Monsignor Castro Mayer sulla SSMessa

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 3 Secondo gli insegnamenti ìmr nortati del Concilio d i Trento 1 L SANTO SACRIFICIO DELLA MESSA La pubblicazione del Breve esame critico del Novus Ordo Missae x (cfr. Cristianità, Piacenza settembre-dicembre 1976, anno IV, n. 19-20) e della nota Presenza di Lutero nella Chiesa conciliare n (cfr. Cristianità, Piacenza gennaio 1977, anno V, n. 21), ha suscitato giusto interesse per Ia dottrina cattolica tradizionale sulla Messa e sul sacerdozio. Per sod disf arlo, diamo di seguito la traduzione del- la Carta pastoral sobre o Santo Sacrificio da Missa, di S. E. Rev.ma mons. Antonio de Castro Mayer; del 12-9-1969, comparsa in Catolicismo, Campos no- vembre 1969, anno XIX, n. 227. MONS. ANTONIO DE CASTRO MAYER PER GRAZIA D I DIO E DELLA SANTA EDE POSTOLICA VESCOVO DIOCESANO DI CAMPOS A l rev.mo clero secolare e regolare, agli istit uti religiosi femminili, al venerabile Terz’ordine carmelitano, alle asso- ciazioni religiose e a tutti i fedeli della diocesi salute, pace e benedizioni in Nostro Signore Gesù Cristo. Amati figli e zelanti collaboratori, .Te per orbem teharu m sancta confitetur Ecclesia» (1). Con queste parole dell’inno di ringraziamento procla- miamo la missione della Chiesa: confessare, in ogni luogo, la santissima Trinità, manifestare, fare in modo che sia conssciuta la sovranità ineffabile e la misericordia infinita del «Signore degli eserciti» (2). AI compimento di questa missione tende tutta l’attività della Chiesa: predicazione, orazioni, buone opere, e anche la sua unità organica, la sua struttura monarchica con la sua sacra gerarchia, che gover- na e santifica il popolo fedele; tutto mira alla gloria del Padre celeste e alla santificazione sempre più grande degli uomini, che è il modo in cui la creatura ragionevole dà glo- ria all’Altissimo. Sintesi che riassume la missione della Chiesa, e fonte da cui promana la sua energia santificatrice, è il santo Sa- crificio della Messa. In esso la Chiesa adora la maestà in- sondabile di Dio. In esso presenta alla bontà divina il ren- dimento di grazie per i benefici della sua misericordia; in esso soddisfa la giustizia di Dio irritata per i peccati del mondo, e lo rende propizio al genere umano. Dalla santa Messa, infine, derivano le grazie che facilitano agli uomini la pratica della virtù e la santificazione dello stato di vita Sacrificio della Messa centro della religione cristiana 9, e per cui esso è chiamato in maniera speciale il Mistero del- la Fede, a Mysterium Fidei ». Perciò vedete, amati figli, co- me sia di somma importanza avere una concezione esatta della santa Messa. Diversamente, non potreste regolarvi in maniera retta nel culto divino, e disporre tutta la vostra esistenza in iode della gloria » del Padre celeste 9, come conviene a persone santificate dal battesimo. Quindi, compiamo un dovere pastorale nel ravvivare con voi, amati figli, la nostra fede nell’augusto Mistero del- l’altare, ricordando, sinteticamente, la dottrina tradiziona- le al riguardo. Tanto più urge la responsabilità del nostro ufficio, in quanto la mancanza di chiarezza su tale punto della dot- trina cattolica ha impedito la crescita spirituale di molte anime, che si £issano in una pericolosa mediocrità. Inoltre, l’eresia protestante, che raggira i nostri amati figli, più o meno, da ogni parte, ha svuotato la concezione della Mes- sa, e, attraverso una tale deformazione, ha strappato dal seno della Chiesa molte nazioni dell’Europa, e, ancora og- gi, tenta di sviare i cattolici dal cammino della salvezza. D’altronde, amati figli, è cosa abituale per l’eresia insinuar- si, in mezzo ai fedeli, attraverso adulterazioni della santa Messa. IL SACRIFICIO ELLA CROCE Per formarsi un’idea esatta della santa Messa è indi- spensabile una nozione del Sacrificio della Croce. Come sapete, amati figli, Gesù Cristo, Figlio eterno del Padre celeste, venne al mondo, assumendo una natura uma- na, formata nel seno purissimo di Maha Santissima, per riparare il disordine causato dal peccato dei nostri proge- nitori, per soddisfare la giustizia divina, irritata per la di- sobbedienza dell’uomo, e per ristabilire l’amicizia fra il Cielo e la terra. Una tale riparazione, soddisfazione e ri- conciliazione, Gesù Cristo la realizzò con il Sacrificio della Croce, nel quale si immolò a se medesimo, purificando le nostre anime con il suo sangue innocente, affinché potes- simo servire al Dio vivo D 5). FONDAZIONE ELLA CHIESA Tuttavia, Gesù non concluse la sua opera con l’ascen- sione al Cielo. Egli volle perpetuarla, e per continuare l’in- segnamento delle verità della salvezza, e per applicare i frutti della sua oblazione, che realizzò pienamente e perfet- tamente la redenzione di tutto il genere umano, istituì la sua Chiesa. Nello stesso momento in cui si offriva per noi sulla croce, dal suo sacro costato, aperto dalla lancia for- mava la Chiesa, della quale tutti gli uomini devono fare parte, per conseguire la beatitudine eterna, La Chiesa è il Corpo Mistico di Cristo, nel quale scorre la linfa divina che procede dal capo di questo corpo, che è Gesù Cristo stesso. NATURA ELLA CHIESA La Chiesa, tuttavia, non è soltanto una realtà sopran- naturale, spirituale, invisibile, un mistero. Essa e anche una società di uomini uniti da vincoli esterni, così da co- stituire un tutto organico, come ogni società umana. Per la sua condizione di società visibile, la Chiesa è il segno innalzato in mezzo alle nazioni 6), a indicare a tutti i po- poli il cammino, attraverso il quale gli uomini vengono ri- condotti al loro fine ultimo nella beatitudine di Dio. La sua Chiesa, affinché compia fedelmente la sua missione, Gesù Cristo la dotò di prerogative singolari. La rese infallibile, perché non cada in errore nell’insegnamento delle _verità deIIa fede e dei precetti della morale rivelati. La costituì con una gerarchia consacrata che la governi e alla quale conferì poteri divini perché sia capace di giustificare le ani- me di fronte a Dio, santificandole interiormente.

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Secondo gli insegnament i ìmrnor ta t i del Conci l io d i Trento

1L SANTO SACRIFICIO DELLA MESSALa pubblicazione del Breve esame critico del

u Novus Ordo Missae x (cfr. Cristianità, Piacenzasettembre-dicembre 1976, anno IV , n. 19-20) e dellanota Presenza di Lutero nella << Chiesa conciliare n

(cfr. Cristianità, Piacenza gennaio 1977, anno V,

n. 21), ha suscitato giusto interesse per Ia dottrinacattolica tradizionale sulla Messa e sul sacerdozio.Per soddisfarlo, diamo di seguito la traduzione del-la Carta pastoral sobre o Santo Sacrificio da Missa,di S. E. Rev.ma mons. Antonio de Castro Mayer;del 12-9-1969, comparsa in Catolicismo, Campos no-vembre 1969, anno XIX, n. 227.

MONS.ANTONIODE CASTROMAYERPER GRAZIA DI DIO E DELLA SANTAEDEPOSTOLICA

VESCOVO DIOCESANO DI CAMPOS

Al rev.mo clero secolare e regolare, agli istituti religiosifemminili, al venerabile Terz’ordine carmelitano, alle asso-ciazioni religiose e a tutti i fedeli della diocesi salute, pacee benedizioni in Nostro Signore Gesù Cristo.

Amati figli e zelanti collaboratori,

.Te p e r orbem teharum sancta conf itetur Ecclesia» (1).

Con queste parole dell’inno di ringraziamento procla-miamo la missione della Chiesa: confessare, in ogni luogo,la santissima Trinità, manifestare, fare in modo che siaconssciuta la sovranità ineffabile e la misericordia infinitadel «Signore degli eserciti» (2). AI compimento di questamissione tende tutta l’attività della Chiesa: predicazione,orazioni, buone opere, e anche la sua unità organica, la suastruttura monarchica con la sua sacra gerarchia, che gover-na e santifica il popolo fedele; tutto mira alla gloria delPadre celeste e alla santificazione sempre più grande degli

uomini, che è il modo in cui la creatura ragionevole dà glo-ria all’Altissimo.Sintesi che riassume la missione della Chiesa, e fonte

da cui promana la sua energia santificatrice, è il santo Sa-crificio della Messa. In esso la Chiesa adora la maestà in-sondabile di Dio. In esso presenta alla bontà divina il ren-dimento di grazie per i benefici della sua misericordia; inesso soddisfa la giustizia di Dio irritata per i peccati delmondo, e lo rende propizio al genere umano. Dalla santaMessa, infine, derivano le grazie che facilitano agli uominila pratica della virtù e la santificazione dello stato di vitache hanno scelto, o nel quale la divina Provvidenza li haposti.

Si comprende la ragione per cui Pio XII ha definito il

Sacrificio della Messa centro della religione cristiana (9, eper cui esso è chiamato in maniera speciale il Mistero del-la Fede, a Mysterium Fidei ». Perciò vedete, amati figli, co-me sia di somma importanza avere una concezione esatta

della santa Messa. Diversamente, non potreste regolarvi inmaniera retta nel culto divino, e disporre tutta la vostraesistenza (( in iode della gloria » del Padre celeste (9, comeconviene a persone santificate dal battesimo.

Quindi, compiamo un dovere pastorale nel ravvivarecon voi, amati figli, la nostra fede nell’augusto Mistero del-l’altare, ricordando, sinteticamente, la dottrina tradiziona-le al riguardo.

Tanto più urge la responsabilità del nostro ufficio, inquanto la mancanza di chiarezza su tale punto della dot-trina cattolica ha impedito la crescita spirituale di molteanime, che si £issano in una pericolosa mediocrità. Inoltre,l’eresia protestante, che raggira i nostri amati figli, più omeno, da ogni parte, ha svuotato la concezione della Mes-sa, e, attraverso una tale deformazione, ha strappato dalseno della Chiesa molte nazioni dell’Europa, e, ancora og-gi, tenta di sviare i cattolici dal cammino della salvezza.D’altronde, amati figli, è cosa abituale per l’eresia insinuar-si, in mezzo ai fedeli, attraverso adulterazioni della santaMessa.

IL SACRIFICIOELLA CROCE

Per formarsi un’idea esatta della santa Messa è indi-spensabile una nozione del Sacrificio della Croce.

Come sapete, amati figli, Gesù Cristo, Figlio eterno delPadre celeste, venne al mondo, assumendo una natura uma-na, formata nel seno purissimo di Maha Santissima, perriparare il disordine causato dal peccato dei nostri proge-

nitori, per soddisfare la giustizia divina, irritata per la di-sobbedienza dell’uomo, e per ristabilire l’amicizia fra ilCielo e la terra. Una tale riparazione, soddisfazione e ri-conciliazione, Gesù Cristo la realizzò con il Sacrificio dellaCroce, nel quale si immolò a se medesimo, purificando lenostre anime con il suo sangue innocente, << affinché potes-simo servire al Dio vivo D ( 5 ) .

FONDAZIONEELLA CHIESA

Tuttavia, Gesù non concluse la sua opera con l’ascen-sione al Cielo. Egli volle perpetuarla, e per continuare l’in-segnamento delle verità della salvezza, e per applicare ifrutti della sua oblazione, che realizzò pienamente e perfet-

tamente la redenzione di tutto il genere umano, istituì lasua Chiesa. Nello stesso momento in cui si offriva per noisulla croce, dal suo sacro costato, aperto dalla lancia for-mava la Chiesa, della quale tutti gli uomini devono fareparte, per conseguire la beatitudine eterna, La Chiesa è ilCorpo Mistico di Cristo, nel quale scorre la linfa divina cheprocede dal capo di questo corpo, che è Gesù Cristo stesso.

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NATURAELLA CHIESA

La Chiesa, tuttavia, non è soltanto una realtà sopran-naturale, spirituale, invisibile, un mistero. Essa e ancheuna società di uomini uniti da vincoli esterni, così da co-stituire un tutto organico, come ogni società umana. Per

la sua condizione di società visibile, la Chiesa è il segnoinnalzato in mezzo alle nazioni (6), a indicare a tutti i po-poli il cammino, attraverso il quale gli uomini vengono ri-condotti al loro fine ultimo nella beatitudine di Dio. La suaChiesa, affinché compia fedelmente la sua missione, GesùCristo la dotò di prerogative singolari. La rese infallibile,perché non cada in errore nell’insegnamento delle _veritàdeIIa fede e dei precetti della morale rivelati. La costituìcon una gerarchia consacrata che la governi e alla qualeconferì poteri divini perché sia capace di giustificare le ani-me di fronte a Dio, santificandole interiormente.

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IL SACRIFICIOELLA MESSA -~La Chiesa di Cristo, pertanto, non sarebbe perfetta, se

fosse incapace di offrire a Dio un sacrificio condegno, cor-rispondente alla sua natura di Corpo Mistico del Figlioeterno del Padre celeste. Una manchevolezza tanto grandesarebbe inconcepibile nella Sposa diletta dell’unigenito diDio. E in rzaltà non esiste. Infatti, come ipsegna il Conci-lio di Trento (7), Gesù Cristo ha istituito per la sua Chiesaun sacrificio visibile, come conviene alla natura degli uo-mini. Lo ha fatto alla vigilia della sua Passione, neila quale

il suo Sangue innocente ci avrebbe riscattati dalla schiavi-tù del demonio. Difatti, nell’ultima Cena, si offrì come vit-tima all’eterno Padre, sotto le specie del pane e del vino.E ordinò ai suoi Apostoli - he in quella circostanza co-stituì sacerdoti - ai loro successori, di rinnovare quellostesso sacrificio fino alle fine dei secoli. fi. il Sacrificio del-la Messa, che ripete il Sacrificio della Cena, e compie laprofezia di Malachia, che annunciava un’Ostia pura, quo-tidianamente offerta all’Altissimo, dall’uno all’altro estremodella terra (8).

ESSENZAEL SACRIFICIOELLA MESSA

I1 Sacrificio della Messa consiste, dunque, nell’oblazio-

ne del Corpo e del Sangue di Gesù Cristo, presenti sull’al-tare sotto le specie o apparenze del pane e del vino. L‘essen-za di questo sacrificio consiste nella consacrazione delledue specie, cioè del pane e del vino, separatamente; infatti,in questo modo la consacrazione rappresenta e misticamen-te ripete la morte di Gesù Cristo attuatasi nel Sacrificiodella Croce. Da ciò si vede che il Sacrificio della Messa hauna relazione essenziale con il Sacrificio della Croce. Essorappresenta e rinnova il Sacrificio della Croce, di cui ap-plica agli uomini la virtù salutare. Senza il Sacrificio dellaCroce la Messa sarebbe incomprensibile. Rappresenterebbequalche cosa di inesistente.

Pertanto, dalla sua relazione con il Sacrificio del Cal-vario a esso deriva la sua eccellenza e la sua efficacia. Difatto, sostanzialmente, non vi è distinzione tra un sacrifi-

cio e l’altro. La vittima è la stessa: Gesù Cristo nella suaadorabile umanità. Anche il sacerdote che compie l’offer-ta è il medesimo: Gesù Cristo; sulla croce, in persona; an-cora lui nella Messa, nella quale si serve però del ministe-ro del sacerdote gerarchico, che gli presta le labbra e lemani, per rinnovare l’oblazione della Croce. La differenzaconsiste nel modo dell’oblazione,che avviene con spargimen-to di sangue sulla Croce, e in modo incruento nella Messa.

ECCELLENZAEL SACRIFICIO DELLA MESSA

Siccome tutto il valore del sacrificio dipende dalla di-gnità della vittima e del sacerdote che la offre, non vi 6 al-cun dubbio che quello della Messa è tanto infinito quanto

lo fu l’oblazione della Croce. E identici sono pure gli scopiperseguiti dall’uno e dall’altro sacrificio. In primo luogo, laglorificazionedel Padre celeste, corrispondente alla sua mae-stà infinita. In secondo luogo, il rendimento di grazie, co-me soltanto il Piglio di Dio può effettuarlo nei riguardi del-l’Altissimo. i n terzo luogo, l’espiazione, la propiziazione ela riconciliazione: nella Messa, come sulla Croce, Gesù sioffre per la nostra redenzione, nostra, e di tutto il mondo,come pure «per quell i che riposano in Cristo e ci hannopreceduto nel segno della Fede e dormono il sonno dellapace N (9). Infine, l’impetrazione: come sulla Croce, così pu-re nella Messa, Gesù viene esaudito nelle sue preghiere, <i f-inché siamo riempiti di ogni grazia e benedizione D (10).

~~~

LA COMUNIONE,ARTE INTEGRANTE DE L SACRIFICIO

Come in ogni sacrificio, così in quello eucaristico, l’ostiasi ordina a essere consumata da parte del sacerdote e deifedeli, atto che simboleggia l’amicizia fra Dio e gli ugmini,amicizia e unione che nel Sacrificio dell’Altare non è sol-tanto un simbolo, ma una realtà. Di fatto, per mezzo dellaComunione, si verifica una unione reale fra Dio e l’uomo,poiché nella Comunione, Gesù, l’Ostia dei nostri altari, di-venta alimento delle nostre anime.

L’importanza della Comunione nella Messa è tanto gran-

7) Cfr. ~ N C ~ L I OI TKENTO,ess. XXII, c

de, che molti l’hanno ritenuta essenziale al Sacrificio euca-ristico. Tuttavia, il modo di esprimersi del Concilio diTrento (11) lascia intendere che la Comunione appartieneall’integrità, non all’essenza del Sacrificio dell’Altare. Inte-grità che si ottiene con la Comunione del celebrante, mache non esige quella dei fedeli, benché questa sia moltoraccomandabile. Pio XII, nella Mediator Dei, è più esplici-to: (< Si allontanano dunque dal camminò della verità colo-ro i quali [...] asseriscono, capziosamente, che non si trattasaltanto di un Sacrificio, m a di un Sacrificio e d i un convi-to d i fraterna comunanza [...I n (12). E un poco più avanti:

[...I il Sacrificio Eucaristico consiste essenzialmente nella

immolazione incruenta della vittima divina, immolazioneche è misticamente manifestata dalla separazione‘ delle sa-cre specie e dalla loro oblazione fatta all’Eterno Padre. Lasanta Com union e appartiene al,la integr ità del sacrificio, ealla partecipazione ad esso per mezzo della comunione del-Z’Augusto Sacramento, assolutamente necessaria al ministrosacrificatore, men tre ai fedeli è soltanto da raccomandarsiv ivamente D (13).

Dunque, le Messe celebrate privatamente, senza la par-tecipazione dei fedeli, non perdono il carattere di culto pub-blico e sociale, poiché in esse il sacerdote agisce comerappresentante di Gesù Cristo, Capo del Corpo Mistico, chesi offre al Padre eterno, in nome di tutta la Chiesa.

LEERESIE

CHE SFIGURANO LA MESSAPassiamo adesso a considerare l’aspetto sociale del Sa-

crificio della Messa. Prima, però, è necessario che mettia-mo in guardia i nostri amati figli, contro gli errori chehanno condotto i protestanti all’eresia, e che oggi, insidio-samente, si infiltrano negli ambienti cattolici, con gravepericolo per le anime. Infatti, come insegna Pio XII, la pu-rezza della fede e della morale devono brillare come carat-teristiche del culto liturgico, dal momento che la fede devedeterminare la norma della preghiera, <iex credendi legemstatuat supplicandi I> (14).

Perciò sbagliano quanti considerano la Messa una sem-plice assemblea di fedeli per il culto divino, in cui si fauna semplice commemorazione della Passione e Morte di

Gesù Cristo, ossia del Sacrificio una volta compiuto sulCalvario. Ugualmente cadono in eresia quanti consideranola Messa come sacrificio di lode e di rendimento di grazie,ma a essa negano qualsiasi carattere propiziatorio in favo-re degli uomini; o quanti fingono di ignorare la relazioneessenziale che lega la Messa alla Croce, e pretendono chequella si riduca a essere un’offesa nei confronti di questa.Si allontanano ugualmente dalla dottrina cattolica quanticonsiderano la Messa, principalmente, un banchetto del Cor-po di Cristo.

Tutte ques#e opinioni eretiche illanguidiscono la veritàrivelata, intiepidiscono i cuori, e ostacolano la fioritura diuna carità ardente, la cui viva fiamma viene alimentatadalla rinnovazione del gesto ineffabile d‘amore di Gesù Cri-sto, che si immola per noi, dalla sua presenza reale sull’al-

tare, edal sereno possesso della verità.

LAMESSA, ACRIFICIO SOCIALE

Nell’intento di intensificare ancora di più la carità chepromana dal Sacrificio eucaristico, Consideriamo il suoaspetto sociale.

In verità, esiste una differenza tra il Sacrificio dellaCroce, il Sacrificio della Cena, e il Sacrificio della Messa.Sia nella Cena che sulla Croce, Gesù si offrì al Padre cele-ste, come vittima espiatoria, da solo. Non aveva ancora fon-dato la sua Chiesa. Anzi, precisamente il Sacrificio del Cal-vario, una volta consumato, diede origine alla Chiesa. Co-me insegna il Magistero gerarchico a la Chiesa una, imma-

colata, vergine e santa Sposa di Cristo» nacque dal sacroCostato di Gesù morto sulla Croce (15).

Allora soltanto si formò il Corpo Mistico di Cristo, real-tà soprannaturale, e società visibile, ma la cui struttura, de-terminata dal suo Fondatore, si sarebbe fissata nei primitempi del cristianesimo.

Formato il suo Corpo Mistico, Gesù non lo abbandonamai; è sempre il Capo della Chiesa. Così, nella Messa, nonè più lui solo che si offre al Padre celeste, ma è la Chiesatutta, il Capo, Gesù Cristo; e il Corpo, la sacra Gerarchia

11 Cfr. CONCIL~OI TRENTO,ess. XXII, c. 6 .[ I2 PIO XII, doc. cit.. D. 563._

*3) Ibidem.

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e il popolo fedele. Dunque la Messa è il Sacrificio di Gesù,come Capo della Chiesa. perciò il Sacrificio di tutta laChiesa.

Questa verità deve essere bene intesa, per non caderenell'eresia protestante, che ancora oggi si diffonde, svisan-do il culto autentico e infettando il culto cristiapo.

IL SACERDOZIO GERARCHICO E LA MESSA________~

Quando abbiamo detto che la Messa è il sacrificio ditutta la Chiesa, abbiamo affermato che tutti i fedeli vi de-vono prendere parte; non vogliamo, con ciò affermare cheil Sacrificio della Messa sia opera di tutti i membri dellaChiesa. Dal momento che nella società soprannaturale crea-

ta da Gesù Cristo solamente i sacerdoti sono i sacrificatori,essi solamente possono compiere il Sacrificio della Messa.« A i sol i Apostoli - ice Pio X I I - d a coloro che, dopod i essi, hanno ricevuto dai loro successori 'l'imposizione det-le mani, 12 conferita la potestà sacerdotale, in virtù dellaquale, come rappresentano davanti al popolo loro af f ida tola persona di Gesù Cristo, così rappresentano il popolo da-vanti a Dio )> (16). E in un altro passo: << l'immolazione in-cruenta, per mezzo della quale, dopo che sono state pronun-ziate (le parole della c onsacrazione, C risto è presente sul-l'altare nello stato di vittima, è compiuta dal solo sacerdo-te in quanto rappresenta la persona d i Cristo, e non inquanto rappresenta la persona dei fedeli >> (17).

San Tommaso d'Aquino illumina questo punto con un adelle sue distinzioni magistrali. All'obiezione secondo cuila Messa di un sacerdote eretico, scismatico o scomunicato

è valida, nonostante sia celebrata da una persona che si tro-va fuori della Chiesa, e per questo stesso fatto incapace diagire in nome di essa, il Dottore Angelico risponde che ilsacerdote, nella Messa, parla in nome della Chiesa, alla cuiunità appartiene, nelle orazioni; ma nella consacrazione delSacramento, parla in nome di Cristo, la cui vicarìa detienein virtù del sacramento dell'ordine. Ora, continua il santo,il sacerdote non perde il carattere sacramentale neppurequando apostata dalla vera fede. I1 suo sacrificio è valido,ma le sue orazioni non hanno l'efficacia che darebbe loroil Corpo Mistico di Cristo, qualora potesse pregare in no-me della Chiesa (18).

Nonostante ciò, anche nell'atto sublime e singolare del-l'oblazione sacrificale, il popolo ha la sua partecipazione,con il suo voto, con la sua approvazione, come dice Inno-cenzo 111: «ciò che in particolare si compie per ministe-ro dei sacerdoti, si compie universalmente per VOTO dei fe-

d e l i » (19). Di conseguenza, il fatto di partecipare al Sacrifi-cio eucaristico non conferisce ai fedeli nessun potere sa-cerdotale.

Pio X I I dichiara che è assolutamente necessario spie-gare chiaramente questo al popolo ( B ) , perché ancora ades-so serpeggiano in mezzo ai fedeli tendenze ispirate all'eresia dei protestanti, i quali, essendo ugualitari, rifiutanoogni gerarchia nella Chiesa, ed estendono a tutto il popoloil privilegio del sacerdozio. < < V iono di fat t i ,- ice il Pa-pa - i nostri giorni, alcuni che, avvicinandosi ad errorigià condannati (c fr . Concilio di Trento, Sess. XXIZZ, c. 4) ,insegnano che nel Nuovo Testamento si conosce soltantoun sacerdozio che spetta a tutti i battezzati, e che il pre-cetto dato da Gesù agli Apostoli nell'ultima cena d i fare ciòche Egli aveva fa tto , s i r i ferisce d irettam ente a tu tta laChiesa dei cristiani, e, soltanto in seguito, è sottentrato ilsacerdozio gerarchico B (.21).

Ci troviamo, amati figli, di fronte a un errore pernicio-so, che, una volta divenuto trionfante, raderebbe al suolotutto l'edificio della Chiesa cattolica. Per questo, convieneche insistiamo su tale punto.

I L SACERDOZIO COMUNE DE I FEDELI

Prima di tutto, spieghiamo secondo la Tradizionel'espressione di san Pietro (21, che definisce il popolo cri-stiano u regale sacerdo tium ».Lo stesso apostolo mostra chesi tratta del sacerdozio che implica, da parte dei fedeli, ildovere di presentare a Dio vittime spirituali, e in primoluogo se stessi, trasformati in vittime attraverso l'imitazio-

(16) PIOXII, doc. cit., p . 538.(17) Zbid., p. 555.(18) Cfr. SAN OMMASO'AQUINO,Summa Theologiae, 111, g. 82,

a. 7O. ad 3.$9) INNOCENZO11, De sacro altaris Mysterio, 111, 6 , cit in

(20 Cfr. PIOXII, doc. cit., p. 553.(211 Ibidem("1 cfr. z P t. 2, 9.

PIO 11, doc. czt., p . 554.

ne di Gesù Cristo, la rinuncia all'amor proprio, la mortifi-cazione, la pratica della virtù, ecc. (23).

San Tommaso daquino dichiara che il carattere batte-simale conferisce a colui che viene battezzato un'assimi-lazione al sacerdozio di Gesù Cristo. Questo sacerdozio co-mune a tutti i membri della Chiesa, dà loro la capacità diricevere i benefici delle grazie con cui Gesù arricchì lasua Chiesa, specialmente i sacramenti, che i non battezzatinon possono ricevere. In questo senso, essi acquistano lapossibilità di ricevere il beneficio dei frutti del Sacrificioeucaristico, che è il Sacrificio della Chiesa. Ma hanno an-che la possibilità di partecipare attivamente a questo me-desimo sacrificio, dal momento che sono membri della Chie-sa, e pertanto fanno parte del Corpo Mistico di Cristo, innome del quale Gesù offre la sua oblazione sacrificale nel-la santa Messa. Prendono così parte al Sacrificio dell'Alta-re, il che è vietato a quanti si trovano al di fuori della so-cietà ecclesiastica. Cos ì si pronuncia Pio XII su questaquestione: << col lavacro del Battesimo, difatti, i cristianidiventano, a titolo comune, membra del Mistico Corpo diCristo Sacerdote, e per mezzo del "carattere" che si im-prime nella loro anima, sono deputati al culto divino, par-tecipando, così, convenientemente al loro stato, al sacerdo-zio di Cristo s (24). Quale sia tale modo conveniente risul-terà più chiaro da quello che si dirà in seguito.

IL SACERDOTE, MEDIATORE FR A DIO E G L I UOMINI

Tutta la Tradizione ha sempre considerato il sacerdo-te come mediatore fra Dio e gli uomini, negli atti del culto

divino. I1 fondamento di tale continua tradizione si trovanella Rivelazione sia dell'Antico che del Nuovo Testamen-to, e possiamo dire, affonda le sue radici nella stessa natu-ra umana. Nel Vecchio Testamento, abbondano gli esempinei quali gli uomini si dirigono a Dio per mezzo del sacer-dote, e questo è il mezzo normale che adoperavano anche i

re del popolo eletto, per indirizzare le loro richieste a Dio.Nel Nuovo Testamento, San Paolo è tassativo: il ponteficeè separato dal popolo per essere stabilito nelle cose di Dioa beneficio del popolo. c E x hominibus assumptus p r o ho-minibus constituitur in his quae sunt ad Reu m n ( E ) .

La necessità di una religione sacerdotale, ossia, dellamediazione del sacerdote negli atti del culto religioso, sem-bra essere inerente alla natura umana, dal momento cheessa si trova presso tutti i popoli, anche presso i più bar-bari.

[...I il sa-cerdozio esterno e visibile d i Gesù Cristo si trasmette nellaChiesa, non in modo universale, generico e indeterminato,ma è conferito ad individui eletti con la generazione spiri-tuale dell'ordine, uno dei seite Sacramenti, il quale non so-io conferisce una grazia particolare, propria di questo statoe di questo ufficio, ma anche un "carattere" indelebile, checonfigura i sacri ministri a Gesù Cristo sacerdote, dimo-strandoli adatti a compiere quei legittimi atti di reli@onecon i quali gli uomini sono santificati e Dio è glorificato,secondo le esigenze dell'economia soprannaturale n (26). EpiU avanti: << Ai sacerdoti, dunque, deve ricorrere chiunquevuol vivere in Cristo, perché da essi riceva il confor to el'alimento della vita spirituale, il farmaco salutare che losanerà e lo rinvigorirà, perché possa felicemente risorgeredalla perdizione e dalla rovina dei vizi; da essi, infin e, ri-ceverà la benedizione che consacra la famiglia, e da essil'ultimo anelito della vita mortale sarà diretto all'ingressonella beatitudine eterna >> (27).

Pio XII si fa eco della tradizione cristiana:

IL SACERDOZIO E LA SANTISSIMA EUCARISTIA

Aggiungeremo che nella Chiesa c'è una ragione specia-le che giustifica l'intervento del sacerdozio gerarchico ne-gli atti del culto divino. Essa s ta nel fa tto che il centro ver-so il quale converge il culto cattolico, e la fonte da cui pro-mana la vitalità della Chiesa, come abbiamo detto, è la san-tissima Eucaristia, sacrificio che rinnova l'oblazione ripa-ratrice del Figlio di Dio, e sacramento che lo contiene real-mente e veramente come si trova in Cielo. Se nell'AnticoTestamento, l'Arca dell'Alleanza, semplice figura delle real-

tà future, esigeva mani santificate per essere toccata, checosa diremo della santissima Eucaristia?

(23) Ibid. 2 , 5.(24) PIOXII, doc. cit., p . 555.5 Ebr . 5, 1.26 PIOXII, doc. cit., pp. 538-539.i iIbidem. ,i_

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A ragione san Tommaso collega il sacerdozio al Sacra-mento dell’Altare, in modo tale che il santo Dottore dispo-ne i vari gradi del sacramento dell’ordine secondo la loromaggiore vicinanza al Mistero dell’Altare. Per questo me-desimo fatto, la santissima Eucaristia, di norma, deve es-sere distribuita soltanto da mani sacerdotali (28). I1 Conci-lio di Trento, nel medesimo ordine di idee, dichiara che ilcostume secondo cui i laici ricevono la santissima Eucari-stia dalle mani dei sacerdoti è di tradizione apostolica edeve essere conservato ( 29 ) .

La spiegazione di san Tommaso mette in evidenza chenella Messa c’è la consacrazione, che il sacerdote compie

come rappresentante di Gesù Cristo, e ci sono le preci sa-cerdotali, specialmente quelle del canone, che recita da so-lo, ma come rappresentante della Chiesa, dei fedeli.

Di conseguenza, i fedeli non prendono parte al compi-mento dell’atto sacrificale della Messa. Esso viene compiu-to soltanto dal sacerdote, che, in quel momento, rappresen-ta la persona di Gesù Cristo; e per diventare capace di com-piere questo atto il sacerdote ha ricevuto l’unzione sacradel sacramento dell’ordine. Infatti, la Chiesa è, per istitu-zione divina, una società gerarchica, che non può essereconcepita come le democrazie rette dal suffragio universa-le, in cui i governi, eletti dal popolo, sono mandatari dellacomunità (30).

PARAMENTI, LINGUA, CERIMO N IE

Intimamente legato a questo argomento è l’uso, nelculto divino, di una lingua ermetica, cioè non volgare, comepure di vesti speciali e di riti simbolici riservati al cele-brante. La ragione di tutto ciò sta nel fatto che gli atti deiculto divino devono manifestare, nei gesti e nelle parole dicui consta, l’eccellenza singolare di Dio, il mistero della suanatura perfettissima. E il fatto che esso richieda una per-sona consacrata, scelta in mezzo al popolo e votata esclu-sivamente al servizio divino; che si svolga in condizioni in-dicanti chiaramente che si tratta di un atto del tutto diver-so da quelli propri della vita quotidiana, con lingua e abitispeciali, innalza le anime alla considerazione che Dio è l’Al-tissimo e che non può essere confuso con le creature, per

quanto elevate esse siano.E non si dica che l’Incarnazione del Verbo ha avvici-

nato l’uomo alla divinità. j3 evidente che l’Incarnazione di-mostra la bontà misteriosa e ineffabile di Dio, che, in que-sto modo, ha quasi associato la natura umana alla sua vitatrinitaria. Non si pensi, tuttavia, che una tale misericor-dia abbia diminuito la maestà infinita di Dio, o abbia di-spensato gli uomini dal riconoscimento della sovranità as-soluta, che l’Altissimo mantiene su tutte le creature, comepure del mistero che avvolge la sua natura, e che gli uomi-ni riconoscono nei loro atti di culto.

La Chiesa ha riconosciuto la giustezza di queste consi-derazioni, che si fondano sull’ordine naturale delle cose esi mostrano veritiere perfino nei culti superstiziosi, fino daitempi apostolici. quanto dichiara il Concilio Tridentino,

nel conservare i riti, le cerimonie e i paramenti in uso neì-la celebrazione della santa Messa; come pure nel proibirela lingua volgare nel Sacrificio eucaristico (31). Con identi-co pensiero, il Concilio Vaticano I1 ordina che i sacerdotiin cura d’anime guidino il popolo a rispondere e a pronun-ciare in latino le parti dell’ordinario della Messa che a es-so compete (32).

DEMITIZZAZIONE

Non è necessaria, amati figli, una lunga argomentazio-ne per dimostrare come la tendenza mirante a spogliare lasanta Messa di tutto quanto risveglia il concetto di gerar-

chia, di sacralità e di mistero, serva al movimento dellademitizzazione. Quest’ultima eresia, ispirandosi non soltan-to al protestantesimo, ma anche al progressismo, (( versio-ne D comunista della dottrina cattolica, mira a desacraliz-zare la religione, riducendola a una realtà profana e vol.gare, senza che nulla possa risvegliare nell’uomo il ricordodi un Signore e Legislatore supremo, al quale deve com-pleta sottomissione, ubbidienza e servizio, e che ha stabili-to una gerarchia per il governo spirituale degli uomini.

(28) Cfr. SAN TOMMASO’AQUINO,umma Theoiogiae, Sup . ,g. 37, a. 2” e 4”; q. 82, a. 3” .

Cfr. CONCILIO TRENTO,ess. XIII, c. 8.

PARTECIPAZIONE DEI FEDELI

Avendo saldamente fondata la funzione del sacerdotenel Sacrificio dell’Altare, possiamo, senza timore, trattaredella partecipazione dei fedeli al sacrificio medesimo. In-fatti, senza cadere negli errori sopra enunciati, dovete,amati figli, considerare elemento essenziale della vostravita la partecipazione attiva al santo Sacrificio della Messa.Dal momento che questo è l’atto centrale del culto divinoe che noi siamo, in qualità di servi, votati al servizio delDio Altissimo, non rimane dubbio alcuno che la Messa de-

ve occupare il centro di tutta la nostra esistenza.Tuttavia non vogliate, amati figli, equipararvi al sacer-dote, che nella Chiesa è vostro superiore, e che ( (perc iòvaail‘altare come ministro del Cristo, a Lui inferiore, ma su.periore al popolo D (33).

Nelle parole di Innocenzo I11 abbiamo la norma dellapartecipazione attiva dei fedeli al Sacrificio dell’Altare: ciòche compiono particolarmente i sacerdoti, deve farlo uni-versalmente il popolo in voto; e nello stesso atto sacrifi-cale, cioè nella consacrazione, la partecipazione del popolofedele non può andare al di là del voto, ossia dell’approva-zione interna, dell’unione dei propri sentimenti a quellidel sacerdote celebrante e a quelli dello stesso Gesù Cristo,che viene immolato sull’altare.

D’altra parte, in tutta la Messa, l’elemento essenzialedella partecipazione del fedele consiste nell’unire i proprisentimenti di adorazione, ringraziamento, espiazione e im-petrazione a quelli che ebbe Gesù Cristo nel morire pernoi, e che devono animare il sacerdote che offre il Sacrifi-cio della Messa. Questa unione del culto interno, che si este-riorizza negli atti esterni, rende fruttuosa la partecipazionedel fedele alla santa Messa. Limitare ia partecipazione delfedele al santo Sacrificio dell’Eucaristia a seguire i gesti ea ripetere le parole che vengono dette sull’altare, Pio XIIlo considera « u n form alism o senza fondamento e senzacontenuto B (34).

Come vedremo, la pietà eucaristica del fedele dipendedalla retta comprensione di questo punto e non fa mera-viglia che Pio XII gli attribuisca la massima importanza.Infatti egli si dilunga nel sottolineare che il culto, quantun-que sia anche esterno, come esige la natura visibile della

Chiesa, è soprattutto interno, oppure, in altre parole, cheil suo elemento principale è quello interno. Inoltre, quelloesterno deve simultaneamente manifestare ed eccitare isentimenti interni dell’anima. Deve procedere dall’amore diDio e deve contribuire ad aumentare l’unione con Dio.

Già nel Vecchio Testamento, Dio rigetta i sacrifici pu-ramente esteriori: non soltanto quelli in cui le vittime, es-sendo impure, erano indegne dell’altare del Signore ( 3 9 ,ma anche quelli in cui si immolavano animali puri e senzamacchia, come dice Isaia (3).E nel Nuovo Testamento ildivino Maestro condanna in modo generale quelli che ono-rano il Signore con le labbra e mantengono il cuore lonta-no da lui (37).

Commentando le parole del Signore, Pio XII dice: (( [...Iil Divino Maestro stima indegni del sacro tempio ed espelle

caloro i quali credono di onorare Dio soltanto col suonod i ben costrutte parole e con pose teatrali, e son persuasid i poter benissimo provvedere alla loro eterna salute senzasradicare dall’anima i vizi inveterati ?> (38).

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IMPORTANZAEL CULTO INTERNO

vi<. I- L .. . ,. r r _ *

G tanto necessario che il fedele si renda conto di unatale verità, che Pio XII torna parecchie volte a insisteresull’affermazione secondo cui i fedeli, partecipando allaMessa, devono alimentare in sé i medesimi sentimenti daiquali è posseduto il sacerdote celebrante, e più ancora, lostesso Gesù Cristo che si offre all’eterno Padre, quale vitti-ma espiatoria per i nostri peccati.

Due passi del Santo Padre riassumono il suo pensiero.I1 Papa dice che, affinché l’oblazione del Sacrificio eucaristi-co consegua nei fedeli la sua piena efficacia, « è necessario[...I che essi immolino se stessi come vittima B (39). In checosa consista questa immolazione, il Papa lo spiega in unaltro passo della medesima enciclica: i fedeli considerino

(32) Cfr. CONCILIO VATICANO11, Costituzione SacrosanctumConcilium, n. 54 .

PIO XII, doc. cit., p. 553.(34) PIOXII, doc. cit.,(35) Cfr. Mai., 1.(36) Cfr. 1s . 1 , 11.

(33) Cfr. SAN ROBERTOELLARMINO,

p. 531.

De Missa 11, c. 4, cit. in

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SAN 6 . 

un sommo onore partecipare al Sacrificio eucaristico inmodo tale da porsi in intimo con ta t to co l Sommo Sacer-dote, come dice l 'Apostolo: "Abbiate in voi g li stessi senti-me nt i che furono in Cris to Gesù" (Fi l. 2, 5) [...]; ora il det-to dell 'Apostolo [...I esige da tu t t i i crist iani d i r iprodurrein sé , per quanto è in poter e del l 'uomo, lo stesso stato d'ani-mo che aveva il Divin Redentore quando faceva il Sacrificiod i sé: l 'umile sottomissione dello spirito, cioè, I 'adorazione,I 'onore, la lode e il ringraziamento alla somma Maestà diDio; richiede, oltre, di riprodurre in se stessi le condizionidella vitt ima: l 'abnegazione di sé secondo i precetti delVangelo , i1 volontario e spontaneo esercizio della penitenza,il dolore e (l 'espiazione dei pro pri peccati . Esige in una pa -rola, la nostra mistica morte in croke col Cristo, in modo

da poter dire con Paolo: "sono c o n f i t t o con Cristo in Cro-ce" (Gal. 2, 1 9)

.9.

Essendo quindi i sentimenti interiori l'elemento essen-ziale della nostra partecipazione attiva al Sacrificio dellasanta Messa, è logico che è buona ogni partecipazione ester-na, soltanto se ci conduce a quella partecipazione intima,essenziale. Lo insegna ancora Pio XII nella sua memorabileenciclica sulla liturgia: u le m aniere di partecipare al Sa-crificio sono da lodare e da consigliare [...] q u a n d o sonoordinate sopra t tut to ad al imentare e fom ent are la pie tà deicristiani e la loro in trma unione con Cr i s to e col suo m i-nistro visibile, ed a stimolare quei sentimenti e quelle di-sposizioni interiori con le quali 2 necessario che Sa nostraanima si con f igur i a l Sommo Sacerdote del Nuovo Testa-me n t o * (41).

Di conseguenza, a causa della finalità essenziale chehanno i diversi modi di partecipare alla santa Messa, sideve concludere che i sacerdoti non possono essere esclu-sivisti nel determinare una sola di esse, proibendo le altre.Lo osserva ancora Pio XII, con grande prudenza e grandezelo ("). Il Santo Padre non fa altro che sottolineare unaverità di ordine universale, valida per tutti i tempi. Infatti,qual è la finalità del sacrificio, se non quella di manifesta-re all'esterno gli interni sentimenti di adorazione, di rin-graziamento, e, tenuto conto del peccato, di espiazione e diimpetrazione di favori? Se le cose stanno così, per la lorostessa natura non si comprende una vera partecipazione alsacrificio, che non includa tutti questi sentimenti e non sicomprende un modo di partecipare all'oblazione sacrificaleche non miri a suscitare e a rendere più vivi tali sentimenti,

Per questa ragione Pio XII non vuole che siamo esclusivistinel determinare il modo in cui i fedeli dovranno partecipa-re al Sacrificio eucaristico e dice che non « t u t t i sono ido-nei a comprendere re t tam ente , com e conviene, i riti e lecerimonie li turgiche. L'ingegno, il carattere e l ' indole degliu o mi n i sono così vari e dissimili che non tu t t i possonougualm ente essere impress ionati e guidati da preghiere, dacant i o da azioni sacre compiute in c o mu n e . I bisogni, inol-tre, e le disposizioni delle anime, non sono uguali in tu t t i ,né restano sempre gl i s tess i nei s ingol i . (43).

Come si vede, ed è cosa naturale, il Papa richiede unaampia libertà, quella che desideriamo per la nostra dioce-si, allo scopo di non coartare l'anima di nessuno e di facili-tare a tutte l'unione più intima con la vittima dei nostrialtari, Gesù Cristo, Figlio di Dio morto sulla Croce per la

nostra redenzione.Con la medesima finalità, per l'appagamento e il pro-fitto spirituale dei fedeli, insistiamo che si osservi, almenoin alcune Messe dei giorni di precetto, l'ordine del Conciliodi Trento di dire il canone x submissa voce n (4). I1 silen-zio, infatti, favorisce la meditazione, e Pio XII pone la me-ditazione sui misteri del Salvatore, tra i modi consigliabilidi partecipare alla santa Messa (45). D'altra parte, soprattut-to nel dinamismo della vita frenetica del nostro tempo, c'èmolta gente che non dispone di alcun altro momento perdedicarsi all'orazione mentale. E senza meditazione è im-possibile assimilare l'immagine del Verbo Incarnato, inmodo da renderci vittime gradite al Padre celeste.

IL PERICOLO DEL LITURGISMO

Completiamo questi avvertimenti, enumerando le aber-razioni che un falso liturgismo ha diffuso in mezzo ai f e d -li, rendendo di conseguenza urgente la necessità di dedicai-ci, con il nostro sforzo e con l'aiuto della grazia, dell'ascesie delle preghiere individuali, ad assimilare, attraverso la

(40 Zbid., pp. 552-553.(411 Ibid., pp. 560-561.(42) Ibidem.(43 Ibidem.

pratica delle virtù, gli esempi e la vita del nostro divinoMaestro. N Alcuni, difatti , riprovano del tutto le Messe chesi celebrano in privato e senza l 'assistenza del popolo, qua-si che deviino dalla for m a primitiva del sacrificio; né man-ca c h i a f f e r ma che i sacerdoti non possono offrire la vitt i-m a d iv in a nello s tesso tempo su parecchi a l tar i , perché inques to m odo d i ssociano la com uni tà e n e me t tono in per i-colo I'unità: così non mancano di quel l i che arr ivano f inoal punt o d i credere necessaria la con ferm a e la ratificadel Sacrificio da parte del popolo perché possa avere lasua forza ed efficacia. (46). Ricordiamo a questo proposi-to che il Concilio Vaticano 11, estendendo i casi di conce-lebrazione, non ha obbligato, all'infuori del Venerdì Santo,tutti i sacerdoti che volessero celebrare, a prendere parte

alla concelebrazione medesima, ma ha fatto salvo il dirittodi ogni sacerdote a celebrare privatamente, e non nella me-desima ora e nella medesima chiesa (47).

(46) Zbid., p. 556. Pio XII avvicina gli errori del liturgismoall'eresia giansenista, che fu ii travestimento con cui il protestan-tesimo cercò di installarsi all'interno della Chiesa. Nella crisiin cui essa si trova attualmente, e date le condizioni della nostradiocesi, nella quale vi ì? una grande infiltrazione protestantica,ci sembra conveniente ricordare le concezioni giansenistiche ri-pardanti la santa Messa, affinchénon giungiamo ad assorbireinsensibilmente un veleno tanto sottile e perdiamo l'integritàdella nostra fede. Pio XII, tra le altre proposizioni del sinodogiansenista di Pistoia condannate da Pio VI, ricorda quelleindicate con i numeri dal 31 al 34, 39, 62, &,.dal 69 al 74 (cfr.doc. cit.,. p. 546). Ci sembra che abbiano attinenza con l'argo-mento di questa astorale anche quelli che sono elencati sottoi numeri 15, 28, $1, 32, 33, 66 e 67, con le rispettive note dicondanna.

Proposizione 15: u La dottrina che insegna che la Chiesa"deve essere considerata come un solo corpo mistico, formatoda Cristo, come capo, e dai fedeli che sono membra di lui [diCristo] p e r mezzo d i una unione ineffabile e attraverso la quale,in modo mirabile formiamo con lui un solo sacerdote, unasola vittima, un solo adoratore perfetto d i Dio Padre in ispìritoe verità", interpretata nel senso che al cocpo della Chiesa appar-tengono soltanto i fedeli che sono.perfettr adoratori in spirito everità: B ERETICA ». Questa roposizione tratta in modo direttodei membri della Chiesa, Balla quale esclude i peccatori. Tut-tavia essa non tralascia di insinuare indirettamente l'errore pro-testante, che non ammette il sacerdozio gerarchico, essenzial-mente distinto dal sacerdozio comune dei fedeli. Citiamo questaproposizione, perché non è raro imbaprsi in chi interpreta in talsenso determinate innovazioni liturgiche.

Proposizione 28:a

La dottrina dei Sinodo, secondo la quale,do o avere stabilito "che la artecipazione alla coyum azz onedefia vittima è parte essenziafi del sacrificio", aggiunge "che,tuttavia non condanna come illecite le Messe nelle quali i pre-senti non si comunicano, dal mo men to che, essi partecipano, p e rquanto in modo im per fetto , alla consumazione della vittima me-desima, ricevendola spiritualmente", dal momento che insinuache manca qualcosa d i essenziale al sacrificio celebrato senzache nessuno vi assista, oppure con l'assistenza di persone chenon partecipino né sacramentalmente, né spiritualmente alla con-sumazione della vittima: come se si dovessero condannare comeillecite 1~ Messe nee quali sol tanto il sacerdote e nessun altrodi quelli che vi assistono si comunichi, neppure spiritualmente:

necessario sottolineare la sottigliezza con cui i giansenisti, anchein questa proposizione, fanno in modo che si insinui il loroerrore.

La proposizione. del Sinodo che afferma

che è cosa conveniente, peril

buon ordine degli uf fi ci divini e siaccorda con il costume antico che in ogni chiesa vi sia soltantoun altare e che è intento assai gradito il ritornare al costumeantico: k TEMERARIA, INGIURIOSA AL COSTUME MOLTO ANTICO, PIO,VIGENTE E APPROVATO GIA DA MOLTI SECOLI, SPECIALMENTE NELLA CHIESA

LATINA n.

La prescrizione che vieta che sopra glialtari si collochino teche con le sacre reliquie d e i martiri e fiori:k TEMERARIA, IN GIUR IOSA AL PIO E APPROVATO C OST UM E DELLA CHI ESA ».

La proposizione del Sinodo, in cui essomostra di desiderare che siano allontanate le cause per le guaiisono stati tralasciati, in parte, i principi relativi alla liturgia."allo .scopo di portar. quest'ultima a una m aggiore semplicitàder nti, celebrandola zn lingua volgare e ronunciandone le pa-role ad alta voce"; come se il vigente orAnamento liturgico, ri.cevuto e approvato dalla Chiesa procedesse in parte dalt'nveretralasciati i principi che la dovrebbero governare: B TEMERARIA,OFFENSIVA DELLE PIE ORECCHIE, INGIURIOSA VERSO LA CHIESA E FAUTRICE

1JEGLI ATTACCHI DEGLI ERETICI CONTRO LA CHIESA n.

La proposizione che a ff er m a. che si an:drebbe contro la prassi apostolica e i desideri d i Dio, se non si

disponessero i mezzi più facili affinché i1 popolo unisca la suavoce alla voce d i tutta la Chiesa"; e si intende con questo che ènecessario introdurre l'uso della lingua volgare nelle preci litur-giche: i2 FALSA, TEMERARIA, PERTURBATRICEDELL'ORDINAMENTO PRESCRITTO

MALI n.

Proposizione 67: cc La dottrina che insegna che soltantoun'auten tica incapac ità esime dal dovere di leggere le sacreScritture; aggiungendo cke, trascurando questo precetto, si veri-fica .naturalmente l'oscuramento delle verità elementari dellareligione: k FALSA, TEMERARIA, ERTUREIATRICEDELLA PACE DELLE ANIME,NONCHÉ GIA CONDANNATA IN OUESNEL P.

(47) Cfr. CONCILIOVATICANO1, Costituzione Sacrosanctum

h FALSA, ERRONEA, SOSPETTA DI ERESIA, E CON SAPORE, DI ERESIA ». Non k

Proposizione 31:

Proposizione 32:

Proposizione 33:

Proposizione 66:

PER LA CELEBRAZIONE DEI MISTL?RI, E FACILMENTE FAUTRICE Di MOLTI

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TRENTO, se??. XXII, c. 9. 

PIETÀLITURGICA E PIETÀ INDIVIDUALE

Insieme agli errori citati, notiamo negli ambienti cat-tolici una tendenza a ritenere la pietà liturgica, e soprattut-to la santa Messa, di un’efficacia tale da dispensare dagliatti di pietà individuale, quali i tradizionali esercizi asceti-ci di purificazione dell’anima e di crescita nell’imitazionedi Gesù Cristo. Non vi è nulla di più pericoloso. Lo sforzopersonale, coadiuvato dalla grazia che Dio non nega a nes-suno, è necessario (( al conseguimento della propria santi-ficazione, frutto del sangue immacolato deli’Agnello [ ..] >

Non c’è dubbio che la santa Messa e la santissima Eu-(9.

caristia, come gli altri sacramenti, ha un suo proprio valo-re, in virtù dei meriti di Gesù Cristo e, inoltre, anche il va-lore oggettivo di preghiere della Chiesa, Corpo Mistico diCristo. In tal senso, tanto il Sacrificio della Messa, come isacramenti, sono indispensabili alla salvezza (benché nontutti i sacramenti siano necessari a ogni singolo individuo).La santa Messa fu istituita anche per applicare i meriti delSacrificio redentore del Calvario. E nessuno deve sminuireil valore e l’eccellenza di questi mezzi indispensabili allasalvezza. Ma nessuno di essi dispensa dalla collaborazione edallo sforzo dell’uomo. E nota la frase di sant’Agostino:cc Dio, che ti creò senza di te, non ti salva senza la tua col-laborazione - Deus qui creavit te sine te, non salvabit tesine te n.

Infatti siamo membra della Chiesa, e della Chiesa vivia-

mo; ma siamo membra vive, dotate di personalità, di ra-gione e di volontà proprie, e di conseguenza responsabilidei nostri atti. Questo significa che la Redenzione, di per séindipendente dalla nostra volontà, postula la collaborazionee l’intimo sforzo della nostra anima, per essere a noi frut-tuosamente applicata. Ripetiamo quello che già altrove ab-biamo detto (49). Non c’è una salvezza collettiva. O ciascu-no collabora personalmente con la grazia, e la santa Mes-sa come i sacramenti gli saranno di eccezionale aiuto; op-pure non collabora e non ci sarà sacrificio o sacramentoche possa santificarlo e condurlo in seno a Dio, nella beati-tudine del Paradiso.

D’altronde c’è una specie di reciproca causalità fra lapietà individuale e la grazia che ci deriva dalla partecipa-zione alla santa Messa e dal fatto di ricevere i sacramenti.

In particolare, per quanto si riferisce alla partecipazione al-la santa Messa, abbiamo appena sentito il santo Padre PioXII dichiarare che essa richiede che l’anima s i unisca aGesù Cristo Vittima, e che questa partecipazione sarà tan-to più efficace, quanto più intima sarà tale unione. Ora taleunione non è possibile senza uno sforzo personale. Perciò,nell’intento di condurre i nostri amati figli a una semprepiù fruttuosa partecipazione alla santa Messa, li esortiamovivamente a non abbandonare gli esercizi di pietà tradi-zionalmente raccomandati dalla Chiesa, come l’esame dicoscienza, la meditazione, la mortificazione, la lettura spi-rituale, e così pure le devozioni che ci assicurano le bene-dizioni di Dio e la protezione dei santi, particolarmente jIrosario di Maria Santissima. Se sarete fedeli a tali eserci-zi e devozioni, amati figli, sarete certamente ben preparatia partecipare fruttuosamente alla santa Messa ed essa ser-virà a sua volta ad a tt irare sopra di voi grazie più intensedi santificazione, cosicché la vostra vita sulla terra sarà, c eme deve essere, un aumento continuo di santità, con il qua-le vi preparerete al premio eterno nel Cielo.

LA CROCE LA PASQUA

Sarebbe un inganno fatale prescindere dagli atti di ri-nuncia, di abnegazione, di mortificazione dei sensi, con ilpretesto che Gesù ha già operato la nostra redenzione eche quindi a noi si confanno soltanto le gioie della Pasqua.No, amati figli. Le gioie della Pasqua, che non dobbiamomai dimenticare, poiché alimentano la nostra speranza, non

ci dispensano dalla mortificazione, dalla rinuncia e dallaimitazione di Gesù nelle persecuzioni per amore della giu-stizia. Siamo soltanto peilegrini, non ancora giunti al luo-go del riposo, alla patria celeste; e finché siamo in pelle-grinaggio, dobbiamo imitare Gesù che ha molto sofferto,per entrare, dopo la passione, con lui nella sua gloria. Nonci abbandonino mai la parola e l’esempio di san Paolo: a Ca-stigo corpus meum, diceva l’apostolo, et in servitutem re-digo, ne cum a2iis praedicaverim ipse reprobus efficiar - Ca-stigo il mio corpo, e lo riduco in schiavitù, affinché non av -

(48) PIO XI1,doc. cit., p. 522.( 4 9 ) Cfr. Carta pastoral sdbre a applicaciio dos documentos

venga che predichi agli altri e condanni me stesso>; y .I 1 riferimento esclusivo alla Pasqua perenne dei figli di Dio,può portare a un rilassamento della vigilanza contro le ten-tazioni e le passioni, che ci sarà fatale.

LA COMUNIONE LA NOSTRA SANTIFICAZIONE

Dal momento che la santissima Eucaristia, Ostia delSacrificio dell’altare, è fatta per essere alimento delle no-stre anime, avviciniamoci alla Mensa del Signore con lapreparazione ascetica, il combattimento contro i vizi e lecattive inclinazioni, e la pratica della virtù. Allora la Comu-nione è la partecipazione più intima e più utile al santo

Sacrificio della Messa. Benché la Comunione durante laMessa sia indispensabile soltanto per il sacerdote celebran-te, è vivamente raccomandabile che i fedeli si comunichino,quando assistono al santo Sacrificio, non solo spiritualmen-te, ma anche sacramentalmente. Se si abituassero a comu-nicarsi con tale frequenza e con le necessarie disposizioni,giungerebbero alla santificazione con certezza e in pocotempo. Se fino a oggi non vi sono pervenuti, questo derivadal fatto che non hanno prestato tutta la dovuta attenzionealle condizioni necessarie per comunicarsi bene.

DISPOSIZIONI ER LA COMUNIONE

La prima di esse è lo stato di grazia; stato di graziaconseguito non soltanto con l’atto di contrizione perfetta,ma anche ricorrendo al tribunale della Penitenza, per mez-zo dell’assoluzione sacramentale, come prescrive il Conci-lio di Trento (51). Per la comunione frequente, inoltre, sanPio X richiede, oltre allo stato di grazia, una volontà seriadi progredire nella vita spirituale, servendosi anche del Pa-ne eucaristico, come antidoto alle mancanze quotidiane ( 5 2 ) .

Non pensiamo sempre a questa seconda condizione, ma stain essa il segreto della nostra santificazione. Infatti, chi de-sidera seriamente progredire nella vita spirituale, incomin-cia riconoscendo la sua debolezza ed evitando le occasionidi peccato. D’altra parte, non è concepibile una vera con-trizione dei peccati in chi non ne evita le occasioni. Nonci può essere distacco dal peccato, in chi non si distaccadalle occasioni di ricaduta e, di conseguenza, non combatteseriamente le sue inclinazioni peccaminose, il suo orgoglio,la sua sensualità, il suo amor proprio, ecc.

LASANTISSIMA EUCARISTIALA CARITÀ CRISTIANA

Essendo la santissima Eucaristia il sacramento dell’amo-re e dell’unione soprannaturale che unisce tutti i ’fedeli inun solo corpo, essa accresce in modo assolutamente parti-colare la carità; come i chicchi di frumento si uniscono performare un solo pane, la santissima Eucaristia unisce tuttii fedeli in un solo Corpo Mistico di Cristo (53).

Accrescere la carità non vuol dire tollerare tutti i di-fetti e tutti i vizi del prossimo. Proprio al contrario, la ca-

rità richiede una sapiente dosatura dell’energia e della dol-cezza, allo scopo di conseguire l’autentica emendazione delprossimo.

Dobbiamo, a questo punto, sottolineare, amati figli, perla vostra edificazione spirituale, che è assai diffuso framolti cattolici un errore grossolano, consistente nella pra-tica di una pseudocarità. Infatti, tali cattolici sono di unaintolleranza assoluta, o quasi, quando k in gioco la loropersona. Non sanno perdonare, come comanda il grandeprecetto del divino Maestro, quelle offese personali da cuidobbiamo purificare la coscienza prima di avvicinarci al-l’altare, come ci ordina il Salvatore (”). Al contrario, sonodi una benignità parimenti senza limiti, quando le offesecolpiscono Nostro Signore, nella sua dottrina o nella suamorale. Conservano tutto l’odio, tutti i risentimenti, tutta

l’avversione, contro i responsabili degli oltraggi che hannoferito il loro amor proprio e la loro dignità personale. Con-vivono invece nella più franca amicizia con gli apostati,con quanti hanno calpestato le promesse deI proprio batte-simo, con gli eretici, con gli atei, con quanti insomma, nonriconoscendo la vera Chiesa di Cristo, non prestano il do-vuto onore alla parola di Dio. Se una simile amicizia miras-se seriamente alla conversione di coloro che si trovano sul-le vie della condanna eterna, o fosse ordinata alla necessa-

(9) Cor. 9, 27.(51) Cfr. CONCILIO I TENTO, sess. X I I I , can. 11.( 5 2 ) Cfr. SAN PIOX, Decreto Sacra Tridentina Synodus, del

20-12-1905.

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ria convivenza sociale, potrebbe ancora giustificarsi, purchési mantenesse nei limiti segnati da tali fini. Purtroppo,amati figli, non è quanto succede. L‘amicizia viene alimen-tata per motivi di ordine naturale, e ciò a cui meno si pen-sa è il bene dell’anima, la conversione dei fuorviati e deinemici di Dio,

chiudere la chiesa, subito dopo il santo Sacrificio, special-mente dopo le Messe vespertine. Devono permettere a co-loro che si sono comunicati di restare nel tempio in tran-quillo colloquio di ringraziamento al Signore presente neiloro cuori.

LACARITA E L’ORDINE VOLUTO DA DIO.

Se, compiendo un sincero esame di coscienza, rimania-mo turbati perché, nonostante le nostre Comunioni, nonabbiamo fatto progressi nella santificazione della nostravita, soffermiamoci a considerare la parte riguardante inostri amori e i nostri odi, e osserviamo se amiamo seria-mente e ardentemente l’ordine voluto da Dio e i principistabiliti dalla legge divina naturale e positiva; e se, di con-seguenza, odiamo profondamente il disordine iinstalliitonella società dai nemici di Dio e dalle sette che, in modochiaro o velato, perfino nel seno della Chiesa ( 5 9 , organiz-zano la distruzione dell’opera che Dio ha instaurato nelmondo e Gesù Cristo è venuto a restaurare, e se ci com-portiamo in conformità con questi amori e con questi odi.

B certamente possibile che in tale esame di coscienzascopriamo la causa dell’inutilità delle nostre Messe e dellenostre Comunioni, cioè del fatto che, nonostante le nostreMesse e le nostre Comunioni, non abbiamo fatto un passoavanti. La Messa, amati figli, è la fonte di tutta la santità;ma essa richiede, per rendere effettiva nelle anime la santi-

tà che ne deriva, una ferma adesione, serena ma profonda,agli amori e agli odi di Gesù Cristo.Non c’è bisogno di aggiungere, amati figli, che in que-

sti odi e in questa profonda avversione verso il male, nonha né può avere parte alcuna il più piccolo desiderio del-la condanna eterna di qualcuno. 11 nostro odio deve esserecome quello del divino Maestro, che castigava sempre conl’ardente desiderio della salvezza eterna anche dei nemicidel suo santo Nome.

Imitiamo anche in questo punto la santa Chiesa di cuisiamo figli, per quanto indegni. Sapete che‘la santa MadreChiesa prevede pene severissime per coloro che si intestar-discono nelle loro nefaste intraprese contro l’opera di Dio.Nonostante ciò, anche quando commina tali pene, lo facon un pensiero di salvezza. Chiaramente, essa mira in pri-

mo luogo alla preservaione dei fedeli; ma non trascura lasalvezza di quegli stessi che così punisce. San Pio X, chesi vide nella necessità di pronunciare la scomunica mag-giore contro Loisy, il promotore del modernismo in Fran-cia, raccomandava al vescovo del luogo in cui risiedevaquell’infelice spergiuro, che non tralasciasse di compieretutti i possibili sforzi per il ritorno di quella pecora nera.

RINGRAZIAMENTO

Oltre alla preparazione, il ringraziamento dopo la Co-munione è un mezzo efficacissimo per rendere più intensae fruttuosa l‘unione con il divino Salvatore, che ha appenapreso possesso dell’anima che lo ha ricevuto. Infatti, nien-

te assicura meglio all’anima i frutti della santa Comunionedel soave colloquio dell’uomo con il suo Redentore: in essola creatura si strugge in lodi e ringraziamenti a quel Diola cui misericordia lo fa discendere nel tugurio miserabiledel suo servo, indegno peccatore. Perché non sarebbero uti-li ‘all’anima i sentimenti di umiltà, che naturalmente fio-riscono considerando la bontà divina e le proprie ingrati-tudini? Perché non si rafforzerebbero con maggiore vigorei buoni propositi, in questo intimo colloquio in cui l’animasi trova alla presenza del suo Signore, fattosi nutrimentodella sua debolezza? Per questo motivo i libri di pietà sisforzano di aiutare i fedeli a compiere il ringraziamentodopo la Comunione. E Pio XII loda u coloro i quali, ricevutoil cibo Eucaristico, anche dopo che è stata sciolta ufficial-mente l’assemblea cristiana, si indugiano in intima familia-

rità col Divin Redentore, no n solo per trattenersi dolcemen-te con Lui, ma anche per ringraziarlo e lodarlo, e special-mente per domandargli aiuto, affinché tolgano dalla loroanima tutto ciò che può diminuire l’efficacia dei Sacra-mento ,e facciano da parte loro tutto ciò che può favorirela presentissima azione di Gesù» ( 56 ) .

Quindi raccomandiamo insistentemente ai nostri caris-simi sacerdoti che non permettano ai loro collaboratori di

( 5 5 ) San Pio X, nel motu proprio Sacrorum Antistitum, del-1’1-9-1910 afferma che i modernisti, dopo la condanna, si organiz-zarono in società segrete. Un ruolo. simile if quello. di tali so-cietà segrete lo svolgono I’IDO-C e 1 < gruppi profetici *, fornitientrambi di consistenti appog i in tutto il mondo.

LITURGIAELLA PAROLA

Amati figli, crediamo che le considerazioni che insie-me abbiamo fatto sul santissimo Sacrificio dell’Altare ser-vano alla nostra comune edificazione spirituale. Non chiu-diamo tuttavia questa lettera pastorale, senza una parolasulla prima parte della Messa, la parte catechetica, antica-

mente chiamata Messa dei catecumeni. Anch’essa è di gran-de importanza. In questa parte veniamo istruiti attraversola lettura della Parola di Dio e, illuminati in tale modo dal-la luce della verith rivelata, ci avviciniamo meglio dispostial Sacrificio eucaristico.

L’OMELIA

L’omelia è un elemento indispensabile di questa primaparte della Messa. Infatti i fedeli, da soli, non possono co-gliere tutta la sostanza contenuta nella sacra Scrittura. I1più delle volte sono incapaci di gustare completamente ladolcezza con cui lo Spirito Santo conduce le anime sui sen-tieri dell’amore divino; e d‘altra parte, abbandonati a se

stessi, possono capire male la Parola di Dio, e, in certi casi,secondo la testimonianza di san Pietro, anche naufragarenella fede (57).

L’omelia dovrà ovviare a questo pericolo e dispensareintegralmente il nutrimento offerto dalla sacra Scrittura.Perciò l’omelia non può mancare in tutte le Messe in cuivi sia concorso di popolo. Inoltre, essa non deve limitarsisoltanto a una spiegazione del Vangelo. A seconda delle cir-costanze, il celebrante dovrà regolare il suo commento, inmodo da spiegare il testo sacro letto durante la Messa, il-luminare l’intelligenza con la conoscenza esatta della veritàrivelata, e infiammare la volontà a meglio imitare gli esem-pi del divino Maestro e a osservare più fedelmente i suoiprecetti.

Per tali ragioni, i sacerdoti non devono mai dimentica-

re le norme date dalla santa Chiesa per la retta conoscen-za delle sacre Scritture. Nelle questioni relative alla fedee ai buoni costumi, esse devono essere interpretate secon-do il senso che la Chiesa ha loro sempre attribuito: poichéla Chiesa è dotata di un Magistero autentico, proprio perinsegnare fedelmente tutto quanto Gesù ha comandato.Inoltre, la Chiesa afferma che, nei punti relativi al dogmae alla morale, a nessuno è lecito interpretare la sacra Scrit-tura in modo contrario al senso che la Tradizione patristicaha in essa riconosciuto. Insomma, l’analogia della fede orien-terà il sacerdote nel commento che farà al popolo dellasacra Scrittura proposta nella santa Messa.

Amati Figli,Già da tempo pensavamo di indirizzarvi una lettera pa-

storale sul tema che in questa abbiamo trattato. Tuttavia,siamo convinti che gli ostacoli che ne hanno ritardato lapubblicazione, anziché renderla inutile, l’hanno resa piùopportuna; tante sono le insidie con cui “gruppi profeti-ci» , ostentando una falsa scienza, cercano di irretire e diperdere le vostre anime, con il pretesto di proporvi un cultodivino più appropriato ai tempi moderni, che richiedonouna religione demitizzata e disalienata.

Perciò, neli‘esercizio della nostra carica di Padre e diPastore delle vostre anime, vi abbiamo ricordato la dottri-na della Chiesa sul santo Sacrificio della Messa e vi abbia-mo dato orientamenti per attingere, a questa fonte inesau-ribile di ricchezze spirituali, le benedizioni e i doni che vimantengano saldi nella fede alieni daiie c( novità pro-fane e dalla < falsa scienza n ( 5 9 ) , e vi confortino in que-

sta valle di lacrime, finché, in questo corpo di morte, sietein pellegrinaggio verso il Signore (60).

Queste grazie imploriamo dal Signore, nel darvi la no-stra benedizione nel nome del Pa+dre e del Fi+glio e delloSpirito + Santo. Amen.

Data e pubblicata nella nostra città episcopale di Cam-p o ~ ,ol sigillo e l’impronta del nostro stemma, addì 12 set-tembre 1969, festa del Santissimo Nome di Maria.

t ANTONIO,vescovo d i Campos

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(9)Cfr. 2 P t . 3, 16.(58 Cfr. 1 P t . 5, 9 .(911 Tim. 6 , 20 .