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UNIVERSIT DI ROMA LA SAPIENZA DIPARTIMENTO DI SCIENZE STORICHE ARCHEOLOGICHE E ANTROPOLOGICHE DELLANTICHIT SEZIONE VICINO ORIENTE

QUADERNO V

ana turri gimillistudi dedicati al Padre Werner R. Mayer, S.J. da amici e allievi

ROMA 2010

VICINO ORIENTE QUADERNO V

ana turri gimillistudi dedicati al Padre Werner R. Mayer, S.J. da amici e allievi

a cura di M.G. Biga M. Liverani

ROMA 2010

VICINO ORIENTEAnnuario del Dipartimento di Scienze Storiche Archeologiche e Antropologiche dellAntichit - Sezione Vicino Oriente I-00185 Roma - Via Palestro, 63

Comitato Scientifico: M.G. Amadasi, A. Archi, M. Liverani, P. Matthiae, L. Nigro, F. Pinnock, L. Sist Redazione: L. Romano, G. Ferrero Copertina: Disegno di L. Romano da Or 75 (2006), Tab. XII La foto di Padre Mayer di Padre F. Brenk

UNIVERSIT DEGLI STUDI DI ROMA LA SAPIENZA

SOMMARIOPresentazione M.G. Amadasi Guzzo - Encore hypothses Karatepe L. Barbato - Esarhaddon, Naid-Marduk e gli btu del Paese del Mare M.G. Biga - War and Peace in the Kingdom of Ebla (24 Century B.C.) in the First Years of Vizier Ibbi-zikir under the Reign of the Last King Iar-damu F. DAgostino - Due nuovi testi dal British Museum datati allepoca pi antica di Ur III P. Dardano - La veste della sera: echi di fraseologia indoeuropea in un rituale ittito-luvio G.F. Del Monte - Su alcune tecniche contabili delle amministrazioni di Nippur medio-babilonese F. Di Filippo - Two Tablets from the Vicinity of Emar F.M. Fales - The Jealous Superior (ABL 211) and the Term btu in NeoAssyrian Everyday Texts P. Fronzaroli - Les suffixes blates de la premire personne du duel M. Giorgieri - Osservazioni sulluso di accad. kubbutu e kubburu in EA 20:64-70 M. Liverani - The Pharaohs Body in the Amarna Letters P. Mander - The Mesopotamian Exorcist and his Ego M. Marazzi - Pratiche ordaliche nellAnatolia hittita G. Marchesi - The Sumerian King List and the Early History of Mesopotamia L. Mori - The City Gates at Emar. Reconsidering the Use of the Sumerograms K.GAL and K in Tablets found at Mesken Qadime P. Notizia - ulibar, Dudu(u)NI e la frontiera orientale F. Pomponio - Assiriologia e letteratura poliziesca: rapporti tra due nobili avventure intellettuali M. Ramazzotti - Ideografia ed estetica della statuaria Mesopotamica del III millennio a.C. D.F. Rosa - Middle Assyrian gin Offerings Lists: Geographical Implications M. Salvini - Contributo alla ricostruzione del monumento epigrafico degli Annali di Sarduri II, re dUrartuth

3 7 23

39 59 75 85 105 117 129 137 147 177 197 231 249 269 293 309 327 343

C. Saporetti - Qualche nota dai testi di Enunna S. Seminara - Uno scriba che non conosca il Sumerico, come potr tradurre? I Proverbi bilingui: fra traduzione e reinterpretazione C. Simonetti - Note in margine ad alienazioni immobiliari det paleobabilonese G. Torri - The Scribal School of the Lower City of Hattua and the Beginning of the Career of Anuwanza, Court Dignitary and Lord of Nerik L. Verderame - Un nuovo documento di compravendita neo-sumerico P. Xella - Su alcuni termini fenici concernenti la tessitura (Materiali per il lessico fenicio - IV)

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383 397 417

[Quaderno di Vicino Oriente V (2010), pp. 197-230]

PRATICHE ORDALICHE NELLANATOLIA HITTITA

Massimiliano Marazzi - Napoli

PREMESSA Nel 1973, E. Laroche pubblicava un breve ma ricco contributo sulle possibili pratiche ordaliche connesse con il fiume in ambiente hittita (cf. Laroche, Ordalie). Da allora largomento, pur toccato nellambito di numerosi contributi hittitologici (cf., fra i tanti, Lebrun 1995, Taggar Cohen 2006, Pecchioli Daddi 1995, Marizza 2007), non pi stato affrontato globalmente, sia sotto il profilo del corpus testuale attestante tale pratica, sia sotto quello, egualmente importante, delle possibili diverse forme che lordalia in generale sembra assumere nellAnatolia del II millennio. Alle testimonianze anatoliche veniva, tuttavia, dedicato pochi anni dopo un capitolo nellopera di T. Frymer-Kensky contenuta in ben due tomi sul Judicial Ordeal nellintero Vicino Oriente Antico (cf. Frymer-Kensky Ordeal, in particolare alle pp. 227ss.). Il pregio di tale lavoro, che ancora oggi rappresenta un punto di riferimento essenziale per gli studi vicinoorientali sullargomento1, consiste non solo nellaver riunito in ununica opera tutte le maggiori testimonianze al riguardo, analizzandone procedure e terminologie, dallet sumerica a quella neobabilonese, ma soprattutto nellaver operato una serie di necessarie distinzioni ad evitare che luso di una generalizzata nominazione ordalia portasse a confondere pratiche fra loro distinte sia sotto il profilo procedurale che ideologico (religioso e giuridico). La stessa studiosa successivamente ritornata sullargomento, con diversi contributi specifici, dedicati ad ambiti culturali particolari del Vicino Oriente antico (1981, 1982, 1983, 1984) e con una forte attenzione per i collegamenti con la tradizione vetero-testamentaria. Inoltre, di recente, la possibilit che la pratica ordalica connessa con il fiume fosse gi ampiamente presente nellAnatolia di et paleoassira stata ribadita da C. Gnbatti (2001) sulla base del riesame di un testo di protocollo1

Per la Mesopotamia si vedano per anche i precedenti contributi generali di Cardascia 1967 e Lieberman 1969; successivamente il quadro in Bottero 1981.

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Massimiliano Marazzi

da Kltepe (Kt n/k 504) redatto in occasione di un contenzioso fra una rappresentanza del krum e la corte di Kane a proposito dellarresto da parte di questultima di un mercante assiro. Alla luce di tali premesse, si ritenuto utile, a oltre trentanni dal ricordato contributo del Laroche, tentare un bilancio dei dati a disposizione2 e un ordinamento delle conoscenze raggiunte, ponendo particolare attenzione al contesto letterario (da intendere sia come genere che come processo redazionale) nellambito del quale i riferimenti a pratiche ordaliche devono essere necessariamente riportati. Il lavoro che qui segue si articola, pertanto, in 2 sezioni distinte: la prima relativa, appunto, a una riconsiderazione e ordinamento dei testi contenenti passaggi possibilmente riferibili a pratiche ordaliche; la seconda, offre trascrizione, analisi e commento di due testi fondamentali per quanto attiene alle pratiche ordaliche nellAnatolia hittita e funge pertanto da supporto e da riferimento alla discussione che precede. 1. I TESTI ORDALICI IN LINGUA HITTITA 1.1 DEFINIZIONE E DELIMITAZIONE DEL CORPUS Rispetto ai 4 testi originariamente considerati in dettaglio dal Laroche (e una serie di altri testi contenuti nelle note a pie di pagina), il presunto corpus testuale contenente pratiche ordaliche o riferimenti a esse apparirebbe oggi pi ampio. Le sue caratteristiche possono sintetizzarsi secondo il seguente schema3:Et storica di riferimento Et anticohittita Testo KBo III 28 (CTH 9.6) Ductus jh Inquadramento di genere Editto reale Riferimento Laroche 4

2 3

Vanno ricordati, in proposito, i riferimenti ai possibili testi ordalici hittiti contenuti anche in HW2 s.v. hapa- e in CHD ss.vv. paprant-, papre-, papress-, parkui-, parkuess-. Per quanto attiene alle 5 voci individuate, si tenga presente che: let storica di riferimento fa uso della terminologia corrente negli studi hittitologici che differenzia fra Antico Regno, cd. Periodo Medio o Pre-Suppiluliuma e Periodo imperiale, da Supp. in poi; lindicazione di CTH fa riferimento ai dati offerti nel Hethitologie Portal (www.hethiter.net) da S. Koak; il ductus si orienta egualmente secondo le pi recenti indicazioni in Portal; linquadramento di genere rappresenta soltanto unindicazione orientativa di massima; il riferimento Laroche indica il numero del testo discusso in Laroche, Ordalie, oppure la nota a pie di pagina dei testi citati ma non discussi in dettaglio.

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Pratiche ordaliche nellAnatolia hittita

KUB XXXI 74 (CTH 23.3)

jh

Editto reale (?)

p. 183, n. 12

KBo III 29 // VIII 41 (CTH 9.3A-B)

jh.

Testo di carattere cronachistico

KBo VIII 42 (CTH 9.5)

ah

Testo di carattere cronachistico

1

KUB XXXI 115 (CTH 24.II.A) Et preSuppiluliuma KUB XIII 4 (e testi paralleli CTH 264)

jh

Testo di carattere didascalico-sapienziale

jh

Istruzioni per il personale templare

p. 185, 19a

KUB XIII 3 // L 282 (CTH 265) KUB XLIII 35 (CTH 275) KBo XVIII 66 CTH 209) KBo VII 53 (CTH 470)

jh

Istruzioni per gli inservienti di palazzo

3

mh

Protocollo/dispositivo di carattere giudiziario

p. 185, n.19a

mh

Lettera di funzionario a funzionario superiore (et di Arnuwanda I ?) Frammento di rituale (?)

2

mh

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Massimiliano Marazzi

Et postSuppiluliuma

KBo XVIII 45 (CTH 188) KBo XXVIII 102 (CTH 208)

jh

Lettera (di un funzionario di corte al re Mursili II)

(jh?)

Lettera internazionale in accadico frammentaria

Una prima impressione generale dal quadro presentato che la distribuzione temporale e di genere dei riferimenti indicherebbe che luso di possibili pratiche ordaliche fosse fenomeno che accompagna lintero periodo della storia hittita. La presenza di riferimenti a pratiche ordaliche non per egualmente esplicita e certa per tutti i testi raccolti in questo schema, n tutti i testi si riferiscono probabilmente alla stessa pratica ordalica (come gi delineato dalla Frymer-Kensky Ordeal, loc. cit.). 1.2. TESTIMONIANZE INCERTEA. KUB XXXI 115

Il testo fa parte di quel complesso documentario, certamente da riferire storicamente ai primi dinasti dellAntico Regno, la cui redazione pi antica fino a oggi attestata rappresentata dalla tavoletta KBo III 23 (=2 BoTU 9), il cui ductus definito in Portal mh.. Non si tratta certamente di un editto reale, bens di una raccolta di istruzioni inserite, per, nellambito di una cornice di sapore lealistico e sapienziale e ruotanti attorno al personaggio di Pimpira, paradigma del buon funzionario. Sotto questaspetto il testo pu essere anche visto come il modello, in termini ideologizzanti, della produzione tecnico-prescrittiva delle vere e proprie istruzioni che comincia proprio in epoca immediatamente post-antico hittita. Su tale base si pu comprendere sia la fortuna di tale composizione in et imperiale, tanto da essere diffusa in diverse redazioni tra loro parallele per contenuto, ma non esattamente duplicate, sia il fatto che proprio a epoca pre-imperiale risalga la sua redazione pi antica4.4

Non escluderemmo che a questepoca si possa farne risalire la composizione originaria, frutto di unopera redazionale di diverse composizioni di carattere politico-didascalico; su tutta la problematica di questo gruppo di testi cf. Marazzi 2001. La recente edizione a cura di M. Cammarosano (2006) offre ora una nuova completa trascrizione e un ordinamento dei diversi testi; si noti tuttavia in margine che le supposte relazioni nello schema testuale a p. 17 non riflettono leffettivo rapporto fra le redazioni; infatti, se pure la loro divisione

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Pratiche ordaliche nellAnatolia hittita

Il presunto riferimento a una pratica ordalica sarebbe contenuto alla r. 23 (secondo quanto indicato in HW2, s.v. hapa- al punto I.1.a, p. 198), nellambito di una serie di raccomandazioni/prescrizioni relative alla lealt dei funzionari nei confronti del re, e quindi dellobbligo di non nascondere atti di frode rendendosene quindi complici: 21 ku-i]t a-ut-te-ni na-at te-e[t-te?-en? 22 m]u-un-na-at-te-ni -wa-t[e23 m]a-a-an pr-ku-i-ta(-)x[5 Il tema ricorre in diverse altre composizioni di carattere giuridico, come, ad esempio, leditto KUB XIII 9+, III 12ss. Proprio qui, alle rr. 18-20 si ammonisce che al momento della successiva scoperta i complici verranno puniti al pari dei colpevoli, rendendo, attraverso un giusto processo, giustizia degli eventuali errori pregressi: nu apt uttar SIG5-in parkuwanzi. quindi probabile che anche in XXXI 115 lazione espressa dal verbo parkuepossa riferirsi al ripristino dello stato di giustizia (nei confronti di qualcuno o di qualcosa). Non vi sono, daltra parte, in tutto il testo allusioni che possano far pensare a un procedimento ordalico.B. KBO III 29 // VIII 41

Questa composizione, data in trascrizione e traduzione in Soysal, Diss., stata da ultimo brevemente considerata da F. Pecchioli Daddi (1995) nellambito di un riesame dei cd. testi cronachistici riferibili storicamente agli inizi dellAntico Regno. Entrambi i frammenti sono di ductus recente e il loro effettivo parallelismo, data la lacunosit del contesto, accertabile solo parzialmente. Da quanto possibile dedurre, ricorre il tema della lealt nei confronti del sovrano, al quale nulla va nascosto (cf. III 29 Vs. I 6-10). Alla met del 2di III 29 (r. 13 // VIII 41 4) uno dei personaggi, un certo Hapruzi, appare sottoposto a giuramento attraverso la formula analogica: come ci stato colpito, cos anche Hapruzi sia colpito, al quale appaiono aderire sia i funzionari di palazzo, sia Hatajari (15s. ... humante DUMUME .GAL/ [linkanzi?] MUNUSHatajari=a likzi). Immediatamente di seguito indicata lespressione [(p-ra-an a-ba-a)] hu-i-ja-an-za, con ogni probabilit riferita a Hatajari. Il problema consiste nel valore da assegnare alla sequenza dei segni A-BA-A, contenuta, tra laltro, solo in VIII 41 6. Luso del segnoin 3 gruppi appare in parte sostenibile, allinterno dei guppi I e II il rapporto fra i testi non sempre quello di duplicati. Lettura pr-ku-i-ta x[ e non pr-ku-i ta-x[.

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Massimiliano Marazzi

BA per la scriptio del pronome dimostrativo apa- (normalmente notato con PA) appare certamente particolare, ma non in contrasto con la sua realt fonemica (cf. HED, p. 86 e anche quanto messo in evidenza in HW2 s.v. apa-2). La possibilit di un emendamento in D!-a (per altro non escluso a priori in HW2 loc. cit.), e quindi di una interpretazione del tipo correre/recarsi al fiume, appare poco probabile per diverse ragioni: 1) la chiarezza dei segni, senza alcun indizio di incertezze o difficolt di sorta, tracciati dallestensore di VIII 41; 2) luso del verbo huwai-/hui-, che non appare mai ricorrere in contesti ordalici, e la mancanza di ogni e qualsiasi altro riferimento a tale pratica; 3) la difficile sintassi, che vedrebbe un genitivo posposto a piran, per esprimere (come vorrebbe Pecchioli Daddi loc. cit), corso al fiume (riferito, per altro a Hapruzi). Propenderemmo, quindi, per una interpretazione nel senso: ...anche Hatajari giura/dovr giurare, camminando costei davanti (nel senso di venendo per prima).C. KBO XVIII 45 (CTH 188)

Si tratta di una lettera molto frammentata inviata da Aranhapilizzi a Mursili II (cf. Hagenbuchner 1989, Nr. 11). Che il riferimento alla r. 11 del bordo sup. -i]t D-za -it [ possa effettivamente riferirsi a un procedimento ordalico, ci sembra sinceramente molto improbabile, mancando il contesto di qualsiasi indicazione in tal senso. 1.3. CONTESTI Prima di tentare una individuazione delle possibili procedure ordaliche nellambito dei singoli testi (fatta, naturalmente, esclusione di quelli incerti sopra ricordati), riteniamo sia essenziale definire pi in dettaglio i contesti allinterno dei quali tali riferimenti vengono ricordati. Per contesto intendiamo, quindi, non la caratterizzazione di genere del documento (per altro gi orientativamente indicata nello schema generale presentato poco sopra), bens loccasione effettiva della celebrazione/esecuzione/menzione della pratica, a prescindere dal tipo specifico di pratica ordalica. Orientativamente, si possono individuare 3 diverse situazioni occasionali: a) Ordalia come procedura stabilita direttamente dallautorit regia Compare in testi di carattere giuridico-prescrittivo, come editti, istruzioni o protocolli, nellambito dei quali il procedimento ordalico viene indicato esplicitamente dal re quale mezzo per laccertamento delleffettiva colpevolezza di un funzionario, un membro della famiglia regia, o di

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Pratiche ordaliche nellAnatolia hittita

unintera categoria di personale di servizio. Il dispositivo regio tuttavia espresso pi come possibile deterrente che come effettiva regola procedurale. Di conseguenza, spesso, la minaccia del ricorso a tale pratica viene rafforzato attraverso il riferimento ammonitore a un evento ordalico gi verificatosi in passato (pi o meno prossimo) con esiti devastanti per il malcapitato. KBo III 28 (in relazione a mancanze nei confronti del re da parte dei principi di corte) kinuna mn DUMU-a SAG.DU LUGAL watai kuitki apaan A[NA dD h]alzai n=a paittu (in relazione a mancanze probabilmente commesse da membri della corte regia; contesto lacunoso) happa anda eten (rivolto ai cuochi di palazzo, che devono garantire la purezza degli alimenti del re, quale deterrente per eventuali mancanze nascoste) kuwapi UD-at LUGAL-wa ZI-za ihizzijazi ume=a ENME TU7 hmandu halzihhi nu=ma D-i mnijahmi (rivolto ai pastori che devono garantire le offerte di bestiame e di prodotti derivati agli dei, quale deterrente per eventuali possibili frodi nascoste) nu=ma=kan PANI DINGIRLIM kian anda pedatteni ... (segue giuramento con formula di maledizione)...n=ata BIBRU DINGIRLIM ZIa arha ekutteni

Ro . II 10s.

KUB XXXI 74

Ro. II 9 KUB XIII 3 e // KBo L 282

Ro. II 14ss.

KUB XIII 5 (e testi paralleli)

Vo.IV 48ss.

b) Ordalia come topos nellambito di paradigmi ammonitori Come gi indicato al punto a), il ricordo della messa in atto di procedure ordaliche quale evento esemplare con scopo ammonitore, proiettato indietro in un tempo pi o meno passato, ricorre sempre in associazione con un dispositivo regio volto non tanto a fare dellordalia uneffettiva e regolare 203

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pratica giuridica soprarazionale, per riprendere la definizione data in pi occasioni dalla Frymer-Kensky, bens a presentarla quale minaccia, un vero e proprio deterrente contro i pericoli impliciti nel manifestarsi di qualsiasi forma di deriva morale a scapito dellordine determinato dal dettame regio. Il ricordo, quindi, che nella comunit politica hittita svolge il ruolo di rafforzativo consuetudinario della pratica giudiziaria, facendo diretto riferimento alla memoria collettiva (cf. Marazzi in Dardano 1997, pp. IXss., e Marazzi 2007), funge da collegato alla paventata applicazione della pratica ordalica. Lo schema di tale connessione pu essere rappresentato come segue: KBo III 28 Ro. II 17ss. KUB XXXI 74 Ro. II 12ss. KUB XIII 3 Vo. III 24ss. // KBo L 282 1ss. episodio di Kizzuwa episodio di Alluwamna (?) episodio di Zulija ai tempi del padre del re (contesto lacunoso)

in passato il re a Sanhuitta

Diverso il caso di KBo VIII 42 (per unanalisi dettagliata del quale si rimanda alla parte seconda). Qui lintero testo rappresenta una narrazione fra laneddotico e il cronachistico, nellambito della quale i riferimenti alla pratica ordalica ( Ro. 8, 13; Vo. 9) sembrano essere il tessuto connettivo stesso del racconto. Non a caso questo testo stato a suo tempo inserito dal Laroche, nel suo CTH, fra i frammenti appartenenti o simili alla cd. Cronaca di Palazzo, che altro non se non una sequenza di brevi racconti di sapore aneddotico, espressi in uno stile fresco e conciso, tutti incentrati sul paradigma del servitore incurante dellinsegnamento regio e sulla giusta punizione che a questi viene alla fine comminata. Non neppure un caso che i singoli episodi di tale collana, cui fa da contraltare quella dei cd. Testi di Pimpira (incentrato sul paradigma del fedele servitore), trovino un diretto riscontro negli esempi paradigmatici di accadimenti interni o connessi con la corte regia che costellano i dispositivi regi, proprio come i paradigmi ammonitori caratterizzati dal rinvio alla pratica ordalica. In sintesi, sia gli episodi ordalici addotti a esempio nei testi giuridicoamministrativi sopra ricordati, sia la sequenza degli episodi che costellano il testo cronachistico KBo VIII 42, altro non sono che una variante specifica del pattern letterario dellesempio ammonitore cos ampiamente diffuso nella cultura hittita, soprattutto nelle sue manifestazioni pi antiche.

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Pratiche ordaliche nellAnatolia hittita

c) Ordalia come accadimento effettivo riportato/citato nellambito di un resoconto Informazioni su pratiche ordaliche effettivamente avvenute (quindi fuori del meccanismo della minaccia di rinvio a tale prova in funzione deterrente, o del ricordo dellepisodio paradigmatico) sono, almeno per quanto documentato fino a oggi, ben poche e, in due casi su tre, incerte. I generi testuali sono rappresentati dalla corrispondenza epistolare e da un possibile rituale. Cominciando da questultimo, KBo VII 53 (CTH 470), occorre innanzitutto premettere, come gi puntualizzato da P. Meriggi (1960, p. 100, n. 114), che il testo in questione, lungo ma per altro estremamente lacunoso (solo la met di destra della colonna mantenuta), pi che di un rituale d lidea di una invocazione religiosa condotta in prima persona dal committente; alcune frasi frammentarie ricordano le dichiarazioni di innocenza (o di colpa non conscia) contenute nei testi di preghiera con introduzione innica, tipici di epoca immediatamente pre-imperiale. E, daltra parte, potrebbe non essere un caso che il nostro frammento mostri (secondo quanto indicato in Portal) il cd. ductus medio-hittita. In tale ambito, la breve sequenza: ]x dD an-da?di fine riga Ro. 17 (subito allinizio di un nuovo paragrafo), potrebbe anche indicare il ricordo di una pratica ordalica cui il personaggio coinvolto sarebbe stato sottoposto (volontariamente?) a dimostrazione della propria innocenza. Come detto, per, la lacunosit del testo non permette neppure un suo inquadramento di genere e il solo riferimento al dio fiume non garantisce alcuna sicurezza. I restanti 2 testi sono lettere. Della prima, KBo XXVIII 102 (Hagenbuchner 1989, n. 307), in lingua accadica, non possibile accertare n il mittente, n il ricevente, e neppure il dove e il quando della sua redazione. Una datazione di massima, per quel poco di leggibile che resta, sembrerebbe collocarla in una generica et imperiale; tutto troppo poco per dare una valutazione della sequenza alla r. 14 ]x a-na dD a-li-ik[ . Diverso invece il caso della seconda lettera, KBo XVIII 66 (Hagenbuchner 1989, n. 69), per la quale si faccia riferimento alla recente riedizione in Marizza (2007, p. 54ss.) e allinquadramento storico in De Martino (2005, p. 298s.). Si tratta di una lettera di et e ductus medio-hittita (et di Arnuwanda I?), di cui, pur essendo incerta lattribuzione di mittente e ricevente, si pu verisimilmente proporre che si tratti del resoconto redatto da un funzionario (periferico?) a un proprio superiore a proposito di una serie di eventi (bellici ?). Tra le varie vicende riportate nel Vo., il 2 (rr. 6-

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11) appare interamente dedicato alla notizia di una procedura ordalica nellambito di un procedimento giudiziario6. La testimonianza, per quanto frammentaria, rappresenta un elemento di notevole interesse perch attesta (come si puntualizzer meglio pi avanti), fuori di qualsiasi retorica di carattere deterrente o di genere ammonitore, leffettiva e reale celebrazione del procedimento ordalico connesso con lelemento fluviale: 8s. IN]A dD=ja pehute[r / ]x mn parkui[zi7 . 1.4. LE PROCEDURE Arrivati a questo punto resta da tentare un approfondimento sulleffettiva sostanza delle pratiche ordaliche variamente ricordate per le diverse tipologie e nelle diverse occasioni. Nel considerare questaspetto occorre preliminarmente tenere ben presenti due diversi punti del problema. Il primo, pi generale, riguarda le premesse metodologiche, esposte a pi riprese dalla Frymer-Kensky (opp. citt.), dal momento che spesso sotto letichetta di ordalia vengono a essere sussunte procedure e forme giuridico-religiose di diversa natura. Il secondo, di carattere pi pratico-contestuale, riguarda leffettiva caratterizzazione dei meccanismi delle supposte pratiche ordaliche. A nostro avviso, infatti (e come daltra parte si ripropone anche per lintero ambiente vicino-orientale del III, II e I millennio a.C.), la semplice citazione del dio fiume, non automaticamente e sempre da intendersi come pratica di immersione nelle acque. Tenuto conto di queste premesse, si procede qui di seguito attestazione per attestazione, cercando di arrivare di volta in volta alle definizioni pi precise possibili.

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A tal proposito, e come si ha occasione di esprimere pi avanti, risulta importante la presenza del verbo manijahh- alla r. 10, che non ha nulla a che vedere con lazione del governare (come sembrerebbe intendere Marizza nella sua edizione cit.), bens rappresenta, nel tipico lessico giudiziario hittita, lazione dellaffidare, rinviare, assicurare qualcuno indiziato di qualcosa a una pena o alla sentenza di un tribunale Preferiamo qui decisamente lintegrazione del verbo al presente di Marizza rispetto a quella al preterito in Laroche, Ordalie. Infatti il mn che precede indica che allatto della redazione della lettera il procedimento ancora non era stato portato a termine, oppure si dovrebbe pensare che la lettera riporti verbalmente la decisione di rinvio dellaccusato alla pratica ordalica. In entrambe i casi il verbo al preterito sarebbe fuori luogo.

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Pratiche ordaliche nellAnatolia hittita

1.4.1. KUB XIII 4: ORDALIA DEL BERE? Come si gi indicato schematicamente allinizio, il testo in questione, con le sue diverse redazioni, contiene le istruzioni per le diverse categorie di personale connesso con gli edifici di culto8. Linteresse di questo testo rappresentato dalla testimonianza che esso apporta di una pratica giudiziaria di tipo ordalico poco o nulla presente in ambiente vicino-orientale mesopotamico, e presente, invece, in ambiente semitico occidentale del I mill. a.C.9 Di fatto, il passaggio specifico che qui ci interessa e che riguarda nel particolare i pastori al servizio del tempio, rappresenta una variante rispetto a una serie di giuramenti proferiti dinnanzi alla divinit da diverse categorie di dipendenti, tutti incentrati sulla maledizione divina cui questi sono sottoposti in caso di frode non scoperta dallamministrazione e quindi non punibile attraverso una procedura di carattere umano. Al 18, dove si tratta dellobbligo fatto ai pastori di fornire soltanto alle divinit alcune primizie in specifiche occasioni, dopo aver ricordato che atti di frode una volta scoperti prevedono la pena capitale, si conclude (rr. 46ss.): Se per ci (scil. la mancata offerta delle primizie esclusivamente alle divinit) non viene scoperto, quando voi la (scil. la presunta primizia) porterete, allora comparirete al cospetto della divinit e (giurerete) in questo modo: Se noi abbiamo destinato questo primo nato al nostro soddisfacimento, sia a un nostro superiore, sia alle nostre mogli e figli o a una qualsivoglia persona, abbiamo causato (in tal modo) offesa allanimo degli dei, quindi berrete completamente (quanto contenuto nel) rython del dio della vita, e se (risulterete) privi di peccato, ci (sar in virt del) vostro dio protettore, se invece (risulterete) impuri, allora andrete in malora insieme alle vostre mogli e ai vostri figli. Egualmente significativo il giuramento che viene applicato per altre simili frodi al paragrafo successivo. In questo caso, infatti, la formula di maledizione, nella quale contenuta esplicitamente lazione persecutoria divina in caso di dolo, viene proferita dopo aver preso il rython dalla tavola delle offerte; del bere non per menzione.8

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Il testo stato di recente interamente riedito e commentato in Taggar Cohen 2006, dove i passaggi in oggetto sono adeguatamente caratterizzati nella loro valenza giuridicoreligiosa. A tale edizione si fa qui riferimento per tutte le citazioni. Per tutti i confronti, soprattutto con lambiente ebraico, cf. Frymer-Kensky, Ordeal; ead. 1984; pi di recente, riassuntivamente Ashley 1993, 117ss.

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In effetti, come giustamente gi notato originariamente dalla FrymerKensky e successivamente, seppure in diverso modo, sia dalla Pecchioli Daddi (2004, p. 456) che dalla Taggar Cohen (2006, p. 129ss.), non ci troviamo di fronte a un vero e proprio procedimento ordalico. Come nel caso del famoso esempio del sospetto adulterio in Numeri V, 11-31, ripreso anche nellepisodio dellacqua della prova di Maria nei cd. vangeli apocrifi10, anche qui lintera procedura viene interamente demandata alla divinit, cui non spetta soltanto il compito di indicare la colpevolezza o meno, ma anche quello di perseguire, secondo tempi e modi non prevedibili umanamente, il colpevole. Il caso in questione non rientra dunque nella tipologia ordalica ben conosciuta dellassunzione di una pozione le cui conseguenze, manifestandosi in diverse forme, permettono poi al giudice umano di emettere la propria sentenza. Non infatti il liquido ingerito di per s a operare fisicamente sullindiziato. In questo senso assume un valore significativo la definizione di BIBRU DINGIRLIM ZI-a/ZITI, alla lettera il B. del dio della vita. Infatti, la specificazione ZITI della vita, non si riferisce a un appellativo proprio della divinit (che come tale non caratterizzante del pantheon hittita), bens alla funzione che la divinit stessa in questo caso chiamata ad assolvere: quella di decidere della vita dellindiziato allatto del suo solenne giuramento che accompagna la procedura del bere (e che negli altri paragrafi compare unico elemento caratterizzante). Altro elemento particolare rappresentato dal carattere collettivo della procedura. 1.4.2. KUB XIII 3: UN ESEMPIO DI ORDALIA COLLETTIVA DEL FIUME. E qui si tocca un tema che accomuna per certi versi questa testimonianza a quella dellaltro testo di istruzioni inizialmente ricordato: KUB XIII 3. In questo caso si tratta delle prescrizioni (soprattutto di carattere igienico, con valenza quindi sacrale) del personale addetto alle cucine e al servizio del palazzo regio11. Anche in questo caso ricorre il tema della colpa commessa che, non scoperta dal re, per patente agli occhi della divinit; a tal proposito il testo recita (II 14ss.): Quando poi un giorno lanimo del re sar esasperato, allora io convocher tutti voi, inservienti delle cucine, e vi affider al10 Cf. per tutti ledizione (a cura di) L. Moraldi, 1996: Papiro Bodmer 34-35; Protovangelo

di Giacomo 16; Codici Hereford e Arundel, H/A 51; Pseudo-Matteo 12.11 Il testo ora interamente riedito in Pecchioli Daddi 2004. A esso ci riferiamo qui per tutte

le citazioni.

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fiume (D-i mnijahmi): chi risulter privo di colpa (parkuzi) rimarr mio servo, ma chi invece risulter impuro (paprizi), io, il re, non vorr pi averlo, e a lui, con le sue mogli e i suoi figli, si dar unorrenda morte!. Anche in questo caso non sono esplicitamente indicati dei sospetti nellambito di un procedimento specifico. Tutto il personale viene affidato collettivamente al fiume per dividere i colpevoli dai puri. Tuttavia la pena capitale non sembra affidata a tempi e modi sovrumani; luso della 3^ pers. plur. nella espressione HUL-lu hinkan pieanzi (si dar/daranno una terribile morte) ha piuttosto il significato dellapplicazione di una sentenza regia, come nel caso delle possibili frodi commesse dai calzolai del re poco pi avanti12. Che probabilmente le cose stiano effettivamente in questo modo sembra confermato dallesempio ammonitore che segue pochi paragrafi pi avanti: al Vo. III r. 24ss. (dalla r. 27ss. // KUB L 282 r. 2ss.); il re, dopo essersi raccomandato dellosservanza delle prescrizioni per quanto concerne i portatori dacqua, ammonisce (Vo. III r. 24ss.): Una volta, in passato, io, il re, nella citt di anahuitta trovai un capello in un bacino, di conseguenza mont lira nellanimo del re che and in collera con i portatori dacqua: questo disgustoso!; e Arnili si affrett a dire: Era Zulija lincaricato!. E allora il re: che Zulija vada al fiume (hap paiddu): se egli risulter innocente, che la sua vita sia risparmiata (mn=a parkuezi nu=za ZI=U parkunuddu), se invece risulter impuro (mn=a paprazi=ma), che muoia! In questo caso il seguito della narrazione ci informa sul risultato della prova (III rr. 32ss.): Zulija and al fiume e risult colpe[vole], di conseguenza si fece trasferire Zulija nella citt di urita, il re n[on] lo [grazi] e lui mor. Il testo parallelo (KUB L 282 x+5) riporta lo stesso evento in maniera pi complessa:

12 Vo. III r. 8: nu=i QADU NUMUN=U HUL-lu -an pijanzi e r. 19s.: nu=ma QADU

DAMME=KUNU DUMUME=KUNU idlu hinkan pijanzi.

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... Se egli (scil. Zulija) risulter innocente, allora anche tu (scil. Arnili) sarai (dichiarato) innocente, se invece risulter co[lpevole], allora dovrai andare (scil. al fiume) anche tu. E quando essi and[arono], Zulija risult colpevole e lalt[ro pure risult colpevole?... Purtroppo a questo punto il testo parallelo diviene lacunoso e non possibile seguire le vicende. Tuttavia anche in questo caso siamo di fronte a una responsabilit collettiva e quindi alla celebrazione di unordalia di gruppo. . 1.4.3. LE TESTIMONIANZE DEL TESTO DI PROTOCOLLO (?) KUB XLIII 35, DELLE LETTERE KBO XVIII 66 E XXVIII 102, DEL FRAMMENTO DI RITUALE KBO VII 53. Tutti i quattro i testi in questione non sono ricchi di informazioni circa leffettiva procedura, tranne che nel riferimento al (dio) fiume: - XXVIII 102: da rilevare soltanto alla r. 14 in contesto lacunoso: ]x a-na dD a-liik[; - KBo VII 53: non contiene altre informazioni oltre quella generica del Ro. 17 gi sopra ricordata al punto 1.3.c). - KUB XLIII 35: diverse sono le allusioni a una procedura ordalica connessa con il fiume in questo testo che presenta numerosi passaggi in discorso diretto. Entrambi i paragrafi iniziali hanno probabilmente a che fare con un evento di tal genere, come le forme verbali e aggettivali sembrano confermare, senza per che se ne possa ricostruire un senso compiuto: qua]lora io vad[a ........3risult]er colpevole e cost[ui.......3]ascolter [...... 4innocen]te? ritorner dal dio fiume[ ......../ 8 ...] che non giudi[chi ....9...]del dio fiume non v[ada?...132

13

x+2 5

ma-a-]an-wa -uk pa-i-m[i ... 3 pa-a]p-ri-iz-zi nu a-pa-a[-a ... 4 ]i-ta-ma-a-zi na[- ... pr-ku-]i I-TU dD[ ..../.... 8 ]x le-e ha-an-da? [-i?... 9]x dD-a le-e p[a?-

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KBo XVIII 66: quanto desumibile da questo testo stato gi sopra esposto al punto 1.3.c). A parte il contesto chiaramente giudiziario, nel quale si inquadra il frasario (condurre al dio fiume, nel caso risulti innocente etc.) nullaltro possibile inferire.

1.4.4. IL RACCONTO KBO VIII 42 A parte lespressione al Ro. 8: tu-e-la-wa KU7-i-ma I-NA wa?-ar?-p-ja dD[ (per la quale si veda il commento specifico al testo contenuto nella seconda parte) e le correnti espressioni dD-ja pait e dD-ja pait =a parkueta, rispettivamente al Ro. 13 e al Vo. 9, il testo non offre specifiche informazioni per quanto attiene alle procedure.

1.4.5. GLI EDITTI REALI KUB XXXI 74 E KBO III 28: ORDALIE ANOMALE DEL FIUME? I due editti reali in oggetto (per KBo III 28 si rinvia alla trascrizione e al commento contenuti nella seconda parte) presentano, rispetto ai rimanenti testi, alcune particolarit che toccano da vicino il problema delle procedure. 1.4.5. a) Cominciando con XXXI 74, mantenuto in tutte le sue 4 colonne, ma purtroppo molto lacunoso, occorre innanzitutto notare due elementi particolari: lanomala scriptio ha-ap-pa-, per regolare ha-pa-, ripetuta al Ro. II, rr. 9 e 11, e laltrettanto particolare forma verbale eten usata nellinterazione con il (supposto) fiume14. Sul problema di happ(a)- in concorrenza con hapa-, la soluzione proposta da C. Watkins (1972) per cui in hittita sarebbe rimasta traccia dellantica alternanza /p/ /b/ a indicare rispettivamente acqua (in generale) e fiume risulta di difficile accettazione15. Difficile, infatti, costruire una tale ipotesi su questunica attestazione, per quanto di tradizione anticohittita. Daltro lato il predicato verbale collegato alla forma allativa del supposto lessema per acqua/fiume espresso dallimperativo 2^ pers. plur. del verbo e-/a- dormire, sdraiarsi. La costruzione sintattica happ anda14 Ro. II:9 ha-ap-pa an-da e-i-te- en[... 10 ku-i pr-ku-i na-a R-KU-N[U ... 11 naa a-ku u-me-a DINGIRME-a ha-a[p-pa-. 15 Cf. quanto in ordine di tempo discusso criticamente al riguardo in HEG e EDHIL s.v. hp(a)- e NIL s.v. h2ep-.

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eten (scritto, per altro, e-i-te-en), pur trattandosi di copia di originale antico-hittita, appare di difficile interpretazione, tenuto anche conto del contesto frammentato (pu essere happa posposto a un predicato verbale che precede in lacuna, oppure semplicemente preposto allavverbio anda?). Se si dovesse rendere una traduzione alla lettera, il senso potrebbe alternativamente essere sdraiatevi l, al/verso/nel fiume/acqua, oppure (andate) al fiume e l stendetevi, azione che di per s appare anomala a fronte delle informazioni sulle procedure ordaliche fluviali che ci provengono da ambiente mesopotamico. Il poco contenuto nelle righe che seguono, daltra parte, indica certamente qualcosa che ha a che fare con una pratica sovrumana finalizzata allindividuazione di una colpa: chi risulter innocente/puro, che costui (sia) il vos[tro] servo[... 11ed egli muoia! E voi, degli/agli dei del/al/nel fiu[me... Certamente, lipotesi di Watkins, che vede in happa- un luogo connesso con le acque (stagnanti o meno), a parte i dubbi di carattere linguistico, appare suggestiva. Ma a questo punto sorge spontaneo il dubbio se, pi che una pratica ordalica stricto sensu (es. per immersione nelle acque fredde), non debba invece trattarsi di una qualche forma di pratica oracolare (per incubazione?) volta egualmente allindividuazione di un colpevole. 1.4.5.b) Veniamo, infine, al pi famoso testo hittita riferito alle pratiche ordaliche connesse con il fiume: leditto antico-hittita, in copia recente, KBo III 28. Il testo, gi a suo tempo offerto in trascrizione da E. Forrer in 2 BoTU 10, pur abbastanza integro per 4 paragrafi, a parte quello iniziale e finale lacunosi, e giunto fino a noi solo nella sua seconda colonna, non di semplice lettura, soprattutto a causa di una serie di errori/equivoci nei quali sembra essere incorso il copista neohittita. Per questa ragione si scelto di presentare tale testo in dettaglio nella seconda parte di questo scritto, alla quale si far di volta in volta riferimento. Il testo, che forma daltra parte loggetto principale della pi volte citata trattazione di Laroche sullordalia, alterna, nei paragrafi conservati, partizioni storico-descrittive (di sapore cronachistico), a partizioni di carattere normativo-dispositivo, associate con esempi ammonitori riferiti a un passato collocato al tempo del padre del re, secondo il seguente schema: 1, rr. 1-9. (lacunoso e mancante della parte iniziale) narrazione di fatti connessi con la rivolta (?) del signore di Puruhanda. Gli dei aiutano il re10

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consegnandogli il rivoltoso, e il re, a sua volta, dimostra la propria magnanimit nei confronti della famiglia del principe ribelle; 2, rr. 10-16. Dispositivo nei confronti dei futuri principi ribelli, unito a insegnamenti morali e politici rivolti all 2^ pers. sing. (al futuro re?); 3, rr. 17-19. Comportamenti e procedure messi in atto nel passato, ai tempi del padre del re, da parte del potere regio nei confronti di coloro (senza esplicito riferimento ai membri della famiglia regia) che ne avevano tradito la fiducia: episodio di Kizzuwa; 4, rr. 20-22. Ritorno al presente con nuovi ammonimenti contro coloro che infrangono la parola del re. Ripresa (?) dellepisodio/contenzioso (sostanziante la parte non conservata iniziale delleditto e probabilmente elemento centrale della emissione stessa delleditto) della regina originaria di Hurma; 5, rr. 23-27. (molto lacunoso) Continuazione del tema affrontato nel paragrafo precedente; 6, r. 28. Interamente perso; rimangono solo poche tracce della prima riga. Gli eventi connessi con i processi ordalici si inseriscono: al 2, che si riallaccia direttamente alle colpe del principe di Puruhanda, in relazione ai proclamati dispositivi contro i principi ribelli (II 10-16): e ora, se un principe si rende in qualche modo colpevole nei confronti della persona del re, convocalo al [dio fiume]. Che egli vada e se risulta innocente, che possa [continuare a vedere] i tuoi occhi; se invece dD(-)ja-x mi-im-ma-i, allora che resti nella sua casa. Se vuoi essere magnanimo e vuoi contare ancora su di lui, tienilo pure in considerazione. Ma se non intendi tenerlo in conto, che resti semplicemente nella sua casa. Non lo imprigionare, non fargli alcun male, non mandarlo a morte, non venderlo assolutamente (come schiavo). al 3, i riferimenti paradigmatici alle pratiche ordaliche celebrate nel passato, ai tempi del padre del re, nei confronti dei sudditi colpevoli, fanno da pendant al dispositivo del paragrafo precedente (II 17-19): nei confronti dello haran e del dD-ja di mio padre molti sono risultati colpevoli, e mio padre non li ha graziati. Lo stesso Kizzuwa

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risult colpevole nei confronti del SAG di mio padre e del dD-ja e mio padre quel Kizzuwa non grazi. Come si pu dedurre, anche attraverso lanalisi condotta su questi 2 paragrafi nella parte seconda di questo scritto, il problema interpretativo risiede tutto da un lato nella lettura di dD(-)ja-x mi-im-ma-i e nella spiegazione di ci che in origine poteva essere semanticamente espresso dalla forma verbale mimmai, tenuto conto dellanomalia che il verbo in questione (alla lettera se rifiuta ...) rappresenta rispetto alla normale formula se risulta colpevole...se risulta innocente; dallaltro nella giusta interpretazione da attribuire a haran, probabilmente, come gi a suo tempo evidenziato da Riemschneider (1977, e ripreso dalla Frymer-Kensky, Ordeal, pp. 235ss.), da intendere, nella stesura originale del documento, come HURAN, definizione della pratica ordalica connessa con limmersione nel fiume in ambiente mesopotamico. Cominciando proprio da questultimo punto, se la lettura di Riemschneider coglie nel giusto, come crediamo, il paragrafo assume una sua armonia interna (r. 17ss.): in occasione della pratica ordalica del dio fiume disposta da mio padre, molte persone sono risultate colpevoli....lo stesso Kizzuwa risult colpevole alla prova ordalica del fiume disposta da mio padre.... Il 2, invece, funge, come si sopra indicato, da dispositivo collegato allepisodio che immediatamente precede, al 1, relativo al principe di Puruhanda, nei confronti della cui famiglia il re riferisce di un suo atteggiamento apparentemente magnanimo (r. 8s.: andate, mangiate e bevete, ma non presentatevi al mio cospetto). Il dispositivo del 2 esplicitamente finalizzato ai principi di palazzo (r. 10: kinuna mn DUMUa) e non ai semplici funzionari/servi di corte, come invece il caso dellepisodio descritto al paragrafo successivo, il 3. Una lettura possibile (come in dettaglio analizzato nella seconda parte) potrebbe essere tk-ku d D ja-ra mi-im-ma-i (se rifiuta lo jara del dio fiume), dove per sia la lectio jara, sia la valenza semantica del verbo mimmai fanno difficolt16. Ora, di fatto, una bevanda jara/ijara attestata nella documentazione anticohittita nellepisodio della cd. Cronaca di Palazzo relativo ai carristi che si16 In relazione al problematico significato da dare in questo contesto al verbo mimma- cf. gi

Frymer-Kensky, Ordeal, 238s.; lipotesi che si dovesse leggere qui jara- e che ci si potesse riferire allingurgitamento di una pozione era stata marginalmente suggerita da S. Bin Nun 1973, 7 e nota 18.

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sono dimostrati incapaci nelle esercitazioni di tiro con larco (KBo III 34 Ro. I, rr. 33ss.).17 ... chi colpisce il bersaglio, a lui si d da bere del vino e costoro continuano a essere i [solda]ti del re; chi invece non colpisce il bersaglio, a lui si d (da bere) una coppa di ijara e nudo costretto a passare [dovun]que in rassegna.18 Dal passaggio si deduce chiaramente che il sostantivo in questione deve rappresentare una bevanda, nociva o meno che sia. Quindi, nel caso dellordalia in questione, potrebbe trattarsi di uneguale pozione che, se rigurgitata (azione espressa dal verbo mimmai?), testimonierebbe della colpevolezza del soggetto: se rifiuta/rigurgita il dio fiume (e cio) la bevanda jara. A sostegno di una tale interpretazione concorre anche la procedura che immediatamente segue latto del mimmai, cio del rigurgitare (scil. non accettare di interiorizzare) il dio fiume: non espressa la solita formula se invece risulta colpevole..., pendant di quella che precede se risulta innocente..., bens si passa direttamente a sottolineare latteggiamento che pu assumere il re, scegliendo fra un allontanamento o una riabilitazione, ma escludendo qualsiasi severa misura punitiva. In tal caso saremmo di fronte a una vera e propria canonica ordalia del bere, cui seguirebbe una sentenza improntata alla moderazione. Che il trattamento riservato ai servi del re, esplicitato nel paragrafo successivo e collegato con la pratica dello HURAN, sia diverso non dovrebbe in principio porre problemi, dal momento che nel caso specifico dello jara la prescrizione regia esplicitamente rivolta alla categoria dei principi di corte. Se questa rappresenta la lectio difficilior, la soluzione pi semplice potrebbe, invece, essere quella della non significativit dello spazio fra dD e la susseguente serie di 2 segni, da leggere il primo senza dubbi JA ed17 Questo passaggio stato oggetto di diverse interpretazioni e discussioni, soprattutto per

quanto concerne la lettura ijara in questione: cf. da ultimo Dardano 1997, 110ss. e, soprattutto Beal 1992, 536 e 554s.; sulla base di quanto argomentato da questultimo, loc. cit., e del controllo del passaggio in oggetto su foto gentilmente fornitami dal collega, Prof. G. Mller dellAkademie di Mainz, non mi sembra necessario lemendamento in ijal proposto a suo tempo da E. Neu, come daltra parte aveva gi correttamente letto anche E. Forrer in 2 BoTU 12A. 18 34. ... ku-i na-at-ta-ma ha-az-zi-iz-zi nu-u-e i-ja-ra GAL-ri p-an-zi 35 [ku?-wa?]-at-taan ni-ku-ma-an-za -wa-a-tar p-it-ta-iz-zi. Lespressione qui resa con passare in rassegna corrisponde in hittita a uwatar pittaizzi, alla lettera correre la rivista. Tuttavia la forma verbale pittaizzi equivoca e potrebbe anche essere interpretata come derivante dal verbo per portare pittae-, cos come uwatar pu anche essere una grafia arcaica per watar acqua e quindi avere il significato nudo costretto a portare lacqua dovunque.

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emendare il secondo in MA (dD-ja-ma!, come per altro proposto in CHD s.v. mimma-, dal Laroche, Ordalie, e Soysal, Diss.,) e, rimanendo di conseguenza per la forma verbale mimmai sempre il valore di rifiutare/rigettare, arrivare alla conclusione che il caso preso in esame sia quello che il sospetto di colpevolezza rifiuti di sottoporsi alla normale pratica ordalica dello HURAN e che quindi, non esistendo un esplicito responso sovrumano, sia previsto che il re si astenga da possibili punizioni, pur rimanendo a sua discrezione la possibilit di una completa riabilitazione del sospetto stesso; il senso sarebbe quindi (r. 11ss.): se risulta innocente, che possa [continuare a vedere] i tuoi occhi; se invece rifiuta il dio fiume (scil. di andare al fiume per sottoporsi alla prova), allora che resti nella sua casa.... Anche nel caso della lectio facilior rimane per un punto equivoco (a parte gli emendamenti da fare in ogni caso al testo): nellambito di un dispositivo regio volto a stabilire il ricorso alla pratica ordalica per i presunti colpevoli di lesa maest appartenenti alla casta dei principi di corte, parallelamente alla possibilit di un verdetto liberatorio, verrebbe considerata la sola evenienza di un rifiuto ad accettarla, senza palesare cosa sarebbe previsto in termini di pena comminata dallautorit regia nel caso di un verdetto divino di colpevolezza. Si tratta forse di un escamotage per evitare unesplicita sentenza di colpevolezza nei confronti dei membri stretti della corte regia, magari offrendo implicitamente, nella possibilit di rifiutarsi di sottoporsi alla procedura ordalica, la libert al potere regio di neutralizzare senza azioni drammatiche contrasti interni alla famiglia reale allargata? 1.5. LORDALIA PRESSO GLI HITTITI: QUALCHE VALUTAZIONE FINALE Al termine dellanalisi fin qui compiuta, alcuni risultati, seppur parziali, possono essere almeno schematicamente indicati: - a parte la lettera KBo XVIII 45, che per probabilmente non da connettere con una procedura ordalica, e la lettera KBo XXVIII 102, la cui collocazione cronologica e storica rimane estremamente aleatoria, non vi sono evidenti testimonianze, n di carattere didascalico, n di carattere pratico, che la procedura giudiziaria ordalica fosse in qualche modo praticata in et imperiale; - per le stesse et precedenti, fatta eccezione per la lettera KBo XVIII 66 (se veramente ai riferimenti in essa contenuti dobbiamo dare il valore di resoconto di fatti effettivamente svoltisi), una regolare

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prassi giudiziaria fondata sul rinvio alla procedura ordalica non sembra accertabile; le citazioni relative al ricorso a pratiche ordaliche, infatti, pur contenute in paragrafi attuativi di dispositivi reg (decreti e istruzioni), sembrano avere pi la valenza di elemento deterrente che di vera e propria consuetudine consolidata; vieppi valore ammonitore e funzione deterrente sembrano assumere gli svariati riferimenti a episodi ordalici, avvenuti in passati pi o meno lontani, contenuti allinterno di testi di carattere giuridico-amministrativo, come i decreti e le istruzioni; che la societ politica hittita conoscesse, e in situazioni di particolare eccezionalit effettivamente praticasse, procedure ordaliche (sempre dipendenti da un verdetto regio) di tipo fluviale appare innegabile, tuttavia limpressione generale che, appunto, diversamente rispetto ad altri ambienti vicino-orientali, tale pratica non fosse uso consolidato; diverso invece il ragionamento per quanto concerne lesistenza di pratiche di tipo paraordalico, cio collegate a giuramento o forme oracolari. In questi casi (dei quali il primo certamente presente attraverso il testo KUB XIII 4, il secondo solo indiziato da KUB XXXI 74) non corretto parlare di pratica ordalica in senso stretto del termine, bens di trasferimento alla sfera giudiziaria divina dellintero contenzioso, escludendo sentenze e scadenze di carattere umano. Lesistenza di questo tipo di usanza in ambito hittita (specificamente quella del bere connessa con il giuramento solenne) e la sua apparente assenza in ambito mesopotamico, assume, come gi pi volte sottolineato dalla Frymer-Kensky, un significato particolare, soprattutto alla luce della tradizione in proposito vetero e neo-testamentaria; infine, per quanto concerne il dettaglio dello svolgimento della procedura ordalica di tipo fluviale, i testi hittiti non forniscono purtroppo, differentemente rispetto a quelli mesopotamici, informazioni specifiche. Lunico indiretto collegamento risiede nella delineata possibilit che nelloriginaria redazione delleditto KBo III 28 fosse contenuta effettivamente lespressione HURAN. Tuttavia sia la mancata comprensione del termine da parte del copista tardohittita, sia la non certezza che a eguale nominazione corrispondesse nella pratica anche in ambito hittita ci che verificabile per lambito mesopotamico, rendono una puntualizzazione in proposito quanto mai incerta.

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Resta il fatto che, se effettivamente il copista tardo ha equivocato quanto redatto in et pi antica, ci pu rinforzare ancor pi la convinzione che pratiche ordaliche di tipo fluviale non fossero pi attuali in et imperiale e rimanessero patrimonio (pi o meno propagandistico) di un lontano passato giuridico-sapienziale o di antiche cronache conservate negli archivi della capitale a vantaggio di una comune memoria collettiva19. 2. I TESTI KBO VIII 42 E III 28 E IL PROBLEMA DELLA REDAZIONE ETRASMISSIONE TESTUALE

2.1. CONSIDERAZIONI GENERALI I due testi qui di seguito trascritti e commentati, rappresentano nella discussione sulle pratiche ordaliche in ambiente hittita forse la testimonianza pi interessante. Dal momento che entrambi, a parte la schematica presentazione in trascrizione e traduzione in Soysal, Diss., si trovano spesso citati nella letteratura hittitologica, sempre per in forma parziale, e tenuto conto dei riferimenti a essi fatti nella prima parte del presente lavoro, si ritenuto opportuno presentarli in forma completa in questa seconda parte quale necessario complemento. Inoltre, trattandosi di due documenti storico-letterari, riferibili per contenuto e peculiarit scribali alle fasi inziali del regno hittita, luno redatto nel cd. ductus antico-hittita, il secondo mantenuto in copia tarda, riteniamo che la loro analisi possa presentare elementi utili ad arricchire linteressante discussione in atto sulla effettiva datazione dei primi documenti in lingua hittita che ha visto nei recenti contributi di G. Wilhelm (2005), M. Popko (2007), J. Klinger (1998) e, soprattutto, Th. van den Hout (in stampa)20 i principali punti di riferimento. Di fatto, in un breve saggio pubblicato nel 2002 sulla competenza linguistica nellambito del territorio anatolico nel II millennio a.C., notavo come il quadro linguistico-scrittorio dellAnatolia allindomani del processo di unificazione politica sotto il controllo della nuova dinastia di Hattua, dovesse essere valutato in termini molto pi complessi rispetto a quanto normalmente dato nella manualistica storica, rilevando altres come19 Sul valore e sulle procedure di copiatura e archiviazione dei documenti durante larco

temporale abbracciato dal regno hittita, rinviamo ai recenti e stimolanti lavori di van den Hout 2002, 2005 e 2008. 20 Ringrazio il collega van den Hout per avermi inviato il manoscritto del lavoro in oggetto.

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lesistenza di documenti in lingua accadica (paleobabilonese) di carattere storico-politico interno stridesse fortemente con luso che del babilonese attestato per le epoche immediatamente successive: e cio per la redazione di documenti di carattere strettamente internazionale. Inoltre, nellintroduzione a un precedente lavoro (1986) sui testi accadici (e bilingui) da Hattua di et antico-hittita (con riferimento alla originaria redazione e non alleffettivo ductus), notavo altres come, da unapprofondita lettura di tali documenti, non risultassero, diversamente rispetto a quanto spesso affermato (mettendo, tra laltro, erroneamente sullo stesso piano testi accadici di et antico-hittita con quelli di epoche successive), n tendenze a una hethitisierende Syntax e neppure carenze per quanto attiene alla conoscenza e allutilizzo del sistema grammaticale in generale e verbale in particolare. Si rilevava invece come, a prescindere dalla presenza di elementi dialettali di area alto-eufratica (i cd. marismi), gli unici elementi discordanti si ritrovassero talvolta nei procedimenti di trasposizione in accadico di forme idiomatiche proprie dello hittita, venendo a creare modi di dire che assumono la propria valenza significativa soltanto se pensati nella loro lingua di origine. Ma questo, aggiungerei oggi, non pregiudicherebbe n leventuale accadicit dello scriba estensore, e neppure la comprensione da parte di un pubblico che certamente non doveva essere pensato come mesopotamico. Risulterebbe a tal proposito interessante oggi, dopo la pubblicazione della cd. Lettera di Tikunani e dei documenti correlati (Salvini 1994, 1996), un confronto fra laccadico (con idiomatismi hittiti) redatto per documenti interni rispetto allaccadico di tale documento, pensato e redatto per un lettore esterno. Infine, per quanto concerne il famoso testo sullassedio di Urum, penso valga la pena riportare verbalmente quanto consideravo a conclusione delle note introduttive alla sua analisi filologica (p. 25): Wie im Falle der sog. Militrannalen von Hattusili I, scheint es uns auch fr die Urum-Erzhlung mglich, durch nhere Betrachtung mancher Passagen gewisse literarische Patterns entdecken zu knnen, die uns dazu veranlassen, diese Komposition als originelles Produkt unter dem Einflu verschiedener kultureller Traditionen zu betrachten. Ritornando, ora, ai due testi qui specificamente analizzati, mi preme mettere in evidenza alcuni elementi rilevati in dettaglio nei rispettivi Commenti. Innanzitutto va sottolineato che nella trascrizione si cercato di ridurre al minimo sia gli interventi di integrazione (limitandoli ai soli casi effettivamente certi) sia quelli di emendamento, rinviando alle Note e al Commento lillustrazione di tutte le possibilit di integrazione e lettura. Ci in primis al fine di rendere evidenti i possibili (e di fatto, numerosi) elementi

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contraddittorii non derivabili per via diretta da fenomeni di semplice disattenzione scribale. Come evidenziato nella prima parte di questo lavoro, alcune espressioni connesse con la pratica ordalica che hanno diretto riscontro nei contemporanei testi di ambiente accadico, trovano riscontro essenzialmente nei testi cronachistici e giuridici attribuibili a et antico-hittita. Particolarmente interessante appare lespressione I-NA wa-ar-p-ja dD (VIII 42 Ro.? 8; dove purtroppo il predicato verbale rimane in lacuna) e la confusione nella quale lestensore di III 28 sembra incorrere alle rr. 17-19 a fronte di un originario termine huran, ormai non pi compreso, e la conseguente trasposizione in hittita con la parola testa, sulla base di una pura omofonia (o, meglio, omografia). Diverso invece il caso delle possibili interpretazioni di [t]k-ku dD()ja-x mi-im-ma-i(-)na(-)-i-pt alla r. 12 di KBo III 28; qui, infatti, a problemi di comprensione/trasposizione dal testo originale, indiziati da una possibile soggiacente lettura I-NA (sempre che il na(-) non rappresenti semplicemente una dimenticanza del copista a fronte di un originario na), si aggiungono le complicazioni derivanti dal cattivo stato della tavoletta proprio nel punto susseguente a JA e le implicazioni a livello contenutistico che la proposta lettura della Bin Nun, ja-ra, comporterebbe. Da segnalare sono, infine, due ulteriori anomalie rilevabili in VIII 42: la prima riguarda lo strano MA allinizio di Vo.? 5, per il quale non trovo alcuna spiegazione. Risolverlo semplicemente come un ripensamento allatto della stesura della nuova riga (in Soysal, Diss., notato ) mi sembra troppo semplicistico. La seconda rappresentata dal chiaro segno BI in -u-kat-te-BI alla r. 12 (ben visibile, per altro, anche in foto). In questo caso, per, potrebbe veramente trattarsi di una distrazione scribale. 2.2. KBO VIII 42 Ro.? x+1 ] xxx x1)-x[ GI 2 [ ] l[u]--ut-ta-an-za -ki-iz-zix[ 3 a-an -wa-te-ir LUGAL-a-an pu-nu-u-k[i-2) 4 ku-it -e-e UM-MA U-MA ki-i-a-an-p[t 5 ma-a-an URUHa-at-tu-a-ma -wa-u-en nu-u[n-? 6 nu-an-na-a pu-nu-u-ki-iz-zi i-pa-a-an-wa ku-wa-p[(-)3) 7 UM-MA A!-NA-KU-MA -ku-un hal-zi-ih-hu-un UM-MA [U?-MA? 8 tu-e-la-wa KU7-i-ma4) I-NA wa?-ar?-p-ja5) dD[ 9 na-at-ta pa-i-kat-tu-ma-a-a[t x x x x -]ti(-)A/a-HI/hi-JA/ja[6) 10na-at-ta pa-i-kat-tu-[m]a-a[-at ]x xx[7)

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11pa-it ku-wa-a-at-k[a 12LUGAL-u URUTab-ti-x[ 13dD-ja pa-i[t 14hu-it-ti-an har-d[u? 15[ ]LUGAL ta-wa-la-a[ 16[ ]i-ja-ah-hu-ut [ Vo.? 1 [x]x-i-te-ni na-at-ta x[8) 2 i-i-u-wa-an da-i-te-en[ 3 p-ja-an-ni-wa-an da-i-t[e-en? 4 ku-e-la-an ki-i-ra-a [u5 MA?9) ma-wa-na-i-li-a DUMU m[6 ke-e UGULA 1 LI-e e-ir mKa -[ta]h-ta-i-l[i7 UR.BAR.RA-a-mi-i e-e-ta a-an DUMUME-U x[ 8 mHu-uz-zi-ja UM-U nu-u-e a-pa-a-a ti-i-e-i[t 9 dD-ja pa-it a-a pr-ku-e-e-ta x[ 10 a-p-da-ni-pt p-i-ir nu-u-e i-da-a-l[u(-) 11 na-at-ta ku-it-ki -u-kat-te-BI!?9) nu G[IR? 12 ma-ni-ah-hi-i-kat-ta Ka-tah-ta-i-li-i[ 13 ]xx[ ]x[Note al testo 1) Lettura incerta: GIR4 o, secondo Soysal, Diss., . 2) Probabilmente da integrare -k[i-iz-zi 3) Soysal, Diss., propone a[t-. 4) Preferiamo questa lettura alla soluzione SAHAR di Soysal, Diss. (cf. Commento al testo). 5) Per questa possibile lettura e per le considerazioni derivanti cf. Commento al testo. 6) Possibile, sulla base del contesto, la lettura AHI=JA. 7) Probabile, sia sulla base delle tracce leggibili, che su quella del contesto, lintegrazione di Soysal, Diss., ]x d[D. 8) Possibile, sulla base della tracce ancora visibili, lintegrazione DU[MU proposta da Soysal, Diss. 9) Sulla presenza dei due segni MA e BI in Vo. 5 e 11, ben leggibili e non su rasura (da foto dellArchivio di Mainz), si rinvia al Commento testo.

COMMENTO AL TESTO Il testo, in ductus antico-hittita (cf. Portal), stato fino a oggi presentato nella sua interezza soltanto in Soysal, Diss. Una serie di passaggi sono stati analizzati in Pecchioli Daddi (1995), che ne ha proposto anche un

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inquadramento di genere, e Beal (1992, p. 379). Laroche, nella sua trattazione sullordalia (Testo 1), ha considerato soltanto i passaggi alle rr. Ro. 13 e Vo. 9, tralasciando le, pur frammentarie, ma fondamentali, letture alle rr. Ro. 8 e 10. Alla luce di queste ultime, il testo assume un sapore cronachistico (ricco, tra laltro, di passaggi interlocutori che ricordano lo stile colorito, ma essenziale, del cd. testo dellassedio di Urum, CTH 7) tutto incentrato sul rinvio dei diversi personaggi, che appaiono caratterizzare la scena, alla prova ordalica del fiume. In questo senso una particolare attenzione va posta, se si accetta la lettura proposta per Ro. 8, allespressione INA warpija dD, (appartenere/essere) nellambito/sfera del dio fiume. Tale espressione traspone il concetto di conquistare e circondare, espresso in ambito mesopotamico dal verbo kadu e dallespressione sumerica u...ri-ri per indicare la determinazione di colpevolezza in ambito ordalico (cf. CH 2 e il commento di FrymerKensy, Ordeal, p. 493), per mezzo di warpa/i- (lett. luogo chiuso) in hittita dal quale derivano le formazioni verbali per esprimere latto del circondare e del conquistare (cf., per ultimo la trattazione in EDHIL s.v. warpa- e la forma luvia in CLL s.v. warpa/i- con tutti i riff. bibliografici del caso). Inteso in questo senso, e leggendo la sequenza dei segni I-I-MA immediatamente precedenti come KU7-i-ma (quindi, diversamente da Soysal, la cui proposta di lettura SAHAR poco si adatta al contesto), si restituisce al tutto un senso compiuto perfettamente coincidente con il tenore del testo: il tuo cocchiere appartiene per al dominio del dio fiume, cio risultato colpevole alla prova ordalica del fiume. La mancanza del determinativo L, normalmente premesso al titolo del funzionario, non rappresenta a nostro avviso un problema rilevante. Il testo, infatti, presenta (al pari di KBo III 28) numerose inesattezze e apparenti sciatterie: in primis i due segni MA (inizio Vo. 5) e BI (per la parte finale della forma verbale riferibile a usk- in Vo. 11) che pongono una serie ipoteca sulleffettiva originariet della redazione della composizione in oggetto; si aggiunga, inoltre, la mancanza del determinativo per il nome di Katahtaili alla r. 12 del Vo. 2.3. KBO III 28 Ro. II x+1 [x]x xxx[ 2 [x]x1) ma-a-an x-x-x2) x[xx]x(-)i -uk x[ 3 [i]-ta-ma-a-ta URUHa-at-tu-i ku-u-ru-ur e-e[p-ta? 4 []a-kn-zi LUGAL-un URUHa-at-tu-a-an na-at-ta[

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e -ta DUMU URUPu-ru-u-ha-an-du-um-na-an da-a-ir ki-i[-3) ke-e-da-am-mu a-pa-a i-iz-zi u-mu DINDIRDIDLI DUMU URUPu-r[uu-ha-an-du-um-na-an] 7 ki-i-ri-mi da-i-ir LUGAL-u A-NA DAM-U ne-ga-a-[a]-a-a 8 i-it-te-en az-zi-kat-te-en ak-ku-u-kat-te-en LUGAL-wa-a 9 a-a-ku-wa-me-et le-e u-te-ni 10 ki-nu-na ma-a-an DUMU-a A-NA SAG.DU LUGAL -wa-a-ta-i kuit-ki a-pa-a-an A[-NA (d)D(-)]4) 11 [ha]l-za-a-i na-a pa-it-tu ma-a-na-a pr-ku-e-zi nu a-a-ku-wa-atte-et -u[-ki-it-tu]5) 12 [t]k-ku dD(-)ja-x mi-im-ma-i(-)na(-)-i-pt6) e-e-tu ge-en-zu-wa 7) i [13 na-an ka-pu-u-e-i na-an ka-pu-u-i tk-ku na-at-ta-ma ka-pu-u-e-i 14 na-a -i-i-pt e-e-tu A-NA .EN.NU.UN le-e da-it-ti 15 i-da-lu-ma-an le-e i-ja-i h-en-kn-e le-e tk-ki-i-i u-a-n[i-8) 16 le-e ne-p-i DINGIRDIDLI i-tar-ni-ik-i tk-na-a-ma mi-e-nu-u i-tarni-i[k-9) 17 at-ta-a-ma-a HAR-a-ni-i10) dD-ja me-ek-ke-e pa-ap-re-e-kir u-u A-BI LUGAL 18 na-at-ta hu-i-nu-u-ke-e-et mKi-iz-zu-wa-a-pt A-NA SAG10) A-BI JA dD-ja 19 pa-ap-ri-it-ta a-an at-ta-a-mi-i mKi-iz-zu-wa-an na-at! hu-e!-nu-ut10) 20 ki-nu-na LUGAL-u i-da-lu me-ek-ki u-uh-hu-un ta LUGAL-wa11) ud-da-a-ar-ra-me-et 21 le-e ar-ra-at-tu-ma a-i MUNUS.LUGAL URUHu-ur-ma .GI4.A 22 e-e-ta ad-da-a-mi-a-a-e ke-e-da-ni a-ra i-ja-an har-ta12) 2313)[x]x-a?14) MUNUS.LUGAL-a DUMU.MUNUS TIM ku-wa-ta-an pta-at-te-ni x[ GI 24[xx]x-te?-ni ku-in LUGAL-u .A-mi a-a-a-h MUNUS.LUGAL[ 25 [ i]-ki-it(-)e-tu15) m?ga-ri-ja-an-e?(-)x[15) 26 ]x-ma-na-an-te-e a-a-an-du[ 27 ]x LME pa!? 16)-ah-hur-zi-e-e x[ 28 ]x[ 5 6

Note al testo 1) Soysal, Diss., integra [ka-a-]a, pur essendo lo spazio in lacuna, a nostro avviso, limitato per contenere lintegrazione dei due segni.

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2) Lintegrazione in Soysal, Diss., GIAB-azappare possibile sulla base sia dellautografia, che della restituzione delle tracce in Forrer 2 BoTU 10 (sui confronti dellespressione con altri testi cf. Commento al testo). 3) Probabile lintegrazione ki-i[-/e-ri-mi(-) da-i-ir sulla base di quanto segue alla r. 7; cos anche Dardano 2004, p. 240. 4) Lintegrazione probabile in relazione al contesto; cos anche Soysal, Diss. e Laroche, Ordalie. 5) Preferiamo seguire qui lintegrazione di Laroche, piuttosto che quella in Soysal Diss. [-ki-iz-zi] semplicemente sulla base del parallelo imperativo ee-tu alla r. 12. 6) Lintera prima parte della r. 12 presenta notevoli problemi di lettura e, conseguentemente, di interpretazione. La soluzione [t]k-ku dD-ja-ma! miim-ma-i, proposta sia da Laroche Ordalie, che da Soysal, Diss., e ripresa un CHD s.v. mimma- a., pur restituendo una sequenza significativa, non rende ragione sia del chiaro spazio esistente fra dD e il susseguente segno JA, sia delle tracce (chiaramente visibili anche in foto) che seguono immediatamente questultimo. Daltra parte, neppure la soluzione offerta nello stesso CHD, ma s.v. mn 7.a., dD(-?)ja-ma-za?, soddisfa pienamente, poich le tracce susseguenti a JA (sia sullautografia che in foto) non sembrano potersi riportare a 2 segni distinti, da leggere appunto MA-ZA. Autografia, foto e lindicazione di Forrer in 2 BoTU 10 al margine, potrebbero far propendere per la soluzione di lettura, proposta da Bin Nun 1973, dD ja-ra (Forrer trascrive dubitativamente ja-zu?-) che, seppure appare la pi aderente a quanto si vede, pone una serie di problemi interpretativi non indifferenti (cf. quanto discusso nel Commento al testo). Che lintera riga, fino a tu, rifletta originari problemi di comprensione da parte del copista (che si ritrovano anche in altri punti fondamentali del testo, per i quali si rimanda egualmente al Commento al testo), testimoniato dalla sequenza NA(-)-I- che Forrer a suo tempo in 2 BoTU risolveva leggendo la -I finale del precedente mimmai come parte del seguente NA a formare I-NA .GALLIM, e che generalmente viene oggi invece risolta come na -i-pt, lettura che restituisce un senso compiuto al passaggio, ma che non assicura che tale effettivamente fosse loriginaria redazione. 7) Lintegrazione di Laroche, Ordalie, ge-en-zu-wa-i[-i ma-a-an] ci sembra in questo caso, con il mn posposto, quindi con il significato di cos come (cf. CHD s.v. mn 2.), la pi appropriata. Lintero passaggio, fino allinizio della r. 14, prenderebbe conseguentemente il significato: (se), cos come pi ti fa piacere, vuoi continuare a tenerlo in conto, allora tienilo pure in conto; ma se non (lo) vuoi pi tenere in conto, allora .... 8) Diversamente rispetto a quanto a suo tempo proposto dal Laroche, molto probabile appare lintegrazione proposta in CHD s.v. mienu- A.c.2., u a-n[i-e-i-an, quindi con il l alla r. 16 posposto rispetto alla forma verbale: assolutamente non venderlo. Questa integrazione, proposta anche da Soysal, Diss., con la sola possibile variante ...-i-ma-an, rende la frase successiva, relativa alle divinit nel cielo, di valenza positiva e

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9) 10)

11)

12)

13)

permette una interpretazione del genere: offendendo gli dei nel cielo, offenderai anche i mienu sulla terra!; conseguente, quindi, anche lintegrazione i-tar-ni-i[k-i alla fine della r. 16. Sulla difficolt di definire semanticamente in maniera precisa la forma mienu, si rimanda allampia discussione e ai riff. bibliografici in EDHIL, s.v. mienu-zi. Per lintegrazione i-tar-ni-i[k-i cf. quanto gi esplicitato alla nota precedente. Al pari della precedente r. 12, anche le rr. 17-19 sembrano essere state di difficile resa e possibile equivoco per il copista. Come messo a suo tempo in evidenza da K. Riemschneider (1977) e confermato dallanalisi svolta dalla Frymer-Kensky, Ordeal, pp. 231ss. (cui si rimanda per tutte le considerazioni del caso), appare molto probabile che nel testo originale (quale che ne fosse stata la lingua di stesura!) si facesse expressis verbis riferimento alla pratica ordalica dello hursan. Di conseguenza, vista la valenza HUR/HAR del primo segno per tale espressione, e tenuto conto da un lato della complessa valenza e resa nel tempo di tale termine (FrymerKensky, Ordeal, pp. 481ss.; ead. 1981), dallaltro delluso diffuso nel linguaggio di riferimento giuridico hittita della parola per testa (cf. quanto considerato in Dardano 2002), appare pi che probabile che il copista (o lo scriba redattore in lingua hittita) abbia equivocato il contesto e restituito HAR-a-ni dD-ja alla r. 17 (riprendendo implicitamente la corretta espressione della r. 10) e A-NA SAG... dD-ja alla r. 18. Alla confusione interpretativa di queste 2 righe, si aggiungono, poi, confermando le difficolt del copista, i successivi errori alla r. 19: na-at e hu-e!--nu--ut (secondo quanto proposto gi a suo tempo da Forrer in 2 BoTU e confermato dalle trascrizioni di Laroche e Soysal). Certamente, come per le inesattezze scribali della r. 19, da correggere in LUGAL-wa. Difficile ci sembra, invece, come in De Martino 1989, pp. 14ss.,, vedere nel -wa la particella del discorso riferito, visto il ta che precede. Lintero paragrafo stato recentemente ampiamente discusso da Beal 2003, pp. 26 ss. Seguendo la sua interpretazione, lindicazione di citt deve certamente essere riferita allorigine della regina, come indicato anche da H. Otten in RlA s.v. Hurma. Il senso che assumerebbe lintero passaggio (come in parte suggerito anche da Cohen 2002, p. 154 e n. 662, e De Martino, loc. cit .) sarebbe dunque: La suddetta regina era una sposa proveniente dalla citt di Hurma, e mio padre, per quanto concerne questo fatto, le aveva reso giustizia. Lintero paragrafo risulta non solo lacunoso, ma anche di complessa interpretazione. Sia Beal che De Martino (locc. citt.), interpretando il kedani della precedente r. 22 in senso cataforico, vedono in quanto segue alle rr. 23ss. lesplicitazione del discorso riferito al padre del re per quanto concerne latto di giustizia considerato; diversamente Soysal, Diss., che, riferendo kedani alla persona della regina e integrando diversamente linizio della r. 23, fa del paragrafo un dispositivo attuale espresso

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direttamente dal re. Entrambe le soluzioni e le diverse integrazioni sono possibili, anche se noi propenderemmo per la seconda. 14) Diverse sono le integrazioni proposte (e possibili, anche sulla base delle poche tracce rimaste): Soysal [ka]-a-a; Beal na[-a-]ta. Sulle conseguenze di tali integrazioni per linterpretazione del paragrafo cf. quanto gi indicato alla nota precedente. 15) Problemi presenta la sequenza E-TU (apparentemente su rasura). Forrer la leggeva come gruppo a parte, probabilmente collegabile allorigine con il cuneo verticale immediatamente successivo, per il quale postulava come possibili sia una lettura 1, sia m, sia infine ME. Soysal, Diss., sulla base anche delle diverse imprecisioni presenti in questo testo, propone di collegarlo con la forma verbale precedente, emendando: i]-ki-it-tu quindi, proponendo una forma iterativa allimperativo singolare. Di conseguenza, lo stesso Soysal interpreta la sequenza immediatamente susseguente come nome proprio mGarian=e. 16) Lemendamento in PA-ah-hur- risulta ovvio, come gi indicato da Forrer. Il segno originario ricorda G o DUR.

COMMENTO AL TESTO Il testo, giunto fino a noi in copia di et imperiale, a suo tempo trascritto in Forrer 2 BoTU 10, fino a oggi in trascrizione e traduzione completa solo in Soysal, Diss.; stato in diverse occasioni trattato parzialmente da diversi studiosi fra i quali: Laroche, Ordalie, per quanto attiene ai riferimenti alle prove ordaliche (rr. 6-19), De Martino 1989, pp. 14ss. (rr. 17-24), Dardano 2004, p. 240s. (rr. 5-9 e 10-19) e Beal 2003, p. 26s.(20-25). Esso rappresenta, pur nella sua estrema frammentariet, molto probabilmente un editto reale allinterno del quale si alternano episodi di sapore aneddotico (ambientati cronologicamente sia in un passato prossimo, che vede come attore il re promulgatore, sia in un passato remoto, in un tempo che vede attivo il padre del re) con passaggi a carattere dispositivo (kinuna ... alle rr. 10 e 20). Il tema che caratterizza la disposizione regia appare essere (almeno per la parte giunta fino a noi) quello della colpa di lesa maest (A-NA SAG.DU LUGAL wata-/wat-) nellambito della cerchia degli appartenenti (diretti o indiretti) alla famiglia reale e della pena da infliggere di conseguenza. I soggetti applicatori, quindi gli interlocutori (fittizi o reali) del dispositivo sono espressi alla 3^ pers. sing. del presente, con riferimento diretto alla persona del re (r. 10 apa halzi), oppure alla 2^ pers. sing. (rr. 12-13 genzuwai, kappei, kapi etc.) o plur. (r. 21 l arrattuma) dellindicativo presente o dellimperativo. Se si accetta la lettura GI AB-azproposta da Soysal alla r. 2, si potrebbe avere anche in questo caso (come daltra parte anche in KBo VIII 42 Ro.? 2) il topos dello sguardo dalla finestra, ricorrente in altri testi hittiti di carattere giuridico (sul quale cf. da ultimo Cristiansen 2007). 226

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Loriginaria redazione del testo (quale che ne fosse la lingua) riferita ai primi dinasti hittiti (Mursili I ?). Come anche nel caso di KBo VIII 42, esso presenta numerosi passaggi indicanti difficolt incontrate dallo scriba/copista allatto della stesura. Ancor pi che nel caso di KBo VIII 42, per, si possono individuare due diversi tipi di difficolt/errori: quelli probabilmente imputabili a inesattezze/dimenticanze, abbastanza comuni nelle copie tarde di testi pi antichi (come na-at e hu-e--nu--ut alla r. 19); altri, invece, la cui genesi farebbe pensare a uneffettiva difficolt nella comprensione e resa delloriginale (rr. 12 e 17-18). ABBREVIAZIONI A parte le correnti abbreviazioni in uso nel settore degli studi hittitologici per la citazione dei testi e delle opere di repertorio, per le quali si rimanda al Chicago Hittite Dictionary, si fatto in questa sede uso delle seguenti specifiche abbreviazioni:CLL = MELCHERT, 1993. EDHIL = KLOEKHORST, 2008 Ordeal = FRYMER-KENSKY, 1979. Ordalie = LAROCHE, 1973. NIL = WODTKO IRSLINGER - SCHNEIDER, 2008. Portal = KOAK, www.hethiter.net. Soysal, O., Diss. = SOYSAL, 1989.

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Pratiche ordaliche nellAnatolia hittita

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