoli.Ho chiesto di poter osservare una loro lezione con la lavagna interatti-va e mi hanno subito risposto che c’è molta differenza nell’utilizzo con i bambini piccoli rispetto a quello con gli alunni più grandi, così hanno deciso di mostrarmi entrambe le modalità. La primaria di Zivignago è molto piccola e tranquilla e c’è solo una sezione per tipologia di classe. Le lezioni che ho scelto di seguire riguardano le materie letterarie.

LIMNella primaria di Zivignago

La collaborazione della famiglia

La scuola è subito individuabile proprio all’inizio del paese, è un edificio rosa, con le bandiere, un bel cortile davanti e di fronte i pra-ti, la vista delle montagne e del Ca-stello. Dopo il caffé con la moka in sala insegnanti, dove le sedie sono solo tre o quattro, entro nella classe quinta, insieme alla maestra Anna. Questa classe è fortunata perché in aula c’è una lavagna interattiva che viene usata quotidianamente. La maestra, che ha seguito un apposi-to corso di formazione lungo, per imparare l’utilizzo di questo stru-mento multimediale, nella pausa caffé mi ha raccontato che all’ini-zio aveva informato le famiglie di questo nuovo tipo di didattica e solo una si era mostrata contraria per via dell’inquinamento elettro-magnetico in classe, si tratta di ge-nitori che hanno fatto una scelta di vita molto “ecologica”, senza te-levisione e computer in casa, nu-trendosi solo con cibi biologici.È importante la collaborazione delle famiglie perchè i bambini che hanno un computer a casa possono eseguire i compiti online, effettua-re ricerche e partecipare ai forum, contribuire ad accrescere il glossa-

rio con le parole nuove. L’attività, impostata a scuola con la LIM, continua così anche a casa. L’in-segnante utilizza una piattaforma Didapat e la trova un valido stru-mento, la LIM nell’aula dove si in-segna, senza dover spostare la clas-se e la piattaforma le sembrano il massimo. La classe ha un suo sito e questo per i bambini è entusia-smante e li aiuta a vincere la poca passione per i compiti che così in-vece fanno molto volentieri. Certo che ci vuole tempo per preparare i materiali, ma i vantaggi della LIM secondo la maestra Anna superano gli inconvenienti, all’inizio magari i bambini erano un po’ troppo ec-citati dalla novità, ma adesso lavo-rano bene.

Orgogliosi del proprio sito

Entrata in classe e spiegato ai bam-bini il motivo della mia visita, sono loro a volermi mostrare il sito e so-prattutto i loro forum. Ogni bam-bino si è scelto un nickname ed una password che la maestra non sa; nel sito c’è anche uno spazio per i messaggi personali, che pos-sono usare per scambiarsi posta tra di loro o con l’insegnante, c’è la possibilità di chattare se si trovano

in linea contemporaneamente, c’è uno spazio più disciplinare dove inseriscono le ricerche sui vari ar-gomenti scolastici, c’è il glossario dove i bambini inseriscono la defi-nizione delle parole nuove che han-no imparato e c’è la possibilità di lanciare dei forum da parte degli alunni stessi. Si è aperto così uno spazio di dibattito all’interno della classe, i bambini visitano il forum tutti i giorni e questo si è rivelato utile soprattutto per gli studen-ti stranieri che si sono così trova-ti ad utilizzare la lingua italiana in forma scritta, quasi senza accorger-sene. I bambini della classe quinta alzano tutti la mano per aggiudi-carsi la possibilità di farmi vedere il loro sito, del quale si capisce su-bito che sono molto orgogliosi; a turno si alzano, vanno al computer e con scioltezza “aprono” utilizzan-do il loro nome e la loro password e mi mostrano i forum che prefe-riscono. Il numero degli interventi fa capire quali sono gli argomenti che hanno avuto più successo, mi dicono. Il primo, con 83 risposte, risulta essere quello sugli animali, lanciato appunto da uno studen-te con una foto di animali insoli-ti, chiedendo chi sapeva cosa era-no, a cui i suoi compagni hanno continuato a rispondere con entu-siasmo.

Un’occasione per conoscersi meglio

Il forum era partito con l’inten-zione di far esercitare i bambini

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nella scrittura, ma ora che han-no scoperto come si fa a reperire le immagini ed a inserirle, questa risulta la loro attività preferita. Mi fanno vedere tutte le immagini di animali che hanno scelto e le frasi a volte ironiche e divertenti che le accompagnano. Dopo questo ar-gomento, un bambino ha propo-sto “Parliamo anche di mostri fan-tasy”, che pure ha riscosso molto successo, ma il forum che risulta secondo in classifica per numero di risposte risulta essere quello relati-vo agli aerei, un altro argomento che appassiona questi giovani stu-denti. Anche la maestra ha lan-ciato un forum con un quesito di geografia “chi conosce da dove viene il nome Dolomiti?”. Questa domanda non li ha proprio entu-siasmati, ma una bambina, dopo alcune risposte fantasiose, ha tro-vato la risposta corretta, la mae-stra commenta le risposte con le faccine, per indicare se sono giuste (faccia sorridente) o sbagliate (fac-cia imbronciata). Ultimamente un bambino ha aperto un forum di discussione su “A che cosa non rinunceresti mai?” al quale si è sentita di rispondere anche l’in-segnante e che ha rivelato le pas-sioni segrete della classe. I bambi-ni mi hanno mostrato come si fa a trovare un’immagine, ad inserirla nel forum, ad aggiungere una fra-se di commento: gli studenti sono i protagonisti di questa parte del-la lezione, l’insegnante intervie-ne il minimo indispensabile, ma

non tralascia di sottolineare l’uso improprio di un indicativo al po-sto di un congiuntivo, invitando la classe a trovare la forma migliore ed il nome del modo verbale che è meglio utilizzare. Quello che mi colpisce è il livello di attenzione molto alto, tutti seguono quello che appare sullo schermo, molti al-zano la mano per essere chiamati a mostrare la loro competenza, nes-suno sta facendo altro, chiacchiera col compagno o giocherella come a volte accade nelle classi.

LIM e grammatica

La seconda parte della lezione ri-guarda un classico argomento di analisi logica, le espansioni di-rette ed indirette ed in particola-re il complemento oggetto. Chis-sà se anche in questo caso la LIM riuscirà a mantenere desta l’atten-zione degli studenti. L’insegnante presenta l’esercizio come una spe-cie di gioco, sulla lavagna ci sono delle frasi “a pezzi”, alcuni di que-sti si possono spostare per com-pletare la frase in modo sensato, quello che si sposta è il cosiddetto complemento oggetto. Anche qui i bambini si alzano dai banchi e van-no alla lavagna, o per meglio dire al computer, dove scelgono la fra-se da completare. A volte le rispo-ste sono corrette dal punto di vista grammaticale, ma forse più “crea-tive” da quello logico di ciò che co-munemente pensiamo noi adulti, così vediamo che Biancaneve può

mangiare la mela, ma anche l’insa-lata, che la luna può illuminare la notte ma anche la casa, che la zia può indossare una collana oppu-re un vestito di perle. Il fatto che tutti possano vedere la stessa cosa e riflettere insieme anche in que-sto caso aiuta la classe a mantene-re l’attenzione. Il clima è molto rilassato, la maestra mantiene sem-pre la calma, nessun bambino vie-ne deriso o sgridato se sbaglia, nel caso di più soluzioni possibili sarà la classe o un compagno successivo a scegliere la migliore. Mentre que-ste operazioni avvengono, ognuno è inviato dall’insegnante a ripetere a voce le definizioni e a fare l’anali-si logica di tutta la frase. Segue un altro esercizio simile con le espan-sioni indirette, adesso ad essere in evidenza sono le domande che aiu-tano a riconoscere i complementi: dove? quando? perché? che cosa?

Raccogliamo le idee

La seconda ora la consegna per i bambini è costruire una mappa concettuale alla lavagna, in vista della relazione che ognuno di loro deve redigere dopo la visita alla scuola media di Pergine. L’utilizzo della LIM, che mi viene mostrato questa volta, è come con questa si possa costruire una mappa. La clas-se sceglie un titolo che viene messo in mezzo, ne propone vari e la ma-estra ricorda che nella stesura indi-viduale potranno scegliere il titolo che vogliono. Sono sempre i bam-

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bini a proporre e a scegliere e ades-so emergono i ricordi di quello che è stato fatto durante la mattinata di visita. I giochi in cortile, il con-certo, la lezione, l’accoglienza…la maestra aiuta a ricordare con qual-che domanda di approfondimen-to, i giochi, quali giochi? La le-zione… di quali materie? Sono gli scolari a gestire la strumentazione informatica e mi fanno vedere che sanno aprire anche “i figli”(li chia-ma così il programma) per inseri-re le idee secondarie. Noto che in classe un paio di bambini hanno il ruolo di “esperti informatici” ed escono dal banco, se un com-pagno è in difficoltà. I piccoli stu-denti, così stimolati, dimostrano di avere un’ottima memoria, ricor-dano veramente tante cose e si può proprio dire in questo caso che un’idea tira l’altra, in breve tempo lo schermo della lavagna si riem-pie. Forse in questo caso lavagna e gesso sarebbero stati più veloci, ma l’attività prosegue parallelamen-te, la maestra lancia domande sti-molo alle quali i bambini rispon-dono velocemente in un coro di “Io… io.. io!” per ottenere la pa-rola, mentre a turno poi chi le ha proposte va a scriverle alla lavagna interattiva, i piccoli si aiutano l’un l’altro senza alcuna competizione. Anna gentilmente invita a parlare i bambini che tendono ad inter-venire poco, l’attenzione alla rela-zione non è trascurata a vantaggio della tecnologia. Alla fine, la classe decide la sistemazione migliore da dare alla mappa, la prossima vol-ta ognuno scriverà la propria rela-zione sfruttando le numerose idee emerse. Certamente nessuno potrà giustificarsi dicendo “non sapevo cosa dire”.

E con quelli più piccoli

Durante l’intervallo, Anna mi spie-ga che sente di avere esagerato ad usare la LIM per due ore consecu-

tive, di solito varia maggiormente le attività, fa prendere il quaderno e scrivere per non forzare troppo l’ attenzione verso lo schermo, ma oggi si è fatta prendere dal deside-rio di mostrarmi diverse possibilità di utilizzo dello strumento. Quel-lo che non ho potuto fare a meno di notare è stato l’entusiasmo dei bambini. Il resto della mattinata, vado a vedere l’utilizzo della LIM con la classe seconda. Prima che la lezione abbia inizio colgo l’oc-casione di presentarmi agli studen-ti, che non sapevano della mia visi-ta, e di fare loro qualche domanda, vengo così a sapere che a loro que-sta lavagna piace proprio tanto, mi elencano le loro materie pre-ferite, per concludere poi che non c’è una materia preferita, ma che la cosa che piace di più è impara-re cose nuove. La maestra Flora il-lustra i compiti da svolgere duran-te le vacanze pasquali. Si tratta di un racconto che gli alunni scrive-ranno secondo alcune indicazioni date, potrà essere fantastico oppu-re realistico. L’esercizio svolto con la LIM è il riconoscimento del-le situazioni realistiche o fanta-

stiche. Sullo schermo, oltre alle immagini relative alle situazioni o per meglio dire ai personaggi prin-cipali che daranno vita alle situa-zioni, appaiono una serie di F o di R, corrispondenti a fantastico o re-alistico, che i bambini devono spo-stare trascinandole con la mano ed abbinare alla situazione scelta. Se-guiranno anche i luoghi in cui am-bientare la storia, il tempo ed i personaggi secondari. Anche qui gli alunni si avvicendano alla lava-gna, previa alzata di mano, la ma-estra sceglie chi deve andare. La manualità dei bambini più picco-li a volte ha bisogno di un piccolo aiuto. I tempi sono molto rallen-tati rispetto alla classe precedente, ma alla fine il concetto risulta chia-ro. Segue una lezione di geogra-fia. Sullo schermo c’è la mappa di un paese o di un quartiere ed i bambini hanno modo di imparare ad orientarsi, riconoscere gli edi-fici pubblici, dare indicazioni ad un ipotetico personaggio virtua-le ed infine costruire dei simboli che potrebbero permettere il rico-noscimento dei luoghi di interesse, evitando le parole.

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Scuola media “D. Chiesa” Rovereto

Alla scuola media “D. Chiesa” - I. C. Rovereto Est già tutte le aule delle terze sono dotate di una lavagna interattiva, anche se purtroppo il collegamento ad internet è presente solo in quella che si trova nel laboratorio di scienze. Entro nell’aula della classe 3 C alla prima ora di martedì 3 marzo 2009 ed assisto alla lezione di matematica, anzi di geometria, ospitata dalla collega Cristiana Bianchi. Sono molto incuriosita perché la matematica non è la mia materia di insegnamen-to, quindi mi chiedo se capirò e anche, sarò sincera, se mi annoierò come accadeva spesso durante la mia “lontana” esperienza scolastica

LIMIn tutte le aule delle terze

La lavagna non sostituisce tutto

La lezione inizia in modo abba-stanza tradizionale con la corre-zione dei compiti di casa. L’inse-gnante chiede se qualche esercizio è stato difficile da risolvere e subi-to i ragazzi rispondono il n. 79 di pag. 327. Noto che hanno portato anche il libro, la lavagna non so-stituisce tutto, quindi. Però è sul-la lavagna che vengono riportati i dati del problema di geometria, la docente traccia rapidamente la fi-gura in questione, un solido a for-ma di cubo costruito su dei cubet-ti che fungono da piedistalli. Mi

colpisce la chiarezza dell’immagi-ne; sullo sfondo nero le figure trac-ciate con il sottile e scricchiolante gesso bianco si vedevano decisa-mente meno. Dopo aver trascrit-to ordinatamente i dati, la collega fa domande alla classe, gli studen-ti rispondono tranquillamente, le loro voci non si sovrappongono. “Quali sono le relazioni tra que-sti dati? Quale dato ci manca?”: la prof. scrive alla lavagna le risposte dei ragazzi, rapida e veloce, usan-do colori diversi e non a caso. C’è un colore per i dati che abbiamo, uno per le relazioni, uno per i pas-saggi e così via. Sembra tutto più chiaro, più ordinato ed anche più

comprensibile. È necessario fare un calcolo? Rapidamente appare alla lavagna la calcolatrice. Un ra-gazzo chiede di tornare ad un pas-saggio precedente, nessun proble-ma, Cristiana “tocca” la lavagna e possiamo rivedere la pagina pre-cedente. Nella lavagna di ardesia una volta cancellato non si poteva più tornare indietro e mi sembra di sentire ancora nelle orecchie quel “Nooo!” degli studenti più lenti, di fronte all’inesorabile can-cellina, che non permetteva loro di finire di copiare tutti i passaggi. I ragazzi continuano ad alzare la mano, sia per fare le domande che per rispondere a quelle che fa loro la docente. Non si muovono dal banco, i banchi sono disposti a file piuttosto distanziate tra loro. Tutti guardano verso la lavagna, magari perché la visone è facilita-ta dalla grafica…. Ci avviamo ra-pidamente verso la risoluzione del problema “difficile”, i ragazzi di-cono di avere capito, comunque il procedimento illustrato dalla prof. è automaticamente salva-to, se qualche studente volesse riguardarselo a casa, potrà far-lo grazie alla piattaforma Dida-pat. “Hanno quasi tutti il compu-ter a casa” ha dichiarato Cristiana “ ed io salvo sempre sulla piatta-forma tutto quello che scriviamo a lezione, così possono rivedere i passaggi”.

Vedere per credere

Finita la correzione dei compiti, siamo passati alla spiegazione di un argomento nuovo. A questo pun-to gli studenti traggono fuori dal-lo zaino il “quaderno delle regole” e si accingono a scrivere quello che verrà detto in classe. Si tratta del-le piramidi… “Che cosa vi fa veni-re in mente questa parola?” chie-de l’insegnante, i ragazzi parlano delle piramidi egizie ed ecco ap-parire sullo schermo le immagini

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delle piramidi egizie, poi quella di vetro situata davanti al Louvre, quella del Machu Picchu … Ma non era una lezione di geometria? Questo tuffo nella storia e nella ge-ografia mi piace e sembra piacere anche agli studenti perché fanno una serie di osservazioni sulle simi-litudini e sulle differenze tra que-ste piramidi. Viene dato loro an-che l’indirizzo di qualche sito su cui possono approfondire questo argomento e risolvere dei proble-mi con i dati di piramidi realmen-te esistenti, ad esempio calcolare il peso della piramide di Cheope sa-pendone le dimensioni. A parlare sono in diversi, non c’è la presen-za di un “secchione” cha sa tutte le risposte e che parla più degli al-tri. Sono i ragazzi che individuano le caratteristiche di questo nuovo solido e la loro docente le trascrive alla lavagna, poi però le confronta anche con quelle che aveva prepa-rato lei e nota che i ragazzi le han-no individuate tutte, c’è solo una definizione che può essere legger-mente migliorata. Noto che la do-cente si è preparata il materiale a casa e mi chiedo quanto tempo ci abbia impiegato e se questo stru-mento facilita o complica il lavo-ro dell’insegnante, più tardi glielo chiederò. Le immagini si susseguo-no alla LIM, uno studente si alza dal banco per indicare toccando-le quali figure secondo lui sono delle piramidi e quali no. Sempre grazie alla lavagna viene mostrato loro come si può costruire una pi-ramide con del cartoncino e dello spago. “Come si disegna una pira-mide?” chiede a questo punto un ragazzo di cui mi sfugge il nome. A questo punto la lavagna da bian-ca diventa a quadretti ed è facile per l’insegnante di geometria dise-gnare una piramide sotto gli occhi dei ragazzi. “Facciamo una pirami-de regolare” La base, le diagonali, il punto di intersezione di queste, il baricentro, da cui si eleva l’altez-

za, poi uniamo i vertici del poli-gono di base al vertice dell’altez-za. Mi sa che ho imparato anch’io. Sempre i colori diversi aiutano a visualizzare.

Non solo LIM

“E come si fa a calcolare il volu-me di una piramide?” Sto inter-rogando la mia memoria in cer-ca di qualche formula, ma ecco che Cristiana, dopo aver parlato di Democrito e dei metodi empi-rici, prende in mano due solidi di legno, uno dei quali è una pirami-de. Prende anche un contenitore pieno d’acqua ed invita i ragazzi a fare un esperimento, immergen-do i due solidi che hanno la stessa base e la stessa altezza nell’acqua, per vedere come cambia il livel-lo di quest’ultima. Questi espe-rimenti si facevano anche ai miei tempi ed erano la cosa che mi pia-ceva di più. Sono contenta che la lavagna multimediale non li abbia sostituiti. I ragazzi sono incurio-siti, due volontari si alzano dal banco, uno segna con un penna-rello il livello dell’acqua, uno im-merge i solidi facendo attenzione a non immergere anche il proprio dito. Di passaggio in passaggio abbiamo scoperto come calcola-re il volume della piramide, sono i ragazzi che hanno “indovinato”

la formula giusta, che poi viene trascritta alla lavagna multime-diale dalla docente. L’insegnan-te avverte che sta per suonare la campana e che è ora di dettare i compiti. “Di già? Come è passa-ta in fretta quest’ora!” si sente mormorare tra i banchi. I compiti vengono scritti da Cristiana sulla lavagna nera e la cosa mi stupisce, ormai mi ero abituata a vedere chiaramente i colori sullo scher-mo bianco, a sapere che tutto sa-rebbe stato salvato, che mi chiedo perché questo non sta accaden-do anche per gli esercizi assegnati per casa. Mi ricorderò di chieder-glielo. Mi giro per sentire qualche impressione sui ragazzi riguardo a questo strumento “Allora cosa ne pensate, la trovate utile la LIM? Vi piace di più della lavagna tra-dizionale?” Ludovico e Francesco non hanno esitazioni “Certo che è utile, è tutto più veloce con que-sta lavagna qui, si possono fare più cose in minor tempo, ci si può anche collegare a internet e poi non sporca”. A quest’ulti-mo particolare non avevo pensa-to molto, bravi questi ragazzi ad essere sensibili anche verso i pro-blemi di chi deve pulire e intan-to ricordo l’odore e la polvere del gesso che spesso mi facevano star-nutire. Non ho alcuna nostalgia per la vecchia lavagna nera.

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Arricchito il “mio fare scuola”

Con una presentazione carica-ta sul computer e proiettata sulla lavagna interattiva, diventa pos-sibile premere sull’ampia super-ficie sensibile al tatto per con-trollare tutte le applicazioni del computer. Utilizzando una penna o ancor meglio le dita della mano, è faci-le lavorare alla lavagna interatti-va scrivendo, evidenziando o di-segnando. Grazie al software in dotazione è possibile ‘scrivere’ su ogni appli-cazione, salvare, modificare, uti-lizzando la penna come se fosse la freccia del mouse! Così, in se-guito ad una mia richiesta, aval-lata dal gruppo dei miei colleghi di materia, già da due anni la no-stra aula di scienze è stata fornita di una lavagna Smartboard e da quest’anno anche una delle classi in cui insegno, una terza media, dispone dello stesso strumento. Cosa è cambiato nel mio “fare scuola”? Si è rinnovata la co-municazione, arricchendosi con l’apporto di immagini, suoni, vi-deo, che rendono la lezione si-gnificativa, e, a detta dei ra-gazzi, piacevole e coinvolgente (anche le ore di matematica di-vengono particolarmente stimo-lanti!). Anche la preparazione delle le-zioni è diventata molto piace-

vole, sono sempre alla ricerca di materiale da utilizzare e alla sco-perta delle potenzialità dello stru-mento; inoltre, poiché nella mia scuola questo modo di lavora-re si sta diffondendo proprio nel gruppo di scienze e matematica, si sta verificando un fatto impor-tante e significativo: noi docenti, e con noi i tirocinanti SSIS, stia-mo collaborando di più, condivi-dendo i materiali prodotti.

Una “collezione” di lezioni strutturate per LIM

Si sta costruendo così una “colle-zione” di lezioni strutturate per la LIM, che possono essere ar-ricchite, modificate, aggiorna-te di volta in volta, di anno in anno. Di solito utilizziamo Po-werpoint e il Notebook della la-vagna stessa: con il primo vengo-no prodotte prevalentemente le lezioni nel lavoro di preparazione a casa, con il secondo si condu-cono e accompagnano le lezioni in classe, perché è uno strumen-to più elastico, con la produzione estemporanea di immagini, figu-re e l’aggiunta di pagine bianche su cui lavorare. A questo proposi-to, noto che gli studenti vengono alla lavagna molto più volentieri di prima, quasi a gara per essere interrogati. È straordinario poter “salvare” di volta in volta le lezio-ni su file, potendole poi recupe-

rare ogni volta che se ne presenta la necessità: nulla va perso, tutto concorre a creare un archivio di classe sempre disponibile. A ciò si aggiunge che da quest’anno la mia scuola dispone anche di una piattaforma online, ovvero di uno spazio in internet per l’e-learning: il materiale prodotto in classe può essere caricato e mes-so a disposizione degli studen-ti per la consultazione casalinga. Si è davvero rinnovato il nostro modo di “fare scuola”!

L’aspetto negativo

Nota dolente: mentre nell’au-la di scienze il lavoro può avve-nire in modo ottimale, nell’aula della terza classe manca il colle-gamento a internet per questio-ni tecniche. Ciò rende l’utilizzo della lavagna parziale e più “fati-coso” per l’insegnante, in quanto molto materiale utile e disponi-bile online deve essere “scarica-to” di volta in volta, invece che lanciato direttamente dalla rete. Alla preparazione delle presen-tazioni, si aggiunge questo lavo-ro di selezione e salvataggio su file di pagine di siti, che non è sempre agevole! Inoltre le lezio-ni che potrebbero venir caricate in tempo reale sulla piattaforma di classe, devono essere salva-te dall’insegnante, che in un se-condo momento le metterà a di-sposizione online. Sono arrivate da poco a scuola altre 6 lavagne interattive e i miei colleghi stan-no frequentando i corsi di ag-giornamento per il loro utilizzo: questo può diventare un cambia-mento epocale nella scuola!

Cristina BianchiDocente di matematica

e scienze presso la scuola media Damiano Chiesa

Ho avuto l’opportunità di venir a contatto con la lavagna interatti-va durante alcuni corsi di aggiornamento: è nata una passione imme-diata. Già da alcuni anni utilizzavo computer e videoproiettore per le mie lezioni di matematica e scienze, ma con la nuova lavagna ho a disposizione uno strumento potente con cui migliorare ulteriormen-te il lavoro in classe.

SUBITO PASSIONE Il commento della docente di matematica

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Giovedì 5 marzo 2009, quinta ora nella clas-se quinta ginnasio sezione B del Liceo Prati di Trento, con la docente di inglese Emma Ronza. Questa volta la lavagna multimediale non si trova nell’aula normale, ma la classe viene accompagnata nel laboratorio di informatica. In questo locale ci sono a disposizione tanti computer quanti ragazzi, ma non siamo qui per utilizzarli da quanto capisco. Le sedie con le ruote vengono spostate e i ragazzi creano un semicerchio approssimativo in cui gli oc-chi di tutti sono rivolti verso lo schermo della LIM a fianco della quale si colloca l’insegnante.

LIMA lezione d’inglese

Liceo classico “Prati” Trento

Poesia e immagini

La lezione si svolge interamente in inglese, obiettivo è certamente l’incremento della capacità comunicativa degli studenti, quindi una maggiore competenza lessi-cale, oltre alla conoscenza di un argomento della lette-ratura inglese. L’insegnante illustra l’argomento su cui verterà la lezione che questa mattina è il poema The lady of Shalott di Lord Tennyson. Siccome ho chiesto che la lezione si svolga normalmente e che la mia pre-senza non interferisca, così che io possa osservare un esempio di didattica quotidiana, non ci sarà alcuna traduzione a mio vantaggio. Cerco quindi di seguire le frasi che vengono dette, rinfrescando la mia conoscen-za della lingua inglese. Mi diverte molto questo sentir-mi studentessa e chiedermi se sto imparando meglio o peggio rispetto a quando andavo a scuola io, ovvia-mente senza multimedialità. La professoressa Ron-za con gesti sicuri accende lo schermo e mostra il sito dove gli studenti potranno trovare importanti in-formazioni sulla poesia. Chiama subito alla lavagna un ragazzo che comincia a cliccare in vari punti del-la lavagna, si aprono delle finestre, si vede il ritratto dell’autore, alcune notizie biografiche, alcuni dipinti ispirati alla sua opera e…canzoni. Una di esse appar-tiene alla cantante irlandese Loreena Mc Kennit, che a me personalmente piace molto. Mi sento subito più interessata. Ecco apparire il testo poetico, punto foca-le della lezione di questa mattina.

I significati nascosti

Lo studente, in piedi accanto alla lavagna, legge una strofa a voce alta, dal tono di voce non sembra com-

prendere immediatamente il testo. Gli altri lo ascol-tano in silenzio, tenendo il quaderno degli appunti aperto sulle ginocchia. La professoressa allora lo invita a “toccare” le parole di cui non conosce il significa-to. Così viene fatto e…dietro ad ogni parola c’è un link con l’immagine relativa al significato, una de-finizione del significato sempre in inglese ed una bre-ve etimologia. Tutto questo è frutto di un paziente ed accurato lavoro dell’ insegnante che ha preparato la lezione. Ai miei tempi si cercava sul vocabolario op-pure era l’insegnante stesso che dava il significato in italiano, ma questo metodo di collegare il significato all’immagine, di avere anche la storia della parola e so-prattutto di poterla “vedere” mi sembra molto efficace per la memorizzazione, soprattutto per chi ha uno sti-le di apprendimento visivo come me.

La lettura procede, lo schermo attira gli sguardi…

La lettura della poesia procede, lo schermo attira gli sguardi, la foto di un paesaggio simile a quello descrit-to nei versi che leggiamo ci aiuta a immergerci nel te-sto, ma è il collegamento con le parole che ci apre un mondo di significati. La docente spiega la pronuncia e così veniamo a sapere che wind è vento e vediamo l’immagine di Eolo che soffia e winding (che si però si pronuncia “wainding”) significa strada tortuosa, men-tre l’immagine appunto di una strada tutta curve ri-empie i nostri occhi. E mi ricordo di una canzone di un po’ di anni fa “The long end winding road”. È facile con questo metodo fare collegamenti all’interno della propria memoria

Collegamenti per ricordare

I collegamenti sono facilitati anche tra discipline di-verse: letteratura, musica, pittura. Vediamo un di-

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pinto che raffigura proprio la Lady of Shalott, i ra-gazzi lo commentano. Veniamo a sapere che diversi pittori hanno composto opere ispirate al testo in esa-me. C’è la possibilità di vederle grazie ad internet, i ragazzi poi a casa ne sceglieranno una da commenta-re, quella che a loro parere rende meglio la vicenda del testo. Come compito dovranno pure cercare un paesaggio, magari migliore di quello scelto dalla do-cente, per illustrare la poesia. L’insegnante non trala-scia neanche i riferimenti al mondo attuale e all’espe-rienza dei ragazzi, come dimenticare che il platano picchiatore di Harry Potter nel testo originale era un salice piangente “willow” , albero collegato alla ma-gia, difatti ha la stessa iniziale di “witch” strega? I ra-gazzi appaiono interessati e accettano di buon grado la posizione forse un po’ scomoda, seduti sulla sedie dell’aula di informatica in mezzo ai computer, che non vengono utilizzati ed in questo caso sembrano lì solo per togliere loro lo spazio per muoversi. In ef-fetti solo uno studente ha utilizzato la LIM in modo dimostrativo, i compagni sono rimasti fermi al loro posto, forse perchè avrebbero avuto qualche difficol-tà ad alternarsi, dato lo spazio limitato.

Punti forti della LIM…

Al termine dell’ora, che è passata velocemente tra un’immagine, una spiegazione, un collegamento ed un commento, rigorosamente in inglese, sono io a porre una domanda all’insegnante. “Tu che ne fai esperienza, dimmi a tuo parere quali sono i punti deboli ed i punti forti dell’utilizzo della LIM”.

La prima cosa che mi viene detta è che con questo mezzo è più facile catturare l’attenzione dei ragaz-zi, ma il punto veramente importante è che anche a distanza di tempo dimostrano di ricordare con più facilità i vocaboli che hanno conosciuto in questo modo. La competenza lessicale in inglese nelle clas-si che usano abitualmente la LIM è di buon livello. I ragazzi dunque imparano meglio e sono anche più invogliati a fare i compiti a casa, compiti che poi mandano via mail all’insegnante. I loro prodotti vengono conservati e contribuiscono alla costruzio-ne di un prodotto finale. Ciò li gratifica molto, ai ra-gazzi piace vedere il frutto del loro lavoro, mi sem-bra che in questo modo siano disposti ad impegnarsi di più a casa.

… e punti deboli

Certo che sarebbe meglio averla nella propria aula, spostare la classe, accendere e spegnere le apparec-chiature causa un dispendio di tempo, per non par-lare poi del caso delle classi un po’ vivaci per le quali lo spostamento è occasione di rumore e magari di di-sturbo alle altre classi. I tempi tecnici per essere tutti a posto e poter iniziare la lezione sono lunghi in con-fronto a quelli di un’ora di lezione. Non è il caso del-la classe di questa mattina, ma può accadere. L’altro punto un po’ negativo è il tempo che si im-piega a preparare una lezione con la LIM come questa descritta. Dietro ad un testo poetico di quat-tro pagine ce ne sono ben 43 di vocabolario illustra-to predisposte dall’insegnante! È ovvio che il mate-riale una volta preparato rimane anche per gli anni successivi, però visto il dispendio di tempo nella pre-parazione, all’inizio sarebbe molto importante la collaborazione tra colleghi del dipartimento di-sciplinare e la condivisione dei materiali. Per poter utilizzare al meglio lo strumento è necessario avere frequentato dei corsi, altrimenti il rischio è di usa-re la lavagna interattiva come un power point. “Bi-sogna cambiare la propria didattica” è il parere di Emma Ronza “se si vogliono sfruttare tutte le poten-zialità dello strumento, ogni anno si possono costru-ire un paio di unità didattiche da condividere con i colleghi, se si mette insieme il lavoro di tutti, il ma-teriale a disposizione aumenta notevolmente”.Ma anche al liceo Prati di Trento, mi informano, al-tri colleghi di Emma stanno frequentando dei corsi per imparare ad usare al meglio la LIM.

Il servizio da pag. 9 a pag. 16 è di Patrizia Lucca

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Abbiamo chiesto ad Enzo Falagiarda di chiudere questa nostra prima e piccola in-chiesta sulle lavagne interattive con una sua breve riflessione sulle “istruzioni per l’uso”. Non abbiamo pensa-to all’esperto o al formatore specializzato nel settore, ma a lui come: docente di materie letterarie alla scuola media e collaboratore del dirigen-te presso l’I. C. “Comenius” Trento 2, da diversi anni animatore di tiro-cinio per gli specializzandi della SSIS di Rovereto, prima responsabile del laboratorio informatico della scuola, insegnante di tecnologia informa-tica agli studenti della scuola primaria e, naturalmente, insegnante che utilizza la LIM avendola nell’aula della sua classe.

LIMIstruzioni per l’uso

Versatilità e nuovi linguaggi

Chiunque tra gli insegnanti ab-bia sperimentato, anche solo oc-casionalmente, l’uso della lava-gna interattiva multimediale, ne avrà verificato, o anche solo intu-ito, l’impatto positivo sugli alunni e le grandi potenzialità formative. Dunque fortunati gli insegnanti e gli alunni che possono già dispor-ne. Ma è anche probabile che non gli siano sfuggiti alcuni aspetti pro-blematici del suo impiego.La versatilità di questo strumen-

il punto

to tecnologico offre un ventaglio di innumerevoli possibilità di uti-lizzo, che vanno dal potenziamen-to della didattica frontale (la LIM come estensione della lavagna tra-dizionale), all’uso critico e creati-vo in cui gli alunni sono più diret-tamente coinvolti nel percorso di apprendimento e nella rielabora-zione; dal suo impiego come stru-mento di ricerca e apprendimento collaborativi, a quello documenta-ristico e metacognitivo, che con-sente di rivisitare in ogni momen-to il lavoro svolto, ripercorrendone le tappe e rafforzando la consape-

volezza dell’alunno rispetto alle co-noscenze acquisite.Poter operare in modo interattivo, con colori, immagini, suoni, ani-mazioni e filmati, rende di per sé il mezzo moderno e accattivante, di grande interesse per i giovani di oggi che hanno particolare fami-liarità con il multimediale.

Approcci diversificati

E la multimedialità – come ben sappiamo – è un potente supporto per l’apprendimento, poiché vei-cola i contenuti in modo veloce e attraverso diversi canali, sollecitan-do approcci diversi allo stesso ar-gomento e stimolando intelligenze diverse, con grande vantaggio an-che degli alunni che rivelano più difficoltà di fronte ad una didatti-ca affidata spesso quasi esclusiva-mente al linguaggio verbale. Sot-to quest’aspetto, l’introduzione della LIM nella didattica apre sce-nari veramente nuovi nella scuo-la poiché attribuisce maggior va-lore a linguaggi tradizionalmente trascurati e obbliga finalmente in-segnanti e alunni ad appropriarsi delle nuove tecnologie della comu-nicazione e dei codici che ad esse sono propri.

Farne un uso ragionato

L’esperienza però ci dice che nes-suno strumento in quanto tale, per quanto sofisticato, offre solu-zioni miracolistiche alla didatti-ca. Anche l’impiego della LIM va pensato. Va programmato sotto vari aspetti, avendo ben presente il contesto in cui si interviene e gli obiettivi che si vogliono raggiun-gere, senza perdere mai di vista la classe e l’alunno. L’oscuramento, anche se parzia-le, la luce forte del proiettore, il ronzio della ventola di raffredda-mento, potrebbero avere un effetto soporifero se protratti nel tempo.

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In tale ambiente, con l’attenzio-ne centrata sul lavoro visualizzato sullo schermo, è sicuramente più difficile per l’insegnante osserva-re l’atteggiamento dei singoli al-lievi e verificarne il reale coinvol-gimento.Va pensato e programmato il modo attraverso il quale l’alunno fa proprio l’argomento che viene sviluppato con l’ausilio della lava-gna multimediale e tale riflessione deve tradursi in una precisa conse-gna (Deve registrare puntualmen-te passaggi e risultati del lavoro sul proprio quaderno? Deve semplice-mente prendere degli appunti? E’ sufficiente che stia attento e inte-ragisca con l’insegnante e i compa-gni, in vista di una rielaborazione successiva attraverso esercizi e libro di testo? …). Insomma va studiato il modo in cui integrare la lavagna interattiva con gli strumenti tradi-zionali, senza dimenticare un pas-saggio fondamentale dell’appren-dimento, quello dell’operatività e dell’elaborazione individuale.L’uso attivo della LIM, in cui è l’alunno stesso che sviluppa un ar-gomento o confeziona un prodot-to in modo creativo, presuppone competenze informatiche che egli deve aver appreso. L’uso flessibile e diversificato che ne fa l’insegnante in classe, è di forte stimolo ed un utile esempio anche per imparare ad utilizzare programmi e ad acce-dere alle risorse del Web, ma non è sufficiente. L’acquisizione del-le nozioni e delle abilità che con-sentono di usare autonomamente il computer, nonché del software

applicativo più diffuso, è un pre-requisito (questo vale naturalmen-te anche per i docenti …). Dun-que c’è una gradualità di passaggi di cui tener conto per educare ad una piena fruizione della lavagna interattiva multimediale.

Imprevisti e attenzioni “ecologiche”

Non sono poi da sottovalutare i problemi tecnici che immancabil-mente si verificano, dal cattivo fun-zionamento di hardware o software, all’interruzione della connessione a Internet, al più banale blocco del-la tapparella, che possono vanifica-re ore ed ore di impegno del docen-te nella preparazione della lezione. Anche di questi “imprevisti” si deve tenere conto ed essere pronti maga-ri a passare alla tradizionale lavagna di ardesia, che perciò non va elimi-nata dall’aula, anche perché spesso è più utile ed economica – in termi-ni di tempo – dell’omologa versio-ne tecnologica.Si pongono infine, alcune questio-ni per così dire “ecologiche”.Anzitutto va valutato quale sia il tempo di “esposizione” compatibile con la salute degli alunni, oltre che con le loro capacità attentive. E’ evidente che la lavagna interatti-va, così come il computer, non in-centiva il movimento e sottopone gli occhi ad una fatica di una certa importanza. E’ perciò auspicabile che si eviti un suo utilizzo intensi-vo, concordando magari con i col-leghi una soglia oraria giornaliera.Va considerata poi l’importanza

del setting d’aula. Il posizionamen-to e l’altezza dello schermo rispetto ai banchi, la sua distanza dalla pri-ma fila, dovrebbero garantire a tut-ti una visuale agevole ed una po-stura corretta (obiettivo difficile da raggiungere in spazi che sono spes-so troppo angusti). L’altezza del proiettore deve essere tale da evi-tare che l’ombra dell’utente ven-ga proiettata sullo schermo, impe-dendogli di vedere il lavoro che sta facendo.

Principi di utilizzo pratico

In un contesto “fisico” studiato in funzione dell’impiego della LIM, la cattedra potrebbe trovare collo-cazione non centralmente, ma di lato, con un computer rivolto ver-so la postazione docente, in modo che la luce del monitor non infa-stidisca chi segue la lezione sul-lo schermo della lavagna interatti-va e che l’insegnante possa operare avendo gli alunni di fronte. L’illu-minazione dell’ambiente non dovrà essere eccessiva, né del tutto assen-te, ma moderata e diffusa.Di fondamentale importanza an-che la leggibilità dei caratteri utiliz-zati (grandezza, spessore, colore) e lo sfondo, studiati in modo da age-volare la lettura senza appesantire la vista.Insomma, l’installazione delle LIM nelle aule delle nostre scuole, se da un lato prefigura una didatti-ca più efficace, dall’altro pone una serie numerosa di questioni, anche di ordine pratico, che potrebbero essere utilmente discusse – come è già stato da più parti auspicato - tra coloro che in questo momen-to sono maggiormente impegna-ti nella loro sperimentazione. Ne potrebbero derivare dei principi e delle regole di riferimento prezio-si per tutti.

Enzo Falagiarda

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DENTRO L’ISTITUTO…Il dossier

I protagonistiLa scuola

Il percorsoLa cerimonia

Il dirigenteLe immagini

Inserto a cura di: Mario CaroliInterventi di:Mario Caroli, Patrizia Lucca, Loris Taufer, Insegnanti scuola primaria Pressano: Carla Brugnara, Chiara Cazzanelli, Maria Vitto-ria Clementi, Renata Nalini, Federica Vulcan

L’intitolazione della scuola primaria di Pressano a don Milani

“NEL NOME DEL PRIORE…”

il dossier

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il dossier

Avevamo molti dubbi, come rivista, se dedicare o meno il solito dossier interno all’intitolazione della scuola primaria di Pressano a don Loren-zo Milani. Non facciamo un inserto ogni volta che viene intitolata una scuola, per ovvie ragioni. Certo c’era di mezzo don Milani e – come noto – in Trentino certe scelte non sono mai state di maniera, lo stesso presi-dente della Provincia, e non solo nel periodo in cui ha mantenuto la de-lega sull’istruzione, s’è sempre richiamato con convinzione all’opera edu-cativa di don Milani.

IL NOMENon solo Barbiana

Interesse per il percorso coi bambini…

Innocente Pessina, della Fondazione, ha ricordato che in Italia ci sono almeno duecento scuole intitolate a don Milani, come dire, in termini giornalistici, che “non è questo che fa notizia”. Anche in Trentino sono ormai diverse le scuole che portano questo nome.Effettivamente anche noi eravamo e siamo convin-ti che non è l’intitolazione in sé che ci ha convinti, quanto il percorso che insegnanti e ragazzi hanno fat-to assieme e, a quanto sapevamo ed a quanto poi è ri-sultato non solo da quest’anno, ma da alcuni anni a questa parte.Sapevamo che attorno al nome della scuola c’era sta-ta una discussione ed un coinvolgimento non da poco dell’intera comunità e del Comune di Lavis, da diver-si anni.

Il primo inserto del 2002 da Storo su don Milani

Riguardando vecchi numeri della rivista, ci siamo ri-cordati che, per coincidenza, il primo inserto interno l’avevamo fatto nel novembre 2002 dal titolo “IL ritor-

no di don Lorenzo”, dedicato proprio all’intitolazione dell’Istituto comprensivo del Chiese, a Storo, al prio-re di Barbiana. La scelta di fare il dossier fu legata alla scoperta che dietro all’intitolazione c’era stato un lun-go percorso multidisciplinare con tutti gli alunni della scuola media. Anche allora cerimonia della comunità e non solo con le autorità. La stessa cosa abbiamo cerca-to e trovato contattando le insegnanti della scuola pri-maria di Pressano. Non vogliamo fare forzature, ma le insegnanti spiegano con poche parole quello che han-no fatto, che viene prima di ogni parola celebrativa. Ab-biamo visitato la scuola qualche giorno prima della ce-rimonia, abbiamo visto la Mostra ed i lavori dei ragazzi, constatato l’entusiasmo sincero e convinto delle mae-stre, che non si fermate alla “memoria” su don Milani, ma sono arrivate anche a fare un correlazione tra alcuni principi sull’educazione di don Lorenzo e tracce rinve-nute nel documento ultimo per l’eleborazione del Piani di Studio provinciali relativi al primo ciclo.Tutto questo tentiamo di riportare nel dossier che se-gue: dalla scuola di Pressano coi lavori dei ragazzi e delle maestre, alla cerimonia e qualche discorso uffi-ciale, con tante immagini dei ragazzi e della comuni-tà attorno. (m.c.)

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i protagonisti

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la scuola

IL CLIMAPrima della “festa”

Atmosfera di allegria

Appena entrati nell’atrio, ci colpisce una certa aria di festa, non solo per-ché c’è il sole all’esterno, ma ancor più per i numerosi e colorati lavori dei bambini appesi alle pareti, a te-stimoniare che qui si sta aspettan-do un evento importante. La cura per il colore e per la composizione rendono piacevole da osservare e da leggere questa piccola mostra che ha per tema proprio Don Lorenzo Milani e la scuola di Barbiana. Vi appare l’immagine di un prete, lo si riconosce subito dalla tonaca scu-ra, dal volto sorridente e tranquillo, “è così dunque che lo immaginano i bambini” penso tra me. I bambini

hanno preso ispirazione dal film vi-sto insieme, dalla lettura del testo “Il ponte di Lorenzo” dalle lezioni tenute dalle loro docenti e hanno lasciato libera la fantasia. Ma non sono solo immagini quelle che ha dettato loro il cuore, vediamo an-che frasi, brevi pensieri scritti pro-prio dentro piccoli fogli a forma di cuore racchiusi dentro un grande cuore di colore rosso; accanto, in-vece, un’altra serie di pensieri com-pleta la frase I care, emergono così le situazioni importanti per questi piccoli alunni, la famiglia, compresi i nonni, gli amici, l’amore per la na-tura, per gli animali, il desiderio di stare vicini a chi si sente solo, a chi non ha nessuno. Non mancano gli

acrostici sul nome di Don Loren-zo Milani e di Barbiana, un’occa-sione per stimolare la creatività dei bambini, ma anche per farli riflet-tere.

In classe a lavorare

Mentre osserviamo i lavori e pro-vo ad immaginare i bambini che li hanno creati, ci colpisce il silenzio quasi irreale che c’è intorno; è tutto luminoso, silenzioso e tranquillo. Pensiamo che forse oggi i bambini sono rimasti a casa per qualche mo-tivo particolare oppure sono altrove magari per una gita scolastica, inve-ce no, ci sono tutti e sono in classe a lavorare coi loro insegnanti, è una tranquilla mattina di scuola. Chia-ra e Carla, che insegnano in que-sta scuola da parecchi anni ci fan-no da ciceroni e ci accompagnano all’interno delle classi. Così in se-quenza entriamo nelle classi, quin-ta, prima, quarta, seconda e terza. I bambini sono seduti ai loro po-sti tranquilli, mentre gli insegnan-ti stanno facendo lezione, in genere in piedi alla lavagna. Probabilmen-te sono stati avvertiti del nostro ar-rivo e non se ne stupiscono, si pre-stano volentieri a farsi fotografare, mettono le mani conserte sul ban-co, come si usava un tempo, e sor-ridono compiaciuti. “Sono sempre così tranquilli?” non posso fare a meno di chiedere alla maestra Car-la. “No, non sempre, sono anche vivaci ” è la sua risposta accompa-gnata da un sorriso, probabilmen-te è l’idea della fotografia sulla ri-vista che li ha emozionati o forse la festa per la loro scuola, che porte-rà un nuovo nome. Stiamo in classe

A meno di una settimana dalla cerimonia dell’intitolazione a Don Mi-lani della scuola primaria di Pressano, facente parte dell’Istituto com-prensivo di Lavis, come rivista siamo andati ad incontrare le insegnanti ed il dirigente scolastico per farci raccontare tutto il percorso di coin-volgimento della scuola e dei ragazzi sulla scelta di intitolare la scuola al priore di Barbiana. Siamo andati “prima della cerimonia”, non solo per cogliere qualche immagine “a bocce ferme” e senza autorità e pen-nacchi, ma anche perché curiosi di vedere che aria si respira in una qua-lunque mattina di scuola. Ad accogliere didascalie (Mario Caroli e la sottoscritta) c’era il nuovo dirigente Loris Taufer e la fiduciaria Carla Brugnara. Si aggiunge poi anche la maestra Chiara Cazzanelli, un’in-segnante “storica” della scuola, dove insegna da diciassette anni.

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il meno possibile e lasciamo che le maestre ed il maestro che ci hanno accolti riprendano il loro lavoro.

Una scuola aperta al cambiamento

C’è una sola sezione per classe, quindi solo cinque classi nell’edifi-cio, che è piuttosto vecchio con le aule spaziose e i soffitti alti, la parte più nuova, aggiunta in un secondo tempo, ha aule più piccole e soffit-ti più bassi, è stata costruita “solo” trent’anni fa. “Un tempo avevamo classi poco numerose” ci racconta la maestra Chiara “ ora con la nuo-va edilizia abitativa sono aumenta-te le iscrizioni e abbiamo anche clas-si di 26, 27 studenti.” Il suo tono di voce non suona affatto come un la-mento, anzi si sente l’orgoglio di la-vorare in questa scuola che sta cre-scendo. “Sarà diventato più difficile allora il tuo lavoro” le chiedo. “No, io ho sempre avuto le classi più nu-merose della scuola, dipende, i proble-mi ci sono, se ci sono casi particolari, altrimenti si lavora bene comunque.” Veniamo accompagnati in sala do-centi, dove si trovano anche un fri-gorifero ed un fornello, che rendo-no l’atmosfera alquanto familiare, fanno immaginare momenti di in-contro tra docenti in uno spazio se-reno e rilassante. Veniamo a sape-

re che gli insegnanti sono tredici, le nostre accompagnatrici abitano qui a Pressano e vengono a scuola a piedi. Non mancano le innovazio-ni didattiche e tecnologiche, pro-prio parlando di didattica scopro che anche qui ci sono delle lavagne interattive, due per l’esattezza, una dentro un’aula a disposizione della classe prima ed un’altra dove si av-vicendano, di volta in volta, le al-tre classi, le insegnanti sembra che la usino volentieri; la maestra Carla mi racconta, mentre beviamo il caf-fé, che personalmente ha seguito un corso di 40 ore che ha trovato inte-ressante e utile.

Il cortile opera d’arte

Usciamo per fotografare l’esterno, ci sono dei grandi fiori che decora-no la facciata, che purtroppo avreb-be bisogno di essere ridipinta, e

“Non potete andare via senza vede-re il cortile” ci viene detto. Incurio-siti, ci avviamo, sempre in compa-gnia delle maestre Carla e Chiara, verso la parte laterale dell’edificio. I cortili di fatto sono due, così i bam-bini possono essere divisi durante l’interavallo, i più piccoli nel cortile meno ampio e più raccolto, dove si trova anche un piccolo orto e qual-che albero fiorito. Scendendo un po’ troviamo un altro cortile molto più grande. “All’inizio accompagna-vamo qui anche i bambini della pri-ma classe, ma vedevamo che stavano negli angoli quasi fossero intimoriti, magari a qualcuno dei piccoli gli spa-zi ampi fanno un po’ di paura, così adesso vi portiamo solo i più grandi che corrono e giocano volentieri qui” ci confidano le maestre. Le monta-gne sullo sfondo, i prati verdi intor-no, ma quello che colpisce la nostra attenzione sono i murales eseguiti dagli stessi bambini che decorano le pareti di confine del cortile. Un muro è dedicato interamente alle fiabe, riconosciamo subito Il Gatto con gli stivali, il Brutto anatrocco-lo, Pinocchio. L’altra parete invece è dedicata agli antichi mestieri del paese. Sono ammirata dalla bellez-za di questi dipinti, realizzati con la tecnica del puntinismo, forse anche per via del sole che gioca a loro fa-vore. Vi scorgiamo come in un libro di altri tempi scene di allevamento, agricoltura, tosatura delle pecore, cardatura e filatura della lana, cot-tura della polenta, lavatura dei pan-ni alla fontana, stiratura con il fer-ro a vapore, posto prima sulla stufa a riscaldarsi. Sono stati dipinti ne-gli anni scolastici 2003 e 2004 dalle classi seconde, terze, quarte, quin-te, scene di vita che probabilmen-te i piccoli autori hanno solo potu-to immaginare, ma che restano qui a futura memoria di un mondo che non c’è più e di cui è giusto conser-vare il ricordo.

Patrizia Lucca

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La nostra scuola

Da più di dieci anni si sen-tiva l’esigenza di dare un nome alla nostra scuola, comunemente conosciuta come “la scuola elementa-re” di Pressano. A metà de-gli anni ’90 infatti era stato sottoposto all’attenzione dei bambini e delle famiglie un questionario, elaborato dagli insegnanti, con diverse pro-poste. Le risposte sono state puntualmente vagliate e quel-le che andavano per la mag-giore sono state passate al Co-mune. Tutto ciò però non ha avuto un seguito immedia-to fino a quando circa cinque anni fa il Comune, in accordo con il Consiglio di Istituto, ha riproposto l’intenzione di inti-tolare vari edifici e sale del Co-mune di Lavis. Il Consiglio di Istituto, le insegnanti di Pressa-no ed il Collegio docenti han-no quindi deciso di intitolare la scuola a don Lorenzo Milani.L’edificio che ospita la scuola fu edificato negli anni 1938/’39 con la collaborazione attiva e gratuita degli abitanti della frazione, alcuni dei quali hanno offerto anche contributi in denaro. Nel 1980 la scuola è sta-ta ampliata e ristrutturata. Fino a qualche anno fa gli alunni non superavano le ottanta unità, mentre negli anni più recenti, grazie allo sviluppo dell’edilizia abita-

il percorso

LA SCELTALe insegnanti raccontano…

Le insegnanti della scuola primaria di Pressano raccontano qui, in sintesi, il lungo percorso che ha portato alla scelta dell’intitolazione della loro scuo-la, le attività svolte insieme agli alunni e infine alcu-ne riflessioni che, accostando le parole di Don Mi-lani ad alcuni passi dell’ultimo documento sui piani di studio provinciali per il primo ciclo, mostrano l’attualità dei pensieri del priore di Barbiana e ren-dono ancora più espliciti i motivi della scelta.

tiva della zona , le iscrizioni sono aumentate fino a rag-giungere i 116 alunni attuali.

Un lungo cammino

Nel settembre del 2007 le insegnanti hanno partecipa-to al convegno “In parole povere” indetto in occasione del quarantesimo anniversario dalla morte di don Mi-lani. Approfondendo la figura e la grandezza di questo sacerdote ed educatore, si è sentito più forte il deside-rio di conoscere il suo percorso umano e metodologico-formativo. All’inizio di quest’anno scolastico è stata de-cisa la data del 6 aprile come giorno ufficiale

per la cerimonia di intitolazione dell’edificio. Tutti gli insegnanti si sono ulteriormente documen-tati per poter avviare un percorso didattico educativo con gli alun-ni delle rispettive classi. Ai più piccoli sono stati narrati gli epi-sodi più significativi dell’espe-rienza di Barbiana, poi tradot-ti in disegni correlati da brevi didascalie, mentre i più grandi sono stati coinvolti in attività più impegnativi quali la lettura di alcuni brani, tratti dai libri scritti da don Lorenzo, la visio-ne del film “Don Milani, prio-re di Barbiana” e di altri docu-mentari sull’argomento.

La mostra, anche tedesco e inglese

Il lavoro di preparazione del-la mostra è stato trasversale a quasi tutte le discipline fra le quali anche le lingue stranie-re (tedesco e inglese).Alla fine è stata allestita una mostra nell’atrio della scuo-la con disegni, cartelloni che raffigurano i luoghi e le vi-

cende della vita di Barbiana, acro-stici e pensieri ripresi dagli scritti di don Milani ed ela-borati dai bambini. Per la festa dell’intitolazione che si terrà nel teatro dell’Oratorio di Pressano il giorno 6 aprile, è stata ideato dagli alunni di quinta un “ tele-giornale” che farà da sfondo agli interventi delle varie autorità e all’ esibizione dei bambini che si cimenteran-no nell’interpretazione di brani musicali anche in ingle-se e tedesco.

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Dai pensieri di don Milani Dai piani di studio provinciali

Scuola come: luogo di integrazione sociale e come fattore di crescita di una società.

La scuola trentina…pone le basi per una società democra-tica e aperta formando le persone all’essere cittadini solidali e a partecipare alla democrazia in prospettiva internazio-nale e interculturale.

Scuola come opportunità per tutti e per un tempo sufficientemente prolungato.

In aggiunta al tempo scuola dedicato agli insegnamenti ob-bligatori, le istituzioni scolastiche prevedono attività opzio-nali facoltative fino a un massimo di tre ore settimanali, alle quali possono aggiungersi ulteriori sette ore per le atti-vità di mensa e interscuola…La quota di flessibilità può essere utilizzata per il potenzia-mento e per una più efficace articolazione modulare delle discipline…

Scuola come luogo in cui si impara a comunicare, a capirsi, anche tra diversi.

L’identità si costruisce nella ricca trama di relazioni signifi-cative che vede lo studente aprirsi alle dimensioni della al-terità, della relazionalità, dell’altruismo, della solidarietà. L’educazione all’incontro, al dialogo, alla riflessività critica nei confronti di se stessi e della comunità di appartenenza rappresenta un itinerario da frequentare con sempre mag-giore consapevolezza e intensità.

Il sogno di una scuola….impegnata a dare a tutti la possibilità di esprimere se stessi e di aver uguali di-ritti, il sogno di una società centrata sulla giustizia e sulla pace.

…Anche grazie ad esperienze di lavoro di gruppo e di aiu-to reciproco, gli studenti imparano a vivere in modo consa-pevole la relazione con i coetanei e con gli adulti, in un cli-ma di rispetto, di dialogo, di cooperazione e partecipazione, cercando di conciliare competizione e solidarietà, compren-dendo i diversi punti di vista, adoperandosi per prevenire e gestire i conflitti, agendo contro pregiudizi, stereotipi, di-scriminazioni, comportamenti di violenza e forme di bul-lismo.

Formazione di coscienze libere e in piedi, capaci di dire “ no “ di fronte all’ingiustizia, anche quando i calcoli di convenienza lo sconsiglierebbero.

…maturare gli strumenti di giudizio sufficienti per valuta-re se stessi, le proprie azioni, i fatti e i comportamenti indi-viduali e sociali degli altri, alla luce di parametri derivati dai comuni valori che ispirano la convivenza civile.

PIANI DI STUDIOTracce del pensiero di don Milani

Le intuizioni pedagogiche di don Milani trovano ri-scontro anche negli attuali Piani di studio provin-ciali a testimoniarne l’attualità educativa e didattica. Ecco a confronto alcuni principi ispirati al pensiero di don Milani e i riscontri nel documento per l’ela-borazione dei Piani di Studio Provinciali.

Carla Brugnara, Chiara Cazzanelli, Maria Vittoria Clementi, Renata Nalini, Federica Vulcan

Insegnanti scuola primaria Pressano – I. C. Lavis

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Ci sono proprio tutti…

La scena certamente è tutta per loro, per i bambini, gli scolari del-le cinque classi della scuola pri-maria di Pressano, ma a dare man forte, ed ovviamente a rendere più festosa e piacevole la cerimo-nia, sono venuti anche i ragazzi del coro dell’Istituto comprensivo di Lavis e della scuola musicale Dia-pasan, guidati dal maestro Franco Evangelista e dal maestro Ludovi-co Conci.Introduzione quindi in musica, orchestra e cori, per il “Don Mila-ni’s Day”, tra i canti anche un bra-no con giochi sulla lingua scritto da una classse quarta elementare di Gubbio.La lingua, appunto. Ce lo ricor-da un immenso striscione attacca-

FESTAMa anche riflessione

la cerimonia

Lunedì 6 aprile 2009, pomeriggio di festa per la scuola primaria (ele-mentare) di Pressano, che fa parte dell’Istituto comprensivo di Lavis.la scuola, la “piccola cara vecchia scuola” non può contenere tutti i ge-nitori, gli insegnanti, le autorità e, principalmente, tutti gli scolari, e allora che festa sia ma all’oratorio, nel teatro del paese che accoglie e raccoglie volentieri i “suoi” paesani per una ricorrenza particolare: l’intitolazione della scuola a don Lorenzo Milani.

to sulla parte laterale del teatro che per don Lorenso Milani, “è solo la lingua quella che fa tutti uguali”, anche nell’era del digitale, dei tele-fonini, del web e dei facebook…

Agostino, allievo di don Lorenzo…

La lingua, dicevamo. Per il Prio-re di Barbiana “la parola, come il tempo, è un dono di Dio”, lo ri-corda Agostino Bulgari, il pri-mo ragazzo che don Lorenzo in-contrò e “catturò” come allievo di quella scuola di vita nella sua ca-nonica, attorno al tavolaccio dove si scriveva tutti assieme “lettera a una professoressa” e dove si affron-tavano assieme problemi, difficol-tà e la strada per “sortirne” fuori. Agostino ricorda momenti parti-

colarmente belli di quella scuo-la col priore, “la nostra scuola era bella, abbiamo costruito l’astro-labio, uno strumento per legge-re il cielo; a Barbiana non c’era l’acqua… e abbiamo scovato una grossa pozzanghera che noi chia-mavamo piscina, per imparare a nuotare”. L’ex allievo di Barbiana non usa mezzi termini, rivolto ai bambini: “Voi state peggio di noi perché avete una valanga di infor-mazioni e i vostri maestri oggi fan-no più fatica dei nostri”. Poi, sti-mola le maestre: “È gravoso anche per voi portare questo nome alla vostra scuola, perché don Milani ci ha messo l’anima, ha amato le sue creature. Questo il segreto per gli insegnanti: convinzione, valori e non solo”.

Pessina, preside liceo Bachelet

Innocente Pessina, oggi dirigen-te scolastico al liceo “Bachelet” di Milano che don Milani frequen-tò negli anni trenta prima della sua conversione al sacerdozio, è a Pressano a nome della Fondazione

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don Milani. Ricorda che in Italia sono circa 200 le scuole intitolate al priore, ma è la motivazione che conta. Cosa vuol dire scegliere oggi questo nome per la propria scuo-la? “Riconoscere l’importanza di un personaggio vissuto non in una grande città ma in un paesino, anzi in una chiesetta sul versante a nord di un monte, nel Mugello con sei ragazzi… Non vuol dire “copiare Barbiana”, impossibile da replica-re, ma vuol dire credere nell’edu-cazione. Proprio per questo il suo “appello” è ai genitori, insegnanti, educatori e presidi “rassegnati, che sperano nella Provvidenza. No, bi-sogna credere nell’educare anche sbagliando piuttosto che rinuncia-re al prorio compito.”

Autorità, genitori, comunità…

Ci sono le autorità, civili e reli-

giose, come si dice. C’è il sindaco di Lavis, l’assessore provinciale all’istruzione e allo sport, quello alla cultura, il parroco di Pressano don Vittorio Zanotelli, c’è il Ma-estro Giuseppe Nicolini, caposti-pite di coristi e musicisti in loco. Ci sono i genitori, tanti, forse tut-ti quelli della scuola primaria non solo all’interno del teatro dell’ora-torio, ma anche all’esterno dove è stato allestito un maxischermo per seguire la cerimonia.C’è ovviamente il dirigente scola-stico, Loris Taufer, che collega i vari momenti del pomeriggio. Ci sono gli scolari, questi sì proprio tutti, e ci sono maestre e maestri di Pressano. Ecco i loro nomi:Carla Brugnara (fiduciaria),Chiara Cazzanelli,Serafina Ceolan,

Maria Vittoria Clementi,Annamaria Dorigatti,Enrica Leto,Renata Nalini,Sergio Saltori,Rossella Carraro,Dante Dapolito,Federica Vulcan,Daniela Cainelli,Beatrice Scudiero.

Qui Pressano, a voi Barbiana…

Tutti gli interventi rimarcano il carattere di festa della cerimonia ed “il peso” di responsabilità nel-la scelta del nome, c’è la musica, ci sono i canti, ma anche il sipa-rietto con le News, il telegiornale guidato dai ragazzi di Pressano in collegamento con Barbiana: Mar-gherita, Gabriele, Agnese, Carlo, Chiara, Asia, Simone ed altri an-cora che si alternano sul palco.Poi, tutti in coda verso “la vecchia, piccola, cara scuola primaria” di Pressano, dove Marva e Samuele (due scolari) scoprono lentamen-te il nuovo nome della scuola in-ciso su vetro semplice e trasparen-te. Come sarebbe piaciuto anche a don Lorenzo.Infine, tutti dentro a visitare la Mostra e i lavori dei ragazzi ed an-che per un piccolo buffet sotto la scritta: “I care”. (m.c.)

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Chiarire il senso

L’intitolazione di una scuola non è qualcosa di banale o, peggio, di burocratico, ma ha il senso ed il significato di rendere manifesto e chiaro l’indirizzo pedagogico, l’ispirazione ideale, ai quali l’of-ferta formativa di quella scuola si ispira. Se la scelta del personaggio a cui la scuola è intitolata è poi il risultato dell’azione consapevole di chi quella scuola la frequenta, di certo questo avrà delle conseguen-ze sul “far scuola” quotidiano degli attori – in questo caso, soprattut-to, maestri, alunni e genitori – di quella istituzione. A questa nostra intitolazione della scuola di Pres-sano a don Lorenzo Milani, tut-ti noi ci siamo preparati con cura. In particolare i bambini, i ragazzi

IL SENSOIntervento di Loris Taufer

il dirigente

e i maestri hanno fatto un percor-so significativo, durato buona par-te dell’anno, per capire chi era don Milani e perché è stato opportuno che la loro scuola gli fosse intitola-ta. La festa di oggi gestita soprat-tutto dagli alunni, la mostra che poi andremo a vedere nell’edificio scolastico, la produzione di ma-teriale didattico sono il risultato di un lavoro di preparazione che, ne sono certo, lascerà traccia nella formazione di questi bambini e ra-gazzi, oggi così emozionati, parte-cipi ed entusiasti.

Il rapporto con la comunità

Il fatto poi che oggi ci siano qui di-verse autorità della nostra comuni-tà provinciale e locale – l’Assessore

provinciale all’istruzione e quello alla cultura, il Sindaco di Lavis ed altri esponenti politici – e la con-statazione che molti siano i genito-ri che partecipano a questa nostra festa dimostrano il rapporto stret-to che c’è tra la scuola e la comu-nità d’appartenenza, un rapporto che tradizionalmente caratterizza l’identità storica della nostra pro-vincia. Il Comune di Lavis ha fat-tivamente e finanziariamente con-tribuito anche alla realizzazione di questa cerimonia d’intitolazio-ne. E l’edificio stesso della scuo-la di Pressano, eretto dall’ammi-nistrazione comunale negli anni 1938-39, fu, come molti altri del-la nostra provincia, anche il risul-tato di prestazioni di opere gratui-te da parte dei censiti, per lo scavo e la condotta dei materiali, men-tre chi non fu in grado di offrire mano d’opera gratuita offrì dena-ro. Come d’altronde – ci dicono gli storici –l’esperienza a Pressa-no di una scuola autonoma, paga-ta dai capifamiglia che procurava-no la casa dove aprire i primi locali scolastici, comperavano i materiali didattici e pagavano l’onorario del maestro, rese di fatto perseguibile il grande obiettivo di Maria Tere-sa d’Austria che, con la sua riforma del 1774, introdusse l’obbligo sco-lastico e previde l’apertura di una scuola elementare in ogni parroc-chia.

Una scuola inclusiva

Intitolare la nostra scuola di Pres-sano a don Lorenzo Milani, la cui originalità e grandezza ci viene bene illustrata da Agostino Bur-beri e Innocente Pessina esponenti

L’intitolazione della scuola primaria di Pressano a “don Lorenzo Mi-lani” è il risultato di un lungo dibattito che ha coinvolto l’intera co-munità, i bambini, i genitori e gli insegnanti, l’Amministrazione co-munale di Lavis e il Consiglio d’istituto, i Dirigenti scolastici che mi hanno preceduto, Agostino Toffoli e Linda Segata. So che diver-se erano state le proposte, ma alla fine si è opportunamente scelto il nome di questo grande personaggio del ‘900, prete scomodo ed edu-catore che ha dato – e continua a dare – delle indicazioni preziose a tutta la scuola italiana.

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della Fondazione che porta il suo nome, ha per noi il significato di voler lavorare per una scuola inclu-siva, seria ed efficace, che non per-de nessun bambino o ragazzo per strada, che fa di tutto per innalza-re il livello culturale e di cittadi-nanza sia di chi ha strumenti per raggiungere l’eccellenza sia di chi fa più fatica, per limiti magari per-sonali o sociali. Noi non dimenti-chiamo mai che il titolo della parte prima di Lettera a una professoressa della Scuola di Barbina di don Mi-lani afferma: “La scuola dell’obbligo non può bocciare”, cosa che, guarda caso, va nella stessa direzione di si-stemi scolastici oggi ai vertici del-le indagini internazionali, quali ad es. quello finlandese. Però questo, al di là di ogni lassismo o facilone-ria, deve significare per noi mag-gior impegno nello studio, miglior personalizzazione dei percorsi for-mativi, acquisizione da parte di

tutti del senso e del si-gnificato dell’esperien-za educativa alla qua-le si partecipa. E tutto ciò proprio nella dire-zione indicata da don Milani, secondo cui, riferendosi alla scuo-la di Barbina, “la vita era dura anche lassù. Disciplina e scenate da far perdere la vo-glia di tornare (….) Non c’era ricreazio-ne. Non era vacanza nemmeno la domeni-ca” (Scuola di Bar-biana, Lettera a una professoressa, Libre-ria editrice Fioren-tina, 1992, p. 12). Quindi lo studio s’intrecciava con la vita. Anche se “chi era senza basi, lento o svogliato si senti-va il preferito. (….) Finché non aveva

capito, gli altri non andavano avan-ti” (ibidem).

Le ragioni di una scelta

Insomma noi siamo convinti che l’intitolazione della scuola a don Milani e, speriamo, sempre di più

il nostro modo di “fare scuola” tut-ti i giorni, s’intreccino con quanto viene avanti, anche a livello provin-ciale, con la discussione sui nuovi Piani di studio provinciali. Questo periodo straordinario che sta viven-do la scuola trentina, il quale do-vrebbe progressivamente portare il nostro sistema formativo a modalità nuove d’apprendimento e insegna-mento basate realmente sulle com-petenze, a noi piace vederlo colle-gato e, per alcuni versi, ispirato alla proposta educativa di don Milani, al tempo stesso rigorosa e attenta ai bisogni di crescita e di senso degli alunni. E questo in un periodo in cui, a livello nazionale, sembrano prevalere logiche più di “selezione” e “repressione” che di “promozione della persona” e di “qualità” dell’of-ferta formativa.Ecco perché, come comunità sco-lastica dell’IC di Lavis, abbiamo voluto fare di questa intitolazio-ne del plesso di Pressano, un mo-mento di festa che abbia per noi, a partire dagli alunni, dai maestri e dai genitori, un profondo signifi-cato pedagogico del tipo di scuola che quotidianamente, tutti assie-me, cerchiamo di realizzare.

Loris TauferDirigente scolastico dell’Istituto

Comprensivo di Lavis

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Un’attività trasversale

Esiste una forte motivazione di tipo pedagogico, ma devo dire subito che lo faccio soprattutto perché mi piace. Sono convinta sia un’attività che porta con sé moltissimi spunti e che dà modo di ampliare altre co-noscenze. Facendo un orto si possono avere moltissi-me ricadute, un po’ in tutti gli ambiti disciplinari. Per fare un esempio, quando faccio un orto posso misurar-lo, per dividerne gli spazi e questa è geometria che farò con i bambini più grandi. Posso osservare il ciclo di una pianta, dalla semina al raccolto dei frutti, e questo è un contenuto scientifico. Poi, se voglio posso scrivere e rac-contare le varie esperienze, scrivere un giornalino e que-sto rientra nella linguistica. Ma posso fare molto altro. Diciamo che l’orto può diventare una bellissima atti-vità di tipo trasversale. Questo non è poco, se si pensa che spesso, per far amare le attività ai bambini, noi ma-estre, dobbiamo lavorare molto… con la fantasia. Per-sonalmente sono convinta che nella scuola elementare i bambini abbiano bisogno anche di imparare a “saper fare”, proprio come competenza. Sempre più spesso si propongono ai bambini contenuti staccati dal vissuto e dall’area affettiva e troppo spesso si propongono attivi-tà slegate dall’esperienza diretta. Sono tutte attività che, purtroppo, i bambini difficilmente riescono ad amare. L’orto è una delle attività che in genere piace, forse per-ché è legata alla terra e conseguentemente al cibo che mangiamo. I miei bambini hanno sempre avuto una grande simpatia per queste attività. L’attività di orto è un’attività che apre altre porte. Suscita il piacere della scoperta, ma incoraggia la ricerca.

Le difficoltà da superare

Non è stato sempre facile per me coltivare un orto a scuola! In alcune scuole lo spazio non c’era. In altre

DALLE SCUOLE

Scuola Primaria di Villazzano

Insegno sulle classi matematica e scienze nelle classi 1A e 1B nella Scuola Primaria di Villaz-zano e a scuola coltivo un orto con i miei bam-bini. La mia scuola è frequentata dai bambini del sobborgo di Villazzano, che, pur essendo vicinis-simo alla città (2 km dal centro) si trova in collina e ha la fortuna di conservare le caratteristiche del piccolo centro. Spesso mi chiedono perché faccio l’orto a scuola.

L’ORTOPerché a scuola?

scuole ci siamo attivati per predisporlo, sfidando rego-lamenti e paure (in alcuni casi abbiamo tolto l’asfalto dai cortili!). Nella scuola di Villazzano, oltre all’orto ab-biamo un laboratorio di pittura, un laboratorio di cu-cina, uno di informatica, una spaziosissima palestra e una mensa dove i bambini pranzano. Io svolgo l’attività di orto principalmente sulle mie classi, le attuali prime, composte da 43 bambini ( 23 in una e 20 nell’altra). È importante ricordare che non tutte le scuole hanno la fortuna di avere uno spazio predisposto per l’orto. Io mi considero molto fortunata.Molto spesso nelle scuole non c’è lo spazio per un orto vero e proprio. Noi, come insegnanti che si occupano di orti, stiamo pensando di attivarci per favorire la pre-sa in consegna degli spazi pertinenti alle scuole, come ad esempio i cortili. Piantare un albero da frutto, anche piccolo, nel cortile di una scuola può essere un’esperien-za molto formativa per un bambino. Pensare ad un per-corso che vada dal fiore al frutto, ad esempio, potrebbe sembrare banale, ma non lo è affatto…Oppure predi-sporre orti in cassetta, semplici da accudire, ma molto affascinanti per i bambini. Dotare le scuole di nidi arti-ficiali e mangiatoie per gli uccellini, in modo da poter svolgere osservazioni sistematiche e non casuali.

Il tempo dell’attesa

La mia attività di orto si svolge sia al mattino che al po-meriggio ed ha la durata di due ore a settimana. Vie-ne svolta (tempo permettendo!) sia in Autunno, (fino al mese di ottobre circa), sia a Primavera. A Primavera si incomincia con le semine dei vari ortaggi e poi con i trapianti. Abbiamo coltivato verdure di tutti i tipi. Le abbiamo piantate seguendo le consociazioni dell’orti-coltura biologica e i bambini hanno imparato che que-ste verdure (ad esempio carote e cipolle) sono in “asso-ciazione” perché si vogliono bene, sono piante amiche

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e si difendono insieme dai pa-rassiti e dalle malattie. Ho sem-pre seguito l’orto anche duran-te l’estate, con l’aiuto dei bidelli e di qualche genitore. Per il pe-riodo invernale non ho previsto attività all’aperto, tuttavia ab-biamo costruito alcune man-giatoie da mettere sugli alberi del giardino e alcuni nidi arti-ficiali per gli uccellini.Un giorno di settembre ho preso un gruppo di piccoli e sia-mo andati nell’orto per annusa-re le piante aromatiche. All’in-gresso dell’orto, proprio dietro al cancelletto, c’è una pianta di menta. È cresciuta moltissimo e io ho preso l’abitudi-ne di regalare un rametto di menta ad ogni bambino, quando vengono, così l’annusano. E’ bellissimo vede-re come i bambini si legano a questo “rituale”. Si pre-parano in fila e aspettano il rametto da portare a casa. Un altro aspetto importante degli orti didattici che mi preme sottolineare é la cultura del cibo. Lavorando in un orto un bambino impara da dove viene il cibo che mangiamo. Non è poco, credetemi. Ci sono bambini che quando hanno raccolto le patate sono andati a casa felicissimi di questa scoperta! Cioè che crescevano sot-to terra! È molto importante per un bambino cogliere l’idea di ciclo. Ecco, un orto offre questa occasione! Ma non solo! L’orto insegna che ci sono dei tempi. Se semi-no devo aspettare finchè il seme è germogliato. E’ esat-tamente il contrario del “tutto e subito”. E’ importante per il bambino vivere il tempo dell’attesa, perché ha po-chissime opportunità per viverlo. L’attesa è importante perché contiene la meraviglia e lo stupore!

Il cibo che mangiamo

Allo stesso tempo è importante sapere da dove viene il cibo che mangiamo! Un orto offre questa opportunità, come nessun’altra esperienza. O meglio, l’esperienza da affiancare sarebbe quella di avere un piccolo animale da accudire all’interno della scuola. Alcune scuole hanno fatto l’esperienza delle caprette e delle galline. Io non ci ho mai provato. Credo sia un’esperienza validissima. Presenta però, a mio parere, alcune difficoltà di ordine sanitario, difficili da saper gestire con continuità. Io cre-do che i bambini di oggi abbiano bisogno di attività le-gate alla terra.L’orto è anche una bellissima occasione pere insegnare e mettere in pratica alcune “buone abitudini” come il ri-

ciclo dei rifiuti e l’educazione cooperativa. In un orto è possibile mettere in atto alcuni obiettivi di educazione cooperativa: imparare a confrontarsi con gli altri, realiz-zare un prodotto comune attraverso, attività di coope-razione, recuperare il rapporto con la terra, riscoprire le filiere di alcuni prodotti alimentari, scoprire le fasi della produzione agricola di alcuni prodotti, acquisire cono-scenze relative al ciclo vitale dei vegetali.Sono sicura che un bambino che ha avuto modo di spe-rimentare con gioia un orto o un giardino da picco-lo, sarà una persona sensibile a queste attività anche da grande, perché questa sensibilità sarà depositata nella sua sfera affettiva.Sul sito www.ortidipace.org racconto le mie esperien-ze didattiche, in particolare l’esperienza di orto biolo-gico, in una rubrica che si chiama “L’ortogiornale di Nadia”.

Nadia Nicoletti insegnante di matematica e scienze

nella scuola primaria di Villazzano I. C. Trento 1

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Un buon inizio d’anno…

I bambini delle classi 1A e 1B nei primi giorni di scuola, a settem-bre 2009, sono andati nell’orto a raccogliere le patate. Nell’orto hanno preso anche dei mazzetti di erbe aromatiche da portare a casa. Questi prodotti erano quelli semi-nati dai bambini delle classi quin-te (che ora sono alla Scuola Media) la primavera scorsa, appositamente per loro. E’ stato questo un “buon inizio” di anno scolastico e anche un augurio di un percorso di ap-prendimento che sia attento e sen-sibile nei confronti dell’ambiente. Nell’orto della scuola coltiviamo un po’ di tutto: verdure, cereali, piante aromatiche, fiori e picco-li frutti. Tra le verdure coltiviamo patate, ravanelli, insalate, fagiolini, zucchine, pastinaca, prezzemolo, rucola, verze, cavoli ecc. La prima-vera scorsa, con i miei alunni del-le classi quinte abbiamo piantato molti tipi di verdure. Le abbiamo coltivate seguendo le consociazioni dell’orticoltura biologica e i bam-bini hanno imparato che queste verdure (ad esempio carote e cipol-le) sono in “associazione” perché si vogliono bene, sono piante amiche e si difendono insieme dai parassi-ti e dalle malattie. L’esperienza pri-

Nella Scuola Primaria di Villazzano (Trento), c’è un orto di circa 130 m2, fornito di tutto il necessario per l’attività: piccoli attrezzi, bidone per il compo-staggio, acqua per l’irrigazione e materiali vari. L’orto è stato progettato già al tempo della costruzione della scuola. Infatti tutto l’edificio scolastico è costruito se-condo i principi della bioedilizia e nella progettazione degli spazi, sia interni che esterni, si è curato molto l’aspetto estetico e la scelta dei materiali. Da qui l’idea, a suo tempo, di riservare uno spazio per l’attività di orto con i bambini. Il risultato è stato quello di avere una scuola “bella”, con spazi aperti e molto accoglienti.

L’ESPERIENZADentro le classi 1A e 1B

maverile dell’orto si è stata artico-lata su molti incontri, utilizzando principalmente le ore delle attività opzionali pomeridiane.

…e a fine d’anno

Alla fine dell’anno scolastico, a giugno, nell’orto abbiamo orga-nizzato una festa con i genitori ed i nonni. Alcuni nonni sono stati particolarmente preziosi nel corso di questi anni, perché hanno por-tato la loro esperienza e i loro “se-

greti” dell’orto e li hanno insegnati ai bambini. Credo sia importante ricordare questo aspetto, perché è estremamente educativo. Oltre alle verdure, nell’orto della scuola, ab-biamo tantissime piante aroma-tiche: menta (di tre varietà), ori-gano, timo, alloro, melissa, erba cipollina, santoreggia, brotklee e altre. Nell’orto della scuola c’è an-che una pianta aromatica “impor-tante” e rara! È la brotklee, (tradu-zione: trifoglio per il pane), meglio conosciuta in Sudtirolo come “Zi-goinerkraut” (traduzione: erba zin-gara). Si tratta di una legumino-sa usata per aromatizzare il pane nero, in italiano si chiama Trigo-nella caerulea. Assomiglia al trifo-glio! E’ usata in tutti i paesi dove

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si usa preparare il pane nero ed è commercializzata come polvere aromatica da aggiungere alla pasta del pane. I semi però sono difficili da reperire.

Un museo che ci aiuta

La pianta di brotklee mi è stata rega-lata dal Museo Etnografico di Te-odone in Alto Adige, alcuni anni fa, in occasione di una mia visi-ta con una classe che avevo allora, per partecipare ad uno dei labora-tori. All’interno del Museo Etno-grafico oltre al villaggio altoatesi-no ricostruito, ai mulini, al forno, alle stalle… c’è anche un orto, dove sono conservate tutte le piante da orto tipiche della zona alpina. Ci sono tantissime piante, dalle aro-matiche alle piante tintorie e tessi-li. (Vi consiglio una visita). Anche quest’anno, nella mia scuola, abbia-mo seminato la Trigonella e abbia-mo a disposizione dei semi per chi vuole provare a piantarla (e a prepa-rare il pane nero). Da qualche anno abbiamo in coltivazione alcuni or-taggi rari tra cui la Pastinaca sativa. Appartiene alla famiglia delle Om-brellifere ed è molto simile alla ca-rota, solo che è di colore bianco. E’ chiamata la “carota degli anti-chi romani” perché sembra che a quel tempo fosse in uso coltivarla e mangiarla. Fino a pochi decenni fa si poteva trovare in alcune regioni italiane, ma negli ultimi anni è pra-ticamente scomparsa. Con la pasti-naca si prepara un’ottima zuppa dal sapore davvero invitante e appetito-so. Poi coltiviamo il Ravanello Nero, un ravanello a maturazione autun-nale piuttosto grosso, di colore scu-

IL LIBROL’insalata era nell’orto

È un libro illustrato, pensato per i bambini, ma utile anche a chi si avvicina all’orto per la prima volta. Scritto con un linguaggio facile, essenziale e volutamente semplice. Potrà essere utilizzato anche dal-le scuole che vogliono cimentarsi a fare un orto. Le illustrazioni di Niccolò Barbiero propongono un approccio simpatico e “leggero” con il mondo delle piante. L’autrice è un’insegnante, appassionata di botanica (in particolare di rose) che da molti anni a scuola coltiva l’orto coi bambini. Ha dedicado l’opera ai bambini di oggi, pensando al loro bisogno di realtà e di concretezza.L’introduzione spiega come un bambino può affrontare il lavoro nell’orto, l’importanza di avere vicino un adulto e che, per diventare bravi ortolani, occorre imparare l’arte della curiosità e della pazienza. Consiglia come ci si deve vestire, gli arnesi da usare (zappa, rastrello, vanghetto ecc) ed elenca tutte le azioni che si devono fare e tutte le fasi per piantare un albero.Nel capitolo successivo si parla di verdura e di frutta, partendo dalla carota alla zucchina, con una scheda per ogni verdura. In ogni scheda: la descrizione dell’ortaggio e la spiegazione di come si colti-va, quali piante amiche mettere in consociazione, come effettuare la semina/ il diradamento/ il trapianto, quando e come raccogliere, con delle note sulla conservazione.Segue un capitolo sulle piante aromatiche (basilico, dragoncello, erba cipollina, melissa, menta, rosmarino, salvia, timo) come si colti-vano, come si piantano, quando raccogliere le foglie per farle seccare e alcuni consigli, semplici e adatti ai bambini, sul loro uso.C’é anche un capitolo sui fiori che “stanno bene dentro ad un orto”. Nella parte finale si parla degli animali amici (api, lombrichi, uccel-li, rospi, ricci) e nemici (afidi, lumache, dorifora…) con alcune indi-cazioni per allontanarli dall’orto. In conclusione, alcune ricette per i bambini… che possono essere preparate con l’aiuto di un adulto. Nadia Nicoletti, l’insalata era nell’orto, introduzione di Pia Pie-ra, Salani editore Milano 2009, pp 145, € 11,00

ro e dal sapore ottimo. Nell’orto abbiamo anche fiori, piante di rose e di ortensie e un angolo dedicato alla coltivazione del lino, perché an-che ai bambini piace avere un “an-golo di bellezza”.

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Cara Cristina,

io lavoro con le classi della Scuola Primaria e per quanto riguarda gli attrezzi, in particolare con le clas-si dei piccoli, uso preferibilmente zappette, rastrellini e palette corte, cioè quelle con il manico da 25-30 cm. Invece, quando lavoro con le quarte e le quinte, prendo gli at-trezzi più grandi. Sono comun-que più piccoli di quelli normali e hanno la parte metallica colo-rata di rosso o di blu. Pensando a gruppi di 22-25 alunni, di età va-riabile, cercherei di procurare una quindicina di attrezzi corti e una decina di attrezzi più grandi. Per i ragazzi delle medie consiglierei in-vece attrezzi normali: lo trovo più educativo, e a loro piace di più.

Come attrezzi piccoli vanno bene zappette, palette, rastrellini e an-che i rastrelli a tre denti.

Occhio al rastrello per terra…

Per gli attrezzi più grandi procura-ti zappe, rastrelli e vanghe. Tengo anche le forbici da giardinaggio; ai piccoli le faccio usare in mia pre-senza. Tieni presente che gli attrezzi grandi ai bambini piacciono come idea, ma poi fanno fatica a usar-li e bisogna stare attenti, quando sono in tanti, a che non si urtino fra di loro perchè magari si trova-no un po’ troppo vicini mentre la-vorano e, inavvertitamente, potreb-bero urtarsi.Attenzione poi al classico rastrel-

Mi ha scritto Cristina, una maestra come me, chiedendomi alcuni consigli per cominciare a coltivare un orto a scuola. Ho scritto una breve risposta, con alcuni semplici consigli. Forse que-sti consigli possono essere utili anche ad altri insegnanti che si avvici-nano all’orto per la prima volta. Ecco la mia risposta.

“CARA CRISTINA…”Consigli sull’orto ad una mia collega

lo lasciato per terra: calpestato può trasformarsi in qualcosa di pericolo-so! Ai bambini bisogna mostrare gli attrezzi e spiegare bene come si usa-no, il modo giusto e quello sbaglia-to di usarli e anche la loro potenzia-le pericolosità. I piccoli, con il loro attrezzo piccolo e il loro pezzetto di terra da coltivare, stanno tranquilli e di solito preferiscono mettersi ac-covacciati perché sono più comodi. I grandi invece, di solito, preferisco-no attrezzi più simili a quelli usati dagli adulti.

… vasi e zappetta

Procurati anche dei vasi di plasti-ca (riciclando quelli delle pianti-ne in vaso da 20-30 cm), serviran-no ai bambini per metterci un po’ di tutto. Ai bambini piace avere la propria zappetta ( o paletta o ra-strellino) e un vasetto dove mette-re eventuali erbe, prodotti dell’orto, o piantine da trapiantare. I vaset-ti svolgono un po’ la funzione del cestino, e sono più facili da gesti-re se hai tanti bambini, anche per pulirli dopo le lezioni. Puoi utiliz-zare dei cestini se li hai, ma poi si pone il problema dello spazio dove riporli. Ai bambini bisogna inse-gnare che gli attrezzi si usano bene e poi si mettono a posto puliti. A San Martino (11 novembre), alme-no qui al Nord, si mettono via defi-nitivamente tutti gli attrezzi pulen-doli con un panno e, se necessario, ungendoli un po’. Di solito in que-sta giornata si festeggia la fine della stagione, con una festicciola, il rior-dino di tutti gli attrezzi e lo scam-bio dei semi. Ti serviranno poi de-gli annaffiatoi. Prendili di plastica da 3-4 litri al massimo perché altri-

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menti diventano troppo pesanti per i bambini. Io penserei anche a dei grembiuli. Io li ho da anni a li ho un po’ rat-toppati. L’importante è che i grem-biuli dei bambini abbiano un ta-scone davanti per infilare le cose:ci si mette un po’ di tutto.

… anche i guanti servono

Tieni presente che anche i guanti sono molto utili. Puoi trovare guan-ti da giardinaggio per bambini fa-cilmente, anche se hanno sempre un costo piuttosto elevato. Ho visto che i bambini preferiscono avere i loro guanti personali e di solito se li por-tano da casa. Nella bella stagione sarà utile un cappellino per il sole, ma anche quello i miei bambini lo portano da casa. A loro piace mol-tissimo vestirsi da ortolani:con il grembiule, i guanti e il berrettino.Lo so che ho scritto tanto, ma vor-rei dirti ancora una cosa importan-te. L’esperienza dell’orto per i bam-bini è importante. E’ un’esperienza unica di sperimentazione diretta, sul campo. Fai in modo che la vi-vano con serenità e che sia un’espe-rienza prima di tutto affettiva. Se sbagliano o se arrivano troppo cari-chi di stress, dai un po’ di tempo in modo che le tensioni si decantino. L’orto dovrebbe essere innanzitutto un’esperienza serena e piacevole. Se tu sarai serena anche i bambini lo saranno e ricorderanno questa espe-rienza per sempre.Ti auguro buon lavoro.

Nadia Nicoletti

La parola ai bambini…… la penna alla maestra!

Siamo i bambini delle cassi 1A e 1B di Villazzano. Non sappiamo ancora scrivere e allora per noi scrive la mae-stra. Lo sapete che qui a scuola abbia-mo un orto?

È molto bello. Ci sono le erbe profumate e anche l’Erba Limoncina. Poi ci sono tante verdure: cavoli, insalata, ravanelli neri e bianchi, ru-cola, rape rosse, cavolfiori, zucchine, biete… e poi tanti fiori e rose. Abbiamo anche tre alberi: un fico, un caco e un albicocco.Abbiamo portato a casa le patate dell’orto e le abbiamo mangiate. Erano buone e prelibate. Elena con la sua mamma ha fatto il purè, mentre Francesca ha preparato le patate arrosto con il rosmarino, (il rosmarino della scuola). Noemi non ha mangiato tutte le patate, ma ne ha tenuta una e l’ha nascosta (a casa) perché vuole piantarla il pros-simo anno. Noemi è molto previdente.Lo sapete che sull’albero del fico c’era un frutto grosso grosso e dopo è sparito e non c’era più?Deve essere stata la volpe. Ma la maestra ha detto che l’orto è chiuso dal cancelletto e la volpe non riesce ad entrare di sicuro. Poi la volpe non si arrampica sugli alberi. Allora forse è stato proprio un uccel-lino. E’ proprio birichino quell’uccellino, perché si era già mangiato anche i semi dei girasoli! E’ un golosone.La maestra è un po’ brava e un po’ no. E’ brava quando ci porta nell’orto e non è brava quando ci sgrida…Lo sapete che nell’orto c’era anche una lumacona grossa che si è man-giata un pezzo di zucchina?Noi abbiamo imparato i nomi di alcune piante. Però solo pochi.Un saluto da tutti i bambini di 1A e 1B di Villazzano.Villazzano, ottobre 2008

Per i bambini, la maestra Nadia

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Uno spettacolo annunciato

Un’anticipazione dello spettaco-lo c’era stata durante la cerimonia di inaugurazione dell’anno accade-mico del Conservatorio di, diret-to dal Maestro Cosimo Colazzo, .con la lectio tenuta da Domeni-co Cardone, direttore dell’area di-

Conservatorio di musica “F.A. Bonporti” Trento

Numerose scuole, dopo un percorso didattico che le ha preparate ad una fruizione ottimale, hanno assistito allo spettacolo svoltosi a Trento, al teatro Cuminetti, nei giorni 18, 19 e 20 marzo 2009. Lo spettacolo, che prendeva spunto dalle vicende dell’elefantino Babar, saggio, curioso e coraggioso, è arrivato a Trento, dopo essere stato rap-presentato con successo nel mese di gennaio al Malibran di Venezia. Rientrava in un ampio progetto a carattere sperimentale che com-prendeva realizzazione musicale con recitanti e orchestra, dimensione scenica e proiezioni video con tecnologie sofisticate. L’orchestra era quella del Conservatorio Bonporti, diretta da Julian Lombata, così come le voci bianche e il coro. Sono intervenuti gli studenti Michele Pavesi, Chiara Nichelini, Consuelo Salvatori, Alvise Parolini, Ali-ce Floriani, Paolo Giangiulio; hanno cantato Dania Tosi, Ivonne Dandrea, Roberto Garniga, Vadim Tarakanov. La regia vocale era di Pierina Pugliesi, docente di Arte Scenica, mentre la parte corale è stata curata da Salvatore La Rosa, entrambi docenti del Bonporti.

BABARUn progetto per le scuole

dattica, ricerca e innovazione pres-so la Fenice, riguardante il progetto e l’opera sulla quale è incentrato. Alla cerimonia, avvenuta il 30 gen-naio 2009, era intervenuta, a nome della giunta provinciale, l’assessore all’istruzione e allo sport. Duran-te lezione era intervenuta dal vivo l’Orchestra del Conservatorio, por-tando in concreto alcune esempli-

ficazioni musicali. ll Conservatorio di musica “F.A. Bonporti” di Tren-to è protagonista di una consisten-te attività di produzione artistica, connotata dai caratteri della ricerca e della sperimentazione. Il 2009 è stato avviato proprio con la realiz-zazione di questo importante pro-getto, che il Conservatorio porta avanti in collaborazione con il Tea-tro La Fenice di Venezia. Si trattava dell’allestimento musicale e sceni-co di un’opera di Francis Poulenc, importante compositore del ‘900, sulla Histoire de Babar, la narrazio-ne delle vicende del re elefante, che tanto hanno accompagnato sogni e fantasie dei bambini. Storie narra-te e disegnate da Jean de Brunhoff che Poulenc nel 1940 mise in musi-ca, con quadri di deliziosa invenzio-ne, incisiva ed espressiva. Un per-fetto equilibrio di storia e musica, che ha entusiasmato i più piccini, ma anche gli adulti per la bellissima confezione, la preziosa cura di ogni dettaglio. Su quest’opera il Con-servatorio di Trento e la Fondazio-ne La Fenice di Venezia hanno ela-borato un comune progetto, che ha voluto sperimentare la possibilità di una pluralità di ricerche, anche d’ordine creativo. Babar, il famoso elefantino protagonista delle storie illustrate di Jean de Brunhoff, è ap-prodato al mondo musicale grazie alla celebre trasposizione per voce e pianoforte di Francis Poulenc, ispi-rata al primo albo pubblicato (Sto-ria di Babar). Nell’opera l’elegan-za delle immagini e l’immediatezza della prosa originali si compenetra-no con il linguaggio musicale che, con un gioco continuo di rimandi, non solo commenta la narrazione, ma la anticipa, la rafforza e la per-feziona.

Molte sperimentazioni

La produzione, nata dalla colla-borazione del Conservatorio di Trento con il Gran Teatro La Fe-

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nice di Venezia, era incentrata sul-le storie e sulle vicende di Babar, il saggio e autorevole elefantino, che esplora il mondo e guida il suo popolo verso un futuro di pace e prosperità. Intorno a Babar, cre-atura dello scrittore e illustratore De Brunhoff, è sorto un progetto molto complesso e articolato, dive-nuto spettacolo musicale, con pro-iezioni video, e interventi formati-vi per le scuole e il pubblico. Si è trattato di un progetto sperimen-tale sotto molti punti di vista. Il compositore, Francis Poulenc ave-va scritto una composizione per recitante e pianoforte, intreccia-ta alla narrazione “Histoire de Ba-bar”, il progetto del Conservatorio è consistito nell’operare un’orche-strazione dell’originale di Poulenc. È stato perciò indetto un concorso interno tra gli studenti composito-ri, che è stato vinto dall’opera di grande risultato artistico di Andrea Mattevi, studente del Triennio su-periore sperimentale di Compo-sizione. Dal momento che De Brunhoff aveva scritto diverse se-quenze di narrazione per Babar, ol-tre a quella più nota, musicata da Poulenc, che non avevano ricevuto alcun accompagnamento musica-le, il progetto ha voluto effettuare un esperimento, trattando musi-calmente, accanto alla Histoire de Babar, anche Il Viaggio di Babar. L’ incarico affidato dalla Fenice al compositore Matteo Segafredo. Accanto allo spettacolo musicale, realizzatosi nell’orchestrazione di Mattevi e nella produzione com-positiva originale di Segafredo, un altro tipo di linguaggio è stato og-getto di approfondimento, ricerca e creazione, difatti è stata elabo-rata anche una narrazione video per Babar, sceneggiando una linea narrativa di immagini, basate sui disegni di De Brunhoff e sul va-sto repertorio di cartoni animati ispirato a Babar. Ne è sorta una colonna video ampia e unitaria

insieme, che, in rapporto alla mu-sica, disegna un contesto narrati-vo intrecciato e integrato intorno a Babar. Responsabile di questa parte del lavoro è stato Metacul-tura, l’istituto di ricerca su imma-gini e narrazioni video della Fon-dazione Rossellini di Roma. Si è prodotto un reciproco determi-narsi di immagini e suono, fat-to di linee narrative comuni, per un’immersione totale nell’imma-ginario di Babar, con musica, nar-razione e immagini. Il risultato è stato uno spettacolo di grande fa-scino, che ha coinvolto non solo i piccoli, ma anche gli adulti.

Scuole preparate

Le scuole hanno seguito un per-corso di avvicinamento allo spet-tacolo e hanno potuto quindi in-terloquire con esso, tramite vari interventi, anche cantati. Gli stu-denti sono stati introdotti alla narrazione multimediale verba-le, visiva e del teatro musicale, dai rispettivi insegnanti che han-no frequentato alcuni incontri di uno speciale corso di formazione metodologica a loro dedicato, cu-rato dal Conservatorio di musi-ca di Trento e dalla Fenice di Ve-nezia. Le scuole primarie che ne hanno fatto richiesta hanno potu-to usufruire gratuitamente di un intervento didattico-musicale nel-le classi che avrebbero assistito alla rappresentazione. L’attività musi-cale, articolata in due incontri (per ciascun gruppo-classe) di circa due ore ciascuno, era diretta idealmen-

te ai bambini delle prime tre clas-si primarie ma poteva trovare col-locazione anche nelle ultime classi del percorso primario; essa ha gui-dato i piccoli spettatori in modo ludico e attivo all’ascolto consape-vole di Storia di Babar. Gli inter-venti eranoo curati dai tirocinanti del Corso di diploma accademi-co in Didattica della Musica del Conservatorio Bonporti, coordi-nati dalla Prof.ssa Lara Corbacchi-ni (docente di Pedagogia musica-le). In tale contesto si sono definiti gli incontri con Lara Corbacchini, Julian Lombana, direttore dell’Or-chestra per Babar, Andrea Mattevi e Matteo Segafredo, i compositori per lo spettacolo, Domenico Car-done, responsabile dell’Area didat-tica, della Fenice. Per lo spettacolo era stato approntato un particolare Quaderno di esplorazione che aiu-tava gli studenti ad approfondire il testo e a memorizzare l’esperienza in forma di gioco. Lo spettacolo rientra in un più ampio progetto dedicato al tema dei rapporti tra musica, teatro e immagine, dal titolo “Il racconto animato: immagini teatrali e voci musicali”. La promozione dell’ini-ziativa per le scuole e il coordina-mento delle adesioni sono stati an-che opera dell’Area Didattica del Centro Servizi Culturali S. Chia-ra, che agisce ai fine dellla promo-zione della cultura, difatti il Con-servatorio di Trento e il Centro S. Chiara collaborano anche per il progetto “Opera domani”, piena-mente attivo, con il coinvolgimen-to di numerose scuole.

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Cerimonia e conferenza stampa nel pomeriggio di giovedì 19 marzo 2009 in piazza Dante, nella sede ufficiale della Provincia autonoma, per i primi due diplomati dell’Alta Formazione Professionale del Trentino presso l’Istituto pavoniano Artigianelli di Trento. Sede istituzionale scelta anche per lo svolgimento dei primi esami davanti alla Commissione, poi consegna dei diplomi e il punto sul percorso, unico in Italia, avviato nel 2006. “Un traguardo importante per i due giovani diplomati” ha detto l’Assessore provinciale all’istruzione, “ma anche per questa sfida importante che la Provincia ha accettato e che si dimostra decisamente unica ed importante”.

TECNICO SUPERIOREI primi due diplomati all’Artigianelli

FORMAZIONE PROFESSIONALE

Alta Formazione Professionale del Trentino

Esame finale e…

È stato anche il momento conclu-sivo del primo percorso di Alta Formazione Professionale del Trentino, con i primi esami del percorso avviato nel 2006.Si tratta di Cristina Simoni-ni (con 100/100) e Valter Ca-liari (85/100) i due primi giova-ni diplomati in Tecnico Superiore nelle Arti Grafiche nell’Alta For-mazione Professionale del Trenti-no, presso l’Istituto pavoniano Ar-tigianelli di Trento.Un traguardo importante, al ter-mine di un biennio impegnativo che ha visto partecipare 22 allievi nella innovativa modalità forma-tiva di alternanza scuola/azienda;

in particolare si sono svolte attivi-tà didattiche in aula, tenute da do-centi ed esperti di settore prove-nienti da realtà del Nord Italia, ed esperienze di praticantato in azien-da sia in Italia che all’estero.Presidente della commissione d’esame, il prof Michele Pelle-rey, che ha contribuito all’avvio e allo sviluppo di questa importan-te sperimentazione, coadiuvato da Marco Franceschini, coordinato-re del percorso di Alta Formazione Professionale nei processi grafici, Enrico Coser, esperto esterno in rappresentanza del mondo del la-voro, Ester Crisanti e Dario Car-loni (relatori dei lavori presentati dai “diplomandi”), Laura Urbani correlatore.

… il punto sul percorso

Il percorso di Alta Formazione Pro-fessionale che i primi diploma-ti hanno appena concluso fa par-te del nuovo sistema di formazione terziaria non accademica, che la Provincia Autonoma di Trento sta sperimentando sulla scorta dei mo-delli di formazione superiore pre-senti a livello europeo e rappresenta un unicum a livello nazionale.Il titolo conseguito a livello provin-ciale ha valore sull’intero territorio nazionale, a seguito della sottoscri-zione di un Protocollo d’Intesa tra la Provincia Autonoma di Trento ed il Ministero dell’Istruzione, dell’Uni-versità e della Ricerca il 31 marzo 2006, che ne ha riconosciuto la va-lenza nazionale e si colloca al V li-vello del framework europeo delle qualificazioni professionali (EQF). Brevi riflessioni sono state fat-te dall’Assessore provinciale all’Istruzione e allo sport, che ha elogiato la passione e la competen-za di chi ha ideato e seguito l’espe-rienza, da Michele Pellerey, Da-niela Carlini, che ha ripercorsole varie tappe e gli sviluppi futuri ed Eric Gadotti,direttore del Centro di Formazione professionale degli Artigianelli.

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Per presentarlo ufficialmente, anche se il corso di Alta Formazione professionale di “Tecnico supe-riore di cucina e rispostazione” è già avviato e procede a pieno ritmo, è stato scelto un momen-to conviviale la sera di martedì 31 marzo 2009 presso la sede del Centro Enaip di Tione, con una breve conferenza stampa che ha raccolto at-torno al tavolo i principali protagonisti.

“ALTA CUCINA” L’eccellenza a tavola e… prima!

Centro Formazione Professionale Enaip Tione

Le imprese “dentro” il percorso

Assieme all’Assessore provinciale all’istruzione e allo sport, in-nanzitutto gli attori della scuola, il direttore del Centro, Emilio Salvaterra, la docente coordinatrice del corso di Alta formazione professionale, Laura Fratton, il presidente dell’Enaip, Gianluigi Bozza, rappresentanti del mondo imprenditoriale del territorio, della cooperazione trentina (Paolo Tonelli), dirigenti del dipar-timento istruzione (Paolo Renna e Roberto Ceccato) con Da-niela Carlini, che da sempre segue e coordina le iniziative della formazione professionale e dell’alta formazione.“Un corso condiviso con le categorie – è stato detto – che sono coprotagoniste dalla progettazione a tutte le altre fasi del per-corso.” Questo per tecnico superiore della cucina e della risto-razione, unico in Trentino ed in Italia, pensato e progettato da tempo, “molto articolato con momenti di studio e laboratorio al centro, ma anche praticantato in ristoranti di alto livello na-zionale ed europeo. Tra i docenti e collaboratori (questa è una soddisfazione condivisa) alcuni ex allievi, come Alfio berti con curriculum ormai da “cinque stelle”. E la presentazione del corso è stata anche l’occasione per “apri-re le porte” ai nuovi spazi per l’alta formazione, presso il cen-tro, questi sì, sicuramente “a cinque stelle”, come si può osser-vare da piccolo assaggio di alcune foto di questa pagina.

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L’Alta Formazione Professionale, sorta in provincia di Trento dal 2006, costituisce, accanto al primo ci-clo universitario, un sistema di formazione terziaria non accademica, che propone un innovativo percor-so di studi, ispirato ai migliori modelli europei in que-sto ambito. Accedono ai percorsi di Alta Formazione Professionale: i diplomati provenienti dalla scuola se-condaria superiore; i diplomati provenienti dai quarti anni di formazione professionale; i diplomati già in-seriti nel mondo del lavoro e quindi aperta anche ad una utenza adulta, in una logica di life long learning.

AFPLa scheda sui percorsi

La dimensione dei percorsi avviati

anno formativo 2006-2008Primi quattro percorsi pilota:- Tecnico superiore dei processi grafici: CFP Artigianelli

di Trento (20 diplomandi di cui 16 lavoratori)- Tecnico superiore dei processi industriali automatizzati:

ITI Marconi di Rovereto (10 diplomandi di cui 5 lavo-ratori)

- Tecnico superiore di programmazione e controllo dei processi amministrativi, contabili e finanziari: IPSCT Battisti di Trento (7 diplomandi di cui 5 lavoratori)

- Assistente alla direzione di unità ricettiva: Istituto di FP di Rovereto (6 diplomandi tutti studenti)

anno formativo 2007-2009 Tre percorsi che hanno concluso il primo anno e stanno

proseguendo con il secondo anno:- Tecnico superiore per l’energia e l’ambiente: CFP Enaip

di Villazzano (15 iscritti, di cui 9 lavoratori)- Tecnico superiore per l’edilizia sostenibile: CFP Enaip

di Villazzano (12 iscritti di cui 6 lavoratori)- Tecnico superiore del verde: Fondazione Mach –IA-

SMA di S. Michele (17 iscritti, di cui 12 lavoratori)anno formativo 2008-2010 Percorsi formativi che stanno realizzando il primo anno

oche stanno per attivare il primo anno:- Tecnico superiore dei processi industriali automatizzati:

ITI Marconi di Rovereto (17 iscritti)-- Tecnico superiore grafico: CFP Artigianelli di Trento

(21 iscritti)- Tecnico superiore dei servizi ricettivi e turistici: Istituto

di FP di Rovereto (15 iscritti)- Tecnico superiore di cucina e ristorazione: CFP Enaip

di Tione (18 iscritti)- Tecnico superiore di programmazione e controllo dei

processi amministrativi, contabili e finanziari: IPSCT Battisti di Trento

percorsi formativi in fase di progettazione - Tecnico superiore di logistica del trasporto- Tecnico superiore della media e grande distribuzione

commerciale- Verifica delle figure professionali del a.f. 2007-2009

Il sistema educativo e di formazione terziaria in provincia di Trento.

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TRENTO E MODENA Cattedrali romaniche a confronto

É nata nel momento in cui ho dovuto riflettere sul progetto di tiroci-nio SSIS l’idea di realizzare una collaborazione tra le classi terze del Li-ceo Linguistico Europeo Arcivescovile e del Liceo Classico “Muratori” di Modena. Dovendo seguire i corsi a Bologna ed il tirocinio a Mode-na, avevo preso l’amara decisione di abbandonare per un anno l’inse-gnamento presso l’Istituto Arcivescovile, questa è stata l’occasione per riprendere i contatti con il mio ambiente di lavoro. Svolgere il mio tiro-cinio presso il Liceo Muratori di Modena è stata un’esperienza che mi ha arricchito ed è servita in primis per conoscere più da vicino la realtà della scuola pubblica ed imparare ad amarla.

Aiutare i ragazzi a “sentire” lo spazio

La seconda fase si basava su di una introduzione al testo di Zevi: “Sa-per vedere l’architettura”, dal qua-le sono stati estratti e semplifica-ti i concetti fondanti l’architettura. L’obiettivo era fornire gli elemen-ti per poter capire l’architettura at-traverso il concetto essenziale di spazio. Lo scopo è stato quello di aiutare i ragazzi a “sentire” lo spa-zio così come lo percepiscono gli architetti stessi. Utile è stato l’inte-ressante progetto di Chiara Tarolli, studentessa di architettura presso la Facoltà di Ingegneria di Trento, la quale, assieme a M. Sevignani e A. Tomasi, ha realizzato una rico-struzione digitale 3D di un paese del nostro Trentino, Pomarolo, in maniera tale da farci esplorare la mente “spaziante” di un architet-to. Trattasi di un modello percet-tivo, una realtà virtuale, immagi-naria, resa tramite un modello 3D che cerca di interpretare e definire l’impressione intuitiva di un luo-go. La percezione degli spazi è stata tradotta con l’utilizzo di forme vo-lumetriche semplici, per creare un percorso, un’interpretazione per-sonale, il tutto condito dall’atmo-sfera creata dalla canzone, non ca-suale, di Battiato: “Niente è come sembra”.

Romanico e arte orientale

Tema della terza fase, un appro-fondimento sul concetto di “roma-nico”, sugli elementi architettonici specifici dello stile e sulle similitu-dini con lo stile orientale. In que-sto caso ho pensato di proporre il testo di Baltrušaitis “Arte sumera, arte romanica” descrivendo il me-raviglioso viaggio di questo gran-de ed originale storico dell’arte ap-passionato di scultura romanica, in Occidente, Francia, Spagna, Italia, comprese le grandi vie di pellegri-naggio, ed in Oriente, Armenia, Georgia, Asia Minore. Durante gli spostamenti, Baltrušaitis ha creato un taccuino, sul quale riportava gli schizzi dei capitelli studiati sia in Oriente che in Occidente, grazie al quale ha riscontrato delle analogie e la presenza di schemi tipicamen-te orientali che si ripropongono nell’arte romanica. Per attualizzare il discorso, ho voluto far riflettere i ragazzi su come, anche nell’arte contemporanea, si ripropongano gli stessi schemi derivanti dall’ar-te antica orientale. Basti pensare all’elemento ornamentale presente nei dipinti di Klimt, Matisse, dei Nabis, di Gauguin, o, per quanto riguarda l’architettura, di un Hor-ta, esponente dell’Art Nouveau. Avendo assimilato i concetti fon-damentali dell’architettura roma-nica, i ragazzi hanno poi orientato le loro ricerche su di una temati-ca concernente l’approfondimento dello studio del proprio territorio, ossia la cattedrale delle rispettive città, creando ciascun gruppo un power-point da esporre alla classe.

Studenti protagonisti

Nell’ultima fase, sono stati pro-tagonisti gli studenti trentini che hanno organizzato una presenta-zione del Duomo di Trento, se-guita da una visita al Duomo e all’attiguo Museo Diocesano. La

Un progetto di squadra

Parlando ai ragazzi ho sottolinea-to il fatto che si trattava di un la-voro di squadra, non esisteva so-lamente la prof che preparava le lezioni frontali, fini a se stesse, ma un team all’interno del quale tut-ti svolgevano la loro parte e do-vevano dare il meglio di loro per far crescere questa collaborazione. La classe ha dimostrato da subito una grande serietà ed un grande impegno. Il progetto si divideva in cinque fasi: la prima concer-nente le lezioni frontali in cui è stato approfondito il contesto sto-rico, culturale e sociale medievale del periodo romanico attraverso l’ utilizzo di power-point corredati di brevi video, per meglio stimo-lare l’attenzione degli studenti. Obiettivo di questa fase introdut-tiva era far riflettere i ragazzi sul-la veridicità o meno della defini-zione di “secolo buio”, applicata spesso al periodo medievale, per scoprire assieme anche gli aspetti affascinanti di questo periodo, ne è nata una viva discussione in clas-se. Gli studenti sono stati inoltre stimolati a riflettere su quale tipo di forma mentis avrebbero svilup-pato in quel determinato periodo storico, tenendo in considerazio-ne chi erano i detentori del pote-re all’epoca.

DENTRO LE SCUOLE PARITARIE

LIA Arcivescovile Rovereto - Liceo Classico “Muratori” di Modena

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giornata si è conclusa con una vi-sita all’abbazia romanica di S. Lo-renzo e alla parte medievale del castello del Buonconsiglio. In se-guito è stata la volta degli studen-ti modenesi che hanno realizza-to una visita guidata all’interno del Duomo di Modena; la gior-nata è proseguita con una visita all’abbazia di Nonantola. Grazie a questo importante momento di confronto, gli studenti hanno ap-preso le differenze e le similitudi-ni delle rispettive cattedrali e han-no potuto riscontrare, in loco, le varie teorie sulla percezione dello spazio studiate in classe. Hanno inoltre appreso come gestire una visita guidata e cosa significhi la-vorare in team in modo produtti-vo. Credo che questo lavoro abbia contribuito a far sentire la classe più unita. Non posso negare una sorta di competizione positiva tra gli studenti di Trento e quelli di Modena i quali, avendo visto il la-voro dei loro coetanei, si sono su-bito messi al lavoro, perché non volevano “essere da meno”. Alcu-ni piccoli gesti mi hanno colpito particolarmente: gli studenti di

Modena, dopo essere stati nostri ospiti ed aver usufruito del servi-zio mensa gratuito, hanno deciso di fare una colletta per poter offri-re il pranzo agli studenti trentini ospiti nella loro città.

Fiducia nei giovani

Questi piccoli segnali mi hanno fatto capire l’umanità di questi ra-gazzi e l’entusiasmo che mettono in quello che fanno. Sono convin-ta che non esista classe “perduta”: ogni singolo ragazzo è una mera-vigliosa sorpresa, ognuno possiede delle risorse, che purtroppo a volte non emergono solo perché soffoca-te dai pregiudizi che noi stessi inse-gnanti abbiamo. Dando loro fidu-cia, dando un progetto nel quale si sentono protagonisti in primis, hanno dato il meglio di loro, com-presi coloro i quali solitamente si impegnano meno. Voglio ricorda-re in particolare Andrea, studente con problema di autismo del grup-po di Modena, il quale si è infiam-mato per questo progetto: arrivato a Trento ha salutato calorosamen-te i “suoi amici trentini”, ripeten-

do continuamente che “Trento era bella”. Inoltre si è impegnato nel-la presentazione della porta della Pescheria del Duomo di Modena preparando un’interessante espo-sizione. Per quanto riguarda la va-lutazione sulla preparazione degli studenti è stata verificata sia in iti-nere, attraverso una valutazione dei power-point presentati, sia in fase finale attraverso un test a risposta multipla. È stato un vero piacere avere la possibilità di collaborare ancora con gli studenti trentini e con gli studenti di Modena, i quali mi hanno fatto capire che la scuo-la dei valori esiste nella scuola pub-blica come in quella paritaria, in-dipendentemente dalle etichette. Nonostante la nostra scuola si basi su di un progetto educativo cristia-no esplicito e dichiarato che man-ca ovviamente al Liceo Muratori, le persone con le quali ho lavorato, docenti e studenti, mi hanno fatto respirare e trasmesso gli stessi valo-ri, i quali si esplicitano attraverso il vivo e quotidiano esempio delle singole persone.

Anna Mattedi

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SEGNALIAMO

il libro

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Scheda

Bestia e sapone – “Fu una guer-ra imposta, assurda, combattuta a digiuno con le scarpe di cartone. Come ho potuto sopravvivere? For-se per fortuna, per la capacità di sopportare fame, sete, freddo, stan-chezza, credo anche per fede”. Sono parole di Giovanni Pacher, 88enne di Roncegno, già vicesindaco e ver-duraio del paese, in guerra dal 1940 al 1945: come molti redu-ci di quell’esperienza aveva rara-mente parlato in seguito, memore del consiglio della “Voce di vedetta morta”: “Però se ritorni/ tu uomo, di guerra/ a chi ignora non dire;/non dire la cosa, ove l’uomo/e la vita s’intendono ancora” (Clemen-te Rebora, Poesie Sparse). Ma tra il 2007 e il 2008 l’alpino Pacher ha deciso di parlare al giornalista…

Davide Modena, (1972) spo-sato e padre di tre figlie; laure-ato in economia politica, gior-nalista professionista è redattore del settimanale diocesano “Vita Trentina”, ha collaborato con Il Sole 24 ore. Questo è il suo pri-mo libro.Davide Modena, Bestia e sa-pone. La guerra dell’alpino Giovanni Pacher (Gruppo al-pini di Roncegno), prefazio-ne di Franco De Battaglia, pp. 200, € 12,00 con allegato un Cd audio (di 78 minuti).

MEMORIENella valigia dell’alpino

13 ore di registrazione dalle quali è scaturito il bel volume. Il 14 mar-zo 1940 Giovanni Pacher viene chiamato al Distretto di Trento: ma-tricola n. 10733, assegnato alla 74^ Compagnia delle truppe alpine, Battaglione Bassano, 11° Reggimento, Divisione Pusteria. A Brunico viene promosso tiratore scelto. In vista dell’entrata in guerra dell’Italia, il 3 maggio 1940 passa con la compagnia Val Brenta e parte per il Pie-monte: destinazione Ceres, tra la Val Grande di Lanzo e la Val d’Ala. Rischia di morire per avvelenamento da carne in scatola avariata.

Il racconto

Scoppia la guerra (10 giugno 1940): è di nuovo sopra Usse-glio, verso i laghi di Malciaussia e dell’Autaret , con una compa-gnia di rincalzo. Il 2 novembre 1940, col battaglione “Bolzano”, parte per la guerra d’Albania con-tro i Greci, pronto a spezzar loro le reni. Sul monte Tomorit (2400 m.) fa il portaordini per non mo-rire congelato. Sul Golico (“gi-gante di pietra, la vetta appunti-ta come una baionetta”) è colpito da una scheggia di una bomba al piede sinistro. Viene salvato da un portaordini. Parte come feri-to per l’Italia. E’ il Natale 1940: sotto le bende piene di pidocchi, gli tagliano la cancrena. Va a casa in convalescenza. Viene conge-dato: ma dopo 20 giorni (14 lu-glio 1941) è richiamato ai servizi sedentari. Va a Brunico, a Cam-po Tures: per conto del CAI deve chiudere dei rifugi, il Porro e al-tri. Il 20 giugno 1942 col 9° Reg-gimento alpini è sulla tradotta per la Russia: “Se vado in Russia a casa non torno” . “Marco visi-ta”: ritorna a Gorizia. E’ trasferito alla divisione Pusteria, Battaglio-ne Trento, compagnia 128. L’11 febbraio 1943 è sulla tradotta per la Francia (in Alta Provenza) col compito di presidiare i magazzi-ni che le truppe italiane avevano sottratto ai francesi e costruire ba-

racche. Da Digne a Gap per sor-vegliare la villa dell’ambasciatore italiano. Da Gap a Grenoble, a le Baiare: qui deve fare rastrellamen-ti di partigiani. Arriva l’ 8 settembre 1943: è l’ar-mistizio. I tedeschi danno tre pos-sibilità: prigionieri in Germania, arruolati nella Wehrmacht, prigio-nieri-lavoratori in Francia: come la maggior parte dei trentini sceglie di lavorare. Da Grenoble a Troyes, a scavar fosse come rifugi antiae-rei. Gennaio 1944: è ai lavori for-zati in un campo d’aviazione, deve coprire le buche causate dagli ae-rei inglesi. E poi Troyes, Romilly, Juvigny e infine Pont-Audemer, in Normandia. E’ l’Aprile 1944: la-vora alla costruzione delle rampe per missili V1 e V2 di Von Braun (devono colpire l’Inghilterra vo-lando sopra la Manica). Arriva il D-Day (6 giugno 1944): i prigio-nieri sono spostati dalla Norman-dia a Parigi e verso est, in direzio-ne Germania. Riesce a scappare dai tedeschi. Passa tre settimane di fame e sete nella foresta di Verdun. Quindi si rifugia nel paese di Sain-te-Ménehould, popolato da immi-grati bellunesi.Il 5 settembre 1944 entrano in paese i carri armati americani. Sta qualche giorno coi bellunesi a fare il falegname, poi viene portato via, per ripicca, dai partigiani fran-cesi e tenuto prigioniero, fuori del paese, in un penitenziario, con dei

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tedeschi e alcune collaborazioniste rasate a zero; dopo quattro settima-ne di prigionia li portano in una fattoria. Lo vogliono fucilare: “de-stinati a morire come bestie”. Ma arrivano due jeep americane ed è la salvezza. Va in un campo di prigio-nia statunitense a Compiègne: lo lavano col DDT. Da Compiègne è trasferito a Cherbourg, vicino alla costa. Infine la libertà: è il genna-io 1945, a 16 mesi dall’armistizio. Ma il Trentino è occupato. Diven-ta collaboratore degli americani. Parte per l’Italia: è il 20 settembre 1945. Sono le 3 del 22 settembre 1945 quando entra a Roncegno. Ora la guerra è finita. Ma subentra la delusione: “La Roncegno che ri-trovai cinque anni dopo la parten-za era un paese anonimo, insignifi-cante. […] Nessuno organizzò un brindisi per salutare il mio ritorno né quello di nessun altro soldato”. La madre lo convince a non ripar-tire per la Francia ma a restare e gestire il negozio di verdure: “Por-tai al negozio i primi finocchi e al-tra verdura sconosciuta in paese”. Con altri di guerra non ha mai più parlato. Ma ora, grazie alla sensi-bilità del giornalista Modena, suo compaesano, questa significativa esperienza, potrà rimanere e –spe-riamo- girare tra i banchi di scuo-la, per far comprendere – con sem-plicità – qualche tassello in più del grande mosaico del buio secolo breve.

Sa fente?

L’alpino Pacher ha una ferrea vo-lontà di portare a casa la pelle, senza rischiare o rischiando quan-do c’è un buon margine di sicu-rezza, con prudenza, con astuzia. È una primordiale lotta per la so-pravvivenza: in Albania va a fare il portaordini per non morire di freddo la notte; “marca visita” sul-la tradotta in Jugoslavia per riba-

dire che lui in Russia –con quel piede già colpito in passato da cancrena- non ci può andare; de-cide di non ribellarsi ai tedeschi dopo l’8 settembre del ’43; in Francia, prigioniero dei tedeschi, dice con insistenza al Lagerführer che non vuole continuare a scava-re la buca attorno ad una bomba inesplosa, perché è troppo peri-coloso –i due marocchini e l’altro italiano che li sostituiranno salte-ranno in aria di lì a poco, col co-mando tedesco incluso-. Si rifiu-ta di andare coi partigiani francesi in un’azione di rappresaglia con-tro i tedeschi (“Pour moi la guer-ra est finie”), non coglie l’occasio-ne offerta dagli americani (ormai dichiarato libero, ma in attesa di tornare in un Trentino ancora oc-cupato dai tedeschi) di fare la pa-tente (“Non mi interessa, poi ci fanno andare con i camion”).

La salvezza viene dalla Dea bendata o… dalla Provvidenza?

Ma l’astuzia e il senso atavico di lotta per la sopravvivenza potreb-be non essere sufficiente: il rac-conto della guerra dell’alpino Pa-cher mette in gioco anche le altre varianti: la Fortuna, il Caso, o la Provvidenza: comunque qualcosa che eccede le doti umane.

Il protagonista infatti poteva mo-rire varie volte: da avvelenamento per una scatoletta di carne avaria-ta (a Ceres, in Piemonte), per una granata di mortaio greco sul mon-te Golico, in un poligono a Ma-rostica per lo scoppio dell’ottura-tore del fucile; in preda alla fame durante la prigionia dei tedeschi nel Fronte Occidentale, polveriz-zato da una bomba da disinnesca-re, davanti a un plotone di parti-giani francesi .

La fame, la sete

Non c’è solo morte imminen-te nel racconto di Pacher: il filo rosso che lega tutto il libro sono piuttosto fame e sete, richiami atavici di qualsiasi sopravvivenza. Certe volte, in tempo di benesse-re e anime belle, risultano quasi brutali i racconti di quotidiano approvvigionamento di cibo di Pacher e compagni: l’oca rubata alla contadina pusterese e infilata a gambe in su nel trombone del-la fanfara, le ghiande e le carrube dei muli mangiate per sopravvive-re in Albania, le pere acerbe cotte da un camion tedesco colpito da una bomba, il maiale ammalato (di malrossino), gettato dal con-tadino francese (“Sa fente? El ma-gnen?”), la ricerca delle uova nei nidi (come se fossero uomini-ra-paci), il gatto ucciso barbaramen-te con la gamba di un tavolino e poi cucinato a lungo, l’acqua as-sorbita dalla rugiada sulle foglie: la fame e la sete si patiscono ovun-que e con chiunque, coi tedeschi come con gli americani, a meno che non si entri in qualche ruolo privilegiato, nelle cucine: allora si può addirittura sprecare.

Massimo ParoliniInsegnante in Materie letterarie

Istituto “M. Martini” Mezzolombardo

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Trentino 1945-1975

Grazie al Web, dove è possibile in un batter d’occhio rintracciare anche note simpatiche e circostanziate di quasi tutto lo scibile, un dizionario oramai riscuote la più esemplare e assordante indifferenza, o quasi sem-pre! Se poi il dizionario risulta essere troppo esclusivo per contenuto o troppo localizzato, l’attenzione che raccoglie non supera di solito la prima fila attenta dei cultori. Eppure ciò che Mauro Lando ci propone, per quanto si inserisca concettualmente nella tradizione dei dizionari, può certamente essere considerato una “console” portatile, pronta all’uso dei vari operatori: giornalisti, studiosi, funzionari dell’amministrazione e non ultimi gli insegnanti.Non sono certo, ma non è neppure importante stabi-lirlo, che il Dizionario di Mauro Lando, articolista di razza, sia la prima ed originale novità nel panorama di questo genere, giornalistico, nella nostra provincia. Non mi risulta che prima d’ora sia stata prodotta, al-meno qui da noi, un’opera simile. La sua peculiarità consiste nel fatto che, il Dizionario … del Trentino, poggia la cura delle voci su note di cronaca, lievitate e tramandateci per trenta anni da diversi quotidiani, dal 1945 sino al 1975. Questo primo volume, però, non è che l’inizio, perché il nostro autore è gia alle prese per consegnarcene uno nuovo che conterrà gli argomen-ti dell’ultimo quarto del secolo XX; per poi probabil-mente rituffarsi nell’impresa di un ultimo tomo legato ai primi cinque anni del millennio presente.

Utile strumento anche per docenti

I docenti per lo più considerano, per formazione e convinzione generale, strumenti utili al proprio lavo-ro tutti quei manuali “disciplinari” e quei dizionari,

la recensione

il libro: “… aiuta a conoscere ed a ricordare grandi e piccoli episo-di che hanno segnato la cronaca del Trentino, nei decenni che van-no dal 1945 al 1975. Anni lontani ma nello stesso tempo vicini…, pur rientrando in quella che si dice ‘memoria storica’” l’autore - Mauro Lando, sociologo, giornalista professionista per quasi 40 anni al giornale “Alto Adige”, ora Trentino, caposervizio della cronaca di Trento e della cronaca delle Valli. Ha scritto libri di divulgazione e di approfondimento sul tema dell’Autonomia e del-le istituzioni e su altri argomenti. Attualmente è segretario regiona-le dell’Ordine dei Giornalisti.

DIZIONARIOFatti, personaggi e storie

linguistici o enciclopedici, che sistematizzano i sape-ri. Ma un dizionario che registra gli eventi quotidia-ni, suggeriti e interpretati attraverso l’occhio del cor-rispondente locale di una certa testata, che li cura e li definisce, viene forse, soprattutto in un’area territo-riale ristretta come la nostra, con troppa frettolosità e aprioristicamente scartato o tralasciato come vano strumento per l’istruzione e la formazione degli allie-vi oppure viene infondatamente ritenuto in qualche modo scarsamente funzionale. Invece no! Con gra-dualità differente il volume di M. Lando si candida ad un uso attivo in classe, in tutti gli ordini di scuola, dal-la primaria alla secondaria di II grado.La mia convinzione è presto verificabile. Basta uti-lizzare il Dizionario Trentino con le medesime mo-dalità adoperate nella consultazione di una qualsiasi “garzantina” o strumento scolastico similare: ovvero costruendo un percorso di voci.

Da una voce all’altra, come navigare…

Ad esempio, per acquisire informazioni sulla scuola, si cerchino centri scolastici, scuola di Senter, Socio-logia. Per un’indagine geografica e d’ambiente si ve-dano circonvallazione, autostrada, strade, automobili, autobus, ferrovia Trento Malè. Su ambiente e urbane-simo si consultino piano urbanistico, piano regolato-re, boom edilizio, centrali elettriche, inquinamento, lago di Tovel, strada della Flavona, Funivia del Bren-ta, Monte Bondone. Per la storia si guardi ad indu-strializzazione, si consultino le voci relative alle fabbri-che, si leggano attentati e bombe. Alla stessa maniera è possibile procedere per acquisire chiarezza su istitu-zioni ed enti o personaggi e via di seguito, passando, sempre a livello esemplificativo, attraverso voci come Alluvione del 4 novembre 1966 e Alluvioni, Alpen-

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vorland e Alpinismo, Aquila di san Venceslao e Ar-cheologia, Camera di commercio e Casa degli Artisti Giacomo Vittone, Funivia del Brenta e Incidenti ae-rei, Libera Università degli studi di Trento e Loss von Trient, Palazzo del Governo e Pirubi, Stramentizzo e SVP, Villazzano Tre e Vino, sino a WWF e Zambana, senza tralasciare ASAR, Berlino Charlottenburg, De-creti delegati, Guerra dei tralicci, Istituto storico italo germanico, Mocheni, Norme di attuazione, Notte di fuochi, Radio gap e Radio libere, Socialisti e Sociolo-gia, Tolomei Ettore e Tomazzoni Umberto, Usi civici e Vita Trentina. Nel costruire il Dizionario Lando ha consultato tutte le testate dei quotidiani trentini pubblicate dal 1945 al 1975, ovvero Liberazione Nazionale, Il Gazzettino, Il Popolo Trentino, Corriere tridentino, l’Adige e Alto Adige. Le voci redatte ammontano a ben 613 che, con i rimandi interni, diventano un migliaio.

Nell’introduzione, istruzioni per l’uso

Per farsi un’ idea del contenuto e conoscere la meto-dologia si consiglia la lettura non solo delle voci ma anche dell’introduzione, dove Lando enuncia le idee di fondo per la redazione del testo: “strumento per superare la barriera tra la necessità di conoscenza e le difficoltà di reperire informazioni su anni da passato prossimo” (vedi p. 9)L’opera evidenzia rigore di ricerca, metodo e cura del-le voci. Antonio Scalfi nella Prefazione afferma che “il libro che abbiamo fra le mani è un frutto maturo, responsabile e altamente professionale del giornalismo in terra trentina. Per diversi motivi, la lettura su dop-pia colonna di voci tematiche riferibili a luoghi, fatti, personaggi, condensate in 374 pagine, è un’esperien-za arricchente; è una vera e propria antologia, un rosa-rio di realtà recuperate dall’ampio scrigno di un tren-tennio. L’intero dizionario è ovviamente proposto in ordi-ne alfabetico. Perciò il lettore non ha difficoltà a rin-tracciare l’oggetto della sua ricerca. Il lavoro è faci-litato dagli indici dei nomi a pagina 394-413, da a Prato Giovanni a Zulberti Taulero, e dei luoghi a pa-gina 414 – 423, da Acquaviva a Zurigo; e da una bi-bliografia a pagina 390-393.

Rigore, scrupolosità, accuratezza

Chi conosce l’autore ne ha sempre apprezzato la scru-polosità, l’ accuratezza, la positiva tensione nei confron-ti del lavoro, aspetti che puntano alla perfezione, tanto in un’intervista quanto in una cronaca, come pure nei diversi saggi già, a suo tempo, da Lando editati.

A fronte della perdita di tenacia di parte del giornali-smo odierno, spiegabile forse con la presenza inflazio-nata di operatori del settore e con una certa inespe-rienza, il nostro autore continua, in coerenza con il passato, ad evidenziare sensibilità culturale, fiuto so-ciologico e solidità professionale.Anche a noi viene spontaneo affermare che, tanto nel chiuso del proprio studio quanto in una classe, è pos-sibile restare catturati, come sostiene Antonio Scalfi in Prefazione, in maniera progressiva, incisiva ed emoti-va dalla lettura delle voci e dal gioco dei rimandi.

Antonio Di Seclì

Mauro Lando, Dizionario dei fatti, dei per-sonaggi, delle storie del Trentino - volume I - 1945-1975, Editore Curcu & Genovese, Trento 2008, pp 423, € 39,00

Le parole per dirlo

[…]Centri scolastici“L’istituzione dei Centri scolastici nell’anno scolastico 1969-70 rappresentò una vera e propria rivoluzio-ne nel campo dell’istruzione voluta dal Provveditora-to agli studi e sostenuta dalla Provincia. Con quella iniziativa si chiusero molte scuole elementari presen-ti nei piccoli paesi e si concentrarono gli scolari negli istituti dei più vicini centri maggiori. In questo modo vennero meno le scuole “pluriclasse”, ossia quelle ca-ratterizzate da un’unica classe con scolari frequen-tanti corsi diversi e con un solo insegnante in catte-dra. Oltre questo, venne tolta la prassi, comune nei paesi più piccoli o più isolati, di far ripetere le classi fino al quattordicesimo anno, età conclusiva dell’ob-bligo scolastico.Tutto questo successe nell’autunno del 1969 e non rappresentò un’innovazione facile, anzi. Si levarono infatti molte contestazioni da parte dei genitori che non accettavano la chiusura delle piccole scuole di paese, ma poi nel corso dei mesi la contestazione si assopì.

[…]

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Interessante opportunità educativa

L’esposizione permetterà di am-mirare ritrovamenti che, insieme a suggestive ricostruzioni sceno-grafiche, sveleranno i segreti del-la vita quotidiana e dell’Aldilà nell’Antico Egitto. I giovani vi-sitatori potranno vedere dal vivo una magnifica selezione di ma-schere funerarie e sarcofagi lignei stuccati e dipinti, accompagnati e arricchiti da alcune mummie, da corredi funerari con oggetti d’uso quotidiano, vasellame e modellini in legno che restituiscono aspetti fondanti della civiltà egiziana.

La Mostra

La mostra può dunque trasfor-marsi in un’interessante opportu-nità educativa per imparare a os-servare, indagare, ricostruire un quadro di civiltà, approfondire la conoscenza della cultura, del-la complessa religione degli Egizi e della loro concezione dell’Aldi-là, dei rituali funerari e di alcu-ni aspetti della vita quotidiana, del lavoro del contadino e dell’ar-tigiano, ma anche per sviluppare un metodo di ricerca storica.

Proposte per la scuola

Per tutti i gradi scolastici, i Ser-vizi educativi hanno strutturato differenti percorsi di visita alla mostra che uniscono a una spe-

LA SCUOLA AL MUSEO Castello Buonconsiglio

Dal 30 maggio all’8 novembre 2009, sarà allestita nelle sale del Ca-stello del Buonconsiglio di Trento la mostra “Egitto mai visto. Colle-zioni inedite dal Museo Egizio di Torino e dal Castello del Buonconsiglio di Trento”. Come sempre, i servizi educativi del Museo hanno predi-sposto dei percorsi ad hoc per le scuole e per i docenti.

EGITTO MAI VISTOPercorsi guidati per studenti e docenti

cialistica lettura dei reperti spun-ti, interpretazioni e ricostruzioni, proposte laboratoriali, che ciascun alunno potrà mettere in pratica anche nelle attività che il museo propone per le famiglie per tutto il periodo della mostra.

Proposte per i docenti

Per i docenti di ogni ordine e gra-do, si offre la possibilità di parte-cipare alle visite guidate gratuite alla mostra, condotte personal-mente dalle egittologhe che han-no curato l’esposizione, e che si svolgeranno nelle giornate di sa-bato 30 maggio, alle 14.30 e ve-nerdì 11 settembre alle 17.00.Nei lunedì 7, 21, 28 settembre e 5 ottobre 2009 alle 14.30, i sin-goli docenti potranno partecipa-re all’iniziativa il lunedì dell’in-segnante che prevede alle 14.30 un percorso di visita alla mostra con presentazione delle attività didattiche svolto dagli educatori museali e alle 16.30 la possibili-tà di sperimentare alcune attività laboratoriali per avvicinarsi alla scrittura egiziana (lunedì 7 set-tembre e 5 ottobre), al significato e alla costruzione di amuleti (lu-

nedì 21settembre) o di maschere funerarie (lunedì 28 settembre).

Il seminario

Un’altra importante occasione per incontrare le egittologhe è il seminario, rivolto a tutti gli in-segnanti, che avrà luogo sabato 12 settembre, dalle 9.30 alle 17.00, per affrontare argomenti riguar-danti la metodologia didattica dell’egittologia, gli stereotipi che ancora sopravvivono nei manua-li scolastici a riguardo di questo quadro di civiltà e tematiche più specifiche come le diverse scrittu-re egiziane, la vita quotidiana e il significato dell’Aldilà per questo antico popolo di così grande fa-scino.Il seminario coordinato dai Servi-zi educativi del museo sarà con-dotto dalle curatrici dell’esposi-zione, Giovanna Gotti e Sabina Malgora.Ai docenti partecipanti verrà ri-lasciata dal museo attestazione di frequenza. (F.J.)

Info e prenotazioniServizi educativi del museotel 0461/492811 (LUN-VEN 9-13)servizieducativi@castellodelbuonconsiglio.tn.itwww.buonconsiglio.it/attività

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SCUOLA PRIMARIA “Idee per la realizzazione di un marchio-logotipo”

oggetto del concorsoIl ruolo dell’inquinamento atmosferico e dell’effetto serra di origine antropica sembrano avere conseguenze importanti sul riscaldamento globale e sui mutamen-ti climatici in generale. A tale riguardo, il settore dei trasporti privati è secondo soltanto a quello dell’in-dustria energetica per emissione di CO2 in atmosfera (rispettivamente il 26% e il 34% sul totale). Gli spo-stamenti attraverso l’uso della ferrovia dovrebbero in-cidere positivamente sull’Ambiente riducendo note-volmente l’emissione di gas inquinanti. Si esprima in forma di disegno tale concetto, pensan-

n.3 marzo 2009

In occasione del centenario della Ferrovia Tren-to – Malè, ora più propriamente Trento- Malè- Marilleva, la Trentino Trasporti SpA ha indet-to un concorso, la cui comunicazione è in questi giorni arrivata nelle scuole con una lettera dell’as-sessore all’istruzione e allo sport, che “compati-bilmente con la programmazione già decisa e con l’intensità degli impegni che caratterizzano il pe-riodo finale dell’anno scolastico”, si invita a con-siderare l’importanza delle proposte nei confronti delle quali si auspica la massima adesione. Le at-tività rivolte agli studenti sono suddivise in quat-tro bandi di concorso per ordini di scuola. La data di scadenza è improrogabilmente per il 10 giugno 2009. Il concorso non ha carattere professionale, ma intende sollecitare proposte che provengano da studenti iscritti alle scuole della Provincia au-tonoma di Trento.

FERROVIAConcorso per le scuole

OFFERTA VARIA

do come risultato finale ad uno stemma da adottare come logotipo per i festeggiamenti del “Centenario della Ferrovia Trento – Malè – Marilleva”.

SCUOLA SECONDARIA DI PRIMO GRADO“I ricordi della ferrovia Trento-Malè”

oggetto del concorsoLa Ferrovia Trento –Malè è un elemento importante del paesaggio culturale trentino. La mitica “Vaca no-nesa” è rimasta nella memoria e nel cuore di genera-zioni di viaggiatori di Trento, della Piana Rotaliana e delle Valli del Noce.Il concorso ha per oggetto la realizzazione di una com-posizione relativa ai ricordi della Ferrovia Trento – Malè attraverso i racconti, gli aneddoti, le foto che ne raccontano la storia.

SECONDARIA DI 2° GRADO: ISTRUZIONE E FORMAZIONE PROFESSIONALE “Il prolungamento della ferrovia Trento-Malè -Marilleva”

oggetto del concorsoLa Ferrovia Trento –Malè è un elemento importante del sistema di trasporto del Trentino. Il concorso ha per oggetto la realizzazione di un elabo-rato relativo a future ipotesi di sviluppo del servizio di trasporto su rotaia.

SECONDARIA DI 2° GRADO: ISTRUZIONE E FORMAZIONE PROFESSIONALE “Composizione”

oggetto del concorsoLa Ferrovia Trento –Malè è un elemento importante del sistema di trasporto del Trentino. Il concorso ha per oggetto la realizzazione di una com-posizione relativa al trasporto pubblico.

Riferimenti

L’intero regolamento dei concorsi per i diversi ordini di scuola è scaricabile presso il sito www.vivoscuola.it

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n.4 aprile 2009

il convegno

SI RICORDA CHE

Ai sensi dell’art. 62 Ccnl 2002/05 e dell’art. 64 del Ccnl 2006/09

“Gli insegnanti hanno diritto alla fruizione di cinque giorni nel

corso dell’anno scolastico per la partecipazione a iniziative di

formazione con l’esonero dal servizio e con sostituzione ai

sensi della normativa sulle supplenze brevi vigente nei diver-

si gradi scolastici”. Il CIDI è soggetto qualificato per l’aggior-

namento e la formazione del personale della scuola (prot. n.

1217 del 5 luglio 2005).

Il Convegno si configura come attività di formazione e aggior-

namento. Per quanto riguarda le iscrizioni al Convegno, il CIDI,

ai sensi del D.lgs n. 196/2003, garantisce la riservatezza dei

dati personali.

ISCRIZIONE AL CONVEGNO

Si effettua inviando al CIDI la quota di € 20,00

(€ 10,00 per gli iscritti) in contanti, vaglia postale o as-

segno bancario, intestato a: CIDI, piazza Sonnino,13

- 00153 Roma e inviando la propria adesione per e-mail

al seguente indirizzo: [email protected], o per fax al n. 06

5894077 entro il 30 aprile 2009.

Per ulteriori informazioni rivolgersi:

CIDI Nazionale

Tel. 06 5809374 Fax 06 5894077 [email protected]

CIDI di Trento

Tel. 320 0123423 [email protected]

ORE 9.30 | 13.00

· Introduce e presiede

Daniele Siviero

· Saluti delle Autorità

· Gli Istituti Tecnici tra presente

e futuro Luciana Zou

· L’impianto ordinamentale

della nuova Istruzione Tecnica

Mario Fierli

PAUSA CAFFÈ

· I nuovi bienni e

la ricomposizione delle culture

Domenico Chiesa

· Uno sguardo all’Europa

Arduino Salatin

ORE 14.30 | 18.00

· Presiede Rosamaria Maggio

· L’Istruzione Tecnica e le imprese

Gian Luca Vigne

· L’Istruzione Tecnica

e l’Alta Formazione

Fabrizio Barozzi

· I Poli tecnologici

Giuseppe Bagni

PAUSA CAFFÈ

· L’Istruzione Tecnica

e gli Enti locali

Marta Dalmaso

Corrado Gabriele

Gianfranco Simoncini

· Coordina e conclude

Sofia Toselli

PROGRAMMAIntervengono

Giuseppe BagniDocente lIS “L.da Vinci” di Firenze

Maurizio Baroncini

Dirigente scolastico ITI “G.Marconi” di Rovereto

Fabrizio BarozziDocente refenti Alta Formazione, ITI “G.Marconi”

di Rovereto

Domenico ChiesaSegreteria nazionale CIDI

Marta DalmasoAssessore Istruzione, Provincia di Trento

Mario FierliComponente Gruppo di lavoro per lo Sviluppo

della Cultura Scientifica e Tecnologica del MIUR

Corrado GabrieleAssessore Istruzione, Formazione e Lavoro,

Regione Campania

Rosamaria MaggioVice Presidente nazionale del CIDI

Arduino SalatinDirettore Iprase del Trentino

Gianfranco Simoncini

Assessore Istruzione, Formazione e Lavoro,

Regione Toscana

Daniele SivieroPresidente del CIDI di Trento

Mirella StofellaAssessore Istruzione, Comune di Rovereto

Sofia ToselliPresidente nazionale del CIDI

Guglielmo Valduga

Sindaco di Rovereto

Gian Luca VigneVice Presidente di Confindustria Veneto

con delega all’Education

Luciana ZouPresidente del CIDI di Roma