Mondonotizie - Jean-Paul Viguier...52° piano con 200 camere per lo Shangri-La) 17.562 mq,...

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tettura (cfr. «Il Giornale del- l’Architettura», settembre 2011): a Londra questa «inti- midazione» è rappresentata da una committenza spinosa per i risultati speculativi richiesti ai progettisti. Alla base dell’e- dificio le due piazze da 900 mq forse potranno assolvere alla funzione sociale anche senza essere inserite in una logica più ampia. Supposi- zioni, perché solo il tempo po- trà dare risposte certe. Ci si sarebbe aspettati, dal Piano che abbiamo imparato a conoscere nella sua storia fatta di brillanti successi (ad esempio a Sydney, per un al- tro grattacielo), un progetto paradigmatico per le genera- zioni future di architetti. Inve- ce, si è prodotto quello che l’architetto genovese ironica- mente chiama «scarnificazio- Il Tribunale dell’Andalusia ha dichiarato che la Biblioteca del Prado dell’Università di Siviglia, «illegalmente costruita» su progetto di Zaha Hadid, dovrà essere demolita. L’intervento, iniziato nel 2008 a seguito di un concorso, era stato bloccato nel 2009 dagli abitanti del quartiere che denunciavano l’occupazione di uno spazio pubblico alberato. Secondo la sentenza non vi sono interessi generali che giustifichino la trasformazione. L’Università, avendo già speso 15 milioni, proponeva la riutilizzazione delle parti costruite per realizzare un parco pubblico attrezzato Lo studio danese 3XN ha inaugurato in aprile il centro culturale The Arch (a sinistra) realizzato nell’ambito della riqualificazione del waterfront di Mandal (Norvegia) e vinto, in team con HKS Architects, Arup, ME Engineers e Planit, il concorso per la Copenaghen Arena (a destra), che dovrebbe sorgere nel 2015 nell’area di Orestad Mondo notizie SEGUE DA PAG. 1 d’uso differenziate: uffici, ristoranti e hotel (4-52), re- sidenze (53-65), vista sulla città (68-72, aperta al pub- blico da febbraio 2013). Sarà uno straordinario osservatorio per guarda- re il paesaggio urbano a circa 250 m d’altezza e ruberà visitatori al Lon- don Eye, la ruota panora- mica sul Tamigi che si ferma, nel punto più alto, a quota 135 m. La fac- ciata è formata da otto piani inclinati che non s’incontrano in som- mità: l’apice del grat- tacielo si assottiglia fi- no quasi a sparire. In basso l’hub che connette l’edificio alla scala urbana e alla rete dei trasporti, in particolare alla stazione ferroviaria London Bridge che è anche fer- mata della Tube sulle linee Nor- thern e Jubilee: me- diamente qui transitano 200.000 passeggeri al giorno. I motivi d’ispira- ne del progettista»: una pub- blica enquiry che ha coinvol- to tutti gli attori interessati al progetto e che non permette di distinguere chiaramente dove cominciano e terminano le re- sponsabilità delle parti. Que- sta scelta, operata dalla città e non dall’architetto, è perico- losa perchè non rilancia la funzione della committenza, oggi davvero in crisi. In ogni caso, secondo «The Independent», non sarà sem- plice dare in locazione le su- perfici di Shard. Il 5 luglio l’inaugurazione al- la presenza dei finanziatori del Qatar e del Principe An- drea, duca di York: il capitale è stato tradotto in una bella ar- chitettura, con l’approvazio- ne della corona e del suo arte- fice. Marco Iuliano zione per l’edificio sem- brano essere stati diver- si, a partire dai dipinti impressionisti di Clau- de Monet: i pinnacoli nella serie di oli su te- la dedicati al Parla- mento di Londra (1900-1905) hanno stimolato la creati- vità dell’architetto genovese. È innegabile che lo Shard abbia una spiccata persona- lità, aspetto che lo rende identifi- cabile insieme alla condizione privilegiata di grattacielo isolato. L’opera Di là dagli importanti aspet- ti tecnici, ideativi e turistici, lo Shard è un’architettura dell’umanesimo? Il motivo per cui si sente la necessità di rivedere l’operato di Rpbw scaturisce dalla constatazione che, nonostante si tratti di un programma imponente per budget e dimensioni, non è dato scorgere un progetto sociale all’altezza delle atte- se, vista l’occasione difficil- mente ripetibile. Piano stes- so, parlando del Centro Pom- pidou a Parigi, aveva citato quel «senso d’intimidazione» che spesso caratterizza a vari livelli l’universo dell’archi- © RIPRODUZIONE RISERVATA una volta estraniatisi dal conte- sto urbano. La Défense sembra godere di una se- conda ondata di costruzioni alte con molti nuovi interventi. Creando nel 1958 l’Etablissement public d’aménagement de La Défense (Epadesa), lo Stato france- se lanciava quello che oggi è il primo quartiere d’affari d’Europa, con un’iden- tità forte legata alle sue icone, il Cnit e la Grande Arche, alle sue torri e al suo im- pianto urbanistico su piastra. A breve il quartiere sarà anche servito meglio dai trasporti grazie al «Grand Paris Express», mentre sta partendo la concertazione sul- la ristrutturazione del raccordo anulare. In mezzo secolo, grazie ad architetti e promotori illuminati, diverse genera- zioni di torri si sono succedute. La pri- ma limitava l’impronta al suolo e l’altez- za, la seconda era quella delle terrazze paesaggistiche all’americana climatizza- te e illuminate artificialmente attorno a nuclei tecnologici in calcestruzzo. Nel 2001, Jean-Paul Viguier, artefice delle cinque torri del Cœur Défense, il più gran- de progetto costruito sull’Esplanade, inaugurava la terza generazione in cui la scommessa era ridurre i consumi agendo sulla climatizzazione, l’isolamento, i dis- positivi termici e la luce naturale e ridu- cendo tutti gli spostamenti. Se Cœur Dé- fense e la torre Sofitel di Chicago hanno lanciato la carriera internazionale dell’ar- chitetto francese che sta terminando an- che la torre ecologica Telecom a Rabat (Marocco), la sua torre Majunga (195 m) per Unibail Rodamco (insignita dei Breeam Awards 2012 per le sue perfor- mance ambientali), trasformerà da gen- naio 2014 la silhouette della Défense con audaci giardini ai piani e aperture per la ventilazione naturale. «Collocare locali tecnici ai piani intermedi consente di ri- durre i costi energetici e Majunga bene- ficia anche di nuovi regolamenti edilizi che consentono maggiore libertà di fac- ciata e di coronamento. Se Cœur Défen- se offriva 40 piani identici, Majunga in- tegra variazioni di forma dei solai», pre- cisa Viguier. Intanto prosegue il progetto urbano delle Terrasses de Nanterre, il cantiere della torre Carpe Diem (162 m), firmata dall’americano Robert Stern per Aviva e Crédit Agricole, l’edificio Ba- salte di Jean Mas (Atelier 234) per Ne- xity, sospeso sui viali di trasporto, e la tor- re Phare di Tom Mayne per Unibail Ro- damco. Appoggiata sulla stazione sotter- ranea con la quale comunicherà attraver- so il Cnit, questa torre di 300 m e 147.000 mq formata da due edifici intrecciati sarà consegnata nel 2017 se tutto va bene (i ri- corsi depositati contro il progetto sono ap- pena stati rigettati dal tribunale). Nel frat- tempo, sono in ristrutturazione le torri Eq- ho, Athena, Europe, mentre è scagliona- ta a partire dal 2013 la costruzione delle torri Trinity di Cuno Brullmann Jean- Luc Crochon, Ava di Manuelle Gau- trand e Hermitage Plaza di Foster + Partners. Quest’ultima, un complesso di due edifici gemelli di 323 m previsto per il 2016, si candida a record europeo ri- valeggiando con lo Shard di Londra. Il permesso di costruire è stato rilasciato a marzo, ma ci sono ancora incertezze. Christine Desmoulins Intanto a Parigi, una nuova generazione di torri alla Défense Committente: Sellar Property Group Progettisti: Rpbw con Adam- son Associates Piani: 87, di cui 72 per residenze, alberghi, risto- ranti e uffici Superfici: piano terra 126.712 mq, uffici (4°-27° pia- no) 55.277 mq, ristoranti (31°-33° piano) 2.608 mq, hotel (34°- 52° piano con 200 camere per lo Shangri-La) 17.562 mq, resi- denziale (10 appartamenti tra 53° e 65° piano) 5.788 mq, galle- ria 1.391 mq (68°-72° piano) Parcheggi: 48 in silos meccanizza- ti Ascensori: 44 Scale mobili: 8 Web: http://the-shard.com La carta d’identità del progetto di Piano è collocata a South- wark, oltre il Tamigi, sul fron- te opposto rispetto all’area terziaria della City, dove sor- ge il Gherkin di Norman Foster (2004), globalizzato al punto che distinguerlo dalla Torre Ag- bar di Jean Nouvel a Barcello- na (2005) diventa complesso, RECORD EUROPEO A 306 METRI Su Londra l’ombra lunga della Scheggia di Piano Viene inaugurato il 5 luglio «The Shard», il grattacielo commissionato a Rpbw da Sellar Property Group © ANNALISA SONZOGNI © RPBW

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tettura (cfr. «Il Giornale del-l’Architettura», settembre2011): a Londra questa «inti-midazione» è rappresentata dauna committenza spinosa peri risultati speculativi richiestiai progettisti. Alla base dell’e-dificio le due piazze da 900mq forse potranno assolverealla funzione sociale anchesenza essere inserite in unalogica più ampia. Supposi-zioni, perché solo il tempo po-trà dare risposte certe. Ci si sarebbe aspettati, dalPiano che abbiamo imparatoa conoscere nella sua storiafatta di brillanti successi (adesempio a Sydney, per un al-tro grattacielo), un progettoparadigmatico per le genera-zioni future di architetti. Inve-ce, si è prodotto quello chel’architetto genovese ironica-mente chiama «scarnificazio-

Il Tribunale dell’Andalusia ha dichiarato che la Biblioteca del Pradodell’Università di Siviglia, «illegalmente costruita» su progetto diZaha Hadid, dovrà essere demolita. L’intervento, iniziato nel 2008 a seguito di un concorso, era stato bloccato nel 2009 dagliabitanti del quartiere che denunciavano l’occupazione di unospazio pubblico alberato. Secondo la sentenza non vi sono interessigenerali che giustifichino la trasformazione. L’Università, avendogià speso 15 milioni, proponeva la riutilizzazione delle particostruite per realizzare un parco pubblico attrezzato

Lo studio danese 3XN ha inaugurato in aprile ilcentro culturale The Arch (a sinistra) realizzatonell’ambito della riqualificazione del waterfrontdi Mandal (Norvegia) e vinto, in team con HKSArchitects, Arup, ME Engineers e Planit, ilconcorso per la Copenaghen Arena (a destra),che dovrebbe sorgere nel 2015 nell’area diOrestad

Mondonotizie

SEGUE DA PAG. 1d’uso differenziate: uffici,ristoranti e hotel (4-52), re-sidenze (53-65), vista sullacittà (68-72, aperta al pub-blico da febbraio 2013).Sarà uno straordinarioosservatorio perguarda-re il paesaggio urbano acirca 250 m d’altezza eruberà visitatori al Lon-don Eye, la ruota panora-mica sul Tamigi che siferma, nel punto più alto,a quota 135 m. La fac-ciata è formata da ottopiani inclinati che nons’incontrano in som-mità: l’apice del grat-tacielo si assottiglia fi-no quasi a sparire.In basso l’hub che connettel’edificio alla scala urbana e alla rete dei trasporti,in particolarealla stazione ferroviariaLondon Bridgeche è anche fer-mata della Tubesulle linee Nor-thern e Jubilee: me-diamente qui transitano200.000 passeggeri algiorno. I motivi d’ispira-

ne del progettista»: una pub-blica enquiry che ha coinvol-to tutti gli attori interessati alprogetto e che non permette didistinguere chiaramente dovecominciano e terminano le re-sponsabilità delle parti. Que-sta scelta, operata dalla città enon dall’architetto, è perico-losa perchè non rilancia lafunzione della committenza,oggi davvero in crisi. In ogni caso, secondo «TheIndependent», non sarà sem-plice dare in locazione le su-perfici di Shard.Il 5 luglio l’inaugurazione al-la presenza dei finanziatoridel Qatar e del Principe An-drea, duca di York: il capitaleè stato tradotto in una bella ar-chitettura, con l’approvazio-ne della corona e del suo arte-fice. � Marco Iuliano

zione per l’edificio sem-brano essere stati diver-si, a partire dai dipintiimpressionisti di Clau-de Monet: i pinnacolinella serie di oli su te-la dedicati al Parla-mento di Londra(1900-1905) hannostimolato la creati-vità dell’architettogenovese.

È innegabile chelo Shard abbia unaspiccata persona-

lità, aspetto chelo rende identifi-

cabile insiemealla condizioneprivilegiata di

grattacieloisolato. L’opera

Di là dagli importanti aspet-ti tecnici, ideativi e turistici,lo Shard è un’architetturadell’umanesimo? Il motivoper cui si sente la necessità dirivedere l’operato di Rpbwscaturisce dalla constatazioneche, nonostante si tratti di unprogramma imponente perbudget e dimensioni, non èdato scorgere un progettosociale all’altezza delle atte-se, vista l’occasione difficil-mente ripetibile. Piano stes-so, parlando del Centro Pom-pidou a Parigi, aveva citatoquel «senso d’intimidazione»che spesso caratterizza a varilivelli l’universo dell’archi-

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La Défense sembra godere di una se-conda ondata di costruzioni alte conmolti nuovi interventi.Creando nel 1958l’Etablissement public d’aménagementde La Défense (Epadesa), lo Stato france-se lanciava quello che oggi è il primoquartiere d’affari d’Europa, con un’iden-tità forte legata alle sue icone, il Cnit e laGrande Arche, alle sue torri e al suo im-pianto urbanistico su piastra. A breve ilquartiere sarà anche servito meglio daitrasporti grazie al «Grand Paris Express»,mentre sta partendo la concertazione sul-la ristrutturazione del raccordo anulare. In mezzo secolo, grazie ad architetti epromotori illuminati, diverse genera-zioni di torri si sono succedute. La pri-ma limitava l’impronta al suolo e l’altez-za, la seconda era quella delle terrazzepaesaggistiche all’americana climatizza-te e illuminate artificialmente attorno anuclei tecnologici in calcestruzzo. Nel2001, Jean-Paul Viguier, artefice dellecinque torri del Cœur Défense, il più gran-de progetto costruito sull’Esplanade,inaugurava la terza generazione in cui lascommessa era ridurre i consumi agendosulla climatizzazione, l’isolamento, i dis-positivi termici e la luce naturale e ridu-cendo tutti gli spostamenti. Se Cœur Dé-fense e la torre Sofitel di Chicago hannolanciato la carriera internazionale dell’ar-chitetto francese che sta terminando an-che la torre ecologica Telecom a Rabat(Marocco), la sua torre Majunga (195m) per Unibail Rodamco (insignita deiBreeam Awards 2012 per le sue perfor-mance ambientali), trasformerà da gen-

naio 2014 la silhouette della Défense conaudaci giardini ai piani e aperture per laventilazione naturale. «Collocare localitecnici ai piani intermedi consente di ri-durre i costi energetici e Majunga bene-ficia anche di nuovi regolamenti ediliziche consentono maggiore libertà di fac-ciata e di coronamento. Se Cœur Défen-se offriva 40 piani identici, Majunga in-tegra variazioni di forma dei solai», pre-cisa Viguier. Intanto prosegue il progettourbano delle Terrasses de Nanterre, ilcantiere della torre Carpe Diem (162m), firmata dall’americano Robert Sternper Aviva e Crédit Agricole, l’edificio Ba-salte di Jean Mas (Atelier 234) per Ne-xity, sospeso sui viali di trasporto, e la tor-re Phare di Tom Mayne per Unibail Ro-damco. Appoggiata sulla stazione sotter-ranea con la quale comunicherà attraver-so il Cnit, questa torre di 300 m e 147.000mq formata da due edifici intrecciati saràconsegnata nel 2017 se tutto va bene (i ri-corsi depositati contro il progetto sono ap-pena stati rigettati dal tribunale). Nel frat-tempo, sono in ristrutturazione le torri Eq-ho, Athena, Europe, mentre è scagliona-ta a partire dal 2013 la costruzione delletorri Trinity di Cuno Brullmann Jean-Luc Crochon, Ava di Manuelle Gau-trand e Hermitage Plaza di Foster +Partners. Quest’ultima, un complesso didue edifici gemelli di 323 m previsto peril 2016, si candida a record europeo ri-valeggiando con lo Shard di Londra. Ilpermesso di costruire è stato rilasciato amarzo, ma ci sono ancora incertezze. � Christine Desmoulins

Intanto a Parigi, una nuova generazione di torri alla Défense

Committente: Sellar Property Group Progettisti: Rpbw con Adam-son Associates Piani: 87, di cui 72 per residenze, alberghi, risto-ranti e uffici Superfici: piano terra 126.712 mq, uffici (4°-27° pia-no) 55.277 mq, ristoranti (31°-33° piano) 2.608 mq, hotel (34°-52° piano con 200 camere per lo Shangri-La) 17.562 mq, resi-denziale (10 appartamenti tra 53° e 65° piano) 5.788 mq, galle-ria 1.391 mq (68°-72° piano) Parcheggi: 48 in silos meccanizza-ti Ascensori: 44 Scale mobili: 8 Web: http://the-shard.com

La carta d’identità del progetto

di Piano è collocata a South-wark, oltre il Tamigi, sul fron-te opposto rispetto all’areaterziaria della City, dove sor-ge il Gherkin di Norman Foster(2004), globalizzato al puntoche distinguerlo dalla Torre Ag-bar di Jean Nouvel a Barcello-na (2005) diventa complesso,

RECORD EUROPEO A 306 METRI

Su Londra l’ombra lunga della Scheggia di PianoViene inaugurato il 5 luglio «The Shard», il grattacielo commissionato a Rpbw da Sellar Property Group

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MondoIL GIORNALE DELL’ARCHITETTURA, N. 107, LUGLIO 2012 11

LE OPERE DELLO STUDIO OMA/1

Rem Koolhaas adesso vuole conquistare MoscaLo studio olandese è impegnato su più fronti: dalla formazione presso l’Istituto Strelka al coinvolgimento in progetti

quali la trasformazione del Gorkij Park, la «città dell’innovazione» e il piano per la Grande Mosca

MOSCA. Rem Koolhaas è notoper i suoi sforzi nell’espande-re il raggio d’azione e le espe-rienze culturali della sua pro-fessione. Dall’elenco dei paesiin cui lavora non poteva certoescludere la Russia. La manca-ta realizzazione delle sue pre-cedenti proposte per i clientirussi non lo ha scoraggiato eora la sua perseveranza potreb-be produrre dei frutti. Finora, ilpiù riuscito è stato il coinvol-gimento di Oma nella forma-zione: Koolhaas ha infattiideato il programma di studidell’Istituto di comunicazio-ne, design e architetturaStrelka, aperto a Mosca dueanni fa e diventato subito unimportante centro di attivitàculturale, fruttando a Omaforti alleati russi quali lo stes-so Strelka e lo studio di archi-tettura Project Meganom, il cuititolare, Yury Grigorian, è il di-rettore del programma forma-tivo dell’Istituto.

mente solido e conserva alcu-ne decorazioni interne: le pare-ti sono rivestite con mattoni de-corativi e abbellite da mosaiciin ceramica, secondo il princi-pio della «sintesi delle arti» es-senziale per l’architettura so-vietica dell’epoca. Sebbene ilristorante non sia un monu-mento legalmente tutelato,Oma conserverà tutto questovalorizzandone la caratteri-stica composizione volume-trica di 5.400 mq con un nuo-

vo rivestimento in policarbo-nato traslucido a due strati.La nuova facciata, che sarà so-spesa a 2,25 m dal suolo, col-legherà l’interno al parco. Duedei pannelli da 11 m sarannoscorrevoli: una volta alzati, ri-veleranno lo spazio destinatoalle grandi installazioni e mo-vimenteranno il profilo del vo-lume rettangolare. Dentro, sudue livelli, ci sarà lo spazioespositivo trasformabile oltre aun centro creativo per bambi-ni, un auditorium, un negozio,un caffè e degli uffici.Il secondo progetto di Oma inRussia è assai più ambiziosoe meno realistico. Con Kazu-yo Sejima di Sanaa, cura laGuest Zone (Z1) di Skolkovo,la «città dell’innovazione» vi-cino Mosca, un progetto del-l’ex presidente, ora premier,Dmitrij Medvedev. Koolhaas eil socio Reinier de Graaf hannodisegnato The Rock, il com-plesso multiuso che compren-de un albergo, un cinema, ne-gozi, ristoranti e una galleriad’arte. Se realizzato, sarà unadelle tre principali icone diSkolkovo.Infine lo studio olandese par-tecipa, con lo Strelka, Mega-nom e la Siemens, alla garaper lo sviluppo edilizio del-l’agglomerazione urbanamoscovita. Il progetto dellaGrande Mosca è organizzatosul modello del Grand Paris,con le proposte che contribui-scono al futuro piano del terri-torio, ma con un calendario piùserrato. I dieci team (tra cui ipartecipanti del Grand Paris:l’Auc e Antoine Grumbach etAssocies, lo Studio AssociatoSecchi-Viganò, Ricardo Bo-fill, Urban Design Associatesdi Pittsburg e molti altri) sonostati selezionati a febbraio e irisultati verranno presentatia settembre. La gara era divi-sa in tre fasi e dopo la prima,conclusasi ad aprile, Oma è intesta. Lo studio proponed’integrare all’attuale Mo-sca altri quattro centri, cia-scuno con la propria specifici-tà, che dovrebbero sorgere in-torno a quattro aeroporti:Sheremetievo, Domodedovo,Vnukovo e Chkalovsky (l’ul-timo è una base di addestra-mento per piloti, non un veroaeroporto). I nuovi centri, col-legati tra di loro tramite la fer-rovia, alleggeriranno la pres-sione su Mosca. Fra alcuni me-si, quando sarà maggiormentedettagliata, vedremo se la pro-posta è altrettanto promettente.� Anna Bronovitskaya©

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LE OPERE DELLO STUDIO OMA/2

Ma in Cina non tutti magnificano la sua «torre» Il 16 maggio è stata ultimata a Pechino la sede della China Central Television (Cctv)

PECHINO. Dopo essere stata de-finita il progetto di architetturapiù importante del XXI secolodal «New York Times» e avermonopolizzato la pubblicisticadi architettura, tutti direbberoche la sede della televisione distato cinese sia stata inaugura-ta anni fa. Invece, il cantieredell’inconfondibile grattacie-lo di 50 piani ripiegato a telaioaveva subito una grave battu-ta d’arresto lo scorso annoquando il suo vicino Tvcc hapreso fuoco, forse a causa de-gli eccessivi festeggiamenti peril Capodanno cinese. Ora laCctv è funzionante, pronta pertrasmettere le Olimpiadi diLondra e la propaganda di sta-to. «Dopo anni sono lieto che lasede della Cctv assolva final-mente al suo ruolo designato»,ha commentato all’inaugura-zione Rem Koolhaas, che amaggio è apparso nella serietelevisiva americana deiSimpson, realizzando un mo-dello in Lego dell’edificio. Malgrado le numerose criti-che all’aspetto architettoni-co, i residenti sembrano peròpiù interessati al costo astro-nomico del progetto. Il profes-sor Wu Liangyong dell’Univer-sità Tsinghua ha osservato:«L’architettura non riguardasoltanto l’estetica, ma anche icosti necessari a ottenere l’e-stetica desiderata». Ha inoltrecriticato lo «spreco di dena-ro» stile Cctv. A suo avviso,malgrado l’«audacia», gli ar-chitetti stranieri devono pren-dere in considerazione anche laparticolare situazione della Ci-na. Il trionfo vistoso degli stilipopolari internazionali, l’usoestensivo degli strumenti high

tech, le immagini eccessive so-no dannosi trucchetti daKung Fu, che battono gli av-versari ma non hanno senso.La sede della Cctv è l’edificioculturale pubblico più grandedel paese. L’idea iniziale del«loop» disegnato da Koolhaas èstata realizzata con due torri chetendono l’una verso l’altra perfondersi in una struttura a sbal-zo di 75 m. Dal punto di vistastrutturale, il progetto è tut-t’altro che razionale. La lungastruttura a sbalzo dalla forma ir-regolare rende spaventoso ilmomento ribaltante dell’arma-tura, sebbene le forze sianoscomposte attraverso gli ele-menti metallici reticolari, appa-rentemente irregolari ma in real-tà esito di calcoli ben precisi.Con i suoi circa 473.000 mqospita studi televisivi, uffici espazi per le trasmissioni e laproduzione: il quadruplo del-la vecchia sede. Sebbene Kool-haas abbia fatto il possibile perriempire l’enorme edificio diumanità, le critiche ancora non

si placano. L’idea originaria di«campus universitario» dovràessere verificata in futuro. Unquarto dell’area è aperto perdar vita a uno spazio pubbli-co; un parco collega la Cctv alTelevision Cultural Center. Questo grande edificiosarà ingrado di soddisfare le esigen-ze future? Forse nessuno haapprofondito l’argomento. Pri-ma della Cctv, Koolhaas era sta-to invitato a progettare una nuo-va sede per la Universal diHollywood. Grazie al rapidosviluppo dell’informatica, lagestione centralizzata della so-cietà è cambiata, le affiliate e glistudi cominciano a spostarsi al-trove. I dirigenti della Univer-sal hanno riconosciuto che inun’epoca di rapido sviluppoeconomico non era saggio in-vestire ingenti quantità di dena-ro nei grandi immobili e hannoabbandonato il progetto. Spe-riamo che la sede della Cctv nondiventi in futuro un simboloculturale specioso.Occorreva davvero un edifi-

cio per ospitare circa 250emittenti?Con lo sviluppo del-la società l’aumento delle emit-tenti è comprensibile, eppureaffidarsi solo a un enorme edi-ficio potrebbe non rappresenta-re la soluzione migliore. InGran Bretagna e in molti altripaesi le principali emittenti te-levisive sono spesso a gestioneprivata. I programmi sono ap-paltati a società di produzioneprofessioniste, riducendo enor-memente i carichi. La Cctv è latelevisione di stato cinese, mal’eccessiva quantità di emitten-ti potrebbe essere un’espansio-ne sconsiderata. Che senso haavere oltre 250 canali?L’ultimo nodo critico riguar-da il traffico generato dagli ol-tre 10.000 dipendenti. L’edifi-cio è collocato nel lussuoso di-stretto degli affari che dovreb-be in futuro offrire varie poten-zialità, concentrando uffici fi-nanziari, commerciali e infor-matici. I media potranno così ta-stare il polso dell’intera econo-mia cinese e trasmettere i mes- ©

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saggi con efficacia. Gli espertihanno ribadito che per via del-l’alta densità edilizia, con ilconseguente sovraccarico ditraffico, la Cctv è destinata acausare maggiori tensioni. Al-cuni pensavano che siccome letrasmissioni avvengono 24 oresu 24, il traffico sarebbe statodistribuito equamente nel corsodella giornata, evitando le con-suete ore di punta. La realtà, in-vece, è che intorno al ponteGuomao, al ponte ferroviarioPechino-Guangzhou e all’EastBridge il traffico aumenterà an-che a causa dell’esorbitantenumero di dipendenti dellaCctv e delle migliaia di agen-zie pubblicitarie, tecnologi-che e di produzione che faran-no diventare la zona un im-menso parco a tema. Nel frat-tempo, l’architetto olandeseracconta la costruzione dellaCctv in un video estratto dal do-cumentario che il figlio Tomassta realizzando sulla sua vita(http://vimeo.com/41335222). � Hanni Wang

Quando lo Strelka ha ricevu-to l’incarico di ricostruire ilfamoso Gorkij Park (i lavorinon sono ancora ultimati, ma ègià un enorme successo), Omaè stato contattato dal Centrodi cultura contemporanea Ga-rage, che ha deciso di trasferir-si nel parco, con l’incarico diconvertire il ristorante deglianni sessanta in uno spazioespositivo. Koolhaas, da tem-po affascinato dall’architettura sovietica degli anni sessanta esettanta, ha accettato con entu-siasmo. Stavolta il suo lavorodovrebbe essere portato a ter-mine: il Gorkij Park del Ga-rage sarà inaugurato nel2013 (Partner in Charge: RemKoolhaas, Associate in Charge:Chris van Duijn; Project Archi-tect: Ekaterina Golovatyuk).L’incarico offre all’architet-to l’opportunità di chiarire lasua posizione sulla conserva-zione. La controversa mostra«Chronochaos» della Bienna-

le di Venezia 2010 criticava leaffermate pratiche di tutela delpatrimonio e quando è statapresentata in Russia (Koolhaasha tenuto una lezione alloStrelka e i materiali della mo-stra sono stati pubblicati in rus-so dalla rivista moscovita«Project International») è ap-parsa eccessivamente inappro-priata, perché nel ventesimosecolo questo paese ha persobuona parte del suo patrimo-nio e continua a perderlo a

ritmo sostenuto. Quello a cuiKoolhaas invita è un approcciopiù aperto alla conservazionedel patrimonio, e il Gorkij Parkdel Garage è un’occasione per-fetta per dimostrarlo.Il ristorante Vremena Goda(«le stagioni») era piuttosto invoga, eppure fu chiuso subitodopo il crollo dell’Unione So-vietica. Ora è un guscio di ce-mento senza finestre, senzatetto e senza gran parte del-la facciata, ma è struttural-

E a Siracusa Rem è scenografoPer il 48° Ciclo di spettacoli clas-sici, fino al 30 giugno è allestitol’impianto scenico (compensatomarino, vernice protettiva tra-sparente e pedane rivestite dimetallo dorato), poggiato dallostudio Oma sui ruderi millenaridel teatro greco e adattabile allediverse rappresentazioni. ©

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Oma per Mosca. In senso orario, il piano di sviluppo per l’agglomerazione della Città, il Garage Gorkij Park e la Guest zone di Skolkovo

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IL GIORNALE DELL’ARCHITETTURA, N. 107, LUGLIO 201212 Mondo

TRASFORMAZIONI URBANE A ZURIGO

Il fuoco dell’arte accende l’immobiliare svizzeroIl 31 agosto verrà inaugurato il nuovo polo artistico Löwenbräu Areal:

è l’esito di strategie immobiliari e culturali integrate

ZURIGO. Negli edifici della vec-chia fabbrica di birra, già nel1996 sotto l’influsso di unboom mondiale nel settoresorge un centro integratod’arte contemporanea: Kun-sthalle Zurich, Museo Migrose altre gallerie private. Ma conla PSP Swiss Property-AG,proprietaria dell’area, i locatariavevano solo contratti a tempodeterminato e il gruppo artisti-co rischiava di non sopravvive-re nella formula originaria. La Kunsthalle nel 2002 indi-ce un concorso vinto l’annosuccessivo ex aequo da duestudi zurighesi: Gigon-Guyer,autori della Prime Tower (l’e-dificio più alto della Svizzera)e Atelier ww, già impegnatonel recupero di aree industria-li come quartieri abitativi. IlConsiglio comunale nel no-vembre 2005 delibera un pia-no per uso misto della Lö-wenbräu Areal, di cui alme-no 4.500 mq a destinazioneculturale, ma la crisi finanzia-ria del 2008 produce un mo-

alle facciate storiche fortemen-te strutturate. La media annuaè di 22.000 visitatori: un riccoprogramma di manifestazionicon visite guidate pubbliche,conferenze, un’offerta pedago-gico-museale per bambini ren-dono meno elitaria la presenzadi questa prestigiosa istituzionenella città.

Con più di 50 musei e oltre 100gallerie, dopo Londra e NewYork, Zurigo è nodo crucialedel commercio mondiale diopere d’arte. Nella casa nata-le del movimento Dada la pro-mozione dell’arte contempora-nea è un tema centrale dell’eco-nomia e della legislatura: «Kul-tur-und Kreativstadt Zürich»(Zurigo città di cultura e creati-vità), l’obiettivo già fissato dal2004 nelle «Leitbild der städti-schen kulturförderung» (Diret-tive per la promozione dellacultura cittadina), è conferma-to nelle Strategie del Consigliocomunale per il 2025.Altri progetti completanoquesta visione: il Festival Artand the City, inaugurato il 9giugno come piattaforma arti-stica ed espositiva nel cuore diZurich West, quartiere indu-striale riconvertito all’intratte-nimento e alla cultura. Fino al23 settembre comporranno in-stallazioni d’arte e design in unmuseo a cielo aperto: più di 30opere di artisti da tutto il mon-do. Il programma del curatoreChristoph Doswald punta supersonalità coinvolte nei temidello sviluppo urbano negli an-ni settanta, tra gli altri YonaFriedman, assieme a esponentidell’attuale generazione artisti-ca che si occupa di cultura ur-bana, quali Martin Creed,Oscar Tuazon, Ai Wei Wei. Incorso fino al 2 settembre anchela mostra «Deftig Barock. Ma-nifeste des prekär Vitalen», cu-rata da Bice Curiger alla Kun-sthaus, il cui ampliamento èprevisto per il 2017 su progettodi David Chipperfield Archi-tects. La cittadinanza si pronun-cerà in merito con una votazio-ne popolare quest’autunno. � Caterina Pagliara

mento di stallo. Analizzati di-versi modelli gestionali, nellaprimavera 2011 la Città, laFondazione Kunsthalle e laFederazione della Coopera-tiva Migros fondano la socie-tà per azioni Löwenbräu-Kunst AG, partecipando cia-scuna per un terzo al capitaleazionario di 27 milioni di fran-chi e rilevano nella LöwenbräuAreal gli edifici ristrutturati ele nuove costruzioni. Lo statu-to della Löwenbräu-Kunst AGcontempla la gestione per finiartistici del distretto, la cui tu-tela a lungo termine (25 anni)è garantita da patti parasociali. L’intervento architettonicoprevede, entro il 31 agosto, la

sopraelevazione della Kun-stalle (che acquista un’ulterio-re sala di 650 mq alta 5 m) e,nell’estate 2013, una nuovatorre residenziale da 60 appar-tamenti (di cui 50 già assegna-ti). Si aggiungono nuovi spaziper archivio, atelier e uffici.Una nuova fascia distributivaconnette tutti i settori espositi-vi, con la possibilità di mostrecomuni tra le istituzioni. Vec-chie e nuove sale hanno pavi-mentazione continua in calce-struzzo, con pareti eteree e sof-fitti bianchi, realizzando un’u-nità volumetrica tra le parti sto-riche, caratterizzate dai matto-ni a vista, e l’integrazione in ce-mento bianco, astratta rispetto

LONDRA Sughero per la Serpentine «archeologica»Memoria, passato earcheologia sono leparole chiave emer-se dalla presenta-zione della Serpen-tine Gallery 2012(in Hyde Park, finoal 14 ottobre) firma-ta Herzog & de Meu-ron. Il duo svizzeropuò ora aggiungere alla lista di riconoscimenti, dal Pritzker alla Me-daglia del Riba, un altro prestigioso lavoro, con la consolidata colla-borazione dell’artista cinese Ai Wei Wei. «Joyous peace of archaeo-logy and inspiration», lo ha definito Ruth Mackenzie direttrice delLondon Festival 2012. Il padiglione non ha l’ambizione di essere unmero esempio di autocelebrazione, quanto una raccolta dei segni la-sciati dai passati allestimenti, rivisitati dall’elegante design dei duearchitetti. Un taglio nel terreno definisce un elemento di landscapeche dialoga con l’intorno e l’interno, scavando alla ricerca di segni epreesistenze. Dodici colonne (ognuna a rappresentare i passati pa-diglioni) e come copertura un sottile specchio d’acqua che riflette ilcapriccioso cielo londinese. Un gioco di linee e dislivelli che, a diffe-renza di ciò che ci si aspetta da una struttura temporanea, non fa ta-bula rasa dei suoi predecessori. Lo studio delle fondazioni diventaparte portante del progetto non solo dal punto di vista statico, macome riflessione formale. La geometria nasce, forse un po’ banal-mente, dalla sovrapposizione degli schemi dei precedenti padiglioni,comunque il risultato finale non delude. La scelta del materiale, co-me nella maggior parte dei progetti del duo svizzero, è sostanziale: ilcork, ottenuto dal riciclaggio del sughero, è stato utilizzato per la rea-lizzazione della maggior parte del padiglione, fornito da gruppo Amo-rim. Caldo al tatto e dalle sfumature rossicce, il cork regala al padi-glione quella sensazione di geometrie plasmate direttamente dal ter-reno. � Eleonora Usseglio Prinsi

A Zurigo, la lunga tradizione nel sistema dei trasporti collet-tivi su rotaia, che caratterizza il territorio elvetico, risale al1882. Nel frattempo il piano dei trasporti ha subito incremen-ti e modifiche da fine anni novanta all’approvazione pubblicadel 2001; seguendo la pratica della pianificazione integrata tratrasformazioni urbane e sistema trasportistico vedrà, nel pros-simo decennio, nelle aree d’influenza della stazione, lavoriedilizi e infrastrutturaliche massimizzeranno gli investimen-ti e incentiveranno la qualità urbana lungo i corridoi infrastrut-turali, favorendo ulteriormente l’uso del trasporto collettivo.Tali lavori rappresentano anche degli esempi d’ingegneria ar-dita. Tra gli interventi spettacolari, lo spostamento di unedificio industriale a Oerlikon, memoria storica per gli abi-tanti, che ne avevano votato la conservazione. L’edificio, alto12 m e lungo 80, dal peso di 5.600 tonnellate, è stato traslatodi circa 60 m l’1 e 2 maggio, con un costo di oltre 10 milio-ni di franchi, per fare posto alle nuove rotaie, per mezzo dibinari e ruote montate alla base. È infatti in corso la rea-lizzazione del nuovo passante, la cosiddetta Durchmesser-linie, attiva integralmente a partire dal 2014. La nuova lineadi transito (Altstetten-Zurigo-Oerlikon) comprende, oltre adue ponti, un tunnel di 5 km in direzione della stazione diOerlikon e la nuova stazione sotterranea di Löwenstrasserealizzata 16 m sotto i binari della stazione centrale e sot-to i due fiumi: a quattro binari, sarà collegata attraverso unpassaggio con spazi commerciali (Gessnerallee) all’altra sta-zione sotterranea della Museumstrasse, del 1990, e avrà la stes-sa capacità di traffico della stazione centrale in superficie, do-tata di 15 binari di testa. Nel cantiere si è dovuto tener contodello scavo sotto i due fiumi. L’intera operazione costerà ol-tre 2.000 miliardi di franchi. Quello della Durchmesserliniesi accosta ad altri due grandi progetti che potenzieranno nonsolo il traffico regionale e nazionale, ma anche internaziona-le: la ferrovia Mendrisio-Varese e il collegamento ferroviarioGinevra Cornavin-Eaux Vives-Annemasse. Il tutto s’inseriscein una generale strategia dei trasporti (Swiss Travel System)che punta all’efficienza globale del sistema, all’interconnes-sione modale e alla valorizzazione delle linee storiche, anchea scopo turistico. � Laura Ceriolo

Ma tutta la città è in trasformazione

Kunsthalle Zurich.L’ampliamentofirmato Gigon-Guyer e Atelier ww si apreil 31 agosto

LA BARNES SPOSTATA DA UN PICCOLO SOBBORGO A PHILADELPHIA

Una collezione così bella in un edificio così insipidoAperta il 18 maggio la nuova Barnes Foundation su progetto del duo Williams & Tsien

PHILADELPHIA (PENNSYLVANIA).La Barnes Foundation ripro-pone il problema della copia,in arte e in architettura. LaFondazione nasce nel 1922per raccogliere la collezionedi Albert C. Barnes, che devela sua fortuna alla scoperta del-la medicina contro la gonorrea,l’Argyrol, e raccoglie la più ric-ca collezione dicapolavori im-pressionisti, post-impressio-nisti e moderni, per un valo-re stimato dai 15 ai 23 miliar-di di euro. L’eccentrico Bar-nes aveva redatto guide perspiegare la sua visione del-l’arte, aveva meticolosamen-te pensato la disposizione diogni dipinto e oggetto stipatiin 1.000 mq scarsi a Merion,a 20 km da Philadelphia. Se-guendo i precetti del grandeamico pedagogo John Dewey,per la sua collezione aveva im-maginato un edificio dall’ac-cesso limitato, un centro dieducazione piuttosto che unmuseo. La visita della colle-zione era regolata da normemolto precise, e numerosi so-no i racconti sui difficili rappor-ti tra Barnes, gli studiosi e imembri dell’alta borghesia diPhiladelphia. Uno dopo l’altrofallirono tutti i tentativi di sta-bilire collaborazioni durevolicon altre istituzioni culturali. Alla sua morte, nel 1951, Bar-nes lasciò un documento nelquale spiegava dettagliata-mente l’uso che si doveva fa-re della collezione. Due i pun-ti principali: la collezione nonavrebbe mai dovuto lasciarela sua originaria locazione,men che meno avvicinarsi a

Philadelphia; l’accesso dovevarimanere limitato per scopieducativi. Negli anni successi-vi la Barnes Foundation ha con-tinuato a funzionare rispettan-do rigorosamente le disposizio-ni del fondatore: non più di 200visitatori al giorno, niente ri-produzioni a colori delle ope-re, niente prestiti per mostretemporanee. Ma nel 2004, do-po anni di chiusura e moltecontroversie, proteste e un do-cumentario dall’emblematicotitolo The Art of the Steal (L’ar-te del furto), un giudice ne haapprovato il trasferimento aPhiladelphia; così, nessunadelle due richieste di Barnes èstata rispettata. Le motivazio-

ni: il vecchio edificio era con-siderato rischioso per la con-servazione della collezione e ilsuo restauro sembrava trop-po dispendioso.Motivazioni che suonano con-traddittorie, considerato il fat-to che il nuovo progetto deinewyorkesi Tod Williams eBillie Tsien è costato 120 mi-lioni di euro, reperiti da tre or-ganizzazioni no profit. Gli ar-chitetti sono stati selezionatinel 2007, mentre il progetto èstato reso pubblico nel 2009.L’edificio, vicino al museo Ro-din progettato da Paul PhilippeCret, è quasi dieci volte piùgrande dell’originale: 8.600mq, con lo spazio extra dedica-

to a una grande corte centrale(«il giardino all’interno dellagalleria e la galleria all’inter-no del giardino», come spiega-no gli architetti); inoltre uffici,caffetteria, negozio di souve-nir, auditorium e una specialegalleria per mostre e aule. Ilprogetto di stampo moderni-sta non ha niente di partico-lare: un volume parallelepipe-do realizzato in pietra arenariaè interrotto da un volume tras-lucido a sbalzo al livello supe-riore che illumina lo spazio in-terno e una corte, e riflette la lu-ce di notte. L’illuminazione in-terna è discreta per ridurre il ba-gliore e migliorare la visione,problema annoso a Merion. I responsabili sono pronti asottolineare che la Barnes ri-marrà fedele alla missioneeducativa concepita dal suoartefice. Ma la previsione di250.000 visitatori solo duran-te il primo anno, circa il qua-druplo della sede originaria,lascia qualche dubbio.D’altraparte gli oppositori dicono cherimuovendo la collezione dalsuo contesto originario si ècreata una sorta di «McBar-nes», nonostante gli sforzi di re-plicare i vertiginosi assemblag-gi, dal pavimento al soffitto, dimobili e lavorazione dei metal-li, che sottolineavano l’eccen-trica filosofia di apprezzamen-to dell’arte da parte di Barnes.Per precisa volontà del giudi-ce le opere dovevano essereesposte seguendo la medesi-ma collocazione, ma il risul-tato è asettico. Una copia nonè mai il suo originale.� Daria Ricchi

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MondoIL GIORNALE DELL’ARCHITETTURA, N. 107, LUGLIO 2012 13

BAGHDAD. Nella difficile rico-struzione postbellica dell’Iraq,il concorso internazionalelanciato nel 2010 dalla Muni-cipalità, per la rivitalizzazionee lo sviluppo del quartiere Ad-hamyia, si pone come un pri-mo passo importante verso il ri-torno alla normalità all’indo-mani delle prime elezioni de-mocratiche, e propone il riav-vio di un dibattito culturale percontribuire alla rinascita delmartoriato paese, culla di unaciviltà millenaria.Nonostante un sistema demo-cratico ai suoi primi vagiti e unafragile struttura sociale, messaa dura prova dai conflitti tra fe-di religiose, la grande disponi-bilità di risorse economicheinternazionali rende interes-sante il concorso, incentratosul tema della riqualificazionedi un quartiere di circa400.000 abitanti, cuore dellapresenza sunnita nella capi-tale. Il quartiere, delimitato daun’ampia ansa del Tigri, godedi un affaccio sul fiume digrande valore paesaggisticoed è ricco di luoghi sacri, tracui uno dei più importanti san-tuari sunniti del mondo islami-co. Da qui le potenzialità turi-stiche che richiedono adeguatispazi di accoglienza per visita-tori e fedeli. Il concorso, sviluppato in duefasi e concluso ad aprile, richie-deva la produzione di una seriedi documenti fra cui un master-plan, analisi, disegni e modelli.Una commissione di 20 mem-bri ha assegnato il primo pre-mio al gruppo barcelloneseAV62 (Victoria Garriga, ToñoForaster, Pedro García del Bar-rio e Pedro Azara), il secondoagli iracheni Al-Qatif Engi-neering in collaborazione congli spagnoli Balam Consulto-res e QA Associats e il terzo algruppo milanese CALStudio,guidato da Giuseppe Cinà ecomposto da Maryam Alsaigh,Luca Barello, Davide Ferrero,Nahla Jajo, Paolo Mauro Suda-no e Cæcilia Pieri; due rimbor-si spese sono stati assegnati al-lo studio tedesco Uberbau(Ali Saad e Thomas Stellmach)e a quello iracheno di Sami al-Musawi.È forse improprio analizzare gliesiti del concorso secondo iparametri occidentali, senza te-nere conto del delicato conte-sto locale. Inoltre è difficile en-trare nel merito dei progetti pre-sentati, a causa di un’informa-zione frammentaria che non

usa appieno le potenzialità del-la rete. Tuttavia è possibile evi-denziare l’insistenza del ban-do nel richiedere una soluzio-ne capace di valorizzare lemolteplici espressioni, non so-lo architettoniche, della cultu-ra locale. Un approccio non fa-cile da mettere in pratica in Iraq,dove l’immenso patrimoniostorico artistico è stato oggettodi distruzioni e rapine, e chesoltanto ora inizia a rifletteresulla necessità di proteggere l’-heritage come strumento indi-spensabile per una ricostruzio-ne non soltanto fisica ma anchesociale. Il rischio è quello diavviare operazioni «alla Du-bai» dove i cittadini sono spet-tatori passivi di un disegno ca-lato dall’alto, condotto da gran-di operatori immobiliari e co-struttori, nell’indifferenza delcontesto storico.

Nel caso del progetto vincito-re, la valorizzazione vieneperseguita con la scelta di re-cuperare la rete dei percorsistorici, ma è anche proposta lacollocazione di alcuni servizipubblici su chiatte galleg-gianti, per evitare il rischioconnesso agli attentati sullestrade. Inoltre sono ipotizzatela realizzazione di zone d’om-bra con pergole continue pergarantire spazi di ritrovo collet-tivo e il recupero delle faccia-te storiche attraverso incen-tivi fiscali, collegando opera-tori economici e cittadini. Infi-ne, elemento centrale del pro-getto è l’idea di un secondoponte che colleghi anche sim-bolicamente il quartiere diAdhamiya con quello sciita diKadhimiya.Il progetto del gruppo Uberbau,si dedica con attenzione alla si-stemazione della piazza e del-l’area circostante la moschea,mentre quello di Sami al-Mu-sawi, all’ostentato obiettivo diconservare la centralità dellacasa a corte tradizionale, fa se-

guire la completa sostituzionedel tessuto della città storicacon nuovi blocchi a corte. Il progetto del gruppo italia-no, per contro, si caratterizzaper lo studio rigoroso del tes-suto storico e delle tipologietradizionali, come elementi daricomporre. Dalla lettura emer-ge un disegno urbano e un’at-tenzione agli spazi pubblici chesi radica fortemente nella storiae si connota per l’attenzione al-la socialità locale e alle formedel suo coinvolgimento. Laproposta si articola su due livel-li: inquadramenti metodologicivolti alla definizione di piani at-tuativi di recupero ed elabora-zione progettuale di cinque luo-ghi centrali prescelti. Pur te-nendo conto delle richiamatedifficoltà nel reperimento delladocumentazione, quest’ulti-ma soluzione è quella che piùconvince e che, soprattutto pergli aspetti metodologici, po-trebbe porsi come riferimentoforte per ulteriori interventi nel-l’area. � Guido Montanari

IRAQ

Prove di democrazia a BaghdadUn gruppo spagnolo si aggiudica il concorso internazionale per lo sviluppo

del quartiere di Adhamyia; terzo classificato un gruppo italiano

SVIZZERA Barozzi Veiga raddoppiano a CoiraLo spagnolo AlbertoVeiga e l’italiano Fa-brizio Barozzi costrui-ranno l’ampliamentodel Bündner Kunstmu-seum (Bkm). Si trattadel secondo concorsoche lo studio barcello-nese vince in meno diun anno in Svizzeradopo il Musée Canto-nal de Beaux Arts diLosanna. L’intervento(budget, 30 milioni dieuro) prevede 3.156mq distribuiti su unprisma di sette piani(di cui tre sotterra-nei), staccato dallapreesistenza, a cui sicollega nel primo interrato. In sintonia con la sede storica, la com-posizione è simmetrica a pianta centrale. Il trattamento dell’in-volucro ricorda la casa Ennis e altre opere californiane di FrankLloyd Wright: blocchi prefabbricati di cemento grigio con basso-rilievi astratti reinterpretano i motivi che decorano la villa adia-cente. � Graziella Trovato

STRASBURGO Palagiustizia più grandeIl catalano Jordi Gar-cés firmerà l’inter-vento di riqualifica-zione e ricostruzioneparziale del Palazzodi giustizia della cit-tà francese. Insiemeallo studio Serra-Vi-ves-Cartagena si èimposto sugli altritre finalisti del con-corso ristretto indet-to un anno fa. Previ-sto un nuovo volume sulla sommità dell’edificio, che ne amplia lasuperficie di circa 2.000 mq e al contempo funge da coperturasenza alterare i fronti tardo ottocenteschi. Lavori previsti dal 2013al 2016, con budget di 63,2 milioni. � Francesca Comotti

LOSANNA Lavori in corso nel campusIl 27 aprile è statopiantato simbolica-mente un albero al-l’interno dell’Écolepolytechnique fede-rale, «prima pietra»del nuovo bâtimentBI, destinato ai servi-zi centrali e firmatodallo studio di Domi-nique Perrault. Loca-lizzato nell’ingressoa sud-est, di fronte alRolex Learning Center di Sanaa, il padiglione rappresenta la pri-ma tappa di un piano per ammodernare la viabilità interna e treedifici. L’intervento è frutto di un appalto-concorso bandito nel2010. Il 24 gennaio 2011 i lavori sono stati affidati alla SteinerSA, che ha battuto altre cinque imprese con progetti diItten+Brechbüln, Jean Nouvel, Lüscher Architectes, Devanthéry &Lamuniére, Ferrari & Henning Larsen. Dall’aprile 2013 l’edificioBI sostituirà la biblioteca centrale, di cui viene recuperata l’os-satura metallica, giustapponendovi una coloratissima facciata. Adagosto parte invece il cantiere del bâtiment ME, che oggi ospitaingegneria meccanica: il progetto di Perrault prevede un grandeedificio, contraddistinto da brises-soleil scorrevoli e destinato acentro ricerca per le neuro-protesi (fine lavori prevista, febbraio2015). Per la costruzione dei due edifici, il Parlamento federaleha destinato 45 milioni di franchi svizzeri. Altri fondi servirannoper l’ultima parte del restyling: la realizzazione del Teaching Brid-ge nell’attuale Centre Midi, che ospita aule e auditorium. Nel frat-tempo, Perrault ha presentato il progetto di una torre di 300 mche dovrebbe sorgere all’interno del futuro Centro degli affari in-ternazionali a Seul, il cui masterplan è griffato Daniel Libeskind.� Alberto Bologna

FRANCOFORTE La città della culturaÈ una sorta di «micro-città» (16,5 ettari) il progetto di David Ad-jaye che raggrupperà nove istituzioni culturali in un unico com-plesso. Commissionato dal Forum Kulturcampus Frankfurt, l’in-tervento si svilupperà nel sito oggi occupato dall’Università (cheverrà liberato nel 2014) e contempla una serie di parallelepipedicon tetto a giardino, organizzati intorno a un foyer comune qua-le elemento di connessione. La disposizione degli edifici permet-te di ricavare ampi spazi pubblici. Il progetto include uffici (13%),appartamenti (33,7%), negozi, caffè e ristoranti (8,6%).

WASHINGTON Nuovo look per Union SquareI paesaggisti Gu-stafson Guthrie Ni-chol (Seattle) e Da-vis Brody Bond (NewYork) sono i prescel-ti per la riorganizza-zione della piazza difronte al Campido-glio, visitata da piùdi 25 milioni di per-sone all’anno. Il progetto prevede un grande spazio centrale de-finito da uno specchio d’acqua, con ai lati una serie di terrazzeconnotate da diversi materiali. L’intero National Mall Plan coste-rà circa 700 milioni di dollari.

Sopra, il masterplan del progettovincitore (gruppo AV62); a fiancoe sotto a sinistra, particolare del piano di recupero della cittàvecchia e sistemazione di piazza Abu Hanifa con il Museo delle Palme nella propostaitaliana (CAL-Studio); sotto a destra, la sistemazione dellastessa piazza nella propostatedesca (gruppo Uberbau)

PREMI I due spazi pubblici migliori d’EuropaGiunto alla settima edizionedal 2000, il Premio europeoper lo spazio pubblico delCccb (Centro di cultura con-temporanea di Barcellona)raddoppia, con un riconosci-mento ex aequo. Guarda a estcon l’intervento di Boris Po-drecca sulle rive della Ljublja-nica, nella capitale slovena,felice integrazione tra il fiumee la struttura urbana (foto so-pra). Ma premia anche un pro-getto locale (quello dello stu-dio Jansana, de la Villa, dePaauw per il monte Turò Rovi-ra alla periferia di Barcellona)che recupera con sensibilitàun luogo panoramico abbandonato svelando tracce di storia (foto sot-to). Tra i quasi 350 progetti presentati, la giuria (presieduta da JosepLlinàs) ha assegnato anche tre menzioni (Exhibition Road di Londra,Memoriale all’abolizione della schiavitù a Nantes, un’installazione ur-bana a Malmo) e ha introdotto una categoria speciale per le manife-stazioni degli indignados alla Puerta del Sol di Madrid, a ribadire il si-gnificato civile e sociale dello spazio pubblico. �Michele Roda

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Il corridoio di mobilità del Tigri Riqualificazione del ponte Adhamiya KadhamiyahRecupero dell’eredità dell’asse civico Collegamento con i quartieri a nordPiscina pubblica e padiglioni sportiviStrade irrigateParco sul fiume, servizi culturaliMoliServizi pubblici su chiatte galleggiantiRuota d’acqua Passeggiata sul lungofiumePiazza Abu HanifaSala per concerti all’aperto Recupero del ponte Adhamiya-Al TaifiyaCampus universitario di Baghdad

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