MODELLI ASSISTENZIALI E DI CURA A CONFRONTO PER LA...

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I PRINCIPALI MODELLI ASSISTENZIALI IL RUOLO TERAPEUTICO DEL NUCLEO ALZHEIMER MODELLI ASSISTENZIALI E DI CURA A MODELLI ASSISTENZIALI E DI CURA A CONFRONTO PER LA GESTIONE DELLA PERSONA CONFRONTO PER LA GESTIONE DELLA PERSONA CON ALZHEIMER CON ALZHEIMER 17 giugno 2015 ISABELLA CAPONI AGENZIA PER LA FORMAZIONE AZIENDA USL 11 EMPOLI

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I PRINCIPALI MODELLI ASSISTENZIALIIL RUOLO TERAPEUTICO DEL NUCLEO

ALZHEIMER

MODELLI ASSISTENZIALI E DI CURA A MODELLI ASSISTENZIALI E DI CURA A

CONFRONTO PER LA GESTIONE DELLA PERSONA CONFRONTO PER LA GESTIONE DELLA PERSONA

CON ALZHEIMERCON ALZHEIMER

17 giugno 2015

ISABELLA CAPONI

AGENZIA PER LA FORMAZIONE AZIENDA USL 11 EMPOLI

OBIETTIVI FORMATIVIOBIETTIVI FORMATIVI

� ACQUISIRE MAGGIORI COMPETENZE NELLA GESTIONE DEI DISTURBI COMPORTAMENTALI DI PERSONE AFFETTE DA UNA FORMA DI DEMENZA

� SVILUPPARE UNA “CULTURA DELL’ALZHEIMER”

ISABELLA CAPONI 2

Se mai avrete la possibilità di entrare nel mondo di una persona con malattia di Alzheimer, fatelo IN PUNTA DI PIEDI. Cercate di capire il piùpossibile e fatene tesoro, vi servirà nei momenti di difficoltà; cercate di avere pazienza e sappiate attendere il momento più opportunoper intervenire; provate ad essere sorridenti e affettuosi , ma senza sforzo nécondizionamento: fate ciò che ….”il vostro sentimento vi suggerisce in quel momento.Se mai avrete la fortuna di raggiungere gli

obiettivi di qualità di vita che avevate pensato, non vi costerà troppa fatica accompagnare quell’anima vagante fino all’ultimo dei suoi giorni in questo mondo

A. Notarelli

DEMENZA:DEFINIZIONE(DSMDEMENZA:DEFINIZIONE(DSM--IV) IV)

SINDROME CARATTERIZZATA DA SVILUPPO DI DEFICIT COGNITIVI MULTIPLI, COMPRENDENTI:

- DEFICIT DELLA MEMORIA;

- UNA O PIÙ DELLE SEGUENTI ALTERAZIONI COGNITIVE: AFASIA, APRASSIA, AGNOSIA, DISTURBO DELLE FUNZIONI ESECUTIVE,TALI DA RAPPRESENTARE UN DECLINO SIGNIFICATIVO RISPETTO AL PASSATO E DA CAUSARE UNA COMPROMISSIONE SIGNIFICATIVA DEL FUNZIONAMENTO SOCIALE O LAVORATIVO.

I DEFICIT NON SI PRESENTANO ESCLUSIVAMENTE NEL CORSO DI UNO STATO CONFUSIONALE ACUTO (DEVONO QUINDI ESSERE PERSISTENTI, PER CONVENZIONE ALMENO 6 MESI)

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EPIDEMIOLOGIAEPIDEMIOLOGIA

� LA DEMENZA È UNA PATOLOGIA IN CONTINUO AUMENTO IN TUTTO IL MONDO A CAUSA DEL PROGRESSIVO INVECCHIAMENTO DELLA POPOLAZIONE.

� RADDOPPIA OGNI CINQUE ANNI DOPO I 65 ANNI CIRCA 1% TRA 65 E 69 ANNI, CIRCA 40% TRA 85 E 89 ANNI

� INCIDENZA IN CALO (ANCHE SE IN TOSCANA CI SONO ATTUALMENTE 86000 CASI E SI PREVEDONO CIRCA 97500 NEL 2020): STA ACCADENDO A LIVELLO MONDIALE QUALCOSA DI POSITIVO, DA CAPIRE COSA… FORSE UN MIGLIORAMENTO NELLO STILE DI VITA?

� LA MALATTIA DI ALZHEIMER RAPPRESENTA LA CAUSA PIÙ COMUNE DI DEMENZA (50-80% DEI CASI) E COMPRENDE GRAN PARTE DEI CASI CHE IN PRECEDENZA VENIVANO ETICHETTATI COME “DEMENZA SENILE” O “ARTERIOSCLEROSI” ISABELLA CAPONI 5

LA MALATTIA DI ALZHEIMERLA MALATTIA DI ALZHEIMER

ISABELLA CAPONI 7

Descritta per la prima volta

nel 1906 da Alois AlzheimerAlois AlzheimerAlois AlzheimerAlois Alzheimer

Caso di una donna di 51

anni affetta da una forma

nuova di demenza

LA MALATTIA DI ALZHEIMER ELA MALATTIA DI ALZHEIMER ELA MALATTIA DI ALZHEIMER ELA MALATTIA DI ALZHEIMER E’’’’ UNA UNA UNA UNA

PATOLOGIA:PATOLOGIA:PATOLOGIA:PATOLOGIA:

� DEGENERATIVA: distrugge progressivamente le cellule cerebrali (deposito di sostanze all’interno del neurone ed all’esterno (placche di amiloide), distruzione del neurone e conseguente deficit neurotrasmettitoriale (acetilcolina). ATROFIA.

� CRONICA/IRREVERSIBILE

� PROGRESSIVA

I PRINCIPALI DISTURBI DELLE

FUNZIONI COGNITIVE� LA MEMORIA: incapacità di apprendere nuove informazioni

o di richiamare quelle già apprese� L’ATTENZIONE: � IL LINGUAGGIO: incapacità di trovare i termini giusti per

esprimere un concetto o denominare un oggetto;• LA CAPACITA’ CRITICA E DI GIUDIZIO� L’APRASSIA: perdita della capacità di eseguire sequenze motorie

apprese con l’esperienza, in assenza di disturbi del movimento.• LE ABILITA’ VISUO-SPAZIALI: riduzione della sensibilità ai

contrasti e difficoltà a distinguere colori e luce� L’AGNOSIA: perdita della capacità di riconoscere persone o

oggetti noti e il loro uso, malgrado l’integrità degli organi di senso.

BPSD: disturbi del comportamentoBPSD: disturbi del comportamentoBPSD: disturbi del comportamentoBPSD: disturbi del comportamento

Cluster psicoticoCluster psicoticoCluster psicoticoCluster psicotico

� DELIRIDELIRIDELIRIDELIRI

� MISIDENTIFICAZIONI (interpretazioni erronee di MISIDENTIFICAZIONI (interpretazioni erronee di MISIDENTIFICAZIONI (interpretazioni erronee di MISIDENTIFICAZIONI (interpretazioni erronee di

stimoli visivi)stimoli visivi)stimoli visivi)stimoli visivi)

� ALLUCINAZIONIALLUCINAZIONIALLUCINAZIONIALLUCINAZIONI

BPSDBPSDBPSDBPSD

Cluster depressivoCluster depressivoCluster depressivoCluster depressivo

� ALTERAZIONE DEL TONO DELL’UMORE

� DEPRESSIONE

� APATIA

� EUFORIA

� LABILITÀ EMOTIVA

� AGITAZIONE PSICOMOTORIA

� COMPORTAMENTO NEGATIVO

BPSDBPSDBPSDBPSD

Cluster comportamentaleCluster comportamentaleCluster comportamentaleCluster comportamentale� ANSIA� AGITAZIONE PSICOMOTORIA� AGGRESSIVITÀ VERBALE O FISICA� FACILE IRRITABILITA’� REAZIONI CATASTROFICHE� VOCALIZZAZIONE PERSISTENTE� VAGABONDAGGIO� AFFACCENDAMENTO INCONGRUO

� HOARDING: accumulo improprio di cose inutili� ACATISIA� DISINIBIZIONE� DISTURBI DEL COMPORTAMENTO ALIMENTARE E

SESSUALE� DISTURBI DEI RITMI CIRCADIANI

PROGNOSIPROGNOSI

� LA SOPRAVVIVENZA MEDIA DELLA MALATTIA OSCILLA TRA 8 E 15 ANNI

� LA PROGNOSI DIPENDE DA VARI FATTORI, UNO DEI PIÙ IMPORTANTI È LA QUALITÀDELLA CURA NEL PERCORSO ASSISTENZIALE.

Obiettivi del trattamentoObiettivi del trattamento

A SECONDA DELLA FASE DELLA MALATTIA, L’OBIETTIVO PUÒ ESSERE:

• MIGLIORARE E/O MANTENERE PIÙ A LUNGO POSSIBILE IL LIVELLO COGNITIVO E FUNZIONALE

• RIDURRE I SINTOMI PSICOLOGICI E COMPORTAMENTALI

• PREVENIRE LE COMPLICANZE

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ISABELLA CAPONI 15

CONSIDERAZIONI� SI PARLA DI ALZHEIMER IN GENERE SOLO DA UN

PUNTO DI VISTA SOCIALE, POCO SANITARIO. INVECE ÈUNA PATOLOGIA, QUINDI DOBBIAMO RISPONDERE PRIMA ALLA CURA DEL MALATO.

� BISOGNI DI CURA: RICONOSCIMENTO ALLA CURA DEL MALATO, MAGGIORI BISOGNI DI CURA, PER LA PATOLOGIA SPECIFICA E PER QUELLE CONCOMITANTI. NON SI POSSONO LASCIARE ALLA SPONTANEITÀ.

� LA COMPLESSITA’ DELL’ASSISTENZA ALLE PERSONE CON DEMENZA DERIVA DA BISOGNI VARI DEI VARI SOGGETTI

Lo stile di vita Lo stile di vita Lo stile di vita Lo stile di vita può contrastare la

progressione della malattia, con un

effetto terapeutico su:

- Contenimento sintomi

- Mantenimento funzioni

- Qualità della vita.Importante è avere una vasta gamma di servizi.

Mantenere la persona al proprio domicilio non è

detto che vada bene, può darsi che il malato

non vi trovi le risposte giuste ai suoi bisogni

Atti di indirizzo della Regione ToscanaAtti di indirizzo della Regione Toscana

per la non autosufficienzaper la non autosufficienza

� Delibera Giunta Regionale n.402 del 2004

� “Sviluppo di un percorso di revisione e riqualificazione del processo assistenziale per le persone anziane non autosufficienti”

� Legge Regionale n.66 del 2008

� “Istituzione del Fondo Regionale per la non autosufficienza”

� Delibera Giunta Regionale n.370 del 2010

� “Progetto per l’assistenza continua alla persona non autosufficiente”

� Decreto Dirigenziale n.1354 del 2010

� “Procedure di valutazione multidimensionale delle condizioni di bisogno della persona anziana non autosufficiente”

ISABELLA CAPONI 17

Tipologia dei servizi per laTipologia dei servizi per la

DemenzaDemenza

� SERVIZI SANITARI•Medicina Generale• Medicina Specialistica:UVA (Unità di Valutazione Alzheimer)� SERVIZI SOCIOSANITARI• ADI• Centro Diurno per non autosufficienti• Centro Diurno Alzheimer• RSA: Modulo base – Modulo Alzheimer(ricovero a tempo determinato o indeterminato)• Assegno di cura

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IL MODELLO IL MODELLO IL MODELLO IL MODELLO IL MODELLO IL MODELLO IL MODELLO IL MODELLO GENTLE CAREGENTLE CARENEL TRATTAMENTO DELLE NEL TRATTAMENTO DELLE NEL TRATTAMENTO DELLE NEL TRATTAMENTO DELLE NEL TRATTAMENTO DELLE NEL TRATTAMENTO DELLE NEL TRATTAMENTO DELLE NEL TRATTAMENTO DELLE

DEMENZEDEMENZEDEMENZEDEMENZEDEMENZEDEMENZEDEMENZEDEMENZE

IL MODELLO GENTLE CARE di Moyra IL MODELLO GENTLE CARE di Moyra IL MODELLO GENTLE CARE di Moyra IL MODELLO GENTLE CARE di Moyra

JonesJonesJonesJones

•CENTRALITACENTRALITACENTRALITACENTRALITA’’’’ DELLA PERSONA MALATADELLA PERSONA MALATADELLA PERSONA MALATADELLA PERSONA MALATA

•RICERCA E SALVAGUARDIA DELLA SUARICERCA E SALVAGUARDIA DELLA SUARICERCA E SALVAGUARDIA DELLA SUARICERCA E SALVAGUARDIA DELLA SUA

CONTINUITACONTINUITACONTINUITACONTINUITA’’’’ ESISTENZIALEESISTENZIALEESISTENZIALEESISTENZIALE

ISABELLA CAPONI

IL MODELLO GENTLECAREIL MODELLO GENTLECAREIL MODELLO GENTLECAREIL MODELLO GENTLECARE

� APPROCCIO PROTESICO

BENESSERE Migliore interazione possibileCon l’ambiente in assenza di stress

STRESS Errore nella relazione tra personaaffetta da demenza e ambiente

DISTURBI COMPORTAMENTALI SPESSO NON SONOUN SINTOMO, MAIL DIVARIO FRA CIO’CHE LA PERSONA PUO’DARE E CIO’ CHEL’AMBIENTE RICHIEDE

ISABELLA CAPONI

MODIFICARE IL CONTESTO E MODIFICARE IL CONTESTO E MODIFICARE IL CONTESTO E MODIFICARE IL CONTESTO E

ADATTARLO ALLE ESIGENZEADATTARLO ALLE ESIGENZEADATTARLO ALLE ESIGENZEADATTARLO ALLE ESIGENZE

DELLA PERSONA AFFETTA DA DELLA PERSONA AFFETTA DA DELLA PERSONA AFFETTA DA DELLA PERSONA AFFETTA DA

DEMENZADEMENZADEMENZADEMENZA

ISABELLA CAPONI

3.Costruzione della PROTESI

AMBIENTE FISICO

LE PERSONE CHE CURANO

LE ATTIVITA’ E IPROGRAMMI CHE CONTRIBUISCONO A DARE UN SENSOALLA GIORNATADEL MALATO

ISABELLA CAPONI

IL IL IL IL ““““PEZZO MANCANTEPEZZO MANCANTEPEZZO MANCANTEPEZZO MANCANTE””””

Va inserito nella sua esatta dimensione:se la protesi è troppo ampia posso indurredipendenza,se è insufficiente induco stress.

E’ NECESSARIA UNA COSTANTE RIVALUTAZIONE!!

ISABELLA CAPONI

AMBIENTE FISICO

IL PARADIGMA DELL’AMBIENTE PROTESICO E’ LA CASA

MASSIMA FAMILIARITA’ SICUREZZA

FACILITA’ D’ACCESSOE MOBILITA’

SUGGERIRE LAFUNZIONE CUIE’ DESTINATO

LUOGO DI VITAFLESSIBILITA’ ECAMBIAMENTO

ISABELLA CAPONI

PERSONE

ADEGUATAMENTEFORMATE EMOTIVATE

CONDIVISIONE DEGLIOBIETTIVI E DEIPIANI DI CURA

ALLEANZA TERAPEUTICA TRA FAMIGLIA E

OPERATORI

ISABELLA CAPONI

ATTIVITA’� Nel Gentle Care l’intento principale è

quello di ricostruire per ogni malato una routine giornaliera personalizzata che enfatizzi i livelli funzionali esistenti e i punti forza del malato.

� Il fine non deve essere l’attività ma il benessere.

ISABELLA CAPONI

attivitattivitattivitattivitàààà

� Il loro ruolo deve essere legato alle situazioni quotidiane

� Ogni attività deve avere un significato.� Le vere attività per i malati di Alzheimer non

sono le tombole e le attività ricreative, ma le ADL cui noi dobbiamo dare molta importanza e rilievo.

Obiettivi di ogni ATTIVITAObiettivi di ogni ATTIVITAObiettivi di ogni ATTIVITAObiettivi di ogni ATTIVITA’’’’::::

�Creare un piacere immediato, ridare dignità, rendere la persona capace di sorridere.

�La vita delle persone con demenza è qui e ora, non esiste futuro, si dimenticano del passato.

ATTIVITAATTIVITA ’’ CENTRALICENTRALI

ATTIVITAATTIVITA ’’ NECESSARIENECESSARIE

ATTIVITAATTIVITA ’’ ESSENZIALIESSENZIALI

ATTIVITAATTIVITA ’’ SIGNIFICATIVESIGNIFICATIVE

ADL

RIDURRE LO STRESS,RECUPERARE ENERGIA (sonno, riposo, rilassamento…)

MOVIMENTO, COMUNICAZIONE, RELAZIONI FAMILIARI/SOCIALI

LAVORO, GIOCO

GENTLECAREGENTLECARE PROTESI: ATTIVITA’

ATTIVITA’ DI BASE

�Sono la costellazione di attività relative al 1°stadio di sviluppo di Maslow: bisogno di alimenti, di riparo, di sicurezza e di cura personale.

�Tutte insieme formano la base della giornata della persona, cioè la sua ragione di vita.

ATTIVITA’ NECESSARIE

(sonno/riposo/rilassamento…)

� Tutti le devono svolgere per trovare l’energia che serve per affrontare bene le altre attività.

� Sono attività che generalmente si svolgono senza pensarci: le persone con demenza vanno aiutate a svolgere queste attività, affinchè non siano esageratamente stressate o super stimolate, oltre le loro capacità funzionali.

� Esse danno ai malati l’energia per godersi la vita.

ATTIVITA’ ESSENZIALI (movimento,

comunicazione, relazioni…)

� Fanno sì che si possa offrire qualcosa oltre le ADL e un letto per dormire

� Sono attività che svolgiamo per connetterci con gli altri

� Ci consentono la gioia della libertà e del movimento, il piacere della comunicazione, verbale e non verbale.

� Danno completezza alla vita degli anziani.

ATTIVITA’ SIGNIFICATIVE (lavoro,

gioco…)� Sono il più alto livello di sviluppo nella scala di Maslow� Sono impegni speciali che richiedono l’integrazione

delle nostre facoltà cognitive, sociali e funzionali.

� Per le persone con demenza è molto difficile raggiungere questo livello di sviluppo.

� Se non vengono svolte prima le precedenti attività, queste non servono a nulla.

� Spesso, se partono da esperienze passate di ogni persona e stimolano l’area cerebrale delle competenze acquisite nel passato, hanno un buon rendimento ( es. canto, ballo…)

La formula 5 +10 dei programmi di attività

nel Gentlecare®

� Mangiare

� Vestirsi

� Agghindarsi

� Usare la toilette

� Fare il bagno

� Parlare� Camminare� Cantare� Lavorare� Ridere� Reminiscing� Danzare� Guardare� Toccare� Pregare

+

IL MODELLO VILLA SERENA

La persona che invecchia è in continuo divenire e modifica, non dobbiamo essere rigidi. Nemmeno la malattia e la demenza possono cambiare il continuo cambiamento.

ISABELLA CAPONI37

L’arte del prendersi cura

“L'assistenza è un'arte; e se deve essere realizzata come un'arte, richiede una devozione totale ed una dura preparazione, come per qualunque opera di pittore o scultore; con la differenza che non si ha a che fare con una tela o un gelido marmo, ma con il corpo umano il tempio dello spirito di Dio. È una delle Belle Arti. Anzi, la più bella delle Arti Belle.”

Florence Nightingale

CURA:

� …è quella che sa conservare l’altro nella sua essenza.

Alberta Cioni- Isabella Caponi40

1995 SPERIMENTAZIONE1996 APERTURA NUCLEO ALZHEIMER1997 CONVEGNO NAZIONALE1998 INAUGURAZIONE GIARDINO2002 NUOVO NUCLEO SPECIFICO2003 WORK SHOP CON MOIRA JONES2004 APERTURA TERRAZZO TERAPEUTICO2006 10 anni dalla sperimentazione: LABORATORIO ESPERENZIALE per rivedere linee guida2009: apertura 2° nucleo Alzheimer

VILLA SERENA e l’Alzheimer

Ambiente Terapeutico Adattato

�LA RELAZIONE

�LA DECOMPRESSIONE EMOTIVA

�L’ADATTAMENTO AMBIENTALE

PERSONA:dignità/integrità, benessere,autonomia,

buon compenso disturbi comportamentali e

riduzione stress, ottimizzazione terapia sedativa

AMBIENTE:

SicuroTerapeutico

protesico

CAREGIVER:

EquipeStabilità terapeutica

Formazione

ATTIVITA’:

Sempliciadattate

PRESA IN CARICO della persona malata, con sostegno/educazione ai familiariOBIETTIVI CONDIVISI con la RETE DEI SERVIZI

PRESA IN CARICO della persona malata, con sostegno/educazione ai familiariOBIETTIVI CONDIVISI con la RETE DEI SERVIZI

AMBIENTE:

Garantire sicurezza

Compensare la disabilità

Evitare stimoli stressanti (CAOS, RUMORI…)

Fornire un’adeguata stimolazione sensoriale

Alberta Cioni- Isabella Caponi44 Il percorso di wandering

Alberta Cioni- Isabella Caponi45 Il salotto

Alberta Cioni- Isabella Caponi46

IL TERRAZZO TERAPAUTICOIl giardino d’inverno

Isabella Caponi47

Isabella Caponi48

Isabella Caponi49

Isabella Caponi50

IMPARARE AD OSSERVARE IL DISTURBO

DESCRIVERE LE PROPRIE REAZIONI

CONDIVIDERE I SIGNIFICATI

OSSERVAZIONE SISTEMATICA

ANALISI FUNZIONALE

� LA DEFINIZIONE E L’OSSERVAZIONE DEL COMPORTAMENTO PROBLEMA B

� LA RICERCA DELL’ANTECEDENTE A : SITUAZIONI O PERSONE CHE HANNO SCATENATO IL COMPORTAMENTO TARGET

� L’IDENTIFICAZIONE DELLA CONSEGUENZA C: COSA È SUCCESSO IN SEGUITO AL COMPORTAMENTO

Conoscenza della persona malataConoscenza della persona malataConoscenza della persona malataConoscenza della persona malata

�La sua storia di vita

�Il contesto dove vive

�Il caregiver

ISABELLA CAPONI

Conoscenza della malattia

•Storia della “sua” malattia

•Valutazione dell’impatto della malattia su quella persona (deficit indotti dalla malattia e strategie di compenso utilizzateautonomamente dalla persona malata ).

IL CAREGIVER

ISABELLA CAPONI55

Sostegno psicologico (elaborazione perdita, difficoltà relazionali, inversione ruoli…)

Informazioni sulla malattia, formazione

Orientamento sul territorioSostegno materiale

Vicinanza emotiva, punto di riferimento, accompagnamento, condivisione

Strategie SCORRETTE del caregiverStrategie SCORRETTE del caregiverStrategie SCORRETTE del caregiverStrategie SCORRETTE del caregiver

�Correzione diretta di comportamenti alterati

� Interpretazione distorta del comportamento malato

�aggressività-------spavento, timore�Atteggiamento ipercontrollante� Iperattivismo

CARATTERISTICHE ASSISTENZIALI

� Tutte le manovre vanno eseguite con calma e serenità, con un atteggiamento rassicurante, evitando movimenti bruschi o dietro le spalle

� Avere molta creatività

� Osservare attentamente ogni comportamento

� Non tentare di riportare la persona demente a una dimensione normale

� Comunicazione oltre quella verbale

� Contestualizzazione dei comportamenti alterati e monitoraggio al bisogno.

Modificare il contesto e adattarlo alle esigenzedella persona affetta da demenza

SUGGERIMENTI PER LA GESTIONE NON FARMACOLOGICA DELLE

PRINCIPALI DIFFICOLTA’:

LA COMUNICAZIONELA COMUNICAZIONELA COMUNICAZIONELA COMUNICAZIONE

1. NON FARE DOMANDE

2. NON CORREGGERE

3. NON INTERROMPERE

4. ASCOLTARE

5. ACCOMPAGNARE CON LE PAROLE

6. RISPONDERE ALLE DOMANDE

7. COMUNICARE ANCHE CON I GESTI

8. RICONOSCERE LE EMOZIONI

9. RISPONDERE ALLE RICHIESTE

LA PERDITA DI MEMORIA

� Per dare un significato a ciò che lo circonda, spesso il malato ricorre alle informazioni che ha a disposizione, ovvero i ricordi del passato. Per questo è importante:

- circondare l’ambiente dove vive di oggetti particolari significativi nella sua vita e di ausili che possono aiutare e favorire l’orientamento temporale (efficaci solo in stadi iniziali di demenza)

- Rassicurare la persona e rinforzare i “link” con il suo passato (conoscenza approfondita della persona e della sua storia di vita)

�LA CURA DI SE’

GESTIONE DELLE PRINCIPALI ADL

OSSERVAZIONE:

•COSA SA FARE IL MALATO;

•COSA FA;

•COME IL MALATO FA QUESTA COSA

•QUALE PARTE DELL’ATTIVITA’ NON RIESCE AD ESEGUIRE

•PERCHE’ NON RIESCE AD ESEGUIRE UNA CERTA ATTIVITA’

•DOVE E QUANDO RIESCE MEGLIO AD ESEGUIRLA

ISABELLA CAPONI

HA DIMENTICATO GLI ATTI DA COMPIERE PER LAVARSI EVESTIRSI

DIVENTA AGGRESSIVOINDOSSA ABITI

SPORCHI

SI PRENDE CURA SOLO DI UNAPARTE DEL

CORPO

INDOSSA GLI INDUMENTI NELLA SEQUENZA SBAGLIATA

HA DIFFICOLTA’ A INIZIARE A LAVARSI

E A VESTIRSI

INDOSSA INDUMENTINON APPROPRIATI

MANIFESTA PUDORE O PAURA PER LAVARSI E VESTIRSI

NON VIENE GARANTITALA PRIVACY

NON SONO RISPETTATE LE SUE ABITUDINI

L’AMBIENTE E’RUMOROSO

LA TEMPERATURANON E’ ADEGUATA

VENGONO PROPOSTE TROPPE SCELTE

IL CAREGIVER SISOSTITUISCE

COMPLETAMENTE

GLI VIENE RICHIESTOPIU’ DI QUANTO

E’ IN GRADO DI FARE

IL CARE GIVER HA TROPPA FRETTAO USA TONI PERENTORI

IGIENE PERSONALE: Linee Guida

� Rispetto ritmi sonno-veglia

� sostituirsi a loro il meno possibile

� Aiuto protesico

� No igiene a letto

� bagno completo al risveglio

� bagno “attrezzato”, protesico

� ricordarsi igiene orale

ABBIGLIAMENTO: Linee Guida

� Mantenere abitudini

� semplificare attività

� indicare sequenza

� preparare indumenti nell’ordine in cui vengono indossati

� Evitare abiti con chiusure complicate

� Dare il giusto aiuto

� armadio in ordine

� apprezzare, gratificare e rinforzare i progressi

� enfasi aspetto curato e pulito

L’ALIMENTAZIONE

NON RIESCE A LOCALIZZARE IL

CIBO SUL TAVOLO

NON SI RICORDA DIAVERE GIA’MANGIATO

INTRODUCE IL CIBOCON VORACITA’ MANGIA

CONTINUAMENTE

RIFIUTA IL CIBONON TERMINA

IL PASTO

NON RIESCE AINIZIARE AMANGIARE

SI PRESENTANO EPISODIDI SOFFOCAMENTO

HA DIFFICOLTA’A DEGLUTIRE

NON USA GLIUTENSILI IN MODO

APPROPRIATO

NON MANTIENEL’ATTENZIONE

AL CIBO MANGIA IN MODOESAGERATO

VI SONO RUMORI CHEDISTURBANO

NON SONO SCANDITI I TEMPIDELLA GIORNATA

IL CIBO NON E’ GRADITO

IL TAVOLO E’ COLLOCATOIN UN POSTO INADEGUATO

NON C’E’ CONTRASTO DI COLOREFRA LA TOVAGLIA E LE

STOVIGLIE

GLI UTENSILI NON SONO ADEGUATI ALLE SUE

CAPACITA’

L’ILLUMINAZIONE E’INADEGUATA

Alimentazione: Linee GuidaAlimentazione: Linee GuidaAlimentazione: Linee GuidaAlimentazione: Linee Guida

� Ambiente protesico

� controllo peso

� cibi adatti (disfagia-WANDERING))

� tempo necessario

� prevedere spuntini

� Servire pietanze una per volta

� dare il giusto aiuto

� incitamento verbale

� NON SOSTITUIRSI AL RESIDENTE

POSIZIONAMENTO A LETTO E ASSISTENZA

NOTTURNA: Linee Guida

� Orario variabile

� accompagnare residenti in bagno

� Contestualizzazione in caso di insonnia

� bevande calde

� programmare attività diurne

IL MOVIMENTO: Linee Guida

� Favorire il movimento

� sorveglianza continua non ossessiva

� rischio cadute elevato

� ausili ambientali (corrimano, percorsi protetti, sedie con braccioli)

LA CONTINENZA: Linee Guida

Generalmente la persona con demenza non èincontinente, ma può avere difficoltà ad individuare il bagno o il wc.

� Individuare “segni”� Invitare la persona ad andare spesso in bagno o

accompagnarla� Non posizionare materiale monouso incontinenza� Accorgimenti ambientali peri l bagno

La realtà dell’altro non èin ciò che ti rivela, ma in quello che non può rivelarti. Perciò, se vuoi capirlo, non ascoltare le parole che dice, ma quelle che non dice”.

K.Gibran