MoCa Press - Aprile 2013

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Habemus Papam! Abbiamo assistito ad un avvenimento storico incredibile: un Papa che si dimette e lascia il posto ad un altro. Il Papa Emerito Benedetto XVI ha liberato il posto in favore del neo Papa Francesco, il quale sin da subito pare abbia ottenuto la simpatia di tutti, credenti e non. Le dimissio- ni del Papa han- no dato molto da pensare: le opi- nioni sono state diverse e altret- tante le motiva- zioni per giustifi- carne l'accaduto. Perché un Papa dovrebbe dimet- tersi? La risposta più ovvia (ma, aggiungiamo, anche più pacifi- ca) è stata la condizione di salute del ponte- fice. In effetti le immagini televisive hanno mostrato un Benedetto XVI non proprio in ottima forma. È lecito, dun- que, pensare che davvero Ra- tzinger, per evitare di passare gli ultimi anni della sua vita coi riflettori addosso e con una responsabilità enorme sulle spalle, abbia deciso di assumersi le proprie respon- sabilità ammettendo la sua impossibilità di portare avan- ti il suo compito. Eppure mol- ti non ne sono convinti. Per quanto l'idea che la Chiesa nasconda qualcosa e che Papa Ratzinger non abbia voluto essere presente all'esplosione della “bomba” serpeggi tra molte malelingue, resta il fatto che questo è stato un avvenimento unico nel suo genere (pare che la Chiesa abbia provveduto, con una nuova norma, a non consenti- re a nessun altro Papa futuro di dimettersi) e che molti ne sono rimasti delusi. Giovanni Paolo II, molti di noi lo ricor- deranno, nonostante le preca- rie condizioni di salute, ha voluto portare la sua croce fino all'ultimo, lasciando di sé un ricordo bellissimo fra tutti noi, senza alcuna distinzione fra cattolici e non. Papa Ra- tzinger ha dovuto affrontare da subito questo “fantasma”: il confronto non reggeva affat- to. Sarà stato anche questo a spingere il Papa Emerito, ormai privo di forze per far fronte a un ruolo tanto impor- tante, a mollare e ritirarsi a vita privata? Qualcuno potrà dire che questa idea sia al- quanto esagerata, anche irri- spettosa. Non c'è intenzione alcuna di mancare di rispetto a Papa Ratzinger. In realtà è la reazione del popolo all'ele- zione di Papa Francesco a dar da pensare. Questo Papa è piaciuto sin da subito a tutti: nessuno si è accorto che non ha ancora fatto nulla? Ci au- guriamo che sia un buon Papa ma, oltre che essersi dimo- strato caratterialmente più empatico, al momento non si è visto anco- ra nulla di oggettivo. In fondo, non ne ha avuto anco- ra il tempo! Perché mai, dunque, tutti lo amano già così tanto? Forse avevamo solo bisogno di aggrapparci ad una speranza: confidare in lui e nel suo ope- rato è una speranza di rina- scita, di resurrezione (parola azzeccatissima, visto il caso). Tutto ciò va benissimo, ritro- vare nuova speranza in una figura come quella del Papa è lecito. Il problema subentra quando ci si affida troppo ad una speranza e, quando meno ce lo aspettiamo, si riceve una delusione. Speriamo, dunque, che il nuovo pontefice non deluda le aspettative di nes- suno di noi e riesca a farci credere che una rinascita pos- sa davvero esserci, sotto tutti i punti di vista. La Redazione [email protected] Porta questo numero di MoCa Press al Cinema Fierro ed avrai 1di sconto sul biglietto per “Gli Amanti Passeggeri”! MoCa Press Aprile 2013 Lettera ad un... 2 Storia di quattro... 2 La scuola pubblica.. 2 Un Tiziano... 3 Ciao ciao Magdi 3 Ginestra... 3 Nel letto 4 Educazione siberia 4 Classifica libri 4 La lezione del rogo 5 L’aereo più pazzo... 5 Classifica film 5 Sommario: Leggi direttamente dal tuo telefono cellulare le ultime notizie del nostro sito, attraverso questo codice QR MoCa Press compie quattro anni. Auguri da tutti noi! Habemus Speranza!

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Habemus Papam! Abbiamo assistito ad un avvenimento storico incredibile: un Papa che si dimette e lascia il posto ad un altro. Il Papa Emerito Benedetto XVI ha liberato il posto in favore del neo Papa Francesco, il quale sin da subito pare abbia ottenuto la simpatia di tutti, credenti e non. Le dimissio-ni del Papa han-no dato molto da pensare: le opi-nioni sono state diverse e altret-tante le motiva-zioni per giustifi-carne l'accaduto. Perché un Papa dovrebbe dimet-tersi? La risposta più ovvia (ma, aggiungiamo, anche più pacifi-ca) è stata la condizione di salute del ponte-fice. In effetti le immagini televisive hanno mostrato un Benedetto XVI non proprio in ottima forma. È lecito, dun-que, pensare che davvero Ra-tzinger, per evitare di passare gli ultimi anni della sua vita coi riflettori addosso e con una responsabilità enorme sulle spalle, abbia deciso di assumersi le proprie respon-sabilità ammettendo la sua impossibilità di portare avan-ti il suo compito. Eppure mol-ti non ne sono convinti. Per quanto l'idea che la Chiesa nasconda qualcosa e che Papa Ratzinger non abbia voluto essere presente all'esplosione della “bomba” serpeggi tra

molte malelingue, resta il fatto che questo è stato un avvenimento unico nel suo genere (pare che la Chiesa abbia provveduto, con una nuova norma, a non consenti-re a nessun altro Papa futuro di dimettersi) e che molti ne sono rimasti delusi. Giovanni Paolo II, molti di noi lo ricor-

deranno, nonostante le preca-rie condizioni di salute, ha voluto portare la sua croce fino all'ultimo, lasciando di sé un ricordo bellissimo fra tutti noi, senza alcuna distinzione fra cattolici e non. Papa Ra-tzinger ha dovuto affrontare da subito questo “fantasma”: il confronto non reggeva affat-to. Sarà stato anche questo a spingere il Papa Emerito, ormai privo di forze per far fronte a un ruolo tanto impor-tante, a mollare e ritirarsi a vita privata? Qualcuno potrà dire che questa idea sia al-quanto esagerata, anche irri-spettosa. Non c'è intenzione alcuna di mancare di rispetto

a Papa Ratzinger. In realtà è la reazione del popolo all'ele-zione di Papa Francesco a dar da pensare. Questo Papa è piaciuto sin da subito a tutti: nessuno si è accorto che non ha ancora fatto nulla? Ci au-guriamo che sia un buon Papa ma, oltre che essersi dimo-strato caratterialmente più

empatico, al momento non si è visto anco-ra nulla di oggettivo. In fondo, non ne ha avuto anco-ra il tempo! Perché mai, dunque, tutti lo amano già così tanto? Forse avevamo solo bisogno di aggrapparci ad una speranza: confidare in lui e nel suo ope-

rato è una speranza di rina-scita, di resurrezione (parola azzeccatissima, visto il caso). Tutto ciò va benissimo, ritro-vare nuova speranza in una figura come quella del Papa è lecito. Il problema subentra quando ci si affida troppo ad una speranza e, quando meno ce lo aspettiamo, si riceve una delusione. Speriamo, dunque, che il nuovo pontefice non deluda le aspettative di nes-suno di noi e riesca a farci credere che una rinascita pos-sa davvero esserci, sotto tutti i punti di vista.

La Redazione

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Porta questo numero di MoCa Press al

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MoCa Press Aprile 2013

Lettera ad un... 2

Storia di quattro... 2

La scuola pubblica.. 2

Un Tiziano... 3

Ciao ciao Magdi 3

Ginestra... 3

Nel letto 4

Educazione siberia 4

Classifica libri 4

La lezione del rogo 5

L’aereo più pazzo... 5

Classifica film 5

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Habemus Speranza!

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Nonostante dalle elezioni sia passato più di un mese, tuttavia ancora siamo tutti in attesa dei prossimi risvolti in Parlamento. Cosa accadrà? Nessuno lo sa. Quello che si sa è che nel Sud Italia vivono personaggi alquanto bislacchi. Alla chiusura delle votazioni, mi sono permessa (come tanti) di vedere le percentuali di voto partito per partito. Ammetto che per la sottoscrit-ta è stata una grossa sorpresa accorgersi che un ingente numero di meridionali aveva votato per la Lega Nord. Quando ho discusso della cosa con terzi, mi è stata data questa risposta: “probabilmente si tratta di gente del Nord Italia trasferitasi al Sud ma rimasta fedele alla

propria idea”. No, non ci credo. Un vero leghista non si trasferirebbe mai in Terronia. Il vero leghista viene al Sud solo a farsi il bagno d'estate. Un'altra ipotesi che mi è stata rifilata è la seguente: “sarà stato un voto di protesta”. Ottima protesta! Berlusconi e la sua schiera vi rin-

grazia. Premetto che sono cosciente di vivere in un Paese democratico, dunque rispetto qualunque voto ognuno abbia dato; questo, però, non mi costringe a condividerlo. Un meridionale (acquisito o natio) che vota Lega Nord, qualunque sia il moti-vo, schifa se stesso e la terra che lo ospita. Mi viene in mente una similitudine: un uomo dice ad un altro uomo “spero tu muoia sotto la lava del Vesuvio, fai schifo” e l'altro risponde “grazie!”. Non ha affatto senso. Per questa ragione, butto sul piatto un'altra ipotesi: non si tratterà, forse, di meridionali nati tali ma depressi per non essere del Nord? Appunto, leghisti mai nati. Beh, se fate parte di questa schiera, sappiate che avete tutta la mia compassione. Fate sempre in tempo a fare le valigie.

Rita Mola

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Trova grande entusiasmo presso i genitori italiani, o gran parte di essi, l’iniziativa di una nota azienda italiana, che invita all’acquisto dei suoi prodotti per contribuire a donare roto-li di carta igienica alla SCUOLA PUBBLICA. I genitori soddisfatti partecipano alla raccol-ta punti. Invece di indignarsi, invece di boicottare il noto marchio, padri e madri contribui-scono ad un graduale inserimento del privato nel pubblico. Dunque partecipiamo allo smantellamento della pubblica istruzione e favoriamo la nascita di aziende scolastiche sov-venzionate e sponsorizzate da grandi marchi. La scuola pubblica è tale perché deve garan-tire il sacrosanto diritto all’istruzione. Non può e non deve piegarsi alle logiche di mercato non solo perché in questo modo essa stessa diventa vittima del sistema economico, ma an-che perché, prostrandosi, non forma persone, ma consumatori. La scuola non riesce a forni-re la carta igienica perché anni di mala politica, finalizzata allo smantellamento della pub-blica istruzione, l’hanno privata dei fondi necessari per offrire un servizio comunque fonda-mentale. Se l’unica risposta che riusciamo a dare è una raccolta punti, allora abbiamo falli-to. Se, invece, vogliamo tutelare la nostra democrazia, allora boicottiamo l’insana campa-gna pubblicitaria, portiamoci pure la carta igienica da casa, ma insegniamo a tutti i nostri

giovani che esistono valori e principi che vanno difesi e tutelati, perché hanno la priorità anche rispetto ai nostri bisogni igienici.

Marialuisa Giannone

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Federico Aldrovandi è un ragazzo come tanti altri. Ha 18 anni, viene da una famiglia perbene, è incensurato e quella notte del 25 Settembre 2005 l’aveva trascorsa in discoteca con i propri amici. Federico non sapeva che quella sa-rebbe stata l’ultima della sua vita. Di ritorno a casa incontra due volanti che effettuano un controllo di polizia violentissimo su “uno che è vestito come quel-li dei centri sociali”. Così feroce da ammazzarlo e da costruirci sopra un ca-stello di bugie smontato da tre sentenze. Mentre Federico è a terra, gli agenti si rendono responsabili di una numerosa serie di percosse e violenze, del tutto gratuite e ingiustificate. Il ragazzo era reduce da una serata in discoteca, ma non stava compiendo nulla di illegale, non stava per realizzare alcun delitto, non stava arrecando alcun disturbo o pericolo per la quiete pubblica. Perché aggredirlo in quel modo? Oggi in parte giustizia è fatta, i quattro agenti arri-vati in Cassazione sono stati condannati a 3 anni e 6 mesi di reclusione (a mio avviso un po’ pochi!), ma qualche giorno fa si è raggiunto un vero e spregevole apice di infamia. Alcuni membri del sindacato indipendente di Polizia giunti a Ferrara per tenere un loro congresso regionale hanno inscenato un presidio davanti alla sede del Comune con tanto di bandiere e mani-festi di solidarietà per gli agenti condannati per l’omicidio di Aldrovandi. Un presidio che è una grave provocazione, dato che la madre di Federico lavora proprio in Comune, ed è presente a quell’ora. La signora Aldrovandi decide di scendere in strada con tutta la dignità e la tenacia che l’ha sempre contraddistinta per mostrare agli agenti solidali con i colleghi assas-sini solamente la foto di Federico ormai morto e riverso in una pozza di sangue. I manifestanti hanno voltato le spalle da-vanti all’esposizione della foto, macchiandosi ancora una volta della corresponsabilità di difendere degli assassini, graziati solo perché indossano una divisa.

Laura Bonavitacola

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La scuola va a rotoli

Storia di quattro assassini in divisa

Lettera ad un leghista mai nato

MoCa Press Aprile 2013

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ne, dedicato alla cosiddetta “riforma tonale” dell’artista, che vede l’esordio di

colori più chiari e di paesaggi naturali, accompagnati anche in questo caso da

Fino al 16 giugno le scuderie del Quiri-nale ospiteranno la mostra pittorica di Tiziano Vercellio, il grande pittore ve-neziano che con l’uso del colore tonale incantò le corti di molte signorie italia-ne. L’esposizione ripercorre cronologica-mente le tappe della vita dell’artista, mostrando con estrema perizia i cam-biamenti nello stile pittorico e nelle tematiche. Nel primo salone, dove si possono ammirare le opere del primo periodo dell’artista, i colori scuri e le atmosfere cupe delle tele sono aiutate da un sistema di luci soffuse, che ne esaltano i dettagli più forti e marcati. Tale accorgimento, frutto di un eviden-te abilità nell’organizzazione, rende ancora più marcato il cambiamento che si avverte nel passare al secondo salo-

un attento uso delle luci, che divengono più forti restando comunque fredde. Il percorso costruito a misura di visitato-re rende un’opera immensa, come quel-la di Tiziano interamente comprensibi-le anche ai “profani”, dando a tutti l’occasione di emozionarsi di fronte a scene note, come quella della Crocifis-sione di Gesù, resa con straziante cru-dezza dai toni cupi dell’artista, o meno famose come il Castigo di Marsia, dove invece dominano colori decisi e pennel-late forti. I biglietti sono reperibili an-che su internet a € 13,50 o sul posto con la possibilità di sconto per i tesse-rati metrobus.

Luca Raiti

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Nelle piccole realtà, come quelle dei nostri paesi irpi-ni, l’associazionismo è senza dubbio uno strumento per non rimanere tagliati fuori dalle vicende della società ed, anzi, parteciparvi attivamente, attraverso piccoli contributi. Montella conosce molteplici realtà associative, con i più disparati scopi e caratteristiche.

MoCa Press in questo numero vuole presentarvi “Ginestra”, associazione di donne, che ormai da quasi dieci anni si pone come obiettivo quello di creare un luogo di incontro, di confronto, di di-battito, di crescita culturale e sociale, in cui le donne possano liberamente elaborare idee, ipotiz-zare e proporre soluzioni ai problemi collettivi, approfondire argomenti culturali, sociali, politici. Si tratta di un’associazione rappresentativa di tutte le età (dai venti ai settanta anni!), ceti socia-li, professionalità e orientamenti politici soprattutto delle donne montellesi (ma non solo). Negli anni ha curato molteplici iniziative, dalla presentazione di libri, alla proiezione di documentari, a spettacoli musicali e teatrali, ad iniziative benefi-che. Nel 2012 ha anche promosso incontri di approfondimento, su materie “giuridiche” (lo stalking, ad esempio) e mediche (i disturbi dell’apprendimento o la celiachia) ed ha organizzato un interessante cineforum su tematiche di genere, oggi di stretta attualità (purtroppo). L’invito che MoCa Press vuole fare alle proprie lettrici, ma anche ai lettori più sensibili, è quello di informarsi sull’attività dell’associazione, attraverso il sito www.associazioneginestra.org, e magari di aderire alla stessa associazione (sullo stesso sito è disponibile il modulo di iscrizione). È il caso di dire “se non ora, quando?”. Il futuro è rosa e sarebbe un peccato non approfondire le tematiche di genere o non confrontarsi con le protagoniste!

La Redazione

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Un Tiziano imperdibile alle scuderie del Quirinale

Ginestra: associazione “al femminile”

Era il 22 marzo del 2008, vigilia di Pasqua, quando in una San Pietro gremi-ta in occasione della veglia con un battesimo celebrato dall’allora papa Bene-detto XVI, al secolo Ratzinger, Magdi Cristiano Allam si convertì alla religio-ne cattolica. Oggi a distanza di solo quattro anni quella conversione tanto agognata allora viene smentita. Infatti in un lungo articolo pubblicato su Il Giornale “buonismo fisiologico che legittima l’Islam come vera religione…e si erge a massimo protettore degli immigrati e soprattutto dei clandestini”. A leggere le dichiarazioni di Allam mi sovviene il dubbio che costui abbia scambiato la chiesa o la religione come una qualche succursale della Cia in perenne ricerca di terroristi islamici o come una centrale dell’odio contro tutto ciò che è “altro” come nella peggior tradizione degli anni bui del cristia-nesimo. Certo è, che il caro Magdi, in questi quattro anni ha sfruttato al massimo la visibilità acquistata con la conversione. Ha pubblicato libri di successo girando l’Italia invitato nei convegni più disparati, ha fondato un partito “Io Amo l’Italia” che ha costruito la sua fortuna su slogan fondanti del tipo “stop alla costruzione di nuove moschee”, nel frattempo ha avuto il tempo di divenire Europarlamentare piazzandosi, nella speciale classifica al 716esimo posto su 734. Insomma una bella carriera fondata sull’odio religioso contro l’Islam. In attesa di sapere quale altro credo abbraccerà il buon Magdi una cosa è certa: da cattolici non ne sentiremo la mancanza.

Gianluca Capra

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Ciao ciao Magdi

MoCa Press Aprile 2013

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Ero sopra un letto a chiedermi ancora chi ero. Ognuno trovava un buco, una speranza, un paese migliore in cui emi-grare, un sogno. Io non trovavo niente. Rimanevo bloccato nel letto. Uno chiede il diritto di poter avere una vita di mer-da e nemmeno ti viene concesso. Loro non vogliono che tu ne abbia una di vita. Io non capivo... ci sono arrivato solo adesso... gli strani “intellettuali” che giravano a vuoto per il paese si erano tutti preparati per fare i portaborse del famoso vecchio politico e poi sono rima-sti con il culo per terra. Ecco perché con-tinuavano a girare in eterno come se fossero dentro a un girone infernale dan-tesco. Non capivo perché perdessero tempo, perdessero le giornate intorno a un mazzo di carte, intorno a una partita

con gli esseri umani, cerco di porvi rimedio in ogni modo ma non è un’im-presa possibile. Cerco di non uscire, mi chiudo nella mia stanza, mi metto dei crackers sulla scrivania e una bot-tiglia di vino e provo a stendermi sul letto per ammirare il mio solito lam-padario. Ma prevale sempre la confu-sione. Mi sono persino dimenticato dove mi trovo e da quanti giorni è che non esco, e se fuori di qui c'è un paese o è stato solo un sogno. Mi troverei bene in qualunque condizione tranne che in questa. Mi andrebbe bene an-che un regime comunista in cui lo Sta-to in qualche modo ti abbraccia e ti inscatola come una sardina. Ora c’è chi è dentro e chi è fuori. Si gioca a nascondino. A me non mi hanno preso.

[email protected]

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di pallone. Ci sono arrivato solo quando poi si sono sistemati tutti con un piccolo e lurido lavoretto, mogliettina stupida

da mettere a tacere e una macchina co-stosa a rate da parcheggiare davanti al bar. Intanto io ero e sono ancora quello della pura fobia sociale. Sto a disagio

È un libro di qualche anno fa, ma credo che il tempo non abbia intaccato il suo valore. Un’auto-biografia limpida, a volte anche troppo descrittiva ma che sicuramente trasmette sincerità. Non c’è voglia di nascondere le proprie origini, di presen-tarsi diverso da quello che è. Nicolai vuole solo farci conoscere il suo mondo, la sua infanzia e quella cultura così distante e allo stesso tempo vicina alla nostra che è stata il suo primo punto di riferimento. Certo non metteremmo mai nelle mani di nostro figlio un coltello affilato, ma siamo capaci di fornirgli “armi” a volte anche più perico-lose. Non ci sentiremo mai vendicativi, eppure quando qualcuno ci crea fastidio siamo sempre combattivi e ciechi di rabbia. Siamo brava gente, che vive la propria vita tollerando ogni diversità, ma se si tratta di condannare non ci facciamo aspettare. Mi chiedo allora, e chiedo a voi, quanto

siamo “superiori” e fino a che punto possiamo definirci “migliori” degli abitanti della Transnistria? Certo il nostro modo di risolvere le questioni è ben diverso, ma siamo certi che le conseguenze lo siano altrettanto? Nicolai riflette sulla sua vita e cerca di trovare un senso alle “cose che fanno girare questo mondo”, ma più va avanti più si convince “che la giustizia è sbagliata come concetto, almeno quella umana”. Credo che intenda dire che bisognerebbe fermarsi più spesso a riflettere sul senso che si attribuisce al termine giustizia. Se giustizia significa solo cercare rivalsa su chi ha fatto qualcosa che non ci favorisce, forse le azioni conseguenti non saranno poi tanto giuste. Se giustizia significa invece cercare di comprendere e di trovare soluzioni equilibrate ad un “problema”, allora le azioni che conseguiranno saranno forse un po’ più giuste. Piccola nota tecnica. L’autore viveva in Italia da pochi anni quando ha scritto il libro e lo ha scritto diretta-mente in italiano. Provate a leggere qualche tema scritto da ragazzi delle scuole medie. Forse anche questo dovrebbe farci interrogare.

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Educazione siberiana

di Nicolai Lilin

Dal letto

MoCa Press Aprile 2013

La Narrativa… a cura di Luigi Capone

La recensione di un libro… di Francesca Pennucci Classifica libri

1. La rivoluzione della luna

di Andrea Camilleri € 14.00

2. Ernest e Celestine

di Daniel Pennac € 13.00

3. Quattro etti d'amore, grazie

di Chiara Gamberale € 17.00

4. Educazione siberiana

di Nicolai Lilin € 12.50

5. Papa Francesco, il nuovo

papa si racconta

di Jorge Mario Bergoglio € 12.90

6. Il veleno dell'oleandro di

Simonetta Agnello Hornby € 17.00

7. A sud del confine, a ovest del

sole di Haruki Murakami € 20.00

8. Fai bei sogni

di Massimo Gramellini € 14.90

9. Bianca come il latte rossa

come il sangue di Ales

sandro D'Avenia € 13.00

10. Il cacciatore di teste

di Jo Nesbo € 18.00 Fonte: http://www.lafeltrinelli.it/fcom/it/home/pages/classifiche/

toplibri.html

“La presente pubblicazione non rappresenta

una testata giornalistica in quanto viene

pubblicata senza alcuna periodicità. Non

può pertanto considerarsi un prodotto edito-

riale ai sensi della legge n°62 del 7-3-2001”

Page 5: MoCa Press - Aprile 2013

In una anonima nottata napoletana, insieme all'archeologia industriale dell'ex Italsider, un rogo sapientemente appiccato, ha mandato letteralmente in fumo decine di posti di lavoro e arrecato danni per 50 milioni di euro. La Città della Scienza, uno dei pochi presi-di di civiltà e orgoglio nelle terre dominate dalle mafie, è stata distrutta, ma, nel turbine della transizione politica e papale che eccita i media, la gravità di questa rappresaglia, a cavallo tra gli affari speculativi di qualche farabutto e quel sottobosco criminale che si nu-tre di appalti e mazzette, sembra smorzata. E probabilmente lo è realmente. Perché tra le priorità di questo paese, dal malato corpo elettorale fino alla sua miope classe dirigente, la cultura, negli ultimi decenni, non c'è mai stata. E dico "cultura" perché le scienze, ridotte al mero freddo calcolo o, in alternativa, asservite alla spettacolarizzazione della credulità popolare, sono un pilastro fondamentale della cultura dei popoli e del nostro (nonostante non sembri) in particolare. Ma come anni di scemenze pseudoletterarie hanno affossato tradizioni umanistiche nobilissime, così anche la forte valenza culturale e civica delle scienze è stata demolita da anni di idiozie elevate al rango di "misteri inspiegabili per la scienza" propinati al grande pubblico. Dimenticandoci di esser seduti su un patrimonio culturale (che non abbiamo fatto nulla per meritarci e che forse non ci meritiamo affatto) che può, specie in tempi grami, sfamare "a colpi di PIL" consistenti settori della nazione,

facendo da traino per sviluppo economico, turistico, tecnologico e industriale. E come gradito effetto collaterale, rischierem-mo finanche di allevare cittadini futuri consapevoli e meno esposti alle intemperie dei populismi. Abbiamo giacimenti illimi-tati di questa materia prima, dobbiamo solo ricordarci di usarli e non far finta che scienze e cultura siano roba per radical chic annoiati, altrimenti avremmo contribuito un po' anche noi a incendiare la prosperità delle generazioni future.

Luigino Capone

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La lezione del rogo

Con “Gli amanti passeggeri” torna alla commedia, più bizzarra e sfacciata che mai, Pedro Almodovar. In un periodo così triste e difficile, soprattutto per la Spagna del regista, cosa c’è di meglio che farsi due risate insieme al cinema? Ma il riso è un bel po’ amaro se, come fa Almodovar, si finisce per rievocare un passato glorioso, come quello degli anni ottanta spagnoli, in cui libertà e democrazia la fanno da padro-ne e le prospettive future (che oggi sembra-no svanite) erano più che rosee. Lo stesso regista, nelle interviste rilasciate durante la promozione del film (nelle sale dal 21 marzo, ma ancora non approdato in quelle irpine), ha paragonato la sua Spagna a questo aereo della compagnia “Peninsula 2549”, in cerca di un atterraggio d’emer-genza. La scelta del genere pseudo-catastrofico non è casuale, ma le tinte ed il linguaggio sono quelli “colorati” che solo Almodovar sa regalare (il regista confessa

di aver inserito nella sceneggiatura battute che lo hanno imbarazzato!) e che hanno fatto storcere il naso ad una parte della critica (Caprara, de Il Mattino, lo ha definito “una serie di sequenze puerili, scatologiche, triviali, una “frociata” per riprendere alla lettera una delle battute più avvalorate dagli sketch e ricorrenti nei dialoghi”). I personaggi del film sono i più disparati e gli assistenti di volo del trailer ce ne danno solo un’idea. Del resto il tentativo del regista è ancora una volta, come ne suoi film del passato (indimenticabile il Miguel Bosè di Tacchi a spillo!), quello di far accetta-re allo spettatore le situazioni più assurde per dimostrare che dietro al consueto, all’ordinario si cela, in realtà, un universo eccentrico ma soprattutto libero. Anche nel cast Almodovar cerca “approdi” sicuri e si affida a Banderas (finalmente fuggito dal Mulino!) e Penelope Cruz, anche se il cast spagnolo è tutto molto interessante.

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L’aereo più pazzo del mondo!

MoCa Press Aprile 2013

La recensione di un film… Classifica film

1. I Croods Distribuzione: 20th Centuy Fox

2. Benvenuto Presidente! Distribuzione: 01 Distribution 3. G.I. Joe - La Vendetta Distribuzione: Universal Pic-

tures 4. Il cacciatore di giganti Distribuzione: Warner Bros. 5. La Madre Distribuzione: Universal Pictures 6. The Host Distribuzione: Eagle Pictures 7. Il Lato Positivo - Silver

Linings Playbook Distribuzione: Eagle Pictures 8. Gli amanti passeggeri Distribuzione: Warner Bros. 9. Il grande e potente Oz Distribuzione: Walt Disney

Pictures 10. Due agenti molto

speciali Distribuzione: Medusa Film Fonte: http://www.comingsoon.it/

BoxOffice/Italia/?refresh_ce

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via Don Minzoni 70,

83048 Montella (AV)