Mirare al bersaglio - Fitav - Federazione italiana Tiro al ... · La rilevanza che i fattori...

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l tiro a volo richiede un elevato impegno psicologico e l’abilità di prestare attenzione solo a quegli stimoli che sono rilevanti per effettuare un movimento corretto e, di conseguenza, rompere il piattello. Le specialità olimpiche sono, inoltre, tra loro diverse, e ognuna richiede lo sviluppo di competenze attentive specifiche. Pertanto, è necessario conoscere quali siano le implicazioni psicologiche di questo sport partendo dalla conoscenza di come si svolge una competizione. La fiducia costituisce un fattore fondamentale nello sviluppo del tiratore e viene definita in termini di grado di certezza di possedere le abilità necessarie per avere successo nella propria disciplina. Si basa sulla convinzione di: sapere padroneggiare l’azione di tiro, saperlo fare in gara, sentirsi preparati mentalmente, percepirsi in forma, essere sostenuti dal proprio ambiente sociale, sentirsi guidati dall’allenatore e sentirsi a proprio agio sui campi di gara. Scopo di un programma di preparazione psicologica consiste nel determinare lo sviluppo ottimale delle abilità necessarie per gestire lo stress agonistico. Ciò avviene in un duplice modo, attraverso lo sviluppo di un dialogo costruttivo con se stessi e la scelta di una routine pre-tiro orientata, in una prima fase, a recuperare energia fisica e mentale e, in un secondo tempo, a rifocalizzarsi sul bersaglio successivo. Infine, la preparazione psicologica prevede specifiche esercitazioni per migliorare la concentrazione del tiratore, che variano in funzione della disciplina praticata e che vanno effettuate con perseveranza e intensità durante gli allenamenti. I Alberto Cei Eventuale affiliazione, Scuola dello Sport, Coni Servizi S.p.A. Mirare al bersaglio La preparazione psicologica nel tiro a volo SDS-SCUOLA DELLO SPORT / XXXVI / 114 33 FOTO ARCHIVIO FIS – AUGUSTO BIZZI

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l tiro a volo richiede un elevato impegno psicologico e l’abilità di prestare attenzione solo a quegli stimoli che sono rilevanti per effettuare un movimento corretto e, di conseguenza, rompere il piattello. Le specialità olimpiche sono,

inoltre, tra loro diverse, e ognuna richiede lo sviluppo di competenze attentive specifiche. Pertanto, è necessario conoscere quali siano le implicazioni psicologiche di questo sport partendo dalla conoscenza di come si svolge una competizione. La fiducia costituisce un fattore fondamentale nello sviluppo del tiratore e viene definita in termini di grado di certezza di possedere le abilità necessarie per avere successo nella propria disciplina. Si basa sulla convinzione di: sapere padroneggiarel’azione di tiro, saperlo fare in gara, sentirsi preparati mentalmente, percepirsi in forma, essere sostenuti dal proprio ambientesociale, sentirsi guidati dall’allenatore e sentirsi a proprio agio sui campi di gara. Scopo di un programma di preparazione psicologica consiste nel determinare lo sviluppo ottimale delle abilità necessarie per gestire lo stress agonistico. Ciò avviene in un duplice modo, attraverso lo sviluppo di un dialogo costruttivo con se stessi e la scelta di una routine pre-tiroorientata, in una prima fase, a recuperare energia fisica e mentale e, in un secondo tempo, a rifocalizzarsi sul bersaglio successivo. Infine, la preparazione psicologica prevede specifiche esercitazioni per migliorare la concentrazione del tiratore, che variano in funzione della disciplina praticata e che vanno effettuate con perseveranza e intensità durante gli allenamenti.

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Alberto Cei Eventuale affiliazione, Scuola dello Sport, Coni Servizi S.p.A.

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In sintesi, l ’osservazione di GiovanniPellielo (figura 1), probabilmente il miglio-re tiratore nella storia della fossa olimpica,nell’atto di eseguire il colpo, illustra megliodi ogni altra spiegazione il processo men-tale collegato al colpire il bersaglio duran-te la fase di volo. Consiste nell’avere lafiducia di permettere al piattello, un discodi 110 mm che viaggia a 100 km/ora, d’ini-ziare il suo volo, di osservarlo seguendonela traiettoria prima di tirare il grilletto, ese-guendo questa azione in un tempo di 60-70 decimi di secondo.La gestione del tempo durante la serie è unfattore critico per la prestazione. Possedereuna routine efficacie tra un piattello e l’altrorappresenta la base per mantenere la con-centrazione ed è universalmente ricono-sciuto come uno dei tratti distintivi dei tira-tori di livello assoluto.

INTRODUZIONE

La rilevanza che i fattori attentivi e psicolo-gici svolgono nell’influenzare la prestazionetiravolistica è ampiamente riconosciutadagli atleti e dagli allenatori (Terry, Cei 2014,Taylor 1997). A questo riguardo, nel mondodel piattello è frequente sentire affermaredai tiratori che “Sarebbe meglio non averce-la affatto la testa quando si è in pedana”.Questo pensiero è frutto della speranza dievitare quegli errori, spesso fatali, determi-nati dall’essersi fissati per qualche istante ditroppo su un piattello che poi si è sbagliato,perdendo anche la concentrazione su quel-lo successivo, o dal volerlo rompere a tutticosti, con il rischio così di tirare in manieraaffrettata, o ancora dall’incorrere nella situa-zione opposta, quando ci si vuole assicurareil piattello per essere sicuri di romperlo,ritardando così la fase di tiro, con il risultatoche il piattello diventa irraggiungibile.Alcuni sostengono che se non si avesse lamente non si farebbero questi errori inquanto l’esecuzione del gesto tecnico nonverrebbe influenzata da alcun pensiero. Il tiro a volo richiede, al contrario, un eleva-to impegno psicologico e l’abilità di presta-re attenzione solo a quegli stimoli chesono rilevanti per effettuare un movimentocorretto e, di conseguenza, rompere il piat-tello. Inoltre, va ricordato che le specialitàolimpiche sono tra loro diverse, e ognunarichiede lo sviluppo di competenze attenti-ve specifiche. Pur se gli atleti hanno tutti lostesso obiettivo, che consiste nel romperetutti i piattelli, le situazioni di gara sonodiverse. Nella fossa olimpica, ad esempio,ogni tiratore spara circa ogni 50 secondi,mentre nello skeet il tempo di attesa puòessere anche di 2 minuti. Questa differenzanella lunghezza del periodo di attesarichiede che i tiratori delle due specialitàaffrontino questa situazione con un diffe-rente approccio mentale. Ancora, nelloskeet i tiratori conoscono in anticipo latraiettoria dei piattelli, mentre nella fossaesiste sempre un certo grado d’imprevedi-bilità. Nella fossa ogni tiratore ha a suadisposizione due colpi per un piattellomentre nello skeet si ha sempre a disposi-zione un colpo solo per ogni piattello,anche se ogni serie di 25 piattelli prevedel’uscita di piattelli singoli e doppi.

LE CARATTERISTICHE DEL TIRO A VOLO

Lo psicologo che volesse attuare un pro-gramma d’incremento della concentrazio-ne dei tiratori dovrebbe per prima cosaidentificare gli elementi distintivi di ognisingola specialità del tiro. A titolo esempli-ficativo, in questo articolo si farà principal-mente riferimento alla fossa olimpica.

L’identificazione delle caratteristiche dellafossa evidenzia come il tiratore debba esse-re in grado di gestire l’imprevedibilità del-l’uscita del piattello, mantenendo nel con-tempo la fluidità e la precisione del gestotecnico. Inoltre, il tiratore deve essere suffi-cientemente calmo da gestire le pause di50 secondi con sicurezza, ma dovrà esserealtrettanto pronto e reattivo una voltaimbracciato il fucile e chiamato il piattello.Maggiore sarà la sua capacità di passarecon facilità da una condizione psicologicaall’altra, maggiore sarà la probabilità di for-nire una prestazione al meglio delle suecapacità. Per ogni tiratore diventa cosìnecessario ridurre/eliminare qualsiasi tipodi pensiero inutile e auto-svalutante, eincrementare ogni forma di azione costrut-tiva che lo metta in condizione di esprime-re il meglio di sé come atleta.

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CARATTERISTICHE DELLE SPECIALITÀ DEL TIRO A VOLO

1. Dopo che il tiratore ha sparato passano circa 50 secondi prima che ritorni il suo turno;2 questa condizione si ripete per 25 piattelli e, con sei tiratori in pedana, la durata com-

plessiva di una serie è di circa 25 minuti;3. il tiratore ha il fucile imbracciato, due colpi a disposizione e tempi di uscita del piattello

certi e immediati;4. vi è incertezza nella determinazione della direzione del piattello (traiettoria, angolazione e

altezza);5. le condizioni metereologiche possono condizionare la prestazione;6. la competizione si svolge di solito nell’arco di due giornate (tre serie la prima giornata e

due serie la seconda, più la finale);7. tra una serie e l’altra trascorre almeno un’ora durante la quale il tiratore deve: nella

prima parte recuperare l’energia fisica e psicologica e nella seconda ri-attivarsi per entra-re in pedana nella sua condizione migliore;

8. in finale si ha disposizione un solo colpo per ogni piattello, al termine della serie il tiratorecon il punteggio più basso viene eliminato e si procede per esclusione di un tiratore ogni5 piattelli sino a che gli ultimi due atleti tirano gli ultimi 10. Il vincitore è colui che avràcolpito nella finale (50 piattelli complessivi) il maggior numero di bersagli.

FIGURA 1 Giovanni Pellielo: corpo, sguardo e arma costituiscono un unico insieme guidato

dall’abilità tecnica, fisica e mentale.

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LA FIDUCIA

Sembrerebbe quasi scontato sottolineareche la fiducia in se stessi gioca un ruolofondamentale nel favorire le prestazionisportive, perché ogni individuo conoscegli effetti devastanti sulla propria attivitàche comporta l’agire in modo insicuro,mentre al contrario l’agire in modo fidu-cioso è fortemente correlato al successo.La fiducia può essere definita in termini digrado di certezza di possedere le abilitànecessarie per avere successo nello sportche pratica. È la convinzione che una per-sona ripone nella propria capacità diaffrontare un compito specifico, in questocaso quello proposto dal tiro a volo.Alla base della fiducia vi sono otto variabiliche la sostengono, alimentandone la sta-bilità nel tempo:

1. Padroneggiare il tiro: implica il raggiun-gimento delle mete scelte, l’aver svilup-pato delle competenze sportive specifi-che e il sentirsi impegnati in un proces-so di continuo miglioramento. Significaaver condotto un programma di allena-mento efficace che ha permesso di rag-giungere gli obiettivi di miglioramentoche ci si era proposti.

2. Dimostrare di saperlo fare: implica lacapacità di esibire in allenamento e ingara le competenze possedute, mostran-do in quest’ultima situazione la propriasuperiorità sugli avversari. La fiducia sibasa quindi non solo sul saper fare, relati-vo alla padronanza acquisita, ma sulsaperlo mettere in pratica in gara, in unasituazione in cui la condizione emotivapuò ostacolare la messa in atto della pro-pria azione di tiro che in allenamento eracosì fluida e armonica, mentre magari ingara la si tende a ritardare o ad affrettareper timore di sbagliare.

3. Essere preparati mentalmente: implicala convinzione di sentirsi preparati men-talmente e totalmente concentrati sullaprestazione da fornire. Comprendeanche quelle strategie d’incitamentoche servono a mobilizzare l’energia el’impegno necessari a fornire prestazioniottimali. È parte integrante del processodi allenamento del tiratore esperto, chesentendosi fiducioso in relazione allasua preparazione psicologica può servir-sene per manifestare con pienezza unaprestazione efficace.

4. Percepirsi in forma: implica come l’atle-ta percepisce la sua immagine corporeae la sua condizione fisica e atletica. Se, adesempio, un tiratore si percepisse diessere in sovrappeso e avvertisse che è

proprio a causa di questa condizioneche ha difficoltà a concentrarsi solo sullaprestazione, questi sarebbero dei validimotivi per non considerarsi in manierapositiva o per attribuire gli eventualierrori a questa condizione fisica. Risultatoopposto si ottiene, invece, quando il tira-tore si sente a suo agio con il suo corpo,sapendo anche che questo risultato nonè casuale ma deriva dall’aver seguitoun’alimentazione adeguata.

5. Essere sostenuti nel proprio ambientesociale: implica il ricevere riconoscimen-ti positivi e incoraggiamenti dalle perso-ne che il tiratore considera importanti.Non siamo cresciuti in un’isola desertama all’interno di una fitta rete di rapportisociali dai quali non è possibile prescin-dere. Non è un caso che si dica: “Dimmicon chi vai e ti dirò chi sei”, infatti, noisiamo anche i nostri rapporti sociali el’attività agonistica si nutre pure di unavita sociale soddisfacente.

6. Sentirsi guidati dall’allenatore: implicala convinzione che l’allenatore sta facen-do un buon lavoro e che questa colla-borazione sarà fruttuosa. Nel tiro a volola presenza sul campo di un allenatorenon è molto frequente, ogni tiratoredovrebbe comunque collaborare conun tecnico di sua fiducia almeno nellafase iniziale di programmazione dell’atti-vità.

7. Sentirsi a proprio agio sui campi di gara:implica lo sviluppare un feeling positivo,ad esempio, con l’ambiente dove si svol-gerà la competizione, o essere convinti diseguire un regime alimentare adeguatoanche se ci si trova in un altro continente.

Nel tiro a volo è, ad esempio, importantepercepire le condizioni ambientali nellequali si gareggerà come favorenti la pro-pria personale prestazione e non comeostacolanti. Bisogna, a questo proposito,imparare a restare il più possibile indiffe-renti agli agenti atmosferici allo scopo dinon introdurre ulteriori stress e di non for-nire un vantaggio psicologico ai propriavversari.

8. Accettare gli errori commessi in gara:implica che quanto sta accadendodurante la competizione in cui si èimpegnati deve essere sempre valutatocome a proprio favore e allo scopo diaumentare le probabilità di successo. Visono tiratori che quando si blocca ilcampo durante una serie, a causa di unguasto alle macchine che sganciano ipiattelli, ritengono che questo eventosicuramente li penalizzerà e li distrarrà.Bisogna, viceversa, assumere l’atteggia-mento esattamente opposto restandoconcentrati, proprio perché ci si è alle-nati ad affrontare positivamente anchequeste situazioni, che non sono poineanche rare non solo nelle competizio-ni nazionali ma anche in quelle interna-zionali. In sostanza, ogni evento deveessere interpretato in termini di situazio-ne che serve a valorizzare le qualità ago-nistiche personali.

Ogni atleta deve prendere in esame questeotto dimensioni ed esprimere una valuta-zione personale sulla sua capacità di esserealmeno sufficiente in ognuna di esse.Minore è il punteggio che si attribuisce,maggiore dovrà essere il suo impegno nelmigliorarsi in relazione a questa dimensionepsicologica della fiducia (tabella 1).

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DIMENSIONI DELLA FIDUCIA COME COMEDEL TIRATORE MI VALUTO OGGI VOGLIO ESSERE

Padroneggiare l’azione di tiro 8 9

Dimostrare di saperlo fare in gara 7 9

Essere preparati mentalmente 7 9

Percepirsi in forma 8 8

Essere sostenuti dal proprio ambiente sociale 6 8

Sentirsi guidati dall’allenatore 6 8

Sentirsi a proprio agio sui campi di gara 5 9

Accettare gli errori commessi in gara 5 9

TOTALE (minimo 40 – massimo 80) 52 69

TABELLA 1 Esempio di valutazione della propria fiducia come tiratore.

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LA GESTIONE DELLA PRESSIONE PSICOLOGICA DURANTE LA SERIE

Che fare per gestire la notevole pressionepsicologica che i tiratori sperimentanodurante le gare più importanti? Cosa faredurante la serie per mantenere la concen-trazione dal primo all’ultimo piattello?

Ogni atleta di alto livello sa, per esperienzapersonale, che si deve sparare un piattelloper volta; proprio come se fosse l’unico,senza pensare che è il primo piattello delleOlimpiadi, il 14° della seconda serie o quel-lo che lo può far entrare in finale.Tecnicamente si può sparare solo un piat-tello per volta, ma il senso di questa richie-sta di concentrarsi solo su un piattello haun valore esclusivamente psicologico. Infatti, il potere dell’atleta sulla sua presta-zione si manifesta eseguendo corretta-mente la propria azione tecnica, nell’ese-guire cioè in maniera efficace solo quantoserve per rompere il piattello che sta peruscire. Pensare ad altro non solo è inutilema distoglie l’attenzione da quello che sista per fare. Infatti, se in quei momenti iltiratore avesse la mente occupata anche

Se ottiene un punteggio inferiore a 56 signi-fica che si valuta globalmente come tiratorea livello medio, è in grado di esprimersi posi-tivamente nei casi in cui vi è un numeroridotto di situazioni stressanti ma quandoqueste aumentano, incrementa anche ilnumero degli errori. Per stress agonisticos’intende quello che viene percepito in ognigara e che può comprendere: l’interruzionedi una serie per un guasto alle macchine,condizioni meteorologiche difficili, gli avver-sari, lo sparare in un momento della giornatapoco consono al tiratore, lo stress mentalepersonale e così via. Sono tutte situazioniche possono ridurre in modo notevole laprestazione di tiro. Effettuata questa valuta-zione, si è in grado di sapere dove migliora-re. Il questionario ha chiaramente un valoreindicativo, utile a orientare la scelta degliobiettivi di miglioramento e le sedute di alle-namento, poiché i punteggi che vengonoattribuiti derivano da una riflessione dell’atle-ta sui suoi punti di forza e di debolezza inrelazione a una dimensione veramenteimportante qual è la fiducia. Va sempre ricor-dato che anche le valutazioni migliori nonsono date una volta per sempre. La fiduciava allenata così come l’azione di tiro, si puòavere vinto le Olimpiadi ma ugualmente,l’anno seguente, si deve ritornare ad allenarsicon la stessa intensità e qualità sui campi datiro. Lo stesso vale per la fiducia, i grandi suc-cessi sono una fonte eccezionale d’incre-mento e di sostegno della propria autosti-ma, ma lo sport di alto livello richiede ognianno di mettersi in discussione attraverso lecompetizioni e così, anche per la fiducia sitratta di saperla continuamente alimentarecon stimoli efficaci.

ISTRUZIONI PER L’EFFETTUAZIONE DELLA VALUTAZIONE

Per attribuire i punteggi:

5 = abilità posseduta in modo insufficien-te;6 = abilità posseduta in modo appena suf-ficiente;7 = abilità posseduta a livello medio ederrori in situazione di stress agonistico; 8 = abilità posseduta a un buon livellonella maggior parte delle situazioni agoni-stiche;9 = abilità posseduta sempre a un ottimolivello; 10 = abilità posseduta a livello di eccellen-za.

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“Dopo il raggiungimento di un obiettivoriparto da zero. Usando un linguaggioattuale direi che mi resetto. Passate leemozioni, i festeggiamenti, torno incampo proponendomi degli obiettivi inter-medi, come per esempio la vittoria in unagara internazionale. Per capirci meglio, ècome se mi trovassi alla base di unascala, pronto per salire sino al pianosuperiore.Mi concentro quindi nell’affrontare ilprimo gradino della scala che, alla fine,gradino dopo gradino mi porterà al pianosuperiore, il mio obiettivo finale”.

Francesco D’Aniello1

Michael Diamond2 afferma: “M’impegnoa restare in contatto con il ritmo e iltiming perché il timing è assolutamentetutto nel nostro sport”.

Tan 2012

solo per il 10% da pensieri o stimoli esterninon rilevanti (la voce del tiratore prece-dente, rumori dietro di lui o la preoccupa-zione per la pedana successiva) e per il90% da quello che sta per fare, questepreoccupazioni potrebbero avere un effet-to negativo sulla prestazione. In questi momenti, il dialogo con se stessi èdi grande rilevanza poiché è quasi impossi-bile realizzare una condizione di vuotomentale che annulli ogni pensiero, e nelcontempo ogni persona conosce peresperienza diretta quanta influenza negati-va abbia sulle prestazioni lo svilupparepensieri negativi e svalutanti. Viceversa, ildialogo positivo con se stessi determinauna condizione psicologica che consenteprestazioni efficaci. Il dialogo interno simanifesta nel modo seguente:

1. Evento attivante: è rappresentato dauna situazione sportiva che stimola losviluppo di pensieri specifici. Esempio:Ultimi 5 piattelli della serie che sonodecisivi per entrare in finale.

2. Credenza personale ostacolante:“Potevo tirare meglio nelle serie prece-denti, così non sarebbero stati così decisi-vi. Non devo fare errori. Il cuore mi pulsanelle orecchie”.

3. Credenza personale costruttiva: “Hol’opportunità di chiudere bene la serie.Concentrati solo su quello che devi fare,lascia uscire il piattello e tira”.

4. Conseguenze emotive del pensieroostacolante: stress e ansia eccessiva;sentimento d’incapacità, scarsa concen-trazione sull’azione tecnica.

5. Conseguenze emotive del pensierocostruttivo: sostegno emotivo energiz-zante che stimola percezione di compe-tenza, concentrazione solo sul gestotecnico.

Per sviluppare questo atteggiamentocostruttivo è necessario concentrarsi sull’e-secuzione della propria prestazione. Il tira-tore esercita il massimo del suo poterefocalizzandosi su quanto dipende da lui,ciò consiste nella sua azione sportiva.Secondo, l’atleta deve sempre restare con-centrato sulla prestazione e non sul risulta-to che vuole ottenere. Quando il pensierocorre su quest’ultimo aspetto lo stressagonistico aumenta, insieme alla probabi-lità di commettere degli errori. Non biso-gna mai pensare “Devo rompere il piattel-lo”, bisogna invece mantenere la propriafocalizzazione sull’esecuzione o comedicono nel tiro a volo in modo sintetico:“Chiama e tira il grilletto”. Infatti, pensarealla prestazione vuol dire essere pronti afare ciò per cui ci si è allenati e non qualco-sa di diverso. Terzo, prima d’iniziare unagara gli atleti dovrebbero concentrarsi nel

ricreare quelle condizioni psicologiche perloro ottimali e che gli permetteranno disentirsi pronti al momento della partenzadella gara. Si evidenzia, quindi, che il riscal-damento non ha soltanto un significatofisico ma serve a attivare quelle sensazionifisiche e mentali che forniscono all’atleta laconsapevolezza relativa alla sua condizio-ne di quel momento. Se vi sarà una coinci-denza fra ciò che prova e la sua idea dicondizione pre-gara ottimale avrà rag-giunto il suo primo obiettivo, quello disentirsi preparato a gareggiare.Gli errori più comuni che ostacolano lafocalizzazione su un solo piattello sono iseguenti:

1. pensare ai piattelli che si devono anco-ra rompere;

2. continuare a pensare a un piattello chesi è sbagliato;

3. contare i piattelli (nella fossa olimpica)per conoscere la direzione di quellosuccessivo;

4. pensare agli avversari, lasciandosi condi-zionare dal loro ritmo di tiro, dalla vocee dai piattelli sbagliati;

5. pensare che in allenamento si è avutoqualche problema sulla pedana in cui sista per andare a tirare;

6. lasciarsi intimorire dalle condizionimeteorologiche (vento, nuvole, angola-zione del sole, caldo, pioggia);

7. pensare al risultato che si sta ottenendosia esso positivo o negativo;

8. pensare che si è ancora a punteggiopieno;

9. tormentarsi perché si è fatta una secon-da canna o si è rotto appena un pezzet-to del piattello;

10.pensare che gli altri stanno facendodegli zeri.

Infine, il tiratore deve essere consapevoledelle cause dei suoi errori, per quanto pos-sano essere pochissimi come accade agliatleti che partecipano alle manifestazioniinternazionali più importanti. Una tipolo-gia di errori nel tiro riguarda l’accelerare oil ritardare troppo la fucilata. Senza entrarenel merito delle questioni tecniche, dalpunto di vista psicologico quando si acce-lera il tempo di azione si tende a compor-tarsi in modo più impulsivo e si manifestala volontà di uscire il più rapidamente pos-sibile dalla pedana. In genere, questa velo-cizzazione della propria azione di tiro nonavviene improvvisamente, ma si consumanel giro di qualche pedana sino a quandola velocità che ci si è imposti diventadisfunzionale rispetto all’efficacia di tiro e sifa uno zero. I tiratori avrebbero, quindi, iltempo nelle pedane precedenti di accor-gersi di questa progressiva accelerazione,evitando di giungere al punto di non ritor-

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Alberto Cei mette a disposizione di atleti e sportivi tutta la sua esperienza per lo sviluppo di una mentalità vincente, per poter affrontare con determinazione qualsiasi situazione agonistica. Il libro è dedicato agli sgobboni e non ai “bravi per un giorno”. Questo libro è per chi vuole correre il rischio di diventare un professionista e non si accontenta dei successi facili. È per chi ritiene che le imprese eccezionali siano il frutto dell’impegno quotidiano; è per chi si allena anche quando piove e il traguardo è ancora lontano. È dedicato anche a chi, pur non avendo più il tempo o l’età per diventare un atleta di alto livello, vuole comunque coltivare la sua passione sportiva e allenarsi per migliorare quelle abilità psicologiche che gli permetteranno di conoscersi meglio e di sviluppare quelle competenze mentali che gli faranno vivere questo impegno in maniera gratificante e positiva.

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TECNICHE PER IL MIGLIORAMENTODELLA CONCENTRAZIONE

Vengono proposte alcune delle esercita-zioni svolte abitualmente con i tiratori permigliorare la loro concentrazione. Si prefe-risce fornire questi esempi allo scopo didare al lettore la possibilità di sapere comeviene svolto in pratica un programma diallenamento psicologico nel tiro. Quantopresentato è parte di un programma piùampio (Cei 2008) costruito sulla base dellamia esperienza in questo sport ma chetrova comunque le sue basi sui dati fornitidalla ricerca psicologica.

Esercizio di focalizzazione sull’uscita del piattello

Il tiratore fermo e senza avere l’arma è inpedana, si concentra per 10 secondi sulpunto di uscita del piattello. Al termine diquesto periodo si muove distogliendo losguardo da quel punto per circa 15 secondi.In seguito si rimette in pedana e ripete l’e-sercizio. Può effettuare 10 ripetizioni di que-sto tipo. In totale trascorrerà circa 5 minuti.Specialità: fossa olimpica e double-trap.

Esercizio di mantenimento della concentrazione sino all’uscita del piattello

Il tiratore osserva un target posto a circa 10metri di distanza. I primi 3-4 giorni si concentra su questobersaglio per 30 secondi per poi distoglie-re l’attenzione per altri 30 secondi. Ripetequesta sequenza per 10 volte consecutive.In seguito per altri 3-4 giorni si concentrasullo stesso o su un altro oggetto, sempredistante almeno 10 metri, per 20 secondiper poi distogliere l’attenzione per altri 20secondi. Ripete questa sequenza sino acompletare un tempo totale di 10 minutiper un totale di 15 ripetizioni.Per altri 3-4 giorni riduce ulteriormente iltempo di concentrazione, passando a 15secondi e distogliendola per altri 15 secon-di. Il tempo complessivo è sempre di 10minuti per un totale di 20 ripetizioni.In seguito abbrevia a 10 secondi la con-centrazione sull’oggetto e a 20 secondi lafase di distrazione dall’oggetto. Per untotale sempre uguale a 20 ripetizioni

no, che è quello in cui si è affrettata la pro-pria azione sino a renderla inefficace, tiran-do in modo impulsivo. In queste situazioni,è usuale per un osservatore vedere che iltiratore chiama il piattello ancora prima diavere fermato le canne per 2-3 secondi sulpunto di uscita del piattello. L’altra situazione negativa è di carattereopposto e si riferisce, invece, a quando iltiratore vuole assicurarsi il piattello.Significa volere avere la certezza di rom-perlo, ritardando il tempo fra la chiamata eil tiro, così facendo si aumenta la probabi-lità di lasciare allontanare troppo il bersa-glio. Rappresenta un segnale d’insicurezzache non si traduce come nel caso prece-dente in una progressiva accelerazionebensì è di segno contrario: il tiratore atten-de perché vuole essere sicuro. Anche perquesta modalità di azione vale quantodetto prima, di solito non avviene di colpoma è determinata da un rallentamentoprogressivo già presente nei tiri immedia-tamente precedenti. Talvolta la stessa vocediventa meno decisa, meno forte e,comunque, diversa da quella che si haquando si esegue nei tempi giusti la pro-pria azione. Un’altra condizione negativa che puòmanifestarsi in pedana riguarda il depri-mersi dopo che si è commesso uno o piùzeri. Talvolta i tiratori diventano sfiduciati,non reagiscono positivamente all’errore,ne commettono altri subito dopo, fanno lafamosa bicicletta, commettono due erroriconsecutivi, si potrebbe dire che è il modoper impantanarsi in gara e di procedere daun piattello all’altro con insicurezza.Questa condizione psicologica è difficileda affrontare per l’atleta, poiché sono glistessi suoi pensieri ad averlo messo in que-sta condizione di sconforto. In questi momenti negativi l’atleta deveavere un solo pensiero: “Devo tenere laserie perché i conti si fanno solo alla fine.”Vuol dire ripartire dal piattello successivocome se fosse il primo di una nuova serie,riappropriandosi della propria routine ditiratore, che commettendo quegli erroriha evidentemente abbandonato. Frasi deltipo: “Concentrati solo sulla tua azione. Staifermo e chiama. Respira profondamente,ora c’è il prossimo piattello, la prossimapedana”, unitamente alla ripetizione men-tale dell’azione tecnica, permettono diriportare la mente a concentrarsi solo sullapropria. Questo vuole dire tenere la serie,mentre molte volte si sente dire dai tirato-ri: “Ecco, se dopo quella bicicletta non mifossi lasciato andare, avrei potuto ancoraentrare in finale.” È quindi necessario che itiratori si allenino nella pratica quotidianae anche mentalmente, al di fuori dell’alle-namento sul campo, a superare questimomenti di crisi.

Un modo per evitare queste trappolementali consiste nell’allenarsi a raggiunge-re il massimo della concentrazione nei 10secondi che precedono ogni esecuzione,e di mettersi in una condizione che si puòchiamare di attesa nei successivi 40 secon-di, così da economizzare l’energia psicolo-gica necessaria per esprimersi al megliosulla pedana successiva. Lo schema di eventi temporali che si sus-seguono nella fossa olimpica e nel doubletrap nei 50 secondi che trascorrono trauna pedana e l’altra, dopo che è stato ese-guito il colpo e che i tiratori devono rispet-tare, è il seguente:

1. sbossolare (3 secondi circa);2. esecuzione di un respiro profondo (10-

15 secondi);3. concentrazione su una sensazione fisica

(15 secondi) (esempio: mano che stringeil calcio del fucile, sentire la propria vocechiamare il piattello), oppure routinecomportamentale (15 secondi) (esempio:sistemarsi le cuffie, strofinarsi una manosul giacchetto, sistemarsi gli occhiali);

4. chiudere il fucile – imbracciare – chiama-re il piattello – tirare (entro 10 secondi).

Seguendo questa routine, il tiratore guidala propria mente su un percorso che ridu-ce le trappole mentali e orienta in manieracostantemente positiva la sua azione com-petitiva. Ogni atleta, una volta appresaquesta routine potrà modificarla a secon-da delle sue esigenze, purché rispetti iltiming richiesto di circa 40 secondi di atte-sa e 12 secondi di preparazione al tiro. L’altro approccio mentale che il tiratoredeve mettere in atto dopo un errore consi-ste nell’agire come se il piattello seguentefosse il primo e non quello successivo allozero. È lui che deve guidare la sua menteoltre l’errore, e il modo migliore per raggiun-gere questo scopo è di concentrarsi cosìcome è stato appena descritto, come senon esistesse altro che il prossimo piattello.Questo modo di pensare e di agire centratosolo sul presente non viene appreso duran-te le competizioni ma deve essere perfezio-nato durante le sedute di allenamento. Soloin questa maniera potrà diventare un siste-ma che appartiene alla routine di gara.Ecco cosa ha pensato Giovanni Pellielo3

prima e durante la finale olimpica di Rio:

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“Mi sono sentito tranquillo per avere conquistato la finale, una sensazione di benessere manello stesso tempo avevo paura, quella di affrontare una cosa ancora più difficile. A quel puntodovevo arrivare alla finale bilanciando tra loro la gioia e la paura. Volevo vivere il momento, aldi là del risultato che si poteva raggiungere. Ho fatto in questo modo piattello per piattello, unerrore poteva venire in qualsiasi momento ma sapevo di affrontare una difficoltà alla volta. Lostesso ho fatto durante lo shot-off per l’oro, ho preso il primo piattello e lui poteva sbagliaredopo di me, poi siamo arrivati al 6° piattello, io l’ho sbagliato, lui l’ha preso e ha vinto. Per meè stato un successo arrivare fino a quel momento e vincere l’argento”.

Giovanni Pellielo

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Infine dovrebbe concentrarsi per soli 5secondi sull’oggetto distogliendo l’atten-zione per altri 15 secondi, per un totale di30 ripetizioni in 10 minuti.Specialità: skeet. Questa esercitazione èparticolarmente adeguata per lo skeet. poi-ché potenzia la competenza di restare con-centrati in quel brevissimo periodo ditempo che intercorre tra la chiamata e l’u-scita del piattello, che avviene tra 0 e 3secondi.

Esercizio di visualizzazione della serie

Visualizzare la serie serve a sviluppare lacompetenza di mantenere la concentra-zione sulla prestazione per un periodo ditempo piuttosto lungo, come è richiestodal tiro a volo (circa 25 minuti).Il tiratore deve immaginarsi di essere inpedana e si ripeterà mentalmente tutta lasequenza di tiro nonché il periodo di atte-sa del suo turno successivo proprio comese stesse realmente in quella situazione. Il tiratore inizia l’esercizio immaginandosiche sia il suo turno ed esegue mentalmentetutta la sua routine di tiro, della durata dinon più di 10 secondi. Immagina esatta-mente ciò che fa, chiama nella sua mente ilpiattello e spara. Subito dopo trascorre unperiodo di 40 secondi durante il quale sitrova in una condizione di attesa. Quandovisualizza che colui che lo precede sta persparare si prepara per eseguire nuovamentela sua routine di 10 secondi e così di seguito.La prima settimana che esegue questoesercizio di ripetizione mentale si può fer-mare dopo che ha immaginato di spararele prime cinque pedane. In tal modo neldouble-trap e nella fossa olimpica questoesercizio dovrà avere la durata di circa 4minuti. Successivamente, ogni settimanaseguente aumenta di un giro completo lasua ripetizione, sino a giungere dopo circacinque settimane dall’inizio a visualizzarela serie completa.Per quanto riguarda lo skeet il metodo divisualizzazione è sempre lo stesso; quindil’atleta visualizza se stesso in pedana nell’a-zione di tiro e poi visualizza l’attesa che èdeterminata dal tempo necessario ai cin-que avversari di completare una pedana.Varia il contenuto specifico delle ripetizionie i tempi di attesa sono differenziati aseconda della pedana. In ogni caso lavisualizzazione deve essere realistica erispettare, pertanto, i tempi dello skeet. Anche per i tiratori dello skeet è, comun-que, necessario un periodo di tempo dicinque settimane per giungere alla ripeti-zione completa della serie. Potranno sud-dividere la progressione settimanale diquesto allenamento mentale in sequenzedi circa cinque minuti l’una.

Esercizio di concentrazione pre-gara

In gara

Scopo di questo esercizio è di migliorare laconcentrazione nei minuti che precedonol’inizio di una serie. Terminata la fase di riscaldamento, il tirato-re si mette le cartucce in tasca, il berretto,gli occhiali, le cuffie e si prepara il fucile.Già in questa fase vi è un progressivo isola-mento da quanto succede nell’ambiente,parla nel caso con il tecnico ma esclude lealtre persone, chiunque esse siano. La fasedella chiusura del tiratore diventa determi-nante. Molti in questi momenti eseguonodei piccoli rituali comportamentali che liaiutano a concentrarsi e precedono l’an-dare sul campo. Bisogna giungere sul campo in tempo perabituare gli occhi alla luce di quel momen-to della giornata, per verificare un’ultimavolta l’adeguatezza delle lenti che si sonoscelte, per vedere i piattelli. Si sta in dispar-te al di fuori del passaggio di altri, si evitad’incontrare con lo sguardo chiunque stiapassando o sia vicino, perché forse potreb-be volere scambiare anche solo una battu-ta, dare un in bocca al lupo, stimoli inutiliche distraggono in questa fase di concen-trazione finale. In questa fase, ogni tanto siripete mentalmente la propria azione ditiro. Si possono eseguire anche uno o duerespiri profondi. Quando finisce la serie incorso, si entra per primi e ci si sistema nellapedana di partenza.

In allenamento

Il tiratore si deve allenare ad entrare inquesta condizione mentale di completachiusura verso l’ambiente esterno, fattaeccezione ovviamente per quegli stimoliche sono pertinenti per la prestazione. Perraggiungere questo scopo, anche in alle-namento deve eseguire una routine similea quella di gara. Questo lo farà essenzial-mente prima di quelle serie in cui simula diessere a una competizione. Questa esercitazione è poco rilevante nellaprima parte della preparazione annuale,quando l’allenamento è orientato preva-lentemente sulla parte tecnica della suaazione e il tiratore spara molti piattellianche per ritrovare quell’unione armonio-sa con il suo attrezzo sportivo, in questocaso il fucile. In seguito, quando si avvicinail periodo delle prime gare importanti e sicomincia a fare qualche gara minore,diventa centrale il sapersi mettere nellacondizione pre-gara ottimale. Pertanto,anche in allenamento, dovrà cominciare asvolgere quella routine fatta di azioni, pen-sieri e sensazioni che deve precedere l’ini-

zio della serie di almeno 15/20 minuti.Questo esercizio non deve essere svoltoprima di ogni serie, ma sarà programmatoin determinate giornate del ciclo di allena-mento. Nelle quattro settimane che prece-dono l’inizio della prima gara dovràcomunque venire eseguito almeno unavolta alla settimana (o più volte in funzio-ne del numero di allenamenti settimanali).Inoltre, dovrà essere effettuato anche nellegare minori a cui eventualmente si parteci-pa durante i fine settimana.L’obiettivo è di potenziare la competenzanel sapersi concentrare e chiudersi, comedicono i tiratori, nei momenti che prece-dono la gara, di mantenere un livello ditensione psicologica adeguato e di avereallenato dei modi di fare, pensare e sentireche con relativa facilità potrà mettere inatto nelle gare per lui più significative.Questo tipo di preparazione vale per tuttele specialità del tiro a volo.

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ibliografiaBCei A., La preparazione psicologica nel tiro a volo,

Roma: Edizioni Luigi Pozzi, 2008.Tan G., 2012 Olympic profile: Michael Diamond. Wall

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NOTE1. Argento a alle Olimpiadi Pechino e due

volte campione del mondo nel double-trap.

2. Tiratore australiano per due volte oro nellafossa olimpica alle Olimpiadi.

3. Vincitore di quattro medaglie olimpiche equattro campionati del mondo nella fossaolimpica.

L’autore: Alberto Cei, docente della Scuola delloSport del Coni Servizi S.p.A. In qualità di psicologoha partecipato alle ultime 5 Olimpiadi estive lavo-rando con atleti vincitori di numero medaglie olim-piche. Svolge attività di ricerca e valorizzazione deltalento, di consulenza nell’ottimizzazione delleprestazioni sportive e manageriali.

E-mail: xxxxxxx