QUOTIDIANO ECONOMICO, GIURIDICO E POLITICO Tremonti … Record di Turner Asta da 35,7 mln Servizio a...

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• Nuova serie - Anno 19 - Numero 163 - € 1,20* - Spedizione in a.p. art. 1, c. 1, legge 46/04 - DCB Milano - Sabato 10 Luglio 2010 PARIGI Una città verde al posto della Renault Perego a pag. 10 MERCATI Investitori in fila nel Kazakhstan Iovine a pag. 11 ARTE Record di Turner Asta da 35,7 mln Servizio a pag. 10 * con «Manuale lavoro vol. 3 - Ritenute alla fonte e contributi previdenziali» a € 7,90 in più; con cd «Formulario per la gestione del personale degli enti locali» a € 9,90 in più; con guida «La manovra 2010» a € 6,00 in più; con «Champions forever» a € 5,90 in più 9 771120 606007 00710 QUOTIDIANO ECONOMICO, GIURIDICO E POLITICO www.italiaoggi.it Il Tg di ItaliaOggi Per vedere il Tg di ItaliaOggi leggi il codice QR con il tuo cellulare. Info su: www.italiaoggi.it/QRcode Fisco - Complessi immo- biliari, ok alle rivalutazioni con impatto sul destino del- le plusvalenze Prandini-Altomonte a pag. 25 Previdenza - Nel 2010 rincarano i contributi volontari Leonardi a pag. 26 Documenti/1 - Gli schemi di decreto su acque e ambiente marino Documenti/2 - Il testo del decreto sul telemarketing Documenti/3 - Gli emen- damenti alla manovra cor- rettiva Documenti/4 - Studi di settore e professionisti, la sentenza della Cassa- zione Documenti/5 - Complessi immobi- liari e rivalutazioni, il parere della Dre Emi- lia Romagna www.italiaoggi.it Il vertice del governo con le Regio- ni e gli enti locali sulla manovra ha portato a un’accelerazione inaspetta- ta sul federalismo, con l’arrivo entro luglio delle nuove imposte municipali e provinciali, così come l’attribuzione della funzione del Catasto. Ma se da un lato Anci e Upi esprimono soddi- sfazione per la mano tesa del gover- no, dall’altro le Regioni minacciano di restituire le deleghe per la mancata rimodulazione dei tagli. Anci e gover- no hanno anche concordato sulla pos- sibilità di una revisione del patto di stabilità interno. Per non riceverle basterà iscriversi in un registro. Lo prevede il regolamento sul telemarketing Stop a telefonate indesiderate Tre mesi ancora di telefonate indesiderate. Poi si potrà diminu- ire il flusso con l’iscrizione del registro delle opposizioni. È stato, infatti, varato ieri dal governo il regolamento che dovrebbe mettere un freno al telemarketing selvaggio. L’abbonato che non vuole ricevere telefonate, può chiedere che il proprio numero telefonico sia iscritto nel registro delle opposizioni. Prima che il tutto diventi operativo passerà, però, del tempo. Dal regolamento scattano in- fatti 90 giorni per l’istituzione materiale del registro e solo dopo ci sarà la possibilità di presentare opposizione. Ciccia a pag. 19 zi l pa Sembra un soffio ma sono già passati 40 anni da quando debut- Alto Gradimento in Radio Rai. Tutti adesso parlano di Arbore e Boncompagni che furono i ves- silliferi della trasmissione ma fu Mario Marenco a inventare e a fare il colonnello Buttiglione («Io mi piego ma non mi spezzo, mi spiego?») o il comandante Rai- mundo Navarro, astronauta spagnolo dimenticato in orbi- ta «ocho agnos» («puerca vaca, cornudones, maldidos, ricchio- nes…»), o Verzo, lo studente con- testatore che gridava «no» a tutto, compreso «er nozzzionizmo sfre- nato ne’ scole de l’Angola» e poi il chirurgo Anemo Carlone, at- tento soprattutto all’onorario. Un grande, ‘sto piccolo Marenco. DIRITTO & ROVESCIO IL Giornale dei professionisti * * * Tremonti doma i comuni Li ha ammansiti annunciando il decreto sul federalismo tributario, contenente le nuove imposte locali, e il trasferimento del catasto Adriano a pagina 3 È IL SUO VICE IN LOMBARDIA Bossi ha dato ordine ai suoi di ignorare Formigoni e valorizzare Gibelli Calitri a pag. 5 L d l l l l k L’arresto di Flavio Car- boni, con ampi stralci delle intercettazioni pubblicate sui giornali, è l’ultimo, in or- dine di tempo, di violazione del divieto di pubblicazione degli atti di un procedimen- to penale pur non più coper- ti dal segreto. Divieto che è sancito e sanzionato dalla legge attuale, in vigore da oltre vent’anni, perché l’articolo 114 del codice di procedura penale vigente vieta «la pubblicazione, an- che parziale, degli atti non più coperti dal segreto fino a che non siano concluse le indagini preliminari ovvero no al termine dell’udienza preliminare». Rossi a pagina 8 C’è già da vent’anni la legge che prevede l’arresto per chi viola il segreto istruttorio IN AUSTRALIA Fu fatto cavaliere chi tarocca il Parmigiano Aldriano a pag 7 e in più IL SETTIMANALE DEGLI OPERATORI DELL’AGRICOLTURA da pag. 29 da pa 29 2 DA LUNEDÌ CON IO7 € 2,50 Lunedì 12 Luglio 2010 NELL’INSERTO, LA TRANSAZIONE FISCALE E CONTRIBUTIVA MLS petta indubbiamente alla Campa- nia il primo posto nella speciale classifica delle ordinanze comunali più eccentriche. Così a Bacoli (Napo- li) il sindaco ha vietato di bere con la cannuccia, mentre a Eboli è proi- bito baciarsi in auto; a Furore, co- mune della provincia di Salerno, non si possono tenere nani da giardino mentre a Positano è vietato cammi- nare con gli zoccoli nel centro del paese. Anche a Is Aruttas non scher- zano: il comune della provincia di Oristano è diventato celebre per aver introdotto il divieto di fumo anche in spiaggia; mentre sul bagnasciuga di Eraclea (Venezia) bisogna stare composti come a messa: è infatti proibito giocare a pallone, costru- ire castelli di sabbia, raccogliere conchiglie. Infine a Viareggio non si possono appoggiare i piedi sulle panchine, ma solo nei mesi di luglio e agosto Negli altri mesi si può L’Italia del tutto proibito www.italiaoggi.it Sette IL PRIMO GIORNALE PER PROFESSIONISTI E IMPRESE IN EVIDENZA Primo Piano -Pub- blicità col filtro: per evitare il telemarke- ting occorrerà iscri- versi a un registro Fisco/1 -Redditometro in forma- to famiglia: debuttano standard suddivisi per aree geografiche Fisco/2-Rimborsi infrannuali Iva: vademecum per le istanze da inviare entro il 2 agosto IN EDICOLA IL FORMULARIO PER LA GESTIONE DEL PERSONALE DEGLI ENTI LOCALI www.italiaoggi.it Milano, 15 luglio 2010 Palazzo delle Stelline, Corso Magenta, 61 Orario 9.30 - 13.00 Gli aspetti fiscali della Manovra 2010 [email protected] http://www.milanofinanza.it - questa copia è concessa in licenza esclusiva all'utente 'bibliogr' - http://www.italiaoggi.it http://www.milanofinanza.it - questa copia è concessa in licenza esclusiva all'utente 'bibliogr' - http://www.italiaoggi.it

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• Nuova serie - Anno 19 - Numero 163 - € 1,20* - Spedizione in a.p. art. 1, c. 1, legge 46/04 - DCB Milano - Sabato 10 Luglio 2010 •

PARIGIUna città verde al posto della RenaultPerego a pag. 10

MERCATIInvestitori in fila nel KazakhstanIovine a pag. 11

ARTERecord di TurnerAsta da 35,7 mlnServizio a pag. 10

* con «Manuale lavoro vol. 3 - Ritenute alla fonte e contributi previdenziali» a € 7,90 in più; con cd «Formulario per la gestione del personale degli enti locali» a € 9,90 in più; con guida «La manovra 2010» a € 6,00 in più; con «Champions forever» a € 5,90 in più 9771120606007

00710

QUOTIDIANO ECONOMICO, GIURIDICO E POLITICO

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Fisco - Complessi immo-biliari, ok alle rivalutazioni con impatto sul destino del-le plusvalenze

Prandini-Altomonte a pag. 25

Previdenza - Nel 2010 rincarano i contributi volontari

Leonardi a pag. 26

Documenti/1 - Gli schemi di decreto su acque e ambiente marino

Documenti/2 - Il testo del decreto sul telemarketing

Documenti/3 - Gli emen-damenti alla manovra cor-rettiva

Documenti/4 - Studi di settore e professionisti, la

sentenza della Cassa-zione

Document i /5 - Complessi immobi-liari e rivalutazioni, il

parere della Dre Emi-lia Romagna

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Il vertice del governo con le Regio-ni e gli enti locali sulla manovra ha portato a un’accelerazione inaspetta-ta sul federalismo, con l’arrivo entro luglio delle nuove imposte municipali e provinciali, così come l’attribuzione della funzione del Catasto. Ma se da un lato Anci e Upi esprimono soddi-sfazione per la mano tesa del gover-no, dall’altro le Regioni minacciano di restituire le deleghe per la mancata rimodulazione dei tagli. Anci e gover-no hanno anche concordato sulla pos-sibilità di una revisione del patto di stabilità interno.

Per non riceverle basterà iscriversi in un registro. Lo prevede il regolamento sul telemarketing

Stop a telefonate indesiderateTre mesi ancora di telefonate indesiderate. Poi si potrà diminu-

ire il fl usso con l’iscrizione del registro delle opposizioni. È stato, infatti, varato ieri dal governo il regolamento che dovrebbe mettere un freno al telemarketing selvaggio. L’abbonato che non vuole ricevere telefonate, può chiedere che il proprio numero telefonico sia iscritto nel registro delle opposizioni. Prima che il tutto diventi operativo passerà, però, del tempo. Dal regolamento scattano in-fatti 90 giorni per l’istituzione materiale del registro e solo dopo ci sarà la possibilità di presentare opposizione.

Ciccia a pag. 19

zi

lpa

Sembra un soffio ma sono già passati 40 anni da quando debut-tò Alto Gradimento in Radio Rai. Tutti adesso parlano di Arbore e Boncompagni che furono i ves-silliferi della trasmissione ma fu Mario Marenco a inventare e a fare il colonnello Buttiglione («Io mi piego ma non mi spezzo, mi spiego?») o il comandante Rai-mundo Navarro, astronauta spagnolo dimenticato in orbi-ta «ocho agnos» («puerca vaca, cornudones, maldidos, ricchio-nes…»), o Verzo, lo studente con-testatore che gridava «no» a tutto, compreso «er nozzzionizmo sfre-nato ne’ scole de l’Angola» e poi il chirurgo Anemo Carlone, at-tento soprattutto all’onorario. Un grande, ‘sto piccolo Marenco.

DIRITTO & ROVESCIO

IL Giornale dei

professionisti* * *

Tremonti doma i comuniLi ha ammansiti annunciando il decreto sul federalismo tributario,

contenente le nuove imposte locali, e il trasferimento del catasto

Adriano a pagina 3

È IL SUO VICE IN LOMBARDIA

Bossi ha dato ordine ai suoi di ignorare

Formigoni e valorizzare Gibelli

Calitri a pag. 5

L d l l l l k

L’arresto di Flavio Car-boni, con ampi stralci delle intercettazioni pubblicate sui giornali, è l’ultimo, in or-dine di tempo, di violazione del divieto di pubblicazione degli atti di un procedimen-to penale pur non più coper-ti dal segreto. Divieto che è sancito e sanzionato dalla legge attuale, in vigore da oltre vent’anni, perché l’articolo 114 del codice di procedura penale vigente vieta «la pubblicazione, an-che parziale, degli atti non più coperti dal segreto fi no a che non siano concluse le indagini preliminari ovvero fi no al termine dell’udienza preliminare».

Rossi a pagina 8

C’è già da vent’anni la legge che prevede l’arresto per chi viola il segreto istruttorio

IN AUSTRALIA

Fu fatto cavaliere

chi taroccail Parmigiano

Aldriano a pag 7

e in più IL SETTIMANALE DEGLI OPERATORI DELL’AGRICOLTURAdapag.29

dapa292

DA LUNEDÌ CON IO7

€ 2,50 Lunedì 12 Luglio 2010

NELL’INSERTO, LA TRANSAZIONE FISCALE E CONTRIBUTIVA

DI MARINO LONGONI

Spetta indubbiamente alla Campa-nia il primo posto nella speciale

classifica delle ordinanze comunali più eccentriche. Così a Bacoli (Napo-li) il sindaco ha vietato di bere con la cannuccia, mentre a Eboli è proi-bito baciarsi in auto; a Furore, co-mune della provincia di Salerno, non si possono tenere nani da giardino mentre a Positano è vietato cammi-nare con gli zoccoli nel centro del paese. Anche a Is Aruttas non scher-zano: il comune della provincia di Oristano è diventato celebre per aver introdotto il divieto di fumo anche in spiaggia; mentre sul bagnasciuga di Eraclea (Venezia) bisogna stare composti come a messa: è infatti proibito giocare a pallone, costru-ire castelli di sabbia, raccogliere conchiglie. Infine a Viareggio non si possono appoggiare i piedi sulle panchine, ma solo nei mesi di luglio e agosto Negli altri mesi si può

L’Italia del tutto proibito

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SetteIL PRIMO GIORNALE PER PROFESSIONISTI E IMPRESE

IN EV IDENZA

* * *

Primo Piano - Pub-blicità col filtro: per evitare il telemarke-ting occorrerà iscri-versi a un registro

Fisco/1 - Redditometro in forma-to famiglia: debuttano standard suddivisi per aree geografiche

Fisco/2- Rimborsi infrannuali Iva: vademecum per le istanze da inviare entro il 2 agosto

IN EDICOLAIL FORMULARIOPER LA GESTIONEDEL PERSONALE DEGLI ENTI LOCALI

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Milano, 15 luglio 2010

Palazzo delle Stelline, Corso Magenta, 61 Orario 9.30 - 13.00

Gli aspetti fi scali

della Manovra 2010

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2 Sabato 10 Luglio 2010

Silvio Berlusco-ni considera un atto di coraggio da parte dell’esecutivo sfidare

i malumori parlamentari ponendo la questione di fiducia sul provvedimento di risanamento della finanza pubblica. Pierluigi Bersani replica sostenen-do che, invece, la scelta della fiducia esprime la paura di una impossibilità di governare le tensioni interne alla maggioranza.

In realtà la sfi da tra la maggioran-za parlamentare uscita dalle elezio-ni e quella virtuale che uscirebbe da un’ipotetica intesa «repubblicana» tra le opposizioni e dissiden-ti della maggioranza, che era parsa materializzarsi qualche giorno fa, dopo il passo indietro di Aldo Brancher, sembra esser-si di nuovo inabissata. È questa ipotesi di ribalto-ne, costruita sull’esile trama di un’inte-sa per una riforma elettorale che ritorni al proporzionale, che ha rappresentato e forse tutt’ora rappresenta lo schema di riferimento delle diverse, anzi diver-sissime, forze che per una ragione o per l’altra puntano a una crisi di governo.

Però far cadere il governo sulla ma-novra fi nanziaria è quasi impossibile, sia per la richiesta di un esplicito voto di fi ducia, sia per la consapevolezza del danno che patirebbe l’economia italia-na dall’impossibilità di tenere sotto controllo la spesa pubblica. Inoltre per costituire un governo diverso e anzi in

sostanza opposto a quel-lo scelto dagli elettori, è necessaria una decisio-

ne di Giorgio Napolitano, che punta invece alla stabilità e alla creazione di condizioni che agevolino il dialogo tra le forze politiche per le riforme. D’altra parte anche la riforma elettorale, sulla quale dovrebbe saldarsi questa fanto-matica maggioranza arcobaleno, viene invocata da tutti i potenziali membri, ma in realtà non è affatto perseguita in modo omogeneo. I democratici, se ab-bandonano il maggioritario, rischiano di perdere il ruolo di punta e di alterna-tiva, mentre sarà un po’ diffi cile anche

per Gianfranco Fini, che si batte per il maggiori-tario da quando portava i calzoni corti, convertir-si improvvisamente alla tesi opposta. Questo non signifi ca che con la bat-taglia sui provvedimenti

economici, che probabilmente vincerà, Berlusconi abbia risolto tutti i problemi che insidiano la tenuta dell’esecutivo di legislatura. Il fatto stesso che si sia delineata, seppure solo sulla stampa, una maggioranza parlamentare a lui avversa, significa che il percorso di tutti i provvedimenti sarà accidentato e complesso. L’alternativa è quella di una soluzione delle tensioni interne al popolo della libertà, che richiede però uno spirito e uno stile del quale sia il premier sia il presidente della camera sembrano privi.

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IL PUNTO

Il governo non corre rischi, per mancanza di alternative

DI SERGIO SOAVE

ma di un’inte- economici, che

Fini e il Cav sempre più

incompatibili

I milioni di poveri delle aree inter-ne della Cina che, negli scorsi decenni, sono stati

brutalmente spostati verso le grandi città costiere (come Shanghai, Pe-chino, Canton e Hong Kong, per fare qualche nome) per costruire le nuove megalopoli lampeggianti come Las Ve-gas, sono stati, sinora, il solido motore dello sviluppo economico cinese. Questa immensa manodopera a bassissimo co-sto, senza protezioni sindacali di alcun tipo, assumibile e licenziabile istanta-neamente, adesso vuole tirare il fiato e, soprattutto, vuol partecipare al benes-sere che vede ogni giorno davanti agli occhi, specie nelle grandi città.

I leader del Pcc di Pe-chino hanno capito che il modello di sviluppo che sinora ha funzionato egregiamente e che era quasi esclusivamente basato sull’espan-sione forzata delle esportazioni, va inte-grato (e quindi corretto) con l’aumento della domanda interna. Non è, questo, un gesto di generosità verso i cinesi ma è una semplice necessità macroeconomica e geopolitica.

Infatti, la crisi economica e finan-ziaria internazionale, diffondendo in tutto il mondo la paura per il futuro, seminando la disoccupazione e facendo saltare molte imprese, ha ridotto i con-sumi nel mondo sin qui sviluppato. E ha ridotto così anche la domanda di beni e servizi cinesi. Pertanto, se la Cina vuol

continuare a crescere (e, a questo punto, non ne può fare a meno) essa

deve cercare di sostituire quella parte di domanda internazionale che è venuta meno, a causa dell’avversa congiuntura, con un almeno corrispondente aumento della domanda interna.

Quest’ultima, inoltre, serve anche da risarcimento parziale nei confronti di chi, in Cina, ha costruito grattacieli e fatto andare le fabbriche e che, se con-tinuasse a essere tenuto nel sottoscala sociale, potrebbe stancarsi di questo suo destino da dannato della terra e innescare un corto circuito di proteste

che potrebbero sfociare anche in sommosse.

Da qui la decisione di Pechino di lasciare aumentare i salari e di sganciare la valuta cinese (il renmimbi) dal dollaro. Un renmimbi più caro ri-

spetto al dollaro si traduce in un aumento del prezzo (in dollari) dei prodotti esporta-ti ma anche nella diminuzione del prezzo delle merci delle società occidentali che, a questo punto, potrebbero essere acquista-te a più buon mercato da parte dei cinesi i quali, anziché investire in valute (dollari ed euro, soprattutto) cominceranno a in-vestire in società occidentali. Insomma, il modello cinese sta cambiando pelle. Alla velocità del fungo cinese. Mentre il resto del mondo sviluppato gira su se stesso, in-capace di riconoscere quale sia la strada opportuna sulla quale incamminarsi.

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o sull’espan- spetto al dollaro

Il boomda export

non è infi nito

DI PIERLUIGI MAGNASCHI

L’ANALISI

Pechino vuol fare imparareil consumismo ai cinesi

I C O M M E N T I

DI GIAMPIERO DI SANTO

Dire che si è scatenata una rivolta è dire poco. Più che altro, a San Marino, un tempo pacifi ca repub-blica sul Monte Titano, è scoppiato un putiferio.Con tanto di titoli di giornale e grandi fotografi e che mo-strano alcuni esponenti del parlamento sammari-nese in camicia verde, ne-anche fossero deputati e senatori della Lega Nord. C’è qualcuno che titola ap-punto: «Camicie verdi» e parla di una delibera ver-gogna. Ma che è successo a San Marino per giustifi -care tanta indignazione? Pare che, secondo quanto racconta uno dei princi-pali quotidiani locali, la Tribuna di San Marino, sia venuta alla luce una delibera del governo che stanzia 90.000 euro in favore della Padania. Sì, proprio del quotidiano organo della Lega Nord di Umberto Bossi che con il Monte Titano, per dirla alla Di Pietro, non ci az-zecca niente. Eppure, in

un momento di crisi come quello che morde alle cal-cagna anche San Marino, secondo la stampa locale «è emersa la delibera che regala 90mila euro alla

Padania, un giornale di un altro Paese e legato ad un partito politico». Una decisione defi nita inaccet-tabile, soprattutto dopo che «240mila euro sono stati dati a un’agenzia

di stampa (italiana, ndr) per fare l’ufficio stampa al governo» e soprattut-to dopo che «la legge per il sostegno all’editoria è stata fi nanziata con soldi insuffi cienti per rimbor-sare neppure il 50% del 7% del costo del prodot-to editoriale che lo stato deve alle testate locali», lamentano i quotidiani. Che non fanno sconti al governo quando si tratta di menare fendenti: «È indubbio che non trova giustificazioni spendere 90.000 euro di denaro pub-blico per fare pubblicità sulla Padania, dopo aver-ne spesi 240.000 per una Adn Kronos tutt’altro che presente», si può leggere ancora in commenti che non è esagerato defi nire furibondi, ricchi come sono di espressioni tipo «vergogna» e «indignazio-

ne». Amara la conclusione: «Questa spesa non ha sen-so, se non quello di aggra-ziarsi il partito di Bossi-Tremonti, e con pochi se non assenti risultati».

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IL CASO DEL GIORNO

Bufera a S. Marino per 90 mila euro di pubblicità alla Padania di Bossi

DI MARCO BERTONCINI

La manovra dovrà passare, ma il prezzo politico della du-plice fi ducia sarà pesante. Le tensioni nella maggioranza sono palpabili, non soltanto tra i finiani: le quote latte aggiungono polemica a pole-mica. I rapporti con le regioni sono incrinati. Se scontata è la rottura con le giunte di centro-sinistra, la rivolta sia delle amministrazioni disa-strate (guidate dalla Polveri-ni), sia delle regioni del nord (sintomatico l’atteggiamento di Formigoni), lascerà rancori nel Pdl, per tacere negli am-ministratori leghisti. L’impo-sizione di un testo precotto sarà subìto con insofferenze da molti senatori di maggioranza e ancor più sembrerà intolle-rabile ai deputati, chiamati a un ruolo di mera ratifi ca.

La manovra è stata mal allestita fi n dall’inizio. Pru-denza, saggezza, esperienza politica avrebbero richiesto un minimo di consultazioni preventive. Sarebbe stato preferibile un ritardo di alcu-ni giorni anziché l’indecoroso spettacolo odierno: continue

ristesure, pretesi refusi, an-nunci smentiti. Informare prima (pur senza cercare a priori un consenso impossibi-le da ottenere con una legge così opprimente e fi scalista) avrebbe evitato qualcuno dei troppi incidenti che segnano un itinerario che si sapeva difficile e che proprio per questo era bene non rendere ancor più complicato.

Un’ennesima approvazione a scatola chiusa, mediante un mega emendamento, duplica-ta alla Camera, non solo in-genererà l’ira del presidente di Montecitorio, ma pure spingerà il centro-sinistra, il giorno in cui per incapacità altrui tornasse al governo, ad agire ancor peggio. Tacciamo poi delle reazioni che potreb-bero domani arrivare dalla Corte costituzionale. Vero-similmente, solo Napolitano fi rmerà rassegnato.

Perché si è agito così caoti-camente e imprudentemen-te? Verrebbe da condividere la rassegnata esclamazione di Friedrich Schiller: «Contro la stupidità, neanche gli dèi possono lottare».

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LA NOTA POLITICA

Una manovra pasticciatada dilettanti allo sbaraglio

Umberto Bossi

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3Sabato 10 Luglio 2010Sabato 10 LugP R I M O P I A N O

Ma le regioni, sulla mancata rimodulazione dei tagli, minacciano di restituire le deleghe

Il governo tende la mano ai comuniEntro luglio le nuove imposte municipali e provinciali

DI FRANCO ADRIANO

Da non credere. All’uscita del vertice del governo con le Regioni e gli enti locali, il governatore Pdl

della Lombardia, Roberto Formi-goni, minacciava di restituire le deleghe sulla mancata rimodula-zione dei tagli, mentre il sindaco Pd di Torino, Sergio Chiampari-no, sembrava tutto contento per il clima di dialogo e collaborazione che c’era stato. Da parte del go-verno, dunque, c’era stata mano tesa ai Comuni facendo brutto muso con le Regioni? Sembre-rebbe proprio di sì, anche a giu-dicare dai comunicati di tutte le parti in causa che sono seguiti. L’Anci (Associazione Nazionale dei Comuni italiani), sull’incon-tro con il presidente del consi-glio Silvio Berlusconi, i ministri dell’Economia, Giulio Tremonti e della Semplificazione norma-tiva Roberto Calderoli, al di là di un generico giudizio negativo, ha preso atto che il governo ha accettato la richiesta di anticipa-re da subito il decreto delegato sul federalismo municipale, così come la attribuzione ai Comuni della funzione del Catasto. Non solo. Anci e governo hanno an-che concordato sulla possibilità di una revisione, fra settembre ed ottobre, delle modalità del

contributo che sarà richiesto al comparto (eventuale elimina-zione dei tagli ai trasferimenti e sblocco dei residui passivi), nel caso in cui i dati di finanza pub-blica non peggiorino, nonché di una revisione del patto di stabi-lità interno. Insomma, l’avvio del federalismo fiscale nei Comuni e l’attribuzione delle funzioni cata-stali, ha portato ad un inaspetta-to accordo positivo che spiega il sorriso di Chiamparino all’uscita da palazzo Chigi. E la soddisfa-zione di Tremonti: «Dall’impegno per il federalismo municipale de-riverà maggiore trasparenza nei confronti dei cittadini e la possi-

bilità di recuperare evasione fi-scale», ha sottolineato il ministro dell’Economia. Il fatto che la soddisfazione sia di entrambe le parti emerge anche dalle parole del presidente dell’Unione delle Province d’Italia, Giuseppe Ca-stiglione: «L’apertura al dialogo e al confronto con il presidente Silvio Berlusconi, e con il mini-stro Giulio Tremonti, ha prodotto risultati significativi: il governo oggi si è impegnato a definire il decreto attuativo del federalismo fiscale sull’autonomia tributaria delle Province entro settembre. Un passaggio che come Upi ri-teniamo fondamentale». Ma se i

Comuni e le Province ridono, le Regioni continuano a piangere. L’arrabbiatura di Formigoni, lo stesso interessato l’ha spiegata così: ««Non possiamo che re-stituire tutte le deleghe della Bassanini. Abbiamo spiegato una volta di più al governo le nostre posizioni, cioè che questa manovra è insostenibile perché si ripercuote sui cittadini impe-dendoci di dare i servizi essen-ziali. Abbiamo avanzato le nostre proposte ragionevoli, sulla quali volevamo aprire un confronto. Ci è stato risposto che la manovra è immutabile anche nella sua composizione», ha concluso il go-

vernatore davanti ad una selva di microfoni e taccuini davanti a palazzo Chigi, «Il che ci appa-re francamente poco motivato». Quali saranno le deleghe che potranno essere restituite allo Stato, lo ha spiegato il presiden-te della conferenza delle Regioni, Vasco Errani: «Il problema del taglio dei dieci miliardi di euro sui trasferimenti ci mette nelle condizioni di non poter eserci-tare le competenze su trasporto pubblico locale, famiglia, non au-tosufficienza, fondo sociale, fondo per le imprese, di cui le regioni hanno la responsabilità».

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DI MARCO BERTONCINI

Necessario o superfluo, il congresso del Pdl? Ieri, mentre Gianni Aleman-no su Il Tempo avvertiva che nel Pdl «servono i congressi», due deputati

di origine aennina su Libero ammonivano: «Il Pdl ha linea e leader. Inutile il con-gresso chiesto dal fondatore». Non è la prima volta che il sindaco di Roma insiste sulla necessità di un congresso, che a suo tempo Silvio Berlusconi aveva a mezza bocca assicurato potersi tenere presto, senza però fissare tempi certi. È invece la prima volta che si sentono voci così seccamente contrarie allo svolgimento del congresso.

Che si possano celebrare lunghe liturgie di assemblee ai vari livelli territoriali, con conteggi di tessere, votazioni, tesi contrapposte e infi ne una verifi ca nazionale, Berlusconi non l’ha mai ritenuto possibile per il proprio partito. Le decisioni, per lui, si assumono in ristretti cenacoli di consiglieri e sono per prassi mere ratifi che di quanto il capo ritiene opportu-no. Se proprio si dovesse andare a un congresso, Berlusconi lo vorrebbe condotto per acclama-zione, come sempre ha fatto con Fi e con la fondazione del Pdl (e come lo stesso Fini fece da presidente di An). C’è, poi, la questione del tesseramento. I dati uffi ciali del bilancio 2009 indicano poche decine di migliaia d’iscritti. Il

milione di aderenti preconizzato da Berlusconi lo scorso Natale è un sogno, posto che un po’ tut-ti (compreso Alemanno nella citata intervista) parlano delle necessità di completare (alcuni dicono addirittura di avviare) il tesseramento. Mario Valducci, organizzatore di circoli, ri-prendendo una sua consolidata tesi ha asserito:

«Il Pdl non può essere struttura-to come un partito novecentesco, basandosi unicamente sul tesse-ramento». Sembra che Berlusconi abbia respinto l’idea di sconfi ggere Fini con pacchetti di tessere predi-sposti dai coordinatori.

Manca, dunque, qualsiasi chia-rezza, qualsiasi certezza, qualsiasi prospettiva concreta in merito al congresso del Pdl. È il partito-non partito che viene fuori, ancora una volta, con l’aggravante delle diu-turne contestazioni dei fi niani. Si poteva restare nell’ambiguità di una formazione priva di dialetti-

ca interna e in buona sostanza attrezzata sol-tanto per dar voce e spazio a Berlusconi e al governo, fi n quando non è emerso il dissenso di Fini. A quel punto, riesce diffi cile osteggiare l’ipotesi stessa di un congresso, pur se proba-bilmente il desiderio di Berlusconi sarebbe che Fini togliesse direttamente il disturbo (il «fuori dalle palle!» invocato da Iva Zanicchi) senza costringere il partito ad attrezzarsi per una battaglia di assise.

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L’ipotesi lanciata da Alemanno è stata bocciata da Valducci

Pdl, sul congresso riemerge il partito-non partito

Attenzione al Senato. Una semplice battuta del fi niano Italo Bocchino, sulla possibilità che una listarella dell’1,5 per cento nazionale possa determinare sconquassi nelle ele-zioni per palazzo Madama, non è passata inosservata. Molti ne hanno tratto la convinzione che Gianfranco Fini possa prepararsi a scendere in campo con un partito proprio, uti-lizzando la rete di Generazione Italia. D’altra canto, pare che più di una volta Silvio Berlusconi sia sbottato asserendo che Fini è valutabile ben sotto il quattro per cento.

Il grave è, appunto, che quand’anche contasse meno del due per cento e corresse per conto proprio, una li-sta fi niana potrebbe recare non pochi sconquassi. Non a Montecitorio, questo al momento pare certo. In effetti, quando si parla di elezioni anticipate (nei palazzi romani a discuterne sono molti, a crederci pochi, ad auspicarle nessuno), nessuno dubita che rebus sic stantibus l’alle-anza Bossi-Berlusconi avrebbe ragione del Pd, alleato ancora con l’Idv, alla Camera. Anche senza gli autonomi-sti di Lombardo. Anche senza, appunto, Fini. Ovviamente il discorso cambierebbe nel caso il centro-sinistra im-barcasse uno o più frammenti della sinistra (comunisti, vendoliani, radicali, verdi…). Al Senato, invece, ove la partita si gioca regione per regione, la battaglia si presen-terebbe più incerta. Non è un caso che nei vertici del Pdl sia più volte emersa la volontà di non puntare sulle urne: a parte i problemi legati all’atteggiamento del Quirinale, alla nomina di un altro presidente del Consiglio, al for-marsi di una maggioranza parlamentare nuova, ci sarebbe sempre il dubbio sui dati del Senato. Il rischio di vincere Montecitorio e perdere palazzo Madama per Berlusconi sussisterebbe. È vero che la perdita, come un po’ trion-falisticamente ha sostenuto Libero, potrebbe limitarsi a un pugno di senatori; ma le incertezze sussistono.

Questo spiega i tentativi, più volte attuati di recente, di ricondurre nel centro-destra l’Udc. Casini ha mille ragioni per non farsi avanti oggi, con i pasticci in cui si è fi ccata la maggioranza. In autunno, potrebbe essere diverso.

Cesare Maffi© Riproduzione riservata

Se si vota, Berlusconi deve fare attenzione al senato

Vignetta di Claudio CadeiIl vertice delle regioni con il governo

Silvio Berlusconi

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4 Sabato 10 Luglio 2010 P R I M O P I A N O

Al senato ultimi correttivi alla manovra. E il governo ritira l’emendamento pro Fininvest

Quote latte, Galan non si dimetteIl Cav e Letta lo rassicurano: la proroga delle multe sarà rivista

DI ALESSANDRA RICCIARDI

La vendetta è un piatto che va servito freddo. Ed è quanto si appresta a fare Giancarlo Galan, mini-

stro dell’agricoltura che ieri ha dovuto subire «l’affronto» di ve-dere approvato in commissione bilancio al senato -con un solo voto di maggioranza- l’emenda-mento alla manovra che congela il pagamento delle multe per chi ha sforato le quote latte. Una bat-taglia, quella per la proroga dei pagamenti, si cui si è fatto porta-bandiera il Carroccio. Ma Galan conta di rimettere le cose a posto nella sfida che lo vede contrap-posto alla Lega. E nel frattempo ha congelato le dimissioni da ministro annunciate alla vigilia del varo del contestato emenda-mento. A farlo desistere un po’ tutta la maggioranza. A partire dal premier, Silvio Berlusconi, che lo ha visto riservatamente a Palazzo Grazioli. A seguire, il sottosegretario Gianni Letta, che ieri, prima del consiglio dei ministri, gli ha mostrato la mole di fax di protesta degli allevato-ri «onesti» pervenute a Palazzo Chigi. «Sono i tuoi migliori soste-nitori, stai tranquillo», avrebbe detto Letta. Tanto che di dimis-sioni durante la seduta del cdm neanche si sarebbe parlato. Le

rassicurazioni giunte sarebbero tali e tante che il ministro delle politiche agricole è fiducioso che l’emendamento approvato non avrà vita lunga. Anzi, complice il braccio di ferro sul latte, Ga-lan conta di portare a casa anche qualche finanziamento ad hoc per il settore su cui inizialmente il ministero dell’economia non era disposto ad aprire i cordoni della borsa. L’intenzione del go-verno sarebbe quella di non ri-proporre la norma, in assenza di un parere favorevole dell’Unione europea, nel maxiemendamento con cui la prossima settimana, complice il ricorso al voto di fi -ducia, l’aula del senato licenzierà il decreto correttivo dei conti pub-blici. Del resto, il congelamento non sarebbe così caro neanche all’intera Lega Nord. Che pure tra gli allevatori leghisti c’è chi, ed è la maggioranza, le multe le ha già pagate. E proprio non gli va giù di vedersi ora penalizza-to a vantaggio dei furbetti della stalla. Sulla vicenda è stata già messa in allerta l’Unione euro-pea, visto che i profili sanziona-tori non mancano. Anzi, come si rivela nel servizio in pagina, la bocciatura è già pronta. Quando sarà formalizzata anche alla pre-sidenza del consiglio, nelle pros-sime ore, il governo non potrà che prenderne atto .

Altro colpo di scena si è regi-strato ieri sull’emendamento go-vernativo di riforma del processo civile che conteneva, ha attaccato il Pd, anche una norma di favore per la Fininvest nel giudizio che la contrappone alla Cir. Davanti alla contestazioni e ai dubbi, su metodo e merito, sollevati dalla stessa maggioranza pure nei confronti della seconda versione della proposta di modifica, il governo in mattinata l’ha ritira-ta. «Accelerare i tempi del processo civile è un obiettivo condiviso an-che dal Pd», ha commen-tato Giovanni Legnini, senatore del Pd e compo-nente della Bi-lancio, «ma va fatto

in maniera corretta e non di certo con emendamenti improvvisati e dai dubbi risvolti, ad iniziare da quelli legati al lodo Mondadori».

Tra le ultime modifiche appro-vate, mentre la commissione sia avviava a chiudere in nottata l’intero pacchetto emendativo, quello a firma di Salvo Fleres e

Candido De Angelis, se-natori che rappresenta-no entrambe le anime del Pdl, di soppressio-ne dell’agenzia per la gestione dell’albo dei segretari comuna-li. «È un organismo

pletorico, costituito da ben 168 consiglieri di

amministrazione, per il cui

funzionamento le amministra-zioni provinciali e comunali ver-sano nelle casse dell’agenzia circa 100 milioni di euro l’anno, è un bene averlo soppresso», spiegava Pompeo Savarino, segretario comunale e presidente dell’as-sociazione dei giovani dirigenti delle pubbliche amministrazioni. Con la soppressione dell’Agenzia, e il trasferimento delle funzioni al ministero dell’interno, il costo annuo per lo svolgimento delle relative funzioni si attesterebbe sui 40 milioni, con un risparmio di 60 milioni di euro l’anno.

Ora le attenzioni sono tutte concentrate sui lavori dell’aula di Palazzo Madama, dove martedì prossimo, salvo novità dell’ul-tima ora, il governo presenterà il maxiemendamento completa-mente sostitutivo della manovra per porlo al voto di fiducia. «Ci siamo impegnati a non inserire nel futuro maxiemendamento nuove questioni rispetto a quelle già esaminate dalla commissione bilancio», ha spiegato il sottose-gretario all’economia Luigi Ca-sero. Ma sono previste eccezioni. Come l’allungamento da 5 a 10 anni per il rimborso rateale delle tasse dovute dai cittadini abruz-zesi colpiti dal sisma. E come il ritiro della proroga per il paga-mento delle multe sul latte.

© Riproduzione riservata

DI LUIGI CHIARELLO

Mentre il governo trova la qua-dra per disinnescare la bom-ba tutta interna alla mag-gioranza, legata al mancato

rispetto delle quote latte, da Bruxelles arriva velocissima la sonora bocciatura dell’emendamento alla manovra, pre-sentato dal relatore, Antonio Azzollini e approvato ieri mattina dalla commissio-ne bilancio al senato. Emendamento, che consente agli splafonatori di non pagare fino al 31 dicembre prossimo le multe dovute entro il 30 giugno scorso. Il pat-to, siglato in consiglio dei ministri tra il capo del dicastero alle politiche agricole, Giancarlo Galan, e i ministri leghisti sostenitori della proroga, prevede infatti l’inserimento della misura salva-multe nel corpo del maxiemendamento alla ma-novra, su cui il governo porrà la fiducia. Qualora, nel frattempo, però, giungesse da Bruxelles il no allo slittamento delle sanzioni, l’emendamento Azzollini dovrà essere immediatamente stralciato dal corpo della manovra (anche se, va detto, nella stesura finale della norma approva-ta in commissione bilancio nulla si dice in merito a una previa approvazione Ue). In ogni caso, la bocciatura di Bruxelles è ar-rivata immediata. In una lettera spedita ieri dal commissario all’agricoltura, Da-cian Ciolos, al ministro Galan, e che Ita-

lia Oggi è in grado di anticipare, si legge a chiare lettere: «Non c’è alcun dubbio che la sospensione dei pagamenti, prevista dall’emendamento, sarebbe non solo in netto contrasto con il diritto Ue, ma anche con i ripetuti impegni, assunti a livello politico dal governo italiano, di imporre una rigorosa ed efficiente applicazione del regime delle quote latte in Italia». Quindi Ciolos continua: «Sospendere i pagamenti sarebbe non solo in contrasto con la deci-sione 2003/530/Ce, ma priverebbe anche gli agricoltori italiani interessati dei van-taggi finanziari di quel piano che consiste nel pagare i prelievi senza interessi su 14 anni invece di pagare l’intero debito in

una unica soluzione». La missiva è du-rissima. Secondo Ciolos «se sospendesse l’applicazione di tale piano l’Italia sareb-be ancora più distante dall’adempimento dei suoi obblighi di riscossione ai sensi del diritto Ue». E ancora: «Se l’emendamento dovesse essere adottato la commissione sarebbe costretta ad avviare la procedura appropriata ai sensi del Trattato». Per la cronaca, la copertura finanziaria stimata della misura ammonta a 5 mln di euro; cifra che, secondo quanto risulta a Italia-Oggi, sarebbe poi lievitata a 7-8 milioni di euro, per via di un errato conteggio della prima e della seconda rata.

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Ecco la missiva del commissario Ue Ciolos che mette in guardia l’esecutivo

Ma l’Europa ha già bocciatolo slittamento dei pagamenti

Giancarlo Galan

Stralcio della lettera Dacian Ciolos

Ho letto su Italia Oggi di venerdi 9 luglio una notizia che mi riguarda, dal titolo «Il banchetto di Galan», firmata da Donato de’ Bardi, in cui si afferma che al Mini-stero delle politiche agricole alimentari e forestali «si banchetta anche in tempo di crisi e di tagli». Mi sono soffermato su queste poche righe per capirne bene il senso. Senso che però mi sfugge, dal momento che è sotto gli occhi di tutti, specie in questi giorni, il mio impegno contro iniquità e sperperi di ben altro livello. Sempre in questo articolo, poi, il mio nome è in qualche modo accosta-to a quello di Alfonso Pecoraro Scanio. Anzi, meglio, alle «libagioni da leggen-da metropolitana» che sarebbero state consumate durante la sua permanenza nel Ministero di cui oggi ho io la respon-sabilità. «Libagioni», appunto, che si sa-rebbero ripetute, a quanto viene riferito dal Suo giornale, l’altro giorno qui a via XX Settembre. Da una lettura attenta del suddetto ar-ticolo si può però capire che il rinfresco è stato preparato e organizzato intera-mente dalla Provincia di Fermo, sempli-cemente ospite del Ministero, a seguito della presentazione del libro «Le donzel-lette monsampietrine». A dire il vero, il punto centrale dell’episodio in questione resta proprio l’interesse per un’iniziati-va editoriale, che fa parte delle consue-te attività culturali promosse da questo Ministero da molti anni.

Giancarlo GalanMinistro delle politiche agricole

LETTERA

Il rinfrescoera di Fermo

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5Sabato 10 Luglio 2010Sabato 10 LugP R I M O P I A N O

Il Carroccio si comporta come Berlusconi con Fini. In gioco ci sono partite importanti per la Padania

Per la Lega Formigoni è di troppoBossi dà ordine ai suoi di ignorare il governatore lombardo

DI ANTONIO CALITRI

La Lega Nord fa tesoro della nuova strategia di ignora-re il nemico Gianfranco Fini, appena lanciata da

Silvio Berlusconi e la applica subito a Roberto Formigoni. Che disconosce anche come go-vernatore della Lombardia e sulla Padania eleva il vice presi-dente del Pirellone Andrea Gi-belli a pari grado di Luca Zaia e di Roberto Cota. La guerra tra la Lega Nord è il governato-re lombardo è a una svolta. In gioco ci sono tre partite impor-tantissime e delicate. La suc-cessione al premier Berlusconi alla quale si è candidato anche Formigoni e dove la Lega Nord punta tutto sull’attuale ministro dell’economia Giulio Tremonti. La poltrona più importante del Pirellone dove Umberto Bossi è pronto a sedersi o a spingere Gi-belli nel caso l’attuale governato-re decida di lasciarla per correre alla premiership 2013 o appena dovesse fare qualche passo falso. Infine, oltre a fare ombra su due obiettivi cari al partito del Car-roccio, il quattro volte governa-tore della regione più importan-te della Padania e mancante al medagliere dei leghisti ha pure

un altro fronte aperto. La rivolta delle regioni contro la manovra che rischia di azzoppare anche il processo federalista appena av-viato. Come combattere allora il potente governatore lombardo? Hanno tentato con lo scontro diretto cercando addirittura di soffiargli la ricandidatura, ma la battaglia è stata persa misera-mente. Hanno tentato di fargli una guerra diretta e indiretta al suo granaio elettorale di Comu-nione e Liberazione ma anche qui nisba. Ai presunti sprechi formigoniani denunciati dalla Lega Nord come la sponsoriz-

zazione del Meeting dei popoli di Rimini, costata 234 mila euro alle casse lombarde, la stampa a lui amica ha subito risposto con un elenco di sprechi leghisti da fare impallidire. Dai 700mila euro per la sponsorizzazione del VolgarEloquio, un festival di mu-sica dialettale, al contributo di 290mila euro per i concerti del cantante padano Davide Van de Sfroos, molto amato in via Bellerio; solo per citare due passi della lista pubblicata sul Rifor-mista. Così, se scontro diretto e veleni non fanno che rafforzare il governatore, meglio ispirarsi

a chi sa davvero come togliere di mezzo i propri nemici. Berlusco-ni appunto, che dopo il viaggio in Brasile e le ultime ruggini con i finiani, ha dato ordine ai suoi di abbandonare lo scontro diretto e ignorare qualsiasi uscita del presidente della Camera, per lasciarlo bollire nel suo brodo. Bossi, ha preso al volo l’idea e l’ha subito declinata sul suo principale competitor. A parti-re dallo scontro sulla manovra dove Formigoni si è trasformato nel leader dei contestatori sca-valcando addirittura i più san-guigni presidenti di sinistra per tentare di arginare il crescente potere tremontiano.

La Padania, parlando della manovra e delle regioni ha subi-to declinato l’ordine del senatùr in un titolo in prima pagina che vale più di mille parole: «Cota, Zaia e Gibelli a difesa dei buo-ni - Alla vigilia della conferenza Stato-Regioni, il governatore del Veneto Zaia, del Piemonte Cota e il vice presidente della Lom-bardia, Gibelli hanno una linea comune: le Regioni virtuose non siano penalizzate». Dove dalla partita è scomparso proprio il governatore più pesante, l’odia-to Formigoni.

© Riproduzione riservata

A palazzo Madama i sena-tori temono le zanzare e i virus che diffondono. Lu-nedì, proprio al Senato, si terrà la tavola rotonda «Virus del Nilo e malattie emergenti: politiche, ge-stione e comunicazione del rischio», organizzata da Reti. L’argomento sarà discusso dalla senatrice Dorina Bianchi con esper-ti del settore: la febbre del Nilo è una malattia virale trasmessa dalle zanzare e provocata dal West Nile virus che può causare meningoencefalite anche nell’uomo. Negli ultimi anni l’epidemia è in co-stante aumento: il primo focolaio italiano risale alla tarda estate del 1998, e due anni fa la febbre del Nilo è ricomparsa in Italia nell’area del delta del Po interessando Emilia Roma-gna, Lombardia e Veneto.

Sebastiano Luciani© Riproduzione riservata

Al senatoil virus del Nilo

DI DIEGO GABUTTI

Con l’aria soddisfatta di chi l’aveva detto, malpensanti e contenti d’esserlo, i grandi in-quisitori del Fatto quotidiano,

subito imitati dai piccoli giustizieri bergamaschi di Li-bero e del Giornale, hanno dato notizia dell’emendamento col quale alcuni deputati del Parti-to democratico, tra cui il magistrato Felice Casson, hanno chiesto nei giorni scorsi l’im-munità per il capo dello stato «rela-tivamente a due particolari reati»: alto tradimento e attentato alla Co-stituzione.

Sa il cielo cosa passasse nella testa dei parlamentari che hanno presentato l’emendamento. Mentre l’intera opposizione, da anni, è mobilitata contro le leggi che cercano di garantire l’immunità al presidente del consiglio (leggi dette «ad perso-nam» perché il premier è chi sappiamo, leggi per lo stesso motivo dette anche infami e, a scelta, incostituzionali) ecco che questi sempliciotti presentano un emendamento per estendere gli «squal-

lidi privilegi» sanciti da questa «legge famigerata» al presidente della repub-blica. «Nessuno tocchi Caino» aveva in-timato l’Altissimo qualche tempo dopo la Genesi, quando la Creazione gli sta-va ormai sfuggendo di mano, come la

Creatura al Baro-ne Frankenstein. Casson e compa-gni vogliono che nessuno tocchi Giorgio Napoli-tano casomai si rendesse colpevole (o qualcuno anche solo lo accusasse) d’alto tradimento oppure d’attenta-to alla costituzio-ne. Che si tratti d ’uno scherzo? Una «zingarata» tipo Amici miei? E se fossimo su Candid camera? Eh, magari. Di-sgraziatamente è

soltanto un altro giorno d’ordinaria fol-lia nel parlamento della repubblica.

C’è gente, è vero, che non supere-rebbe la prova del palloncino già alle nove del mattino. Alcuni risulterebbe-ro positivi anche prima delle otto. Ma dubitiamo che a quell’ora il bar della bouvette di Montecitorio serva supe-ralcolici e soprattutto ci rifi utiamo di credere che tra i rappresentanti del popolo ci siano degli ubriaconi. Cocai-

nomani o peggio può darsi, puttanieri e fi nanco transessualieri impossibile negarlo, corrotti d’accordo e, quanto poi a imbroglioni, ringraziando il cielo, ce ne sono in abbondanza. Ma alcolisti no, alcolisti mai. Abbiamo già escluso lo scherzo. Possia-mo anche esclude-re che, con la loro iniziativa sconsi-derata, Casson e gli altri deputati del partito demo-cratico volessero mettere Giorgio Napolitano nei guai suggerendo che l’armadio del presidente della repubblica nascon-de degli scheletri. Quindi dev’essersi trattato (delle due l’una, volere o vo-lare) d’una svista o d’un colpo di sole.

Propenderei per il colpo di sole: capita che, orfani delle ideologie, i politici perdano la trebison-da per non essersi riparati la testa con un cappello di carta (come muratori neorealisti) quando attraversano con aria solenne piazza Montecitorio diret-ti, nel migliore dei casi, da Fortunato al Pantheon, nel peggiore in un alber-ghetto equivoco. Erano evidentemente in preda al delirio, come gli esplorato-ri delle barzellette che attraversano

il deserto barcollando da un miraggio all’altro. Giorgio Napolitano ha reagito con giustifi cata indignazione alla pre-sentazione dell’emendamento e alle piazzate giornalistiche che ne sono se-guite. Ma non ha infi erito sui deputati

che hanno espo-sto la presidenza della repubblica agli attacchi dei titolisti idrofobi sempre di guardia al bidone di ben-zina della salute pubblica. È stato buono. Invece di prendersela con Casson e soci, ha preferito prender-sela con i gazzet-tieri.

Vero che a pren-dersela con i gior-nalisti (specie con le fi rme piccole e grandi, ma per lo più medie, della

stampa ideologizzata) non si sbaglia mai. I gazzettieri sono peccatori, ma in quest’occasione, bisogna riconoscer-lo, hanno soltanto rilanciato la palla. Dietro la «zingarata», a sciorinare la «supercazzola», per una volta non c’erano i giornalisti giacobini ma gli onorevoli dell’opposizione. Tarapìa ta-piòco! Brematurata la supercazzola o scherziamo?

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I GIURISTI DI BERSANI, COLTI CON LA MANO NELLA MARMELLATA, HANNO POI SBARACCATO TUTTO

I guru del Pd e l’immunità ad personam per NapolitanoE il presidente della Repubblica, anziché prendersela con loro, attacca i giornalisti

Roberto Formigoni

dei parlamentari

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soltanto un altro gior

Escluso lo scherzo alla Amici miei, allontanato

anche il dubbio che i Pd estensori del ddl fossero in preda ai fumi dall’alcol,

rifi utato di credere che essi volessero mettere il presidente Giorgio Napolitano nei guai

suggerendo che l’armadio del presidente della Repub-

blica nasconde degli scheletri, deve essersi tratta-

to o di una svista oppure di un colpo di sole

a che, orfani delle

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Propenderei per il colpo di sole. Capita che, orfani delle ideologie, i politici

perdano la trebisonda per non essersi riparata la testa

con un cappello di carta (come muratori neorealisti)

quando attraversano, con aria solenne, piazza

Montecitorio, diretti, nel mi-gliore dei casi, nel ristorante da Fortunato al Pantheon,

nel peggiore in un alberghetto equivoco

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6 Sabato 10 Luglio 2010 P R I M O P I A N O

Si ini amma la polemica sulle risorse. Covip, Isvap e Agcom contro Antitrust e Commissione scioperi

Scoppia la guerra tra AuthorityAlcune devono fi nanziare altre in diffi coltà di bilancio. Ed è caos

DI STEFANO SANSONETTI

Ormai è guerra aperta. Nel variegato mondo della Autorità indi-pendenti nostrane sta

andando in scena uno scontro duro, dagli esiti imprevedibili. L’oggetto del contendere sono le risorse che servono a finanziare le varie strutture. Chi ha cana-li di finanziamento sufficienti a tirare avanti è costretto a dare, obtorto collo, risorse a chi invece è in difficoltà di bilancio. È il frut-to di un meccanismo temporaneo escogitato dal governo, cosiddetto di «solidarietà», che però sta cre-ando più di un mal di pancia. Si consideri quello che è successo il 30 giugno scorso in un’audizione alla camera dei deputati di Anto-nio Finocchiaro. Il presidente della Commissione di vigilanza sui fondi pensione, di fronte alla commissione affari costituziona-li che sta svolgendo un’indagine conoscitiva sul settore, ha lamen-tato il fatto che tre milioni di euro della sua Authority, nel prossimo triennio, dovranno andare a so-stenere la Commissione di ga-ranzia per lo sciopero nei servizi pubblici essenziali, oggi guidata da Giovanni Pitruzzella.

«Non si può non cogliere l’occa-sione», ha detto Finocchiaro, «per esprimere perplessità su mecca-nismi di carattere per così dire solidaristico posti in essere con l’ultima legge fi nanziaria che ha previsto, seppure in via tempora-nea, con riferimento al prossimo triennio, un trasferimento delle risorse fi nanziarie dall’una all’al-tra Autorità in funzione della si-tuazione di bilancio delle stesse». Per la Covip questo signifi ca «il trasferimento, per i prossimi tre anni, di 1 milione di euro all’anno, pari al 10% del proprio bilancio,

dalla stessa Covip alla Commis-sione di garanzia per lo sciopero nei servizi pubblici essenziali».

Il problema di fondo è quello della fi losofi a di fi nanziamento dei vari organismi. Normalmen-te i canali di approvvigionamento sono tre: il contributo pubblico, i contributi versati dagli enti vigi-lati, le risorse derivanti dall’ir-rogazione delle sanzioni. Alcune Authority, a seconda del canale, riescono tranquillamente a far quadrare i conti, altre invece van-no in diffi coltà. Tra queste ultime spicca sicuramente l’Antitrust di Antonio Catricalà (recente-mente in odore di trasferimento

alla Consob). Lo stesso numero uno dell’Antitrust, in un’audi-zione di fronte alla stessa com-missione affari costituzionali di Montecitorio (vedi ItaliaOggi del 23 aprile 2010), aveva rilanciato un’idea che in un primo momento sembrava aver convinto anche il ministero dell’economia: creare un fondo, gestito dal dicastero di via XX Settembre, a cui far affl u-ire tutte le entrate delle Autorità che, successivamente, verrebbero ripartite a valle tra le strutture stesse a seconda delle necessità. «Noi pensiamo che il meccani-smo sia valido», aveva detto ad aprile Catricalà, «perché non

crediamo che se qualcuno paga una fee all’Antitrust la stessa sia dell’Antitrust: è sempre del set-tore pubblico. Ugualmente non pensiamo che se Telecom paga qualcosa all’Agcom il contributo sia di quest’ultima». Il ragiona-mento, qualche giorno dopo, nel-la stessa sede era stato rispedito al mittente dal numero uno del Agcom. «Il fondo unico sarebbe in palese contrasto con il diritto comunitario», ha risposto secca-mente Corrado Calabrò, perché «reciderebbe alla radice il legame fi nanziario diretto, proporzionale e trasparente che esiste tra rego-lato e regolatore». Qualche giorno fa lo stesso scontro tra punti di vista si è materializzato tra Covip e Commissione sugli scioperi. E la medesima situazione coinvol-ge anche l’Isvap (vigilanza sulle assicurazioni), che nel prossimo triennio verserà 10 mln di euro circa alle casse di Antitrust e Commissione scioperi. Certo, l’idea del fondo unico nel frat-tempo è tramontata, ma rimane questo meccanismo di solidarietà che, per quanto temporaneo, rac-coglie la stessa fi losofi a del fondo. E come tale sta mettendo le Au-thority l’una contro l’altra.

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L’appuntamento con il pre-mio Feronia a Fiano Roma-no è una vecchia tradizio-ne della sinistra laziale: padrone di casa è Giuliano Ferilli, padre dell’attrice Sabrina, che quest’anno consegnerà una menzione speciale a Marco Travaglio per il libro «Ad personam». Un bel segnale, per il gior-nalista del «Fatto quoti-diano»: Giuliano è stato per tanti anni un funziona-rio del Pci, poi Ds quindi Pd. Ora però è la volta del premio Feronia, nato nel 1992 e fin dall’inizio de-fi nito come «antipremio» perché «ostile alle logiche di mercato dell’industria culturale»: la cerimonia si svolgerà nella serata del 17 luglio, nello scena-rio della chiesa di Santa Maria ad Transpontem: la giuria vede schierati, ol-tre allo stesso Ferilli, l’ex assessore capitolino alla cultura Gianni Borgna, il linguista Tullio De Mauro (appena «scaricato» dal sindaco di Roma Gianni Alemanno dalla guida del-la fondazione Mondo digi-tale), l’inventore della co-siddetta «estate romana» e già parlamentare del Pci e del Pds Renato Nicolini. Per Travaglio la menzione speciale sarà arricchita an-che da un bacio di Sabrina Ferilli.

Mario Nuzzi© Riproduzione riservata

Papà Ferillipremia Travaglio

Antonio Finocchiaro Antonio Catricalà Corrado Calabrò

di Serena Gana Cavallo

Avrei una domanda: posto che tra Danimarca e Svezia è stato fatto un collegamento, in parte ponte, in parte sottomarino, per cui adesso ci si può andare in macchina. Posto che tale collega-mento è stato fatto in un tempo che è forse un decimo di quello in cui da noi ci si tormenta sterilmente sul ponte di Messina, ed in un quindicesimo del tempo già impegnato sulla fatidica e frano-sa Salerno-Reggio Calabria, se per puro miracolo tali opere fos-sero state compiute in tempi non diversi da quelli che servirono per le piramidi o per il Colosseo, la Fiat avrebbe potuto accam-pare l’ineconomicità della collocazione produttiva a Termini Ime-rese, causa onerosità e lentezza del trasporto del prodotto?

IL DUBBIO

CHE DELUSIONE QUESTI LEGHISTI. È bastato un Alemanno qualsiasi per metterli a cuccia («la Lega deve stare zitta» disse dopo le dichiarazioni di Zaia sulla vertenza Roma/Unicredit). Ma non erano quelli che ce l’avevano duro? Oppure qualche «potere forte» del Nord ha imposto ai leghisti il silenzio stampa sulla faccenda onde evitare di combinare altri casini che avrebbero ricompattato il fronte «Capitale»? Altro che il sindaco di Roma.

* * *AVVERTITE TUTTI I PRETI che papa Ratzinger darà presto un ulterio-re giro di vite sulla pedofi lia. Mentre si attendono ulteriori bad news dall’amata Germania.

* * *AVVERTITE TUTTI I MASSONI, di destra, di sinistra e pure di centro che altre ondate di fango sono in arrivo.

* * *VIVA VIVA IL MATTINALE. Ecco come i nostri eroi trattano la notizia

del giorno, alla faccia del Colle. «Con il premier Berlusconi abbiamo sviluppa-to un rapporto forte. Quando ci incon-triamo è sempre un piacere, ridiamo, scherziamo, parliamo di cose concrete. Il premier Berlusconi è stato un gran-de amico degli Stati Uniti». È un elogio pieno (sostanziale, politico, personale, strategico) quello che arriva dal presi-dente degli Stati Uniti, Barack Obama, intervistato ieri dal Corriere della Sera. Obama elogia anche il presidente Napolitano, la sua visione delle re-lazioni transatlantiche e dell’Europa. «In questo senso, l’Italia è fortuna-ta ad avere un ottimo premier e un ottimo presidente». Ma quando parla di Berlusconi, Obama lo fa senza essere sollecitato dall’intervista-tore, è lui a voler parlare di Berlusconi, a volergli esprimere pubblicamente e inequivocabilmente la sua gratitudine e il suo apprezzamento. Del resto, è esat-tamente quanto Berlusconi ha ripetuto più volte parlando a sua volta di Oba-ma: “Gli Stati Uniti sono fortunati ad

avere, in un momento come questo, un presidente come lui».

* * *SENTITE INVECE COME I RAGAZ-ZI DI BUONAIUTI trattano i ragazzi di Carelli (TgSky) a proposito dei recenti avvenimenti: «Nessuna guerriglia, dun-que, ma un paio di tafferugli creati ad arte. Il ministro Maroni ha comunque fatto bene a promettere un’inchiesta su-gli incidenti. Se qualcuno ha esagerato è giusto che sia individuato. Senza però farsi prendere in giro. La guerriglia ur-bana è stata mediaticamente creata ad arte dalle dirette minuto per minuto di Sky Tg24, con commenti dell’inviata sul campo del genere: «Meno male che ci sia-mo noi a raccontarvi la verità».

* * *DAL COLLE CI SONO RIMASTI PROPRIO MALE che anche i tanto amati compagni del Pd abbiano stru-mentalizzato il Quirinale (con quella strampalata e provocatoria proposta di superlodo per i reati a favore del capo dello stato) pur di alzare ulteriormente la tensione e di dare addosso al Cava-liere (magari facendolo passare come

l’«utilizzatore fi nale»). Caro Giorgio, purtroppo non ci sono più i politici di una volta.

* * *MA NELL’IPOTESI CHE PIER FERDI-NANDO CASINI entri, prima o dopo, nel gover-no, quanto gli costerebbe questo scherzetto al Ca-valiere? Tre ministeri più tutto il Csm.

* * *AVVISO AI NAVIGANTI, di qua e di là del Tevere: da qualche tempo a que-sta parte, l’illustre vaticanista Andrea Tornielli è a Dublino per perfezionare lo studio della lingua inglese. E ho detto tutto.

* * *IN REALTÀ, PIÙ CHE DA BERLU-SCONI, l’intervista di Obama al Corsera è stata molto più apprezzata dal Colle. Obama ci cova? Ai nostri cari lettori racconteremo tutto nelle prossime pun-tate.

Gianni Caracciolo

COUS COUS

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7Sabato 10 Luglio 2010Sabato 10 LugP R I M O P I A N O

L’attività dell’Associazione Diritti e libertà, sospettata di essere una sorta di loggia segreta

La grande rete di Carboni & coMagistrati, ministri e parlamentari partecipavano ai convegni

DI GIAMPIERO DI SANTO

Sfortunati forse sì, perché i loro presunti tentativi per fare in modo che la corte costituzionale dichiaras-

se legittimo il Lodo Alfano sono andati a vuoto.

Millantatori e imbroglioni di piccolo calibro come qualcuno ha cercato di dipingerli, però, di cer-to Flavio Carboni, Pasquale Lombardi e Arcangelo Mar-tino non sono. Perché due dei tre arrestati nell’ambito dell’in-chiesta sull’eolico in Sardegna, Lombardi e Martino, attraverso il «Centro studi giuridici per l’integrazione europea Diritti e libertà», potevano vantare con-tatti e conoscenze di primissimo livello, in particolare nel mondo della giustizia. Tanto che ai con-vegni organizzati dal centro che secondo la Procura di Roma si confi gurerebbe come una sorta di P3 partecipava il Gotha del pianeta giudiziario e spesso non mancavano protagonisti della politica e dell’economia. Il 21 e il 22 novembre del 2008, in oc-casione del convegno sul tema «La riforma della giustizia oggi in prospettiva del futuro (Napoli, Hotel Excelsior) i lavori della pri-ma giornata vennero aperti dal presidente di Diritti e libertà Francesco Verusio, già pro-

curatore della repubblica a Gros-seto e presieduti da Giuseppe Grechi, presidente della corte di appello di Milano. Tra i relatori, poi, fi guravano Sergio Amato, presidente dell’Anm Campania, oltre a professori di diritto pena-le e procedura penale, mentre tra gli interventi programmati, c’era-no quelli del componente del Csm Ugo Bergamo, e di Francesco Lalla (procuratore della repubbli-ca di Genova), Manlio Claudio Minale (procuratore della repub-blica di Milano, Giovanni Fer-rara (idem a Roma), Giandomenico Lepore (Napoli), Vincenzo Mes-sineo (Palermo) e Giuseppe Pi-gnatone (Reg-gio Calabria). E a conclusione della giornata, era stato il sotto-

segretario della giustizia, Giaco-mo Caliendo, a parlare. Un par-terre de roi, è il caso di dirlo, e a maggior ragione se si consulta la locandina di sette pagine che rap-presentava l’invito, che citava alla voce «interverranno»: «Angelino Alfano, ministro della giustizia, Nicola Mancino vicepresiden-te del Csm, Vincenzo Carbone, presidente Corte di cassazione» e «Donato Bruno, presidente della commissione affari costitu-zionali, Furio Pasqualucci, pro-curatore generale della Corte dei conti e il «cardinale Crescenzio

Sepe», arcivescovo Metropoli-ta di Napoli». Un elenco che di certo dimostra l’effi cienza della regia (occulta, perché secondo le accuse Carboni era dietro le quinte e non compariva direttamente) del

faccendiere sardo e la grande facilità di organizzare contatti e relazioni da parte della «so-

cietà segreta» di cui parla la procura di Roma

nell’ordinanza che dispone la custodia cautelare in carcere per i tre arresta-ti. Carboni, M a r t i n o e Arcan-geli, del

resto, con la loro organizzazione, arrivavano un po’ dappertutto. A Milano, il 18 marzo del 2009, «Diritti e libertà» era riuscito a organizzare un seminario sul fe-deralismo fi scale al quale, oltre a molti dei nomi già citati più sopra, prese parte nientemeno che il governatore della Lombar-dia, Roberto Formigoni. Che suggerì di accelerare i tempi di attuazione del federalismo al grido: «Cinque anni sono troppi, la Lombardia non può vivere con l’incognita del federalismo che verrà». Sempre in tema di fede-ralismo fi scale Diritti e libertà aveva speso 134.372 euro, 50.000 dei quali messi a disposizione del-la regione, per un appuntamento di grido al Forte village di Santa Margherita di Pula (Cagliari) al quale partecipò, tra il 18 e il 20 settembre del 2009, il governa-tore della Sardegna Ugo Cap-pellacci, poi indagato anche lui (insieme con il coordinatore del Pdl Denis Verdini). È del 21 settembre 2007, invece, l’or-ganizzazione di un «Convegno e gran galà» negli splendidi salo-ni di palazzo Brancaccio a Roma «in occasione della nomina del primo presidente della Corte di Cassazione», appunto Carbone. C’è anche da segnalare che Ar-cangelo Martino, citato da tutti come «imprenditore napoletano»

è quell’ex assessore socialista del comune di Napoli che nel 2009, quando esplose il caso di Naomi Letizia e della partecipazione del premier Silvio Berlusconi alla festa di compleanno della ragaz-za a Casoria, intervenne per dire che era stato lui stesso, nelle sue visite a Bettino Craxi a presen-tare il papà di Noemi, Benedetto Letizia, al premier. Ora Martino ricompare accanto a Carboni, del quale si era parlato a proposito di Noemi Letizia, nel settembre dello scorso anno, quando si sco-prì che il manager scelto per la ragazza era Francesco Chiesa Soprani, arrestato nell’ambito dell’inchiesta Vallettopoli con Marco Carboni, fi glio di Flavio.

DI FRANCO ADRIANO

Certo se tanta insi-stenza per ottenere l’onorificienza di Ca-valiere del lavoro (ci

ha provato nel 2005, poi anco-ra nel 2007 e nel 2009. E in-fine quest’anno ce l’ha fatta) celava la speranza di divenire famoso anche in patria, oltre che in Australia, dov’è indu-bitabilmente un imprenditore di successo, l’obiettivo è stato centrato in pieno. Non c’è dub-bio, infatti, che di Sebastiano Pitruzzello, in arte «mister Mozza bella» (dal nome di uno dei suoi rinomati prodotti nel mondo, un altro è il famigerato Parmesan)), si parla parecchio ogni dove, come dell’emblema dell’italian sounding, ossia del fenomeno della pirateria alimentare con l’uso di de-nominazioni e immagini che richiamano gli originali, per speculare sulla bontà e fama dei prodotti italiani. Danno calcolabile alla filiera agro-alimentare italiana in 60 miliardi di euro.La vicenda della sua nomina a Cavaliere, a inizio giugno mentre la ce-

rimonia dovrebbe svolgersi in ottobre salvo ripensamento in-vocato da molti, ha scatenato una bagarre inarrestabile ed è stata trattata senza risparmio di epiteti pesanti. Tanto che l’iniziativa adesso non sembra essere più figlia di nessuno: il Quirinale ha fatto sapere che non dipendono dagli uffici del Colle le proposte, l’ex ministro all’Agricoltura, Luca Zaia, ha detto di non saperne niente, l’attuale, Giancarlo Galan, men che meno; il ministero del-lo Sviluppo economico dell’ex ministro Claudio Scajola di aver passato soltanto le carte. L’altro ieri il senatore di Alba (una delle culle dell’enogastro-nomia in Italia), Tomaso Za-noletti, ha chiesto al governo di intervenire in questa «grot-tesca» vicenda, mentre c’è chi propone di nominare Cavalieri del Lavoro anche i produttori di Cambozola (dal Gorgon-zola), Regianito e Parmesao, Mascarpone Cheese, Asiago Cheese,Turkey Bologna, tutti regolarmente rintracciati in varie parti del mondo e soven-te di origine italiana.

© Riproduzione riservata

Sull’onorificenza all’emblema dell’italian sounding si è scatenata la bagarre

Non è finita per il Cav. Pitruzzello In senato il caso di Mr. Mozza Bella

Flavio Carboni

Leggo nel bell’articolo odierno di Sergio Lucia-no a pag. 2 la seguente frase: «Ci sono migliaia di concittadini che si sono indebitati per anda-re alle Maldive senza es-sere mai stati alle Eolie. Quindi, invitarli, come fa il premier nello spot, a restarsene in Italia ha un suo senso». Vero. Tut-tavia ritengo che sia più probabile che migliaia di concittadini si siano indebitati esattamente per il motivo opposto. Abito vicino ad Ancona: una settimana di vacan-za a Sharm El Sheik con partenza dall’aeroporto di Ancona-Falconara la trovo tutto compreso a partire da € 350 (met-tiamo pure € 200 per spese varie e arriviamo a € 550), mentre per una settimana a Numana (circa 20 Km da Ancona) tra albergo, ristoranti e servizi in spiaggia non spenderei meno di 1.200 (raschiando il barile). Cosa dovrei scegliere con uno stipendio da metal-meccanico?

Andrea Tribulini

LA LETTERA

Io, operaio, scelgo Sharm

di Marco Cobianchi

- Raffaele Lombardo: «A me interessa che si salvaguardi la proroga dei precari e, possibil-mente, l’ipotesi di una loro stabilizzazione».

Voleva dire:

- Formigoni rimette le deleghe nelle mani del governo, io i precari.

DECRITTAZIONI

DI BARTOLOMEO SCAPPI

Casina di Macchia Madama – Il premio internazionale per l’Adriatico, nella casina di Macchia Madama, ha festeggiato il direttore del Tg1 Augusto Minzolini. Facendolo premiare da Massimo Giletti (che è piemontese). Per tutti, cena con spe-cialità marchigiane e un cappello “Panama di Montappone”, stile Chicago anni trenta. Voto 4

Cow Parade – Mucche d’artista all’asta, a Roma, nello spazio comunale dell’Arancera di San Sisto. Centomila gli euro rac-colti, offerti al comune capitolino per aiutare anziani e disabili. Alla fine della cena Adolfo Panfili, medico del sindaco Gianni Alemanno, è arrivato per controllare il buon esito della serata e la qualità del catering. Voto 7

Crypta Balbi – E’ una delle sedi (la meno visitata) del Museo nazionale romano: si trova in via delle Botteghe Oscure. Lì il sottosegretario ai beni culturali Francesco Giro ha inaugurato una mostra dedicata alle ceramiche medievali e rinascimenta-li, sotto il titolo “Invito a tavola”. Infatti, al termine di un tour tra gli scavi dell’area, nel cantiere è apparso un gigantesco buffet che poteva sfamare un esercito. Voto 6

Dexia Crediop – Regioni, province e comuni piangono mi-seria, e Dexia Crediop non ha voluto lasciare a digiuno i partecipanti al convegno romano dedicato alla congiuntura finanziaria degli enti territoriali. Voto 7+

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CONVEGNI E BUFFET

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8 Sabato 10 Luglio 2010 P R I M O P I A N O

Offeso il premio a lui intitolato e nessuno degli ex An dice qualcosa, compreso l’allievo Bocchino

Quegli ingrati di Fini & company Si sono dimenticati in fretta del loro Pinuccio Tatarella

DI ANTONIO CALITRI

La grande famiglia di An, divisa su tutto, si ritrova unita sul nome comune da dimenticare, quello

dell’autore della svolta di Fiug-gi e chioccia di tutti i generali e colonnelli che ora si agitano nel Pdl: Pinuccio Tatarella. Che Aldo Busi all’inizio di questa settimana ha offeso chiamandolo «fascista almirantiano con la cui memoria non voglio avere nulla» e definendo il premio che porta il suo nome «premio di merda». E nessuno, ma proprio nessuno di quelli che sono arrivati al potere grazie a lui, ha speso una parola in sua difesa, né i colonnelli che furono, né Gianfranco Fini e neppure l’ultimo suo collaboratore Italo Bocchino, nessuno. Tutto nasce dal premio letterario «Città di Bari - Pinuccio Tatarella», un premio da lui lanciato e dopo la sua morte a lui dedicato anche dalla sinistra che governa la cit-tà (e il premio), nella cui cinquina finalista è stato inserito l’ultimo libro di Aldo Busi. Lo scrittore, appena venuto a conoscenza, si è scagliato con violenza contro quel-lo che più che un riconoscimento ha considerato un oltraggio alla sua persona dichiarando che «non ho alcuna intenzione di far parte-cipare il mio Aaa! ad alcun premio

letterario di merda, tantomeno a uno che porta il nome di Tatarel-la, un fascista almirantiano con la cui memoria non voglio avere nul-la a che vedere» e dando mandato ai suoi avvocati di far cancellare il suo nome dal premio. Le dichia-razioni di Busi sono state riprese da diversi quotidiani nazionali, a partire da quel Giornale, che oggi è la prima testa-ta letta da Fini e della sua squadra. Ebbene, il presidente della ca-mera a cui Tatarella indicò la strada della svolta verso una destra moderna e lo spinse a siglare l’alleanza con Berlusconi, non ha detto nulla. E nulla è pervenuto da Bocchi-no che è stato l’ultimo stretto collaboratore del Pinuccio barese e «il miglior allievo della cucciolata allevata» secondo Vittorio Feltri. La fa-miglia di Tatarella, dalla moglie Angiola al fratello europarlamen-tare Salvatore e al nipote Fabrizio che continua a dirigere la sua sto-rica testata Puglia d’oggi, ha poi sollecitato una presa di posizione da parte di quelli che furono i co-lonnelli che allevò. A partire dal ministro La Russa che pochi mesi fa diceva «Pinuccio Tatarella dalla vita ebbe un talento particolare:

la lungimiranza politica. Non una dote divinatoria, sia chiaro. L’uomo sapeva interpretare le di-namiche politiche meglio di altri. Leggeva le curve della politica. Sapeva capire in anticipo dove sarebbero andate a finire. Ecco perché, a dieci anni dalla sua scomparsa, il pensiero tatarel-liano, la sua enorme produzione

pubblicistica e politica, rimangono di stretta attualità. Sorprenden-te, forse, per chi non ha avuto l’opportunità di conoscerlo bene. Non per noi dirigenti della destra che, al suo fian-co, eravamo cresciuti. Politicamente e uma-namente». Gasparri invece ricordava che «il suo progetto della grande casa comune

dei moderati del centro destra prende corpo con la nascita del Pdl». Tra le decine di lanci quo-tidiani che i due mandano alle agenzie (chi non ricorda uno del ministro sull’Inter), non c’è stato nessuno dedicato alla vicenda. E all’appello mancano anche il mi-nistro Altero Matteoli e il sindaco di Roma Gianni Alemanno, tutti accomunati da una improvvisa e comune amnesia.

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DI CESARE MAFFI

«Domani i giornali non usciranno». Tale l’avvertenza presente su molti quotidiani giovedì scorso, per segnalare ai lettori la propria assenza dalle edicole. Ieri si è sentito ripetere: «Oggi i giornali non escono». Si tratta di avvisi usuali ogni volta che si svolga uno sciopero dei giornalisti, ma che contengono una for-te disinformazione. Infatti, correttezza e rispetto della realtà vorrebbero che si annunciasse che «molti giornali non usciran-no» o «parecchi quotidiani non sono in edicola» o simili. Biso-gnerebbe, insomma, avvertire che non è vero che tutti i giornali italiani mancheranno o mancano, come si sottintende scrivendo «i giornali». Ieri, per esempio, il nostro giornale e il confratello MF erano regolarmente in vendita. Si potevano leggere quoti-diani di vasta diffusione, quali Libero e il Giornale, e giornali politici di nicchia o di partito, come l’Avanti!, la Discussione, L’Opinione, La Voce repubblicana, la Padania. Erano in vendi-ta due testate d’opinione come il Foglio e il Riformista, mentre il Secolo d’Italia aveva scelto un’insolita strada: la diffusione gratuita nella capitale. A voler essere pignoli, L’Osservatore Romano sarebbe un quotidiano estero, essendo pubblicato nella Città del Vaticano: in ogni caso, era anch’esso in edicola. Come in edicola era Il Tempo, e si trovavano poi quotidiani locali qua e là per l’Italia (per esempio, La Cronaca e Italia sera). Le adesioni allo sciopero sono sempre fatte passare, da parte delle centrali sindacali, come massicce, anzi totalitarie. Peccato che i lettori si rendano facilmente conto che vi siano minoranze, anche consistenti, di quotidiani non aderenti. Anche la Rai aiuta a disinformare utlizzando il televideo: alla pagina 801, dedicata alla rassegna stampa, si leggeva che «i quotidiani non sono in edicola». Quando in realtà ce n’erano.

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Si sbaglia a dire chetutti i giornali scioperano

Giuseppe Tatarella

DI EMILIA ROSSI*

Un arresto importante quello di Flavio Carboni. E ieri sulle pa-gine di alcuni giornali (tra quelli che non hanno aderito alla «gior-

nata del silenzio») compaiono ampi stralci delle intercettazio-ni effettuate nelle indagini che hanno portato a quello ed altri arresti, chia-ramente tratti dal testo dell’ordinanza di misura cautelare. C’è da scommettere che oggi si potranno leggere e rileggere anche sulle testate rimaste silenziose per un giorno. È l’ultimo, in ordine di tempo, degli atti di aperta violazio-ne del divieto di pubblicazione degli «atti» di un procedimento penale pur non più coperti dal segreto (perché l’interessa-to, come si sa, ne è venuto bruscamente a conoscenza). Divieto che, si badi bene, è sancito e sanzionato dalla legge attuale, in vigore (tra modifiche e integrazioni inter-venute nel tempo) da oltre vent’anni, da quando è nato il «nuovo» codice di proce-dura penale. Essì, perché l’attuale articolo 114 del codice di procedura penale vigente vieta «la pubblicazione, anche parziale, de-

gli atti non più coperti dal segreto fino a che non siano concluse le indagini preliminari ovvero fino al termine dell’udienza prelimi-nare». Il che signifi ca, basta confrontare il disposto con quello del primo comma, che, se gli atti sono coperti da segreto, ne è vie-tata qualsiasi pubblicazione, anche solo per

riassunto e pure se limitata al loro con-tenuto; se non sono più coperti dal se-greto ne è consenti-ta la pubblicazione per riassunto (come si sta prevedendo esplicitamente nel ddl Alfano) e se ne può pubblicare il contenuto ma continua a essere vietata la pubblica-zione dell’atto o di una sua parte.Cosa che, invece, avviene regolarmente, come nel caso che occupa

oggi le pagine dei giornali. Il bavaglio, quin-di, se di bavaglio si vuol continuare a parla-re, esiste già e in termini non tanto diversi da quelli delineati nel ddl Alfano approvato al Senato. Solo che è slacciato. E non perché i codici attuali non prevedano sanzioni per la violazione dei divieti di pubblicazione di atti o di immagini. Li prevedono eccome e, anche in questo caso, in forme sostanzial-mente non dissimili da quelle che si voglio-no introdurre con la c.d. legge-bavaglio: san-

zioni disciplinari (art.115 c.p.p.) e sanzioni penali (art.684 c.p.). Insomma, il cosiddetto «arresto per i giornalisti» per cui si grida allo scandalo e si incita alla resistenza da un mese circa a questa parte è già legge da oltre vent’anni ed è previsto, appunto, per la pubblicazione arbitraria degli atti di un procedimento penale. Si tratta, per la verità, di una contravvenzione che può essere estinta con il pagamento di un’oblazione che nel d.d.l. Alfano risulte-rebbe soltanto un po’ più onerosa dei 100 e poco più euro at-tualmente previsti. Ma, si comprende, l’evocazione dell’ar-resto è più efficace quando si tratta di mobilitare i difenso-ri delle libertà alla resistenza.

Il fatto è che il cosiddetto bavaglio, che, invece, è regola posta a tutela dell’eser-cizio dei diritti di difesa e, prima ancora, dell’integrità delle indagini e, in poche parole, della celebrazione di un processo giusto come defi nito dall’articolo 111 della Costituzione (quello che non compare mai nel dibattito di questi giorni), è ignorato e reso inefficace da quanti dovrebbero rispettarlo e farlo rispettare. Potremmo aspettarci, almeno da parte di coloro che

affermano che le leggi (buone) ci sono già e basterebbe applicare queste anziché in-ventarne di nuove, un atto, un gesto che segni una nuova stagione: la repressione, per esempio, delle ultime recenti violazioni dei divieti di legge.

Non accadrà, c’è da scommettere anche su questo. L’allean-za di poteri, diversi ma uniti nell’obiet-tivo, che ha consen-tito la perpetrazio-ne impunita della violazione delle leggi vigenti è forte e coesa.

E allora, via li-bera a chi vuol far credere che il d.d.l. Alfano attenti alla libertà di stampa, perchè ignora che i divieti alla pubbli-cazione degli atti del processo esisto-no già e sono già

puniti e lo ignora - magari pure in buona fede - semplicemente perché non sono mai stati fatti rispettare.

Via libera a chi grida alla resistenza, preannunciando la violazione della legge dal primo giorno in cui entrerà in vigore, perché, in realtà, non farà altro che quello che ha fatto fi nora, da vent’anni a questa parte, rimanendo impunito.

* avvocato penalista© Riproduzione riservata

LO PREVEDE ESPRESSAMENTE L’ATTUALE E VIGENTE ARTICOLO 114 DEL CODICE DI PROCEDURA PENALE

Il bavaglio (giusto) c’è già. Solo che non viene fatto valereE l’arresto dei giornalisti che violano questa norma (di cui oggi ci si indigna) c’è da 20 anni

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Il fatto vero è che il cosid-detto bavaglio è invece una

regola posta a tutela dell’eser-cizio dei diritti della difesa e, prima ancora, dell’integrità

delle indagini e, in poche pa-role, della celebrazione di un processo giusto come defi nito dall’articolo 111 della Costi-

tuzione (che non campare mai nel dibattito di questi giorni) ma è ignorato e reso ineffi ca-ce da coloro che dovrebbero rispettarlo e farlo rispettare

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di coloro che affermano che le leggi (buone) ci sono già e che basterebbe applicare queste, anziché inventarne di nuove, un atto, un gesto, che segni

una nuova stagione: la repres-sione, ad esempio, ai sensi del-la legge vigente, delle ultime violazioni del segreto istrutto-rio che è una legge dello Stato

e quindi non può essere opzionalmente applicabile

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9Sabato 10 Luglio 2010Sabato 10 LugP R I M O P I A N O

Dopo la manovra va approvata la riforma di Tremonti

Derivati, altro rischioArginare il pericolo senza dirigismo

DI SERGIO LUCIANO

Quando finalmente, a furia di voti di fiducia, il gover-no avrà portato a casa la legge di manovra finan-

ziaria, è possibile che il ministro dell’Economia Giulio Tremonti riesca a farsi approvare in Par-lamento anche la sua bozza di riforma del mer-cato dei deriva-ti, il meglio che si possa fare in chiave preven-tiva contro la speculazione che adopera questo genere di strumenti fi-nanziari (armi di distruzione di massa, secondo il guru Warren Buffet). E sarebbe ora, visto che proprio Tremonti ha detto chiaro e tondo, anche nel corso dell’ulti-ma riunione del G20, che il valore nominale dei derivati circolanti è tornato ai livelli «ante-crisi», che sono poi gravemente patologici. Tremonti, insomma, vorrebbe estrarre il sistema-Italia dalle secche del mercato finanziario mondiale, e in particolare dall’im-passe politico-culturale delle isti-tuzioni europee, che da una parte si dicono allarmatissime circa la «rischiosità» delle aziende fi nan-ziarie comunitarie, e dall’altra non fanno nulla contro il «male oscuro» che inquina il mercato, cioè appunto i derivati ad alto rischio. La dimensione «facciale» dei derivati - cioè il loro valore teo-rico - è tornata ad essere il mistero doloroso della fi nanza. L’ordine di grandezza è, notoriamente, quello

delle centinaia di miliardi di euro. Ma nessuno sa con precisione a quanto ammonti. Tanto più sor-prendente risultano, quindi, le stime che gli analisti fi nanziari di varie istituzioni – anche non stret-tamente economiche, per esempio l’uffi cio studi del Financial Times, che è pur sempre un’azienda edi-

toriale – avan-zano sull’entità dei consolida-menti patrimo-niali che le ban-che dovrebbero effettuare per portarsi in zona di sicurezza contro eventua-li nuove crisi. Dieci giorni fa la cifra com-plessiva di rica-pitalizzazione che, secondo il

Financial Times, sarebbe servi-ta alle banche europee alla luce dei probabili, imminenti «stress-test» imposti dalla Bce, era di 30 miliardi di euro. Il quotidiano ha avuto l’imprudenza di elencare i nomi di un po’ degli istituti patri-monialmente più deboli (tra cui in Italia Mps e Bpm, che hanno sde-gnatamente e seccamente escluso questa necessità) e – bersagliato dalle smentite - ha appunto do-vuto subito rettifi care la stima a un sesto, 5 miliardi di euro. In-somma, parole in libertà. Sta di fatto che questi «stress test», da qui alla fi ne dell’anno, si faranno. E il banchiere più prudente e po-liticamente avveduto, l’ammini-stratore Corrado Passera, ha già detto, sostanzialmente: «Ben vengano». Tanto non sono altro che simulazioni sugli effetti che l’impatto del rischio di credito

ordinario potrebbe avere sui pa-trimoni, se divenissero concrete le diffi coltà ragionevolmente in-dividuabili negli attivi. La storia recente del credito in Occidente dimostra che però non è il rischio di credito ordinario la «mina va-gante» nei conti bancari, ma il rischio fi nanziario di contropar-te legato proprio al mercato dei derivati! Quindi, ben vengano un po’ di capitali in più, per controbi-lanciare eventuali ammanchi nel rientro degli affi damenti. Ma dai derivati tossici ci guardi Iddio! E si torna quindi al punto: come pre-venire una nuova esplosione della bolla? Il progetto di Tremonti è molto saggio, almeno sulla carta, perchè introduce l’unica norma in grado di arginare il fenomeno senza introdurre nel mercato ele-menti di dirigismo. Imporrebbe infatti alle banche di corredare con dettagliati prospetti di ri-schio tutte le loro emissioni di ti-toli strutturati, esponendosi quin-di a pronosticare ai loro clienti, sia privati che istituzionali, quante probabilità ciascuna emissione ha di essere rimborsata integral-mente o, al contrario, di andare in default. Dovendo applicare una simile norma, le banche si guar-derebbero bene dall’essere troppo semplicistiche od ottimistiche, a scanso di maxi-cause per danni. E la quantità di merce avariata che attualmente hanno ripreso ad im-mettere sul mercato, sicure della proverbiale disattenzione del pubblico indistinto, si ridurrebbe come per effetto di un «anticorpo» naturale. Si sa che la norma ita-liana è lì, pronta da essere varata. L’auspicio è che le lobby interessa-te alla conservazione dello status quo non la impallino.

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Benedetto XVI ci ha pensato su parecchio. Ha ponderato con calma ogni cosa. E dopo diverse settimane ha deciso di nominare come Delegato Pontifi cio per la Congregazione dei Legionari di Cristo, monsignor Velasio De Paolis, arcivescovo titolare di Telepte e Presidente della Prefettura degli Affari Economici della Santa Sede. A De Pao-lis spetta mettere in sesto una Congregazione dila-niata al suo interno dalle rivelazioni sconcertanti inerenti la vita del suo fondatore, il defunto sacer-dote messicano Marcial Maciel Degollado. Perché Benedetto XVI ha scelto De Paolis? Senz’altro per-ché si voleva un presule vicino alla pensione – De Paolis ha 74 anni – e dunque più libero di altri da particolari incarichi. Inoltre si voleva un vescovo che non avesse mai avuto in precedenza contat-ti diretti coi Legionari. Una fi gura estranea alla Congregazione e in grado di traghettarla verso un nuovo inizio, una nuova rinascita. Fino a ieri della Congregazione dei Legionari se ne è occupato il sacerdote messicano Álvaro Corcuera, ordinato nei Legionari. De Paolis appartiene invece alla Congregazione dei Missionari di San Carlo – cono-sciuti anche come “scalabriniani” in onore del loro fondatore, il beato Giovanni Battista Scalabrini – ed è considerato uno tra i maggiori esperti di fi nanza e uomo di fi ducia del Cardinale Segretario di Stato Vaticano Tarcisio Bertone. Secondo fonti vaticane, è anche possibile che nei prossimi giorni Benedetto XVI nomini anche due vicedelegati in sostegno di De Paolis, uno per il Sudamerica e

l’altro per il Nordamerica. La notizia giunge due mesi dopo la riunione tra Ratzinger e i cinque ve-scovi che ispezionarono la Legione di Cristo e il duro comunicato del Vaticano dello scorso primo maggio, in cui venne resa pubblica la triplice vita (capo dei Legionari, padre di famiglia e molestato-re dei suoi seminaristi) che portava avanti Maciel. Subito dopo ci fu la riunione tra il Papa e Álvaro Corcuera. In quella nota, il Vaticano confermò con grande chiarezza i “gravissimi e obiettivamente immorali” comportamenti del sacerdote Maciel, così come il tipo di vita che conduceva “senza scrupoli e senza un reale sentimento religioso”. Maciel è morto nel 2008, a 88 anni. Benedetto XVI lo castigò per abusi sessuali avvenuti durante de-cenni su seminaristi e per la sua vita dissoluta (ebbe vari fi gli con donne diverse e molti altri comportamenti indegni per un sacerdote) e gli esigette di rinunciare a qualsiasi “ministero pub-blico” della sua attività pastorale, invitandolo a ritirarsi per pregare e subire penitenze. La nomina di De Polis è un segnale importante che il Papa dà perché testimonia la volontà di non tollerare più certe situazioni, di agire d’ora in avanti all’insegna della totale trasparenza. Non era facile dare una scosa del generae ai Legionari, gruppo nutrito di vocazioni e dalle importnati capacità fi nanziarie. Ma era un segnale necessario. E il Papa non si è sottratto dal darlo.

Andrea Bevilacqua© Riproduzione riservata

VATICANEIDE - Pedofi lia, svolta di Ratzinger

e ora, visto che

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Financial Times,

La bozza impone alle banche di corredare

con dettagliati prospet-ti di rischio, tutte le loro emissioni di titoli

strutturati. In tal modo le banche si guarde-

rebbero bene di essere troppo semplicistiche o ottimistiche a scanso di maxi-cause per danni

DI PAOLO SIEPI

Forza col telefono, gente, che oggi il Grande Orecchio non origlia. Maurizio Crippa. Il Foglio.

Si è mai domandato, il grande Carlo De Benedetti (Cdb),

che cosa potrebbe accadere all’Italia quando, dalla guer-ra civile di parole stampate e gridate da Repubblica si passasse a una guerra combattuta con altri mezzi? Si è mai chiesto, sempre Cdb, che cosa accadrebbe ai padroni come lui? Non avverte il peso terribile di puntare sullo sfascio del Paese? Giampaolo Pansa. Libero.

Nei seminari di oggi i pochi giovani supersti-ti, dipendono, più che dal direttore spirituale, da sociologi e psicologi. E, se sono increduli, tanto meglio. Non è forse, questo, un segno di «illuminata apertura»? Vittorio Messori. Corsera.

C’è un aspetto che Gianfranco Fini sottovaluta: qualche mese fa Berlusconi è riuscito a vincere le Regionali nel Lazio senza avere la lista. Il consenso oggi è tutto per lui. Mica il partito. Francesco Storace, ex braccio destro di Fina in An. Il Riformista.

Alla favola della riconciliazione fra Berlu-sconi e Fini non crede più nessuno. Né vale la storia che nessuno dei due vuole tenere il ceri-no acceso per ultimo. Il cerino sta bruciando le dita di entrambi. Il Pdl nacque per imitare Vel-troni e fare un dispetto a Casini. Troppo poco per fare un grande partito. Chiudetelo. Se non

volete farlo per noi, fatelo per Vittorio Feltri e Maurizio Belpietro che da sei mesi, ogni giorno, scrivono lo stesso editoriale. Peppino Calderola. Il Riformista.

I soldi di An sono di tutti e non credo quindi che nes-suno voglia appropriarsene. Io mi sono sposato tre volte e, in materia, sono pratico. Quando si divorzia, i beni si dividono secondo i titoli di proprietà. Altero Matteoli, Corsera.

Tonino Di Pietro ha fondato una carriera sulla galera altrui e, stringi stringi, l’alimenta con la promessa di dispensarne ancora. La sua storia è quella che è, l’avven-tura di una spugna che è sempre in credito, nel senso che assorbe e non restituisce, quella del cane che morde la mano che l’ha nutrito, mors tua, valori miei. “Mors” per Di Pietro sta forse per “morso”. Filippo Facci. Libero.

Roberto Calderoli viene defi nito, nella sua città, «un grande lavoratore» che è il più grande elogio che i berga-maschi possano fare a un loro conterraneo. Il Foglio.

In Toscana abbiamo tagliato pure il numero degli as-sessori. Da 14 a 10. Enrico Rossi, pd, presidente della Regione. Magazine.

E’ sotto gli occhi di tutti che in settori della magistratura covi un nervosismo espresso con atti e dichiarazioni inquietanti. Dalle inter-cettazioni sulla vita personale di Del Turco, all’accanimento contro i manager di una delle più dinamiche imprese nazionali (Fastweb) , alle improvvide dichiarazioni di Pietro Grasso su entità politiche dietro le stragi di mafi a degli anni Novanta, alla mancata solidarietà di Csm e Anm con il presidente della Corte di appello di Palermo aggredito dalla stampa forcaiola, dal procuratore Nino Gatto che si appella alla storia anzichè al codice penale, al Pm che vuol processare chi non prevede i terremoti. Ludovico Festa. Tempi.

La verità è che ci stiamo preparando a un’altra crisi. Guido Rossi. Il Foglio.

A Dolce e Gabbana non c’è verso di strappare, non dico un sorriso ,ma nemmeno un saluto. Roberto Cavalli, stilista. Io Donna.

I giovani, oggi, sono spesso fi gli unici, ama-tissimi, coccolatissimi. Non hanno conosciu-to i morsi della fame, la rabbia del bisogno, l’energia del desiderio che chiede di essere appagato, l’antagonismo con il mondo adulto. In defi nitiva, non sono attrezzati alla lotta. Solo che, di lottare, non si può proprio fare a

meno. Se non altro per la semplice sopravvivenza. Ma-rina Terragni. Io Donna.

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10 Sabato 10 Luglio 2010 ESTERO - LE NOTIZIE MAI LETTE IN ITALIA

Presentato il progetto dell’architetto Jean Nouvel dell’isola Seguin, sulla Senna, a Parigi

Una città verde anziché la RenaultSarà una nave avveniristica con tanti ponti e passerelle

DI SERGIO PEREGO

Per 60 anni aveva ospita-to gli impianti della Re-nault, ma il futuro sarà all’insegna di giardini

e ponti urbani. L’isola Seguin, che si trova sulla Senna, alle porte di Parigi, è destinata a trasformarsi radicalmente gra-zie a un progetto dell’architetto Jean Nouvel. Egli, già una de-cina d’anni fa, aveva suscitato un’ampia riflessione non soltan-to sull’avvenire degli 11,5 ettari dell’isola ma anche sull’immen-so terreno (quasi 18 ettari) della vecchia fabbrica automobilistica a forma di trapezio. Oggi diversi edifici sono già soggetti a lavori e comincia a intravvedersi un futuro diverso.

Nouvel si avvale della colla-borazione del paesaggista Mi-chel Desvigne e dell’esperto di luci Yann Kersalé. Il 35% degli spazi sarà consacrato alla natu-ra, con un occhio alla botanica. L’isola sarà a forma di nave e una suggestiva luminosità sarà indispensabile. Il collegamen-to con le rive sarà garantito da quattro ponti o passerelle.

Due ulteriori ponti, il più alto dei quali sarà di 14 o 18 metri, accoglieranno su questa nave avveniristica una successione di sei castelli (particolari pon-ti, secondo la terminologia ma-rittima): uno sulla poppa e uno sulla prua, e quattro sul ponte centrale, come un’alta ciminie-ra. Due grandi piazze arboree

permetteranno di scorrere lo sguardo da una riva all’altra del fi ume.

A livello del corso d’acqua, una passeggiata sarà al servizio del giro completo di questo vascello immobile che ricorda il battello di marmo del Palazzo d’estate di Pechino, costruito per l’eternità in onore di Tseu Hi, ultima im-

peratrice della Cina. Il plastico di Nouvel rimane, in effetti, una bozza urbanistica. Gli elementi dovranno essere ulteriormente precisati, a seconda della loro funzione, e immaginati da di-versi architetti.

Il lato a sud funzionerà al-ternativamente come un giar-dino e come una serra: luoghi di piacere tranquillo di fronte alle colline di Meudon e occa-sione di studi botanici per gli abitanti di Boulogne e Meudon. La passerella attuale, di stampo

giapponese, realizzata dall’ar-chitetto Marc Barani, indica come l’isola potrà avvicinarsi agli argini della Senna e diven-tare un epicentro di vita.

Non mancano, tuttavia, i dub-bi. A cominciare dalla fattibilità del progetto in termini fi nanzia-ri, con il taglio dei costi che si sta abbattendo ovunque. Non solo: destinando somme elevate a Seguin, altre istituzioni cul-turali sarebbero pesantemente danneggiate.

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Yangpu, quartiere che si estende nella zona nor-dest di Shanghai,

è destinato a diventare la Silicon Valley cinese: il centro della ricerca e della sperimentazione tecnolo-gica, inseguendo il model-lo che tanto successo ha avuto negli Stati Uniti. Gruppi come Continental e Oracle, ma anche China national tobacco vi hanno insediato il loro centro di ricerca e sviluppo. Il vice-sindaco del distretto, Tang Haidan, non nasconde le sue ambizioni: realizzarvi un luogo decisivo per le fu-ture tecnologie.

La città francese di Lil-le ha siglato una serie di accordi con Yangpu, vi-sto l’interesse reciproco. Raouti Chehi, direttore del polo high-tech della località transalpina, si dice impressionato dalla capacità delle università di monetizzare le ricer-che dei propri laboratori. La società Shanghai Fudan electronics è stata creata da alcuni docenti dell’ateneo Fudan. Gli ingegneri di questa società, quotata a Hong Kong, disegnano microchip ven-duti in 300 milioni di esemplari all’anno. Techsun, specialista di soluzioni per l’identifi cazione (per esempio Rfi d, che permette di seguire a distanza persone e oggetti), è un’emanazione di Fudan, con 60 brevetti al suo attivo e 80 dipendenti, sui 250 complessivi, che si dedicano esclusivamente

alla ricerca. La forza delle start up di Yangpu risiede meno

nelle loro tecnologie che nell’attitudine a trova-re applicazioni commerciali. Unica eccezione: l’azienda dell’ingegnere Shang Shi Yong, che trasforma tutti i fi lm tradizionali in fi lm tridi-mensionali. Proprio questa opportunità ha se-dotto Lille, che intende esportare il know how in Francia. Sembra, questa, la nuova frontiera della cinematografi a dopo il successo di pellicole come Avatar.

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Le imprese guardano a Yangpu, quartiere hi-tech di Shanghai

La Cina vuole dar vita alla sua Silicon Valley

Record per il quadro di William Turner, Mo-dern Rome-Campo Vac-cino, venduto all’asta

da Sotheby’s per 29,7 milioni di sterline (35,7 mln euro). Ad aggiudicarsi l’opera è stato il museo Getty di Los Angeles, che ha battuto cinque concorrenti. E pensare che la valutazione del quadro era ben inferiore: una ci-fra compresa tra 12 e 18 milioni di euro.

Più di 35 milioni, dunque: non era mai successo che un’opera pittorica inglese raggiungesse tale somma. D’altronde, Modern Rome- Campo Vaccino presenta

due particolarità: è l’ultima tavo-la eseguita nella Città Eterna dal pittore nel 1839 e, soprattutto, da allora non era apparsa sul mer-cato che un’unica volta. Si trova in un eccezionale stato di conser-vazione ed è stata messa all’asta a Londra dagli eredi di una fami-glia aristocratica scozzese che ne era entrata in possesso nel 1878. David Moore-Gwyn, speciali-sta di pittura britannica presso Sotheby’s, afferma che l’imma-gine sbalorditiva del quadro mo-stra l’artista alla sommità della sua arte. Come dubitarne, visti i 35 milioni della transazione?

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Per l’opera Modern Rome-Campo Vaccino

Record di Turner Asta da 35,7 mln

La vecchia fabbrica della Renault e, a destra, il progetto di Nouvel

Ricerca e sviluppo à gogo nel distretto di Shanghai

Transazione da capogiro per il quadro del pittore inglese

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11Sabato 10 Luglio 2010ESTERO - LE NOTIZIE MAI LETTE IN ITALIA

Il paese centro-asiatico corteggiato dal mondo intero: è ricco di petrolio e minerali rari

Investitori in fila nel KazakhstanSiglati accordi con imprese estere anche nel settore spaziale

DI ELISABETTA IOVINE

La torre Baiterek è il simbo-lo di Astana, la capitale del Kazakhstan, e della sua voglia di riscatto. Ieri era

un luogo da cui stare alla larga, oggi è diventato meta del pellegri-naggio di investitori provenienti dal mondo intero. Con i suoi 700 mila abitanti, i grattacieli futuri-sti, la piramide del Louvre, il pa-lazzo presidenziale ispirato alla Casa Bianca di Washington e i parchi di divertimenti, Astana si è trasformata, secondo alcuni os-servatori, in un curioso miscuglio tra Dubai e Disneyland al quale, però, mancherebbe un’anima. In passato, invece, servì come gulag all’epoca di Stalin.

Ma l’attualità è tutt’altra cosa. Nata nel 1991 dal disfacimen-to dell’Unione sovietica, questa repubblica petrolifera, grande cinque volta la Francia ma con appena 16 milioni di cittadini, è trattata con i guanti di velluto dai potenti della terra. Il presidente del Kazakhstan, Noursoultan Nazarbaev, al potere da vent’an-ni, guida la nazione economica-mente più avanzata dell’Asia cen-

trale, con un pil di 107 miliardi di dollari (85 mld euro), pari a due terzi di quello dell’intera regione. Non solo: Nazarbaev ha rinuncia-to volontariamente a qualsiasi programma nucleare all’inizio degli anni 1990. Un gesto raro:

tant’è vero che, nonostante la scarsa democrazia, al paese è stata accordata la presidenza dell’Organizzazione per la sicu-rezza e la cooperazione in Europa (Osce) per il 2010.

Il sottosuolo è molto ricco di

materie prime: carbone, oro, pla-tino, silicio, zinco e uranio. Oltre a petrolio e gas. Nel 2013 entrerà in funzione l’enorme giacimento petrolifero di Kashagan, nel Mar Caspio: allora il Kazakhstan di-venterà il sesto produttore mon-

diale con 400 mila barili al giorno, che d i v e n t e -ranno 1,5 milioni a regime. Il paese è riu-scito a sta-re a galla durante la crisi globa-le, cavando-sela con un incremento economico dell ’1,2% nel 2009: ciò è avve-nuto gra-zie a un

piano di rilancio da 10 miliardi di dollari (8 mld euro). Ma c’è la volontà di diversifi care: non solo materie prime ma sviluppo in-dustriale, grazie ad accordi con aziende estere. Per esempio, nel campo spaziale, Eads assemble-rà i suoi satelliti ad Astana, in un nuovo centro inaugurato nei giorni scorsi.

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DI MASSIMO GALLI

Nonostante il muro di Berlino sia caduto da oltre 20 anni, i fanta-smi del passato comu-

nista continuano a inquietare i palazzi del potere tedeschi. Un clima di sospetti e di rivelazioni permea di sé la nazione.

Perciò un’inchiesta dovrà per-mettere di identifi care i deputa-ti che avevano collaborato con la Stasi, i vecchi e temibili servizi segreti della Germania orienta-le che rappresentavano la lunga mano del potere comunista. Con l’apertura degli archivi della Sta-si nel 1991, la Germania ha ere-ditato 198 chilometri di dossier potenzialmente esplosivi. A corto di mezzi ma anche di volontà po-litica, i 317 mila nomi di cittadini occidentali che comparivano negli schedari dello spionaggio all’estero, detti Rosenholz, non sono mai stati esaminati. Senza uno studio approfon-dito è impossibile distinguere le vittime dai colpe-voli. Stando a un’inchiesta effettuata tra il 1969 e il 1972, sarebbero 49 i deputati classifi cati come IM, cioè informatori non uffi ciali, dalla polizia segreta dell’Est. Ma non si è riusciti a stabilire se essi spiassero volontariamente o meno. Ora sem-bra ci sia fi nalmente la volontà di riprendere in mano le carte e fare sul serio, grazie a un testo di legge depositato dai liberali del partito Fdp, alleati del can-celliere Angela Markel.

La Fdp aveva già presentato

un primo testo in seguito ad alcune rivelazio-ni riguardanti la morte del leader studentesco Bruno Ohnesorg, ucciso il 2 giugno 1967 da un poliziotto di Berlino ovest.

L’evento aveva dato fi ato alle manifestazioni della sinistra negli anni 1967-1968 ed era servito come pretesto per le violenze della Raf, la Frazio-ne armata rossa. Divenuto il simbolo di quello che era defi nito un sistema fascista e brutale, il po-

liziotto Karl-Heinz Kurras aveva parlato di un colpo d’arma da fuoco accidentale ed era stato rilasciato. Ma alcuni ricercatori hanno scoper-to per caso che Kurras era in realtà una talpa della Stasi.

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Proposta di legge per stanare i vecchi collaboratori della Stasi

La polizia segreta dell’Est spaventa ancora Berlino

È stato realizzato il pri-mo trapianto totale del viso. L’intervento, diretto dal chirurgo

Laurent Lantieri all’ospe-dale francese Henri-Mondor di Créteil, nella regione Val-de-Marne, è stato eseguito su un paziente di 35 anni che era affetto da una malattia gene-tica. Il medico ha spiegato che l’operazione si è svolta senza particolari problemi e che il paziente sta bene: mangia, parla e gli è già spuntata la barba sul nuovo viso. Lantieri ha evidenziato che, a oggi, è il solo ad avere trapiantato un volto con le palpebre e l’intero

sistema lacrimale. Certo, non è stata una pas-

seggiata: l’intervento è durato una trentina di ore e ha visto entrare in scena dieci chirurghi. Nelle precedenti operazioni ci si era limitati a una ricostruzio-ne parziale della faccia. In un caso il paziente morì dopo un anno: si trattava di una gran-de ustionato. Proprio in questi casi, sottolinea Lantieri, il de-corso post-operatorio è molto delicato perché vi sono notevoli rischi di infezione. Nonostante tutto la ricerca non si è fermata e la speranza è tornata in sala operatoria.

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Primo intervento di ricostruzione totale

Una faccia nuova con il trapianto

La capitale Astana, con la torre Baiterek, è il simbolo del moderno sviluppo

Gli immensi archivi della Stasi potrebbero nascondere verità scomode

Laurent Lantieri

Le due pagine di «Estero - Le notizie mai lette in Italia» sono a cura di Sabina Rodi

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12 Sabato 10 Luglio 2010 ECONOMIA E POLITICA

A maggio balzo del 10,5%, record dal 2008, su base mensile +1,% secondo l’Istat

La riscossa dell’industriaMade in Italy in ripresa mette le ali alla produzione

DI LEONARDO ROSSI

Economia mondiale in ri-presa e Made in Italy di nuovo sugli scudi metto-no le ali alla produzione

industriale che a maggio, secon-do l’Istat, ha registrato un balzo del 10,5%, il valore più alto da oltre due anni, cioè dall’aprile del 2008. I giorni lavorativi, però, sono stati 21 contro i 20 di maggio 2009, pertanto l’ isti-tuto di statistica ha calcolato che l’incremento corretto per gli effetti di calendario è stato del 7,3%, mentre su base mensile lo sviluppo si è fissato all’1%. Insomma, se si esclude gennaio, mese che ha segnato una fles-sione del 3,4%, quest’anno si sta rivelando quello della riscossa per l’industria tricolore. E’ in-fatti da febbraio (+2,9%) che le catene di montaggio nazionali vanno a pieni giri raccogliendo uno dopo l’altro risultati positi-vi. Difatti a marzo c’è stato un +9,2% e ad aprile un +8,4%, con una media che nei primo cinque mesi dell’anno è pari a +5,7%.

Certo, fanno notare gli in-dustriali, il livello produttivo

è ancora piuttosto basso, basti confrontare l’indice della pro-duzione industriale: a maggio 2008, cioè prima dell’inizio della recessione, risultava a 110,5 ora invece si trova a 93,5. La strada è dunque ancora lunga per arri-vare ai livelli antecedenti la crisi. In ogni caso il boom di maggio ha sorpreso non pochi analisti i quali si aspettavano sì un vigoroso au-mento, però non a questi livelli, ma evidentemente non ha stupito il Fondo monetario internaziona-le che infatti già nei giorni scorsi nell’aggiornamento del World

Economic Outlook, che prevede una maggiore crescita economica mondiale, ha messo in conto uno sviluppo dell’economia italiana e quindi il nostro Pil allo 0,9% nel 2010 piuttosto che allo 0,8% sti-mato in precedenza.

Dall’analisi dei dati suddivisi per raggruppamenti principali di industrie, tornando all’Istat, sono emersi tutti segni positivi su base annua e in testa alla graduato-ria si trovano proprio i beni utili per la nuova produzione: i beni intermedi con +10,2% rispetto a maggio 2009 e quelli strumentali

con +7,4%. Con queste percentua-li appare evidente che nei pros-simi mesi, soprattutto se l’euro resta debole intorno a 1 e 20 sul dollaro, le fabbriche italiane con-tinueranno a sfornare prodotti fi niti da inviare all’estero; man-ca quindi soltanto la domanda interna, che peraltro da alcuni indicatori sembra in leggera cre-scita, per chiudere il cerchio della ripresa economica. Chiudono la classifi ca, tra i raggruppamenti di industrie, con +5% i beni di consumo (+6,4% i beni durevoli e +4,6% quelli non durevoli) e con +2,3% l’energia.

Quanto ai settori produttivi, infi ne, solo due sono risultati in calo: l’attività estrattiva (-12,1%) e la fabbricazione di coke e pro-dotti petroliferi raffi nati (-0,1%). Per il resto, sempre su base an-nua, gli incrementi più marcati arrivano dalla metallurgia e prodotti in metallo (+12,1%), dai macchinari e attrezzature (+11,5%), delle altre industrie manifatturiere, riparazione e in-stallazione di macchine (+9,9%) e dalle apparecchiature elettriche e non elettriche (+21,6%).

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L’exit strategy della Bce dalle misure di supporto all’economia di Eurolandia verrà posticipata all’inizio del 2011 e verrà attuata sol-tanto quando lo sviluppo del mercato lo permetterà. A oggi è impensabile che l’exit stra-tegy possa avere inizio già in autunno. E’ quanto si è appre-so dopo le consultazioni tra la Bundesbank e il consiglio centrale tedesco per il credi-to (Zka) che svolge attività di lobby per i gruppi bancari del Paese.

Intanto, il presidente del-la Bce, Jean-Claude Trichet, è tornato a chiedere ai governi di intervenire per ridurre il debito pubblico. «Molti paesi nel mondo industrializzato hanno raggiunto i limiti mas-simi di espansione fi scale», ha detto Trichet, «le autorità fi -scali devono guardare oltre la ripresa ciclica in corso. Non c’è alternativa». Trichet ha spiegato che non c’è contrad-dizione tra il risanamento delle fi nanze pubbliche e la crescita economica ed ha av-vertito che buona parte del lavoro di taglio dei budget deve ancora essere portato a termine. Secondo il numero uno dell’istituto di Franco-forte dall’economia europea arrivano «segnali incorag-gianti», anche se buona par-te dei governi dell’Eurozona ha già adottato rigidi piani di taglio spese e aumento tasse. Trichet ha parlato an-che di stress test sostenendo che aumenteranno la fi ducia verso le banche e «contribui-ranno a ricostituire il ruolo di intermediazione del mercato interbancario per i prestiti all’interno dell’Europa».

Inoltre, Trichet ha ribadito che le banche dovranno rica-pitalizzare se stesse se i risul-tati degli stress test fossero negativi. Lorenzo Bini Sma-ghi, del consiglio di gestione della Bce, ha sostenuto che il consolidamento fi scale all’in-terno dell’area euro dovrà essere accompagnato da una strategia chiara per il raffor-zamento della crescita econo-mica. «Dobbiamo crescere più velocemente e in maniera più bilanciata», ha spiegato Bini, «e per raggiungere l’obiettivo è necessario rendere la pro-cedura di contrattazione di retribuzione più fl essibile ed aumentare la competitività delle esportazioni». Infi ne, le misure di austerità dei gover-ni (greco, spagnolo, irlandese e portoghese) non condurran-no ad una spirale defl ativa, secondo la Bce che ha fatto sapere che un eventuale au-mento dell’infl azione sarebbe solo temporaneo e la politica monetaria dovrebbe rimane-re al centro della strategia di contenimento dell’infl azione.

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LA BCE RINVIA

Nel 2011 via alla exit strategy Ue

«L’esperienza vissuta attraverso il lavoro prodotto sul ciclo integrato delle acque è senza ombra di dubbio di livello nazionale», ha affermato il presidente dell’Ato4 Arman-do Cusani. In provincia eravamo nell’anno zero e il lavoro che hanno fatto i sindaci nel sostenere questo sistema di autogoverno del territorio è stato e continua ad essere fondamentale. Lo sforzo prodotto ha consentito nel breve volgere di qualche anno di portare i depuratori esistenti all’interno dell’Ato4 a funzionare tutti a norma di legge, con risultati sulla qua-lità delle acque di balneazione che sono evidenti. Alla gover-natrice della regione Lazio chiederemo, in ogni caso, per continuare a difendere l’am-biente e l’economia turistica della provincia di Latina, più risorse aggiuntive per il ciclo delle acque». Questo l’incipit dell’ intervento del presidente dell’Ato4, Armando Cusani, in apertura della seconda riunione , a Formia, fra i tecnici dell’Ato4, di Acqualatina, gestore del servizio, e i sindaci dell’area sud pontino che rappresentano il 51% delle quote della società dell’Ambito territoriale ottimale, è sempre più un momento irrinunciabile di confronto. «Siamo oltremodo soddisfatti del lavoro svolto», ha affermato Cusani, «nean-che un euro in più è stato chiesto ai comuni in questi anni, anche quando c’è stata la ne-cessità di accendere un mutuo con la Depfa Bank». Per i comuni dell’area sud dell’Ato4 gli investimenti in sette anni di gestione sono stati 25,9 milioni di euro. Per la rete acque-dottistica e la produzione idrica 10,8 milioni di euro, per le reti fognarie 6 milioni di euro, per gli impianti di depurazione 9 milioni e centomila euro invece per il telecontrollo ed altro. Nonostante gli sforzi prodotti rimango-no però alcune criticità, come quella riguar-

dante il fenomeno della torbidità dell’acqua, specialmente nel Sud Pontino.L’Ato4 su questo, però, non è rimasta con le mani in mano è ha prodotto uno studio idrogeologico che ha consentito di realizzare un sistema di prevenzione e di allarme. Il gestore del servizio, Acqualatina, già a par-

tire dal 2004 ha prodotto indagini geologiche e geo-fisiche volte alla definizione del modello geologi-co-idrogeologico delle scaturigini delle sorgenti di Mazzoccolo e Capodacqua. Ha monitorato la torbidità e alcuni

parametri geochimici, progettato e istalla-to un sistema di monitoraggio e di allarme. La soluzione proposta, considerata la com-plessità del sistema idrico facente capo alla sorgente Mazzoccolo e Capodacqua, sta se-guendo contemporaneamente più strategie: la diminuzione della portata da immettere nel sistema mediante riduzione delle perdite sulle reti di distribuzione, l’ottimizzazione dello sfruttamento della capacità di compen-so dei serbatoi esistenti durante gli eventi più critici di torbidità, la costruzione di uno o più impianti di trattamento delle acque mediante emunte alle sorgenti.Seguendo queste indicazioni tecniche una prova generale, riuscita, è stata prodotta lo scorso 22 febbraio, mentre a Capodacqua era in corso un intenso fenomeno di intor-bidamento dell’acqua, la zona di Marina di Minturno, Scauri e Fontana Perelli sono sta-te alimentate attraverso la riserva d’acqua accumulata nei serbatoi per ben 12 ore.Un risultato importante e replicabile, con tutti gli accorgimenti tecnici necessari,

prossimamente anche per la città di For-mia. Dall’intervento del responsabile della segreteria tecnica dell’Ato4, l’ingegner Gio-vannetti, l’assemblea ha ricevuto una noti-zia importante: gli imminenti lavori per la costruzione della rete fognante sulla duna del Quaternario che divide il mare dal lago

di Paola a Sabaudia. Uno dei motivi di inquinamento del lago e del mare all’interno di una zona di altissimo pregio naturalistico e turistico della provincia di Latina. Riguar-do la salubrità delle acque dei laghi pontini, il sindaco di Monte San Biagio, Aldo Mira-bella, ha evidenziato i lavori effettuati sul nuovo sistema fognario del paese e ha sotto-lienato la condivisione con la

città di Fondi in merito allo scarico dei reflui nel depuratore fondano di Marangio. Jean Michel Romanò ha posto in risalto i dati del lavoro svolto da Acqualatina sul territorio dei comuni del sud della provincia di Latina e rimarcato gli insoluti sulla bollettazione al 30 giugno 2010, che ammontano a 13,8 milio-ni di euro sugli oltre 60 dell’intero Ato4.Ennio Zaottini, direttore della sezione pro-vinciale dell’Arpa Lazio, ha invitato a bere la buona acqua potabile della provincia di Latina, mentre il presidente Cusani ha lan-ciato la sfida per il futuro: trovare più risor-se, organizzare un sistema più efficiente con un ritorno positivo in ambito costo-energia, costo smaltimento fanghi, lotta all’illegali-tà. Il terzo ed ultimo confronto tra Ato4 e i sindaci è previsto per la prossima settimana ad Aprilia.

Everardo LongariniPortavoce del presidente della

Provincia di Latina Armando Cu-sani

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PROVINCIA DI LATINA

Acqua, molto è stato fatto. Ma servono più risorse

E’ in dirittura di arrivo la procedura per l’acquisto delle socie-tà del gruppo fi orentino di fi lati di lusso, Lineapiù, commis-sariato. Il ministero per lo sviluppo economico ha dato parere favorevole all’offerta della Hsg di Giambattista Penna per l’acquisto e il rilancio del cotonifi cio Ferrari, ramo bresciano del gruppo di Capalle fondato da Giuliano Coppini (+10% da gennaio 2010). E ha dato il via libera anche all’offerta della holding Finalba per l’acquisto di Lineapiù e fi latura i Tatti.La società di Alessandro Bastagli è scesa in campo in risposta al nuovo bando del commissario Giovanni Grazzini, dopo che il ministero aveva giudicato non congrue le offerte arrivate con il primo bando.

Sì del ministero per Lineapiù

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L’Ato4 ha investito 25,9

milioni in sette anni per depuratori,

rete fognaria, miglioramento

della qualità del ciclo delle acque

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Da risolvere il fenomeno della torbidità, ma la soluzione è già stata

sperimentata. Al via i lavori per la rete fogmaria del

Quaternario

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19Sabato 10 Luglio 2010

È IN EDICOLA IL NUOVO NUMERODI LADIES A SOLI € 3,50

MERO0

È IN EDICOLA IL NUOVO NUMDI LADIES A SOLI € 3,50Diritto

& Fisco

Via libera del consiglio dei ministri alle nuove regole per sottrarsi alle chiamate pubblicitarie

Stop alle telefonate indesiderateContro il telemarketing ci si dovrà iscrivere in un registro

DI ANTONIO CICCIA

Tre mesi ancora di tele-fonate indesiderate. Poi (forse) si potrà diminuire il fl usso con l’iscrizione del

registro delle opposizioni. È sta-to, infatti, varato il regolamento attuativo dell’articolo 20-bis del decreto 135/2009, che dovrebbe garantire a chi non vuole essere disturbato di poter raggiungere l’obiettivo (sul punto si veda il commento alla bozza di regola-mento su ItaliaOggi del 14 aprile 2010). Certo bisognerà iscriversi in un’apposita lista e questo ri-sulta un aggravio per l’utente, il quale oggi dovrebbe non riceve-re telefonate indesiderate senza dover fare nulla. La regola era che chi voleva ricevere pubblicità doveva segnalare la sua dispo-nibilità: tanto che nell’elenco te-lefonico comparivano i disegnini il cui signifi cato era l’assenso a ricevere telefonate commerciali. Con il nuovo sistema la regola è l’assenso a ricevere contatti di telemarketing, tranne che per chi si iscrive nella lista. La prassi ha reso evidente, tuttavia, che il sistema del necessario consenso preventivo (a ricevere telefona-te e comunicazioni commerciali) non è di per sé una garanzia con-tro le comunicazioni non deside-rate. Anzi.

Il nuovo sistema, quando en-trerà a regime, impone, dunque, un adempimento in più agli ab-

bonati, ma dovrebbe essere una garanzia effettiva (e non solo sulla carta).

L’abbonato, che non vuole ri-ceve telefonate, può chiedere che il proprio numero telefonico sia iscritto nel registro delle oppo-sizioni gratuitamente e secondo modalità semplifi cate: mediante compilazione del modulo elettro-nico, o chiamata telefonica (pre-visto il risponditore automatico), o posta elettronica, raccomanda-ta o fax. Tra l’altro l’iscrizione al registro pubblico può avvenire in ogni momento, senza distin-zioni di orario e anche nei giorni festivi, almeno per le modalità automatizzate. Prima che il tutto diventi operativo passerà, però, del tempo. Dal regolamento scattano 90 giorni per l’istituzio-ne materiale del registro e solo dopo (salvo che il registro parta prima) scatta la possibilità di

presentare opposizione (o nel registro delle opposizioni o in un registro per così dire di riserva). Non è ben chiaro, tra l’altro, se fi no ad allora continuano a esse-re vigenti le barriere predisposte dal Garante, che ha fi ssato alcu-ni paletti all’utilizzo dei vecchi elenchi telefonici: la soluzione più ragionevole è quella che cer-ca di evitare vuoti di tutela nelle more della effettiva operatività del registro delle opposizioni.

Per gli abbonati bisogna segui-re le procedure di iscrizione, che rischiano di diventare macchino-se. Si iscrive il numero di uten-za e non il nominativo: quindi non bisogna dimenticare di fare iscrizioni per tutte le utenze che risultano negli elenchi telefoni-ci. Inoltre si ribadisce che l’avere rifi utato di dare l’assenso a rice-vere comunicazioni commerciali negli elenchi telefonici non ba-

sta: il registro delle opposizioni si aggiunge agli elenchi telefo-nici. In effetti passano al siste-ma dell’opt out tutti i numeri presenti nell’elenco telefonico, anche se non c’è il disegno della cornetta, che indica la disponibi-lità a ricevere comunicazioni di telemarketing. Bisogna, dunque, fare attenzione ai dati che si sono inseriti attualmente sull’elenco telefonico: se, per esempio, si è scelto di inserire il numero cel-lulare bisognerà fare l’iscrizione nel registro delle opposizioni an-che per l’utenza cellulare.

La tutela dalle telefonate in-desiderate, comunque, non è assoluta, ma è relativa. Il regi-stro delle opposizioni blocca le chiamate da parte di operatori e call center che hanno raccolto i dati dagli elenchi telefonici. Se, invece, il dato è raccolto in altro modo (ad esempio con acquisizio-ne diretta da parte del soggetto, che esprime anche il consenso) l’iscrizione nel registro delle op-posizioni non ha effetto.

In ogni caso il regolamento ribadisce e sottolinea che chi fa telefonate commerciali deve sempre rendersi identificabile e, anche in assenza di specifi-ca richiesta dell’interessato, al momento della chiamata, deve indicare con precisione agli inte-ressati che i loro dati personali sono stati estratti dagli elenchi di abbonati, fornendo altresì le indicazioni utili all’eventuale

iscrizione dell’abbonato nel re-gistro delle opposizioni. Chi non lo sa deve essere informato, al momento della telefonata, della possibilità di arginare il fl usso di telemarketing.

Peraltro il sistema scelto dal legislatore italiano inserisce alcune barriere alle aziende. Devono consultare il registro, pagando i relativi costi e sono te-nuti al rispetto del registro, pena sanzioni penali e amministrative e anche a pena di condanna al risarcimento dei danni dell’uten-te chiamato benché iscritto al registro.

La tutela dalle telefonate in-desiderate è relativa e ciò per le possibilità di fare telemarketing sfruttando le maglie larghe del regolamento. Una tutela più ra-dicale sarebbe stata assicurata con un registro in cui far con-fluire, secondo quanto hanno proposto le associazioni dei con-sumatori, coloro che intendono ricevere pubblicità. È evidente che una impostazione di questo tipo, considerato che ben poche sarebbero state le iscrizioni, avrebbe di fatto bloccato il tele-marketing.

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Imprese e libertà, prosegue la marcia. Il Consiglio dei ministri ha proseguito ieri l’esame, iniziato lo scorso 18 giugno, dello schema di disegno di legge costituziona-le che propone una rivisitazione liberista degli art. 41 e 118, comma 4, della Costitu-zione, nonché dell’art. 97, dedicato alla P.a. Le modifi che puntano alla rimozione degli ostacoli che si frappongono fra il libero im-prenditore e la realizzazione dell’impresa e a incrementare la qualità, l’effi cienza, l’efficacia e la trasparenza degli uffici pubblici. Via libera a un disegno di legge che interviene sui valori di inquinamento dell’aria (emissioni di PM10 e di ossidi di azoto), in considerazione dei picchi regi-strati in almeno cinquanta zone del terri-torio nazionale. In quindici fra Regioni e Province autonome (dove si manifesta un rischio sanitario per la popolazione) sono introdotti divieti e limiti alla circolazione del traffi co per diverse categorie di mezzi di trasporto ed incentivi per l’acquisto di

veicoli di nuova immatricolazione o clas-se di omologazione Euro 5. Viene istituito un Fondo di rotazione per interventi di riqualifi cazione energetica per gli edifi ci pubblici, installazione di pannelli solari, sostituzione di impianti di climatizza-zione invernale con impianti a caldaie di condensazione. Approvati due schemi di dlgs per il recepimento della direttiva 2008/56, che prevede strategie comuni per l’ambiente marino, nonché delle direttive 2008/105, relativa a standard di qualità ambientale nel settore della politica del-le acque, e 2009/90 che fi ssa criteri per l’analisi chimica ed il monitoraggio delle acque. Disco verde a uno schema di dlgs per l’istituzione dei ruoli tecnici del Cor-po di polizia penitenziaria, con fi nalità di contrasto del terrorismo, della criminalità transfrontaliera e della migrazione illega-le, e a una norma di attuazione dello Sta-tuto speciale della Regione siciliana sul trasferimento delle funzioni in materia

di grandi derivazioni di acque pubbliche. Il provvedimento allinea le attribuzioni della Regione a quelle già riconosciute alle altre Regioni sia ordinarie (ad opera del dlgs 112/98) che speciali (in forza di norme di attuazione dei rispettivi Statu-ti), con un trasferimento di funzioni che puntano a una semplifi cazione ammini-strativa complessiva ed una migliore ge-stione dell’acqua nei suoi diversi utilizzi (potabile, irriguo, industriale).

Il Consiglio ha autorizzato il Ministro per la pubblica amministrazione, Renato Brunetta, ad esprimere il parere favore-vole del Governo sulle Ipotesi di contrat-ti collettivi nazionali di lavoro relativi a personale dirigente dell’Area II del com-parto Regioni ed autonomie locali; perso-nale dirigente dell’Area VIII del comparto della Presidenza del Consiglio dei Mini-stri; personale dirigente dell’Area VII dei comparti Università ed Istituzioni ed Enti di ricerca e sperimentazione. Dichiarato

lo stato d’emergenza per lo smaltimento dei rifi uti nel territorio della Regione si-ciliana, nonché per gli eventi atmosferici e la violenta mareggiata in Emilia Ro-magna (9 -18 marzo scorso) e le alluvioni nella provincia di Parma (15 e 16 giugno scorsi). Approvata anche la riperimetra-zione del Parco nazionale dell’Appennino tosco-emiliano, con l’inclusione di nuovi territori. Il Consiglio ha infi ne deliberato la conferma del prefetto Michele Penta nell’incarico di Commissario straordina-rio del Governo per le persone scomparse e l’avvio della procedura per la nomina di Massimo Camandona a presidente dell’Ente nazionale risi.

GLI ALTRI PROVVEDIMENTI/ DDL ANTI-LACCIUOLI E SULLA TRASPARENZA DELLA PUBBLICA AMMINISTRAZIONE

Imprese, un passo avanti verso il restyling della Costituzione

Gli schemi di decreti su am-biente marino e politica delle acque sul sito www.italiaoggi.it/documenti

Il testo del decreto sul sito www.italiaoggi.it/documenti

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20 Sabato 10 Luglio 2010 GIUSTIZIA E SOCIETÀ

Sentenza del Consiglio di stato chiarisce le idee alle pubbliche amministrazioni

Consulenze con la garaProcedura pubblica per incarichi ai legali

DI ANTONIO CICCIA

Gare pubbliche per le consulenze degli avvo-cati agli enti pubblici. Così ha disposto il Con-

siglio di stato con la sentenza n. 3405 depositata il 28 maggio 2010. Nel caso specifi co a un av-vocato era stato assegnato, da parte di un consorzio pubblico, un incarico di consulenza legale per la durata di un anno, moti-vato anche con la competenza amministrativa dimostrata nel corso della collaborazione pre-stata nell’anno precedente. Un altro avvocato è venuto a sape-re, consultando Internet, dell’af-fi damento diretto dell’incarico e ha impugnato gli atti ammi-nistrativi, chiedendone l’an-nullamento e chiedendo anche l’attivazione di una selezione pubblica per l’attribuzione di un incarico di questo tipo. Mentre il Tar ha dato torto al legale, il Consiglio di stato ha ribaltato la sentenza e ha annullato gli atti del consorzio. Il Consiglio di sta-to ha accertato l’illegittimità de-gli atti per violazione del princi-pio della selezione pubblica per

gli incarichi di consulenza, pure previsto dai regolamen-to del consorzio in questione. Ma non vi è stata solo la violazione del principio della selezione aper-ta a tutti. Il consiglio di sta-to ha messo in evidenza un di-fetto di motiva-zione dell’atto di affi damento diretto dell’in-carico, che tra l’altro era ana-logo a quello conferito nell’anno precedente. Nella delibera con-testata, infatti, a parte il gene-rico riferimento all’esigenza di supportare lo svolgimento delle ordinarie attività amministra-tive dell’ente, nulla era stato specificato in ordine alla na-tura particolare dell’ ulteriore incarico di collaborazione che l’avvocato affi datario avrebbe dovuto svolgere rispetto all’in-

carico svolto nell’anno pre-cedente. Non basta, dunque, evidenziare la comprovata professionali-tà e competen-za del legale di fi ducia dell’en-te, dovendosi invece motiva-re la necessità di reiterare l’incarico di-retto in favo-re del legale in te ressa to in funzione di eventuali com-piti specifi ci e

nuovi da svolgere anche nel secondo anno. Le conseguenze della pronuncia del Consiglio di stato sono molte. Innanzi tutto gli enti pubblici devono attiva-re procedure selettive pubbliche per gli incarichi di consulenza: evidentemente la legge privile-gia le esigenze di controllo del-la spesa rispetto a quelle della fi duciarietà del rapporto con il legale. In secondo luogo occorre

specifi care negli atti di conferi-mento degli incarico l’ambito su cui dovrà vertere l’attività di consulenza. Una terza con-seguenza è che i legali possono attrezzarsi e reperire attraverso la rete i bandi e gli avvisi di se-lezione delle pubbliche ammini-strazioni per proporre la propria candidatura. Si apre, quindi, un signifi cativo spazio per l’esercizio dell’attività consulenziale, poten-zialmente aperto a tutti. Tra l’al-tro è frequente ormai che un ente bandisca procedure selettive per incarichi di consulenza e anche di rappresentanza e difesa in giudi-zio. In questi bandi si inserisce, di norma, la clausola per cui gli incarichi sono attribuiti a rota-zione, eventualmente mediante sorteggio e anche talvolta attra-verso una selezione successiva in relazione a specifi ci incarichi. In alcuni casi le amministrazio-ni chiedono la presentazione di un’offerta economica sulla base delle tariffe minime professionali vigenti, preannunciando in alcu-ni casi che il criterio di scelta del professionista sarà costituito dal prezzo offerto più basso.

©Riproduzione riservata

DI STEFANO MANZELLI

Al bando gli atti costitutivi di ipoteca su veicoli con palesi irregolarità formali. E atten-zione alle firme obbligatorie da apporre sui moduli per non pregiudicare l’effi cacia dell’in-tera procedura. Sono le indica-zioni dell’Aci (circolare n. 6685 del 10/6/2010). Dopo la rifor-ma introdotta con dl 185/08, convertito in legge 2/09, sono stati ridotti gli oneri fi scali con-seguenti all’iscrizione di ipoteca legale e convenzionale sui vei-coli. Gli interessati dovranno prestare attenzione all’esatta intestazione giuridica dell’at-to costitutivo di ipoteca, senza creare confusione specialmente tra ipotesi legale e convenzio-nale. Queste irregolarità non saranno più accettate. La sot-toscrizione in questi atti è obbli-gatoria da parte del venditore per l’ipoteca legale per residuo prezzo. Da parte del venditore e del debitore per l’ipoteca legale per sovvenzione. E infine da parte del debitore per l’ipotesi convenzionale.

IPOTECA AUTO

Irregolarità formali

al bando

In un appalto pubblico, ancorché non soggetto all’applicazione integrale delle norme comuni-tarie, è illegittima la modifica

della ponderazione degli elementi di aggiudicazione effettuata dopo un sia pure sommario esame delle offerte. Lo afferma, nelle conclusioni presentate il 29 giugno, l’avvocato generale Paolo Mengozzi sulla causa C-226/09 in Corte di giustizia che vede la Commissione Ue opposta all’Irlanda. La fattispecie da cui muove la causa riguardava l’af-fi damento, con il criterio dell’offerta economicamente più vantaggiosa, di un appalto avente ad oggetto servizi di traduzione, peraltro soggetti soltan-to ad obbligo di rispetto parziale delle direttive (solo necessità di precisare le specifi che tecniche del servizio e di pub-blicare un avviso di avvenuta aggiudi-cazione). Dopo la scadenza del termine per presentare le offerte, alla prima se-duta, la commissione procedeva, con-testualmente ad un primo sommario esame delle offerte da parte di singoli commissari, alla modifi ca dei pesi di due elementi e, successivamente, dopo avere valutato le offerte, aggiudicava l’appalto con la nuova ponderazione. Immediato il ricorso di un concorrente per violazione dei principi di parità di trattamento e di trasparenza e il rin-vio della questione alla Corte Ue. La stazione appaltante si era difesa soste-nendo che il principio di trasparenza in materia di appalti avrebbe natura sus-sidiaria rispetto ai principi di parità di trattamento e di non discriminazione; dal momento che la modifi ca non aveva inciso in modo rilevante sull’aggiudica-

zione (anche con i «vecchi» pesi avrebbe vinto l’aggiudicatario) non vi era stata violazione della par condicio. L’avvocato generale precisa però che il rispetto del principio di trasparenza» è accessorio nel senso che il suo rispetto permette di accertare se gli altri due obblighi prin-cipali sono stati rispettati e quindi se l’amministrazione non agisce in modo trasparente, diviene diffi cile, se non im-possibile, verifi care se essa abbia even-tualmente violato gli obblighi di parità di trattamento e di non discriminazio-ne». Ciò premesso l’avvocato generale chiarisce che nel caso in esame (appalto di servizi non soggetto all’applicazione integrale della direttiva) non vi era la necessità di precisare i criteri di aggiu-dicazione, né un obbligo di preventiva indicazione dei loro pesi che, peraltro, non è ricavabile neanche dall’art. 40 della direttiva 2004/18. Sotto questo profi lo non poteva quindi essere cen-surata la stazione appaltante. Altro di-scorso era invece quello concernente la modifi ca della ponderazione effettuata dopo un primo sommario esame delle offerte (i componenti della commissione avevano potuto visionare, a titolo indi-viduale, le offerte presentate): in questo caso si sarebbero effettivamente violati i principi di parità di trattamento e di trasparenza. Per l’avvocato generale, infatti, risulta «indispensabile, al fi ne di garantire la parità di trattamento dei concorrenti, che il peso dei criteri di aggiudicazione sia determinato prima che le offerte siano esaminate, anche se solo a titolo individuale dai membri della commissione di gara».

Andrea Mascolini

APPALTI/1-L’AVVOCATO UE

Ponderazione blindata

Positive le norme del ddl an-ticorruzione sulla banca dati nazionale dei contratti e sull’Anagrafe unica, ma occor-

rono maggiori poteri per evitare i cer-tifi cati falsi e per sanzionare le ammi-nistrazioni che non si uniformino alle proprie delibere. È quanto ha chiesto l’Autorità per la vigilanza sui contratti pubblici nel corso dell’audizione svol-tasi l’8 luglio presso le commissioni affari costituzionali e giustizia del Senato in merito all’esame del dise-gno di legge cosiddetto «anti-corru-zione». Particolare apprezzamento è stato espresso dai rappresentanti dell’organismo di vigilanza, presiedu-to ad interim da Giuseppe Brienza, sui contenuti delle due disposizioni relative alla istituzione della Banca dati nazionale dei Contratti pubblici e della Anagrafe unica dei contratti pubblici, «punto centrale e di fon-damentale importanza ai fini del raggiungimento dell’obiettivo della trasparenza». L’Autorità ritiene in-fatti che soltanto un circuito virtuoso di conoscenza e di controllo diffuso sull’attività contrattuale pubblica, possa favorire il rispetto della lega-lità ed il corretto agire della pubblica amministrazione, in funzione sia pre-ventiva rispetto ai fenomeni di cor-ruzione sia di garanzia dell’effi cacia della gestione della spesa pubblica. I rappresentanti dell’organismo di vi-gilanza hanno però colto l’occasione dell’audizione anche per rivendicare un ruolo più pregnante dell’Authori-ty. In particolare, per rendere effet-tivi e cogenti le proprie delibere con

le quali si evidenziano illegittimità delle stazioni appaltanti, l’Autorità ha chiesto di prevedere l’obbligo per le stazioni appaltanti di riesaminare i provvedimenti adottati e oggetto di delibere dell’organismo di vigilanza che abbiano accertato l’esistenza di cause di illegittimità o di irregolarità, A questo obbligo dovrebbe accompa-gnarsi anche un potere sanzionatorio fi no ad euro 50.000 per le ammini-strazioni risultanti inottemperanti, e la possibilità di agire in giudizio nei confronti delle stesse qualora confermino il provvedimento colpito dai rilievi. Per contrastare il feno-meno dell’utilizzo dei certifi cati falsi l’organismo di vigilanza ha proposto di prevedere l’obbligo dell’invio tele-matico all’Autorità anche dei certifi cati relativi all’esecuzione delle prestazioni di servizi e forniture, creando quindi una sorta di sistema uniforme per la verifi ca di quanto dichiarato in gara. Infi ne un’ulteriore richiesta formulata in audizione è stata quella di ricondur-re nell’ambito dell’Autorità la predi-sposizione dei moduli standard per la dichiarazione sostitutiva dei requisiti di partecipazione alle gare per gli ap-palti di servizi e forniture e per quelli di lavori di importo inferiore a 150.000 euro. La modulistica standardizzata dovrebbe scongiurare i frequenti errori in cui incorrono le imprese, che rap-presentano ostacoli alla celere conclu-sione delle procedure di affi damento e garantire la certezza in ordine alla corretta identifi cazione dei requisiti richiesti per la partecipazione.

Andrea Mascolini

APPALTI/2-L’AUTHORITY

Caccia ai certificati falsi

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21Sabato 10 Luglio 2010Sabato 10 LM A N OV R A 2 0 1 0È una delle novità degli emendamenti al dl 78/2010 votati dalla commissione bilancio del Senato

Ruoli, accertamenti a orologeriaL’esecutività scatta dopo sessanta giorni dalla notifi ca

PAGINA A CURADI VALERIO STROPPA

A partire dal 1° luglio 2011, gli avvisi di accertamen-to emessi dall’Agenzia delle entrate diverranno

esecutivi decorsi 60 giorni dalla notifi ca al contribuente. E non più, quindi, all’atto stesso della notifi ca, come inizialmente di-sposto dal dl n. 78/2010. E’ quan-to prevede un emendamento alla manovra correttiva del governo approvato dalla commissione programmazione economica e bilancio del senato. Ieri il prov-vedimento è stato nuovamente all’esame della V commissione di palazzo Madama.

Tra le altre modifi che appro-vate in tema di riscossione, vie-ne meno il termine di 150 giorni previsto dal decreto-legge per la durata massima delle sospen-sioni dell’esecutività degli atti impugnati in commissione tri-butaria provinciale. L’istanza di sospensione, laddove approvata, tornerà quindi a produrre i suoi effetti fi no alla pronuncia di pri-mo grado.

Resiste anche la norma che dal 1° gennaio 2011 permetterà alle imprese di compensare i crediti commerciali vantati nei confronti di enti locali e servizio sanitario nazionale con i debiti iscritti a ruolo. Restano tuttavia nel testo gli elementi che hanno suscitato la perplessità di professionisti e mondo produttivo (si veda Ita-liaOggi di ieri), vale a dire la limitazione dello strumento ai soli importi iscritti a ruolo e la necessità per l’impresa di dotarsi preventivamente di una certifi -cazione del credito, fi nora molto diffi cile da ottenere.

Per quanto concerne l’Abruzzo, invece, l’emendamento approva-to in senato prevede la restitu-zione di imposte e contributi non versati in cinque anni, mediante 60 rate mensili da versare a far data dal gennaio 2011. Tuttavia, il sottosegretario Gianni Letta ha già annunciato che un’ulte-riore modifi ca governativa esten-derà la riscossione spalmandola su dieci anni (120 rate).

Novità importanti per quan-to riguarda i contratti di rete (si veda ItaliaOggi del 1° luglio scorso). Viene prevista una de-tassazione per gli utili reinve-stiti: fi no al periodo d’imposta in corso al 31 dicembre 2012, la quota dei profitti che sarà destinata al fondo patrimoniale comune o al patrimonio destina-to alla realizzazione entro l’an-no successivo degli investimenti previsti dal programma di rete, se accantonata ad apposita ri-serva, concorrerà a formare il reddito nell’esercizio in cui la riserva è utilizzata. Sarà però necessaria un’asseverazione rilasciata da organismi rappre-sentativi dell’associazionismo imprenditoriale, da individuare con apposito decreto del ministe-ro dell’economia. La quota degli utili detassati, in ogni caso, non

potrà superare il limite di un mi-lione di euro annuo.

Significativo anche un in-tervento riguardante il nuovo obbligo di dichiarare la confor-mità allo stato di fatto dei dati catastali e delle planimetrie in sede di trasferimento di immo-bili, già in vigore dallo scorso 1° luglio. La nuova norma prevede la possibilità di sostituire tale dichiarazione attraverso un’at-testazione di conformità, che dovrà essere rilasciata da un tecnico abilitato alla presenta-zione degli atti di aggiornamen-to catastale.

Inoltre, dopo le polemiche ge-nerate dall’articolo 45 della ma-novra, è stato ristabilito l’obbligo di ritiro da parte del Gestore dei servizi energetici dei certifi cati verdi in eccesso. Tuttavia, a par-tire dal 2011 l’importo comples-sivo derivante dal ritiro dovrà ridursi di almeno il 30% rispetto all’anno precedente.

Sempre in tema di energia, in-tanto, ieri il consiglio dei ministri ha stabilito che il decreto legge in materia di trasmissione, distri-buzione e produzione energetica, approvato lo scorso 24 giugno e approdato in Gazzetta Uffi ciale oggi, diventerà un emendamento alla manovra correttiva, che sarà presentato in aula.

Infi ne, il governo ha approvato un odg presentato dalla senatri-ce Maria Ida Germonatni (Pdl) impegnandosi a valutare la pos-sibilità di destinare una quota del Fondo strategico per il Pae-se a sostegno dell’economia reale ad interventi legislativi volti ad incrementare le detrazioni fi scali per carichi di famiglia in favore delle donne lavoratrici.

Con uno degli emendamenti alla mano-vra correttiva presentati dal relatore del testo, Antonio Azzollini, viene prevista la possibilità per le imprese di compensare i propri crediti vantati nei confronti della Pubblica Amministrazione con eventuali debiti iscritti a ruolo.

In particolare dal 1° gennaio 2011 le im-prese che hanno crediti certi ed esigibili ver-so la pubblica amministrazione potranno richiedere apposita certifi cazione alla stes-sa, utile per compensare successivamente eventuali debiti nei confronti di Equitalia spa. Condividiamo tale previsione, anche nell’ottica del sempre auspicato buon rap-porto tra la pubblica amministrazione e il contribuente, dato che è del tutto inaccet-tabile attendere la riscossione di crediti certi oltre ogni ragionevole tempistica. Ma ancora una volta, con estrema incredulità e stupore, rileviamo che tale possibilità non

è concessa ai professionisti. Molti di essi, vantano anche consistenti crediti nei con-fronti della Pubblica Amministrazione per il lavoro professionale svolto e quindi non è comprensibile la motivazione per cui pos-sono benefi ciare di questa opportunità pre-vista nell’attuale stesura, solo le imprese. Auspichiamo che si tratti di una semplice dimenticanza, un refuso che sicuramente sarà corretto in queste ore, non ci sembra verosimile che possano esistere altre cause e pertanto attendiamo fi duciosi una modifi ca del testo. Come più volte sottolineato dalla nostra Fondazione nulla è stato previsto dal governo nei vari provvedimenti «anti-crisi» emanati in questi ultimi periodi, per il sostegno dei professionisti, come se la grave situazione economica globale non li riguardasse. Nell’immaginario comune, la crisi economica non sfi ora il comparto delle Professioni, in realtà i professionisti sono

stati i primi ad averla percepita e saran-no gli ultimi ad uscirne; è chiaro che se le imprese sono in crisi, il disagio economico è largamente diffuso tra la popolazione, anche gli studi professionali subiscono una fl essione dei fatturati con conseguenti diffi -coltà per sostenere i costi dei propri dipen-denti e delle proprie strutture. E pensare che non è stata tenuta in considerazione neanche la proposta di legge presentata il 18 maggio 2010, atto Camera dei deputati n. 3480, dell’onorevole Antonino Lo Presti. Infatti citato il ddl, agli articoli 2 e 3 pre-vede espressamente per i Professionisti la compensazione dei crediti vantati nei con-fronti della pubblica amministrazione. Alle promesse devono seguire i fatti e questa potrebbe essere una prima occasione.

Marco Cuchel, RagioniereCommercialista Fondazione

dei commercialisti italiani

DEBITI P.A.

Le compensazioni dimenticano i professionisti

ENTI PREVIDENZIALIEsclusi dai tagli gli enti di cui al dlgs n. 509/1994 (avvocati, ingegneri, geometri, consulenti del lavoro, giornalisti, ecc.)

ISTITUTO NAZIONALEPER STUDI E ESPERIENZEDI ARCHITETTURA NAVALE

Rimane la soppressione dell’Insean. Tuttavia, le rispettive competenze e risorse non passeranno più al ministero delle infrastrutture, bensì al Consiglio nazionale per le ricerche.

RISCOSSIONEGli avvisi di accertamento emessi dall’Agenzia delle entrate diverranno esecutivi decorsi 60 giorni dalla notii ca (e non più immediatamente all’atto della notii ca)

COMPENSAZIONI DEBITI FISCALI-CREDITI P.A.

Dal 1° gennaio 2011 sarà possibile per le imprese compensare i crediti certi ed esigibili maturati nei confronti di enti locali ed enti del Ssn con le somme dovute a seguito di iscrizione a ruolo. A tal i ne sarà necessaria la certii cazione già prevista dal dl n. 185/2008.

SOSPENSIVA CONTENZIOSO TRIBUTARIO E PREVIDENZIALE

Eliminata la norma che i ssava a 150 giorni la durata massima delle istanze di sospensione presso le Ctp e presso i tribunali del lavoro.

IMPRESE DI ASSICURAZIONE

Viene previsto che la variazione delle riserve tecniche obbligatorie relative al ramo vita concorrerà a formare il reddito d’esercizio in misura pari al 90%. L’intervento rileverà nella misura del 50% anche sul versamento del secondo acconto Ires dovuto per il periodo d’imposta in corso all’entrata in vigore del provvedimento. Prevista deroga allo statuto del contribuente.

FONDI IMMOBILIARI CHIUSI

Cambia la base di calcolo dell’imposta sostituiva del 5% dovuta dalle sgr che si adegueranno alla nuova disciplina dei fondi: non rileveranno più i valori netti del fondo risultanti dai prospetti semestrali 2007, 2008 e 2009, bensì il valore al 31 dicembre 2009.In caso di liquidazione del fondo, sugli utili conseguiti dal 1° gennaio 2010 e i no al termine della procedura di liquidazione la sgr dovrà applicare un’imposta sostitutiva dell’Ires e dell’Irap pari al 19%.

RETI D’IMPRESECambia la dei nizione del contratto di rete. Prevista i no al 31 dicembre 2012 la possibilità di detassare gli utili reinvestiti nel programma di rete per le imprese aderenti.

INVALIDIEliminato l’innalzamento all’85% della percentuale di invalidità prevista per accedere ai trattamenti. Aumenta il numero di verii che previste negli anni 2011 e 2012 (da 200 a 250 mila all’anno).

AGGIORNAMENTO CATASTO

Istituito presso la Conferenza stato-città un organo paritetico di indirizzo sulle modalità di attuazione dell’aggiornamento del catasto da parte di comuni e Agenzia del territorio. Il nuovo organo dovrà riferire semestralmente al mineconomia, che potrà proporre a palazzo Chigi modii che normative sul processo di decentramento.

DIRITTI REALI SU IMMOBILI

Confermato l’obbligo, in vigore dal 1° luglio, di indicare dati catastali e planimetrie negli atti pubblici e nelle scritture private autenticate aventi per oggetto il trasferimento o la comunione di immobili già esistenti. Confermato anche l’obbligo da parte degli intestatari di presentare una dichiarazione di conformità allo stato di fatto dei dati catastali e delle planimetrie. Un emendamento prevede tuttavia la possibilità di sostituire tale dichiarazione con un’attestazione rilasciata da un tecnico abilitato alla presentazione degli atti di aggiornamento catastale.

CINQUE PER MILLE

Per l’anno i nanziario 2010 potranno benei ciare del riparto del 5 per mille anche gli enti di ricerca scientii ca e universitaria già inclusi nel medesimo elenco per il 2009.Il Miur dovrà procedere ad effettuare, entro il 30 novembre 2010, controlli a campione per verii care che i benei ciari 2009 siano ancora in possesso dei requisiti necessari per accedere all’agevolazione.

TERREMOTO ABRUZZO

Prorogata al 20 dicembre 2010 la sospensione dei versamenti tributari per imprenditori e lavoratori autonomi, nonché per i soggetti diversi dalle persone i siche con volume d’affari non superiore a 200 mila euro (i versamenti previdenziali saranno invece sospesi i no al 15 dicembre 2010).La ripresa della riscossione di tutto quanto non versato e degli adempimenti avverrà dal 1° gennaio 2011 attraverso 60 rate mensili, senza interessi né oneri per il contribuente.Un ulteriore emendamento del governo modii cherà tale termine, allungandolo da cinque a dieci anni.

FONDI CIP6

Le risorse derivanti dalle risoluzioni anticipate delle convenzioni Cip6/92 relative alle fonti assimilate alle fonti rinnovabili sono assegnate a un apposito fondo, destinato ad interventi nel settore della ricerca e dell’università.Appositi dm attuativi provvederanno a quantii care e ad assegnare tali importi.

CERTIFICATI VERDI

Cancellata la norma che eliminava l’obbligo di ritiro da parte del Gse dei certii cati verdi in eccesso. Tuttavia, il governo dovrà assicurarsi che l’importo complessivo derivante dal ritiro a partire dal 2011 sia inferiore del 30% rispetto a quello relativo alle competenze dell’anno 2010. Inoltre, almeno l’80% di tale riduzione dovrà derivare dal contenimento della quantità di certii cati verdi in eccesso.

PROCEDURE CONCORSUALI

La prededucibilità dei crediti vantati da banche e intermediari i nanziari non viene più subordinata al fatto che il concordato preventivo o l’accordo di ristrutturazione siano omologati, ma sarà necessario che “la prededuzione sia espressamente disposta nel provvedimento con cui il tribunale accoglie la domanda di ammissione al concordato ovvero l’accordo sia omologato”.

ENTI PREVIDENZIALIEsclusi dai tagli gli enti di cui al dlgs n. 509/1994 (avvocati, ingegneri, geometri, consulenti del lavoro,

Le novità in arrivo

Il testo degli emen-damenti approvatisul sito www.italia-oggi.it/documenti

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Page 16: QUOTIDIANO ECONOMICO, GIURIDICO E POLITICO Tremonti … Record di Turner Asta da 35,7 mln Servizio a pag. 10 ... nato ne scole de l’Angola» e poi il chirurgo Anemo Carlone, at-tento

22 Sabato 10 Luglio 2010 M A N OV R A 2 0 1 0

Nel nuovo testo dell’emendamento Azzollini anche il riferimento alla legge tributaria statale

La scelta delle tasse è a tempoPer le imprese estere il regime fai-da-te solo per tre anni

DI CRISTINA BARTELLI

Il regime fiscale di attrazione europea diventa a tempo. La possibilità di scegliere, per le attività di impresa straniere

operanti in Italia dal 31 maggio, il regime di tassazione dei paesi dell’Unione europea avrà effica-cia per un periodo di tre anni. Ma non solo. Per le imprese la scelta ora, dopo la correzione dell’emen-damento approvato ieri, in com-missione bilancio del Senato, ricade tra normativa tributaria vigente nei paesi della comunità europea e la normativa tributa-ria statale italiana. L’aggiunta del termine statale vuol dire che l’impresa straniera dovrà appli-care al regime fiscale estero scel-to anche le imposte locali italiane che non trovano applicazione nel paese da cui ha preso in presti-to il fisco. Una imposta su tutte l’Irap. L’emendamento del rela-tore all’articolo 41 stabilisce i pa-letti di applicazione della norma sul regime fi scale di attrazione europea. La versione post corre-zioni dunque fi ssa una serie di condizioni da porre alla base del-la scelta del regime fi scale estero

per l’impresa straniera in Italia. La prima, che vuole mettere al ri-paro la normativa da fi nalità elu-siva, è quella che stabilisce che le attività economiche non devono risultare già avviate in Italia pri-ma del 31 maggio (data di entra-ta in vigore del decreto legge», la seconda è quella del possesso del carattere dell’effettività, cioè le attività di impresa devono essere effettivamente svolte con un col-legamento economico nel territo-rio dello stato. La terza, aggiunta con la riformulazione votata ieri in commissione bilancio, prevede che il meccanismo abbia effi ca-cia per tre anni. La quarta, anche essa nel testo dell’emendamento riformulato, prevede che l’impre-sa si confronti in alternativa alla normativa tributaria statale. La specifi cazione lascia supporre che la sostituzione tra fi sco estero e fi sco italiano non si applichi per le imposte di matrice non statale che non trovano corrispondenza nella legislazione estera scelta. Se, ad esempio la legislazione X estera prescelta dall’impresa straniera non ha in sé l’Irap si prevede che accanto alla legisla-zione X estera l’impresa straniera

dovrà comunque applicare l’Irap italiana. E proprio sulla questio-ne Irap aveva espresso perples-sità l’uffi cio studi del Senato, esa-minando i singoli provvedimenti: «Non risulta poi menzionato il gettito Irap, imposta sconosciuta nei regimi tributari comunitari. Nel generale quadro fi scale cui sottostanno particolari categorie d’impresa occorre chiarire altresì quale sarà la sorte di eventuali accise, imposte speciali, nonché della disciplina Iva». La quinta e ultima condizione è l’obbligo di interpellare l’Amministrazione finanziaria in conformità alla procedura di ruling di standard internazionale, e principalmen-te riferita al regime dei prezzi di trasferimento, degli interessi, dei dividendi e delle royalties.

La disposizione ha l’effetto di limitare, di concerto con le Auto-rità, la sovranità impositiva dello Stato italiano, introducendo del-le enclavi normative all’interno dell’ordinamento tributario, regolate di comune accordo tra contribuente ed Agenzia delle entrate per un lasso temporale pari a tre periodi d’imposta.

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La cura per smaltire l’arretrato della giustizia civile potrebbe cambiare sede. Dalla manovra correttiva a un apposito di-segno di legge il cui esame è stato avviato ieri dal Governo. In commissione bilancio del Senato si è infatti consumata la breve storia dell’emendamento volto tra l’altro a istituire gli ausiliari del giudice, che il governo ha deciso di ritirare dopo averlo anche riformulato senza aver placato le reazioni della categoria principalmente interessata, ovvero gli avvocati. Sempre ieri è stato avviato in consiglio dei ministri, su pro-posta del Ministro della giustizia Angelino Alfano, l’esame di un disegno di legge che reca un piano straordinario per lo smaltimento dell’arretrato nella giustizia civile, esame che proseguirà in una prossima seduta. Il Cnf esprime intanto soddisfazione per la decisione del governo di ritirare l’emen-damento che interveniva anche sul codice di procedura civile. «Il testo dell’emendamento portava norme inutili, dannose e radicalmente incostituzionali che avrebbero mandato in scena una parodia della giustizia, violando i diritti fonda-mentali dei cittadini, come il Cnf ha prontamente rilevato in queste ore», commenta il presidente Guido Alpa. «Ora si apra il tavolo con l’avvocatura per individuare soluzioni valide per costruire un sistema funzionale ed effi ciente di defl azione del contenzioso pendente affi nché siano compo-sti in modo equilibrato gli interessi dei cittadini alla difesa dei diritti, le esigenze di contenimento dei costi, quelle di accelerazione dei tempi della giustizia e la competitività complessiva del Paese». «Lo stralcio dell’emendamento è un segnale di buonsenso e una buona notizia per evitare la rottamazione della giustizia civile, vigileremo affi nché il Governo permanga su questa linea politica e non ci siano ulteriori colpi di mano in sede di conversione defi nitiva in legge della manovra economica», commenta Maurizio de Til-la, presidente dell’Organismo unitario dell’avvocatura. Ma per gli avvocati rimane alta l’attenzione sull’iter di approva-zione del disegno di legge. Il presidente dell’Oua ha ricordato che «non si abbasserà la guardia, perché già in passato è avvenuto che dentro maxi emendamenti possano riapparire norme precedente stralciate». In tal senso Maurizio de Tilla ha ricordato che «si presterà anche particolare attenzione per evitare che vengano approvati interventi nella manovra che cancellano l’autonomia della casse di previdenza dei professionisti!». Ester Perifano (segretario generale Anf), afferma: «Speriamo che nessuno provi a riproporre le norme o, peggio, a cercare inutili maquillage su qualche comma. Ad essere inaccettabile è la fi losofi a che anima il provvedimento: totale diffi denza nei confronti della giurisdizione pubblica e ricerca costante di scorciatoie. Se il governo ritornasse sulla proposta originaria proporremo a tutta l’avvocatura di mobilitarsi con forza contro l’ennesimo attacco allo Stato di diritto». Per Marco Ubertini, presidente Cassa nazionale di previdenza e assistenza forense: «La scelta del governo di ritirare l’emendamento sulla giustizia civile è un atto di saggezza. Auspichiamo che in futuro, su temi così delicati, ci sia un maggior confronto preventivo».

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Uno stop sul processo civile I legali plaudono, spunta ddl

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La possibilità delle im-prese di compensare i crediti commerciali vantati nei confronti

degli enti delle regioni enti locali e degli enti del servi-zio sanitario nazionale con i debiti fi scali iscritti a ruolo, previsto da un emendamento del relatore alla conversione della manovra economica, introduce un principio di civiltà fi scale. Tuttavia, la necessità di limitarne l’impatto sulle entrate dello stato, circoscrivendo l’applicabilità ai soli debiti emergenti dalle inadem-pienze fi scali dei contribuenti, determina delle ini-quità e delle limitazioni future, determinate dallo stesso dl 78/2010. La crisi economica, in particolar modo nei due anni passati, in molti casi ha messo i contribuenti di fronte alla drammatica scelta: se pagare gli stipendi ovvero ritardare il pagamento di imposte, comunque dichiarate. Questa scelta ha, conseguentemente determinato la formazione di ruoli e quindi l’invio di cartelle esattoriali alle im-prese. Questa possibilità, consente, quindi, a que-sti contribuenti di utilizzare i crediti commerciali, vantati nei confronti di alcune amministrazioni pubbliche sopra richiamate, per assolvere questi debiti pregressi, ovviamente solamente se si tratta di crediti non prescritti, certi, esigibili e certifi cati. Se questo è l’aspetto positivo della norma, comun-que da rimarcare, non si può non considerare che limitare la possibilità di compensare i crediti con i debiti iscritti a ruolo, determina delle forti iniquità, risolvibili solamente dalla progressiva estensione del principio ai debiti fi scali emergenti dalle dichia-razioni annuali. L’assurdo che emergerebbe dalla norma è che un’azienda che, ad esempio, vanta un credito da una Asl per la vendita di una Tac, per ot-tenere il pagamento sarebbe spinta alla creazione di un ruolo di pari ammontare, magari scegliendo volutamente di non pagare le imposte dichiarate

per l’importo corrispondente. Il costo dell’opera-zione sarebbe il 10% del credito (sanzione del 30% ridotta ad 1/3, sull’omesso versamento, necessario per creare la provvista). Quindi, a questo punto l’ago della bilancia sarebbe determinato dal tasso di sconto applicato dalla banca sul credito com-merciale di cui si è certifi cata l’esistenza ai sensi dell’art. 3, c. 3-bis del dl n. 185/2008. Non bisogna, infatti, dimenticare che l’articolo da ultimo citato prevede la possibilità per tutti i contribuenti, anche se limitata agli anni 2009 e 2010, di chiedere la certifi cazione dell’esistenza dei crediti proprio alla regione enti locali, al fi ne di chiedere poi al settore bancario l’anticipazione delle somme ovviamente a pagamento. Ribadendo ancora una volta l’asso-luta importanza del principio, appare comunque evidente sia la sperequazione tra chi paga e non paga le imposte, dal momento che solo questi ulti-mo potrebbero usufruire di questa possibilità, sia le spinte ai ritardi nei pagamenti delle imposte, fi nalizzati alla creazione del debito che consente di sfruttare la possibilità concessa.

Non bisogna, infi ne, dimenticare che l’art. 29 del dl 78 dispone che, a decorrere dal 1° luglio 2011, le somme dovute a seguito di accertamento non sa-ranno più riscosse a mezzo ruolo; il titolo esecutivo sul quale sarà impostata la riscossione coattiva sarà lo stesso avviso di accertamento.

Claudio CarpentieriResponsabile ufficio politiche fiscali

Cna [email protected]

PMI & PUBBLICA AMMINISTRAZIONE

Crediti p.a. scelta tra tasse o cartelle

oduce un principio per l’importo corrispondente Il costo dell’opera

TIPOLOGIADI SOGGETTI

2009 2010 DIFF. 2010-2009

Italia Media UE Italia Media UE Italia Media UEPrivati 70 41 70 39 0 -2Imprese 88 57 96 55 8 -2PA 128 67 186 63 58 -4

TIPOLOGIA 2009 2010 DIFF 2010-2009

Italia e Area Euro. Tempi di pagamentoa confronto: n. giorni - anni 2009 e 2010

Fonte: Intrum Justitia

CON

in edicola lunedì prossimo

L’Italia è patriadei divietiNo alle partite di pallo-

ne; niente costumi da

bagno in centro; no alle

sigarette in spiaggia: si

moltiplicano, soprattut-

to in estate, le ordinanze

restrittive dei comuni

L’avvocato si colloca nel cdaNon c’è solo lo studio.

Per i professionisti, c’è

sempre un posto nei

consigli d’amministra-

zione delle maggiori

imprese italiane.

Ecco dove

Stagisti in cercadi contrattoIl tirocinio è lo stru-

mento principe per

l’inserimento dei giova-

ni in azienda, ancor di

più con la crisi. Ma più

della metà non viene

riconfermata

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23Sabato 10 Luglio 2010Sabato I M P O S T E E TA S S E

Le indicazioni della circolare 39 sull’intreccio tra donazione e benei ci i scali per l’immobile

Mutui, aiuti con strada obbligataNecessari intestazione del fi nanziamento e proprietà del bene

DI MAURIZIO TOZZI

Mutui e benefi ci fi scali, sempre necessaria l’intestazione del finanziamento e la

proprietà dell’immobile. Indi-spensabili i requisiti normativi, in particolare il rispetto dei limi-ti temporali e la destinazione ad abitazione principale. La strada della donazione, comunque, può portare a maggiori benefi ci se deve procedersi all’acquisto dell’abitazione per altri familia-ri. Questi gli assunti fondamen-tali emersi dalla circolare n. 39 del 2010, in sede di risposta ad uno specifi co quesito riguardan-te l’eventuale donazione della quota di proprietà dell’immobile con contestuale accensione da parte del donante di un nuovo mutuo riferito ad un ulteriore acquisto. In primo luogo, l’agen-zia conferma che per ottenere la detrazione Irpef si deve sempre appurare che l’avente diritto sia, per esplicita previsione norma-tiva, il soggetto intestatario del contratto di mutuo che risulti contemporaneamente anche ac-quirente dell’immobile. Ciò an-che nell’evenienza che uno dei coniugi cointestatari del mutuo decida di donare la propria quota di proprietà dell’immobile all’al-tro coniuge. in termini pratici,

se due coniugi sono proprietari al 50% dell’immobile e pagano in nella stessa misura il mutuo ed i relativi interessi, in caso di donazione da parte di un coniu-ge all’altro della propria quota di proprietà, ad esempio avvenuta nella seconda metà del mese di luglio 2009, la situazione che si confi gura è la seguente:

- il coniuge donante possiede i requisiti normativi (intestazio-ne e proprietà dell’immobile) solo fi no a luglio 2009 e dunque dovrà rapportare la propria quota di interessi annuale a 7/12;

- il coniuge donatario, che per l’intero anno ha entram-bi i requisiti (in particolare la proprietà si incrementa dal 50% al 100%), potrà indi-care nel rigo RP7 di unico la quota di interessi di propria competenza. Si rammenta, al ri-guardo, che è ininfl uente la per-centuale di immobile posseduto, essendo invece necessario sem-pre osservare la spesa relativa. Poiché il mutuo non è accollato ma continua ad essere pagato da entrambi i coniugi, ovviamente il donatario potrà detrarre in ri-ferimento al 50% degli interessi annuali certifi cati dall’istituto di credito.

In sostanza, in presenza di una certifi cazione complessiva di 6.000,00 euro di interessi an-

nui, la detrazione dovrà seguire i seguenti passi:

- individuazione della quota ri-levante di interessi in funzione dell’importo di mutuo effettiva-mente utilizzato per l’acquisto dell’immobile e per gli oneri ac-cessori e connessi. Se il mutuo è stato totalmente utilizzato a tal fi ne, gli interessi sono considerati per intero;

- confronto dell’ammontare degli interessi utili con il limite massimo complessivo di 4.000,00

euro;- ripartizione delle quote tra i

due coniugi al 50%;- calcolo della detrazione del

19%, da effettuarsi nell’esempio considerato rispetto all’importo di 2.000,00 euro per il donatario e nella misura di 7/12 di 2.000,00 euro, ossia 1.167,00 euro, per quanto concerne il coniuge do-nante.

È appena il caso di sottolinea-re che qualora il coniuge donante dovesse essere fi scalmente a ca-rico, comunque il donatario non

potrebbe ottenere la detrazione in riferimento alla quota del co-niuge a carico relativamente ai mesi in cui quest’ultimo non è più proprietario dell’immobile, ossia da agosto in poi. Infat-ti, affi nché si possa detrarre la quota del soggetto fi scalmente a carico, è sempre necessario che entrambi i coniugi siano proprie-tari dell’unità immobiliare. Ciò si evince non solo dal tenore let-terale della norma, ma anche da quanto evidenziato dall’Agenzia

delle Entrate nella circolare n. 95 del 2000 (punto 1.2.6) lad-dove è stato chiarito che per tutti i mutui stipulati succes-sivamente al 1991, la detrazio-ne non compete al coniuge che non ha acquistato il fabbrica-to. Nel caso affrontato nella circolare n. 39 del 2010, infi ne,

è evidenziato l’ulteriore aspetto dell’acquisto, da parte del coniu-ge donante di un altro immobile (al 100%) con contrazione di un nuovo mutuo. L’agenzia delle en-trate al riguardo sottolinea che il coniuge donante avrà diritto alla detrazione per tale nuovo mutuo solo al ricorrere delle condizioni normative e fi no ad un importo massimo di 4.000,00 euro. Ciò vuol dire, ad esempio, che il do-nante può procedere all’acquisto dell’immobile destinato ad abita-zione principale di un suo fami-

liare (ad esempio il fi glio). Deve sottolinearsi, sul punto, che tale soluzione conduce di fatto ad un maggior benefi cio fi scale per la famiglia interessata. Infatti, se per il nuovo mutuo il donante paga, ad esempio, 5.000,00 euro di interessi, lo stesso deve som-mare a tale importo gli interessi detraibili riferiti all’immobile donato (considerando 7 mesi, ossia 1.167,00 euro) e rispettare comunque il limite complessivo di 4.000,00 euro (che nell’esem-pio, rappresenta l’importo da indicare in RP7 del donante). In totale, però, i due coniugi detrag-gono rispetto ad un importo di 6.000,00 euro di interessi, in tal modo superando il «blocco» rap-presentato dalla circolare n. 50 del 2002, laddove al punto 4.4 era stato evidenziato che in presenza di più mutui riferiti a più immo-bili, la detrazione è fruibile solo relativamente a quello adibito a propria abitazione principale. In sostanza, in assenza di donazio-ne il benefi cio sarebbe rimasto ancorato al solo primo immobile, con una detrazione complessiva calcolata su 4.000,00 euro. La scelta di donare la propria quota di proprietà, pertanto, evita detto impedimento proprio in quanto il donante risulta proprietario di un solo immobile.

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Occhi puntati sul transfer pricing per chi opera con la Cina.Per quanto concerne l’Italia, la disciplina dei prezzi di trasferimento è contenuta nell’articolo 110 e nell’articolo 9 del Testo Unico delle imposte sui redditi (Tuir), nei quali è possibile individuare i presuppo-sti soggettivi e oggettivi in presenza dei quali si può procedere a una rettifi ca dei prezzi di trasferimento intra-gruppo. In relazione alle disposizioni dettate dal co. 7 dell’art. 110 del Tuir, si prevede la possi-bilità di predisporre una documentazione standardizzata che consenta il riscontro della conformità al valore normale dei prezzi di trasferimento praticati dalle imprese. Il meccanismo consentirà di fruire di un regime di esonero dalle san-zioni per infedeltà delle dichiarazioni fi scali connesse a rettifi che da transfer pricing e, in capo all’Amministrazione, di disporre della documentazione neces-saria a riscontrare la corrispondenza dei prezzi determinati tra imprese associate multinazionali con quelli praticati in re-gime di libera concorrenza.

È stato infatti inserito il comma 2-ter all’art. 1 del dlgs n. 471/1997 che prevede «In caso di rettifi ca del valore normale dei prezzi di trasferimento praticati nell’am-bito delle operazioni di cui all’articolo 110, comma 7 da cui derivi una maggiore im-posta o un differenza del credito, la san-zione di cui al comma 2 non si applica qualora nel corso dell’accesso, ispezione o verifi ca o di altra attività istruttoria, il contribuente consegni all’Amministrazio-ne fi nanziaria la documentazione indica-

ta in apposito provvedimento del Diret-tore dell’Agenzia delle entrate idonea a consentire il riscontro della conformità al valore normale dei prezzi di trasferimen-to praticati. Il contribuente che detiene la documentazione prevista dal provvedi-mento di cui al periodo precedente, deve darne apposita comunicazione all’Ammi-nistrazione fi nanziaria secondo le moda-lità e i termini ivi indicati. In assenza di detta comunicazione si rende applicabile il comma 2».

In Cina, la nuova regolamentazione (Guo Shui Fa [2009] n. 2), emanata nel Gennaio del 2009, in materia di transfer pricing ha, per la prima volta, introdot-to, a carico dei contribuenti, l’obbligo di predisporre e conservare una dettaglia-ta documentazione delle operazioni di transfer pricing a supporto della natura concorrenziale delle proprie transazioni con parti correlate. In generale, le società con un controllo o collegamento diretto o indiretto derivante da una partecipa-zione al capitale superiore al 25% sono considerate come parti correlate e sog-gette pertanto alla regolamentazione sul transfer pricing. Entro il 31 maggio dell’anno successivo all’esercizio fi scale di riferimento, le società (residenti in Cina o non residenti ma con una stabile organizzazione in Cina) che hanno avuto transazioni intra-gruppo, devono, in sede di dichiarazione annuale d’imposta, re-digere e presentare il Rapporto annuale delle transazioni con parti correlate. La documentazione relativa alle transazio-ni intra-gruppo deve essere interamente

tradotta in lingua cinese, conservata per almeno 10 anni e deve essere presentata entro 20 giorni dalla richiesta da parte delle autorità cinesi. Tuttavia, è prevista l’esenzione dall’obbligo di predisporre questa documentazione nel caso in cui l’ammontare delle transazioni di beni materiali con parti correlate sia inferiore a 200 milioni di Rmb (circa 24 milioni di Euro) e l’ammontare delle transazioni di beni immateriali con parti correlate sia inferiore a 40 milioni di Rmb (circa 4,8 milioni di euro). Inoltre, la predisposizio-ne della documentazione non è richiesta se la transazione è avvenuta sulla base di un Advance Pricing Agreement (Apa) oppure nel caso in cui l’azionista stranie-ro abbia una partecipazione inferiore al 50% e la società cinese realizzi transa-zioni commerciali solo con parti correlate cinesi. L’Apa (Advance Pricing Arrange-ment) è un effi cace strumento per evitare potenziali contenziosi con l’amministra-zione fi scale (procedura e dettagli nella Circolare Apa Guo Shui Fa [2004] n. 118): si tratta di accordi tra l’Amministrazione fi nanziaria e il singolo contribuente per defi nire i criteri relativi alla determina-zione del giusto prezzo da applicare alle operazioni infragruppo. Il principale cri-terio di determinazione del prezzo tra le parti correlate è il Metodo del confronto del prezzo o Cup (Comparable Uncontrol-led Price method), coerentemente con le linee guida Ocse: «[quando] le condizioni effettuate o imposte tra (...) due imprese [associate], nelle loro relazioni commer-ciali o fi nanziarie, sono diverse da quelle

che sarebbero state convenute tra im-prese indipendenti, gli utili che, in man-canza di tali condizioni, potevano essere realizzati da una delle imprese, possono essere inclusi negli utili dell’altra impresa e tassati di conseguenza».

La disciplina cinese relativa al feno-meno del transfer pricing è da conside-rare unitamente alle disposizioni di cui all’art. 47 della legge relativa alla tas-sazione del reddito d’impresa (Eit Law) secondo cui le operazioni poste in essere da un’impresa senza alcun ragionevole scopo commerciale e che comportino la riduzione del reddito tassabile potran-no essere rettifi cate dalle autorità fi sca-li cinesi secondo ragionevoli criteri. Il 6 luglio 2009 l’Amministrazione fi scale cinese ha emanato una nuova circola-re (Guoshuihan [2009] n. 363) con cui si suggerisce agli uffi ci fi scali locali di concentrarsi su quelle società residenti in Cina che, pur esplicando funzioni limi-tate ed assumendo bassi rischi, realizzi-no perdite operative relativamente alle transazioni con parti correlate all’estero. Pertanto, è importante che le società che operano in Cina prestino la dovuta at-tenzione alle transazioni con le loro parti correlate e predispongano la documen-tazione richiesta per ridurre al minimo i rischi relativi al transfer pricing.

Roberto Corciulo, presidente IC&Partners Group

e Raffaele Tamborrino (Ufficio legale Asia Business Group -

società partner di IC)© Riproduzione riservata

TRANSFER PRICING, LE REGOLE DELL’AMMINISTRAZIONE FINANZIARIA DI PECHINO

La Cina chiede documenti in lingua. E da conservare 10 anni

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24 Sabato 10 Luglio 2010 I M P O S T E E TA S S E

Sentenza della Cassazione sui redditi dei professionisti

Criterio di cassa koPrevalenza agli studi di settore

PAGINA A CURA DI DEBORA ALBERICI

Gli studi di settore e i co-effi cienti presuntivi vin-cono sul criterio di cassa. Infatti, il professionista

non può provare il suo reddito, a di-spetto dell’accertamento presunti-vo notifi cato dall’amministrazione fi nanziaria, sulla base di quanto ha affettivamente incassato nell’anno di imposta contestato. Insomma il fatto che il compenso possa essere pagato nell’anno successivo non è rilevante ai fi ni fi scali.

È quanto si evince dalla senten-za n. 16235 del 9 luglio 2010 con la quale la Cassazione ha accolto il ricorso dell’Agenzia delle entrate presentato contro un architetto che aveva opposto all’accertamento, fondato sui vecchi coeffi cienti pre-suntivi, il criterio di cassa nel senso che alcuni compensi erano stati da lui incassati l’anno successivo ri-spetto a quello contestato.

La commissione tributaria pro-vinciale aveva accolto questa tesi. La ctr del Friuli-Venezia Giulia aveva confermato, affermando che «non erano suffi cienti a sostenere la pretesa fi scale le sole preusun-

zioni derivanti dai parametri sulle categorie dei valori desunti dalla dichiarazione ma che occorreva anche una motivazione che espri-messe collegamenti e riferimenti congrui fra valori e la capacità contributiva del contribuente in un conteso periodico dell’andamento delle annualità precedenti e sus-seguenti». Queste motivazioni sono state completamente ribaltate da Piazza Cavour.

Nel caso specifi co, in particolare, erano stati applicati i coeffi cienti ma la stessa sezione tributaria ha chiamato in causa nelle motivazio-ni gli studi di settore, rafforzando ancora una volta l’orientamento delle Sezioni unite inaugurato il Natale scorso. In sentenza si legge che «la procedura di accertamento tributario standardizzato mediante l’applicazione dei parametri o degli studi di settore costituisce un siste-ma di presunzioni semplici, la cui gravità, precisione e concordanza non è “ex lege” determinata dallo scostamento del reddito dichiara-to rispetto agli “standards” in sé considerati - meri strumenti di ri-costruzione per elaborazione stati-stica della normale redditività - ma nasce solo in esito al contradditto-

rio da attivare obbligatoriamente, pena la nullità dell’accertamento, con il contribuente. In tale sede, quest’ultimo ha l’onere di provare, senza limitazione alcuna di mezzi e di contenuto, la sussistenza di condizioni che giustifi cano l’esclu-sione dell’impresa dall’area dei soggetti cui possono essere appli-cati gli “standards” o la specifi ca realtà dell’attività economica nel periodo di tempo in esame, men-tre la motivazione dell’atto di ac-certamento non può esaurirsi nel rilievo dello scostamento, ma deve essere integrata con la dimostra-zione dell’applicabilità in concreto dello «standard» prescelto e con le ragioni per le quali sono state di-sattese le contestazioni sollevate dal contribuente». Dunque, sulla base di questi principi, al di là di quanto effettivamente incassato spetta sempre al professionista la prova contraria dei calcoli fatti dal fi sco.

©Riproduzione riservata

Le dichiarazioni dei lavoratori sull’inesistenza della strut-tura organizzativa del fornitore o del subappaltatore, sono idonee a provare una falsa fatturazione da parte dell’azien-da, anche in presenza di una contabilità regolare fra le due imprese.

Lo ha stabilito la Corte di cassazione che, con la sentenza n. 16229 del 9 luglio 2010, ha accolto il ricorso del fi sco pre-sentato contro la decisione della commissione tributaria di Brescia che aveva accolto il ricorso di un’azienda alla quale erano state contestate false fatturazioni.

L’accertamento della maggiore Iva era scattato dopo un’ispezione della Guardia di fi nanza che aveva contestato, pur in presenza di una contabilità regolare fra l’azienda e un subappaltatore, l’inesistenza della struttura organizzativa di quest’ultimo. E ciò anche in relazione alle numerose dichiara-zioni dei dipendenti che non conoscevano neppure l’esistenza del subappaltatore perché erano sempre stati pagati dalla pri-ma impresa. Dati questi che non erano sembrati suffi cienti alle commissioni tributarie per la validità dell’atto impositivo.

Ma la Cassazione ha ribaltato l’esito del processo. Infatti, la sezione tributaria ha accolto il ricorso dell’Agenzia delle entrate sostenendo che le dichiarazioni dei dipendenti ave-vano un certo peso.

«Orbene», si legge in sentenza, «avuto riguardo al fatto obiettivo che la apparente regolarità contabile è fatto costi-tutivo della ipotesi di evasione fi scale contestata, che appunto sulla apparenza cartacea si fonda, e che è indiscussa la esi-stenza di varie dichiarazioni di lavoratori assunti dalla srl che attestano fatti idonei a ritenere la inesistenza di tale ditta, è evidente che ulteriori circostanze accertate dagli inquiren-ti in ordine alla mancanza di una struttura organizzativa di detta società acquistano valore decisivo, atto a superare i limiti probatori intrinseci di dichiarazioni di terzi nell’am-bito del processo tributario e a integrare la prova a favore dell’Uffi cio, con peso complessivamente idoneo a fondare il convincimento dei giudici, atteso che è ovvio che una società priva di struttura organizzativa non è in grado di effettuare lavori edili in subappalto».

Fatture false, il lavoratore inchioda l’azienda

15 luglio 2010 • Milano, Palazzo delle Stelline, Corso Magenta, 61 • Orario 9.30 - 13.00

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in collaborazione con

Le novità in materia di redditometro

Andrea BONGI

Collaboratore ItaliaOggi

L’avviso di accertamento come

atto esecutivo

Enrico ZANETTI

Coordinatore Uffi cio Studi CNDCEC

Coordinatore UNGDCEC per il

Veneto ed il Trentino Alto Adige

La sospensione degli atti

impositivi e delle sentenze

Gianfranco GAFFURI

Presidente dell’A.N.T.I. sezione

Lombardia

I controlli dell’amministrazione

i nanziaria sulle imprese

Luigi MAGISTRO

Direttore Centrale Accertamento

Agenzia delle Entrate

DIBATTITO E RISPOSTE AI QUESITI

Modera:

Marino LONGONI Condirettore ItaliaOggi

Riprese televisive a cura

di Class/CNBC

Le sentenze sul sito www.italiaoggi.it/documenti

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25Sabato 10 Luglio 2010Sabato I M P O S T E E TA S S E

Dre Emilia Romagna sulle vendite in caso di accordi con gli enti territoriali

Rivalutazione strategicaComplessi immobiliari, taglio alle plusvalenze

DI DIEGO PRANDINI E LUCA ALTOMONTE

I contribuenti (persone fi si-che, società semplici, enti non commerciali e soggetti non residenti privi di stabi-

le organizzazione in Italia) inte-ressati alla vendita di complessi immobiliari oggetto di accordi con gli enti territoriali, possono ridurre la plusvalenza realizza-ta a seguito della cessione, pro-cedendo alla loro rivalutazione, tramite l’applicazione dell’impo-sta sostitutiva attualmente pari al 4% rispetto al valore periziato (pagabili anche in tre rate an-nuali di pari importo).

L’Agenzia delle Entrate – Dre Emilia Romagna, con la nota prot. 909-28406/2010 del 31/5/2010, ha fornito un’inter-pretazione, pur nell’ambito della più generale attività di consulen-za giuridica, circa l’applicazione dell’articolo 67, comma 1, lettera b) del Tuir, nell’ipotesi di cessio-ne a titolo oneroso di complessi immobiliari esistenti (fabbricati e relative pertinenze) allorché il privato, per effetto di successivi accordi con gli enti territoriali,

sempre ai sensi della vigente normativa regionale, attraverso i medesimi ottenga la possibilità di ottenere un maggior grado di edifi cabilità dell’area.

Il contribuente aveva chiesto all’amministrazione fi nanziaria di conoscere quale fosse il corretto trattamento fi scale da applicarsi alla cessione di un complesso im-mobiliare, costituito da fabbricati già distintamente accatastati e da un annesso terreno, che tut-tavia risulta oggetto di accordo per ottenere un aumento della capacità edifi catoria e una par-ziale modifi ca della destinazione d’uso, dietro il pagamento di oneri compensativi a favore del comu-ne, pari alla metà del maggior va-lore economico generato dal più elevato grado di edifi cabilità. Si chiedeva inoltre, e soprattutto, di sapere se è possibile fruire delle disposizioni previste dalla legge 448/2001, così come reintrodotte dall’art. 2, commi 229 e 230 della legge 23 dicembre 2009, n. 191 (Finanziaria 2010) e che, pertan-to, l’intero compendio immobilia-re possa essere rivalutato.

L’Agenzia delle entrate chiari-sce che al fi ne di individuare il

corretto trattamento fi scale ap-plicabile a una cessione immobi-liare, sia indispensabile esamina-re, in primis, l’immobile oggetto di compravendita. Nel caso in esame, poiché l’intero complesso rientra in una Convenzione che prevede la possibilità di svilup-pare, in termini di incremento, le cubature esistenti, ciò fa sì che oggetto della compravendita non possano essere più considerati i singoli immobili (fabbricati e terreno), privi di effettivo valore economico, ma l’area su cui gli stessi insistono, riqualifi cata in relazione alla diversa potenzia-lità edifi catoria.

Così come ricorda la stessa Agenzia, tale orientamento ri-specchia quanto già chiarito con la risoluzione n. 395/E del 22 ottobre 2005. Di conseguenza, ai sensi anche dell’articolo 36, com-ma 2 del decreto legge 223/2006 secondo cui un’area è da conside-rarsi fabbricabile se utilizzabile a scopo edifi catorio in base allo strumento urbanistico generale adottato dal Comune, indipen-dentemente dall’approvazione della Regione e dall’adozione di strumenti attuativi del medesi-

mo, la cessione da parte del con-tribuente dell’intero complesso immobiliare appare riconducibi-le alla fattispecie esaminata dal comma 1, lettera b) dell’art. 67 del Tuir. In conseguenza di ciò, l’Agenzia, abbracciando la tesi prospettata dal contribuente, conferma che potrà trovare appli-cazione la disposizione relativa alla rivalutazione dei terreni, ex. art. 2, comma 229 della legge 23 dicembre 2009, n. 191.

Ma attenzione c’è tempo (sal-vo proroghe) fi no al 2 novembre 2010. Secondo quanto stabilito dal nuovo comma 2, art. 2 del dl n. 282/2002, così come modifi cato dalla legge n. 191/2009, la reda-zione e il giuramento della peri-zia di stima del valore dell’immo-bile, nonché il versamento della prima o dell’unica rata, devono infatti essere obbligatoriamente effettuate, a pena di nullità, en-tro tale data.

©Riproduzione riservata

Anche Roccella Jonica fi rma l’accordo con l’Agen-zia delle Entrate mirato al-la partecipazione nell’azio-ne di contrasto all’evasione fi scale. Si tratta, spiega una nota, in ordine di tempo, del ventiduesimo proto-collo d’intesa siglato con i comuni della regione, a par-tire dal 2009, dal direttore regionale della Calabria, Antonino Di Geronimo.

Estendere la competen-za civile del giudice di pace. Aumentare la competenza per valore del giudice di pace fi no a 50 mila euro ed attribuirgli competen-ze pressoché esclusive in materia condominiale, in materia di separazione consensuale e di esecuzione forzata mobiliare. Inoltre, come è già avvenuto in passato, i processi relativi a tali materie, pendenti in tribunale alla data dell’en-trata in vigore della norma potrebbero essere attribuiti al magistrato di pace per il prosieguo, defl azionando di oneri enormi i tribunali. Questa la ricetta contro la giustizia-lumaca proposta dall’Associazione naziona-le giudici di pace in una nota in cui si chiede un incontro al guardasigilli Angelino Alfano.

«Nuovi adempimenti bu-rocratici, nuove diffi coltà e nuovi costi si profi lano sulle piccole e medie im-prese in materia ambien-tale». Lo afferma la Cna in una nota, denunciando che «fermo restando che la protezione dell’ambiente è sacrosanta, l’arrivo del regolamento relativo alla gestione dei rifi uti di ap-parecchiature elettriche ed elettroniche (Raee) affi an-cato al sistema Sistri (che controlla la tracciabilità dei rifi uti), sta generando una situazione di crescente e pesante diffi coltà per le imprese». «In particolare», prosegue il comunicato, «il decreto introduce nuovi ob-blighi, fra i quali l’iscrizio-ne in un’apposita sezione dell’Albo nazionale Gestori Ambientali che, oltre ad essere di diffi cile attuazio-ne per alcune fattispecie particolari, va ad accumu-larsi con le altre numerose iscrizioni nel medesimo albo che le imprese sono già tenute ad effettuare». La Cna chiede al governo un intervento per evitare nuovi appesantimenti burocratici alle imprese.

BREVI

I dazi non riscossi per effetto dell’illegittima concessione dell’autorizzazione doganale devono essere messi a disposi-zione della Comunità in quanto risorse proprie del bilancio comunitario; il fatto che l’autorizzazione sia stata rilasciata illecitamente dai funzionari dell’amministrazione fi nanzia-ria non costituisce forza maggiore e non esime, quindi, lo stato membro dall’obbligo di pagamento. Queste, in sintesi, le motivazioni principali con le quali la Corte di giustizia Ue, con la sentenza 8 luglio 2010, accogliendo il ricorso della com-missione europea (causa C-334/08), ha condannato l’Italia per inadempimento degli obblighi comunitari. La vicenda riguarda il rilascio, da parte dell’amministrazione doganale, di una serie di autorizzazioni all’istituzione di due magazzini doganali privati di tipo C e alla trasformazione dei pani di alluminio, soggetti al dazio del 6%, in rottami di allu-minio, esenti da dazi, con la procedura di trasformazione sotto controllo doganale. In seguito ai controlli, emergeva tuttavia che le autorizzazioni erano state rilasciate in contrasto con la normativa doganale comunitaria, per cui la commissione europea reclamava le ri-sorse sottratte al bilancio Ue, di 46,6 miliardi di lire, dallo stato italiano, il quale eccepiva però che la mancata riscossione non era dipesa da errori o negligenze dell’amministrazione, bensì da condotte dolose e fraudolente dei funzionari, ad essa non imputabili.La corte, nella sentenza, ha rilevato che la condotta di qualsiasi organo dello stato è, in linea di principio, imputabile allo stato stesso, anche se l’organo ponga in essere, con il suo compor-tamento, una violazione di legge, uno sviamento di potere o un’inosservanza di istruzioni dei propri superiori gerarchici. È pacifi co, prosegue la corte, che nel momento in cui hanno rilasciato le autorizzazioni illegittime, i funzionari doganali si trovavano nell’esercizio delle loro funzioni, sicché i loro atti debbono considerarsi compiuti nell’ambito stesso dell’ammi-nistrazione, con la conseguenza che la condotta illegittima dell’amministrazione va imputata alla repubblica italiana.Quanto all’esimente della «forza maggiore», tale nozione, se-condo la giurisprudenza della Corte, deve essere intesa nel senso di circostanze estranee e non riferibili al soggetto che la invoca, anormali e imprevedibili, le cui conseguenze non avreb-bero potuto evitarsi nonostante ogni diligenza impiegata, situazioni che non ricorrono nella fattispecie.

Roberto Rosati© Riproduzione riservata

I dazi non riscossi sempre a disposizione della Ue

DI MARILISA BOMBI

Stato batte Comune uno a zero. Con le VLT l’Am-ministrazione dei mono-poli mette in un angolo

i comuni, perché in materia di gioco la partita la decidono le questure. Con circolare del 16 giugno scorso, diretta a conces-sionari e uffi ci territoriali, l’Am-ministrazione dei monopoli dà le dritte per l’apertura delle sale cosiddette «dedicate» ad acco-gliere gli apparecchi da intrat-tenimento previsti dal comma 6, lettera b) dell’articolo 110 Tulp, in altre parole, le videolotterie, ma nel precisare che la compe-tenza al rilascio della licenza ai sensi dell’art. 88 Tulps è la Questura, omette di prendere in considerazione le complesse problematiche di natura edilizia ed urbanistica che sottostanno all’esercizio di questo tipo di attività. Basta scorrere, infatti, una qualsiasi rassegna di giuri-sprudenza per rendersi conto di quanto ai sindaci stiano strette le misure pro-gioco che sono sta-te emanate in questi ultimi anni e che hanno aumentato la diffu-sione delle sale giochi. È recente la notizia che un comune della riviera del Garda ha modifi cato il Prg per impedire l’apertura di una sala Bingo in quanto incom-patibile con la residenza, aval-

lato dal Consiglio di Stato (de-cisione 8 giugno 2010 n. 3589). Non solo, ma il Centro tutela consumatori utenti di Bolzano ha chiesto aiuto all’Antitrust. Insomma, se da un lato lo Stato crea i presupposti per aumenta-re l’offerta di gioco, dall’altro i Sindaci frenano. Con le ultime novità in materia di apertura di sale-VLT i nodi rischiano, oggi, di venire al pettine; ciò in quanto il procedimento di rilascio delle autorizzazioni previste dall’art. 88 del Tulps non presuppone alcuna verifi ca di compatibilità urbanistica, ma soltanto edili-zia. Ciò è giustifi cato dal fatto che l’attuale Tulps ha più di settant’anni ed è stato scritto quando i beni giuridici da tute-lare erano certamente diversi ed il concetto di urbanistica non era stato neppure ancora elaborato. Oggi che invece è l’urbanistica a ponderare gli interessi contrap-posti e il Comune a stabilire l’uso del territorio in relazione alle funzioni ammesse, le dispo-sizioni vanno riconsiderate. Del resto, una soluzione potrebbe essere quella di istituire specifi -catamente la destinazione d’uso di «sala gioco» attraverso una modifi ca al decreto del 22 feb-braio 2010 con il quale sono stati individuati gli ambienti dedicati e fi ssato il numero massimo di apparecchi installabili.

Circolare Monopoli sulle videolotterie

Giochi, la partita decisa in questura

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26 Sabato 10 Luglio 2010 LAVORO E PREVIDENZA

Una circolare dell’Inps con i valori 2010 aggiornati sulla base dei dati Istat sull’inl azione

Rincarano i contributi volontariSpesa minima di 2.673 euro per l’accredito di un anno

DI GIGI LEONARDI

Nel 2010 per coprire un anno di contribuzione volontaria occorre una spesa minima di 2.673

euro. E se si è stati autorizzati dopo il 31 dicembre del 1995 si dovrà spendere 338 euro in più. L’aumento, rispetto al 2009, è dovuto alla consueta lievita-zione delle retribuzioni di rife-rimento, aggiornate allo 0,72% per via dell’infl azione. Da una occhiata sommaria alle tabel-le, i cui nuovi parametri sono indicati nella circolare Inps n. 91/2010 (successivamente alla prima scadenza utile fi ssata al 30 giugno), si nota facilmente come costa sempre di più farsi una pensione da soli. Ogni anno infatti aumentano le somme da versare da parte di coloro che si sono ritirati prima del tempo dall’attività lavorativa. In pro-posito va ricordato che l’accesso alla volontaria è possibile (al-ternativamente) sia potendo far valere tre anni di contribuzione obbligatoria nel quinquennio precedente la domanda, sia po-tendo contare complessivamen-

te su cinque anni, indipenden-temente dall’epoca in cui essi si collocano.

Valori 2010. Le somme da versare per quest’anno, diver-se a seconda della decorrenza dell’autorizzazione, sono già indicate sui bollettini di conto corrente postali che saranno inviati dall’ente di previden-za. L’esistenza di due diversi importi per il contributo set-timanale è dovuta al fatto che coloro che sono stati autorizzati a versare la volontaria dopo il

31 dicembre 1995 pagano sulla base di un’aliquota maggiore. L’ammontare del contributo volontario si ottiene, infatti, applicando alla retribuzione di riferimento (quella dell’ultimo anno di lavoro), l’aliquota con-tributiva vigente che per gli ex lavoratori dipendenti è pari al 27,87%, per i soggetti autoriz-zati sino al 31 dicembre 1995, e al 31,37% (32,37% per le quote eccedenti i 42.364,00 euro an-nui), per le autorizzazioni suc-cessive. Quest’ultima aliquota

(autorizzati dal 1° gennaio 1996 in poi) è destinata a salire gra-dualmente sino a che raggiun-gerà l’aliquota obbligatoria pie-na del 33%. Esiste anche una retribuzione base (minimale), pari al 40% del minimo di pen-sione mensile. In altri termini, per il 2010, con un minimale di retribuzione settimanale pari a 184,39 euro il contributo non può essere inferiore a 51,39 euro per i soggetti autorizzati sino al 31 dicembre 1995 e a 57,91 euro e per chi è stato au-torizzato dal 1° gennaio 1996 in poi. Tra gli interessati alla volontaria ci sono anche gli ex lavoratori domestici, i quali quest’anno pagano 23,97 euro la settimana (per loro non esi-stono classi di contribuzione), oppure 30,42 euro, se l’autoriz-zazione è successiva al 31 di-cembre 1995. Per pagare occor-re necessariamente utilizzare gli appositi bollettini di conto corrente postale già predisposti dall’Inps.

Lavoro occasionale. Il co-siddetto sistema dei voucher, ossia l’assicurazione a favore di chi effettua prestazioni occasio-

nali di tipo accessorio, prevede che la contribuzione relativa affl uisca alla gestione separata oppure, nel caso di prestazioni rese nell’ambito dell’impresa familiare, al Fpld (Fondo pen-sioni lavoratori dipendenti). Peraltro la normativa di base (comma 2 dell’art. 6 del dlgs n. 184/1997) dispone che non pos-sa essere ammessa contribuzio-ne volontaria per contestuali periodi di previdenza obbligato-ria. La natura della prestazione di carattere accessorio, si legge nella circolare, delineata nella norma che la disciplina quale attività lavorativa che confi-gura rapporti di natura mera-mente accessoria e occasionale, esclude che i lavoratori interes-sati possano essere ricompresi nelle categorie individuate dal comma 2 dell’art. 6 del citato decreto legislativo e pertanto non si ravvisa incompatibilità tra prosecuzione volontaria e contribuzione proveniente da lavoro occasionale accessorio, affl uita alla gestione separata o al Fondo pensione lavoratori dipendenti.

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I soprannomi (o nomi-gnoli) sono duri a morire, passano di padre in figlio per generazioni, sappiamo di soprannomi affi bbiati se-coli fa.

Prendiamo il casato della famiglia che sta al piano di sotto: pochi sanno che all’anagrafe si chiama-no Moretti, come sta anche scritto sulla cassetta postale e sull’elenco telefonico.

Ma se li volete cercare, dovete chiedere de lu pro-caccia, l’antico mestiere di recapitare pacchi e biglietti che faceva un avo Moretti, ai tempi del governo pontifi cio.

Io non mi chiamo lu pro-caccia, fi niamola per favore con questo nomignolo, grida il dott. Moretti, funzionario di banca, dal piano di sotto a tutto il vicinato, ora canzo-nano così anche i miei fi gli a scuola.

Gli amici del circolo ci scherzano. Procaccia no, ma procacciatore sì, alludendo alla seconda attività del dot-tore, da lui svolta nel tempo libero.

Non va bene neanche procacciatore, replica lui, la mia seconda attività deve defi nirsi più dignitosamente di agente di commercio, che svolgo normalmente per te-

lefono o via internet, in modo continuativo e non occasio-nale.

C’è però tra gli amici un consulente del lavoro, che non la vede così e conte-sta la qualifi ca. Tu non sei un agente di commercio in quanto non hai la necessità giuridica di svolgere la tua attività di promozione dei contratti.

Il fatto che tu la svolga con carattere continuativo non la rende solo per questo inseribile tra gli agenti di commercio.

Va invece corretta-mente collocata tra i pro-cacciatori, poiché dipende esclusivamente dalla tua iniziativa.

Nessuno ti può ritene-re colpevole se, nel tempo libero dalla banca, stai a pancia all’aria, «ed è quindi, sempre occasionale, anche quando, di fatto, sia conti-nuativa» (sentenza della corte di appello di Roma del 9 febbraio 2010, n. 8366, su Agenti e rappresentanti di commercio n. 1/2010, Age Editrice, Castel Goffredo, Mantova).

Valfrido Paoliconsulente del lavoro

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STORIE DI LAVORO

Non chiamatelo Procaccia

DI CARLA DE LELLIS

La mina pensioni all’esa-me dell’Unione euro-pea. Su uno scenario che prevede pensionati

più poveri, contributi più cari o pensione più lontana (cioè lavo-ratori in pensione più tardi), la commissione europea ha aperto con un Libro verde il dibattito pubblico sul futuro delle pen-sioni europee. La consultazione chiuderà il 15 novembre: quat-tro mesi per affrontare il pro-blema delle pensioni, uno dei maggiori problemi in Europa e nel mondo.

L’invecchiamento della popo-lazione in tutti gli stati membri ha posto i sistemi pensionistici esistenti sotto un’enorme pres-sione, accentuata dalla crisi economica e fi nanziaria. Entro il 2060 si prevede che il numero di pensionati in Europa raddop-pi rispetto a quello di quanti (i lavoratori) finanziano le loro pensioni: la situazione è sempli-cemente insostenibile. Infatti, ciò vuol dire che due lavoratori dovranno farsi carico di pagare il mensile al pensionato. In Ita-lia per esempio l’aliquota con-tributiva è oggi al 33%, con ciò signifi cando che tre lavoratori sostengono, all’incirca, un pen-sionato. Nel presentare il Libro verde, il commissario Ue per

l’occupazione, Laszlo Andor, ha ammonito di trovarci «di fronte a una scelta fra pensionati più poveri, contributi pensionistici più elevati o un maggior nu-mero di persone che lavorano di più e più a lungo».

Il Libro verde esamina il qua-dro pensionistico Ue nei diversi temi tra cui il prolungamento della vita attiva, il mercato in-terno delle pensioni, la mobilità delle pensioni attraverso l’Ue, le lacune della normativa Ue, il futuro regime di solvibilità per i fondi pensione, il rischio di insolvenza dei datori di la-voro. Mira, in particolare, ad affrontare le seguenti questio-ni: garantire redditi da pensio-ne adeguati e la sostenibilità a lungo termine dei sistemi pen-sionistici; conseguire il giusto equilibrio tra lavoro e pensio-ne e facilitare il prolungamento della vita attiva; eliminare gli ostacoli per le persone che la-vorano in diversi paesi dell’Ue, come pure gli ostacoli al merca-to interno dei prodotti pensio-nistici; rendere le pensioni più sicure, nel quadro della recente crisi economica, in un ottica di breve e di lungo termine; ga-rantire che le pensioni siano più trasparenti affi nché i citta-dini possano prendere decisioni informate sui propri redditi da pensione.

L’allarme del commissario Ue Andor

Rischio collasso per le pensioni

Il consiglio di ammini-strazione della Cassa di previdenza dei ragionie-ri, presieduta da Paolo Saltarelli, ha deciso di sospendere i versamenti contributivi del 2009 e del 2010 fi no al 31 dicembre 2010. La sospensione ri-guarda tutti i commercia-listi residenti od operanti nei comuni della regione Abruzzo colpiti dal sisma nel 2009, individuati con decreto del 16 aprile 2009 e successive modifi cazioni e integrazioni.

Gli ordini delle profes-sioni sanitarie compiono 100 anni. La ricorrenza sarà celebrata oggi a Roma con una manifestazione presso il complesso mo-numentale di S. Spirito in Sassia. Interverranno le autorità, il presidente della Federazione degli or-dini dei farmacisti Andrea Mandelli, il presidente della FNOMCeO, Amedeo Bianco, e il presidente della Fnovi Gaetano Penocchio.

L’Enpab, l’ente di pre-videnza dei biologi, ha rinnovato, per il biennio 2010-2011, la convenzione con Emapi (Ente di mutua assistenza per i professio-nisti italiani) che consente agli iscritti alla Cassa di usufruire, gratuitamente, di polizza assicurativa per assistenza sanitaria integrativa.

BREVI

te su cinque anni indipenden 31 dicembre 1995 pagano sulla

CHI PUÒ CHIEDERLATutti gli iscritti a forme di previdenza obbligatoria con determinati requisiti (compresi i parasubordinati e chi effettua prestazioni occasionali di tipo accessorio)

AUTORIZZAZIONE3 anni di contributi effettivi (un anno i parasubordinati) nei 5 precedenti la domanda oppure 5 anni di contributi effettivi in qualsiasi epoca versati

DECORRENZADal sabato successivo a quello della domanda (dal mese della richiesta per autonomi e parasubordinati), oppure da 6 mesi precedenti la domanda

MISURA DEL CONTRIBUTOAliquota contributiva obbligatoria applicata sulla retribuzione (dipendenti) o reddito (autonomi)

IMPORTO MINIMO DA VERSARE NEL 2010 PER COPRIRE

UN ANNO DI CONTRIBUZIONE UTILE A PENSIONE

EX DIPENDENTI• : 2.670 euro (3.012 euro se autorizzati dopo il 31/12/1995) EX DOMESTICI• : 1.247 euro (1.582 euro se autorizzati dopo il 31/12/1995)

Tutti gli iscritti a forme di previdenza obbligatoria con

La volontaria in pillole

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27Sabato 10 Luglio 2010Sabato 10 C O N F S A L - U N S A

La Confsal-Unsa chiede al governo la correzione della manovra su contratto e salario accessorio

P.a., no al blocco degli stipendiBattaglia: affrontare le vere criticità, non gli aspetti marginali

«In una manovra eco-nomica già durissima, il governo non può permettersi il lusso

di compiere errori cruciali che danneggiano sia il lavoratore pubblico che la pubblica am-ministrazione in generale». È quanto afferma Massimo Bat-taglia, segretario generale del-la federazione Confsal-Unsa, quarta organizzazione sinda-cale che opera nei comparti dei ministeri e della presidenza del consiglio dei ministri.

Battaglia punta il dito non solo contro le norme del de-creto legge n. 78/10 che danno corpo alla manovra di giugno, ma specialmente verso i lavo-ri in commissione bilancio del senato che non hanno prodotto miglioramenti sostanziali al testo del decreto, pur in quelle parti che oggettivamente mo-stravano il fi anco a numerose critiche e perplessità.

«Si possono capire alcune inesattezza, pur pesanti, in un atto della corposità e della com-plessità del dl 78/10, tra l’altro scritto in un tempo ristretto rispetto alla dimensione degli aspetti toccati, che avrebbero richiesto un approfondimento e uno studio di mesi; mesi che di fatto non sono stati disponibili, vista la crisi economica interna e internazionale, compresa la zona euro. Ma non è ammissibi-le che nella fase di conversione in legge di un decreto legge non vengano apportate delle neces-sarie e sostanziali migliorie al testo originario», sentenzia Battaglia.

Molti in effetti sono i punti che fanno ritenere «iniqua» la manovra ai pubblici dipendenti. Di certo la cancellazione della tornata contrattuale 2010-2012 ha fatto reagire immediatamen-te la federazione Confsal-Unsa che ha presentato all’autorità politica un piano alternativo per garantire la sostenibilità della spesa dei salari pubblici per le casse dello stato: valuta-re le maggiori entrate al 2011 derivate da una seria politi-ca di lotta all’evasione fi scale (valutata in circa 120 miliardi l’anno!) e fi nanziare il rinnovo dei contratti, con priorità per i lavoratori delle fasce di reddito medio-basse.

Ma oltre a questo, ciò che è inammissibile per i lavoratori pubblici è la disciplina del loro trattamento economico. «La cancellazione dei contratti è una scelta politica su cui siamo e restiamo totalmente contrari. Siamo lavoratori e il lavoro è e deve essere basato sempre su un contratto. Ma ciò che non è ammissibile è come viene trattato lo “stipendio pubblico” sia dalla manovra, che lo fa in modo sbrigativo ed errato, ma che fa anche la commissione bilancio del senato, che lo fa in modo superfi ciale e non compe-tente», osserva Battaglia.

Ma su quale punto insiste con

forza il segretario generale del-la federazione Confsal-Unsa? L’art. 9 comma 1 della manovra di fatto impedisce che per gli anni 2011-2013 il trattamen-to economico complessivo dei singoli dipendenti, comprensi-vo del trattamento accessorio, superi quello in godimento al 2010, fatta salva l’indennità di vacanza contrattuale.

Il riferimento diretto al trat-tamento accessorio comporta degli effetti importanti, forse sottovalutati dall’autorità poli-tica. Essa dimentica che la vita quotidiana presso le ammini-strazioni si realizza attraver-so lo svolgimento di mansioni spesso particolari che compor-tano il godimento di indennità legate alle specifi che attività. Cosa accadrebbe per esempio se un dipendente non ha svol-to nel 2010 delle attività cui sono legate delle indennità particolari, mentre nel 2011 è chiamato dal proprio dirigente a svolgerle e quindi a percepire quelle indennità acces-sorie? La norma del dl di fatto crea un tetto non superabile al trat-tamento goduto proprio nel 2010 dal dipendente pubblico, e si pone così in contrasto con l’orga-nizzazione funzionale dell’attività quotidiana dell’apparato burocrati-co-amministrativo dello stato.

«Sono settimane che lavoriamo per mettere in evidenza le pesanti incongruenze del decre-to legge n. 78/10 e per ottenerne una effettiva correzione», dice Batta-glia della federazione Confsal-Unsa, che in-sieme alla Confsal ha scelto la via costrutti-va delle proposte alternative a quelle sterili e demagogiche della piazza. «Un lavoro che ha fruttato diversi emendamenti che recepivano le nostre istan-ze presentate nell’interesse dei colleghi, fi no a richiamare l’at-tenzione diretta del ministro Brunetta e del presidente della commissione bilancio del sena-to Azzolini per sanare questa imperdonabile lacuna del testo normativo».

Del resto la norma può essere modifi cata e migliorata anche in modo semplice e funzionale, bilanciando i rispettivi interes-si tanto della fi nanza pubblica quanto dei pubblici dipendenti e delle necessità organizzative delle amministrazioni.

Se il problema del governo è fare cassa sul lavoro pubblico, come dimostra di voler fare da molto tempo, può intervenire in modo meno scomposto, pas-sando da un approccio rigido e individualizzato ad uno elastico e collettivo, per esempio facen-do riferimento al monte salari pubblici che non deve superare quello del 2010 e non contem-

plando i singoli stipendi, tabel-lari e accessori, in godimento dai singoli dipendenti.

«Alcuni passi di migliora-mento della norma in commis-sione sono stati ottenuti» nota Battaglia, che però prosegue chiarendo che «essi si dimo-strano marginali rispetto agli aspetti cruciali su cui siamo im-pegnati a sollevare l’attenzione dell’autorità politica. Escludere dal divieto di superamento del trattamento economico goduto al 2010 voci particolari come quelle relative alle malat-tie, alla maternità o missioni all’estero è un passo doveroso ma reputato da noi come asso-lutamente insuffi ciente».

Il braccio di ferro con le re-gioni e gli enti locali sembra però occupare le energie del governo impegnato a difendere le proprie posizioni da attacchi esterni. Fino a quando potrà essere impermeabile alle sol-lecitazioni provenienti da più parti? A bene vedere però il tema delle risorse tagliate alla regioni e agli enti locali si col-lega direttamente con i pubblici

dipendenti at-traverso le vie articolate della tassazione.

Se regioni e enti locali si troveranno con le risorse notevolmente ridimensiona-te, dovranno sopperire con altre forme di introito, pro-prio attraver-so il classico

espediente della tassazione. Lo stesso governo che aveva promesso un taglio delle tasse, e che dichiara di volerlo anco-ra fare quando le condizioni lo permetteranno, sta ponendo le basi per un aumento della tas-sazione locale quale ad esempio l’addizionale regionale e quella comunale, già di fatto incre-mentate per quegli enti in si-tuazione fi nanziaria critica.

L’effetto di ciò è che a fronte della cancellazione dei contrat-ti per il 2010-2012 e dell’au-mento del prelievo tributario, la busta paga dei lavoratori pubblici, che in Italia è già al di sotto degli standard europei, sarà più leggera, anche in vir-tù dell’effetto combinato con la dinamica infl ativa del periodo considerato.

«Se ciò risponde davvero al principio di “equità sociale” cui si ispirerebbe la manovra è cosa tutta da dimostrare. Non basta non tagliare gli stipen-di, come invece avvenuto in Spagna, per parlare di “misu-re eque” se poi questi di fatto vengono tagliati direttamente

con tasse prossime venture o da quell’infl azione che erode il po-tere di acquisto delle famiglie», prosegue il segretario generale della federazione Confsal-Unsa «Bisogna rendersi conto che i lavoratori non riescono oggi neanche più a scioperare per-ché non possono perdere un solo centesimo dello stipendio. Abbiamo dati preoccupanti che evidenziano un crescente ricorso all’usura per poter far quadrare il mese e far fronte a tutte le spese. Ciò comporta già oggi e ancor più in prospettiva un problema sociale e politico di gravità immensa.»

«Chiediamo poche cose, ma precise e concrete: la possibilità di riaprire la tornata contrat-tuale 2010-2012 verificate le maggiori entrate fi scali al 2011, perché le risorse per uscire dal-la crisi ci sono e possono essere trovate con la lotta all’evasione laddove esistono; e chiediamo di eliminare il riferimento al salario accessorio dal testo della norma, per consentire un funzionamento regolare delle amministrazioni, permetten-do ai dipendenti di fruire del salario collegato alle mansioni effettivamente svolte per il da-tore pubblico.»

«Sembra che metà delle disgrazie del no-stro Paese dipendano dalla pubblica ammi-nistrazione, e si voglia far scontare ai suoi lavoratori le colpe presunte punendoli con misure che si succedono di anno in anno e che ne colpiscono la capacità di far quadrare il bilancio familiare», nota Massimo Batta-glia.

Che da anni in effetti il lavoro pubblico sia sotto attacco è una cosa lampante: attacco mediatico, attacco culturale, ma anche attac-co normativo ed economico. Tutto ciò rende il lavoratore pubblico un bersaglio costan-te, destinatario di ogni misura che si dice «urgente». E sotto questa scure cadono non solo le risorse stipendiali, ma anche quelle destinate al funzionamento della macchina burocratica, al punto da far dire a diversi ministri e sottosegretari che nei rispettivi dicasteri «non c’è più nulla da grattare».

«Ma fi no a quando dovremmo sopportare questo continuo trattamento punitivo?», si chiede in modo provocatorio Massimo Batta-glia, che prosegue dicendo «Non è ammissibi-le che la classe politica, così arroccata sulle sue posizioni di potere e di privilegio, non si

accorga che lo stato funziona giornalmente grazie a quei lavoratori che giornalmente aprono le prefetture, i tribunali, gli istituti penitenziari, i musei, gli uffi ci di bilancio, i consolati, le caserme, le motorizzazioni ci-vili, i provveditorati scolastici e le direzioni regionali del lavoro ecc.

Questo personale continua ad essere ves-sato da troppo tempo: oggi addirittura si arriva a cancellare con un tratto di penna un’intera tornata contrattuale». In effetti i contratti pubblici venivano rinnovati ben al di là della loro scadenza, però non si era mai verifi cato il caso di una loro cancella-zione ex lege. «Questa norma deve essere interpretata su più livelli, e che sono tutti gravi. Viene colpita di fatto la democrazia e il sistema dei diritti dei lavoratori, viene colpito l’equilibrio sociale, vengono toccati interessi economici di quelle famiglie che contano su redditi medio-bassi»

«Del resto con i ridotti margini di disponi-bilità economica dei lavoratori» prosegue il segretario generale «anche lo sciopero è di-venuto uno strumento spuntato, poiché non ce lo si può più permettere. Ma riducendo gli spazi di confronto sociale e democratico il potere politico commette un errore grave a suo stesso svantaggio, poiché si obbligano i lavoratori a trovare altre forme per espri-mere il loro profondo disagio. Fino a dove si pensa di poter tirare la corda?»

Lavoro pubblico da anni sotto attacco

Massimo Battaglia

Pagina a cura dell’Ufficio Stampa della

FEDERAZIONE CONFSAL-UNSA(Unione nazionale

sindacati autonomi)Via Napoli 51, 00184 Roma

tel. 06/48.28.232 - fax 06/48.28.090e-mail: [email protected]

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28 Sabato 10 Luglio 2010 TRIBUTARISTI - LAPET

La Lapet chiede la correzione della manovra ora all’esame del senato

Contenzioso vecchio stile Recupero sospeso a tutto il I grado di giudizio

DI PAMELA GIUFRÈ

Riscossioni, si torni alla sospensione degli atti di recupero fi no a tut-to il primo grado di

giudizio. La Lapet chiede la cancellazione del comma 9 dell’articolo 38 della Mano-vra fi nanziaria. Cancellazio-ne prevista nel pacchetto de-gli emendamenti presentati mercoledì 7 luglio 2010 dal relatore del provvedimento, il senatore Antonio Azzollini, ma di cui non si avrà certez-za fi no alla votazione in aula, per ora fi ssata per il prossi-mo 15 luglio 2010. Contro la previsione, contenuta nel suddetto articolo, di ridurre a 150 giorni la durata massima della sospensione giudiziale degli atti di recupero dei cre-diti tributari e previdenziali, i tributaristi dell’associazione presieduta da Roberto Falco-ne si erano già schierati dallo scorso 5 giugno 2010 (si veda ItaliaOggi).

«La sospensione degli effetti esecutivi dell’atto di accerta-mento», ribadisce il presidente

Falcone, «deve continuare ad avere effi cacia fi no alla senten-za della commissione tributa-ria provinciale, senza limiti di tempo».

Questa per la Lapet è e resta la soluzione più «garantista»

nei confronti del contribuente anche in relazione al periodo di ristrettezze economiche che tutti stanno attraversando: «Non possiamo dimenticare», insistono i tributaristi, «che siamo nel pieno di una crisi senza precedenti, e che non si

possono in alcun modo penaliz-zare ulteriormente le imprese nazionali».

Nell’attuale sistema di ac-certamento e riscossione delle imposte, dal primo richiamo dell’Agenzia delle entrate fi no

alla riscossione coattiva, il procedimento si svolge in un tempo medio di 734 giorni che anche alla Lapet appare ecces-sivamente lungo, ma perlomeno consente di appurare l’effettiva debenza del carico tributario considerati i tempi della fi ssa-

zione delle sentenze. Per que-sta ragione i tributaristi della Lapet hanno anche respinto la proposta iniziale del senatore Azzollini di raddoppiare a 300 giorni la durata della sospen-siva.

«Anche questo limite», dichia-ra il presidente dell’associazio-ne, «è troppo ristretto sempre in relazione ai tempi della giustizia, con i quali devono fare necessariamente i conti i contribuenti che fanno ricorso contro presunte richieste di pa-gamento d’imposte rischiando di dover pagare e richiedere poi la restituzione delle somme non dovute con i ritardi e le lungag-gini soliti della pubblica ammi-nistrazione».

Un pericolo che per la Lapet diventa concreto dopo le dichia-razioni della presidente del Consiglio di presidenza della giustizia tributaria (Cpgt), Da-niela Gobbi, contraria all’acce-lerazione dei tempi di riscossio-ne che non solo non risolve il problema dell’immediatezza dei giudizi, ma rischia anche un in-cremento dei ricorsi, delle istan-ze cautelari e delle richieste di

invio alla Corte costituzionale.A tal proposito Falcone ritiene

opportuno che «nel maxiemen-damento debba essere elimina-ta qualsiasi scadenza in attesa della sentenza di primo grado o, tutt’al più, ragionando nell’ot-tica di velocizzare i tempi della riscossione, che si fi ssi un limi-te più adeguato ai tempi della giustizia, per la quale», conclu-de il presidente della Lapet, «servono più personale e strut-ture idonee. Solo così potranno contemperarsi le esigenze di effi cienza dell’Amministrazione fi nanziaria col diritto di difesa del contribuente sancito dalla nostra Costituzione».

Novità dall’Europa. È uffi -ciale: Europa 2020, la nuova strategia per l’occupazione e una crescita intelligente, sostenibile e inclusiva è stata approvata lo scorso 17 giugno a Bruxelles dal vertice dei capi di stato e di governo. La Lapet apprezza e sostiene il piano studiato per consentire all’Europa di uscire dalla crisi, anche rafforzata, sia a livello interno che internazio-nale, perché, come sostiene il presidente nazionale dell’as-sociazione dei tributaristi, Roberto Falcone, «esso ricalca fedelmente gli obiettivi di Lisbona puntando tutto sui successi ottenuti grazie al rilancio della strategia rivi-sta nel 2005, con particolare riferimento alla conoscenza, alla crescita e all’occupazione. E, soprattutto, cercando di superare i suoi punti deboli». Cinque gli obiettivi dell’Unio-ne europea per incentivare la competitività, la produttività, il potenziale di crescita, la co-esione sociale e la convergenza economica. In programma, l’aumento del tasso dell’occu-pazione e del pil, il prodotto interno lordo, l’innalzamento dei livelli d’istruzione e la riduzione della povertà. «Ora», dichiara il presidente della Lapet, «l’Italia dovrà lavorare sodo per attuare queste priori-tà. Il nostro augurio è che il mi-nistro per le politiche europee, Andrea Ronchi, dia seguito alla sua intenzione di inserire i cinque obiettivi di Lisbona nel Programma nazionale di

riforma (Pnr) previsto per il prossimo autunno».

La Lapet a confronto con l’Agenzia delle entrate. In Calabria è sempre più vir-tuoso il dialogo tra l’Agenzia delle entrate e i tributaristi della Lapet. Nei giorni scorsi, infatti, il delegato regionale dell’associazione naziona-le dei tributaristi, Saverio Nocera, ha partecipato a un incontro con il direttore re-gionale dell’Agenzia delle en-trate, Antonino Di Geronimo su: «Gli strumenti telematici dell’Agenzia delle entrate e delle pubbliche amministra-zioni a disposizione dei citta-dini contribuenti». «Crediamo fortemente nell’importanza di rapporti sempre più profi cui e collaborativi con l’Agenzia delle entrate», dichiara Noce-ra, «oltre che nell’importanza degli strumenti e dei servizi informativi che l’Agenzia ci mette a disposizione per sem-plifi care il rapporto tributario su base informatica-telemati-ca. Riteniamo infatti che in tal modo si potranno ridurre le distanze tra pubblica ammi-nistrazione e professionisti, a tutto vantaggio dei cittadini contribuenti». A margine della riunione, l’auspicio della La-pet: che questi incontri presso l’Agenzia delle entrate possa-no essere programmati con cadenza periodica nell’obiet-tivo di poter raggiungere un confronto diretto e un dialogo aperto tra professionisti e uffi -ci fi nanziari.

NEWS

DI PAMELA GIUFRÈ

Potrebbe bastare un clic per aprire un’impresa in uno dei 27 Stati membri dell’Unione europea. Grazie allo Sportello unico per il settore dei servizi, infatti, un

imprenditore italiano dovrebbe soltanto scegliere in quale Paese avviare la sua nuova attività. Il resto avverrebbe quasi in automatico dopo il col-legamento al portale Eugo (European commission points of single contact), accessibile via internet, al quale sono agganciati gli sportelli unici di tutte le amministrazioni europee per consentire ai pre-statori di servizi di ottenere informazioni chiare ed esaustive sulle procedure amministrative da osservare o i requisiti concreti cui ottemperare. Alla stessa maniera, un imprenditore comunita-rio che vorrà investire in Italia potrà verifi care tutte le pratiche da sbrigare attraverso il portale nazionale www.impresainungiorno.gov.it, ovvero il sistema nazionale a supporto della rete degli sportelli unici delle attività produttive, punto uni-co di contatto previsto dalla Direttiva 123/2006/Ce, cosiddetta servizi.

«Nel momento in cui questi sportelli saranno perfettamente operativi in tutta l’Ue rappre-senteranno un esempio concreto di come potrà svilupparsi la mobilità dei servizi prevista dalla direttiva 123/2006/Ce», dichiara il presidente na-zionale della Lapet, Roberto Falcone, che apprez-za la nuova normativa europea in materia.

«Riteniamo», spiega il presidente dell’associa-zione nazionale dei tributaristi, «che attraverso la rete degli sportelli unici, da non confondere con il nostro Suap, riservato solo ai connazionali, sarà presto possibile raggiungere l’obiettivo di sempli-fi care e alleggerire le pratiche che i prestatori di servizi nell’Ue devono affrontare».

Intanto, alcuni dei tributaristi della Lapet hanno

già cominciato a prendere dimestichezza, per conto dei loro clienti titolari di piccole e medie imprese, con gli sportelli unici dei diversi paesi europei, perlomeno quelli già funzionanti, e considerano il servizio un valido e agevole strumento per facili-tare la libera circolazione all’interno dell’Ue.

Mobilità che per i professionisti sarà invece as-sicurata dalla Rete Imi (Informazione del merca-to interno), la piattaforma europea per superare ogni sorta di barriera tra gli stati membri.

«Questo sistema», spiega il presidente Falcone, «che in molti Stati è stato reso operativo alla fi ne del 2009, e che anche nel nostro è già a buon pun-to, si propone di raggiungere lo stesso traguardo degli sportelli unici attraverso il superamento delle diffi coltà linguistiche e delle barriere buro-cratiche e amministrative ai fi ni dell’autorizza-zione all’esercizio delle attività per l’interscambio tra gli Stati membri».

L’Imi permetterà anche un risparmio di costi, risorse e tempo, un miglioramento della qualità del servizio attraverso trasparenza e prevedibili-tà, una riduzione delle diffi coltà di comunicazione e degli oneri amministrativi, ed infi ne consentirà agli stati di gestire in un unico contesto una rete tra tutti i paesi.

In questo caso però, a differenza degli sportel-li unici, il cui lavoro è principalmente affi dato ai sistemi informatici, l’asse portante della Rete Imi saranno fi gure professionali con idonea formazione ma anche la giusta mentalità preposte all’uopo dai singoli stati. Figure che in Italia, dopo il recepimen-to della Direttiva Servizi col decreto legislativo 59 del 26 marzo 2010, che affi da le modalità procedu-rali per l’utilizzo della Rete Imi al ministero delle Politiche europee, stanno già partecipando ad appo-siti corsi di formazione rivolti appunto a funzionari ministeriali e regionali ai quali spetterà il compito di rafforzare la cooperazione amministrativa.

Tutte le informazioni e le procedure sul portale europeo Eugo

Sportelli unici Ue in rete, per l’impresa basta un clic

e nei confronti del contribuente alla riscossione coattiva, il

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«Il governo italiano pensa a velo-cizzare e rendere più effi cienti le procedure di riscossione, ma dimentica che siamo nel pieno

di una crisi economica senza precedenti, e fi nisce per penalizzare ulteriormente le imprese nazionali». Roberto Falcone, presidente della Lapet, commenta in questi termini la riscossione anticipata delle imposte, una delle peggiori misure contenute nella Manovra economica a parere dei tributaristi dell’associazione, che in linea di massima sono d’accordo con le altre norme appena varate, ed in particolare con l’aggiornamento del red-ditometro.

In pratica, secondo quanto stabilito dall’articolo 29, si ridurranno i tempi delle procedure esecutive e dal primo luglio 2011, per gli atti notifi cati relativi ai periodi d’imposta in corso alla data del 31 dicembre 2007 e successivi, l’espro-priazione dei beni del debitore inizierà a decorrere dopo 90 giorni dalla notifi ca dell’avviso, senza che venga inviata la comunicazione della cartella di paga-mento. Il provvedimento prevede infatti

che l’atto di accertamento diventi esso stesso titolo esecutivo. La riscossione delle somme richieste sarà affi data in carico agli agenti di riscossione anche ai fi ni dell’esecuzione forzata.

«Ma questa norma così com’è non va affatto bene», dichiara il presidente, «e stravolge del tutto un equilibrio che per-lomeno oggi abbiamo raggiunto grazie all’attuale sistema di accertamento e riscossione delle imposte».

Attualmente, infatti, dal primo richia-mo dell’Agenzia delle Entrate, fi no alla riscossione coattiva, attraverso Equitalia, il procedimento si svolge in un lasso di tempo ragionevole che consente di appu-rare l’effettiva debenza del carico tribu-tario. «Il problema», commenta Falcone, «non si pone per le imposte di riscossione certa per le quali effettivamente si accor-ciano i tempi ed è bene ridurre le attese anche alla luce del disavanzo dello Stato. Ma, piuttosto, le diffi coltà s’incontrano nel caso delle imposte non definitive, derivanti dagli avvisi di accertamento di cui all’articolo 47 del dpr 600/73, per le quali si riduce drasticamente il tem-

po della riscossione a tutto svantaggio del contribuente che, anche facendo istanza di sospensione, corre comunque il rischio di anticipare le somme richie-ste o addirittura di essere sottoposto ad esecuzione forzata da parte degli agenti della riscossione, anche se verrà in se-guito dimostrato che queste somme non erano dovute. I termini infatti continua-no ugualmente a decorrere e passano in fretta se si considera che si tratta di appena 60 giorni dalla notifi ca». Anche il professionista dovrà quindi accelerare la predisposizione di tutte le pratiche del ricorso, anticipandone la presentazione per recuperare tempo. Un’assoluta in-giustizia per i tributaristi della Lapet. «In questo periodo di crisi generale», dice Falcone, «non è affatto pensabile che un imprenditore, già alle prese con non pochi problemi di liquidità, debba adoperarsi in tutti i modi per reperire somme relative ad imposte non defi nite per le quali poi potrebbe avere diritto al rimborso. D’altronde, l’esperienza ci inse-gna che anticipare denaro è sicuramente un’operazione più semplice e immediata

rispetto alla restituzione, specie se il de-bitore è lo Stato». Tutto questo per il pre-sidente della Lapet è sicuramente lesivo del diritto alla difesa del contribuente. «Il contribuente deve potersi difendere nei modi e nei tempi adeguati, specie se ri-tiene di essere nel giusto. Pertanto, chie-diamo una revisione urgente dell’articolo 29 della Manovra correttiva o perlomeno la necessaria modifi ca dell’articolo 47 del decreto legislativo 546 del 1992, che ha introdotto la possibilità di richiedere giudizialmente la sospensione dell’ese-cuzione dell’atto impugnato, sulla quale si pronuncia un giudice terzo rispetto alle parti nel caso in cui dall’atto impugnato possa derivare al contribuente un danno grave e irreparabile. Proponiamo di ren-dere perentorio il termine di fi ssazione dell’udienza di sospensiva non oltre 30 giorni dalla presentazione dell’istanza. Anche se tutto dipenderà dall’entità delle somme contestate. Potrebbe infatti esse-re diffi cile dimostrare un danno grave e irreparabile quando si parla di importi bassi. A quel punto quale sarà l’alterna-tiva per il contribuente?».

IL COMMENTO ALLA MANOVRA

Falcone: la riscossione anticipata delle imposte affossa le pmi

A curadell’Uffi cio Stampa della ASSOCIAZIONE NAZIONALE

TRIBUTARISTI LAPET Associazione legalmente

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29Sabato 10 Luglio 2010

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IL PRIMO GIORNALE DEGLI IMPRENDITORI, DEGLI OPERATORI E DEI PROFESSIONISTI DELLA TERRA E DELL’AGROINDUSTRIA

AgricolturaI OPERATORI E DEI PROFESSIONISTI DELLA TERRA E DELL’AGROINDUSTRIA

ter

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www.italiaoggOggi

Antonio Cellie, ad Parmai ere, traccia a ItaliaOggi le prospettive del settore. L’Expo 2015? Già vecchia

Il futuro del cibo è ambientalista Il mercato premierà alimenti a basso tasso di anidride carbonica

DI LUIGI CHIARELLO

Il sogno americano? Per il cibo italiano esiste, eccome. Gli statunitensi stanno spostan-do la lancetta dei consumi su

qualità e sostenibilità ambienta-le. Spendendo se necessario, in barba alla crisi. Ma, per cogliere tutte le opportunità del mercato, le imprese alimentari made in Italy devono imparare a trattare con la gdo Usa. Antonio Cellie, amministratore delegato di Fiere di Parma, reduce dal Fancy food, racconta così a ItaliaOggi l’evolu-zione del mercato Usa. E avverte: l’Expo 2015? Nasce già vecchia...

Che cartolina ha mandato all’agroalimentare italiano dalla Grande Mela? «Il clima che abbiamo trovato a New York è stato di grandissimo fermento tra gli operatori, sempre più interes-sati al cibo italiano. D’altronde gli ultimi dati dell’osservatorio Usa, Progressive Grocer, confermano una forte accelerazione delle ven-dite made in Italy negli Stati uniti. Ma la tendenza si era già vista a giugno al global summit forum di Londra. E, a se-guire, al Fancy food di New York. Due rive-latori importanti del business claim alimenta-re. C’è la consape-volezza che una tra-sformazione sul piano

qualitativo dei consumi segnerà il mercato alimentare anglosassone, sia in Uk che in Usa».

Cioè? «A Londra, al Global summit forum si riuniscono da 40 anni tutti i ceo dell’alimentare e tutti i ceo dei retailer. In quella sede, si tracciano le vie di sviluppo. Un anno fa, si era già detto che sostenibilità e salubrità sarebbe-ro state le priorità delle industrie del largo consumo per i prossimi anni. Quest’anno, tutti i ceo ci hanno spiegato come ciò stia av-venendo».

Come? «È in atto una rigorosa autodisciplina dei produttori, che intendendo mettere in chiaro non solo gli aspetti nutrizio-nali dei propri prodot-ti, ma anche il carbon footprint. Si tratta di uno standard inter-nazionale che le grandi industrie hanno deciso di adottare.

Più o meno come quello delle ta-belle nutrizionali, ma consente di inserire sulle etichette del cibo la

traccia di anidride carbonica prodotta nell’intero pro-

cesso di lavorazione del prodotto, lungo tutta la fi liera. La traccia di ani-dride carbonica va già molto forte in Uk...»

Altri trend? «Il mer-cato presto metterà al

bando tutti i prodotti ittici non sostenibili, come il merluzzo, il tonno

rosso, il gigas (una proteina a

bassissimo costo, contenuta in una sorta di calamaro gigante). Insom-ma, tutti i prodotti non ottenibili mediante itticoltura».

Una rivoluzione, insomma. «Già, mentre qui si litiga sull’Expo 2015 e sui terreni da espropriare, il tema di come nutrire il pianeta nel 2015 sarà già esaurito, perché le grandi aziende del reteleir e dell’agroindustria stanno già lavo-rando sul problema, con obiettivi ambiziosi».

E gli ogm? «Beh, in Uk il dibat-tito sugli ogm è stato da tempo

ampiamente superato, perché bisogna sfamare milioni di persone...»

Ma torniamo al mercato americano. «Al Fancy food si

è vista una virata qualitativa: dominano le tre «s»: sostenibili-

tà, salute/sicurezza, sapore. La crisi economica non ha depresso la voglia di consumare prodotti di alta qualità. Lo dicono i dati: negli ultimi due anni di consumi dram-matici, gli unici prodotti non calati sono quelli di qualità. In partico-lare quelli dal suono italiano. Ad esempio, nel mondo del caffè, un prodotto superfl uo per defi nizione negli Stati Uniti, il prodotto pre-mium è cresciuto del 6,9%, grazie ai prodotti di alta gamma. Come i preparati italiani per espresso».

Le tendenze allora quali sono? «Quello statunitense è un mercato che vale 6,9 mld di dollari. Gli americani chiedono, ad esempio, salse e condimenti di maggiore qualità, un mercato che è cresciuto del 4,1%. Ma, guar-dacaso, di tutte le salse fresche, quella che cresce di più è il prepa-rato per pizze, legato al concetto di sapore e made in Italy».

E le salse americane? «Il katsoup, una sorta di salsa tut-tofare, il segmento più importan-te del mondo dei condimenti in America (da solo vale 455 mln di dollari) è in fl essione. Non cresce più da due anni. Mentre pizza topping (la nostra pummarola per pizza, con vendite retail per 55 mln di euro) cresce del 10,3%

nello stesso periodo».Cosa significa tutto ciò?

«Semplice, per il made in Italy si sta aprendo la possibilità di entra-re in pianta stabile nel mercato Usa. Cominciano ad esserci volu-mi tali per cui il prodotto italiano esce dalla dimensione di nicchia, di prodotto etnico. Chi non lo ca-pisce andrà in contro a seri rischi. C’è un boom della pasta di semola, tipicamente italiana. La pasta, a valore, è cresciuta nei supermar-ket del 21% nel 2008. E nel 2009 si sta consolidando un’altra crescita del 10%. In media siamo attorno a tassi di crescita del 15%. E non è un mercato di nicchia, vale ol-tre 2,2 mld di dollari. Di questi, 1,6 mld di dollari derivano dalle vendite nei supermarket. E, a loro volta, di questi, 1,3 mld di dollari sono imputabili a maccheroni e spaghetti. Il resto sono nuddles e formati orientali».

E il vino? «Va bene ma non quello importato dall’estero. Ne-gli States, i consumi si democra-tizzano e, dunque, i vini imported crescono meno. Stiamo parlando di un giro d’affari complessivo da oltre 12 mld di dollari, di cui 5,4 mld venduti nei supermarket. Di questi però, la quota domestic cresce del 6,5%, mentre la parte imported non cresce.

L’olio d’oliva? È cresciuto tantissimo negli ultimi anni. Ma se non impariamo a presenziare quel mercato perdiamo quote. Si tratta di una categoria strategica; dobbiamo abbandonare la vecchia logica vecchia di legarci a un im-portatore-distributore e dobbiamo affi darci a retailer»

La chiave di volta per in-tercettare questo momento favorevole? «Saper lavorare con la Gdo Usa. Avrà successo chi saprà gestire direttamente i rap-porti con i retailer Usa. In pratica, bisogna investire risorse sul terri-torio. Non possiamo gestire questi mercati dall’Italia; dobbiamo esse-re presenti negli Usa, con perso-ne di nostra fi ducia, che abbiano la sensibilità giusta per gestire i rapporti. I retailer americani sono diversi dai nostri. La, non vendi se fai il prezzo più basso, ma se garantisci le migliori performance sullo scaffale. Non vogliono soldi per mettere i prodotti sullo scaf-fale, ma se il prodotto non gira esce immediatamente dagli as-sortimenti».

Allora, quali sono le im-prese italiane che lavorano meglio negli Usa? «Barilla, Ferrero, Berio in primis, ma an-che Parmacotto».

© Riproduzione riservata

Il vero logo dei ristorantimade in ItalyEccolo il nuovo logo che certificherà i ristoranti italiani all’estero. A garan-zia che siano dav-vero made in Italy. Il nuovo marchio assicurerà alla clientela che il 50% delle ricette e il 20% dei vini venduti dal ristorante, ovunque esso sia, sono made in Italy. E, entro l’anno, ar-riverà anche la garanzia che servizi e prodotti abbiano le radici ben piantate nello Stivale. Il progetto è stato illustrato in settimana, a Roma, dal presidente Unioncamere, Ferruccio Dar-danello, dal presidente di Assocamerestero, Augusto Strianese, e dal viceministro per lo sviluppo economico con delega al commercio internazionale, Adolfo Urso. Saranno oltre mille i ristoranti nel mondo che potranno sfog-giare il marchio per certifi care il rispetto di un decalogo della cultura della buona tavola; logo che serve anche a contrastare l’avanzata della pirateria agroalimentare. A fregiarsi del bollino fi nora alcune sono strutture tricolore a Londra,

Singapore, Praga, Barcellona, Città del Messico, Caracas, Dubai e Chicago.

Farmville dal virtuale alla realtà

Farmville dalla realtà virtuale entra nella vita reale: verdura e prodotti marchiati con il nome e i colori della nota applicazione di Facebook saranno acquistabili da 7-Eleven! I contadini virtuali, le mucche colorate e le taniche di benzina fi niranno sulle confezioni, grazie a un accordo promozionale che la catena di supermercati americana ha stretto con Zynga, l’azienda produttrice di giochi tra cui appunto Farmville, per commer-cializzare prodotti marchiati proprio come se fossero stati ottenuti dal giochino sociale. Chis-sà come reagiranno i consumatori americani?

CHICCHE

Antonio Cellie

tela che il 50% delle ricette

C

Più o meno come quello delle ta- bassissimocosto contenuta inuna

IMPORTAZIONI ESPORTAZIONI SALDO

2009 2010 VAR. % 2009 2010 VAR. % 2009 2010

TOTALE SETTORE PRIMARIO

92,3 116,1 25,81 13,2 13,2 -0,15 -79,1 -102,9

TOTALE INDUSTRIA ALIMENTARE

58,5 41,4 -29,17 439,5 476,0 8,29 381,1 434,6

TOTALE AGROALIMENTARE

150,8 157,6 4,49 452,8 489,2 8,04 302,0 331,6

TOTALE BILANCIA COMMERCIALE

2.474,5 2.475,7 0,05 4.022,6 4.137,2 2,85 1.548,1 1.661,5

IMPORTAZIONI ESPORTAZIONI SALDO

Quanto vale il cibo italiano negli Usa

Fonte: Federalimentare. Paese: Stati Uniti d'America. Valori in milioni di euro

Farmville dalla realtà virtuale entra nella vita

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30 Sabato 10 Luglio 2010 AT T U A L I TÀTrend in crescita, nonostante l’arcipelago Kiwi sia il più grande produttore al mondo di latte bovino

Il latte italiano alla Nuova ZelandaBoom dell’export made in Italy agli antipodi: +253% in un anno

DI ANDREA PIVA

Boom dell’export di latte e derivati made in italy in nuova Zelanda. Tra il 2008 e il 2009 le importa-

zioni dall’Italia sono cresciute del 253% in un solo anno (secondo i dati Istat 2008/2009). Nonostan-te l’arcipelago neozelandese sia il più grande produttore di latte bovino al mondo le importazioni dal nostro paese sono costanti, sot-tolineando l’effi cacia delle norma-tive e dei controlli italiani che si prefi ggono l’obiettivo di consegui-re un elevato livello di protezione della vita e della salute dell’uomo. Analizzando dunque tale fenome-no dal punto di vista strettamente commerciale, in teoria non si rile-verebbe nulla di particolare, dal

momento che rappresenta meno dell’1% del totale delle esportazio-ni italiane (l’esportazione rappre-senta il 15,7% del pil nazionale, con un valore complessivo di 240miliardi di euro), se non fosse che la Nuova Zelanda rappresen-ti appunto il leader mondiale per la produzione di latte in polvere e derivati. Altra peculiarità che caratterizza questa terra, e che aumenta quindi l’importanza del risultato ottenuto dall’Italia, è la vocazione all’export, dovuta all’ec-cedenza di produzione di prodotti lattiero caseari in rapporto alla produzione. Altre due voci degne di nota sono quelle relative all’espor-tazione di carne (+86% rispetto al 2008) e di cereali (+137% rispetto al 2008). Per quanto concerne le altre voci relative all’export del

made in Italy nel mondo, invece, c’è da osservare che il disavanzo della bilancia commerciale tra import ed export rimane sempre in rosso: importiamo il doppio di quanto riusciamo ad esportare per il latte e derivati, il triplo per quanto concerne carni e cereali, mentre siamo in sostanziale pa-reggio per quanto riguarda gli ortaggi. Contestualizzando questi dati nel periodo di crisi economi-ca che stiamo attraversando, si evince che l’export agroalimen-tare italiano sta tenendo duro, superando ogni tipo di aspetta-tiva: stiamo infatti assistendo ad un crollo dell’import nazionale (-12% per i lattiero caseari e -26 per i cereali), mentre la richiesta dei nostri prodotti all’estero è in forte crescita.

L’Ucraina continua a suscitare gli appetiti degli investitori stra-nieri in agricoltura. Singoli imprenditori, holding agricole e fondi sovrani guardano con interesse crescente al granaio della vecchia Urss, mentre Kiev non nasconde l’ambizione di voler diventare una potenza agricola globale. Il 9,3% del prodotto interno lordo ucraino deriva dall’agricoltura. Il paese è il terzo esportatore mondiale di cereali, dopo Stati Uniti ed Europa, ma nei prossimi tre anni potrebbe anche piazzarsi al secondo posto, scalzando l’Unione dei paesi del Vecchio continente. Un analista del Crédit Agricole specializzato sul mercato ucraino, Jean-Jaques Hervé, nei giorni scorsi aveva anche spiegato che il paese entro vent’anni può duplicare il suo potenziale produt-tivo cerealicolo da 100 mln di tonnellate l’anno e triplicare le sue capacità di esportazione. E questo perchè almeno il 20% delle terre ucraine risulta al momento scarsamente coltivato. Il potenziale ucraino non è sfuggito agli investitori stranieri, i cui capitali sono attratti dalla fertilità dei terreni, ma restano bloccati alla frontiera da una moratoria che, per ora, proibisce la vendita di terre fi no al 2012. Un blocco, che potrebbe anche durare più a lungo, visto che le stesse holding agricole ucraine non sono favorevoli alla liberalizzazione. Gli investitori esteri sono invece attratti dalla fertilità dei terreni, dai costi di pro-duzione più bassi di tre-quattro volte rispetto a quelli europei, dalla fi scalità di vantaggio. Tutto ciò, nonostante i costi iniziali d’investimento siano una vera e propria barriera all’entrata: 700 euro ad ettaro. Del resto le holding agricole ucraine imperver-sano: cinque di esse controllano superfi ci superiori a 100 mila ettari. Si tratta di Nibulon, Mhp, Astarta. Mcb Agro, Kernel e Mrya. Per ora, gli investitori stranieri rappresentano appena il 5% del mercato.

La fertile Ucraina attraegli investitori stranieri

Dal Brennero al Frejus, da Bari a Salerno. La Coldiretti ha lan-ciato la sua campagna d’estate per difendere il sacro suolo dallo

straniero che vuole infi ltrare latte, grano, verdura, carne e via dicendo nel carrello della spesa. L’accusa è che a questa mer-ce, poi, venga fornito un falso passapor-to tricolore ed entri a far parte di quelle «schifezze» che danneggiano l’immagine del Made In Italy, gli agricoltori e le ta-sche dei consumatori che si ritrovano a comprare una cosa per l’altra.

In strada scendono ronde, di giallo vestite, e conducono blitz a caccia di un titolo urlato. Battelli battenti bandiera con vanga e spighe abbordano navi di grano. Auto-civetta zeppe di coltivatori diretti in incognito inseguono Tir di provenienza estera. «Guardie gialle» dichiarano aper-tamente di affi ancare la Finanza e le Do-gane nelle ispezioni sulle merci in arrivo. Come se le forze dell’ordine non sapessero cosa fare senza l’aiuto dei «corpi speciali Coldiretti». Sembra, insomma, di rivede-re scene del fi lm Un americano a Roma, quando Alberto Sordi, nei panni del cittadino Meniconi Nando, convinto di esser lo sce-riffo di Kansas City, si aggirava per le strade con berretto da poli-ziotto in testa e stella di latta sul petto, fermando le macchine che passano, con conseguenze non proprio felici. Certo, sono questi tempi di comunicazione urlata. E ci sta che le organizzazioni di rappresentanza puntino su

iniziative, anche populiste, per farsi pubblicità. Ma nel cercare l’applauso non bisogna supera-re il limite; altrimenti si rischia di trasformare le istanze di una categoria produttiva in una macchietta fuori dal tempo.

Un paio di anni fa, in un fo-rum a Cernobbio, Coldiretti ri-spolverò l’orbace, il tessuto con cui l’Italia del ventennio tesseva le camicie nere della milizia fa-scista. Fu il segno di un cam-biamento. Il più grande sindacato agri-colo italiano, nel difendere le istanze dei propri iscritti, assumeva come vessillo un prodotto cancellato dalla storia, simbolo dell’autarchia. Roba che, in tempi di glo-balizzazione, più che avere i sapori arditi della rivincita assume i toni del ridicolo.

Qualcuno, prima o poi, dovrà avere il coraggio

di dire a Coldiretti e ai suoi rappresentati,

che viviamo in un re-gime di libero mercato, che in Europa esiste la libera circolazione delle

merci e, soprattutto, che la produ-

zione agricola del nostro Paese è defi cita-ria per circa il 50% per latte e carne (non abbiamo la possibilità di produrne di più a costi competitivi) nonché del 30% per i cereali. Ciò signifi ca che «dobbiamo» im-portare dall’estero carne, latte e cereali, se non vogliamo abbattere i nostri consumi alimentari.

L’Italia, poi, è forte esportatrice di vino, riso, frutta, verdura, olio, e tante altre cose buone. I nostri agricoltori (e non solo) ne sono felici. Il paese produce molte eccellen-ze gastronomiche che il mondo ci invidia, grazie al lavoro di trasformazione, confe-zionamento, valorizzazione e promozione sviluppato da migliaia di aziende, coope-rative e industrie agroalimentari, serie e motivate. Lo fa usando l’eccellenza delle materie prime italiane, ma anche facendo ricorso a ottime commodities estere.

Del resto, già un tizio di nome Gari-baldi Giuseppe aveva avuto a che fare con le inevitabili interazioni dell’econo-mia, visto che, prima di esser conosciuto come Eroe dei due Mondi, comandava

un bastimento da carico che faceva la spola tra Odessa e la Liguria, per rifornire di ottimo grano i pastai del Ponente. Con buona pace degli integralisti del km-zero.

Oggi i flussi delle merci sono, tranne in casi di reato, tutti verifi cabili e non risul-ta che sia possibile bloccare i regolari canali commerciali. Altro discorso se il prodotto è fuorilegge o se c’è truffa. Ma su

questo è bene che indaghino gli organi di vigilanza preposti che, a quanto risulta, fanno bene il loro dovere. Senza il rischio, che sceriffi fai-da-te fi niscano per ostacola-re le indagini con iniziative avventuriste. Il vero problema, piuttosto, è che il mercato è globale, ma le regole non sono uguali per tutti. Di questo si deve occupare la politica, con gli strumenti che ha: gli ac-cordi internazionali sul commercio, il Wto, l’Unione europea, i governi nazionali, e via dicendo. Ognuno di questi organismi ha competenze ben precise. Ad esempio, non si può chiedere all’Italia di fare una leg-ge nazionale sull’etichettatura tout court dell’origine sui prodotti, se il potere di fare una cosa del genere è in mano alle sole istituzioni europee.

Insomma, così come il cervello ragiona e lo stomaco digerisce, la politica fa le regole (con gli strumenti che ha) e il mercato fa i prezzi. Chi pensa il contrario è fuori stra-da. Nascondere la testa sotto un panno di orbace non servirà

Luigi Chiarello

SONO DELLE RONDE GIALLE CHE PENSANO DI ESSERE A KANSAS CITY

Dal Brennero a Bari Coldiretti alza il vessillo dell’autarchia

DI ANDREA PIVA momento che rappresenta meno made in Italy nel mondo invece

IMP 2008 IMP 2009 DIFF % 2009/2008 EXP 2008 EXP 2009 DIFF % 2009/2008

NUOVAZELANDA

LATTE E DERIVATI DEL LATTE1.016.958 52.690 -95 32.277 113.847 253

CARNI3.423.954 5.560.163 62 13.092 24.311 86

PRODOTTI DI ORIGINE ANIMALE15.077 0 -100 0 22.514

ORTAGGI21.238 24.217 14 43.485 26.234 -40

CEREALI0 0 0 15.208 36.020 137

IMP 2008 IMP 2009 DIFF % 2009/2008 EXP 2008 EXP 2009 DIFF % 2009/2008

Interscambio commerciale in valore a marzo 2010 - Italia/Nuova Zelanda

Valori in euro

La goletta Coldiretti all’assalto delle navi

di grano, nel porto di Bari

Alberto Sordi,nei panni

di Meniconi Nando

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31Sabato 10 Luglio 2010Sabato 10 LuglioAT T U A L I TÀ

Nuova strategia del Consorzio di tutela. Obiettivo: trainare le vendite a prezzi remunerativi per i soci

Nasce la società del Chianti sfusoVenderà il 20% del prodotto. Capurso: qualità e prezzo imposto

DI ANDREA SETTEFONTI

Il vino, quello sfuso sceso sot-to i 100 euro al quintale, non solo non è remunerativo, ma non riesce a coprire neppure

i costi di produzione. Ed allora il Consorzio Vino Chianti cerca di rialzare il prezzo dello sfuso con una società che commercializzi il 20% del vino sfuso prodotto dai soci. «Vogliamo che il vino sfuso, che sarà di alta qualità, vada sul mercato come richiamo per le ven-dite. A decidere il prezzo, che sarà remunerativo e terrà conto dei costi di produzione, sarà proprio questa nuova società». A spiegare la fi losofi a della nuova realtà, «Pro-getto Chianti srl – per lo sviluppo delle attività delle aziende asso-ciate al Consorzio Vino Chianti» è Nunzio Capurso, presidente del Consorzio. «Si tratta del pri-mo processo di aggregazione in Toscana e pensiamo possa essere un progetto trainer per l’intera produzione qualifi cata di Chianti. Le aziende distri-butrici associate al Consorzio si impegnano ad acquistare dai soci un determinato quan-titativo di prodotto, stabilito

annualmente dal comitato di ge-stione e di rispettare il prezzo di acquisto nei confronti dei produt-tori determinato pure annualmen-te dal comitato stesso». La nuova società, il cui atto costitutivo è stato fi rmato lo scorso 7 luglio, è parteci-pata dal Consorzio Vino Chianti e da Fidi Toscana spa. «L’obiettivo è fa-vorire il raggrup-pamento, l’unione tra i produttori e i distributori»,

continua Capurso. «La società na-sce con lo scopo di fornire servizi prodotti fi nanziari per i nostri as-sociati come il fi nanziamento per il rinnovo dei vigneti o per risolve-re il grosso problema dell’accesso al credito. Ma ha come compito

anche quello di trovare una soluzione al mercato del vino sfuso, oggi in situazione pre-caria vuoi per la crisi che ha ridotto le vendite, vuoi per la parcellizzazione delle impre-

se che non riescono a imporre un prezzo sceso a livelli inferio-

ri ai costi di produzione».«Progetto Chianti srl», dun-

que, si pone come punto di incontro fra produttori e operatori della fi lie-ra, si occuperà della produzione e, soprat-tutto, del migliora-mento qualitativo e distributivo del vino Chianti docg, oltre che favorire i processi di ag-gregazione e di rafforzamento patrimoniale e finanziario delle imprese.

«Con la società si vuole ottenere un duplice effetto, quello di re-golare l’immissione sul mercato del prodotto e quello di avere in vendita un prodotto di alta qua-lità. La società vuole essere l’in-dicatore del mercato del prodotto di qualità», commenta Capurso. «Questa azione nasce per cercare di evitare decisioni come l’abbas-samento delle rese per ettaro del 20%, una scelta che non premia nessuno, e soprattutto cerchiamo di non peggiorare la situazione e di non aumentare i costi. Abbiamo anche chiesto alla Regione di poter spostare, per i prossimi due anni, il termine per la messa in vendita del vino dal 1° marzo al 1° giugno in modo da vendere il vino vecchio e tenere fuori dal mercato il nuovo per tre mesi». Il Consorzio conta oltre 2.500 soci e una produzione di 600 mila ettolitri, il 60% della quale destinata ai mercati stra-nieri dove la Germania è al primo posto seguita dagli Stati Uniti.

D o m a n i la f ina le de i Mon-diali sarà

tutta quanta europea, tra

Olanda e Spa-gna. Ma seppur escluso dal-la fase fi nale, il continente africano la propria sfi da la vince sul mercato dei vini. Il Sudafrica si è imposto al mondo il Pinotage, un vitigno nato dall’incrocio tra il francese Cinsault, conosciuto come Hermi-tage, e il Pinot Nero, due vitigni che si completano per colore e carica di tan-nini. E poi il Sudafrica è prevalentemente Caber-net Sauvignon per una produzione complessiva che pone il Paese africano tra la sesta e l’ottava posi-zione al mondo a seconda delle annate. Il Pinotage fu creato nel 1922, ma venne piantato soltanto nel 1952 e sette anni più tardi vinse il primo premio al Wine Show di Città del Capo. A distan-za di quasi sessant’anni è diventato così popolare tan-to da avere addirittura un fan-club, il «Pinotage Club». Il Sudafrica ha una storia enologica di quasi 350 anni, qui si produceva vino pri-ma che in California o Au-stralia, e ha una gamma di vini che vanno dai bianchi ai rossi, dagli spumanti ai fortificati. La produzione si concentra nella zona di Capo di Buona Speranza, nella parte più a sud, vici-no a Città del Capo e nelle regioni di Paarl e Stellen-bosch, dalla cui università è nato il Pinotage. Il consu-mo pro capite del paese è di circa 9,5 litri all’anno e il mercato del vino rappresen-ta, per il Sudafrica, 26 mi-liardi di Rand, la moneta locale, il 2.2% del loro pil. Nel 2009 il loro export ha segnato complessivamente un -4% in volumi caratte-rizzato da un calo del 18% dei vini sfusi e da una cre-scita dell’8% di quelli in bottiglia e dove a crescere è stato il Regno Unito, +14%, loro mercato di riferimento e i mercati tedesco, +5%, e svedese, +31%.

Andrea Settefonti

Il Pinotage, vino mundial

SONDAGGIO

La birra piace a 30 milioni di italiani

«Circa 30 milioni di italiani be-vono birra ed è un numero sempre maggiore (il 58,5% contro il 56% del 2009) anche se la crisi econo-mica ha fatto scendere i consumi del 10% nell’arco degli ultimi due anni, da 30 a 28 litri pro capite». Le birre preferite restano le bionde chiare, lager e pils, seguite dalle specialità di frumento, weizen e blanche. Sono i risultati del son-daggio Makno commissionato dai produttori di AssoBirra. Secondo le statistiche formulate sul cam-pione intervistato, la birra conqui-sta la palma di regina dei pasti fuori casa. Secondo il sondaggio, sette anni fa il vino dominava con il 38,4% dei consensi (la birra era al 22,7%), mentre oggi la situa-zione «si è capovolta». Prima in assoluto tra le bevande fuori casa resta l’acqua minerale naturale. Dalle risposte degli italiani emer-ge inoltre che «bollicine è bello»; cioè cala il consumo delle bevande lisce (acqua di rubinetto e natu-rale) e aumenta quello delle be-vande «mosse»: birra, acqua gas-sata, Coca-Cola e vini spumanti. Raddoppiato anche il consumo di birra formato famiglia: tra il 3 e il 7,6% degli italiani bevono birra a pasto a casa. E quando si invita-no a casa amici e parenti per una cena, una volta su tre in tavola arriva la bevanda bionda (stessa percentuale del vino bianco).

La Germania continua a sorprendere. Travolge l’Argentina ai Mondiali di calcio, con un gioco dinamico e spettacolare

tutto di attacco ed affi dato ad una nazionale di na-turalizzati, prima di cedere di misura agli spagnoli. Affi da la guida del ministero degli esteri a un leader politico omosessuale, capo del partito liberale socio forte della coalizione della Merkel, che non si fa al-cun problema a portare il compagno agli incontri diplomatici. Rivede al rialzo la crescita del pil per il 2010, crescita adesso data per acquisita al 2%, e registra un calo di ben 15 miliardi del disavanzo pubblico. Crea occupazione, i senza lavoro sono scesi al 7,5% a giugno cioè circa due punti in meno degli Usa. Insomma la Germania è di-ventata molto soft, quasi tanto soft come lo erano gli Usa degli anni ot-tanta e novanta. Così attira capitale umano giovane e capace e sfi da gli americani sul loro campo da gioco più caratteristico, quello dell’inclu-sione sociale, dell’innovazione comportamentale, del superamento degli schemi predefi niti.

La Germania non è più un paese scontato da catalogare all’interno di tradizionali stereotipi e non è più neanche un paese che gioca soltanto di sponda. La Germania interpreta il mondo dalla sua prospettiva ed è oggi molto diversa dal passato. E questa considerazione vale anche per il mercato del vino. Con circa 26 litri consumati all’anno pro capite, cioè da ogni cittadino tedesco, la Germania è uno dei principali mercati mondiali di consumo dei prodotti enologici ed il terzo mercato europeo; un mercato nel quale l’Italia detiene una quota del 13% stabile nell’ultimo biennio quindi un mercato importante per le esportazioni italiane. Se c’è ripre-sa economica in Germania la notizia è di assoluta importanza per i produttori del Belpaese. Soprat-tutto se la ripresa è superiore alle aspettative ed ha la potenzialità di rilanciare i consumi.

Infatti, non deve perciò sor-prendere che questa Germania, giovane e dinamica, abbia reagito

bene alla crisi economica. Dopo un 2009 che ha chiuso con un pil in calo del 5%, il 2010 segna l’inversione di rotta. La crescita economica è ripresa e i tagli al welfare state, quasi un tabù fi nora, sono stati varati con la recente manovra economica: meno 7,9% le spese sociali nel 2011 appostate in bilancio. E se la Germania cresce più e meglio di quanto non fosse atteso è sicu-ramente una buona notizia per l’economia ita-liana, perché quello tedesco rappresenta ancora

il principale mercato di vendita per le merci italiane. Ma quale vino consumano i tedeschi? Per il 51% vini rossi, in leggero calo nel 2009, per il 40% vini bian-chi e per il restante 9% vini rosati. La Germania produce noti ed apprezzati vini bian-chi, meno rossi. Quello tedesco è però un mercato sensibile al

prezzo. I vini con un costo superiore ai 5 euro alla bottiglia rappresentano soltanto il 6% del-le vendite totali al dettaglio. Inoltre il mercato off-trade, cioè quello della grande distribuzione, rappresenta il principale canale di distribuzio-ne. Vendere vino in Germania è perciò una que-stione di prezzo, meglio di un assai competitivo rapporto qualità prezzo. Proprio quel rapporto che ha consentito ai produttori del nuovo mondo di ritagliarsi una quota crescente di mercato nell’ultimo decennio.

Adesso che in Germania è arrivata la ripresa economica, dopo un 2009 nel quale il pil è calato più del 5%, e per i produttori italiani di vino si tratta di un’occasione da non perdere ben sapendo che la competizione è in Germania a tutto campo e le strategie di marketing dei concorrenti molto sofi sticate.

© Riproduzione riservata

L’ANALISI

La ripresa tedesca trascina il vino

DI EDOARDO NARDUZZI

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prezzo. I vini con

In Germania il 51% del mercato è per i vini rossi, i bianchi

valgono il 40%, men-tre il restante 9%

è per i rosati

Supplemento a cura di LUIGI CHIARELLO

[email protected]

Nunzio Capurso

D o m a n i la f ina le de i Mon-diali sarà

tutta quanta europea, tra

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32 Sabato 10 Luglio 2010 P O LT R O N E I N E R B A

Il nuovo assessore all’agricoltura della regione Lazio, al posto di Battistoni

Un ingegnere all’agricolturaRimpasto nella giunta Polverini, ecco Birindelli

DI GIUSY PASCUCCI

Un tecnico prestato alla politica e all’agricoltu-ra. Si definisce così il neoassessore alle politi-

che agricole della regione Lazio, Angela Birindelli, recentemen-te nominata in sostituzione di Francesco Battistoni per rie-quilibrare la presenza femminile all’interno della giunta Polveri-ni. Appena insediata Birindelli si è trovata a gestire tre emer-genze: fondi europei dei piani di sviluppo rurale non spesi, lotta alla batteriosi del kiwi e tavolo tecnico sul latte. «La mia prima priorità è cercare di investire en-tro la fi ne dell’anno i 63 milioni di euro dei fondi psr che fanno sì che il Lazio sia tra le regioni non virtuose, spiega a ItaliaOggi l’as-sessore. Ci stiamo impegnando per raggiungere questo obiettivo. Negli ultimi due mesi abbiamo già sbloccato 7 milioni e mezzo e, in più, Agea si è impegnata a erogare oltre il 50% dei fondi

con pagamenti già dalla fi ne di luglio». C’è poi la batteriosi del Kiwi, che sta provocando dan-ni ingenti alle aziende laziali. «Abbiamo chiesto un tavolo di confronto nazionale al ministro Galan. Sono stati già fatti ta-voli tecnici, abbiamo costituito l’unità crisi e abbiamo investito 60 mila euro annui per tre anni in una ricerca, in collaborazione con l’Università della Tuscia, per lo studio della batteriosi del kiwi. Stiamo, infi ne, completan-do il censimento per richiedere lo stato di calamità naturale per le aree colpite». Sul tavolo del latte, poi, l’assessore ha messo due milioni e duecento per l’as-sistenza tecnica alle aziende e la

promozione del prodotto laziale. «È stato un lavoro politico e tec-nico importante. Le risorse saranno disponibili da do-mani se imprese e agri-coltori raggiungeranno l’accordo sul prezzo. Ma sono ottimista». Birindelli si è detta infi ne entusiasta della «fi liera agricola tutta italiana» di Coldiret-ti. «Il Lazio sosterrà il progetto, che è molto interessante e mi ha molto appassionato moltissimo. Tuttavia, a livello regionale dovremo anche creare ulterio-ri strumenti per promuovere i prodotti locali».

Il Cdm ha avviato la proce-dura di nomina di MASSIMO CAMANDONA a presidente dell’Ente Risi, vigilato dal Mipaaf. Camandona, dal 2007 è presidente del Con-sorzio vercellese Covevar e membro del cda del Servizio idrico integrato.

PIETRO GHELLER è il diret-tore commerciale di Sibeg, imbottigliatore dei prodotti a marchio The Coca-Cola Company per la Sicilia.

DOMENICO BRUGNONI, pre-sidente della Cia dell’Um-bria e Secondo Scanavino, presidente della Cia di Asti, sono i due nuovi vicepresi-denti nazionali della Cia.

VITO NICOLA SCALERA , allevatore, è il primo presi-dente agricoltore della Cia di Bari.

MARIANO NOZZI è stato con-fermato presidente della Cia di Chieti. Elette anche giunta e direzione provinciale com-posta da 81 membri.

LA CIA DI CUNEO ha un nuovo presidente, Roberto Damonte. 53 anni, condu-ce, con il fratello Massimo, un’azienda vitivinicola di 42 ettari, e Villa Tiboldi. Succe-de a Valentina Masante, divenuta direttore provincia-le dell’organizzazione.

A SALERNO LA CIA ha con-fermato Domenico Oliva come presidente. Vicepre-sidente è Angelomaria Carucci.

ANTONIO BAIETTA è il nuovo presidente di TreValli Co-operlat, il terzo gruppo ita-liano del settore lattiero-ca-seario (oltre mille agricoltori soci, otto stabilimenti e un fatturato lordo consolidato 2009 di 242 mln euro). Clas-se 1942, dal 1991 ricopriva la carica di vicepresidente TreValli Cooperlat.

ALESSANDRO FELICI è stato promosso vicepresidente e direttore generale di Heinz Italia, il gruppo leader in Italia nei mercati baby food (marchi Pla-smon, Nipiol e Dieterba) e medical food con in giro d’affari di 400 mln euro, che fa capo all’omonima multinazionale Usa.

GIORGIO BOGGERO è il nuovo amministratore delegato di Leaf Italia, il gruppo dolciario (marchi Saila, Dietorelle, Ga-latine, Sperlari e Die-tor) che fa capo ai fondi Cvc Capital Partners e Nordic Capital con un giro d’affari 2009 di 170 mln euro. Boggero punta a rilanciare l’azienda e i marchi attraverso una riorganizzazione dei pro-cessi operativi interni.

Luisa Contrie Andrea Settefonti

ALTRE NOMINE

DI LUISA CONTRI

Veder accolta dalla legi-slazione nazionale la richiesta avanzata dagli operatori agromeccanici

d’essere equiparati agli agricol-tori, invece d’essere considerati artigiani, e quindi di poter acce-dere ai fondi dei Psr e di potersi insediare su terreni agricoli. È per portare a termine questa mission che l’assem-blea di Confai (la Confederazione agromeccani-ci costituita sei anni fa da un grup-po d’imprese in precedenza aderenti all’Uni-ma-Unione na-zionale imprese di meccanizza-zione agri-

cola) di fine giugno scorso ha riconfermato per il quadriennio 2010-2013 l’intero gruppo diret-tivo. Presidente sarà ancora il bergamasco Leonardo Bolis, vicepresidente il livornese Gian-franco Tirabasso e coordinatore nazionale Sandro Cappellini. È inoltre stata istituzionalizza-ta la funzione di segretario alla presidenza, ricoperta da Enzo Cattaneo. «Impossibile fare previsioni circa i tempi di realiz-

zazione della nostra mission», ammette a ItaliaOggi Bolis. «Seppure gli ultimi quattro ministri dell’agricoltura hanno mostrato sensibili-tà alle nostre esigenze e siamo giunti a dimostrare che quanto chiediamo è a costo zero per lo stato, la divisione interna alla ca-

tegoria non ci aiuta».

La confederazione degli agromeccanici

Bolis resta a capodella Confai

DI LUISA CONTRI

Con votazione unanime il 6 luglio scorso Tom-maso Mario Abrate è stato nominato vicepre-

sidente del gruppo latte e lattie-ro-derivati di Copa-Cogeca, l’organizzazione europea di coor-dinamento dei produttori e delle cooperative agroalimentari a cui aderiscono 77 organizzazioni dei vari stati membri, in rappresen-tanza di 13 milioni di agricoltori e di 38 mila cooperative. «In questo mio mandato biennale», dichiara a ItaliaOggi Abrate, «mi spen-derò per il mantenimento di un meccanismo di governo dell’offer-ta che garantisca stabilità al set-tore, per promuovere interventi per lo sviluppo di mercati extra Ue, per la tutela internazionale dei marchi in sede di negoziati Wto, per l’etichettatura e l’indi-cazione d’origine del latte al fi ne di ga-rantire maggio-re trasparenza del mercato e dare informa-zioni corrette ai consuma-tori, e per lo sviluppo

dell’interprofessione per una migliore concertazione delle po-litiche nazionali di sviluppo del settore». Classe 1951, piemonte-se, Abrate dal 1992 è presidente nazionale del settore lattiero-ca-seario di Fedagri-Confcooperati-ve nonché presidente di Fedagri Piemonte dal 1994 e presidente, dal 1981, della Cooperativa Pie-monte Latte, aderente al gruppo Trevalli Cooperlat.

È vicepresidente del gruppo latte e derivati

Abrate ai vertici del Copa-Cogeca

Angela Birindelli è nata a Bolsena (Vt). Recentemente nominata assessore alle politiche agricole della regione Lazio, è laureata in Ingegneria civile, ramo strutturale, presso l’Università di Perugia. Consigliere dell’Ordine degli ingegneri di Viterbo, dal 2009 è responsabile delle commissioni urbanistica e territorio e fattibilità scalo aeroportuale di Viterbo. Ha collaborato con diverse amministrazioni locali del viterbese per le quali ha svolto incarichi di progettazione e direzione lavori e, dal 2000, collabora con l’Ater della provincia di Viterbo come ingegnere strutturista e responsabile del patrimonio e della programmazione

Contatto: [email protected]: [email protected]

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Leonardo Bolis

Tommaso Mario Abrate

Angela Birindelli

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33Sabato 10 Luglio 2010TECNOLOGIA & INNOVAZIONE

Un emendamento alla manovra, in commissione bilancio, ripristina l’incentivo, ma a raggio ridotto

Gli aiuti al solare riscaldano menoSforbiciata del 30% all’obbligo di riacquisto dei certifi cati verdi

DI LUIGI CHIARELLO

La commissione bilancio del senato, giovedì scorso, ha dato via libera al riacquisto da parte del Gse dei certifi -

cati verdi in scadenza e in ecces-so sul mercato. I senatori hanno approvato un emendamento del relatore alla manovra, Antonio Azzollini, che prevede, per il ge-store, la possibilità di continuare ad acquistare i certifi cati verdi in eccesso sul mercato, «ma la spesa derivante dal loro ritiro a partire dal 2011» dovrà essere ridotta «del 30% rispetto a quella relativa alle competenze del 2010, prevedendo che almeno l’80% di tale riduzio-ne derivi dal contenimento della quantità di certifi cati verdi in ec-cesso». L’articolo 45 del testo ori-ginario della

manovra stabiliva, invece, l’abo-lizione dell’obbligo di acquisto da parte del Gse dei certifi cati verdi in eccesso sul mercato. L’emenda-mento Azzollini approvato dalla commissione prevede inoltre, che grazie alla risoluzione anticipata delle convenzioni Cip6 arrivi un finanziamento per il ministero dell’istruzione, per un massimo di 500 milioni di euro, da recuperare in diverse annualità, fi no al 2013.LA BOLLETTA NON CA MBIA . A conti fatti, dal prossimo anno si dovrà ridurre la quota in eccesso di certificati verdi; ciò compor-terà per le aziende produttrici tradizionali l’obbligo all’acquisto di un numero maggiore di certifi -cati. E se, da un lato, il taglio del 30% della spesa del Gse avrà un alleggerimento della componente tariffaria A3, dall’altro lato l’au-mento degli oneri per le aziende produttrici con fonti tradizionali non potrà non scaricarsi in bol-letta. Il combinato disposto farà sì che l’utente fi nale non abbia alcun benefi cio. E neanche le ri-soluzioni anticipate dei contratti Cip6 che, come detto, andranno a vantaggio degli atenei, porte-ranno benefi ci in bolletta. Entro luglio, comunque, si dovrebbe riu-nire il tavolo comune tra governo, regioni, Anci, Upi e Uncem per l’attuazione del piano nazionale sull’energia rinnovabile. L’accordo sarebbe stato raggiunto sempre giovedì in Conferenza Unifi cata. «L’obiettivo», ha spiegato il presi-dente dell’Unione delle comunità e degli enti montani, Enrico Bor-ghi, «è creare sinergie e evitare confl itti e problemi come accaduto

per la questione dei certifi cati ver-di». Confl itti, che hanno preoccu-pato molto la fi liera bioenergetica. LE PREOCCUPAZIONI DEGLI OPERA-TORI. Molte aziende, impegnate in onerosi investimenti, temono ri-percussioni a causa dei minori ri-cavi. La stessa Confagricoltura, in una nota, temendo l’abrogazio-ne totale del meccanismo di incen-tivazione pochi giorni fa aveva

dichiarato: «ci saranno forti ri-percussioni sul settore e le ambizioni dell’Italia sulle rinnovabili verranno note-volmente ridimensionate. Specie per le biomasse e il

biogas, i cui costi di produ-zione richiedono un quadro

normativo stabile e duraturo». Uno scenario che preoccupava anche Alessandro Marangoni, ceo di Althesys, secondo cui «il clima di insicurezza per le impre-se accentuato dalla conversione del decreto legge sulla manovra, si aggiunge all’incertezza sul Conto energia (approvato solo ieri, articolo a pag. 34). Il rischio», secondo Marangoni, era «il blocco degli investimenti delle imprese» e la conseguente esposizione «dei titoli delle rinnovabili in Borsa». L’analisi costi/benefi ci condotta da Althesys sugli scenari di sviluppo delle fonti d’energia rinnovabile al 2020 mostrava, infatti, preceden-temente all’ipotesi di abolizione dell’obbligo di riacquisto del Gse, un beneficio netto per l’Italia compreso tra 24 e 27 mld di euro e un indotto occupazionale tra 72 mila e 86 mila nuovi posti di lavoro. Ora, con l’emendamento Azzollini, queste stime verranno sicuramente riviste al ribasso. Co-munque, palazzo Della Valle tira un sospiro di sollievo, per il 2010. Anche se restano le preoccupazio-ni, sul futuro e sul fatto che non c’è un quadro normativo stabile che rassicuri gli operatori. «Quest’an-no il problema non si pone, ma si porrà nel 2011 a fronte di un rinvio a un decreto che lascia incertezze», spiega a ItaliaOggi Donato Rotundo, responsabile area ambiente Confagri. «Ogni qual volta si immettono variabili irrazionali sul mercato», spiega, «ne risente il valore dei certifi cati verdi, con forti effetti speculativi sul prezzo. Se riforma dei certi-fi cati verdi dev’essere», aggiunge «che sia fatta nell’ambito degli obiettivi fi ssati nel piano d’azione nazionale e nel recepimento della direttiva europea sul rinnovabi-le (2009/28/Ce)». È evidente che

l’assenza di un quadro normati-vo stabile, il cambiamento delle regole in corsa o, addirittura, la presenza di buchi normativi, rendono più oneroso investire in energia fotovoltaica. Il rischio pa-ese aumenta e ciascun operatore, lungo la fi liera, pretende margi-ni più elevati. In realtà, l’incubo degli operatori è che succeda quel che è capitato in Spagna, dove fi no a settembre 2008 sono state assicurate tariffe genero-sissime per il fotovoltaico. Cosa che ha ingenerato una corsa alle installazioni, fi no a raggiungere quota 3,5 gigawatt in un anno. Con l’aggiunta di un effetto in-desiderato: il ritrovarsi una serie di installazioni non completate diffuse sul territorio, cioè prive dei pannelli, ma dichiarate ope-rative, pur di arrivare in tempo a incassare la tariffa agevolata. Un rischio, questo, che potrebbe anche interessare l’Italia, visto che, a norma di legge, l’Enel non è tenuta a verifi care l’esistenza dell’impianto fotovoltaico, cioè dei pannelli, ma solo la presenza dell’impianto elettrico.

Martifer Solar costruirà tre impianti fotovoltaici da un megavatt ciascuno su terreni agricoli in provincia di Milano. Il contratto è stato fi rmato in settimana. Il gruppo portoghese consegnerà gli impianti alla committenza chiavi in mano e provvederà alla suc-cessiva manutenzione e alla gestione del parco fotovoltaico per 20 anni. Tutta l’elettricità prodotta verrà immessa nella rete. Neanche un watt verrà utilizzato a ciclo chiuso. L’accordo con Martifer è stato siglato da una società veicolo, facente riferimento a un’altra società che opera in aree d’affari diversifi cate. Si tratta solo dell’ultimo business messo a segno dal gruppo lusitano, il cui raggio d’azione ormai è lungo tutta la Penisola. «L’Italia», commenta Pedro Go-mes Pereira, general manager per l’Italia di Martifer Solar, è il secondo paese al mondo per capacità installata ogni anno. Il primo è dopo la Germania. Mentre, per capacità cumulata in testa resta ancora la Spagna. Quest’anno» rivela Pereira a ItaliaOggi, «le sti-me più conservative dicono che in Italia si prevedono installazioni fotovoltaiche per un totale di 1,5 gigawatt, contro i 7-8 gigawatt della Germania».

Luigi Chiarello

Tre nuovi impianti fotovoltaiciin provincia di Milano

È stata inaugurata oggi, a Guarcino, nel Frusinate, una centrale di cogenerazione da biomasse vegetali con una potenza di 20,5 MWe, la cui produzione d’energia elettrica (in parte) e di vapore (in toto) sarà utilizzata dalla società Cartiere di Guarcino, consentendole un risparmio sulla bolletta energetica di circa 20 milioni di euro e, quindi, di tornare competitiva.

L’impianto, diviso in tre sezioni indipendenti, ciascuna composta da un motore di derivazione navale (Wartsila 16V32), adattato per l’utilizzo statico in centrale e per essere alimentato con oli vegetali, e da un alternatore in grado di sviluppare una potenza unitaria di 6.800 kW, potrà produrre annualmente 160 mila MWh d’energia elettrica e 90 mila tons di vapore impiegando circa 36 mila tons di oli vegetali. A realizzarlo è stata Ceg (Calore Energia Gas) in partnership con la fi nanziaria Valentini, cui fa capo Cartiere di Guarcino, attraverso la newco Beg, acronimo di Bio Energia Guarcino, i cui azionisti di riferimento sono appunto Ceg (50%), la fi nanziaria (30%) e la cartiera (20%). «In questa prima fase», spiega a ItaliaOggi Alessandro Brusa, direttore sviluppo di Beg, «l’impianto sarà alimentato con olio di palma d’importazione. Ci stiamo però già attivando per creare le condizioni per poterci un domani approvvigionare, almeno parzialmente, sul mercato locale». Beg potrebbe per esempio appoggiarsi alla fi liera agroe-nergetica che dovrebbe crearsi nella valle del Sacco, territorio ove l’attività agricola può essere solo no food, per la contaminazio-ne generata dalle attività industriali. Chissà che, a fronte della ferma volontà del ministro dell’agricoltura Giancarlo Galan di «promuovere una vera fi liera italiana delle agroenergie» non diventi realtà il Distretto rurale ed agroenergetico della Valle dei Latini, istituito ancora nel 2006 dall’allora assessore all’agricol-tura Daniela Valentini.

Luisa Contri

Energia da biomasse vegetaliper le Cartiere di Guarcino

Nasce Apo Energia, la joint venture tra Apofruit e Open Energia per la produzione energetica. La nuova società gestirà finanziamenti per la realizzazione di impian-ti fotovoltaici sui tetti degli stabilimenti della coop orto-frutticola Apofruit, che conta 12 stabilimenti e sei centri di ritiro e stoccaggio lungo la penisola. In cantiere sette impianti in due anni, per un investimento di 14,5 mln di euro. Agli impianti già attivi a Pievesestina di Cesena e Longiano (che esprimono po-tenza complessiva di 208,6 kWh) faranno seguito quelli di Scanzano Ionico (Matera) e Aprilia (Latina): il tutto per una produzione annuale di circa 230 mila kWh. Open Energia è una derivazione del Consorzio Romagna Energia; costituita tra 14 soci è il brac-cio operativo del Cre sugli investimenti in impianti di energia elettrica da fonti rin-novabili nei siti industriali dei consorziati.

Da Apofruita Apoenergia

POTENZA AREA COMMITTENTE OBS

VAGLIO (PZ) 1+2 MW 15 ettariSolar Prometheus

(Solar utility – Pirelli Ambiente)

Seconda fasedel progetto (2MW)

chiusa; PAC da i rmare questi giorni

ALESSANO (LE) 1 MW 2,7 ettariSolar utility

(Pirelli Ambiente)PAC

da i rmato a Marzo

CASTELTERMINI (AG) 3 MW 13 ettariAmplio Solar

(Amplio group)PAC

da i rmato a Giugno

SUD ITALIA 1 4 MW 23,61 ettari Infrastrutture In corso

SUD ITALIA 2 2 MW 13,37 ettari Infrastrutture In corso

PUGLIA 2 MW 8 ettari - In corso

SICILIA 5 MW 26,5 ettari -Cantiere

in apertura

PROVINCIADI MILANO 3 MW 7,5 ettari -

Cantierein apertura

POTENZA AREA COMMITTENTE OBS

Tutti gli impianti di Martifer Solar in Italia

per la questione dei certificati ver- l’assenza di un quadro normati-

TOP TEN PER NUMERO DI IMPIANTI

% DEL NUMERO IMPIANTI IN ITALIA

TOP TENPER POTENZA

% DELLA POTENZA IN ITALIA

BRESCIA 4,02 Bolzano 5,85ROMA 3,52 Bari 4,31TORINO 3,46 Lecce 4,13UDINE 3,21 Roma 3,23MILANO 3,15 Brescia 3,03LECCE 2,75 Bologna 2,76TREVISO 2,74 Foggia 2,55TRENTO 2,67 Torino 2,51BOLZANO 2,58 Terni 2,33BARI 2,56 Cosenza 2,3

TOP TEN PER NUMERO % DEL NUMERO TOP TEN % DELLA POTENZA

Top ten delle province italiane sul fotovoltaico(dati aggiornati al 31/12/2008)

Primo rapporto di ricerca sull’energia fotovoltaica in Lombardia realizzato dalla Camera di commercio di Milano e dal Politecnico di Milano - Energy & Strategy Group

g a o de a

manovra stabiliva invece l’abo-

pe cuss ocavi. La sin una none totale dtivazion

dichiaperamrinvoS

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34 Sabato 10 Luglio 2010 TECNOLOGIA & INNOVAZIONE

Via libera al nuovo Conto Energia per gli impianti attivati dal 2011. Pronte anche le linee guida

Incentivi al fotovoltaico al lumicinoDI ROBERTO LENZI

Si riducono gli incentivi del Conto Energia a partire dal 2011. Chi sta instal-lando un nuovo impianto

a pannelli fotovoltaici dovrà cor-rere per farlo entrare in eserci-zio entro la fi ne dell’anno, pena la decurtazione degli incentivi. Lo prevede il nuovo decreto del ministero dello Sviluppo econo-mico, di concerto con il Ministero dell’Ambiente, che era chiamato a fi ssare le nuove tariffe incentivan-ti da concedere a privati, imprese e soggetti pubblici proprietari di impianti fotovoltaici. Già stabilita anche la riduzione per i successivi anni 2012 e 2013 che si attesterà sul 6% per ciascun anno. Per co-noscere il destino del Conto Ener-gia successivamente al 2013, è già prevista l’emanazione di un nuovo decreto in prossimità del 2014. Le nuove tariffe, oltre ad essere ridot-te rispetto all’attuale situazione, sono strutturate anche in modo diverso: fi no ad oggi le tariffe era-no suddivise tra tre diverse fasce

di potenza (da 1 a 3 Kw, oltre 3 e fi no a 20 Kw, oltre 20 Kw), men-tre la nuova struttura prevede sei fasce di potenza, ottenute suddi-videndo in quattro sezioni quella che fi no ad oggi era la fascia oltre 20 Kw. Ulteriore distinzione ri-guarderà gli impianti realizzati su edifici e gli altri impianti, mentre fi no ad oggi si è distinto tra i m p i a n t i integrati, p a r z i a l -mente inte-grati e non integrati. Oltre a que-sto, la Confe-renza Stato–Regioni–Enti Locali che ha dato il via libera al nuovo Conto Energia, ha dato l’ok alle le Linee Guida ammi-nistrative per le fonti rin-novabili che si propongono di uniformare le procedure amministrazione per la rea-

lizzazione di impianti a fonti rinnovabili su tutto il territorio na-zionale, preveden-do anche percorsi semplifi cati.

Cosa riguarda il Conto Ener-gia. Il Conto Energia è un incentivo con-cesso a per-sone fisiche, imprese, enti

pubblici e condomini per l’esercizio di impianti di produzione di ener-gia solare tramite pannelli fotovol-taici. Il Conto Energia incentiva la realizzazione di impianti conce-dendo una tariffa a remunerazio-

ne dell’energia prodotta più alta rispetto al valore di mercato, per un periodo di 20 anni. Si tratta di un incentivo di tipo innovativo, vi-sto che non sostiene direttamente la realizzazione dell’investimento iniziale, come i classici contributi a fondo perduto, ma rappresenta un entrata fi ssa per la tenuta in esercizio dell’impianto. Proprio in questi giorni, il GSE, soggetto ge-store dell’incentivo, ha informato che, a partire dal 2007, sono circa 80.000 per una potenza globale di 1.200 MW gli impianti ad aver fatto richiesta di accesso al Conto Energia. Al partire dal 2005, anno di avvio del primo conto energia, gli impianti sono 85 mila per una potenza di circa 1.400 MW. Nel

solo ultimo anno, a partire dal 30 giugno 2009, sono stati installati ben 800 MW di potenza, grazie al Conto energia. Gli incentivi del Conto Energia non sono appli-cabili all’energia prodotta dagli impianti fotovoltaici per la cui realizzazione siano stati concessi incentivi pubblici di natura nazio-nale, regionale, locale o comunita-ria in conto capitale e/o in conto interessi con capitalizzazione an-ticipata eccedenti il 20% del costo dell’investimento da sostenere per la costruzione dell’impianto stes-so. Il Conto Energia costituisce la fonte di ricavo principale per il soggetto responsabile dell’im-pianto fotovoltaico poiché com-porta l’erogazione di un incentivo proporzionale alla produzione di energia elettrica. Un’ulteriore fonte di ricavo è costituita dalla valorizzazione dell’energia elet-trica prodotta dall’impianto che può essere autoconsumata oppu-re, in tutto o in parte, immessa in rete e quindi venduta al mercato o gestita in modalità di scambio sul posto.

A) B) C)

INTERVALLODI POTENZA

IMPIANTI ENTRATI IN ESERCIZIO IN DATA SUCCESSIVA AL 31 DICEMBRE 2010 ED ENTRO IL 30 APRILE 2011

IMPIANTI ENTRATI IN ESERCIZIO IN DATA SUCCESSIVA AL 30 APRILE 2011

ED ENTRO IL 31 AGOSTO 2011

IMPIANTI ENTRATI IN ESERCIZIO IN DATA SUCCESSIVA AL 31 AGOSTO 2011

ED ENTRO IL 31 DICEMBRE 2011

Tipologia di impianto

Impianti fotovoltaici realizzati

sugli edii ci

altri impianti fotovoltaici

Impianti fotovoltaici realizzati

sugli edii ci

altri impianti fotovoltaici

Impianti fotovoltaici realizzati

sugli edii ci

altri impianti fotovoltaici

[kW] [€/kWh] [€/kWh] [€/kWh] [€/kWh] [€/kWh] [€/kWh]

1≤P≤3 0,402 0,362 0,391 0,347 0,380 0,333

3<P≤20 0,377 0,339 0,360 0,322 0,342 0,304

20<P≤200 0,358 0,321 0,341 0,309 0,323 0,285

200<P≤1000 0,355 0,314 0,335 0,303 0,314 0,266

1000 <P≤5000 0,351 0,313 0,327 0,289 0,302 0,264

P>5000 0,333 0,297 0,311 0,275 0,287 0,251

A) B) C)

Incentivi al fotovoltaico, la scheda tecnicaSono dettate regole per la trasparenza amministrativa dell’iter di autorizzazione e sono 1. declinati i principi di pari condizioni e trasparenza nell’accesso al mercato dell’energia;Sono individuate modalità per il monitoraggio delle realizzazioni e l’informazione ai 2. cittadini;È regolamentata l’autorizzazione delle infrastrutture connesse e, in particolare, delle 3. reti elettriche;Sono individuate, fonte per fonte, le tipologie di impianto e le modalità di installazione 4. che consento l’accesso alle procedure semplii cate (denuncia di inizio attività e attività edilizia libera);Sono individuati i contenuti delle istanze, le modalità di avvio e svolgimento del proce-5. dimento unico di autorizzazione;Sono predeterminati i criteri e le modalità di inserimento degli impianti nel paesaggio 6. e sul territorio, con particolare riguardo agli impianti eolici (per cui è stato sviluppato un allegato ad hoc);Sono dettate modalità per coniugare esigenze di sviluppo del settore e tutela del territorio: 7. eventuali aree non idonee all’installazione degli impianti da fonti rinnovabili possono essere individuate dalle Regioni esclusivamente nell’ambito dei provvedimenti con cui esse i ssano gli strumenti e le modalità per il raggiungimento degli obiettivi europei in materia di sviluppo delle fonti rinnovabili.

Sono dettate regole per la trasparenza amministrativa dell’iter di autorizzazione e sono1.

Fonti rinnovabili, le novità delle linee guida

lizzazione di impianti ne dell’energia prodotta più alta

IMPIANTI ENTRATI IN ESERCIZIO DAL 01/01/2010 AL 31/12/2010

Taglia di potenza dell’impianto

Non integrato(€/kWh)

Parzialmente integrato (€/kWh)

Integrato(€/kWh)

1 kW <= P <= 3 kW 0,384 0,422 0,470

3 kW < P <= 20 kW 0,365 0,403 0,442

P > 20 kW 0,346 0,384 0,422

IMPIANTI ENTRATI IN ESERCIZIO DAL 01/01/2010 AL 31/12/2010

Le tariffe attuali

Il 2012 potrebbe segnare per i pesca-tori la fi ne dell’era del gasolio. Il Cnr, infatti, conta di rendere disponibile tra meno di 24 mesi un nuovo motore

a idrogeno solare per i nostri pescherecci: abbatte del 90% i costi del combustibile con un’autonomia di 40 miglia marine ogni 30 kg di carburante. È questa la sfi -da raccolta dal progetto varato a febbraio 2010, dal Cnr di Palermo in collaborazione con le sedi di Puglia e Lazio. Un milione di euro l’investimento: a fi nanziare i lavori palermitani la Regione Sicilia con fondi co-munitari. Il professor Mario Pagliaro del Cnr-Ismn siciliano, parla con ItaliaOggi del progetto e del suo sviluppo.

Professore, avete già scelto la bar-ca? «Abbiamo già scelto la tecnologia e i fornitori. È un progetto di integrazione di tecnologie esistenti con l’aiuto di un partner che è poi il produttore della pri-ma barca commerciale a idrogeno solare. È già in vendita, funziona, ha la certi-fi cazione di navigabilità. Ora vogliamo estendere questa tecnologia dalle barche da diporto alla pesca, un contesto produt-tivo falcidiato dalla gravità del problema del caro-gasolio».

Che tipo di motore montate? «È un motore elettrico. Ci sono due opzioni: può essere alimentato o con le batterie collega-te a pannelli solari, oppure – opzione più semplice – con una batteria a combustibi-le all’idrogeno. Il cuore del progetto non è tanto nel montaggio del motore elettrico e della pila combustibile, quanto nella co-struzione di una stazione di rifornimento in cui questo combustibile viene prodotto. Facciamo l’idrogeno dall’acqua con i pan-nelli solari, per cui dobbiamo costruire una stazione di rifornimento analoga a quella di benzina, con la differenza che qui c’è un gas compresso, tenuto ad alta pressione. Ma la sicurezza non è un problema».

Dove volete realizzare la colonnina? «Sicuramente in Sicilia, in una marineria importante che può essere Mazara del Val-lo o Capo Passero. Stiamo identifi cando il sito e avendo contatti con le varie Capita-nerie di Porto. Il nostro non è un progetto unico: ce n’è un altro analogo in Puglia e uno a Civitavecchia. Ci muoviamo in una logica di partnership, sinergica, cercando di differenziarci secondo le esigenze pro-duttive. Vogliamo provare tecnologie alter-native per uscire con una soluzione pratica

nel giro di 18-24 mesi».Lei parlava del caro-

gasolio. Quale vantaggio economico può portare un peschereccio del ge-nere? «Un vantaggio radi-cale. Perché, a parte i costi di approvvigionamento del gasolio che rappresentano quasi il 60% delle spese complessive – oltre i 5.000 euro l’anno per un mezzo di media stazza –, questo costo viene abbassato del 90%. Ci sono solo delle piccole bom-bole da 30 kg che contengono l’idrogeno e si caricano a bordo. Alimenta-no il peschereccio per una quarantina di miglia (circa 80 km, N.d.R.) e dopo deve essere sostituita. La bombola si sostitui-sce in 5 minuti: è un’operazione che può essere fatta da una sola persona in tutta sicurezza. Il ‘‘collo di bottiglia’’ non è tanto realizzare la colonnina, ma rendere il mo-tore elettrico e la pila combustibile stabili per le moltissime uscite che un pescherec-cio compie durante l’anno in un ambiente aggressivo come quello marino. Il mezzo

non può essere lasciato a galla senza motore, quindi è un progetto di ricerca in cui si punta adesso all’otti-mizzazione dell’affi dabilità della tecnologia».

A quanto ammonta l’investimento finan-ziato e quanto stazza la barca? «L’investimento è di 1 milione di euro. Una volta realizzata la stazione solare di approvvigiona-mento è stabile e dura più di 40 anni. Ha un costo di ammortamento lunghissi-

mo che la rende economica. Il pescherec-cio è normalissimo: si smonta il motore a combustione interna e si monta quello elettrico. La voce principale di costo è quella per le risorse che saranno impie-gate per le prove in mare in condizioni reali lungo tutto l’arco dell’anno. Poi, interfacciandoci con i colleghi nel Lazio, arriveremo a una tecnologia che contia-mo di rendere disponibile per i pescatori italiani in due anni».

Antonino D’Anna

A PALERMO, NEI LABORATORI DEL CNR, SI LAVORA A UN PROGETTO CHE LIBERERÀ I PESCATORI DAL CARO-GASOLIO

Nel 2012 arriverà il primo peschereccio a idrogeno solare

Mario Pagliaro

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35Sabato 10 Luglio 2010

INEDICOLA

CON ITALIAOGGI

A RETO

GUIDAAL DECRMercati&

TIVO

CON ITALIAOGGI

INGIUNTFinanza

Sì Fiat dopo l’incontro con i sindacati firmatari dell’accordo. La sfida di Marchionne

La Panda è di Pomigliano d’ArcoPer rendere possibile il progetto della Fabbrica Italia

La Panda a Pomigliano d’Arco si farà: l’uffi cializ-zazione è venuta ieri dal Lingotto, dopo l’incontro

avvenuto tra l’amministratore delegato, Sergio Marchionne, e le organizzazioni sindacali (Fim, Uilm, Fismic e Ugl, che avevano detto sì al piano di rilancio del-lo stabilimento con investimenti per oltre 700 milioni di euro), al termine del quale «si è convenu-to di dare attuazione all’accor-do raggiunto il 15 giugno scorso per la produzione della futura Panda a Pomigliano d’Arco».

«Tutti i fi rmatari dell’accor-do», afferma la nota del Lingot-to, «considerando che la grande maggioranza dei lavoratori ha dato il proprio assenso, hanno convenuto sulla necessità di dare continuità produttiva allo stabilimento e a tutto il sistema della componentistica locale, of-frendo così prospettive future ai dipendenti dell’impianto di Po-migliano. L’azienda e le orga-nizzazioni sindacali che hanno firmato l’accordo si impegne-ranno per la sua applicazione con modalità che possano assi-curare tutte le condizioni di go-vernabilità dello stabilimento».L’esecuzione dell’accordo nei tempi e nei termini concordati, conclude la nota, «è la condizio-ne necessaria per la continuità dell’impegno della Fiat nella re-alizzazione del progetto “Fab-brica Italia”».

Non solo. In una lettera in-viata a tutti i dipendenti, Mar-chionne esordisce affermando che «vi scrivo da uomo, che ha creduto e crede ancora forte-mente che abbiamo la possi-bilità di costruire insieme, in Italia, qualcosa di grande, di migliore e di duraturo. Ci tro-viamo in una situazione mol-to delicata, in cui dobbiamo decidere il nostro futuro. Si tratta di un futuro che riguar-da noi tutti, come lavoratori e come persone, e che riguarda il nostro paese, per il ruolo che vuole occupare a livello inter-nazionale. Non nascondiamoci dietro il paravento della crisi. La crisi ha reso più evidente e, purtroppo, per molte fami-glie, anche più drammatica, la debolezza della struttura industriale italiana. La cosa peggiore di un sistema in-dustriale, quando non è in grado di competere, è che alla fi ne sono i lavoratori a pagarne direttamente, e senza colpa, le conseguen-ze. Quello che noi abbiamo cercato di fare, e stiamo facendo,

con il progetto “Fabbrica Italia” è invertire questa tendenza».

«Il vero obiettivo del proget-to», continua Marchionne, «è colmare il divario competitivo che ci separa dagli altri paesi e portare la Fiat a un livello di efficienza indispensabile per garantire all’Italia una grande industria dell’auto e a tutti i nostri lavoratori un futuro più sicuro. Non ci sono alternative, non c’è nulla di eccezionale nel-le richieste che stanno alla base della realizzazione di “Fabbrica Italia”. Anche la proposta stu-diata per Pomigliano non ha nulla di rivoluzionario, se non l’idea di trasferire la produzione della futura Panda dalla Polonia in Italia. L’accordo che abbiamo raggiunto ha l’unico obiettivo di assicurare alla fabbrica di fun-zionare al meglio, eliminan-do una serie interminabile di anomalie, che per anni hanno impedito una regolare attività lavorativa. Non abbiamo inten-zione di toccare nessuno dei vo-stri diritti, non stiamo violando alcuna legge o tanto meno, come ho sentito dire, addirittura la Costituzione italiana. Non mi sembra neppure vero di essere costretto a chiarire una cosa del genere. È una delle più grandi assurdità che si possa sostene-re».

Marchionne ribadisce poi, senza citare la Fiom, che non ha fi rmato l’accordo, che, «quando, come adesso, si tratta di costru-ire insieme il futuro che voglia-mo, non può esistere nessuna logica di contrapposizione inter-na. Questa è una sfi da tra noi e il resto del mondo. Ed è una sfi da che o si vince tutti insieme, oppure tutti insieme si perde. Quello di cui ora c’è bisogno è un grande sforzo collettivo, una specie di patto sociale per con-dividere gli impegni, le respon-sabilità e i sacrifi ci, in vista di un obiettivo che vada al di là della piccola visione personale. Questo è il momento di lasciare da parte gli interessi particolari e di guardare al bene comune, al paese che vogliamo lasciare in eredità alle prossime gene-razioni».

Positivi i commenti di tutti i sindacati che hanno sottoscrit-to l’accordo. Per Luigi Angelet-ti, segretario generale della Uil, «abbiamo convenuto che l’accor-do siglato lo scorso mese di giu-gno sarà applicato. Il progetto va avanti. Grazie alla nostra intesa, la Panda sarà prodotta nello stabilimento di Pomiglia-no».

Secondo Raffaele Bonanni, segretario generale della Cisl, «nonostante tutti i profeti di sventura e le chiusure ideolo-giche e politiche di una mino-ranza rissosa, la Fiat non si è tirata indietro, confermando gli impegni per Pomigliano. È un svolta che, senza enfasi, si può defi nire storica sia per le relazioni industriali sia per tutta l’economia italiana».

«È una giornata importante», ha detto Rocco

Palombella, segretario

generale d e l l a

Uilm.

«Marchionne ha confessato du-rante l’incontro di essere stato molto combattuto in questi gior-ni, di aver valutato e aver detto: Io mi sento italiano a tutti gli effetti, un non accordo sarebbe un disastro per Pomigliano e per l’Italia intera. Vuole il coin-volgimento dei lavoratori, ha voluto sapere se eravamo d’ac-cordo a condividere un’avventu-ra del genere. Ora la Fiat darà il via agli investimenti, perché ci sono già dei ritardi e bisogna recuperarli. Bisogna rendere tanto più operativo l’accordo».Secondo Roberto Di Maulo, se-gretario generale della Fismic, «l’importante accordo che stabi-lisce da subito l’avvio operativo del progetto Panda a Pomigliano è stato possibile grazie al voto

dei lavoratori di Pomigliano che hanno reso possibile l’avvio dell’investimento, grazie al largo consenso registratosi al referendum del 22 giugno scorso. È una

vittoria anzitutto dei lavora-tori perbene, che hanno cre-

duto fi n dall’inizio nell’accordo del 15 giugno, ma anche delle organizzazioni sindacali che,

come la Fismic, si sono battute affi nché questo si realizzasse».

A parere di Giovanni Centrel-la, segretario generale dell’Ugl, «Fiat rispetta gli impegni e sal-va l’occupazione. A questo pun-to, sarà ancora più necessario un forte senso di responsabilità da parte di tutti, affi nché non si verifichino rallentamenti nell’attuazione del progetto di Pomigliano e di conseguenza quello di Fabbrica italiana».

In una nota, il segretario del-la Fiom, Maurizio Landini, ha ribadito il no del suo sindaca-to alla fi rma e le accuse a un «accordo separato che contiene deroghe al contratto nazionale, alle leggi e violazioni costituzio-nali, che può aprire la strada alla demolizione del Ccnl e un peggioramento delle condizioni di lavoro».

Il titolo ha reagito bene, ieri a piazza Affari, e ha chiuso a 1,21 euro, +1,21% Alcuni anali-sti hanno però sottolineato che il rialzo è più dovuto alle voci di processo di spin off, che all’avvio del progetto Pomigliano, dato per scontato.

© Riproduzione riservata

«Marchionne ha confessato du- come la Fismic si sono battute

«Il governo saluta con gran-de soddisfazione la decisione delle parti fi rmatarie dell’ac-cordo, relativo a nuovi inve-stimenti per la produzione di vetture Panda a Pomigliano, di procedere all’attuazione dell’accordo stesso». Lo ha sottolineato, in una nota, il ministro del lavoro, Maurizio Sacconi, spiegando che «si tratta di una decisio-ne altamente significativa per l’interesse nazionale e per quello in particolare del Mezzogiorno, non solo perché rappresenta un consistente investimento destinato a ga-rantire grandi volumi di la-voro, ma anche perché esso è per la prima volta il frutto non di interventi pubblici, ma dell’autonoma capacità delle parti sociali di creare condizioni tali da rendere conveniente lo stesso inve-stimento».«L’accordo», ha proseguito Sacconi, «corrisponde pertan-to a quell’idea di sussidiarietà in favore della duttile capaci-tà delle parti sociali di adat-tarsi reciprocamente nelle

diverse situazioni aziendali e territoriali che il governo è ulteriormente impegnato a promuovere attraverso l’or-mai prossimo Piano triennale per il lavoro. Perdono tutti i profeti di sventura che ogni giorno hanno, come al solito, scommesso sul declino del paese, venendo ancora una volta sconfitti dalla preva-lenza delle energie positive della società, prima ancora che delle istituzioni».

© Riproduzione riservata

Il ministro Sacconi:scelta nell’interesse nazionale

Sergio Marchionne

Maurizio Sacconi

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36 Sabato 10 Luglio 2010 MERCATI E FINANZA

Nuove proposte telematiche di Telecom alle banche

Bancomat high techCon una serie di servizi integrati

Telecom Italia amplia l’of-ferta di servizi per il set-tore bancario con i termi-nali multifunzione Atm

Evo (i Bancomat) che consenti-ranno alle banche una maggiore digitalizzazione e automazione delle attività di sportello e la creazione di «aree self service». L’offerta integra alle funzionali-tà avanzate dei nuovi Atm, pro-dotti dal partner coreano Nau-tilus Hyosung, società presente a livello mondiale nel settore, il servizio di gestione remota e di completa assistenza dell’intera rete di terminali, attraverso il Centro nazionale di assistenza di Telecom Italia.

I nuovi terminali sono inoltre già predisposti per offrire una vasta gamma di servizi Ict in-novativi, sviluppati da Telecom Italia ed erogati anche in moda-lità cloud computing attraverso i data center del gruppo, come la videocomunicazione con gli operatori bancari, il mobile ban-king, la videosorveglianza evo-luta e servizi di comunicazione promozionale, con signifi cativi vantaggi in termini di qualità del servizio per il cliente fi na-

le e di ottimizzazione dei costi e di gestione delle fi liali per la banca.

Con questa iniziativa Telecom Italia punta a un mercato il cui valore stimato in Italia è di ol-tre 250 milioni di euro, con un trend di crescita annuale del 5% per il prossimo triennio, grazie a una minore penetrazione di Atm rispetto agli altri paesi europei. L’offerta si inserisce nella nuo-va strategia di Telecom Italia nel settore Ict all’interno della quale

l’azienda abbina ai servizi di con-nettività soluzioni tecnologiche innovative erogate in modalità «as a service» attraverso i propri data center.

I nuovi Atm Evo, che Tele-com Italia commercializzerà sul mercato italiano dopo l’estate, si caratterizzano per la velocità di esecuzione delle funzioni e consentono, oltre alle consuete operazioni, anche versamenti di denaro in contante e di assegni.

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Il cda di Mediterranea ac-que impugnerà la sentenza della Commissione tributa-ria provinciale di Genova che ha rigettato il ricorso presentato dalla società in merito all’avviso di accer-tamento dell’11 dicembre 2008 dell’Agenzia delle en-trate di Genova. La società ritiene la sentenza erronea e da riformare. Nell’avviso di accertamento, l’Agenzia ha ritenuto la presunta elu-sività del conferimento del ramo di azienda idrico, a fi ne 1999, a favore di Geno-va acque (oggi incorporata in Mediterranea acque) da parte della allora control-lante Amga. La vicenda è riferita all’esercizio 2003.Nell’ipotesi di defi nitivo sì all’Agenzia delle entrate, Mediterranea acque sa-rebbe tenuta a rimborsare le imposte non corrisposte per gli esercizi dal 2003 al 2009, per 1.260.000 annui (oltre interessi, ma senza sanzioni).

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MEDITERRANEA A.

Ricorsocontro

sentenza

Ford. Il ministro dell’eco-nomia tedesco, Rainer Bruederle, ha respinto la richiesta di garanzie per-venuta da Ford motor. La decisione segue alla richie-sta di Ford di un prestito di 200 mln di euro dalla Bei, destinato allo stabi-limento di Colonia. La banca ha richiesto una ga-ranzia statale dal governo.

Mps. Vincenzo De Rosa è il nuovo direttore generale di Monte Paschi fi ducia-ria, società del gruppo Montepaschi specializzata nell’offerta di servizi fi du-ciari altamente personaliz-zati. Napoletano, 57 anni, De Rosa ha maturato tutta la sua carriera all’interno del gruppo Montepaschi.

Veneto banca. La Bei e il gruppo Veneto banca hanno siglato un fi nanzia-mento di 150 milioni per progetti delle pmi italiane. I prestiti saranno erogati anche dalle altre banche del gruppo (Popolare di In-tra, Claris leasing, Banca Apulia e Cr di Fabriano e Cupramontana). Il gruppo si impegna anche a mette-re a disposizione delle pmi una cifra uguale a quella della Bei.

BREVI

Quotazioni in forte calo per As Roma (-4,88%% a 0,93 euro, dopo un massimo a 1,026), controllata da Italpetroli, dopo l’accordo tra la famiglia Sensi e Unicredit per la defi nitiva sistemazio-ne del debito fi nanziario della holding. La lettera d’intenti non prevede la cessione della As Roma alla banca. Essa verrà dif-ferita almeno fi no a quando non verrà trovato un acquirente. La società continuerà a essere controllata da Roma2000. Saran-no messe nero su bianco garanzie precise: immediato mandato a vendere a un advisor (quasi certamente Rothschild Italia), una nuova composizione del cda (3 componenti), ridefi nizione delle deleghe, presidenza della Roma a Rosella Sensi con compiti lega-ti alla gestione ordinaria del club e alla campagna acquisti.

Dopo intesa Unicredit-SensiAs Roma perde il 4,8%

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37Sabato 10 Luglio 2010SabatoMERCATI E FINANZA

Ftse All share +1,04%. Euro in lieve rialzo a 1,2636, ma poi sale verso 1,27 sul dollaro

Listini trascinati dai bancariIn una giornata ancora una volta senza spunti di rilievo

Hanno chiuso in nero i principali indici eu-ropei, in una seduta priva di spunti inter-

essanti, sia sul lato dei fonda-mentali societari, sia sul fron-te dei dati macroeconomici.

Il Ftse Mib ha archiviato la seduta a +1,16%, trascinato anche ieri dai buoni risultati dei titoli bancari, il Ftse All share a +1,04%, il Ftse Mid cap a +0,1%, il Ftse Star a +0,3%. Sopra la parità anche il Dax (+0,49% a Francoforte), il Cac-40 (+0,46% a Parigi) e il Ftse 100 (+0,54% a Londra). A metà seduta, a New York, il Dow Jones era sostanzial-mente stabile (-0,04%), men-tre il Nasdaq era a +0,19%.A Milano, sul paniere princi-pale, si sono avuti ancora ac-quisti sui bancari. Unicredit (+3,17% a 2,05 euro) ha fatto segnare la migliore perfor-mance sul Ftse Mib, accele-rando al rialzo sul finale di seduta. «Non ci sono notizie rilevanti sulla società e il movimento nel pomeriggio è legato a fattori tecnici, con il titolo che si è avvicinato alla resistenza dei 2 euro», ha fatto notare un analista. Sono saliti anche Banca Mps (+1,5%), In-tesa Sanpaolo (+1,36%), Ban-co popolare (+1,25%) e Banca popolare di Milano (+0,87%).Buoni risultati si sono avu-ti anche nel comparto indu-striale, con Finmeccanica (+1,6%), Fiat (+1,2%), Ansal-do Sts (+0,79%) e Pirelli & c. (+0,63%). Il Lingotto ha deciso di produrre la nuova Panda a Pomigliano d’Arco. Ma secon-do molti analisti, la notizia, ufficializzata ieri, era data per scontata dal mercato, che in-vece ha puntato più sullo spin off del settore auto. Secondo un gestore, «il mercato dava ampio credito alla possibilità che la produzione della Panda sarebbe stata destinata allo stabilimento campano».

Tra le altre blue chip, bene Tenaris (+2,17%), Au-togrill (+1,58%), Luxottica (+1,5%) e Geox (+1,42%).Sul resto del listino, è stato ancora Stefanel a catalizzare l’attenzione degli operatori: è stato nuovamente sospeso per eccesso di rialzo nel corso di tutta la seduta e ha chiuso a 2,645 euro. Tonico anche il settore delle rinnovabili, che è salito con quasi tutti i suoi componenti. Hanno brillato K.R.energy (+29,77%), Pra-mac (+12%), Kerself (+16,35%) e TerniEnergia (+6,17%).

Quanto all’euro, ha chiuso a 1,2636 sul dollaro, ma in sera-ta si è avvicinato a quota 1,27. Euro-yen a 111,83.

Infine il petrolio, con il fu-ture sul Wti, che a New York, a metà seduta, era acquistato a 76,27 dollari al barile, con-tro i 75,54 dollari del Brent a Londra.

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DI CARLO ALOISIO

La settimana si è chiusa con soddi-sfazione per i listini azionari, che hanno recuperato terreno e soprattutto si sono riportati al di sopra di soglie tecniche di ri-lievo, con una minore tensione sui mercati obbligazionari e con il recupero dell’euro sul dollaro, con la divisa europea tornata stabilmente sopra quota 1,26.

Per l’indice future sul Ftse Mib, il recu-pero è stato rilevante, trainato soprattutto dai titoli del settore fi nanziario, che in que-sto caso, con il loro peso, hanno ampliato la performance positiva dell’indice, supe-riore ad altri listini europei; il prezzo del contratto per settembre, è partito lunedì sotto quota 19.000 punti e ha recuperato giornalmente sopra le resistenze, per chiu-dere ieri sopra la barriera psicologica dei 20.000 punti, a 20.478, col massimo tocca-to a 20.550 e ora gli analisti guardano con interesse alla resistenza di 20.800 punti, che, se superata, potrebbe dare adito a un rapido balzo sopra quota 21.000 punti.

Nell’indice principale non ci sono sta-ti titoli in terreno negativo. In cima alle performance molti fi nanziari, con la parte

del leone appannaggio di Banca Intesa e Ubi banca, entrambe con un rialzo supe-riore all’11%. Il sentiment positivo del mercato europeo sul settore fi nanziario si è rafforzato dopo i dati di questi giorni: la Bce ha confermato il tasso d’interesse di riferimento all’1% come da attese. Nella conferenza stampa, il presidente della Bce, Jean-Claude Trichet, ha ribadito che non ci sarà nessun cambiamento nel program-ma di acquisto di bond dei principali paesi europei per sostenere la liquidità; egli ha anche detto che l’economia europea è più forte di quanto generalmente atteso e il settore bancario è forte ed è apparso po-sitivo anche sulla ripresa europea; anche i primi rumor sugli stress test del settore bancario, con 91 istituti interessati tra cui 5 italiani, sembrano positivi e hanno aiutato a tranquillizzare i mercati, anche se i risultati saranno noti a partire dal 23 luglio..

Per il Ftse All share, l’indice generale, sotto i rifl ettori l’irrefrenabile crescita di Stefanel, che ha superato il 170% con il titolo più volte sospeso e l’aumento di ca-pitale in corso. Settimana positiva sul mercato obbliga-

zionario con continui restringimenti degli spread. Il Bund ha raggiunto quota 128,75; l’ottimismo ha spinto gli investitori verso la borsa, con alleggerimento delle posizio-ni sui titoli meno rischiosi, come il gover-nativo americano o tedesco. Forte è stata anche l’attività sul primario, con molte emissioni; per i governativi, un successo è stato il deal sulla Spagna, che ha visto i book salire fi no a 13 miliardi di ordini, permettendo così di emettere 6 miliardi di euro, anche se il mercato se ne aspet-tava solo 5; il titolo è decennale al 4,85% a tasso fi sso; altra agency garantita dal governo spagnolo, Ico Aaa/AA con 2 miliar-di di euro a 3 anni e cedola fi ssa 3,75%; i fi nancials hanno fatto da padrone anche sul market primario: sulla scadenza a 5 anni, Bnp Paribas con un miliardo di euro al 2015 e cedola 2,875%; Ubs Aa3 con 1,75 miliardi e cedola 3,5%; scadenza 2025 per Rabobank, Aaa con un miliardo e cedola 4,125%. Nel corporate, Deutsche telekom BBB+ con 1.250 miliardi cedola 4,25% e scadenza 2022 mentre tra gli high yield Ford bank Ba3/B con 400 milioni di euro cedola 7,25% e scadenza 2013.

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Sul Ftse Mib si guarda alla resistenza dei 20.800 punti

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AVVISO DI GARA

L’Azienda USL di Rimini, indice procedura aperta, ai sensi degli art. 20 e 27 del D.lgs. 163/2006, per l’affidamento del servizio di call center per prenotazioni/disdette tele-foniche relative alle prestazioni di speciali-stica ambulatoriale per l’Azienda USL di Rimini. Il contratto ha durata triennale eventualmente ripetibile per un ulteriore triennio. La gara è a lotto unico, con crite-rio dell’offerta economicamente più van-taggiosa, l’importo complessivo triennale presunto è di Euro 1.718.550,00 (iva esclusa). Le ditte interessate devono far pervenire l’offerta entro e non oltre le ore 12,00 del 28/07/2010 al Protocollo Generale dell’Azienda USL di Rimini, Via Coriano, 38 – 47924 Rimini, corredandole della documentazione richiesta. Il bando integrale è stato inviato alla GUCE in data 02/07/2010. Tutta la documentazione di gara è disponibile sul sito www.ausl.rn.it. Per informazioni tel. 0541/707841 – fax 0541/707579. Numero gara: 555728.

U.O. ACQUISIZIONE BENI E SERVIZI

Il Direttore Dr.ssa Annarita Monticelli

Azienda Unità Sanitaria Locale di RiminiVia Coriano, 38 - 47900 Rimini

AVVISO DI GARA

Procedura ristretta per l’acquisizione dei servizi di firma digitale, marcatura temporale e conservazione sostitutiva a norma dei documenti informatici, nonché di posta elettronica certificata, supporto, formazione ed help desk a favore della Regione del Veneto e degli Enti Locali veneti. N. d’ordine: TEC1/2010 (CPV 79132100), ai sensi del D.Lgs. n. 163/2006. Base d’appalto € 623.900,00 = (esclusa IVA), di cui € 2.000,00 per costi di sicurezza. Criterio di aggiudicazione: offerta economicamente più vantaggiosa, ai sensi dell’art. 83 del D.Lgs n. 163/2006. Termine di ricezione delle domande di partecipazione: entro le ore 12:00 del 05/08/2010, presso Regione del Veneto - Direzione Sistema Informatico, Via Pacinotti 4, CAP. 30175, Venezia - Marghera, tel. 041/2792202, fax. 041/2792218. Il bando, i modelli di domanda e dichiarazione sostitutiva sono disponibili su: www.regione.veneto.it. Responsabile Procedimento: Dirigente Servizio Progettazione e Sviluppo della Regione del Veneto - Direzione Sistema Informatico: Ing. Andrea Boer.Il Dirigente Regionale: Giuseppe Centenaro

La SVEI S.p.A. con sede in Roma alla Via Salaria, 394/A (C.F. N. 00468050588 e P. I.V.A. N. 03231220108) ha proceduto, mediante Procedura Ristretta, ai sensi dell’art. 53 e seguenti del D.Lgs. N. 163/2006 e s.m.i., mediante offerta al massimo ribasso ai sensi dell’art. 89 del D.P.R. N. 554/1999 e s.m.i., così come indicato nel Bando di Gara pubblicato sulla G.U.R.I. - serie speciale contratti pubblici N. 50 del 29/04/2009, sul sito internet www.serviziocontrattipubblici.llpp.it, sul sito internet della stazione appaltante www.svei.it ed inviato per la pubblicazione sulla G.U.C.E. in data 23/04/2009 e pubblicato per estratto avviso sulla stampa in data 29/04/2009, all’aggiudicazione dei lavori, delle forniture e degli impianti occorrenti per la realizzazione dell’edifi cio “Centrale Tecnologica” della nuova sede delle Facoltà di Scienze Matematiche, Fisiche, Naturali e di Economia e Commercio dell’Università degli Studi di Napoli in località Monte Sant’Angelo (NA).A presentare l’offerta sono state invitati N. 64 concorrenti ed alla gara hanno partecipato in N. 39.È risultata aggiudicataria l’Impresa SOCIM S.p.A., con sede in Via degli Artigiani, 32/34 - 80040 S. SEBASTIANO AL VESUVIO (NA), in ragione del ribasso offerto del 42,80% sull’importo a corpo a base d’asta di € 5844.333,89, al netto di € 114.758,40 per oneri relativi ai piani di sicurezza non soggetti a ribasso.Il servizio presso il quale sono disponibili informazioni sulle procedure di ricorso è il punto di contatto di cui al punto I.1) del Bando di Gara.

SVEI S.p.A.

SVEI S.p.A.L’AMMINISTRATORE DELEGATO

ING. EVERARDO ALTIERI

CONCESSIONARIA DELL’UNIVERSITÀDEGLI STUDI DI NAPOLI FEDERICO II

PUBBLICAZIONE EX ART. 65 DEL D.LGS N. 163/2006 E S.M.I.

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Prospetto dei valori correnti delle polizze index linked

VALORI AL 30/06/2010

Adesso Index Aprile '07 86,720 A2 | A | A+ - | A- | A-

Adesso Index Febbraio '07 96,654 A2 | A- | A- * - | A- | A-

Alba Carim Index 08/07 102,620 - | BBB- | - A2 | A+ | AA-

Alba Carim Index 11/06 98,380 - | BBB- | - Aa2 | AA | AA-

Alti Percorsi Index 1 – 2007 98,279 A3 | - | - Aa3 | A+ | A+

AltiPercorsi Index 2005 100,377 - | (1) | - Aa3 | AA- | AA-

CariChieti Index Linked 2005 100,290 A3 | A- | A- Aa2 | AA | AA-

Carichieti index linked 2006 96,640 Aa2 | A+ | AA- A1 | A | A+

Carichieti Index Linked 2007 98,208 Aa2 | A+ | AA- Aa2 | AA | AA

Creberg altiplano marzo 07 95,966 - | A- | A- - | A- | A-

Creberg Altiplano Aprile '07 87,010 Baa3 | - | BBB+ - | A- | A-

Creberg Polar Aprile '07 86,890 Baa3 | - | BBB+ - | A- | A-

Derby Index Linked Dicembre 2006 90,170 Baa3 | - | BBB+ Aa3 | A | A ****

Derby Index Linked Ottobre 2006 90,630 - | (1) | - - | A- | A-

DOMANIDEA 2 – INDEX LINKED 2007 91,028 A3 | BBB | A- Aa3 | A+ | AA-

DomanIdea 3 - Index Linked 2007 99,190 - | BBB+ | A- Aa3 | A+ | A+ *****

Duomo Index Nuove Frontiere 96,950 A3 | A- | A- Aa2 | A+ | A+

Duomo Index Nuove Frontiere II Serie N/D (�) WR | NR | NR Aa2 | A+ | A+

Duomo Index Nuove Frontiere III serie 91,320 - | BBB+ | A- Aa2 | AA | AA-

Duomo Index Nuove Frontiere IV serie 94,820 Aa2 | A+ | AA- Aa3 | A+ | AA-

Duomo Index Nuove Frontiere VI serie 116,720 Aa2 | A+ | A+

Duomo Index Nuove Frontiere VII serie 91,028 A3 | BBB | A- Aa3 | A+ | AA-

Duomo Index Nuove Frontiere VIII serie 99,190 - | BBB+ | A- Aa3 | A+ | A+ *****

Duomo Index Performance Positiva 111,510 A1 | A | A+ Aa2 | A+ | A+

ExtraFrutti - Index Linked 2008 99,170 Aa3 | A | A **** Aa2 | A+ | A+

Futuro Forte 1 - 2006 97,781 A1 | A | A+ Aa2 | A+ | A+

Index Scatto piu' Persona Life 95,610 Aa2 | A+ | A+

Index Up 1-2008 82,820 A2 | A | A Aa2 | A+ | A+

Index Up 3 - 2005 102,435 - | BBB+ | A- Aa2 | A+ | A+

Index Up 4 - 2005 99,560 - | BBB+ | A- Aa3 | A+ | AA-

Indice Più 3 99,290 A1 | A | A+ Aa2 | A+ | A+

Indice Più 4 - 2004 99,498 - | BBB+ | A- Aa3 | A+ | AA-

Prima Classe 1 - 2005 102,008 - | (1) | - Aa3 | A+ | AA-

Prima Classe 2 - 2005 102,620 - | BBB+ | A- Aa3 | A | A ****

Prima Classe 2005 - Edizione speciale Progetti Regionali 96,990 A3 | A- | A- Aa2 | A+ | A+

Prima Classe 3 - 2005 97,865 A2 | A+ | AA- Aa3 | A+ | AA-

Scelgo Index 10 97,559 Baa3 | - | - A2 | A+ | AA-

Scelgo Index 11 98,388 Baa3 | - | - A1 | A+ | A+

Scelgo index 12 98,171 Baa3 | - | - Aa2 | AA | AA

Scelgo Index 13 97,302 Baa3 | - | - Aa3 | AA- | AA-

Scelgo Index 14 96,473 Baa3 | - | - Aa1 | AA- | AA-

Treviso Index 2007 98,279 A3 | - | - Aa3 | A+ | A+

Uni Class 98,39 Aa3 | A | AA- Aa3 | A | A+

2,40% S&P/Mib CRESCITA ITALIA SERIE XIV LUGLIO 2005 97,020 Aa3 | A+ | AA- Aa3 | A | A ****

2,80% EURO DOLLARO SERIE XV SETT 05 98,685 A1 | A | A+ *** Aa3 | A+ | A+

3% Cliquet Crescita Italia SERIE III - 2 2005 98,650 A3 | A- | A- Aa3 | A+ | AA-

3% Cliquet Crescita USA SERIE II 1/2005 99,390 - | A+ | - Aa3 | A+ | AA-

3% Top Coupon Index Linked serie XIII 2003 99,829 A1 | A | A+ *** Aa3 | A+ | AA-

3% TOP COUPON INDEX LINKED SERIE XV - 2003 100,092 A1 | A | A+ *** Aa3 | A+ | AA-

3,0% Top Coupon Serie XII - 2003 99,837 A1 | A | A+ *** Aa3 | A | A ****

3,15% GRIFO COUPON - SERIE VI MAGGIO 2004 98,200 Aa2 | AA | AA- Aa2 | AA | AA-

3,20% CRESCITA U.S.A. INDEX LINKED SERIE VII GIUGNO 2004 101,144 A3 | A- | A-

3,60% Coupon Serie X - 2003 99,917 A1 | A | A+ *** Aa1 | A+ | AA-

3,75% crescita USA index linked serie XIV settembre 2004 100,105 A1 | A | A+ *** Aa2 | A+ | A+

3,80% S&P / Mib CRESCITA ITALIA SERIE XVII DICEMBRE 2004 99,770 Aa3 | A+ | AA- Aa3 | A+ | AA-

4,0% Crescita U.S.A. Index Linked Serie X Agosto 2004 99,801 A1 | A | A+ *** Aa3 | A+ | AA-

4,0% CRESCITA U.S.A. INDEX LINKED SERIE XV NOVEMBRE 2004 98,790 Aa3 | A+ | AA- Aa3 | A+ | AA-

4,0% CRESCITA USA SERIE XIII OTTOBRE 2004 99,180 Aa3 | A+ | AA- Aa3 | A+ | AA-

4,30% International Index Serie V Marzo 2007 90,330 A3 | BBB | A- Aa3 | A+ | A+

4,30% International Index Serie VIII Maggio 2007 95,282 A1 | A | A Aa3 | A+ | AA-

4,30% International Index Serie XV Settembre 2007 95,430 Aa3 | - | - Aa1 | A+ | AA-

4,30% International Serie VI Aprile 2007 85,089 A3 | BBB | A- Aa1 | A+ | AA-

4,30% International Serie VII Aprile 2007 85,219 A3 | BBB | A- Aa1 | A+ | AA-

4,30% International Serie X Giugno 2007 94,860 A1 | A | A Aa2 | AA | AA

AUSTRALIAN & SWISS INDEX SERIE VIII GIUGNO 2006 91,365 A2 | A | A Aa3 | A+ | A+

Capital Index Serie II 2005 99,028 A1 | A | A+ *** Aa2 | AA | AA-

Capital Index SERIE IV 2005 96,440 A3 | A- | A- Aa3 | A+ | AA-

CAPITAL INDEX SERIE VI 2005 97,110 A3 | A- | A- Aa3 | A+ | AA-

Capital Index Serie X 2004 100,000 A3 | A- | A- Aa2 | AA | AA-

Capital index serie XII 2004 99,590 A3 | A- | A- Aa2 | AA | AA-

Capital index serie XIV 2004 99,390 A3 | A- | A- Aa1 | A+ | AA-

CAPITAL INDEX SERIE XVI 2004 98,960 A3 | A- | A- Aa1 | A+ | AA-

CAPITAL INDEX SERIE XVII 2004 98,570 A3 | A- | A- Aa2 | AA | AA-

Capital index serie XX 2004 99,265 A1 | A | A+ *** Aa2 | AA | AA-

Convergence Serie IX 2007 85,089 A3 | BBB | A- Aa1 | A+ | AA-

Convergence Serie VIII 2007 90,330 A3 | BBB | A- Aa3 | A+ | A+

Convergence Serie XI 2007 95,282 A1 | A | A Aa3 | A+ | AA-

Convergence Serie XII 2007 94,860 A1 | A | A Aa2 | AA | AA

Convergence serie XIV 2007 95,430 Aa3 | - | - Aa1 | A+ | AA-

CRESCITA ITALIA 70% SERIE XIII 2005 96,470 Aa3 | A+ | AA- Aa3 | A+ | AA-

CRESCITA ITALIA 80% SERIE XII LUGLIO 2005 96,530 Aa3 | A+ | AA- Aa2 | AA | AA-

CRESCITA SICURA SERIE VI 2006 92,797 A2 | A | A Aa3 | A+ | AA-

Crescita Sicura Serie I 2005 99,390 - | A+ | - Aa3 | A+ | AA-

CRESCITA SICURA SERIE I 2006 97,910 A1 | A | A Aa1 | A+ | AA-

CRESCITA SICURA SERIE I 2007 95,450 A2 | A+ | AA-

Crescita Sicura Serie II 2005 98,650 A3 | A- | A- Aa3 | A+ | AA-

CRESCITA SICURA SERIE II 2007 92,150 A1 | A | A Aa3 | A | A+

CRESCITA SICURA SERIE II/2006 98,580 A1 | A | A Aa2 | A+ | A+

Crescita Sicura serie III 2005 97,040 A3 | A- | A- Aa2 | AA | AA-

CRESCITA SICURA SERIE III 2006 95,180 A3 | A- | A- Aa1 | A+ | AA-

Crescita Sicura Serie III 2007 93,810 A1 | A | A+ A2 | A+ | AA-

Crescita Sicura Serie IV 2005 98,070 Aa3 | A+ | AA- Aa3 | AA- | AA-

CRESCITA SICURA SERIE IV 2006 93,280 A1 | A | A+ Aa3 | A | A+

Crescita Sicura Serie IV 2007 93,743 A1 | A | A Aa2 | AA | AA

CRESCITA SICURA SERIE IX 2004 100,883 A1 | A | A+ *** Aa3 | A+ | AA-

CRESCITA SICURA SERIE IX 2006 96,360 A2 | A+ | AA-

Crescita Sicura Serie V 2005 96,620 A3 | A- | A- Aa1 | A+ | AA-

CRESCITA SICURA SERIE V 2006 96,046 A1 | A | A+ A2 | A+ | AA-

Crescita Sicura Serie V 2007 95,282 A1 | A | A Aa3 | A+ | AA-

Crescita Sicura Serie VI 2004 100,040 Aa3 | A+ | AA- Aa3 | A+ | AA-

CRESCITA SICURA SERIE VI 2005 97,020 Aa3 | A+ | AA- Aa3 | A | A ****

Crescita Sicura Serie VI 2007 94,860 A1 | A | A Aa2 | AA | AA

Crescita sicura serie VII 2004 99,699 Aa3 | A+ | AA- Aa3 | A+ | AA-

CRESCITA SICURA SERIE VII 2005 98,685 A1 | A | A+ *** Aa3 | A+ | A+

CRESCITA SICURA SERIE VII 2006 97,550 Aa2 | AA | AA-

Crescita Sicura Serie VII 2007 95,430 Aa3 | - | - Aa1 | A+ | AA-

CRESCITA SICURA SERIE VIII 2004 99,720 Aa3 | A+ | AA- Aa2 | A+ | A+

CRESCITA SICURA SERIE VIII 2005 98,205 A1 | A | A+ *** Aa3 | A+ | AA-

CRESCITA SICURA SERIE VIII 2006 97,390 A2 | A+ | AA-

Crescita Sicura Serie VIII 2007 84,730 Baa2 | BBB | BBB Aa1 | A+ | AA-

CRESCITA SICURA SERIE X 2006 97,290 Aa2 | AA | AA-

CRESCITA SICURA SERIE XI 2006 96,030 A2 | A+ | AA-

DJ EUROSTOXX CRESCITA EUROPA SERIE II FEBBRAIO 2006 98,580 A1 | A | A Aa2 | A+ | A+

Esagono Plus Nikkei Serie XIX 2006 99,750 Aa1 | - | -

Esagono Plus Nikkei Serie XXI 2006 98,640 Aa3 | AA- | AA- Aa3 | AA- | AA-

Euramerica 87 Index Linked Serie IX Maggio 2007 92,290 A1 | A | A+ A1 | A | A+

Euro dollaro Index Coupon 1,75% serie VII 5/2005 98,070 Aa3 | A+ | AA- Aa3 | AA- | AA-

EURO-DOLLARO INDEX COUPON - SERIE XVI DICEMBRE 2004 99,970 Aa3 | A+ | AA- Aa1 | AA- | AA-

Euro-dollaro Serie V aprile 2005 97,040 A3 | A- | A- Aa2 | AA | AA-

EURO-JAPAN INDEX LINKED SERIE III MARZO 2006 97,887 A2 | A | A+ Aa3 | A+ | A+ *****

EUROSTOXX 10% SERIE XIII LUGLIO 2005 99,820 Aa3 | A+ | AA- Aa1 | A+ | AA-

EUROSTOXX 3,75% SERIE VII MAGGIO 2006 93,280 A1 | A | A+ Aa3 | A | A+

EUROSTOXX 4% PIU' INDEX LINKED SERIE XII AGOSTO 2006 97,550 Aa2 | AA | AA-

EUROSTOXX 4% PIU' SERIE XIV OTTOBRE 2006 96,360 A2 | A+ | AA-

EUROSTOXX 4% PIU' SERIE XV NOVEMBRE 2006 97,290 Aa2 | AA | AA-

EUROSTOXX 4% PIU' SERIE XVI DICEMBRE 2006 96,030 A2 | A+ | AA-

EUROSTOXX 4% PIU'SERIE XIII SETTEMBRE 2006 97,390 A2 | A+ | AA-

EUROSTOXX 4% SERIE I GENNAIO 2007 95,450 A2 | A+ | AA-

EUROSTOXX 4% SERIE IX GIUGNO 2006 96,046 A1 | A | A+ A2 | A+ | AA-

EUROSTOXX 4% SERIE XI LUGLIO 2006 92,797 A2 | A | A Aa3 | A+ | AA-

EUROSTOXX 4,20% SERIE III FEBBRAIO 2007 92,150 A1 | A | A Aa3 | A | A+

EUROSTOXX CRESCITA SICURA SERIE III 2006 98,580 A1 | A | A Aa2 | A+ | A+

Everest Equity World Serie XI 2007 96,730 A1 | A | A Aa3 | A+ | A+

Everest Equity World Serie XII Settembre 2007 96,650 A1 | A | A+ Aa2 | A+ | A+

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(�) Index con sottostante Glitnir Banki HF; si comunica che, a partire dalle quotazionidell’ 1/10/2008, le quotazioni sono sospese come da comunicato disponibile sulla homepage del sito www.cattolica.it e www.cattolicabanche.it.

Everest Global Basket Serie XIII 2007 96,730 A1 | A | A Aa3 | A+ | A+

Everest Global Basket Serie XV 2007 96,650 A1 | A | A+ Aa2 | A+ | A+

Global Alternative Energy & Water Serie XIII Settembre 2007 91,403 A1 | A | A+ Aa1 | A+ | AA-

Grifo Index serie XIX 2004 99,434 A1 | A | A+ *** Aa1 | A+ | AA-

INDEX "€uro/Dollaro" BSG 2006/2012 SERIE IV 95,180 A3 | A- | A- Aa1 | A+ | AA-

INDEX "DJ EUROSTOXX 50" BSG 2006/2012 SERIE IX 92,797 A2 | A | A Aa3 | A+ | AA-

INDEX "DJ EUROSTOXX 50" BSG 2006/2012 SERIE V 93,280 A1 | A | A+ Aa3 | A | A+

INDEX "DJ EUROSTOXX 50" BSG 2006/2012 SERIE VI 96,046 A1 | A | A+ A2 | A+ | AA-

INDEX "DJ EUROSTOXX 50" BSG 2006/2012 SERIE X 97,550 Aa2 | AA | AA-

INDEX "DJ EUROSTOXX 50" BSG 2006/2012 SERIE XI 97,390 A2 | A+ | AA-

INDEX "DJ EUROSTOXX 50" BSG 2006/2012 SERIE XII 96,360 A2 | A+ | AA-

INDEX "DJ EUROSTOXX 50" BSG 2006/2012 SERIE XIII 97,290 Aa2 | AA | AA-

INDEX "DJ EUROSTOXX 50" BSG 2006/2012 SERIE XIV 96,030 A2 | A+ | AA-

INDEX "DJ EUROSTOXX 6Y" BSG 2007/2013 SERIE V 92,150 A1 | A | A Aa3 | A | A+

INDEX "ESAGONO" BSG 2005/2010 SERIE XIV 98,912 A3 | BBB | A- Aa1 | A+ | AA-

INDEX "EURO/$" 2011/BSG SERIE XIII 98,685 A1 | A | A+ *** Aa3 | A+ | A+

INDEX "EUROSTOXX50 - SWING 6Y" BSG-2007/2013 SERIE II 95,450 A2 | A+ | AA-

INDEX "HICP-INFLATION" BSG 2007/2012 SERIE III 99,160 Aa1 | - | -

Index “Alternative Basket 5Y” BSG 2007/2012 Serie XI 84,730 Baa2 | BBB | BBB Aa1 | A+ | AA-

Index “Convergence 5Y” BSG 2007/2012 Serie IX 94,860 A1 | A | A Aa2 | AA | AA

Index “Convergence 5Y” BSG 2007/2012 Serie VIII 95,282 A1 | A | A Aa3 | A+ | AA-

Index “Convergence 5Y” BSG 2007/2012 Serie X 95,430 Aa3 | - | - Aa1 | A+ | AA-

INDEX “DJ EUROSTOXX 50” BSG 2005/2010 SERIE XVI 98,100 A3 | A- | A- Aa3 | AA- | AA-

Index “DJ Eurostoxx 6Y” BSG 2007/2013 Serie VI 93,810 A1 | A | A+ A2 | A+ | AA-

Index “DJ Eurostoxx 6Y” BSG 2007/2013 Serie VII 93,743 A1 | A | A Aa2 | AA | AA

INDEX BSG 2006/2011 “MAXIESAGONO” SERIE I 2006 97,910 A1 | A | A Aa1 | A+ | AA-

Index Coupon Euro/Dollaro Serie IX 2005 96,620 A3 | A- | A- Aa1 | A+ | AA-

Index Coupon Euro/Dollaro Serie V 2005 97,040 A3 | A- | A- Aa2 | AA | AA-

Index Coupon Euro/Dollaro serie XX 2005 98,205 A1 | A | A+ *** Aa3 | A+ | AA-

INDEX ESAGONO ITALIA SERIE XIV 2005 99,820 Aa3 | A+ | AA- Aa1 | A+ | AA-

INDEX ESAGONO MAXI SERIE II 2006 97,910 A1 | A | A Aa1 | A+ | AA-

Index Esagono Maxi serie XXIV 2005 98,100 A3 | A- | A- Aa3 | AA- | AA-

Index Esagono Plus Serie XIV 2006 96,954 A1 | A | A+ Aa1 | A+ | AA-

Index Esagono Plus Serie XIX 2005 99,150 Aa3 | A+ | AA- Aa1 | A+ | AA-

Index Esagono Plus Serie XXI 2005 96,400 A3 | BBB | A- Aa3 | AA- | AA-

Index Esagono Plus Serie XXII 2005 96,025 A3 | BBB | A- Aa3 | AA- | AA-

Index Euro - Dollaro 2011 BSG Serie VII 98,070 Aa3 | A+ | AA- Aa3 | AA- | AA-

Index Euro-dollaro 2011 BSG Serie VI 97,040 A3 | A- | A- Aa2 | AA | AA-

Index Euro-Dollaro 2011 BSG Serie X 2005 96,620 A3 | A- | A- Aa1 | A+ | AA-

Index Eurodollaro Bsg serie 12^ - 2004 99,970 Aa3 | A+ | AA- Aa1 | AA- | AA-

INDEX SERIE XV 2005 ESAGONO PLUS 98,912 A3 | BBB | A- Aa1 | A+ | AA-

INDEX SERIE XVI 2005 COUPON EURO/DOLLARO 98,685 A1 | A | A+ *** Aa3 | A+ | A+

Index superswing S&P 500 BSG/2011 Serie II 2005 99,390 - | A+ | - Aa3 | A+ | AA-

Index superswing S.&P. MIB - BSG/2011 Serie IV 2005 98,650 A3 | A- | A- Aa3 | A+ | AA-

INDEX SWING SPMIB BSG 2011 SERIE XII/2005 97,020 Aa3 | A+ | AA- Aa3 | A | A ****

Japan – Euro Serie IV 2007 89,540 A3 | BBB | A- Aa2 | A+ | A+

Lombarda vita 6&6 94,480 - | A+ | - Aa3 | A | A+

Lombarda vita 6&6 New 89,900 A2 | A | A A2 | A+ | AA-

Lombarda Vita Best of Euro-USA 2008-2014 100,180 A2 | A+ | AA- Aa2 | A+ | A+

Lombarda Vita BRIC 40 "5 + 5" 76,470 - | (1) | - Aa1 | A+ | AA-

LOMBARDA VITA BRIC 40 "5,10 + 5,10” 91,580 - | A+ | - Aa2 | AA | AA-

Lombarda Vita Classic Markets 98,482 Aa1 | A+ | AA-

Lombarda Vita Classic Markets New 93,550 - | A+ | - Aa2 | AA | AA-

Lombarda Vita Euro Sector 98,900 - | A+ | - A1 | AA | A+

Lombarda Vita Euro Sector New 98,060 Aa3 | A+ | AA- Aa2 | AA | AA-

Presente e Futuro 2007-2012 Serie XIV settembre 2007 84,730 Baa2 | BBB | BBB Aa1 | A+ | AA-

Presente e Futuro Serie XVI 2007 84,730 Baa2 | BBB | BBB Aa1 | A+ | AA-

Protezione e Valore Serie III 2007 99,160 Aa1 | - | -

Short Everest Global Basket Dicembre 2007 78,040 A3 | BBB | A- Aa3 | AA- | AA-

Short Everest Global Basket Novembre 2007 103,302 Baa1 | - | A Aa2 | A+ | A+

Swing DJ Eurostoxx50 Serie II 2007 95,450 A2 | A+ | AA-

Swing DJ Eurostoxx50 Serie V 2007 92,150 A1 | A | A Aa3 | A | A+

Swing DJ Eurostoxx50 Serie VI 2007 93,810 A1 | A | A+ A2 | A+ | AA-

Swing DJ Eurostoxx50 Serie X 2007 93,743 A1 | A | A Aa2 | AA | AA

SWING DJ EUROSTOXX50 SERIE XVI 2006 97,390 A2 | A+ | AA-

Swing DJ Eurostoxx50 Serie XVII 2006 96,520 A2 | A+ | AA-

SWING DJ EUROSTOXX50 SERIE XVIII 2006 96,360 A2 | A+ | AA-

Swing DJ Eurostoxx50 Serie XX 2006 97,290 Aa2 | AA | AA-

Swing DJ Eurostoxx50 Serie XXII 2006 96,030 A2 | A+ | AA-

Tortona Borse Più Index - Serie XXXV 2005 99,390 - | A+ | - Aa3 | A+ | AA-

TORTONA BORSE PIÙ INDEX SERIE XLI - 2005 98,070 Aa3 | A+ | AA- Aa3 | AA- | AA-

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/$ Doppia Opportunità protezione totale 99,025 - | (1) | - Aa3 | AA- | AA-

BCP Più index serie IV 2005 96,740 - | A- | - Aa3 | A | A ****

C.R.F.C. INDEX LINKED SERIE IX - 2003 99,655 - | (1) | - Aa3 | A+ | AA-

CRFC INDEX LINKED SERIE XII 97,855 Aa3 | A+ | AA- Aa3 | A+ | AA-

CRFC INDEX LINKED SERIE XII bis 2004 97,700 Aa3 | A+ | AA- Aa3 | A+ | AA-

Il valore dell'energia 97,159 A1 | A | A+ - | A- | A-

Il valore dell’acqua - seconda serie 104,001 A1 | A | A+ - | A- | A-

Index Linked Bull Dividend 91,140 Aa3 | AA- | AA- Aa2 | A+ | A+

Index linked di lusso 104,057 - | A+ | - Aa3 | A+ | A+ *****

Index Linked Select Dividend 92,250 Baa3 | - | BBB+ Aa3 | A+ | AA-

Index Up 1 2006 100,108 - | BBB+ | A- Aa3 | A+ | AA-

Index Up 1 2007 98,286 - | BBB+ | A- Aa3 | A+ | A+

Index Up 2 2006 93,820 A2 | A | A+ Aa2 | A+ | AA-

Nikkei Avenue 94,820 Baa3 | - | BBB+ Aa2 | A+ | AA-

PROFIT + 98,500 - | BBB+ | A- Aa1 | A+ | AA-

SOLO FRUTTI - SERIE VI 2003 142,570 - | - | AA Aa1 | A+ | AA-

SoloFrutti serie I 143,540 - | - | AA Aa1 | A+ | AA-

SoloFrutti serie II 142,570 - | - | AA Aa1 | A+ | AA-

SoloFrutti serie III 141,600 - | - | AA Aa1 | A+ | AA-

SoloFrutti serie IV 140,630 - | - | AA Aa1 | A+ | AA-

SoloFrutti serie V 142,720 - | - | AA Aa1 | A+ | AA-

Tandem Doppia Opportunità 98,491 - | (1) | - Aa2 | A+ | A+

Valore Assicurato 95,980 Aa2 | A+ | AA- Aa2 | A+ | AA-

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* Rating della Società Incorporante Banco Popolare Scarl

*** Rating della Società Incorporante Unione di Banche Italiane ScpA

**** Rating della Società Incorporante Madre Unicredit S.p.A.

***** Rating della Società Incorporante Natixis

(1) La Compagnia assume integralmente il rischio di controparte

INDEX LINKED NUMERO 1 102,008 - | (1) | - Aa3 | A+ | AA-

VALORI AL 30/06/2010

TORTONA BORSE PIÙ INDEX SERIE XLII - 2005 96,620 A3 | A- | A- Aa1 | A+ | AA-

TORTONA BORSE PIÙ INDEX SERIE XLIV 2005 97,020 Aa3 | A+ | AA- Aa3 | A | A ****

Tortona Borse Più Index Serie XXVI - 2004 100,040 Aa3 | A+ | AA- Aa3 | A+ | AA-

Tortona Borse Più Index Serie XXVIII - 2004 99,801 A1 | A | A+ *** Aa3 | A+ | AA-

Tortona Borse Più Index Serie XXXIII 99,970 Aa3 | A+ | AA- Aa1 | AA- | AA-

Tortona Borse Più Index Serie XXXIX 2005 97,040 A3 | A- | A- Aa2 | AA | AA-

Tortona Borse Più Index Serie XXXVI 2005 98,650 A3 | A- | A- Aa3 | A+ | AA-

Tortona Borse Piu' Index Serie LI 2006 96,046 A1 | A | A+ A2 | A+ | AA-

Tortona Borse Piu' Index Serie LIII 2006 92,797 A2 | A | A Aa3 | A+ | AA-

Tortona Borse Piu' Index Serie LV 2006 97,390 A2 | A+ | AA-

Tortona Borse Piu' Index Serie LVI 2006 96,360 A2 | A+ | AA-

Tortona Borse Piu' Index Serie LVIi 2006 97,290 Aa2 | AA | AA-

Tortona Borse Piu' Index Serie XLIX 2006 93,280 A1 | A | A+ Aa3 | A | A+

Tortona Borse Piu' Index Serie XXX 2004 99,699 Aa3 | A+ | AA- Aa3 | A+ | AA-

TORTONA BORSE PIU’ INDEX SERIE XLV 2005 98,100 A3 | A- | A- Aa3 | AA- | AA-

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Carismi Più Certezza 10 109,127 - | (1) | - Aa2 | A+ | A+

Carismi Più Certezza 11 106,550 Aa3 | A+ | AA- Aa2 | AA | AA-

Carismi Più Certezza 2 105,608 A2 | A | A Aa3 | A | A ****

Carismi Più Certezza 2 Private 99,860 - | A+ | - Aa2 | AA | AA-

Carismi Più Certezza 3 96,727 - | (1) | - Aa1 | A+ | AA-

Carismi Più Certezza 4 96,887 A3 | BBB | A- Aa3 | A+ | AA-

Carismi Più Certezza 5 96,820 Aa3 | A+ | AA- Aa3 | A+ | AA-

Carismi Più Certezza 6 103,700 Baa3 | - | BBB+

Carismi Più Certezza 7 96,720 A1 | A | A Aa2 | A+ | A+

CARISMI Più Certezza 8 87,950 Aa3 | A | A **** Aa2 | A+ | A+

Carismi Più Certezza 9 89,050 - | A+ | - Aa2 | A+ | A+

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Elite France-Europe B EUR 84,85Elite France-Europe F EUR 83,05Em Debt Opp. B($) USD 100,27Em Debt Opp. C(Chf) CHF 99,91Em Debt Opp. E EUR 100,05Em Mkts Eq B($) USD 106,61Em Mkts Eq F($) USD 106,25Em Mkts Eq J(Chf) CHF 104,05Em Mkts Eq L EUR 111,10Europe Low Vol B EUR 94,25Europe Low Vol C(Chf) CHF 90,48Europe Low Vol F EUR 93,19Europe Low Vol H EUR -European Equities B EUR 198,63European Equities C(Chf) CHF 182,13European Equities F EUR 194,98European Equities H EUR 190,87European Opp B EUR 97,52European Opp C(Chf) CHF 95,21European Opp D($) USD 97,03European Opp F EUR 96,93European Opp N(Chf) CHF 94,74North American Eq. B($) USD 124,30North American Eq. E EUR 119,58North American Eq. F($) USD 122,85North American Eq. G EUR 117,39North American Eq. H($) USD 118,83

Valori al 08/07/2010

European Value A1 EUR 1286,03

Ivy Asset Strategy A1 EUR 1029,81

Japan A1 EUR 554,14

US Large Cap Value A1 EUR 1093,50

US Large Cap Value C1 USD 925,73

W&R Science & Technology A1 EUR 910,25

SUB-FUND NAME NAV DATE PRICE

www.compamfund.com

BLUESKY GLOBAL STRATEGY 08/07/2010 1235,00

BOND EURO 08/07/2010 1056,32

BOND RISK 07/07/2010 1141,48

EMERGING MARKET CORPORATE 07/07/2010 1229,90

EUROPEAN EQUITY 08/07/2010 847,30

MULTIMAN. EQ. AFRICA&MIDDLE EAST 07/07/2010 77,64

POLAR CAPITAL FUNDS

www.polarcapital.co.uk

Comparto Classe NAV Valori aldi Azioni

Global Technology EUR 10,69 08/07/2010 GBP 8,94 08/07/2010 USD 13,55 08/07/2010

Healthcare Opportunities EUR 6,57 08/07/2010 GBP 5,50 08/07/2010 USD 8,33 08/07/2010

Polar Japan Fund USD 16,36 09/07/2010 GBP 10,79 09/07/2010 JPY 1448,17 09/07/2010

UK Absolute Return EUR 12,59 09/07/2010 GBP 10,52 09/07/2010 USD 15,95 09/07/2010 EUR 12,67 09/07/2010 GBP 10,59 09/07/2010 USD 16,05 09/07/2010

Class AClass AClass AClass IClass IClass I

POLIZZE UNIT LINKED

www.chiaravita.it

Sede sociale: Via Gaggia, 4 - 20139 Milano - Cap. Soc. Euro 34.178.000 i.v.

Unidesio 760071 11,173 02/07/2010

Unidesio 760072 9,898 02/07/2010

Unidesio 760073 9,916 02/07/2010

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Unidesio 760075 11,728 02/07/2010

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Unidesio 760182 9,793 02/07/2010

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BANCA FINNAT EURAMERICA TEL. 06 69933.475 - www.finnat.it

N.M. Euro Bonds Short Term EUR 131,18 131,74N.M. Euro Equities EUR 37,65 37,73N.M. Global Equities EUR 48,02 48,44N.M. Infl ation Linked Bd Europe EUR 102,72 -N.M. Q7 Corporate Bd EUR 154,28 155,98N.M. Q7 High Quality Bd EUR 129,89 130,81N.M. Q7 Pan European Eq. EUR 74,05 74,90N.M. Previra World Conservative EUR 120,80 121,80N.M. Large Europe Corporate EUR 114,21 115,22N.M. Q7 Active Equities Internat. EUR 78,90 78,94N.M. Q7 Alpha Balanced EUR 98,55 -

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Valori al 02/07/2010

N.M. Q7 GlobalFlex classe A EUR 106,63 103,43N.M. Total Return Flexible EUR 114,71 -

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