Museo Informa 44 2012

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Speciale MAB e Volontariato Milano capitale mondiale dei musei Scultura ceramica Città Scuola e Museo: uno scambio reciproco Rivista quadrimestrale della Provincia di Ravenna - Notiziario del Sistema Museale Provinciale anno XVI, n° 44 / luglio 2012 • Diffusione gratuita

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Rivista quadrimestrale della Provincia di Ravenna - Notiziario del Sistema Museale Provinciale

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Speciale MAB e Volontariato

Milano capitale mondiale dei musei

Scultura ceramica

Città Scuola e Museo: uno scambio reciproco

Rivista quadrimestrale della Provincia di Ravenna - Notiziario del Sistema Museale Provincialeanno XVI, n° 44 / luglio 2012 • Diffusione gratuita

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Sommario

Anno XV, n° 44luglio 2012Rivista quadrimestrale della Provincia di RavennaNotiziario del Sistema Museale Provinciale

Direttore Claudio Casadio

Vicedirettore Paolo Valenti

Direttore responsabileOscar Manzelli

Coordinatore editorialeClaudio Leombroni

CaporedattoreEloisa Gennaro

Comitato di redazioneValerio BrunettiClaudio CasadioNadia CeroniGiorgio Cicognani Marco GaroniFederica GiacominiGiuseppe MasettiDaniela Poggiali

Segreteria di redazioneMassimo Marcucci

Redazione e amministrazionevia di Roma, 6948121 Ravennatel. 0544.258105-24fax [email protected]

Progetto graficoe impaginazioneAgenzia Image, Ravenna

Stampa Centro Stampa, Ravenna

Iscrizione al Tribunale di Ravenna n°1109 del 16.1.1998Diffusione gratuita

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Editoriale Orizzonti convergenti Claudio Leombroni

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La Pagina dell’Istituto per i Beni culturali della Regione Emilia Romagna Si scrive peer learning, si legge mobilitàMargherita Sani

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La Pagina della Facoltá di Conservazione dei Beni culturali di Bologna Volontari per i futuri operatoriAdasofia Del Moro Papiani

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La Pagina di Icom Italia Milano capitale mondiale dei museiSegreteria di Icom Italia

La Pagina della Rete Bibliotecaria di Romagna e San Marino

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“Scoprirete” nuove bibliotecheChiara Alboni, Chiara Storti

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Conversazione non troppo formale con Gian Arturo FerrariChiara Alboni, Chiara Storti

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Appunti dai ConvegniIl Museo nelle città italianeAnna Maria Visser

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Personaggi Mons. Giovanni LucchesiMarco Mazzotti

Speciale MAB e Volontariato

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Ethos e Nomos della professione Claudio Leombroni

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Musei, volontariato e sussidiarietà orizzontale Luca Baldin

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Bibliotecari e volontariato culturaleStefano Parise

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Archivi aperti ai volontariLuigi Contegiacomo

Notizie dal Sistema Museale della Provincia di Ravenna

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Scultura ceramicaFederica Giacomini

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Dante e il Mosaico Paolo Racagni

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O Muse or m’aiutateFrancesca Masi

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Omaggio al mosaico minuto e ai suoi protagonistiLinda Kniffitz

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Da Ospitale a MuseoSonia Muzzarelli

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Le sinfonie di colore di Sonia MicelaDiego Galizzi

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La Squadriglia del GrifoDaniele Serafini

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Esperienze di Didattica MusealeCittà Scuola e Museo: uno scambio reciprocoFilippo Farneti

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Informalibri Le novità editoriali dei Musei del Sistema

Lo Speciale è illustrato con opere di Mimmo Paladino in mostra al MIC di Faenza

Copertina: M. Paladino, Ulisse, acrilico su tela, 2009(vedi articolo a pag. 19)

IV di copertina: Anonimo, Madonna, fine XIV sec.(vedi articolo a pag. 23)

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Editoriale

Orizzonti convergenti

Opere in micromosaico

realizzate tra XVIII e XIX secolo

in mostra al Museo d’Arte

della Città di Ravenna

(vedi articolo a pag. 22)

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In una pubblicazione del 2009 (Volunteers in Museums and Cultural Heritage: A Euro-

pean Handbook) veniva tratteggiato un panorama variegato, ma tutto sommato circoscrit-

to, del possibile impiego di personale volontario nelle istituzioni museali. Quel panorama

mutava significativamente, quanto a contenuti e a confini, soltanto un anno dopo, allor-

ché il nuovo governo inglese lanciava l’idea di big society a supporto di una nuova gestio-

ne dei servizi pubblici e in particolare delle istituzioni culturali. L’idea era in sé molto sem-

plice: una devoluzione alla società di servizi non più sostenibili pienamente con il finan-

ziamento pubblico. La politica del governo conservatore inglese suscitò ampie discussio-

ni, peraltro tuttora in corso, perché tale devoluzione non appariva ai più come una assun-

zione di responsabilità da parte della società civile o una forma di doverosa partecipazio-

ne del terzo settore alla gestione di biblioteche e musei attraverso l’impegno volontario,

ma la copertura di duri tagli o impietose politiche di revisione della spesa.

Nel nostro paese il ricorso al volontariato per la gestione delle istituzioni è un fenome-

no antico, ma negli ultimi tempi ha conosciuto una forte espansione, diretta conseguenza

dei tagli ai bilanci pubblici e in particolare alla cultura. Le associazioni professionali han-

no più volte richiamato la necessità di definire precisi ambiti di utilizzo del volontariato,

non sostitutivi delle professionalità di settore. La questione sarà dibattuta anche in occa-

sione degli Stati generali dei professionisti del patrimonio culturale organizzata da MAB

Italia e in programma a Milano il 22-23 novembre prossimi.

Questo numero di MuseoIn-forma dedica ampio spazio alla questione e ha chiamato a

discuterne anche autorevoli esponenti di ICOM Italia, ANAI e AIB, le tre organizzazioni

professionali rappresentative a livello nazionale degli operatori di musei, archivi e biblio-

teche, che hanno dato vita a MAB Italia. Lo scopo che ci siamo prefissi è quello di inqua-

drare in modo equilibrato la problematica del volontariato nei nostri istituti, cercando di

evitare, come scrive Stefano Parise, presidente dell’AIB, quel “sovrappiù di cattiva coscien-

za” che spesso appare nel modo di affrontare la questione nel nostro paese.

Abbiamo detto di MAB Italia. MAB, ossia il coordinamento delle tre associazioni pro-

fessionali dei musei, degli archivi e delle biblioteche, si è costituito formalmente il 12 giu-

gno scorso. Ampia documentazione sulle finalità e sulle iniziative del neonato coordina-

mento sono disponibili sul web all’indirizzo http://www.mab-italia.org. Anche per dar se-

guito a tale importante evento, a partire da questo numero la nostra rivista dedicherà uno

spazio fisso alla Rete bibliotecaria di Romagna e San Marino. La Rete ha avviato un pro-

getto di riorganizzazione che pensiamo caratterizzerà il dibattito culturale romagnolo nei

prossimi mesi e che include la convergenza di archivi, biblioteche, musei come orizzonte

operativo. MuseoIn-forma seguirà con attenzione il dispiegarsi di questo progetto e altret-

tanta attenzione dedicherà alle trasformazioni del contesto istituzionale. Intanto in que-

sto numero potete leggere le novità relative al nuovo sistema di accesso ai servizi (‘Sco-

prirete’) e la prima parte di una bella intervista a Gian Arturo Ferrari, presidente del Cen-

tro per il libro e la lettura.

Claudio Leombroni

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La Pagina dell’Istituto

per i Beni culturali

della Regione Emilia Romagna

Si scrive peer learning, si legge mobilità

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In un momento di profon-di cambiamenti nella socie-tà, quali scelte deve intra-prendere il museo per evita-re uno sterile arroccamento in uno scenario, anche cul-turale, divenuto oramai glo-bale? Quale sistema di siner-gie deve porre in atto per re-alizzare un più ampio scam-bio e arricchimento profes-sionale, a livello oramai ne-cessariamente internaziona-le, fra quanti lavorano, a va-rio titolo, nei musei?

Una risposta è rappresen-tata da LEM – Learning Mu-seum (www.lemproject.eu), un progetto europeo di re-te aperta che intende crea-re uno spazio permanente di scambio e confronto per gli educatori museali e gli edu-catori degli adulti che vede coinvolto, fra i partner italia-ni, l’IBC. Alla rete, che oggi conta 42 istituzioni presenti in 20 Paesi Ue e statuniten-

si, possono aderire sia singo-li musei che reti di musei, o organizzazioni culturali inte-ressate all’educazione degli adulti, alle politiche cultura-li, all’audience development.

Dall’avvio del progetto, nel novembre 2010, LEM ha ac-quisito 29 nuovi partner tra musei, istituzioni culturali, università, centri di ricerca, fondazioni, che non appar-tenendo alla rete al momen-to della sua istituzione, sono state qualificate come Part-ner Associati. Tale qualifica non ha comportato per essi, nè per eventuali nuovi part-ner, alcun costo e permette di godere sul sito LEM della stessa visibilità dei Partner a pieno titolo, di partecipare ai Gruppi di lavoro, di accede-re alle esperienze di mobilità. Inoltre è permesso l’acces-so all’area riservata del sito, dove vengono caricati i ma-teriali di lavoro prodotti dai

diversi Gruppi di lavoro e do-ve si concentrano le discus-sioni più interessanti a livel-lo professionale.

È proprio lo scambio di esperienze tra istituzioni in-ternazionali, realizzato per mezzo di una rete aperta fra organizzazioni - non sola-mente museali - attive in va-ri paesi, il nucleo portante di questo progetto che permette esperienze di soggiorno (che vanno da due settimane a tre mesi) in forma di visite di stu-dio, periodi di stage o di job shadowing presso realtà mu-seali partner del progetto al fi-ne di poterne toccare concre-tamente con mano l’organiz-zazione, seguendo i colleghi stranieri nel loro lavoro e col-laborando con essi, ponen-dosi nella reciproca prospet-tiva dello scambio, del con-fronto delle esperienze e non in quello dell’insegnamento/apprendimento passivo.

Non a caso il peer learning rappresenta una risorsa fon-damentale per i professioni-sti del settore museale che LEM propone per mezzo di visite di studio presso i part-ner di progetto, che si ren-dono disponibili ad ospitare i colleghi, e grazie ai grup-pi di lavoro tematici (www.lemproject.eu/WORKING-GROUPS ) su cinque temi specifici: “Nuove tendenze per i musei del XXI secolo”, “Musei e popolazione che invecchia”, “Ricerca sul pub-blico, stili di apprendimen-to e visitor relation manage-ment”, “Musei come luoghi di apprendimento”, e “Dialogo interculturale”.

Vista l’estensione geogra-fica della rete e l’eterogenei-tà dei suoi Partner, il lavoro

di ricerca e approfondimen-to dei cinque gruppi, ciascu-no coordinato da un Partner e da un tutor IBC, è organiz-zato su un modello decentra-lizzato, suddiviso per grup-pi di interesse, ai quali i par-tecipanti alla rete aderisco-no liberamente sulla base delle tematiche che sentono più vicine ai propri interes-si. I cinque gruppi godono di completa libertà per quan-to riguarda l’organizzazione del programma di lavoro e hanno un budget per le visite di studio, di cui dispongono in autonomia. Fra le azioni messe in atto vi è l’organizza-zione di incontri, lo scambio di materiali, lo studio di ca-si, l’approfondimento delle migliori pratiche educative, producendo poi report del-le proprie attività nel corso dello svolgersi del progetto.

Parte integrante e non se-condaria del progetto è il si-to, ricco di informazioni, ma che conta anche sull’apporto di chiunque proponga con-tributi e materiali purchè in linea con le tematiche di cui si occupa LEM.

Il progetto LEM, che si con-cluderà con una conferen-za finale a Bologna nell’ot-tobre 2013, è finanziato dal Programma Lifelong Lear-ning Grundtvig e dall’Unione Europea. I musei dell’Emilia Romagna possono diventare Partner Associati del proget-to LEM seguendo le istruzio-ni disponibili su www.lem-project.eu/the-project/asso-ciate-partners/become-an-associate-partner

Margherita SaniIstituto Beni Culturali

LEM - The Learning Museum è un

progetto europeo di rete che vede

coinvolti numerosi ed eterogenei

partner coordinati dall’IBC

Attività per adulti nell’Open Museum di Glasgow. © Glasgow Museums, UK

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Promuovere una cultura di rispetto dell’arte e del pae-saggio d’Italia: questa la mis-sione del FAI – Fondo Am-biente Italiano, che dal 1975 ha restaurato a proprie spe-se 48 importanti testimonian-ze del patrimonio artistico e naturalistico italiano, apren-dole al pubblico. Il FAI di-spone di una rete capilla-re di volontari, distribuiti in 112 Delegazioni, impegnati a sensibilizzare la collettivi-tà al valore del patrimonio artistico e paesaggistico na-zionale e all’importanza del-la sua tutela. Da alcuni an-ni ha concentrato tale opera di sensibilizzazione sui gio-vani, nella convinzione che solo in questo modo si pos-sa garantire un futuro ai va-lori che sostiene.

Tra le attività che la Dele-gazione FAI di Ravenna ha organizzato per il mondo giovanile, una delle più re-centi e fortunate si è rivela-ta quella rivolta agli studenti universitari attraverso la pro-posta di tirocini, resi possi-bili da una convenzione sti-pulata alla fine del 2010 tra il FAI di Ravenna e l’Univer-sità degli Studi di Bologna - sede di Ravenna. Da allora, in poco più di un anno, so-no stati ben sei i tirocini por-tati a termine dagli studenti, e già nuove richieste stanno avanzando. Si tratta di studi di approfondimento su tema-tiche artistiche o ambienta-li, proposti dalla Delegazio-

ne FAI di Ravenna e accetta-ti dall’Università, che riguar-dano il territorio del Raven-nate e che hanno trovato il favore di giovani iscritti al-la Facoltà di Conservazione dei Beni Culturali e al corso di laurea in Scienze ambien-tali. Il loro lavoro è seguito sia da un tutor universitario, un professore di volta in vol-ta indicato dalla Facoltà a se-conda delle discipline coin-volte, sia da un tutor del FAI, la Delegata ai tirocini univer-sitari del FAI di Ravenna. Ol-tre a consentire il riconosci-mento del credito formativo, per i giovani universitari tali tirocini costituiscono un pre-zioso addestramento alla ri-cerca, sia pur della durata di pochi mesi.

Si è così sviluppata una fitta trama di volontariato, da quel-lo degli studenti a quello dei Delegati FAI e degli esperti che aiutano gli studenti nel-le loro ricerche presso archi-vi, biblioteche, musei, palaz-zi, monumenti e siti ambienta-li. Nel capoluogo sono già sta-ti portati a termine cinque tiro-cini (“Palazzo Bacinetti, un te-soro nascosto di Ravenna”; “Il Museo del Risorgimento di Ra-venna, memoria storica della città”; “Ravenna ‘città del mo-saico’ in ambito contempora-neo”; “Palazzi neoclassici di Ravenna” e “Loggetta Lom-bardesca: storia architettoni-ca, vicende monastiche e ri-utilizzo dell’edificio”), mentre uno è stato completato a Fa-

enza (“Museo Internaziona-le delle Ceramiche - Didattica museale - Giocare con l’arte”).

Le ricerche sono state con-dotte presso varie istituzio-ni culturali della provincia (a Ravenna Biblioteca Clas-sense, Biblioteca A.Oriani, MAR, Centro di Documen-tazione del Mosaico, Archi-vio di Stato e Soprintenden-za; a Faenza MIC), avvalen-dosi della guida di persona-le interno e di esperti indica-ti dal FAI. Non solo. Nel ca-so di Palazzo Bacinetti, per una migliore contestualizza-zione dell’edificio, sono sta-ti visitati anche famosi palaz-zi neoclassici di Faenza, qua-li Palazzo Laderchi e Palaz-zo Milzetti, mentre la ricer-ca sul Museo del Risorgimen-to di Ravenna è stata estesa allo studio delle tecniche di conservazione museale; nel tirocinio su Ravenna città del mosaico contemporaneo so-no stati inoltre coinvolti va-ri laboratori di mosaicisti ra-vennati e a Faenza sono sta-te effettuate attività di labora-torio con operatori interni al Museo, in vista di un’applica-zione della didattica dell’Arte rivolta soprattutto ai bambi-ni della scuola dell’infanzia.

Attualmente è in corso, presso il corso di Scienze ambientali, un tirocinio su “Le Pinete storiche del Ra-vennate, formazioni di tran-sizione tra la regione medi-terranea e quella medioeu-ropea”, a cui collaborano an-che il Delegato al territorio del FAI di Ravenna e naturali-sti dell’associazione “L’Arca”. Dopo un’iniziativa di presen-tazione al pubblico dei tiro-cini effettuati, il FAI di Ra-venna ha organizzato visi-

te al Museo del Risorgimen-to e alla Loggetta Lombarde-sca guidate dalle autrici dei rispettivi tirocini, così come farà presto con i mosaici con-temporanei della città. E per l’A.A. 2012-2013 già sono al-lo studio nuovi tirocini FAI presso la Facoltà di Conser-vazione dei Beni Culturali, uno a Cervia, uno a Bagna-cavallo e uno a Faenza!

Adasofia Del Moro PapianiDelegata

ai tirocini universitari FAI di Ravenna

Grazie a una convenzione con

l’Università di Bologna,

il FAI propone numerosi tirocini

agli studenti ravennati

Volontari per i futuri operatori

La Pagina della Facoltà

di Conservazione dei Beni

culturali di Bologna

C’é da vedere

All’Ecomuseo della Civiltà Palustre di Villanova

• dal 7 al 10 settembre

28a Sagra Civiltà delle Erbe Palustri Nell’ambito del tradizionale appuntamento settembrino, l’Ecomuseo propone vari eventi e spettacoli con la possibilità di vedere all’opera gli ultimi artigiani capaci di lavorare le erbe di valle, tra cui alcune mostre ispirate al tema “Lamone bene comune”oltre a numerosi laboratori dedicati al tema “Mestieri etnici dall’Europa”. Inoltre sono proposte visite al Museo e all’Etnoparco.

Per informazioni:Ecomuseo Civiltà Palustretel. 0545 [email protected] www.erbepalustri.it

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Lo scorso 4 giugno, a Parigi, presso la Maison de l’Unesco, i delegati di tutto il mondo di ICOM - International Council of Museum, la principale as-sociazione mondiale del set-tore museale, hanno assegna-to a Milano l’onore e l’onere di organizzare, dopo Rio de Janeiro nel 2013, l’Assemblea Generale di ICOM. L’Advisory Committee ha scelto Milano senza tentennamenti, con una maggioranza importante, pari al 66% dei voti, dando ampio credito al progetto italiano. Le città che hanno conteso fi-no all’ultimo l’evento a Mila-no erano Mosca e Abu Dhabi.

“Questa vittoria” – ha sotto-lineato il Presidente di ICOM Italia Alberto Garlandini – “è la dimostrazione concreta del ruolo sempre più importante nel mondo della museologia e dei museologi italiani e rappre-senta un risultato fondamen-tale per le migliaia di operato-ri impegnati quotidianamente a garantire una corretta gestio-ne del patrimonio culturale ita-liano, che per il mondo costi-

tuisce qualche cosa di davve-ro straordinario”.

L’Assemblea Generale è, in-fatti, il più importante evento mondiale del settore museale, una convention che si organiz-za ogni tre anni per fare il pun-to della situazione su quel vola-no dell’industria culturale rap-presentato dagli istituti muse-ali, che soltanto in Italia sono circa 5.000 e contano quasi 100 milioni di visitatori all’anno.

Un grande evento, quindi, che porterà a Milano non me-no di 4.000 operatori dai quat-tro continenti a confrontarsi sul tema proposto da ICOM Italia, che il mondo ha dimo-strato di apprezzare partico-larmente e che sarà strategico per il futuro degli istituti mu-seali, ovvero “Museums and cultural landscapes”.

Il successo della candida-tura è il risultato di una squa-dra d’eccezione messa in cam-po convintamente dal nostro Paese, composta da istituzio-ni pubbliche, come il Ministe-ro degli Affari Esteri, il Ministe-ro per i Beni e le Attività Cultu-

rali, la Commissione Nazionale Italiana dell’Unesco, la Regio-ne Lombardia, la Provincia di Milano, il Comune di Milano e il Comitato delle Università di Lombardia, ma non di meno di sostenitori privati, quali in pri-mis il Gruppo Intesa Sanpaolo, mentre dal punto di vista tecni-co, fondamentale è stato e sarà l’apporto e l’esperienza di Fie-ra Milano Congressi.

Da sottolineare come fat-tore in grado di dimostrare la possibilità per questo Paese di muoversi unito con deter-minazione su obiettivi condi-visi, il coinvolgimento dell’in-tera rete diplomatico-conso-lare italiana all’estero, che si è fatta veicolo intelligente di promozione capillare presso le sedi ICOM nel mondo.

Ora si apre una stagione nuova, anche per ICOM Italia, con un traguardo all’orizzonte di straordinaria importanza che deve mobilitare le energie mi-gliori del Paese e deve coinvol-gere ogni istituto e ogni opera-tore del settore. La candidatu-ra, convintamente, è stata infat-ti condotta con determinazio-ne e convinzione incrociando Milano all’Italia; il lavoro, quin-di, dovrà coinvolgere non sol-tanto Milano ma l’Italia intera e il risultato finale sarà il frutto dell’opera di un intero Paese, che nei suoi musei e nei beni culturali deve imparare a rico-noscere non un onere, ma uno straordinario punto di forza.

Di questo sono convinti i no-stri colleghi di tutto il mondo che hanno votato Milano e che ci verranno a trovare nel 2016, e di questo dovremmo essere an-che noi un po’ più consapevoli.

Segreteria ICOM Italia

Milano capitale mondiale dei musei

Torna il “Premio ICOM Italia-Musei dell’anno”

Sabato 29 settembre 2012 avrà luogo la cerimonia di consegna del “Premio ICOM Italia – Musei dell’anno”. L’iniziativa, giunta alla sua III edizione, è promossa da ICOM Italia con il sostegno di Banca Monte dei Paschi di Siena e 24 ORE Cultura, media partner, ed è rivolta ai musei e ai professionisti museali italiani. Il premio ha l’obiettivo di valorizzare le buone pratiche operative e gestionali dei musei italiani e farne emergere le eccellenze. Queste le tre categorie in concorso per il 2012:• premio per il miglior nuovo allestimento • premio per la migliore gestione e valorizzazione del patrimonio non esposto• premio per il miglior utilizzo dei social network.La premiazione avrà luogo a Mantova presso il Centro Internazionale d’Arte e di Cultura di Palazzo Te.

Per informazioni:ICOM ItaliaVia Fabio Filzi 22 - Milanotel. 02 [email protected]

La Pagina di Icom Italia

Se il 2015 a Milano sarà l’anno

dell’Expo, il 2016, e questa è la notizia,

sarà quello dei musei!

La delegazione ICOM Italia all’Advisory Committee di Parigi

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A volte è difficile credere anche a ciò che si vede. Gior-ni fa abbiamo risposto alla te-lefonata di un appassionato utente che, avendo preso in prestito un e-book, ci doman-dava: “Ho capito bene: non c’è bisogno che lo rinvii in bi-blioteca, torna da solo a di-sposizione degli altri lettori? È un servizio bellissimo per-ché non si rischia di restituire i libri in ritardo!”. Quello che chiameremo “auto-restituzio-ne” degli e-book non è che uno dei tanti servizi di Sco-prirete, disponibile sul web all’indirizzo http://scoprirete.bibliotecheromagna.it/.

Questo catalogo 2.0 non è solo interrogabile in manie-ra più semplice e intuitiva ma cresce grazie all’interazione con i suoi fruitori. È sufficien-te essere iscritti ad una del-le quasi duecento bibliote-che sparse sul territorio del-le province di Ravenna, Rimi-ni e Forlì-Cesena e su quello Sanmarinese per poter acce-dere gratuitamente, tramite credenziali personali, a tut-ti i servizi on-line. La ricer-ca base è libera, poi è pos-sibile la ricerca avanzata per campi specifici. Per affinare i risultati ci sono i filtri: la bi-blioteca preferita, l’anno di pubblicazione, l’autore, il ti-po di materiale (libro anti-co o moderno, audiovisivo, musica...) o la disponibilità in formato e-book.

Individuato il documen-to che ci interessa, lo si può

chiedere in prestito, preno-tare o prorogare; e se non è la nostra biblioteca a posse-derlo, si può inoltrare diretta-mente una domanda di pre-stito interbibliotecario. C’è inoltre uno spazio in cui la-sciare commenti e recensio-ni, o dove aggiungere tag che forniscono nuovi punti d’ac-cesso al catalogo.

E se avessimo bisogno di qualche spunto di lettura? La Rete ti propone le Scheg-ge di catalogo (ricerche mi-rate e preimpostate sul ca-talogo) e alcune Bibliogra-fie compilate dalle bibliote-che stesse vengono in aiuto, e ciascuno può creare la pro-pria lista di preferiti e con-dividerla sui Social Network più noti. Su Chiederete, infi-ne, i bibliotecari rispondono a richieste, curiosità o sugge-rimenti d’acquisto.

Scoprirete è pensato per es-sere uno strumento per tutti. Gli appassionati di lettura po-tranno consultare l’enorme patrimonio della Rete, gli sto-rici troveranno utile la sezio-ne Biblioteca digitale Roma-gnola, che raccoglie periodici romagnoli dei primi anni del ‘900 digitalizzati e sfogliabili, o visionare l’ampia collezione di immagini dedicate alla Ro-magna, mentre gli studiosi po-tranno approfondire le loro ri-cerche grazie alle potenti ban-che dati professionali EBSCO e PROQUEST 5000, contenen-ti circa 10.500 periodici a testo completo relativi alle scienze

umane e sociali; i più piccoli, infine, potranno navigare nel catalogo fatto apposta per loro o scoprire i numerosi proget-ti promossi da “Nati per Leg-gere”. Non è tutto. Le biblio-teche contemporanee, di cui un catalogo 2.0 è l’espressio-ne più immediata, non posso-no più limitarsi a essere con-tenitori di un patrimonio do-cumentale fisico, ma devono costituire un punto d’accesso all’universo in continua cresci-ta dei media digitali.

Per questo motivo, nel 2009, è stato creato il primo network italiano di bibliote-che pubbliche per la gestio-ne di contenuti digitali de-nominato “MediaLibraryOn-Line”. Grazie ad un accordo con Horizons Unlimited, for-nitrice del prodotto, anche gli utenti della Rete bibliotecaria di Romagna hanno a disposi-zione un’immensa collezio-ne gratuita di oggetti multi-mediali: audio, video, e-bo-ok, audiolibri, banche dati, quotidiani e periodici, og-getti di e-learning e collezio-ni iconografiche. Ogni gior-no è possibile sfogliare quo-tidiani online delle maggiori testate giornalistiche italiane come il Corriere della Sera, la Gazzetta dello Sport, Alfabeta e La Repubblica e altre 1.700 riviste da 80 paesi in 40 lin-

gue raccolte nella banca da-ti “PressDisplay”. I musicofi-li potranno ascoltare in strea-ming i 65.000 album musicali di Naxos Music e Alexander Street Press o scaricare gratu-itamente e legalmente, ogni settimana, fino a 3 file audio mp3 scegliendoli tra 300.000 album prodotti dalla Sony. Gli e-book, forniti – tra gli altri – da editori quali Casalini libri, Guaraldi, Archetipolibri, Il le-one Verde, Morellini, Sossel-la, Liguori, sono fruibili sia in streaming sia per il downlo-ad, con diversi tipi di licenze.

E per tutti coloro che non possono fare a meno di esse-re sempre “collegati” c’è l’App iScoprirete, che permette di conoscere – puntanto la vi-deocamera sul codice a bar-re di un libro – quali bibliote-che della Rete ne possiedono una copia: provare per crede-re. E non è tutto qui. Scoprire-te, in nome della convergenza consentirà anche di ‘scoprire’ i musei, ma di questo parlere-mo nei prossimi numeri.

Chiara Alboni, Chiara Storti

Rete Bibliotecaria di Romagna e San Marino

Dal 2010 la Rete Bibliotecaria

di Romagna e San Marino mette

a disposizione dei propri utenti

un nuovo catalogo 2.0

“Scoprirete” nuove biblioteche

La Pagina della Rete

Bibliotecaria di Romagna

e San Marino

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Testatina

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Nella prospettiva di un ri-pensamento generale del ruolo e dei compiti della bi-blioteca pubblica al tempo di Google, il 21 maggio 2012 la Provincia di Ravenna ha organizzato la presentazio-ne del volume di Antonella Agnoli Caro Sindaco parlia-mo di biblioteche.

Tra gli intervenuti all’in-teressante dibattito che ne è seguito c’era anche il prof. Gian Arturo Ferrari, per mol-ti anni direttore generale del-la Mondadori e ora Presiden-te del Centro per il libro e la lettura, a cui abbiamo posto qualche domanda, in parti-colare sul delicato tema del-la “promozione alla lettura”. In questo numero presentia-mo un breve assaggio dell’in-tervista. Nel prossimo nume-ro, in uscita a novembre, leg-gerete il resto.

Parliamo di lettura e stato dell’arte in Italia.

Il rapporto tra gli italiani e la lettura non pare essere idilliaco. La situazione emer-ge chiaramente dal rapporto commissionato alla Nielsen Company dal Centro per il li-bro e la lettura che lei presie-de. Cosa può servire per in-vertire questa tendenza? Per esempio, il prestito di e-book, a suo parere, può servire?

La lontananza degli italiani dalle biblioteche è un’eredi-tà storica molto pesante che non si può sottovalutare. Non esistono rimedi rapidi, non è

una malattia da cui si guari-sce con una pastiglia, biso-gna fare cure lunghe, noio-se, e faticose. Metà dei nostri concittadini sono completa-mente “estranei” al libro, non lo toccano mai nel corso della loro vita quindi il compito di “educazione al libro” coinvol-ge metà della nazione.

La strada giusta è a mio pa-rere molto semplice: i lettori di libri sono una percentuale, ora non importa quanto alta, di coloro che entrano in con-tatto con i libri, ovverosia non è possibile diventare lettori di libri senza entrare in contat-to con i libri. Sembra una co-sa banale ma è la verità. Biso-gna entrare in contatto con i libri prestissimo: l’assuefazio-ne al libro e la consuetudine al libro si acquisiscono nella primissima infanzia, e anche se non tutti i neonati che ven-gono avvicinati al libro poi si trasformeranno in lettori veri e propri, una buona percen-tuale sì. Questo è il concetto fondamentale della promo-zione della lettura.

Altro metodo è quello di rendere i libri più simpatici al-la popolazione italiana. Quel-li che non leggono, non leggo-no principalmente per due ra-gioni: perché leggere è difficile e perché leggere è antipatico.

Sulle difficoltà possiamo fa-re poco; la difficoltà dipende dal fatto che quasi tutte le al-tre forme di comunicazione “culturali” sono passive, uno ascolta la musica, guarda la

televisione, succedono delle cose intorno. La lettura inve-ce è un’attività faticosa che ri-chiede una grande concen-trazione, una grande capaci-tà di seguire il filo. La lettura di libri aggiunge a tutte que-ste difficoltà della lettura co-mune, quella che non si leg-ge un libro in una volta sola. Quindi non potendo esaurir-lo in una volta sola, lo si leg-ge “a puntate” e si deve fare in modo di leggere una pun-tata quando ancora si ricorda quella precedente, perché se il lasso di tempo è troppo lun-go e si dimenticano gli avve-nimenti antecedenti, si verifi-ca quel fenomeno denomina-to “piantare il libro”.

Ma si può lavorare sull’an-tipatia. I libri sono antipati-ci in Italia perché tradizio-nalmente sono stati appan-naggio di un’èlite dominan-te, quindi sono vissuti, anche non consapevolmente, come qualcosa che non appartiene alla gente normale. Appartie-ne ai signori: o si legge o si lavora. Se un ragazzino leg-ge troppo, si perde nel suo

mondo, non ha senso pratico. O larealtà o la lettura. Quin-di per renderli meno antipati-ci bisogna agire precisamente su questa opposizione.

Sugli e-book sono del pare-re che vadano riportati alla lo-ro dimensione reale: nel 2011 in Italia su 100 libri venduti solo 1 è un e-book, cioè l’1%. Sul totale dei libri letti, che so-no più dei libri acquistati, la percentuale è 2,4; questo di-pende dal fatto che molti li-bri fuori diritti sono gratuiti in Rete e poi c’è un fenome-no di pirateria molto diffuso. Non credo francamente che il prestito degli e-book sia una buona idea ed esige dei com-plicatissimi accordi per la tu-tela dei diritti d’autore. Pen-so piuttosto che le biblioteche possano avere un futuro non come serbatoi o magazzini di libri ma come centri attivi di promozione della cultura ov-vero come luoghi dove si fan-no delle cose belle, divertenti, piacevoli e intelligenti.

Chiara Alboni, Chiara Storti

Conversazione non troppo formale con Gian Arturo Ferrari

La Pagina della Rete

Bibliotecaria di Romagna

e San Marino

La prima parte dell’intervista

al Presidente del Centro per il libro

e la lettura in merito alla stato dell’arte

della lettura in Italia

Gian Arturo Ferrari nell’ambito dell’incontro del 21 maggio 2012

organizzato dalla Provincia di Ravenna

Page 9: Museo Informa 44 2012

Il XXIX Convegno Na-zionale ideato e promos-so dall’ANMLI - Associazio-ne Nazionale Musei Locali e Istituzionali, curato da Anna Maria Montaldo e Anna Ma-ria Visser, si è svolto a Ferra-ra il 30 e 31 marzo scorsi: due giorni di riflessione e dibat-tito su un tema fondamenta-le per i musei italiani e se-gnatamente per i musei civi-ci, al fine di valutare come i nostri “vecchi” musei, fonda-ti in gran parte nell’Ottocen-to, possano affrontare i tempi “nuovi” e il cambiamento del-la società. In sostanza si tratta di coniugare i valori della tra-dizione con quelli dell’inno-vazione, partendo dalla storia per passare al confronto cri-tico sul ruolo attuale del mu-seo nella vita civile, sulle sue modalità di comunicazione e di interazione con il visitato-re. Già da alcuni anni l’ANM-LI ha avviato in tal senso un percorso di ricerca, con il pro-getto “Museo civico. Tradizio-ne e Innovazione”, ed ha pro-mosso una serie di giornate di studio su base regionale e ter-ritoriale. Il convegno di Fer-rara ha inteso allargare il di-battito a livello nazionale, nel tentativo di trovare una sinte-si e di fornire indicazioni con-crete per rinsaldare il legame fra le città e i loro musei. La crisi finanziaria ed economi-ca e le trasformazioni socia-li generano incertezza e dif-ficoltà. Difficoltà di visione e di strategia, ancor prima e an-cor più che difficoltà di orga-nizzazione e di gestione. Co-

me sarà nel prossimo futuro il museo cittadino e che ruo-lo avrà? Di questo si è discus-so nel convegno.

Dopo la prolusione di An-drea Emiliani, studioso emi-nente dei musei, che ha trac-ciato le coordinate entro le quali la dinamica storica dei musei si è mossa, nella pri-ma sessione si sono svolte le relazioni di carattere genera-le su quattro temi fondamen-tali: l’assetto istituzionale del museo inteso come “comuni-catore” al servizio della co-munità; la funzione educativa del museo, per la “costruzio-ne” della cittadinanza; la pre-senza simbolica dell’architet-tura museale nelle città stori-che; l’impatto delle tecnolo-gie e le modalità attraverso le quali cambiano la vita urbana.

Se la prima sessione ha avuto un profilo più di carat-tere teorico, con la seconda sessione sono state presen-tate sperimentazioni di nuo-vi approcci e di nuove atti-vità, spaziando da musei di importanti città d’arte a cen-tri meno noti. Sono da segna-lare in particolare: la Galleria degli Uffizi con il progetto “la città degli Uffizi”, consisten-te in mostre e attività orga-nizzate con centri minori, li-mitrofi a Firenze e anche ol-tre, valorizzando opere con-servate nei depositi; Palazzo Madama a Torino che ha ri-definito la missione del mu-seo, passando da iniziative convenzionali ad attività che stimolano la partecipazione del pubblico e lo scambio co-

municativo fra curatori e vi-sitatori; la Galleria Comuna-le d’Arte di Cagliari che ha realizzato attività inclusive e iniziative per avvicinarsi ai giovani e al grande pubbli-co. Molti altri sono stati i ca-si presentati.

La parola, nella terza ses-sione, è passata ai politici e agli amministratori, stretti fra ricerca del consenso, adem-pimenti istituzionali e ridu-zione delle risorse; sono in-tervenuti inoltre i rappresen-tanti delle più importanti as-sociazioni museali italiane, che hanno portato ciascuno il proprio punto di vista.

Il convegno è stato ricco, denso e partecipato. L’ANM-LI ha volutamente focalizza-to l’attenzione sui “cittadi-ni”, che sono i veri detentori del museo. Non bisogna solo rincorrere il turismo di massa con grandi mostre ed even-ti orientati al consumo cul-turale, ma bisogna curare le comunità locali per produrre cultura legata alla città e al ter-ritorio. Il convegno ha dimo-strato quanta vitalità ci sia in tanti musei, che non è oppor-tunamente conosciuta e valu-tata. Questa è la risposta più valida alla crisi: con poche ri-sorse, ma valorizzando la fan-tasia e la capacità progettuale del “capitale umano” si otten-gono risultati sorprendenti e fruttuosi. I musei italiani rea-giscono alla crisi e sono pro-iettati verso il futuro.

Per il programma com-pleto del convegno, notizie sull’ANMLI e sul progetto “Mu-seo civico. Tradizione e Inno-vazione”, vedi www.anmli.it.

Anna Maria VisserDirettivo ANMLI

Il Museo nelle città italiane

Appunti daiConvegni

Il Museo sonoro. Arte da ascoltare

• il 16, 22 e 30 settembre

Tre musei del Sistema aprono le loro porte alla annuale rassegna estiva “I Luoghi dello Spirito e del Tempo” organizzata dall’associazione Collegium Musicum Classense, proponendo un concerto collegato a uno speciale evento museale.Si parte con TAMO di Ravenna (domenica 16 settembre), che ospita i musicisti del Conservatorio di Ferrara e una visita guidata alle collezioni.Si prosegue al Museo delle Cappuccine di Bagnacavallo (sabato 22 settembre) dove l’Ensemble dei Conservatori di Ferrara e di Cesena si esibirà in occasione dell’inaugurazione della mostra su Sonia Micela.Infine Palazzo Milzetti di Faenza (domenica 30 settembre)ospita i musicisti del Conservatorio di Pesaro e la presentazione della nuova guida del Palazzo, sede del Museo Nazionale dell’Età Neoclassica in Romagna.Tutti gli spettacoli iniziano alle ore 17,00. Per maggiori dettagli sul programma:www.sistemamusei.ra.it

Un resoconto del Convegno Nazionale

dell’ANMLI sul cambiamento del ruolo

sociale del museo nei centri urbani

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Appunti dai convegni

Page 10: Museo Informa 44 2012

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Da pochi mesi è trascor-so il trentesimo anniversario della morte di mons. Giovan-ni Lucchesi (Faenza, 9 otto-bre 1913 - 6 dicembre 1981), fra i più qualificati esponenti del clero romagnolo del XX secolo per via della variegata formazione culturale e per gli studi condotti in tutte le di-scipline religiose, come evi-denzia una bibliografia ricca di circa 450 titoli.

Nel 1925 entrò nel Semi-nario di Faenza, dove rice-vette la prima formazione classicista e teologica. Nel 1936, subito dopo l’ordina-zione sacerdotale, venne in-viato a Roma per approfon-dire gli studi di Archeologia Cristiana, conseguendo la li-cenza nel 1939 e il dottora-to nel 1943. Nel dopoguer-ra fu chiamato a svolgere il proprio ministero in Catte-drale (canonico nel 1951 e prevosto nel 1967) e in Se-minario, in qualità di docen-te e responsabile della nuo-va biblioteca dedicata al be-nefattore cardinale Gaetano Cicognani. Dalla Cattedrale e dal Seminario, che costitu-irono l’oggetto di minuzio-se ricerche e la propria “ba-se logistica”, Lucchesi prose-guì la feconda e celebre tra-dizione erudita ecclesiasti-ca faentina, che aveva avu-to in Francesco Lanzoni e Giuseppe Rossini i più au-torevoli rappresentanti. Col-tivò gli studi locali simulta-neamente a quelli di arche-ologia cristiana, storia eccle-siastica, agiografia e liturgia,

che gli conferirono una fa-ma di livello internazionale. In campo agiografico colla-borò intensamente con la Bi-bliotheca Sanctorum (per la quale compilò oltre 200 vo-ci), ma pure con l’Enciclope-dia Cattolica, il Dictionnaire d’histoire et de géographie ec-clésiastiques e altri periodici specializzati. Apportò inno-vativi contributi nel settore delle antichità ravennati, ap-profondendo le tematiche re-lative agli edifici di culto, le prassi liturgiche, il repertorio agiografico e san Pier Criso-logo, dibattendo spesso con l’amico mons. Mario Mazzot-ti. Si occupò di patrologia e

medievistica, accreditandosi come uno dei massimi stu-diosi di San Pier Damiani.

Ricoprì il ruolo di membro e consulente in diverse con-gregazioni e commissioni de-putate all’attuazione delle ri-forme introdotte dal Conci-lio Vaticano II, impegnando-si con passione nella delica-ta fase transitoria dalla vec-chia alla nuova liturgia, che implicò l’abbandono di nu-merose suppellettili sacre de-stinate, da allora, ad acquisi-re un valore sempre più stori-co-culturale. Lucchesi contri-buì non solo all’elaborazio-ne di una rinnovata pratica liturgica, ma pure del con-cetto di bene culturale eccle-siastico, oggi ben “metabo-lizzato” grazie al riconosci-mento di una specifica valen-za pastorale, alle campagne

di catalogazione e all’aper-tura di musei d’arte sacra in-tesi anche come espressione dell’identità territoriale. L’in-teresse per la tutela dei beni culturali fu dal Lucchesi vis-suto anche in veste di ispet-tore onorario per le belle ar-ti. Partecipò attivamente alla vita di diversi enti e associa-zioni, in primo luogo il Cen-tro studi e ricerche sull’anti-ca provincia ecclesiastica ra-vennate, di cui fu socio fon-datore e presidente.

La personalità di mons. Lucchesi appare ancora più ricca e vivace se si conside-ra la vena creativa, poetica, musicale, ironica e la passio-ne sportiva. Del resto, come osservò l’amico fraterno e successore Antonio Savioli, “tanta molteplicità d’interessi in lui non era ferma a livello genericamente culturale, ma sempre in funzione di arric-chimento religioso e spiritua-le, con una visione finalistica superiore dello studio e del-la fatica culturale”. Ne conse-guiva che il sapere, lungi da qualsiasi atteggiamento elita-rio, dovesse sempre costitui-re un servizio, come si sforzò di fare tramite l’attività didat-tica, i numerosi articoli ap-parsi sulla stampa locale e le quotidiane consulenze elar-gite a chiunque nella Biblio-teca del Seminario.

Il tutto vissuto con una sor-prendente umiltà che Luc-chesi ci dimostra essere non solo ricchezza di vita, ma an-che il miglior metodo di ri-cerca storica.

Marco MazzottiBiblioteca Comunale

di Faenza

Mons. Giovanni Lucchesi

Personaggi

Un sacerdote e studioso dotato

di profonda cultura ed umanità

che ha ancora molto da insegnare

Page 11: Museo Informa 44 2012

Ethos e Nomos della professione

Le biblioteche pubbliche e i musei inglesi beneficiano di un riconoscimento sociale inimmaginabile per il nostro paese. In Inghilterra, come è noto, è nata la moderna biblio-teca pubblica ed entrambi gli istituti grazie al Public Librari-es and Museums Act del 1964 godono di un profilo di obbli-gatorietà che vincola gli enti locali (municipalità e contee, più o meno le nostre Provin-ce). Eppure negli ultimi anni la crisi della finanza pubblica britannica e soprattutto le po-litiche di revisione della spesa hanno posto in crisi tale princi-pio e molti istituti, soprattutto bibliotecari, sono stati esposti al rischio della chiusura. Tut-

tora su 4.500 biblioteche circa 560 sono a rischio di chiusura. In questa difficile congiuntu-ra David Cameron e il gover-no conservatore, sulla scorta del programma elettorale del 2010 del Conservative Party, hanno lanciato un programma di riduzione della spesa pub-blica fondato sull’idea di “Big Society”. Big Society significa in buona sostanza una mag-giore presenza della società ci-vile nella gestione dei servizi pubblici, significa invitare i cit-tadini a farsi carico, con le pro-prie tasche ma anche col pro-prio lavoro volontario, di spese che i poteri pubblici non pos-sono più sostenere.

L’idea di partecipazione del-

la società di civile alla condu-zione di servizi pubblici o di istituti quali biblioteche e mu-sei è a mio avviso un valore in sé che travalica tecniche e mo-dalità di spending review, an-che perché queste ultime non possono essere certo ridotte all’affidamento di determinati servizi a volontari e più in ge-nerale a esternalizzazioni o a privatizzazioni di servizi.

Il lavoro volontario può si-gnificare lo sviluppo del sen-so civico o di appartenenza al-la comunità del quale biblio-teche e musei possono trar-ne vantaggio anche in termi-ni di riconoscimento sociale della loro ragion d’essere. Ciò è possibile, però, solo evitan-do di assimilare la questione del volontariato alla revisio-ne della spesa pubblica e so-lo acquisendo la consapevo-

lezza che l’alternativa alla ri-duzione della mano pubblica (“meno Stato”), non è tanto o solo l’espansione del merca-to (“più mercato”), ma piutto-sto (o anche) l’incremento del senso di responsabilità della società civile (“più società”).

In Gran Bretagna l’idea di Big Society applicata ai servizi culturali sta suscitando ampie discussioni nelle professioni coinvolte. Nel nostro paese in-vece non esiste ancora un di-battito di pari ampiezza, ossia un dibattito che superi i pun-ti di vista della professione o dell’ente pubblico per esami-nare il punto di vista più am-pio e complesso della socie-tà civile anche nella gestione dei beni comuni della cono-scenza. Sotto questo profilo anche il dibattito sul rapporto tra lavoro professionale e lavo-

La professione tra Big Society, outsourcing

e disimpegno pubblico nei beni culturali

Lo Speciale vuole mettere in luce l’impor-tanza che il volontariato ricopre – e può ri-coprire sempre più in questo periodo di cri-si – nell’ambito della conservazione e della valorizzazione del nostro patrimonio cultu-rale e della gestione di fondamentali istituti culturali quali Musei, Archivi e Biblioteche

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Speciale MAB e

Volontariato

Page 12: Museo Informa 44 2012

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ro volontario risente di qual-che limite di visione o di im-maginazione, dove il Nomos (le norme pubbliche, ma an-che le norme private della pro-fessione) rischia di sopraffare l’Ethos della professione, ossia la sua dimensione pubblica, il suo ruolo nella sfera pubblica e nei confronti della società civile.

Per quanto concerne il pro-filo normativo del volontariato la legge 11 agosto 1991, n. 266 prevede ordinariamente la for-ma associativa. In altre parole lo strumento ordinario per col-laborare con personale volon-tario è la convenzione con or-ganizzazioni o associazioni di volontariato, con le declinazio-ni e le eventuali modalità defi-nite successivamente nelle leg-gi regionali. Il rapporto col vo-lontario singolo è sotto il pro-filo amministrativo molto ri-schioso, soprattutto se non co-perto almeno da uno specifico regolamento comunale che di-sciplini criteri di accesso, pub-

blicità e limiti di impiego, even-tuali finalità formative ecc.

In entrambi i casi, per evita-re problemi con l’ampia disci-plina del lavoro nelle pubbli-che amministrazioni, è buo-na norma attenersi rigorosa-mente allo spirito della legge e quindi configurare il rap-porto con il volontariato nel senso di affermarne il valore sociale, il suo essere espres-sione di partecipazione, soli-darietà e pluralismo promuo-vendone lo sviluppo nell’au-tonomia e favorendone l’ap-porto originale per il conse-guimento delle finalità di ca-rattere sociale, civile e cultu-rale individuate dallo Stato e dagli Enti pubblici. Da que-sto punto di vista l’impegno volontario deve essere svolto in forma spontanea e gratuita e non deve quindi essere in-teso come sostitutivo di pre-stazioni di lavoro subordina-to. Il Nomos della professio-ne ci suggerisce che non de-

ve essere indispensabile per garantire la normale attività del singolo istituto e di singo-le parti di esso. Per la profes-sione bibliotecaria, ad esem-pio, le Linee guida dell’IFLA sul servizio bibliotecario pub-blico stabiliscono che il per-sonale volontario può esse-re impiegato solo in un con-testo regolamentato e forma-lizzato e non al posto di per-sonale regolarmente retribu-ito. Insomma il Nomos del-la professione ci induce a far corrispondere al nomen iu-ris “volontario” contenuti che non contrastino con le norme che disciplinano il lavoro ne-gli enti pubblici e non sosti-tuiscano profili identificanti la professione stessa.

L’Ethos della professione, invece, inevitabilmente insi-ste sulla dimensione sociale di biblioteche, archivi o mu-sei, sul nesso che questi isti-tuti hanno con la società ci-vile, con la sua storia, la sua

vita e il suo futuro. Questo nesso si può manifestare an-che nella partecipazione dei cittadini (non solo quindi dei novizi della professione) al-la vita e alla gestione di que-ste istituzioni attraverso il la-voro volontario. Non lo si può escludere, né lo si può consi-derare una minaccia. Al di là di ogni considerazione sulla revisione della spesa o sulla crisi dei bilanci pubblici, dob-biamo considerarlo una pos-sibile declinazione del capi-tale sociale e, se gestito con intelligenza, una fonte di ric-chezza. Se biblioteche, archi-vi e musei sono beni comu-ni della società civile, Ethos e Nomos della professione de-vono concorrere ad una visio-ne e una comprensione equi-librata del fenomeno.

Claudio LeombroniResponsabile Servizio

Reti Risorse Sistemi Provincia di Ravenna

M. Paladino, Senza titolo, legno, terracotta e calce, 1993

A pag. 11: M. Paladino, Treno, terracotta, ferro, smalti e ossidi, 2007

Speciale MAB e Volontariato

Page 13: Museo Informa 44 2012

Speciale MAB e

VolontariatoMusei, volontariato e sussidiarietà orizzontale

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Per molto tempo la muse-ologia italiana ha guardato al sistema anglosassone con un sentimento a metà strada tra l’invidia e la diffidenza. Un sentimento che raggiungeva l’apice nel momento in cui si faceva riferimento allo “stra-biliante” rapporto tra profes-sionalizzati e volontari del National Trust inglese (3 a 7!) e che dava esito al classi-co: “sì, sì... ma si tratta di una realtà completamente diver-sa dalla nostra”. E così la que-stione veniva archiviata.

Va detto che tale atteggia-mento trovava – e in parte tro-va ancora – qualche ragion d’essere in un modo effetti-vamente diverso di intende-re l’etica e la responsabilità sociale nel nostro paese, ma anche in una dimensione del volontariato culturale italiano che sembrava assai differente non solo da quello anglosas-sone, ma anche da quello no-strano nel campo sociale. Ciò che emergeva era infatti un profilo troppo spesso elitario, radicale al punto da risultare a tratti anacronistico, perciò spesso lontano dalla quotidia-nità di chi, per mestiere e con molte difficoltà si occupa del patrimonio culturale italiano, nella consapevolezza, qua-si mai condivisa, che la pro-pria missione è per definizio-ne un paradosso che dà vita a un compromesso: quello di conciliare le esigenze, incon-ciliabili, della conservazione e della fruizione, ed entrambe con quelle della vita, nel suo continuo divenire.

Questa la situazione fino agli inizi del nuovo secolo, dopodiché, interrompendo la sequenza di congetture e malintesi, per la prima vol-ta abbiamo iniziato a dispor-

re di qualche dato scientifi-camente attendibile sul rea-le impatto del volontariato sui cinquemila musei italia-ni, scoprendo come d’incanto che il fenomeno era assai più complesso di quanto si sup-ponesse. Dapprima fu un’in-dagine sui musei piemontesi della Fondazione Fitzcaraldo del 2006, dalla quale risultava il dato, da molti ritenuto in-

verosimile, che circa la metà dei musei di quella regione ri-sultava gestita esclusivamen-te da personale volontario, cosa che fece del Piemonte, per qualche tempo, un “caso” in Italia. Poi arrivarono le in-dagini di qualche altra regio-ne, trasformando quel primo dato in una tendenza nazio-nale; infine giunse l’indagine

ISTAT del 2008 che, per quan-to limitatamente ai musei di interesse locale e con signifi-cative differenze da regione a regione, rese noto il fatto che circa la metà del personale at-tivo nei musei di interesse lo-cale opera a titolo volontario.

D’improvviso è come se ci fossimo accorti che l’Italia, in fondo, non era così diver-sa dall’Inghilterra... Battute a

parte, una cosa era certa: nei musei la sussidiarietà orizzon-tale era già una realtà, anche se non se n’era accorto nes-suno, e quell’idea di gestione partecipata del patrimonio – ancora oggi ritenuta dai più “rivoluzionaria” – che trasu-da dalle pagine di Hugues de Varine, in Italia era ed è una prassi consolidata. La questio-ne più rilevante da capire ri-maneva dove e come opera questo esercito di volontari.

Sotto questo profilo il pri-mo dato è che quando inci-de concretamente sulla ge-stione, assumendo ruoli di responsabilità, il volontaria-to è attivo prevalentemente nei musei di dimensione me-dio-piccola, mentre nei mu-sei di dimensioni più consi-stenti il suo impiego segue gli schemi assai più tradiziona-li e consolidati che potrem-mo definire, senza alcuna ac-cezione negativa, degli “ami-ci” del museo. I musei gestiti da volontari sono spesso de-gli one man museums e anco-ra più sovente appartengono alla categoria della demo-et-no-antropologia, con qualche incursione nella storia. Non si tratta quindi di quei musei del genius loci di cui spesso ci parla Alessandra Mottola Mol-fino (che coincidono assai di più e meglio ai musei civici), ma dell’effetto di quel boom demografico di micromusei che costituisce uno dei più evidenti strumenti per l’ela-borazione dei lutti della so-cietà contemporanea (la civil-tà contadina, le guerre mon-diali, la classe operaia); ed è soltanto il volontariato a ren-dere sostenibile il peso della gestione di un sistema musea-le così evidentemente “ineffi-

Verso il riconoscimento del ruolo attivo

della cittadinanza nel sistema di

gestione nei musei

M. Paladino, Suite Faenza 10, terracotta, ossidi, smalti, ferro

e ingobbi, 2012

Speciale MAB e Volontariato

Page 14: Museo Informa 44 2012

Speciale Abcde fghilmno

Testo correnteAm endel modipsunt arun-

tem lab inis modicip saepe-rem lab inus endant volent faccus ditios et laborit perist, sae dem aut ut et iliquistem aut mollecto berecum qui ali-bus etur? Num sitiaerum non-sequi sam fugit faciat occup-tatus sit earior aligenest ei-ci ut fuga. Si idisitatium exe-riae et volut harundae. Et mo quunto blam arum nobissi-tae necae aborporese mo-luptas de audam, inum fuga. Nam, quibus venestibus ma-ionsecum venihillabo. Nem eati quiaepedia dolorit, om-ni doloriore sitae nonectota-tem dictur alissus apeles at que volupid quodipiciae do-luptatia nis in eosae volore-ium fuga. Aruptam ilit expe-ria volum que que nulpa sin pra dolupta temqui blam re pariberis imporum renitae et, si conestia parcil es molup-ta tioreri utem faccusdam, ium conse peligni doluptu-re, sediae quam simaximus aut everatate parum qui aut optur moditatur si dis rerem quam, ut a nusa as ium ver-fereium vent.

Ihitemp eribus. Ibus. Met prehenet que aut laccum re pa corpores earita videro ve-liquas dendiae rionseq uibu-sciunt volluptatur?

Oditint, cust mint hillupt atiunt plaut fugitiatur abor-ro dolor sumquate quas quo vendae ditaquis consequi as mil ma voluptatque quasper ferunt odipsum volupta abo-rectatur sitaqui re cum inti-bus estia serum eos cuptate ctiunt quid que ea nis magni te velent anim videst, quas et paribus nonseque exerum unt omnisinus et etus, con cor abore, sinitibus volore-prae moloreiunt verias en-dellaut aut aut ligenda do-lore pre verum quatur abo. Nequiat occus, idi omnisti

oresectotat voluptae expla-tur, volupta tibustrum ver-nam qui rem quatios ex exer-spe dicaesequam fugiae do-luptas voluptur? Quiditas et estem latemod qui cus pa-rum laccae serum cus, apis-simentem imusa quaero imu-sci qui quam qui nim voleni-mi, officia cum hil erit eaque parum culpa apicabo repro-vid que ventioribus dolores tecabo. Ut lauteni enitis nus, quiam ducit ex eatem. Ne-quae. Et fugiam, quatem fa-cest, cuptatus.

Nos dignienihit pelecte sciatem arum dolo evellac-cum faccatu scimpor itemolu ptibus uta inveres dolut ha-rit, ut fugiae ipsunditiore vo-lo volest, conest que sinctas piendant ulluptat.

Optatio. Everio tem fugia atur ma que non poritat essi-ma alit aut ipsuntiae non pe-dignitat lignist volore natur?

Mendeli busam, tem adi-sci con et mod et repudigni-me eaque voluptas non ea debisse nulles porepuda que velia voluptata quam venest poreptati que labo. Hillecto te sani delese minvel etur as et versperum imolorrum, il intus.

Ulpa doluptatur? Quiaspe ratquis ipsam, saecto dit abo-rero te liquas sed quat.

Luptatque pore volorer spitem. Volo dem nis sinima-gnis qui consequos aut aut atum qui num re plitate mpo-remp orepele ssiminc iata-quunt parum faccupt aectio. Aboreperum in corepere, ut harum et es qui del mo optiu-ntis et etur, consequat acca-borrunt, ommosae pratur, ad magnam ipsa sernam reicili-stio. Ut lit, occulparum quid qui at autae que vita nest au-te atis eum facessitatis iunt estiis mos aut laccuptatem in-tem fuga. Ibus dis im facepu-diae ped quiscia nonecta te-

nihil lupiscietur ad explabo-ris quia verunt ped quibus.

Alibeaqui quam rempor-rum est la duntem. Ullautae possequia velent autem ali-quam, qui rem faceper fer-spisqui aliquam faceseq uia-tectis mo quasimaxim rerum dolorundic tem doluptam dolorrumet et moluptaes eos sequame perspelit aut as mo quiat ipsunt ulpa quam vo-lupti doluptibus eos aliquias dolecti uscipsum unt la idus et la samus dolecerios sum ene dem. Et eictur? Andan-dit lab inctum fugit doloria nonsequo debist eatur? Ihi-cius doluptati autendigenti cusam eat.

Velique placcul laccum ra-tquatur aspernam a dolore-iur, sum et odi beatemquati ide peruptis et elliquosa dol-labo reperatium estrupi cil-lant atemperum aut quas ea cus voluptur magnihi taepu-da verro tem facea quibus ut iliquo quia quunt fuga. Oc-cuptam non reperitatia ipsam qui omnitem aut volum fac-cullat ex eseque porepre oc-cum, eaquat as etus cum dit que cum quia ium qui offici-mint odis dolupta ius expe-ria sollori tisquis am eos der-spidit, sinto volorerion core-ris voluptasi delitate latque vendis mo te occabor ehe-nitam et lacest ra ellam, si-minti num arum vitaqui tesed quis re vel id maximendesto occatio nsequi tem que vo-luptatem vererferero cus, no-nes accabor eroribu sandan-dios repe sintio blaborepel id quaecte omnis et faccus atiores reheniendi voluptas es etur, ute plamus, sita qui-busam similic tatur, id qui-bus, tem faci nus natur as qui-squos et mos seque volum consenient quaturi ostium etur, qui renim essi vel ide-bitaque sum sunt velecabor-ro et, nonseque est offictet

liquat que conectu sandit ad magnatem. Maximin tiuntiu-nt aut ut pa perrorent que con cus.

Erest quassequam, cus nonsectem doluptur? Om-moluptatus volori nimin eiuntisciis enditatur apita consed magnam est, offici-tam volor sumquia et et ad qui voluptatem fugition pro qui suscimus debitatemque perionet maximilibus, nes re magnatur reptas etur aut eos eumet ium et ellique vit erf.

Nome Cognome AutoreQualifica abcdefghi

1414

ciente”, anche se non di meno significativo dal punto di vista fenomenologico e culturale.

La vera differenza tra si-stema anglosassone e siste-ma italiano sta, quindi, più che nei numeri, nel metodo che razionalizza l’apporto di manodopera intellettuale (e non solo) a costo zero al si-stema di gestione del patri-monio culturale nazionale. Se da una parte abbiamo quel-lo ampiamente collaudato dei Trustees, che organizza pro-fessionalmente le risorse, dal reclutamento alla formazio-ne, e le inserisce all’interno di un meccanismo virtuoso, in cui ognuno ha una funzio-ne e un ruolo, con esiti di ef-ficienza ed efficacia indubbi, e con un forte coinvolgimen-to di tutti gli istituti, anche dei più grandi e prestigiosi; dall’altra abbiamo il sistema

italiano, spontaneistico e un po’ anarchico, che incide po-co o nulla nella gestione dei grandi istituti e che viceversa ha nelle sue mani, in via qua-si esclusiva, le sorti di quel pulviscolo museale che è cre-sciuto esponenzialmente dal secondo dopoguerra ad oggi.

Sia il documento prepara-torio che le risoluzioni fina-li della III Conferenza Nazio-nale dei Musei d’Italia, tenu-tasi a Verona nel novembre del 2007, evidenziavano mol-te delle questioni qui poste e alcune possibili azioni tese a superare la debolezza intrin-seca del sistema, coniugando di più e meglio professionali-tà e volontariato.

Anche la Conferenza di Ve-rona lasciava tuttavia inesplo-rato un tema delicatissimo, sul quale credo viceversa sia giun-to il momento di avviare una

seria riflessione e che si sta po-nendo con drammaticità oggi, in presenza degli effetti di una violenta crisi recessiva, ovvero: che modello abbiamo in men-te per il sistema museale italia-no del futuro? Che azioni inten-diamo intraprendere sul fron-te dell’efficienza e dell’effica-cia dei singoli istituti e del si-stema? Cosa vogliamo chiede-re con forza al legislatore e al-la politica, che non sia l’eroga-zione di fondi che non ci sono e presumibilmente non ci sa-ranno nel futuro?

La questione centrale è di-ventata la sostenibilità e al suo interno la variante “volontaria-to” non può essere considerata trascurabile. È tuttavia impro-crastinabile un salto di qualità complessivo, che razionalizzi una risorsa che pensavamo di non avere e invece abbiamo scoperto di avere in quantità

insospettabile. Occorre metter-la al centro di un ragionamen-to complessivo che miri a dare efficienza ed efficacia ad un si-stema che non ne ha (dobbia-mo trovare finalmente il corag-gio di dircelo), così come non è né efficiente, né efficace l’uso dei volontari: disorganizzati e spesso inutilmente impegnati a far sopravvivere realtà che do-vrebbero essere radicalmen-te ripensate (e talvolta, dicia-mocelo, chiuse). Occorre av-viare processi di aggregazio-ne, in cui la risorsa volontaria-to fa leva per affermare la ne-cessità della presenza di perso-nale professionalizzato, e non viceversa. Occorre capire che per alcuni musei non ci posso-no essere risorse se non local-mente, e che o una comunità si riconosce nel proprio museo e se ne fa carico a tutti gli effetti, o quel museo probabilmente non ha ragione d’esistere.

Fatta chiarezza, si porrà (si pone), l’esigenza di avere po-litiche del volontariato cultu-rale all’altezza del nostro pa-trimonio; un volontariato che dovrà essere organizzato, for-mato e razionalmente utiliz-zato, in una logica non vel-leitariamente di mecenatismo diffuso, ma di partecipazione alla gestione del proprio pa-trimonio e di responsabilità allargata nei confronti delle generazioni presenti e future, da divulgare fin dall’età sco-lare. Questo e non altro signi-fica sussidiarietà orizzontale.

Questo contributo è stato pub-

blicato nel corso del 2011 nel Bol-

lettino di Italia Nostra

Luca BaldinSegretario Nazionale

ICOM ItaliaM. Paladino, Torre, terracotta, ossidi, smalti e ferro, 2005

Speciale MAB e Volontariato

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Speciale MAB e

VolontariatoBibliotecari e volontariato culturale

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Il tema del volontariato rappresenta un nodo pro-blematico nel panorama delle molte questioni aper-te che caratterizzano il pa-norama bibliotecario italia-no. Utilizzati in maniera dif-fusa e un tantino spregiudi-cata a integrazione (ma spes-so in sostituzione) del perso-nale di ruolo fino al 1 genna-io 2005, quando l’abolizione del servizio di leva obbliga-toria ha eliminato gli “obiet-tori di coscienza”, i volontari hanno intensificato e diver-sificato la loro presenza negli ultimi anni soprattutto gra-zie all’enfasi data al ruolo del “terzo settore” nell’erogazio-ne di prestazioni proprie del-lo stato sociale, nel momen-to in cui la ritirata dell’inter-vento pubblico allargava gli spazi per la sussidiarietà fra pubblico e privato.

Questa disponibilità diffu-sa e crescente, lungi dal sol-levare un coro unanime di apprezzamento, suscita al contrario equivoci e prote-ste fra gli addetti ai lavori, che spesso avvertono la presenza di volontari come una minac-cia e non come una risorsa. A mio modo di vedere le ra-gioni di questa reazione so-no quattro, complementari e interagenti fra loro:

- l’uso improprio che mol-te amministrazioni, per insen-sibilità, scarsa cognizione delle esigenze del servizio bibliote-cario e/o opportunismo, fanno dei volontari, intesi come scor-ciatoia per eludere l’assunzio-ne di bibliotecari professionali;

- un malinteso senso di di-fesa della professione, che in realtà evidenzia un rifles-so parasindacale teso a tute-lare il lavoro in biblioteca più che la specificità dei conte-nuti professionali, soprattut-to laddove ai volontari sono affidate incombenze di natura meccanicamente esecutiva;

- una difficoltà a rappor-tarsi con persone portatri-ci di background culturali ed esperienze professionali “altre”, non di rado estrema-mente qualificate, che pos-sono avere un effetto desta-bilizzante sulle consuetudi-ni professionali (intese qui nel senso delle abitudini, dei meccanismi e degli schemi mentali consolidati);

- una pretesa di interventi-smo, che si ravvisa soprattut-to nel volontariato connota-to ideologicamente o politi-camente nei confronti delle modalità di erogazione del servizio e dei processi orga-nizzativi, che alimenta e giu-stifica il sospetto di indebite interferenze.

La presenza dei volonta-ri in biblioteca appare quin-di afflitta da un sovrappiù di cattiva coscienza mentre an-drebbe affrontata senza pre-giudizi e attese messianiche.

Solo per fare un esempio, un buon amministratore loca-le non sarebbe tale se trascu-rasse di impiegare al meglio la disponibilità – tanto più se organizzata – dei suoi concit-tadini a svolgere attività di ri-lievo sociale: fare compagnia alle persone sole, svolgere un

servizio di accompagnamen-to, far attraversare la strada ai bambini davanti a una scuo-la... Tutte attività utili social-mente che producono vantag-gi economici non trascurabi-li. Parimenti, un buon ammini-stratore non sarebbe tale se, ad esempio, lasciasse che le se-gnalazioni al tribunale dei mi-nori o ai servizi sociali fossero effettuate da un’associazione di volontari invece che da assi-stenti sociali e psicologi.

La disposizione al dono (del proprio tempo, lavoro e

competenze) rientra nel te-ma – centrale per il futuro – dell’invecchiamento attivo e ha risvolti diretti sulla tenuta del sistema del welfare. L’an-ziano non è un individuo il cui sostentamento grava sul-la collettività ma un indivi-duo in grado di iniziare un percorso alternativo o nuo-vo. Il concetto di “longevità attiva” sta diventando il mo-do prevalente di vivere la ter-za e la quarta età, ed è presu-mibile che lo sarà sempre di più. Un invecchiamento atti-vo, il mantenimento di una rete di relazioni sociali grazie all’impegno nel volontariato

ha un effetto preventivo su una serie di patologie e situa-zioni di disagio e di esclusio-ne sociale che influenzano positivamente i costi dell’as-sistenza. Senza trascurare il fatto che il volontariato cul-turale risponde anche al bi-sogno di vivere attivamente l’esperienza culturale, al di là di qualsiasi calcolo.

Queste dimensioni devono essere raccordate con l’esi-genza di garantire una ge-stione professionale dei ser-vizi bibliotecari. La soluzione

del problema è teoricamen-te semplice: è sufficiente ri-conoscere validità universa-le al principio che un volon-tario non può svolgere com-piti riconducibili a quelli di norma espletati dal personale dipendente e che la sua pre-senza deve essere inquadra-ta all’interno di un rapporto fra biblioteca e associazioni o organismi del terzo setto-re, ai sensi della normativa vi-gente. Che si tratti di “Amici della biblioteca”, o di “Grup-pi di lettura”, la loro richie-sta di collaborazione – co-me ha scritto Giovanni Gal-li su Aib-cur del 17/02/12 –

L’indubbio valore aggiunto del

volontariato va considerato in stretto

collegamento col tema della professione

M. Paladino, Dormiente, terracotta, ossidi, smalto e ferro, 2000

Page 16: Museo Informa 44 2012

Speciale Abcde fghilmno

Testo correnteAm endel modipsunt arun-

tem lab inis modicip saepe-rem lab inus endant volent faccus ditios et laborit perist, sae dem aut ut et iliquistem aut mollecto berecum qui ali-bus etur? Num sitiaerum non-sequi sam fugit faciat occup-tatus sit earior aligenest ei-ci ut fuga. Si idisitatium exe-riae et volut harundae. Et mo quunto blam arum nobissi-tae necae aborporese mo-luptas de audam, inum fuga. Nam, quibus venestibus ma-ionsecum venihillabo. Nem eati quiaepedia dolorit, om-ni doloriore sitae nonectota-tem dictur alissus apeles at que volupid quodipiciae do-luptatia nis in eosae volore-ium fuga. Aruptam ilit expe-ria volum que que nulpa sin pra dolupta temqui blam re pariberis imporum renitae et, si conestia parcil es molup-ta tioreri utem faccusdam, ium conse peligni doluptu-re, sediae quam simaximus aut everatate parum qui aut optur moditatur si dis rerem quam, ut a nusa as ium ver-fereium vent.

Ihitemp eribus. Ibus. Met prehenet que aut laccum re pa corpores earita videro ve-liquas dendiae rionseq uibu-sciunt volluptatur?

Oditint, cust mint hillupt atiunt plaut fugitiatur abor-ro dolor sumquate quas quo vendae ditaquis consequi as mil ma voluptatque quasper ferunt odipsum volupta abo-rectatur sitaqui re cum inti-bus estia serum eos cuptate ctiunt quid que ea nis magni te velent anim videst, quas et paribus nonseque exerum unt omnisinus et etus, con cor abore, sinitibus volore-prae moloreiunt verias en-dellaut aut aut ligenda do-lore pre verum quatur abo. Nequiat occus, idi omnisti

oresectotat voluptae expla-tur, volupta tibustrum ver-nam qui rem quatios ex exer-spe dicaesequam fugiae do-luptas voluptur? Quiditas et estem latemod qui cus pa-rum laccae serum cus, apis-simentem imusa quaero imu-sci qui quam qui nim voleni-mi, officia cum hil erit eaque parum culpa apicabo repro-vid que ventioribus dolores tecabo. Ut lauteni enitis nus, quiam ducit ex eatem. Ne-quae. Et fugiam, quatem fa-cest, cuptatus.

Nos dignienihit pelecte sciatem arum dolo evellac-cum faccatu scimpor itemolu ptibus uta inveres dolut ha-rit, ut fugiae ipsunditiore vo-lo volest, conest que sinctas piendant ulluptat.

Optatio. Everio tem fugia atur ma que non poritat essi-ma alit aut ipsuntiae non pe-dignitat lignist volore natur?

Mendeli busam, tem adi-sci con et mod et repudigni-me eaque voluptas non ea debisse nulles porepuda que velia voluptata quam venest poreptati que labo. Hillecto te sani delese minvel etur as et versperum imolorrum, il intus.

Ulpa doluptatur? Quiaspe ratquis ipsam, saecto dit abo-rero te liquas sed quat.

Luptatque pore volorer spitem. Volo dem nis sinima-gnis qui consequos aut aut atum qui num re plitate mpo-remp orepele ssiminc iata-quunt parum faccupt aectio. Aboreperum in corepere, ut harum et es qui del mo optiu-ntis et etur, consequat acca-borrunt, ommosae pratur, ad magnam ipsa sernam reicili-stio. Ut lit, occulparum quid qui at autae que vita nest au-te atis eum facessitatis iunt estiis mos aut laccuptatem in-tem fuga. Ibus dis im facepu-diae ped quiscia nonecta te-

nihil lupiscietur ad explabo-ris quia verunt ped quibus.

Alibeaqui quam rempor-rum est la duntem. Ullautae possequia velent autem ali-quam, qui rem faceper fer-spisqui aliquam faceseq uia-tectis mo quasimaxim rerum dolorundic tem doluptam dolorrumet et moluptaes eos sequame perspelit aut as mo quiat ipsunt ulpa quam vo-lupti doluptibus eos aliquias dolecti uscipsum unt la idus et la samus dolecerios sum ene dem. Et eictur? Andan-dit lab inctum fugit doloria nonsequo debist eatur? Ihi-cius doluptati autendigenti cusam eat.

Velique placcul laccum ra-tquatur aspernam a dolore-iur, sum et odi beatemquati ide peruptis et elliquosa dol-labo reperatium estrupi cil-lant atemperum aut quas ea cus voluptur magnihi taepu-da verro tem facea quibus ut iliquo quia quunt fuga. Oc-cuptam non reperitatia ipsam qui omnitem aut volum fac-cullat ex eseque porepre oc-cum, eaquat as etus cum dit que cum quia ium qui offici-mint odis dolupta ius expe-ria sollori tisquis am eos der-spidit, sinto volorerion core-ris voluptasi delitate latque vendis mo te occabor ehe-nitam et lacest ra ellam, si-minti num arum vitaqui tesed quis re vel id maximendesto occatio nsequi tem que vo-luptatem vererferero cus, no-nes accabor eroribu sandan-dios repe sintio blaborepel id quaecte omnis et faccus atiores reheniendi voluptas es etur, ute plamus, sita qui-busam similic tatur, id qui-bus, tem faci nus natur as qui-squos et mos seque volum consenient quaturi ostium etur, qui renim essi vel ide-bitaque sum sunt velecabor-ro et, nonseque est offictet

liquat que conectu sandit ad magnatem. Maximin tiuntiu-nt aut ut pa perrorent que con cus.

Erest quassequam, cus nonsectem doluptur? Om-moluptatus volori nimin eiuntisciis enditatur apita consed magnam est, offici-tam volor sumquia et et ad qui voluptatem fugition pro qui suscimus debitatemque perionet maximilibus, nes re magnatur reptas etur aut eos eumet ium et ellique vit erf.

Nome Cognome AutoreQualifica abcdefghi

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non è soltanto tesa a utilizza-re la biblioteca “ma un poco la costruiscono con noi, spe-cie nelle iniziative culturali”.

Il valore aggiunto prodot-to dal volontariato organiz-zato, quando sostiene le atti-vità della biblioteca o svolge compiti che il personale non riesce a presidiare (la conse-gna di libri a domicilio, le let-ture nelle scuole, la raccolta fondi, l’organizzazione di at-tività culturali...), è talmente evidente da non richiedere particolari commenti. L’AIB, per mezzo del suo Osserva-torio Lavoro e Professione, sta mettendo a punto un do-cumento che fornirà indica-zioni sull’impiego dei volon-tari alle amministrazioni tito-lari di biblioteche.

Il profilo più interessante, strettamente connesso al pri-mo, riguarda tuttavia il rap-porto fra volontari, ruolo del bibliotecario e auto-percezio-

ne di sé come professionisti.Quello delle biblioteche

non è certamente il primo am-bito in cui si registra la pre-senza di volontari né quello in cui se ne fa l’uso più siste-matico e intensivo. Il settore dell’assistenza pubblica, ad esempio, si avvale di una se-rie di figure che hanno man-sioni specifiche e non di rado delicate. Essi operano a stret-to contatto con il personale medico e paramedico, con mansioni complementari e in-tegrative, eppure non risulta che i medici abbiano a sen-tirsi minacciati nella loro pro-fessionalità, status o preroga-tive dalla presenza di queste figure, dalle quali al contra-rio spesso dipende la buona (o cattiva) qualità del conte-sto entro cui il medico opera.

Il punto fondamentale è che quest’ultimo sa di avere prerogative e responsabilità che non potranno mai esse-

re eluse o scavalcate da altri, perché sancite da leggi dello Stato. Il bibliotecario non si trova nella medesima situa-zione, il suo lavoro non ha ancora ricevuto un ricono-scimento normativo e anzi, sempre più spesso, è declas-sato nei fatti (e negli emolu-menti) al rango di un bidel-lo, di un custode.

Se la percezione media del-la nostra professione è quel-la di persone “che leggono li-bri” o che “distribuiscono li-bri”, non c’è da meravigliarsi che qualcuno possa pensare di utilizzare anche persona-le non qualificato (e magari non retribuito, come i volon-tari). Su questo versante, che ha implicazioni normative, l’AIB ha avviato un percor-so che dovrà portare – spe-riamo entro l’anno in corso, con l’approvazione definitiva della legge sulle professioni non ordinistiche – alla certi-ficazione delle competenze e al recepimento dei requi-siti di appartenenza alla pro-fessione da parte degli enti ti-tolari di biblioteche.

È più difficile, invece, lavo-rare sulle implicazioni cultu-rali della questione, perché attengono alla percezione sociale della funzione di una biblioteca e del ruolo dei bi-bliotecari, che è a un tem-po funzione e determinan-te dell’immagine che questi ultimi hanno di loro stessi. Se tutti noi fossimo sofistica-ti manager della mediazione informativa e se il livello me-dio delle richieste che il pub-blico della biblioteca ci rivol-ge fosse tale da richiedere, rendere necessario e impre-scindibile il possesso di tali elevate competenze e capa-

cità, probabilmente i biblio-tecari si troverebbero nella medesima condizione dei medici e non avrebbero ra-gione di paventare la presen-za dei volontari.

Il tema dei volontari, quin-di, deve essere visto in stretto collegamento con quello del-la professione. Bisogna ave-re la coscienza chiara che in Italia non si assumono abba-stanza bibliotecari professio-nisti ma nel contempo, per onestà intellettuale, riflettere sull’attributo (professionisti) non tanto dal punto di vista della preparazione (un pro-blema enorme, che chiama in causa il sistema universi-tario) quanto delle funzioni. Essere professionisti significa svolgere attività specialisti-che che richiedono necessa-riamente un’adeguata prepa-razione ed esperienza, non delegabili all’ultimo venuto, anche se animato da buone intenzioni. Quali siano que-ste funzioni – e soprattutto quali saranno fra dieci anni – è questione che interroga il futuro stesso delle biblio-teche. La risposta può darci elementi per tracciare una li-nea di demarcazione fra ciò che in biblioteca può esse-re delegato ai volontari e ciò che rappresenta la nostra co-re activity.

Non riuscire ad individua-re tale linea significa condan-narsi all’incapacità di difen-dere la nostra specificità pro-fessionale, con il risultato di ridursi a battaglie che hanno il sapore della difesa di una privativa, poco ragionevoli e ancor meno sostenibili.

Stefano ParisePresidente AIBM. Paladino, Disco, terracotta, ossidi, smalti e ferro, 2008

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Speciale MAB e

Volontariato

Archivi aperti ai volontari

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Stando alle statistiche e agli esiti sui dibattiti sul vertigino-so calo dell’impegno in po-litica da parte dei nostri gio-vani, desiderosi di contare e di portare la loro voce, ma purtroppo troppo spesso ina-scoltati dai centri decisiona-li, si scopre al contrario che un’altissima percentuale di giovani cerca in altri percorsi e obiettivi la propria realizza-zione o quanto meno il pro-prio desiderio di essere uti-li alla società in maniera tra-sversale a fedi e convinzioni politico-religiose. Il volonta-riato è divenuto oggi il collan-te dei tanti milioni di giova-ni e giovanissimi che vedono in questo una risorsa straordi-naria in cui formarsi un’iden-tità non convenzionale e tro-vare o ritrovare se stessi.

Ciò non vale unicamente per il volontariato sociale e nel cooperativismo interna-zionale, ma anche in un cam-po più ristretto, ma di gran-de suggestione e potenzia-lità, quale è quello dei beni culturali. In un paese come l’Italia, dotato di un patrimo-nio artistico-culturale unico al mondo, tanto che si arriva a pensare ereticamente che sia “fin troppo”, il numero delle associazioni di volontariato che si occupano di beni cul-turali è aumentato in manie-ra proporzionale al calo del-le risorse umane ed economi-che di quelle istituzioni che a tali beni dovrebbero provve-dere e che tali beni dovreb-

bero tutelare e salvaguardare. Ed ecco che, a fronte di un ca-lo spaventoso negli ultimi an-ni dei finanziamenti per mu-

sei, biblioteche, archivi – che conduce inevitabilmente alla chiusura di molti luoghi del-la cultura italiani – e a fronte di un rapido calo, oramai ir-reversibile, delle risorse uma-ne, con il mancato avvicenda-mento dei pensionati con le fresche leve, pur sfornate a migliaia dagli atenei, si assi-ste a un aumento esponenzia-le delle organizzazioni di vo-lontariato, ma forse ancor più

del volontariato individuale, magari veicolato da organiz-zazioni laiche o religiose, se non spesso dalle stesse par-rocchie o dalle amministra-zioni comunali, proprietarie di biblioteche, musei, archivi.

Ecco che quindi ad associa-zioni come le Auser, che pro-muovono e valorizzano con intelligenza la terza età (ma

non solo), facendo dei meno giovani veicoli di esperienze, professionalità, intuizioni, al-trimenti destinati alla disper-sione e all’inerzia, si affida-no oltre che la collaborazio-ne alla gestione di musei, bi-blioteche, mostre etc., anche riordini o gestioni di picco-li archivi, fianco a fianco con operatori di parrocchie e bi-blioteche locali. Molto impor-tante è soprattutto l’apporto

che tali volontari possono da-re alla valorizzazione: si pen-si a quanti insegnanti in pen-sione, appassionati di storia e di conoscenza, si prestano a ricostruire tramite archivi comunali e parrocchiali, ma non solo, la storia della pro-pria comunità, delle famiglie che la compongono, delle re-altà lavorative e aziendali che costellano lo sviluppo dei no-stri centri urbani o l’evoluzio-ne dei nostri borghi agricoli. A tali associazioni che pos-siamo in qualche modo de-finire trasversali alle compo-nenti sociali e che si avvalgo-no spesso di “ex” dipendenti, desiderosi di offrire ancora il loro contributo alla società, si aggiungono le associazio-ni di élite, come Lions Club, Rotary, etc., spesso coinvol-te nella valorizzazione se non addirittura – e a dire il vero non sempre opportunamen-te quanto a scientificità – nel riordinamento e inventaria-zione di archivi, sia pur in ge-nere sotto il controllo degli organi deputati alla vigilan-za su tali preziosi beni cultu-rali, come le Soprintendenze Archivistiche.

Potenzialmente di gran-de interesse potrebbe essere l’impegno in alcune realtà lo-cali di persone diversamente abili (associate o in forma in-dividuale), le cui conoscen-ze, professionalità, attitudini potrebbero offrire un appor-to non trascurabile alla con-servazione, restauro, valoriz-zazione del patrimonio archi-vistico italiano, contribuendo con competenza anche mag-giore dei professionisti veri e propri agli allestimenti di mo-stre documentarie e di per-corsi non convenzionali, gra-

Il riordino, l’inventariazione e la

valorizzazione degli archivi passa anche

dal prezioso apporto di cittadini giovani,

meno giovani e diversamente abili

M. Paladino, Suite Faenza 1, terracotta, ferro, smalti e ingobbi, 2012

Speciale MAB e Volontariato

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zie alla maggiore percezio-ne delle problematiche che spesso impediscono l’acces-so ai siti della cultura da parte di portatori di handicap mo-tori, visivi, uditivi, ma anche psichici. Si pensi alla possi-bilità di creare con loro e per loro percorsi tattili, olfattivi, multimediali alternativi, che non possono e non devono limitarsi solo ai grandi luoghi della cultura, ma che devo-no essere allestiti anche nel-le più modeste realtà locali, compresi gli archivi, le rac-colte miste, documentarie, li-brarie, museali, botaniche. Si pensi alla possibilità di illu-strare con meccanismi olfat-tivi ad esempio raccolte bo-taniche e illustrarne nel con-tempo in modo multimediale i cartigli tecnici, le caratteri-stiche visive, le proprietà do-cumentate da erbari e schede botaniche, spesso conserva-ti in archivi locali, siano essi comunali, siano essi parroc-chiali o privati.

Ma veniamo alla categoria di coloro che non cercano nel volontariato una nuova possi-bilità di impegno post-lavora-tivo, come fa sempre più spes-

so il meno giovane, ma un ar-ricchimento vero dal punto di vista formativo e lavorativo: i giovani. Si pensi a quanti stu-denti delle scuole superiori e delle università si avvicinano al nostro mondo in occasio-ne di stages e tirocini forma-tivi, accostandosi con grande meraviglia, spesso con vero profondo stupore, a un mon-do sconosciuto, quello delle fonti che sino a quel momen-to hanno appreso solo dai li-bri di testo e che grazie all’at-tività promossa dall’istituto dell’alternanza scuola-lavo-ro o dai tirocini possono fi-nalmente toccare con mano: si tratta di una forma di volon-tariato indotta, meno sponta-nea forse, ma sicuramente sti-molante e propedeutica alla conoscenza “vera” e concre-ta di un mondo ai loro occhi sino a quel momento non re-ale, bensì virtuale, al pari del-la realtà che imparano a cono-scere fin dalla più tenera età tramite internet e le playsta-tions e che spesso creano in loro confusione identitaria e alienazione sociale.

Toccando con mano, an-nusando, respirando i docu-

menti cartacei o pergamena-cei, i volontari si tuffano in un mondo sconosciuto ma molto più tangibile di quello della rete, in un mondo che apre loro altre prospettive e che rischia di appassionarli: da quei giovani spesso sboc-ciano i volontari del dopo-adolescenza, i tanti giovani che vogliono approfondire e che sono disposti a investire il loro tempo nella scheda-tura di fotografie, manifesti, disegni, libri, giornali, mate-riale in qualche modo atipi-co, cui spesso gli addetti ai lavori non hanno tempo da dedicare, oberati come sono dai carichi di lavoro quotidia-ni spesso insostenibili a cau-sa della scarsità di persona-le. Lavori, quelli affidati a ta-li volontari, apparentemente minori, ma importanti per la formazione professionale dei volontari e per il censimen-to e la valorizzazione delle fonti stesse, destinate spes-so a una forma di apartheid documentale.

Altrettanto importante è l’esperienza che possono fare i giovani (e non solo) nei lavori di indicizzazione

di inventari e schedari, spes-so ricchi di nomi e di elemen-ti specifici che vanno tesau-rizzati per comprenderne a fondo la potenzialità: si pen-si agli indici delle parti con-traenti degli atti notarili, o ai repertori catastali, agli indici di catastici, o ancora a topo-nimi e indici onomastici le-gati a mappe o a lavori edilizi (commissioni d’ornato o edi-lizia pubblica), o legati a in-ventari dotali, a fascicoli per-sonali di “maniaci” o “espo-sti”, a cartelle cliniche, o a fa-scicoli personali di studenti, insegnanti, etc. Non si tratta di lavori riservati unicamen-te ad addetti ai lavori dota-ti di preparazione e forma-zione specifica, ma di lavori semplici, cui anche il neofita può avvicinarsi senza timore ma con curiosità e passione, partendo da corsi di forma-zione di base che fornisca-no loro le “armi” per la com-prensione del lavoro che an-dranno a svolgere.

Se ne ottiene senza grandi sforzi e spreco di risorse eco-nomiche un coinvolgimento di risorse volontarie in un’at-tività che è soprattutto di va-lorizzazione e che può sfocia-re nella collaborazione con enti locali, archivi di stato, aziende, all’allestimento di mostre, pubblicazioni, per-corsi didattici che arricchi-scono l’offerta di servizi da parte delle istituzioni stesse, proprio grazie all’apporto di chi ha un approccio non isti-tuzionalizzato con la ricerca e lo studio e che può mettere a frutto le proprie potenzia-lità (informatiche, grafiche, multimediali, artistiche) nel-la creazione di un valore ag-giunto, quello della valoriz-zazione del bene culturale.

Luigi ContegiacomoPresidente ANAI VenetoM. Paladino, Senza titolo, terracotta, ossidi e smalti, 2005

Speciale MAB e Volontariato

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Con la mostra dedicata alla scultura ceramica di Mimmo Pa-ladino si conclude il ciclo di ma-nifestazioni del Museo Interna-zionale delle Ceramiche cele-brative del Gruppo della Tran-savanguardia. L’evento è an-che occasione per festeggiare un importante anniversario: so-no passati ormai vent’anni da quando Paladino iniziò a rea-lizzare le sue sculture cerami-che a Faenza, e in particolare alla Bottega Gatti, cui si deve il connubio felice e prolifico tra l’artista e la città. Qualunque ri-flessione su questa mostra non può infatti prescindere dall’im-portanza che l’artista ha avuto per Faenza: negli anni è nato un

sodalizio che si è via via perfe-zionato fino a fare di Paladino il portabandiera di Faenza in un contesto artistico e culturale in-ternazionale di massimo rilievo.

La mostra si snoda lungo tut-to l’arco della produzione cera-mica dell’artista campano, dai primi giovanili approcci con la terra fino al ciclo Suite Faenza realizzato appositamente per l’esposizione. La “stagione fa-entina” immortala uno spirito di grande sensibilità fatto di istinto e immediatezza e pone l’accen-to su temi ricorrenti della sua ar-te. Come l’iconografia dei dor-mienti, nuova e antica insieme, simbolo agiografico dell’attesa, che viene qui proposto sia co-

me installazione che in forma di singole opere. O la rilettura, in apertura della mostra, dell’ope-ra Meridiana esposta nella ver-sione – fotografica – iniziale e nella presenza concreta modifi-cata non dal tempo, ma dall’in-tervento diretto dell’artista che sembra volerci ricordare che non vi è nulla di statico. Così l’imponente installazione del Treno invita a una riflessione sul passaggio da un tempo ad un altro. L’insieme dei simbo-li esistenziali raccolti su di esso sono il bagaglio di esseri le cui memorie viaggiano insieme al-la fantasia del visitatore che ne può essere turbato o semplice-mente incuriosito.

Il ciclo dei grandi Scudi anti-cipa ai visitatori quello che sarà la mostra: sorpresa e meraviglia per l’incontro con un’arte che è il frutto di un’interpretazio-ne scultorea che sfida ogni for-ma di categorizzazione, in cui sembrano confondersi i confi-ni tra natura, arte, e architettura. Di notevole impatto per forme e dimensioni, le opere appaio-no uniche e irripetibili. In esse infatti confluiscono la maestria e l’indomita curiosità di un ar-tista che della sperimentazione ha fatto la propria cifra stilistica.

Stat rosa pristina nomine, nomina nuda tenemus (la ro-sa primigenia esiste nel nome, noi possediamo – soltanto – nudi nomi). I numerosi Senza titolo inducono a pensare che la scultura di Paladino trascen-da il presente: si pone al cen-tro di epoche diverse e lascia lo spettatore libero di leggere nell’opera ciò che vede o vuole vedere. Il visitatore entra nella mostra e può farla propria in-terpretandola liberamente; si misura con un universo sensi-bile e profondo in cui perdersi

non è paura ma fascinazione.Il lessico di Paladino appare

colmo di rimandi all’arte e alla letteratura classica, ispirato al-le grandi civiltà del bacino del Mediterraneo: gli elmi, poggia-ti con apparente casualità, sem-brano cantare il meritato riposo di antichi guerrieri dopo cruen-te battaglie, riportandone vol-ti ed espressioni. Sono la me-moria di eroi perduti i cui no-mi ricorrono nei vasi della se-rie omerica quasi a celebrare le azioni di epici eroi, laddove il furor di’inclite gesta risuona muto nei simboli che trasfigu-rano l’epos in icona. Le sculture diventano supporto per ogget-ti che fissano l’attenzione sul-la memoria degli esseri e dei mondi a cui sono appartenuti, come nelle Suite, in cui sem-bra enfatizzarsi il vagare lun-go percorsi urbani alla ricerca di oggetti che celebrano la cit-tà per la quale sono stati crea-ti. Il timbro poetico apparen-temente scarno ed essenziale non prevale sul colore: sem-plicemente la materia ruvida e primitiva sublima nelle forme e nei toni ad essa più congeniali.

La mostra faentina è un tri-buto ad un’icona del nostro tempo, ad un artista dal talen-to indomito, animo mai sazio di esperienze, poco incline all’ef-fimero, piuttosto rivolto all’uni-verso materiale fatto di segni che diventano il timbro di un’ar-te pura come la terra con cui so-no realizzate. L’evento è stato re-so possibile grazie al contribu-to della Fondazione Cassa di Ri-sparmio di Ravenna e di Banca di Romagna.

Federica GiacominiMuseo Internazionale

delle Ceramiche di Faenza

Notizie dal Sistema Museale

Provinciale

Scultura ceramicaIl MIC festeggia 20 anni di sodalizio

tra Mimmo Paladino e l’arte faentina

M. Paladino, Suite Faenza 4, terracotta, ferro, ossidi, smalti e ingobbi

Page 20: Museo Informa 44 2012

Ho scritto TAMO sulla sab-bia... sono i versi di una can-zone popolare di grande suc-cesso scritta da Franco IV e Franco I nel 1968 ... e il vento a poco a poco se l’è portato via.

Oggi TAMO è scritto all’ester-no della facciata della Chiesa di San Nicolò ed è un acronimo indelebile di “Tutta l’Avventu-ra del Mosaico”. TAMO non è un semplice museo, è una cit-tadella del mosaico che racco-glie in un viaggio meraviglioso le testimonianze di questa no-bile arte dalle origini ai giorni nostri. Una nuova sezione rac-conta delle due eccellenze ra-vennati: Dante e il Mosaico.

Dietro la Biblioteca Clas-sense, affacciato sui “prati di Classe”, era il laboratorio del-la bottega del “gruppo Mo-saicisti” dell’Accademia di Belle Arti di Ravenna, ed è qui, in questi spazi, corrido-io e ampia sala, pavimentati con tavolato grezzo, che 13 mosaicisti, nel 1965, realiz-zarono 21 mosaici a sogget-to dantesco. In questa “bot-tega”, lo storico gruppo mo-saicisti – Renato Signorini, Giuseppe Salietti, Alberto Melano, Zelo Molducci, Ro-molo Papa, Libera Musiani, Ines Morigi Berti, Sergio Ci-cognani, Santo Spartà, Ser-gio Pezzi, Giuseppe Ventura, Nedo del Bene, Carlo Signo-rini – creò questi capolavo-ri, dell’arte musiva ravenna-te, traendoli da cartoni ide-ati da un gruppo di artisti di fama internazionale.

Tradurre la pittura in “mo-saico” è operazione com-plessa che non richiede, co-

me erroneamente si potreb-be pensare, la sola diligen-za dei copisti. È atto creati-vo, non paziente lavoro, per-ché il mosaico ravennate non è come quello romano o ve-neziano, composto a rove-scio, ove le tessere tenden-zialmente uguali sono alli-neate in modo meccanico in una superficie piana. Qui, ogni tessera è trasformata in una pennellata, è unica e di-versa dalle altre, vive di vita propria, autonoma ed al con-tempo in armonia con le al-tre. Ha forma diversa dalle al-tre, come le foglie sull’albe-ro sono diverse dalle sorel-le, inclinata ora verso l’alto ora verso il basso, ora a de-stra ora a sinistra, in un dia-logo di rilucenti sentimenti.

Ogni tessera coglie la pro-pria luce, luce interna al mate-riale che la costituisce ed ester-na: ora naturale ora artificiale, ora intensa ora soffusa, in un gioco di irrequieto cinetismo. In questi mosaici vive la gran-de personalità artistica dei loro esecutori: ogni singolo mosai-cista, pur nel rigoroso rispetto del disegno preparatorio crea-to dal “pictor imaginarius”, vi ha dato una traduzione con-notata da personale e singo-lare sensibilità creativa. Chi, con maggior puntiglio, è re-stato fedele alla pittura, chi ha fatto sfoggio di abilità artisti-che nel dominio dei rappor-ti cromatici, chi nell’invenzio-ne e ricchezza del taglio delle tessere, sia per diversità di for-ma che di dimensione. Chi ha composto la superficie musi-va “animandola” con le varia-

zioni armoniche degli anda-menti, personalizzando l’atto esecutivo, facendosi al tempo traduttore e interprete.

Ed è dentro il dualismo di questi termini, tradurre o inter-pretare, che si è sviluppata la ri-cerca di questi maestri mosaici-

sti e che, tuttora viva, resta nella centralità del dibattito della cul-tura musiva. La “traduzione” va intesa proprio dall’origine eti-mologica del termine risalen-te al latino “traducere”: traspor-tare, condurre al di là, portare altrove, ed è proprio nel con-segnare la pittura al mosaico, che i mosaicisti traduttori ricer-cano, nel trasporre la materia della pittura in materia di vetro e pietra, di mantenere la mag-gior fedeltà possibile al model-lo. Ne risulterà un’evidente di-pendenza del mosaico in debi-to con la pittura. Gli interpreti, pur percorrendo lo stesso cam-mino, si avvalgono di “libertà poetiche” che il modello non prevedeva. A volte veri e propri “capricci”. Si avrà spesso, nel

secondo caso, un risultato di piena autonomia del mosaico, un’esaltazione del linguaggio musivo nei suoi caratteri più autentici, di superficie discre-ta creata dalla ripetizione diffe-rente delle tessere.

Un efficace strumento di-

dattico è offerto dal video proiettato nella saletta blu che illustra l’influenza storica del-la Comedia nelle arti e nella cultura fin dall’editio princeps, la prima edizione stampata a Foligno nel 1472. Da Boccac-cio a Orcagna, Giotto, Botti-celli, Delacroix, Blake, Doré, ai più vicini Manzù o Dalì, fi-no ai contemporanei Cecco-belli o Paladino, i temi dante-schi non hanno mai smesso di affascinare, di lanciare sfi-de, di ispirare grandi artisti, dalla pittura alla danza, fino alla musica rock e al teatro.

Paolo RacagniCuratore della mostra

TAMO di Ravenna

Notizie dal Sistema Museale

Provinciale

Dante e il Mosaico

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R. Signorini, Giustiniano (particolare)

Una nuova sezione permanente a TAMO

racconta le due eccellenze ravennati

Page 21: Museo Informa 44 2012

Testatina

Occhiello abcde fghilmnopqrstu

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A conclusione del corso Comunicare il Museo* rea-lizzato dall’IBC della Regio-ne Emilia-Romagna in colla-borazione con BAM, agen-zia bolognese che si occu-pa di organizzazione cultu-rale, finalizzato alle modali-tà innovative della comuni-cazione museale, è stato se-lezionato il project work “O Muse or m’aiutate” median-te il quale il Comune di Ra-venna ha ideato un percorso di comunicazione di rete del-la propria eccellenza esposi-tiva, mettendola in relazione con l’identità dantesca della propria cultura.

Il progetto è finalizzato alla restituzione della complessi-tà dell’offerta museale attra-verso un momento forte del-la vita cittadina quale le ce-lebrazioni del settembre che vedono Ravenna al centro della cultura dantesca inter-nazionale. La comunicazione e il coinvolgimento dei mu-sei è progettata secondo un programma inclusivo di pub-blici e istanze in una coniu-gazione al dettato dantesco della relazione con il territo-rio e con la comunità di cia-scuna istituzione.

Obiettivo immediato è cre-are un metodo di lavoro, re-plicabile, che veda diver-se realtà culturali collabo-rare nell’ambito delle azio-ni prioritarie al fine di contri-buire ad un’offerta culturale ricca e partecipata, senza di-spersioni. Una proposta de-clinata secondo diverse vo-cazioni, ma univoca, di forte

impatto che coinvolga la co-munità su un tema identita-rio. Il lavoro su Dante è fina-lizzato alle celebrazioni del 2021, pertanto costituisce oc-casione continuativa di con-divisione, scambio e coinvol-gimento. In questa prospetti-va la programmazione vuo-le essere un invito a tutte le realtà culturali a una colla-borazione sempre più este-sa e al dialogo partecipativo verso un vero e proprio per-corso di potenziamento del-le relazioni e delle potenzia-lità in un comune senso di appartenenza ai valori fon-dativi espressi dall’aver fatto esperienza di cultura.

In considerazione della natura enciclopedica della Commedia si vuole valoriz-zare la multidisciplinareità dell’offerta museale metten-do in relazione con la mede-sima struttura di una summa medievale la missione di cia-scuna istituzione.

La vocazione scientifica di NatuRa, dove verranno rea-lizzati itinerari didattici dedi-cati agli uccelli e al paesaggio della Commedia e una serie di letture della versione ro-magnola della Commedia di Francesco Talanti messa in re-lazione con la recente lettu-ra del testo originale integrale da parte di Ivano Marescotti.

La specializzazione astro-nomica del Planetario do-ve accanto a specifici labo-ratori dedicati alla cosmolo-gia medievale verrà presen-tata un’incursione nella pro-duzione musicale contempo-

ranea da parte di Orthogra-phe dedicata al cielo di Dante.

L’attenzione all’oralità e al teatro di figura della Casa del-le Marionette mediante labo-ratori di gioco e di lettura ispi-rati al tema delle diavolerie.

La ricchezza del patrimo-nio del Museo Nazionale mediante approfondimenti sull’iconografia del Paradiso.

Il suggestivo allestimento dei mosaici danteschi di TAMO at-traverso la rassegna di Histrio-danza off ispirata ai temi del ferro e del fuoco dell’Inferno.

E soprattutto il centrale ruolo di trasmissione dante-sca della Biblioteca Classen-se che affianca alla consisten-te opera di sostegno e coor-dinamento delle attività di promozione e valorizzazio-ne l’apertura di un’innovati-va saletta multimediale pres-so il Museo Dantesco, che co-stituirà il cuore della divulga-zione permanente dell’opera del Poeta tramite tecnologia multimediale e nuove prati-che di comunicazione.

Inoltre, in collaborazione con l’Associazione Nati per Leggere, saranno organizza-ti reading danteschi per fami-glie nei diversi musei del siste-ma cittadino, oltre al coinvol-gimento nell’iniziativa di Ca-sa Vincenzo Monti di Alfon-sine per la presentazione di una pubblicazione specifica.

Il programma dettaglia-to è disponibile all’indirizzo www.classense.ra.it.

Francesca MasiServizio Turismo

e Attività Culturali Comune di Ravenna

Notizie dal Sistema Museale

Provinciale

In occasione del Settembre dantesco un

nuovo percorso di comunicazione mette

in rete sette musei di Ravenna

O Muse or m’aiutate

C’è da vedere

Al Museo G. Ugonia di Brisighella

• dal 22 giugno al 9 settembre 2012

TuttUGONIA.Il Museo di Brisighella, che, assieme al Gabinetto Nazionale delle Stampe di Roma, conserva gran parte del corpus delle opere di Giuseppe Ugonia (1881-1944), al momento di avviare un’attività di approfondimento del suo lavoro e di aprire il Museo a esposizioni temporanee di artisti romagnoli del Novecento e contemporanei dediti alla grafica, ha voluto organizzare una mostra sul Maestro che si è dedicato a raffigurare i luoghi e gli scenari naturalistici di Brisighella, privandoli di tempo particolare, rendendoli assoluti e facendoli assurgere a icone di perfezione tecnica e di alta poesia. La mostra, curata da Franco Bertoni, direttore artistico del Museo, espone oltre 150 opere tra disegni preparatori, incisioni, litografie, acquarelli e illustrazioni.

Per informazioni:Museo Civico G. Ugonia tel. 0546 [email protected]

Page 22: Museo Informa 44 2012

Omaggio al mosaico minuto e ai suoi protagonisti

Dal 30 giugno al 16 settem-bre il MAR di Ravenna ospita la mostra Ricordi in micromo-saico. Vedute e paesaggi per i viaggiatori del Grand Tour, a cura di Chiara Stefani e Clau-dio Spadoni, proveniente dal Museo Mario Praz di Roma. È possibile ammirare diverse ti-pologie di opere in mosaico minuto, in gran parte inedite. Si tratta di parure di gioielli, ta-bacchiere, placchette, realiz-zate tra il XVIII e il XIX seco-lo e provenienti da importan-ti collezioni private italiane e francesi, dal Museo Napoleo-nico e dai Musei Vaticani.

La produzione di questi og-getti è strettamente legata al pubblico del Grand Tour. A partire dal Settecento, grazie anche a importanti ritrova-menti archeologici, viaggia-tori e giovani aristocratici eu-ropei compiono quello che

viene comunemente defini-to il Grand Tour, una sorta di pellegrinaggio o viaggio di formazione nei luoghi in cui si trovavano vive testimonian-ze dell’antichità.

L’Italia, per la sua storia e per le sue bellezze artistiche e paesaggistiche, diventa una delle mete preferite dai viag-giatori. Per venire incontro alle esigenze di questo particolare pubblico, desideroso di porta-re in patria un ricordo dei luo-ghi visitati, si sviluppa a Roma, tra la seconda metà del Sette-cento e l’inizio dell’Ottocento, la tecnica del mosaico minuto o micromosaico. L’invenzio-ne di questa tecnica si deve a Giacomo Raffaelli, mosaicista e fornitore di smalti per la Mu-nizione dello Studio Vaticano che, nel 1775, elabora un par-ticolare procedimento per cre-are mosaico filato, o micromo-

saico. Sottopone a nuova fu-sione, a circa 800 gradi, fram-menti di pizze di smalto, ot-tenendo una massa incande-scente e malleabile, successi-vamente modellata e “filata”, grazie a speciali pinze, in lun-ghi bastoncini, detti bacchet-te. Da queste si ricavano tesse-re di dimensioni assai ridotte, anche inferiori al millimetro.

Antonio Aguatti aggiorna ancora la tecnica inventan-do i malmischiati: bacchet-te in smalto filato, nelle qua-li si mescolano più toni di co-lore, permettendo una gra-dualità di sfumature. L’am-pia diffusione del micromo-saico a Roma è strettamente legata ad un momento critico per lo Studio Vaticano: con il completamento dei lavo-ri per la decorazione musi-va della Basilica di S. Pietro, i mosaicisti romani si trova-no quasi privi di occupazio-ne. La nuova tecnica, inizial-mente applicata alla realiz-zazione delle copie musive

delle pale della Basilica, la-scia intravedere anche nuo-ve potenzialità commerciali e nuovi sbocchi professionali.

I mosaicisti, attraverso l’uso di queste tessere di dimensio-ni piccolissime, realizzano mi-niature perfette dei sogget-ti più ricercati dai viaggiatori stranieri, da inserire su mobi-li o su oggetti di piccolo for-mato, quali spille, monili, sca-tole. I soggetti più ricorrenti sono le vedute con rovine, le raffigurazioni di monumenti antichi quali il Colosseo, i Fo-ri Imperiali, i templi di Pae-stum, che saranno affiancate successivamente da paesag-gi di gusto romantico e dalla raffigurazione di costumi pit-toreschi locali. In tutta Roma, soprattutto nella celebre zona di Piazza di Spagna, fioriscono botteghe e atelier privati de-stinati alla produzione e alla vendita del micromosaico. Tra gli artisti più famosi si ricorda-no Raffaelli, Aguatti e Barberi.

L’intento della mostra non è solo quello di esporre splen-didi oggetti d’arte e di gioiel-leria, ma di evidenziare come il micromosaico abbia inciso anche nella storia del gusto e della percezione del paesag-gio italiano. L’esposizione è re-alizzata in collaborazione con la GNAM e il Museo Mario Praz di Roma e grazie al sostegno della Fondazione del Monte di Bologna e Ravenna. In oc-casione della mostra è allesti-ta una sala con opere in micro-mosaico realizzate dagli stu-denti dell’Accademia di Belle Arti di Ravenna.

Linda KniffitzResponsabile CIDM

MAR di Ravenna

Notizie dal Sistema Museale

Provinciale

In mostra al MAR opere in micromosaico

legate al pubblico del Grand Tour

F. da Poletti (ambito di), Paesaggio con figure danzanti, fine XVIII - inizio XIX sec.

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Page 23: Museo Informa 44 2012

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Il Museo Oratorio S. Ono-frio fa parte di quel patrimo-nio stratificatosi nel tempo e ri-entrato a pieno titolo nell’Au-sl di Ravenna con il Decreto Legislativo 30.12.1992 n. 502. L’Ospitale e l’Oratorio sorsero a Lugo di Romagna nell’area denominata Policaro Nuovo per volere del testatore Cle-mente Galanotti, facoltoso commerciante di panni lughe-se, con atto testamentario ro-gato il 19 giugno 1674. I lavori iniziarono subito dopo la sua morte avvenuta il 14 agosto 1674 e il

primo intervento fu di adat-tare l’abitazione del Galanot-ti alla sua nuova funzione, ri-cavando due ambienti distinti denominati scaldatoi. Seguiro-no i lavori dell’Oratorio, inizia-ti nel 1675 e terminati nel 1679. Le disposizioni testamentarie, puntuali nei particolari, stabi-livano inoltre l’istituzione del-la Confraternita dedicata a S. Onofrio.

Dall’anno della sua fonda-zione l’Oratorio e l’area che lo accoglie hanno subito no-tevoli cambiamenti. Ad og-gi l’edificio si può segnala-

re come unico supersti-te dell’area denomina-ta S. Antonio, abbattu-ta nel 1019, oltre a uni-co portatore della me-moria sociale e sanita-ria del territorio di Lugo.

Per molti anni l’Orato-rio si era trasformato

in un sommes-so narratore

di se stesso e, quasi con cer-tezza, mi sento di affermare che poche persone, se non ac-compagnate, erano in grado di ricondurre le scenette mo-nocrome, inserite negli ovali eseguiti da Ignazio Stern, alle opere di carità e pietà elargite dalla confraternita.

Il destino ha voluto che l’Oratorio ritrovasse la voce per raccontare la propria sto-ria; la storia religiosa, sanita-ria e sociale di un territorio. Tutto questo è stato possibi-le grazie all’accordo siglato nel 2008 tra Azienda Sanita-ria di Ravenna, Parrocchia di SS Francesco ed Ilaro, Con-fraternita di S. Onofrio e Co-mune di Lugo; tale atto ha da-to l’avvio a un progetto im-pegnativo che ha portato al consolidamento dell’edificio, al restauro degli altari e del cenotafio e, infine, all’allesti-mento definitivo della Sacre-stia con la ricollocazione dei manufatti conservati dal 1998 presso l’ex Ospedale Macca-belli di Russi.

L’inaugurazione avvenuta il 17 maggio 2012 ha dato l’op-portunità di ammirare nuova-mente la grande tela di Ernst van Schayck eseguita per l’Ospitale S. Rocco nel 1600, ricollocata nella sua cornice; la Madonna della scaletta at-tribuita a Benedetto Buglioni, il ritratto di Luigi Lotti eseguito dal pittore lughese Benedetto Dal Buono e molti altri pezzi di pregevole fattura. Ma, vorrei sottolineare, l’atto di generosità dell’avvocato Corelli Grappa-delli che, in ricordo della figlia Benedetta, ha dato l’opportu-nità di aprire le porte del Mu-seo Oratorio con il crocifisso li-gneo del XVIII secolo comple-tamente restaurato.

È sottinteso che le diver-se Istituzioni coinvolte si im-pegneranno a favorire la fru-izione e la valorizzazione di questo patrimonio reso nuo-vamente disponibile, rinno-vato nella sua veste di Museo. A tale proposito ci sarà una costante collaborazione che sfocerà in una programma-zione concordata e condivisa di visite guidate, servizi edu-cativi e didattici, allestimen-ti temporanei ed eventi cul-turali che dialogando tra lo-ro, utilizzeranno questo pic-colo gioiello come luogo di produzione e comunicazio-ne culturale.

Un primo tentativo è già stato fatto il 26 maggio dai ra-gazzi dell’Istituto Compren-sivo Gherardi di Lugo, pro-ponendo una visita guidata alternata a momenti musicali. I ragazzi, formati per l’inizia-tiva dalla sottoscritta, si sono trasformati per un giorno in giovani guide che, con la loro freschezza, hanno descritto ai visitatori i manufatti, mes-saggi di carità e pietà custodi-ti nelle cartellette monocro-me del ciclo pittorico esegui-to da Ignazio Stern, i restau-ri e molto altro ancora; ma la loro esperienza non si è limi-tata al semplice ruolo di gui-da per adulti: al termine del-la mattinata, chiuse le porte ai visitatori adulti, sono sta-te aperte per due classi delle elementari e, le giovani gui-de si sono confrontate con un pubblico attento e curio-so. I bambini hanno insegna-to ai bambini.

Sonia MuzzarelliResponsabile delle collezioni

artistiche AUSL Ravenna

Notizie dal Sistema Museale

Provinciale

Da Ospitale a MuseoInaugurato a Lugo il Museo Oratorio

S. Onofrio, che entra a far parte

del Sistema Museale della Provincia

di Ravenna

Anonimo scultore ferrarese, S. Antonio Abate, metà del XV sec.

Page 24: Museo Informa 44 2012

A conclusione della stagione estiva, si apre alle Cappucci-ne di Bagnacavallo un inten-so periodo di appuntamenti culminanti in corrispondenza della tradizionale Festa di San Michele. Come sempre anche il Museo Civico si inserisce nel ricco cartellone bagnacaval-lese, organizzando un evento espositivo che quest’anno si fo-calizza sull’attività di un’artista “nostrana” di notevole interes-se: Sonia Micela.

Pittrice dalla tempra origi-nale e solitaria, Sonia Micela (al secolo Norina Tambone) nacque a Bagnacavallo nel 1924. Non sono molti tutta-via quelli che nella cittadina romagnola si ricordano di lei; la sua vicenda biografica infatti prese ben presto stra-de che la portarono altrove. Dopo gli studi al Liceo Arti-stico di Ravenna frequentò a Milano l’Accademia di Brera,

dove fu allieva di Carlo Carrà e dello scultore Ivo Soli, per poi approdare, dopo una bre-ve parentesi bagnacavallese nell’immediato dopoguerra, a Bologna. In seguito ebbe una lunga ed artisticamente feconda permanenza a Riolo Terme, all’incirca tra il 1956 e il 1970, dopodiché si trasferì a Modena, dove operò a con-tatto con gli ambienti artistici nazionali e internazionali fino al 1988, anno della sua morte.

Queste poche notizie bio-grafiche meritano tuttavia di essere arricchite con un aspetto particolarmente si-gnificativo per la messa a fuoco della personalità della pittrice, ossia la sua convin-ta adesione alla Resistenza, durante la quale fu staffetta partigiana di collegamento con i locali gruppi antifasci-sti. Si intreccia a doppio filo con questa sua militanza, an-

zi ne fu certamente uno dei fattori scatenanti, un tremen-do fatto di sangue avvenuto nel 1924 nell’attuale Piazza della Libertà di Bagnacaval-lo, cioè l’aggressione fascista nei confronti di suo nonno Paolo Panzavolta, in cui fu coinvolta anche la madre Domenica, allora incinta, che era accorsa ad aiutarlo. Mo-rirono entrambi, e mentre si spense Domenica diede alla luce la piccola Norina.

È nel fervente clima del dopoguerra che Sonia Mice-la ebbe a debuttare artistica-mente, partecipando a svaria-te mostre e premi pittorici, tra cui la Mostra delle Arti Figu-rative sui temi della Resisten-za del 1956 a Bologna. Sem-pre nel capoluogo emiliano si registra la sua prima perso-nale nel 1955, replicata l’an-no successivo a Roma e se-guita da un’altra ancora nel 1959 alla galleria “La Colon-na” di Milano. Fin da subito la sua opera si fa apprezzare per una grande qualità pitto-rica e per l’esuberanza emo-tiva che attraverso di essa ri-esce a comunicare. Stupisce soprattutto l’uso che fa del co-lore, spesso materico, istinti-vo, frutto di una tavolozza ric-chissima e schietta, che con-ferisce ai suoi quadri una lu-ce impastata e nitida. La sua personale ricerca, defilata ri-spetto alle principali corren-ti artistiche del secondo do-poguerra e restìa agli intellet-tualismi, l’ha portata a speri-mentare i temi del paesaggio, delle nature morte e del ritrat-to con un linguaggio limpido, fatto di rigore stilistico e forza di colore. Un’esistenza trava-gliata la sua, in cui non sono mancate esperienze dolorose

ma anche gioie intense, sulle quali ha costruito un mondo pittorico dove vengono pro-iettati ora il poetico ricordo dei paesaggi di Riolo, ora gli affetti più intimi, come quello per i figli, spesso rappresen-tati con autentica passione. È una pittura, quella della Mice-la, coinvolgente ed evocativa, che punta d’istinto verso l’es-senza delle cose. La realtà si spoglia così di ogni elemen-to accessorio, si depura del-la scoria aneddotica per sin-tetizzarsi in immagini di pura poesia, dove ritmo e toni si al-ternano fin quasi a dar la sen-sazione di melodie musicali.

La mostra è allestita alle Cappuccine a partire da saba-to 22 settembre fino alla fine di novembre, grazie al sup-porto dell’IBC. L’esposizione nasce anche come momento di presentazione al pubblico della cospicua donazione fatta dagli eredi della pittri-ce al museo bagnacavallese, donazione che conta più di un centinaio di dipinti rappre-sentativi di tutta la sua carrie-ra e un interessante archivio d’arte. Le tappe biografiche, i documenti, le opere e la ri-lettura critica del lavoro della pittrice sono contenuti nel catalogo della mostra, curato da Diego Galizzi e Orlando Piraccini, per i tipi di Editrice Compositori.

Diego GalizziConservatore

Museo delle Cappuccine di Bagnacavallo

Il Museo Civico delle Cappuccine

rende omaggio all’opera di un’artista

originale e solitaria

Le sinfonie di colore di Sonia Micela

S. Micela, Vigneto a Riolo Terme, olio su tela, 1963

Notizie dal Sistema Museale

Provinciale

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Page 25: Museo Informa 44 2012

Testatina

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Le condizioni che si sono determinate nel mondo oc-cidentale in seguito alla cri-si e alla recessione impongo-no un ripensamento genera-le anche nell’ambito delle isti-tuzioni culturali, suggerendo scelte e soluzioni innovative.

Agenda 26, un rapporto recente dell’Istituzione dei Musei Olandesi proiettata nel 2026, ci offre uno scena-rio inquietante, che possia-mo assumere quale punto di riferimento quanto meno in termini di confronto. Secon-do tale proiezione, un nume-ro elevato di piccoli musei sembra destinato a chiude-re i battenti, lasciando in vi-ta quelli dotati di particola-ri specificità, in altri termini di un profilo e un’identità ta-li da consentire loro di stare dentro un segmento di mer-cato, magari di nicchia, e co-munque capace di continua-re ad attrarre visitatori, bene-ficiando in tal modo di entra-te apprezzabili.

Naturalmente sono consi-gliabili strategie di rete e di networking, creando sistemi subregionali e provinciali sul-la base di analoghe tipologie delle collezioni: nel caso della nostra realtà e del settore che mi riguarda più da vicino, pen-so ai musei storici dell’aviazio-ne con tre realtà ben definite in campo interprovinciale: il Parco tematico dell’aviazione con sede a Rimini, quello della RAF (Romagna Air Finders) in procinto di trasferirsi da Fusi-

gnano a Bagnacavallo e il Mu-seo Baracca di Lugo.

Ma tutto questo rischia di non essere sufficiente se non si affronta in modo innovativo il problema della gestione. E qui la realtà del volontariato as-sume una rilevanza strategica.

A Lugo l’Amministrazione Comunale ha favorito la co-stituzione di un’associazio-ne che avrà il compito di af-fiancare la direzione del Mu-seo e il suo Comitato Scienti-fico nella promozione e nella gestione di alcuni settori, in particolare quello commer-ciale. Composta inizialmen-te da sei volontari (tre esperti di storia e aviazione, un fisca-lista, un’interprete e una gui-da), l’associazione, che è un APS (Associazione di Promo-zione Sociale), denominata La Squadriglia del Grifo – As-sociazione per la Promozione del Museo Baracca, interver-rà soprattutto in quello che da sempre risulta essere un tallone d’Achille dei musei, almeno quelli medio-picco-li. Partendo da uno start up iniziale del Comune, ovve-ro da un contributo una tan-tum, l’associazione avrà qua-le obiettivo prioritario il ri-pensamento e il riallestimen-to del bookshop, con pro-dotti e gadget destinati a in-crementare le entrate. Quel-la del merchandising è una risorsa non sempre sfrutta-ta adeguatamente nel nostro paese, tanto più che i margi-ni di manovra delle istituzio-

ni culturali pubbliche sono davvero problematici a causa di una legislazione e di una normativa poco flessibili.

L’autonomia gestionale del bookshop sarà di prima-ria importanza, considerato che gli introiti saranno rein-vestiti per incrementare l’of-ferta: non sono pochi i visita-tori, infatti, interessati a con-servare un ricordo della loro visita e, nel nostro caso, non mancano motivi di forte sug-gestione, dal mito dei pionie-ri del volo alla storia del Ca-vallino Rampante di France-sco Baracca, facilmente asso-ciabile a quello della Ferrari.

L’associazione, tuttavia, non sarà solo uno strumen-to, per quanto importante, di marketing: proporrà e con-durrà visite guidate, iniziati-ve didattiche, lavorerà a con-tatto con le agenzie di viag-gio, e avrà anche il non faci-le compito di trovare risor-se finanziarie per le attività e le mostre temporanee idea-te dal Museo, oltre a favori-re donazioni di cimeli e ma-teriali di interesse.

Sempre in ambito di vo-lontariato, a parte l’apporto fondamentale di AUSER nella custodia degli spazi espositi-vi, abbiamo individuato una serie di testimonal che abbia-mo chiamato Ambasciatrici e Ambasciatori del Museo: avranno il compito di fare co-noscere la realtà del Museo Baracca in Italia e all’estero, cercando di farne conoscere le potenzialità e la ricchezza della collezioni. Il tutto su ba-si volontarie, naturalmente...

Daniele SerafiniDirettore Museo

Francesco Baracca di Lugo

La Squadriglia del Grifo

Notizie dal Sistema Museale

Provinciale

É nata da poco l’Associazione per la

Promozione del Museo Baracca, attiva nel

settore che risulta un tallone d’Achille dei

piccoli musei

C’è da vedere

Al Museo Civico San Rocco di Fusignano

• Dal 6 settembre al 28 ottobre

Marta Pederzoli. Un filo magico per Pablo Echaurren

“... L’arte di Pablo Echaurren nel complesso si svolge in un continuo altalenare tra alto e basso, dai dipinti ai poster, dalle ceramiche agli arazzi... secondo un approccio intellettuale e manuale proprio del laboratorio artistico, che soprattutto in Italia vanta una lunga tradizione, dalle botteghe medioevali e rinascimentali fino alle case d’arte futuriste...”. Tra i principali interpreti del percorso di Echaurren merita un posto di evidenza Marta Pederzoli, autrice di incredibili tarsie colorate di stoffa, realizzate nella sua casa di Riolo Terme con la fida macchina da cucire. I due artisti nel 1997 crearono il drappo ufficiale del Palio del Niballo di Faenza dando inizio a un importante percorso di collaborazione. La mostra è un’occasione per scoprire da vicino il mondo di Marta, sia quello più noto con Echaurren che quello più nascosto della sua visionaria arte, illustrata da una ampia serie di opere originali in mostra.

Per informazioni:Museo Civico S. Rocco tel. 0545 [email protected]

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La Sezione Didattica del Museo d’Arte della città di Ravenna si è sempre contrad-distinta per un impegno co-stante nel proporre percorsi e attività che aiutino il pub-blico ad avvicinarsi al mon-do dell’arte. In particolare si propone come importante strumento di dialogo cultu-rale tra la Città, la Scuola e il Museo. I percorsi e i labora-tori didattici hanno permesso a migliaia di bambini e ragaz-zi di ogni età di vivere la vi-sita al Museo in maniera mai banale, grazie alla possibilità di sperimentare in prima per-sona le tecniche e i concet-ti dell’arte, ‘giocando’ con la cultura e la creatività.

È proprio in questa dire-zione che si muove il proget-to messo a punto dalla Sezio-ne Didattica del MAR insie-me alla Scuola San Vincenzo de’ Paoli che prenderà il via nell’anno scolastico 2012-13.

Grazie al nostro desiderio di sperimentare nuove stra-de della didattica dell’arte e all’entusiasmo della Diret-trice e delle insegnanti del-la Scuola abbiamo ideato un percorso che vuole essere un punto di partenza per esplo-rare nuove possibilità di re-lazione tra Scuola e Museo. Si tratta di una proposta ori-ginale e innovativa per coin-volgere i giovani studenti nel ruolo attivo di promoto-ri del patrimonio artistico e culturale; saranno, infatti, lo-ro stessi ad individuare tra le

opere esposte al MAR le più interessanti e coinvolgenti per farle divenire protagoni-ste di un progetto di comu-nicazione museale. Il percor-so avrà inizio con un appun-tamento al Museo; i bambini saranno guidati alla scoper-ta delle sue Collezioni e del-la sua storia anche in rappor-to alla storia della Città. Suc-cessivamente sarà il Museo che si sposterà nella scuo-la dove, attraverso un brain-storming, i bambini ci diran-no cosa li affascina del Mu-seo, quali sono secondo lo-ro gli aspetti più interessan-ti da valorizzare, quali pos-sono attrarre ed emoziona-re maggiormente i loro coe-tanei, i loro concittadini e il pubblico. Si tratta di una sfida importante, una scommessa sulla capacità critica e creati-va dei bambini, un modo per capire il loro punto di vista, i loro interessi e le loro neces-sità, in maniera che il Museo possa essere da loro trasfor-mato e plasmato sulle loro esigenze. Il passo successi-vo sarà scoprire insieme che cos’è la pubblicità, ne analiz-zeremo il ruolo che ha nella vita di tutti i giorni e come in-fluenza la nostra quotidiani-tà. A questo punto vedremo come ‘pubblicizzare’ un be-ne culturale. Insieme all’Uf-ficio relazioni esterne e pro-mozione del MAR scoprire-mo quali sono le strategie per realizzare una campagna in-formativa, i bambini divente-

ranno così protagonisti del-la vita del Museo e non sem-plici spettatori passivi. Gra-zie all’utilizzo delle lavagne multimediali LIM il persona-le del Museo terrà una lezio-ne sulle più semplici funzio-ni di un programma di gra-fica (manipolazione e impa-ginazione di immagini e te-sti) perché saranno proprio i bambini, con l’aiuto degli esperti, a impostare un pro-getto grafico per descrivere il MAR visto con i loro occhi e raccontato attraverso le lo-ro parole. Non meno impor-tante sarà la scelta dei mez-zi di comunicazione (mani-festi, locandine, pieghevo-li, pagine pubblicitarie sui giornali, etc.) che verrà va-lutata in collaborazione con l’Ufficio relazioni esterne e promozione. Per raggiunge-re gli obiettivi prefissati oc-correrà suddividere la clas-se partecipante al progetto in gruppi di lavoro, stimolando e coinvolgendo attivamente ogni singolo studente. Alcuni si occuperanno delle imma-gini, altri saranno invece im-pegnati nella realizzazione dei testi e dell’impaginazio-ne grafica degli elaborati. A questo punto saremo pronti per mandare in stampa il ma-teriale realizzato e dare inizio alla campagna pubblicitaria che sarà presentata alla Cit-tà e saranno proprio i bam-bini a illustrare il lavoro svol-to. Si tratta di un progetto te-so a favorire la piena acces-sibilità del patrimonio muse-ale per renderne la fruizione nuova e stimolante per tutti.

La partecipazione dei bam-bini come attivi protagonisti nel cuore pulsante della vi-ta del Museo parte dalla con-

vinzione dell’importanza del dialogo e della collaborazio-ne tra le istituzioni e dall’ef-fetto positivo di questo scam-bio culturale non solo su en-trambe le realtà, ma sulla Cit-tà e l’intera collettività.

Filippo FarnetiResponsabile Sezione

Didattica MAR di Ravenna

esperienze di Didattica

MusealeCittà Scuola e Museo: uno scambio reciproco

Nell’anno scolastico 2012 - 2013

i bambini saranno protagonisti

della valorizzazione del patrimonio

della propria città

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Libri d’arte per i più piccoli al MAR

La biblioteca del MAR è nata per soddisfare la necessità di dare una sistemazione scientifica alla dotazione libraria di oltre 5 mila volumi del Museo e per rispondere alle esigenze di un nuovo pubblico: ricercatori e studenti universitari, ma anche bambini. A queste pubblicazioni oggi si sono aggiunti anche libri d’arte per bambini dai 3 ai 12 anni, acquistati per favorire la lettura da parte dei più giovani frequentatori del Museo. Prende così avvio un nuovo servizio, disponibile per gruppi di lettura, presentazione di libri e laboratori, pensato per far trascorrere qualche ora ai bambini, accompagnati da genitori e nonni, che potranno anche usufruire della caffetteria del Museo per merende e momenti di ristoro.

Per informazioni:Mar di Ravennavia di Roma 13tel. 0544 482477 – 482017

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Informalibri

Le novità editoriali dei Musei del Sistema

TAMO. Tutta l’Avventura del Mosaico di Ravenna

A cura di G. Montevecchi, P. RacagniProvincia di Ravenna, 2012

Il 30° numero della colla-na di guide ai musei del Si-stema Museale Provinciale è dedicato a TAMO, un percor-so nel mosaico, inteso sia co-me teoria che pratica, attra-verso un excursus dalle origi-ni fino all’epoca contempo-ranea. I mosaici provenienti da siti archeologici di rilievo e le copie dall’antico offrono una panoramica delle tecni-che e delle tipologie stori-che del mosaico pavimenta-le; le opere di artisti contem-poranei testimoniano lo stu-dio di materiali e superfici in funzione del loro rapporto con la luce, tipico del mosai-co parietale. Accanto ai mo-saici trovano spazio i cartoni, i calchi, le riproduzioni foto-grafiche e digitali: strumen-ti fondamentali per il lavoro di mosaicisti e restauratori. Gli esemplari esposti docu-mentano restauri di rilevan-za storica, travalicano la loro funzione e si fanno ammira-re quali opere d’arte.

Testori e la grande pittura europea

Catalogo a cura di C. Spadoni, Silvana Editoriale, 2012

A Giovanni Testori, pitto-re, drammaturgo, giornalista e storico e critico d’arte, pro-tagonista della critica militan-te del Novecento italiano, ha reso omaggio la mostra Mise-ria e splendore della carne. Il catalogo propone un percor-so fra i vari periodi della storia dell’arte studiati dal critico mi-lanese e gli artisti da lui ama-ti, a partire dai primi scritti su Manzù, passando dalle risco-perte sulla linea della pittura di realtà in Lombardia del ’500 e ’600, i “manieristi” lombardo-piemontesi accompagnati da Caravaggio, sua grande pas-sione, passando attraverso fi-gure della Nuova Oggettività e dei Nuovi Ordinatori ad artisti come Bacon, Giacometti, Su-therland – per citare alcuni no-mi – per giungere fino a Cuc-chi e Paladino in una ricostru-zione di almeno cinque secoli di vicende artistiche attraver-so le opere che furono ogget-to di particolare studio da par-te del grande critico.

Francesco Giuliari. L’opera incisa

Catalogo a cura di D. Galizzi, Comune di Bagnacavallo, 2012Il Francesco Giuliari, pitto-

re e incisore di origine ve-neta, ma forlivese di adozio-ne, scomparso nel 2010 dopo una lunga carriera nel cam-po della pittura e dell’incisio-ne: alla sua attività grafica è dedicata la mostra antologi-ca da poco conclusasi al Mu-seo Civico delle Cappuccine. Il catalogo documenta l’intera produzione incisoria dell’au-tore, realizzata con le tecni-che dell’acquaforte e dell’ac-quatinta, dai delicati paesag-gi veneti degli anni ’70 fino alle opere più mature, e cer-tamente più originali, ricche di allusioni simboliche, di al-legorie e di raffinate citazioni dalla storia dell’arte. A colpi-re è sicuramente la sua disin-volta abilità tecnica, ma an-che il potere suggestivo del-le sue composizioni, il cui se-greto sta nel complesso retro-terra culturale che presiede la concezione di ogni sua ope-ra e nella cura maniacale del dettaglio, del singolo oggetto.

La Collezione Bianchedi Bettoli/Vallelunga alla Pinacoteca di Faenzadi

Catalogo a cura di C. Casadio, Bologna, 2012

Il catalogo della importante collezione d’arte contempo-renea Bianchedi Bettoli / Val-lunga, acquisita dalla Pinaco-teca di Faenza nel 2010, è sta-to pubblicato nella collana “ER Musei e Territorio Catalo-ghi” dell’IBC, che ha sostenuto l’iniziativa con i fondi della LR 18/2000. Nella pubblicazione sono presenti le schede di 30 opere esposte nelle sale del-la Pinacoteca, alcuni testi a ri-cordo di Augusto Vallunga, le schede biografiche degli arti-sti scritte da Elisabetta Severi-no, un saggio introduttivo di Claudio Casadio, direttore del-la Pinacoteca, oltre alle pre-messe di Giovanni Malpezzi, Sindaco di Faenza, di Massimo Isola, Vice Sindaco e Assesso-re alla cultura e di Laura Carli-ni, responsabile Servizio Mu-sei e Beni Culturali dell’IBC. Venticinque esperti e studiosi di storia dell’arte hanno inoltre collaborato al catalogo.

Si rimanda al notiziario on line BiblioMuseo in-forma per l’elenco completo delle pubblicazioni di museologia e museografia

e al calendario degli eventi per l’elenco dettagliato delle attività promosse dai musei del Sistema Museale:

www.sistemamusei.ra.it

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• Casa V. Monti di Alfonsine

• Museo della Battaglia del Senio di Alfonsine

• Museo Civico delle Cappuccine di Bagnacavallo

• Ecomuseo della Civiltà Palustre di Villanova di Bagnacavallo

• Museo del Castello di Bagnara di Romagna

• Museo Civico “G. Ugonia” di Brisighella

• Museo della Resistenza Ca’ Malanca di Brisighella

• Il Cardello di Casola Valsenio

• Giardino delle Erbe di Casola Valsenio

• Museo Civico di Castel Bolognese

• MUSA. Museo del Sale di Cervia

• Museo Civico di Cotignola

• Casa R. Bendandi di Faenza

• Museo Carlo Zauli di Faenza

• Museo Nazionale dell’Età Neoclassica in Romagna di Faenza

• Museo del Risorgimento e dell’Età Contemporanea di Faenza

• Museo Internazionale delle Ceramiche di Faenza

• Pinacoteca Comunale di Faenza

• Museo Civico “San Rocco” di Fusignano

• Museo F. Baracca di Lugo

• Museo Carlo Venturini di Massa Lombarda

• Museo della Frutticoltura di Massa Lombarda

• Casa delle Marionette di Ravenna

• Domus dei Tappeti di Pietra di Ravenna

• Il Planetario di Ravenna

• Museo d’Arte della città di Ravenna

• Museo Dantesco di Ravenna

• Museo Nazionale di Ravenna

• Museo del Risorgimento di Ravenna

• Piccolo Museo di Bambole e altri Balocchi di Ravenna

• Tamo. Tutta l’Avventura del Mosaico di Ravenna

• Museo Nazionale delle Attività Subacquee di Marina di Ravenna

• NatuRa di Sant’Alberto

• Museo Etnografico “Sgurì” di Savarna

• Museo del Paesaggio dell’Appennino Faentino di Riolo Terme

• Museo Civico di Russi

• Museo dell’Arredo Contemporaneo di Russi

• Museo della Vita nelle Acque di Russi

• Museo della vita contadina in Romagna di San Pancrazio

SistemaMusealedella Provincia di Ravenna