1994 (libro Chiarelettere)

26

description

Sei anni, dal 1988 al 1994. Quattro storie. Quattro misteri tra la Prima e la Seconda Repubblica. Il delitto Rostagno (1988), la tragedia del traghetto Moby Prince (1991), gli omicidi dell’ufficiale del Sismi Vincenzo Li Causi (1993) e dei reporter Ilaria Alpi e Miran Hrovatin (1994). Un filo lega fatti e date che preparano la grande svolta del 1994, l’anno della discesa in campo di Berlusconi e del suo trionfo.

Transcript of 1994 (libro Chiarelettere)

 

Inchieste e reportagePRINCIPIO ATTIVO

Michele Ainis, Avventura Urbana Torino, Andrea Bajani, Bandanas, Gianni Barbacetto,Stefano Bartezzaghi, Oliviero Beha, Marco Belpoliti, Daniele Biacchessi, David Bidussa,Paolo Biondani, Nicola Biondo, Tito Boeri, Caterina Bonvicini, Beatrice Borromeo,Alessandra Bortolami, Giovanna Boursier, Dario Bressanini, Carla Buzza, Andrea Camilleri,Olindo Canali, Davide Carlucci, Luigi Carrozzo, Andrea Casalegno, Antonio Castaldo,Carla Castellacci, Massimo Cirri, Fernando Coratelli, Carlo Cornaglia, Roberto Corradi,Pino Corrias, Andrea Cortellessa, Riccardo Cremona, Gabriele D’Autilia, Vincenzo de Cecco,Luigi de Magistris, Andrea Di Caro, Franz Di Cioccio, Gianni Dragoni, Giovanni Fasanella,Davide Ferrario, Massimo Fini, Fondazione Fabrizio De André, Goffredo Fofi, Massimo Fubini,Milena Gabanelli, Vania Lucia Gaito, Bruno Gambarotta, Andrea Garibaldi, Pietro Garibaldi,Claudio Gatti, Mario Gerevini, Gianluigi Gherzi, Salvatore Giannella, Francesco Giavazzi,Stefano Giovanardi, Franco Giustolisi, Didi Gnocchi, Peter Gomez, Beppe Grillo, Luigi Grimaldi, Dalbert Hallenstein, Guido Harari, Riccardo Iacona, Ferdinando Imposimato, Karenfilm,Giorgio Lauro, Alessandro Leogrande, Marco Lillo, Felice Lima, Stefania Limiti,Giuseppe Lo Bianco, Saverio Lodato, Carmelo Lopapa, Vittorio Malagutti, Antonella Mascali, Antonio Massari, Giorgio Meletti, Luca Mercalli, Lucia Millazzotto, Alain Minc, Angelo Miotto, Letizia Moizzi, Giorgio Morbello, Loretta Napoleoni, Natangelo, Alberto Nerazzini,Gianluigi Nuzzi, Raffaele Oriani, Sandro Orlando, Antonio Padellaro, Pietro Palladino,Gianfranco Pannone, David Pearson (graphic design), Maria Perosino, Simone Perotti,Roberto Petrini, Renato Pezzini, Telmo Pievani, Paola Porciello, Mario Portanova, Marco Preve, Rosario Priore, Emanuela Provera, Sandro Provvisionato, Sigfrido Ranucci,Luca Rastello, Marco Revelli, Piero Ricca, Gianluigi Ricuperati, Sandra Rizza, Marco Rovelli,Claudio Sabelli Fioretti, Andrea Salerno, Giuseppe Salvaggiulo, Laura Salvai, Ferruccio Sansa,Evelina Santangelo, Michele Santoro, Roberto Saviano, Luciano Scalettari, Matteo Scanni,Roberto Scarpinato, Filippo Solibello, Riccardo Staglianò, Luca Steffenoni, theHand, Bruno Tinti,Marco Travaglio, Elena Valdini, Vauro, Concetto Vecchio, Carlo Zanda, Carlotta Zavattiero

chiarelettereAutori e amici di

PRETESTO 1f pagine 17-18

“È la storia della mia vita,devo concludere, voglio mettere la parola fine… 1400 miliardi di lire: dov’è finita questa impressionante mole di denaro?”Ilaria Alpi.

PRETESTO 2f pagine 301-302, 184

“Rostagno mi disse che si era appartato vicino a un vecchio aeroporto militare in disuso, a Trapani, e aveva visto atterrare un aereo militare… Aveva iniziato le sue indagini e appreso che l’aereo era destinato a portare viveri e medicinali in Somalia dove invece venivano esportate armi.”Sergio Di Cori, amico di Mauro Rostagno.

“Nel 2010 a Trapani e a Palermo nuove inchieste della magistraturamettono in collegamento tre casi giudiziari rimasti insoluti: gli omicidi di MauroRostagno, Ilaria Alpi e Miran Hrovatin, Vincenzo Li Causi.”

PRETESTO 3f pagina 91

“A bordo del Moby Prince sono state individuate tracce di esplosivo militare… Nel porto di Livorno è presente – prima, durante e dopo il disastro –l’ammiraglia della Shifco, la flottiglia di pescherecci su cui indagava Ilaria Alpi.”Il 10 aprile 1991 si verifica la disastrosa collisione tra il traghetto e una petroliera della Snam. 140 vittime, un mistero italiano.

PRETESTO 4f pagine 100, 148

“Al momentodell’interruzione della strategia dinamitarda di Cosa nostra c’è stata una cesura anche nelle strutture operative da cui stava nascendo Forza Italia, proprio nella delicata cerniera che le collegavaai traffici somali.”

– Le armi partivano con le navi e arrivavano in Italia?– Si diceva.– Nel gennaio 1991 cade Siad Barre. Successivamente lei ha avuto notizie di questo tipo di trasporti verso l’Italia?– Sì, ma se verso l’Italia o altrove non so.Interrogatorio di Carlo Taormina, presidente della Commissione parlamentare Alpi-Hrovatin, al sultano di Bosaso, 8 e 9 febbraio 2006.

PRETESTO 5f pagine 310-311

“Cardella (responsabile della Saman) era ritenuto l’anello di collegamento tra i socialisti italiani, la mafia trapanese, che erala più potente e la meno permeabile, la massoneria,nonché ambienti internazionali dediti al riciclaggio.”Francesco Elmo, collaboratore di giustizia, 12 settembre 1996.

© Chiarelettere editore srlSoci: Gruppo editoriale Mauri Spagnol SpaLorenzo Fazio (direttore editoriale)Sandro ParenzoGuido Roberto Vitale (con Paolonia Immobiliare Spa)Sede: Via Melzi d’Eril, 44 - Milano

ISBN 978-88-6190-075-2

Prima edizione: ottobre 2010

www.chiarelettere.itBLOG / INTERVISTE / LIBRI IN USCITA

chiarelettere

Luigi GrimaldiLuciano Scalettari

1994

Luigi Grimaldi, 52 anni, è inchiestista freelance e scrittore investigativo dal 1990. Iltraffico internazionale d’armi, la criminalità mafiosa e transnazionale, e il ruolo deiservizi segreti nei misteri d’Italia sono da sempre al centro della sua attività. Ha col-laborato con quotidiani e settimanali come «Il Gazzettino» di Venezia, «Liberazione»,«Avvenimenti», «Famiglia Cristiana» e la trasmissione di Rai 3 Chi l’ha visto? Tra ititoli più significativi delle sue pubblicazioni Traffico d’armi. Il crocevia jugoslavo (conMichele Gambino), Editori Riuniti, e Da Gladio a Cosa nostra, Edizioni KappaVu.

Luciano Scalettari, 49 anni, è giornalista dal 1987. Dal 2000 è inviato speciale di«Famiglia Cristiana». È stato consulente della Commissione parlamentare di inchiestasul delitto Alpi-Hrovatin, dal marzo 2004 all’8 febbraio 2005, quando si è dimessodall’incarico. Si occupa in particolare di attualità africana, temi d’attualità sociale e digiornalismo d’inchiesta. Ha vinto nel 2000 e nel 2006 il Premio giornalistico SaintVincent. Tra le pubblicazioni recenti Ilaria Alpi. Un omicidio al crocevia dei traffici(con Alberto Chiara e Barbara Carazzolo), Baldini & Castoldi, e La lista del console –Ruanda, 100 giorni un milione di morti, Edizioni Paoline.

1994

Prologo 3

Prima parte. Il sistema criminale

Alpi-Hrovatin: un omicidio politico 13Un incidente di percorso 15 - L’ultima missione 16 - «È la sto-ria della mia vita» 17 - Un giovane e brillante ingegnere 19 -Dove non dovevano andare? 20 - L’ultima intervista. Ma mancauna parte 21

Il progetto Urano e i traffici somali 25I mille volti di Urano 27 - Una «lettera di intenti riservatissima»29 - La testimonianza di Ezio Scaglione 30 - Alla corte di Aidid31 - Roberto Ruppen, il supplente di Guido Garelli 32 -L’architettura finanziaria 34 - I documenti, le prove 35 - Soldiin cambio di armi 39

L’Italia delle P2, delle mafie e delle leghe 47La prima denuncia internazionale 49 - La testimonianza di Mar-cello Giannoni 51 - Le immondizie? Cose di Cosa nostra 54 -Una rimpatriata di vecchi amici 56 - Dalle Leghe a Eurotopia 57

Una rete internazionale 65L’inchiesta dell’Onu 67 - Il trafficante siriano 69 - L’ufficiale soma-lo Moallim 71 - Traffici e servizi (troppo) segreti 73 - Le potenticoperture di Al Kassar 75 - L’esplosivo fantasma 75 - L’inchiestapolacca 76

Sommario

La tragedia del Moby Prince 83La pista dell’Rdx 85 - Una miccia lunga un chilometro. Dov’è fini-ta? 86 - Il marinaio Samatar 88 - Livorno, primavera 1991... 91 -Un tratto di mare troppo trafficato 93 - Un traffico d’armi paralle-lo? 96 - Un’inspiegabile manichetta bruciacchiata 97 - «Armi e car-burante» disse il sultano 98 - Verso la Somalia o verso l’Italia? 99

Le squadre in campo 103Lotte tra fazioni 105 - Segreto di Stato 106 - Gli amici degliamici 107 - Giochi pericolosi: Faduma e il Sismi 109

I «Sistemi criminali», ovvero la trattativa tra mafia e Stato e il ruolo delle leghe del Sud 113Sette stragi in undici mesi 115 - I mandanti occulti 116 - Conla stessa firma 118 - Armi e triangolazioni 119 - Al Kassar e Co-sa nostra 121 - Il papello 122 - Gli altri appunti di Ciancimino124 - Dell’Utri, Cosa nostra e i piani alti di Publitalia 128 -«Operazione Botticelli» 131 - La vigilia di un colpo di Statomancato 132 - «Ditex Superga Sette» 137

La svolta 145«Sapevano tutto fin dall’inizio» 147 - Mandanti «a volto coper-to» e indagini archiviate 149 - Un piano eversivo 152 - ElioCiolini, il preveggente 153 - A proposito di leghe del Sud (e delNord) 155 - Un progetto colossale 157 - L’archiviazione dell’in-chiesta «Sistemi criminali» 159 - Il neofascista e l’avvocato delleleghe 161 - Liaisons dangereuses 162

Il caso Vincenzo Li Causi 169L’uomo dello Scorpione 171 - Un agente molto speciale 172 -Una strana battuta di caccia 174 - Un ginepraio di contraddi-zioni 175 - Inspiegabili «inerzie» e testimonianze contradditto-rie 177 - L’organizzazione della Falange armata 180 - Codicenumerico 763321 182 - Ilaria e la Falange 183

Seconda parte. Il filo rosso

La pista di Ilaria 191L’ultima intervista 193 - Gli altri corrispondenti che sapevano196 - Le carte di Mogadiscio 198 - La moglie di Ali Mahdi 200 -L’affaire Shifco 201 - Pirateria moderna 204

Somaliagate: tra mafia e massoneria 211Massimo Pizza e il «Somaliagate» 213 - Nome in codice «Polife-mo» 215 - Le rivelazioni di Massimo Pizza e l’inchiesta «Sistemicriminali» di Palermo 216 - I cappucci labronici 221 - Da Po-tenza a Catanzaro. Via Udine, Como, Livorno, Mogadiscio 223 -Sparizione di una fonte 224 - Un peschereccio bianco a Livorno226 - Rivelazioni sospette 227 - Informative fotocopia... 228 -... e informative «deragliate» 230 - Anghessa, Miglio e la Lega233 - Un delitto politico, dunque 239 - «A bumbiciedda» 243 -La pista di Trapani 244 - Il «ministero degli Esteri» di Cosa no-stra 246

Viaggio in Somalia 259Opere e omissioni 261 - I nodi vengono al pettine 266 - Il sug-geritore 270 - Gardo dimenticata 272 - Missione Somalia 276 -Che ne dice di seppellire qualche container? 279 - La strada deimisteri 280

Tre delitti, un solo movente? 285Lungo la Garowe-Bosaso 287 - Da Bologna a Bosaso (passandoper Roma) 290 - L’inchiesta «Cheque to cheque» 293 - Jupiter e ilguru 296 - Rostagno, Cardella e le armi della Somalia ventun an-ni dopo 300 - Una sera di fine settembre 303 - Trapani croce-via dei traffici 305 - La «Struttura», ovvero le deviazioni di Sta-to 306 - Francesco e Bettino 309 - Ritorno in Somalia 313 -Misteriose missioni africane 317 - 16 marzo 1994 320 - Versoun tragico epilogo 323

Terza parteIl momento della «verità»: la Commissione Taormina

Una commissione «inopportuna» 335 - Piste non percorse... 337 -Il colpo di spugna 341 - Taormina e il giudice Pititto 342 - Lemacerie di una Commissione d’inchiesta 345 - Il complotto deigiornalisti 347 - La missione segreta 349 - Un ennesimo tentati-vo di inquinamento 352 - Taormina e il nome della fonte 354 -Un bel giorno d’autunno, sul lago di Garda 356 - La testimo-nianza di Gargallo 357 - La Toyota della discordia 362 - Diecigiorni ad alta tensione 366 - Aldo Anghessa e la trappola 367 -

La tenacia investigativa della Digos di Udine 369 - Armi. DallaSomalia verso l’Italia... 373 - Qualche telefonata imbarazzante377 - Il giallo del certificato scomparso 379 - Giorgio Comerio,i «penetratori» e la Somalia 383

Appendice 391Intervista ad Antonio Ingroia 393 - Intervista a Luca Tescaroli 407

Postfazione di Salvatore Borsellino 425

Ringraziamenti 437

Fonti e documentazione 439

Fonti bibliografiche 443

Indice dei nomi 447

1994

A Giorgio Alpi,che vorremmo ancora «in prima linea»

per ottenere verità e giustizia

Nota degli autori

In questo libro molte vicende sono raccontate attraverso inchieste giudiziarie e pro-cessi che ne hanno ricostruito lo sviluppo; e si nominano altresì molti protagonisti epersonaggi di contorno di questi fatti. Precisiamo e sottoline iamo che, da noi tantoquanto dal lettore, tutte le persone citate sono da considerare – come del resto stabili-scono il diritto e le leggi italiane – innocenti fino a prova contraria, e comunque finoa sentenza definitiva e passata in giudicato.

Il lettore troverà citate e raccontate inchieste giudiziarie che si sono risolte in archi-viazioni. Si tratta di indagini all’esito delle quali il magistrato non ha ritenuto di averegli elementi sufficienti per rinviare a giudizio gli indagati e portarli in tribunale. Ri-prendere e raccontare queste inchieste non significa fare in un libro il processo chenon è stato celebrato in un’aula di giustizia. Anzi, se il magistrato ha ritenuto – in ba-se al principio per cui la responsabilità penale è personale – che non vi fossero ele-menti di colpevolezza nei confronti degli indagati, questo tanto più vale per noi.

L’ampio utilizzo in questo libro di documentazione proveniente da inchieste giu-diziarie è dovuto al fatto che i contesti, le circostanze, i collegamenti, gli avvenimentiindividuati e approfonditi da alcuni magistrati sono importanti per la ricostruzionestorica e d’inchiesta giornalistica che abbiamo cercato di realizzare, al di là degli esitigiudiziari che hanno coinvolto le singole persone.

Non è nostro compito giudicare né tantomeno condannare qualcuno. Tocca aimagistrati. A noi giornalisti spetta raccontare e ricostruire circostanze ed eventi. Spe-cie quelli che non ha ancora narrato nessuno, come in questo caso.

Una selezione di documenti e atti giudiziari utilizzati in questa inchiesta sarà pub-blicata e resa disponibile on line sul sito www.chiarelettere.it

Prologo

Trapani, 26 settembre 1988. Mauro Rostagno viene trovato mortonella sua auto, crivellato di colpi, a poche decine di metri dalla se-de della comunità Saman a Lenzi, nei pressi di Trapani. È stato unagguato. Lo aspettavano, la sua auto è stata bloccata mentre per-correva la stradina che porta all’ingresso della comunità per il re-cupero dei tossicodipendenti che il sociologo e giornalista avevafondato.

Per ventun anni l’omicidio è rimasto fra i casi irrisolti. Solo nelmaggio 2009 i pm di Palermo Antonio Ingroia e Gaetano Paci in-dicheranno due dei possibili responsabili: l’organizzatore, il bossVincenzo Virga, e uno degli esecutori materiali, entrambi uominidel clan trapanese di Cosa nostra. L’ordine di eliminare Rostagnosarebbe partito dal boss di Trapani Francesco Messina Denaro, de-ceduto nel 1998, padre dell’ultimo grande latitante della mafia,Matteo Messina Denaro.

Il movente? Secondo i magistrati le ragioni dell’omicidio andreb-bero cercate nel contenuto di una misteriosa cassetta girata di na-scosto da Rostagno nei pressi della pista militare di Kinisia. Imma-gini che proverebbero traffici di armi con la Somalia, organizzaticon la complicità di apparati dello Stato e in particolare degli uo-mini del Centro Scorpione di Trapani, una delle cinque sedi segre-te di Gladio sparse per l’Italia. Immagini tanto importanti, per Ro-stagno, da spingerlo a duplicare la cassetta. Due copie, entrambescomparse: sia quella che il giornalista portava sempre con sé, siaquella lasciata sulla sua scrivania. Dopo aver girato quelle immagi-ni, Rostagno va a parlare con Giovanni Falcone. Cosa gli dice? Nes-suno lo sa, entrambi sono stati uccisi. Sappiamo però che diversi

collaboratori di giustizia hanno riferito che la mafia trapanese inquel periodo si occupava di traffici d’armi, droga e rifiuti tossici.

Livorno, 10 aprile 1991. Alle 22.27 il traghetto Moby Prince con abordo 141 persone si scontra con la petroliera Agip Abruzzo dellaSnam, una società del gruppo Eni. Un solo sopravvissuto. È, a og-gi, la più grave tragedia della marineria civile italiana e una dellepagine più oscure della giustizia del nostro paese.

Le indagini si rivelano un coacervo di omissioni, depistaggi, cla-morose manomissioni delle prove. Negli anni emergono brandelli diverità: quella sera, nella rada di Livorno, erano in corso operazioni il-lecite di trasbordo di materiale bellico da parte delle forze armate de-gli Stati Uniti, con il silenzio complice delle autorità italiane e la «col-laborazione» di diverse imbarcazioni. Sul teatro della tragedia com-pie operazioni mai chiarite la nave madre della flotta di pescherecciShifco, su cui tre anni più tardi indagherà la giornalista Ilaria Alpi.Nel 2003 un comitato di investigatori delle Nazioni Unite accuseràla stessa flotta di aver portato sulle coste della Somalia carichi di armidel trafficante siriano Monzer Al Kassar.

Nairobi, 24 giugno 1992. Nella capitale keniota tre singolari perso-naggi – un trafficante, un imprenditore e il console onorario dellaSomalia – si danno appuntamento per firmare una «lettera di in-tenti riservatissima», cioè un accordo «per lo sviluppo del progettoUrano nel Corno d’Africa». I loro nomi sono: Guido Garelli, Gian-carlo Marocchino ed Ezio Scaglione. Cos’è Urano? È uno dei piùcolossali progetti di smaltimento illecito di rifiuti tossico-nocivi eradioattivi in Africa. Ideato dallo stesso Garelli nella seconda metàdegli anni Ottanta, coinvolgeva decine di persone e prevedeva loscambio armi-rifiuti, ossia la fornitura di materiale bellico ai paesiche accettavano di stoccare sostanze pericolose sul proprio territo-rio. Un progetto di livello internazionale che vedeva implicati col-letti bianchi, personaggi dei servizi segreti di diversi paesi, faccen-dieri, uomini del sottobosco della politica.

Nel progetto originario degli anni Ottanta (Urano 1) la destina-zione dei rifiuti era una grande depressione desertica del Sahara oc-cidentale; all’inizio degli anni Novanta, precisamente nel 1992, simaterializza una nuova versione: Urano 2, oggetto della «lettera di

4 1994

intenti riservatissima», nella quale i luoghi di smaltimento diventa-no la Somalia e altri paesi africani.

Roma, 31 ottobre 1993/23 gennaio 1994.1 Un uomo schiaccia il pul-sante di un telecomando a distanza, ma l’auto imbottita di esplosivonon esplode. L’innesco non ha funzionato. La vettura è intatta, lagente sfila lasciando lo stadio Olimpico, i carabinieri del serviziod’ordine fanno il loro lavoro ignari del fatto che potrebbero essere giàmorti, spazzati via dall’ultimo e più sanguinoso degli attentati orga-nizzati da Cosa nostra nella stagione delle bombe del 1992-1993.Doveva essere il più dirompente per numero di vittime: la risonanzamediatica avrebbe dovuto abbattere le ultime resistenze delle istitu-zioni del nostro paese, costringendole a concludere una perversa trat-tativa da tempo avviata con la mafia siglando nuovi e duraturi patticon essa. Una trattativa che un giudice come Paolo Borsellino avreb-be di certo ostacolato se l’esplosivo non l’avesse fermato il 19 luglio1992. L’autobomba di Palermo ha funzionato a dovere, quella di Ro-ma invece no: resta lì, sospesa con il suo carico di esplosivo e di mor-te. Un tentativo di strage che, secondo il pentito Gaspare Spatuzza,ascoltato dai magistrati della Dda di Firenze che hanno riaperto le in-dagini sulla stagione delle bombe del ’93, aveva «la copertura politicadel nostro compaesano» (Marcello Dell’Utri), e che non verrà ripetu-to. La strategia delle bombe messa in atto dalla mafia ha ottenuto loscopo. Il «patto» che Cosa nostra voleva, con pezzi delle istituzioni e«con una nuova forza politica che sta per affacciarsi sul panorama na-zionale»,2 è probabilmente stato concluso.

Balad (Somalia), 12 novembre 1993. Un mezzo militare del nostroesercito sta rientrando al comando dell’operazione Ibis (questo è ilnome dell’intervento militare italiano nell’ambito della missioneOnu «Restore Hope») dopo una breve missione di intelligence. Abordo tre militari e due agenti del servizio segreto. In prossimità diuna curva un gruppo di miliziani somali spara sul blindato. Il con-flitto a fuoco dura qualche minuto. Nessuno dei nostri viene colpi-to, tranne Vincenzo Li Causi, che morirà poco dopo.

A oltre quindici anni dall’omicidio, il caso è ancora avvolto nelmistero: testimonianze discordanti, nessuna autopsia, omissioni diatti d’indagine. Presto, troppo presto, il caso Li Causi scivola nel-

Prologo 5

l’oblio. Eppure l’agente era stato una punta di diamante del nostroservizio segreto, incaricato a più riprese di operazioni delicatissime,alcune delle quali commissionate direttamente dall’allora presiden-te del Consiglio Bettino Craxi. Era stato anche direttore del CentroScorpione di Trapani, proprio quello che operava nella pista di Ki-nisia. Secondo alcuni testimoni aveva avuto contatti con giornalistifiniti male come Mauro Rostagno, secondo altri era stato informa-tore di Ilaria Alpi, assassinata in Somalia con Miran Hrovatin nelmarzo del 1994. Casi giudiziari rimasti misteriosi, legati ai trafficida Trapani a Mogadiscio e su cui, dal marzo 2010, si è ripreso a in-dagare nel più assoluto riserbo alla Procura di Palermo.

Li Causi, l’uomo-chiave di Gladio, era indagato come presuntoappartenente alla Falange armata, la misteriosa organizzazione «de-viata» nata all’interno della VII divisione del Sismi: faceva parte del-l’Ufficio K, l’apparato supersegreto voluto e creato dal capo del Sismidi allora, l’ammiraglio Fulvio Martini. Li Causi doveva tornare inItalia per testimoniare davanti ai giudici nell’ambito delle inchiestesu Gladio. Il suo rientro viene posticipato di una settimana. La stessasettimana verrà ucciso.

Alessandria, 23 novembre 1993. Nell’ambito di un’indagine su ungiro di furti d’auto e ricettazione, la polizia interroga tale RobertoRuppen, un uomo d’affari che in quel momento, anche se nessunoancora lo sa, è uno dei protagonisti del progetto Urano, è indagato aPalmi per traffico d’armi con la Somalia assieme a Licio Gelli eFrancesco Pazienza ed è, soprattutto, uno dei manager di Publitalia’80 incaricati da Marcello Dell’Utri di trasformare la holding di Ber-lusconi in un partito politico. L’indagine di Alessandria, pur nonportando a conseguenze penali, rivela interessanti connessioni conGuido Garelli, Giancarlo Marocchino, Ezio Scaglione: gli stessi pro-tagonisti del progetto Urano. Nel corso dell’interrogatorio Ruppenammette di conoscere Garelli, di aver partecipato all’organizzazionedel progetto Urano in collaborazione con la Snam e di essere statonominato nel giugno 1992 da Ali Mahdi, il presidente ad interimdella Somalia, procuratore fiduciario del governo somalo in campofinanziario internazionale, con l’incarico di sbloccare i fondi dellacooperazione italiana congelati al ministero degli Esteri a causa del-la guerra civile. Negli interrogatori successivi dirà anche di aver mes-

6 1994

so a punto, in collaborazione con un ingegnere della Snam, un pro-getto di smaltimento di rifiuti a Ceuta (in territorio spagnolo) peraggirare le norme che vietano l’esportazione dei materiali tossici einquinanti nei paesi del Sud del mondo. E di aver partecipato allacostituzione di società italo-svizzere finite sotto indagine per trafficodi rifiuti (destinati, naturalmente, ancora alla Somalia).

Quel 23 novembre 1993 mette a verbale alcune informazioniclamorose: mentre lavora come consulente di Publitalia alla costi-tuzione del nuovo partito di Silvio Berlusconi, riceve un plico nelquale sono raccolte le prove dei suoi affari in Somalia. Quella bustasul tavolo decreterà la fine della sua appartenenza al gruppo di la-voro, e lo scioglimento immediato dello stesso. I medesimi docu-menti finiscono anche nelle mani di diversi giornalisti, con tantodi fotocopia del passaporto e nomi di alcune società su cui fare ap-profondimenti. Insomma, dal giugno 1992 al novembre 1993,mentre traffica per spedire materiali tossici in Somalia, tratta petro-lio iraniano e maneggia miliardi dalle origini incerte, Ruppen lavo-ra al segretissimo progetto per il costituendo partito di Berlusconi.Perché? E per quale ragione proprio nel novembre 1993 riceve ilbenservito e il gruppo di lavoro viene sciolto?

Mogadiscio, 20 marzo 1994. In un pomeriggio afoso, lungo unastrada polverosa della capitale somala, il fuoristrada su cui viaggia-no i giornalisti del Tg3 Ilaria Alpi e Miran Hrovatin viene bloccatoda un gruppo di uomini armati. Segue un breve conflitto a fuoco.L’uomo di scorta e l’autista ne escono illesi, Ilaria e Miran vengonoritrovati poco dopo con un colpo in testa, la donna ancora agoniz-zante, l’uomo già morto. Il primo a giungere sul posto dell’agguatoè Giancarlo Marocchino, l’italiano che firma la «lettera di intentiriservatissima» del progetto Urano, rientrato in Somalia da un paiodi mesi dopo un esilio forzato per l’accusa di traffico d’armi da par-te del comando americano dell’Unosom, l’operazione dei caschiblu dell’Onu in Somalia.

Ilaria e Miran erano appena tornati da Bosaso, nel Nord-Est del-la Somalia. Stavano indagando su alcuni progetti della nostra peg-giore cooperazione, in particolare sullo smaltimento di rifiuti lungola strada Garowe-Bosaso e sulla flotta di pescherecci Shifco, la cuinave madre, come abbiamo visto, era presente a Livorno la sera del-

Prologo 7

la strage del Moby Prince. La giornalista italiana stava seguendo in-dizi che conducevano a una pista di traffici d’armi e rifiuti tossico-radioattivi a cui quegli pseudoprogetti di cooperazione avrebberofatto da copertura. Aveva raccolto elementi precisi al riguardo, qual-che buona fonte (lo stesso Li Causi?) l’aveva mandata dalle personegiuste e nei posti giusti.

Una pista tanto promettente che Ilaria era tornata da Bosaso con«in mano qualcosa di grosso, roba che scotta», come aveva annun-ciato al suo caporedattore nell’ultima telefonata, senza dire di più.Un servizio che non vedremo mai. Il materiale girato in quei giornidi Bosaso sarà manipolato e manomesso da qualcuno, come acca-drà nei quindici anni seguenti alle indagini sul duplice omicidio.Che cosa avrebbe potuto provocare quel servizio del Tg3? Proba-bilmente un terremoto elettorale. Quello sulle elezioni che si sareb-bero svolte una settimana dopo. Le elezioni che dovevano ricrearela pax italiana, dopo i primi tempestosi anni Novanta, dopo Tan-gentopoli, dopo le bombe...

Roma, 29 marzo 1994. Tv, radio e giornali annunciano l’incredibilesvolta italiana: Silvio Berlusconi è il nuovo presidente del Consi-glio. Forza Italia, un partito nato da soli quattro mesi, ha vinto leelezioni. La coalizione di centrodestra – con Lega Nord e Alleanzanazionale – governerà il paese.

Sei anni, dal 1988 al 1994. Otto date che rappresentano altrettantimomenti chiave di una storia che non è mai stata raccontata. E cheporterà ad altri fatti e ad altre date, sempre più ravvicinate, nel cuoredi quei due anni – il 1992 e il 1993 – che preparano la grande svolta.

Che relazione c’è tra l’omicidio Rostagno e le bombe della ma-fia, tra gli accordi firmati a Nairobi e un ufficiale di Gladio, tra ciòche avviene a Roma e le faccende italo-somale che si svolgono nelpaese africano?

Partiremo da lontano, almeno dal punto di vista geografico, dal-la Somalia, per arrivare a Trapani, Livorno, Milano. E infine a Ro-ma. In questo libro viene ricostruita la faccia nascosta della Secon-da Repubblica. Non con tutti i pezzi, naturalmente. Il puzzle è in-completo. Ma ce n’è abbastanza per cogliere il disegno finale.

8 1994