MORTE E VITA UN PRODIGIOSO DUELLO...Di qua le certezze e il limite della morte; di là una promessa...

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ANNO 3 – n. 2 PASQUA 2014 MORTE E VITA... UN PRODIGIOSO DUELLO MORTE E VITA... UN PRODIGIOSO DUELLO Morte e vita! Affiora a volte la domanda: è più faticoso morire o risorgere? Sembra un paradosso, e di fatto lo è. L’avanzare dell’età fa passare la spensieratezza della giovinezza e orienta lo sguardo verso il futuro che si tinge di speranza o del nulla. Si fa avanti anche un po’ di curiosità: quanto ci vorrà per arrivare là; ce la si può fare? E se le forze vengono meno, l’infinito inghiotte tutto e il timore prevalente è di morire. Ma questa fatica ne vale veramente la pena? Eppure l’orizzonte è affascinante, ancora luminoso, incognito ma tanto lontano. Si desidererebbe raggiungerlo in un battibaleno, ma si sa, non è possibile. Sguardo dopo sguardo, si rischia di chiudersi in sé e avere solo nostalgia dell’infinito, così lontano e misterioso. Di qua le certezze e il limite della morte; di là una promessa e una speranza faticosa da conquistare e che può indurre all’incredulità. Morte e vita si sono affrontate! Sentiamo il rumore di fragori di spade, scudi che si infrangono, urla di morte, passi di truppe, esplosioni assordanti di bombe lanciate, sibili di missili sganciati da aerei? Niente di tutto questo. Il silenzio domina la scena di tre giorni, non più parole da ascoltare; per gli apostoli non è più tempo di incrociare lo sguardo di Gesù; paura, dubbio, lontananza, delusione, dolore. Ma se la morte porta tutto questo, è nella logica della vita temerla, e ad ogni modo non è possibile scansarla! Forse è per questo che la Vita ha deciso di affrontarla. Togliere il potere e la forza alla morte di incutere terrore, di permettere all’anima di rimanere abbandonata e sola con se stessa, di nascondere lo Spirito che genera amore e unità nella Chiesa. Che cosa parla in questo silenzio? Che cosa si ascolta? Belle le parole di don Camillo allorché in “esilio” in alta montagna, tornando a riprendere il crocifisso, risente la voce di Gesù e stupito chiede come mai tanto silenzio da tanto tempo. La risposta? “Non ho mai smesso di parlarti ma non mi sentivi perché avevi le orecchie tappate dall’orgoglio e dalla violenza”. La vittoria della vita dona all’uomo la forza per rafforzare la speranza e intraprendere il cammino impegnativo verso l’orizzonte della vita eterna. Credere che Dio è il Dio della vita vuol dire credere che il desiderio di vivere, che egli ha messo nell’uomo, non è destinato al fallimento. Ciò che libera l’uomo dalla profonda angoscia esistenziale che lo afferra quando vede innanzi a sé la morte è la fede nella vittoria di Dio sulla morte. Ecco cosa ci ricorda Madeleine Delbrêl «In certi ammassi umani dove l'odio, la cupidigia, l'alcool segnano il peccato, conosciamo un silenzio di deserto e il nostro cuore si raccoglie con una facilità estrema perché Dio vi faccia squillare il suo nome: “Vox clamans in deserto”». È la voce in ciò che si crede. In un prodigioso duello! Gesù entra nelle tenebre della morte non con la luce di una particolare rivelazione, ma con un fiducioso abbandono al Padre. Anche per lui la morte è una notte buia, ma non senza speranza. Singolare, da questo punto di vista, è la testimonianza di Eb: «Egli nei giorni della sua vita terrena offrì preghiere e suppliche con forti grida e lacrime a colui che poteva liberarlo la morte e fu esaudito per la sua pietà. Pur essendo Figlio, imparò l’obbedienza dalle cose che patì e, reso perfetto, divenne causa di salvezza eterna per tutti coloro che gli obbediscono» (5, 7-9). Nella morte di Gesù, Dio stesso assume la morte per la piena e definitiva realizzazione del suo desiderio di far vivere l’uomo, che coincide con lo stesso desiderio umano di vivere. La rivelazione di Dio ci permette di comprendere che le ragioni dell’angoscia verso la morte e la sofferenza sono perfettamente umane, in quanto affondano le loro radici nella nostra comune condizione di peccatori. La comunità cristiana, consapevole di questo, è chiamata, a portare nel mondo quella scintilla di speranza che ha ricevuto dalla fede in Cristo, dando prova di perseveranza nel quotidiano duello che la vita e la morte combattono anche nell’esistenza di noi, figli. La Chiesa è impegnata a svolgere con serietà la sua missione di evangelizzazione: testimoniare la fede nella Pasqua perché compendio dell’Amore. Tutto questo ha proprio il sapore del prodigio di Dio per i suoi figli. Don Giampaolo La Pasqua di Cristo sia benedizione per il nostro Papa e il nostro Vescovo, per tutte le autorità cittadine, per le suore adoratrici e le novizie, per le monache di clausura di S. Sigismondo, per i giovani in ricerca della propria vocazione, per chi si impegna in Parrocchia, per i malati e i poveri, per le famiglie in difficoltà economica, per i bambini e gli anziani, per i lontani e chi ha perso la fede, per tutti i parrocchiani. per ogni uomo di buona volontà.

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ANNO 3 – n. 2 PASQUA 2014

MORTE E VITA... UN PRODIGIOSO DUELLOMORTE E VITA... UN PRODIGIOSO DUELLO Morte e vita! Affiora a volte la domanda: è più faticoso morire o risorgere? Sembra un paradosso, e di fatto lo è. L’avanzare dell’età fa passare la spensieratezza della giovinezza e orienta lo sguardo verso il futuro che si tinge di speranza o del nulla. Si fa avanti anche un po’ di curiosità: quanto ci vorrà per arrivare là; ce la si può fare? E se le forze vengono meno, l’infinito inghiotte tutto e il timore prevalente è di morire. Ma questa fatica ne vale veramente la pena? Eppure l’orizzonte è affascinante, ancora luminoso, incognito ma tanto lontano. Si desidererebbe raggiungerlo in un battibaleno, ma si sa, non è possibile. Sguardo dopo sguardo, si rischia di chiudersi in sé e avere solo nostalgia dell’infinito, così lontano e misterioso. Di qua le certezze e il limite della morte; di là una promessa e una speranza faticosa da conquistare e che può indurre all’incredulità. Morte e vita si sono affrontate! Sentiamo il rumore di fragori di spade, scudi che si infrangono, urla di morte, passi di truppe, esplosioni assordanti di bombe lanciate, sibili di missili sganciati da aerei? Niente di tutto questo. Il silenzio domina la scena di tre giorni, non più parole da ascoltare; per gli apostoli non è più tempo di incrociare lo sguardo di Gesù; paura, dubbio, lontananza, delusione, dolore. Ma se la morte porta tutto questo, è nella logica della vita temerla, e ad ogni modo non è possibile scansarla! Forse è per questo che la Vita ha deciso di affrontarla. Togliere il potere e la forza alla morte di incutere terrore, di permettere all’anima di rimanere abbandonata e sola con se stessa, di nascondere lo Spirito che genera amore e unità nella Chiesa. Che cosa parla in questo silenzio? Che cosa si ascolta? Belle le parole di don Camillo allorché in “esilio” in alta montagna, tornando a riprendere il crocifisso, risente la voce di Gesù e stupito chiede come mai tanto silenzio da tanto tempo. La risposta? “Non ho mai smesso di parlarti ma non mi sentivi perché avevi le orecchie tappate dall’orgoglio e dalla violenza”. La vittoria della vita dona all’uomo la forza per rafforzare la speranza e intraprendere il cammino impegnativo verso l’orizzonte della vita eterna. Credere che Dio è il Dio della vita vuol dire credere che il desiderio di vivere, che egli ha messo nell’uomo, non è destinato al fallimento. Ciò che libera l’uomo dalla profonda angoscia esistenziale che lo afferra quando vede innanzi a sé la morte è la fede nella vittoria di Dio sulla morte.

Ecco cosa ci ricorda Madeleine Delbrêl «In certi ammassi umani dove l'odio, la cupidigia, l'alcool segnano il peccato, conosciamo un silenzio di deserto e il nostro cuore si raccoglie con una facilità estrema perché Dio vi faccia squillare il suo nome: “Vox clamans in deserto”». È la voce in ciò che si crede. In un prodigioso duello! Gesù entra nelle tenebre della morte non con la luce di una particolare rivelazione, ma con un fiducioso abbandono al Padre. Anche per lui la morte è una notte buia, ma non senza speranza. Singolare, da questo punto di vista, è la testimonianza di Eb: «Egli nei giorni della sua vita terrena offrì preghiere e suppliche con forti grida e lacrime a colui che poteva liberarlo la morte e fu esaudito per la sua pietà. Pur essendo Figlio, imparò l’obbedienza dalle cose che patì e, reso perfetto, divenne causa di salvezza eterna per tutti coloro che gli obbediscono» (5, 7-9). Nella morte di Gesù, Dio stesso assume la morte per la piena e definitiva realizzazione del suo desiderio di far vivere l’uomo, che coincide con lo stesso desiderio umano di vivere. La rivelazione di Dio ci permette di comprendere che le ragioni dell’angoscia verso la morte e la sofferenza sono perfettamente umane, in quanto affondano le loro radici nella nostra comune condizione di peccatori. La comunità cristiana, consapevole di questo, è chiamata, a portare nel mondo quella scintilla di speranza che ha ricevuto dalla fede in Cristo, dando prova di perseveranza nel quotidiano duello che la vita

e la morte combattono anche nell’esistenza di noi, figli. La Chiesa è impegnata a svolgere con serietà la sua missione di evangelizzazione: testimoniare la fede nella Pasqua perché compendio dell’Amore. Tutto questo ha proprio il sapore del prodigio di Dio per i suoi figli.

Don Giampaolo

La Pasqua di Cristo sia benedizione per il nostro Papa e il nostro Vescovo, per tutte le autorità cittadine, per le suore adoratrici e le novizie, per le monache di clausura di S. Sigismondo, per i giovani in ricerca della propria vocazione, per chi si impegna in Parrocchia, per i malati e i poveri, per le famiglie in difficoltà economica, per i bambini e gli anziani, per i lontani e chi ha perso la fede, per tutti i parrocchiani. per ogni uomo di buona volontà.

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L’espressione ‘addobbo floreale’ è fuori posto e fuori moda. Gli operatori del settore, infatti, non addobbano, predispongono ‘l’evento’. Ma sanno quello che fanno? Sanno cos’è il matrimonio celebrato in chiesa? Dai fatti parrebbe di no, e ciò che è ancor più sconfortante è che non se lo ricordano nemmeno gli sposi, freschi di corso prematrimoniale. Me ne lamento sul giornalino perché è questione di fede e di cultura. Anche i cristiani praticanti hanno perso l’abici dei segni. Il matrimonio è la comunione di vita di due persone che lo Spirito Santo, mediante il rito liturgico, da quel momento rende stabile e abitata di sé. Questo è ciò che si celebra. Questo è l’evento fatto da Dio e dal sì degli sposi e da nessun altro. I protagonisti sono tre: gli sposi, lo Spirito di Cristo Risorto, la comunità dei figli di Dio. Non è protagonista il prete, che questo già sa; non lo sono, però, né fotografi, né musicisti, nemmeno fioristi, che non lo sanno. Il luogo è una chiesa, è ovvio, bella o meno bella che sia. Ciò che non è ovvio nella mente delle persone è che le chiese sono immagine della Chiesa viva la cui storia è narrata sulle pareti per tele e statue che non vanno eclissate, perché sia chiaro agli sposi e a tutti i presenti al rito che in quella grande storia comincia la piccola e singolare storia di fede e di salvezza di quei due sposi. Decoro già dato, gratis, e adatto. Mi dicano, allora, i produttori di eventi se sono consapevoli di ciò che accade? Si domandino, almeno, se sanno cogliere l’anima spirituale di un luogo ‘sacro’. Ora, invece, è di moda inscenare con fiori, alimenti, vasellame ed altri oggetti, contesti i più diversi che nulla hanno a che vedere con il rito che si celebra e con il luogo nel quale si celebra. Si inventano situazioni e vi si allude con l’addobbo: gioco delle carte, paesaggi, luoghi di svago o relax o di consumo … Così facendo, al

di là delle intenzioni, ciò che viene disposto diventa davvero un ‘addobbo’ fuori luogo, e, per così dire, si tirano la zappa sui piedi. Dando pure per scontato che non tutti siano al corrente di cosa sia il sacramento del matrimonio e che si voglia fare memoria di storie precedenti o future dei nubendi, sguinzagliando la fantasia, ci si aspetterebbe, almeno, che un professionista dell’estetica tenga conto degli apparati decorativi in legno, stucco, marmo che la sapienza del passato ha collocato nel rispetto della struttura architettonica. Macché, l’opera è tanto più valente quando dimentica tutto ciò, quando immagina l’aula come spazio vuoto e bianco nel quale impaginare l’irreale, e va bene quando gli infissi non si possono fisicamente muovere. A volte, capita di dover stare a fucile spianato perché altare, ambone, sede, prete, crocefisso non vengano spostati giacché inutili e, tragicamente, impertinenti alla scena. Anche il bello ne soffre perché non può essere ridotto al gusto individuale, semmai al buon gusto che è tale perché sa dire il tempo, il fatto e il luogo. Questi tre riferimenti dovrebbero essere certi nella testa del committente e del professionista che si qualifica come tale proprio perché li conosce e non si improvvisa. Cosa auspico: studio paziente e umile della storia dell’arte e della liturgia e il senso del limite del proprio operare da parte dei professionisti. Se i protagonisti sono lo Spirito di Cristo Risorto, gli sposi, la comunità credente, solo questi vanno onorati con fiori e incenso come in ogni liturgia. Perciò: fiori sulla mensa, al crocefisso, all’ambone, accanto agli sposi, ed è già fin troppo. Senza giudizio che suoni offesa, e vorrei sperare di non essere utopico.

Don Dennis

Primavera: tempo di matrimoniPrimavera: tempo di matrimoni

Addobbare, inscenare, arredare con i fiori? Vezzi e malvezzi

Domenica 13 Aprile - Le Palme: Ore 10.00 in S. Ilario Benedizione degli Ulivi, processione a S. Agata, Eucaristia solenne in S. Agata

Lunedì 14 Aprile: Ore 21.00 Celebrazione penitenziale per giovani e adulti in S. Ilario

Giovedì 17 Aprile - Giovedì Santo: Ore 8.00 Liturgia delle Ore in S. Ilario Ore 18.30 Unica Messa della Cena del Signore in S. Agata Ore 21.00 Adorazione eucaristica in S. Agata e in S. Ilario

Venerdì 18 Aprile - Venerdì Santo: Ore 8.00 Liturgia delle Ore in S. Ilario Ore 15.00 Azione liturgica della morte del Signore in S. Agata Ore 18.00 Azione liturgica della morte del Signore in S. Ilario Ore 21.00 Processione cittadina della Sacra Spina

Sabato 19 Aprile - Sabato Santo: Ore 8.00 Liturgia delle Ore in S. Ilario Ore 10.00 - 12.00 e 15.00 - 19.00 Confessioni in S. Agata e in S. Ilario

Solenne Veglia Pasquale in S. Ilario Ore 21.30 nell’Oratorio di Via Chiara Novella: bene dizione del fuoco, liturgia della luce, benedizione del fonte, liturgia battesimale e Eucar istia in Sant’Ilario

Domenica 20 Aprile - PASQUA DI RISURREZIONE: SS. Messe come da orario festivo . Ore 17.30 canto del Vespro in S. Ilario

Lunedì 21 Aprile - Lunedì dell’Angelo: SS. Messe come il giorno di Pasqua. Sospeso il Vespro.

CALENDARIO DELLE CELEBRAZIONI PASQUALI 2014CALENDARIO DELLE CELEBRAZIONI PASQUALI 2014CALENDARIO DELLE CELEBRAZIONI PASQUALI 2014

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Rincorrendo l’utopia dell’uguaglianza

culturale, non solo della nostra società ma di tutte le società umane. E la demonizzazione di ogni tipo di differenza non solo si basa su una utopia di uguaglianza proposta come via maestra verso la felicità, ma in questo caso si arriva alla negazione dell’esistenza della natura stessa. Eppure, come gli studi scientifici hanno dimostrato e continuano a dimostrare, parlare di identità maschile e di identità femminile ha senso

innanzitutto proprio dal punto di vista biologico, mentre dal punto di vista antropologico rimane invece indispensabile capire che l’ancoraggio fisico della paternità in un corpo maschile e della maternità in un corpo femminile costituiscono un dato di fatto irriducibile e strutturante che deve essere recepito non solo come un limite, ma come una fonte di significato. Oltre che infondata, la teoria del gender sottintende una visione politica estremamente pericolosa, facendo credere che la differenza sia sinonimo di discriminazione. Eppure il principio di uguaglianza non richiede affatto di fingere un’omogeneità che non esiste: solo nella misura in cui l’esistenza della differenza delle caratteristiche individuali venga effettivamente riconosciuta e considerata, si potrà realmente dare a tutti, allo stesso modo e in pari grado, piena dignità, uguali diritti e medesime opportunità.

Tratto da l’Osservatore Romano

Negli ultimi decenni del XX secolo, nei Paesi occidentali abbiamo assistito a una rivoluzione concettuale fondata su manipolazioni del linguaggio, cioè sulla sostituzione del concetto di differenza sessuale con il termine indeterminato “gender” o “genere”. Per colmare il vuoto lasciato dalla crisi degli apparati ideologici comunista e capitalista, la caccia ai nuovi valori con i quali giustificare le scelte politiche ha portato in effetti a una sorta di “divinizzazione” dei diritti umani.

La teoria del gender è un’ideologia a sfondo utopistico basata sull’idea che l’eguaglianza costituisca la via maestra verso la realizzazione della felicità. Negare che l’umanità è divisa tra maschi e femmine è sembrato un modo per garantire la più totale e assoluta eguaglianza (e quindi possibilità di felicità) a tutti gli esseri umani. La trasformazione sociale in corso sta muovendosi verso la cancellazione di tutte le differenze, anche di quella, fondamentale in tutte le culture, fra donne e uomini. E se le identità sessuali sono solo costruzioni culturali, è possibile decostruirle. La chiave della rivoluzione del gender è il linguaggio: con questo strumento, solo cambiando qualche termine (“genitore” invece di “madre” e “padre”, “parentalità” invece di “famiglia”) si è riusciti a cancellare la famiglia naturale. Non conta quindi più la realtà, ma solo l’orientamento del desiderio. Si tratta quindi di una vera e propria sfida antropologica al fondamento

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Estate 2014: le prossime esperienze da vivere in oratorio

Tante occasioni per crescere insiemeTante occasioni per crescere insieme Ogni giorno di più, sarà la temperatura, sarà la st agione, sarà Ogni giorno di più, sarà la temperatura, sarà la st agione, sarà l'impressione dell'avvicinarsi della fine delle scu ole, fa crescere l'impressione dell'avvicinarsi della fine delle scu ole, fa crescere in noi la voglia di estate. Ed estate significa, tr a le altre cose, in noi la voglia di estate. Ed estate significa, tr a le altre cose, oratorio, Grest e campi scuola. Ecco allora le espe rienze che oratorio, Grest e campi scuola. Ecco allora le espe rienze che l'oratorio propone ai ragazzi per il prossimo perio do estivo. l'oratorio propone ai ragazzi per il prossimo perio do estivo.

GRESTGRESTGREST

Non è ancora stato rivelato il titolo ma si sa che il tema ruota intorno all'abitare. Noi lo vivremo, intensamente, appena dopo la fine delle scuole, da lunedì 9 a venerdì 27 giugno. Quest'anno ci sarà una significativa novità: dopo diversi anni di fruttuosa collaborazione, non saranno nostri compagni di viaggio gli amici dell'oratorio di sant'Agostino, dallo scorso ottobre chiamati a collaborare con la parrocchia di san Pietro. Questo certamente ci dispiace per la perdita di un legame prezioso, ma dall'altra parte dobbiamo intravederne una possibilità: quello di far crescere in modo significativo e duraturo le relazioni all'interno della nostra Unità pastorale. Gustiamo la gioia di essere una grande famiglia con tutte le sue componenti: ragazzi, animatori, volontari, famiglie. Ps. Tutti i ragazzi dalla prima superiore in avanti che desiderano fare gli animatori, ed in particolare coloro che non partecipano ai consueti appuntamenti del catechismo, devono manifestare il proprio desiderio di impegnarsi direttamente a don Stefano. Dopo Pasqua, per tutti, inizieranno gli appuntamenti di formazione e di preparazione pratica del Grest.

MISURINAMISURINAMISURINA

Ritorna l'ormai tradizionale campo alle pendici delle Tre cime di Lavaredo, da mercoledì 11 a mercoledì 18 luglio, per tutti i ragazzi dalla quinta elementare conclusa alla prima superiore. Sono disponibili circa una quarantina di posti. Le iscrizioni si ricevono in oratorio (formalizzando la propria partecipazione col versamento della caparra di € 50), dove è anche possibile trovare tutte le informazioni del caso.

Anche questo è un momento particolarmente propizio per crescere nelle amicizie tra i ragazzi, oltre che una buona occasione per vivere in modo sereno le prime necessarie esperienze di autonomia (per chi non è abituato magari all'inizio ci sarà un po' di paura ma questo poi fa crescere la gioia) e, non ultimo, per gustare la bellezza di un panorama che ci porta a Dio, fonte e autore della nostra felicità.

OSTIAOSTIAOSTIA---ROMAROMAROMA

La proposta estiva per adolescenti e giovani sarà all'insegna della carità e della buona cultura. Vivremo dieci giorni articolati in due diverse esperienze. Dal 20 al 26 luglio saremo ad Ostia ospiti dello stabilimento balneare l'ARCA, una struttura che intende offrire la possibilità di alcuni giorni di vacanza a persone con varie difficoltà sia di natura economica che di solitudine relazionale. Qui i ragazzi vivranno un'intensa occasione di volontariato, fatto di animazione e assistenza ma soprattutto di buo-ne relazioni, e col-laboreranno con il personale dello sta-bilimento per dona-re qualche sorriso a chi lo frequenta. Dal 26 al 30 luglio ci trasferiremo poi a Roma per vivere alcuni giorni di tu-rismo. Cercheremo di gu-starci, magari con un po' di calma, le inesauribili ricchez-ze della città e-terna. Le iscrizioni, già chiuse per ragioni organizzative, ve-dono l'adesione di 16 giovani.

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Le tessere richieste dalle famiglie sono già più di 400, ma cercasi esercenti

Sta per partire a Cremona il progetto Family Card, ovvero una tessera sconti per le famiglie con almeno 3 figli a carico . Sono già più di 400 le famiglie che l’hanno richiesta, la tessera è gratuita e non ci sono limiti di reddito. L’Associazione Nazionale Famiglie Numerose di Cremona, che ha promosso il progetto insieme all’Azienda Sociale del Cremonese, punta molto sul fatto che non sono richiesti limiti di reddito alle famiglie: perché gli incentivi sull’acquisto di auto vengono dati a tutti e invece quando si parla di famiglie con figli viene sempre richiesto l’ISEE? Per contro, sono invece in numero inferiore alle

aspettative le aziende e gli esercizi commerciali che hanno dato la loro disponibilità ad aderire. Da un punto di vista puramente commerciale l’iniziativa è interessante poiché le varie attività hanno la possibilità di farsi pubblicità presso le famiglie e dirottare acquisti e consumi presso la propria azienda, considerando che una famiglia numerosa è sicuramente un “buon cliente” per molte tipologie di spesa: dall’alimentare agli occhiali, dal materiale scolastico alle scarpe, eccetera. C’è però anche un altro aspetto da considerare: l’importanza e il valore della famiglia e dei figli. Chi ha 3 o più figli sa che il proprio “status” non è attualmente riconosciuto e

quando ci si sposta insieme è difficile non farsi notare: «Tre figli? Io ne ho già abbastanza di uno!», «Certo che di questi tempi … Voglio vedere quando dovranno pagare l’università …». In quest’ottica commercianti e professionisti possono esprimere con la loro adesione alla Family Card una vicinanza particolare e una solidarietà concreta nei confronti delle famiglie, al di là dell’affermazione: «Li hanno voluti, adesso se li mantengono loro!». Possono aderire negozi, esercizi di vicinato, studi dentistici, palestre, pizzerie …, l’unico vincolo è che lo sconto minimo sia del 10% , applicabile anche solo su una parte dei beni o dei servizi proposti dall’azienda.

Il 10 marzo è stato inaugurato lo sportello Family Card presso il Circolo Polide di via Palestro 42: ogni lunedì, dalle17.30 alle 18.30 sarà possibile informarsi sul progetto, si potranno segnalare eventuali operatori commerciali interessati all’iniziativa o suggerire nuove attività economiche a cui estendere l’iniziativa. Oppure ci si può rivolgere direttamente all’Azienda Sociale Cremonese nella nuova sede di via S. Antonio del Fuoco 9/A (ex uffici ACLI) e visitare il sito www.aziendasocialecr.it per scaricare i moduli di adesione, sia per le famiglie che per le imprese.

Lucia Monterosso

Progetto Family Card a CremonaProgetto Family Card a Cremona

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«Oggi viviamo in un mondo che sta diventando sempre più “piccolo” e dove, quindi, sembrerebbe essere facile farsi prossimi gli uni agli altri. Gli sviluppi dei trasporti e delle tecnologie di comunicazione ci stanno avvicinando, connettendoci sempre di più, e la globalizzazione ci fa interdipendenti. […] In questo mondo, i media possono aiutare a farci sentire più prossimi gli uni agli altri. […] I media possono aiutarci in questo, particolarmente oggi, quando le reti della comunicazione umana hanno raggiunto sviluppi inauditi.» (MESSAGGIO DEL SANTO PADRE FRANCESCO PER LA XLVIII GIORNATA MONDIALE DELLE COMUNICAZIONI SOCIALI 2014). Papa Francesco ci ricorda che la comunicazione tra le persone e i mezzi usati per attuarla sono in una fase di evidente cambiamento, non solo per le nuove generazioni (nativi digitali), ma anche per gli adulti. Cellulari, smartphone, ipad, netbook, … sono strumenti che impongono un nuovo linguaggio comunicativo, non sempre chiaro, esaustivo, comprensibile e fruibile da tutti, soprattutto quando l’oggetto del comunicare sono la fede e i suoi valori. «L’ambiente comunicativo può aiutarci a crescere o, al contrario, a disorientarci. Il desiderio di connessione digitale può finire per isolarci dal nostro prossimo, da chi ci sta più vicino. Senza dimenticare che chi, per diversi motivi, non ha accesso ai media sociali, rischia di essere escluso. Questi limiti sono reali, tuttavia non giustificano un rifiuto dei media sociali.» (ibidem) Ecco allora l’esigenza di entrare nella rete delle nuove forme di comunicazione e dei nuovi mezzi per non rimanere impigliati ma riuscire a farne buon uso, sfruttandone le potenzialità, consapevoli dei rischi che il loro uso comporta, anche quando l’oggetto della comunicazione è la fede. Comunicare con gli altri è condividere qualcosa di noi stessi, è mettersi in sintonia o in contrapposizione con chi interloquisce con noi. Queste premesse sono il presupposto della proposta di Azione Cattolica, che si inserisce nel percorso della catechesi adulti della nostra Unità Pastorale. Quattro incontri che ci possono aiutare a chiarirci le idee in tema di comunicazione, facendoci aiutare da chi può darci delle chiavi di lettura su messaggi e modalità con i quali, consapevolmente o inconsapevolmente, veniamo in contatto in questa grande rete.

“SIMBOLI, MESSAGGI, NUOVI LINGUAGGI. Percorsi di discernimento e lettura critica” è un percorso che ha lo scopo di chiarirci come è cambiata la comunicazione nelle modalità, nei mezzi, nei contenuti, presentando i principali mezzi comunicativi oggi e i mutamenti delle principali forme comunicative. La comunicazione della fede si è adeguata a questi cambiamenti? Se si, come testimoniare i valori della fede cristiana in questo contesto mutato? Il

senso del sacro con quali nuovi linguaggi, nuove immagini, nuove simbologie si esplica? In questi continui e rapidi mutamenti come è possibile ritrovare l’essenzialità e la verità del messaggio cristiano? Questi sono alcuni degli interrogativi che verranno affrontati in questi incontri, a cui abbiamo dato l’appellativo di Laboratori di partecipazione perché vogliamo esercitarci e aiutarci a fare discernimento su questa tematica, perché la catechesi è esercizio di fede vissuta … da laici.

Valeria Tregattini

Laboratori di AZIONE CATTOLICA 2014

Simboli, Messaggi, Nuovi linguaggiSimboli, Messaggi, Nuovi linguaggi

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Notiziario delle parrocchie di S. Agata e S. Ilario riservato ai parrocchiani

Calendario Aprile 2014

Venerdì 25: Ore 18.00, in S. Ilario Via Lucis

Maggio 2014 Giovedì 1: Ore 15.00-18.00; 21.00-22.00, Adorazione Eucaristica in S. Ilario Venerdì 2 : Ore 18.00, in S. Ilario, Via Lucis Ore 21.00 Pellegrinaggio Lauretano Domenica 4 : Ore 18.30, in S. Agata, Eucaristia di Prima Comunione per i ragazzi del percorso catechetico tradizionale Venerdì 9 : Ore 18.00, in S. Ilario, Via Lucis Venerdì 16 : Ore 18.00, in S. Ilario, Via Lucis Lunedì 19 : Ore 18.00, in S. Ilario, Eucaristia nell’anniversario della dedicazione della chiesa Venerdì 23 : Ore 18.00, in S. Ilario, Via Lucis Lunedì 26, solennità della Madonna di Caravaggio: Ore 16.00, in S. Ilario, Benedizione dei bambini Ore 17.00, in S. Ilario, Rosario e rito dell’acqua Ore 18.00, in S. Ilario, Eucaristia solenne Venerdì 30: Ore 16.30, in S. Agata, Penitenziale per i ragazzi Ore 18.00, in S. Ilario, Via Lucis

Giugno 2014 Giovedì 5: Ore 15.00-18.00; 21.00-22.00, Adorazione Eucaristica in S. Ilario Venerdì 6: Ore 18.00, in S. Ilario, Via Lucis Domenica 7, Pentecoste: Ore 18.30, in S. Agata, Eucaristia e celebrazione della Cresima per i ragazzi del percorso catechistico tradizionale

Casa Parrocchiale di Sant’Agata 0372 - 28791 Casa Parrocchiale di Sant’Ilario 0372 - 20503 Fax per le due parrocchie 0372 - 080923 Mons. Dennis Feudatari Cell. 347 - 7896443 Don Giampaolo Rossoni Cell 348 - 6050937 Don Stefano Montagna - Vicario 0372 - 21566 Cell. 338 - 7428282 Don Franco Regonaschi - San Bassano 0372 - 35112 Oratorio via Chiara Novella 0372 - 35459

Sito internet: www.santagatasantilario.it

Ritrovata “La samaritana al pozzo”Ritrovata “La samaritana al pozzo”

Lo scorso dicembre la Sopraintendenza ai Beni Culturali di Man-tova ci comunicava che il nucleo speciale di tutela dei beni artistici dei Carabinieri aveva rintracciato una tela rubata dalla chiesa di San Vincenzo nel lontano 1985. La notizia non può che farci piacere anche perché ci conferma nella fiducia e stima nei confronti delle Autorità tutorie. Attualmente la Soprain-tendenza, d’intesa con il nostro Ufficio diocesano dei beni culturali, sta operando per il recu-pero dell’opera che spe-riamo di poter riavere al più presto. Ma la di là della sod-

disfazione per il ritrovamento di una tela di pregio, vale la pena soffermarsi sul soggetto raffigurato, raro nell’iconografia, almeno delle chiese cremonesi. L’autore e il committente, ubbidienti ai dettami didattici del Tridentino, raffigurano l’episodio narrato dal vangelo di Giovanni ma con una variante. Ad aiutarci nella comprensione è proprio il particolare del saio carmelitano con il quale giocano i due angeli in alto a sinistra della tela, sopra la testa della samaritana. Questa, con tutta probabilità, è Santa Teresa d’Avila che al pozzo della fede cristiana, disse-tata dallo Spirito del Risorto, decide di scegliere il Signore come l’amore vero e totale della propria vita. Invece la giovane figura femminile in basso a sinistra, in atto di contemplare la scena, è, forse, la committente dell’opera, e può rappresentare l’osservatore invitato da lei a ripensare la propria fede nel Signore e la fedeltà con la quale cerca di vivere le sue giornate.

Don Dennis

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