MUSIC IN n. 6

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PERIODICO DI INFORMAZIONE, ATTUALITÀ E CULTURA MUSICALE A CURA DEL SAINT LOUIS COLLEGE OF MUSIC Luglio-Agosto-Settembre 2008 Puntuale al via l’estate romana, fra consuete polemiche da parte degli esclu- si, poche novità sostanziali e un sistema che da anni plagia se stesso. Resta poco di culturale in quelle manifestazioni che costituiscono solo il pretesto, per i locali invernali, ad aprire modaiole bancarelle e servire ristorazione raf- fazzonata all’aperto. Ci si aspetta dai Festival, dopo il mare, cultura, novità della stagione e anteprime di progetti artistici. Magari anche un azzardo con la produzione di nuove forme di comunicazione artistica. La realtà è più magra, a guardarla, e dimagrisce ancora ogni volta che certi raduni blasonati, forti di anni di attività, con immani colpi di coda restano a galla e propongo- no un calendario sul nulla musicale, prolisse ripetizioni di progetti di poco spessore, personaggi ritriti e nessun richiamo alla novità cui un Festival vero dovrebbe puntare: l’arco punta là dove fallisce la missione di creare avanguar- dia, originalità, occasioni di incontro fra artisti lontani – non solo fisicamente. Nel mare nostrum di proposte estive dobbiamo distinguere, allora, quelle che ricercano un contenuto musicale da quelle che son pretesto per vendere vino (abitudine ultramillenaria per Roma), per giunta di qualità mediocre ma dal maggior ricavo. Di fronte, in fila, un pubblico che inse- gue la ricerca di progetti musicali di spessore e un altro che prende il fre- sco in un posto alla moda. Poi, la politica: da un punto di vista istituzio- nale è auspicabile che la nuova giunta capitolina persegua un intento più filoculturale rispetto alle precedenti amministrazioni, e che pure manten- ga le figure professionali emerse per capacità e meriti; al tempo stesso, però, rimuova quelle di dubbio valore culturale – vecchi volponi della forchetta e della poltrona – per dar spazio a generazioni più vive, vitali e colte. Meno ristoratori, più rappresentanti di cultura (senti)mentale. Nonostante l’afa estiva che è responsabile di questa insofferenza, rie- sco però ancora a vedere i fautori romani di una stagione romantica – fatta di notturni musicali sotto gli alberi – e dotta nel contempo – i notturni musicali oltre gli alberi –. Leopardiana ma possibile. Tanto di cappello alla programmazione del Luglio suona bene dell’Auditorium, ma anche prezioso il Festival franco-italiano di jazz e musica improvvisata Striscia di terra feconda creato da Paolo Damiani e Armand Meignan, che divie- ne luogo deputato al puro incontro della nostra cultura con quella d’oltral- pe; ed anche, coerentemente, il Jazz’s Cool del Saint Louis College of Music, dove ad incontrarsi alla Casa del Jazz sono formazioni inedite di artisti italiani e jazzisti americani e inglesi. Chissà che il pubblico non impari a scegliere in base all’offerta musi- cale come fa con la carta dei vini. A quel giorno: prosit. Stefano Mastruzzi Romina Ciuffa OLALA VICTORIA ABRIL! di Romina Ciuffa Come dire, una vittoria in Aprile. E in tutti gli altri giorni dell’anno. La stoffa della vincitrice c’è, è tutta davanti ai nostri occhi, nelle grandi interpretazioni cult, nel mistero grottesco dei suoi personaggi, nell’almodovariana ricerca del- l’anima. Si fa legare da Antonio Banderas in Legami!, ammazza il suo amante in Tacchi a Spillo, è una ninfomane con Javier Bardem in Tra le gambe e un angelo mandato a salvare un’anima – ma si innamora del diavolo (Penelope Cruz) – in Nessuna notizia da Dio. Eppure, quando ancora di cognome faceva Mérida Rojas questa ragazzina di Malaga sapeva di voler ballare: danza classica. Poi puf, improv- visamente oggi: esce il suo secondo album, dopo Putcheros Do Brasil. Perché canta pure. (...) GAZZÈ LADRA di Corinna Nicolini Questa recensio- ne è dedicata a tutti voi che storcete il naso alla parola pop (mentre io lo alzo in su per intonare i miei ritornelli prefe- riti). Sì, perché con Max Gazzè è tutto un altro pop. La car- riera alle sue spalle è già lunga. Nel 1998 Max notava una leggera flessio- ne del senso sociale e rideva di chi credeva ancora nella Favola di Adamo ed Eva, mentre lui credeva solo nella musica, pensava che un li li li la la la (minore) potesse salvarlo sull’orlo del precipizio, e anda- va in giro con il suo amico Niccolò Fabi e con il Vento d’estate fra i capelli, raccontando di quell’Amore pensato come di un bacio non dato. (...) STEFANO MASTRUZZI EDITORE Periodico di informazione, attualità e cultura musicale a cura del Saint Louis College of Music CONTINUA NELLA PAGINA SOUNDTRACKING CONTINUA NELLA PAGINA EDGE&BACK CONTINUA NELLA PAGINA POPCK Editore STEFANO MASTRUZZI Direttore Responsabile SALVATORE MASTRUZZI Direttore ROMINA CIUFFA Redazione Romina CIUFFA [email protected] Flavio FABBRI [email protected] Rossella GAUDENZI [email protected] Corinna NICOLINI [email protected] Roberta MASTRUZZI [email protected] Valentina GIOSA [email protected] Progetto grafico Romina CIUFFA Impaginazione Cristina MILITELLO Logo Caterina MONTI Redazione Via del Boschetto,106 - 00184 Roma Tel 06.4544.3086 Fax 06.4544.3184 Mail [email protected] Marketing e Pubblicità Mail [email protected] Tipografia Litografica Iride Srl Via della Bufalotta, 224 - Roma Contributi di Rubrica Giosetta CIUFFA per No Comment Rita COLEINE per Musicall Contributi Elisa Angelini, Manuele Angelucci Marzia Bagli, Lorenzo Bertini, Nicola Cirillo Stefano Cuzzocrea, Gianluca Gentile Emilio Merone, Paolo Romano Maria Luisa Tagariello, Alessandro Tognolo Ersilia Verlinghieri, Eugenio Vicedomini Anno II n. 6 Luglio-Agosto-Settembre 2008 Registrazione presso il Tribunale di Roma n. 349 del 20 luglio 2007 STOMP! LUCA BUSSOLETTI MADONNA COLONNA SONORA METROPOLITANA di Valentina Giosa Penetranti e seducenti, notturni e metropoli- tani, ipnotici e straordinariamente raffinati, i Massive Attack sono una band decisamente sopra le righe, un esempio eccellente di un lin- guaggio innovativo e affascinante che è riuscito ad esprime- re al meglio lo spiri- to di un’epoca nuova senza mai ricorrere a schemi precostituiti. Tutto ha inizio a Bristol, una cittadina a un’ora di treno da Londra, che fino a poco tempo prima era quasi ignorata da tutti e che invece si rivelerà presto la fucina musicale più fertile dell’Inghilterra di fine millennio (vedi Portishead, Tricky), patria del B-sound, più tardi chiamato trip-hop. (...) SPECIALE FESTIVAL P P O O P P C C K K pop&rock EDGE and back BEYOND BEYOND &further OSTE, È BUONO IL VINO? Brindiamo. Alla salute di quell’insana cultura musicale che predilige dinamiche di finanziamenti, politica, moda, bancarelle. Brindiamo a chi, dei Festival, non si è svenduto al miglior (s)offerente. Mandiamo giù questo vino per tutti coloro che sanno scegliere con cuore e cultura. Per coloro che promuovono il nuovo. Per coloro che incontrano gli stranieri. Io brindo alla musica vera con il mosto più raffinato, che è quello calpestato con piedi affaticati su vie impervie. KEITH JARRETT JAZZ JAZZ & & b b l l u u e e s s

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MUSIC IN n. 6LUGLIO-AGOSTO-SETTEMBRE 2008www.musicin.euwww.myspace.com/musici [email protected] A CURA DEL SAINT LOUIS COLLEGE OF MUSICDirettore: ROMINA CIUFFASAINT LOUIS COLLEGE OF MUSICwww.slmc.itRubricheJazz&Blues;Blues Rossella GAUDENZIPop&Rock Valentina GIOSAEdge&Back Corinna NICOLINIClassica&Opera Flavio FABBRISoundTracking Roberta MASTRUZZIMusicALL Romina CIUFFAFeedback Romina CIUFFAContributi di RubricaNoComment Giosetta CiuffaMusicall Rita ColeineRedazione Via del Boschetto, 106 - 00184 RomaTel 06.4544.3086 Fax 06.4544.3184

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PERIODICO DI INFORMAZIONE, ATTUALITÀ E CULTURA MUSICALE A CURA DEL SAINT LOUIS COLLEGE OF MUSIC

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Puntuale al via l’estate romana, fra consuete polemiche da parte degli esclu-si, poche novità sostanziali e un sistema che da anni plagia se stesso. Restapoco di culturale in quelle manifestazioni che costituiscono solo il pretesto,per i locali invernali, ad aprire modaiole bancarelle e servire ristorazione raf-fazzonata all’aperto. Ci si aspetta dai Festival, dopo il mare, cultura, novitàdella stagione e anteprime di progetti artistici. Magari anche un azzardo conla produzione di nuove forme di comunicazione artistica. La realtà è piùmagra, a guardarla, e dimagrisce ancora ogni volta che certi raduni blasonati,forti di anni di attività, con immani colpi di coda restano a galla e propongo-no un calendario sul nulla musicale, prolisse ripetizioni di progetti di pocospessore, personaggi ritriti e nessun richiamo alla novità cui un Festival verodovrebbe puntare: l’arco punta là dove fallisce la missione di creare avanguar-dia, originalità, occasioni di incontro fra artisti lontani – non solo fisicamente.

Nel mare nostrum di proposte estive dobbiamo distinguere, allora,quelle che ricercano un contenuto musicale da quelle che son pretesto pervendere vino (abitudine ultramillenaria per Roma), per giunta di qualitàmediocre ma dal maggior ricavo. Di fronte, in fila, un pubblico che inse-gue la ricerca di progetti musicali di spessore e un altro che prende il fre-sco in un posto alla moda. Poi, la politica: da un punto di vista istituzio-nale è auspicabile che la nuova giunta capitolina persegua un intento più

filoculturale rispetto alle precedenti amministrazioni, e che pure manten-ga le figure professionali emerse per capacità e meriti; al tempo stesso,però, rimuova quelle di dubbio valore culturale – vecchi volponi dellaforchetta e della poltrona – per dar spazio a generazioni più vive, vitali ecolte. Meno ristoratori, più rappresentanti di cultura (senti)mentale.

Nonostante l’afa estiva che è responsabile di questa insofferenza, rie-sco però ancora a vedere i fautori romani di una stagione romantica – fattadi notturni musicali sotto gli alberi – e dotta nel contempo – i notturnimusicali oltre gli alberi –. Leopardiana ma possibile. Tanto di cappelloalla programmazione del Luglio suona bene dell’Auditorium, ma ancheprezioso il Festival franco-italiano di jazz e musica improvvisata Strisciadi terra feconda creato da Paolo Damiani e Armand Meignan, che divie-ne luogo deputato al puro incontro della nostra cultura con quella d’oltral-pe; ed anche, coerentemente, il Jazz’s Cool del Saint Louis College ofMusic, dove ad incontrarsi alla Casa del Jazz sono formazioni inedite diartisti italiani e jazzisti americani e inglesi.

Chissà che il pubblico non impari a scegliere in base all’offerta musi-cale come fa con la carta dei vini. A quel giorno: prosit.

Stefano MastruzziRomina Ciuffa

OLALAVICTORIAABRIL!

di Romina Ciuffa

Come dire, unavittoria in Aprile. Ein tutti gli altri giornidell’anno. La stoffadella vincitrice c’è, ètutta davanti ai nostriocchi, nelle grandi

interpretazioni cult, nel mistero grottesco deisuoi personaggi, nell’almodovariana ricerca del-l’anima. Si fa legare da Antonio Banderas inLegami!, ammazza il suo amante in Tacchi aSpillo, è una ninfomane con Javier Bardem inTra le gambe e un angelo mandato a salvareun’anima – ma si innamora del diavolo(Penelope Cruz) – in Nessuna notizia da Dio.Eppure, quando ancora di cognome facevaMérida Rojas questa ragazzina di Malaga sapevadi voler ballare: danza classica. Poi puf, improv-visamente oggi: esce il suo secondo album, dopoPutcheros Do Brasil. Perché canta pure. (...)

GAZZÈ LADRA

di Corinna Nicolini

Questa recensio-ne è dedicata a tuttivoi che storcete ilnaso alla parola pop(mentre io lo alzo insu per intonare imiei ritornelli prefe-riti). Sì, perché conMax Gazzè è tuttoun altro pop. La car-riera alle sue spalleè già lunga. Nel1998 Max notavauna leggera flessio-ne del senso socialee rideva di chi credeva ancora nella Favola diAdamo ed Eva, mentre lui credeva solo nellamusica, pensava che un li li li la la la (minore)potesse salvarlo sull’orlo del precipizio, e anda-va in giro con il suo amico Niccolò Fabi e conil Vento d’estate fra i capelli, raccontando diquell’Amore pensato come di un bacio nondato. (...)

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EditoreSTEFANO MASTRUZZI

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Contributi di RubricaGiosetta CIUFFA per No CommentRita COLEINE per Musicall

ContributiElisa Angelini, Manuele Angelucci Marzia Bagli, Lorenzo Bertini, Nicola Cirillo Stefano Cuzzocrea, Gianluca Gentile Emilio Merone, Paolo Romano Maria Luisa Tagariello, Alessandro Tognolo Ersilia Verlinghieri, Eugenio Vicedomini

Anno II n. 6 Luglio-Agosto-Settembre 2008

Registrazione presso il Tribunale di Roman. 349 del 20 luglio 2007

STOMP!LUCA BUSSOLETTI

MADONNA

CCOOLLOONNNNAA SSOONNOORRAAMMEETTRROOPPOOLLIITTAANNAA

di Valentina Giosa

Penetranti e seducenti, notturni e metropoli-tani, ipnotici e straordinariamente raffinati, iMassive Attack sono una band decisamentesopra le righe, un esempio eccellente di un lin-

guaggio innovativoe affascinante che èriuscito ad esprime-re al meglio lo spiri-to di un’epoca nuovasenza mai ricorrere aschemi precostituiti.Tutto ha inizio aBristol, una cittadinaa un’ora di treno daLondra, che fino apoco tempo primaera quasi ignorata datutti e che invece sirivelerà presto la

fucina musicale più fertile dell’Inghilterra difine millennio (vedi Portishead, Tricky), patriadel B-sound, più tardi chiamato trip-hop. (...)

SPECIALE FESTIVAL PPPPOOOOPPPPCCCCKKKKpop&rock

EEDDGGEEand backBBEEYYOONNDDBBEEYYOONNDD&further

OOSSTTEE,, ÈÈ BBUUOONNOO IILL VVIINNOO??Brindiamo. Alla salute di quell’insana cultura musicale che predilige dinamiche di finanziamenti, politica, moda, bancarelle.Brindiamo a chi, dei Festival, non si è svenduto al miglior (s)offerente. Mandiamo giù questo vino per tutti coloro che sanno

scegliere con cuore e cultura. Per coloro che promuovono il nuovo. Per coloro che incontrano gli stranieri. Io brindo allamusica vera con il mosto più raffinato, che è quello calpestato con piedi affaticati su vie impervie.

KEITH JARRETTJJAAZZZZJJAAZZZZ&&&& bbbblllluuuueeeessss

MusicIn_ok.QXP 9-09-2008 12:06 Pagina 1

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a cura di GIOSETTA CIUFFA

Music In �� Luglio - Agosto - Settembre 2008

STRADIVARI EdvinMarton Suona il violino diAntonio Stradivari. Ma bene

NELSON MANDELA Il 27 giugno90 anni e un concerto Attraversare ilmondo con l’anima e non morire mai

MEDIA La radio Uno studio rivela che èancora in ottima salute nonostante la rivolu-zione digitale. E continuiamo ad ascoltarla

CCOOMMMMEENNTTCCOOMMMMEENNTTaaaattttttttuuuuaaaallll iiiittttàààà

I mmaginiamo di avere una possibilità chenormalmente viene concessa solo a pochis-

sime persone, come ad esempio suonare unostrumento raro e famoso. Non uno strumentoqualunque, ma uno che da quando è stato crea-to ha attraversato lo spazio e il tempo, i secoli ele mode, e del quale il geniale creatore halasciato solo pochi esemplari a raccontarci lasua storia. Immaginiamo la nostra vita giornoper giorno, ora dopo ora, momento dopomomento, e pensiamo che sono ormai quasiquattro secoli che un tale violino è stato inta-gliato dal suo liutaio, e attraverso corde e legnoregala musica ai fortunati ascoltatori. Pochisono coloro che possono permettersi di ammi-rarne uno da vicino o di suonarlo stabilmente.

Cosa si prova quindi a suonare uno strumen-to così antico quale un violino Stradivari in

un’epoca tanto veloce? Può riuscire l’abbina-mento di uno strumento tanto prestigioso conuna musica moderna? Se si cerca di coniugareemozione e ritmo, probabilmente sì.

È quanto può permettersi il trentaquattrenneviolinista ungherese Edvin Marton, che nel1996 ha partecipato a una gara vincendo la pos-sibilità di suonare lo Stradivari messo a suadisposizione per tutta la vita dalla banca svizze-ra HBS. Non uno a caso, ma uno che – unicomusicista europeo – ha vinto un Emmy Awardper la miglior composizione dell’anno e dueGolden Violin Award. Un lusso quello di esibir-si con un prezioso violino di Antonio Stradivaridel 1698, anche appartenuto a Nicolò Paganini,del valore stimato di quattro milioni di dollari.

Ed è proprio per porre in risalto la particolari-tà dello strumento che Marton è impegnato a

portare in tourneé mondiale lo spettacoloStradivarius Show, rivisitazione in chiave popdella musica classica, accompagnato sul palcoda cinque musiciste della Monte CarloOrchestra e dalla prima ballerina dell’HungarianNational Opera House, anche sostenendo ilProgetto Chifundo in Malawi per la prevenzionedella trasmissione dell’Hiv e in favore dell’assi-stenza a domicilio dei malati di Aids.

Anche all’Auditorium di Roma è spiccata lavivace giovinezza del suono del violinistaungherese capace di rendere accessibile a tutti ilpatrimonio di Paganini, Vivaldi, Puccini, Bache Tchaikosky, mischiato in un’alchimia unicacon il repertorio della canzone popolare come«O Sole Mio», del pop contemporaneo con«C’est La Vie», con un occhio alla musica perfilm con «The Godfather». Pure.

E sattamente 90 anni fa, il 18 luglio 1918, nel piccolo villaggio di Mvezo sulle rive del fiumeMbash, Sud Africa, il capo della tribù Gadla Henry Mphakanyiswa uscì dalla soglia alzando

verso il cielo il nuovo membro della famiglia. Guardandolo, minuscolo tra le sue braccia, notò forsegià allora gli occhi di un capo, conformemente alle sue origini aristocratiche: ma quegli occhi, unicae prima forma di contatto col mondo su cui era appena giunto, tradivano qualcosa in più, qualcosache solo un padre avrebbe potuto saper vedere quel giorno: il suo nome, allora, sarebbe statoRolihlahla, «porta guai» nel linguaggio Xhosa; per l’anagrafe bianco Nelson: Nelson Mandela.

La sua capacità di portare guai, di sovvertire, la sua fermezza nell’inseguire la libertà, nel lotta-re contro tradizioni, consuetudini e status quo, la costanza nel perseguire convinzioni e ideali sareb-bero state così forti da cambiare il destino di un popolo e di un intero Paese fino a diventarne il sim-bolo. Le prime tradizioni che Portaguai attaccò furono proprio quelle del suo popolo, scappando aJohannesburg per sfuggire al matrimonio combinato per lui dal re Thembu.

Nella metropoli sudafricana, regno di luce, grattacieli, ricchezza, il ragazzo cominciò a prenderecoscienza della condizione di estremo sfruttamento e disagio in cui versava la popolazione nera,avvicinandosi e avviandosi presto alla scalata dell’African National Congress. I suoi occhi parlava-no alla gente, come avevano parlato a suo padre quel giorno: Portaguai aveva carisma, coraggio,capacità di leadership. I suoi discorsi profondamente civili e non-violenti smuovevano i sentimen-ti dei neri e ponevano davanti agli occhi dell’opinione pubblica internazionale la segregazione raz-ziale e le ingiustizie perpetrate nei confronti dei neri sudafricani. Note sono le vicende: dal 1948Partito Nazionale di Daniel Malan, salito al potere procedette all’istituzionalizzazione dell’apar-theid. L’Anc fu messo al bando e i suoi membri fuorilegge. Accusato di tradimento Portaguai vissealla stregua di un fuggitivo, clandestino sotto le stelle della sua Africa: si muoveva di notte, pertenere le fila di un movimento che non voleva morire.

Ogni incontro poteva essere quello fatale: non c’era poliziotto nel Paese che non desiderasse cat-turare «Black Pimpernel». Finché una chiara notte d’inverno del 1964 una Ford si accostò intiman-dogli di fermarsi. Il Rivonia Trial lo condannò all’ergastolo. Fu rinchiuso nella cella 466 della pri-gione più dura, Robben Island, sezione distaccata per prigionieri politici. Isolato dal mondo.

Ma la prigione non louccise, non ne piegò lo spi-rito. Anzi proprio da quelmomento, ormai leadermondiale, la sua voce sifece più forte e chiara. Nei28 anni di prigionia glivenne spesso in mente l’in-contro da ragazzo con uncantastorie Xhosa, KruneMqhayi, che gli aveva inse-gnato la potenza dellamusica e delle parole nelraggiungere i cuori e lecoscienze, scavalcandoogni limite e confine: e dalle sbarre di una cella fece crollare la fortezza del potere bianco, parlan-do ai neri e ai bianchi, ai sudafricani e al mondo. Proprio per questo il 27 giugno si è deciso difesteggiare il 90simo compleanno di Rolihlahla in musica, con un gran concerto nel cuore diLondra, Hyde Park.

A rendergli omaggio una serie di artisti della nuova generazione negra (Leona Lewis, AmyWinehouse, Jamelia, Eddy Grant, Shirley Bassey) ma non solo: Queen&Paul Rodgers, AnnieLennox, Simple Minds, Zucchero, The Corrs; interventi di Bill Clinton, Gordon Brown, Robert DeNiro, Will Smith, Lewis Hamilton e molti altri. L’evento è stato organizzato in sostegno dell’orga-nizzazione umanitaria di Mandela 46664 (dal numero di cella e dall’anno dell’arresto), che racco-glie fondi per la Fondazione Nelson Mandela impegnata nella lotta contro l’HIV, piaga delSudafrica sopravvisuta all’apartheid. La musica, ancora una volta, per smuovere idee, sentimenti elotta di libertà dai mali dell’uomo.

Nato da una crescente esigenza informativa eformativa, avvertita da utenti e addetti ai lavori,è stato presentato, alla sua seconda edizione, lostudio «RadioLab.Next: il futuro presente» alfine di studiare come la radio stia generandonuovi ascoltatori e quanto efficace sia associataa tv, stampa e internet, promosso dal CentroStudi GroupM insieme alle principali otto con-cessionarie radio in Italia: Il Sole 24 Ore,Manzoni, Mondatori, NoveNove Pubblicità,Radio e Reti, Rds, Rtl, Sipra.

«RadioLab è soprattutto un progetto cheha come obiettivo principale la valoriz-

zazione delle qualità e delle unicità del mezzoRadio all’interno dell’attuale panorama deimedia in continua evoluzione e ridefinizione»,dichiara Matteo Cardani, Chief StrategicOfficer del gruppo, e prosegue: «Il momentopositivo della Radio si inserisce in un contestoin cui il media mix è in continua evoluzione,con segnali sempre più chiari di contaminazio-ne e ibridazione tra i mass media classici e inuovi media digitali».

La prima parte della ricerca, Radio NextGeneration, valuta come la radio generi nuoviascoltatori nella Y Generation digitale 15-35attraverso la multimedialità: il profilo generaledella radio, emerso da una consumer surveycondotta a febbraio 2008 su di un campione

rappresentativo di 750 persone tra i 15 e i 35anni, la cosiddetta generazione «born digi-tal» formatasi sui nuovi mezzi digitali, è di unmezzo in buona salute, che sta vivendo unaseconda giovinezza dalla rivoluzione digitaledei media e che riesce ad articolare e sviluppa-re la sua presenza pur nella frammentarietà ine-vitabile delle piattaforme di ascolto. La radio hauna presenza pervasiva nella vita di tutti i gior-ni della Next Generation ed esprime al megliola fortissima domanda di portabilità dell’ascol-to del mezzo, tendenza oggi comune a tutti imedia.

Il radicamento funzionale ed emozionale dellaradio nelle abitudini di consumo risiede, inoltre,nel fatto che non c’è nessun mezzo come laradio in grado di presidiare il territorio dellamusica e, nel contempo, di offrire intrattenimen-to «attivo», giacché essa è un mezzo capace difar compagnia per antonomasia. In tal senso leesperienze di radio in tv sono accolte favorevol-mente da oltre i due terzi della Next Generation,sia come possibilità di estendere l’ascolto in altriluoghi, tempi e occasioni di consumo, sia comeriprova dell’autenticità del mezzo che aggiungequesta possibilità agli ascoltatori.

In merito alla questione «radio & iPod»,nonostante l’avvento dei lettori MP3 abbia fattopresupporre una minaccia per la radio, in realtà

per la Next Generation la fruizione dei medianon si evolve secondo la logica tradizionaledegli aut-aut (il paradigma dell’or), bensì inlogica di complementarietà (il paradigma del-l’and). L’avvento dei lettori MP3 ha offertosicuramente i benefici della personalizzazionedella propria playlist di ascolto unitamente allaportabilità della musica. Ma si riconosconoalmeno 5 benefici aggiuntivi ed esclusivi dellaradio: la capacità di informare e veicolare lenovità musicali (la radio come shop window),la maggiore varietà di offerta attraverso il mixdi musica e programmi, il valore di intratteni-mento dei conduttori, l’importanza dell’aggior-namento e dell’offerta di notizie, il senso dicommunity.

Il paradigma dell’and si applica anche al rap-porto tra internet e radio: il web ha aggiunto uncanale ulteriore di ascolto (la radio in streamingè fruita da un terzo della Next Generation e cre-sce nella fascia 25-35 come occasione di ascol-to durante le ore di lavoro) e ha offerto la pos-sibilità di visitare i siti web delle proprie radiopreferite e svolgervi almeno 3,4 attività aggiun-tive all’ascolto (es: partecipazione a giochi,concorsi, forum, chat, ricerca di informazioni,visione via webcam della radio).

Insomma, la radio del futuro è sempre la stes-sa, quella che è in salotto.

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STRADIVARIUS EDVINQuattro secoli fa questo violino è stato intagliato da un liutaio cremonese, oggi lo può suonare solo Edvin Marton.E lui ci si sollazza: ci fa Puccini, Vivaldi, Bach ma pure O Sole Mio e Il Padrino. Perché è talmente bravo che non teme il nuovo

di Giosetta Ciuffa

MANDELA IN MUSICAIl suo nome voleva dire Portaguai. Oggi lo celebrano i più grandi artisti della nuova generazione. Era un galeotto e un presidente, smuoveva ideali, sensibilizzava il mondo. Come la musica.

di Manuele Angelucci

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PREMI Venice MusicAwards Torna il grangalà della musica leggera

INTERVISTA Aram QuartetDalla X di X-Factor alla C dicover. E di concreto

LIBRI Dead City Radio Per chi ha undiavolo in corpo e non può dormire

POLITICA EstateTogliere i soldi allamusica per darli a...?

Music In �� Luglio - Agosto - Settembre 2008 CCOOMMMMEENNTTCCOOMMMMEENNTTaaaattttttttuuuuaaaallll iiiittttàààà

TI PREMIO A VENEZIAAnche quest’anno torna a Venezia la musica del «Venice Music Awards», il gran galà della musica leg-

gera italiana che da tre edizioni si svolge nella prestigiosa cornice del Palazzo del Cinema del Lido diVenezia. Nel corso della cerimonia, in onda su Raidue nella prima serata di lunedì 21 luglio,la consegna di un riconoscimento d’eccellenza a tutti gli artisti che si sono distinti nel pano-rama della musica leggera italiana. I cantanti premiati sono stati scelti da una giuria presie-duta dal direttore artistico del premio Elio Cipri e composta da direttori d’orchestra e pro-duttori musicali della musica leggera: i maestri Renato Serio, Fio Zanotti, Bruno Santori eAdriano Pennino. Dodici le categorie premiate, e premi – fra gli altri – per Ron, Finley (nellafoto in alto a destra), Tricarico, Fabrizio Moro (nella foto in basso a destra), Paola e Chiara.Nel corso della serata si esibiranno altri artisti musicali con brani di successo: tra gli altri lavincitrice del Festival di Sanremo 2008 Lola Ponce (nella foto a sinistra). Ma anche gliAram Quartet, freschi di X-Factor con tutta l’intenzione di cambiare lettera: da X alla C dicover. E di concreto.

Sono quelli che hanno stupito tutti perché nessuno avrebbe pensato che si potessere rifareBohemian Rapsody dei Queen con tale modestia. Leccesi, televisivi, reali più che reality;fanno cover – che è pericoloso – ma interpretano con tale personalità pezzi ritriti da renderlinuovi. Senza aver paura del precotto (scuoce, annoia, fondamentalmente non vince sulla pastafresca). Degli Aram Quartet, il gruppo vincitore del programma televisivo X-Factor e premia-to dai Venice Music Awards 2008, e delle loro quattroanime - Raffaele Simone anima leggera italiana, AntonioAncora anima funky-jazz, Antonio Maggio anima pop,Michele Cortese anima rock – abbiamo incontrato que-st’ultimo, il rock. Il Venice Music Awards è un gran bel palco, soprat-tutto per chi, come voi, ne ha calcati ancora pochi…

Sì, è vero. Ne siamo davvero onorati. Avevamo vogliadi tornare in TV, il mezzo che ci ha fatto nascere, perchécrediamo sia anche importante cavalcare l’onda del suc-cesso che abbiamo avuto grazie a X-Factor. Ricevere unpremio così importante e condividere il palco insieme adartisti come Ron, i Nomadi, Loredana Bertè sarà stupen-do. Che dire? Faremo il possibile per essere all’altezza.

Di solito le radio guardano con un po’ di snobbismo gli artisti che nascono dalle trasmis-sioni televisive, ma per voi è stato diverso. Da cosa credete che dipenda?

Dal lavoro che hanno fatto tanto gli autori quanto i concorrenti. Temevamo molto la «svoltareality» del programma, che sostanzialmente non amiamo, e ci siamo impegnati per dare unospessore alla trasmissione e farne un vero spettacolo musicale. Non è facile capire che musica vi piace fare, visto che vi abbiamo conosciuto come inter-preti di pezzi altrui. Provi a raccontarcelo tu?

Ce lo chiedono in tanti e ci dispiace molto non essere riusciti a dare una risposta all’internodel programma. Purtroppo non ce n’era il tempo materiale. Noi ci siamo formati attraversol’ascolto di ogni genere musicale, dal Rock al Pop al Jazz e l’abbiamo espresso nelle nostreinterpretazioni di X-Factor… in qualche modo ci conoscete già.Progetti per il futuro?

A metà luglio uscirà un disco di sole cover. Si intitolerà Chiaramente, che ha un sacco disignificati. Si può leggere Chi Aram Ente, Chiara Mente, Chi Ara Mente, ma fondamentalmen-te vuole simboleggiare la spontaneità con cui cantiamo, perché per noi fare musica significainnanzitutto divertirci e sfogarci. Il disco sarà prodotto da Morgan e Lucio Fabbri, sotto la dire-zione artistica di Roberto Rossi.

Fra qualche mese, poi, uscirà un disco di inediti. Su quello lavoreremo principalmente noiquattro e accetteremo i consigli della Sony.

GRATTACHECCAT rent’anni. Sono più di trent’anni che Roma d’estate s’illumina di cul-

tura. La serie di eventi e di piccoli show che coprono i vari palchiintrattengono nelle notti italiane quei cittadini che, volenti o nolenti, deci-dono di trascorrere un’afosa estate in città. Trent’anni. A Roma sono tren-t’anni di gelide fette di cocomero, di grattachecche all’ombra del Colosseo,di bancarelle di libri ma soprattutto di musica dal vivo.

È proprio la musica che nel corso degli anni ha subito i maggiori cam-biamenti: l’aumento dei costi della Siae e il disarmante disinteresse delpubblico e delle istituzioni ha fatto si che anche questa piccola branca delsettore musicale, dopo quella discografica, entrasse in crisi.

E allora si mettono in discussione festival decennali come quello diSpoleto o un neonato come la Notte Bianca, perché l’aspetto commercialeprevale su quello artistico. Chi è sicuro di voler privare gli appassionati dimusica della possibilità di ascoltare un emozionato Capossela sullo sfondodi un’alba romana? La vera essenza di queste manifestazioni corali dovreb-be essere il coinvolgimento del pubblico, unire la periferia al centro dellacittà e trasformare la platea da semplice spettatrice a reale protagonista.

Chi è certo del contrario?

Per chi ha un diavolo in corpo e non può dormire - Prima edizione maggio 2008 © 2008 Arcipelago Edizioni

F ra il Rimbaud più decadente e maledetto e il Bukowski più underground e disi-nibito, Luca Salvatore è una penna unica e rara che ci regala versi densi di

pathos e ispirazione in bilico fra il teatro e la narrazione. Non solo: oltre ad uno stilee una tecnica di scrittura impeccabili con Dead City Radio (secondo capitolo delloscrittore lucano dopo Fumisteria Ermeneutica pubblicato nel 2006, per le EdizioniJoker di Novi Ligure, finalista al Premio Camaiore come proposta opera prima) citroviamo davanti ad un linguaggio che va al di là della scrittura e accoglie l’espres-sione insostituibile della musica. La musica di ultima generazione, quella che va daiJoy Division ai Cure, da Nick Cave ai Nirvana, dai Jane’s Addiction ai Tool, dai PearlJam ai Nine Inch Nails, Motorpsycho, Alice in Chains, Pj Harvey, VelvetUnderground, David Bowie e tanti altri.

Così eccoci davanti ai versi che hanno fatto da colonna sonora alla nostra vita comequelli indimenticabili di Shiny, Shiny, Shiny Boots of Leather, Whiplash, Girlchild inthe Dark (da Venus in Furs dei Velvet Underground) che introducono uno dei tantipiccoli capolavori di Dead City Radio dal titolo Kurt and Courtney (The Day Seattledied) o ancora quelli di Eleven and she was gone/Eleven is when we waved good-bye/Eleven is standing still, waiting for me to free him by coming home (da Jimmy deiTool) che fanno da incipit a The Soft Machines che scorre lenta fra morbide macchi-ne e fasti funebri.

Dead City Radio (titolo preso in prestito da una collezione di readings di WilliamS. Burroughs con accompagnamento musicale di John Cale, Donald Fagen, SonicYouth e altri, cd pubblicato nel 1990) è stato premiato con Segnalazione nella sezio-ne Raccolta inedita del Premio Lorenzo Montano - XXI edizione. Sul sito www.dead-cityradio.it è possibile leggere qualche passo del libro ascoltandone piacevolmente lacolonna sonora. Come recita l’incipit del libro, Dead City Radio: per chi ha un dia-volo in corpo e non può dormire.

DEAD CITY RADIO di Valentina Giosa

di Elisa Angelini

A R A M R A P S O D Y a cura di Corinna Nicolini

NNOONNOO

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WALTER MAURO, Miles e Juliette, Giulio Perrone Editore, 10 euro

«Quando mangio, mangio, quando faccio l’amore, faccio l’amore,quando suono, suono.»«Sentire Dizzy e Bird: la sensazione più bella che abbia mai provato.Con i vestiti ovviamente.»«Non temere gli errori. Non ce ne sono.»

Miles Davis

SS embra di sentirla echeg-giare la voce narrante,

quella di Walter Mauro, profon-do conoscitore della musicajazz-blues e testimone ocularedella Parigi del 1949, con tonicaldi quasi paterni. Come adire: io c’ero, quindi abbando-nati al mio racconto poiché stoper narrare una storia, ma nonuna storia qualunque.

La storia del senso dellamusica, dell’arte, della passionee dell’ossessione. Dei tempid’oro dell’intellettualismo euro-peo del secolo scorso. E si pro-cederà per tappe. È la VilleLumière la protagonista primadella vicenda, che risolleva ilcapo con fierezza all’indomanidella fine del giogo nazista,donando una nuova primaveraalla sua popolazione. Tra le pie-ghe dei fumi dei café che si ria-

nimano, dei profumi che irrompono in una quotidianità finalmente godi-bile, di un euforico ed incredulo ritorno alla pienezza della vita, i tempisono maturi per l’esistenzialismo di Jean Paul Sartre, così come per l’ap-prodo, direttamente da New York, della musica jazz.

Poi, lentamente, il gioco di contrasti che farà da filo conduttore alromanzo fa capolino.

Dapprima il nero. Della pelle del trombettista Miles Davis, una «blackbeauty» degna del suo genio, del suo eccelso talento, ma anche specchiodella crepa che scinde la sua anima. Miles testimonia la condizione deineri d’America, delle lotte per un’emancipazione che non si è mai deltutto realizzata e che ha acuito la loro rabbia, l’orgoglio, l’estraneità. Perquesto passerà la vita a fare e disfare, per poi di nuovo creare, senza posa.

Il nero si nutre del suo opposto, del bianco. Che è sì il bianco dell’in-carnato di una giovanissima militante Juliette Greco, alla ricerca dell’au-toaffermazione e parallelamente della rielaborazione del dolore di lutti edi mesi trascorsi in mano agli aguzzini. Ma è bianco che richiama purez-za e innocenza. E l’innocenza, una volta perduta, non la puoi riacciuffareper i capelli; lo sa bene Miles, lo sa bene Juliette.

Sono destinati ad essere disperatamente attratti l’uno dall’altra, l’uomodalla pelle nera e la donna dalla pelle bianca. Si toccano, i due corpi sifondono e si confondono, poiché solo con una passione ossessiva riusci-ranno ad arginare quel mal de vivre che li possiede. Miles e Juliette fattidella stessa pasta: candore frammisto a disillusione, zone di luce a zoned’ombra. Fino a che la macchina da presa delicatamente impugnata daWalter Mauro si focalizzerà sul musicista, che ruberà a tutti la scena,insieme alla sua tromba e all’invisibile quanto inarrestabile presenza delladroga.

Ancora su Miles Davis. Attraverso un racconto forte della familiaritàcon personaggi e luoghi che non perde per un attimo toni incantati e quasiingenui, da far pensare che conoscere Miles Davis abbia coinciso conl’amarlo. Impossibile non sentirne la mancanza, per il sapiente narratore,se ha voluto immortalarlo nella sua opera prima. Quasi a dire che, dopoMiles, è stato inevitabile assistere alla caduta degli dei.

N omi così non richiedono nessuna presentazione: Gary Burton, Pat Metheny, Steve Swallowe Antonio Sanchez, insieme il 19 luglio a deliziare le fortunate orecchie degli spettattori pre-

senti nella bella cornice della Cavea dell’Auditorium. Giusto per memoria: a parte Sanchez che si sta sempre più conquistando una meritatissima celebri-

tà per il suo drumming pressoché perfetto e per il suo tocco sensibilissimo, carico di interplay, gli altritre monumenti del jazz contemporaneo ripropongono un quartetto fortunato che ormai più di trent’an-ni fa iniziò a muovere i primi passi. Fu Burton il leader di quel quartetto che convocò un ancora pococonosciuto Metheny a illuminare con il suo suono elettronico nient’affatto acerbo, anzi personalissi-mo, i brani che sono finiti in album da collezionisti come Dreams So Real e Passengers, editi dallaEcm, l’etichetta che contemporaneamente si accaparrò un bel contratto d’esclusiva con Metheny.

Cosa sia successo, invece, nel corso di questi trent’anni appartiene in gran parte alla storia dellamusica, certo è che i due hanno spesso incrociato le rispettive strade ospitandosi reciprocamente invari album, forse il più meritevole di essere segnalato fu Reunion del 1989 dove il grado di speri-mentalismo meglio aveva saputo trovare una propria coniugazione nel gusto armonico e melodico.Lo stile di Burton si è sempre più raffinato e temperato, se possibile, ad un gusto contrappuntisticosfociato in molte collaborazioni in duo, recentemente con lo stesso Swallow, le cui linee di bassocontinuano a stupire per la precisione e per le soluzioni mai convenzionali con le quali lascia spaziaperti ai suoi musicisti.

Metheny non è certo più il ragazzo prodigio del Missouri, ma il chitarrista più talentuoso e semi-nale che ci sia attualmente sul mercato. Il resto accade a Roma, oggi, mentre suona con gli altri due.

Paolo Romano

a cura di ROSSELLA GAUDENZI

Music In �� Luglio - Agosto - Settembre 2008

MILES & JULIETTE Ioc’ero, quindi abbandonati almio racconto

JARRETT-PEACOCK-DEJOHNETTEUn Foolish Behaviour, sempre. Perché hadato a Perugia della “damn city”

GAY BURTONQUARTET Sonoquattro monumenti

JJAAZZZZJJAAZZZZ&&&& bbbblllluuuueeeessss

NON TEMERE GLI ERRORI:NON CE NE SONO

BRAD MEHLDAU NON È BILL EVANS

MONUMENTI DI JAZZ CONTEMPORANEO

Perché è se stesso sin dalla sua postura al piano. Perché che suoni Coltrane o iRadiohead, si ripiega su se stesso comunque. Soprattutto a Roma

Sono Gary Burton, Pat Metheny, Steve Swallow e Antonio Sanchez. In un quartetto

di Rossella Gaudenzi

S arà meglio non paragonare Brad Mehldau a Bill Evans né quindi con-siderarlo suo erede. Il giovane pianista del Connecticut che dagli anni

Novanta ad oggi, in continua ascesa, instancabilmente, ammalia il pubbli-co di ogni palco che lo accolga, ha una fisionomia ben definita e ricono-scibile. Identificabile a partire dalla sua postura al piano, a un ripiegarsisu se stesso che è di per sé preambolo allo spettacolo. Che sarà un gran-de spettacolo.

Il ricercato pianista si è avvicinato al jazz, dopo studi classici, all’età didodici anni grazie all’influenza di John Coltrane e, poco più tardi, diKeith Jarret. Il trio viene fondato nel 1994 ed il primo album appare nel‘95 (Introducing). Presto Brad Mehldau sente la necessità del suo spazioda solista, incide il minimale Elegiac Cycle (1999) per tornare in trio conl’album Places (2000). Sarà poi la volta di Largo (2002), di Live in Tokiocon conseguente consacrazione, nell’anno 2004 dalla rivista Down Beat,a migliore pianista jazz, Nel proprio repertorio, accanto ai brani originalie agli standard jazz, aggiunge pian piano brani meravigliosi di gruppiquali i Radiohead, i Beatles, Nick Drake, con maestria e gusto.

Che si esibisca da solo, in duo (basta qui citare l’ultima fatica in talsenso, quella accanto a Pat Metheny) o in trio, il pianista Brad Mehldau

sembra far fatica astare lontano daRoma. Con passaggirepentini dall’unaall’altra formazione, sceglie sempre la città della Dolce Vita per numero-se esibizioni. All’interno dell’ormai celebre rassegna dell’AuditoriumParco della Musica Luglio suona bene 2008, tornerà a grande richiestain seguito al lavoro discografico Brad Mehldau Trio Live: il doppio albumrealizzato insieme a Lenny Grenadier al basso e a Jeff Ballard alla batte-ria, datato marzo 2008. (Rossella Gaudenzi)

DOMENICA 20 LUGLIO / ore 21:00Un evento di Luglio suona bene 2008:BRAD MEHLDAU pianoforteLARRY GRENADIER contrabbassoJEFF BALLARD batteriaAUDITORIUM PARCO DELLA MUSICA - Cavea Viale Pietro De Coubertin, 30Info e Biglietti 199.109.783 (servizio a pagamento)

My Foolish Hearth - Live atMontreux è considerato un capolavo-ro, all’unanimità. Questo meravigliosodisco doppio dello Standard Trio, data-to ottobre 2007 ed edito dalla Ecm,esce tre soli mesi prima di SettingStandards: The New York Sessions(gennaio 2008, ECM). Elementi chenon possono che confermare KeithJarrett, Gary Peacock e JackDejohnette il trio jazz più longevo efruttuoso della storia. Ebbene, il gran-de pianista & Co. faranno tappaall’Auditorium Parco della Musica diRoma dopo una lunga attesa, qualemeta della tournée partita da Parigi il5 luglio.

My Foolish Behaviour - potrebbereplicare il pubblico italiano. Pubblicomemore dell’episodio poco edificanteavvenuto lo scorso luglio in unaPerugia gremita da più di quattromilaspettatori infreddoliti, in attesa dell’esi-bizione del grande pianista, con inmano un biglietto dal prezzo non pro-prio irrisorio. Aver dato della «damncity» alla fedele Perugia dopo avermantenuto con essa equilibri quasiperfetti dal 1974 in poi, è sembrato aqualcuno disdicevole. La vicenda ènota; sull’irritabilità e sull’allergia diKeith Jarrett ai flash (e a molto altro)si parla ormai da tempo. Eppure, tralasciando i recenti fatti dicronaca, lo spettacolo del 12 lugliopresso la Sala Santa Ceciliadell’Auditorium ha i numeri per esse-re annoverato tra i migliori concertidell’anno.

Jarrett, Peacock e Dejohnette suo-nano insieme dal 1983 e possiedonoun’abilità inesauribile di trovare e rida-re al pubblico l’«anima» degli stan-dards interpretati, impreziosendoli nel-l’esecuzione ed eccellendo nelleimprovvisazioni. Colori tonali, dialoghi,soli. Ad un livello superiore, e il pubbli-co lo sa, solo il Trio Jarrett saprà far-cene dono.

JJAARRRREETTTTPPEEAACCOOCCKK

DDEEJJOOHHNNEETTTTEE::VIAGGIO IN ITALIA

SABATO 12 LUGLIO / ore 20:00Un evento di Luglio suona bene 2008:KEITH JARRETT pianoforteGARY PEACOCK contrabbassoJACK DEJOHNETTE batteriaAUDITORIUM PARCO DELLA MUSICASala Santa Cecilia - Viale Pietro DeCoubertin, 30 - Info e Biglietti199.109.783 (servizio a pagamento)SABATO 19 LUGLIO

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MASSIMO NUNZI Strati di lettura per il libro (piùdvd) sui generis di un artista poliedrico che crede nellacondivisione. Quasi un romanzo di Umberto Eco

SIENAJAZZEYE Le copertine dei vinili fanno la storiadel jazz. A Siena si incontrano gli alfabeti Arte e Musica

Music In �� Luglio - Agosto - Settembre 2008 JJAAZZZZJJAAZZZZ&&&& bbbblllluuuueeeessss

M assimo Nunzi è artista compo-sito, eclettico, con fiuto da

talent scout. Nell’ordine, potremmodire che è trombettista, arrangiatore,compositore per il teatro, per il ballet-to, per la musica contemporanea.Inoltre scrittore, autore e conduttoreradiofonico, creatore di progetti didat-tici, da essere addirittura riuscito adavvicinare, con successo, i bambinialla musica jazz.

La vera novità è rappresentata inquesto momento dall’uscita del suolibro, Jazz. Istruzioni per l’uso, conannesso dvd di Elena Somaré (EditoreLaterza, pagine 444, euro 18).

Possiamo sistemarci comodi dovepiù preferiamo, perché sia che noisiamo profondi conoscitori di jazz,appassionati che vogliono approfon-dire le proprie conoscenze, lettori chedel jazz ignorano tutto o quasi ma nesono sempre stati incuriositi e affasci-nati, l’opera che andremo a leggeresarà un’opera completa, esaustiva. Eniente affatto breve.

Tre buoni motivi per comprareJazz. Istruzioni per l’uso. E MassimoNunzi, dà esattamente tre buoni moti-vazioni per leggere il suo libro.

Innanzitutto, in un momento di crisiper la musica, e in particolare per lamusica pop, il jazz rimane un generepuro, del quale si fa seduta stante unavalutazione «al netto», poiché ne puoicogliere un’espressione immediata-mente musicale. Non «al lordo» come

avviene per il pop, nel quale c’è molta immagi-ne e poca sostanza.

«Jazz. Istruzioni per l’uso» nasce per quelpubblico potenziale attratto da questa purezza,che difficilmente ritroverebbe in un libro condiversa impostazione: qui ci sono le domandepiù comuni. È esattamente la storia del jazzattraverso le domande più comuni.

Inoltre, la visione del jazz di un musicista èdifferente da quella di un musicologo. Qui den-tro c’è materiale ricco di spunti sconosciuti aimusicologi. È indubbiamente un libro agevole,più di qualsiasi libro analogo scritto fino adoggi. Ma voglio sottolineare che non è un testoper neofiti: è storia completa, dettagliata, pernulla paragonabile a una guida o a unBignami. Si può paragonare ad un libro diUmberto Eco: c’è un’immediata narrazione eci sono zone recondite, più nascoste.

Non solo letteratura. Anche la radio assorbe iltempo e le energie vivificatrici di MassimoNunzi. Da un anno e otto mesi Massimo è allaconduzione, su Tele Radio Stereo, del program-ma Jazz a nota libera. Basta citare un dato: ilprogramma è partito con un’ora di diretta, e ameno di due anni dagli esordi regge ben tre oredi musica jazz in diretta - una sorta di miracolo.

Il tutto nasce per volontà del giovane editoredalle ampie vedute, con un nuovo modo di fareradio in testa, che contatta Massimo Nunzidopo aver assistito ad un suo spettacolo alTeatro Sistina.

Questo programma riesce a dare visibilità agiovani talentuosi che non avrebbero altrimentimodo di mostrarsi e confrontarsi. Con una spin-ta alla condivisione degli obiettivi che ricordaquella di missionario.

Un palleggio. Uno scambio continuo, con ilclima familiare che si potrebbe respirare a casamia davanti a un piatto di pasta. I giovani musi-cisti inviano musica e progetti, ed hanno ventiminuti a disposizione, una quantità di tempo nonirrisoria. Generalmente c’è diffidenza nell’apri-re spazi ai giovani musicisti. Aprire e aprirsi aglialtri, in generale. Quasi a temerli. Io provo unpiacere purissimo nello scoprire talenti, dellamusica e dell’arte in generale. Potrebbe chia-marsi una spinta di amore. Credo di dare moltoe sento una forte circolazione di energia.

Si arriva ai progetti che coinvolgono la lette-ratura, che da anni lo legano al genio trentacin-quenne Yann Apperry, musicista e letterato chesa infondere fiducia nello scegliere alcuni per-corsi, aiuta a vincere le paure. L’opera di ItaloCalvino è stata riscritta, musicata, mantenendo-ne lo spaesamento che ha connotato il celebrescrittore. La band musicale è eccezionale,Fabrizio Sferra è co-leader del progetto e deltrio che darà ampio spazio all’improvvisazione.Tutto ciò avverrà a fine agosto, in occasione delRoccella Jazz Festival.

A proposito di festival...Nel libro ci sono anche consigli per divinco-

larsi tra le migliaia di possibilità. Anche pernon rimanere deluso dalle aspettative. Ho unappunto da fare: i festival dovrebbero commis-sionare più opere originali. Mancano le produ-zioni. Occorre uno spazio creativo nuovo.D’altronde, non dobbiamo dimenticare che tuttii grandi musicisti, per citarne uno su tuttiCharles Mingus, hanno dato il meglio di sécomponendo su commissione.

a cura di Rossella Gaudenzi

JAZZ. ISTRUZIONI PER L’USODI MASSIMO NUNZI

In un momento di crisi per la musica, il jazz rimane un genere puro del quale fare una valutazione «al netto», poiché se necoglie un’espressione immediatamente musicale. Non «al lordo», come avviene nel pop: molta immagine ma poca sostanza

C osa accomuna Andy Warhol, Guido Crepax, Jim Flora, Roberto Masotti, MichelangeloPistoletto, Ugo Nespolo, Giuseppe Pino, Roberto Masotti a Miles Davis, Larry Coryell,

Alphonse Mouzon, Johnny Griffin? Per la prima volta in Italia una grande mostra promossa dallaFondazione Monte dei Paschi di Siena attraverso Vernice Progetti Culturali in occasione del tren-tennale dellaFondazione SienaJazz, che riunisce ilinguaggi dellamusica e dell’arte,espressioni semprepiù interscambiabilinella nostra intricataciviltà multimediale,due alfabeti differen-ti nel medium maportatori di un unicoe solo messag-gio: comuni-cazione.

Dal 21 giu-gno al 15 set-tembre pressoil Complessomuseale diSanta Mariadella Scala aSiena, «Siena-JazzEye» èun’esposizio-ne interamentededicata allecopertine deljazz, che rac-coglie oltre 500 pezzi provenienti dall’ar-chivio Arrigo Polillo della FondazioneSiena Jazz, per riscoprire il jazz attraversola storia del disco in vinile a 33 e 45 giri.

Ma la mostra, a cura di Enzo Gentile eFrancesco Martinelli, oltre a raccontare l’evoluzione del jazz,vuole piuttosto porre un occhio di riguardo alla trasformazionedell’immagine che influenza le arti visive, una trasformazione che ha visto in pochi anni il passag-gio dalla semplice copertina in carta neutra ad una ricchezza ed una varietà di forme e contenuti chehanno accompagnato e tuttora accompagnano la ricerca musicale segnando una vera e propria rivo-luzione in campo iconografico.

Segno tangibile delle trasformazioni del gusto e della società, le copertine diventano lo specchiodei tempi che cambiano e, grazie alla loro grande forza evocativa, un mezzo di espressione e di con-testazione. Ne è un esempio la copertina di We insist! di Max Roach, nella quale è possibile rintrac-ciare temi sociali forti come l’apartheid. Sulla stessa scia si inserisce la grafica del doppio albumBitches’ Brew di Miles Davis, realizzata da Mati Klarwein, artista di rottura cresciuto in Israele,dove ha aggiunto Abdul al suo nome in segno di tolleranza verso il popolo musulmano.

L’illustrazione di Klarwein, che aveva già suscitato scandalo nella metà degli anni Sessanta con lasua controversa Crocifissione, è un potente aiuto alla visualizzazione della musica di quello cheviene considerato il disco della «svolta rock» del grande jazzista.

Divertenti e curiose le copertine che hanno come soggetto personaggi buffi riproposti in chiavenuova come nel caso di Humpty Dumpty, protagonista della filastrocca di MammaOca rappresentato come un grosso uovo antropomorfizzato, che nell’album BackTogether Again di Larry Coryell & Alphonse Mouzon non è seduto sulla cima di unmuretto, ma piuttosto su un portauovo con un grosso cucchiaio accanto. Notevoleinoltre, l’influenza esercitata dai grandi movimenti artistici del Novecento, secolotanto contraddittorio quanto meravigliosamente ispirato, come dimostrano le atmo-sfere surrealiste ricreate in alcune copertine o l’irrompere della pop art anche sullascena grafica dei dischi.

A questo proposito la mostra espone i numerosi tributi in copertina alle opere diPollock, Matisse e De Chirico, che figurano accanto alla copertina di TheCongregation di Johnny Griffin firmata proprio da Andy Warhol.

Oltre a concerti dal vivo, a integrazione della mostra, che si avvale dell’allesti-mento dell’architetto Giovanni Mezzedemi, saranno posizionati due touch screencon i filmati dei maggiori jazzisti della storia e saranno direttamente i visitatori adecidere cosa vedere sullo schermo con una semplice pressione sul menù.

Valentina Giosa

SIENA COMPLESSO MUSEALE SANTA MARIA DELLA SCALAdal 21 GIUGNO al 15 SETTEMBREtutti i giorni, festivi compresi, dalle ore 10. 30 alle ore 19. 30Info: 0577 224811

LÀ, DOVE WARHOL INCONTRA GRIFFINCosa accomuna Andy Warhol, Guido Crepax, Jim Flora, Roberto Masotti, Michelangelo Pistoletto, Ugo Nespolo,

Giuseppe Pino, Roberto Masotti a Miles Davis, Larry Coryell, Alphonse Mouzon, Johnny Griffin? IL JAZZ.

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SUOR SINEADU na donna sull’orlo di una crisi di nervi, ma che ha trovato la propria dimensione spi-

rituale. Sarà questa la prerogativa del concerto di Sinead O’Connor dell’8 luglioall’Auditorium Parco della Musica.

La controversa cantautrice irlandese sembra aver fatto pace con un dio personale trale tracce del doppio album intitolato Theology, in cui presenta 13 brani in due versioni:quelle acustiche del primo disco e quelle accompagnate da un’intera band nel secondocd. Ben 8 canzoni inedite a cui si aggiungono 3 cover: We People Who Are Darker ThanBlue di Curtis Mayfield, il tradizionale spiritual reggae Rivers Of Babylon, con il testoriscritto da Sinead, e un’interpretazione feroce del pezzo I Don’t Know How To Love Him,composto per il musical Jesus Christ Superstar da Andrew Lloyd Webber e Tim Rice. Ilnesso è la ricerca della pace, dopo l’11 settembre che ha sconvolto il mondo, ma ancheun’idea di divinità sentita e profonda quanto al di fuori degli schemi canonici.

È la continuità ad ispirarla. Una logica che ritrova la ribellione, come il folk e il reggae,ma anche quella trascendenza manifesta fin dall’esordio solista.

Già The Lion And The Cobra, il suo primo album, evoca chiari rimandi al Salmo 91 dellaBibbia. È il 1987, Sinéad ha 20 anni, un look sfrontato incentrato su un taglio di capelliskinhead e un’attitudine post punk. Ma ciò che colpisce è la voce, capace di improvviseescursioni di registro, acrobazie e acuti gutturali che mettono i brividi. Niente è parago-

nabile a lei. Lo si comprende a pieno dalsuo secondo disco. Quando ancora piùmatura rilascia I Do Not Want What IHaven’t Got, in cui rilegge quella NothingCompares 2 U scritta da Prince e rimastaincompresa, che regalerà il successo allaO’Connor. Ma se pure l’indole ribelle colti-vata sotto il cielo di Irlanda e nei riformato-ri sembra ormai lontana, l’indipendenzamorale, artistica e riflessiva di Sineadesploderà solo più in là.

Se il successivo I Do Not Want What IHaven’t Got salda folk e rock dei luoghinatii ad una prospettiva che aprirà nuovestrade alla musica dell’isola, i guai seguo-no il successo, perché il desiderio di liber-tà è difficile da sedare. L’America è terradi scontro: prima Sinéad si rifiuta di pren-dere parte allo show Saturday Night Livecon il comico Andrei Clay, a causa degliatteggiamenti xenofobi e antifemministi diquest’ultimo, poi, nel New Jersey, alGarden State Arts Center, s’impunta con-tro la proposta di aprire il concerto conl’inno americano, come tradizione impor-rebbe, facendo infuriare, tra gli altri, FrankSinatra, che dichiara di volerla prendere acalci nel sedere.

Ma è al Saturday Night Live che culminala polemica, quando la cantautrice strac-

cia in diretta una foto del papa Giovanni Paolo II, mentre interpreta una versione rivisita-ta della marleyana War. Da allora inizia un boicottaggio ai danni della O’Connor. Lei perònon rinuncia ad essere l’esasperata versione, elevata potenza, di Eddie Virago, personag-gio descritto nei libri di suo fratello Joseph. Del resto, i veri credenti sono battaglieri.

Am I Not Your Girl esce nel’92 e Peter Gabriel la porta con sé in tour. Poi UniversalMother e Gospel Oak. Intanto la O’Connor esautora Mtv, imputandole di decapitare lapoesia, diviene suor Bernadette-Marie dell’ordine Latin Tridentine, non riconosciuto dalVaticano, vende la sua villa holliwoodiana devolvendo 750 mila dollari in favore dellaCroce Rossa, si scaglia contro la «mafia musicale» perpetuata dagli U2, e chiede scusaa Giovanni Paolo II. Pubblica My Special Child, poi Faith And Courage, reinterpreta i clas-sici irlandesi in Sean-Nos Nua, ed arriva She Who Dwells In the Secret Place Of The MostHigh Shall Abide Under The Shadow Of The Almighty. Il 2005 è l’anno di Throw DownYour Arms, un disco reggae in cui si respira un’aria di spiritualità rastafariana.

Adesso è il momento della pace e della redenzione personale intonate tra i brani diTheology. Un credo vivo come l’anima di un live imperdibile.

Stefano Cuzzocrea

(...) Nel 2000 ci presentava l’Uomo piùfurbo del mondo che fumava tre pacchi di siga-ri al giorno e un Timido ubriaco che alla suasposa offriva solo le sue parole, come fosserouna rosa. Nel 2004 intimava ad Annina distarsi zitta, e chiedeva alla sua lei di andarevia con lui, che le avrebbe reso splendidaquella vita che era Pallida.

Max Gazzè fluttua nella poesia, cullato daun soffice tappeto pop, che arriccia le frangeal vento delle sperimentazioni synth e sob-balza ai ritmi rock. Perché, cari scettici, il suopop è colta poesia ma anche scaltra ironia, èoriginale sperimentazione seppure elegantemelodia.

E la sua arte consiste anche nel sapersi sce-gliere i migliori collaboratori. Il fratelloFrancesco, poeta e scrittore, che gli regalasplendidi versi da mettere in musica, i colle-ghi cantautori, come Daniele Silvestri,Niccolò Fabi, Carmen Consoli, Paola Turci,Marina Rei, con cui ha diviso pentagrammida riempire, testi da inventare, tracce da inci-dere e arrangiare, teatri e piazze da colmare.

Qualche disco, è vero, è passato in sordina,ma lui è ancora qui, oggi vivo più che mai, aspendere le sue riflessioni Tra l’aratro e laradio, in un’urgenza comunicativa che anco-ra una volta non può frenare.

Ancora col suo vecchio basso Fender del‘67, un po’ con i suoi testi criptici e difficili eun po’ con le sue romantiche favole, semprecon le sue scivolose acrobazie.

A San Remo, che sembra essere diventatoil Santo protettore di quelli che di protettorine hanno già tanti e potenti, lui c’è arrivatoin punta di piedi anche quest’anno e, chiusoil sipario, la gente è andata a digitare il suonome su YouTube e a skippare le stazioniradiofoniche in cerca di quell’irresistibileritornello che fa «ancora Il solito sesso» e cheracconta della conversazione con una donnamisteriosa, attraverso quella cornetta che,maledetta, la divide dalla sua bocca.

È questo il primo singolo del suo sestolavoro, ricco di episodi che ipnotizzano e,allo stesso tempo, danno spunti per pensarea tante cose: alla situazione musicale deinostri giorni, all’amore da vivere e all’amoreda ricordare, alla donna da contemplare e dacustodire come un’opera d’arte, alla vita dasudare e alla morte da meritare.

Mi sembra di vederlo, sul prestigiosopalco dell’Auditorium di Roma, la sua città,nella calda sera del 14 luglio, con quella suaaria stralunata, quel suo modo gentile diinchinarsi, un completo (scuro) elegante equella sua voce che, forse, all’inizio tremeràun po’ per l’emozione, ma che presto si scal-derà e saprà scaldare.

Corinna Nicolini

C he Benjamin Chase Harper fosse un pre-destinato, lo si era già capito prima della

sua nascita, nel 1969, da una famiglia di originiafro-americane che si occupava di musica da tregenerazioni. Uno che da piccolo, a Claremontin California, invece di giocare a pallone nelcortile con gli altri bambini suonava i pezzi diRy Cooder, Bob Dylan, Sam Cooke e RobertJohnson con la sua chitarra acustica nel negoziodi strumenti musi-cali del nonno (tut-t’oggi gestito dallamadre e trasforma-to in museo di stru-menti musicalitipici di diversiPaesi); uno che a12 anni si esibivadal vivo con risul-tati straordinari eche proprio grazieal nonno liutaio siavvicinava alla suafidata ed insepara-bile slide (o steel)guitar, unaWeissenborn deglianni 20.

Il ragazzo talen-tuoso non tarda ad essere notato dalla Virgin perla quale inizierà a pubblicare dischi dal 1993.Welcome to the Cruel World (1993), Fight foryour Mind (1995), The Will to Live (1997) eBurn to Shine (1999) mostrano tutte le suecaratteristiche: un eclettismo musicale smisura-to e un’attenta visione del mondo e della realtà.

La musica black gli scorre nelle vene ma Benè anche un grande ammiratore delle tradizioniblues, jazz e rock: «Quando scrivo e canto lemie canzoni, non penso a nessuna differenza fra

pubblico bianco e nero. Credo solo nei colori».Convinzione che lo porterà a sperimentare sem-pre nuove soluzioni sonore. Per la sua fiducianei valori dell’umanità, nella pace e nella riuni-ficazione dei popoli viene visto da molti comeil prosecutore di una missione divina già intra-presa da artisti quali Bob Dylan, Joni Mitchell eBob Marley.

Nel 2003 arriva quello che, forse, è il suolavoro miglioreper ricercatezzasonora e profondi-tà delle liriche,Diamonds on theInside.

Dopo l’entusia-smante esperienzadi There will be aLight (2004) con iBlind Boys ofAlabama (un col-lettivo di cantanticiechi ultraottan-tenni) e il doppiodisco Both Sides ofthe Gun (2006),Ben Harper tornanel 2007 conLifeline; disco che

non fa altro che affermare tutte le peculiarità delsuo sound sinora espresse.

Dopo il grande concerto dell’anno scorsol’attesissimo bis quest’anno il 26 luglioall’Ippodromo Capannelle, per il RomaRock Fest 08 accompagnato dalla sua band disempre, The Innocent Criminals: imperdibileoccasione per poter entrare ancora una voltanella sua Babele musicale.

Gianluca Gentile

a cura di CORINNA NICOLINI SINEAD O’CONNOR TheologyHa fatto pace con un dio personale

MAX GAZZÈ Perché, cari scettici, il suo popè colta poesia ma anche scaltra ironia, inun’urgenza comunicativa che non può frenare BEN HARPER Io a calcetto non ci gioco

Music In �� Luglio - Agosto - Settembre 2008PPPPOOOOPPPPCCCCKKKKpop&rock

GAZZÈ LADRA

CCRREEDDOO NNEEII CCOOLLOORRII

Fluttua nella poesia cullato da un soffice tappeto pop che arriccia le frange al vento delle sperimentazioni sinth e sobbalza ai ritmi rock

«Quando scrivo e canto le mie canzoni, non penso a nessuna differenza fra pubblico bianco o nero».

Infatti suona con un collettivo di ciechi ultra ottantenni

SUOR SINEAD

DA MY WAY A YESTERDAY«(...) L’International Chamber Ensemble diRoma, ha portato un programma splendidamen-te diverso... l’eccitazione e la creatività esplo-devano in tanti diversi momenti!»: così ha scrit-to, di recente, il Los Angeles Time. E, pensan-do alle serate del 12 e 15 luglio, sembra che lamagia si ripeta: «Da My Way a Yesterday -Frank Sinatra e i Beatles in 30 leggendarie can-zoni» è un percorso nella musica «leggera» delnostro tempo che vede protagonistaun’Orchestra con alle spalle quasi 30 anni diprofessionalità ed «eclettica attività». Unomaggio a Frank Sinatra diretto da FrancescoCarotenuto con la sua International ChamberEnsemble, formazione musicale unica nel suogenere, nel Cortile della bellissima S. Ivo allaSapienza in Roma.

Ersilia Verlinghieri

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G li anni Ottanta erano suoi. Si è presa lanostra infanzia e i nostri sogni proibiti,

che alimentava a sospiri e bustini imbottiti, e poiè andata oltre. Ha lasciato alle spalle NickKamen e gli Spandau Ballett ed ha fatto un saltonegli anni Novanta, in cui ha dimostrato a tutti ibacchettoni che il cervello, quello fino, ce l’ave-va lei. Ha fondato la Maverick Records che, oltreai suoi dischi, ha lanciato qualche nomuncolotipo Alanis Morissette e Prodigy.

Quando noi eravamo ancora impelagati tra ilricordo del Desert Storm e le bricconcellate diClinton lei ci ha salutato ancora ed è andataavanti di un’altra casella, il 2000. Libri di favoleper bambini e nuove religioni in cui buttarsi.

Madonna, l’artista. Madonna, l’icona.Madonna, l’icona dell’artista.

Stiamo parlando di una che il «Guinness deiprimati» ha riconosciuto come artista femminiledi maggior successo di tutti i tempi, stimando inoltre 405 milioni il numero dei dischi venduti(sommando album e singoli).

Non è stata la sua voce a far impazzire, perchédi gente più brava a cantare di lei ce n’era tantae ce n’è ancora adesso. Non è stato neanche ilsuo aspetto, perché di donne più belle di lei cen’erano tante e ce ne sono ancora. Madonna fun-zionava come mix, come miscela antica di una

qualche pozione magica andata perduta, che met-teva nello stesso calderone la normalità di alcunisuoi talenti alla genialità di comunicarli sempre ecomunque nel modo più giusto. Madonna fun-zionava e funziona ancora.

Ci voleva testa per cantare negli anni OttantaPapa Don’t Preach perché ci voleva qualcunoche prendesse le difese delle ragazze-madriormai stanche di doversi per forza sentire spor-che. E se ci voleva anche coraggio, lei non ebbedifficoltà ad andare contro la Chiesa baciando unfinto prete di colore in Like a Prayer.

Vaticano contro ma il resto del mondo a favore:fu il singolo più venduto negli anni Ottanta conquattro milioni di copie. E la storia, quella del pop,continua di anno in anno tra uscite geniali e pezzisemplicemente bellissimi. Continua tra tour sem-pre pieni e vendite da capogiro in tutto il mondo.

La vita dà e la vita toglie e così il bicchiere del-l’amore per vent’anni rimane sempre mezzovuoto. Madonna rimbalza tra mille amori e quasi-matrimoni sciupandone un paio veri, tra cui quel-lo con Sean Penn nel 1986. «Non si può avertutto», pensarono di certo le nostre nonne. Questa,però, è saggezza popolare e Madonna con la gentecomune ha poco a che fare.

E così l’ultimo grande scandalo arriva nelnuovo millennio. L’immagine della trasgressione

trasgredisce ancora scegliendouna vita borghese. Si prende unmarito britannico, con la faccia pulita, edue bambini da partorire e crescere. Poi siprende una bella casa a Londra da famigliabenestante e altri bambini da adottare e accudi-re. Il mondo, ancora una volta, incassa il colpo erisponde con amore. Il suo ultimo album, l’undi-cesimo in studio, Hard candy è ancora una voltaun successo planetario e la signora Ciccone escedal suo salotto griffato per un bel tour mondia-le, lo Sticky and Swet tour. Anche i romanipotranno godersi il passaggio di questa divi-nità moderna nella loro città. Il 6 settem-bre, allo stadio Olimpico, Madonnatorna dopo due anni dalla sua discesa nelregno di Cesare per cantare a note popla sua incredibile vicenda.

Ballerini, luci, scenografieimmense: questo è un concerto dichi non canta bene, non balla benee non è poi così bella. Ballerini,luci, scenografie immense: questoè un concerto di chi ha il mondosotto ai suoi piedi.

Corinna Nicolini

MADONNA Gli anni 80 erano i suoi. Si è presatutto di noi. Ci ha rubato la nostra adolescenzaed ora ci vuole fregare pure l’età adulta.

LEONARD COHEN Rifugge l’illusione lisergicadei campi di fragole di Haight Ashbury, non è interes-sato a diventare un capo-popolo. Punta dritto al cuore.

BAUSTELLE È difficile resistere alMercato, amore mio, di conseguenza andia-mo in cerca di rivoluzioni e vena artistica

Music In �� Luglio - Agosto - Settembre 2008 PPPPOOOOPPPPCCCCKKKKpop&rock

BAUSTELLE: ALL’INFINITO TENDERE Gianluca Gentile

«È difficile resistere al Mercato, amore mio, di conseguenza andiamo in cerca di rivoluzioni e vena artistica».Proprio quello che i Baustelle hanno sempre cercato di fare durante l’ormai quasi decennale carriera. Una linea

evolutiva che inizia con le canzoni indie-pop e i testi visionari e bizzarri del primo album autoprodotto Il sussidiario illu-strato della giovinezza (2000); storie illustrate di un’adolescenza tutta italiana che, nonostante il sound lo-fi, rendono ildisco rappresentativo di una generazione che non si riconosce più nelle classifiche nazionali. Si continua con le atmosfe-re elettroniche, raffinate e quasi cinematografiche di La moda del lento (2003) per approdare nel 2005 alla definitivamaturità con La malavita.

Il gruppo toscano si orienta definitivamente verso la canzone pop d’autore, regalandoci pezzi indimenticabili checominciano a circolare in radio (La guerra è finita, Il corvo Joe, etc), complice anche un contratto con la Warner. L’ultimodisco, Amen (2008), conferma la propensione verso il pop melodico della band; gli ottimi arrangiamenti dei brani e i duet-ti di Francesco Bianconi e Rachele Bastreghi continuano ad emozionare rendendo i Baustelle gruppo di culto dell’indie-rock italiano.

Sulla scia del successo, tornano in concerto a Roma per la terza volta nel 2008 dopo l’entusiasmante esibizione al con-certo del primo maggio con Irene Grandi (per la quale Bianconi ha scritto le parole del successo Bruci la città). Non sap-piamo per quali altri sentieri ci condurranno nei prossimi anni i Baustelle, ma una certezza l’abbiamo: «È necessario vive-re, bisogna scrivere, all’infinito tendere».

25 LUGLIO - Villa Ada

Libri di favole per bambini e nuove religioni in cui buttarsi. Lei che ha preso per prima le difese delle ragazze-madri stanchedi sentirsi sporche, che si è messa le borchie ed è andata a fare l’icona dei gay. Che ha baciato in bocca un prete di colore eBritney Spears davanti al mondo e che si è messa un nome da vergine, moglie, santa, bugiarda. E noi qui, ai suoi piedi.

L eonard Cohen è uno dei più grandi interpreti del nostro tempo. Lesue canzoni hanno influenzato intere generazioni di cantautori: da

De Andrè a Nick Cave, da Morissey a Jeff Buckley. A distanza di ben 15anni dal suo ultimo tour, il 28 luglio si esibirà all’Auditorium di Roma.

Poeta, romanziere, cantautore, Cohen ha fatto sua la tradizione deglichansonnier francesi (come Brel e Brassens) per fonderla con il folk ame-ricano. Nato a Montreal nel 1934, Cohen ha avuto una vita contrassegna-ta da una certa irrequietezza e da contraddizioni interiori: poeta in Europanei primissimi Sessanta, fervido professante dell’Ebraismo in qualsiasiposto si trovasse, eremo buddista in un monastero californiano, voyer inquel di Cuba durante la revolution e tossico nei gironi di quel ChelseaHotel che segnò molte pagine buie della storia del rock.

Il parnassiano del Quebec pubblica il suo primo disco proprio quandoil movimento rock raggiungeva il suo apice. Siamo nel 1968, il positivi-smo del flower power sta per lasciare il posto alla lotta ed all’impegnopolitico. Ed è uno dei più grandi debutti della storia del rock con autenti-che perle quali Suzanne, So Long, Marianne e Sister of Mercy.

Come i newyorkesi Velvet Underground, il giovane Cohen rifugge l’il-lusione lisergica dei campi di fragole di Haight Ashbury né tantomeno èinteressato a diventare un capo-popolo e denunciare che «i tempi stannocambiando». Punta dritto al cuore dell’individuo per divenire il cantoredella malinconia, della solitudine, dell’emarginazione e degli amori per-

duti. Spesso è solo la chitarra ad accompagnare la profonda voce diCohen, che non ha bisogno di sovrastrutture musicali per regalarci emo-zioni dal sapore di rugiada invernale.

Pubblica dischi col contagocce, seguendo la sola logica dell’ispirazio-ne. Dopo la malinconia del disco d’esordio ed il dolore di Songs for aRoom e Songs of Love and Hate, il cantautore canadese esplora la sferareligiosa con l’album Various Positions (1984) nel quale è inclusaHalleluja, canzone senza tempo. Nel 1988 I’m your man raggiunge ilprimo posto delle classifiche di molti Paesi europei proiettando l’ex asce-ta canadese nello stardom vellutato del rock’n’roll. The Future (1992) eTen New Songs (2001) segnano l’ennesimo ritorno. Dear Heather (2004)è, per il momento, l’arriveduar.

«E seppellirò la mia anima in un album,con le fotografie e il muschio.E mi arrenderò alla piena della tua bellezza,consegnandoti il mio violino da quattro soldi e la mia croce»(Take This Waltz )

Arrivederci alla prossima, «menestrello dalla voce di rasoio».

Eugenio Vicedomini

MADONNA, IL MONDO SOTTO AI PIEDI

LEONARD COHENMALINCONICA VOCE RASOIO

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a cura di VALENTINA GIOSA MASSIVE ATTACK A dominare,un forte senso di alienazione urbana

BJORK Fuori dalla Cina Perché ha cam-biato le parole di «Declare Independence»per inneggiare all’indipendenza del Tibet

SIGUR ROS Nudi, oscuri e mag-matici come parentesi. Tonde.

Music In �� Luglio - Agosto - Settembre 2008EEDDGGEEand backand back

U n distillato di Islanda nel caldo dell’estate romana. «Luglio suona bene2008» porta i Sigur Ros, di scena il 12 nella suggestiva cornice della cavea

dell’Auditorium Parco della Musica, nell’ambito del tour che li vedrà toccareanche Milano e Firenze dopo quasi due anni di assenza dai palchi italiani.Un rientro atteso per la band islandese, tra le più amate e seminali degli ultimi diecianni, dal loro album di esordio, Von del ‘97, fino a Takk, ultima prova «inedita» adoggi, datata 2005. Eterei, evanescenti e glaciali, la musica dei Sigur Ros sembra sgor-gare dalle profondità della loro terra in lente e dense volute, calibrata in quattro dischiche li hanno imposti sulla scena internazionale, fautori, insieme a Mum e Gus Gusdella nouvelle vague islandese a cavallo tra Novanta e Duemila, sulla scia della piùcelebrata Bjork. Ma come Bjork e Mum prediligono dissonanze e virate sull’elettroni-ca, la musica dei Sigur Ros si stabilizza invece su atmosfere rarefatte e ossessive, litur-gie nordiche giocate spesso sul vonlenska o hopelandic, sorta di linguaggio esperantoastratto inventato dal cantante-chitarrista Jonsi Por Birgisson che gli consente di usarela voce come strumento puro. «In fin dei conti è quello che accade con le canzoni ingle-si nei paesi non anglosassoni: chi non sa l’inglese percepisce suoni, non significati», cischerza Kjartan Sveinsson, tastierista della band. Una sorta di dilatato«Prisencolinensinainciusol» celentaniano.Scoperti proprio da Bjork nel ‘94, in seguito al loro primo singolo Fljugou, partorito inappena sei ore e inserito in una raccolta per i cinquant’anni dell’indipendenza islande-se dalla Danimarca, il quartetto - composto da Jon Thor Birgisson (voce e chitarra),Kjartan Svensson (tastiere), Georg Holm (basso) e Orri Pall Dyrason - ci mette treanni a dare forma al loro primo album, Von (speranza), tra le quali spiccano l’omoni-ma Sigur Ros (rosa della vittoria) e Myrkur. Von rimarrà misconosciuto fino al suc-cessivo Agaetis Byrjun (un buon inizio), del 2000, disco della svolta, per l’etichettainglese Fat Cat. Giocata su lunghe tessiture sospese tra noise, archi e elettronica,percorse dalla voce (quasi) bianca e tagliente di Jonsi, la psichedelia minimalistadei Sigur Ros raccoglie consensi a livello internazionale, mentre i nostri fannoincetta di premi in patria (miglior album, miglior gruppo, etc.), assestandoli tra glialfieri più acclamati del post-rock, accanto a Mogwai e ai Radiohead cacofonici

di Kid A (per cui apriranno molti concerti), lungo la linea madre dei precursori Can.La struttura nuda perseguita dal gruppo continua nel seguente ( ), senza titolo e indi-cazioni per le relative otto tracce, a loro volta intervallate da trenta (cageani) secon-di di silenzio, cantate esclusivamentein hopelandic. ( ) è un disco se possi-bile ancora più oscuro e magmaticodel precedente Agaetis Byrjun fattodi lunghe spettrali suite di ascenden-za floidiana. Il 2005 è l’anno dell’approdo a unamajor, la Emi, con Takk (grazie),l’album forse più debole e menocarico di suggestioni. Le undici tracce segnano il ritornoal cantato in islandese, e l’oscuritàdi ( ) è abbandonata per un ritorno auna psichedelia in stile MercuryRev/Flaming Lips (vedi, tra tutte, lafiabesca Saeglopur con ouvertureiniziale di campanelli e pianoforte ola sognante Hoppipolla). O, più semplicemente, in puro stileSigur Ros. A più di dieci anni didistanza dal loro esordio, i Sigur Rostirano le fila della loro carriera, riper-correndo in un doppio cd,Hvarf/Heim, il loro repertorio in formato elettrico-unplugged, con aggiunta di unvecchio demo, Salka e di due inediti (Hljómalind e Í Gær). Il disco esce in contem-poranea con il film Heima, un prezioso documentario in cui è possibile ammirar-li in dimensione live. Per chi non potrà esserci all’Auditorium il 12 luglio.

SABATO 12 LUGLIO - ore 21:00 >> Luglio Suona Bene AUDITORIUM PARCO DELLA MUSICA - Cavea - Ingresso: da 30 a 60 euro - Biglietteria: 199.109.783

AAPPRRII EE CCHHIIUUDDII PPAARREENNTTEESSII Lorenzo Bertini

Quando si fa ilnome di Bjork ci siaspetta qualcosa dieccezionale, sicura-mente non convenzio-nale e che faccia parla-re. Soltanto qualchemese fa l’abbiamovista bandita dallaCina per aver inneg-giato all’indipendenza

del Tibet, durante lo show a Shangai, modifi-cando le parole della sua canzone DeclareIndipendence. Ma quando si parla di un suoconcerto la curiosità aumenta a dismisura; sepoi il concerto in questione è a Roma, adistanza di ben 7 anni dalla sua ultima appa-rizione nella capitale, allora l’attesa diventasnervante. Ebbene sì, la cantante islandesetorna in Italia in occasione del Volta Toureuropeo; la cornice romana che ospiterà ilsuo concerto del 25 luglio, nell’ambito dellamanifestazione «Luglio suona bene», è lasuggestiva Cavea dell’Auditorium Parcodella Musica. Chiunque sa che un concertodi Bjork è qualcosa che trascende qualsivo-glia definizione di «normalità».

Durante la sua carriera si è rivelata unacantante sopraffina diventando icona delnuovo pop di stampo elettronico. Una car-riera iniziata a soli 11 anni con un disco dicanzoni islandesi per bambini che vende7000 copie in Islanda e diventa disco di pla-tino. Trasferitasi a Londra, dopo diverseesperienze in gruppi punk anche di successo(vedi Sugarcubes) e l’esperienza jazz/bebopdi Glin Glò (1990) in trio, inizia la sua carrie-ra da solista. Debut (1993) e Post (1995) rac-colgono consensi di critica e pubblico.

La sua musica, sempre in continua evolu-zione, fonde dance, pop, trip-hop, house,punk, industrial, funk, soul-jazz, per citaresoltanto alcune delle etichette sfornate daicritici. Ma in verità il suo sound è indescrivi-bile: campionature, elettronica, sinfonie d’ar-chi su cui si innesta una voce ora soltantosussurrata, ora sensuale, ora urlata a squar-ciagola; il tutto accompagnato da atmosfereoniriche, scenografie spettacolari, costumi discena vari che non fanno altro che sottolinea-re l’eccentricità della principessa dei ghiacci.

Del resto Bjork è sempre stata amante deglieccessi, recitando spesso la parte della diva alcentro dell’attenzione e rischiando, per que-sto, di finire in frantumi. Accade tutto nel

1996, quando aBangkok, in predaad una crisi di nervi,assale una troupetelevisiva che stavariprendendo ilfiglio. A distanza dipoco tempo riceveràun pacco bomba,miracolosamenteintercettato dallapolizia, inviato da un fan in preda alla pazziache si suiciderà poco dopo. Sono esperienzeche segnano nel profondo la sensibilità dellacantautrice che decide di tornare a vivere suuna montagna in Islanda, a stretto contattocon la natura, per ritrovare la serenità.

«Per me, cantare è sempre stato qualcosa dipuro, il mio modo di dialogare con le cose; mi èsempre piaciuto cantare nel vento, sotto la piog-gia, in una tormenta di neve, su un torrente dilava. Io contro gli elementi». Da lì in poi la stra-da sarà di nuovo in discesa. Nel 1997 sfornail suo capolavoro Homogenic, oscuro eromantico nello stesso tempo, intriso diarrangiamenti d’archi spesso anche disso-nanti e i soliti beats elettronici. Nel 2000 reci-ta nel film Dancer in the Dark, di Lars VonTrier, il ruolo della protagonista Selma, conuna sensibilità, un pathos e un dolore quasireali dove l’interpretazione tra musical emelodramma vale la palma d’oro a Cannescome miglior attrice. Dopo Vespertine (2001)nel quale concede più ampio spazio all’elet-tronica intraprendendo un viaggio nellasfera dei suoi sentimenti più intimi e tor-mentati, arriva Medulla (2004); album straor-dinario per la sperimentazione vocale, inte-ramente composto da registrazioni vocalisue e di alcuni collaboratori (vedi MikePatton). L’ultimo lavoro Volta (2007) è unritorno alle sonorità del passato e alle tema-tiche a lei tanto care: il rapporto con la natu-ra, il dialogo con le persone amate, i temipolitici di libertà. Bjork è tutto questo e moltoaltro. E allora non resta altro che attendereche il folletto venuto dai ghiacci ci regali unaltro dei suoi spettacoli indimenticabili.

Gianluca Gentile

COLONNA SONORAMETROPOLITANA

IL FOLLETTOISLANDESECONTRO

GLI ELEMENTIDa Bristol, un’elettronica fredda ed elegante che lascia spazio a sospensioni oniriche e ad immagini allucinanti ed evocative

(...) È qui che nasce il collettivo The WildBunch (Il Mucchio Selvaggio), una sorta di fac-tory di rapper, strumentisti, disc jockey, balleri-ni, graffitari, tecnici del suono e delle luci che siritrovano a suonare negli scantinati dei quartie-ri popolari di Bristol uniti dalla sola volontà diesprimersi.

Nel 1990, tre fra i ragazzi di questo «muc-chio» fondano i Massive Attack, non una bandin senso tradizionale ma un sound system, unaformazione mobile composta da collaboratorifidati ma che accoglierà sempre nuovi artisti(Tricky, Horace Andy, Sarah Nelson, Mos Def,Elizabeth Fraser, Tracey Thorn, Sinéad

O’Connor).Ecco così arrivare nel 1991 l’esordio disco-

grafico della band, Blue Lines, che racchiudetutte le esperienze del collettivo e getta già lebasi di un sound unico ed inconfondibile che siesprimerà al meglio in uno dei capolavori degliultimi anni: Mezzanine (1998) album profondo,intenso e maturo, nonché il disco più «rock»della band.

Hip-hop di matrice nera, bassi dub, ritmidance, l’ossessività ipnotica del rap, il linguag-gio reggae, sonorità ambient, soul e musica dafilm: queste le influenze della band. A domina-re, un forte senso di alienazione urbana, grazieall’utilizzo di un’elettronica fredda ed eleganteche lascia spazio a sospensioni oniriche e adimmagini allucinanti ed evocative da perfettacolonna sonora metropolitana.

Dopo le sonorità techno e lounge dei primidue dischi (Blue Lines e Protection) segnati dauna particolare ricerca sul ritmo, ecco conMezzanine sopraggiungere tinte oscure e crepu-scolari, figlie del miglior dark-rock degli anni80. «Abbiamo voluto puntare soprattutto suprofondità e prospettiva - spiega Robert DelNaja - in un album che dà la sensazione delviaggio e si può ascoltare a vari livelli di coin-volgimento: se si tiene alto il volume, acquistain immediatezza; se lo si abbassa, diventa piùimprevedibile».

Seguiranno 100th Window (2003), prodottosolamente da Del Naja, la colonna sonora di

Danny Dog, film del 2004 diLuc Besson e la raccoltaCollected dove spicca ilcapolavoro inedito, Live withme, cantato da un superlativoed emozionante Terry Callier.

Del Naja e Grant Marshallhanno annunciato per que-st’anno l’uscita del nuovoalbum WeatherUnderground. Il discodovrebbe avvalersi di diversecollaborazioni tra cui HoraceAndy (usuale collaboratoredella band), Damon Albarn,Tunde Adebimpe dei TV OnThe Radio, Hope Sandoval(ex cantante dei Mazzy Star),Mike Patton, Mos Def e lestraordinarie voci di LizFraser e Dot Allison.

La band, impegnata in un lungo tour estivoche toccherà in Italia Napoli, Roma,Ravenna e Padova, ha da poco firmato uno deibrani della colonna sonora del film Gomorra diMatteo Garrone. Una collaborazione casualenata con la complicità di Max Passante, dj eproducer napoletano da anni in Inghilterra dovecollabora attivamente con il gruppo di Bristol.

Valentina Giosa

SABATO 25 LUGLIO / ore 21:00Luglio Suona BeneAUDITORIUM PARCO DELLA MUSICA - CaveaIngresso: da 60 a 120 euroBiglietteria: 199.109.783

VENERDÌ 18 LUGLIO / ore 21.30Roma Rock FestivalIPPODROMO DELLE CAPANNELLEVia Appia Nuova, 1245 Ingresso: 30 euro + d.p. - Info: 899500055

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Music In �� Luglio - Agosto - Settembre 2008 EEDDGGEEand backand back

M i vende un pianoforte, sulla 14thStreet di New York, un tipo che è

un commesso qualunque e che tra riffee raffe mi invita a vederlo ballare quel-la sera o qualunque altra. Il tempo cheil pianoforte sia già dentro la mia casadi Chelsea per accettare il suo invito eritrovarmi all’Orpheum Theatre sulla 2ndAvenue, in mezzo alle botteghe del tatuag-gio e del piercing, in una Manhattan che qui ad estdella City è sporca e confusa come tutti gli est delmondo. L’East Village che sta nascendo solo in que-sti ultimi anni ospita il mio venditore di pianoforti equalche amico suo, stabilmente. Non suonano, masbattono. Non cantano, ma fanno rumore. Non recita-no, ma fanno gag. Sono Stompers, niente più. Quasiuna filosofia. Una setta. Nati a Brighton nell’esta-te del 1991 da un’idea di Luke Cresswell e

Steve McNichola, gli Stomp danno vita a una performance unica che nascedalla strada. Suonano scope, manici, pneumatici, spazzolini, fogli di giornale,

scatolette di cerini, tubi di gomma, lavabi interi della cucina che si attaccano alcollo. Si arrampicano, strofinano, percuotono e il ritmo è incessante, arrivano

su in alto a metri da terra attaccati agli spalti e nessuno di loro, ancora, ha sba-gliato.

Ripetono tutto ogni sera, da anni, per le strade ed anche nei teatri: quello di Roma,ad esempio, l’Olimpico, che assiste a un concerto anomalo, al senso rapido del tempo

che scorre, alla visualizzazione della musica in un’opera che è metropolitana nel senso dicittà e nel senso di subway, stare sotto l’asfalto in attesa di un treno, rumori compulsi-

vi e il piede che batte, topi nei binari. L’immondizia seduce gli Stompers, e il disordineurbano che è tutto ciò che fa arte. Un «metaballetto», la furia ritmico-sensuale del fla-menco unita al gioco percussivo del tip-tap, l’umorismo del cinema muto dato in pre-stito alla Pop-Art. Si ricicla tutto perché tutto è arte, suono, ritmo incalzante di cerini prima che venga-no accesi, di immondizia prima che venga lacerata, di confusione prima che diventi

emozione. Non oso pensare cosa avrebbe fatto il mio pianoforte in mano a lui.

SIOUXSIE Ipnotica, ammaliante,dark-punk-e-gothic. Strana insomma.

STOMP! Dentro un metaballettoche è percussioni, acrobazia, estro-vaganza. E pulizie di primavera

PORTISHEAD Un punto di vista di cui non sipotrà più fare a meno, la cui bellezza va al di làdell’estasi estetica tanto da divenire obbligo

GOTICA REGINA SIOUXSIEVive in una casa del XIV secolo in un tranquillo villaggio nei dintorni di Tolosa, dove nessuno la conosce se non come «quella strana

cantante che viene all’Inghilterra». Praticamente fa la parte della vicina stramba, e invece è la madre della scena gothic britannica. Questi francesi.

BATTE L’IMMONDIZIA di Romina Ciuffa

La regina deldark punk bri-tannico, leaderstorica deiSiouxsie andThe Banshees emadrina dellascena gothic,ritorna in Italiadopo anni diassenza per tredate imperdibili(il 12 luglio alTeatro Romanodi Ostia Anticadi Roma, il 14 a

Villa Arconati di Milano, il 15 allo Spaziale Festival diTorino).

Siouxsie Sioux, all’anagrafe Susan Janet Dallion dalla voceammaliante e ipnotica, con il primo album dei Banshees hasostanzialmente dato il via al movimento dark che avrebbe domi-nato buona parte del decennio degli anni 80, aprendo la strada agruppi indimenticabili come Joy Division, Cure, Bauhaus, KillingJoke, Sisters of Mercy. Ma non solo. Il suo stile vocale e le suesonorità tetre e malinconiche sono rintracciabili anche oggi, bastipensare a Portishead, Dead Can Dance, Garbage, Cocteau Twins(la Frazer ha raccontato di aver avuto da ragazzina un tatuaggio diSiouxsie). Miss Dallion fa i suoi primi passi nel mondo musicalecome fan dei Sex Pistols seguendoli nelle loro performances conun gruppo di sostenitori ed è già un’icona di stile: alta, eterea,

affascinante, trucco pesante, colorito cadaverico, abiti provocantispesso tipicamente sadomaso. La sua immagine ha influenzatopiù di una generazione consacrandola come uno dei pilastri delrock di tutti i tempi.

Ed è proprio nel fermento punk londinese che Siouxsie si pre-senta sul palco con i Banshees, una formazione improvvisata inoccasione del festival 100 Club, che comprende Steve Severin albasso, Sid Vicious alla batteria e Marco Pirroni (poi negli AdamAnd The Ants e nei Rema Rema) alla chitarra. Ed oltre all’imma-gine già perfetta è evidente che c’è qualcosa di più: Honk KongGarden è una meravigliosa danza macabra giapponese arricchitada una voce con reverse gate reverbe, effetto che Siouxsie avevasentito nella indimenticabile Holy Holy di David Bowie.

Il successo comincia presto ed ecco arrivare un contratto con laPolydor con il nome definitivo: Siouxsie and The Banshees (for-mazione che vedrà la sostituzione di John Mc Kay alla chitarra eKenny Morris alla batteria).

Il canto selvaggio, i tamburi tribali, l’approccio teatrale e misti-co, gli inserti elettronici, i rimandi al krautrock, gli innumerevoliriferimenti letterari a Baudelaire, Blake, Redcliffe, Edgar AllanPoe e le citazioni cinematografiche costituiscono subito elementidel tipico Siouxsie-sound. L’urgenza e la violenza del punk diven-gono con i Siouxsie and The Banshees meno dirompenti e piùricercati aprendo le porte ad una musicalità suadente e spessovisionaria, capace di arrangiamenti raffinati e complessi. Dopocapolavori come Scream, JuJu, Nocturne, nel 1996 il gruppodecide di sciogliersi, in polemica risposta al revival punk che staprendendo forma in quel periodo.

Nel 2007 dopo anni di pubblicazioni a nome The Creatures(duo formato da Siouxsie e da Budgie, batterista dei Banshees e

per diversi anni suomarito), Siouxsiepubblica il suoprimo album comesolista, intitolatoMantaray discodalle tinte «roman-tiche» di una son-gwriter ormai riccadi esperienza ematura. L’ex reginadella notte, lontanaanni luce dal vec-chio tumulto delpunk e dall’ aspettodi riot-girl, oggivive in un tranquillo villaggio nei dintorni di Tolosa in una casadel XIV secolo.

«Quasi nessuno da queste parti sa chi sono – dice –. Qualcunotutt’al più mi definisce quella cantante un po’ strana che vienedall’Inghilterra».

Valentina Giosa

Cogliere l’occasionedi vedere il live deiPortishead racchiude insé e sintetizza l’unicitàdi un avvenimento raro eprezioso che, nelmomento stesso dellasua esecuzione, permettedi essere detentori di una

memoria storica. Il tour scorso ha previsto pur-troppo solo due tappe in Italia (il 30 marzoall’Alkatraz di Milano e il 31 allo Saschall diFirenze). Il tenore dello spettacolo è perfetta-mente fedele a quello del disco: sobrio, lineare,potente, oscuro. Paralizzante.

Nessuna via di fuga per occhi e orecchie.L’immaginazione è resettata al suo punto d’ori-gine, pura e sensibile. Emerge solo il rigore diuna visione che è frutto di una necessità, di(riba)dire e porre nuove basi di concezionesonora. Un’incombenza ontologica, che richiedetempo per trovare la giusta espressione, lontanada meccanismi commerciali.

Non sorprende quindi che il disco arrivi anar-chicamente dopo tanti anni dal precedente. E sichiami Third. Nessuna intenzione così di can-cellare il passato, anche perché lo stile, l’innova-zione, l’intelligenza, la sorpresa, la lucidità,l’accuratezza, non sono smarriti e l’ascolto del-l’opera ribatte incessantemente questo assunto.È l’aggiunta di un nuovo pilastro nell’evoluzio-

ne del sistema musicale, al di là del tempo edelle mode, un incipit rinnovato per tanta nuovaispirazione. Un disco dove ogni scelta formaleacquisisce un senso: nella disposizione, nelladurata, nella ripetizione, nell’interruzione enella ripresa. Ma laddove, nell’insieme deibrani, si intuisce un progetto articolato e concre-to, nella realizzazione degli stessi, nel loro esse-re musica e parole, è evidente la loro minuziosae sorprendente diversità. Un’ora di ascolto divi-sa, ancora una volta, come è sempre stato, inundici tracce. Cifra costante di un enigma irri-solvibile e rinnovato, riavvisabile da subito inquella breve lezione in portoghese (Esteja aler-ta para a regra dos 3...) che sancisce il nostroascolto e l’inizio di Silence. Ecco dunque basso,batteria e chitarra secchi e incessanti in riveren-te dialogo con la voce di Beth, atmosfera da noirmetropolitano e una fine che non esiste, labile edrammatica come quella dei film dei fratelliDardenne.

È solo l’inizio. C’è tempo per scandagliareabissi e sommità di rimembranze e passioni conHunter e Nylon Smile, i ritmi si intersecanovariabili e mutevoli e i suoni si aggiungono earrivano sempre abbaglia(n)ti di luce scura,ambigua e inaspettata, dall’esito immobilizzan-te per ogni tentativo esplicativo: I can’t saynothing good / Nothing is so bad / I never hadthe chance to explain exactly what I meant. C’ètempo per la delicatezza e la sublimità e la magi-

ca armonia di The Rip, l’inquietudine disturban-te di Plastic, che preannuncia la rivolta di WeCarry On, dalla base paranoica e alienante,momento di perdizione estrema e scatenante, dafossilizzare il battito cardiaco nella sua inces-sante compulsione. C’è tempo per un malinconi-co e tenero respiro acustico dai sentori blues conDeep Water, prima della inesorabilità delladrum machine di Machine Gun, e della rugositàdi Small, esemplari di cupezza e psichedelia chesperimentano nuove traiettorie dell’udito. C’ètempo per il compromesso e la convivenza conla ritrovata melodia in Magic Doors, e la finalesospensione lynchiana di Threads, che certificain maniera indelebile l’impossibilità di qualun-que risposta ai nostri dubbi: What do I know?and how do I go? I’m always so unsure.

Una spinta sperimentatrice e innovatrice inva-de questi brani. Non è più tempo di campiona-menti, sonorità lo-fi e scratch. Nessun autorefe-renzialismo. Bastano l’orchestrazione sapientedi batteria, chitarra, basso, elettronica pungentee minimale, e la voce, che non smette mai di stu-pire e impressionare per quali evoluzioni sia ingrado di mostrarci. Si percepisce la sofferenza,l’intensità del complesso processo creativo, l’as-soluta necessità di compiersi. Perché siamo difronte, o meglio, dentro, a un mutamento di cuiè difficile ancora comprendere il peso. Un puntodi vista di cui non si potrà più fare a meno, la cuibellezza va al di là dell’estasi estetica tanto dadivenire obbligo.

Alessandro Tognolo

SIOUXSIE - SABATO 12 LUGLIO ore 21.30COSMOPHONIES - Teatro Romano di Ostia Antica di Roma -Via dei Romagnoli, 717 Ingresso: 26 euro + d.p. - Info: 064827915 orario 10-13 / 16-19 escluso sabato e festiviCosmophonies: 333.200.34.29

RE PORTISHEAD THIRD

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Pensare che la musica che si sta per ascol-tare è quella di Friedrich Nietzsche mal

dispone. Chiunque si aspetterebbe qualcosa diestremamente particolare, perlomeno di bizzar-ro. Da una prima, attenta analisi dei brani inrealtà si rimane un po’ smarriti, quasi in attesa.Si pensa inconsciamente: Tutto qui?. Poi, tor-nando all’ascolto - un gesto che lo stessoNietzsche avrebbe probabilmente disapprovato(fino al XIX secolo non era consuetudine ri-ascoltare le composizioni diun autore più volte per capir-ne la forza) - vengono a col-pire i repentini cambiamentidi stile che poi, a pensarci,ben si accordano con quelloche doveva essere il caratteredel filosofo.

E così si entra nel mondomusicale di FriedrichNietzsche, che prima didiventare il grande pensatoreche è stato, ha vestito i pannidel compositore di musica.Parliamo di un blocco didiversi Lieder composti, trail 1861 e il 1863, all’internodi una limitata produzionemusicale. Essi rimasero tuttiinediti ad eccezione di Gebet an das Leben esono stati raccolti e pubblicati per la primavolta da Georg Gohler, Musikalische weke vonF. Nietzsche nel 1924. Siamo nel pieno deglieffetti del Romanticismo tedesco e l’esperienzache illumina il panorama degli anni universitaridi Nietzsche è tutta nell’incontro con RichardWagner, avvenuto nel 1867.

Il contatto con l’uomo che gli sembrava raf-figurare il più alto ideale di artista del suotempo, direttore, compositore, librettista e sag-gista che aveva realizzato capolavori come ilpreludio del Tristano e Isotta e l’ouverture dei

Maestri cantori, finisce per rappresentare unachiave di volta nella formazione della persona-lità del giovane musicista. Lied romantici, evo-cativi e mossi da strofe schubertiane: toni ampie fluttuanti, articolati in accordi dissonanti,ritardi, appoggiature, modulazioni improvvise.Ma anche motivi declamatori con la funzione didrammatizzare l’impianto, richiamare i grandimiti che andavano tradotti in note per il popolo,cioè la massa odierna, di modo che il musicista

si trasfigurasse in oratore. Solo che proprio non riu-

sciva a convincere nessuno e,tra le molte voci critiche deltempo, c’è da registrare solola difesa di ufficio mossa daWagner stesso e da FranzLiszt, sintetizzate nel giudizioraccolto dal biografo CurtPaul Janz: «(...) Tuttavia,anche nella musica liederisti-ca ha per lo meno eguagliatoper espressione profonda epregnante parecchi dei suoimusicisti contemporanei dimestiere». Come dire che taliLieder non meritano di esseresminuiti dall’impari confron-to con i capolavori dei grandi

musicisti, ma semmai valorizzati da un accura-to parallelo con le liriche per voce e pianofortedi Wiengartner, Cornelius, Goldmark, Franz,per citare soltanto alcuni fra i più significativipiccoli maestri tedeschi del genere liederistico.Insomma, salviamo il salvabile. Un piccolomondo ai più sconosciuto, questo del giovaneNietzsche, che con la stesura de La nascitadella tragedia (1872) e un probabile accennodei mitici baffoni sul viso di ex-adolescenteprodigio, vedrà la fine del musicista e la nasci-ta del filosofo.

Flavio Fabbri

O CIELI AZZURRI DI CARACALLAL’ Aideo, così si doveva chiamare il Teatro dell’Opera alle Terme di Caracalla. L’idea

venne allo scrittore Giorgio Vigolo, perché l’Aida, opera lirica di Giuseppe Verdi del 1871,dal 1945 a oggi è sempre stata in cartellone per il Teatrodell’Opera di Roma nella incredibile location delleTerme di Caracalla.

Qui si può godere, data la scenografia monumentale,di una favola nella favola, ambientata nell’antico Egittoe piena di amore per la Patria: « ... Sì bella e perduta»raccontava sempre Verdi, ma nel Nabucco (1842). LaCeleste Aida, una principessa etiope, catturata e con-dotta in schiavitù in Egitto. Radamès, capitano delleguardie reali di Tebe che se ne innamora.

Ne nasce una delle più incantevoli storie di guerra,amore, tradimenti, onori feriti, coraggio e sacrifici d’al-tri tempi, dove il dolore è lo sfondo immutato dell’epo-pea del genere umano. Una tragedia in quattro atti, densa di emozioni e di pathos, com-missionata a Giuseppe Verdi dal principe egiziano Ismail Pasha, su libretto di AntonioGhislanzoni e basata su un soggetto originale di Auguste Mariette. Un’opera immortaleche conserva intatto il suo fascino negli anni.

>> E pur ti riveggo mia dolce Aida - dal 10 al 24 LUGLIO - TERME DI CARACALLA a Roma

B eethoven, l’antesignano dei barbarimoderni? Molti saranno saltati sulla sedia

alla seconda pagina del libro di AlessandroBaricco, I barbari (Feltrinelli, 2006) perché si èandati un po’ pesanti con le parole. Nel libro sifa riferimento alla Nona sinfonia in Re minore,Op. 125, cioè l’ultima sinfonia pubblicata daLudwig van Beethoven. La somma vetta creati-va, completata nel 1824 e nell’ultimo movi-mento includente parte dell’Ode An die Freude(Inno alla gioia) di Friedrich Schiller. Un capo-lavoro assoluto, insuperabile insomma. Eppure«(...) eleganza, purezza e misura, che erano iprincipi della nostra arte, si sono gradualmen-te arresi al nuovo stile, frivolo e affettato, chequesti tempi, dal talento superficiale, hannoadottato. Cervelli che, per educazione e abitu-dine, non riescono a pensare a qualcosa d’altroche i vestiti, la moda, il gossip, la letteratura diromanzi e la dissipazione morale, fanno faticaa provare i piaceri più elaborati e meno febbri-li, della scienza e dell’arte».

Queste parole, scritte quasi due secoli fa eche in modo così sconvolgente aderiscono per-fettamente alla gran parte dello stato dell’artemusicale attuale, sono parte del più ampio arti-colo apparso su un’autorevole rivista londinese,The Quarterly Musical Magazine and Review,nel 1825. Erano i tempi del Romanticismo, laNona ne fu la bandiera. E Baricco ci fornisceuna chiave di volta su cui riflettere: ma seBeethoven scriveva musica per quei cervelli,cioè gli stessi che leggevano J.W. von Goethe,Franz Brentano e G.W. Friedrich Hegel perinteso, ci chiediamo, come è possibile chevenissero considerati barbari? E cosa dire allo-ra dei barbari dei nostri tempi? Qualcosa li uni-sce? Quali codici di comunicazione culturale,artistica, linguistica sono venuti meno o si sonoricreati o ripristinati?

Il grande filosofo e sociologo francese JeanBaudrillard, scomparso lo scorso anno, sostene-va: «(...) Non è forse vero che la musica nonriflette solo la storia, ma la penetra, ovvero agi-sce retrospettivamente sul passato fino allenostre radici, alle nostre fonti non discorsive, situffa nei nostri abissi di grida e rumori, si pro-ietta al di là dei nostri futuri?». Un altro genioe un’altra domanda. Noi qui, ovviamente, assol-viamo Beethoven da questo ambiguo tribunaledel tempo, quando ha terminato di comporre laNona era sordo, decisamente un’ottima atte-nuante per un musicista. Ricordando però chenel 1927, cento anni dopo la morte diBeethoven, la famosa rivista tedesca Die litera-rische Wel si rivolse ai più importanti composi-tori contemporanei perché dicessero che cosasignificava per loro Beethoven e Maurice Ravelsintetizzò: «(...) Non mi piace Beethoven, per-ché la sua fama è fondata non sulla musica,palesemente imperfetta, ma sulla leggenda let-teraria creata intorno alla sua vita».

Dunque arriviamo ai media, al divismo, citocca incassare ancora un colpo. Ma il motivovero della sua assoluzione completa sta nelfatto che tutto ciò che è barbaro, come sottoli-nea Baricco, è frutto della mutazione insita neitempi, tra le fratture invisibili che si creano traun universo di significati condivisi e quello chesta per nascere, non certo o non solo nel singo-lo. Forse quando Beethoven ha innestatoSchiller nella Nona aveva inconsciamente effet-

tuato un’operazione di marketing moderno, dibusiness musicale, di quella che oggi definiamomusica creativa? Aveva inconsciamente mutatoun pezzo di mondo e di storia? Chissà, l’unicacosa certa è che questo atteggiamento creativooggi, oltre alla musica, fagocita tutti i campiespressivi. Anche il tempo e lo spazio, lascian-doci senza futuro e con l’ombra nucleare delpassato. E a noi, cosa ci sta mutando?

Oggi, coloro che ci definiscono barbari sonogli stessi che hanno finito di pagare la scuoladei figli e il mutuo per la casa, i neo-cinquan-tenni insomma, che hanno soldi da spendere nelfantastico mondo dell’entertainment globale.Oggi nonni e nipoti fanno le stesse cose, viven-do il medesimo tempo, in un segmento tempo-rale orizzontale, piatto, saturo di esperienzialitàqualitativa e quantitativa. Quindi, non sononella posizione di giudicare.

Ma chi è oggi che sta mutando il nostro pae-saggio allora? C’è un Beethoven nascosto tranoi? Cosa ci fa provare questa strana sensazio-ne di smarrimento tra le cose di tutti i giorni? Larisposta è nell’unico termine possibile: il muta-mento. Stiamo mutando e già le avanguardiesono passate nella dimensione altra che noi stia-mo ancora qui achiederci perché,nel frattempo,Beethoven è finitoin una suoneria percellulari. Uno deipiù grandi pianistidel Novecento,Glenn Gould,diceva riguardo lamusica e non solo:«(...) Ciò che iochiamo bellezza èuna questione diforbici e colla».Serviti, qui i con-cetti di tempo e dispazio, già smi-nuzzati dal cut updello scrittorevisionario WilliamBurroughs adessosono passati allaconvergenza del web. Il passato è morto e ilfuturo è una categoria legata a quanti soldi ven-gono spesi in ricerca e sviluppo a SyliconValley.

Il tempo che verrà sarà più simile a un videogame che alle riflessioni novecentesche, caribuio e luce dell’intelligenza passata. Siamo unaspecie in mutazione antropologica, abbiamosmesso di andare avanti in posizione eretta, pre-ferendo lo spostamento laterale, plurale e mul-titasking, come le mani di Beethoven sul piano-forte. Siamo portati da sempre a pensare chemutamento sia termine ‘ambiguo’ e quindinegativo, ma proprio con il nostro Ludwig, gra-zie a uno dei suoi quaderni di gioventù, possia-mo ascoltare le voci lamentose in marcia sultempo a scagionare, forse, nuovi traghettatoritalentuosi dalle accuse di domani: «(...) Unaseconda, una terza generazione mi ricompense-ranno, due e tre volte, delle ingiurie che hodovuto subire dai miei contemporanei».

Flavio Fabbri

di Romina Ciuffa

È dedicata a Dante Alighieri la sessan-tatreesima edizione della Sagra

Musicale Umbra, Festival di musicasacra e spiritualità, Il cartellone, dal 12 al26 settembre, spazia dal gregoriano allamusica medievale, a due prime esecuzio-ni assolute di Salvatore Sciarrino e RogerMarsch, accanto a conferenze ed eventi.Una rarità, la proiezione di due film mutidatati 1910 sulla Divina Commedia, pro-posti grazie alla Filmoteca Vaticana.Dopo una speciale anteprima a Spellovenerdì 12 settembre con i più significa-tivi esempi del canto devozionale umbrolegato alla spiritualità popolare, in unacolorata serata di cori e processioni perle vie del borgo, la vera inaugurazione alTeatro Morlacchi di Perugia sabato 13

settembre con laMissa Solemnis diBeethoven eseguitadall’Orchestra Haydndi Bolzano e Trentodiretta da GustavKuhn. Numerosi gliappuntamenti in car-tellone con la musicaantica e baroccaeseguiti dai più noticomplessi italiani edeuropei, con alcunescoperte di grandeinteresse musicologi-co, prime esecuzioniin tempi moderni, tracui il mottetto Vos

invito di Vivaldi, e prime esecuzioni assolu-te tra le quali Il Cor Tristo di Roger Marshtratto dal XXXIII Canto dell'Inferno dante-sco. WWW.PERUGIAMUSICACLASSICA.IT [email protected]

>> 63.MA SAGRA MUSICALE UMBRADEDICATA A DANTE ALIGHIERIdal 12 al 26 settembre

a cura di FLAVIO FABBRI NIETZSCHE Ma non era un filosofo?No.

ALESSANDRO BARICCO I barbari Secondolui Beethoven è l’antesignano dei barbari moder-ni. Proprio il più romantico dei pianisti

DANTE Gli dedicanouna sagra intera. InUmbria

Music In �� Luglio - Agosto - Settembre 2008CCLLAASSSSIICCAA&opera

FRIEDRICH NIETZSCHE IL MUSICISTA

BEETHOVEN IL BARBARO

Devotamenteall’inferno

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I mmerso tra le meraviglie pittoriche delCaravaggio, gli affreschi del Pinturicchio e

di Carracci, abbracciato dalle architetture diRaffaello e del Bramante e accompagnato dallesculture di Andrea Bregno e di Gian LorenzoBernini, per un pubblico assorto nella Basilicadi Santa Maria del Popolo la prima esecuzionedell’Akatist di Mauricio Annunziata, per ilsecondo anniversario dell’Indipendenza delMontenegro. Cuore della composizione perCoro e Orchestra è il sentimento multietnico emulticulturale che il giovane Paese europeoporta con sé da mille anni, esaltato da cattolici,ortodossi e musulmani, con i loro canti e le loroliturgie.

Mauricio Annunziata nasce a Buenos Aires(Argentina) ma è italiano di origine, è ingegne-re informatico ma compone al pianoforte, èautodidatta ma sembra essere uscito dalle scuo-le del tempo. Ama la musica lavorando d’istin-to puro, fiutando la corda emotiva che tienerapito il pubblico, riuscendo a colmare ognidistanza, ogni diversità.

Il suo percorso biografico lo ha portato inevi-tabilmente alla grande scoperta delMontenegro, crocevia di popoli, religioni,sonorità e sentimenti depositati nei secoli nelcuore dell’Europa: «Ho scoperto il Montenegroanni fa grazie alla scrittrice montenegrinaDragana Polovic, devota di San Basilio diOstrog, veneratissimo santo ortodosso montene-grino. Lei è stata l’artefice del mio Akatist facen-domi notare l’importanza di integrarlo nel cen-tro della Chiesa cattolica. Dopo più di centocomposizioni dedicate al continente americano,mi sono interessato alla diversità culturale, etni-

ca e religiosa del Montenegro, lo Stato più gio-vane del mondo nel cuore dei Balcani. Il miraco-loso fatto che ortodossi, cattolici e musulmanirendano omaggio ad un santo ortodosso hacostituito per me una fonte d’ispirazione immen-sa, arricchita inoltre dalla diversità culturale,etnica e geografica che offre il piccolo territorio.Anche se il Montenegro aveva un patrimoniomusicale folcloristico vasto, nella musica coltanon si poteva dire lo stesso».

Una storia difficile, quella del Montenegro,piccolo e giovanissimo Stato dell’Unione,dove non sempre le parole o la musica hannoavuto la meglio sulla guerra e l’odio etnico,eppure, forse proprio grazie al nuovo assetto

europeo, sembra aver trovatouna sua importantissimadimensione, dove anche lacomprensione delle diversitàpiù profonde e il dialogointerreligioso hanno contri-buito a un passaggio politicofondamentale. «La prima ese-cuzione dell’Akatist a SanBasilio di Ostrog è stata orga-nizzata dall’Ambasciata delMontenegro presso la SantaSede - racconta Annunziata -in occasione del secondoanniversario dell’Indipendenzae, da quanto pronunciatodall’Ambasciatore S.E. AntunSbutega, sappiamo che per laquinta volta nella propria sto-ria millenaria i cittadini del

Montenegro costituiscono uno Stato indipenden-te, per la prima volta senza dovere usare le armi,ma solo una matita».

Così, come da sempre è stato, anche la musi-ca racconta il passare del tempo e i grandi avve-nimenti storici, cantando gesta di eroi e talvoltacanti del mare, paesaggi, nostalgie e speranze disuonatori, uomini di fede e poeti: «Ho scrittol’Akatist (inno di lode per San Basilio diOstrog, Op. 108) con temi originali, spessod’ispirazione popolare. L’organico è: oratore,voce popolare montenegrina, coro e organo(anche in versione per orchestra). La lingua nonè il serbo, ma il montenegrino: la scrittriceDragana N. Polovic ha accuratamente rivaluta-to l’antico testo con le sfumature e gli accentiproprie della linguistica montenegrina. Inoltre,Dragana N. Polovic ha tradotto minuziosamen-te il lungo testo alla lingua italiana con adatta-zione ritmica per le esecuzioni in Italia. Il testoAkatist (il termine greco Akathistos sta a indi-

care gli Inni di lode «in piedi») - spiegaMauricio - è suddiviso in Ikos e Kondak, che hoillustrato liberamente: Inno a San Basilio diOstrog, Preghiera montenegrina, Alleluia deicristiani, Festa dei pellegrini, Alleluia nella tri-stezza, Luce nel duolo, Alleluia musulmano,Canti bizantini, Alleluia del nuovo Montenegro,Invocazione dai monti, Alleluia degli andanti,Supplica dei contadini, Alleluia degli slavi,Adorazione gitana, Il Monastero di Ostrog,Alleluia marina, Devozione dei serbi, Orazioneall’eterno riposo, Liturgia con gusle (strumen-to monocordo dai balcani), Sentiero del mira-colo, Gloria a San Basilio di Ostrog. Ci sonocostanti richiami ad antichi strumenti musicali,danze, emozioni, tutto filtrato con la mia tecni-ca e stile compositivo».

Oltre al suo autore, ci sono i Solisti e il Corodella Roma Ensemble, i Solisti del Conservatoriomusicale di Santa Cecilia e il direttore MauroConti in una splendida cornice architettonica cheha rapito nell’incanto un pubblico numeroso eattento, in una chiesa di rara bellezza. «La primaesecuzione del 19 maggio 2008 nella gremitaBasilica di Santa Maria del Popolo a Roma èstata affidata al Roma Ensemble, diretta magi-stralmente dal M° Mauro Conti, che ha saputoastutamente cogliere la chiave di questa musicache differisce molto di quella che ben conoscia-mo in Occidente per trasmetterla all’attentissi-mo pubblico. Dobbiamo anche sottolineare lemeravigliose interpretazione dei soliti: le rino-mate Sara Dilena (mezzosoprano) e MariaProsperi (soprano) e il talento emergente diVirginia Guidi (soprano)».

«Il caloroso applauso del pubblico, che com-prendeva l’intero Corpo Diplomatico accredita-to presso la Santa Sede e numerose autorità reli-giose, politiche e artisti, serve per dimostrareche la convivenza tra le religioni è possibile enecessaria. In una chiesa cattolica - ha conclusoil Maestro - non era mai stato realizzato un even-to di queste caratteristiche».

MAURICIO ANNUNZIATA Akatist Per la quinta volta ilMontenegro è indipendente: crocevia di popoli, incontra ilcompositore italo-argentino che gli ha dedicato un inno intero

LEYLA GENCER Ed ecco ce ne andiamo come siamo venuti,arrivederci fratello mare, mi porto un po’della tua ghiaia, un po’deltuo sale azzurro, un po’della tua infinità e un pochino della tua luce

Music In �� Luglio - Agosto - Settembre 2008 CCLLAASSSSIICCAA&opera

LEYLA GENCER «Ed ecco ce ne andiamo come

siamo venuti, arrivederci fratello mare,mi porto un po’ della tua ghiaia, un po’del tuo sale azzurro, un po’ della tuainfinità e un pochino della tua luce…»:così il poeta turco Nazim Hikmet can-tava la sua nostalgia, pensando alBosforo lontano. Proprio come lagrande cantante lirica Leyla Gencer,scomparsa lo scorso 10 maggio, cheha deciso di tornare a quella ghiaia, aquella luce, per riposare in pace nellasua terra, e da sua volontà è stata cre-mata e trasportata in Turchia, e nelleacque del Bosforo ora è dispersa dopouna carriera che, fra gli anni 50 e i 70,l’ha portata in tutto il mondo, e chenegli anni 80 l’ha coinvolta nell’inse-gnamento, anche dirigendo fino all’ulti-mo, su invito di Riccardo Muti,l’Accademia della Scala.

Flavio Fabbri

GIRO DI VALZER IN MI(A) Ha 29 anni e vive a Miami Beach. Mia Vassilev è una pianista dal talento straordinario,

appena passata per le Notti Romane al Teatro Marcello di Roma in occasione del Festivalmusicale delle Nazioni; nonostante la giovane età ha già un lungo curriculum di successi:dopo aver conseguito la laurea presso la Kansas State University e un master all’Universitàdi Cincinnati-College Conservatory of Music sotto la guida di Richard Fields e MichaelChertock, si è esibita non solo negli Stati Uniti, ma anche in Europa ed in Cina. La Vassilev hasaputo entusiasmare il pubblico romano con la sua bravura nell’esecuzione di celebri branial pianoforte in più occasioni: l’anno scorso, ad esempio, nella Casetta delle Civette del parcodi Villa Torlonia. Quest’anno l’artista ha scelto un valzer del suo compositore preferito,Maurice Ravel (Valses Nobles et Sentimentales), ma non dimentica una Sonata di SergejVasil’evic Rachmaninov (la n. 2 op. 36), e nemmeno la Suite Dansante en Jazz di ErwinSchulhoff.

Maria Luisa Tagariello

EDE IVANPLAYSCHOPIN

Al Festival Musicale delle Nazioniecco Ede Ivan - pianista ungherese chenon è nuovo ai Concerti del Tempiettonel suggestivo scenario del Teatro diMarcello - con un un recital (quello del5 luglio) tutto dedicato a FrédéricChopin, dunque notturni (op. post.,op.27, op.32), mazurche (op. 6 e op.63), e polacche (op. 26). Ede Ivan sidedica all’attività concertistica dall’etàdi 15 anni e ha all’attivo più di 200 con-certi, come solista e con orchestra, inUngheria, Jugoslavia, Austria, Italia eAustralia.

Maria Luisa Tagariello

MONTENEGRO COME LA PACEIl miracoloso fatto che ortodossi, cattolici e musulmani rendano omaggio a un santo ortodosso,San Basilio di Ostrog, ha costituito per Mauricio Annunziata una fonte d’ispirazione immensa,

arricchita dalla diversità culturale, etnica e geografica che offre il piccolo territorio montenegrinoa cura di Flavio Fabbri

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SSOOUUNNDDSSOOUUNNDD

CRAJ:RAGNI DOMANI

Craj (Domani) è il racconto di un viaggioattraverso la terra e la musica popolare dellaPuglia intrapreso dal principe Floridipippo(Giovanni Lindo Ferretti) e dal suo servoBimbascione (Teresa De Sio). Partiti per cer-care la spiegazione a uno strano sogno delprincipe (richiamato da un ragno in una pia-nura arsa), lungo il percorso si imbattono neimaggiori rappresentanti della musica delGargano. Lì diventerà tutto chiaro: il ragno delsogno è la Taranta, dalla cui puntura si puòguarire solo attraverso la danza.

Craj è uno spettacolo superbo, che ha perprotagonista un’umanità mai raccontatacon così tanta veridicità e poesia: i musicistipoveri delle nostre campagne, tra raccontidi vita, pizziche, viestesane, ninne nanne eantiche ballate danno vita a un «dolce stilnovo» contadino, guidati con amore filiale daTeresa De Sio, artefice del progetto.

La storia veicola anche un altro importantemessaggio: il colto e altero principe Floridipippo,che ha consumato un’esistenza tra libri e scar-toffie, si ricrede di fronte alla saggezza popolaredel suo servo Bimbascione, personaggio in bili-co tra il Pulcinella e il Sancho Panza. Lo spetta-colo restituisce alla memoria pagine di musicapopolare e poesia e costruisce un ponte gene-razionale tra vecchi musicisti strappati alla soli-tudine e alla malattia («preziosi e delicati comeporcellane», dice la produttrice MarialauraGiulietti), e le migliaia di giovani che li hannoacclamati come rock star. Un lavoro corale- ripreso in un cofanetto dvd - che mette inmostra l’affetto comune da parte dei prota-gonisti verso la gente e la musica che rac-contano; un affiatamento e purezza, autenti-cità, valore del «fare musica».

Nicola Cirillo

a cura di ROBERTA MASTRUZZI

VICTORIA ABRIL Olala! al Festivaldei Due Mondi Sa fare arte con i piedi,con la voce, con il corpo. Con l’anima.

TERESA DE SIO Craj È il domani di tutta la musicadel Sud e il futuro delle tradizioni popolari dell’umanità

Music In �� Luglio - Agosto - Settembre 2008

ttttrrrraaaacccckkkk iiii nnnngggg

(...) Lo fa prima a San Benedetto del Tronto, poi a Spoleto: alFestival dei Due Mondi la platea è tutta sua e del suo Olala!, unomaggio alla canzone d’autore di un Paese sul quale lei fa oggiscottare un sole spagnolo e la sensualità di un’interprete che safare arte con i piedi, con la voce, con il corpo, con l’anima. Contutto.

Nel suo nome, Victoria, c’è già quello che lei è: una vincitri-ce. Nel cognome che ha scelto, Abril, un mese di passaggio trail freddo e il caldo. E un po’ lei è così, come tutte le personeeclettiche vive una vita in più staffe, in bilico fra le sta-gioni. Cosa la rende così «aprile»?

Mi chiamo Abril perché non volevo essere segre-taria a settembre.

Ad aprile uscì il mio primo film, ma volevoessere una ballerina classica: tutta casualità oforse destino, non so dirlo, so solo che ciò cheaccade conviene, che mi trovo a mio agio agliestremi e che le vie di mezzo e la mediocrità miannoiano.Le hanno attribuito questo virgolettato: «Il miocorpo è come un flauto». E la sua anima?

Il mio corpo è flessibile come un giunco chesi piega ma non si spezza grazie alla disciplinadel ballo, e malleabile grazie a tutti i registiche hanno scolpito su di me i loro personaggi.Non conosco la mia anima, è lei che conosceme e si intravede dal mio sguardo.A che età si è avvicinata alla musica?

La musica entra nella mia vita sin dall’infanzia,flamenco e ritmi afrocubani che mia madreascoltava; dopo, con la danza entra il clas-sico che si congiunge alla bossa nell’ado-lescenza, che apre le porte al jazz nellagiovinezza, e tutte formano la colonnasonora della mia vita personale. A 45anni giunge la musica attraverso il cine-ma con Nessuna notizia da Dio, in cuiimpersonifico una cantante glamourdegli anni 50, il detonatore del mioprimo disco Putcheros De Brasil. Come artista il suo primo passo è statoproprio un «passo di danza», poi velo-

cemente il cinema con «Obsesión», in unattimo già recitava insieme a Sean Connerye Audrey Hepburn in «Robin e Marian» esubito con Pedro Almodóvar. Poi tutti glialtri. Una enfant prodige insomma, all’atti-vo un numero di film più alto di quello deisuoi anni. Si può dire, allora, che il cinemal’ha «sottratta» alla musica?

Il cinema non solo non mi ruba ma mi hadato la prova lampante che posso cantare;oltre al fatto che cinema e musica sono moltocompatibili: nel 2007 ho fatto 4 film e, nello

stesso tempo, prodotto il mio secondo album Olala! e anchetenuto altri concerti per Putcheros De Brasil. L’unica cosa cheil cinema mi ha tolto sono le mie vacanze…Ha dichiarato di non voler rinnovare l’esperienza ame-ricana: cos’ha l’Europa, in ambito creativo, che

l’America non ha? Non è vero che negli States lostato dell’arte è più fecondo, che gli artisti vengo-

no ricompensati, che si può fare dell’arte unmestiere? E in Spagna, invece?

Si può fare cinema ovunque, ma sono a mio agioin Europa per la diversificazione dei Paesi e delleculture. Mi sento più vicina a un italiano che a untexano, soprattutto quando si tratta di mangiare.Il cinema americano ha invaso le nostre sale, mase uniamo tutte le pellicole europee ci accorgia-mo che si fanno più film in Europa che non a LosAngeles, mentre se ci mettiamo a confronto con ilcinema indiano o quello asiatico ci accorgiamodi essere in minoranza. Faccio cinema inEuropa da 30 anni e sì, si può vivere di questomestiere, ma in tutti i Paesi dell’UE…Il suo primo album, «Putcheros do Brasil»,con il quale ha interpretato i classici dellatradizione brasiliana, ha avuto un clamoro-so successo. Coraggiosamente utilizza lasua voce e la sua forza interpretativa sunon facili brani di Caetano Veloso, SergioMendes, Chico Buarque, Antonio CarlosJobim, tra bossanova, jazz, hip hop.Perché ha scelto il Brasile per la suaprima sfida?

Poiché la bossa è statamusica della mia adolescen-za, fu lei a scegliere me; edio ho scelto lei per il mioprimo disco perché fa beneinziare dal principio che,per quanto lontano, è sem-pre vicino al mio cuore.Perché, oggi, un omaggioalla canzone francesed’autore? Cosa la legaalla Francia?

È stata la colonna sonora della mia giovinezza. 25 anni fa mitrasferii a Parigi per amore, e per amore ancora vivo qui. In que-sto secondo album ho voluto unire le mie due culture d’apparte-nenza e il risultato è uno splendido bambino che si chiama Olala,d’anima francese e cuore gitano.E, se un legame c’è, cosa la lega all’Italia?

I miei ultimi legami con l’Italia sono stati San Benedetto delTronto, in cui ho appena presentato con un concerto Olala! alFestival di Leo Ferré, e Spoleto, dove mi sono esibita il 29 giugnoper il Festival dei Due Mondi.Quale cantante italiana le dà quello che lei vorrebbe dare achi l’ascolta mentre canta?

Non conosco bene le nuove generazioni, ma se guardiamo indie-tro adoro Mina, ancora e sempre.Le colonne sonore almodovariane hanno una sensualità fortedi cui lei, spesso, è protagonista. In quale si rispecchia mag-giormente?

Forse in Tacchi a Spillo, proprio con Un anno d’amore di Mina,e con Piensa en Mi. Indimenticabile Miguel Bosé, in «Tacones Lejanos», sullacanzone di Mina cantata da Luz Casal: mentre lui la inter-preta vestito da donna, lei è lí a guardarlo, in tensione accan-to a una grande Marisa Paredes. Sempre di Luz il video di«Piensa en mi», in cui lei compare. Mina e Luz, Italia eSpagna, noi e lei: ci dedicherà un album? E cosa scegliereb-be di interpretare?

Il mio prossimo album, se Dio vuole, si chiamerà INTER-LOCAL, «inter» perché ci saranno varie lingue, «local» perché leho tirate fuori dagli appunti di viaggio che scrivo da sempre,quando sono triste e quando sono felice. E ce n’è una che ho scrit-to girando con Giancarlo Giannini che si chiama Roma...

Teresa, guardando i protagonisti ottuage-nari di Craj mi sono chiesto se la musicapopolare sopravviverà ai suoi artisti.

Certo. Il folk, che è il rock del popolo, nonsegue una moda: è perfettamente radicato trala gente. In alcuni paesi del Salento ci sonoragazzi che a 20 anni cantano con una passio-ne da fare invidia ai maestri cantori. C’è unbambino di 8 anni che suona il tamburo megliodi un percussionista!Be’, un po’ voi l’avete creata una «ten-denza»…

Abbiamo dato una nuova ribalta a un movi-mento musicale che esiste da sempre. Quandonoi siamo arrivati abbiamo trovato una gene-razione già pronta a ereditare da quella prece-dente. È aumentato il numero degli «spettato-ri» e forse, questo sì, ha potuto influire sullavoglia di fare musica di quel tipo. Diciamo chepiù che «tendenza» abbiamo fatto «scuola».Craj fa riferimento a tradizioni forti, peròè uno spettacolo innovativo.

Sicuramente. Ha diversi linguaggi che sisovrappongono. Chi lo ha visto dal vivo, oltrealla poesia e alla musica, ha potuto percepire«l’architettura»: quattro palchi, una sceno-grafia fatta di luminarie ed elementi circensi,il pubblico che si spostava per seguire lanostra «transumanza». Una vera e propriainstallazione moderna. Nel dvd abbiamoaggiunto il «documentario»: non una sempli-ce registrazione dello spettacolo, ma un mon-taggio fatto ad arte, che connette la nostra«favola» alle vite reali dei cantori pugliesi ericostruisce cinematograficamente luoghi esituazioni che nello spettacolo stesso sonosolo evocati. Cosa vuol dire innovare nella musica?

Restare al di fuori delle tendenze.L’innovazione è proprio il compito dell’arte.

L’arte è sempre innovativa. Hai mai vistoun’opera d’arte di cento, di mille anni fa chenon sia innovativa? Innovi se tocchi l’univer-sale, l’eterno.È per questo che bisogna stare fuori dalloshow business? Nella tua lunga carrierahai frequentato anche quel mondo.

Eh sì, non ti preoccupare (ride) lo possiamopure dire (ride): non è una vergogna aver ven-duto milioni di dischi, ma è ovvio che l’indi-pendenza dalle grandi major ti dà libertà. Oraproduco tutto da sola, con l’aiuto di due casepiccole e intraprendenti, la Core e la Komart.Certo è faticoso. Ad esempio, Craj è stato unlaboratorio di idee, lievitava giorno dopo gior-no: persino gli spettatori arrivavano a miglia-ia - inattesi - imponendoci di cambiare spazi eluoghi.Quindi ora ti riposi scrivendo un libro.

Si, il mio primo romanzo. Non è ancoratempo per parlarne.Parliamo della tua ultima produzione,allora.

È un cd. Si intitola Ridimm a Sud. Sai cos’èil ridimm? È una tecnica che viene dallaGiamaica, per cui su una stessa base vari arti-sti compongo il loro pezzo. Alcuni amici comeRaiz, Voltarelli, Sparagna, Agricantus si sonodivertiti a scrivere partendo da alcune miebasi.

Partecipano pure quattro gruppi emergentiche si sono fatti avanti su Myspace. A dire ilvero si sono presentati in tantissimi, ma nonpotevamo ospitarli tutti.Sei soddisfatta del loro lavoro?

Direi di sì: ne dovevamo prendere 2 e neabbiamo presi 4! C’è da dire che già il fattodi voler lavorare sui Ridimm la dice lungasulla loro voglia di fare musica come piaceanche a me.

Loro hanno qualcosa da dire e tu gli forni-sci la musica. Funziona così?

Più o meno. Alcuni hanno anche un mododi interpretare originale. Comunque niente ache vedere coi fenomeni «vocali» che oggispopolano.Ti riferisci ai vari «talent show»?

Siamo arrivati a livelli assurdi. Un’esteticapalestrata della vocalità. A questi ragazzifanno cantare «Finché la barca va» e il «MeinKampf» di Hitler, convincendoli che l’impor-tante è cantarli bene.

Invece è lo spirito che bisogna esercitare!Per assurdo io sono arrivata al punto che seuno canta male mi fermo a sentirlo: può darsiche abbia qualcosa da raccontare.

LA FATICA DELL’ARTEL’intervista a Teresa De Dio, che nel film Craj parla di spirito, musica popolare, tarante e ragni.

E poi di artisti salentini che nessuno ascolta forse per la paura di imparare qualcosa

�� SEGUE DALLA PRIMA PAGINA A CURA DI ROMINA CIUFFA

OOLLAALLAA VICTORIA ABRIL!L’attrice spagnola al Festival dei Due Mondi presenta il suo nuovo disco, un omaggio alla canzone francese e alla sua camaleontica arte di intepretare tutto ciò che vede e sente

a cura di Nicola Cirillo

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Page 13: MUSIC IN n. 6

Quattro domande all’autrice della colonna sonora del film d’esor-dio di Andrea Papini, La velocità della luce, nelle sale italiane loscorso aprile, in concorso alla XVII edizione del Courmayeur NoirInfestival.

Un’autostrada inarrestabile, due viaggiatori, una telefonista che siinnamora di una voce. Una scatola piena di strumenti chirurgici anti-chi, e tante, tantissime gallerie sono gli elementi che si mescolano inquesto noir velato di humor nero, dalla struttura narrativa inversadove i protagonisti, artefici e non vittime del loro destino, vanno acacciarsi nei guai a causa della loro stessa curiosità inseguendo i pro-pri fantasmi.

Con La velocità della luce ti confronti per la prima volta con lascrittura di una colonna sonora, anche se già ti eri cimentata inambiti affini, come doppiatrice, scrivendo musica per la pubbli-cità. Qual è stata la differenza di approccio rispetto a queste pre-cedenti esperienze? Il film, la pellicola cinematografica, cosarichiedono in più?

C’è una differenza sostanziale, perché devi lavorare su una storiache si sviluppa attraverso una sceneggiatura, attraverso le immagi-ni, attraverso il pensiero che è dietro al regista; è necessario lavo-rare in collaborazione con quella che è la richiesta del soggetto,della sceneggiatura, ma rispettando il tuo sentire, lavorando paral-lelamente su quel che le immagini e la storia ti propongono e tisuscitano a livello di scrittura e quel che invece è il pensiero delregista.

L’altra cosa importante è essere in grado di srotolare il raccontoattraverso la musica, proprio come se fosse una pellicola. A proposito del coordinarsi col pensiero del regista, dice del suofilm Andrea Papini: «I dialoghi tra i personaggi, quasi una sedu-ta psicanalitica, si svolgono all’interno di quelle ipnotiche arteriemoderne che sono le autostrade, lungo le quali il tempo si dila-ta… L’obiettivo era quello di ipnotizzare lo spettatore con uncomplesso lavoro sulle luci e sulle voci degli attori, consentendoin questo modo di veicolare di nascosto informazioni e temi piùcomplessi». Come interagisce la musica in tal senso? Si confor-ma al forte accento posto sulle «luci» e sulle «voci» scelte peresprimere la diffrazione fisica e psicologica dei tre protagonisti?

Io e Fabrizio Bondi, co-autore delle musiche, abbiamo lavorato

sulla sospensione, perché è al centro dell’incontro dei tre personag-gi del film. Si tratta di tre incontri in tutto; perlopiù parlano in«spazi di viaggio». Parlano per telefono, non si sfiorano, ed il temporisulta sospeso appunto nel viaggio. È un incontro momentaneo ditre persone, ognuna diversamente caratterizzata.

Ecco quindi la necessità della ricerca psicologica, scavando nelpersonaggio per dare ad ognuno una caratterizzazione musicalemolto forte sia nell’incontro che nel proprio essere singolo. È comese avessimo incrociato tre temi molto forti con i quali abbiamo gio-cato per creare la sospensione.Quali strumenti avete utilizzato per rendere l’idea di sospensio-ne? Che suono ha la sospensione?

In realtà per volere del regista non abbiamo osato molto sui suoni.Inizialmente l’idea era quella di cercare un contrasto tra l’elettroni-ca ed i suoni acustici. Lui ci ha invece guidato verso una sonoritàpiù classica: abbiamo usato archi, pianoforte e soprattutto la voce.

È stato allora più nel tipo di scrittura che abbiamo cercato lasospensione, nella costruzione dei brani, ed uso il termine «brani»perché abbiamo scelto di pensare a dei temi, non un sottofondo, matemi veri e propri che caratterizzassero ognuno un personaggio. Neè risultato una scrittura «in punta di piedi», con l’utilizzo della vocecome strumento, senza testi, ad eccezione di un solo brano, poichéci sono così tante parole nel film che abbiamo preferito usare la vocein questo senso.Ed immagino che sia stato proprio in questo che ti è stato d’aiu-to il tuo background jazzistico. Ma questo si univa o forse con-trastava con il background ben diverso di Fabrizio Bondi?

Questa è una cosa molto interessante. Noi lavoriamo insieme datempo e ci scontriamo sempre. Effettivamente lui viene da una pre-parazione più classica e più nello specifico compositiva rispetto alleimmagini. Abbiamo lavorato molto per cercare di capire come man-tenere le nostre caratteristiche, le nostre identità, ed alla fine cisiamo riusciti: ognuno porta l’altro in direzioni diverse ma conl’apertura di dire «andiamo a vedere che cosa potrei fare lì, cosapotrei metterci di mio» e soprattutto «dove mi porti». E solo alla finedel lavoro ci siamo resi conto del risultato a metà strada tra noi dueche ne è uscito fuori.

a cura di Marzia Bagli

ONCEUna settimana per incontrarsi, conoscersi e dirsi d’addio. Tanto basta a due giova-

ni musicisti per sfiorare una storia d’amore che in questo caso non è passione fisicama condivisione di sguardi, sorrisi, piccoli momenti quotidiani e soprattutto amoreper la musica.

È un incontro di quelli che capitano poche volte nella vita, forse una volta sola,Once, come recita il titolo del film di John Carney. Una notte a Dublino un ragazzoche ripara elettrodomestici di giorno e canta per strada la sera incontra una giovanececa emigrata in Irlanda che si arrangia con piccoli lavori e suona il piano in un nego-zio di strumenti musicali nell’ora di pausa pranzo.

La comune passione per la musica li avvicina in un’intimità spirituale che li porte-rà a scoprirsi e a mettersi in gioco, realizzando insieme un piccolo sogno: l’incisionedi alcuni brani in uno studio di registrazione professionale.

Il regista segue con discrezione le loro vite: è la musica più che la sceneggiatura araccontare la loro storia. Non servono dialoghi complicati, paesaggi da cartolina,costumi da mille e una notte, bastano alcune note e la voce di Glen Hansard, il lea-der del gruppo irlandese The Frames che interpreta il protagonista, a spiegare tutto:la disperazione, il dolore, la voglia di rivincita e la magia di un incontro, quello conMarkéta Irglovà, giovane talento diappena vent’anni, che lo accompagnain questo viaggio musicale.

Once è un musical atipico, così lodefinisce il regista stesso, dove - perfortuna - i protagonisti non ballanoma si esprimono semplicemente conil linguaggio che è loro più congenia-le in quanto musicisti.

La colonna sonora è composta datredici brani, scritti e realizzati daglistessi protagonisti, tra i quali Fallingslowly, canzone vincitrice dell’Oscar2008. Sono brani dall’atmosfera inti-ma ed essenziale che raccontano leemozioni più profonde dei protagoni-sti, là dove parole e immagini nonpossono arrivare, e restituiscono allospettatore l’incanto e lo stupore di unincontro che sembra perfetto: non èmai per caso che due anime scono-sciute improvvisamente si trovano.Ma il fine non sempre è lieto, poichéla vita a volte è imperfetta.

U n’orchestra composta da trombe, corni ebasso tuba, un coro di voci bulgare, un

percussionista-fisarmonicista e alla chitarraelettrica un uomo vestito di bianco: GoranBregovic e la sua «Orchestra per matrimoni efunerali» il 23 luglio sono sul palco del Teatroromano di Ostia antica all’interno diCosmophonies. Il compositore, di madre serbae padre croato, celebre per aver scritto le colon-ne sonore dei primifilm di Emir Kusturica,ha vissuto sulla suapelle la guerra, l’odiorazziale, la dittatura e ildisfacimento del suoPaese e con la suamusica tenta di rimette-re insieme tutto. Cosìnasce una musica che èinsieme allegra emalinconica, armonio-sa e a tratti sgraziata,che attinge dalla tradi-zione e parla di un futu-ro di amore, di vita, disogni.

Quando la musica deigitani incontra la musi-ca moderna e la lucedegli ottoni si fondecon il canto delle donnebulgare, nasce unospettacolo che è primadi tutto una festa. Chiassiste a un concerto diBregovic non può fare a meno di abbandonareil proprio posto e mettersi a ballare, come in unfilm di Kusturica, per citarne una l’indimentica-bile scena finale di Underground, in cui tutti iprotagonisti del film si ritrovano su un’isola acantare e ballare. Sembra un banchetto nuziale,in realtà è un funerale: dopo la morte i contrastipersonali spariscono e si ritrovano tutti insieme,amici e nemici, mariti, mogli e amanti a cele-brare il superamento di ogni odio.

Il sodalizio con Emir Kusturica inizia con Iltempo dei gitani e la bellissima Ederlezi, prose-gue con Arizona Dream - la voce di Iggy Popinterpreta la colonna sonora - e culmina con

Underground e le travolgenti Mesecina eKalashnykov. La musica vissuta da giovanecome ribellione - negli anni 70 Goran è unarockstar in Jugoslavia - diventa con il tempouna forma di inno alla vita ed esprime tutta lasua forza vitale nel ritmo incalzante, nei conti-nui e frenetici cambi di tempo e tonalità, nelrespiro degli ottoni e nel battere delle percus-sioni. Il cinema rappresenta la via per far senti-

re la voce di un popolooppresso, di chi è al disopra dei contrasti poli-tici e chiede solo divivere la propria vita inlibertà. Il cinema oniri-co di Kusturica fatto divoli pindarici e leggerericadute, di cucchiaiche ballano sui muri epesci che parlano, diamori imperfetti ed esi-stenze vissute allaricerca di un sognoirraggiungibile, sisposa alla perfezionecon la musica diBregovic.

Ma ancora una voltaè venuto il tempo dicambiare. Dopo averscritto la colonna sono-ra di Train de vie, conla sua «Orchestra per imatrimoni e i funerali»è in giro per l’Europa.

Nel 2005 torna al cinema per scrivere la colon-na sonora de I giorni dell’abbandono, il film diRoberto Faenza con Margherita Buy in cui èanche attore, e nel 2007 compone Karmen,un’opera nuova e insolita in cui una bellissimazingara rivivrà la tragica storia della Carmen diBizet, questa volta però con una fine più lieta.

Il richiamo del palco è troppo forte e al cine-ma Goran preferisce il contatto diretto con ilsuo pubblico. Goran e la sua orchestra sono dinuovo sulla strada, destinazione Ostia antica,dove nell’antico teatro romano il tempo deigitani è tornato.

Roberta Mastruzzi

GORAN BREGOVIC Ha un’orche-stra per matrimoni e funerali e sa cosasono guerra, dittatura e odio razziale

ONCE Solo una volta nella vita,l’amore di un musical dove i pro-tagonisti non ballano.

SUSANNA STIVALI Alla velocità della luceCome corre questa signora del jazz romano su unfilm d’esordio che parla di viaggi. Ipnotici.

Music In �� Luglio - Agosto - Settembre 2008 SSOOUUNNDDSSOOUUNNDDttttrrrraaaacccckkkk iiii nnnngggg

AI FUNERALI BALLO

SUSANNA STIVALI ALLA VELOCITÀ DELLA LUCE Un’autostrada inarrestabile, due viaggiatori, innamorarsi di una voce. Strumenti chirurgici antichi e troppe gallerie da attraversare. Con la colonna sonora di un’italiana che di solito fa jazz

Roberta Mastruzzi

MusicIn_ok.QXP 9-09-2008 12:06 Pagina 13

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a cura di RITA COLEINE

ODISSEA THE MUSICAL La prima su Second Life «Poh!» disseGiove, «incolperà l’uom dunque sempre gli dei? Quando a se stesso i malifabbrica, de’ suoi mali a noi dà carco, e la stoltezza sua chiama destino».

CARMEN Quella di FrancoZeffirelli all’Arena di VeronaL’amore è figlio di zingari

Music In �� Luglio - Agosto - Settembre 2008MMUUSSIICCALALLL

Il 3 marzo 1875 all’Opéra-Comique di Parigi andò in scena la storia della sigaraia Carmen diGeorges Bizet. Tratta da una novella di Prosper Mérimée e ambientata nella Spagna degli zingari edei toreri – sangue, passione, corride e un epilogo violento in una Spagna che, prima ancora che unluogo geografico, è luogo della psicologia umana, della passionalità e dell’istinto, dei conflitti pri-mari Amore-Odio, Libertà-Legami, Maschio-Femmina – essa irrompe e rompe la tradizione osan-do dinanzi a un pubblico impreparato per un soggetto giudicato immorale. Tanto che fu difficileanche trovare un’attrice disposta a vestire i panni della protagonista: nel dicembre 1874 finalmen-te Célestine Galli Marié accettò il ruolo.

Un ulteriore ostacolo fu l’ostilità di De Leuven, co-direttore dell’Opéra assieme a Du Locle.Mentre quest’ultimo cercava di favorirne il lavoro, il suo collaboratore trovava orribile la scelta delsoggetto e non approvava che andasse in scena all’Opéra-Comique, nota per la sua rispettabilitàborghese. I librettisti Ludovic Halévy e Henri Meilhac tentarono di convincere l’autore a modifica-re alcune scene e ad effettuare i tagli e cercarono di limitare il realismo dell’esecuzione dei cantan-ti, poiché temevano che il pubblico ne sarebbe stato scioccato. Lungimiranti.

Tanto tuonò che piovve: un insuccesso che fu fatale al suo autore, che ne morì esattamente tremesi dopo la prima. Non avrebbe potuto immaginare che nell’autunno del 1875, a Vienna, laCarmen sarebbe divenuta un successo mondiale per la ricchezza dell’invenzione musicale, il melo-dismo morbido e sensuale, la duttilità dell’armonia, la leggerezza delle danze e degli elementi fol-klorici, e che avrebbe avuto fra i suoi più entusiastici ammiratori Friedrich Nietzsche, Pyotr IlyichTchaikovsky, Giacomo Puccini e più tardi il giovane Sigmund Freud.

2008. L’Arena di Verona ripropone della Carmen il fortunatissimo e spettacolare allestimentozeffirelliano che dal 1995 ottiene clamore e consensi. Diretta da Alain Lombard, costumi di AnnaAnni e coreografie di El Camborio, la chiave nella toppa di Franco Zeffirelli esalta le parti più inti-mistiche dell’opera originale soddisfacendo così anche i melomani più esigenti. Non è una sorpre-sa che il dramma psicologico di Don José e la passione di Carmen potessero piacere a uno comeZeffirelli, che adora il melodramma: a cominciare dalla Traviata di Verdi, messa in scena varievolte anche con la stessa Maria Callas all’Opera di Dallas nella stagione 1957-58. Proprio lei è laprotagonista del suo film Callas Forever, dedicato agli ultimi anni di vita dell’artista. E nell’Arenapiù famosa, il regista ha debuttato nel 1995 proprio con un allestimento della Carmen, riscuotendoun grande successo; nel 2001 la sua nuova rappresentazione, Il Trovatore, fa il tutto esaurito. Unnuovo, speciale allestimento dell’Aida inaugura poi il Festival lirico del 2002 e la MadamaButterfly, che apre il Festival nel 2004, costituisce il suo debutto in opera pucciniana.

Oggi, la Carmen farà giudicare gli operomani più attenti, i moralisti del nostro millenio, i torerie i tori, carnefici e vittime di tutti i tempi immaturi, mostrando quella che per Nietzsche sarebbestata espressione di un gioioso immoralismo che esalta amore e libertà, il vero attaccamento allaterra, la fatale accettazione della morte come proprio destino.

Complice un libretto cui collaborò lo stesso Georges Bizet, che scrisse la famosa ariadell’Habanera con la quale Carmen – seducente e demoniaca – avvisa:

«L’AMORE È UN UCCELLO RIBELLE CHE NON SI LASCIA ADDOMESTICARE ED È INUTILE CHIAMARLO SEGLI VA DI RICUSARE! NON SERVE NULLA, NÉ MINACCE, NÉ PREGHIERE, L’UNO PARLA, L’ALTRO TACE; EDÈ L’ALTRO CHE IO PREFERISCO, NON HA DETTO NULLA, PERÒ MI PIACE. L’AMORE, L’AMORE... L’AMORE ÈFIGLIO DI ZINGARI, NON HA MAI CONOSCIUTO LEGGI; SE TU NON M’AMI, IO TI AMO, SE IO TI AMO, STA’ATTENTO! L’UCCELLO CHE TU CREDEVI DI AVER CATTURATO CON UN BATTITO D’ALI HA PRESO IL VOLO;L’AMORE È LONTANO, TU PUOI ATTENDERLO, SE NON L’ASPETTI PIÙ, ECCOLO ARRIVARE. INTORNO A TE,RAPIDO, RAPIDO, VIENE, SE NE VA, RITORNA, TU CREDI D’AFFERRARLO, EGLI TI SFUGGE, TU CREDI DI EVI-TARLO, EGLI TI AFFERRA! L’AMORE... L’AMORE... L’AMORE È FIGLIO DI ZINGARI».

SERVIRE IL PECCATORovesciare il rapporto di comando, gli schemi, l’intera platea con la seduzione. Sottomettersi a un servo. Peccare.

D alla novella di Robin Maugham The Servant al Festival di Macerata, la crudele vicenda di un ambiguo rapporto, quello di dominazio-ne psicologica di un capriccioso domestico e il suo padrone, un giovane avvocato londinese, tra i quali, per sottili vie omosessuali, si

rovescia il rapporto di comando. Commissionata al compositore Marco Tutino per il Festival dallo stesso direttore artistico Pier Luigi Pizzie forte del supporto registico, delle scene e dei costumi del maestro Gabriele Lavia del quale sono assecondati l’estro e la libertà creativa,debutta, in lingua originale – il 27 luglio, e una replica il 30 – in un’edizione del Festival che ha un titolo eloquente: «La Seduzione». Niente

di meglio per un’opera che parla di omosessualità. Ma non solo. The Servant, scritta nel 1948 e acclamata con successo nel 1963 con il

film di Joseph Losey in cui Dirk Bogarde interpretava il Servo, affronta temiduri, che seducono Tutino: il tema omosessuale in un’epoca in cui era partico-larmente scabroso, e la sottomissione psicologica. «Ciò che mi ha piú colpitonel testo è il ribaltamento del rapporto di potere padrone-servo, che si com-pie lentamente per tappe successive come una specie di corda psicologicache egli tende con grandissima raffinatezza lungo tutta la narrazione».

L’atmosfera prende il sopravvento esprimendosi mediante le note musicaliche incorniciano il progressivo mutamento del rapporto. L’organico ristrettoa sette strumenti–quintetto d’archi, marimba e pianoforte–rende tutto piùintimo lasciando meno spazio ai virtuosistici componimenti di maniera. Giocaun ruolo fondamentale la scelta consapevole di lasciare l’opera in lingua origi-nale–l’inglese–mantenendone così integra la purezza interiore, senza ilrischio di violentarne la natura.

Per Tutino, la musica sottolinea o interpreta la storia? Se la vera protago-nista è l’atmosfera e quanto di non detto che si presta ad essere interpreta-to dalla musica, «la drammaturgia musicale è fondamentale per esprimere il

progressivo mutamento del rapporto, così come a costruire il tempo di un preciso colore interiore». Uno stacco, questo, dalle sue opereprecedenti – come Cirano, Federico II, La Lupa – verso un teatro da camera basato sull’attorialità e la ricerca di un teatro puro a prose-guire la strada già intrapresa ne Le Bel Indifferent, dove l’energia attoriale e i momenti lirici si fondono con magistrale armonia.

Il Servo poi, è consegnato a una location del tutto avulsa dagli spazi convenzionali e tradizionali del teatro, la chiesa sconsacratadell’Auditorium S. Paolo, ex complesso dei barnabiti, con tutti i suoi peccati.

PARLAMIDI DE SICA

Parlami di me sarebbe uno spettacolo autocon-templativo, se non fosse che non è stato ChristianDe Sica a scrivere di sé ma per lui lo hanno fattoMaurizio Costanzo ed Enrico Vaime. In un modomusicale, per questo viene definito «musical»quello che è a tutti gli effetti un programma per latelevisione e che per oggi è trasmesso senza tele-camere sul palco del Sistina: la sensazione è quel-la di sentirsi un po’ «clap», lí per applaudire.

Lo ammette lui stesso: è un rischio solcare leorme teatrali del padre Vittorio – che, ricorda,gli regalò un teatrino di marionette –, figuria-moci in un musical. Cento minuti e dentro AllThat Jazz di Bob Fosse, Mambo Italiano diRenato Carosone, pezzi di teatro (andiamo atoccare Shakespeare, Goldoni, Cechov) maanche Parlami d’amore Mariù, che piacevatanto a Vittorio, Roma nun fa’ la stupida stase-ra di Armando Trovajoli, Soldi Soldi Soldi eNon ti fidar... di Kramer.

Ma a lui soprattutto noi romani siamo affezio-nati, per questo lo vogliamo salvare. Diremmo,allora, che il cast scelto per Parlami di Me – bal-lerini e attori – ha rovinato tutto: è colpa loro per-ché non sanno recitare né ballare.

Dentro sappiamo che per uno spettacolo cheparla di sé De Sica junior ancora non è pronto eche, se iniziamo a trasferire il concetto televisivoa teatro, allora non ci rimane più nulla.

Romina Ciuffa

L’AMORE È UN UCCELLO RIBELLE di Romina Ciuffa e Rita Coleine

FOTO DALL’ARCHIVIO DELLA FONDAZIONE ARENA DI VERONA. TUTTI I DIRITTI RISERVATI

di Rita Coleine

AVATAR A ITACA di Romina Ciuffa

io sono un avatar. La vita che vivo qui su questapiattaforma non è affatto virtuale: è la mia.

Second Life è quella che mi fa respirare, ogni tanto,quando mi collego all’ambiente umano. Certe voltefinisco anche per chiedermi come possa essere defi-nito umano quello: da quando sono entrati qui, gliumani con la loro psicologia e i loro soldi, sono acca-dute un sacco di cose. Ora tutto costa di più, si paga.Pagare! Non avevo mai pensato che si potesse dareun valore a qualcosa di materiale, o di bello. Ciò chemateriale lo trovi in natura, da noi. Ciò che è bello,invece, è lì per noi. Mi ha dato da pensare quel musi-cal che ho guardato il 9 maggio, qui vicino casa mia:l’Odissea in anteprima mondiale. Non c’era maistato quell’anfiteatro e una mattina era lì e si chia-mava «Isola virtuale Italia vera», ideato da un morta-le, Carlo Biscaretti di Ruffia, e dal suo avatar BasilCoage. Spero solo che quest’abusivismo non porti aun aumento del prezzo delle vite di noi avatar, chenon sapevamo nemmeno cosa volesse dire fino aieri. Ma visto che ormai anche qui di soldi si parla, mi

adeguo: ci sono andato anche per finanziare un progetto, quello dell’African Medical ResearchFoundation, perché quando quest’opera sarà rappresentata in versione integrale tra gli umanidal 19 al 27 luglio, nell’area archeologica di Paestum e in un anfiteatro uguale a quello di ItaliaVera, in concomitanza con il Premio Charlot 2008 per la regia di Gaetano Stella, alcuni proven-

ti giungeranno in terre come la nostra, dove il denaro non ha ancora un valore ma la materia ègià prezzata. A volte penso, sono venuti a comandarci e a divertirsi con noi proprio come hannofatto altrove. Personalmente, ero in una postazione in cui si vedeva ben poco, poiché non ero frai vip invitati: sono solo un avatar. Voglio dire, un vero avatar. Che non ha sovrastruttura umana,mortale: la mia resterà qui anche quando la Terra sarà sterminata; gli avatar con base mortale,invece, si fermeranno. Io e mia moglie non ci nutriamo della psicologia di un mortale che si anno-ia nel suo mondo e cerca nel nostro. Nel mio metamondo eravamo tutti più semplici, ed ora hovisto avatar come me cambiati. Lo spettacolo, diretto qui da Eadoin Welles (l’umano Dario deJudicibus) che ha curato anche la realizzazione delle scenografie, con il sound design di KlaudeCKorobase, l’avatar di Claudio Crocetti, è andato in onda dal vivo: gli umani trasmettevano in diret-ta i canti degli attori dalla loro realtà. Il teatro intero si spostava come un gigantesco ascensoreinsieme al pubblico in quattro diversi setting (per gli umani, scene), in alto ed in basso, con il cari-co degli spettatori, raggiungendo le varie scene impilate una sull’altra. Dovevamo vestirci di bian-co per mantenere un senso di classicità. Sono un patito dell’antichità, della Grecia, della cultura.Amo Omero. Conosco interi libri dell’Odissea a memoria e li amo profondamente dal primo alventiquattresimo. Due fratelli salernitani, MusicalMarco Greggan e Ulyx Gregan (gli umani Marcoe Massimo Grieco) li hanno portati qui con una rivisitazione per tre atti di soli 45 minuti. Semprela storia di un viaggiatore, che a quel tempo non avrebbe mai potuto viaggiare così in fretta dalreale al virtuale ma che, nonostante questo, ha saputo immaginare il viaggio più bello che io nonho mai compiuto, un viaggio nel sud dell’Italia e in Grecia, lontano dai suoi amori, una tela lungaquella di Penelope (l’umana Brunella Platania) che attendeva il suo Ulisse, un re. Un viaggio neltempo e nella memoria in cui incontrare Telemaco, Polifemo, la maga Circe, e la nascita dell’uo-mo moderno con tutte le sue contraddizioni tra debolezze e razionalità. Quelle che ora abbiamoanche noi avatar. Poh!, disse Giove, incolperà l’uom dunque sempre gli dei? Quando a se stessoi mali fabbrica, de’ suoi mali a noi dà carco, e la stoltezza sua chiama destino.

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U n’appartenenza a più luoghi, il cuore unpo’ qua e un po’ là, anche indietro nella

storia, qualche santo in famiglia e non solo ipiedi per terra con la danza: eccola RossellaFiumi, che vive tra Roma e Orvieto. Il ramoartistico è quello orvietano (l’albero genealogi-co annovera addirittura la figura di SantaChiara da Assisi, Chiara Fiumi - appunto - dellaGenga); la nonna paterna è stata una famosascrittrice tra gli anni 20 e 30 e abitava presso ilPalazzo Caravajal-Simoncelli, che è oggi resi-denza artistica di Rossella, dal 1978 con ilCentro di formazione alla Danza, dieci annidopo sede della sua compagnia Alef e dal 2004con una nuova veste, quella di Caravajal15Residenza Dinamica, una «residenza per laricerca del movimento».

«Ho realmente bisogno di movimento. Pensodi aver seguito un percorso a ritroso: la danzafa parte da sempre della mia vita, insegno daquando avevo vent’anni e per altrettanti hodiretto la compagnia Alef. Poi l’impulso creati-vo si è imposto fortemente; esaurendosi il desi-derio di insegnare con regolarità avevo biso-

gno di modificare il mio indirizzo creativo,quindi ho trovato la mia dimensione didatticaideale nel workshop. E l’improvvisazione, chesi trascina dietro lo ZIPfest, giunto alla nonaedizione. Questo festival vuole essere l’incontrocon gli autori dell’improvvisazione qualeespressione della corporeità».

Parla di contact improvisation perché hadeciso di abolire la parola danza per una prezio-sa creazione, in cui il ballerino cambia pelle ediviene performer. Si ha qui a che fare condiversi linguaggi: l’interazione con l’ambiente,l’interazione con voce e parola, l’interazionecon le arti visive. Per un’esperienza che sarà unsusseguirsi di spettacoli, laboratori, workshops,jam, concerti. Anche un’escursione di freeclimbing. Orvieto sembra una medaglia dalladoppia faccia. Di una bellezza sfacciata eppurecosì distante, con il suo tradizionalismo, daun’innovatrice della portata di Rossella Fiumi.

«Questa è in effetti una città lenta, cherisponde ma in maniera distratta, comunquespecchio di un Paese non ancora pronto perl’arte contemporanea. Non a caso il pubblico

straniero è un pubblicodiverso, recettivo. Ognianno lo Zipfest rappresen-ta per me un’incognita euna scommessa, nellaquale metto anima e corpoaffinché il progetto si rin-novi e sia manipolato almeglio di anno in anno.Ma le difficoltà sononumerose, a partire daifinanziamenti, pochi per-ché volti a supportare igrandi nomi a discapitodelle realtà medie e picco-le. In Italia c’è ricchezza diballerini, coreografi,costumisti, ma mancano figure manageriali e dimarketing. Siamo rimasti indietro di parecchianni rispetto a molti Paesi europei».

Con toni morbidi che non abbandona conti-nua, ammettendo di sapere di portare avanti unprogetto del tutto particolare, e afferma cheinvestire nello Zipfest è un atto coraggioso. Cita

poi le ultime coreografie che l’hanno emozio-nata, i luoghi che ha amato in giro per il mondo,e commenta il fatto di avere smesso di fumare.Contro ogni logica salutistica ed estetica, pareche i ballerini siano tra i più incalliti fumatori.(www.contactfestival.it)

Rossella Gaudenzi

a cura di ROSSELLA GAUDENZI

ROSSELLA FIUMI ContactImprovisation Ciò che è ladanza: ricerca del movimento.

CINAVICINA Beijing Vision e SilverRain L’Occidente risucchiato da passet-ti orientali: si rischiano yin e yang

SAVION GLOVER Tip Tap Di tacco edi punta su Bach, Piazzolla, Vivaldi e jazz

Music In �� Luglio - Agosto - Settembre 2008 BBAALLLLEETTBBAALLLLEETT

Un universo affascinante e innovativo.Grazie a CinaviCina, primo grande festivalmonografico mai organizzato in Italia dedi-cato interamente alla cultura cinese, la pro-duzione artistica e il movimento creativodella Cina sono giunti a noi occidentalicome un’energia inusuale e rigenerante, unsoffio inebriante diispirazione ed emo-zioni tese fra malin-conia e serenità, forzae leggerezza con unequilibrio che fa ecotanto con armonia(quella che sta allabase dello yin e loyang della filosofiacinese) quanto con lemeraviglie di uncorpo danzante.

La City Contempo-rary Dance CompanyHong Kong (CCDC)ha presentato Silver

Rain, spettacolo ricco di poesia e magia cheriunisce le opere più memorabili di setteeminenti coreografi di Hong Kong, le stes-se opere che hanno definito il modello delladanza moderna dell’ ex colonia inglesenegli ultimi trent’anni.

Fino dalla sua fondazione, nel 1979, laCCDC non ha maismesso di sorprenderee commuovere il pub-blico con coreografieinnovative e di avan-guardia accompagnateda colonne sonoresempre impeccabili.La compagnia, sotto ladirezione artistica delsuo stesso fondatoreWilly Tsao, raccogliein patria un pubblicodi 53.000 spettatoril’anno.

Valentina Giosa

ROSSELLA FIUMI CONTACT IMPROVISATIONSi definisce un’artista indipendente. È coreografa, performer e direttore artistico di una creazione speciale, lo ZIPfest orvietano. Ha il cuore un po’ qua e un po’ là, qualche santo in famiglia e i piedi per terra.

TTIIPPTTAAPPPPAANNDDOOBBAACCHHLa contaminazione di Savion Glover: Vivaldi, Bach, Piazzolla e tip tap.

Tip tap. Geniale l’idea dell’onomatopea, cherichiama il ritmo percussivo di tacco e punta,poiché basta il solo suono a riassumere ilmondo in rosa di una danza vitale, ricca di ener-gia e positività, che non ha certo l’intento dirimandi a tinte forti e drammatiche.L’associazione con Fred Astaire, Ginger Rogerso con il celeberrimo Singing in the Rain è pres-soché immediata, ci si ricorda con un sorrisoche hanno deliziato il pubblico di mezzomondo, di diverse età e strati sociali.Probabilmente per via delle origini «popular»,mai dimenticate: c’era una volta la clog danceirlandese (contadina danza degli zoccoli).Dall’Irlanda si approda negli Stati Uniti a metàXIX secolo, dove questa creazione artisticaviene accolta con entusiasmo negli ambienti deineri, la «fetta d’America» che il ritmo percussi-vo ce l’ha nel sangue. Lo si perfeziona, ed è tapdance. Savion Glover, leggendario ballerino ditip tap, coreografo non ancora trentacinquennedalla tecnica impeccabile e dall’estro spiccato,sale sul palco del Festival dei Due Mondi diSpoleto sabato 12 e domenica 13 luglio. Conla sua strabiliante presenza scenica ed il voltosorridente che è di per sé un invito alla vita, pre-senta un progetto originale, Classical Savion,un amalgama di coreografie sulle note di Bach,Bartók, Mendelssohn e Piazzolla, senza dimen-ticare un tip tap a cui è abituato il suo fedelepubblico. Alle sue spalle, i musicisti classicidiretti da Robert Sadin accanto agli Otherz,immancabili jazzisti.www.festivaldispoleto.com

12 LUGLIO >> ore 19:00 13 LUGLIO >> ore 15:00

Iniziare con piccoli assag-gi. Fatti su misura per per-mettere a te, spettatore occi-dentale, di calarti lentamen-te nell’atmosfera che ti staavvolgendo, in modo tale danon venirne risucchiato,bensì da farti metabolizzarel’essenza di ciò che staiammirando e prepararti alseguito. Sarai pronto per laparte migliore dello spetta-colo Beijing Vision, l’ultimacreazione della giovanecompagnia Beijing ModernDance Company, nata nel1995 ma tanto matura daessere considerata la piùimportante compagnia didanza moderna del Paese,vero «volto della Cinamoderna».

L’attacco è con toni deci-si. In rosso e nero, coloridella tradizione, tra ventaglie ritmi incalzanti. Non solo

le musiche soavi che il nostroorecchio si aspetta; anchetoni di rock puro e voci e sus-surri, ad accompagnare icorpi flessuosi, plastici e can-didi. Due assoli, dapprimacon timbri malinconici edecadenti, poi meditativi eguerreschi, per dare spazioinfine, nuovamente, allacompagnia riunita. L’ultimoincantevole, poetico ed evo-cativo momento di danza,accoglie e rielabora la filoso-fia del taoismo legandolaindissolubilmente ai dettamidel Tai Chi, ondeggiando traclassicità ed innovazione.

È cosi che i dieci danzatori,sotto l’egida del direttoreartistico e coreografo GaoYanjinzi, in Italia dopo lacerimonia di presentazionedel logo delle Olimpiadi2008, hanno conquistato ilpubblico di CinaVicina.

PECHINESI VISIONIInizia con piccoli assaggi. Fatti a misura per permettere a te, spettatore occidentale, di calarti

lentamente nell’atmosfera. Metabolizzarla, non venirne risucchiato. Perché si rischiano sia yin che yang

PIOVERE ARGENTOCINAVICINA

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a cura di ROMINA CIUFFA

Music In �� Luglio - Agosto - Settembre 2008FFEESSTTIIVVAALLFFEESSTTIIVVAALL

>> OH, JAZZ BE GOOD!MOSCIANO SANT’ANGELO (TERAMO) / dal 9 al 13 LUGLIOLa XV edizione di Oh, Jazz Be Good! propone un cartellone con nomiimportanti del Jazz mondiale. Ma, nel contempo, vuole essere una festapopolare: dal jazz e le sue contaminazioni alla pittura, alla multimedialità,alla cucina territoriale. A Mosciano Sant’Angelo, in provincia di Teramo,Mike Stern e gli Yellowjackets, Peter Erskine e Bob Sheppard, FreddyCole, Mike Mellillo, Paolo Di Sabatino, Domingo Muzietti, GiampaoloAscolese, Guillermo Terraza, Alessandro Lanzoni e Julian Mazzariello.Quest’anno più che nel passato poi, una partecipazione di giovani talentiitaliani: ad affiancare i mostri sacri del jazz mondiale ci sarà anche un pro-mettente santegidiese, Daniele Ferretti (nella foto), che da alcuni anni si

è trasferito a New York per dare una svolta di qualità alla sua carriera. Rientro in grande stileper Ferretti che farà parte dell’Illegal Aliens Quintet accompagnando un mostro sacro dellamusica come Peter Erskine. (R.C.) Per la programmazione: www.ohjazzbegood.org

>> FABER BEACHOSTIA / TUTTA L’ESTATEQuando in città il caldo comincia a farsi insopportabile la movidaromana si sposta sulla spiaggia. Ad Ostia c’è il Faber Beach, spiaggialibera durante il giorno e discoteca free entry di sera. Location del film Velocità Massima, il Faber Beach è ormai un’istitu-zione. Via i tacchi a spillo e le scarpe lucide da selezione all’entrata,

perché si balla sulla sabbia. Ogni sera si suda su basi house, revival, rock, reggae, mentre il vener-dì si canta a squarciagola sui live delle cover band. (C.N.)20-06 Britnoise «TRIBUTO AL ROCK INGLESE» 27-06 At – Pop Rock 04-07 Mr Magoo 11-07 Ostetrika Gamberini «TRIBUTO AL ROCK PUNK SKA» 18-07 Dreamcompany «TRIBUTOBON JOVI» 25-07 Muppet Suicide «TRIBUTO AI GUNS’N’ROSES» 1-08 ZZ Pop «TRIBUTO ANNI80» 08-08 Reducicipeppe 15-08 Big Ones «TRIBUTO AGLI AEROSMITH» 22-08 Tra Liga eRealtà «TRIBUTO A LIGABUE» 28-08 Diapason Band «TRIBUTO A VASCO ROSSI» Per la programmazione completa: www.faberbeach.com

>> COSMOPHONIESOSTIA ANTICA / 20 GIUGNO-29 LUGLIOOgni anno il Teatro Romano di Ostia Antica ospita Cosmophonies,Festival internazionale di Musica, Teatro e Danza nato nel 1998, chesi svolge nella prima parte: dal 15 Giugno al 31 luglio, per poi ripren-dere i primi 15 giorni di settembre. Cosmo, l’Universo e Phonies, ilSuono si uniscono in una Cosmophonies, una Genesi alla vita attra-verso il linguaggio universale del suono. La programmazione non

segue un filo conduttore artistico ben specifico, se non quello della qualità delle proposte artisti-che presentate. Per questo gli spettacoli passano dalla Musica d’autore al Rock, dalla Lirica alTeatro, dal Cabaret alla Danza, all’interno di un oasi naturale ed archeologica di inestimabile valo-re storico e culturale. (R.M.)20/06 Maurizio Battista in FACCIO TUTTO DA SOLO 04/07 Raffaele Paganini in AMOR DETANGO 05/07 Ascani Celestini in FABBRICA 12/07 Siouxsie 16/07 Giovanni Allevi 17/07B for Bang presenta ACROSS THE UNIVERSE OF LANGUAGES 18/07 Marco Mazzocca19/07 LE DONNE IN PARLAMENTO di Aristofane regia di Vincenzo Zingaro 22/07 MickHucknall Simply Red 23/07 Goran Bregovic 25/07 LA GRANDE NOTTE DEL SOUL con DrJoe Castellano Blues Band special guest Roy Roberts, Chris Cain, Sax Gordon, WaldoWeathers e Simone De Moore 26/07 Il muro del silenzio in tour 29/07 The Mars volta. Per la programmazione di settembre: www.cosmophonies.com.

>> CARPISA NEAPOLISNAPOLI - ARENA FLEGREA / 17, 23 E 24 LUGLIOAttivo dal 1997, il Carpisa Neapolis Festival è una delle manifesta-zioni musicali estive più importanti del sud Italia. Un palco che havisto esibirsi David Bowie, Primus, Rancid, Jamiroquai, PlanetFunk,Youssou N’Dour, Massive Attack, R.E.M., Patty Smith,Sparklehorse, Peter Gabriel, David Byrne, Air, Ben Harper, The Cure,

Kraftwerk, Nick Cave, Tori Amos, Santana, Iggy Pop and The Stooges, Jovanotti, Robert Plant andThe Strange Sensation e tanti altri. Quest’anno, oltre ai concerti che inizieranno alle ore 16, saràproiettato Biutiful countri, il docu-film che denuncia le condizioni del territorio campano dissemi-nato di oltre 1200 discariche abusive. Il Festival sposa l’iniziativa «Edison Change The Music», ilprimo progetto musicale a basso impatto ambientale. Oggi l’iniziativa prevede l’acquisizione, daparte del pubblico, della consapevolezza che ascoltare musica dal vivo vuol dire consumare ener-gia influendo sull’ambiente. In futuro il Neapolis Festival si impegnerà a far sentire la musicarisparmiando energia. Nell’area del festival, come ogni anno, di grande interesse la Fiera esposi-tiva: ci saranno gli stand delle «label indipendenti»; dei magazine e delle web magazine; le mostredi fumetto e fotografiche; e ancora, gli stand delle associazioni di volontariato molto attive nelsociale, oltre a quelli tradizionali, gastronomici con pizza napoletana e non solo. (V.G.)17-07 Massive Attack + Raiz e Almamegretta (Reunion show) + Paranza Vibes23-07 R.E.M.+ The Editors + These New Puritans 24-07 Elio e le Storie Tese + Baustelle +Bluvertigo Per la programmazione completa: www.neapolis.it

>> L’OPERA ALLE TERME DI CARACALLAROMA - STAGIONE ESTIVA DEL TEATRO DELL’OPERAAl via la 71a edizione della stagione estiva dell’Opera alle Terme di Caracalla. Era, infatti, il 1937quando per la prima volta il Teatro dell’Opera portò la sua stagione estiva alle Terme volute

dall’Imperatore Marco Aurelio Severo Antonino(186-211 d.c.) detto ‘Caracalla’, grande palcosce-nico monumentale all’interno del complessoarcheologico termale di suddetta epoca imperiale.Da allora musicisti e artisti di fama mondiale sisono esibiti sotto le luci di questi palcoscenici unici

al mondo, tra suggestivi spazi verdi, resti di architetture che sfiorano i trenta metri di altezza egli echi di una storia millenaria, insieme con l’Orchestra, il Coro e il Corpo di Ballo del Teatrodell’Opera di Roma. Gli spettacoli inizieranno alle ore 21,00. (F.F.)17-28/06 ‘CARMEN’ Musica di Georges Bizet 10-24/07 ‘AIDA’ Musica di Giuseppe Verdi 18-31/07 ‘LUCIA DI LAMMERMOOR’ Musica di Gaetano Donizetti 27/07-03/08 ‘MADAMABUTTERFLY’ Musica di Giacomo Puccini 9-14/08 ‘GISELLE’ Musica di Adolphe-Charles Adam

>> TUSCIA OPERAFESTIVALVITERBO / 5 LUGLIO - 6 SETTEMBREA Viterbo la seconda edizione del Tuscia Operafestival,che oltre al capoluogo vede protagoniste ancheMontefiascone, Bolsena, Civita di Bagnoregio eOrvieto. La rassegna di opere liriche, concerti sinfonici,danza, teatro, per qualità, innovazione, linguaggi sipone in linea con i grandi festival musicali italiani. Lamanifestazione accosta artisti di fama internazionale agiovani talenti, molti dei quali selezionati attraverso il

concorso lirico «Fedora Barbieri – Città di Viterbo». Il Tuscia Operafestival è reduce dal succes-so ottenuto in New Mexico negli Stati Uniti per la settimana della Cultura Italiana all’estero, doveha eseguito il «Requiem» di Verdi avvalendosi di 300 artisti tra coro, orchestrali e solisti.L’orchestra diretta dal Maestro Stefano Vignati, nel prossimo mese di ottobre rappresenteràl’Italia in Siria in occasione delle celebrazioni per Damasco Capitale della Cultura 2008. (R.C.)Per la programmazione completa: www.tusciaoperafestival.com

>> UMBRIA JAZZPERUGIA / 11-20 LUGLIOQuest’anno Umbria Jazz compie trentacinque anni. Dal 1973 il Festival ha sicuramente cambia-to volto nella formula, ma non ha mai tradito lo spirito e l’identità che fin dall’inizio ne hanno fatto,insieme alla qualità delle proposte artistiche, la fortuna. È una identità, questa, che Umbria Jazzha conservato gelosamente, e che ancora oggi, assieme al sempre altissimo livello del cartello-ne, è alla base del suo successo. Un ideale filo rosso dunque che lega questa edizione alla prima,

trentacinque anni fa; da allora molto è cambiato, possia-mo dire quasi tutto, ma non l’atmosfera che si respirain città e l’amore per la musica e la voglia di farla cono-scere ed apprezzare ad un pubblico sempre più nume-roso. Ancora una volta dunque si coniuga il jazz, e nonsolo, con gli ambienti storici e naturali di Perugia in unasintesi irripetibile. Per dieci giorni il centro medievalediventa una città della musica, con spettacoli e concertiche si succedono e talvolta si sovrappongono ad ogniora della giornata, da mezzogiorno a tarda notte, rical-cando i caratteri che l’hanno resa unica nel suo genere,

creando un palcoscenico totale che non è solo uno sfondo, per quanto suggestivo, ma un ele-mento partecipe e protagonista. Umbria Jazz 08 presenta un cartellone eterogeneo e dallemolte anime con oltre duecentocinquanta eventi distribuiti su nove stage. (R.G.)11-07 Pat Martino Quartet 12-07 Caetano Veloso & Stefano Bollani 13-07 Sonny Rollino«Saxophone Colossus» 14-07 Bill Frisell Trio 15-07Renato Sellani Trio 16-07 Herbie Hancock17-07 Gary Burton Quartet with Pat Metheny, Steve Swallow & Antonio Sanchez 18-07Chaka Khan 19-07 Brad Mehldautrio 20-07 Peter Bernstein Trio Per la programmazione completa: www.umbriajazz.com

>> GAY VILLAGEROMA - PARCO DEL NINFEO / dal 26 GIUGNO fino a SETTEMBRE TUTTI I GIO-VEN-SABNuova location per il Gay Village sulle verdissime colline del Parco del Ninfeo all’Eur: lontano daipalazzi e dal sonno del quartiere, la manifestazione estiva più coinvolgente della Capitale diffon-derà nell’aria le sue vibrazioni, frutto di un’accurata ricetta che anche quest’anno prevede unalinea essenziale ed elegante nel design, colori caldi e luminosi nelle tante tonalità dell’ocra masoprattutto un’incredibile varietà di proposte culturali, tutte rigorosamente gratuite per chi

entrerà dalle 20 alle 21.30. Dopo l’happy hour l’ingressoal villaggio costerà 7 euro con consumazione il giovedì e13 euro, sempre con consumazione, il venerdì e il saba-to. Ormai giunto alla sua settima edizione, il Gay Village siconferma come l’unico evento dell’Estate Romana pron-to a rinnovare di anno in anno il suo look, calamitandoattorno a sé oltre 300.000 visitatori italiani, stranieri,giovani e meno giovani, omosessuali e non. Ci saranno,tra gli altri: Boosta e Samuel from Subsonica, le londine-si Mab famose in Italia per aver inciso con Franco

Battiato diversi brani dell’album «Il vuoto», accompagnandolo dal vivo anche nel suo tour euro-peo; moltissimi concerti, DJ sets, quindi un Drag King Festival (10, 11 e 12 luglio), che vedrà esi-birsi donne travestite da uomini nelle più svariate declinazioni del maschile: rockettari, rappers,gigolò, saltimbanchi e dandies di ogni nazionalità, e una stagione teatrale completa. Non manche-rà Vladimir Luxuria (21 Agosto) con «Stasera ve le canto» per la regia di Roberto Piana; poi unanuova programmazione cinematografica a cura di Armilla Eventi che ha ormai viziato anche icinefili più critici con il suo repertorio di film introvabili nel circuito delle sale. Anche una impor-tante collaborazione con il canale satellitare Cult. (R.C.)03/07 Fullin e Katia Beni 04-05/07 Festival Internazionale del Cinema Gaylesbico QueerCulture Milano 10-11-12/07 International Drag King Festival: Dodi Conti, Lucrezia LanteDella Rovere, Sabrina Impacciatore 17/07 Rossella Canevari, Dodi Conti in «Bevabbè» 18-19/07 Docu-Fiction ‘Reparto Trans’ di Matilde D’errico 24-25-26/07 Festival InternazionaleGlbt Torino «Da Sodoma A Hollywood» ‘Were The World Mine’ di Tom Gustafson, ‘Was Am EndeZählt’, di Julia Von Heinz, ‘The Birthday’, di Daisy Mohr 31/07 Cinzia Leone in Recital 01-02/08 Gender Bender, Festival Internazionale Bologna ‘Puccini For Beginners’, ‘Avant QueJ’oublie’ 07/08 Gennaro Parlato in «Cosmo» 08/08 Cover Boy di Carmine Amoroso 09/08Racconti da Stoccolma, di Anders Nilsson 14-15-16/08 Bears in The Village - FestivalInternazionale Bears, Dance Floor Hot, Bearfactory, Amanda Lepore, Beardrop 21/08 VladimirLuxuria in « Stasera Ve Le Canto» 22-23/08 Dj Yuri + John Nixon From «Under»-Paris 28/08« Che Motivo C’e’ « Di Marcello Teodonio e Paola Minaccioni 29/08 Dj Andrea TieD’innocenzo + Dj Tamashi From Muccassassina 30/08 ‘Together’ di Lukas Moodysson04/09 «Quartetto Per Viola «, Claudio Carafòli 05/09 ‘Il Favoloso Mondo Di Willy’ di StewartMain 06/09 Guys & Balls di Sherry Horman 11/09 Le Sorelle Marinetti in «Non Ce NeImporta Niente» 12-13/09 «Santiago ‘Anche Le Lesbiche Sono Pellegrine’, Federica Tuzi eCristina Vuolo 18/09 Tributo a Giuni Russo con Lene Lovich e Concerto Mab, Video di FrancoBattiato - Dj Massimiliano Abramo 19/09 Dance floor - House: dj Andrea Tie D’Innocenzo + djPhil Romano 20/09 Festa di ChiusuraPer la programmazione completa: www.gayvillage.it

>> 51° FESTIVAL DEI DUE MONDISPOLETO / 27 GIUGNO - 13 LUGLIOCon la nuova direzione artistica di Giorgio Ferrara, il Festival dei DueMondi di Spoleto si conferma come uno degli appuntamenti culturalipiù importanti a livello mondiale. Mentre le agenzie di spettacolo hannoormai omologato la maggior parte dei cartelloni internazionali, ilFestival di Spoleto continua a stupire per l’originalità delle sue propo-ste, coniugando novità e rispetto della tradizione classica. Il suo puntodi forza è la capacità di presentare spettacoli all’avanguardia, esclusivi(non è un caso che in questa edizione vi siano ben 8 prime assolute e14 prime a livello nazionale, tra appuntamenti di musica, prosa, arte).E riprende anche il dialogo tra «i due mondi» America e Europa, comenelle intenzioni di Gian Carlo Menotti: con oltre 500 artisti provenientida 13 Paesi, impegnati in spettacoli inusuali e di altissimo livello. Uno

sguardo affascinante sul futuro della musica e dell’arte. (N.C.)01-07 Michael Galasso 02-07 I Vangeli. In principio era la parola 03-07 Tribunal Mist JazzBand 04-07 Men Only, A Mosaic Of Dances 05-07 Berliner Ensamble L’opera da tre soldi diBertolt Brecht musiche di Kurt Weill 05-07 Concerti di Musica da Camera 06-07 SandyMüller 07-07 Concerto per Gian Carlo Menotti 08-07, 09-07, 10-07 Giora Feidman, NothingBut Music 08-07, 09-07, 11-07, 12-07 Soweto Gospel Choir - African Spirit 10-07, 11-07, 12-07 DJ Spooky, Terra Nova - Sinfonia Antarctica 12-07 Carta bianca a Luciana Littizzetto,London Symphony Orchestra 11-07, 12-07, 13-07 Alica, il Musical 12-07 13-07 ClassicalSavion 13-07 London Simphony Orchestra su Richard Strauss, Igor Stravinsky, JohannesBrahms Per la programmazione completa: www.festivaldispoleto.com

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Music In �� Luglio - Agosto - Settembre 2008 FFEESSTTIIVVAALLFFEESSTTIIVVAALL

>> FESTIVAL INTERAZIONALE DI VILLA ADRIANATIVOLI / 18 GIUGNO-13 LUGLIOLa seconda edizione di FestiVAl, il FestivalInternazionale di Villa Adriana, valorizza un gioiello del-l’area laziale – tra i più grandi siti archeologici a cieloaperto del mondo – e permette la fruizione di spetta-coli dal vivo in un contesto egregio, la dimora dell’impe-ratore Adriano, anche valorizzando il Polo Tiburtino chevanta, oltre Villa Adriana e Villa D’Este (due siti ricono-ciuti dall’UNESCO patrimonio dell’umanità).Il Festival,gemellato con le più prestigiose istituzioni europee,vetrina di spettacoli in prima assoluta, ha l’ambizione dicaratterizzarsi come una delle più rilevanti manifesta-zioni internazionali in grado di coniugare linguaggi arti-

stici contemporanei e classicità. Ma, soprattutto, sono previste navette per gli spettatori daRoma a Villa Adriana e ritorno. Non male affatto. (R.C.)03, 04 - 07 Danza Sutra 07-07 Carmen Consoli 10,11-07 Danza Menske 13-07 Ludovico Einaudi

>> PLAY - AREZZO ART FESTIVALAREZZO / 21-27 LUGLIOArezzo – che non ha il mare – per le sue estati aveva lasciato cre-scere l’onda del rock. E migliaia di ragazzi approdavano sulle suespiagge, che erano palchi sistemati in giro per la città e l’enormebaia dello stadio. Decine di rock band, stanche della riva, vi siimmergevano a capofitto ed esibivano tutta la loro energia. REC. Poiè arrivato il business, col business le star, con le star altro business;così l’Arezzo Wave è andato a infrangersi su lidi che garantisseromaggiore recettività e fossero più facilmente raggiungibili. PAUSE.Bancarelle, parcheggi, amplificatori, l’occupazione dei posti migliori,le salsicce, gli incontri, il sudore, le magliette, i cori, i salti abbraccia-ti, la felpina, le birre, la musica, gli amici dell’altra città, la stazione,

il soundcheck, il fumo, la stanchezza, le risate, il campeggio, i cd estemporanei, le foto e gli auto-grafi. STOP. Ma l’estate fa il suo lavoro di stagione, ritorna ogni anno, anche ad Arezzo, e quel-l’onda di sentimenti inesplosi ritorna a cercare il suo spazio tra musica, cinema, danza, scrittu-ra. Nasce così un’altra idea. Defraudati di un progetto di successo, gli aretini ne inventano unaltro che ha due facce: da una parte il «Campus», laboratori e stage attivi tutto l’anno, per inca-nalare la passione giovanile verso le varie forme d’arte - il rock in primis - d’altra parte il Festival,dove esibirla accanto a nomi importanti (quest’anno, tra gli altri, Ben Harper, Peter Brook, EmmaDante, Motus danza, Subsonica, Goran Bregovic, Vauro e su tutti il mito vivente di Joan Baez);sei giorni di spettacoli, che non si esauriscono nell’evento, ma gettano semi di creatività e coin-volgono tutti: artisti e spettatori. Così suona l’invito: gioca, dai il via, muoviti, mettiti in gioco, spe-rimenta, prova, attivati, rilancia, fai la tua parte, collabora, scrivi, dirigi, disegna, gira, suona, agi-sci, recita, ubriacati, stancati, consumati, distruggi e ricrea. PLAY. (N.C.)21-07 Joan Baez 23-07 Rock Guru Covered 25-07 Ben Harper and The Innocent Criminals26-07 Subsonica 27-07 Kultur Shock, Goran Bregovich, Carmen Consoli, Max Gazzè Per la programmazione completa: www.playarezzo.it

>> FIRENZE OPERA FESTIVALFIRENZE / 11 GIUGNO-AGOSTOTra ville rinascimentali e scenari naturali incantevoli si vienea svolgere la quarta edizione dell’Opera Festival- FestivalLirico della Toscana, organizzato dall’Associazione CulturaleMultipromo. Anche quest’anno la manifestazione vedecome location degli spettacoli il bellissimo Parco delleColonne del Giardino di Boboli a Firenze, il Comune diMontevarchi, nello splendido territorio del Valdarno superio-re sul fiume Arno, la splendida villa Medicea di Cafaggiolo

nel Barberino del Mugello e l’evocativa Abbazia di Galgano risalente al XIII secolo d.C. (F.F.)25/06 - 10, 18, 30/07 IL BARBIERE DI SIVIGLIA (Giardino di Boboli, Villa Medicea) 28/06-04/07 IL FLAUTO MAGICO (Abbazia di San Galgano) 03, 17, 20, 29/07 LA BOHEME(Giardino di Boboli, Montevarchi) 8, 15, 19, 23/07 LA TRAVIATA (Abbazia di San Galgano,Giardino di Boboli) 11,12/07 LE STAGIONI (Villa Medicea, Abbazia di San Galgano) 16,23/07 Laudario di Cortona (Montevarchi, Abbazia di San Gallicano) 24, 27/07 CARMINABURANA-BOLERO (Giardino di Boboli, Montevarchi) 28/07 Musiche da film - Orchestra daCamera fiorentina (Giardino di Boboli) 5/08 Orchestra della Toscana: PUCCINI E VERDI APARIGI (Giardino di Boboli) Per la programmazione completa: www.festivalopera.it.

>> FIESTA!ROMA - IPODROMO CAPANNELLE / dal 19 GIUGNO fino a SETTEMBRETorna a Roma, alla sua quattordicesima edizione, il Festival di Musica e Cultura LatinoAmericana Fiesta!, una delle manifestazioni più ‘calienti’ d’Italia, con i grandi nomi della salsa e

della samba, della bachata e dei ritmitradizionali del Sud America. Un par-terre di celebrities internazionali dialtissima qualità, a partire dall’esibi-zione del cantante attore MarcAnthony, marito della pop-starJennifer Lopez. La programmazione

musicale di Fiesta! 2008 prevede un cartellone ricco di artisti e alcune serate-evento in esclusi-va mondiale. Tra le novità di quest’anno il gruppo Aventura e i brasiliani Chiclete com Banana. Lamanifestazione, che come di consueto si terrà all’Ippodromo delle Capannelle, è curata dal diret-tore artistico Mansur Naziri. Per informazioni su orari e prezzo dei biglietti: tel. 06.7182139,oppure visitare il sito www.fiesta.it. (F.F.)26/06 David Calzado y su Charanga Habanera 01/07 Los Van Van 02/07 Marc Anthony05/07 Gente d’zona + PMM 07/07 Pupy y los que son son 09/07 Issac Delegado 12/07Grupo Aventura 14/07 Djavan 17/07 Chiclete com banana 20/07 Maikel Blanco y su salsamayor 21/07 Ruben Blades & Son de tikizia- Oscar d’Leon 25/07 Elio Reve’ y su chargon29/07 Olodum 31/07 Manolito Simonet y su trabuco 01/08 Cuban special project 04/08Jose Luis Cortes y su N.G. la Banda 05/08 Monchy y Alessandra 10/08 Terra samba

>> POP CIRCUSMILANO- LE JARDIN AU BORD DU LAC, IL 5 E IL 7 LUGLIOL’evento indie dell’ estate 2008. Live e This is Plastic, in collaborazionecon London Loves, Mtv Brand New, My Space Italia, Lifegate Radio, ViceMagazine, Indierock.it e Hot Magazine presentano sabato 5 luglio 2008Pop Circus-a mid summer day of indie music extravaganza all’Idroscalo diMilano. Tutto il meglio della scena pop, rock, electro internazionale in unagiornata di mezza estate, live acts, dancefloors e moltissime altre sorpre-se, sulla scia dei migliori eventi inglesi ed europei, finalmente anche inItalia. (V.G.)05-07 The Rakes, The Long Blondes, The Maccabees, Good Shoes,Tdd, NYPC djs, LL djs 07-07 MGMT + special guest Per il programma completo: www.myspace.come/popcircus

>> XI FESTIVAL DELL’ESTATE REGINAMONTECATINI TERME / 25 APRILE-5 OTTOBREProsegue con successo l’undicesima edizione dell’Estate Regina, il Festival musicale di

Montecatini Terme, nato nel 1998 e affermatosicome uno degli eventi culturali più interessanti dellastagione estiva. Dopo aver presentato artisti presti-giosi come Antonella Ruggiero, Ivor Bolton, ValeriaStenkina, quest’anno il festival propone una serie diappuntamenti di livello internazionale. Tra questisegnaliamo la messa in scena della Storia del solda-to di Igor Strawinski, il concerto di Uto Ughi e l’omag-gio a Giacomo Puccini (uno dei tanti musicisti fre-quentatori di queste terme) con la presentazione diTosca e Madame Butterfly in forma di concerto. Finoal 5 Ottobre a Montecatini Terme. (N.C.)

10-07 Solisti del Maggio, musiche di Schubert e Mendelssohn Bartholdy 15-08 Montecatinicity band 22-08 Butterfly 28-08 Tosca 8-09 Viaggio tra Italia e Sudamerica, da Corelli aAstor Piazzolla 11-09 Piano e videoclip, Daniele Lombardi e Ferdinand Léger 13-09 Uto Ughi21-09 Violino Jazz trio 28-09 Chiara Bertoglio, recital pianistico 5-10 Storia del soldato, musi-ca e teatro con Michelangelo Giaime Gagliano. Per la programmazione completa: www.estateregina.it

>> ROMAESTATE AL FORO ITALICO ROMA / 5 GIUGNO-10 AGOSTOÈ ormai giunta alla XVI edizione la kermesse al frescocapitolino del Foro Italico, a due passi dal Tevere e dallostadio Olimpico. Romaestate è un ricettacolo di diverti-menti di ogni tipo, in cui ci si può intrattenere ascoltan-do musica dal vivo, assistendo ad uno spettacolo dicabaret, ballando in discoteche o semplicemente pas-seggiando tra i numerosi stand commerciali e gastro-nomici. Con il Texas Hold’em gli appassionati di pokertexano si sfidano in veri tornei, con FRAGOLosamenteMELArido i bambini possono riviver le emozioni e le

caratteristiche proprie di una fattoria, all’Enoteca Palladium gli intenditori si ristorano nel tempiodella degustazione dei vini regionali. Per gli sportivi ci sono poi campi da gioco di basket, soccerjam e calcetto. Ma soprattutto all’interno del Villaggio c’è spazio per ascoltare buona musica eballare a ritmo di house, dance, ed happy music. (C.N.)30-06 Jethro Tull 01-07 Carl Palmer Band 11-07 Tommy Emmanuel 30-07 Ratti della Sabina24 luglio Richie Kotzen. E ancora: Tributo a Joe Zawinul Achtung Babies Marco Conidi BruscoRoberto Ciotti Elektric Band Apple PiesPer la programmazione completa: www.romaestate.net

>> CONVIVIO IN MUSICAPROCENO / 16 e 27 LUGLIOA Proceno, in provincia di Viterbo, sulla storica Via Francigena c’è un castello. È della famigliaCecchini da centinaia di anni, e i coniugi Carlo e Cecilia sono lì ad attendere solo gli animi colti esensibili in grado di catturare, nel loro cortile e sotto un ponte levatoio, il significato dell’antichi-tà. Specialmente due domeniche di luglio, quelle del 6 e del 27, quando l’Insieme Strumentale di

Roma interpreterà la magia. (R.C.)06-07 H. Purcell, Due Pavane per due violini e continuo - G.F.Haendel,Sonata in sol maggiore op IV n. 5 per due violini, viola e continuo - H.Albicastro, Sonata in re maggiore op. 4 n. 1 - J. P. Rameau,Cinquième Concert da «Pieces de Clavecin en Concert» - A. Corelli,Concerto Grosso in re maggiore op. VI n. 4. 27-07 Johann SebastianBach, Concerto in re maggiore per organo, archi e continuo da BWV1053, 49 e 169 - Concerto in re minore per violino, archi e continuo daBWV 35 e 21 - Concerto in sol minore per violino, archi e continuo daBWV 1056 - Concerto in re maggiore per viola concertante, archi econtinuo da BWV 971 - Concerto in do minore per oboe, violino, archie continuo da BWV 1060 Per ulteriori informazioni, www.castellodiproceno.it

>> TRAFFIC - TORINO FREE FESTIVAL TORINO / dal 7 al 12 LUGLIOTraffic Torino Free Festival - nel 2008 alla quinta edizione - si è affermato come uno dei piùimportanti eventi gratuiti di musica contemporanea d’Europa, amato dal pubblico e apprezzatodalla stampa italiana e internazionale. Traffic è anzitutto grandi concerti, ma anche DJ set not-turni, reading con autori nazionali e internazionali, mostre d’arte, retrospettive e sonorizzazioni

cinematografiche. Grazie al contributo dellaCittà di Torino e della Regione Piemonte, e insie-me ai suoi partner culturali (Museo Nazionaledel Cinema, Fiera Internazionale del Libro,Fondazione Teatro Regio, Wi-Pie e FilmCommission Torino Piemonte), e agli sponsor(Fiat, Gruppo Poste Italiane, Gruppo Bodino,Tuborg) Traffic offre ogni estate gratuitamenteuna non-stop di grande musica, cultura e diver-

timento. Il successo del festival deve molto alle scelte della direzione artistica - Max Casacci,Alberto Campo, Fabrizio Gargarone e Cosimo Ammendolia - e all’impegno che la Città di Torinoe la Regione Piemonte hanno prodotto per dare alla musica uno spazio cittadino di primo piano:spettacoli nelle migliori location del comprensorio metropolitano, dal Parco Carrara dellaPellerina, che ospita il main stage, ai Giardini Reali, dalla Mole Antonelliana ai Murazzi del Po, allearee post-industriali e post-olimpiche. (V.G.)07-07Justice, LNRipley 08-07 Baustelle, Robertina 09-07 Massimo Volume vs La Chute dela Maison Usher, Fabio Novembre, Marco Passarani 10-07 Tricky, Soulwax/2 Many DJ’S,Battles, Fujiya & Miyagi, The Soulful Orchestra 11-07 Sex Pistol, Wiew, Punkreas, Plastination,Gli Aeroplani Cadono, Victor, Coky 12-07 Patti Smith, Afterhours, Massimo Volume, ChristianCoccia, Hercules and Love Affair, Alter Ego, Matthew Dear/Audion, Ryan Crosson, Dj RingoPer la programmazione completa: www.trafficfestival.com Tel. 800015475

>> SOTTO IL CIELO STELLATO DI VILLA TORLONIAROMA / dal 4 LUGLIO al 10 AGOSTOGià possedimento delle famiglie Pamphilij e Colonna, Villa Torlonia, col Casino Nobile e la Casina

delle Civette, è una delle costruzioni più suggestive del XVII°secolo, vera perla del Barocco romano. Ora, tra itinerari not-turni, giochi di luci ed appuntamenti d’arte nei giardini, da Luglioad Agosto si potrà godere ogni giorno alle 20,30 (ViaNomentana, 70) della grande musica classica, con le arie diBeethoven, Chopin, Mozart, Bach e gli altri grandi classici delrepertorio concertistico e sinfonico. (F.F.)Per la programmazione completa: www.tempietto.it

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Music In �� Luglio - Agosto - Settembre 2008FFEESSTTIIVVAALLFFEESSTTIIVVAALL

>> VILLA ADAROMA / 25 GIUGNO-10 AGOSTOIl mondo passa per Villa Ada. Anche quest’anno l’isola di VillaAda farà da sfondo ad un incontro di culture, tradizioni, suoni,profumi, cibi e colori. Da sempre Roma incontra il Mondo espri-me la sua politicità. Negli anni sono state molte le iniziative con-tro il razzismo, la pena di morte, la globalizzazione e la guerra.Questi indirizzi si sono concretizzati attraverso la scelta degliartisti, la presenza degli espositori e nel boicottaggio di alcuneaziende. L’atmosfera multietnica, infatti, si ricrea grazie alla

musica e non solo. Bancarelle di artigianato, ristoranti arabi e indiani e molto altro per una festaper tutti e di tutti. (C.N.)01-07 Flogging Molly 02-07 Tuxedomoon 03-07 Camille 04-07 Nour Eddine & GnawaBambara 05-07 Habib Koite’ 06-07 Teophilo Chantre 07-07 Teresa De Sio «Riddim a Sud»08-07 Tuck & Patty 09-07 Marlene Kunz 10-07 Petra Magoni & Ferruccio Spinetti 11-07Giuliano Palma & The Bluebeaters 12-07 13-07 Hot Tuna Acoustic Trio 14-07 Hazmat Modine15-07 Luciano 16-07 Roy Paci & Aretuska 17-07 Leggenda New Trolls «Concerto GrossoTrilogy Live» 18-07 Bluvertigo «Storytellers» 19-07 Caparezza 20-07 Villa Ada Posse feat.Brusco 21-07 Chico Caesar 22-07 Joan Armatrading 23-07 Blonde Redhead 25-07 Baustelle26-07 Africa Unite 28-07 Almamegretta 29-07 Trilok Gurtu 31-07 Sud Sound System 1-08Eugenio Bennato 6-08 Radici Nel Cemento 10-08 Daniele Sepe Per la programmazione completa: www.villaada.org

>> ROCK OF AGES FESTIVALMILANO - PALASHARP / 13 SETTEMBREÈ nato un nuovo festival per tutti gli amanti dell’hard rock e dellesonorità made in Usa. Sarà il festival di fine estate, quello chesegnerà la fine dei grandi concerti estivi e il ritorno agli spazi alchiuso per i concerti invernali. Il 13 Settembre il Palasharp diMilano vedrà salire sul palco grandi nomi come Twisted Sister,Extreme, Gotthard, Loaded, Quireboys, Pino Scotto. (V.G.)Per il programma completo e gli aggiornamenti: www.palasharp.it [email protected]

>> ROMAROCK FESTIVAL 2008ROMA - IPPODROMO DELLE CAPANNELLE /30 GIU-GNO-26 LUGLIOIl Romarock Festival, che si svolge ogni anno all’Ippodromodelle Capannelle, è oramai diventato un imperdibile meetingper la musica rock e pop a livello internazionale.Nel corso degli anni, ha portato a Roma i più importanti arti-sti del panorama italiano e mondiale, guadagnando i primiposti nell’olimpo dei migliori eventi musicali europei. Marchio distintivo dei grandi concerti di qualità della

capitale, solo nella scorsa edizione il Romarock Festival ha registrato un afflusso di ben200.000 persone. Tra gli artisti che si sono già esibiti all’Ippodromo delle Capannelle si ricordano: Afterhours, Air,Tori Amos, Anastacia, Franco Battiato, David Byrne, Manu Chau, Caparezza, Joe Cocker, TizianoFerro, Frankie Hi NRG, Ivano Fossati, Peter Gabriel, Jamiroquai, Khaled, Emir Kusturica, AvrilLavigne, Marlene Kuntz, Pat Metheny, Morcheeba, Massive Attack, Gianna Nannini, Negramaro,Negrita, Sean Paul, Laura Pausini, Placebo, Robert Plant, Lou Reed, Daniele Silvestri, Joss Stone,Steve Vai, Le Vibrazioni, The Wailers, Joe Zawinul. (V.G.)30-06 Francesco De Gregori 03-07 Subsonica 04-07 Fabrizio Moro 06-07 Tokio Hotel 11-07Pino Daniele 14-07 Djavan 15-07 Fiorella Mannoia 16-07 Duran Duran 18-07 MassiveAttack 19-07 Max Pezzali 24-07 Finley 26-07 Ben Harper Per la programmaziopne completa: www.romarockfestival.it [email protected]. 06 66182859 - 06 7182139

>> NOTTI ROMANE AL TEATRO DI MARCELLOROMA - DA GIUGNO A SETTEMBRENel cuore di Roma, in uno dei luoghi più affascinanti del mondo antico, per l’imponenza dell’edifi-cio e della storia che racchiude, si erge il Teatro di Marcello costruito per volontà di Giulio Cesaree terminato nell’11 a.c. dall’Imperatore Augusto. Questo grandioso teatro, il più antico di tuttaRoma e modello per la costruzione del ben più celeberrimo Colosseo, con il Parco archeologicocircostante saranno per tutta l’estate il suggestivo palcoscenico della quattordicesima rassegnaconcertistica «Notti Romane al Teatro Marcello» (Via del Teatro di Marcello, 44): da giugno asettembre, ogni sera alle 20.30 musica, spettacoli teatrali e poesia classica greco-latina. Per

informazioni sul programma e sull’acquisto dei biglietti: tel. 0687 13 15 90. (F.F.)01/07 Alessandra Tiraterra (Pianoforte) 02/07 Strauss,Rossini 03/07 Mozart 04/07 Linda Valente (Voce) Fabio DiCocco (Pianoforte) 05/07 Ede Ivan (Pianoforte): Tutto chopin06/07 Michele Pentrella (Pianoforte) 08/07 Fabio Rosai(Pianoforte) 09/07 Haydn, Beethoven 12/07 Giulio Biddau(Pianoforte) 13/07 Liszt, Rachmaninov 14/07 Janacek,Liszt 24/07 Bach, Gluck 29/07 Francesca Zarrillo(Pianoforte) 30/07 Schumann, Brahms 31/07 Stefania DiGiuseppe (Pianoforte) 01/08 Michele Pentrella (Pianoforte)

Marco Lo Muscio (Pianoforte) 03/08 Ching Yun Tu (Violino) François Gassio (Pianoforte)10/08 Fabio Rosai (Pianoforte) 11/08 Nino Rota 16/08 Silvia Cormio (Pianoforte) 22/08Scarlatti, Pergolesi, Donizetti 23/08 Roberto De Romanis (Pianoforte) 25/08 TihamèrHlavacsek (Pianoforte) 29/08 Maria G. Sorrentino, Peter Hitz (Pianoforte A Quattro Mani)31/08 Masataka Goto (Pianoforte)

>> SPAZIALE FESTIVALTORINO - SPAZIO 211 / dall’8 al 28 LUGLIOSpaziale festeggia la sesta edizione imponendosi come oasi alter-nativa a libera vocazione artistica: a Torino eventi live di band alter-native italiane e straniere in uno spazio libero fuori dai canonici luo-ghi commerciali. Un cartellone che presenta date uniche italianecon artisti e band che si sono distinti principalmente in questa sta-gione musicale. Un cartellone che in sei anni non ha mai ripetuto unsolo nome. Missione: Non basta dire non importa. È semplicemen-te la musica a formare le nostre opinioni. Qualcuno si sentirà frega-to. A qualcun altro salverà la vita. Come al solito. (V.G.)08-07 The Raconteurs, Vampire Weekend14-07 Deus 15-07Siouxsie 16-07 The Notwist, Le Luci Della Centrale Elettrica conGiorgio Canali 17-07 Il Teatro Degli Orrori, Hangin’ Tree, TheHelene’s Mates 18-07 Offlaga Disco Pax, Stonewave, Obc Slim 23-07 The Hives, Ministri 27-07 Yuppie Flu, La Pioggia, Santabarba28-07 The Mars Volta

Per il programma completo: www.myspace.com/spazialefestival

>> INCONTRI IN TERRA DI SIENASIENA / 22-30 LUGLIONel ventennale dalla sua fondazione, l’Associazione «Incontri in Terra di Siena» continua nellacura e nella diffusione della musica da Camera come speculare immagine della bellezza di un ter-ritorio dalle caratteristiche uniche al mondo. Il Festival, infatti, si svolge nelle magnifiche collinedella Val d’Orcia, già definito dall’UNESCO «World Heritage Site», sotto la direzione artistica diAntonio Lysy e quella musicale di Pascal Rogè e vi partecipano anche quest’anno importanti nomidel panorama musicale internazionale. Tra gli artisti che prendono posto nel ricco cartellone delTerra di Siena: il soprano internazionale Dame Emma Kirkby, Antonio Lysy, Jane Coop, Anthony

Mawood, Thomas Adès, PascalRogé, Ami Hakuno e tanti altrigrandi interpreti. Di assoluto pre-stigio invece l’esibizione della gran-de vocalista jazz Dianne Reeves.Quest’anno, oltre a La Foce eCastelluccio della Foce, il program-ma prevede tappe anche a SanQuirico D’Orcia, Città della Pieve eChianciano Terme. (F.F.)

25-07 Dame Emma Kirkby con London Baroque 26-07 Dianne Reeves 27-07 The LondonOratory School Schola 31-07 Ciclo completo delle Sonate di Beethoven per pianoforte e violon-cello Duo Antonio Lysy e Jane Coop 01-08 Anthony Marwood e Thomas Adès : Opere diStravinsky per violino e pianoforte 02-08 Musica da camera 03-08 Concerto Adès-ElgarOrchestra. Per la programmazione completa: www.itslafoce.org

>> ALL’OMBRA DEL COLOSSEO ROMA / 6 LUGLIO fino a SETTEMBRELa manifestazione muove i suoi primi passi nel 1990 in cui veni-vano proposti gli spettacoli più vari, da rassegne cinematografi-che alla musica dal vivo. Nel tempo si aggiungono gli spettacolidi cabaret e con il crescente consenso di pubblico e con la forteattenzione dei media la kermesse entra presto a far parte delcartellone ufficiale dell’Estate Romana. Dopo i primi successi

con il duo Mammamia che Impressione di Salvi e D’Angelo, la proposta artistica si specializza nelcampo del cabaret arrivando a proporre il cartellone comico più ricco e lungo a livello nazionale.Ma crescono anche le proposte musicali e le mostre d’arte. Anche quest’anno l’offerta è validae variegata. Sotto l’imponenza del monumento simbolo della città eterna si accendono i suoni ei colori della Roma di oggi. (C.N.)Per la programmazione completa: www.allombradelcolosseo.it

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a cura di VALENTINA GIOSA e ROSSELLA GAUDENZIFESTIVAL TRENDENZEMatera Veni Vidi Vici

VALENTINE Blacktotal. Diva di altri tempi. Bronzo,argento, oro. Arrivare a toccarla. E la sua «My SecretPlace» sembra cantata in diretta da un altro pianeta

Music In �� Luglio - Agosto - Settembre 2008 LLLLAAAABBBBOOOORRRRAAAATTTTOOOORRRRIIIIOOOO

UU na vera sophisticated lady si muove nel silenzio. In silenzio appunto, senza disordini,discretamente ma senza timidezze o tentennamenti, si muove tra i tavoli, si avvicina

all’alto sgabello dal quale potrà sovrastare la sala e sul quale potrà spiccare. Gesti che racchiu-dono una femminilità forte, una sinuosità quasi felina. Hai di fronte una personalità che incar-na la Woman di Neneh Cherry e la Cornflake Girl di Tori Amos: già percepisci in quale modointonerà i brani scelti con cura, e già sai che rimarrai stupito da varietà e ricchezza proprie diuna trasformista, in grado però di rimanere profondamente fedele a sé stessa.

Le mille sfaccettature di Valentine. Che ha dalla sua, come biglietto da visita, un’immaginericercata e ben riconoscibile da rimanere nella memoria: look blacktotal il più delle volte. Maaccade che si impreziosisca con qualche sprazzo di luce da diva di altri tempi (e altri luoghi).Bronzo, argento, oro, i dettagli che fanno la differenza. Accanto a Valentine c’è EmilianoMartino, e l’intesa artistica che li lega si respira nell’aria dal momento in cui si impossessanodello spazio. Valentine posa gli spartiti sul leggio e cerca con lo sguardo il suo chitarrista chenel frattempo si è occupato degli ultimi dettagli. Un rapido colpo d’occhio a cavi, casse, ampli-ficatori. Ci attende un repertorio convincente per arrangiamenti che magicamente accostanobrani quali Summer Kisses Winter Tears (Julee Cruise), Glory Box (Portishead) e WickedGames (Chris Isaak) a sensuali interpretazioni di Bang Bang (Nancy Sinatra), Maniac (MichaelSembello), Personal Jesus (Depeche Mode).

C’è anche un posto speciale per David Bowie, per la sua Space Oddity. Pezzi originali scrit-ti da Valentine non mancano (My Secret Place, Falling Down, Beyond the Real), e in questomomento ti coglie l’impressione di arrivare a toccarla, o di farti sfiorare dalla sua voce. Dopodue ore intense, hai la sensazione di aver sorsato un cocktail ricco di ingredienti disparati messiinsieme ad arte. Il tocco blues di Emiliano è l’elemento sanguigno, come tinte di colori inten-si, degno della voce profonda che accompagna. Ti senti inebriato. Ma in fondo ne vorresti anco-ra. WWW.MYSPACE.COM/VALENTINEWORLD (RG)

N ella suggestiva scenografia dei Sassidi Matera Music In ha partecipato

alla prima edizione del Festival Trendenzedal 14 al 17 maggio, all’interno della14esima edizione di Trend Expo «Villaggiodell’Orientamento, della Formazione, delLavoro e della Cultura», organizzato dallaCooperativa Educational Service. Cinque itemi proposti: Carta bianca, Isole sonanti,Itinerari creativi, Mondo in tavola e IlPensatoio, ampia vetrina sulla creativitàvolta a stimolare una riflessione sull’indot-to economico e lavorativo di eventi cultu-rali e artistici.

In linea con la visione di Trend Expoovvero «I giovani protagonisti del futuro»,è stato chiesto agli artisti di progettare unevento rendendosi impresari della propriapassione. 41 sono state le proposte chehanno superato una soglia minima di rile-vanza selezionate da una commissione di

esperti del mondo dell’arte e della cultura.Una cornice splendida quella dei Sassi,

così antica quanto antica è l’arte ed affasci-nante vedere le nuove tendenze di oggimuoversi tra quelle mura primitive ecavernose.

Music In ha riservato un occhio partico-lare al tema delle Isole Sonanti che ha vistola partecipazione di numerosi artisti italia-ni.

La Beat Beat Sound, associazione musica-le, oltre a presentare giovani talenti fra cuila band 7000 caffè, ha realizzato la DeejayConference, workshop sul mondo del dj congli orientamenti del mercato discografico ela D&G one night, serata di musica e degu-stazioni di piatti tipici. All’insegna del-l’avanguardia musicale elettronica l’eventodi Maurizio Caggiano (aka Keng) dal titoloMicrotonale, strutturato secondo un time-table nel quale si sono alternati uno o più dj

con il supporto di video proiezioni(www.myspace.com/kengprod).

Gli Exciter, segnalati come una tra lemigliori cover band dei Depeche Mode inItalia, hanno invece ripercorso la storia delgruppo britannico attraverso i brani piùcelebri (www.myspace.com/exciteritaly)mentre gli Effetti Collaterali (www.effetto-collaterale.it), dalle sonorità indie-rock,hanno realizzato uno showcase per la pre-sentazione del loro nuovo album Crederaiche non sei schiavo?.

Tanghi e musica da film fra le antiche pie-tre con il quintetto d’archi L’altro novecento eancora classici del jazz e pezzi fado ispirati aMaria João e Dulce Pontes con il duo roma-no Piano e Voce (www.myspace.com/pia-noevoce).

Sonorità dream-pop in compagnia diValentine (www.myspace.com/valentine-world) che per l’occasione ha proposto un

repertorio acustico con brani originali ecover totalmente riarrangiate. Nicola Rosa- aka Nick Pink, (www.myspace.com/djnik-pink), dj milanese (attualmente nello staffdi Virgin Radio), ha invece presentato duedj set: Robot Rock (un mix di musica elettro-nica e rock) e Minimal Hospital (sonoritàelettroniche, ambient e space disco).

Interessante la proposta di Antonio MattiaVazza (www.myspace.com/antoniovazza)dal titolo Instant Demo, uno studio di regi-strazione «all’istante» per tutti i partecipan-ti e i visitatori di questo interessante e pro-mettente Villaggio dell’Orientamento.

Valentina Giosa

MUSIC IN FA TRENDENZA

INSTANTDEMO

L’ idea nasce in un locale, tra amici musicisti, davantia una birra. Ed è la prima edizione di Istant Demo,

iniziativa musicale ideata e curata da Antonio Mattia Vazzache ha trovato la giusta collocazione all’interno di IsoleSonanti, il settore sonoro di Trendenze.

Il concetto, diretto ed immediato, richiama la prassi dellefoto-tessera istantanee. Il tempo di preparare, confezionaree servire il prodotto. Non un minuto di più. Così Antoniocontatta lo Studio Strada Recording di Angelo Cannarile,ricavato da un «lamione», denominazione materana perindicare una struttura oblunga che fungeva da ricovero peranimali e casa-grotta per chi li possedeva, oggi studio diregistrazione di pregio e stile.

Si sono realizzati cd di qualità, nell’arco dei quattro gior-ni del Festival, previa prenotazione da parte di gruppiemergenti. È stata per molti la vera e propria «realizzazio-ne del sogno a costo zero», offrendo la possibilità di realiz-zare più pezzi in poche ore.

Tempi dinamici, per dimostrare che è possibile realizza-re ottimi prodotti a costi contenuti, e avvicinare una giova-ne popolazione di musicisti all’esperienza della registrazio-ne in studio.

Rossella Gaudenzi

PIANO E VOCEPP

iano e Voce sono Moira Lo Bianco e Virginia Fabbri. Il progetto nasce dalla sfida di unire ilmondo classico e quello popolare attraverso una chiave di lettura che fa riferimento al lin-

guaggio jazzistico ma non solo. Il repertorio prevede oltre ai classici del jazz, brani di autori por-toghesi (Maria Joao, Dulce Pontes), di J.S. Bach e di Mario Laghigna, il tutto rivisitato in una forma

nuova che si esprime al meglionelle composizioni originali pro-poste come Aspettando Picasso eLuce di Luna.

«È un repertorio folle che noifacciamo per il solo gusto di pro-porlo al pubblico e che ogni voltarappresenta una nuova sfida»,dice Virginia-Voce.

Piano e Voce si sono esibitenella cornice dei Sassi di Materaall’interno del Residence SanPietro Barisano in occasione del IFestival delle Trendenze, manife-stazione inserita nel cartellone delTrend Expo 2008, che le duemusiciste hanno accolto congrande entusiasmo. Per Moira-Piano «a Trendexpo c’è spazio

per l’arte, per la cultura e la musica, e noi abbiamo deciso di partecipare per il solo gusto di esi-birci proponendo il nostro modo di fare musica a prescindere dal risultato». Aggiunge Virginia-Voce: «Molti giovani si appiattiscono nella mediocrità senza trovare il coraggio di osare».

Atmosfere uniche quelle di Piano e Voce, in bilico fra il fado portoghese e la musica francese,dove il piano sperimentale e contemporaneo di Moira si sposa perfettamente con la voce unica ericca di pathos di Virginia con un effetto che a volte incanta, altre stupisce, comunque lascia in bili-co tra piano e voce (www.myspace.com/pianoevoce). (VG)

Il surrealismo magico dei rac-conti di Antonio De Rosa incon-trano le sonorità mediterraneedi Rocco De Rosa e il caloredella voce di Eva Immediato. Involo dalla terrazza di PalazzoLanfranchi a Matera, aria,acqua e terra convogliano nel«Fuoco dell’Arte», vibrando. IlVento della fresca serata mate-rana si fonde con quello silen-zioso e sconvolgente, inevitabilee travolgente delle parole reci-tate. Quel vento che non conce-de tregua, che sa di cambia-mento, che è libera emozione,che non perdona e non abban-dona. C’è anche il Mare cheinvade suono e ritmo; mare chefa incontrare, orizzonte da con-templare, unica via di fuga dafame e disperazione ed ancheluogo di morte. Poi, la Terra cheè nella voce, nel corpo e nellosguardo; terra che è radici,carne, fertilità, calore; terradura e aspra; terra disperata esilenziosa: magica terra delSud. (VG)

Music In ha partecipato alla prima edizione delFestival Trendenze all’interno della 14esima edizionedi Trend Expo «Villaggio dell’Orientamento, dellaFormazione, del Lavoro e della Cultura». Cinque itemi proposti: Carta bianca, Isole sonanti, Itineraricreativi, Mondo in tavola e Il Pensatoio

VALENTINEVALENTINEVALENTINE ELEMENTI A SUD

SUD

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a cura di ROBERTA MASTRUZZI ROMA JAZZ’S COOL 1-7 settembreAlla Casa del Jazz, imparare. Di più

ROMA ROCK’S COOL 7-14 luglio Luca Scarpa,Stefano Senesi, Paolo Costa, Cesare Chiodo, DeanBowman, John De Leo, Cristiano Micalizzi etc.

Music In �� Luglio - Agosto - Settembre 2008SSLLMMCCSaintLouis

V i siete mai chiesti come vive un musici-sta nel paese dell’arte per antonomasia?

Non credo, perché da buoni italiani pensateche la musica sia un non-lavoro. A tal puntoche quando a un musicista viene posta ladomanda che-lavoro-fai, rispondendo «ilmusicista», ciò che segue è sempre: sì-ma-il-tuo-vero-lavoro-qual-è?, ma anche: «Ilmusicista? E come ti mantieni?». Senz’altrola migliore: «Sì, ma di mattina cosa fai?».

In effetti, cos’è la musica? A che serve?Ascoltarla dal barbiere ad aspettare il turno,o in macchina nel traffico per sentirsi incompagnia tra una pubblicità e un radio-giornale? Con tutti i problemi che ci sono,cosa vuoi che importi come vive un musici-sta?

In queste poche righe cercherò di raccon-tare le varie avventure di un tipico musicistaitaliano, il maestro Bemolle. Diplomato alconservatorio, in Italia unica istituzione cheti concede il privilegio di avere il titolo dimaestro di musica con programmi di studioaggiornati ai primi del ‘900. Bemolle però,oltre alla musica classica (o colta) ama ancheil jazz, e garantisco che questo è il Paese sba-gliato per amare tale musica. L’Italia è ilpaese della canzonetta. È un normale retag-gio storico-culturale: in Italia la vocalità hafatto sempre da padrona e questo, sia ben

chiaro, non può far altro che onore. Il pro-blema è sapere cos’è diventata la vocalità, ebasta accendere il televisore per renderseneconto: cultura da veline e calendari, nonMina né De Andrè. Selezioni e pseudo-con-corsi canori con ragazzine sempre più gio-vani e belle e sempre meno talentuose che sifanno strada con jeans a vita bassa e piercingsulla lingua. Ingenuo Bemolle, pensa ancorache per avere successo ci voglia il duro lavo-ro.

Per poter essere riconosciuto come unbuon jazzista bisogna avere una preparazio-ne musicale, sotto tutti i punti di vista, didimensioni ciclopiche, anni e anni di studioe gavetta, per essere poi, in compenso, imusicisti meno pagati in assoluto. E non sitratta di diversi livelli di preparazione:anche i più grandi talenti italiani spessosono costretti a combattere per questioni chevanno dalla semplice gestione organizzativaalle più basse contese economiche.

Oltre ad essere il paese della canzonetta,l’Italia, che non è l’ultima arrivata nelcampo del Welfare, non ha un sindacatoriconosciuto che definisca i doveri e facciavalere i diritti dei musicisti. Meno male chec’è l’Enpals (Ente Nazionale di Previdenza edi Assistenza per i Lavoratori delloSpettacolo) almeno per la loro pensione:

bastano solo circa 35 anni di contributi e ilgioco è fatto. Le rare volte in cui si firma -senza essere ricattati - un contratto con icontributi previsti, la parcella sulla carta èstranamente inferiore a quella pattuita. Haun senso versare una somma irrilevante aifini pensionistici, quando la stessa quantitàdi denaro è molto più utile per la vita quoti-diana? Intendiamoci, la categoria (fantasma)dei musicisti sarebbe ben lieta di pagare icontributi necessari per avere un futuroquantomeno dignitoso, il problema è che lacommittenza nella maggior parte dei casi sirifiuta di versarli.

Povero signor Bemolle, è proprio un eroenazionale. Lavora mosso da una inutile pas-sione per un lavoro che occupa i suoi pen-sieri 24 ore su 24. Ci si lamenta sempre che ilproblema principale del cattivo funziona-mento di una società sia legato alla scarsapassione per il proprio lavoro, e quandotrovi persone innamorate della propria atti-vità non le paghi adeguatamente perché giàsono felici con il proprio lavoro.

Poi dicono che i musicisti non mettono sufamiglia perché si sentono spiriti liberi.

Emilio Merone

di Tamara Pantaloni(allieva del Corso di Sax dal 2003)

Viaggiando viaggiando si arriva al Saint Louis School’s Land, una terra «colorata diblues», dove giovani spiriti liberi vogliono liberarsi nella musica, nel mondo dei suoni e neiritmi sfrenati di musiche vere e terrene, espresse e trasmesse da spiriti più grandi, chiama-ti i maestri-guida, come Max Ionata, Claudio Colasazza, Bruno Biriaco, Antonio Solimene,Gianfranco Gullotto, Michel Audisso, Dario Lapenna e altri, che con la loro energia inse-gnano agli spiriti più giovani tanta disciplina, creatività e ricerca per trovare la strada cheporta verso se stessi e verso la propria musicalità, in armonia con gli altri.

Nel periodo estivo, in questa «terra blu», si festeggiano il Jazz’s cool e il Rock’s cool,dove giungono musicisti che viaggiano per tutto il mondo e portano in dono la loro ricca epreziosa presenza come Rosario Giuliani, sassofonista pervaso dal sound più profondo deljazz, e Salvatore Bonafede, pianista con creatività ed espressività donate dall’energia del-l’universo.

Qui la musica riesce ad illuminare anche il buio e ti redime grazie alla simpatia dei pic-coli spiriti e alla devozione dei grandi maestri. A Saint Louis Land, si innalzano montagnedi note e quando scende la notte ti puoi permettere di sederti sopra di esse e fermarti nellatranquillità per trovare nuove forze, respirando la passione del lavoro quotidiano degli abi-tanti di questo magico piccolo mondo.

Dall’alto della montagna, un angelo canta una musica blues, nera e profonda, dal ritmointenso accompagnata da queste parole: «L’essenza della musica è un vento che si alzadalla polvere della terra, soffiando nei ventri di chi la sa accogliere. Con la sua forza pul-sante, sprigiona un canto di suoni gioiosi e ritmi vitali che si liberano tra i cieli più alti esconfinati, raggiungendo tutti i cuori, anche i più chiusi e lontani. Questo vento spiradall’Africa: radice dell’albero della vita, culla delle pulsazioni vitali» (Dalla terra al cielodi T. Pantaleoni).

TAMTAM BLUES

J azz come la notte, come l’Africa,come un canto libero. C’è un appun-

tamento ormai irrinunciabile per centina-ia di giovani amanti del jazz.Un richiamo che viene dadentro e a cui non si può diredi no e che spinge a ingoiarechilometri, a sfidare il caldoe i vagoni affollati di untreno, per raggiungereRoma. Un fuoco che scal-da gli ultimi giorni d’esta-te e riunisce intorno a sétanti ragazzi per incon-trare i grandi nomi deljazz, respirare la loromusica e ascoltare laloro storia. È il RomaJazz’s cool, settimana- dal 1 al 7 settembre -che il Saint Louisdedica a chi vuoleperfezionare i propristudi con un corsointensivo di tecni-ca, improvvisazio-

ne e musica d’insie-me in cui gli studenti sono

seguiti per intere giornate da musicistiprofessionisti.

J azz come Norma Winstone e la sua voce,come Scott Colley e il suo contrabbasso,

come Antonio Sanchez e la sua batteria, comeKurt Rosenwinkel e la sua chitarra. E ancorajazz come Joey Calderazzo e il piano, RosarioGiuliani e il sax, Ken Cervenka e la tromba;jazz come musica d’insieme, come SalvatoreBonafede e Paolo Damiani. Come già nelle pas-sate edizioni, ognuno di loro sarà protagonistadi master class e concerti serali sul palco dellaCasa del Jazz a conclusione di ogni giornata distudio. Dal 2005 ad oggi, il corso ha coinvoltotanti ragazzi italiani e studenti internazionali eimportanti musicisti italiani come Enrico Rava,Roberto Gatto, Enrico Pieranunzi e Maria PiaDe Vito e nomi della scena internazionale comeJohn Taylor, Marvin Stamm, Bob Stoloff eGene Jackson.

Oltre all’indiscutibile privilegio di incontraree studiare con importanti jazzisti, il corso èanche il modo più semplice per arricchire ilproprio spirito, attraverso il confronto con l’al-tro e incontrare chi come te vive di e per lamusica per scoprire di essere un po’ meno soliin questo mondo. Che di «soli» ne farai tantinella vita e sarà anche grazie a giorni come que-sti che ti insegnano l’umiltà, la fatica e il piace-re di dedicarti alla musica. Jazz come il suonosolitario di una tromba, come un’improvvisapioggia d’estate.

ROMA JAZZ’S COOL

T ra le mura del Saint Louis College of Music, che durantel’anno accademico risuonano delle voci intonate di 1500

studenti e dei loro strumenti, la musica continua anche d’esta-te. E il Rock, quello cool, è il solo protagonista.

Il Roma Rock’s cool è giunto già alla sua terza edizione eanche quest’anno musicisti e cantanti di ogni livello vivonoinsieme sette giornate in musica. Dal 7 al 14 luglio si respiral’esperienza di artisti che hanno fatto della musica la loro vita.La formula non cambia: ogni giorno è scandito da fasi precisedi apprendimento e di pratica.

La mattina si inizia con la lezione di tecnica in classi diviseper livello. Ma nelle vesti insolite di docenti si ritrovano alcunidegli artisti più attivi e stimati dei nostri giorni. I bassisti seguo-no le lezioni di Paolo Costa (dieci anni di carriera al seguito dimiti come Claudio Baglioni, Renato Zero, Ivano Fossati) diCesare Chiodo (turnista tra i più richiesti degli ultimi tempi,forte di collaborazioni con Laura Pausini, Fiorella Mannoia eAdriano Celentano), e Antonio «Rigo» Righetti, che nella suacarriera ha collaborato con artisti di fama internazionale.

I batteristi «siedono» in aula con Cristiano Micalizzi, figliod’arte, formatosi alla Berklee di Boston, che, tornato in Italia,ha iniziato a dividere il palco con alcune delle nostre realtà piùinteressanti, come Tiromancino, Max Gazzè, Paola Turci,Daniele Silvestri.

Per le nuove leve della chitarra ci sono Hallen Hinds (già

docente presso il Musician’s Institute, dal blend musicale jazz,blues e rock) e Maurizio Solieri, unito in un sodalizio che durada anni con colui che in Italia è il simbolo del rock, Vasco Rossi.

Alle tastiere ci sono Luca Scarpa (tastierista di Jovanotti,Fiorella Mannoia, Fabio Concato) e Stefano Senesi (che haavuto l’onore di lavorare con il mito Rino Gaetano e oggi è co-arrangiatore di Mariella Nava e Renato Zero).

Per i cantanti le lezioni sono affidate a Dean Bowman, pro-clamato dalla stampa americana «il più grande cantante rock’-n’roll vivente», e a John De Leo, voce acuta e graffiante deiQuintorigo.

Al Rock’s cool la musica si impara, ma soprattutto si suona.Infatti i ragazzi si ritrovano ogni giorno per due ore, ognunocon il proprio strumento, nei laboratori di musica d’insieme,nei quali, ispirandosi ai loro miti, suonano i pezzi che hannofatto la storia del rock.

Poi, di nuovo tra i banchi, gli allievi assistono alle MasterClass sul rock e sull’improvvisazione, in cui vedono i loro«docenti» esibirsi in lezioni-concerto.

Quando il sole fuori inizia a tramontare, i ragazzi si chiudo-no in studio di registrazione dove si può lasciare una tracciaindelebile di tutto ciò che di nuovo si è appreso in questi setteindimenticabili giorni.

Corinna Nicolini

ROMAROCK’SCOOLsecondo Riccardo Fortuna(allievo di Canto dal 2005)

«Roma Rock’s cool è un’esperienzaunica, in quanto mette gli studenti incontatto con artisti dai quali appren-dere è divertente e facile: basta anchesolo sedere accanto a loro»

A LUGLIO IL ROCK È COOL

BEMOLLE EROE NAZIONALE

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COMPOSIZIONE E ORCHESTRAZIONE Un film dovrebbe essere più similealla musica che alla fiction. Dovrebbe essere una progressione di stati d’animo esentimenti. Il tema, ciò che è dietro all’emozione, il significato: tutto viene dopo

MICHELA ANDREOZZIMusical e recitazione. Talento.

Music In �� Luglio - Agosto - Settembre 2008 SSLLMMCCSaintLouis

COMPOSIZIONE E ORCHESTRAZIONE«UN FILM DOVREBBE ESSERE PIÙ SIMILE ALLA MUSICA CHE ALLA FICTION. DOVREBBE ESSERE UNA

PROGRESSIONE DI STATI D’ANIMO E SENTIMENTI. IL TEMA, CIÒ CHE È DIETRO ALL’EMOZIONE,IL SIGNIFICATO: TUTTO VIENE DOPO». Così Stanley Kubrick vedeva il cinema. Il regista credeva molto nel legame traimmagini e musica e alcune scene dei suoi film più famosi sono passate alla storia anche grazie ad una giusta scelta musicale,a volte stravagante, Singing in the Rain usata come commento musicale alla sequenza più violenta di Arancia Meccanica, avolte più convenzionale, come per le note dei Carmina Burana che fluttuano nell’Universo di 2001 – Odissea nello spazio.

Per quanti sono appassionati di musica applicata alle arti cinematografiche, siano esse film, documentari, fiction o cortome-traggi, il Saint Louis offre due imperdibili opportunità.

Il corso di composizione e musica da film diretto da Gianluca Podio, attivo fin dal 2002, fornisce gli «strumenti creativi dellaprofessione musicale» attraverso l’utilizzo di strumenti musicali reali e virtuali indispensabili per il compositore moderno. Loscopo è di ampliare la padronanza dell’approccio creativo costruendo una preparazione professionale globale e questo è possi-bile attraverso lo studio dell’armonia e del contrappunto, l’analisi degli stili nella musica classica e contemporanea, i laborato-ri di musica applicata per la sonorizzazione di filmati, documentari, spot pubblicitari, lo studio di orchestrazione e direzioned’orchestra ad uso professionale, la realizzazione di musica con l’ausilio di computer, campionatori e strumenti elettronici. Gliallievi hanno poi, fin da subito, l’opportunità di sperimentare dal vivo la futura professione grazie alla collaborazione con unascuola di cinema per la quale i ragazzi del corso di composizione hanno realizzato le sonorizzazioni dei cortometraggi ideatidagli studenti di regia: una vera e propria esperienza sul campo.

Un’altra opportunità è offerta dal corso di strumentazione e tecniche di orchestrazione ideato dal maestro AlessandroCusatelli e rivolto ai musicisti interessati ad impadronirsi della scrittura sinfonica. Si comincia con l’affrontare la conoscenzatecnica, morfologica ed esecutiva di ogni strumento dell’orchestra sinfonica, con schede specifiche di verifica per ogni stru-mento; si prosegue con la pratica dell’orchestrazione e lezioni specifiche sulla resa dei vari impasti orchestrali e sugli equilibridi una partitura sinfonica: dai piccoli organici ad una completa orchestra a due; infine, il corso mostrerà i segreti dei più raffi-nati e spettacolari effetti orchestrali, analizzandoli dalle partiture più elaborate del ‘900, proponendo un costante laboratorio pra-tico che porterà alla realizzazione di partiture orchestrali su grande organico e aperte alle problematiche attuali.

«Il Corso, unico in Italia, sia per la proposta formativa che per l’articolazione, ha lo scopo di conferire una attitudine pro-fessionale specializzata a chiunque sia interessato nel futuro ad operare in qualsivoglia settore musicale - secondo Cusatelli -.Il mestiere acquisito sarà elemento prezioso di distinzione nel panorama delle offerte lavorative: basti pensare alla richiesta eal ruolo che gli orchestratori hanno, specie negli Usa, nel mercato documentaristico e cinematografico».

di Luca Proietti

Dal 2002 il Saint Louis offre un’interessante e costruttiva realtà professionale.Nelle sedi di via Cimarra e via del Boschetto si svolge il corso biennale di Tecnico del Suono e Music Technology, che ha già accolto e formato

centinaia di allievi i quali, seguendo un programma didattico dettagliato, hanno trovato occupazione in ambito professionale come tecnici specializzati.

Il corso si basa sullo studio approfondito di tecniche di registrazione, missaggio, editing, creazione e processamento del suono,

per arrivare al conseguimento di un diploma di specializzazione.Nel corso dei due anni di studio, si affrontano lezioni teoriche e pratiche

di Fonia (ripresa microfonica, tecniche di registrazione e di missaggio su supporti analogici e digitali),

Music Technology (sintesi sonora, campionamento, software musicale), Fisica Acustica (caratteristiche fisiche e percettive del suono,

acustica ambientale, microfoni e casse acustiche). Completano il percorso didattico: Inglese (acquisizione del vocabolario tecnico del settore) e Cultura Musicale (conoscenza musicale di base, per una migliore integrazione tra il tecnico del suono ed il musicista).

Conseguito il diploma, gli ambiti lavorativi sono molteplici: studi di registrazione, concerti e spettacoli dal vivo,

produzioni televisive e radiofoniche, pre e post produzione musicale, restauro audio, sound design.

IMMERGERSI IN UN MONDO DI SUONIdi Gianclaudio Marucci(Diplomato in Tecnico del suono nel 2007)

Quando entrai per la prima volta al Saint Louis, nella sede di ViaCimarra, ho avuto la sensazione di salire su di una grande astronave.Sono stato avvolto dal fascino degli studi e ho deciso che quello erail posto in cui avrei voluto studiare.

Per due anni mi sono immerso in un mondo di suoni, dove la pro-fessionalità dei docenti era sempre pronta ad istruirmi su lati tecnicidel mestiere e argomenti, di cui a volte, ignoravo completamentel’esistenza. Spesso in un mestiere particolare come quello del tecnicodel suono, i professionisti tendono a non «svelare i propri trucchi» perpaura che qualcuno possa competere con loro, ma nel corso, questoproprio non avviene: sono infinite le domande e i dubbi a cui i docen-ti sono sempre pronti a dare una risposta.

Il percorso di studio ha permesso di specializzarmi nelle cose a cuitenevo di più, come creare un prodotto professionale (musicalmenteparlando) attraverso l’unico ausilio del computer e di introdurmi almestiere di fonico in studio, cosa che tutt’oggi mi affascina in parti-colar modo. L’ultimo giorno di scuola purtroppo è stato anche il piùtriste, perché avrei voluto che ricominciasse tutto da capo.

MICHELAANDREOZZI«Andiamo in scena»!

Un progetto formativo di alto profilo, ilCorso professionale di Musical «Andiamoin scena» termina il suo primo anno e siappresta a una nuova stagione. Un per-Corsotenuto da docenti di livello, un gruppo tecni-co di professionisti della ‘scena’, nel mondodella recitazione e del ballo, da cui nascerà unMusical. Michela Andreozzi, docente direcitazione del corso, spiega: «L’attitudinemusicale è sempre la prima cosa. Un bravis-simo cantante può anche ballare o recitarepoco, comunque, tra musica, recitazione eballo l’ideale è avere almeno 2 qualità su 3.Purché ci sia del talento dietro». Talentocome quello che accompagna la carriera dellabella docente: regista, scrittrice e attricedrammatica. 10 anni di esperienza, successi etanta fatica tra teatro, fiction (Don Matteo-Rai2), televisione (Quelli che il calcio) eradio (Pic Nic- Radio2). Faticoso è anche tro-vare un cantante, un attore e un ballerinonella stessa persona: «Cantanti e attori devo-no cercare di sviluppare un senso del corpo edel suo uso, anche senza arrivare a muoverepassi di danza elaborati», ci dice ancoraMichela. «A un ballerino è naturalmenterichiesta una intonazione minima per soste-nere le parti corali: tra il cantare e recitare,comunque, è preferibile che sia pronto sotto ilprofilo musicale». (Flavio Fabbri)

TECNICO DEL SUONO E MUSIC TECHNOLOGY

ALLA RICERCA DEL CAVO IDEALETutte le chitarre, prima o poi, devono affidare il proprio suono a un cavo. Che, a rigor di logica,dovrebbe essere di altissima qualità, in modo da non degradare il segnale che proviene da stru-menti di così alto livello. In verità, osservano alla REFERENCE LAB, le cose non stanno semprecosi: nella cultura del musicista medio il cavo è un oggetto «povero», sul quale non si investe, masi risparmia. Per dimostrare che le cose non stanno cosi, la REFERENCE LAB ha più volte orga-nizzato test comparativi dei propri cavi. Uno dei più recenti – sul cavo Reference RIC01A – èstato condotto a Milano da Roberto Diana, che, con l’aiuto e la collaborazione del tecnico delsuono Stefano Olla, ha ripreso la propria chitarra acustica negli ambienti dell’Acoustic DesignStudio di Pietro Nobile. Per i test, Roberto ha utilizzato unostrumento di Marcello Norero; il segnale, ripreso da un preAPI512, entrava in ProTools attraverso un convertitoreApogee Rosetta 200, e il tutto veniva monitorato da unacoppia di Yamaha NS-10M. Durante la prima prova, Dianaha eseguito un brano fingerstyle; il suono ottenuto con i caviREFERENCE è risultato più definito e più ricco, sulle frequen-ze medio-basse, rispetto a quello che si otteneva con cavi delcosto indicativo di ottanta euro. «L’impressione generale»,ha dichiarato Diana, «è che, per quanto il cavo da ottantaeuro sia più frizzantino sugli alti, quelli della REFERENCE risul-tino più piacevoli, più morbidi. Inoltre nel caso di uno dei piùcomuni utilizzati in ambito live, chitarra più riverbero, ilREFERENCE risulta a mio gusto più caldo». Per la secondaprova è stato registrato uno strumming, in modo da fornire untermine di paragone generale per la chitarra acustica e allargare ilcampo di utilizzo del cavo. «La differenza», racconta Diana, «è udibile inmaniera netta e sensibile, quasi sorprendente per un cavo. A differenza delREFERENCE e del cavo da ottanta euro, i cavi più venduti, di costo pari acirca un terzo, perdono tanto di definizione, e non consentono di farsentire tutti i movimenti delle voci».

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a cura di ROMINA CIUFFA LUCA BUSSOLETTI Mostri A scuola nessunomi considerava, a scuola nessuno che mi vedeva

CASTELLO DI PROCENO Paradisonascosto C’è un convivio in musica che sadi antichità e silenzi. E filosofia franchigena.

TOKIO HOTELRock Gemini

Music In �� Luglio - Agosto - Settembre 2008BBEEYYOONNDDBBEEYYOONNDD&further

I MOSTRI DI LUCA

«Mostri», il nuovo singolo di Luca Bussoletti.Mancava. Ora c’è.

Un twist. Una denuncia. Un urlo.Per tutti quelli che a scuola non li vede nessuno

N on solo i suoi. Ne abbiamo tutti di mostri personali che ci inseguono da sempre. A scuola,a casa, nel letto, sotto al letto. Poi, improvvisamente, spariscono e quasi ci mancano. Ci

manca quel bisogno di fuga che legittimava la voglia di scappare via, perché essere inseguiti fa cor-rere più forte, più velocemente. Motiva. Giustifica il vittimismo, la paura e il fatto di non voleraffrontare niente e nessuno. Invece no. Praticamente con questo nuovo singolo, Mostri, LucaBussoletti racconta le vicende di un Bastian qualunque, quel ragazzino che nel romanzo di MichaelEnde finiva nei cassonetti tutte le mattine e si andava a rinchiudere nella soffitta della scuola a leg-gere una storia infinita, che parte dalla diversità e porta a cavalcare un dragone.

A scuola nessuno mi considerava diventa il ragionamento lucido di un cantautore che è uscitodalla soffitta dopo aver cavalcato un Fortunadrago e che, oggi, si alza in piedi e denuncia. Denuncial’omogeneizzazione delle nuove generazioni, vestire uguali in corpi diversi; la droga, punire i neu-roni e perdersi in un Gin Lemon; la sessualità, farlo a tutti i costi quando al buio immaginare èmeglio. Denuncia il bullismo. Lo fa attraverso i canali che lo hanno adottato, quelli multimedialidella rete e dei download. Uno dei più scaricati, a scuola forse, ma di sicuro nella rete.

Questo ex-invisibile cresce e fa un twist cheè insieme un lamento e una canzonetta, poi unpezzo da cantautore ma anche da band di bale-ra. «Mostri» da settimane è nella top ten di ven-dite di iTunes, ora esce in «Hit Mania Estate2008» tra i successi estivi e si accompagna a unvideo «no budget» per la regia di Rik Diffidentiche è stato scelto dallo staff di YouTube perl’home page e ha ricevuto fino ad oggi 17 milavisite.

Lui che quando aveva otto anni era timido efaceva musica per avvicinare le ragazzine è ilpiù promettente cantante della MyspaceGeneration, quella che esce fuori dal monopo-lio e si fa strada da sé. Influenzato da TimBurton, Philip K. Dick e Italo Calvino, poi daiBeatles, Lucio Battisti e Rino Gaetano, Luca èfondamentalmente un romantico (al punto chesi dedica anche una canzone d’amore, Mi amo,e che la rivista Glamour a maggio interroga sul-l’amore in 21 istruzioni sincere nel servizio «Le

cose che non ti ho detto»). Quasi un fumetto imprigionato nelle strisce del suo cartone dove vinco-no sempre i buoni: e non a caso in Cina e in Giappone – patrie del manga – Bussoletti è una star.Incompresi tutti in patria. E, alla fine, i mostri gli piacciono, quelli della Universal, degli anni Venti,che hanno un’umanità schietta, i Frankestein del colore. Quelli che soffrono.

L’invisibilità rende deboli o forti. A scuola nessuno che mi vedeva potrebbe anche voler direinvertire i ruoli, perché non visti si può tutto, lo fa anche Harry Potter, un altro invisibile che sicopre con un tappeto magico per sparire. Serve una forza che il sistema non dà perché assecondabullismo e prevaricazione, favorendo la dis-integrazione. Ma il sistema è un bullo e il bullo, perantonomasia, è un debole. Che cerca all’esterno sicurezze che non possiede. Una canzone comeMostri, triste ma allegra, rimane nell’orecchio finché non riappare l’invisibile: lui che è il primoa non vedersi, a non notarsi. A non cavalcare dragoni. Lui che è il primo mostro di se stesso. info: www.myspace.com/bussoletti

CONVIVIO CONVIVIO A PROCENOA PROCENO

di Romina Ciuffa

C’è una famiglia a Proceno, vicino Viterbo sull’antica Via Francigena, che pos-siede un castello dai primi anni del XVIII secolo. Una grande casa per una

grande famiglia, quella dei Cecchini, che per tre secoli è stata molto numerosa edanimata dai più svariati interessi. Poi, ilsilenzio del tempo.

Carlo e Cecilia Cecchini, oggi, lafanno rivivere e chiamano per questopersone colte ed amanti dell’arte, affa-scinati ed entusiasti dell’atmosferache si respira in antichi luoghi e in unborgo nascosto, un gioiello del CentroItalia fuori dai circuiti del turismo dimassa, che permette di conoscereun’antica filosofia di vita conservatasinel suo aspetto più genuino.

Un’atmosfera magica, fatta di lette-ratura, arte e storia, che fa sì che unagrande tradizione abbia mantenutointatto il suo significato dei secoli pas-sati e che oggi esplode in un Convivioin Musica.

Due date: il 6 e il 27 luglio, e i corti-li di un Castello meraviglioso per dareomaggio, attraverso la musicalitàdell’Insieme Strumentale di Roma,prima alla Via Francigena – arteria ditraffici e di pellegrinaggio, da semprevia di collegamento fra il Nord e il SudEuropa e fecondo terreno di scambioculturale – con Purcell, Haendel,Albicastro, Rameau, Corelli; poi, il 27luglio, a Bach, nella Chiesa di SanMartino.

L’esperienza è più unica che rara,dà suggestioni, riempie e suggerisce forti impulsi di un romanticismo trascor-so. Va fatta. La famiglia Cecchini sarà lì, come sempre da centinaia di anni.www.castellodiproceno.it

Prendi due gemelli omozigoti. Ad uno glimetti un microfono in mano e all’altro un belchitarrone elettrico. Truccali in modo moltovistoso, quasi carnevalesco, e falli sorreggereda una sessione ritmica potente e compatta.Impazzirà la Germania, poi la Polonia einfine tutta Europa.

L’album Room 483 dei Tokyo Hotel,infatti, ha stravenduto in tutto il vec-chio continente superando i duemilioni di copie. Deve averci vistobene il noto produttore PeterHoffmann quando ha pagato ditasca sua i primi provini di queiquattro ragazzi che allora si facevanochiamare Devilish.

La band germanica, che deve il suonome definitivo ad una passione perla capitale giapponese e ad un’assue-fazione agli alberghi, propone unrock elettrico molto incisivo e lavoce di Bill Kaulitz cattura l’atten-zione. Nella prima hit europea,Monsoon, gli acuti e i sospiri sialternano in modo piacevole edipnotico.

Parte del successo dei Tokyonasce anche dall’avvenenza dei fra-telli Kaulitz, le cui fan esagitate quasi non cre-dono di averne due in copia perfetta. Un pizzi-co di marketing, è vero, ma anche tanta espe-rienza sul palco. Chi c’era il 30 ottobre del 2007al Datch Forum di Assago giura di aver assisti-to ad uno spettacolo unico in cui luci, fumo egrande rock si mischiavano in un’unica emo-zione.

Il 2008, però, non è iniziato molto bene per irocker tedeschi. Il loro leader ha avuto frequen-ti malori finché non è stato costretto a fermarsi

per via di una fastidiosa cisti sulle corde vocali. Grande commozione tra i fan, che hanno let-

teralmente invaso di messaggi il sitoufficiale della band, e tutta una

serie di appuntamenti annul-lati tra cui le date ita-

liane previste trafebbraio e marzo.

Ma i grandieroi, anche quel-li moderni,cadono per poir i a l z a r s i .Kaulitz ha dovu-to subire mesi di

grandi umiliazioniin cui la stampas p e c i a l i z z a t asosteneva che ilsuo guaio disalute fossedovuto al fattoche non sapes-se cantare ma

adesso chesta bene si

sta riprenden-do le sue rivincite.

Gli Stati Uniti sono impazziti per la band e sista già organizzando un lungo tour in Americache toccherà anche il Canada.

I fedeli dei Tokyo Hotel hanno tenuto duro edora possono godersi i loro concerti sfumati. Iromani sono convocati al Roma Rockall’Ippodromo di Capannelle il 6 luglio. Lamatita nera sotto gli occhi è già pronta e si pre-vede una bellissima e sanissima sudata tra can-zoni cantate a squarciagola e pogate caricate aspalle alte.

TOKYO HOTELCamera con vista su Roma

Prendi due gemelli omozigoti e truccali. Fai impazzire la Germania, la Polonia, l’Europa. Poi fanne ammalare uno alle corde vocali.

I vincenti tornano sempre, quando meno te lo aspetti

di Corinna Nicolini

22 LUGLIO - Live - SPAZIO ZERO, Tor di Quinto21 AGOSTO - Ubix Summer Night - PEPE NERO, Anguillara

di Romina Ciuffa

MusicIn_ok.QXP 9-09-2008 12:06 Pagina 22

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a cura di ROMINA CIUFFA

ATTILIO FONTANA A Scarto unboero e intanto spero, la mia illusio-ne dentro un goccio di liquore

TO MY DEEPEST EGOOdyssea Universo antico e sel-vaggio come un temporale estivo

GIOVANNI SOLLIMA We were treesVibrate! Vibrate, l’improvvisazione èuna creatura dall’anima curiosa

Music In �� Luglio - Agosto - Settembre 2008 FFEEEEDDFFEEEEDDback

Il progetto Croma Novanasce nel 2005 dall'ambizio-sa idea di Emilio Merone e

Virginia Fabbri di dare un nuovo colore allamusica italiana facendo tesoro delle loro diver-se influenze musicali. Nelle composizioni risul-tano evidenti tracce di bossa nova, tango,musica classica, world-music, jazz, folk-music,pop inglese e americano. L'etichetta indipendente Crisalide oggi ce leoffre così. Croma Nova. Come se non fosse,in effetti, qualcosa da tenere a bada. Perchélo ascolti, e avverti. Non siamo sempre pron-ti ad avvertire. Non è un cd che puoi avere inmacchina con leggerezza. Avverti la sensa-zione della culla. Del teatro. Dei boschi. C'èqualcosa di Elisa in Virginia Fabbri - questo lepiacerà.Poi non vorrei che un accostamento conCristina D'Avena la faccia sentire da meno:Cristina D'Avena ha accompagnato la nostracrescita, e in un album quale Croma Nova, cheracconta favole, è proprio il tocco che iom'aspetto. Dunque, c'è da sentirsi cullati. Dauna voce che sa cullare come fosse madre masa intenerire come fosse figlio.Infine, c'è Matia Bazar, proprio lei, AntonellaRuggiero piacevolmente dentro VirginiaFabbri, partire quasi per Vacanze Romane. E il piano di Merone porta in quel mondo mera-

viglioso in cui a nessuno è concesso di rimane-re più del tempo necessario per riuscire acogliere melodie che soltanto un cuore apertoè pronto a ricevere.

Romina Ciuffa

Come si faceva una volta...apri la confezione, afferri il cd,lo inserisci nel lettore e... si

parte, senza fronzoli, con un blues-punk onesto,ruvido e genuino, talmente viscerale da ritrovar-si oniricamente trasportatisulla sella della propria Harleyimmersi in una crepuscolareRoute del deserto americano.. Abbiamo detto blues-punk?Beh... i due elementi si sposa-no alla perfezione nel progettodi questo trio di mangiatori dispaghetti: proprio così... sonoitalianissimi i «The Boomers»,band romana profondamenteblues nella grammatica e nelledeclinazioni armoniche: iragazzi strizzano l’occhio amaestri del blues desertico e contaminato dinuova generazione quali John Spencer BluesExplosion, Queens of the Stone Age e Eagles ofDeath Metal, senza dimenticare l’inconfondibilelezione dell’Iguana Iggy Pop nelle nichilistichelinee vocali di Marco Marracini, voce e chitarra:all’altra chitarra Alessandro Peana e FaustoDelfini alla batteria (eh già.. niente bassista); infat-

ti.. dannatamente punk lo sono nell’attitudine esul palco, scanzonati ed irriverenti anche a livellodi immagine: basta dare un’occhiata tra i conte-nuti multimediali all’interno del cd, tra i quali unmerchandising squisitamente salace ed il video

di ottima fattura di Antirave,pezzo d’apertura di Fast &Bulbous. Scuola punk anchenel sound: scarno ed immedia-to quanto basta; non c’è bassoma c’è la botta: questo disco èl’ennesima dimostrazione, qua-lora ce ne fosse ancora biso-gno, che non sempre serveuna grande produzione (iBoomes hanno fatto tutto incasa, o meglio in cellar) perrealizzare ottima musica. 13pezzi e ce n’è per tutti i gusti:

dai moti perpetui delle ballate, agli shot sparatitutti d’un fiato, fino ad una parafrasi garage diThe End dei Doors.Fast & Bulbous è una strada assolata e ventosa,sensuale e scorbutica: destinazione l’anima e iltalento dei Boomers.

Manuele Angelucci

A me che il boero non era mai piaciuto poi. Mi ritrovo a masticare unaciliegia piena di liquore dopo aver messo in bocca un cioccolatino aforma di peluche, che è il disco di Attilio Fontana. Insomma, lo scarto

così, come scartassi un boero, faccio le facce strane perché l’avrei preferito 1) al latte2) senza liquore 3) senza sorprese. Dicono che la cioccolata abbia prerogativa diassuefazione. Infatti. Il disco di questo ex Ragazzo Italiano (cantava «Amore Vero»insieme agli altri tre) si chiama «A» perché è un inizio. Non stento a crederlo: la voceè quella di un uomo, l’emozione è quella che trasmette un bambino, e Attilio si è rifat-to da capo. Stupisce perché sa agitare le parole e metterle in fila come si conviene aun cantautore. Mi faccio una passeggiata acustica tra arrangiamenti stile Mina-

Massimiliano Pani, bossanova e salse, anche una canta-ta corale alla We Are The World, e qualcosa che mi ricor-da ma non copia Vinicio Capossela. Resta quel non soche, mentre ascolto un disco perfetto, che mi fa chiede-re dove-l’ho-già-sentita ma non è così: era già dentro dime, lo erano quelle parole che già sapevo perché mi rac-contano cose che vivo tutti i giorni. Per esempio, la vogliadi uccidere un Pokemon. Dio solo sa cosa gli farei se mene passasse uno sotto le mani. Non ho la più vaga idea diquali poteri possa puntarmi contro, perché non guardo iPokemon. Attilio li uccide come me, con un sistema diver-so: lui li scioglie in un acido blu. Io non accendo la televi-sione. Ma poi, esattamente come me, cede, diventa timi-do davanti agli occhi di plastica e di vetro di un peluche.Uno sbando emotivo, un turbamento. Che sarà? Saràquesto senso di crescere in mezzo al nulla. Attilio me loconferma, pure lui sta come me, un petalo che vive a

testa in giù fra Calimeri e maghi del Rinacimiento che tirano fatture. Anche lui la mat-tina si sveglia con una strada in salita, anche lui volerà e cadrà in braccio alla fortuna,anche lui - come me - ha un livido da tagadà. Poi che coincidenza: anche a lui un alienolo ha fregato a rubamazzo (nell’imbarazzo diventi pazzo ma un’astronave prima o poipasserà). Una favola, lo ascolto mentre me la racconta. Ogni illusione ha la sua formadi mistero. Anche quella del mio boero.

ROMINA CIUFFA

ATTILIO FONTANA - A

THE BOOMERS - FAST & BULBOUS

Ci sono compositori che poco,poco sembrano «classici». Cisono volte in cui la parola

‘musica classica’ si ha paura di pronunciarla,perché sembra masticata con un chewingum,e altre in cui arriva unartista in grado di farvibrare le corde, quelledel tempo e dello spaziooltre che dello strumen-to. È da poco in circolazio-ne il nuovo lavoro diGiovanni Sollima, Wewere trees (per laSonyBmg), violoncellistae compositore estroso,artista sfaccettato le cuiultime commissioni gliarrivano da Yo-Yo Mundie dal Maestro RiccardoMuti per il RavennaFestival 2008. Ma che già tanto ha datoal cinema di Wim Wenders (Palermo shoo-ting) o Marco Tullio Giordana (I cento passi) eperché no, Peter Greenaway (Nightwatching).Un cd che presenta 13 tracce intense, vibran-ti appunto, in cui, ci racconta Sollima: «… Gliarchi, almeno per come li sento, hanno la forzaevocativa dell’aria, del fuoco, del calore, delgelo e del respiro a pieni polmoni». Cinque racconti, ognuno diviso in più sezioni,

da Violoncelles, Vibrez! a L.B. Files, passandoper Yet Can I Hear, Tree Raga Song e Whenwe were trees. Sezioni concettuali di un albumche cresce lentamente all’ascolto, come unalbero, le cui fronde vibrano (Vibrez!) ad una

brezza che sa di estate.Seguendole ci accorgia-

mo che l’albero lenta-mente cresce sempre dipiù, creatura dall’animacuriosa, mossa da unsentimento in passi didanza, flamenco e zar-zuela (Fandango eBoccherini). Ed è l’im-provvisazione a guidarli,una flebile speranza diluce a tarda notte (Voiceand lyrics, con la parteci-pazione di Patty Smith),per aspettare, mentretutto si rallenta fino allastasi, senza però fermar-

si mai (Cello, con Monika Leskovar), che il gior-no ridoni movimento alle foglie della grandepianta. Forse Sollima pensava al ficus sicilia-no, pianta forte, generosa e solitaria, quandoall’improvviso fiutò le melodie di Nyagrodha,quelle che però fanno pensare a AntonioVivaldi.

Flavio Fabbri

GIOVANNI SOLLIMA - WE WERE TREES

TO MY DEEPEST EGO - ODYSSEA

EMILIO MERONE E VIRGINIA FABBRI - Croma Nova

NATALIE DESSAY - ITALIAN OPERA ARIAS

Rami che abbracciano il cielo,l’elemento caldo del legno che siincontra con il soffio arioso delle

nuvole. Già dalla copertina, Odyssea, meravi-gliosa creatura dei Mydeepestego, ci traspor-ta in un universo antico, dimenticato, tanto sel-vaggio come un tempo-rale estivo quanto silen-zioso come il vento chemuove le foglie. Ed ecco che sin dalprimo brano, Euskadia,veniamo catapultati inuna dimensione etereae affascinante ed èimpossibile non farsi tra-sportare dalle onde diqueste sensuali melodiee dai ritmi avvolgentidelle complessive ottotracce. La poesia deiPelican, il muro sonorodei Cult of Luna, la dop-pia faccia degli Isis, leatmosfere dei Neurosis la delicatezza deiMogwai, la ricercatezza dei Tool, si fondonocon estrema eleganza nei Mydeepestego por-tando l’ascoltatore a lasciar fluire le proprieemozioni ad occhi chiusi. E così ci si imbatte inautentiche perle sonore come Ius Primae

Noctis, Liver, Tora, dove il minimalismo delpost rock si sposa con arpeggi sinuosi e riffappassionanti, fino ad arrivare all’ultima trac-cia del disco, la meravigliosa Crepuscolo, dovele chitarre distorte e il rullante reverberato cicullano invitandoci a ricominciare il viaggio. La

voluta mancanza di uncantante rende il tuttoancora più emozionante.Sono le note stesse, i riffe la sezione ritmica i pro-tagonisti, l’unica e solavoce della musica diTomydeepestego. Un disco sincero e ricer-cato, anche grazie allaproduzione di DavideCantone, già da noiapprezzato per lo splen-dido lavoro con i Deflore. Un disco che suonacome il silenzio cosìcome dovrebbe faretutta la buona musica.

Quella in cui ci riconosciamo e di cui non pos-siamo fare a meno perché reagisce d’impulsoal nostro «ego più profondo».

Valentina Giosa

Col passo sicuro del palco e iltimbro potente del sopranolirico, Natalie Dessay incanta

e splende nei riflessi di Italian Opera Arias,Dessay soprano, Concerto Koln e Evelino Pidò,suo ultimo lavoro musicale. Una misura e una sicurezza che la portanomolto al di sopra dei soprani leggeri, mutandoscena in una corposa prosa verdiana. È quipossibile apprezzarla nella Lucie diLammermoor, francese versione del capolavo-ro di Gaetano Donizetti, cantata virtuosa ecolorata. Una grandissima interpretazione,che nella Scena della paz-zia ci propone la registra-zione live effettuata alMetropolitan di New York.La Dessay lavora sulleparole, sul fraseggio fan-tasioso, sostenuta da tap-peto d’orchestra chevede alla regia EvelinoPidò con il Concerto Koln,le leve di una morbida tra-gedienne che di certoavvantaggiano l’artista.L’atmosfera della trage-dia e il destino dell’estra-

niazione sono quelle che avvolgono la protago-nista, come le note della glassarmonica, stru-mento espressamente voluto da Donizzetti alposto del flauto. Stupende le prime quattro scene inserite inquesto incredibile lavoro per l’etichetta VirginClassic, dalla cui prima donizzettiana seguono:la Maria Stuarda sempre di Donizzetti, IPuritani e I Capuleti e i Montecchi entrambe diVincenzo Bellini. Si ascoltano, qui, splendide messe di voce efilati che, uniti al fraseggio sempre elegante,rendono ottimamente l’idealizzazione di perso-

naggi che vivono propria-mente nella e con lamusica. Restano, poi,due pagine del semprecaro Giuseppe Verdi cheaccompagnano nellatranquillità più assolutale corde della Dessay:Ah, fors’è lui da LaTraviata e Caro nome daRigoletto. Quasi facilipassaggi di registro perl’immensa Dessay.

Flavio Fabbri

SSLLMMCCSaintLouis

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