Museke N. 0 - Agosto 1994

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Dopo tante sollecitazioni final- mente diamo vita al FOGLIO, che ab- biamo titolato MUSEKE, perchè sia uno strumento non solo informativo dell’attività della nostra associazione, ma soprattutto uno SPAZIO in cui cia- scuno può trovare l’occasione di far pervenire agli altri i sentimenti, le preoccupazioni, le gioie e perchè no anche “la preghiera” della propria esperienza. Anche così noi crediamo che la NOTIZIA attivi un circuito di solida- rietà, di emulazione e di speranza. KAYTESI 10/11/92 CESARE 07/04/90 CIPRIEN 30/08/92 CANCILDE 24/07/91 CLAUDETTE 24/07/91 BUKURU 12/05/90 BUTOYA 12/05/90 BARBARA 21/01/88 JANVIER 30/04/93 STEFANO 05/05/91 MINANI 06/06/92 MARGUERITE 11/10/90 PETERO II 04/09/93 ROBERTO 07/07/93 GLORIA 24/08/91 SARA 20/06/93 VINCENT 17/11/90 LAURENT 24/04/90 YOHANI 23/10/92 JUSTIN 26/04/90 GEORGE 24/06/92 PETERO 29/08/91 JOSEPH 30/12/92 YACEINTHE 22/07/92 BRUNO 29/01/93 AGNES 02/07/91 CARLA 24/01/92 STYVE 25/03/93 ANTONIO 06/09/93 CLAUDE 17/08/91 DEODATUS 20/09/91 DIOGENE 03/08/91 ALEXI 15/05/90 ANNAROSA 09/12/93 ROGER 05/01/91 ESPERANCE 09/09/91 EMMANUEL 10/01/91 CHARLES 22/12/92 J. DOMINIQUE 01/10/93 JEAN PIERRE 06/04/92 YUSUFU LUCA 10/11/93 NOTIZIARIO DEL GRUPPO OPERAZIONE MUSEKE – Via Brescia, 55 – 25014 CASTENEDOLO (Brescia) ITALY Tel. 030/2130053 – Fax 030/2130044 NUMERO ZERO - AGOSTO 1994 impianti: nadir - ciliverghe (bs) / stampa: euroteam - ciliverghe (bs)

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NOTIZIARIO DELL’ASSOCIAZIONE MUSEKE ONLUS – Via Brescia, 10 – 25014 CASTENEDOLO (Brescia) ITALY

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Dopo tante sollecitazioni final-mente diamo vita al FOGLIO, che ab-biamo titolato MUSEKE, perchè siauno strumento non solo informativodell’attività della nostra associazione,ma soprattutto uno SPAZIO in cui cia-scuno può trovare l’occasione di farpervenire agli altri i sentimenti, lepreoccupazioni, le gioie e perchè noanche “la preghiera” della propriaesperienza.

Anche così noi crediamo che laNOTIZIA attivi un circuito di solida-rietà, di emulazione e di speranza.

KAYTESI 10/11/92CESARE 07/04/90CIPRIEN 30/08/92CANCILDE 24/07/91CLAUDETTE 24/07/91BUKURU 12/05/90BUTOYA 12/05/90BARBARA 21/01/88JANVIER 30/04/93STEFANO 05/05/91MINANI 06/06/92MARGUERITE 11/10/90PETERO II 04/09/93ROBERTO 07/07/93

GLORIA 24/08/91SARA 20/06/93VINCENT 17/11/90LAURENT 24/04/90YOHANI 23/10/92JUSTIN 26/04/90GEORGE 24/06/92PETERO 29/08/91JOSEPH 30/12/92YACEINTHE 22/07/92BRUNO 29/01/93AGNES 02/07/91CARLA 24/01/92STYVE 25/03/93

ANTONIO 06/09/93CLAUDE 17/08/91DEODATUS 20/09/91DIOGENE 03/08/91ALEXI 15/05/90ANNAROSA 09/12/93ROGER 05/01/91ESPERANCE 09/09/91EMMANUEL 10/01/91CHARLES 22/12/92J. DOMINIQUE 01/10/93JEAN PIERRE 06/04/92YUSUFU LUCA 10/11/93

NOTIZIARIO DEL GRUPPO OPERAZIONE MUSEKE – Via Brescia, 55 – 25014 CASTENEDOLO (Brescia) ITALY

Tel. 030/2130053 – Fax 030/2130044 NUMERO ZERO - AGOSTO 1994impianti: nadir - ciliverghe (bs) / stampa: euroteam - ciliverghe (bs)

PERCHE’DELFOGLIO

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La vita dei bambini di Rilima èil dono che la Provvidenza ci ha ri-servato per il nostro anniversario. Lanascita di MUSEKE risale al dopoConcilio Vaticano II, allorquando ilsoffio dello spirito missionario hamesso ali ed energia anche nelle pic-cole comunità come quella di Caste-nedolo, in cui per due anni furonoospiti di Enrica Lombardi cinque ra-gazze burundesi. Poi nel 1969 conqueste ragazze africane e un primogruppo di volontarie si aprì a Gitega,nel cuore del Burundi, MUSEKE(SORRISO).

Il centro gestito da noi in col-laborazione con la Diocesi e gli omo-loghi locali fino al 1983 consisteva inuna casa di accoglienza, in un atelier- cooperativa, una scuola di alfabetiz-zazione, un istituto superiore (magi-strali), un centro nutrizionale e un di-spensario. Nel 1983 fu completa-mente donato alla diocesi e continuala sua opera.

Convinti che l’azione debba es-sere sostenuta dalla contemplazione,nel 1985 fu inaugurato a Kamonyi(Rwanda) nel giorno dedicato a S.Chiara, un monastero di clausura, fat-to erigere su sollecitazione delle Cla-risse d’Assisi. Al primo nucleo di tre

sorelle italiane si sono aggiunte inquesti anni una ventina di novizie

rwandesi. Non ancora terminata que-st’opera, Museke ha trovato nuovoentusiasmo in un progetto di assi-stenza ai bambini orfani ed handi-cappati costruendo a Rilima il CentroS. Maria che venne inauguratonell’estate del 1988.

Il progetto si articola in diffe-renti strutture atte alle finalità delCentro. Le principali sono: l’orfana-trofio, la palestra, la sala operatoriacompletamente attrezzata, i labora-tori di analisi e di radiologia, la salagessi, l’atelier di protesi, le stanze diastanteria e di degenza per gli opera-ti, nonchè le abitazioni per il perso-nale locale e per i volontari.

Il prossimo ottobre sarebbedovuta iniziare la scuola di fisiokine-siterapia per la quale erano già ulti-mate le opere murarie ed in via di al-lestimento le attrezzature.

MUSEKE IN BELGIO

DONO PER ILVENTICINQUESIMO DI MUSEKE

Nell’evacuazione di metà apri-le con i nostri piccoli orfani hannotrovato scampo anche trentadue ra-gazzi handicappati operati durante lasettimana pasquale da un’equipe dimedici belgi. Sono stati salvati inoltreventi persone rwandesi che lavora-

vano al Centro e che in quei giorniavevano trovato rifugio nei nostri lo-cali.

Il miracolo dell’amore, quindi,continua ed anche se distanti da noiqueste persone fanno parte dellagrande famiglia di Museke.

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LA GIORNATA DEL PRESIDENTE

Signor Presidente,a nome dei

Ruandesi qui presenti e dei nostribambini, noi Le porgiamo il nostropiù cordiale benvenuto e il nostro piùsentito ringraziamento per la Sua pre-senza in mezzo a noi.

La Sua visita, evento eccezio-nale per il nostro centro di acco-glienza, ci onora e diventa segno vi-sibile del legame che, attraverso lacollaborazione e la presenza dei nu-merosi missionari e volontari laici ita-liani, unisce da molto tempo i nostridue Paesi.

E’ grazie alla loro opera e all’in-tervento delle autorità italiane che124 persone, tra cui i 41 bambini or-fani qui accolti, la direttrice del cen-tro in Rwanda, il nostro parroco Pa-dre Marcel, il medico e due fisiotera-pisti e tutti gli altri ora ospitati in Bel-gio, sono stati tratti in salvo.

Per noi questo è stato un mira-colo, un miracolo della Provvidenza.

Anche un antico proverbiorwandese afferma che un vero amicosi riconosce nei momenti difficili e disconforto: il soccorso e l’accoglienzache abbiamo ricevuto dal vostro Pae-se si sono trasformati in un gesto an-cor più grande che di semplice ami-cizia e sono il segno di un profondo

e sincero rapporto fraterno.Da quando il centro di acco-

glienza per orfani e handicappati èsorto in Rwanda, i volontari italianihanno sempre dimostrato di impe-gnarsi per il bene del nostro Paese,senza discriminazioni di razza o di et-nia: il centro rappresentava un puntodi riferimento per tutti, soprattutto ipiù poveri e i più bisognosi.

E’ grazie alla continuità, alla di-sponibilità, alla gratuità dell’operadei numerosi volontari bresciani chequesto centro può continuare a ga-rantire un’assistenza ai bambini quiospitati.

Il nostro ringraziamento e lanostra riconoscenza vanno :

- Gruppo Operazione Museke,rappresentato dalla Presidente Signo-ra Enrica Lombardi e da tutto il Con-siglio.

- Alla Fondazione Tovini e allaMedicus Mundi

- Al Signor Sindaco del Comu-ne di Castenedolo e a tutta la cittadi-nanza.

- Alla responsabile e direttricedel Centro in Rwanda, la Signora Ce-sarina Alghisi: è stato anche grazie alsuo rifiuto di partire senza di noi chesiamo stati salvati.

La disponibilità che l’Italia hafinora dimostrato è stata importantee noi ci auguriamo che questa colla-borazione possa continuare per rico-struire insieme il futuro del Rwanda.

GRAZIEMaria Goretti

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IL SALUTO DEL SINDACO DI CASTENEDOLO

Sig. Presidente,Le porgo il benvenuto ed il sa-

luto della comunità di Castenedolo edi tutti gli operatori di questo Centroinsieme al più sentito ringraziamentoper averci onorato della Sua presen-za in occasione della Sua visita a Bre-scia.

Pur fra innumerevoli impegni,l’aver deciso di dedicare un pò delSuo tempo per la visita a questo Cen-tro che accoglie i 41 piccoli ospitirwandesi, è per noi motivo di grandesoddisfazione e sta a significare quan-to Ella abbia a cuore le sorti di questibimbi che solo l’intraprendenza di al-cuni coraggiosi ha potuto strapparead un sicuro crudele destino.

Il Gruppo Museke di cui è ani-matrice la Sig.na Enrica Lombardi giàoperava in Rwanda dove gestiva ilCentro di Santa Maria di Rilima che

ospitava questi bimbi tutti orfani dimadre e, molti di loro anche del pa-dre.

Erano assistiti da personale vo-lontario italiano in collaborazionecon personale rwandese.

Lo scoppio della guerra civilein Rwanda e la gravità degli eventiche si sono via via succeduti hannoimposto a tutto il personale stranierodi lasciare il Paese.

Ma con l’intervento determi-nante dell’allora Ministro degli AffariEsteri On. Andreatta, della Fondazio-ne Tovini, di Medicus Mundi e dellaCroce Rossa che hanno favorito l’eva-cuazione del Centro a cura dei paràBelgi e Italiani, è stato possibile fargiungere in Italia i piccoli ospiti delCentro.

L’opera già intrapresa in Rwan-da continua ora, qui, in una grande

gara di generosità e solidarietà maiprima d’ora riscontrata.

Duecento volontari, non solodi Castenedolo, si alternano a turnonei vari servizi, da quelli più umili aquelli più impegnativi, per assistereamorevolmente questi piccoli, per ri-dare loro un sorriso ed una speranza,la speranza di poter un giorno ritor-nare nel loro Paese ora turbatodall’odio e dagli orrori di una guerrafratricida le cui gravi conseguenzeogni giorno giungono a noi.

Non ci sono parole per descri-vere i tanti gesti di solidarietà sin quimanifestati ed il lavoro di questi vo-lontari non sarà mai sufficientemen-te ricompensato, ma la Sua presenza,Sig. Presidente, rapprensenta per lo-ro un motivo di incoraggiamento inpiù, un qualcosa che non li fa sentiresoli in un’opera tanto preziosa quan-

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tutti coloro che in questo momentosi prodigano per rendere il soggiornodei piccoli rwandesi il più accoglien-te possibile, Le chiedo, Suo tramite,di intercedere presso il Governo Ita-liano perchè a sua volta si attivi pres-so gli organismi internazionali affin-chè sia posto fine all’orribile massa-

cro, perchè in Rwanda come in ognialtra parte del mondo abbiano a ces-sare le guerre e trionfi la pace e laconcordia tra i popoli, premessa in-dispensabile per lo sviluppo ed il pro-gresso di ogni umana e civile convi-venza”.

Luigi Frusca

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IL BENVENUTO DI MUSEKE

to dis interessata .Da alcuni gior-

ni sono ospiti delGruppo Museke an-che sei ragazze rwan-desi che già affianca-vano i volontari italia-ni al Centro di Rilimae che ora potrannocontinuare qui, inquesto Centro, il lorolavoro.

Sig. Presidentesiamo tutti piena-mente consapevoliche quanto si sta fa-cendo qui è ben pocacosa rispetto ai gravimali ed ai tanti biso-gni che travagliano lacomunità mondialeoggigiorno, ma è pursempre la dimostra-zione tangibile di quale e quanta po-tenzialità sia possibile sviluppare a se-guito di simili eventi.

Nel chiudere questo mio breveintervento di saluto, voglio approfit-tare di questo incontro per affidare aLei, Sig. Presidente, un messaggio:“Sicuro di interpretare i sentimenti di

Signor Presidente, mi permetto a nome dei bam-

bini di chiamarla Caro Presidente.Non ho parole per esprimere il miograzie e quello di tutto il gruppo Mu-seke per il suo gesto di attenzione neinostri confronti.

L’innocenza di questi bambinici stimola a riflettere per diventaremigliori ed accoglierci come fratelli.

I miracoli esistono ancora! Gra-zie al Governo Italiano. La solidarietàha superato ogni aspettativa. E’ piùquello che riceviamo di quello chedoniamo. Se posso esprimere un de-siderio è che Lei con la sua autoritàistituzionale e morale possa farsi vo-ce perchè il popolo Rwandese nonsia lasciato solo e presto abbia la pa-ce. Il nostro desiderio sarebbe di ri-tornare con questi bimbi nella loroterra e ricostruire la pace.

Grazie della sua presenza.Enrica Lombardi

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“Mi pare che sia tutto moltobello.

Una cosa sola è strana qui: èstrano che il Sindaco, che lei signora(Enrica), che la signorina rwandesedicano grazie a me; questo è strano epersino stonato.

Io vi devo dire grazie, per dueragioni: anzitutto per essere, vorreidire, invitato ancora ad una medita-zione. Voi sapete che vengo da Piaz-za della Loggia dove 20 anni fa: san-gue.

Abbiamo dei bambini, voi ciavete detto che non hanno la mam-ma, non si sa se hanno il padre, al-meno per molti, non si sa nulla. Masappiamo una cosa: che è un Paese inun bagno di sangue.

Il primo pensiero dovrebbe es-sere per noi politici, per noi respon-sabili di Governi, di popoli, pensierodi grande umiltà. Non siamo capacidi sfondare il muro del silenzio difronte ad un delitto di venti anni fa,fino ad adesso non siamo stati capa-ci; non siamo capaci come popoli,come governi, come stati, di preve-nire e di impedire quello che avvienein Rwanda. E’ vero che, purtroppo, avolte la malvagità dell’uomo superadi gran lunga le capacità di poterlofrenare. E’ vero; ma è anche vero cherimane sempre un in-terrogativo nell’ uncaso e nell’altro: si èfatto proprio tutto, siè fatto tutto in tempoo si attende che giun-gano degli eventi? Epoi ci sono le recrimi-nazioni.

Primo pensie-ro: umiltà; poi a volteci diamo un gran to-no, sembra che salvia-mo il mondo, sembrache la realtà dei po-poli dipenda da noi;dipende da altri cheha scritto la storia, madipende da noi il ri-spondere o meno aquella storia che perchi crede è scritta nelpiano della Provvi-

LA PAROLA DEL PRESIDENTE DELLA REPUBBLICAdenza, nel piano di Amore. L’odiopurtroppo è un requisito riservatoall’uomo.....

Voi avete detto un sì all’amore:questa è una lezione enorme che midate oggi. Dall’attività che svolgevatelà con sacerdoti e con laici voi, e sa-cerdoti e laici rwandesi; a quello cheavete fatto per portare in salvo que-ste più di cento persone, questaschiera di piccoli i quali per ora nonlo sanno; verrà giorno che lo sa-pranno e io spero che non vi dicanograzie ma che lo sentano di dentro eabbiano preso anche loro una lezio-ne di cosa vuol dire saper pensare aglialtri, che vuol dire essere capaci dinon pensare a sè.

Quando mi avete elencato iparà del Belgio e quelli italiani: qualevolto, chi sono, che famiglie hannodietro le spalle, quali mamme, sposeo ragazze che li amano sono in unapaura terribile che non tornino, ep-pure non hanno guardato lingua, co-lore, nulla; insieme, come se fossestato un uomo solo ad inchinarsi ver-so un bambino solo, che non ha nes-suno, ed è in pericolo. L’umanità,dunque, è capace di questi grandimomenti di ali spiegate; l’umanitàdella violenza, del sangue, della dro-ga, della voglia di denaro spietata,

che è una delle ragioni dei guai delmondo, dell’egoismo terribile che èalla radice delle guerre, l’umanità haqueste pagine.

In questa pagina, dopo la me-ditazione in quel luogo sacro, comeè stato detto giustamente, dove av-venne il delitto venti anni fa, è dove-roso sottolineare quali capacità abbial’uomo, se d’un tratto scattano le mol-le dell’amore e del cuore e vinconosull’egoismo, sullo schieramento raz-ziale, sull’inimicizia, sul denaro adogni costo.

Sono venuto a raccogliere an-cora una volta un pensiero: occorreche la mia giornata sia sempre e soloper gli altri e mai per me.

Voi me lo insegnate, io lo chie-do a Dio.”

Oscar Luigi Scalfaro

Lasciate che i bambinivengano a me, non glieloimpedite perché a chi è comeloro appartiene il regno diDio. In verità vi dico: Chinon accoglie il regno come unbambino, non vi entrerà.

(Luca 18, 16)

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LA CRONACADEGLI AVVENIMENTI

Domenica 10 Aprile 1994Subito dopo la messa apprendiamo dei primi mor-

ti, circa una qurantina; avevano cercato scampo durantela notte fra le piante di papiro sul bordo del lago accantoal nostro Centro. Appena rientrati dalla Messa le suorespagnole del vicino dispensario, chiedono a me ed ai chi-rurghi belgi nostri ospiti di andare a visitare una giovanedonna che presentava una vasta ferita al cranio, con am-putazione parziale di alcune dita della mano destra e frat-tura esposta del polso. Viene subito trasportata nella no-stra sala operatoria, sottoposta ad anestesia ed operata. Civiene nel frattempo portato un ragazzo che presentavauna ferita trapassante da proiettile all’addome che, fortu-natamente, non aveva procurato lesioni gravi; si procedealla disinfezione della ferita. Prima di sera gli operati ven-gono riaccompagnati al dispensario per motivi di sicu-

rezza. Da questo momento si intensificano i contatti te-lefonici col Console italiano, Pierantonio Costa, per lapossibile evacuazione del Centro. Dall’Italia gli incaricatidel Gruppo Museke di Castenedolo, ci fanno sapere chesono in corso contatti con “l’Unità di Crisi” a Parigi, perfar evacuare, con l’aiuto dei parà francesi noi europei etutti gli orfani del Centro.

Durante la notte sentiamo rumori di spari ed urlaintorno al nostro Centro; cominciamo i preparativi per la-sciare il Centro con tutti gli orfani.

Lunedì 11 AprileDi buon mattino facciamo preparare i nostri bam-

bini per essere pronti ad abbandonare il Centro. Frattan-

Mercoledì 6 Aprile 1994I presidenti del Burundi e del Rwanda vengono uc-

cisi in un attentato che abbatte il loro aereo a poca di-stanza dall’aeroporto di Kigali. In Rwanda scoppia la guer-ra civile che vede contrapposti Hutu e Tutsi. Scatta il pri-mo allarme per gli stranieri. L’Unità di Crisi del Ministerocontattata, ci comunnica che sta decidendo l’evacuazio-ne di tutti gli italiani presenti in Rwanda.

Sabato 9 AprileTentiamo di contattare i nostri volontari a Rilima.

Le comunicazione dall’Italia per il Rwanda sono impossi-bili. Riusciamo, invece, a far pervenire ai nostri di Rilima,via Bujumbura il seguente fax:

“Carissimi tutti,vi siamo vicini e concordiamo con ogni vostra decisio-

ne. Vi potete decidere a partire in re-lazione alle più libere valutazionidi prudenza, sentiti anche i consiglidelle autorità. Stiamo, da parte no-stra, contattando la Croce Rossa In-ternazionale per coprire - con unsuo auspicabile presidio ai ricove-rati, durante la vostra assenza. Vene terremo informati attraversoquesto fax di Bujumbura.Comunque sarebbe auspicabileuna copertura di riserva locale (lesuore spagnole? Altre vie?) Tenetepresenti soluzioni tipo: ospedale diGakoma dove potete far riferimen-to alla Medicus Mundi”

Un fax viene pure spedito aldott. Augusto Romano della CroceRossa Internazionale in cui si chiede

di sostituire i nostri volontari a Rilima e di salvare la con-sistenza funzionale del Centro.

Dopo varie telefonate abbiamo la rassicurazioneche i parà francesi andranno a Rilima per scortare il no-stro personale all’aeroporto di Kigali.

Domenica 10 AprileIl nostro volontario F. Pipinato ci comunica telefoni-

camente (per loro è ancora possibile) che la situazione si vaaggravando anche a Rilima. Tumulti, spari e incendi si veri-ficano anche attorno al Centro. Una granata è caduta sullaChiesa uccidendo otto o nove persone. Chiedono che si sol-leciti l’invio di una scorta armata che li faccia evacuare.

Rispondiamo che ci siamo già attivati in questa di-

Da Rilima Da Brescia

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to le suore spagnole ci dicono che, durante la notte, han-no ricoverato altri feriti. Questa volta ci rechiamo noi aldispensario ed operiamo sul posto, in situazione di emer-genza, una giovane donna che presentava una feritaprofonda al cranio ed un’amputazione pressochè com-pleta della mano destra; si procede ad amputare la manoed alla sutura della ferita al cranio. Successivamente ci de-dichiamo ad un ragazzo al quale estraiamo una frecciadall’addome.

Rientrati al Centro, ci rendiamo conto che le pro-babilità di farci evacuare dai parà francesi diminuisconodi ora in ora. Telefono all’ambasciata francese a Kigali emi viene confermato che nulla sapevano di questa ope-razione e ci mettono in “lista di attesa”. Da questo mo-mento non siamo più usciti dal Centro ed abbiamo cer-cato ri reclutare il maggior numero di persone possibile

per proteggere il Centro. Potevamo disporre di circa die-ci uomini armati di macete, lance ed archi.

Dalla tarda mattinata sentiamo le urla dei banditi at-torno a noi, che in gruppi di trenta - quaranta persone,cominciavano a “stanare” dalle case i tutsi, in lista per es-sere massacrati nel modo più orribile. Subito fuori dal re-cinto del Centro c’è l’abitazione dell’autista del Parroco,che risultava tra i primi della “lista”. Fra urla bestiali la ca-sa viene demolita, ma l’autista non viene trovato. Subitoquesta banda di assassini si reca verso la Chiesa, nella qua-le si erano rifugiate alcune persone. Scardinano la portadella Chiesa e trascinano i corpi di bambini, donne ed an-ziani appena uccisi, gettandoli nella fossa settica che ser-viva come toilette, accanto la Chiesa.

Sono stato testimone di questa barbarie ed ho assi-stito al passaggio di alcuni militari ( sbandati? ) che nonsolo non sono intervenuti, ma che, continuando la lorostrada, fanno un cenno di assenso con il pollice alzato.

Subito dopo abbiamo udito una forte deflagrazioneproveniente dalla vicina casa del Parroco, anche lui di et-nia tutsi.

Abbiamo quindi telefonato al comandante del cam-po militare ruandese, ad una decina di chilomentri da noiper chiedere protezione, pur sapendo che rappresentavacomunque un grosso rischio. Dopo circa una trentina di

rezione e di tenersi in contatto con l’ambasciata di Kam-pala che coordina le varie iniziative.

Verso mezzanotte Don Roberto provvede a spedi-re alle ambasciate interessate e alla Croce Rossa belga,l’elenco dei bambini e del personale del Centro.

Lunedì 11 AprileContatti telefonici sistematici con l’ambasciata

d’Italia a Kampala e con l’Unità di Crisi presso il Ministe-ro degli Affari Esteri, con il nostro Ministero degli Internie con il Ministero degli Affari Sociali.

Segnaliamo via fax i nomi degli italiani presenti nelCentro all’Unità di Crisi e alla nostra ambasciata di Kam-pala, unitamente ad una planimetria con il percorso piùbreve per Rilima. Oltre ai quattro nostri volontari (Cesa-rina Alghisi, Giandomenico Colonna, Fabio e Paola Pipi-

nato) sono infatti presenti altri sette italiani (amici e pa-renti): Domenica Alghisi, Giulio Broglio, Mariangela Al-ghisi, Angelo Cimaschi, Maria Piccoli, Luciana Resconi,Pierangela Belloni, e un’equipe di medici belgi che for-mavano l’equipe che aveva operato durante i giorni di Pa-squa 33 handicappati.

Alle 16 il dott. G. Colonna comunica a Castenedo-lo: “Siamo circondati da elementi armati che tentanodi forzare le entrate del Centro e pretendono la conse-gna dei nostri collaboratori locali. Chiediamo urgenteed efficace intervento armato, tale da liberarci da que-sta situazione e scortarci fino al punto di rimpatrio as-sicurato dal nostro governo”

La Fondazione Tovini provvede a trasmettere que-sto messaggio:

- al dott. Rosini dell’Unità di Crisi;- alla nostra ambasciata a Kampala.Coinvolge quindi personalmente via fax:- l’Ambasciatore Ferdinando Salleo, Segretario Gene-

rale alla Farnesina;- il Direttore Generale della Cooperazione Ministro

Aloisi De Larderel.Attiviamo anche strade locali:

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minuti sono arrivati una trentina di militari, armati di tut-to punto; alcuni di essi volevano entrare nel Centro, mali abiamo convinti a darci “protezione” dal di fuori dellarete di recinzione. Li ho visti incamminarsi verso la stra-da delle suore spagnole, teatro dei precedenti scontri dellbande armate. Da questo momento ho cominciato a te-mere fortemente per la nostra incolumità, soprattutto neiconfronti dei bambini e del personale del Centro.

Nel pomeriggio abbiamo ricevuto la visita di alcu-ni militari rwandesi, che erano entrati scavalcando la re-cinzione. C’è stato un frenetico scambio di parole fra ilsindaco, presente in quel momento presso di noi, ed ilcomandante di questi militari stessi. Il tutto è durato piùdi mezz’ora, ma a noi è sembrata un’eternità. Sono staticonvinti ad uscire da Centro.

Abbiamo allora ricominciato un contatto telefonicoserratissimo con l’ambasciata belga a Kigali, grazie all’aiu-to dei medici belgi nostri ospiti. Ci hanno chiesto di at-tendere notizie e, nel tardo pomeriggio, abbiamo avuto laconferma che, alle prime luci dell’alba, con un’operazio-ne segreta , un corpo speciale di paracadutisti belgi, sa-rebbe venuto a proteggerci per lasciare il Centro con tut-ti i bambini; questa clausola era stata posta da noi comecondizione ed era stata accettata dall’ambasciata belga.

Frattanto un militare rwandese era entrato trasci-nando il corpo del nostro amico Parroco; abbiamo pen-sato subito al peggio, poi ci siamo resi conto che era vi-vo se pure in uno stato di incoscienza.

Mi sono ricordato che nella mia camera avevo con-servato una copia vecchia di alcuni anni del “Resto del Car-lino”, il giornale della mia città. Ho trovato il numero del-la redazione; per miracolo il telefono era ancora funzio-nante. Sono stato messo in contatto con un giornalista,Massimo Gagliardi, al quale ha raccontato ciò che stava-mo vivendo, per chiedere aiuto. Intanto ci preparavamo atrascorrere un’altra notte da incubo, decidendo di rima-

- il Presidente della Tovini dott. Giuseppe Camadini.- il prof. Giovanni Bazoli;- l’avv. Mino Martinazzoli;

Arrivano le prime reazioni:alle oer 18.30 telefona personalmente il Ministro

degli Esteri Beniamino Andreatta. Raramente accade cheun ministro si metta veramente (come significa in realtàMinistro) a servire. Al filo sentiamo testualmente:

“ Sono Beniamino Andreatta. Martinazzoli mi hadetto della situazione. Ditemi cosa devo fare. Sono a vo-stra disposizione”.

Le sue chiamate si ripeteranno quattro volte nelleore successive.

La situazione si fa sempre più difficile. I nostri vo-lontari che si fanno vivi con Enrica e Don Roberto Lom-bardi comunicano di temere il peggio.

Verso le 19 un funzionario di Kampala ci comuni-ca che è stato concordato che gli italiani saranno scorta-ti all’aeroporto di Kigali dai ribelli (tutsi) e che di conse-guenza bambini ed il personale, dovendo rimanere in lo-co, corrono grossi rischi di vita. Chiamiamo ancora unavolta il Ministro Andreatta, che ci comunica che il suo Ca-po Gabinetto ha parlato personalmente con Rilima e cheil nostro personale africano è relativamente calmo e se-reno. La notizia dell’abbandono dei bambini e del perso-nale ci allarma e chiediamo ancora una volta al ministroAndreatta che intervenga. Ci risponde che sta attivando icolleghi ministri degli esteri di Francia e Belgio.

Notte 11/12 AprileL’Unità di Crisi e Kampala ci informano: in matti-

nata gli italiani saranno scortati all’aeroporto di Ki-gali da un contingente militare belga. Insieme ai “no-stri” verranno messi in salvo anche gli orfani e gli han-dicappati.

La speranza riprende.

Martedì 12 AprileSapremo poi che alle 13 i no-

stri volontari e i loro ospiti vengonoprelevati da un gruppo di militari bel-gi e scortati all’aeroporto. Ma pur-troppo, i bambini e gli handicappati,tutti pronti con i loro documenti ven-gono lasciati al Centro di Rilima.

Il personale, con un gesto che ècertamente impressionante, si mettein fila e preferirebbe essere ucciso daisoldati belgi con un colpo di pistolaper non esserlo a “colpi di macete”.

I sentimenti che prevalgono danoi alla notizia sono contrastanti. Ladelusione annulla la soddisfazione.

Notte 12/13 AprileL’ambasciata di Nairobi non co-

nosce ancora la lista dei passeggeri

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nere tutti insiemenella medesima stan-za. E’ stato durante lanotte che abbiamoricevuto il primocontato telefonicocon il Ministero de-gli Esteri italiano;l’unità di crisi nellapersona del vice - di-rettore generale perl’emigrazione, mini-stro Sessa, che te-lefonava a nome delministro Andreattaper chiederci e darciconsigli su come su-perare un momentocosì difficile; ci veni-va richiesto di fare ilpossibile per evacua-re più gente possibi-le dal Centro, dando la precedenza agli orfani, cosa per laquale del resto ci eravamo già adoperati. Durante la nottesentivamo urla concitate e rumori di spari un pò ovunque;potevamo solo sperare che non entrassero nel Centro.

Martedì 12 AprileAlle primissime ore del mattino un’ennesima te-

lefonata ci metteva al corrente che un convoglio armatodei parà belgi si era messo in moto dalla capitale e cheprima sarebbero passati a prendere altri europei, cosa chenoi stessi avevamo concordato dal Centro. Alle sei delmattino, con le prime luci dell’alba, avevamo già al can-cello una banda di trenta persone che volevano comin-ciare ad entrare nel Centro.

La nebbia fitta aveva probabilmente fatto desisterei parà belgi dal paracadutarsi sul Centro per offrirci pro-tezione, in attesa dell’arrivo del convoglio armato.

Abbiamo cominciato a ricevere dai banditi le primerichieste.

Volevano un autocarro il cui proprietario - autista(tutsi) era fuggito. Aveva collaborato con noi con il pro-getto della Caritas per portare sui campi dei profughi bu-rundesi la nostra acqua filtrata.

L’arrivo dei parà era ancora lontano per cui si è cer-cato di prendere tempo nel timore che a quella richiestane seguissero altre molto più pesanti. Abbiamo fatto fin-ta di cercare la chiave del mezzo, poi abbiamo aggiuntola benzina; il tutto ci ha fatto guadagnare circa mezz’ora.Il convoglio però era ancora lontano....

Di fronte alla minaccia di venire essi stessi a pren-dere l’autocarro, abbiamo portato il mezzo fuori dal Cen-tro, pregando in cuor nostro che l’apertura del cancellonon rappresentasse un invito alla banda ad entrare in mas-sa. Per fortuna si sono impossessati dell’autocarro e sonopartiti in gran carriera, quasi dimenticandosi di noi. Sa-pevamo però che tutto intorno c’erano, seminascosti,

imbarcati per l’Europa. Per alcune ore rimaniamo senzanotizie e ci attiviamo presso il Nunzio Apostolico delKenya chiedendogli di controllare se i nostri volontari so-no giunti a Nairobi. Avremo le prime assicurazioni il mat-tino successivo.

Mercoledì 13 AprileI volontari arrivano tutti in Europa. Fabio Pipinato

da Bruxelles ci telefona fornendoci sulla disumana situa-zione lasciata alle loro spalle. Cesarina Alghisi chiama daParigi dandoci la notizia che purtroppo i bambini ed ilpersonale sono rimasti a Rilima. Non perdiamo la spe-ranza. Continuiamo a tenere i contatti conle autorità diRoma e di Kampala e con il dott. Magno dell’Unità di Cri-si della Farnesina. Questi i fax spediti:

“ I nostri volontari rientrati da Rilima ci comu-nicano che i militari belgi, avendo ordine di non tra-sportare rwandesi, si sono rifiutati di trasferire orfanied handicappati a Kigali.

Mentre si allontanavano dal Centro hanno assi-stito all’entrata di gente del luogo (Hutu), armati conmacete e con l’evidente intenzione di ammazzare ilpersonale Tutsi addetto al Centro. I bambini orfani egli handicappati sono stati nascosti in vari luoghi delCentro in attesa e nella speranza che, giungendo oggiqualche scorta armata possa trovarne alcuni vivi.

Il viaggio tra Rilima e Kigali non ha riscontratoproblemi in quanto non si è visto nessun soldato ar-mato di entrambi gli schieramenti, ma solo gente delluogo con maceti e bastoni.

Sembrerebbe che qualsiasi scorta armata po-trebbe accedere al Centro di Rilima.”

Spediamo questo nuovo fax all’on. Andreatta:“ Illustre sig. Ministro,

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tanti altri banditi che aspettavano il momento di entrare,appena noi fossimo usciti dal Centro.

Alle dieci del mattino è finalmente arivato il con-voglio belga, ma mi sono subito reso conto che mancavaun mezzo sufficientemente grande da potere caricare tut-ti i bambini; ne ho avuto subito la conferma parlando conl’ufficiale comandante il quale mi ha detto che non ave-va ricevuto ordini per evacuare anche i piccoli africani.In un primo momento ci siamo illusi che i soldati belgipotessero trascorrere la notte presso di noi, presidiare ilCentro e cercare un mezzo per il trasporto dei piccolirwandesi; successivamente, però, dopo avere contattatoi suoi superiori e l’ambasciata belga ci ha risposto che nonera possibile evacuare persone di colore perchè si tratta-va di un’operazione ad altissimo rischio.

Ho intensificato allora i contatti con il nostro mini-stero degli Esteri che ci ripeteva di non preoccuparci per-chè si sarebbero messi in contatto con l’ambasciata bel-ga per far evacuare anche i bambini.

Purtroppo il tempo concesso per cominciarel’operazione di rientro stava scadendo e mi rimaneva iltempo di fare un’ultima telefonata; a quel punto il telefo-no ha smesso di funzionare, cinque minuti prima di la-sciare il Centro!

Alla costernazione di dover lasciare i bambini si èaggiunto il pianto disperato delle ragazze che ci implora-vano di supplicare i soldati affinchè sparassero loro piut-tosto che essere straziate a colpi di macete dai soldatorwandesi.

L’unica cosa che abbiamo potuto fare in quella cir-costanza è stata quella di lasciare loro del denaro; con que-sto stesso denaro si sono comperata la loro incolumitàcon quella di tutti i bambini!

Percorremmo i 50 Km che ci separano dall’aero-porto in più di cinque ore. Da qui con aereo militare rag-giungemmo Nairobi e poi ci imbarcammo chi per Bruxel-les chi per Parigi.

Mercoledì 13 Aprile - ore 9.00Con Cesarina ed i suoi familiari arriviamo final-

mente a Parigi, ma uno sciopero dei controllori di volo inItalia ci fa ritardare il rientro a Milano.

Apprendo da un quotidiano italiano del mattinoche gli orfani rwandesi sarebbero già arrivati in Italia.Avendo ancora in tasca il numero dell’unità di crisi met-to al corrente il funzionario (lo stesso che ci aveva con-tattato a Rilima) che purtroppo la notizia non corrispon-deva a verità, per cui lo imploro di prendere misure ur-genti in favore dei piccoli e del personale rwandese.

Giandomenico Colonna

DALLA DELUSIONE ALLA SPERANZAIo, quale responsabile del Centro, già dall’ottobre

1993, vivevo la situazione gravissima dei rifugiati burun-desi accampati a pochi chilometri da noi. Il Centro met-teva a loro disposizione tutto quanto era possibile, dallanostra scorta di viveri, alle coperte e soprattutto all’acqua

spezziamo ancora una lancia in favore dei bam-bini orfani ed handicappati che le autorità belghe cihanno costretto a lasciare nel Centro di Rilima (Rwan-da). Le spediamo quindi copia del fax spedito all’Unitàdi Crisi e all’Ambasciata di Kampala.

Nel ringraziarla per quanto ha già fatto, contia-mo ancora sul Suo interessamento e sul Suo appoggio.”

(allegato il testo precedente)

Alle ore 15 Cesarina Alghisi arriva alla sua casa diConcesio, unitamente ai suoi parenti. In serata arrivanonotizie contrastanti circa las sorte dei bambini.

La comunità di Castenedolo si ritrova in Chiesa perringraziare il Signore dell’arrivo dei volontari e per chie-dere con il cuore spezzato la salvezza dei bambini.

Notte 13/14 AprileVerso le 3 alla casa di Enrica Lombardi arriva

dall’Unità di Crisi la notizia che anche i bambini e gli or-fani giunti all’aeroporto sono i nostri di Rilima. Dall’ini-ziale incredulità si passa alla speranza.... alla gioia.... allagratitudine per la Provvidenza che guida la storia e gli uo-mini. La notizia ci viene confermata anche il mattino suc-cessivo dalla nunziatura di Nairobi: gli orfani, in due grup-pi distinti, arriveranno in Italia, mentre gli handicappativerranno ospitati a Bruxelles.

Arriva anche la lista dei nomi: sono proprio i nostri! Sono 41 ed hanno un’età compresa tra i quattro me-

si ed i tre anni.

Giovedì 14 AprileAvuta la certezza della felice evoluzione degli even-

ti ci si mobilita per organizzare l’accoglienza ai piccoliospiti. A Nairobi vengono accolti dalle suore Paoline danoi conosciute che li accudiscono.

Verranno poi ospitati a Castenedolo nella casa Lom-bardi.

Alle 18.08 il primo gruppo di 20 orfani accompa-gnati dal parroco di Rilima Marcel Rwabutera, atterranoa Ciampino. I nostri volontari (Mario Loda, Piero Salvalai,Lina Panigada e Pierangela Belloni) che vanno a prelevar-li ci assicurano del loro buon stato di salute. Con un au-tobus dei Carabinieri vengono portati a Fiumicino e im-barcati per Verona su un volo di linea. Per regolamento ibambini non possono viaggiare da soli. Diciassette pas-

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seggeri tutti maschi si prestano a tenerli in braccio du-rante il viaggio. Arrivano a Verona alle 22.20. Qui la Cro-ce Rossa li preleva e li trasporta a Castenedolo dove ven-gono gioiosamente accolti.

Nella mattinata ci preoccupiamo di coinvolgere leIstituzioni. Con Tovini, Medicus Mundi, la Croce RossaItaliana, la Caritas, alla presenza del Prefetto e del Que-store, partecipiamo ad un comitato ad hoc.

E’ importante il coinvolgimento della Croce Rossaanche per il tentativo di salvare il Centro di Rilima conl’intervento - seppur disperato - della Croce Rossa Inter-nazionale di Ginevra.

Venerdì 15 AprileSi organizza l’arrivo del secondo gruppo di orfani

annunciatoci da un fax dell’Ambasciatore d’Otalia a Nai-robi Roberto di Leo: “Si trasmette in allegato la lista dei21 orfani che sono a bordo del Boeing 707 dell’aero-nautica che è partito da Nairobi alle 9.55 a. m. localialla volta di Roma (Fiumicino), con sosta a Luxor.”

Il gruppo con Maria Goretti arriva alle 24 a Ghedie, accompagnato dai militari dell’Aereonautica, si ricon-giunge agli altri orfani a Castenedolo. Stampa, televisioni,agenzie giornalistiche dimostrano grande interesse all’av-venimento e non è facile contenere l’assalto dei giornali-sti. La gioia, la commozione e la soddisfazione di tutti so-no grandi.

Il Ministro degli Affari Sociali, on. Fernanda Contri,annuncia una visita agli orfani per il giorno successivo.

Sabato 16 AprileIl ministro degli Affari Sociali Contri raggiunge il

suo funzionario dott. Ghebre già a Castenedolo ed in To-vini dal giorno precedente. Quindi visita gli orfani e si in-trattiene con i responsabili di tutti gli organismi brescia-ni interessati alla vicenda. Da tutta Italia piovono richie-ste di affido, di adozione e sostegno economico per gliorfani. Si scatena una esplosione di solidarietà. Difficilecontrollare questa montante gara di generosità. Per ora lasituazione è la seguente: i bambini non sono affidabili nèadottabili.Si ritiene opportuno mantenerli uniti.

Lunedì 24 AprileI bambini, grazie alla disponibilità del Comune di

Castenedolo, trovano ospitalità presso l’ex asilo RiccardoPisa. Il cibo viene assicurato dalla scuola materna “Cre-scere Insieme”, mentre la “Casa Albergo” provvede a te-nere in ordine e a lavare gli indumenti dei piccoli.

Domenica 22 MaggioAltre cinque ragazze africane che accudivano i bim-

bi a Rilima, vengono a Castenedolo da Bruxelles per es-sere punto di riferimento logistico e culturale ai nostribimbi.

(20.000 litri di acqua potabile) ed al cibo per 350 orfanicirca al giorno.

Anche in Rwanda si avvertiva chiaramente il fer-mento e continue aggressioni avvenivano nel villaggio fi-no alla sera del 6 aprile con l’abbattimento dell’aereo pre-sidenziale e con l’inizio della vera, cruenta guerra fratri-cida.

Sono stata veramente testimone impotente di gra-vissimi massacri alle porte del nostro Centro, con il ter-rore che entrassero con la loro cieca violenza, per conti-nuare i loro misfatti sui 41 bimbi presenti al Centro oltreche sui 33 handicappati e su tutto il personale sia localeche italiano.

Fortunatamente, sommersa da tanta paura per la vi-ta di tutti, avevo il conforto assiduo per telefono, che mi-

racolosamente continuava a funzionare, con la nostra pre-sidente Enrica Lombardi che si era mossa giorno e nottecercando una via d’uscita per noi e per i bambini.

Abbiamo passato giorni e notti interminabili altale-nando tra speranza e delusione fino a martedì 12. In que-sto periodo avevamo nascosto il personale a rischio inuna camera oscura: l’unico conforto è stato per loro e pernoi la preghiera anche perchè contemporaneamente ave-vamo saputo che le parrocchie di Castenedolo, Concesioe Leno stavano facendo l’adorazione notturna per noi.

L’amarezza di dover partire senza i bambini è inde-scrivibile; la mia ribellione con i militari, in quel mo-mento, non è valsa a nulla. Ma le mie implorazioni, pro-babilmente, li hanno fatti ritornare il giorno dopo a pren-dere tutti i nostri bambini, il personale, gli handicappatie le suore Carmelitane.

Non potrò mai dimenticare il senso di liberazione,di gratitudine e di gioia provati la notte di mercoledì 13,quando una telefonata mi ha informato che i nostri bam-bini erano salvi a Nairobi.

Ora sono tutti qui a Castenedolo e godono di otti-ma salute. Mi dedico con gioia a loro ininterrottamenteaiutata da un ottimo gruppo di volontari, nella speranzadi un avvenire “azzurro” per tutti loro.

Cesarina Alghisi

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TESTIMONIANZEDopo l’arrivo dei bambini

rwandesi, il mio compito è quello diricevere persone e telefonate alla se-de di Museke.

E’ un’esperienza bellissima,tocco con mano cosa vuol dire SOLI-DARIETA’.

Persone che arrivano con cibo,vestiti, giocattoli e denaro; bambinicon i loro risparmi; una signora an-ziana con 5000 lire dicendomi :” E’tutto quello che ho! “; gente che al te-lefono dice :” Grazie per tutto quelloche fate! “; giovani che ringrazianoper avere dato loro la possibilità di fa-re del bene.

La gente è rimasta molto toc-cata dalla situazione del paese africa-no, ed ha risposto con grande sensi-bilità e generosità: pensionati, pas-seggeri ed autisti del pullman cheprendo tutti i giorni, colleghi di lavo-ro, ragazzi pakistani miei amici, bam-bini che rinunciano algelato e tantissime altrepersone che provengo-no dal Nord e dal Centrod’Italia.

Questa guerra tan-to distruttiva per i nostripiccoli amici, tanto co-struttiva per i nostri cuo-ri induriti. E’ bello sco-prire che il cuoredell’uomo batte ancoraper l’AMORE.

Lucia Cividati

Sono una volonta-ria che opera regolar-mente dal mese di aprileal servizio dei bambini ri-fugiati a Castenedolo acausa della guerra inRwanda: come me, tantealtre persone si adopera-no per questo soggiorno

forzato dei bambini.Sicuramente la vita di noi vo-

lontari si è modificata con la venutadi questi bambini. Ognuno di noi harinunciato a qualcosa, chi al pranzoriunione domenicale in famiglia, chial sabato per le faccende domestiche,chi a ore di sonno notturno, chi ad an-dare a spasso con gli amici e tante al-tre cose che non basta tempo a rac-coglierle.

Ma nessuno di noi pensa a que-sto come rinuncia a qualcosa. I bam-bini, il vederli cambiare, rinvigorirsi,giocare, sorridere, e soprattutto ilpensare che sono ancora vivi, sono lanostra ricompensa giornaliera.

Ognuno di noi ha pensato al-meno una volta, cosa sarà di loro do-mani. Le prospettive non sonoconfortanti, data la situazione dellaloro terra, che non sembra cambi pre-sto.

Ma si ovvia a questa angosciadell’incertezza vivendo l’oggi occu-pandoci di loro, dei loro bisogni piùimmediati.

Vengono stracoccolati, quan-do li si cambia, si dà loro da mangia-re o li si aiuta a camminare.

Io personalmente vorrei averecento braccia per potere essere contutti e non dimenticare nessuno.Cerco di pensare a quello che è me-glio per loro, e non a quello che sod-disfa me stessa. Spesso, quando fini-

sco il turno, rientro a casa, mi sentoaddosso il loro profumo per qualche

ora, e ho negli occhi im-magini di episodi suc-cessi in quel giorno. Peresempio, i progressi diCiprien che impara acamminare e siccome sisente sicuro arriva finoai fasciatoi e sparge tuttii pannolini in giro.

Janvier che adessosi regge in piedi, arriva fi-no alla porta e con Kay-tesi trovano il modo dischiacciarsi le dita. Carlaadora specchiarsi equando si vede riflessanel vetro si applaudesoddisfatta.

Annerose deveaver compreso il vantag-gio di essere la più pic-cola e non piange piùsenza voce ma reclamacibo ed attenzione a pie-ni acuti. Carlo con la sualingua rosa rosa, che en-tra ed esce velocissimadalla bocca, dimostracon questo segnale diapprezzare il pranzo suoe degli altri.

Anche Roberto,

Chi è il piùpiccolo tra tuttivoi, questi è il piùgrande.

(Luca 9. 48)

Da dove vengo? Vengo dallamia infanzia. Vengo dallamia infanzia come da unpaese.

(Saint-Exupéry)

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(al quale sono cresciute notevolmen-te le guance), gradirebbe sempredoppia porzione di cibo. Sara, la pa-ciosa, cicciottona, lei ed Antonio,sembrano sempre osservare quelloche succede intorno con nobile di-stacco. George e Bruno sono da met-tere in coppia per gli stessi attacchidi frignare acuto che spesso senza al-cun motivo hanno.

A volte Bruno dopo avere pian-to a squarciagola per qualche minu-to, ma di un pianto con lacrime vere,è capace di sorridere e battersi le ma-ni da solo e poi cercare la volontariapiù vicina per un pò di coccole. Geor-ge collabora con noi tutte cercandodi rendersi utile a richiesta sistema iseggiolini, chiude o apre le porte, ri-porta le tazze in cucina. Gli occhionidi Styve che ti guardano sorridentiquando riesce a passare sul gradinocome se avesse conquistato un’altamontagna.

Ognuno di noi ha la fortuna diassistere a tutti questi piccoli mira-coli giorno dopo giorno, fino a chesaranno con noi. Vorrei veramenteriuscire, in questo tempo che passe-

remo insieme, con tutti gli altri vo-lontari, dare loro Tutto ciò di cui han-no bisogno per vivere nel mondo co-me persone.

Ilaria Berto

Mi chiamo Elena e seguo i bam-bini da quando sono arrivati a Caste-nedolo. Non avendo impegni familia-ri e orari fissi di lavoro, posso venirespesso qui al Centro e vi assicuro chenonostante l’impegno sia prolungatoe costante, l’entusiasmo si rinnovacontinuamente.

I bambini sono tutti stupendi,ho un buon rapporto con ognuno diloro, ma per quanto si cerchi di dare,quello che si riceve è sempre moltodi più.

Avendo parecchi turni alla set-timana ho conosciuto molti altri vo-lontari e con loro mi trovo bene, hoimparato a lavorare con le altre per-sone e riconoscere in ognuno le qua-lità e l’affetto con cui seguiamo i “no-stri” bambini. Il rapporto tra i volon-tari, sebbene arricchisca come per-sone, tiene sempre come primoobiettivo il bene dei bambini.

Io seguo il gruppo dei 24 “gran-di”, le virgolette sono obbligatorie da-to che l’età varia dai venti mesi di Mi-nani ai sei anni di Barbara. Vista lagrandi varietà di età c’è una bella va-rietà di comportamenti: Barbara èbrava ad accudire i più piccoli e ognitanto ci aiuta anche a fare le pulizie;Alexis, Justin e Cesare sono molto in-dipendenti e giocano spesso insie-me. Bukuru e Butoya sono entrambemolto vivaci, solo che mentre la pri-ma è molto indipendente, a Bu-toya......scappa sempre la pipì. Le al-tre gemelle, Claudette e Consilde, so-no meno unite, Claudette è espansi-va sempre pronta a buttarsi nellebraccia di qualcuno, Consilde, più ti-mida, attira l’attenzione con morsi e

Tornare bambino significariportare nello spiritol’elemento nativo dell’essere;la capacità di imparare, distupirsi, di piangere e diridere, di temer e di amare.

(Paolo VI)

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pizzicotti; Esperance e Margherita so-no dolci e timidissime; Emmenuel eVincent hanno la lacrima facile; Ste-fano è molto dolce, Agnes è un dolcemaschiaccio. Jean Pierre è tranquillo,Diogene vivacissimo e si infila sem-pre ovunque, non si scoraggia mai da-vanti ad un no.

Laurent si spaventa spesso, Pe-tero si è molto rasserenato, sa farsi ri-spettare; Roges è simpatico e dispet-toso; Gloria mangia e quando nonmangia gioca a mangiare, Deodatus,invece, non mangerebbe mai. Ya-centhe è sempre alla ricerca di qual-cuno che la prenda in braccio; JeanClaude e Minani sono indipendenticon grande voglia di coccole.

Ognuno ha una propria perso-nalità, ma ho notato una cosa che miha fatto molto piacere: la solidarietàche si dimostrano in certi momenti.Quando qualcuno si fa male o è ma-lato, sono tutti disposti ad aiutarlo invari modi, magari anche offrendogliil gioco che si sono appena conqui-stati.

Questo mi sembra bello e unabuona base per costruire il loro do-mani ed io sono felice di contribuirea costruirlo.

Elena Pelizzari

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RWANDA IN CIFRE

Capitale: Kigali

Superficie: 26.338 Kmq.

Popolazione 7 milioni(di cui 1,5 morti dall’aprile scorso)

Divisione etnica: Hutu 90%Tutsi 9%Twa 1%

Religione: Cristiani 74%Animisti 25%Musulmani 1%

Non è tanto importante essere un bambino,ma saper di essere il bambino di Qualcuno.

(Gilbert Cesbron)

Annerose e Barbara: due etnie, un unico sorriso, unostesso progetto d’amore, per costruire insieme la pace.

GRUPPO OPERAZIONE MUSEKEVia Brescia, 55 - 25014 CASTENEDOLO (BS) - ITALY

Tel. 030/2130053 - Fax 030/2130044

c/c bancario: 27499Banca S. Paolo di Brescia Sede

Le ultime notizie• François Ntivunwa, già sindaco di Rilima,

è vivo!• Il nostro Centro, dopo il primo mese

dall’evacuazione, durante il quale è statosaccheggiato, negli ultimi due mesi è sta-to rifugio per più di 1.500 persone.

• La Croce Rossa Internazionale e i Mede-cins sans Frontières hanno svolto nellasala operatoria, grazie a Dio risparmiatadalla distruzione, 500 interventi chirur-gici.

• In questi giorni al nostro Centro sonopresenti i volontari del CUAMM di Pado-va, sotto il protettorato dell’UNICEF.

GratitudineI bimbi hanno fatto esplodere una grandegara di solidarietà. Vogliamo quindi espri-mere il nostro grazie a tutti coloro che, co-nosciuti o anonimi, ci permettono di con-tinuare questo miracolo d’amore.

• RILIMA

GITEGA•

KAMONYI •

•BUJUMBURA