Monsignor Giovanni Francesco Negrone: “spirito e fuoco ... · mittente nell’imponente transetto...

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Monsignor Giovanni Francesco Negrone: “spirito e fuoco” per la Chiesa del Gesù in Roma di Susanna Canepa Arte

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Monsignor Giovanni Francesco Negrone: “spirito e fuoco” per la Chiesa del Gesù in Roma

di Susanna CanepaArte

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A lui si deve l’edificazione della cap-pella del transetto destro dedicata al-la maggior gloria di Dio, all’onore diSan Francesco Saverio e per ornamentodella Chiesa del Gesù dell’alma città diRoma1. Ed effettivamente il sacello - ar-chitettonicamente ricomposto sul finiredel 1678 - perfettamente si inserisce inquel progetto globale di artistica ec-cellenza che i Gesuiti vollero per le lo-ro chiese, a testimonianza del felice esi-to della restaurazione cattolica sulla dif-fusione del protestantesimo. A ciò siaggiunga che già dalla seconda metà delsec. XVI, l’Ordine vantava una pro-digiosa floridezza, mentre l’apostola-to in Oriente e nel Nuovo Mondo ave-va riportato un sorprendente succes-so dovuto al notevole numero di con-versioni, avvenute proprio quandosembrava inarrestabile la diffusionedella Riforma luterana. L’esaltazioneper la Chiesa Trionfante si coglie alloranella magnificenza degli edifici gesui-tici romani, ove lo sguardo si smarri-sce tra lo splendore degli ori, degli ar-genti, dei rilucenti marmi ed è sopraf-fatto dalla suggestione degli squarci il-lusionistici verso l’immensità celestedelle volte affrescate2. Al Gesù, un forte coinvolgimentoemotivo è dovuto ai capolavori dipintida Giovanni Battista Gaulli detto il Ba-ciccio: un artista genovese che Berni-ni aveva proposto al suo amico e con-fessore Giovanni Paolo Oliva, alloragenerale dell’Ordine. Il già celebremaestro fu incaricato di realizzare tut-to il ciclo pittorico dell’aula ecclesia-le ma inspiegabilmente, a lavori ini-ziati, trovò l’intransigente opposizio-

ne di monsignor Negrone, che per gliaffreschi della cappella di cui era com-mittente nell’imponente transetto de-stro volle Giovanni Andrea Carlone.Si può immaginare la contrarietà di pa-dre Oliva che vedeva sfumare il pro-getto di un intervento di decorazioneunitario già previsto dal contratto; ep-pure, ciò nonostante, il rettore si adat-tò a compiacere il risoluto monsignoreaggiungendo una clausola di suo pu-gno al precedente accordo e, per di più,a pagare l’intero compenso già stabi-lito per Baciccio3. Si presume, di con-seguenza, che Giovanni Francesco Ne-grone abbia sfruttato la sua influenteposizione di chierico di Camera, pri-ma presso la Curia papale durante ilpontificato di Clemente IX, successi-vamente con l’incarico di tesoriere del-le finanze pontificie, che monsignoreamministrò con successo per Inno-cenzo XI, infatti, “…per essere incli-nato di sua natura alla parsimonia, sep-

pe talmente far uso di essa nell’am-ministrare le rendite della CameraApostolica, che ben presto questa si ri-ebbe delle angustie nella quale trova-vasi…”4. Sebbene non si conoscano lefonti delle sue cospicue disponibilitàal di là delle fortune economiche fa-migliari, tale carriera ecclesiastica è si-gnificativa poiché conferma quellacontinua egemonia nelle cariche am-ministrative che gratificò innumerevoliprelati genovesi.Spinola, Grimaldi, Pallavicini, Giusti-niani, Durazzo e molti altri, tra cui iCostaguta di Chiavari, erano casati di

Ricchezza, potere, parsimonia e impegno nelle opere a profitto dell’anima sono gli aspetti della personalità controversa del prelato che ci ha tuttavia lasciato eredi di una straordinaria opera d’arte barocca.

Particolare del prezioso altare in rame e oro sormontato dall’angelo in bronzodorato.

A fronteLa cappella del transetto destro dedicata a San Francesco Saverio.Roma, chiesa del Gesù. (Foto Scala, Firenze/Fondo Edifici di Culto - Ministero dell’Interno).

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mercanti-banchieri protagonisti della fi-nanza internazionale e pertanto impe-gnati anche in operazioni creditizie a fa-vore del debito pubblico dello Stato del-la Chiesa e degli stessi pontefici. Ingenticapitali erano investiti o fatti investireda un gran numero di grandi o piccolioperatori nei monti di Roma, che era-no le “obbligazioni” dell’epoca.Per garantirsi poi da possibili rovescio insolvenze, i Genovesi richiedeva-no in contropartita la possibilità di in-tervenire direttamente sulla circola-zione della liquidità monetaria ancheesigendo appalti di imposte o mono-poli commerciali5. Oltre a ciò, il cu-mulo degli interessi sui prestiti pub-blici e privati, i proventi degli arbi-traggi sui cambi operati nei mercati fi-nanziari (fiere di cambio) di tutta Eu-ropa, i pagamenti di servizi bancari suitrasferimenti di ingenti somme pro-curarono profitti rilevantissimi a uncospicuo numero di affaristi come iNegrone6. Ma non solo, il collezioni-smo di dipinti, arazzi, e suppellettilid’argento era molto diffuso a Geno-va perché ritenuto anzitutto un inve-stimento redditizio, ma anche indicedi quella colta raffinatezza distintivadelle classi sociali più elevate, aggior-nate sulle varie tendenze culturali. A Roma poi - riconosciuta capitale del-l’arte dal Cinquecento al Seicento e ol-tre - c’era la possibilità di interpellaregli artisti più prestigiosi, possibilità cheGiovanni Francesco Negrone non si fe-ce sfuggire e, sebbene nel 1674 nonavesse voluto sfruttare le eccezionali ca-pacità e il genio inventivo di Giovan-ni Battista Gaulli, per la realizzazionedell’ancona sull’altare della sua cappellaricercò comunque un artista di alto pro-filo come Carlo Maratta. Questo pro-tagonista della pittura romana era esal-tato come nume del classicismo, unostile che il maestro andò comunque at-tenuando nella Morte di San FrancescoSaverio, la tela realizzata al Gesù, pro-prio per l’influenza del Baciccio7. Nella volta del transetto anche Gio-vanni Andrea Carlone si confronta-va con il compatriota negli affreschidella Storia di San Francesco Saverio.

Per i suoi meriti fu accolto nella pre-stigiosa Accademia di San Luca e ot-tenne commissioni da Cristina di Sve-zia e dagli Altieri in Roma, successi-vamente lavorò in numerose città ita-liane8. Allo stesso modo, architetti,scultori, stuccatori, argentieri e in-doratori ebbero modo di dimostrare

Carlo Maratta. Morte di San FrancescoSaverio. Roma, Chiesa del Gesù.

A fronteGiovanni Battista Gaulli detto il Baciccio, Il Trionfo del nome di Gesù(1676-1679), affresco della volta. Roma,chiesa del Gesù.(Foto Scala, Firenze/Fondo Edifici di Culto - Ministero dell’Interno).

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nell’opera voluta da monsignor Ne-grone l’eccellente levatura della loroarte. I nomi di alcuni di loro com-paiono in una serie di conti, ricevu-te, copie di lettere scritte su piccoli fo-gli a costituire una frammentariadocumentazione dei lavori al Gesù9. Il primo manoscritto in ordine cro-nologico - ritrovato da chi scrive nel-la Biblioteca Comunale di Santa Mar-gherita Ligure - riporta la data del 10aprile 1677 ed è la ricevuta di un com-penso rilasciata dal carrettiere Brunoroper aver trasportato dei marmi la cuiprovenienza e qualità non è purtrop-po specificata10. Particolarmente inte-ressante è la firma sul retro dove Gia-como Costanzi sottoscrive l’arrivo di10 pezzi di marmo per base di capitelliaggiungendo al proprio nome l’ab-breviazione di architetto, come ripe-terà in altri fogli di quietanza fino al1679. Giacomo Costanzi fu membrodei Virtuosi del Pantheon, attivo a Ro-ma fra il 1680 e il 1683 come sotto-mastro delle strade e architetto nel1686 del chiostro di Trinità dei Mon-ti, ma fino a oggi si ignorava la sua pre-senza in un cantiere al Gesù ad af-fiancare Luca Berrettini, cugino in se-condo grado di Pietro da Cortona, ilnoto artefice della Roma barocca in-

Manoscritti con lo stemma e la genealogia della famiglia Negrone(Archivio di Stato di Genova, autorizz.N.12/07 – Prot. 3585 cl28.28.00/23).

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sieme a Gian Lorenzo Bernini e aFrancesco Borromini. “…Pietro nonsi sposò, e i parenti a lui più prossimierano i figli di suo cugino Filippo Ber-rettini: Lorenzo e Luca. Lorenzo erapittore, ed è probabile abbia ricevutoi primi insegnamenti da Pietro, delquale, soprattutto negli ultimi anni del-la vita del maestro, divenne collabo-ratore. Luca, invece, era scalpellino, eanch’egli coadiuvava il maestro, nel-le sue opere architettoniche…”11. Lacertificazione di quanto precedente-mente affermato si ricava da un man-dato di pagamento con cui, nel set-tembre 1678, il Sig.r Luca Beretini po-teva versare una somma allo scultoreCristoforo Muzzi a nome di monsi-gnor Negrone12 e da una lettera delprelato ove è citato come direttore del-l’opera: missiva già pubblicata da Fi-lippo Trevisani, di cui si tratterà piùdiffusamente qui di seguito.Secondo l’opinione di Pio Picchiai, Pie-tro da Cortona fu l’esecutore del di-segno di progetto della cappella a ca-po del transetto destro ma poiché nel1672 il generale Gian Paolo Oliva ac-cordò a Giovanni Francesco Negroneil suo assenso per un nuovo altare eprospetto, inevitabilmente ne consegueche la presunta ideazione progettuale- se veramente fu del Cortonese cometradizione tramanda - doveva ovvia-mente essere precedente alla data del-la sua morte avvenuta nel 166913. In as-senza di una fonte documentaria chia-rificatrice, si può solo osservare chel’affidamento della direzione dell’ope-ra al cugino potrebbe avvalorare l’i-potesi di una voluta continuità stilistica,che peraltro si evidenzia nell’impo-stazione di gusto classicheggiante del-la composizione architettonica ben piùpacata rispetto alle stupefacenti in-venzioni formali, decorative e colori-stiche di ori, argenti, marmi e lapis-

“Antiquae urbis splendor” incisione di Giacomo Lauro, Roma 1621 (Coll. Galleria San Lorenzo al Ducale,Genova).

Palazzi e Villa Negrone sul colleEsquilino in una stampa del XVIII sec.

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lazzuli approntate nel transetto sinistroda padre Andrea Pozzo, per l’esalta-zione della gloria di Sant’Ignazio. Al-lo stesso modo, ipotizzando un’idea-zione di Luca Berrettini, è più che plau-sibile un’analogia stilistica con le ope-re del celebre parente come ad esem-pio si riscontra tra la cappella al Gesùe il progetto di Pietro da Cortona perl’altar maggiore della chiesa di San Gio-vanni dei Fiorentini in Roma14. La cap-pella di San Francesco Saverio e il di-segno appena citato presentano en-trambi un alto basamento sul quale siimpostano colonne serrate ad aggre-garsi, mentre l’articolazione plastica nelsuo insieme assume un andamento asporgere e arretrare con contrastanti ef-fetti di luce. Al Gesù, la penombra diuna nicchia esalta l’avanzare dellastruttura architettonica risplendenteper il rame dorato dell’altare e per i ri-flessi dei preziosi marmi policromi chepossiamo immaginare scintillanti alchiarore delle torcere. Le colonne dimarmo rosso screziato dai capitelli co-rinzi sorreggono una possente trabea-zione ad arco la cui classicità è spez-zata da un complesso gruppo sculto-reo in stucco e oro proiettato nello spa-zio da una sfolgorante raggiera.L’esuberanza del barocco, che investele decorazioni del cornicione e oltre,è invece più contenuta nei muri ai la-ti dell’altare, che sebbene rivestiti daun superbo apparato marmoreo, so-no scanditi con rigore compositivo daimponenti paraste. Allo stato attuale delle ricerche non èpossibile distinguere le competenzespecifiche assunte in questo grandiosomonumento dall’architetto GiacomoCostanzi o dal direttore Luca Berret-tini il cui nome e ruolo è riportato inuna lettera del cardinale Negrone in-dirizzata al padre generale Tirso Gon-zales, sul finire del 1702, per sancire l’ul-timazione dei lavori di decorazione15.Altri nomi citati nella missiva sono ilCarloni, Carlo Maratta e il Lucenti au-tore della teca che conteneva il bracciodi Francesco Saverio e il soprastante an-gelo in volo di bronzo dorato. Que-st’ultimo maestro si può identificare

con il cavalier Girolamo, scultore,bronzista e incisore, allievo di Ales-sandro Algardi e accademico di San Lu-ca. Egli lavorò alla zecca e collaborò conil cavalier Bernini per l’esecuzione del-le statue di ponte Sant’Angelo; suc-cessivamente, nel 1674 insieme con Ber-nardino Danese operò la fusione del ci-borio disegnato da Bernini per l’altaredel Sacramento in San Pietro16. Nei manoscritti pervenuti sono affio-rati anche i nomi dello scultore Cri-stoforo Muzzi di cui è documentata larealizzazione di almeno 2 capitelli; delcelebre argentiere Giovanni Giardini(1646-1722), che realizzò il paliotto conputti in rilievo insieme al prezioso ta-bernacolo, al lavabo e almeno una car-tagloria, tutti d’argento, rame e oro17;di Pietro Ceci a cui si deve l’indoratu-ra di 4 statue di San Francesco (d’As-sisi, Borgia, di Sales, di Paola) con in-segne della famiglia Negrone nel ba-samento18; degli altri indoratori Do-menico Kaiser - per il rivestimento inoro di 4 angeli, 2 apostoli, 12 armi - Bar-tolomeo Kaiser e Tommaso Severo; diFrancesco e Giulio Mazza ottonieri,quest’ultimo autore di 6 candelieri, di4 più piccoli, 2 torcieri, gigli ai cande-lieri e 2 cornucopie; di Matteo Zanel-la e Belardino Zannetti stagnari; diTommaso Monaldi intagliatore, Otta-vio Ciccolini falegname, Ignazio Gaitornitore, Antonio Fiolo chiavaro,Carlo Antonio Luccarelli coramaro,Ercole Venturini cerarolo19.Giunti probabilmente da diverse do-nazioni facevano parte della dotazio-ne della cappella vari oggetti d’argen-to tra cui un busto con lastra d’oro, ru-bini e smeraldi, altri preziosi d’oro ediamanti, quattro angeli di bronzo,candelieri d’ottone per l’altare e a unpaliotto in raso bianco e oro20. In un altro elenco di opere in onoredi San Francesco Saverio sono com-presi degli angeli da porre sopra le ba-laustre con insegne di Cristo, di nu-mero non precisato, e probabilmenteidentificabili con quelli presenti ogginella stessa collocazione21.Tra le decorazioni appaiono inusualii due grandi stemmi marmorei sui plin-

ti a lato dell’altare poiché sono quel-li dei casati dei papi Clemente IX Ro-spigliosi e Innocenzo XI Odescalchi,che il committente volle in evidentecollocazione come attestato di rico-noscenza nei confronti dei ponteficisuoi protettori, mentre le insegnearaldiche dei Negrone furono relega-te sui muri laterali del transetto.Gli ultimi pagamenti per le suppellet-tili risalgono al 1703, ma alcuni anniprima, al completamento della strut-tura architettonica del monumento,monsignore, conscio di aver guada-gnato un particolare prestigio con il fa-sto con cui era stata compiuta quel-l’opera, considerò l’opportunità diacquistare una residenza adeguata alproprio rango cogliendo l’occasionenel novembre 1682, quando gli eredidel duca Girolamo Mattei decisero divendere il Palazzo di Santa Lucia alleBotteghe Oscure, oggi noto come Pa-lazzo Caetani22. Qui saranno ospitatii nipoti prelati Giovanni Battista Spi-nola juniore e Nicolò Negrone che se-guiranno le orme dell’avo nella carrieraecclesiastica; in particolare, Nicolò di-verrà, come lo zio, tesoriere di SantaRomana Chiesa e Giovanni Battistaavrà il cardinalato con lo stesso tito-lo: quello di San Cesareo23. È signifi-cativo qui ricordare la predilezione incasa Spinola per il Baciccio, favore cheebbe il suo esordio nel 1668 con il ri-tratto voluto dal cardinale Giulio(1612-1691) e proseguì lo stesso annocon il nipote Giovanni Battista Spinolajuniore (1646-1719), effigiato quellaprima volta in abito prelatizio e duevolte dopo l’ottenimento del titolo car-dinalizio nel 1695. Intorno al 1693 an-che Giovanni Battista Spinola seniore(1615-1704), si era avvalso del celebrepittore per diverse repliche della suaimmagine in veste di cardinale24. Nel 1686, Innocenzo XI aveva inve-stito di tale dignità Giovanni France-sco Negrone e, questa volta, il neo-porporato per celebrare l’avvenimen-to volle un ritratto dallo stesso Gaul-li, avendo evidentemente mutato opi-nione sulle capacità del maestro dopola realizzazione del capolavoro asso-

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luto degli affreschi alla chiesa del Ge-sù. L’insigne artista già prima di dedi-carsi a quell’enorme cantiere era statoil ritrattista più ricercato da ponteficied eminenti prelati, che avevano ap-prezzato la sua tecnica unitamente al-la straordinaria vitalità e immediatez-za che sapeva trasmettere ai protago-nisti dei suoi dipinti. Tuttavia, ancorauna volta la sua perizia non convinsedel tutto il cardinale, che pretese dei ri-facimenti. Oggi il penetrante sguardodel caparbio committente colpisce at-traverso una piccola fotografia inbianco e nero recentemente pubblica-ta, ma già sufficiente a rendere il ca-rattere del personaggio25. Nonostan-te il forte temperamento di entrambi,il loro rapporto non fu compromessopoiché almeno altre due tele del mae-

stro sono giunte a Genova per suc-cessione, provenienti dalla collezionedi Giovanni Francesco e precisamen-te: un Gesù Bambino Salvatore, oggialla Galleria di Palazzo Rosso già Pa-lazzo Brignole Sale, pervenuto conogni probabilità dall’eredità paterna diArtemisia Negrone, moglie di Anto-nio Brignole Sale, nonché uno splen-dido Noli me tangere di una collezio-ne privata genovese, esposto insiemeall’altro dipinto alla mostra di Palaz-zo Chigi in Ariccia, nel 200126. Il nuovo incarico di legato a Bolognaportò il neocardinale in quella città malà ebbe dei problemi: “…un soverchiozelo per la giustizia lo rese odioso agliottimati e poco ben veduto dalla ple-be…”; e ancora “…si rese celebre e tre-mendo a que’nobili, de’quali raffrenòla smodata licenza onde era da essichiamato il Cardinal Nerone…”27. Lapermanenza a Faenza nel 1687, dovu-ta alla nomina di vescovo in quella dio-cesi, risultò un incarico così gravoso daindurre il prelato a dimettersi l’annosuccessivo. Gli fu concesso di tornarea Roma ove, dopo un soggiorno nel-la Riviera di Genova nel 1694, e a Ge-nova nel 1695 per l’elezione a dogedella Repubblica del fratello Bendinelli,potè portare a compimento un pro-getto che da tempo perseguiva, comeegli ben spiegò in una lettera all’arci-vescovo e cugino Giovanni BattistaSpinola seniore. Da molto tempo, in-fatti, Giovanni Francesco aveva postol’occhio su Villa Montalto e Peretti al-l’Esquilino, una vasta proprietà condue palazzi, case e giardini già appar-tenuta al cardinal Peretti - poi papa Si-sto V - e proprio nella missiva al cu-gino, del gennaio 1697, dichiarava diaverla acquistata con il nobile intentodi mettere quei beni a disposizione diun convitto di sacerdoti, dove cioè gio-vani religiosi potessero abitare, stu-diare, curarsi se ammalati e dedicarsiagli esercizi spirituali nell’amenità diviali e giardini d’incomparabile delizia.L’edificio denominato di Montalto -per quanto grandioso - fu ampliatoperché considerato comunque non suf-ficientemente corrispondente alle esi-

G.B. Gaulli, ritratto del cardinale Gio. Francesco Negrone (coll. Privata).

Raccolta di sonetti pubblicata inoccasione della laurea di Gio. FrancescoNegrone, discussa a Perugia nel 1654.

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genze d’abitazione di tutti i residentiprevisti. Per di più un’altra dimora,prospiciente la chiesa di Santa MariaMaggiore e da cui si godeva il pano-rama di tutta Roma, fu frazionata incomodi appartamenti per ospitare iprelati forestieri, che sarebbero giun-ti in città nell’imminente giubileo28. Un’incantevole descrizione sette-centesca di questa oasi di bellezza edi pace, inesorabilmente perdutacon le cementificazioni di fine Ot-tocento e Novecento e con la realiz-zazione della stazione ferroviaria, ci

giunge dall’erudito Nicolò Roisecco:“…Occupa la parte meridionale del-la gran piazza di Termini questa Vil-la Montalto Peretti, la quale fu ven-duta nel 1696 dalli signori Savelli alcardinale Gio Francesco Negroni. Fuprincipiata da Sisto V mentre era car-dinale, ma fu abbellita ed ampliatanel di lui pontificato a tal segno cheora contiene due miglia di giro ed ècircondata da forti muraglie con duebelli palazzi l’uno de’ quali, che èquello che si osserva in questa piaz-za, fu architettato dal suddetto Fon-tana [Domenico] insieme col granportone. Vi sono diversi bassorilievie molte statue antiche, fra le quali so-no singolari la statua di Augusto e

quella di Cincinnato. Il giardino hadiversi compartimenti di fiori ed al-cuni viali di cipressi lunghissimi,adornati con statue e particolarmen-te di un Nettuno scolpito dal cavaliereBernini. La frequenza de’ boschetti,agrumi, fontane, laghi e vari giuochid’acqua dimostrano la magnificenzadi questa villa, che può dirsi regia.Contigua al suddetto palazzo esterio-re v’è la casa ove alloggiò il cardinaleAlvaro Cienfuegos, dopo che rinunziatele cure del secolo, si diede intieramen-te a quelle dell’anima propria. Questasi ritiene tuttavia da’ Padri Gesuiti perammettervi quelli laici i quali in alcu-ni tempi dell’anno e specialmente nelcarnevale quivi si ritirano per applicarsisotto la direzione de’ padri medesimiagl’esercizi spirituali. Seguono poi altrepiccole case, ove per l’abbondanza del-l’Acqua Felice, si è ultimamente erettauna fabbrica di cartoni…”29.Oltre a queste prestigiose dimore, al-tre sono segnalate nella Pianta di Ro-ma del 1748 ove il noto cartografo Gio-vanni Battista Nolli indica - nel rioneCampo Marzio - due Palazzi Negro-ni30. Da qui scaturiscono ulteriori in-terrogativi su committenze architetto-niche e artistiche, sicuramente di altoprofilo e pertanto meritevoli di essereindagate in ulteriori specifici studi.

Note1 Con questa lettera del 13 gennaio 1679 inviataa Giovanni Paolo Oliva, padre generale dellaCompagnia di Gesù, mons. Giovanni FrancescoNegrone dichiara di aver dato compimento allafabbrica della cappella da lui fondata. Il com-pletamento del ricco arredo avverrà successiva-mente, nel 1703. BCSML, Carte riguardanti la-vori nella Cappella di San Francesco Saverio, nel-la chiesa del Gesù in Roma, ms. n 274, secc. XVII-XVIII, foglio 136.Nel 1596, la composizione architettonica dellacappella del transetto destro era stata assegnataal cardinale Rusticucci, ma il rifacimento non fuportato a termine perché il prelato l’abbandonòper dedicarsi all’edificazione della chiesa di San-ta Susanna. Cfr. F. TREVISANI, 1980, p. 361.Un erudito ottocentesco ha così delineato la bio-grafia di Giovanni Francesco:“…Negroni Gianfrancesco [1631-1713]…ebbe fa-migliari ricchezze, che gli aprirono largo campodi arrivare ai più alti onori…giunto appena in Ro-ma tutto spirito e fuoco, che seppe però contene-re dentro i limiti di un integerrimo costume an-che negli anni più floridi, ottenne da AlessandroVII il governo della città di Terni, di Fabriano,di Jesi, di Spoleto e delle province di Romagna,Umbria e Campagna, colla commissione di pro-cedere contro i malviventi e i banditi e di rego-

Roma, il Palazzo Negrone, oggiCaetani, in via Botteghe Oscure 32.

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lare e sollevare le comunità dello Stato Pontifi-cio. Il riuscimento commendabile di queste in-combenze gli fecero meritare, nel pontificato diClemente IX, il chiericato di Camera colla pre-sidenza dell’Annona, da lui però comprato giu-sta l’uso di quei tempi. Innocenzo XI lo fece te-soriere, carica che amministrò con ogni partico-lare attenzione, e per essere inclinato di sua na-tura alla parsimonia, seppe talmente far uso di es-sa nell’amministrare le rendite della Camera Apo-stolica, che ben presto questa si riebbe delle an-gustie nella quale trovavasi. Quindi detto papaa’ 2 settembre 1686 lo creò cardinale diacono diSan Cesareo e legato di Bologna, dove un so-verchio zelo per la giustizia lo rese odioso agli ot-timati e poco ben veduto dalla plebe. Nel 1687fu fatto vescovo di Faenza e vi celebrò il sinodo,che con vantaggio della diocesi pubblicò alle stam-pe. Riuscendogli molto gravoso l’incarico pasto-rale, desiderando di liberarsene per vivere in pa-ce il rimanente dei suoi giorni, rassegnò quellachiesa nel 1697 ad Innocenzo XII e ritiratosi inRoma, il gennaio 1713 terminò di vivere d’anni82 ordinando di essere sepolto dentro la chiesa delGesù, nella magnifica cappella di San FrancescoSaverio da lui eretta. Intervenne a tre conclavie lasciò 600.000 scudi…”. G. MORONI, 1847,pp. 261-262.2 Cfr. R. ENGGASS, 1999, pp. 27-39.3 Padre Oliva, Gaulli, Carlone e Negrone eranotutti Genovesi. Non sappiamo quali fossero i mo-tivi dell’ostinazione di monsignor Negrone, mala scelta di Giovanni Andrea Carlone non fu ca-suale poiché il padre dell’artista, Giovanni Bat-tista, aveva affrescato intorno al 1650 il palazzofamigliare del prelato a Genova che sorgeva inplatea vocata del Fonte Amoroso, realizzando l’o-pera più alta della sua arte. Sia il padre che il fi-glio avevano frequentato Roma: il primo colla-borando con Pietro da Cortona, Giovanni An-drea come allievo di Carlo Maratta. Per gli af-freschi di Palazzo Negrone in Genova si veda:E. GAVAZZA, 1974, pp. 259-282.La clausola di affidamento ad altro pittore del-la cappella Negrone, senza pregiudicare il com-penso già stabilito per Giovanni Battista Gaul-li, fu aggiunta il 17 luglio 1674. Su tutta la vicendadegli affreschi nella chiesa cfr. R. ENGGASS,1999, pp.27-39; F. PETRUCCI, 1999, pp. 47-71;F. PETRUCCI, 2001, p.47. Nella direzione degli interventi di fine Seicentoal Gesù va rilevato lo straordinario gusto arti-stico e profilo culturale di Giovanni Paolo Oli-va (1600-1682) che non solo scelse Giovanni Bat-tista Gaulli e lo stuccatore Antonio Raggi, ma do-po lunghe trattative riuscì a far venire a Roma,nel 1681, Andrea Pozzo. Luigi XIV, re di Fran-cia, “…di lui soleva dire essere un uomo dei piùabili a governare e dei più savi di quel secolo…”.Cfr. L. GRILLO, 1846, vol. II, p. 307; M. FA-GIOLO, 1980, pp. 353-360; G. SALE, 2003, pp.157-158.4 La citazione è tratta dal brano già stata trascrittoalla nota n 1.Per quanto riguarda il prestigioso incarico ca-merale: “… I più rispettabili dopo di esso [il Car-dinale Camerlengo, capo della Camera Apo-stolica] sono i dodici Chierici di Camera. Eraquesto un uffizio vacabile, o vogliamo dire ve-nale, dal che essendo nati non leggieri sconcer-ti, Innocenzo XII [1691-1700], verso il fine delpassato secolo, fece loro restituire il denaro cheavevano sborsato e rese a sé e suoi successori li-bera la disposizione di qest’uffizj. Sogliono que-sti radunarsi ogni lunedì nel Palazzo Pontifi-cio insieme col Cardinale Camerlengo e disporredegl’interessi camerali e specialmente degli af-fitti da farsi de’ proventi di questa natura. Giu-dicano inoltre tutte le cause che riguardano gliinteressi medesimi e gli appaltatori. Le cause poispettanti a questo tribunale sono tutte le ma-terie che hanno rapporto agl’interessi della Ca-mera: l’entrate della Sede Apostolica, gl’interessi

di affitto e le sue spiegazioni, le tesorerie delleprovince, dello Stato Ecclesiastico, cause di spo-gli per quelle chiese e benefizi che soggetti so-no allo spoglio camerale, conti con Ufiziali e Mi-nistri dello Stato, il corso e valore delle mone-te, il prezzo delle grascie, le materie del jus con-gruo, di gabelle, dazj, imposizioni & c. OgniChierico di Camera esecita qualche uffizio par-ticolare: e perciò spetta al Tesoriero d’invigila-re alla esazione delle rendite camerali, sotto-scrive agli ordini che si traggono sopra la De-positaria della Camera, tra quali non hanno l’ul-timo luogo le spese del Palazzo Pontificio e delConclave, il mantenimento delle milizie e laconservazione delle fortezze. Presiede ancora al-le dogane, per le quali deputa i Ministri neces-sari ed all’amministrazione de’ luoghi de’monti ed, oltre a ciò, è uno de’ primari depu-tati del Santo Monte di Pietà e per fine Prefet-to della Congregazione de’ Baroni di cui par-leremo in appresso; il Prefetto dell’Annona so-vrintende alla provvista de’ grani per i grana-ri pubblici…”. Seguono il commissario gene-rale delle armi, i presidenti delle strade, degliarchivi, delle carceri, della zecca, delle acque,delle ripe ecc. N. ROISECCO,1765, tomo III, p. 372. 5 Un esempio significativo si ricava da un suc-cesso affaristico-finanziario portato a compi-mento dal genovese Ansaldo Grimaldi nel 1531:egli aveva ottenuto da Clemente VII l’appalto del-le miniere della Tolfa presso Civitavecchia, ovesi ricavava l’allume -un minerale indispensabileper tingere i tessuti e per conciare le pelli- perrivenderlo in tutta Europa in condizioni di pres-soché totale monopolio. E’ lecito supporre chetale concessione fosse la contropartita al credi-to che Ansaldo elargì, nel 1527, al pontefice as-sediato dagli Imperiali a Castel Sant’Angelo du-rante il sacco di Roma. In quell’occasione“…non poco conferì per la di lui liberazione im-prestandogli grossa somma di denaro…”. M. DE-ZA, 1694, p. 301. Cfr. anche G. GIACCHERO,1979, pp. 146-149.Clemente VII e Gregorio XIII per ovviare al-la crisi delle finanze dello stato avevano emes-so i monti di Roma: prestiti pubblici che vide-ro i Genovesi tra i maggiori sottoscrittori. Que-sto ulteriore strumento per incrementare la lo-ro potenza economica raggiunse i massimi li-velli con il pontificato di Sisto V, quando scal-zarono la banca fiorentina e i capitali genovesicontribuirono all’edificazione della più grandeRoma. La presenza dei Liguri in città fu certamente fa-vorita dai due pontefici Della Rovere: Sisto IVe Giulio II poiché nei primi anni del Cinquecentotra i residenti in città si annoveravano 4 cardi-nali Della Rovere e un Prefetto di Roma dellastessa famiglia; altri porporati erano: Cibo, Ser-ra, Ferrari, Fieschi, Pallavicino, Grimaldi. Suc-cessivamente l’influenza di aristocratici genove-si si consolidò con il controllo dei centri eco-nomici e finanziari con la gestione della Depo-siteria Generale per oltre la metà degli anni com-presi tra 1484 e 1605; Spinola, Centurione, Pi-nelli, Giustiniani e i chiavaresi Costaguta dires-sero la Depositeria dell’Abbondanza e l’Anno-na dal 1580 al 1619; dal 1531 al 1578 Grimaldi,Sauli e Pallavicino furono appaltatori delle mi-niere di Tolfa; dal 1572 al 1588 i Giustiniani ge-stirono le Dogane del Patrimonio; dal 1586 unGrimaldi fu chierico di Camera, mentre erano te-sorieri generali un Giustiniani dal 1585, un Pi-nelli dal 1589, un Serra dal 1608. Naturalmente queste posizioni di potere eranoconseguenti del ruolo crescente assunto dai fi-nanzieri genovesi come prestatori di denaro aipontefici, sia con la sottoscrizione di monti, siacon elargizioni a breve. La predominanza dellabanca genovese divenne assoluta; mentre il vo-lume di acquisti di titoli della rendita pubblicache aveva superato i 3,3 milioni di scudi alla fi-

ne del Cinquecento, si avvicinò probabilmenteai 7 milioni nei primi decenni del secolo succes-sivo.Cfr. G. DORIA, 1995, pp. 121-122 e G. FEL-LONI, 1971, pp. 168, 171.Tra gli innumerevoli cardinali genovesi pare si-gnificativo ricordare anche Giacomo Franzone(1614-1697), che ebbe mansioni prima nella Con-gregazione per la Reverenda Fabbrica di San Pie-tro, e successivamente nominato Presidente del-la Camera Apostolica. Cfr. P. BOCCARDO,1992, p. 463.6 Per le attività affaristiche e finanziarie dei Ne-grone si veda: P. SCHIAPPACASSE, 1994, pp.393-419.Nella pubblicazione stampata in occasione del-la conclusione degli studi di Giovanni Fran-cesco, pur considerando l’enfasi celebrativa del-l’ossequioso autore, che si rivolge al padre delgiovane laureato, si ha testimonianza della ri-levante posizione sociale dei Negrone: “…E’proprio de’Signori Negroni portare nel cogno-me l’ombre, nei fatti gli splendori; lo sa cote-sta Serenissima Patria, lo sa il mondo. Né io ten-go necessità rammentarne per prova lo splen-dore delle Porpore Ducali, pur troppo familia-ri a’Gloriosi Antenati della sua Nobilissima Ca-sa, mentre in Vostra Signoria Illustrissima [Gio-vanni Battista Negrone] le cariche più rilevantitrattate con avvantaggio notabile di cotesto pru-dentissimo Senato appresso i maggiori Monar-chi d’ Europa, ne rendono testimonianze in-dubitate. Basti ciò havere accennato, che peresprimerne a sufficienza gli encomij non bastanoalla Fama ben mille lingue. Corre per orme sìgloriose l’Illustrissimo Signor Gio. Francesco,il quale da questa augusta città [Perugia] ri-conosciuto nella virtù per un Augusto Coronatone parte…”. BCSML, L. BRENI, sec. XVII,p. 2. 7 G. SESTIERI, 1994, pp. 115-116.8 R. DUGONI, 1992, pp. 114-115.9 Questa raccolta di fogli sparsi comprende co-pie di lettere, ricevute per i lavori di costruzio-ne e arredo della cappella Negrone, suppliche del-le maestranze che richiedono di essere pagate, li-bretti di conti, ma costituiscono una documen-tazione frammentaria, che non comprende tut-te le fasi di esecuzione. I manoscritti sono con-servati nella Civica Biblioteca di Santa Marghe-rita Ligure, che possiede uno dei patrimoni li-brari più importanti della Liguria grazie alla mu-nifica donazione di opere rare e di pregiate edi-zioni da parte del collezionista Francesco Do-menico Costa. Le notizie sulla donazione sonotratte da: M. T. CAMPANA, 1998.10 BCSML, Carte..., foglio 60.11 K. NOEHLES, G. GRUMO, 1997, p. 467.D. L. SPARTI,1997, p.117.Per la biografia di Giacomo Costanzi si veda G.W.,1999, vol. 21, p.475. Egli era il padre del piùcelebre Simone Costanzi, che sul finire del Sei-cento progettò la cappella dei Costaguta nellachiesa romana di San Carlo ai Catinari. Negli stes-si anni, a Genova, era architetto camerale Gio-vanni Battista Costanzo, non si sa se imparen-tato con i Costanzi presenti a Roma. Notizie diLuca Berrettini sono riportate in A. MATTEOLI,1994, vol. 9, p.640. Per le traduzioni dal tedescoringrazio Aura Carniglia e Francesca Fabbri. Gia-como Costanzi si firma come architetto in:BCSML, Carte..., fogli 58, 60, 63, 65, 77, datatidall’aprile 1677 all’agosto 1678. 12 Il “Signor” Luca Berrettini è citato in : BCSML,Carte..., foglio 79, 20 settembre 1678. 13 P. PECCHIAI, 1952, pp. 275-278.14 Il disegno dell’altare maggiore della chiesa diSan Giovanni dei Fiorentini in Roma è stato pub-blicato da K. NOEHLES, G. GRUMO, 1997,p. 460. 15 La missiva è stata pubblicata da F. TREVISA-NI, 1980, pp. 368-369. Nella biblioteca di San-ta Margherita Ligure è conservata una copia ma-

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noscritta. Ringrazio Silvana Vernazza per la se-gnalazione del saggio di Trevisani citato in M. P.D’ORAZIO, 1997, p. 56.16 Le note biografiche di Girolamo Lucenti so-no tratte da: C.G. BULGARI, 1958, p. 59.17 Biografia e opere di Giovanni Giardini sonoillustrate in C.G. BULGARI, 1958, p. 529.18 Le quattro statue in bronzo di raffinata fattu-ra furono realizzate fra il 1687 e il 1689 proba-bilmente da Ciro Ferri, scultore allievo di Pie-tro da Cortona, con il denaro offerto dal padreoratoriano Cesare Massei per l’altare di San Fran-cesco Saverio. Cfr. J. MONTAGU, 1997, pp.447-449. Giovanni Francesco Negrone pagò ladoratura dei quattro santi a Pietro Ceci. 19 Brevi notizie biografiche di Francesco Maz-za, nato a Pesaro nel 1649 e di Domenico Kai-ser, romano (1678-1734), sono riportate in C.G.BULGARI, 1958, pp. 127 e 31. Una richiestadi pagamento ammontante a 350 scudi diFrancesco Mazza per oro e rame utilizzati percandelieri e torcieri è conservata in: BCSLM,Carte..., foglio 172.20 BCSML, Carte..., foglio 139. 21 BCSML, Carte riguardanti lavori nella Cap-pella di S. Francesco Saverio, nella chiesa del Ge-sù in Roma, foglio n 117.22 Nelle carte di amministrazione dell’aristocra-tico genovese Giuseppe Maria Durazzo, figlio diMarcello I marchese di Gabiano, è registrato l’ac-quisto fatto il 24 novembre 1682 da GiovanniFrancesco Negrone del Palazzo di Santa Luciaalle Botteghe Oscure appartenente al quondamGirolamo Mattei. Giuseppe Maria Durazzo, af-farista e finanziere, acquisterà Palazzo Negroninel 1753; successivamente l’edificio sarà acqui-sito dai Caetani. Può essere interessante segna-lare che già nel 1717 l’aristocratico aveva rapportid’affari a Roma con il principe Caetani per il ta-glio di boschi che quest’ultimo possedeva a Ser-moneta e Cisterna. Sorprende questo particola-re interesse per il legname di un finanziere di li-vello internazionale e conferma gli innumerevoliaffari dei Genovesi perseguiti per diversificare gliinvestimenti. L’individuazione di Palazzo Ne-grone tra i Palazzi Mattei di Giove, Mattei di Pa-ganica e Mattei-Caetani è stato possibile graziealla cortese collaborazione del personale della Bi-blioteca di Storia Moderna e Contemporanea aPalazzo Mattei di Giove, di Rosanna Nelli e del-la dott.ssa Caterina Fiorani, che ringrazio. LaFondazione Camillo Caetani attualmente pro-prietaria del Palazzo già Mattei e Negrone, in viaBotteghe Oscure 32, ha promosso la pubblica-zione che è in stampa durante la stesura di que-sto saggio: Palazzo Caetani. Storia, Arte, Cul-tura a cura di L. FIORANI.Le notizie del passaggio di proprietà da mons.Negrone a Giuseppe Maria Durazzo insieme al-le attività dell’aristocratico genovese sono do-cumentate in: APGD, Archivio di Giuseppe Ma-ria Durazzo, Carte di amministrazione, 84, 88.Nella guida di Roma di Nicolò Roisecco del 1765è specificato che: “…Nella piazzetta di Santa Lu-cia de’ Ginnasi si vede il principal prospetto delPalazzo Negroni, che fu fabricato con architet-tura di Bartolomeo Ammannato…”. N. ROI-SECCO, 1765, tomo I, p.317.23 È Giovanni Francesco Negrone a definire ni-poti prelati Nicolò Negrone e Giovanni Bat-tista Spinola juniore in un documento ove eglidestina 400 scudi per le missioni gesuitiche eper gli esercizi spirituali: “…Nel Banco di S. Spi-rito in Roma sono e si troveranno come depo-sitati dal Cardinale Gio Francesco Negrone scu-di 400 moneta romana che cantano a disposi-zione di Monsignor Nicolò Negrone e Monsi-gnor Batta Spinola nipoti prelati che hanno l’u-so del loro abitare nel palazzo, ora nostro, po-sto fra le due chiese di S. Lucia e S. Caterina… a titolo et obbligazione di doverne dispor-re per due piccole opere ma che saranno gratea Dio perché raccomandate a S. Ignazio Loio-

la una, et l’altra a S. Francesco Xaverio : 200per 4 missioni annue con uscire dalle 4 porte:Salara, Pia, San Lorenzo e Maggiore … inol-trandosi sino al possibile per spargere … ver-bum Dei. Altri 200 per due prelati… congiun-ti e più prossimi di nostra casata …impiegati…per i Santi Esercizij .. da praticarsi nelle stan-ze dette di fabbrica nuova in Mont’Alto per ot-to mute l’anno…”. BCSML, Congregazione deiNobili del Gesù, ms. n 191, foglio 49.Nicolò Negrone diverrà tesoriere di Santa Ro-mana Chiesa e arcivescovo titolare di Sebaste, suopadre Bendinelli, fu doge della Repubblica di Ge-nova dal 1695 al 1697, suo fratello Domenico ot-tenne la stessa carica nel 1723. Cfr. P. BOC-CARDO, 1999, p. 209.Giovanni Battista Spinola juniore diverrà go-vernatore di Roma e camerlengo dello Stato Pon-tificio. Cfr. L. TACCHELLA, 1985, p. 63.“Del Camerlingo di Santa Chiesa…Sebbene ladi lui giurisdizione abbia sofferte non piccole mu-tazioni in tempi diversi, non lascia nondimenodi essere ben grande anche in oggi [1765]. Men-tre che egli regola tutti gli interessi della Camera,sottoscrive i mandati, presiede e regola le dogane,delle quali sceglie i ministri, giudica immedia-tamente o per via di appellazione tutte le cau-se che riguardano la Camera stessa e le Uni-versità delle arti di Roma e del commercio equelle, per fine, che concernono lo jus con-gruo…Oltre però alle cause civili, giudica an-cora delle criminali riguardo alle persone che so-no addette al servigio della Camera e ne’delit-ti che concernono gli interessi della medesima eperciò ha il bargello co’birri. Appartiene anco-ra al Camerlingo di concedere la licenza per laestrazione delle pitture, sculture ed altre cose si-mili dalla città di Roma ed ha il privilegio par-ticolare di ricevere il dottorato. Ma in verun al-tro tempo si manifesta la di lui giurisdizionequanto in sede vacante…assume la GuardiaSvizzera,…fa cugnare la moneta con le propriearmi gentilizie ed assiste ogni giorno alle Con-gregazioni…”. N. ROISECCO, 1765, tomo III,pp. 370-371. La zecca di Roma nel 1700 coniòmonete con lo stemma del casato del camerlengoGiovanni Battista Spinola juniore. Cfr. G. B.BARBIERI, 2004, pp. 52-55.24 Giovanni Battista Spinola juniore fu un me-cenate d’arte, protettore di Giovanni BattistaGaulli che raccomandò a Genova per l’esecu-zione, poi non avvenuta, del salone del MaggiorConsiglio di Palazzo Ducale; fu membro del-la Congregazione per la Reverenda Fabbrica diSan Pietro e mise insieme una quadreria di cir-ca duecento opere. Nel consistente nucleo di di-pinti ereditati dai nipoti genovesi compaiono te-le di Gaulli, Maratta e i maggiori rappresentantidel classicismo emiliano dell’intero Seicento:Carracci, Reni, Albani, Cignani e Franceschi-ni. Cfr. P. BOCCARDO, 1992, p.463. GiovanniBattista Spinola seniore era cugino di Giovan-ni Francesco Negrone, come quest’ultimo lo de-finisce in una lettera del gennaio 1697 (vd. allanota n 28); fu arcivescovo di Genova dal 1668,cardinale di Santa Cecilia nel 1681 esuccessivamente governatore di Roma. Perqueste e altre note biografiche si veda: C. GRIL-LI, 1999, scheda n 16, p.121. 25 Il ritratto del cardinale Negrone è stato rin-tracciato in una collezione privata da Vittorio Sgar-bi e pubblicato in F. PETRUCCI, 2001, p. 46.Giovanni Francesco Negrone fu nominato dia-cono cardinale di San Cesareo il 6 settembre 1686insieme ai conterranei Marcello Durazzo, pretecardinale di Santa Prisca e Opizzo Pallavicino,prete cardinale di Santa Cecilia. Nell’autunno del-lo stesso anno papa Innocenzo XI e tutta Romaesultarono per la riconquista di Budapest per me-rito della crociata contro i Turchi, condotta da-gli eserciti di Sobieski re di Polonia e LeopoldoI d’Austria, insieme a volontari giunti da molteparti d’Europa. “…L’Urbe rifiorì grazie al sor-

gere di un nuovo ciclo di grandiose decorazionidi soffitti in stile pieno barocco, quasi tutti ri-flettenti, in un modo o nell’altro, il concetto diChiesa trionfante…”. R. ENGGASS, 1999, pp.30-31. 26 P. BOCCARDO, 2001, pp. 46-47. 27 A. DELLA CELLA, sec.XVIII, p. 1117.28 “All’Ill.mo e Rev.mo Signore Monsig. SpinolaArcivescovo di Genova.Il pensiero altre volte indicato a V. S. Illustris-sima sotto nome d’idea…. così ora con qualchemaggiore chiarezza lo spiego a V. S. Illustrissi-ma consistente in una unione de’ Convittori Sa-cerdoti, o prossimi al sacerdotio. Potrà avere inquesto convitto luogo ogn’uno, e di ogni paese,quando però diano attestati di havere fermatoil proprio sistema per la vita ecclesiastica, e con-seguentemente di havere godimento ne’ studi estimoli per habilitarse negl’esercitij di pietà.Ogn’uno che sia di questi sentimenti si farà asuo tempo sentire con suoi documenti doppo cheaverà considerate le constitutioni che usciran-no alla luce, non però s’incommoderà alcuno dal-la propria casa se non riceverà prima l’accetta-tione. Sarà il governo di detto convitto presso di retto-ri di soda probità e prudenza. Quest’unione sa-rà provista di publici lettori fino al numero di sei,cioè per la filosofia, per la teologia scolastica, perla morale, per la canonica, per controversie e perl’istoria ecclesiastica. Saranno questi lettori elet-ti di credito e di dottrina fondata e sana, ondepossano essere d’invito a quelli che formerannoil convitto e ivi staranno per loro profitto a pu-blico beneficio. Tanto i Rettori come i Lettori goderanno in ha-bitatione i due palazzi posti nella villa, chia-mati di Mont’Alto uno e l’altro de’ Peretti. Cor-responderà tutto con commodo, decoro e sodi-sfattione. Le constitutioni particolari per tuttaquest’opera saranno state ben considerate e sciel-te da molte altre e poi esaminate da più Emi-nentissimi Signori Cardinali deputati alla San-tità di Nostro Signore, che tutto risolverà, chegiudicherà opportuno per il pubblico bene, an-zi sarà la Santità Sua supplicata a esserne pro-tettore, sia per il letterario, come per gli eser-cizi di pietà. Ben poi conoscerà ogn’uno dal te-nore delle constitutioni con chiarezza maggio-re il fine primario di quest’impresa, così il frut-to che ne potrà risultare in maggiore servitio del-le chiese particolari.L’esercitio letterario si farà nel Palazzo di Mon-t’Alto e in quello de’ Peretti vi faranno gli eser-citij di pietà diretti al profitto dell’anima, adistruire negli ecclesiastici riti, e in quello tuttopossa conferire al culto maggiore di Dio nelle suechiese. Haverei di buon animo incaminata que-st’opera nella Patria, ma riconosciuta più pro-pria e di maggiore profitto in Roma, per più con-siderationi, qui mi sono fermato. Sappia V. S. Il-lustrissima che da molto tempo posi l’occhio so-pra il corpo grande di case e giardini di detta vil-la di Mont’Alto e Peretti, benché solo ultima-mente ne seguisse la compra. L’ottenni per laCongregazione de’Baroni. A questo conto nondarà V. S. Illustrissima attenzione alle moltemenzogne che sono state pubblicate perché tut-te riescono effetto dell’otiosità. Questa compraora mia, si va disponendo per l’effetto medita-to, ma potrà solamente crescer l’opera a pro-porzione delle mie debolissime forze. Haverà pe-rò proseguimento quello che si è cominciato senon si opponeranno quegl’ huomini de’ quali sivale Iddio quando non ne vuole la fine. Finiràcon cieca obbedienza alle prime voci interne delmedesimo Iddio e così alle esterne della Santi-tà di Nostro Signore, non dovendo io volerequello che ad altri non piacesse e ben saprò os-servare chi è superiore e massime supremo. Nul-la desidero più che piacere altrui, dispiacere anessuno, giovare al prossimo, massime Eccle-siastico.

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Qui mi resta, per mezzo di V. S. Illustrissima d’in-vitare gl’Ecclesiastici della mia patria, per il tem-po suo, quando vorranno disponersi per l’espres-so convitto, potendo credere di ritornare alla me-dema patria meglio istrutti sì nelle cognitioni pro-prie de’ veri Ecclesiastici, sì nella pietà soda e Chri-stiana necessaria ad ogn’uno. Aggredisca V. S. Il-lustrissima questa mia espressione e cordialmen-te le bacio le mani.Di V. S. Illustrissima e Reverendissima Roma li 18 gennaro 1697Servitore e cugino G. F. Cardinal Negrone”.BCSML, Congregazione dei Nobili del Gesù, ms.n 191, VI stampa.“…Congregazione de’ Baroni. Per provvede-re al sollecito disbrigo delle liti, che nascer pos-sono dalle prestanze che a volte si fanno alle per-sone di rango, Clemente VIII [1592-1605] isti-tuì questa congregazione che perciò dicesi de’Baroni. Ella è composta da un Prefetto, da al-cuni Chierici di Camera, dall’Avvocatura Fi-scale, dal Commissario della Camera e dal-l’Uditore del Tesoriero, i quali tutti hanno il vo-to decisivo. Dopo che il creditore ha ottenutodal giudice competente il mandato esecutivocontro del Barone suo debitore, lo esibisce aquella congregazione, la quale lo fa eseguire so-pra i beni del debitore, che fa vendere dopo unmese e pagato col ritratto il creditore, se so-pravanza qualche danaro, fa consegnarlo al suolegittimo padrone…”. BCSML, N. ROISEC-CO,1765, tomo III, p. 391. Il geografo e cartografo Vincenzo Maria Coro-nelli (Ravenna 1650-Venezia 1718) elogiò l’ini-ziativa del cardinale, che risulta essere stato unmecenate dell’Accademia degli Argonauti: la pri-ma società geografica del mondo, fondata da Co-ronelli. 29 N. ROISECCO, 1765, tomo II, p. 578. I con-fini della villa lambivano le terme di Dioclezia-no, la chiesa di Santa Maria Maggiore, circon-davano su tre lati il complesso di S. Antonio, pro-seguivano fino alla porta di S. Lorenzo e inclu-devano i resti dell’acquedotto dell’Acqua Feli-ce. Sul finire del Settecento, lo studioso e ge-nealogista Agostino Della Cella, riferì di aver ve-duto Villa Peretti nel 1779: “…detta poi sempreVilla Negrona perché posseduta da’ nobili Ne-groni genovesi suoi eredi [di Giovanni France-sco]; al presente, per quanto intendo, è stata alie-nata nel 1784 e acquistata da un semplice mer-ciaio romano…”. A. DELLA CELLA,sec.XVIII, p. 1117.30 Nell’indice della mappa di Giovanni BattistaNolli, oltre al Palazzo Negroni alle BottegheOscure - segnalato dal cartografo nel rione San-t’Angelo al n 1005 - sono indicati in rione Mon-ti, al n 199, Palazzo e Villa Negroni già Mon-talto e in rione Campo Marzio al n 502 Palaz-zo Negroni, al n 503 Palazzo Cellesi ora Ne-groni. Cfr. BSAG, R. Atl. 63. Questi ultimi edi-fici sorgono in piazza Nicosia 32-35.

Bibliografia

Abbreviazioni:APGD, Archivio Pallavicini, Grimaldi, Durazzo(Genova)BCSML, Biblioteca Comunale di Santa Mar-gherita LigureBKIF, Biblioteca Kunsthistorisches Institut inFlorenzCBB, Civica Biblioteca Berio (Genova)BSAG, Biblioteca di Storia dell’Arte di GenovaBIASA, Biblioteca di Storia dell’Arte di Roma

Manoscritti:Secc. XVII-XVIIIBCSML, Carte riguardanti lavori nella Cappelladi San Francesco Saverio, nella chiesa del Ge-sù in Roma, ms. n 274.

BCSML, Congregazione dei Nobili del Gesù,ms. n 191.APGD, Archivio di Giuseppe Maria Durazzo,Carte d’amministrazione, 84 e 88Sec. XVIII CBB, A. DELLA CELLA, Famiglie di Geno-va antiche e moderne, estinte e viventi, nobilie popolari.

Opere a stampa:1654BCSML, L. BRENI, Le Cetre Ossequiose nel-la Laurea dell’Illustrissimo Signore Gio: Fran-cesco Negrone all’Illustrissimo Gio: Battista Ne-grone. In Perugia per Sebastiano Zecchini conlicenzia de’ Superiori.1694BCSML, M. DEZA, Istoria della famiglia Spi-nola, Piacenza.1765BCSML, N. ROISECCO, Roma Antica e Mo-derna o sia nuova descrizione di tutti gl’Edifiziantichi e moderni, sagri e profani della Città diRoma: co’ nomi degl’Autori di tutte le opere diArchitettura, Scultura e Pittura; colla notizia de-gl’Acquedotti, Strade, Costumi, Riti, Magistra-ti e Famiglie Antiche Romane. Una relazione del-la presente Corte di Roma, de’ suoi Ministri, Con-gregazioni e Tribunali e la cronologia de’ Re,Consoli, Imperatori e Pontefici Romani, con due-cento e più figure in rame. Il tutto cavato dal Ba-ronio, Bosio, Nardini, Grevio ed altri classici Au-tori, tomi II-III, Roma, Arm., V, 66. 1846L. GRILLO, Elogi di Liguri illustri, Genova.1847BIASA, G. MORONI, Dizionario di erudizionestorico-ecclesiastica da San Pietro ai nostrigiorni, Venezia.1952BKIF, P. PECCHIAI, Il Gesù di Roma descrittoe illustrato da Pio Pecchiai con prefazione delP. Pietro Tacchi Venturi S.I., Roma1958C. G. BULGARI, Argentieri gemmari e orafid’Italia. Notizie storiche e raccolta dei loro con-trassegni con la riproduzione grafica dei punzoniindividuali e dei punzoni di stato, parte prima,Roma.1971G. FELLONI, Gli investimenti finanziari ge-novesi in Europa tra il Seicento e la Restaura-zione, Milano.1974E. GAVAZZA, La grande decorazione a Ge-nova, vol. I, Genova.1979G. GIACCHERO, Il Seicento e le Compere diSan Giorgio, Genova1980M. FAGIOLO, Strutture del trionfo gesuitico:Baciccio e Pozzo, in <Storia dell’Arte>.F. TREVISANI, Giovanni Battista [Francesco]Negroni committente dell’altare di San Fran-cesco Saverio al Gesù di Roma, in <Storia del-l’Arte>.1985L. TACCHELLA, Isola del Cantone nella sto-ria dei Feudi Imperiali Liguri, Verona. 1992P. BOCCARDO, Dogi, “Magnifici” e Cardi-nali: committenza e collezionismo della classe di-rigente genovese nel Seicento, in Genova nel-l’Età Barocca, Catalogo della mostra a cura diE. GAVAZZA, G. ROTONDI TERMINIEL-LO, Genova 2 maggio-26 luglio 1992, Geno-va.R. DUGONI, Giovanni Andrea Carlone, inGenova nell’Età Barocca, Catalogo della mo-stra a cura di E. GAVAZZA, G. ROTONDITERMINIELLO, Genova 2 maggio-26 luglio1992, Genova.1994

P. SCHIAPPACASSE, Lettere a Nicolò de Ne-grone & C., in La Storia dei Genovesi,Atti del Convegno di studi sui Ceti Dirigentinelle Istituzioni della Repubblica di Genova, acura di C.C. MALLONE, Genova 11-14 giu-gno 1991, Genova.G. SESTIERI, Repertorio della pittura roma-na della fine del Seicento e del Settecento, To-rino.A. MATTEOLI, Berrettini Luca, in Saur All-gemeines Künstler-Lexicon, München. 1995G. DORIA, Nobiltà e investimenti a Genovain Età moderna, Genova, 1995, pp. 121-122.1997M. P. D’ORAZIO, Santissimo Nome di Gesù(il Gesù), in <Roma Sacra>, Soprintendenza peri Beni Artistici e Storici di Roma, Guida allechiese della Città Eterna, IX itinerario. JORG MARTIN MERZ, Cortona giovane, inPietro da Cortona (1597-1669), Catalogo del-la Mostra a cura di A. LO BIANCO, Roma 31ottobre 1997-10 febbraio 1998, Milano.J. MONTAGU, scheda 101, Santi canonizzaticon sant’Ignazio di Loyola, in Pietro da Cor-tona…op. cit.K. NOEHLES, G. GRUMO, scheda 110, Pro-getto per l’altare maggiore della chiesa di SanGiovanni dei Fiorentini, in Pietro da Cortona…op. cit.D. L. SPARTI, La casa bottega dell’artista, inPietro da Cortona…op. cit.1998

M. T. CAMPANA, Catalogo dei Manoscrittidella Biblioteca Comunale di Santa Margheri-ta Ligure. Fondo Antico Francesco DomenicoCosta, Rapallo.1999P. BOCCARDO, Bendinelli Negrone, schedan VI. 32, in El Siglo de los Genoveses e una lun-ga storia di Arte e Splendori nel Palazzo dei Do-gi, Catalogo della Mostra, a cura di P. BOC-CARDO, C. DI FABIO, Genova, 4 dicembre1999-28 maggio 2000, Genova.R. ENGGASS, La Chiesa Trionfante e l’affre-sco della volta del Gesù, in Giovanni BattistaGaulli. Il Baciccio 1639-1709, Catalogo dellamostra a cura di M. FAGIOLO DELL’ARCO,D. GRAF, F. PETRUCCI, Ariccia 11 dicem-bre 1999-12 marzo 2000, Ginevra-Milano. G. GRILLI, scheda n 16, Ritratto di GiovanBattista Spinola seniore, in Giovanni BattistaGaulli. Il Baciccio 1639-1709…op. cit.F. PETRUCCI, Tre momenti del Baciccio, inGiovanni Battista Gaulli. Il Baciccio 1639-1709…op. cit.G.W. Costanzi Giacomo, in Saur AllgemeinesKünstler-Lexicon, München.2001P. BOCCARDO, Catalogo delle Opere, sche-da n 9, Gesù Bambino Salvatore, in Il Baciccioun anno dopo. La collezione Chigi, restauri enuove proposte a cura di M. FAGIOLO DEL-L’ARCO, F. PETRUCCI, Catalogo della Mo-stra, Ariccia 23 marzo-27 maggio 2001, Mila-no. F.PETRUCCI, Catalogo delle Opere, scheda n10, Noli me tangere, in Il Baciccio un anno do-po…op. cit.2003G. SALE, Ignazio e l’arte dei Gesuiti, Milano.2004G. B. BARBIERI, Uno stemma genovese sullemonete di Roma, in “La Casana”, supplemen-to al n 4, ottobre-dicembre 2004.

Ringraziamenti:

Paolo Arduino, Laura Bregante, Marcello e San-dra Cattaneo Adorno, Raffaella Fontanarossa,Maria Marchetti, Vincenzo Poggi, NunziaScarpignato.

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